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16-02-2009
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tato il profeta. «Se la legge di libertà, vale a dire la parola di Dio annunciata su tutta la terra dagli apostoli usciti da Gerusalemme, ha compiuto una tale trasformazione che le spade e le lance guerriere si sono mutate in aratri che il Signore stesso ha fabbricato, e in falci, che ha donato per mietere il frumento, ovvero in strumenti di pace – tanto che non si sa più combattere e, oltraggiati, si porge l’altra guancia – se è così, non è di un altro che hanno parlato i profeti, ma proprio di colui che ha fatto queste cose: è nostro Signore, e in lui si avvera la parola, perché è lui che ha fatto l’aratro e che ha portato la falce»10. Ireneo dà inoltre un’interpretazione cristologica dell’aratro, la cui antica struttura in legno evoca una croce: il timone ricorda l’asse verticale, mentre il vomere col manico, l’asse orizzontale. Almeno da Giustino in poi, l’aratro è divenuto uno dei simboli della croce, come altri oggetti in legno (→ Economia del legno). D’altra parte, l’aratro e la falce, così come il giogo, sono strumenti che lo stesso Gesù ha fabbricato a Nazaret. Giustino, che è nato in Palestina, riporta questa tradizione locale. Resta il fatto che questo simbolo, ben attestato nella letteratura cristiana, non è oggetto di rappresentazioni significative nell’arte antica. 1
Il giogo Anche il giogo, associato al timone dell’aratro, entrambi in legno, forma secondo Lattanzio il «segno della croce». Ma il simbolo più comune è quello che si ispira alla sua funzione: il giogo cui gli animali sono attaccati evoca la sottomissione e l’obbedienza al loro padrone. È la metafora utilizzata da alcuni autori dell’Antico Testamento per definire l’apprendistato della sapienza: «Sottoponete il collo al suo giogo, accogliete l’istruzione» (Siracide 51,26); «È bene per l’uomo portare il giogo fin dalla giovinezza» (Lamentazioni 3,27). Stesso parallelo per l’obbedienza a Yahweh secondo Sofonia (Sofonia 3,9). Pertanto, nulla di strano se Geremia, fustigando l’apostasia di Israele, lo accusa: «Hai infranto il tuo giogo, hai spezzato i tuoi legami e hai detto: ‘Non ti servirò!’» (Geremia 2,20). Nondimeno, Gesù rifiuta l’uso di considerare il rapporto con Dio in termini schiavistici (cf. Isaia 9,2). La legge d’amore richiede un altro genere di rapporti, basato sulla reciprocità e la libera accettazione della volontà di Dio. Con il suo gusto del paradosso, non privo di umorismo, rovescia la metafora. «Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore (...). Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero» (Matteo 11,28-30). In che modo un giogo potrebbe essere leggero? Un simile rovesciamento della metafora fino all’assurdo la annulla. Infatti è un attacco frontale di Gesù contro i farisei e gli scribi, che impongono «il giogo della Legge» e il fardello di molteplici prescrizioni, che gravano pesantemente sulle spalle dei poveri uomini (Matteo 23,4). L’hanno ben compreso i farisei e le autorità, che hanno visto in Gesù il perturbatore che bisognerà eliminare. 136
SIMBOLI TRATTI DALL’AMBIENTE CULTURALE
1. Vignaiolo che taglia un grappolo d’uva col falcetto, mosaico pavimentale (particolare), VI secolo, chiesa dei Ss. Martiri Lot e Procopio, Khirbat al-Mukhayyat, Giordania.