THE ORIGINS OF ROME

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È possibile, di conseguenza, che le statue di Numa e di Servio Tullio siano opera proprio degli Ogulnii, al momento dei lavori da essi realizzati sul Campidoglio nel corso della loro edilità del 296. Esse erano probabilmente destinate a simboleggiare, come il Marsia e la Lupa del Comizio, la vittoria della plebe. Una probabile replica della statua di Numa (fig. 165), di età imperiale, proviene dalla Casa delle Vestali, nel Foro: la testa, barbata e con lunghi capelli che ricadono sulla fronte, cinta dal diadema regale, è accostabile alla moneta di un Gneo Calpurnio Pisone, del 49 a.C. (fig. 161), con un ritratto di Numa certamente ispirato alla statua capitolina. Sempre nel Comizio si trovava un altro celebre monumento, la colonna di Gaio Duilio. Polibio (I, 23) racconta in dettaglio la battaglia presso Milazzo, nel corso della prima guerra punica, vinta dal console del 260, Gaio Duilio, che a seguito di essa celebrò il primo trionfo navale che si sia svolto a Roma. Vari autori ricordano la colonna ornata di rostri (columna rostrata), sormontata dalla statua del console e ce ne indicano la posizione. Secondo Plinio (Storia naturale, XXXIV, 20), seguito da Quintiliano (I, 7, 12) il monumento ai suoi tempi si trovava ancora nel Foro. Il commentatore di Virgilio, Servio (Georgiche, III, 29), precisa che le colonne erano due: una collocata sui Rostra, l’altra davanti alle porte del Circo Massimo. Questa notizia è confermata dal documento più antico che ricorda il monumento, l’iscrizione con l’elogio di Duilio, collocata nel Foro di Augusto, secondo la quale la statua cum columna

era collocata prope aream Vulcani, e cioè ancora una volta nel Comizio, dove si trovavano i Rostra e l’ara di Vulcano (che si identifica con il lapis Niger). Ora, nel 1565 venne scoperta a Roma, presso l’Arco di Settimio Severo (e quindi praticamente in situ), una grande base di marmo lunense, su cui è incisa un’iscrizione che riporta l’elogio di Duilio (fig. 164), incisa evidentemente sulla base della colonna rostrata. Naturalmente, l’uso del marmo e la forma dei caratteri dimostrano che si tratta di una copia di età imperiale: dunque, la base della colonna originaria (che doveva essere in tufo), molto rovinata, venne sostituita da un’altra, probabilmente di età augustea. Il testo però conserva la forma originaria, in latino arcaico, che ripete sostanzialmente le notizie riportate da Polibio e da altri autori antichi, confermandone così la verità: si tratta della più importante iscrizione storica di età medio-repubblicana che ci sia pervenuta: [Il console C. Duilio] libera dall’assedio dei Cartaginesi i Segestani, alleati del popolo Romano; tutto l’esercito cartaginese e tutti i magistrati supremi dopo nove giorni fuggono negli accampamenti. Cattura la città di Macella combattendo. Nella stessa magistratura vince per la prima volta da console con le navi sul mare, e per primo arma soldati e flotte navali e con queste navi vince combattendo in alto mare tutta la flotta e l’esercito cartaginese in presenza di Annibale, loro generale, cattura con la forza, insieme con gli alleati, una nave a sette ordini di remi, trenta quinqueremi e triremi, e ne affonda tredici. L’oro catturato ammonta a 3700 aurei, l’argento catturato con la preda a centomila […]; tutta la moneta di bronzo catturata […]. La preda esposta nel trionfo navale la donò al popolo e condusse davanti al carro molti prigionieri cartaginesi liberi […]. Il momento preciso in cui la colonna venne rifatta si può forse stabilire in base al testo di Servio già citato: questi afferma che Augusto fece erigere quattro colonne rostrate in onore di se stesso e di Agrippa, in seguito alla vittoria di Azio. Tuttavia, una moneta che ne rappresenta una, con l’immagine di Ottaviano in nudità eroica, sembra da collegare piuttosto con la

164. Iscrizione della colonna di Gaio Duilio (Roma, Musei Capitolini).

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A fronte: 165. Statua-ritratto di Numa (Antiquarium del Foro).

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