KETOS/N.3/GENNAIO 2019

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K ETOS

N. 3/ Gennaio 2019

JDC MAGAZINE


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In questo numero SCIENZA

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IL LINGUAGGIO DEL CORPO Come i delfini comunicano senza parlare

CURIOSITÀ

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L’ARTE DELLA GUERRA NEL BLU… …ANCORA PIÙ’ SU!

Gli uccelli marini del Golfo di Taranto

IL CANTO DELLE

BALENE

RUBRICA

JDC NEWS

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NATURA

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10 COSE DA SAPERE SU… La mitilicultura

ROAD TO

OASI BLU CIAK SI GIRA! JDC al festival “Corto due mari”

SPAZIO APERTO

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LA POSTA DEI LETTORI FOTO RACCONTACI


A cura di: Carmelo Fanizza Presidente e Fondatore JDC

Vittorio Pollazzon Responsabile Team e Autore Stefano Bellomo Responsabile Team e Autore Francesca C. Santacesaria Redattore e Autore Aldo Rizzo Autore Pasquale Bondanese Autore Roberto Crugliano Autore Alessandro Console

Grafico Elena Montrasio Traduttore

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Il linguaggio de

Come i delfini comu senza parlar

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el corpo

unicano re

SCIENZA Delfini e balene, nel immaginario comune, sono visti come animali acrobatici. Durante le osservazioni in natura spesso stupiscono con vistosi salti e capriole quasi come se sapessero che a guardarli ci sia un pubblico. Da studi sull’etologia di questi animali è emerso come i diversi tipi di comportamento aereo abbiano significati differenti. Inoltre, l'analisi fotogramma per fotogramma dei salti ha mostrato che i delfini controllano perfettamente il proprio corpo durante queste acrobazie, coordinando l’azione dei muscoli che consentono loro di eseguire lo stesso identico movimento più volte.

Alcuni delfini sono campioni di salto in alto: le stenelle maculate e le stenelle striate con le loro acrobazie possono raggiungere anche i 7 m di altezza! Merita una menzione speciale anche lo spinner dolphin (stenella dal lungo rostro). Questa specie è in grado di ruotare rapidamente il corpo attorno al proprio asse fino a sette volte prima di ricadere nuovamente in acqua. Ma quindi, perché i delfini saltano? I balzi in gran parte vengono eseguiti per socializzare e comunicare ma possono anche servire a vedere ad una maggiore distanza e a spaventare i pesci con forti rumori durante la caccia. Tra i salti più comuni ci sono il breaching e il leaping realizzati rispettivamente da balene e da piccoli cetacei. Il breaching di una grande balena è una 7


delle azioni più potenti compiute da qualsiasi animale sulla terra. Questo tipo di salto si realizza quando almeno il 40% del corpo di una balena emerge dall'acqua. I capodogli, per esempio, realizzano breaching partendo da profondità elevate e per prendere velocità nuotano perpendicolarmente rispetto alla superficie dell’acqua. Le megattere, invece, guadagnano velocità nuotando a basse profondità parallelamente rispetto alla superficie e convertono lo slancio orizzontale in un movimento verticale.

Per fare un breaching completo, una megattera rompe la superficie dell’acqua a circa 28 km / h (circa 8 m / s), valore pari quasi alla sua

velocità massima.

Breaching

Nel breaching l'animale emerge dall'acqua con un’inclinazione di circa 20-30°, torcendosi in modo da atterrare sul dorso o sul lato. Circa il 20% dei breaching di capodogli e di megattere si conclude con un tuffo "di pancia".

Generalmente si piegano bruscamente per uscire dall'acqua e poi ruotano il corpo a mezz'aria per rientrare in acqua in modo abbastanza preciso. Spesso il rientro in acqua avviene di testa, cosa che non avviene mai nelle grandi balene, creando spruzzi e rumori (così detti splash) abbastanza notevoli che si diffondono sia in aria che in acqua.

I breaching spesso sono eseguiti in serie: si è arrivati a registrare fino a 130 breaching in 75 minuti per una megattera! Con il progredire dei salti in serie, gli animali tendono a mostrare meno corpo in superficie, apparendo visibilmente affaticati. Come le grandi balene, i delfini per realizzare il leaping devono raggiungere velocità elevate. 8

Il significato principale del breaching e del leaping è legato alla socializzazione. Da diversi studi è emerso come animali trovati in gruppi più grandi e per i quali la struttura sociale sembra essere più importante, realizzano maggiormente questi comportamenti.


SCIENZA Nei capodogli, ad esempio, le femmine gregarie realizzano breaching più spesso dei maschi che sono generalmente solitari. Analogamente, i giovani di molte specie di cetacei fanno breaching più frequentemente rispetto agli adulti. Inoltre è stato osservato come i breaching di un animale possono provocare in animali vicini il medesimo comportamento. Tra i significati associati al breaching delle grandi balene ci sono l’aggressione, la manifestazione di un fastidio, il corteggiamento o l’esibizione di forza da parte dei maschi. Per i delfini, i balzi sono considerati soprattutto segnali relativi all'istruzione: possono essere usati per definire la formazione Leaping

Lunging

di una scuola, per richiamare individui del gruppo ad un evento di alimentazione cooperativa o ad un evento di socializzazione che riafferma i legami sociali del gruppo. Un altro vantaggio e funzione dei salti è la rimozione degli ectoparassiti presenti sulla superficie del corpo.

Un altro tipo di salto è il lunging, letteralmente “balzo in avanti”. Lo si può definire una pacata forma di breaching ed è significato di vigilanza o socialità. Questo comportamento viene spesso osservato nelle balene che si nutrono in superficie ma può segnalare anche aggressività. Lo si osserva nei maschi delle megattere che competono per la conquista delle femmine. Ed anche, nelle balene che cercano di allontanare i delfini che nuotano in prossimità dei loro occhi e della bocca infastidendole. Lo spy hopping è un altro comportamento superficiale realizzato dalle balene e dai delfini. L'animale solleva 9


Tail slapping

essere piuttosto bassa mentre nei delfini può essere di uno o più battiti al secondo. Capodogli, balene franche, balene della Groenlandia, megattere e balene grigie sono lobtailer frequenti mentre i veri campioni del lobtailing sono i piccoli cetacei. Nel flipper slapping le balene e i delfini, nuotando con il ventre verso l’aria, colpiscono la superficie dell’acqua con le pinne pettorali producendo un suono rumoroso in aria.

I segnali particolarmente rumorosi possono servire per comunicazione dirette, per attrarre l’attenzione del gruppo e possono aiutare i cetacei a cacciare attraverso lo stordimento delle prede di cui si lentamente la testa fuori dall'acqua, di solito sino al livello delle pinne pettorali.

A volte lo spy hopping viene accompagnato da una lenta rotazione del corpo che permette alla balena o al delfino di osservare l'ambiente in superficie intorno a sé. Il lobtailing, anche detto tail slapping, consiste nello schiaffeggiare con forza la coda sulla superficie dell’acqua producendo un forte rumore. Può essere realizzato sia quando l’animale è disposto con il ventre verso il basso sia quando il ventre è orientato verso l’alto. La frequenza dei battiti di pinne o code nelle grandi balene può 10

nutrono. Un altro comportamento superficiale è chiamato fluking. Il fluking avviene quando all’inizio di un’immersione le balene e i delfini fanno emergere completamente la coda fuori dall’acqua. Flipper slapping


SCIENZA Esiste una grande variabilità in questo comportamento a seconda della specie: le megattere e i capodogli, quasi sempre, compiono un’emersione totale della coda prima dell'immersione; la balenottera minore e la balenottera comune, invece, raramente realizzano un’emersione completa della coda. La balena della Groenlandia, la balena franca e la balena grigia variano il tipo

Fluking

di fluking in base alla profondità a cui si nutrono. Quando cacciano in prossimità della superficie non realizzano fluking; a profondità moderata occasionalmente fanno emergere la coda; a profondità maggiori di 60m il fluking è molto frequente. Anche i piccoli cetacei, come tursiopi ed globicefali, effettuano fluking prima di immersioni profonde e ripide.

Nei delfinidi il fluking porta ad un vantaggio: funge da propulsore per l’inizio della ripida immersione. Tutti i comportamenti visti hanno un significato particolare, spesso relativo alla socializzazione, e sono necessari per coordinare i membri di una scuola o di un branco. La coordinazione è fondamentale per i cetacei in fasi cruciali della loro vita come la caccia e la riproduzione. In questi momenti è importante stabilire e mantenere gli equilibri delle gerarchie sociali.

Un altro significato da assegnare a questi comportamenti è il gioco.

ed proprio attraverso le attività ludiche che questi animali imparano abilità importanti per loro vita sociale. Per ammirare le spettacolari acrobazie di questi animali vi consigliamo di andare ad osservarli in natura, quando sono liberi e con la loro famiglia. Lasciate perdere gli zoo e i delfinari: in questi luoghi i comportamenti sono meno spettacolari, senza alcun significato sociale e si realizzano costringendo questi stupendi animali ad obbedire in cambio di cibo. Stefano Bellomo

Molte delle attività descritte possono sembrare agli osservatori “giocose” 11


L’ARTE DELL “I guerrieri vittoriosi prima vincono e poi vanno in guerra, mentre i guerrieri sconfitti prima vanno in guerra e poi cercano di vincere” “L’arte della guerra” - Sun Tsu

Questa particolarissima tecnica di caccia è stata osservata in tursiopi sulle coste della Florida, nelle vicinanze della Florida Keys. Nello specifico, la tecnica consiste in

Poiché “la fame aguzza l’ingegno” è nella caccia che i delfini hanno potuto dare sfoggio della loro spiccata intelligenza. Sono capaci di mettere in atto complessi piani, paragonabili a vere e proprie strategie militari, in quanto non applicano soluzioni istintive, ma vere e proprie metodologie acquisite, insegnate e tramandate da generazione in generazione.

un gruppo di tursiopi che cerca di intrappolare le prede in anelli di fango sempre più serrati spingendo i pesci a saltare fuori dall'acqua. Con la loro coda questi tursiopi, alzando molta sospensione, sollevano nubi di fango di forma circolare attorno alle prede.

Anelli di fango

perché dispongono di una buona vista e non amano trovarsi in zone dove la visibilità è scarsa, pertanto saltano fuori” spiega Andrew Read, un biologo della Duke University. Un comportamento che va a vantaggio del delfino, consentendogli di catturare le sue prede o in aria o all'interno della “rete” di

“Chi è abile nel manovrare il nemico lo costringe a una forma che il nemico dovrà seguire, gli presenta condizioni che il nemico dovrà accettare, lancia l'esca e lo attende in agguato con le truppe”. “L’arte della guerra” - Sun Tsu

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“Questi pesci evitano di nuotare attraverso l'acqua fangosa, probabilmente


LA GUERRA

NATURA

fango. Stefanie Gazda, una ricercatrice del University of Florida ha pubblicato uno lavoro su questo fenomeno in cui ha studiato la suddivisione dei ruoli nel gruppo di delfini che realizzano questa tecnica. Un comportamento simile, chiamato “driver-barrier feeding”, prevede un leader (il driver) che spinge i pesci in direzione di una barriera di delfini.

Una strategia di caccia così ingegnosa e soprattutto premeditata non è mai stata osservata in nessun’altra specie di delfino, orca o balena. È stato dimostrato, infatti, che la formazione degli anelli di sabbia è un atto intenzionale con lo scopo mirato di creare disturbo. Aquaplaning “Un esercito penetrato a fondo su suolo nemico, lasciandosi alle spalle città e villaggi, si trova su territorio grave. Dunque, su territorio grave procedi più in fretta che puoi”. “L’arte della guerra” - Sun Tsu Su una delle spiagge vicino alla Shark Bay, in Australia occidentale, è stata osservata una tecnica di caccia originalissima. Esemplari di tursiope iniziando a guadagnare velocità a colpi di coda, si

dirigono verso la riva. A questo punto iniziano a nuotare in senso parallelo alla riva, accelerando ancora, finché all’ultimo momento si posizionano perpendicolarmente rispetto alla costa. Raggiunta una buona spinta “planano” sull'acqua come se stessero surfando. In questo modo riescono a raggiungere prede che si erano rifugiate a riva. Ovviamente i rischi di questa tecnica sono molto alti: i delfini raggiungendo 13


profondità di pochi centimetri rischiano di rimanere spiaggiati. A compiere queste attività sono stati osservati principalmente esemplari femmine.

mollusco. Il delfino prende la conchiglia, la solleva fuori dall’acqua, fa scorrere fuori l'acqua ed afferra al volo la preda inconsapevole.

Sugli individui di sesso femminile c'è un'altissima pressione sociale.

“L'inventiva di questi cetacei sembra non avere fine” hanno commentato gli studiosi della Murdoch University di Perth in Australia i quali hanno osservato decine di volte questo comportamento da parte della specie Tursiops aduncus.

Per produrre sufficiente latte per il cucciolo, devono mangiare molto più dei maschi, e pur di procacciarsi il cibo, aguzzano l’ingegno mettendo in pratica tecniche audaci come questa. Pesca “alla conchiglia” “Chi è veramente esperto nell’arte della guerra sa vincere l’esercito nemico senza dare battaglia, prendere le sue città senza assieparle, e rovesciarne lo Stato senza operazioni prolungate” “L’arte della guerra” - Sun Tsu Una nuova tecnica di caccia, osservata sempre sulle spiagge di Shark Bay, consiste nella pesca di un pesce contenuto in una grossa conchiglia priva di 14

Questo metodo di pesca “alla conchiglia” è stato visto per la prima volta nel 2007 e sembra che questa tecnica si stia diffondendo tra i delfini a una velocità inattesa.

La velocità di diffusione fa immaginare un trasferimento di conoscenze orizzontale, di generazione in generazione, attraverso l'insegnamento dai genitori ai figli. In questo modo la diffusione delle


NATURA conoscenze risulta molto più veloce. Spugne per proteggersi “L’invincibilità sta nella difesa. La vulnerabilità sta nell’attacco. Se ti difendi sei più forte. Se attacchi sei più debole Rendersi invincibile significa conoscere se stessi”. “L’arte della guerra” - Sun Tsu

A confermare la loro spiccata inventiva vi è un’altra curiosa abitudine. Nello specifico alcuni esemplari di tursiope sono stati osservati mentre “indossavano” sul muso spugne, staccate dal fondo del mare, probabilmente per difendersi dalle prede piene di spine. "Crediamo che usino le spugne come una sorta di guanto per proteggere il rostro quando sondano la preda nel substrato" afferma Michael Krützen, dell'Università del New South Wales a Sydney, in Australia.

La forte pressione ambientale a cui è sottoposta, spinge questa specie ad inventare strategie innovative per procacciarsi il cibo mostrando ancora una volta come l'intelligenza di questi cetacei sia particolarmente accentuata. Durante alcuni avvistamenti sono stati osservati alcuni delfini intenti ad insegnare questa tecnica al proprio piccolo confermando l’ipotesi dei ricercatori che nei cetacei avvenga una trasmissione culturale di generazione in generazione. Secondo i biologi dell’università della

Western Australia (Uwa), della Murdoch University e del Universität Zürich, questo comportamento potrebbe anche essere una tecnica di corteggiamento. I maschi offrono alle femmine grandi spugne marine, spesso vivacemente colorate, nel tentativo di favorire l’accoppiamento.

Numerosi sono gli studi ancora in atto sul comportamento dei cetacei ma tutti hanno evidenziato l’intelligenza, l’organizzazione sociale complessa e l’empatia di questi animali. Si pensa, infatti, che i delfini possano essere più intelligenti dei primati e che abbiano personalità distinte, un forte senso di sé e la capacità di pensare al futuro.

La vera guerra, purtroppo, i cetacei sono costretti a combatterla con l’uomo. Dati statistici mostrano come ogni anno circa 300.000 balene, delfini e focene muoiono perché costretti a vivere nei parchi di divertimento, delfinari, o peggio uccisi durante la pesca. Roberto Crugliano 15


Nel blu… ancora più su!

Berta maggiore

Gli uccelli marini del Golfo di Taranto Da sempre gli uccelli hanno affascinato l’uomo, osservarli volare evoca in molti il desiderio di libertà, il voler osservare il mondo da un’altra prospettiva e soprattutto il bisogno di viaggiare e scoprire l’incredibile mistero delle

a livello nazionale o internazionale, come ad esempio l’International Waterbird Census (IWC) per quanto riguarda gli uccelli acquatici svernanti, oppure il Monitoraggio Italiano Ornitologico (MITO) che riguarda invece le

migrazioni.

specie nidificanti. Pochissimi sono gli studi che hanno interessato il mare, e ancor meno, il Mar Ionio, a largo di Puglia e Basilicata.

Già in epoche remote l’uomo ha provato ad interpretare i fenomenali spostamenti degli uccelli ed ancora oggi, nonostante il progresso scientifico e tecnologico, molte domande non hanno ancora trovato risposte. L’Ornitologia è la branca della Zoologia che si occupa degli uccelli. In Puglia e Basilicata operano associazioni di ornitologi, studiosi ed appassionati, che si occupano di monitoraggi, di censimenti, dell’ecologia e della biologia delle numerose specie che a seconda del periodo dell’anno frequentano il nostro territorio. Molti gruppi di uccelli vengono conteggiati in maniera capillare. I censimenti si effettuano in contemporanea 16

Dal 2017 il Centro Studi de Romita (CSdR), grazie alla preziosa ed indispensabile collaborazione della Jonian Dolphin Conservation, svolge il monitoraggio degli uccelli marini nel Golfo di Taranto, con particolare riguardo per le specie prevalentemente pelagiche. Gli obiettivi di questo studio sono molteplici e vanno dall’analisi qualitativa e quantitativa dei taxa presenti, alla fenologia; dall’utilizzo trofico dell’area, allo studio delle migrazioni; dall’analisi delle interazioni inter e intraspecifiche (comprese le interazioni con


Gabbiano Tridattilo

NATURA

i Cetacei), all’interazione con la plastica, gli inquinanti e le imbarcazioni presenti in mare. Al fine di uniformare e standardizzare i dati raccolti, e poterli comparare con altre aree geografiche come ad esempio le acque nord occidentali dell’Europa, il CSdR utilizza il database European Seabirds at Sea (ESAS) istituito già nei primi anni '80. La metodologia è stata già utilizzata in Italia dalla Gabbiano corso

LIPU-Birdlife (Lega Italiana Protezione Uccelli) ed è stata propedeutica all’individuazione delle IBA Marine (Important Bird Areas) e delle Zone di Protezione Speciale (ZPS) in ambiente marino. I primi mesi di campionamento sono stati ricchi di osservazioni interessanti ed è stata già raccolta una mole importante di dati. L’elenco delle specie osservate è lungo e annovera ad esempio il Gabbiano tridattilo (Rissa tridactyla), il Gabbiano corso (Ichthyaetus audouinii), lo Stercorario mezzano (Stercorarius pomarinus), il Labbo (Stercorarius parasiticus), la Berta minore (Puffinus yelkouan) e la Berta maggiore (Calonectris diomedea) solo per citare alcune specie.

Molto resta ancora da fare ai ricercatori del CSdR che si propone di intensificare i campionamenti nei mesi invernali e primaverili e di approfondire la ricerca in merito all’impatto della plastica. Cristiano Liuzzi

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IL CANTO DELLE BALENE “Qui, presto, vieni, o glorioso Odisseo, grande vanto degli Achei, ferma la nave, la nostra voce a sentire. Nessuno mai si allontana di qui con la sua nave nera, se prima non sente, suono di miele, dal labbro nostro la voce; poi pieno di gioia riparte, e conoscendo più cose.” L’Odissea – Poema di Omero Così il poeta greco descrive il momento in cui nell’Odissea, le Sirene cercano di ammaliare Ulisse ed il suo equipaggio durante il rientro a casa dopo una lunga guerra. L’autore, descrivendo nel poema il canto delle sirene come leggendario, misterioso, suggestivo e particolarmente ammaliante, ha sollevato una curiosa domanda negli studiosi ed appassionati di storia e biologia:

“E se in realtà a costringere Ulisse a legarsi all’albero maestro della nave non fosse stato il suo desiderio di udire il canto delle sirene, ma quello delle balene?” Le Balene rappresentano un aspetto importante del Grande Mistero della 18

Natura e della Sacralità della Vita, simboleggiando la conoscenza donata al mondo all'origine del tempo, quando eleganti ed immense nuotavano numerose nei mari di tutto il mondo. I marinai che dalle stive lo udivano da lontano e, non conoscendone l’origine, lo hanno sempre temuto come un inquietante presagio di morte. Nonostante la convinzione che quel suono provenisse da creature crudeli ma certamente avvenenti, incantati si gettavano in mare per raggiungerle. Durante il viaggio delle balene negli oceani, il canto è un sottofondo musicale presente in tutti i momenti più significativi della loro esistenza. È il loro linguaggio, un eco di canti e suoni che si sviluppano e disperdono nel blu infinito della massa liquida che le ospita e dove loro prosperano, si riproducono e muoiono. La materia che studia la produzione, dispersione e ricezione delle vibrazioni meccaniche da parte di organismi ed i relativi effetti sul loro comportamento, come il canto delle balene, è la


CURIOSITÀ biotremologia. Branca della bioacustica, utilizza concetti di neurofisiologia ed anatomia applicati alla produzione, al ricevimento ed alla relazione che intercorre tra le vibrazioni ed il mezzo in cui queste si propagano.

“Come si origina questo canto che incanta gli uomini e accompagna le balene durante il loro viaggio?” La comunicazione subacquea è una bella sfida. Mentre luce e odori in acqua non vengono trasmessi bene, il suono risulta essere un ottimo strumento per comunicare perché nell’acqua si propaga circa quattro volte più velocemente che nell'aria. I suoni che producono i misticeti, ovvero tutti quei cetacei provvisti di fanoni, sono suoni a bassa frequenza, per lo più al di sotto dei 5.000 Hz. Tali suoni sono i più rumorosi prodotti nel regno animale e possono viaggiare per centinaia di chilometri sott'acqua. I misticeti, a differenza degli odontoceti, non presentano alcuna membrana per la produzione dei suoni ma sono dotati di una laringe capace di emettere suoni in assenza delle corde vocali. Il meccanismo e la zona nel corpo dal quale questi suoni vengono originati rappresentano ancora un mistero per gli studiosi. Vocalizzazioni specifiche variano da specie a specie dove il repertorio dei suoni include lamenti, grugniti, colpi e urti a bassissima frequenza tra le 20 e le 200 Hz. Cinguettii, fischi e canzoni

anche una serie di suoni (fino a 8.000 Hz) classificate come "canzoni".

“Cantare per vincere la selezione naturale: melodie d’amore per corteggiare le femmine e mostrarsi come maschio più forte. ” Alcuni esperti ipotizzano che tali vocalizzazioni siano usate soprattutto nella stagione dell’accoppiamento per attrarre le femmine e per competere con altri maschi che seguono uno stesso partner. Altri affermano che servano per permettere alle balene di localizzarsi a vicenda e comunicare informazioni come specie, sesso e stato del compagno. Tantissimi studi sono ancora in atto ma si sa, alcuni misteri nascono per essere tali in eterno e probabilmente quello legato al canto delle balene è uno di questi. Aldo Rizzo

viaggiano a frequenze più alte, oltre 1000 Hz. Le megattere producono 19


Riesci a sentire la canzone delle balene che risuona in profondità? Riesci a sentire quel profondo ronzio nella tua mente addormentata? Riesci a capire la canzone delle balene e a percepirne i toni ondeggianti vibranti attraverso i nostri corpi all'interno della nostra carne e delle nostre ossa? Come mai la canzone delle balene ci incanta in vita consentendoci sbirciare una realtà che non ha bisogno di orecchie e nemmeno di occhi? Forse è che la canzone delle balene ci fa sentire parte di questa terra in un modo che sembra oscurato nella vita che segue la nascita. Il Canto della Balena – David Keig

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10 1.

COSE DA

RUBRICA

SAPERE SU…

La mitilicoltura

Il MAR PICCOLO

La città di Taranto è conosciuta come “la citta dei due mari” per la sua posizione geografica a cavallo tra il Mar grande e il Mar piccolo. Quest’ultimo è una laguna costiera che si estende per circa 20 km², a nord della città di Taranto. Suddiviso in due seni a forma di infinito, si collega al Mar grande attraverso 2 soli punti: il canale naturale del ponte di pietra e quello artificiale del ponte girevole. Ad arricchire il bacino ci sono diversi corsi d’acqua, come il fiume Galeso, oltre che delle rotture del fondale da cui sgorgano sorgenti sottomarine di acqua dolce, chiamate localmente citri. Queste sorgenti assumono un ruolo fondamentale nel regolare la temperatura delle acque dell’intero bacino, influenzando anche la salinità, che è di poco inferiore a quella del mare aperto. L’abbondanza di sali minerali apportati dai corsi d’acqua, la bassa profondità e il ridotto idrodinamismo rendono il Mar Piccolo un ambiente estremamente produttivo e ricco di biodiversità.

2.

COSA SONO I MITILI?

I mitili, comunemente chiamati cozze, sono dei molluschi bivalve con conchiglie quasi identiche, allungate e dalla concavità variabile. La colorazione è tipicamente nera, con riflessi bluastroviolacei. Sono organismi sessili: vivono cioè attaccati ad un substrato per mezzo del bisso, una sostanza filamentosa. I mitili hanno una notevolissima capacità di adattamento sia a diversi substrati sia alle variazioni chimico-fisiche dell’acqua. Sono animali filtratori: ogni giorno introducono nel corpo diversi litri d’acqua filtrando particelle di cibo e ossigeno ma anche sostanze inquinanti e sostanze chimiche tossiche. Questa capacità fa dei mitili ottimi depuratori dell’acqua! La cozza tarantina è la Mitilus galloprovincialis, tipica del bacino mediterraneo.

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4. 3.

COME E’ NATA LA MITILICOLTURA?

Nel XV secolo il Mar Piccolo era suddiviso in “peschiere” : aree di pesca affittate ai pescatori più facoltosi, ai quali, su richiesta, il municipio offriva tutta l’attrezzatura necessaria in cambio di una percentuale sul pescato. Le peschiere erano delimitate dai sioni, pali infissi nel fondale per indicare la fine di una peschiera e l’inizio di un’altra. Su questo substrato crescevano i mitili percepiti come un problema a tal punto che si ricorse ad una classe di pescatori meno facoltosi che siglava un contratto con l’affittuario della peschiera e provvedeva alla sgranatura dei pali mantenendoli puliti. Questi precursori degli odierni mitilicoltori seminavano ad agosto sul fondo e raccoglievano in primavera. Col tempo si accorsero che le larve dei mitili crescevano altrettanto bene sulle cime avvolte ai pali e così pensarono di aggiungere più corde sospese tra palo e palo. Nacque allora il sistema galleggiante, la cui invenzione avvenuta a fine 1700 è infatti attribuita ai tarantini. Il sistema attuale, quello dei pali infissi sul fondale, sembra sia stato progettato in Francia nel XVIII sec.

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LA RIPRODUZIONE DEI MITILI

I mitili, come la maggior parte dei molluschi, presentano sessi separati per cui al momento della riproduzione le femmine e i maschi emettono uova e spermatozoi. La fecondazione è esterna e dà origine ad una larva cigliata pelagica, che si nutre esclusivamente di plancton. Queste larve raggiunti i 600 micron iniziano a produrre il bisso, sostanza necessaria per far si che la conchiglia si fissi al substrato che nelle prime fasi di crescita non deve essere situato a profondità maggiore di 1,50 m. Dopo alcuni giorni le larve presentano una piccola conchiglia grigiastra che dopo 60 giorni raggiunge la lunghezza di 1 cm!

5.

IL LETTO PER IL SEME

Nel mese di novembre, all’interno dei vivai, si prepara il “letto per il seme”: una serie di funi lunghe circa 6 m e distanti tra loro circa 25 cm. Adagiate sul pelo dell’acqua, captano le larve nel periodo delle emissioni che si prolunga da novembre sino ad aprile. A marzo le funi, ormai coperte di piccoli mitili, sono disposte verticalmente rispetto al livello dell’acqua fino al momento successivo del primo innesto. La fase dell’innesto consiste nello “sgrappolamento” nel corso del quale gli agglomerati di giovani mitili (chioppe), dopo essere stati staccati dalle corde, vengono inseriti in una prima retina a maglie piccole. Al primo innesto ne seguiranno altri due.


La sciorinatura

6.

LA SCIORINATURA

Crescendo, i mitili vengono via via colonizzati da altri organismi epibionti, che sottraggono nutrimento e spazio vitale alla cozza. Per pulire le valve e aumentare il valore commerciale della cozza, il mitilicoltore tarantino ha sviluppato una tecnica geniale: la sciorinatura.

8.

SISTEMA FISSO: IMPIANTO A QUADRI

Il modello di vivaio messo a punto alla fine del XVIII sec., ed ancora oggi in uso con poche varianti, ha come unità di base la “camera”. Si tratta di una struttura costituita da pali di ferro zincato lunghi al massimo 20 m.

Tale operazione consiste nello stendere al sole i filari di cozze e sfrutta la capacità dei mitili di serrare le valve in ambiente aereo riuscendo così a sopravvivere a discapito degli ospiti indesiderati che muoiono e si distaccano dalla conchiglia.

Il perimetro dell’intera struttura è segnato da gruppi di 3 pali (triplette), mentre all’interno può esserci un solo palo (piombo). Ogni camera è delimitata lateralmente ed attraversata in diagonale da funi , le ventie, una volta realizzate in fibra vegetale, oggi sintetiche.

7.

I filari si ottengono allineando i vertici delle singole camere: un vivaio con 5 filari avrà forma quadrata, comprende-

GLI ANTICHI STRUMENTI

Per muoversi all’interno del vivaio lo strumento usato è u’ fuerce: un’asta di legno con all’estremità una tavola posta di traverso che il marinaio adopera per muovere l’imbarcazione agganciandolo ai pali e alle funi. A’ foce è uno strumento simile ad una falce e serve a recidere le reste dei mitili.

rà 16 camere e coprirà una superficie di 800mq. Alle funi portanti sono legate le reste di mitili la cui lunghezza è funzione della profondità. In un “5 filari” alloggiano 880 reste con una capacità produttiva di 250q di mitili.

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9.

SISTEMA MOBILE: LONG-LINES

Utilizzati per la prima volta in Nord America, oggi costituiscono il futuro della mitilicoltura. I long-lines di superficie sono meno produttivi dei tradizionali parchi fissi, ma presentano numerosi vantaggi: sono più agevoli da montare, richiedono meno manutenzione, sono facilmente rimovibili e soprattutto possono essere collocati anche in aree con fondale roccioso. Devono però essere sistemati in zone protette dai turbolenti moti ondosi e dalle mareggiate (fiordi, insenature e golfi).

Si tratta di galleggianti colorati di polietilene uniti tra loro con una o due cime (monoventia o biventia). La cima che separa i due galleggianti è di circa sette metri e vi trovano alloggio le reste dei mitili.

10.

LE IMBARCAZIONI

Modificando il prototipo di piccola imbarcazione da pesca in legno, il mitilicoltore tarantino ha saputo creare secondo le sue esigenze un modello del tutto originale ed unico. A poppa, verso il pozzetto, il natante presenta un pianale di carico, a’ sanola, mentre la stiva, a’ nghiera, ospita il capo squadra addetto alla direzione del lavoro. Il pozzetto di poppa è sottoposto per permettere all’operatore ausiliario di compiere con la dovuta attenzione le operazioni all’interno del vivaio. Una curiosità è costituita dal motore, esclusivamente fuoribordo, che alloggia a prua per non compromettere l’integrità della poppa: l’imbarcazione così concepita è l’unico natante che, a pieno carico, possa procedere di poppa. L’equipaggio consta solitamente di 2 operatori: il più anziano ed esperto alloggia nella stiva, il più giovane occupa il pozzetto di poppa. Vittorio Pollazzon

Long Line

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JDC NEWS

Verso l’OASI BLU #difendiamoicetaceidiTaranto

Dopo dieci anni di lavori, raccolta dati ed attività di sensibilizzazione effettuate dalla Jonian Dolphin Conservation, la presenza dei cetacei nel golfo di Taranto è stata accertata e lo scorso marzo è stato avviato il percorso verso l’istituzione di un oasi blu. Quest’ultima rappresenta un primo passo per la tutela e la salvaguardia dei cetacei e consiste in uno strumento di gestione di un’area che viene suddivisa in zone e nella quale vengono regolamentate le varie attività. L’obiettivo era ed è quello di rendere Taranto la “città dei delfini”, un punto strategico nel golfo e centro di prestigio per la tutela di questi bellissimi animali. L’amministrazione comunale di Taranto ha colto con entusiasmo quest’idea istituendo un tavolo di lavoro in cui siedono oltre alla JDC, WWF, Marina Militare Italiana, Capitaneria di Porto, CNR Talassografico ed Università di Bari. Durante tutto quest’anno i lavori del comitato sono andati avanti e si è arrivati a definire una prima zonazione dell’area. Fin qui tutto bene ma mentre Taranto è in fermento per quest’iniziativa nel resto della nazione, tra la fine di dicembre e gli inizi di gennaio, si è

“PROSPETTIVE non PROSPEZIONI, ecco cosa ci vuole per il Golfo di Taranto! La più importante baia storica del Mediterraneo giunge oggi ad un importante bivio: aumentare le già pesanti pressioni antropiche, puntando sul petrolio, oppure scommettere sulle risorse inesauribili della storia, della cultura, della natura delle tre regioni che si affacciano su questo Golfo?” Carmelo Fanizza - presidente JDC

discusso di nuove concessioni petrolifere e della ricerca degli idrocarburi con la tecnica degli Airgun. L’utilizzo degli Airgun, bombe d’aria lanciate in mare per la ricerca del petrolio, potrebbe causare danni permanenti ai delfini. I cetacei hanno un udito molto fine che utilizzano per orientarsi e cacciare. Forti rumori causano la perdita d’udito e quindi il disorientamento e lo spiaggiamento di questi animali. Inoltre, i grandi cetacei, come i capodogli, vivono ad elevate profondità e spaventati dalle bombe d’aria potrebbero risalire in superficie troppo in fretta. Come avviene per i subacquei, anche nei capodogli si avrebbe la formazione di emboli e quindi la morte dell’animale. Queste sono solo alcune delle conseguenze che potrebbe avere perseguire la via dell’oro nero nel nostro golfo. 25


“Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest'ultimo non preservo me stesso.” José Ortega y Gasset

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JDC NEWS Prontamente il comitato tecnico scientifico ha reagito alla notizia riportando l’attenzione mediatica su questo importante tema e chiedendo al comune di Taranto un incontro definitivo per l’istituzione dell’ Oasi blu. “Ho già avuto modo di esprimere la preoccupazione personale rispetto alla questione della ricerca di idrocarburi nel Mar Ionio. L’eccezionale presenza di cetacei nel nostro mare, oltre a porci evidenti obiettivi di tutela ambientale, sta generando da alcuni anni una economia sostenibile, differente, che asseconda le aspirazioni della comunità tarantina verso un futuro non soltanto industriale ma fondato sulla bellezza che la natura ci ha donato!” Rinaldo Melucci-Sindaco Taranto

Anticipando le scelte del ministero dello sviluppo economico, il Sindaco Melucci, l’assessore Viggiano e il dirigente comunale Pisano hanno convocato in data 22 gennaio 2019 la riunione del comitato. Tutti i partecipanti hanno evidenziato la necessità di accelerare i tempi e hanno richiesto alle autorità competenti quali siano i prossimi passaggi, dal punto di vista burocratico, per la formazione dell’Oasi blu.

Il nostro obiettivo è sempre più vicino!! Francesca C. Santacesaria

CIAK SI GIRA! La JDC al festival “Corto due mari” Per la JDC il 2019 inizia all’insegna dell’arte e della cultura del mare. Il Liceo ginnasio statale “Aristosseno” di Taranto ha vinto un bando Miur nell’ambito della strategia Europa 2020 che mira allo sviluppo economico e socioculturale dei suoi popoli . Gli obiettivi del progetto sono quelli di promuovere le conoscenze e le competenze cinematografiche degli alunni, attraverso la realizzazione di cortometraggi, e di sviluppare la tematica della cultura del mare, una grande vocazione da sostenere per lo sviluppo dell’arco ionico. La JDC affiancherà gli studenti del liceo, come partner tecnico scientifico, nel corso del progetto.

I cortometraggi realizzati verranno presentati dal 20 al 22 maggio 2019 durante “CORTO DUE MARI: festival del cortometraggio dei Mari della città di Taranto”. Questo festival, che si terrà al cinema Orfeo di Taranto, sarà il veicolo ed il contributo dell’impegno civile degli studenti. Vittorio Pollazzon

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La posta dei lettori Spesso si dice che le migliori fotografie non sono quelle che catturiamo, ma quelle che ci vengono donate. Non poteva essere altrimenti dinanzi allo spettacolo di vita che ogni giorno si manifesta nelle acque del Golfo di Taranto. Ho vissuto in un contesto urbano gran parte della mia vita. Poter osservare i cetacei a una distanza così ravvicinata, liberi nel loro habitat naturale, è stato sorprendente, quasi da togliermi il fiato. Ho ancora impresso nella memoria i loro movimenti veloci ed eleganti, in

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la tenacia di Alessandro Console, il sorriso e la sconfinata passione di Sarah Donvito, la simpatia di Ezio Verardi, il senso del dovere e di responsabilità di Stefano Bellomo, la forza e il coraggio di Lia Santacesaria, la curiosità senza limiti di Aldo Rizzo, la quiete e il senso di meraviglia di Roberto Crugliano, la disponibilità di Fabio Graziano, l’impegno di Gianluca Graziano. Queste persone, unite dalla passione e da una missione in comune a dir poco fondamentale, sono un esempio da seguire, soprattutto per i più giovani.

perfetta sintonia con l’ambiente marino. Sentire il loro respiro mi ha ricongiunto con qualcosa che avevo dimenticato. Sono incontri intensi, selvaggi, che segnano la memoria in maniera significativa; un’esperienza inusuale lontana dai canoni della vita cittadina. Bisogna toccare con mano, esserci, per comprendere che questa ricchezza necessita di essere tutelata e conservata.

La volontà di salvaguardare il nostro pianeta e le specie animali che lo popolano è una delle forme più grandi e nobili che l’essere umano possa esprimere. Parliamo di valori che non possiamo permetterci di perdere, da tramandare alle generazioni future. Siamo chiamati ad una sfida, probabilmente la più difficile che il genere umano deve affrontare.

È quello che tenta di fare la Jonian Dolphin Conservation da quando esiste. Un’associazione composta da un gruppo di persone con caratteri e caratteristiche diverse. E così mi vien da pensare all’esperienza e al sapere di Carmelo Fanizza o a Maurizio Ingrosso, anima candida e generosa. Ricordo la pazienza e la cortesia di Vittorio Pollazon,

Chiunque in futuro entrerà a far parte della Jonian Dolphin Conservation dovrà esserne consapevole e sentire quell’impulso di voler proteggere e valorizzare un tesoro inestimabile chiamato vita, in tutte le sue forme.

Fabio Conti


SPAZIO APERTO

FOTO RACCONTACI Immergersi nella natura. Esplorare, con rispetto, per comprendere. Osservare il mondo con occhio più attento. Entrare a stretto contatto con i delfini, animali simbolo per eccellenza di libertà. Questo è quello che i nostri lettori-voi– avete vissuto a bordo dei nostri catamarani e che ci avete raccontato con queste foto. Per partecipare inviate le vostro foto all’indirizzo mail: lia@joniandolphin.it

Ph: Fabio Conti

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Sono stato a bordo con la mia famiglia e i miei figli erano e sono tutt'ora entusiasti. Un ricordo indelebile! Daniel Duzzi

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1 Daniel Duzzi

2 Fabio Conti

3e4 Patrizia Musolino

5e6 Ara Santiago

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“Grazie ragazzi per tutto quello che fate!!!” Ara Santiago

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