Juggling Magazine Città di Circo , allegato JM #78 - march 2018

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È LA FESTA NOSTRA, CAPACE DI PARTORIRE N

LA FESTA. NEL MOVIMENTO LA GIOIA

IL PUBBLICO AL DI FUORI DELLO SPETTACOLO E LA FESTA/BAR COME TERAPIA DI GRUPPO PER GLI ARTISTI A FINE GIORNATA di Edoardo Demontis

dodoliere@gmail.com

FOTO DI ELENI ALBAROSA

“Ma come offerta libera?… anche al bar?… ma voi siete matti davvero!” Ebbene sì, l’offerta libera e consapevole, assunta e digerita dalla maggior parte del pubblico di Bologna, continua ad essere fonte di gioco e risate per chi, al momento di pagare, viene colto da amnesia fulminante dimenticando così il normale costo di una birra o di un amaro nella vita di tutti i giorni. Forse proprio perché il bar della Città di Circo non è il bar di tutti i giorni o perché se paghi di più va bene così e se paghi di meno… va bene lo stesso, forse perché non capita spesso di essere servito dall’acrobata che hai applaudito il giorno prima o di brindare con il musicista che, già pronto per lo spettacolo, passa dal bar a “dare un saluto” prima dell’apertura tendone. Tutto ciò, da pubblico, ti confonde la prima volta, ma ti conquista e ti fa sentire a casa già dalla seconda. Risultato? Dopo la prima settimana iniziamo a riconoscere le persone che tornano a trovarci e ridiamo della nonchalance con cui presentano il circo ai nuovi arrivati, come se ne facessero parte un po’ anche loro. Abbiamo assistito a veri e propri fenomeni di svestizione dal ruolo di pubblico da parte di svariate persone che, preso uno strumento, si univano all’orchestra improvvisata a lato del bar o che, riportandoci decine di bicchieri dimenticati in giro per il parco, si eleggevano camerieri di un bar senza tavolini. “Ma questo ragazzo… chi è?” – “Ah non è amico tuo? Non è entrato a nessun spettacolo perché non aveva prenotato, ma sta dando una mano al bar da qualche ora!” – come se le due cose avessero una conseguenza logica!

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Gli esempi sono tanti e poco lo spazio per parlarne, ma resta il fatto che in tre settimane di Città di Circo abbiamo vissuto una vera festa anche al di fuori degli spettacoli. Oltre ai due super concerti previsti e organizzati, che meritano un articolo a parte, sono state tante le occasioni di chiacchiera, musica e balli insieme a chi rimaneva fuori dagli spettacoli sold out o a chi si fermava a parlare dello spettacolo appena visto e poteva farlo con i diretti interessati, gli artisti, dando degli immediati e utili feedback in un contesto informale e rilassato. Difatti “L’incontro con il pubblico”, tornato in voga nei circuiti teatrali, che spesso vede gli attori post spettacolo seduti in riga sul palco ancora illuminati da luci di scena e il pubblico a fare domande mirate e ordinate, da noi è avvenuto nel modo più naturale e diretto possibile: al bar. C’è chi in questo senso ha parlato di “terapia di gruppo per artisti” che dopo conferenze, corsi di aggiornamento, turni di pulizie, allenamenti, accoglienza pubblico, pop-corn e spettacoli, si ritrovavano insieme, come in un rito, a parlare dell’ennesima giornata di imprevisti appena conclusa. Potere del vin brulè? Forse, ma non solo! Crediamo fortemente che una festa così educata sia stata possibile soprattutto perché la maggior parte del pubblico, senza il quale oggi staremmo parlando di una riunione tra amici a Bologna, ha capito da subito lo spirito della “Città”, il rispetto per i tendoni e per il parco e ha così partecipato attivamente a un Progetto e non a una festa qualsiasi, come se fosse nell’aria la sensazione di unicità dell’evento e la fortuna dell’averne fatto parte.


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