ATLAS OF THE SECOND VATICAN COUNCIL

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ATLANTE STORICO DEL CONCILIO VATICANO II

diretto da Alberto Melloni


ATLANTE STORICO DEL CONCILIO VATICANO II


ATLANTE STORICO DEL CONCILIO VATICANO II

diretto da Alberto Melloni a cura di Federico Ruozzi e Enrico Galavotti collaborazioni e testi di Alberto Cadili, Davide Dainese, Maria Teresa Fattori, Luca Ferracci, Patrizio Foresta, Saretta Marotta, Alberto Melloni, Giuseppe Ruggieri, Riccardo Saccenti, Giovanni Turbanti Fondazione per le scienze religiose, Bologna www.fscire.it


Copyright © 2015 Editoriale Jaca Book SpA, Milano Fondazione per le scienze religiose, Bologna Tutti i diritti riservati International Copyright handled by Editoriale Jaca Book SpA, Milano Prima edizione italiana settembre 2015

indice Introduzione Il disegno del Vaticano II. Storia, immagini e mappe del tempo del concilio, A. Melloni 6 Timeline Cronologia del Concilio Vaticano ii (1958-1965) Cronologia 1959-1965. Lo scenario internazionale

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Storia/Prologo 1. I concili ecumenici del primo millennio 2. I concili generali della cristianità latina

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Storia/Attesa 3. La sinodalità del xx e xxi secolo 34 4. Concludere il Concilio Vaticano o convocarne uno nuovo? 40

Redazione del testo Fscire/Jaca Book Copertina e grafica Jaca Book Composizione e selezione delle immagini The Good Company, Milano Stampa e confezione Svet Print d.o.o., Ljubljana

ISBN 978-88-16-60510-7 Per informazioni: Editoriale Jaca Book Via Frua 11, 20146 Milano tel. 02-48.56.15.20; fax 02-48.19.33.61 libreria@jacabook.it; www.jacabook.it

Storia/Annuncio 1959 5. L’annuncio del 25 gennaio 1959 6. Lo scacchiere mondiale

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Storia/Antepreparazione 1959-1960 7. La commissione antepreparatoria e le proposte dei vescovi, delle università e delle congregazioni romane 8. Movimenti, riviste, libri

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Storia/Preparazione 1960-1962 9. La commissione preparatoria centrale e le commissioni preparatorie, elenchi a cura di G. Turbanti 58 10. Il segretariato per l’unità dei cristiani 76 Focus/Aula 11. Allestire il concilio. La basilica di S. Pietro si trasforma in aula conciliare 12. La composizione dell’assemblea 13. L’aula conciliare e la disposizione dei partecipanti Storia/Avvio 1962 14. Alla vigilia del concilio 15. L’Ordo concilii: i due regolamenti

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Storia/Avvio – Primo periodo 1962 16. L’11 ottobre: Gaudet mater ecclesia 106 17. La liturgia e il cerimoniale dell’11 ottobre 112 18. I primi passi 120 19. Quoniam multi: le commissioni 122 20. Il segretariato per gli affari extra ordinem 124 21. Gli organi direttivi del concilio e le commissioni conciliari, elenchi a cura di G. Turbanti 126 22. La discussione sulla liturgia 134 23. Il 21 novembre: la bocciatura dello schema sulle «fonti» della rivelazione 138 24. I decabristi e il De ecclesia. Fine della prima sessione e nuova preparazione 140 Storia/Avvio – Prima intersessione 1962-1963 25. La Mirabilis ille e la nuova preparazione

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Storia/Preparazione 1960-1962 26. Le residenze dei vescovi

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Focus/Roma 27. I luoghi delle commissioni, le conferenze episcopali, i gruppi e le correnti a Roma

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Storia/Coscienza – Prima intersessione 1962-1963 28. Il conclave 29. I moderatori

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Storia/Coscienza – Secondo periodo 1963 30. La riapertura e la votazione dei quesiti sulla collegialità 31. La riforma liturgica

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Storia/Coscienza – Seconda intersessione 1963-1964 32. Gerusalemme e l’ecumenismo 33. Il piano Döpfner

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Focus/Corpo 174 34. I vescovi 35. Gli ordini religiosi 182 36. I cattolici di rito orientale 186 37. I periti 188 38. Gli osservatori e gli ospiti, tabella a cura di S. Marotta e L. Ferracci 192 39. I gruppi informali 200 40. Gli episcopati 202 41. Giornali, televisioni e media: il concilio extra aulam 208 42. Gli uditori, le uditrici e i parroci 212 Storia/Crisi – Terzo periodo 1964 43. Il De ecclesia tra l’intersessione e il terzo periodo 44. La settimana nera

216 218

Storia/Fine – Terza intersessione 1964-1965 45. L’ultima intersessione e lo scoglio della rivelazione

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Storia/Fine – Quarto periodo 1965 46. Gli schemi «minori» 222 47. I documenti del segretariato per l’unità dei cristiani: ecumenismo, libertà religiosa e religioni non cristiane 224 48. Finire Gaudium et spes 228 49. Controversie e temi avocati dal papa 232 50. Chiusura e messaggi. La cerimonia finale 236 51. Il calendario delle congregazioni, a cura di S. Marotta 240 Focus/Destini 52. Destini

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Elenco dei documenti del concilio Vaticano ii 264 Elenco dei padri conciliari, a cura di F. Ruozzi 265 Elenco degli osservatori delegati e degli ospiti del segretariato a cura di S. Marotta e L. Ferracci 278 Note

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Introduzione

Il disegno del Vaticano ii Storia, immagini e mappe del tempo del concilio

1. Glorificazione della Croce, volta della chiesa della Madre di Dio a Bertubani, David-Garedzǎ , Sagaredžo, Kahetia, Georgia (Archivio Jaca Book).

Alberto Melloni

La nube delle domande Sul concilio Vaticano ii si addensano cumuli di domande: non da oggi o da un pontificato fa. Ma dall’inizio, dal suo stesso annuncio. Perché mai imbarcarsi in un concilio quando il papa – lo diceva una famosa enciclopedia di teologia fin dai primi anni del secolo xx – dotato dal Vaticano i delle più solide prerogative dell’infallibilità e del primato non avrebbe potuto disporre ciò che voleva nel modo che voleva?1 Era lecito chiedersi se un episcopato che nel gennaio 1959, a cento giorni dalla fine del pontificato pacelliano, fosse ancora intorpidito da quella stagione di condanne che, quasi come un vero e proprio totalitarismo dottrinale, avevano flagellato la teologia cattolica, subordinando il difficile cammino di servizio alla verità della ricerca ad un regime “poliziesco” che un conoscitore della ecclesiologia e della storia come p. Congar chiamava senza mezzi termini “una Gestapo”:2 e da qui nuovi dubbi. Perché non limitarsi a un bel «convegno alla fondazione Cini», come pensava con quella prudenza che sa farsi astuzia il futuro Paolo vi, quando la tiara e la revoca del suo esilio a Milano erano ancora lontani nel tempo?3 Le domande non sarebbero cessate nemmeno nei mesi della preparazione: quando il papa bergamasco, l’Angelo Vecchione come lo chiamava Pier Paolo Pasolini nelle sue poesie,4 parla di «unità» e di «chiese» non tutti credono che sappia ciò che implica sul piano teologico e sospettano sia una enunciazione vaga e più buona di quei sentimenti paternalistici che le Chiese (specie quella cattolico-romana) hanno sovente confuso con il cammino di conversione dal culto di un sé diviso alla obbedienza al comando di Cristo dell’unità. Sicché diventava e rimane lecito chiedersi come può un uomo avvertito come un ex nunzio consegnare la preparazione del “suo” concilio ai capi dicastero e alle congregazioni della curia romana; e perché si sia limitato a beffare l’alterigia del s. Uffizio – che nel porgergli le liste di periti tutti rigorosamente selezionati dalle conflittuali scuole romane, in perpetua lotta fra loro, gli fa presente che non ci sono «né de Lubac né Congar» – imponendo loro proprio quei due nomi...5 Questioni che diventano anche più architettoniche: perché sia chi lo vive sia chi lo studia si chiede che senso abbia fare una commissione preparatoria centrale che non coordina un piano, anzi un progetto secondo il vocabolario degli anni Trenta,6 ma riceve dalle commissioni montagne di carta che si limita a delibare. Così come è nota la sorniona fiducia del papa che nomina un segretario generale che secondo lui farà la fine di quello del Vaticano i, presto av-

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vicendato per la sua mancanza di tatto e di competenza linguistica:7 ma basterà questo avvicendamento (che poi non ci sarà) a far diventare un regolamento pensato per una assemblea che dice sempre sì in uno strumento per un vero incontro e scontro, capace di liberare scintille e fiamme di un aggiornamento? Il fiume delle domande si inoltra impetuoso anche dentro lo svolgimento del concilio e della relazione che il papa deve creare con questo corpo distinto dal suo e di cui il suo è parte come presidente-nato. Cosa avrà capito l’immensa platea di padri, la più grande assemblea di pari mai adunata sul pianeta terra, della Gaudet mater ecclesia?8 E qual è il senso di quella frasetta così roncalliana, detta la sera dell’apertura del concilio, dopo le parole sulla luna e prima delle carezze ai bambini, con la quale lascia cadere per transennam che non si finirà tutto per Natale, ma si andrà avanti e ci si incontrerà “ancora”, quando il cristiano malato che sta commuovendo il mondo, al mondo sa che non ci sarà più?9 E come procedere, dopo che il papa ha deciso che si inizi dalla liturgia, quando manca il famoso progetto che tutti si affannano a disegnare e che forse latita per ragioni più profonde di quelle che suppone chi ne sente la mancanza?10 Cosa accadrà quando il concilio si blocca su un plurale – “de fontibus” – dentro il quale stanno secoli di controversie e il tentativo di avvelenare i pozzi dell’ecumenismo?11 Il documento sugli ebrei che era stato cassato, caso più unico che raro, dalla segreteria di Stato durante la fase preparatoria e che torna nell’agenda sarà la punta di diamante12 o il laccio del segretariato per l’unità dei cristiani, unico organo che nasce dalle invisibili riforme di curia che Giovanni xxiii mette in opera e che avrà un peso enorme nel ridefinire l’ecumenicità del Vaticano ii?13 Nel concilio che fa il conclave e nel conclave che rimette in agenda il concilio scegliendo finalmente Paolo vi come papa riverberano questioni non meno rilevanti.14 Un papa come Montini, dotato di un senso tattico di cui ha dato prova in molte circostanze, riesce a far un nuovo regolamento: ma perché, fatto questo e scelti i moderatori, accetta di diventare la garanzia della minoranza dove albergano i suoi più acerrimi nemici e insegue il sogno democratico di una maggioranza tendente all’unanimità anziché procedere per deroghe, come il predecessore, nella funzione di maieuta di quel consenso che è la sostanza della decisione conciliare?15 E quando sente il brivido di una velocità riformatrice del concilio dell’autunno 1963, quando in poche settimane la riforma liturgica, i principi della ecclesiologia di comunione e lo smantellamento di una funzione antiecumenica della mariologia si manifestano con inattesa pienezza,

teologia della divina rivelazione, della relazione con Israele, l’irrevocabile impegno ecumenico di Roma, la missionarietà della Chiesa, la libertà della coscienza umana segnano svolte inequivoche su temi che il magistero precedente aveva risolto in senso semplicemente opposto: essi portano dunque innesti di energie di cattolicità e di coscienza teologica nel futuro della Chiesa. Lo stesso si può dire dei documenti che Döpfner voleva ridurre a proposizioni?20 E come giudicare Gaudium et spes, che spacca la maggioranza conciliare fra chi vi vede l’apice di uno sguardo nuovo sul mondo e chi vi vede le scorie di un ottimismo potenzialmente mondanizzato?21

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va a Gerusalemme per trovare conforto e visibilità personale o per aggiungere a quella agenda una precipitazione ecumenica che mancava?16 E, vista con gli occhi della minoranza, in quei primi mesi del 1964, la scelta di aggredire la coscienza di Paolo vi, di fargli sentire la pressione di chi lo accusa di tradire la piccola tradizione degli ultimi due secoli, in nome della grande tradizione antica (non era questa la chiave del totalitarismo dottrinale di Humani generis?) otterrà l’effetto di tormentarlo o di irritarlo?17 Tutto ciò che la minoranza ottiene è l’inserimento di una manciata di frasi nella Lumen gentium: ma che si sia ottenuto un successo o un niente è quæstio disputata. Esattamente come la Nota explicativa praevia che viene letta in aula per enunciare una interpretazione riduttiva della collegialità che non ha altra autorità che quella della commissione che la scrive e che la Suprema Autorità ordina solo di “leggere”: si è messa la mordacchia al concilio, si è pasturato un conservatorismo sciocco, o si è proposto un compromesso violento, destinato a produrre solo esitazioni e guai?18 Altre domande arrivano sulla fine del concilio: è stato fatto «il passo», come diceva Congar? Il «balzo innanzi» sognato da papa Giovanni è compiuto o è iniziato o è andato in direzione diagonale? Nella precipitazione della chiusura dei documenti è evidente che sono mescolati temi maturi e immaturi:19 ma tirarne una media che esito dà e che senso può avere? La

La ricezione moltiplicatrice Queste domande si moltiplicano quando inizia la ricezione del concilio – cioè il processo che come in tutti i grandi concili della storia seleziona e decanta le decisioni facendo emergere nuclei storici e teologici che non coincidono sempre con le priorità dell’assemblea:22 e diventano migliaia e migliaia. Toccano la responsabilità dei vescovi che hanno perduto quel rapporto simbiotico coi teologi, che non riavranno mai più, per nessun motivo.23 Toccano i fedeli e le fedeli nella loro vita concreta e in un entusiasmo di vita cristiana che guarda alla “presenza pubblica” – il grande inebriante sogno di una rivincita sul tempo del moderno – o con cinismo assoluto o con diffidenza invincibile, ma senza più alcun legame con quell’asprezza al fondo sincera che aveva segnato i papi Pii.24 Toccano le comunità nel senso plurale che questa espressione ha nel cattolicesimo: ordini di un fondatore antico, monasteri nati da una sete di Dio sempre nuova, parrocchie scalcagnate dal fatto di essere in Europa o altrove, ragazzi con un prete, preti con ragazzi – e via dicendo25 alla ricerca di un concilio che contiene tutte le speranze e spiega tutte le delusioni: sia quelle sciocche di chi attendeva una palingenesi woodstockiana della Chiesa e di chi si abbarbica a nostalgie e latinorum a cui dà il venerabile nome di tradizione;26 sia quelle profondamente teologiche di chi teme il tradimento del concilio nel ritorno di un autoritarismo romano e del suo complesso27 e di chi viceversa vede nella superficialità dilagante la perdita di quei riferimenti teologici sistematici che sono stati la sua vita. Il moltiplicarsi delle domande le spinge sui lati opposti della pignatta dove cuoce la Chiesa del terzo millennio, in una polarità che si riproduce nel tempo: Ottaviani contro Suenens sulle questioni ecclesiologiche, Paolo vi contro Lercaro sulla ricezione nelle diocesi, Lefebvre contro Paolo vi nella liturgia, Küng contro Ratzinger nella teologia, «Communio» contro

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Il disegno del Vaticano ii Storia, immagini e mappe del tempo del concilio

Introduzione 2. Assisi, 27 ottobre 1986. Giovanni Paolo ii insieme ai rappresentanti delle religioni per la Giornata mondiale di preghiera per la pace (Archivio Jaca Book).

«Concilium» nella disseminazione – in una logica che non è quella della semplice contestazione, che si svolge in un perimetro fisso e su un suolo preciso, ma quella della turbolenza che scuote l’aeromobile del vangelo nel tempo. Episodi rilevanti e piccoli si inanellano e alimentano la ricerca dell’evento clou, quello che tacita la discussione, fine della storia. Così la fine degli anni Sessanta segna la fine di una ipotesi di ricezione conciliare nelle Chiese europee,28 l’assemblea di Medellín il venire della Chiesa dello Spirito alle porte,29 il ritiro per sostituzione del messale tridentino del 1970 il segno dell’Anticristo agli occhi del tradizionalismo,30 la mancata canonizzazione o la canonizzazione di Giovanni xxiii nel 2014 il sigillo della ricezione,31 il passaggio giubilare del 2000 nel segno del mea culpa e l’elevazione del concilio a bussola della navigazione della Chiesa di domani,32 e via dicendo. In una storia di malumori che alla fine, quando nel 2005 Benedetto xvi snocciola due coppie di frasi sulla ermeneutica (teologica, va da sé) del Vaticano ii, crede di aver trovato la propria leva non contro una ermeneutica, ma contro il concilio. In quel dicembre di inizio pontificato papa Ratzinger riprende tesi che aveva enunciato nel 1965, al termine delle sue cronache conciliari: contrappone una ermeneutica «della discontinuità e della rottura», ad una della «continuità e della riforma».33 Lettura che è una conseguenza della sua ben nota posizione teologica sulla preesistenza ontologica e cronologica della Chiesa universale sulla Chiesa particolare.34 In base a questo assunto il concilio sul piano “fattuale” può benissimo rovesciare le affermazioni del papato dei secoli precedenti: e non è certo un accademico consapevole dei confini delle discipline scientifiche come Ratzinger che mette in dubbio che storicamente ciò sia accaduto e che debba essere affermato in sede di ricostruzione storica. Ma per la natura programmaticamente astorica della sua posizione, ciò non toglie che sul piano teologico il rovesciamento delle affermazioni magisteriali, che pur avevano preteso per sé uno statuto dottrinale elevato, non incida e non tocchi quella essenza atemporale della Chiesa da cui discende una continuità reformabile e immutabile in sé. La fine distinzione ratzingeriana – poi volgarizzata da volgari volgarizzatori in una contrapposizione fra continuità e discontinuità, col ricorso ad un registro semplicista che non era certo quello di Benedetto xvi35 – non aveva di mira il piano storico, che dava per scontato si occupasse di dimensioni ancillari rispetto a quello teologico. Ed era se mai su questa ancillarità della storia alla teologia che si doveva discutere, perché è questa quella che incide sul presente e sul futuro del Vaticano ii nella Chiesa.

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Il concilio come evento Era infatti dal 1988 che uno storico della Chiesa di razza come Giuseppe Alberigo aveva cercato di misurare il Vaticano ii con gli strumenti del proprio mestiere:36 allievo e amico di Hubert Jedin, lo storico del Tridentino, Alberigo aveva capito che in ogni vicenda conciliare gioca un ruolo decisivo la sua storicizzazione: era stato così per i concili foziani e antifoziani che dopo Francis Dvornik erano stati compresi in modo diverso.37 Calcedonia era stata riletta nel suo tempo grazie agli studi di Aloys Grillmeier.38 Il concilio di Costanza aveva tratto vantaggio dal lavoro di Brian Tierney e dello stesso Alberigo.39 Dopo Joseph Gill il concilio di Firenze aveva trovato un diverso modo di essere compreso.40 Ma soprattutto era stato così per il Tridentino: il lavoro critico di Hubert Jedin aveva ricollocato dentro una storia reale e aveva restituito un concilio lunghissimo al tempo storico dalla sua attesa (dal Quattrocento al 1545) alla sua celebrazione (15451563).41 La lezione jediniana in corpore vili insegnava che il concilio non è mai fatto di una sequenza di passetti o di righe allineate in una cronologia o di citazioni di cose che sembrano identiche solo ai sottovalutatori dei contesti: ma è intelligenza nelle fonti delle accelerazioni e delle rarefazioni che lo qualificano e lo avvalorano (o lo smentiscono) in ciò che esso può essere nella sua repræsentatio iconica della sposa di Cristo. Così Alberigo avviò e diresse una storia del concilio Vaticano ii in cinque volumi (il modello jediniano comandava perfino la dimensione e la legatura in chi ci lavorò) che voleva restituire il concilio alla sua storia, alle domande storiche. Dunque non la ricostruzione del percorso che genera i fatti e le vittorie: perché essa diventa eziologia e non può che dar ragione ai vincitori, punto su cui giustamente insiste a più riprese la successiva storia del concilio di John O’Malley.42 Neppure la semplice cronaca – che ha pure un valore inestimabile, come sanno i lettori delle cronache di p. Giovanni Caprile per «La Civiltà Cattolica» della direzione Tucci43 – perché questa finisce per livellare il tempo. Ma nemmeno un esercizio di ermeneutica: perché questa suppone o l’assunzione del corpus (anche se l’uso ha perfino mutilato il corpus del Vaticano ii di alcuni atti, come i messaggi, che vengono di solito esclusi dall’abitudinaria elencazione dei “sedici” documenti44) o l’assunzione di un paradigma interpretativo che deve essere vagliato con gli strumenti propri nell’ambito teologico, filosofico o giuridico che si è scelto.45 Tutta e solo una storia, dunque.46 Tutta e solo storia: per liberare il Vaticano ii dalla convinzione che esso sia i documenti

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che approva; che non sono affatto quantité négligeable, ma espressione feconda di un dinamismo generativo più complesso, senza il quale essi non sono più “puri” o più “oggettivi”, ma più poveri e meno parlanti. Tutta e solo storia: per capire in che modo il tempo ha fatto sì che si scoprisse minoranza chi confondeva la multiforme e colorata tradizione di venti secoli col grigiore delle nostalgie della cultura intransigente. Tutta e solo storia: per superare l’analisi di una banale “meccanica politica” del Vaticano ii47 con la forza delle questioni critiche e della domanda storica per eccellenza: capire cos’è accaduto e sforzarsi di comprenderne il perché, lasciando che lo studio delle fonti imprima nello studioso giudizi e verità parziali, fallibili, scomplete, dubitabonde, ma pur sempre consapevoli di ciò a cui ambiscono alludere e da cui si lasciano interrogare.48 Aver aggiunto alla montagna di domande curiose, maliziose, teologiche, dottrinali, politiche questa domanda tipica del lavoro storico ha prodotto una storia del Vaticano ii che ha segnato uno spartiacque nel mondo degli studi e anche nel modo in cui la Chiesa s’è posta innanzi alla “visitazione” conciliare. 49 Gli sciocchi si riconoscono dalla reticenza nel citare quei cinque volumi che – facendo qualche torto ad Otto Hermann Pesch – possono essere liquidati come una “prima” storia del Vaticano ii, 50 ma che sono la sola storia ad aver fecondato un fiorire di ricerche critiche e filologiche inimmaginabili a cinquant’anni dal Tridentino o dal Vaticano i. Gli studiosi di storia 51 del Vaticano ii si riconoscono perché sanno porre il concilio in quella dimensione di evento che consente ai teologi – senza ancillarità rovesciate, ma nella distinzione dei fini conoscitivi, non della loro qualità epistemologica – di avviare una riflessione sul modo in cui la Chiesa ha vissuto quella stagione di evangelismo. 52

Un Atlante Da quella storia sono infatti uscite ricerche e modi di studiare le fonti del secondo Novecento non meno decisive delle ricerche che l’hanno preparata:53 opere di edizione, studi storici, commentari teologici, scavo di archivi. Ed ora anche questo Atlante, che vuole accompagnare il lettore dentro i passi del concilio a scoprire, nel loro reale svolgimento, i passaggi di quell’evento nato dall’intuizione primaziale di Giovanni xxiii enunciata il 25 gennaio 1959 a cento giorni dall’elezione e conclusosi l’8 dicembre 1965, al giorno novecentouno del pontificato di Paolo vi, dopo quarantacinque mesi di preparazione finita in nulla e trentotto mesi di celebrazione, che hanno visto svolte e scarti radicali realizzarsi in tempi relativamente stretti. Questo Atlante tenta di corredare con le immagini del concilio e sul concilio una dimensione visuale che è ormai parte integrante delle discipline storiche e dei loro specialismi; introduce – è ancora Jedin con il suo Atlante di storia della chiesa il modello – in formato grafico alcune procedure e dimensioni del percorso conciliare, dalla preparzione alla chiusura; recupera dagli archivi fotografici e cinetelevisivi i volti e le storie dei protagonisti effettivi del Vaticano ii, mettendo anche così a frutto un lavoro di storicizzazione collettivo con scarsi paralleli nella disciplina storico-religiosa e in quella storica tout-court. Evidenzia gli aspetti cartografici sia locali che globali, ma anche questo a partire da una lettura non ingenua della geografia ecclesiastica, politica e conciliare. La Chiesa del Vaticano ii è ancora europea nel suo modo di pensare e incontra la sua effettiva cattolicità non senza sorpresa: quasi che il suo futuro – un futuro che chiude il proprio ciclo simbolico con l’elezione a vescovo di Roma del primo non europeo del secondo millennio e lo spostamento del suo asse spirituale nel sud e a oriente – fosse venuto ad annunciare la sua imminenza.54 Per

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Il disegno del Vaticano ii Storia, immagini e mappe del tempo del concilio

Introduzione 3. Basilica di S. Pietro, 29 settembre 1963. Cerimonia di apertura della seconda sessione del Vaticano ii. Il concilio continua con Paolo vi. I padri prendono posto sugli scranni in attesa dell’entrata del pontefice (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

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cui limitarsi a notare il peso quantitativo degli episcopati extra-europei al Vaticano ii è necessario, facile e insufficiente:55 sono infatti altre dimensioni che incidono sul concilio e la sua recezione nel vasto mondo in cui fiorisce un cristianesimo di cui il centro non si cura e non si accorge, se non con inascoltati ukaze. È un modello di collegialità intermedia che, dopo aver segnato il profilo della grande Chiesa attraverso la ecclesiologia pentarchica nel iv-vi secolo o quella delle nationes nel xv secolo,56 torna a manifestarsi nel funzionamento delle conferenze episcopali: che non sono, come nell’Italia o nella Spagna degli anni Cinquanta, l’amplificatore della voce del papa, né il cuscinetto fra Roma e l’intellighentsia come accadrà in Francia, né grandi macchine decisionali come in Germania o espressione di una identità nazionale come in Polonia. Sono espressioni di una fisionomia di Chiesa che si affaccia e domanda non una insulsa democratizzazione del modello del potere ecclesiastico, ma un ripensamento teologico e canonistico della Chiesa nelle Chiese in quibus et ex quibus si dà la Chiesa universale.57 I vescovi rigorosamente olandesi dell’Indonesia, i tanti vescovi missionari dei paesi di vecchia cristianità europea, non sono sul piano della formazione o della cultura teologica vescovi del terzo mondo, come lo si chiama negli anni Sessanta: ma sono la voce di problemi che non sono “casi”, tanto meno da gestire col “caso per caso” paternalista e autoritario delle congregazioni di curia; ma luci del vangelo che illuminano con il loro essere segni dei tempi i barlumi di rinnovamento spirituale che affiorano da un tempo sbrigativamente condannato per quasi due secoli.58 Perciò questo Atlante si sforza di fornire liste verificate e autorevoli dei partecipanti al concilio a vario titolo, senza dar alcun credito a tutta una letteratura grigia di liste “ufficiali” nelle quali si ritrovano inserimenti ed esclusioni ideologiche ed errori che rivelano solo la forma mentis di un centralismo che non regge il confronto con la cattolicità reale delle Chiese

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in comunione con Roma. Liste difficilissime da compilare, ed esposte perciò a rischi che abbiamo deciso di correre, perché le fonti che le registrano risentono oltre che di quella mentalità anche della oggettiva difficoltà di adeguare le procedure al rapido mutare dei modi di pensare. L’antico uso curiale, ad esempio, indicava i prelati col nome latino sia della diocesi come dell’ordine e/o la italianizzazione (eredità del periodo antico) del nome proprio delle persone.59 Il che concilio durante crea parecchie confusioni: specie davanti a quei nomi nei quali talora è la prima parola ad essere identificata come cognome, altre volte la seconda. La lista dei periti, centinaia dei quali nominati solo a titolo onorifico, molti nell’ultimo periodo conciliare, non è meno complessa. E fra gli osservatori ed ospiti del segretariato per l’unità dei cristiani vi sono figure di difficile classificazione: una per tutte il fascinoso monaco rumeno-libanese André Scrima che in quanto rappresentante personale del patriarca Athenagoras ha uno status marginale e una funzione decisiva.60 Ma il grosso del percorso qui offerto è quello dentro il tempo del concilio e lo sforzo fatto è quello di distendere anche lo spazio – la dimensione più ovvia di un atlante – dentro il tempo. Il tempo del concilio che è quello nel quale si sono accumulate quelle domande che evocavo all’inizio e le risposte che volta a volta vengono date senza avere davanti un quadro del futuro. Infatti chi l’11 ottobre 1962 arriva al concilio con la drammatica coscienza di qual è stata la preparazione e di qual è il grado di subalternità dei vescovi alle regole della curia non può non pensare ad un concilio brevissimo, da consumare in poche settimane, approvando molti documenti – forse tutti i sette schemata che, per quanto subissati da critiche nelle settimane d’estate in cui sono stati letti in anteprima, si pensa potranno andare al voto e davanti ai quali Chenu e Congar infilano un breve “messaggio” pieno di apertura e di spirito evangelico, che proprio

nella sua bellezza fa sentire i sentimenti amari di chi sconta di essere ancora una volta sconfitto nella propria attesa di una primavera della Chiesa.61 Quando il 21-22 novembre la reiezione del De fontibus fa capire che il papa ha intenzione di tutelare la libertà della maggioranza in concilio con la stessa serena risolutezza con cui ha lasciato lavorare la curia nella preparazione, l’orizzonte temporale si dilata:62 e la nuova preparazione che a gennaio 1963 ridefinisce metodi e fini “pastorali” del concilio dilata anche il tempo del concilio ad un orizzonte nel quale è evidente che papa Giovanni non ci sarà più. Una ulteriore dilatazione di tempo arriva nel corso di quell’anno col conclave e poi con le votazioni dell’ottobre 1963: esse danno il senso della impressionante capacità del concilio (non dissimile da quella dei grandi concili antichi) di accelerare nella propria intuizione dottrinale, con una spinta che non crea solo entusiasmi. Tant’è che nel 1964 molti pensano che si debba portare il fieno in cascina sul tema chiave della ecclesiologia, battere un ostruzionismo di minoranza che ha trovato inattesamente in Paolo vi un ascolto: non perché porti ragioni rilevanti per il papa e per il suo teologo di fiducia don Carlo Colombo, ma per la sua funzione in quell’unanimismo iconico che Montini ritiene politicamente indispensabile per il post-concilio.63 E quando, approvato il De ecclesia, bisogna decidere cosa fare nel 1965 poche ma autorevoli voci pensano alla possibilità di tenere più a lungo la Chiesa in stato di concilio, perché non sia la solitudine istituzionale del papa, ma la comunione dell’episcopato ad ascoltare e a rispondere ad un processo di ricezione che era già iniziato prima che il concilio finisse, con le prime messe riformate.64 E quando il Vaticano ii si chiude, l’8 dicembre 1965, finisce una storia che è durata in tutto 1154 giorni di concilio aperto, venuti dopo 1354 giorni di preparazione, e dai quali ci separano cinquant’anni che non hanno eroso la sensazione di una singolarità dell’evento di cui ciascuno si sente protagonista (ignorando quanti pensano lo stesso), a cui si guarda con rabbia, affetto e attenzione. Eppure è stata proprio quella sensazione di “originalità” del Vaticano ii che ha determinato la posizione della autorità dell’assemblea e di quella del papato, il senso comune dei teologi e quello del popolo fedele, l’opinione pubblica e la visione politica internazionale.65 Fare storia delle peculiarità plurali del concilio Come ogni concilio, anche il Vaticano ii affondava le sue radici dentro un tessuto storico complesso, che ne ha alimen-

tato le fasi e le vicende e ne ha determinato lo svolgimento. Nessuno è venuto al concilio del 1962-1965 con l’oro posto da Cirillo a protezione della definizione della Theotokos, ma neppure il Vaticano ii s’è svolto senza quel gioco di pressioni ed istanze che hanno connotato tutte le grandi assise della cristianità. Non ha avuto la minaccia delle armate musulmane che incombevano su Costantinopoli negli anni Trenta del Quattrocento,66 ma anch’esso s’è dovuto misurare con contingenze politiche minacciose e con questioni politico-militari tutt’altro che secondarie nella geopolitica delle superpotenze. L’insofferenza della nazione tedesca esplosa durante il concilio generale del Laterano del 1215 non s’è ripresentata con la stessa forma,67 ma anche al sinodo ecumenico del secolo xx questioni di psicologia individuale e collettiva hanno avuto un ruolo. E se il sentimento vetero-cattolico della minoranza che conduce allo scisma successivo al Vaticano i intende la tradizione in un modo tutto diverso da quello degli scismatici del post-Vaticano ii,68 non è meno vero che è sulla ampiezza storica di quella categoria che continua a passare una fessurazione. E nel concilio di Roncalli e Montini la “invenzione” del principio della collegialità suscita resistenze e cautele non dissimili da quelle che accompagnano altre assunzioni di altri concetti estranei al lessico del NT, dal Niceno i a Calcedonia69. Si potrebbe andare avanti per pagine e pagine catalogando le infinite analogie che collegano il Vaticano ii alla multiforme tradizione conciliare d’Oriente e d’Occidente: non per stabilire impropri legami su arbitrarie analogie, ma, al contrario, per effettuare l’operazione precipua della conoscenza storica. Essa si muove nella direzione opposta: cerca minute distanze con maggior accortezza critica e più profonda cognizione del fatto che quando si sposta anche di pochissimi gradi la direzione dell’arco conciliare, questo scocca la freccia della decisione in direzioni differenti da quelle che le superficiali evocazioni della continuità vorrebbero far credere.70 Uno dei frutti della storicizzazione del Vaticano ii di cui è stata protagonista la cosiddetta scuola di Bologna – come hanno preso a definirla proprio i suoi denigratori – è infatti stato quello di far affiorare peculiarità che non sono sminuite dai parallelismi istituzionali che collegano il Vaticano ii alla vicenda sinodale delle Chiese cristiane, ma anzi sono ancor più precisamente evidenziate nella loro portata, sia essa stata colta o meno, e nella loro interrelazione.71 Se c’è infatti un frutto della storia del Vaticano ii è stato proprio quello di spingere sia la ricerca storica sia quella teologica verso una indagine differenziale, la cui efficacia è stata

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Il disegno del Vaticano ii Storia, immagini e mappe del tempo del concilio

Introduzione 4. Papa Giovanni xxiii in uno scatto di Hank Walker, per il servizio sul concilio di «Life Magazine» (foto Hank Walker).

comprovata in molti modi. È ad esempio ormai acquisito il peso che ha sulla storia del Vaticano ii l’intenzione di Roncalli di convocare un concilio senza definizioni e senza condanne, che segni l’incontro della Chiesa col volto di Cristo e non con il volto di una eresia.72 Questa intenzione determina la risignificazione della parola più difficile del Vaticano ii – pastorale73 – che attira in inganno e smaschera quelle concezioni che la subordinano alla dottrina, come se non fosse proprio questo riordino semantico (di portata non inferiore a quello che riguarda le categorie di persona/sostanza, o di auctoritas/ potestas) la chiave d’accesso anche a decisioni del concilio apparentemente fondate su altri paradigmi, come la revisione del magistero contro Israele. È nel definirsi di questi scarti che emerge il carattere costitutivo del concilio come evento:74 né la procedura che raggiunge le decisioni, né il wording della decisione stessa spiegano la portata delle questioni delibate dall’assemblea e il modo in cui essa (tramite la procedura e il wording) si collega effettivamente a quella intenzione di fondo, al di là degli sforzi riusciti o falliti di articolare in una struttura di tipo trattatistico a posteriori o in un equilibrio a priori le parti, i temi, le scelte.75 Il rovescio della dimensione evenemenziale della decisione del Vaticano ii sta nel suo linguaggio e nello modus con cui esprime posizioni dottrinalmente significative e vincolanti (il vescovo liturgo,76 la simmetria fra la relazione intrinseca e asimmetrica con Israele e quella con le religioni,77 la gerarchia delle verità,78 l’ecclesiologia eucaristica,79 la dimensione pneumatologica del battesimo,80 ecc. ecc.).81 Linguaggio parenetico, diceva Dossetti, o epidittico, secondo O’Malley, il registro del Vaticano ii ha uno spessore che gli deriva dall’essere espressione effettiva della conciliarità della Chiesa.82 Tant’è che quando viene assunto come fosse una mera cifra stilistica dalla successiva produzione magisteriale delle conferenze episcopali o dall’oratoria papale diventa pura verbosità.83 Un discorso conciliare, ed è l’ultima delle peculiarità che vorrei rilevare, che si connette alla specifica ecumenicità del Vaticano ii:84 che non è più l’ecumenicità disegnata in concreto dall’estendersi del potere imperiale né quella determinata in astratto dall’alto dalla teoria di Bellarmino,85 ma è ecumenicità quaerenda, segnata dalla presenza di confessioni diverse nella confessione dello stesso Signore86 in una contesseratio sinodale di cui le Chiese non sono state capaci di cogliere il valore, riducendo quella comunione alla premessa di tavoli negoziali multilaterali, poi a dialoghi bilaterali e alla fine monologhi condotti alla presenza dell’altro.87

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Autocomprensione e comprensione La tendenza del magistero a diventare stabilmente e non occasionalmente asinodale (ché questo è il problema delle Chiese) e la perdurante umiliazione della collegialità episcopale88 (a sua volta frutto e causa di un episcopato selezionato in quantità smodate da logiche di cordata denunciate apertamente nel pontificato di Francesco), hanno spinto la teologia dotta ad isolare queste peculiarità del Vaticano ii, che invece possono essere tenute insieme solo sul piano storico: un processo che ne ha circoscritto la portata e alla fine ha contribuito a disperderne la massa critica. In questo processo di destoricizzazione del Vaticano ii, non meno rilevante e gravido di conseguenze della sua storicizzazione, hanno giocato un grande ruolo alcuni paradigmi che hanno operato come se godessero di vita propria. Il più rilevante è stato quello della ricezione: da Congar a Beinert l’interesse per la ricezione del Vaticano ii è senz’altro decisivo, ma ha finito per alimentare un paradosso. Dato che la ricezione riguarda la responsabilità delle comunità locali che selezionano ciò che è vitale per la loro vita, lo studio di questo fenomeno è fatalmente attratto verso livelli più piccoli. Non la Chiesa nazionale, ma quella locale; non la Chiesa locale, ma la comunità concreta – si dice e si pratica nel lavoro storico. E il risultato è la banale certificazione di una varietà che diventa indescrivibile89 e che rende impossibile capire le ragioni della perdita definitiva o apparente di aspetti della decisione e del discorso conciliare che vengono rifiutati (e.g. la povertà).90 A questa tendenza ad una iper-analiticità che spinge di fatto all’afasia si collega anche l’assunzione altrettanto acritica del postulato che l’istituzione ecclesiastica in quanto tale sia il luogo della custodia del nesso fra fede e dogma: la riforma liturgica, attaccata e difesa sulla banale questione della forma del messale,91 non aveva altro scopo che indicare un diverso modo di chiudere quello iato, quello cioè di indicare l’eucarestia come luogo che plasma i compiti e i ministeri, a partire da quello del vescovo come guida della comunità confessante; l’ecclesiologia diventa così ingegneria del governo e non analisi delle condizioni della vita cristiana, riproponendo i rinsecchiti conflitti fra lassismo e rigorismo specie nella questione dell’accesso all’eucarestia come atto abilitante all’esercizio dei diritti del cittadino della politeia cristiana.92 Rispetto a questo processo l’enfasi posta sul rifiuto e sulle buone ragioni del rifiuto del concilio da parte di una piccola popolazione affetta da autismo spirituale ha avuto tre effetti devastanti: trattenere gran parte dell’armata dei teologi ferma

discorso alla Curia (sic!) nel quale la formula continuità+riforma contro discontinuità+rottura apre le porte ad una serie di battibecchi di rara sterilità.97 Finché il papato di Francesco, insediatosi sulla soglia del mezzo secolo conciliare, recupera in nome della lettura antinominalista del concilio dell’America Latina (Bergoglio non cita quasi mai il Vaticano ii) alcuni capisaldi come l’annuncio del vangelo e la povertà.98

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davanti alle mura di un ovile vuoto, favorire il conformismo aconciliare come strumento di carriera e infine spingere il papato verso una forma di fedeltà nominalistica al concilio di cui gli artigiani delle note, che aggiungono riferimenti agli atti del magistero, hanno fatto un’arte che meriterebbe di essere studiata come tale.93 L’ombra sulla soglia Questo spiega perché la discussione sul concilio dei decenni che ci separano da esso sia stata prevalentemente il riflesso di una posizione del papa, la cui ombra occupa ogni soglia e ne rende difficile la lettura: quando nel 1985 col sinodo straordinario Wojtyła rifiuta la richiesta ratzingeriana di una restaurazione e sintonizza gli episcopati sulla «grande grazia» fornisce una modalità di adesione a basso prezzo al Vaticano ii94 che costituisce un punto di mediazione di cui si sono poco studiati gli effetti (le tesi sul magistero “definitivo” ne sono la conseguenza o la discussione della commissio parva per la ultima rilettura prima della promulgazione del nuovo Codex Iuris Canonici aveva già esaurito il problema?95). Dieci anni dopo la preparazione di Ut unum sint apre un piano di discussione nel quale, al netto del libro di mgr Quinn che costituisce una delle agende del papato di Francesco,96 non si fanno passi avanti; poi col 2002 è Ratzinger che occupa la scena con un

Restituire il concilio È in questo contesto che si pone il problema della natura (?!) della dottrina99 nella Chiesa a cinquant’anni dal Vaticano ii, quando un cristiano su tre non ha una appartenenza denominazionale o ne ha più d’una, e le stesse appartenenze confessionali delle Chiese stabilite non vengono messe in discussione solo per lo svuotamento dei concetti. Il rischio di una rivendicazione nostalgica del valore del concilio si evita, infatti, cogliendo fino in fondo la responsabilità che esso accolla all’autorità e censendo in modo minuzioso la recalcitrante resistenza della autorità stessa a quei pungoli (i “kentra” di At 26,15) posti dalla storia concreta di questo tempo, nel quale le pretese di modernità incentrate sulla autonomia come valore, sull’individuo come categoria universale, sui diritti come istanza comune, non hanno più significato alcuno.100 La schematizzazione sull’autorità che vuole esercitare un controllo e il popolo indocile che s’alza a difesa della autonomia dell’individuo, come motore della storia progressiva, non aiuta a capire perché a distanza di mezzo secolo il Vaticano ii segni ancora un discrimine. All’attesa di riconciliazione con la propria storia di una cultura borghese immobilizzata dal peso delle proprie aporie (quelle di un capitalismo ecologico, di una etica tailored sul singolo caso, e via dicendo) viene incontro il concilio del secolo xx proprio: per quella caratteristica originaria che vi impresse «con umile risolutezza di proposito» Giovanni xxiii, vietando l’uso dello strumento della definizione e di quello della condanna. Quel concilio aperto verso una cattolicità nuova (anche in senso ecumenico) diventa per questo capace di parlare al bisogno di futuro di un tempo nel quale dottrine, stili e gusti (gli unici, questi, che oggi abbiano un peso definitorio sul sé) possano trovare un equilibrio garantito dalla responsabilità di chi è investito della successione apostolica.101

Le note seguono alle pagine 279-280.

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14 8 dicembre: celebrazione finale con lettura dei Messaggi all’umanità

4 dicembre: liturgia ecumenica della Parola in San Paolo fuori le Mura

28 ottobre: approvazione e promulgazione dei decreti sui vescovi (Christus dominus), sulla vita religiosa (Perfectae caritatis), sulla formazione sacerdotale (Optatam totius) e delle dichiarazioni sull’educazione cristiana (Gravissimum educationis) e sulla libertà religiosa (Dignitatis Humanae)

14 settembre: apertura del quarto periodo

1-6 febbraio: «Schema di Ariccia», dal nome della località romana dove si riuniscono le sottocommissioni della commissione mista incaricata di stendere una nuova proposta per lo schema XIII

21 novembre: sessione conclusiva del terzo periodo; il papa usa l’espressione Maria “madre della Chiesa”; approvazione e promulgazione della costituzione sulla Chiesa Lumen gentium e dei decreti sull’ecumenismo (Unitatis redintegratio) e sulle Chiese orientali (Orientalium ecclesiarum)

14-21 novembre: «settimana nera» per le tensioni sul De ecclesia, sul decreto sulla libertà relgiosa sulle correzioni del De oecumenismo e sulla definizione di Maria madre della Chiesa

14 settembre: apertura del terzo periodo. Concelebrazione di Paolo VI assieme ad altri 24 padri conciliari

15 gennaio: la commissione di coordinamento stabilisce il numero degli schemi da esaminare in concilio

4-6 gennaio: pellegrinaggio di Paolo VI in Terra Santa e incontro con il patriarca ecumenico Athenagoras

4 dicembre: sessione conclusiva del secondo periodo; approvazione e promulgazione della costituzione sulla liturgia (Sacrosanctum concilium) e del decreto sui mezzi di comunicazione sociale (Inter mirifica)

30 ottobre: voti orientativi sul De ecclesia

8 ottobre: iniziano i voti sul De Sacra Liturgia

29 settembre: apertura del secondo periodo

21 giugno: il card. Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano, eletto papa prende il nome di Paolo VI: annuncia la prosecuzione del concilio

3 giugno: muore Giovanni XXIII

11 aprile: viene pubblicata l’enciclica Pacem in terris

6 gennaio: lettera Mirabilis ille di Giovanni XXIII ai vescovi sulla nuova preparazione

8 dicembre: cerimonia conclusiva del primo periodo

20 novembre: una maggioranza insufficiente a respingerlo vota contro lo schema De fontibus revelationis predisposto dalla commissione teologica; il papa lo fa ritirare e crea una commissione mista col segretariato per l’unità

13 ottobre: prima congregazione generale del concilio

4 ottobre: pellegrinaggio di Giovanni XXIII a Loreto e ad Assisi

6 agosto: con il motu proprio Appropinquante Concilio si promulga il Regolamento

2 febbraio: Giovanni XXIII fissa l’inizio del concilio all’11 ottobre 1962

24 settembre: si apre il Congresso panortodosso di Rodi

12 giugno: inizio dei lavori della commissione centrale preparatoria, inaugurati da una allocuzione di Giovanni XXIII

5 giugno: motu proprio Superno dei nutu con il quale vengono istituite le commissioni preparatorie e la commissione preparatoria centrale, presieduta dal segretario di Stato: lo stesso giorno il papa istituisce il segretariato per l’unità dei cristiani, presieduto dal cardinale Bea

20 febbraio: vengono inviati alle congregazioni romane i Rapporti sintetici redatti sulla base dei vota dei vescovi e delle altre proposte giunte sui temi da trattare

14 luglio: il papa determina il nome del concilio: sarà «Vaticano II»

18 giugno: lettera ai futuri padri conciliari sui temi da trattare e consultazione delle congregazioni romane e delle facoltà teologiche di tutto il mondo

25 gennaio: Giovanni XXIII annuncia il suo programma di pontificato: un sinodo per Roma, la riforma del Codice di diritto canonico, la convocazione di un concilio ecumenico

9 ottobre: muore Pio XII, dopo 19 anni di pontificato

7 dicembre: sessione conclusiva del quarto periodo; approvazione e promulgazione della costituzione Gaudium et spes, dei decreti sulle missioni (Ad gentes) e sul sacerdozio (Presbyterorum ordinis) e della dichiarazione sulle religioni non cristiane (Nostra aetate). Dichiarazione comune di Paolo VI e Athenagoras con la quale vengono revocate le sentenze di scomunica del 1054

18 novembre: approvazione e promulgazione della costituzione sulla Parola di Dio (Dei verbum) e del decreto sull’apostolato dei laici (Apostolicam actuositatem); annuncio dell’introduzione delle cause di canonizzazione di Pio XII e Giovanni XXIII

4 ottobre: discorso di Paolo VI all’ONU

7 marzo: promulgazione dei decreti della Commissio ad exsequendam reformam liturgicam sulla concelebrazione e sulla comunione sotto le due specie

2 dicembre: viaggio di Paolo VI a Bombay in occasione del Congresso eucaristico internazionale

16 novembre: viene letto il testo della Nota explicativa praevia

23 settembre: restituzione della testa di s. Andrea rubata dai crociati alla Chiesa ortodossa di Patrasso

2 aprile: con il motu proprio In fructibus multis viene istituita la Pontificia commissione per le comunicazioni sociali

13 gennaio: costituzione del Consilium ad exsequendam Constitutionem De sacra liturgia

30 novembre: motu proprio Pastorale munus sulle restituzione ai vescovi della facoltà che competono loro di diritto

29 ottobre: votazione per l’inserimento del De beata Maria Virgine nel De ecclesia

30 settembre: ripresa della discussione sul De ecclesia, con la guida dei nuovi moderatori

Estate: discussione sulla riforma del Regolamento

19 giugno: i cardinali si riuniscono in conclave

10 maggio: Giovanni XXIII riceve il Premio Balzan per la pace

21 gennaio: si riunisce la commissione di coordinamento che riordina le materie del concilio

1-7 dicembre: primo esame dello schema De ecclesia

20 ottobre: proposto e approvato il Messaggio del concilio agli uomini

11 ottobre: apertura del concilio ecumenico Vaticano II in S. Pietro

11 settembre: radiomessaggio di Giovanni XXIII La grande aspettazione del concilio

13 luglio: il papa autorizza l’invio di un primo gruppo di schemi ai padri conciliari

25 dicembre: Giovanni XXIII firma la bolla Humanae salutis, con la quale viene indetto il concilio

18 settembre: a New Delhi si apre l’Assemblea del Consiglio Ecumenico delle Chiese. Vengono inviati anche 5 osservatori cattolici

9 luglio: redazione delle Quaestionibus Commissionibus praeparatoriis Concilii Oecumenici Vaticani II positae

28 marzo: nel concistoro, viene elevato al rango di cardinale per la prima volta un vescovo di colore, Laurean Rugambwa della Tanzania

30 ottobre: prima conferenza stampa sul concilio del segretario di Stato Tardini, a Villa Nazareth (Roma)

30 giugno: Giovanni XXIII riceve la commissione antepreparatoria, presieduta dal segretario di Stato, che inizia i suoi lavori

17 maggio: viene comunicata l’istituzione della commissione conciliare antepreparatoria

28 ottobre: il card. Angelo Giuseppe Roncalli è eletto papa, prende il nome di Giovanni XXIII

Timeline

Cronologia del Concilio Vaticano ii (1958-1965)

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16 30 dicembre: Ferdinand Edralin Marcos viene eletto presidente delle Filippine

novembre: Mobutu Sese Seko prende il potere in Congo

ottobre 1965: Jean Jacques Monod vince il Nobel per la medicina

settembre: il presidente de Gaulle annuncia la decisione della Francia di uscire dalla NATO

giugno: esce negli Stati Uniti la prima incisione di Satisfaction dei Rolling Stones

19 giugno: un colpo di Stato in Algeria destituisce il presidente Ben Bella

21 febbraio: Malcom X viene ucciso a New York

2 novembre: in Arabia saudita re Saud viene detronizzato e sostituito con Feisal

15 ottobre: Il Soviet supremo delibera la destituzione di Chruš/ëv; Leonid Breznev diventa segretario del comitato centrale del PCUS

2 ottobre: al festival di Venezia viene presentato Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini. Verrà organizzata anche una proiezione speciale per i padri conciliari

21 agosto: muore il segretario del Partito Comunista Italiano Palmiro Togliatti

28 maggio - 2 giugno: nel settore arabo di Gerusalemme si svolge il I Congresso nazionale palestinese che delibera la fondazione dell’Organizzazione per la Liberazione della Palestina.

1 aprile: il colpo di Stato dei militari in Brasile rovescia il governo di João Goulart e inizia la politica dei governi di repressione in America Latina

28 gennaio: Andy Wahrol inizia the Factory sulla 47th East a Midtown Manhattan

12 dicembre: il Kenya ottiene l’indipendenza dal Regno Unito

9 ottobre: In Italia la frana del monte Toc nel bacino artificiale creato dalla diga del Vajont, provoca un’onda che travolge alcuni paesi causando circa 2.000 vittime

16 giugno: la sovietica Valentina Tereškova è la prima donna a essere mandata nello spazio

25 maggio: 32 Stati africani fondano l’Organizzazione per l’Unità Africana per promuovere lo sviluppo dei rispettivi paesi, difenderne l’indipendenza e rimuovere ogni residuo di colonialismo

10 ottobre - 21 novembre: guerra fra Cina e India

5 ottobre: esce al cinema Licenza d’uccidere, primo film della serie di 007

5 agosto: Nelson Mandela, leader del movimento anti apartheid del Sudafrica, viene arrestato e condannato a cinque anni di prigione; sarà liberato nel 1990

16 aprile: l’Assemblea nazionale cinese adotta il piano di austerità in 10 punti presentato da Chou En-Lai

18 marzo: il governo francese e il governo provvisorio della Repubblica algerina sottoscrivono a Évian gli accordi per porre fine al conflitto iniziato nel 1954

17-18 settembre: il segretario generale dell’ONU Dag Hammarskjöld muore in un incidente aereo in Rhodesia mentre è in missione per risolvere la crisi congolese

17-18 aprile: il corpo di spedizione anticastrista appoggiato dagli Stati Uniti sbarcato a Cuba nel tentativo di rovesciare il governo viene sconfitto

11 aprile: in Israele inizia il processo contro Adolf Eichmann

9 febbraio: i Beatles debuttano al Cavern Club di Liverpool

8 novembre: il candidato del Partito Democratico John Fitzgerald Kennedy, viene eletto 35° presidente degli Stati Uniti d’America

12 agosto: con il lancio da Cape Canaveral del satellite Echo 1 ha inizio l’era delle telecomunicazioni

15 giugno: la censura colpisce La Dolce Vita di Federico Fellini

5 maggio: un aereo U2 statunitense in missione di ricognizione viene abbattuto sullo spazio aereo sovietico e il suo pilota viene arrestato per spionaggio

15 novembre: il Partito Socialdemocratico Tedesco riunito a Congresso a Bad Godesberg approva un programma che sancisce l’abbandono di ogni riferimento al marxismo

17 marzo: a seguito dell’invasione cinese del Tibet il Dalai Lama abbandona Lhasa e si rifugia con oltre 80.000 profughi in India

1-8 Gennaio: a Cuba cade il regime di Fulgencio Batista, Fidel Castro prende il potere

21 novembre: a Berkeley il Vietnam Day March raccoglie 10.000 manifestanti

3 ottobre: Fidel Castro rende pubblica la lettera in cui Ernesto «Che» Guevara annuncia l’intenzione di lasciare Cuba per promuovere altrove il movimento rivoluzionario comunista

1 settembre: truppe del Pakistan penetrano in territorio indiano

16 luglio: i presidenti Giuseppe Saragat e Charles de Gaulle inaugurano il Traforo del Monte Bianco

22 giugno: primo attacco aereo statunitense in Vietnam del Nord

aprile: i paesi aderenti deliberano di fondere gli organismi esecutivi di CEE, CECA e EURATOM in un unico organismo a decorrere dal 1967

16 ottobre: la Cina fa esplodere il suo primo ordigno nucleare

14 ottobre: annuncio del Nobel per la pace a Martin Luther King

4 settembre: il democristiano Eduardo Frei viene eletto presidente del Cile

2-4 agosto: a seguito del presunto attacco di alcune torpediniere vietnamite contro mezzi statunitensi nel Golfo del Tonchino, il Congresso degli Stati Uniti approva una risoluzione che autorizza il presidente Johnson ad attaccare il Vietnam del Nord

10 aprile: ultimo concerto pubblico di Glenn Gould a Los Angeles

25 febbraio: Cassius Clay conquista per la prima volta il titolo di campione del mondo dei pesi massimi.

22 novembre: il presidente degli Stati Uniti John F. Kennedy viene assassinato a Dallas

28 agosto: si tiene a Washington la Marcia per lavoro e libertà al termine della quale Martin Luther King pronuncia di fronte al Lincoln Memorial il discorso «I have a dream»

11 giugno: il bonzo Thich Quang Duc si dà fuoco a Saigon per protestare contro la politica di discriminazione attuata dal presidente vietnamita Diem

15-28 ottobre: crisi dei missili a Cuba

9 ottobre: proclamazione d’indipendenza dell’Uganda

1 ottobre: James Meredith è il primo studente afroamericano ad immatricolarsi all’università

12 luglio: al Marquee di Londra primo concerto dei Rolling Stones

19 marzo: esce Bob Dylan, l’omonimo album d’esordio del cantautore statunitense Robert Allen Zimmerman, in arte Bob Dylan

26 dicembre: dopo la secessione della Siria e lo scioglimento del vincolo federale tra Egitto e Yemen viene abrogata la Repubblica Araba Unita

11-15 agosto: il governo della Repubblica Democratica Tedesca costruisce un muro fortificato a Berlino per impedire il libero passaggio verso le zone a controllo occidentale della città

12 aprile: il pilota sovietico Jurij Gagarin è il primo essere umano a compiere un volo orbitale nello spazio

13 marzo: il governo statunitense vara con la costituzione dell’Allianza para el progresso un vasto programma di aiuti economici agli Stati dell’America Latina

14 dicembre: l’Assemblea generale dell’ONU approva con la risoluzione 1514-XV la Dichiarazione sulla concessione dell'indipendenza ai popoli coloniali

10-14 ottobre: Arabia Saudita, Iran, Iraq, Kuwait e Venezuela fondano l’OPEC

7 luglio: la formazione del Governo Tambroni provoca a Reggio Emilia l’uccisione di manifestanti negli scontri con la polizia

16 maggio: il fisico Theodore Maiman produce il primo raggio laser

21 agosto: le isole Hawaii diventano il 50° Stato degli Stati Uniti d’America

8 gennaio: Charles de Gaulle si insedia alla presidenza della Repubblica francese

Timeline

Cronologia 1959-1965. lo scenario internazionale

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Storia Prologo

1. I concili ecumenici

1. Icona russa che raffigura Costantino tra i vescovi giunti al concilio di Nicea e il simbolo niceno-costantinopolitano (Archivio Jaca Book).

del primo millennio

3. La basilica di Sant’Irene a Costantinopoli, possibile sede del Costantinopolitano i, assieme alla basilica dei SS. Apostoli (Archivio Jaca Book/Cigdem Kafescioglu).

2. Icona del xvi secolo che raffigura il primo concilio di Nicea e la condanna di Ario. Monastero di Santa Caterina del Sinai (Archivio Jaca Book).

Il sostantivo greco synodos e il corrispettivo latino concilium ricoprono un’ampia gamma di significati. In ambito cristiano vengono impiegati per indicare originariamente le riunioni dei credenti e gli edifici (le chiese) in cui queste si svolgono e, successivamente, gli incontri di rappresentanti di una o più comunità presieduti da un vescovo. Agli inizi, tali assemblee non sono testimoniate in modo chiaro dalle fonti e la loro cronologia di lunga durata risulta discontinua, ma si deve ipotizzare che la loro storia sia antica quanto quella delle stesse comunità cristiane. Probabilmente questo genere di consessi ha origine nelle riunioni cultuali ed è divenuto consuetudinario come conseguenza della necessità della convivenza e dello stile di comunione, che hanno consolidato l’uso di risolvere collegialmente problemi disciplinari o dottrinali importanti per un’intera comunità. A tal riguardo, è eloquente almeno quanto attestato da Gal 2, At 14,27-28 e soprattutto At 15,1-35 in relazione al cosiddetto concilio di Gerusalemme, tenutosi tra i diversi gruppi che si rifacevano all’insegnamento di Gesù, sulle questioni relative all’appartenenza alle comunità cristiane dei gentili – incirconcisi – convertiti. A partire dal ii e soprattutto dal iii secolo la documentazione sui sinodi è sempre più abbondante. Con l’imperatore Costantino e, nel 325, con il sinodo di Nicea, nello specifico, s’inaugura una nuova stagione nella vita della cosiddetta Grande Chiesa: quella segnata dai concili ecumenici, che sono occasioni in cui essa decide in modo organico e non più a partire dall’autorità del sovrano.

4. La quercia di Mamre, Ravenna, basilica di S. Vitale, particolare. Il mosaico testimonia una tradizione interpretativa attestata, tra gli

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I luoghi dei concili ecumenici del primo millennio Mar Costantinopoli Mar di Marmara

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L’estrema complessità del concetto di «ecumenicità» porta, nella storia dei primi concili, a distinguere tra concili convocati e/o presieduti dall’imperatore romano o bizantino (ecumenici in quanto riunioni di rappresentanti delle Chiese dell’intero ecumene: Niceno [325], Efesino [431], Calcedonese [451]) e concili ritenuti – non senza controversie – ecumenici in virtù della ricezione di cui sono oggetto: Costantinopolitano i (381), ii (553) e iii (680/1), Trullano (691/2), Niceno ii (787), Costantinopolitano iv antifoziano (869/70) e foziano (879/80). Di qui s’intuisce che ciascuna di queste assemblee ha caratteristiche così peculiari da rendere talvolta difficile il confronto. Nondimeno, possono essere individuati alcuni tratti comuni ai concili del primo millennio. Il primo, ricostruibile a partire dalla natura delle fonti pervenuteci, espresse inizialmente con epistole e anatematismi e poi progressivamente raccolte in corpora, risiede nell’approvazione di definizioni di fede (horoi o termini) e di canoni disciplinari (è il caso dei concili compresi tra il Niceno ii e il Calcedonese, tra il Trullano e il Niceno ii, nonché dei due Costantinopolitani iv [869/870 e 879/880]), con cui la Chiesa, un tempo perseguitata e poi successivamente depositaria di una fede egemone, adotta la via concilii come percorso in cui si fissano una ortodossia e una ortoprassi. Un secondo tratto comune consiste nella partecipazione ai concili, oltre che dei vescovi, anche di teologi e di non battezzati. Basti pensare che al concilio di Nicea del 325 prendono parte, almeno a un certo momento, lo stesso imperatore Costantino,

I concili ecumenici del primo millennio 325, Niceno i: simbolo di fede e condanna di Ario, consustanzialità del Figlio col Padre

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Calcedonia

381, Costantinopolitano i: simbolo di fede e dottrina dello Spirito Santo

Nicea

431, Efesino: definizione di Maria madre di Dio contro Nestorio

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451, Calcedonese: un solo Cristo in due nature 553, Costantinopolitano ii: condanna dell’origenismo

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680/1, Costantinopolitano iii: dottrina delle due energie e volontà di Cristo

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691/2, Trullano: canoni su questioni disciplinari come completamento di quanto deciso dai due precedenti concili

Efeso

Gli otto concili si svolsero tutti a Costantinopoli o nelle vicinanze, salvo quello di Efeso (sulla costa orientale dell’Asia Minore).

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altri, dal primo storico del concilio di Nicea, il vescovo di Cesarea Eusebio. Nella Demonstratio Evangelica (libro v, 8) Eusebio afferma che «la Scrittura» descrive i tre ospiti di Abramo del racconto di Genesi, 18 disposti «due ai lati» e «al centro […] colui che era più alto in grado», verosimilmente il logos. Gli sguardi dei tre protagonisti di quest’immagine ricordano tale esegesi (bamsphoto – Rodella).

787, Niceno ii: difesa e liceità della venerazione delle icone sacre 2

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I concili ecumenici del primo millennio 5. Resti della basilica della Madre di Dio a Efeso, dove si svolse il concilio. 6. Una delle prime icone pervenutaci e conservata nel monastero di Santa Caterina del Sinai, vi-vii secolo. La Vergine in trono col Bambino tra santi e angeli, glorificazione della Vergine Madre di Dio secondo il concilio di Efeso (Archivio Jaca Book).

Storia/Prologo 7. Pur in ambiente non aderente al successivo concilio di Calcedonia, la Vergine allatta il Bambino in un’abside di Saqqara, in Egitto. Oggi Cairo Vecchio, Museo Copto (Archivio Jaca Book).

Due immagini che sul piano iconografico artistico possono evidenziare le differenze sorte al concilio di Calcedonia. Nell’icona del monastero di Santa Caterina del Sinai in Palestina la sofferenza di Cristo messo in croce. Nella miniatura armena la croce è direttamente oggetto di esaltazione. 8. Crocifisso, frammento di icona, viii secolo, monastero di Santa Caterina del Sinai (Scala Archives/DeAgostini Picture Library).

9. Esaltazione della croce, evangeliario di Vaspurakan, Galleria Sam Fogg, Londra (Archivio Jaka Book/Isber Mehem).

che all’epoca non ha ancora ricevuto il battesimo, e un suo seguito di funzionari. Si consideri poi Calcedonia, dove l’imperatore Marciano assegna l’ufficio della presidenza del concilio a diciannove suoi commissari. Anche al Costantinopolitano ii (553) – il concilio che condanna i cosiddetti tre capitoli (Τρ α Κεϕ λαια), cioè le tesi di Teodoro di Mopsuestia, di Teodoreto di Ciro e del vescovo di Edessa Iba – sono i funzionari dell’imperatore Giustiniano ad agire da protagonisti. In linea con questa tendenza, il Costantinopolitano iii (680/681) – il primo concilio i cui atti vengono firmati dall’imperatore – si riunisce fondamentalmente per assecondare la volontà dell’imperatore Costantino iv che intende raccogliere alcuni teologi (a seguito del concilio Lateranense del 649) per discutere e deliberare intorno al monotelismo, dottrina che concepisce un’unica volontà in Cristo. Il terzo elemento che accomuna i concili del primo millennio 5

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I concili ecumenici del primo millennio

Storia/Prologo 10. L’imponente struttura di Santa Sofia a Istanbul. È nel secretum di Santa Sofia che si svolge il Costantinopolitano ii (Archivio Jaca Book/ Cigdem Kafescioglu). 11. Miniatura con il primo concilio di Costantinopoli (Omelie di Gregorio Nazianzeno, Parigi, Bibliothèque nationale de France, fine ix secolo) che aggiunge al simbolo niceno le decisioni conciliari sullo Spirito Santo (Archivio Jaca Book).

12. Giustiniano offre alla Vergine la chiesa di Santa Sofia e Costantino la città, mosaico della lunetta sovrastante la porta meridionale del nartece di Santa Sofia, Istanbul. In una sola immagine sono raffigurati i protagonisti del primo concilio di Nicea e del secondo di Costantinopoli (Archivio Jaca Book).

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può essere ravvisato nella partecipazione di rappresentanti degli ambienti monastici. Essa attesta la presenza nella Chiesa, a partire dal iv secolo, di una componente concorrenziale con il potere secolare e alternativa – e spesso sovrapposta – a quella episcopale. Il suo peso incide nella storia conciliare in varie circostanze. La prima volta, significativamente, accade tramite il rifiuto, espresso da molti monaci orientali, della definizione di fede approvata da Leone i in occasione del concilio di Calcedonia. Poi nel corso dei concili di Costantinopoli ii e iii, durante i quali si registrano tensioni tra il ceto monastico, ormai consolidato, e quello episcopale. Tensioni che sul piano conciliare raggiungono il grado più alto in seguito alla controversia iconoclasta, che sconvolge la Chiesa in Oriente nei secoli viii-ix e solo formalmente chiusa con la condanna della iconoclastia votata al concilio Niceno ii (787).

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Le citazioni dei primi concili ecumenici nei testi del Vaticano ii Le costituzioni del Vaticano

ii

che fanno maggiormente riferimento ai concili del primo millennio sono Lumen gentium e Orientalium

Ecclesiarum. Lumen gentium menziona il simbolo niceno-costantinopolitano (citato anche per la pneumatologia in Ad gentes 4) e le sue riprese ai concili Efesino (431), Calcedonese (451), Costantinopolitano ii (533) per l’ecclesiologia e la mariologia (dottrina, quest’ultima, per cui impiega anche il terminus del Niceno ii). Vi è anche un riferimento al canone 4 del Niceno (sulla consacrazione dei vescovi) a proposito dello statuto episcopale e, sempre a tale riguardo, Lumen gentium menziona i canoni 6-7 (relativi allo statuto dei vescovi delle sedi di Alessandria, Antiochia e Gerusalemme). Con sensibilità analoga al riferimento a questi due canoni niceni, Orientalium ecclesiarum fa menzione della disciplina dei Patriarcati Orientali deliberata al Costantinopolitano i (can. 2-3), Calcedonese (can. 9, 28), Costantinopolitano iv (869/70, can. 17, 21) e si appella al canone 18 del Niceno (relativo ai diaconi), al canone 6 del Calcedonese (concernente le ordinazioni diaconale e sacerdotale), ai canoni 23 e 26 del Costantinopolitano iv del 869/70 (disciplina di vescovi, presbiteri e diaconi) per deliberare sui sacramenti. Accanto a queste due costituzioni occorre ricordare che Gaudium et spes chiama in causa Calcedonia e il Costantinopolitano ii e iii nel quadro dell’interpretazione della cristologia di Col 1,15 (la nozione di Cristo come immagine del Dio invisibile). Si conta infine un riferimento al terminus del Niceno ii e al can. 1 del Costantinopolitano iv (869/70) in Dei verbum, a proposito della nozione di tradizione apostolica (per la quale il testo conciliare rimanda a Gdc 3 e 2Ts 2,15).

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I concili ecumenici del primo millennio 13. Icona del xvii secolo rappresentante il secondo concilio di Nicea, con il simbolico trionfo delle immagini. Mosca, Convento di Novodevichy (Archivio Jaca Book). 14. Resti della chiesa di Santa Sofia a Nicea, dove si celebrò il concilio nel 787 (Archivio Jaca Book/Cigdem Kafescioglu).

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15-16. Deesis monumentale a mosaico nella tribuna meridionale di Santa Sofia a Istanbul. L’esecuzione dell’opera risale al 1262. Si può considerare un capolavoro assoluto dell’arte bizantina, espressione piena di quanto auspicato nel secondo concilio Niceno. Il realizzare immagini sacre è ad un tempo un gesto teologico e liturgico ed è legato al Mistero dell’Incarnazione (Archivio Jaca Book/Carlo Perogalli, Milano).

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Bibliografia G.D. Mansi, Sacrorum Conciliorum nova et amplissima collectio, Florentiae-Venetiis 1759-1774; Conciliorum Oecumenicorum Generaliumque Decreta, vol. i: The Oecumenical Councils. From Nicaea i to Nicaea ii (325-787), edited by G. Alberigo et alii, Turnhout 2006; Conciliorum Oecumenicorum Generaliumque Decreta, vol. ii/1: The General Councils of Latin Christendom. From Constantinople iv to Pavia-Siena, Turnhout 2013, pp. 1-71; Concilium Universale Nicaenum Secundum. Concilii Actiones i-iii, herausgegeben von E. Lamberz, Berlin-New York 2008; Concilium Universale Nicaenum Secundum. Concilii Actiones iv-v, Berlin 2012; Concilium Constantinopolitanum A. 691/2 in Trullo Habitum (Concilium quinisextum), herausgegeben von H. Ohme, R. Flogaus, Ch.R. Kraus, Berlin 2013. Per la letteratura secondaria di base si rimanda a Storia dei concili ecumenici, a cura di G. Alberigo, Brescia 19932, pp. 5-178 e a The Oecumenical Councils, cit. Sulla qualifica di «ecumenici» si veda A. Melloni, Concili, ecumenicità e storia, in «Cristianesimo nella storia», 28 (2007), pp. 509-542.

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Storia Prologo

2. I concili generali della cristianità latina

1. Il patriarca Fozio in trono dopo la restaurazione del iv concilio Costantinopolitano (879-880). Miniatura del xii secolo, Biblioteca Nazionale, Madrid (Archivio Jaca Book). 2. Concilio Lateranense iv. Disegno del xiii secolo tratto dalla Chanson de la croisade des Albigeois di Guillaume de Tudèle. Biblioteca Nazionale, Paris (Archivio Jaca Book).

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LATERANO I, II, III, IV VATICANO I, II

I concili generali della cristianità latina 869/70, Costantinopolitano iv: deposizione di Fozio

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La progressiva estraneità fra il cristiaesimo latino e quello orientale, sancita dalle reciproche scomuniche fra Roma e Costantinopoli del 1054, apre una lunga stagione di divisione in cui l’istituto sinodale acquisisce una funzione di primo piano negli sviluppi della storia religiosa e politica dell’Europa latina. La data della frattura fra la prima e la nuova Roma coincide con il crescere della riforma gregoriana e con il conseguente uso dello strumento normativo sinodale per elaborare e attuare un profondo rinnovamento nelle prassi e nella struttura della vita della Chiesa. A partire da questo momento e fino all’irrompere dello scisma d’Occidente e poi nella fase che giunge alle riforme del xvi secolo, il sinodo e il concilio rappresentano un tratto qualificante della vita della christianitas latina, nel quale vengono elaborate e adottate norme e prescrizioni. Dibattuto è lo status dei numerosi sinodi e concili che scandiscono la vita della cristianità latina lungo l’arco cronologico preso in esame; in particolare, appare complessa una valutazione storica dell’autocoscienza che queste assemblee della Chiesa latina hanno di se stesse e della tradizione anteriore. Molteplici sono del resto i giudizi che, in contesti e con obiettivi diversi, gli autori medievali danno della tradizione conciliare della Chiesa latina. Per i canonisti del xii secolo i primi quattro concili mantengono un valore paradigmatico:

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1311/2, Vienne: riforma del clero, soppressione dei templari, disputa sulla povertà francescana

879/80, Costantinopolitano iv: restaurazione di Fozio

1409, Pisa: elezione di Alessandro v. Tentativo di risolvere lo scisma d’Occidente

1049, Roma: provvedimenti contro l’eresia

1414/8, Costanza: fine dello scisma, condanna di Jan Hus e John Wyclif

1050, Roma: norme contro la simonia

1423, Pavia-Siena: applicazione delle decisioni di Costanza

1123, Lateranense i: applicazione della riforma gregoriana

1431/49, Basilea: decreti di riforma e teoria conciliarista

1139, Lateranense ii: scomunica di Ruggero ii di Sicilia e condanna dei petrobrusiani e degli enriciani

1437/49, Ferrara/Firenze/Roma/Losanna: fallito tentativo di unione tra le chiese latina e ortodossa

1179, Lateranense iii: fine dello scisma e applicazione della pace di Venezia, decreti antiereticali

1512/7, Lateranense v: fallita riforma della Chiesa, della curia e dei cardinali

1215, Lateranense iv: riforma, disciplina e assetto canonistico della Cristianità. Confessione di fede contro i Catari, transustanziazione eucaristica, confessione e comunione annuale

1545/63, Trento: il concilio della riforma della Chiesa cattolico-romana

1245, Lionese i: decreti di riforma della Chiesa 1274, Lionese ii: decreti di riforma della Chiesa

1869/70, Vaticano i: dogmi dell’infallibilità papale e del primato del romano pontefice 1962/5, Vaticano ii: il concilio dell’“aggiornamento” della Chiesa cattolica romana

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I concili generali della cristianità latina

Storia/Prologo

3. La flotta pisana, per ordine di Federico ii, intercetta le navi genovesi che portavano a Roma i partecipanti al concilio convocato da Gregorio ix. Miniatura della Cronica di Giovanni Villani dal ms. Chigiano l.viii.296, Biblioteca Apostolica Vaticana (xiv secolo).

4, 5. Due immagini dal ms. Chigiano l.viii.296, Biblioteca Apostolica Vaticana della Cronica di Giovanni Villani. In alto (fig. 4), Innocenzo iv depone l’imperatore Federico ii al primo concilio di Lione. In basso (fig. 5), papa Clemente v emana la raccolta delle Clementinae che contiene i decreti del concilio di Vienne. In queste immagini il papa è posto al centro dell’assemblea sinodale, a differenza della tradizione bizantina, dove invece il posto centrale è riservato all’imperatore.

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Graziano, nel Decretum, citando Gregorio Magno, li metteva in parallelo con i quattro vangeli (D. 15, c. 2). Sempre il canonista medievale riportava poi, citando il Liber Diurnus, una qualificazione dei primi otto «santi» concili con il titolo di concilium universale a rimarcare il loro ruolo nella definizione delle questioni di fede (D. 16, c. 8). Diversamente, in occasione del concilio di Costanza del 1417, si denominano concilium generale, accanto ai primi otto «universali», anche il Lateranense iv, il Lionese ii e Vienne. Quattordici anni dopo, a Basilea, Giovanni da Segovia aggiungerà alla lista dei concili generali il Lionese i, il Pisano e il Senese. In questo quadro occorre notare come per la cristianità latina i concili maggiori, per portata e importanza, siano qualificati come «universali» e «generali», mentre l’aggettivo «ecumenico» (oecumenicum) rimane usuale per qualificare i concili presieduti dall’imperatore o nei quali è rappresentato l’Oriente, come ad esempio nel concilio di Ferrara-Firenze che ha in agenda l’unione (intesa come riassorbimento, come reductio) con i «Greci».

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Solo nel xvi secolo Roberto Bellarmino, per rafforzare l’autorità del Tridentino, nella Controversia iv De conciliis et ecclesia militante, escluderà la necessità del concorso dei cinque patriarcati per l’universalità dei concili. Applicherà ai concili una nozione di «ecumenicità» elaborata in prima istanza dal gesuita Arnaldo Pontac, escludendo da questa i concili quattrocenteschi e promuovendo i tre Lateranensi del xii secolo che segnano la fine di altrettante crisi tra papato e Impero. I tre concili Lateranensi del 1123, 1139 e 1179 non avevano una statura diversa da altri importanti sinodi dei secoli xi-xii presieduti dai pontefici, come Reims 1049, 1119 e 1131, Clermont 1095 e 1130, Piacenza 1132, Pisa 1135, Tours 1163. Nel periodo più intenso della riforma gregoriana, dalla metà dell’xi secolo fino al Lateranense i, si contano circa settanta concili. Essi includono quelli nati dalla rivitalizzazione, da parte del papa, del ruolo del sinodo quaresimale, che non sempre si celebrava a Roma a motivo dell’itineranza della curia ma anche in altre aree dell’Europa continentale. In parallelo con il pro-

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I concili generali della cristianità latina 6. La miniatura raffigura la prima fase del concilio di Costanza in cui (parte bassa) Giovanni xxiii si dà alla fuga. Antonio Baldana, De Magno Schismate, 1420 circa. Biblioteca Palatina, Parma (Archivio Jaca Book).

Storia/Prologo 7. Elezione di Martino v nella fase finale del concilio di Costanza. Miniatura tratta dal volume di Ulrich von Richental, Das Concilium so zu Constanz gehalten ist worden des jars do man zalt von der geburdt unsers erlösers m.cccc.xiii. Jar, Augsburg 1536.

8. Acquaforte (o xilografia) che illustra il rogo di Jan Hus durante il concilio di Costanza. 9. Concilio di Basilea. Immagine tratta da J. Lenfant, Histoire du concile de Constance, Amsterdam 1727.

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cesso di crescita del ruolo che il vescovo di Roma viene assumendo, i sinodi convocati dal pontefice coinvolgono l’intera christianitas latina e assumono un’importanza ecclesiastica e politica di primo piano sia per il numero e la qualità dei partecipanti sia per l’impatto delle decisioni ivi assunte. Per il ruolo rivestito nell’azione del papato riformatore (le decisioni sinodali confluiscono nella giurisprudenza canonica) si è parlato di «simbiosi d’autorevolezza fra papa e concilio». I sinodi segnalano gli snodi dell’azione della sede apostolica per la riforma della Chiesa e per il suo svincolarsi dalla tutela imperiale, nella cosiddetta lotta per le investiture. Non sono concili convocati, come nel primo millennio, per affrontare questioni teologiche: essi vertono sul tema della disciplina, imponendo norme e divieti su simonia, sacramenti, vita del clero, la crociata, l’usura, la sfera d’azione della Chiesa rispetto ai poteri secolari, finendo per imporre un modello ierocratico. Dal Lateranense iv (il più importante del medioevo latino) diviene facile individuare «grandi» sinodi, la cui «generalità» (e il pa-

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ragone con quelli antichi) è riconosciuta dai contemporanei: Lionese i e ii, Vienne, in cui oltre a vescovi e abati partecipano rappresentanti di capitoli, ordini mendicanti e università. Non si tratta di assemblee nelle quali la discussione ha sempre lo stesso peso, anzi. Spesso il papa convoca il concilio, lo dirige, formula i canoni e li promulga. Come le decretali pontificie (le cui raccolte similmente confluiscono nel diritto canonico per ricezione nell’insegnamento universitario), anche i canoni conciliari che godono di una promulgazione pubblica, vengono rivisti dal pontefice dopo la conclusione dell’assise e successivamente inviati alle università (Lionese i e ii). L’evoluzione del papato in senso centralistico modifica via via gli equilibri e la prassi del sinodo (che comunque nel xiii secolo è visto ancora quale strumento irrinunciabile dell’affermazione della volontà del pontefice). Il concilio, tranne momenti drammatici come la resistenza dei vescovi tedeschi al Lateranense iv o le arringhe prima della deposizione dell’imperatore Federico ii al Lionese ii, espleta mera funzione di ratifica, tanto da non

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10. Nel palazzo Medici Riccardi di Firenze Benozzo Gozzoli ha affrescato nel 1450 la Cappella dei Magi. Il concilio di Firenze era stato per gli artisti della città un’occasione unica per entrare in contatto con i costumi della corte bizantina. Qui Benozzo, nel raffigurare il re Melchiorre, di fatto rappresenta l’imperatore Giovanni viii paleologo venuto al concilio nel tentativo estremo di salvare Costantinopoli dalla morsa dei Turchi. Lo si vede con parte del suo seguito in un paesaggio peculiarmente toscano (Archivio Jaca Book). 11. Concilio Lateranense v. Immagine tratta da Concilium Lateranense ed. J. Mazzocchi, Romae 1521.

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I concili generali della cristianità latina

Storia/Prologo

12. Molto probabilmente, la xxiii sessione del concilio di Trento (15 luglio 1563) nella cattedrale di San Vigilio. Per la calura, si tenne nella navata del duomo, anziché nell’aula preposta. È una delle rappresentazioni più vicine ai fatti. Tela di ambito veneto, 1563 circa, conservata al Musée du Louvre, Paris (Archivio Jaca Book).

13. Su due pareti interrotte da una porta in un vano annesso al Salone Sistino, nel Palazzo Apostolico Vaticano, si illustra il concilio di Trento (Biblioteca Apostolica Vaticana).

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essere più convocato dopo Vienne e la «cattività» avignonese. Un mutamento inatteso è provocato dallo scisma d’Occidente: il concilio, individuato come possibile strumento di soluzione, viene convocato dopo decenni di tentativi falliti. Quello convocato dai cardinali di entrambe le obbedienze a Pisa nel 1409 elegge un terzo papa; quello convocato a Costanza, col sostegno dell’imperatore Sigismondo, nel 1415-1417, afferma la propria autorità, depone i papi e ricompone l’unità. Il concilio sembra capace di dare soluzione ai problemi della cristianità e alle attese di riforma e unità della Chiesa e si decreta perciò una sua celebrazione frequente. Questa spinta si perde nei concili a Pavia-Siena e a Basilea; quest’ultimo fallisce e viene disconosciuto dal papa che ne dispone il trasferimento a Ferrara e poi a Firenze. Eugenio iv vuol celebrare la riunifi-

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cazione con gli Orientali, che si rivela tuttavia effimera e porta solo una rottura nell’Oriente ormai prossimo a cadere (1453). La diffidenza per il concilio e le teorie conciliariste inducono i pontefici a non convocare sinodi sino al Lateranense v (che chiude un tentativo di sinodo scismatico a Pisa-Milano voluto per motivi politici dalla Francia) e contribuirà a rallentare la convocazione del Tridentino. Solo trent’anni dopo l’inizio della crisi luterana il concilio verrà infatti convocato dal papa. A Trento, in diciotto anni che includono spostamenti (due sessioni a Bologna) e riprese, oltre a definire la posizione cattolica nelle dottrine disputate dagli evangelici e dai riformati, si predispone una profonda riforma disciplinare, la cui applicazione si dispiega nei tre secoli seguenti (tra il xvi e il xviii l’articolazione della Chiesa è modello di modernità orga-

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nizzativa e di impegno teologico e missionario). Grazie a figure esemplari, come Carlo Borromeo, il Tridentino plasma un modello pastorale ancora più longevo. Dopo il confronto con l’illuminismo e il giuseppinismo e lo sconvolgimento giacobino e napoleonico, nello scontro con la modernità il concilio tornerà nel 1869-70. Al Vaticano i si definì la condanna degli «errori» contemporanei e un ripiegamento teologico attorno alla figura del papa, con l’approvazione del dogma dell’infallibilità e del primato del romano pontefice su ogni cristiano. Molti teologi cattolici pensarono che di concili, almeno per le loro Chiese, non ce ne dovessero essere più. La sospensione del concilio per la guerra franco-prussiana dell’estate 1870 e la presa di Roma il successivo 20 settembre lasciano aperta la questione e l’agenda.

Bibliografia I decreti dei concili latini si trovano in edizione critica nel Corpus Christianorum: Conciliorum Oecumenicorum Generaliumque Decreta, vol. ii, 1-2, Turnhout 2013, edited by A. Melloni, G. Alberigo; per la bibliografia aggiornata sui singoli concili si rimanda alle rispettive introduzioni. Una sintesi bibliografica in Storia dei concili ecumenici, a cura di G. Alberigo, Brescia 19932; J. Wohlmuth, I concili di Costanza (1414-1418) e Basilea (1431-1449), pp. 219-281; cfr. A. Melloni, Concili, ecumenicità e storia, in «Cristianesimo nella storia», 28 (2007), pp. 509-542; A. Cadili, Composizione, ruoli e formazione del consenso nei concili della Chiesa latina medievale (secoli xi-xiii), in «Cristianesimo nella storia», 32 (2011), pp. 963-1005.

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Storia Attesa

3. La sinodalità del xx e xxi secolo Bad Oeynhausen

Alcuni sinodi, concili, assemblee e conferenze delle chiese nel xx e xxi secolo Treysa (Schwalmstadt)

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Barmen

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1905 London - i Congresso mondiale battista 1908 Lambeth Palace - v Conferenza della Comunione anglicana 1910 Edinburgh - Conferenza missionaria mondiale 1917-1918 Moskva - Grande concilio di Mosca e restaurazione del Patriarcato 1920 vi Lambeth Conference - vi Conferenza della Comunione anglicana 1922 Berlin - Sinodo della Unione vetero-prussiana 1924 Shàngh i - i Concilio plenario cinese (cattolico-romano) 1925 Stockholm - Conferenza mondiale del Movimento per il cristianesimo pratico 1927 Lausanne - Conferenza mondiale per Fede e Costituzione della Chiesa 1930 Lambeth Palace - vii Conferenza della Comunione anglicana 1933 Wittenberg - i Sinodo generale della Chiesa evangelico-luterana 1934 Barmen - i Sinodo della Chiesa confessante 1934 Dahlem - ii Sinodo della Chiesa confessante 1935 Augsburg - iii Sinodo della Chiesa confessante 1936 Bad Oeynhausen - iv Sinodo della Chiesa confessante 1945 Treysa (Schwalmstadt) / Stuttgart - Conferenza di Treysa - Riunione del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (chiese luterane, riformate e unite) Lund - Federazione luterana mondiale 1947 Moskva - Concilio di Mosca presieduto da Alessio 1948 Amsterdam - i Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese 1948 1948 viii Lambeth Conference - viii Conferenza della Comunione anglicana 1955 Evanston - ii Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese 1955 Rio de Janeiro - i Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano cattolico-romano CELAM 1957 Bethlehem - Unity Synod - Unitas Fratrum 1958 Lambeth Palace - ix Conferenza della Comunione anglicana 1961 New Delhi - iii Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese 1961 Rodi - i Conferenza panortodossa 1962-1965 Roma - Concilio Vaticano ii (cattolico-romano) 1963 Rodi - ii Conferenza panortodossa 1964 Rodi - iii Conferenza panortodossa 1964-1969 Canterbury / York - Sinodi della Chiesa d’Inghilterra 1965 Addis Abeba - Concilio generale delle Chiese della tradizione ortodossa precalcedoniana 1968 Uppsala - iv Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese 1968 Medellín - ii Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano cattolico-romano CELAM 1968 Chambesy - iv Conferenza panortodossa 1968 Lambeth Palace - x Conferenza della Comunione anglicana 1971 Moskva - Sinodo di Mosca 1973 Leuenberg - Conferenza delle Chiese luterane, riformate e unite 1975 Nairobi - v Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese 1978 Lambeth Palace - xi Conferenza della Comunione anglicana 1979 Puebla - iii Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano cattolico-romano CELAM 1983 Vancouver - vi Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese 1986 Assisi - Assemblea interreligiosa - Giornata mondiale di preghiera per la Pace 1988 Lambeth Palace - xii Conferenza della Comunione anglicana 1988 Moskva - Sinodo di Mosca Canberra - vii Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese 1991 1992 Santo Domingo - iv Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano cattolico-romano CELAM 1992 Porvoo - Conferenza di 12 Chiese luterane europee 1998 Lambeth Palace - xiii Conferenza della Comunione anglicana 1998 Harare - viii Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese 2000 Moskva - Sinodo di Mosca 2006 Porto Alegre - ix Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese 2007 Aparecida - v Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano cattolico-romano CELAM 2008 Lambeth Palace - xiv Conferenza della Comunione anglicana 2009 Moskva - Concilio di Mosca 2010 Grand Rapids - Consiglio generale della comunione mondiale delle Chiese riformate 2013 Busan - x Assemblea generale del Consiglio ecumenico delle chiese

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La sinodalità del xx e xxi secolo 1. Karl Barth, manoscritto originale della Dichiarazione teologica di Barmen, 16 maggio 1934. Le tesi furono redatte da Barth, riformato svizzero, in collaborazione con Hans Asmussen di Amburgo e Thomas Breit di Monaco, entrambi luterani. La prima tesi sostiene che «Gesù Cristo, secondo la testimonianza delle Sacre Scritture, è l’unica Parola di Dio. Soltanto ad essa dobbiamo prestare ascolto e soltanto ad essa dobbiamo fiducia e ubbidienza in vita e in morte». Le tesi di Barmen rappresentano il documento di base della ricostruzione delle Chiese

Storia/Attesa evangeliche tedesche dopo il secondo conflitto mondiale e la sconfitta del nazismo (Karl Barth-Archiv).

confessioni e paesi. Nell’ultima, tenutasi a Busan nella Corea del Sud 30 ottobre – 8 novembre 2013, i membri sono stati 345 e hanno discusso il tema «God of life, lead us to justice and peace».

2. Il concilio della Chiesa russa ortodossa del 1917.

4. Cerimonia di apertura della xi conferenza di Lambeth della Comunione anglicana, a Canterbury, tenutasi dal 23 luglio al 13 agosto 1978. Vi parteciparono 450 vescovi (Archivio Jaca Book/courtesy Lambeth Palace).

3. World Council of Churches (wcc), Amsterdam, 22 agosto – 4 settembre 1948. A questa prima assemblea, che aveva come tema «Man’s Disorder and God’s Design» parteciparono 147 Chiese da differenti

5. Un gruppo di vescovi durante la iii conferenza generale dell’episcopato latinoamericano a Puebla, in Messico, nel 1979. Papa Giovanni Paolo ii, nel discorso inaugurale il 28 gennaio, disse: «È un gran sollievo per il Pastore universale constatare che vi riunite qui, non come un simposio di esperti, non come un parlamento di politici, non come un congresso di scienziati o tecnici, per quanto importanti possano essere tali riunioni, ma come un fraterno incontro di Pastori della Chiesa» (Archivio Jaca Book/Giancarlo Giuliani).

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I secoli xx e xxi sono caratterizzati da riunioni fondamentali per la storia delle Chiese cristiane, ma anche da grandi aspirazioni, delusioni e ritardi nel cammino ecumenico. Un elenco, per forza di cose sommario, si estende dal primo congresso battista mondiale del 1905, dalla prima conferenza missionaria mondiale protestante a Edimburgo del 1910, dal Grande concilio di Mosca del 1917-1918, dal congresso Life and Work di Stoccolma (1925) e da quello Faith and Order di Losanna (1927), alle assemblee del World Council of Churches, al concilio Vaticano ii del 1962-1965 fino alla formazione della World Communion of Reformed Churches nel 2010.

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Pur differenziandosi dai concili soprattutto a causa del valore non vincolante delle decisioni prese nel loro seno, le conferenze nate nell’ambito del movimento ecumenico, e in particolare le assemblee del World Council of Churches a partire da quella di Amsterdam del 1948, vollero nel loro complesso rappresentare ovvero rendere presente l’elemento sinodale in un primo momento della cristianità non cattolica e poi della cristianità intera. Se tuttavia si guarda al nocciolo teologico di queste assemblee, non fossilizzandosi sull’aspetto giuridico e giurisdizionale, esse appaiono come un momento nel cammino verso l’unità della testimonianza nella fede e nel servizio comune. Si

pensi, tra le altre, all’assemblea di New Delhi del 1961, che è stata vista come occasione, insieme al concilio Vaticano ii, per testimoniare l’unità dei cristiani nel mondo e che è stata la prima assemblea del World Council of Churches a poter contare sulla partecipazione di osservatori cattolici. Dal canto suo, il concilio Vaticano ii, visto l’interesse suscitato oltre le frontiere confessionali del cattolicesimo romano, può ben dirsi ecumenico in un senso più pieno di quello che la teologia cattolica ha attribuito al termine all’indomani del concilio di Trento: ponendo il problema dell’annuncio cristiano e insistendo sulla questione dell’unità, esso ha aperto la discussione su problemi che trascendono le singole tradizioni confessionali e che investono tutto il cristianesimo contemporaneo. In conseguenza del ruolo storico svolto dal concilio Vaticano ii, il World Council of Churches, nel 1968, ha cominciato ad approfondire il tema della sinodalità della Chiesa e della storia conciliare. La ricchezza delle forme storiche nelle quali è stata tradotta la sinodalità delle Chiese cristiane si è espressa nella varietà del panorama sinodale nei secoli xx e xxi. Così, alcuni sinodi, come quelli confessanti tedeschi degli anni Trenta del Nove-

cento (Barmen, Dahlem, Augusta e Bad Oeynhausen), hanno rappresentato il momento più alto e denso dell’opposizione delle Chiese evangeliche ai totalitarismi e hanno reso possibile l’assemblea di Treysa/Schwalmstadt, che nel 1945 diede vita alla Evangelische Kirche in Deutschland; il primo concilio cinese di Shànghăi e le assemblee di Medellín, Puebla e Aparecida hanno contribuito alla consapevolezza dell’allargamento dell’ecumene cattolico-romana ai paesi di quello che in quegli anni era considerato il Terzo mondo; le conferenze delle federazioni mondiali protestanti, come l’assemblea della Federazione luterana mondiale del 1947 e il concilio generale di Grand Rapids, Michigan, che ha dato vita, nel giugno 2010, alla World Communion of Reformed Churches, e le assemblee di Leuenberg e Porvoo hanno tentato, non senza difficoltà, di superare la divisione confessionale, nazionale e territoriale delle Chiese della riforma, eredità delle fratture del xvi secolo; il concilio generale delle Chiese orientali di Addis Abeba (1965), presieduto dall’imperatore Hailé Selassié, è stata la prima riunione in assoluto delle Chiese precalcedoniane (Chiesa armena, siriaca, copta, etiope e malabarese); le conferenze panortodosse di Rodi del 1961, 1963 e 1964 e quella di Chambesy del 1968 sono state assemblee preparatorie al grande sinodo panortodosso programmato per il 2016, mentre i sinodi di Mosca hanno riguardato questioni interne alla Chiesa russa, con l’importante eccezione di quello del luglio 1948, convocato in pieno regime staliniano per celebrare il 500° anniversario dell’autocefalia della Chiesa russa, che si pronunciò contro la partecipazione all’assemblea del World Council of Churches.

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La sinodalità del xx e xxi secolo

Storia/Attesa 6. Giornata mondiale di preghiera per la pace ad Assisi, il 27 ottobre 1986. 62 capi religiosi in rappresentanza delle più grandi religioni del mondo si riuniscono ad Assisi per pregare per la pace, condividendo la preghiera e il digiuno. Dirà Giovanni Paolo ii: «In questa occasione solenne desidero al riguardo annunciare che sto avviando opportune consultazioni con i Responsabili non solo di varie Chiese e Comunioni cristiane, ma anche di altre Religioni del mondo per promuovere con essi uno speciale incontro di preghiera per la pace, nella città di Assisi, luogo che la serafica figura di san Francesco ha trasformato in centro di fraterna universalità» (Archivio Fscire).

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La centralità della dimensione sinodale e conciliare risponde, in modo variegato, ricco e a volte contraddittorio, all’evangelo e al bisogno di partecipazione, di corresponsabilità e di coinvolgimento nella vita delle Chiese, valorizzando la fondamentale uguaglianza battesimale con una nuova forma di presenza cristiana nell’Occidente post-ideologico e secolarizzato e contribuendo in maniera rilevante alla consapevolezza sociale e politica contemporanea con il progressivo, anche se non definitivo, superamento delle disuguaglianze storiche.

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Bibliografia Le Concile et les conciles. Contribution a l’histoire de la vie conciliaire de l’église, Chevetogne/Paris 1960; Synod and Synodality. Theology, History, Canon Law and Ecumenism in New Contact, edited by A. Melloni and S. Scatena, Münster 2005; G. Alberigo, Transizione epocale. Studi sul Concilio Vaticano ii, Bologna 2009; I sinodi: organi di governo e/o luogo di formazione del consenso nella Chiesa, edited by P. Hünermann and G. Ruggieri, in «Cristianesimo nella storia», 32 (2011).

7. Nella foto, l’allora arcivescovo di Buenos Aires Jorge Mario Bergoglio, durante la lavanda dei piedi del Giovedì Santo. Prese parte alla v conferenza generale dell’episcopato latinoamericano, tenutasi dal 13 al 31 maggio 2007, ad Aparecida, San Paolo (Brasile). Bergoglio venne nominato coordinatore della redazione del testo finale. A proposito di Aparecida disse: «Il clima che ha portato alla redazione del documento è stato un clima di autentica e fraterna collaborazione, di rispetto reciproco, che ne ha caratterizzato il lavoro, un lavoro che si è mosso dal basso verso l’alto, non viceversa. Per capire questo clima bisogna guardare a quelli che per me sono i tre punti-chiave, i tre “pilastri” di Aparecida. Il primo dei quali è proprio questo: dal basso verso l’alto. È forse la prima volta che una nostra Conferenza generale non parte da un testo base preconfezionato ma da un dialogo aperto, che era già iniziato prima tra il Celam e le Conferenze episcopali, e che è continuato poi» (foto Ansa). 8. xiv Lambeth conference, la conferenza della Comunione anglicana, tenutasi all’Università di Kent, a Canterbury, nel luglio 2008. Parallelamente alla conferenza, convocata dall’arcivescovo di Canterbury Rowan Williams, sua moglie, Jane, organizzò la conferenza degli sposi. 9. Il sinodo di Mosca del 2009 che elesse Kirill patriarca di Mosca e tutte le Russie.

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4. Concludere il Concilio Vaticano o convocarne uno nuovo?

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Storia Attesa 1. Basilica di San Pietro, 1870. Congregazione generale del concilio Vaticano i, convocato da papa Pio ix e interrotto dalla guerra franco-prussiana. Litografia del 1870 (Museo Pio ix, Sinigallia) di Gioacchino Altobelli, definito il «pittore fotografo conciliare»: realizzò per l’occasione una fotografia plurima «dal vero» del momento della lettura della Constitutio dogmatica prima de Ecclesia Christi da parte di mons. Valenziani, vescovo di Fabriano, e discussa dalla deputazione della fede dal 27 aprile all’8 maggio.

2. Stazione di Velletri. Nel marzo 1863 Pio ix raggiunse Castel Gandolfo utilizzando per la prima volta il treno (fototeca storica Nazionale Ando Gilardi). 3. Roma, Piazza San Pietro, luglio 1870. Pio ix promulga le costituzioni conciliari su primato e infallibilità (fototeca storica Nazionale Ando Gilardi).

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4. Il frontespizio del Dictionnaire de théologie catholique, il dizionario di teologia cattolica del 1908, dove alla voce «concili», redatta da J. Forsen, si considera superata la funzione di un concilio dato il dogma dell’infallibilità papale («non sono necessari alla chiesa») (Biblioteca G. Dossetti, Fscire). 5. Roma, 11 febbraio 1933: Pio xi, nel iv anniversario dei Patti Lateranensi, inaugura la stazione a onde ultracorte della Radio Vaticana ad opera di Guglielmo Marconi (primo a sinistra) (L’Osservatore Romano).

Il 20 ottobre 1870, Pio ix aveva emanato la bolla Postquam Dei munere, con la quale decretava la sospensione sine die del concilio iniziato l’anno precedente: i lavori si erano interrotti con lo scoppio della guerra franco-prussiana il 19 luglio e la presa di Roma da parte del Regno d’Italia il 20 settembre impediva agli occhi del papa una ripresa. L’ipotesi di una sua prosecuzione in altra sede com’era avvenuto col Tridentino, magari in Belgio, non venne accolta da Pio ix: tuttavia c’erano 51 schemi da discutere – incluso un De ecclesia la cui mancanza avrebbe deciso anche della interpretazione del concilio stesso. Il materiale preparatorio in parte confluì in alcuni atti di magistero di Leone xiii e in parte venne recuperato nella fase di discussione e di elaborazione del Codice di diritto canonico pubblicato nel 1917. Ma le deliberazioni del concilio Vaticano su primato e infallibilità sortirono anche un effetto imprevisto al momento della loro approvazione, vale a dire l’affermarsi dell’idea che il riconoscimento delle prerogative papali rendesse inutile una nuova convocazione conciliare. Il cancelliere Bismarck nel 1874 aveva diramato una circolare in cui insinuava l’inutilità di parlare con i vescovi, declassati dal concilio (cosa a cui rispose piccato Pio ix, ripetendo i punti cardine della dignità episcopale). Altri, come il teologo Louis Billot, il giurista Paul Hinschius nel 1883 o l’autore della voce «Conciles» del Dictionnaire de théologie catholique nel 1908, scrissero che il concilio generale non era più necessario, anche se esso sarebbe rimasto ovviamente nel Codice di diritto canonico promulgato nel 1917. L’idea di concludere il Vaticano i tuttavia era rimasta nell’aria. Pio xi nell’enciclica programmatica Ubi arcano (1922) manifestò espressamente la sua intenzione di riprendere e concludere il Vaticano i. Papa Ratti diede un seguito concreto a questo progetto avviando nel 1923 una vasta consultazione dell’episcopato cattolico per interpellarlo sull’ipotesi della ripresa del concilio e riservando esclusivamente a sé la definizione dell’ordine del giorno. A maggio 1924, forse in attesa di una soluzione della questione romana di cui l’eventuale celebrazione del concilio avrebbe certificato l’inesistenza, Pio xi sospese il progetto e nel 1925 ci fu solo una mostra missionaria nell’anno giubilare. Mentre nel mondo cristiano l’appello al concilio emergeva con un’agenda particolare – l’enciclica del 1921 del Trono di Andrea per un concilio di unità, l’appello di Dietrich Bonhoeffer nel 1934 per la convocazione di un concilio di tutte le Chiese cristiane sulla pace –, nella Chiesa cattolica si pensava ad altro. Il teologo cattolico Max Josef Metzger scrisse nel 1939 a Pio xii per avanzare la richiesta di far riunire ad Assisi alcuni autorevoli rappresentanti delle diverse confessioni cristiane affinché predisponessero la convocazione di un concilio che sancisse l’unità della Chiesa per renderla

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Concludere il Concilio Vaticano o convocarne uno nuovo?

Storia/Attesa

6. Pio xii in visita il 19 luglio 1943 alla popolazione del quartiere di S. Lorenzo, a Roma, colpito dai bombardamenti alleati durante la seconda guerra mondiale. Sulla destra, si intravede mons. Giovanni Battista Montini, sostituto alla segreteria di Stato e futuro Paolo vi (Archivio Fscire).

7. Don Zeno Saltini (1900-1981), fondatore dell’Opera Piccoli Apostoli nel 1934, nel 1947 si insediò nell’ex campo di concentramento di Fossoli (Modena) dove creò la comunità di Nomadelfia per dare assistenza ai ragazzi orfani, poi trasferita in Toscana. 8. Dietrich Bonhoeffer (1906-1945), teologo luterano tedesco esponente della Chiesa confessante. Si batté contro la Chiesa filonazista e il regime e per questo fu imprigionato nel 1943 e impiccato il 9 aprile 1945 (Archivio Jaca Book).

9. Appunto manoscritto di papa Giovanni xxiii relativo all’udienza con il card. Ernesto Ruffini, arcivescovo di Palermo, avvenuta alle 10.30 del 2 novembre 1958, durante il quale si parla anche del concilio. Il papa annota sul margine basso del foglio d’udienza: «Ruffini. Difesa di Roma / Duchamin [?], Vigilare sui principii. Gerald [?]: confessione. Concilio. Preparazione: nella diocesi di Roma» (Archivio Fscire).

nare un concilio nel quale siano dichiarati peccatori pubblici tutti coloro che si rifiutano di lavorare e di agire nel senso di togliere dalla faccia della terra i miserabili, tali per colpa della ingiustizia sociale». Pochi giorni dopo l’elezione Giovanni xxiii venne messo a parte dei tentativi conciliari dei suoi predecessori. Ma con «umile risolutezza» stabilì che quello convocato il 25 gennaio 1959 sarebbe stato un nuovo concilio, dichiarando così irrevocabilmente concluso, a quasi novant’anni dalla sua sospensione sine die, il concilio di Pio ix.

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finalmente credibile nel suo impegno a favore della pace, ma non ebbe ascolto. L’idea di una convocazione conciliare prese corpo anche durante il pontificato di Pio xii, che nel marzo 1948, soprattutto assecondando le petizioni di alcuni cardinali di curia, istituì alcune commissioni preparatorie segrete, che, sotto la direzione del s. Uffizio, iniziarono a predisporre gli schemi preparatori per dare forza ad alcune condanne: le divergenze delle commissioni consigliarono di devolvere l’agenda di questo ipotetico concilio ad atti del s. Uffizio (la scomunica dei comunisti), al consenso dei vescovi (il dogma dell’assunzione di Maria), al magistero papale (le condanne della Humani generis). Nel gennaio 1951, Pio xii dispose l’accantonamento definitivo del progetto. L’idea di un concilio – vuoi nel senso di una ripresa di quello di Pio ix, vuoi nel senso di uno nuovo – affiorava però anche fuori dal Vaticano. Il vescovo di Cremona Geremia Bonomelli nel 1910

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auspicava un concilio, che definiva allo stesso tempo «improbabilissimo» perché credeva la S. Sede intimidita dall’episcopato, insofferente per essere stato imbrigliato al concilio Vaticano. Un nuovo concilio (non una ripresa di quello Vaticano) venne invocato nel 1939 anche dal segretario della congregazione di Propaganda Fide Celso Costantini, che lo giudicava indispensabile sia per riattribuire dignità ai vescovi sia come occasione per procedere a una riforma della curia. Anche don Giovanni Calabria, nel 1948, si era detto convinto dell’urgenza di un nuovo concilio; la risposta dilatoria del cardinale Schuster («L’idea di un Concilio sembra buona. Ma è impresa lunga, delicata, e che solo Roma può eseguire... ») non lo fece desistere dal ribadire la necessità che i vescovi «potessero trovarsi raccolti attorno al Papa in qualche straordinaria assise, come un Concilio o quasi, per ripetere solennemente con Lui il grido suo “guerra alla guerra”». Don Zeno Saltini, nei giorni successivi alla morte di Pio xii, si augurava che il nuovo papa riuscisse «a combi-

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Bibliografia Il Concilio Vaticano ii. Cronache del Concilio Vaticano ii edite da «La Civiltà Cattolica», a cura di G. Caprile, vol. i/1, L’annunzio e la preparazione, 19591962, Roma 1966, pp. 15-35; F.-C. Uginet, Les projets de concile général sous Pie xi et Pie xii, in Le deuxième concile du Vatican (1959-1965). Actes du colloque

international de Rome (28-30 mai 1986), Rome 1989, pp. 65-78; G. Butturini, Alle origini del Concilio Vaticano secondo. Una proposta di Celso Costantini, Pordenone 1988, pp. 69-116; S. Casas, Nouvelles données concernant la reprise de Vatican i sous Pie xi, in «Revue d’Histoire Ecclésiastique», 104 (2009), 3-4, pp. 828-855.

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5. L’annuncio del 25 gennaio 1959

Storia Annuncio 1959 1. S. Paolo fuori le Mura, 25 gennaio 1959. Giovanni xxiii in preghiera (Archivio Fondazione Papa Giovanni xxiii, Bergamo). Al termine della cerimonia che chiude la Settimana di preghiere per l’unità delle Chiese, con un atto di discernimento primaziale, Giovanni xxiii annuncia ai 17 cardinali presenti la decisione di convocare un nuovo concilio. Ne aveva parlato con pochissimi, tra cui il segretario di Stato Domenico Tardini, che annota sul suo diario: «Udienza importante. S.S. ieri pomeriggio ha riflettuto e concretato

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Il 25 gennaio 1959, dopo la celebrazione conclusiva della settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, Giovanni xxiii, eletto papa da soli tre mesi, riunì nella sagrestia della basilica di S. Paolo fuori le Mura i cardinali presenti alla cerimonia, «quasi in forma di antico concistoro», come riportò il segretario di Stato Domenico Tardini nella sua agenda. Si trattava di un’occasione non prevista, che papa Roncalli scelse per annunciare il programma del suo pontificato: un sinodo per la Chiesa di Roma (il primo), un concilio «generale» (così il manoscritto) per la Chiesa universale e la revisione del Codice di diritto canonico. Il nuovo pontefice, benché anziano, sceglieva con risolutezza di attuare una decisione presa praticamente da solo. Nei mesi precedenti, diversi accenni fatti nel corso di colloqui con vari cardinali testimoniano come Giovanni xxiii fosse giunto a questa decisione, benché in seguito egli l’abbia sempre descritta come una illuminazione dello Spirito Santo. Fu comunque una decisione presa in solitudine, comunicata a Tar-

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dini soltanto quando ormai era già determinato ad attuarla: un atto di discernimento primaziale, in contrasto con quel pontificato di transizione che era stato immaginato dal conclave. Parlando ai cardinali quel 25 gennaio, per spiegare i motivi del progetto Giovanni xxiii fece riferimento soprattutto alle sue preoccupazioni pastorali, sia come vescovo di Roma sia come pastore di tutta la Chiesa. Da un lato vedeva nei tempi odierni segni di positività e speranza, grazie al progresso compiuto in tanti campi dall’umanità, ma d’altro canto tale progresso gli sembrava troppo spesso concentrato sui beni materiali piuttosto che su quelli spirituali. Da qui l’esigenza di convocare il concilio generale per dare al mondo moderno il contributo di grazia che soltanto la Chiesa avrebbe potuto offrire: «Venerabili Fratelli e Diletti Figli Nostri! Pronunciamo innanzi a voi, certo tremando un poco di commozione, ma insieme con umile risolutezza di proposito, il nome e la proposta della duplice celebrazione: di un Sinodo Diocesano per l’Urbe, e di un Concilio Ecumenico per la Chiesa universale». Era l’inizio di

sul programma del suo Pontificato. Ha ideato tre cose: sinodo romano, Concilio Ecumenico, aggiornamento C.I.C. Vuole annunziare questi tre punti domenica prossima ai sigg. CC. dopo la cerimonia di San Paolo. Dico al Santo padre (che mi interrogò) “A me piacciono le cose belle e nuove. Ora questi tre punti sono bellissimi e il modo di dare il i° annunzio ai CC. è nuovo (ma si riallaccia alle antiche tradizioni papali) ed è opportunissimo”» (Diario del card. Domenico Tardini, 20 gennaio 1959).

2. Il testo dell’allocuzione, Questa festiva ricorrenza, letta nella sagrestia della basilica ai 17 cardinali. Nella foto, la prima e l’ultima pagina del manoscritto redatto da Roncalli (Archivio Fscire).

quell’aggiornamento della vita della Chiesa auspicato da tanti e tante parti: «Tutto ben riuscito. Io mantenni la mia continuata comunicazione di preghiera con Dio», annotò sulle pagine della sua agenda a conclusione di quella giornata. Se l’idea di un concilio da parte di Roncalli va inquadrata nella maturazione di determinate sensibilità e urgenze per la vita della Chiesa scaturite dal suo personale percorso biografico e spirituale, alcuni riferimenti diretti a prospettive messe a fuoco nel discorso del 25 gennaio si ritrovano ad esempio nel radiomessaggio del Natale 1958 (l’immagine della nuova Pentecoste, il tema dell’unità, della pace); altri «frammenti roncalliani» affiorano in quelle settimane in alcuni discorsi (all’Angelicum) o in incontri privati con il card. Agagianian, con don Giovanni Rossi o con il card. Tardini. Nell’udienza con quest’ultimo, nonostante Roncalli si dicesse «assai titubante e incerto», fu felicemente sorpreso dalla sua risposta, «la sorpresa la più esaltante che mi potessi aspettare: “Oh! Ma questa è un’idea, una luminosa e santa idea”».

La reazione alle parole del pontefice da parte dei cardinali presenti in S. Paolo fu, a quanto ebbe poi a raccontare con una certa ironia lo stesso Giovanni xxiii, di un «impressionante, devoto silenzio». E anche nei mesi successivi le reazioni giunsero con molta lentezza: «L’Osservatore Romano» dedicò sul momento alla notizia solo uno scarno comunicato d’agenzia. Più vivace fu invece il riscontro dell’annuncio negli organi d’informazione dei vari paesi e nelle riviste religiose, che cominciarono a interrogarsi sul significato che avrebbe avuto la convocazione del concilio vista da molti come una speranza di unità.

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Bibliografia La sinossi delle redazioni del discorso in A. Melloni, Papa Giovanni. Un cristiano e il suo concilio, Torino 2009, pp. 291-298; G. Alberigo, L’annuncio del concilio. Dalle sicurezze dell’arroccamento al fascino della ricerca, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 1, Bologna 1995 (2012), pp. 19-70; A.G. Roncalli – Giovanni xxiii, Pater Amabilis. Agende del pontefice 1958-1963, edizione critica e annotazione a cura di M. Velati, Bologna 2007.

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Storia Annuncio 1959

6. Lo scacchiere mondiale

1. Il 28 agosto 1963 il pastore Martin Luther King raccoglie l’adesione delle organizzazioni per i diritti civili e marcia su Washington dove pronuncia il famoso discorso “I have a dream” (AFP/AFP/Getty Images). 2. Dallas, 22 novembre 1963. Il corteo presidenziale poco prima dell’assassinio di John Fitzgerald Kennedy (1917-1963), 35° presidente degli Stati Uniti d’America (© Corbis/Contrasto).

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3. Quadro di Siqueros del 1956 divenuto il simbolo della violenza delle dittature in America Latina a partire dal colpo di stato in Brasile del 1° aprile 1964 (Archivio Jaca Book/© David Alfaro Siqueros, by SIAE). 1

4. Manifestazione a L’Avana dopo la soluzione della crisi dei missili dell’ottobre 1962, che porta all’embargo da parte degli usa (Archivio Jaca Book/Gianni Costantino). 5. 11-15 agosto 1961. La Repubblica Democratica Tedesca innalza il muro di Berlino (H. Cartier Bresson/Magnum/Contrasto). 6. Marzo 1962. La gioia esplode ad Algeri per l’ottenuta indipendenza della Francia dopo la lotta di liberazione (Archivio Jaca Book). 7. Nel 1964, il 15 ottobre, il Soviet supremo destituisce Kruš ëv e viene eletto segretario del pcus Leonid Breznev. Un anno prima, nella foto, Breznev e Kruš ëv ricevono a Mosca Fidel Castro (APphoto/Ansa).

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8. Il bombardamento ad Hanoi. Il primo attacco aereo statunitense è del 22 giugno 1965 (Foto Grazia Neri). 9. L’11 novembre 1965 Ian Smith fonda la Repubblica di Rhodesia, con la Unilateral Declaration of Independence, diventandone Primo Ministro: una minoranza bianca domina il paese in un regime di apartheid (John Downing/Express/Getty Images).

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Storia Antepreparazione 1959-1960

7. La commissione antepreparatoria e le proposte dei vescovi,

A fronte 1. Papa Giovanni xxiii (Archivio Fscire). Leggerà con attenzione i vota dei vescovi che progressivamente arrivano. Il 5 marzo 1960 annota fuori dalle pagine delle agende: «Il tempo un po’ freddo e ventoso non ha impedito la lettura interessantissima delle proposte dei Vescovi di vario rito della Grecia e dell’Asia Minore per il Concilio Ecumenico. Naturalmente varietà di colori e di atteggiamenti spiegabili dai riflessi storici dei vari paesi e di diverse razze. L’armonia è perfetta però e felice circa i principii fondamentali del credere, e del culto secondo le differenti liturgie. Importanza di un Concilio».

delle università e delle congregazioni romane

Il 17 maggio 1959 venne nominata una commissione antepreparatoria, presieduta dal card. Domenico Tardini, segretario di Stato nonché responsabile della congregazione degli Affari ecclesiastici straordinari. Ne erano membri tutti i segretari di ciascuna congregazione della Curia romana; un uditore della Rota, Pericle Felici, venne nominato segretario. La decisione della creazione di tale commissione comunicata nel giorno di Pentecoste destò sorpresa e la novità – anteporre praticamente una fase di preparazione alla preparazione – si può scorgere nel termine ad hoc a cui si ricorse («antepreparatoria»), un neologismo creato apposta per l’occasione e nella scelta (una vera e propria riforma) di non lasciare al s. Uffizio la direzione della fase. La commissione cominciò a riunirsi a partire dal 26 maggio 1959. Gli incontri furono solo cinque: quattro tra maggio e giugno del 1959 e uno per un bilancio conclusivo l’8 aprile 1960. Tuttavia, le decisioni prese, probabilmente volute dallo stesso Giovanni xxiii, furono importanti e sufficienti per avviare una preparazione che, vista l’età del papa, procedette con sospetta lentezza. Oltre alle informazioni generali sull’orientamento da dare al concilio (il latino come lingua dell’assemblea; concilio cattolico e non di unità; concilio più pastorale che dogmatico), il vero punto all’ordine del giorno fu come organizzare la consultazione dei vescovi e delle università cattoliche: una consultazione universale questa volta, a differenza di quanto fatto in precedenza da Pio ix per il Vaticano i e da Pio xii nel suo progetto di concilio. Questa tappa sarebbe stata, infatti, il primo atto della preparazione. Il 18 giugno 1959 fu inviata una lettera ai futuri padri conciliari per chiedere loro di esprimere pareri, consigli e voti in «assoluta libertà» al fine di agevolare la preparazione degli argomenti su cui si sarebbe discusso: era stato in realtà un vero e proprio colpo di mano del pontefice che aveva ampiamente ribaltato quando stabilito dalla commissione. Il 26 maggio Tardini aveva infatti illustrato il modus della procedura: la lettera sarebbe dovuta essere un questionario (la bozza aveva per titolo Quaestiones ponendae pro futuro concilio ecumenico), secondo la rodata forma mentis curiale, più abituata a giocare in difesa e in piena autonomia: si voleva chiedere su quali errori generali, dottrinali e morali il concilio avrebbe potuto o dovuto esprimersi; mancava, ad esempio, il tema dell’ecclesiologia incompiuta del Vaticano i che non aveva discusso uno schema del p. Kleutgen sui vescovi. Papa Giovanni, in contrasto con il suo segretario di Stato, dettò invece personalmente la linea da seguire, che trovava

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2. Roma, 6 marzo 1960. Papa Giovanni xxiii in visita alle parrocchie e ai quartieri romani. I fedeli attendono il passaggio del papa, che sentono particolarmente vicino (Fondazione Papa Giovanni xxiii, Bergamo). Roncalli appunterà sulla sua agenda: «A Centocelle per la Stazione stasera vero trionfo di pietà popolare e di devozione per il Papa. Forse mai si ebbe una folla così compatta e rispettosa. E quei bambini coi genitori che li portavano in braccio, e quella folla entusiasta, virile e muliebre. Ebbi l’impressione che veramente la liturgia quaresimale e le mie semplici parole toccassero il cuore di tutti, e che la grazia debba operare in molte anime innocenti» (Agenda di Giovanni xxiii, 6 marzo 1960). 3-4. Riproduzione dell’appunto del segretario di Stato che comunica il desiderio di Giovanni xxiii di non sottoporre ai padri conciliari un questionario predefinito, ma di procedere a una consultazione «libera» dell’episcopato mondiale (Archivio Segreto Vaticano). 1

2

Trascrizione della lettera Mente dell’Eminentissimo Cardinale Domenico Tardini per la lettera da inviare a tutti i futuri Padri Conciliari. Pericle Felici Il primo desiderio dell’Augusto Pontefice è quello di conoscere i pareri e colligere i suggerimenti dei Vescovi e dei Prelati… (can. 223). Egli attribuisce grande importanza alle opinioni che gli saranno esposte da coloro i quali saranno i futuri Padri conciliari e che gli saranno oltremodo utili per stabilire il programma del Concilio stesso. Perciò enixe rogo l’E.V. di voler cortesemente comunicare a questa Commissione, con ogni libertà e franchezza, animadversiones, consilia, vota che la Tua pastorale esperienza e lo zelo delle anime potranno suggerirti circa gli argomenti da trattare nel Concilio. Tali materie potranno riferirsi sia a quaedam capita doctrinam (punti dottrinali), sia alla disciplina del clero e del laicato, sia alle molteplici attività che oggi si impongono alla Chiesa, sia ai problemi di maggior importanza che deve attualmente affrontare la Chiesa stessa, sia, denique, a tutti quegli altri punti, e argomenti, soggetti che V. E. crederà opportuno di esporre. V. E. potrà anche discreta quadam ratione, giovarsi del consiglio di persone ecclesiastiche sagge e prudenti. Ti assicuro che questa Commissione accoglierà veneranda cura et pleno obsequio tutte quelle animadversiones quam Tuae pastoralis sollicitudinis videantur maxime Ecclesiae et animorum bona profuturam Responsiones…

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4

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La commissione antepreparatoria e le proposte dei vescovi, delle università e delle congregazioni romane 5. Roma, 30 ottobre 1959. Nella foto, il card. Domenico Tardini, segretario di Stato e presidente della commissione antepreparatoria (a sinistra), assieme a mons. Pericle Felici (a destra), segretario di tale commissione, durante la prima conferenza stampa sul concilio, organizzata a Villa Nazareth. I giornalisti vengono così informati sullo stato dei lavori di preparazione. Viene annunciata anche la creazione di un ufficio stampa, per facilitare il rapporto con il mondo dei media e la diffusione delle notizie sulla futura assise (© Archivio Storico Luce).

Storia/Antepreparazione 1959-1960

6. Roma, 30 ottobre 1959. Giornalisti e religiosi assistono alla prima conferenza stampa sul concilio. È la prima nella storia della Chiesa (© Archivio Storico Luce).

ne fa un sintetico ma incisivo profilo: «Si è creata l’abitudine di dire: “il terribile cardinale Ottaviani”, “il rigore della sua dottrina”, lo si chiama capo dell’integralismo, ecc. Questa è una semplificazione estrema; mi sembra che il cardinale Ottaviani sia una personalità forte, che non si può ridurre agli schemi dell’integralista. D’altra parte, queste espressioni suppongono che si accetti una divisione nefasta, e molto mal fondata. Sembra che si creda che l’integralismo sia caratterizzato dalla maggior fermezza nella dottrina della fede, dal rifiuto delle concessioni umane

7. Il card. Alfredo Ottaviani (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna). Nel concistoro del 1953 fu creato cardinale e allo stesso tempo Pio xii lo nominò prosegretario del s. Uffizio, per poi diventarne segretario nel novembre 1959. Henri de Lubac nel suo diario

che impoveriscono, ecc. Ma questo è falso. In realtà bisognerebbe dire: “la povertà di questa dottrina”, il suo disconoscimento della grande tradizione. Mettere e moltiplicare delle barriere intorno a un vuoto: ecco come si potrebbe definire l’azione di certi teologi del Sant’Uffizio e assimilati» (Diario di Henri de Lubac, 14 ottobre 1962). 8. Fumetto spagnolo dedicato al card. Ottaviani (Archivio Fscire).

Le tappe del periodo antepreparatorio e l’iter dei vota dei vescovi. 25 gennaio 1959

Giovanni XXIII annuncia la celebrazione di un concilio ecumenico ai cardinali presenti alla chiusura della Settimana per l’Unità dei cristiani a S. Paolo fuori le Mura.

17 maggio 1959

Nominata la commissione antepreparatoria presieduta dal segretario di Stato Mons. Tardini.

26 maggio 1959

Prima riunione della commissione antepreparatoria.

Tra maggio e giugno

Quattro incontri della commissione.

Prima proposta del cardinal Tardini: sottoporre all’episcopato un questionario.

18 giugno 1959 1 settembre 5

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riscontro nel testo della lettera inviata: la sua intenzione era infatti quella di lasciare ai futuri padri la massima libertà di indicare i problemi che sentivano come urgenti, senza dettar loro una lista preconfezionata. I vota chiesti ai vescovi non furono l’unica forma di consultazione. Il 29 maggio erano state avviate quelle dei dicasteri della curia (tutti e dieci mandarono i propri proposita et monita) e il 18 luglio vennero interpellate le università cattoliche (gli studia et vota inviati raggiunsero l’82,2% degli interpellati). Secondo il canone 223 del Codice di diritto canonico, che indicava i membri di diritto del futuro concilio, vennero dunque interpellati più di 2.500 futuri padri. Le lettere dei vescovi residenziali e titolari e quelle degli abati cominciarono ad arrivare nei mesi successivi, ma molte di esse giunsero con molto ritardo rispetto alla scadenza prevista del 1° settembre, tanto che il 21 marzo 1960 la commissione tornò a sollecitare quanti non avevano risposto. Il mese prima Tardini aveva sollecitato invece le congregazioni romane. Tra il luglio 1959 e l’estate del 1960 a rispondere fu circa il 77% degli interpellati. Le lettere furono poi analizzate dalla segreteria, che condensò 9.438 proposte in un corposo Analyticus conspectus consiliorum et votorum quae ab episcopis et prelati data sunt. In due grossi volumi vennero trascritti con minuzia gli argomenti suggeriti, ripartiti in 18 rubriche, organizzate secondo l’indice del Codex iuris canonici. Quando poi Giovanni xxiii nominò le commissioni che avrebbero dovuto predisporre gli schemi da discutere in concilio, fu loro messo a disposizione tutto questo enorme materiale

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7 8

Tardini invia la lettera dettata dal papa: si interpellano tutti i vescovi affinché espongano liberamente le tematiche che vorrebbero trattare al concilio.

Data prevista per l’arrivo delle risposte da parte dei vescovi.

Invio a più di 2500 vescovi

Marzo 1960

Sollecito per le risposte non pervenute.

Il papa nomina

perché ne traessero ispirazione. Nei primi mesi del 1960 vennero redatti dalla segreteria della commissione antepreparatoria dei rapporti sintetici organizzati per aree geografiche o linguistiche (11 febbraio 1960) a cui seguì un ulteriore documento di sintesi assai più snello, una Sintesi finale sui consigli e suggerimenti degli ecc.mi vescovi e prelati di tutto il mondo per il futuro concilio ecumenico (12 marzo) di 18 cartelle organizzata per aree tematiche e che sarebbe poi servita a fornire

LE COMMISSIONI

La segreteria della commissione antepreparatoria analizza le risposte dei vescovi e le condensa in due grossi tomi

Dall’Analyticus conspectus si trae un documento di sintesi di qualche decina di cartelle. ANALYTICUS CONSPECTUS

che devono preparare GLI SCHEMI

Il documento di sintesi riprende la classificazione degli argomenti prevista dal questionario iniziale rifiutato dal papa.

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gli argomenti di discussione proposti alle varie commissioni preparatorie, le cosiddette Quaestiones commissionibus praeparatoriis positae. Fu alla fine questo il documento recepito come base di lavoro per le commissioni preparatorie. Entrambi questi documenti di sintesi non vennero inseriti nei volumi degli Acta et Documenta Concilio Oecumenico Vaticano ii Apparando nei quali nel 1960-1961 vennero pubblicate le fonti di questa fase del Vaticano ii. A un modo nuovo di coinvolgimento dei futuri padri (la consultazione universale libera) si rispose insomma secondo antiche procedure: le risposte vennero infatti organizzate assumendo criteri ideologicamente e storicamente ben definiti che trovavano espressione nei manuali di teologia o nell’ordinamento del Codice di diritto canonico. Al di là del mero dato quantitativo, che rimane sorprendente, i vota rappresentano un corpus alquanto eterogeneo e di difficile lettura. Alcuni studiosi ritengono che siano «prigionieri di una mentalità preconciliare», altri non tardano a vedervi «un autoritratto della chiesa cattolica alla vigilia del concilio»: perché in esse si trova di tutto. Ad esempio si spiega difficilmente il motivo di alcuni ritardi (il cardinale di Milano Montini rispose solo l’8 maggio 1960), mentre le risposte dell’episcopato latinoamericano non riflettono in realtà la vivacità con cui avrebbe poi partecipato all’assise conciliare. Se dunque la gestione romana di questo sterminato materiale contribuì in questa fase a normalizzare le proposte arrivate (anche quelle più innovative perdevano così la carica che le aveva animate) a posteriori si può dire che tale consultazione ebbe comunque il merito di avviare un processo di responsabilizzazione dell’episcopato fino ad allora inedito e che sarebbe stato poi evidente all’apertura del concilio.

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Bibliografia Acta et documenta Concilio Oecumenico Vaticano ii Apparando. Series I (Antepraeparatoria), 4 voll., Città del Vaticano 1960-1961; R. Morozzo della Rocca, I «voti» dei vescovi italiani per il Concilio, in Le deuxième concile du Vatican (1959-1965), Rome 1989, pp. 119-137; A. Melloni, Per un approccio storico-critico ai consilia et vota della fase ante preparatoria del Vaticano ii, in «Rivista di Storia e Letteratura Religiosa», 26 (1990), pp. 556-576; À la veille du Concile Vatican ii. Vota et réactions en Europe et dans le catholicisme oriental, édité par M. Lamberigts, Cl. Soetens, Leuven 1992; G. Alberigo, Passaggi cruciali della fase ante preparatoria (1959-1960), in Verso il concilio Vaticano ii (1960-1962), a cura di G. Alberigo e A. Melloni, Genova 1993, pp. 15-42 (ora anche in G. Alberigo, Transizione epocale. Studi sul Concilio Vaticano ii, Bologna 2009); É. Fouilloux, La fase ante-preparatoria (1959-1960). Il lento avvio dell’uscita dall’inerzia, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 1, Bologna 1995 (2012), pp. 71-176.

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-VU[L KLP KH[P! Acta et Documenta Concilio Oecumenico Vaticano II Apparando, Series I (Antepraeparatoria) Indices WW

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Storia Antepreparazione 1959-1960

8. Movimenti, riviste, libri

L’annuncio della convocazione di un nuovo concilio incentivò la riflessione di storici e teologi sulle tematiche che si riteneva dovessero entrare a far parte dell’ordine del giorno conciliare. Questo fenomeno interessò le numerose riviste che già da decenni lavoravano su questi temi e produsse anche una ricca messe di studi e monografie firmati dai più autorevoli e promettenti esperti del settore. 1. «Irenikon». La rivista del monastero benedettino di Chevetogne, fondato alla fine del 1925 da dom Lambert Beauduin. 2. «Istina». La rivista del Centre d’études oecuméniques fondato nel 1927 dai domenicani per promuovere l’incontro con il mondo slavo. 3. «Nouvelle Revue Théologique», fondata nel 1865 dall’abate JeanJoseph Loiseau e dagli anni Venti sotto la responsabilità dei teologi gesuiti belgi. 4. «Theologische Quartalschrift», fondata nel 1819 dai maggiori esponenti della Katholische Tübinger Schule, è l’organo ufficiale della Facoltà di Teologia cattolica dell’Università di Tubinga e la più antica rivista tedesca di teologia in circolazione. 5. «Theologische Zeitschrift», fondata nel 1945 da Karl Ludwig Schmidt, è la rivista trimestrale pubblicata dalla Facoltà di Teologia Evangelica dell’Università di Basilea. 6. «Theologie und Glaube», fondata nel 1908 come organo della Facoltà di Filosofia e Teologia della diocesi di Paderborn, è ancora sotto la responsabilità dei teologi della medesima Facoltà. 2

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Movimenti, riviste, libri

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Storia/Antepreparazione 1959-1960

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7. Y.M.-J. Congar, Chrétiens désunis. Principes d’un «oecuménisme» catholique, (Unam Sanctam, 1) Cerf, Paris 1937. 8. M.-D. Chenu, Une école de théologie. Le Saulchoir, Etiolles, Paris 1937. 9. H. de Lubac, Catholicisme. Les aspects sociaux du dogme, (Unam Sanctam, 3) Cerf, Paris 1938. 10. H. de Lubac, Corpus Mysticum. L’Eucharistie et l’Église au Moyen Âge. Étude historique, Aubier, Paris 1939. 11. H. Küng, Konzil und Wiedervereinigung. Erneuerung als Ruf in die Einheit, Herder, Wien-Freiburg-Basel 1960. 12. L. Jaeger, Das ökumenische Konzil, die Kirche und die Christenheit. Erbe und Auftrag, (Konfessionskundliche Schriften des J.A.-MöhlerInstituts, 4), Verlag Bonifacius, Paderborn 1960. 13. Le Concile et les conciles. Contribution a l’histoire de la vie conciliaire de l’église, Chevetogne – Cerf, Paris 1960.

14. Y.M.-J. Congar, Le tradition et les traditions, vol: i. Essai historique; vol. ii. Essai théologique, (Le Grandes Etudes Religieuses. Le Signe), Fayard, Paris 1960-1963. 15. K. Rahner, J. Ratzinger, Episkopat und Primat, (Quaestiones disputatae, 11), Herder, Freiburg-Basel-Wien 1961. 16. Conciliorum Oecomenicorum Decreta, edidit Centro di Documentazione, Istituto per le Scienze Religiose di Bologna, curantibus J. Alberigo, P.P. Joannou, C. Leonardi, P. Prodi, Herder, Friburgi 1962. 17. Y.M.-J. Congar, Aspects de l’œcuménisme, (Études religieuses, n.756), La Pensée Catholique-Office Général du Livre, Bruxelles-Paris 1962. 18. Y.M.-J. Congar, L’Épiscopat et l’Église universelle, (Unam Sanctam, 39), Cerf, Paris 1962. (Per tutte le immagini: Biblioteca G. Dossetti, Fscire).

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Storia Preparazione 1960-1962

9. La commissione preparatoria centrale e le commissioni preparatorie

Commissioni preparatorie

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Segretariato per la stampa e lo spettacolo

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Commissione centrale

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Commissione tecnico-organizzativa

2. Libretto con l’elenco dei membri delle commissioni preparatorie, a cura della segreteria della commissione preparatoria centrale, completo di indirizzario (Biblioteca G. Dossetti, Fscire). 1

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Per la disciplina del clero e del popolo cristiano

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Segretariato per l’unità dei cristiani

Teologica

periodo preparatorio, nel novembre 1960), organizzandosi al loro interno in sottocommissioni corrispondenti ai diversi argomenti assegnati. Il risultato del lavoro delle sottocommissioni veniva valutato nelle sessioni plenarie, durante le quali erano approvati i testi da inviare alla commissione preparatoria centrale. Fu questa fase a generare e impostare un’eredità di schemi e un’idea di concilio che avrebbero condizionato fortemente, se non altro nella fatica di distaccarsene, i successivi lavori dell’assemblea. La corrispondenza tra commissioni preparatorie e dicasteri curiali indusse inevitabilmente ciascuna commissione a produrre uno schema per ognuno dei temi più importanti trattati dal corrispondente dicastero, con l’intenzione di ottenere dal concilio una solenne ratifica dell’impostazione data a tali problemi negli anni precedenti secondo i paradigmi dell’intransigentismo dell’ultimo secolo. Si produsse in questo modo una settantina di schemi e documenti che pretendevano di normare ogni materia della quale nel corso degli anni si fosse occupata la curia romana. Tuttavia durante la preparazione maturarono anche idee diverse circa i compiti che il concilio avrebbe dovuto avere. Il

1. Lettera del segretario della commissione preparatoria centrale Pericle Felici al card. Julius Döpfner, arcivescovo di München e Freising, di convocazione alla sessione di lavoro della commissione (Archivio Fscire).

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per l’unità dei cristiani, organismo del tutto nuovo per origine, struttura e ambito. Il 9 luglio 1960 la segreteria della commissione antepreparatoria consegnò ai presidenti delle commissioni le Quaestiones commissionibus praeparatoris positae, con l’assegnazione dei temi da trattare. Alla commissione teologica, speculare alla congregazione del s. Uffizio e presieduta dal suo segretario (il prefetto di questo dicastero era il papa stesso), il card. Alfredo Ottaviani, furono assegnati cinque temi cruciali: le fonti della rivelazione (tema che implicava la questione dell’ispirazione dei testi biblici, il rapporto tra Sacra Scrittura e Tradizione, la esegesi storico-critica, la Chiesa (natura della Chiesa e l’autorità al suo interno, l’ecclesiologia dell’episcopato non discussa al concilio Vaticano i), i principi soprannaturali nel campo morale, il matrimonio, la dottrina sociale. Proprio per la sua connessione al s. Uffizio questa commissione rivendicava la competenza su ogni questione «dottrinale» che si fosse posta anche nelle altre commissioni, le quali a suo giudizio avrebbero dovuto occuparsi solo degli aspetti minori («pastorali» in un senso diverso da quello del papa) dei temi a loro assegnati. Le commissioni cominciarono a lavorare tra l’estate e l’autunno 1960 (prima dunque della formale inaugurazione del

Per le missioni

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Con il motu proprio Superno Dei nutu promulgato il 5 giugno 1960 Giovanni xxiii istituiva dieci commissioni preparatorie che avrebbero dovuto elaborare gli schemi da discutere in concilio: 1) teologica; 2) sui vescovi e il governo delle diocesi; 3) sulla disciplina del clero e del popolo cristiano; 4) sui religiosi; 5) sulla disciplina dei sacramenti; 6) sulla sacra liturgia; 7) sugli studi e i seminari; 8) sulle Chiese orientali; 9) sulle missioni; 10) sull’apostolato dei laici. Il decreto istituiva anche tre segretariati: uno per i rapporti con le altre Chiese e comunità cristiane, uno per la stampa e lo spettacolo e uno per le questioni economiche e tecniche. A coordinare il lavoro era prevista una commissione centrale preparatoria che avrebbe dovuto valutare gli schemi prodotti. In generale le commissioni facevano riferimento alle congregazioni di curia competenti per le rispettive materie e a ciascuna il 6 giugno venne assegnato come presidente il rispettivo cardinale prefetto: «la riproduzione dell’organigramma della curia è quasi perfetta», il che ne sanciva di fatto una sua vittoria, nonostante Giovanni xxiii avesse ribadito pubblicamente la volontà di evitare ogni confusione tra concilio e curia. Tra le eccezioni più rilevanti vi erano la commissione per l’apostolato dei laici, che non aveva ancora un dicastero di curia corrispondente, e il Segretariato

Segretariato per le questioni economiche e tecniche

Sottocommissioni

«nuovo» segretariato per l’unità dei cristiani, presieduto dal card. Augustin Bea, non corrispondendo a un organismo di curia, non venne ritenuto dalla commissione antepreparatoria abilitato a proporre propri schemi in concilio e non ebbe assegnata alcuna delle Quaestiones affidate alle altre commissioni. Lungi però dal ridursi al compito di organo deputato alle sole «pubbliche relazioni» con le altre confessioni cristiane, il segretariato preparò dei propri schemi su questioni cruciali – che in qualche caso erano le stesse di cui si stava occupando la commissione teologica – nella prospettiva di un dialogo con le altre confessioni cristiane e di un rinnovamento della Chiesa. Di fatto il segretariato e la commissione teologica divennero in questo modo portatori di due progetti di concilio assai divergenti: tale contrapposizione divenne evidente quando gli schemi furono discussi nella commissione centrale preparatoria. La prima riunione di questa commissione si svolse nel giugno 1961 e fu solo interlocutoria. Soltanto nella sessione del novembre successivo la commissione centrale iniziò a esaminare i primi schemi sottoposti alla sua approvazione. Il lavoro si fece poi progressivamente più intenso e frenetico, soprattutto

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La commissione preparatoria centrale e le commissioni preparatorie

Storia/Preparazione 1960-1962

3. Città del Vaticano, 23 gennaio 1962. Papa Giovanni xxiii, accompagnato alla sua sinistra da Pericle Felici, si reca a presenziare i lavori della commissione preparatoria centrale (Archivio Fscire – Fondazione Papa Giovanni xxiii, Bergamo). La prima riunione plenaria si era tenuta il 12 giugno 1961, con il compito di redigere il regolamento ed esaminare i numerosi temi proposti. In quello stesso giorno, papa Giovanni xxiii annotò sulla sua agenda: «Primo convegno della Commissione Centrale per il Concilio. La presiedetti io stesso con due discorsi al principio e alla fine. Salutai il felice inizio di questo balzo superiore per la preparazione del Concilio. Seguì la relazione del lavoro già ben compiuto dalle singole sezioni. Parlarono i presidenti Cardinali di ciascuna. Soddisfazione generale» (Agenda di Giovanni xxiii, 12 giugno 1961).

quando il 2 febbraio 1962, con il motu proprio Consilium il pontefice stabilì che il concilio sarebbe cominciato l’11 ottobre 1962. La seconda sessione plenaria della commissione si svolse tra il 7 e il 12 novembre 1961, e in essa si decise la costituzione di tre sottocommissioni: una per il Regolamento, onde redigere le norme procedurali del concilio; la seconda «per le materie miste» con il compito di coordinare i testi elaborati dalle commissioni in modo da evitare ripetizioni; la terza «per gli emendamenti» con il compito di correggere i testi secondo le indicazioni proposte dai membri della commissione centrale. Il lavoro di queste ultime due sottocommissioni era l’unico filtro fra preparazione e concilio; un filtro che nelle vivaci discussioni sugli schemi prodotti dalla commissione teologica mostrò che la passiva unanimità che le congregazioni si aspettavano non era scontata. Gli schemi elaborati dalle commissioni e sottoposti alla commissione centrale furono così 75 (riducibili a 60). Dopo il suo esame e quello delle sottocommissioni molti di essi furono soppressi, o perché aventi per oggetto temi che si decise di riservare alla S. Sede, o perché trattavano argomenti che si ritenne preferibile demandare alla commissione per la revisione del Codice di diritto canonico o perché vennero accorpati tra di loro, sicché alla fine gli schemi preparatori effettivamente deliberati per il concilio furono 22. Nel complesso organismo del concilio le commissioni rappresentavano sin dalla fase preparatoria l’elemento nevralgico a cui era demandata la scrittura dei documenti da discutere e approvare. La loro composizione costituiva perciò un fattore cruciale circa la direzione e l’esito che i lavori conciliari avrebbero avuto. Le commissioni erano formate da membri e da consultori. Nelle 12 commissioni (comprendenti anche la commissione centrale e quella del cerimoniale) vennero dunque nominati 846 componenti (di fatto 842, dal momento che quattro figuravano in due commissioni), di cui 466 membri e 380 consultori (al Vaticano i i consultori erano stati 96 per cinque commissioni). Secondo le prescrizioni di Felici i membri sarebbero dovuti essere gli unici ad avere il diritto di voto e di parola; i consultori, invece, non votavano e potevano intervenire solo se invitati a farlo. Tuttavia, questa distinzione formale non trovò seguito nel lavoro quotidiano delle commissioni. Nel periodo preparatorio le nomine di membri e consultori vennero controllate di fatto dalle rispettive congregazioni curiali di riferimento (a eccezione di un caso, non venne nominato nessun laico, nemmeno nella commissione deputata a

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4. Città del Vaticano, 23 gennaio 1962. Si chiudono i lavori della terza sessione della commissione centrale. Nella foto, Giovanni xxiii nel momento in cui legge ai presenti l’allocuzione: «Venerabili fratelli e diletti figli, per la terza volta nel giro di otto mesi siete convenuti a Roma da tutti i punti della terra per proseguire il lavoro grave e impegnativo di preparazione al Concilio. Davanti ai vostri occhi – ma che diciamo mai? – nel vostro cuore e nella vostra mente sta raccolto il magnifico contributo di preparazione, offerto da tutto l’episcopato d’Oriente e d’Occidente, dalla nostra Curia Romana, dalle Università, e da una accolta di uomini eccellenti del clero e del laicato di ogni provenienza: tutti intesi, con perfetta intonazione spirituale, a preparare il grande avvenimento» (Archivio Fscire – Fondazione Papa Giovanni xxiii, Bergamo).

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La commissione preparatoria centrale tenne

complessivamente sette sessioni di lavoro

1) 12-19 giugno 1961: Discussione sul Regolamento del concilio, sulla base di un questionario inviato preventivamente ai membri dal segretario mons. Pericle Felici: chi ammettere al concilio, a chi attribuire diritto di voto, quali criteri seguire nella scelta dei periti, quali norme adottare per le votazioni, quale lingua utilizzare e come rendere eventualmente più agevole ai padri seguire le discussioni in latino, quale modalità scegliere per la registrazione dei dibattiti. 2) 7-17 novembre 1961: Discussione sulla presenza di «osservatori» non cattolici inviati dalle altre confessioni cristiane. Inizio dell’esame dei primi documenti presentati dalle sottocommissioni. In particolare si discusse: la formula di professione di fede preparata dalla commissione teologica, che i padri conciliari avrebbero dovuto pronunciare insieme all’inizio del concilio; lo schema sulle «fonti della Rivelazione»; alcuni schemi «pastorali», quali quelli sul clero, sui parroci, sulle parrocchie. 3) 15-23 gennaio 1962: Discussione degli schemi sull’ordine morale e sul deposito della fede preparati dalla commissione teologica; discussione di alcuni schemi preparati dalla commissione per i sacramenti (sui sacramenti della confermazione, della penitenza e dell’ordine) e dalla commissione per le Chiese orientali (sui riti liturgici, sui patriarchi orientali, sull’uso delle lingue locali e sui sacramenti).

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4) 20-27 febbraio 1962: Discussione degli schemi elaborati dalla commissione sui vescovi (sulla divisione delle diocesi, sulle conferenze episcopali, sui rapporti tra i vescovi e le congregazioni della curia romana, sui rapporti dei vescovi con i parroci), dalla commissione per il clero (sulla cura delle anime, sui precetti ecclesiastici), dalla commissione per le Chiese orientali (sui precetti ecclesiastici, poi rimandato alla riforma del Codex), dalla commissione per i religiosi (sulla vita religiosa, sulle congregazioni religiose, sugli istituti secolari), dalla commissione per gli studi e i seminari (schemi sulle vocazioni, sui programmi di studio, sulle università ecclesiastiche). 5) 26 marzo-3 aprile 1962: Discussione dello schema preparato dalla commissione per la liturgia, che affrontava in diverse parti i principi generali del rinnovamento liturgico (il mistero eucaristico, gli altri sacramenti e i sacramentali, le riforme riguardanti l’ufficio divino, l’anno liturgico, gli arredi sacri, la musica e l’arte sacra). Ogni capitolo era accompagnato da alcune declarationes che affrontavano e spiegavano più in dettaglio alcuni temi specifici, sulle quali si discusse a lungo circa la loro pertinenza o meno al testo conciliare. Discussione degli schemi della commissione per le missioni (sul governo delle missioni, sul clero missionario, sui religiosi, sui sacramenti e la liturgia nei paesi di missione, sulla disciplina del popolo, sugli studi nei seminari, sulla cooperazione in favore delle missioni) e del segretariato per i mezzi di comunicazione sociale. 6) 3-12 maggio 1962: discussione di uno schema preparato dalla commissione per i vescovi (sui vescovi coadiutori, gli ausiliari e il limite di

età per il ministero, sulla cura delle anime dovuta dai vescovi, sulla cura pastorale nelle regioni dominate dal comunismo), degli schemi della commissione per il clero (sul comunismo, sul catechismo, sulla censura e l’approvazione dei libri, sulle procedure giudiziali e punitive), della commissione teologica (schema sul matrimonio e l’etica matrimoniale e schema sulla Chiesa), della commissione sui religiosi (sul rinnovamento della vita religiosa), della commissione sui sacramenti (vari testi sugli aspetti giuridici del matrimonio: gli impedimenti, il consenso, i matrimoni misti, la forma di celebrazione, i processi…), della commissione per le Chiese orientali (schemi sulle facoltà episcopali, sul catechismo, sul calendario, sull’ufficio divino). 7) 12-20 giugno 1962: Discussione di alcuni schemi preparati dalla commissione per gli studi e i seminari (sulla formazione dei seminaristi, sulle scuole cattoliche, sull’obbedienza dovuta al magistero ecclesiastico negli studi di cose sacre), dalla commissione teologica (vari capitoli dello schema sulla Chiesa, in particolare sul magistero e sull’autorità all’interno della Chiesa), vari schemi minori delle commissioni sui vescovi, sul clero, sui religiosi, sui sacramenti e il popolo cristiano. Discussione dello schema sull’apostolato dei laici preparato dall’omonima commissione. Discussione dei tre schemi sul tema dell’ecumenismo preparati rispettivamente dalla commissione per le Chiese orientali, dal segretariato per l’unità dei cristiani e dalla commissione teologica (come ultimo capitolo dello schema sulla Chiesa). Discussione dello schema sulla libertà religiosa preparato dal segretariato per l’unità dei cristiani e del corrispondente (ma di segno opposto) capitolo sulla tolleranza nello schema sulla Chiesa elaborato dalla commissione teologica.

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La commissione preparatoria centrale e le commissioni preparatorie

Storia/Preparazione 1960-1962

Nelle seguenti tabelle sono esposti i dati relativi alla composizione delle commissioni preparatorie, così come risultano dagli elenchi pubblicati di volta in volta dagli organi di segreteria, con le necessarie integrazioni desunte da altre fonti. Per ciascuna commissione si sono indicati il presidente, il segretario e i membri. Per le commissioni preparatorie oltre ai membri sono stati riportati anche i consultori. Membri e consultori sono stati elencati secondo l’ordine della segreteria generale, che seguiva generalmente un criterio di rango ecclesiastico. Per ciascun nome si è riportato la sede episcopale o il ruolo ricoperto in curia o l’incarico prevalente. Inoltre si è indicata la nazionalità, con riferimento in genere alla sede del ministero o altrimenti alla nazionalità di nascita. Per ogni commissione si sono indicati gli schemi che le erano affidati all’inizio del lavoro, secondo quanto previsto dalla segreteria preparatoria nel documento Quaestiones commissionibus praeparatoriis Concilii Oecumenicis Vaticani ii positae, di cui in nota si riportano anche le indicazioni

discutere sull’apostolato dei laici). Non tutto è chiaro circa i criteri utilizzati, ma a uno sguardo complessivo si percepisce come si siano cercati, almeno formalmente, esperti riconosciuti nei vari ambiti tematici che ogni commissione avrebbe dovuto affrontare, con un orizzonte esplicitamente internazionale. Alcune di esse tennero conto anche dell’esigenza di rappresentare diverse tendenze e opinioni. Bisogna tuttavia considerare che per molte commissioni l’effettivo lavoro di scrittura dei testi fu condotto da un numero ristretto di collaboratori, appartenenti alla cerchia delle università romane e delle congregazioni di curia, mentre gli altri membri e consultori vennero convocati solo per discutere e approvare il lavoro già svolto, tanto che Felici stesso si riferì a loro con l’appellativo di membra honoraria. Le commissioni erano fortemente eurocentriche: circa l’80% dei componenti era infatti europeo e gli italiani rappresentavano il 25%, ma la percentuale saliva al 37,71% se si consideravano residenti a Roma e nella Città del Vaticano (il 26,36% apparteneva alla curia). Un altro elemento che venne interpretato a seconda delle commissioni in modo più o meno rigido fu il segreto sui lavori, a cui erano impegnati i partecipanti ai lavori delle commissioni. Fu Congar che ancora una volta sulle pagine del suo diario colse in modo lucido «le implicazioni politiche» di quel sub secreto: «I membri della commissione che lavoreranno riuniti a Roma, possono, al momento, almeno, parlarsi. Di modo che si intuisce un mondo non-romano disperso, atomizzato, sottoposto al segreto, ed un organo romano, raggruppato, libero di esprimersi».

Bibliografia V. Carbone, Il Cardinale Domenico Tardini e la preparazione del Concilio Vaticano ii, in «Rivista di Storia della Chiesa in Italia», 45 (1991), pp. 42-88; A. Indelicato, Formazione e composizione delle commissioni preparatorie, in Verso il Concilio (1960-1962). Passaggi e problemi della preparazione conciliare, a cura di G. Alberigo, A. Melloni, Genova 1993, pp. 43-66; R. Burigana, M. Paiano, G. Turbanti, M. Velati, La messa a punto dei testi: Le commissioni nella fase preparatoria del Vaticano ii, in É. Fouilloux (édité par), Vatican ii commence… Approches Francophones, Leuven 1993, pp. 28-53; J.K. Komonchak, La lotta per il concilio durante la preparazione, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 1, Bologna 1995 (2012), pp. 177-380.

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Commissione preparatoria centrale

card. José Humberto Quintero card. Luis Concha Córdoba card. Alfredo Ottaviani card. Alberto Di Jorio

Presidente

Giovanni XXIII

Segreteria

Segretario generale: mons. Pericle Felici Segretari aggiunti: Achille Lupi, Vincenzo Carbone, Fausto Vallainc, Nello Venturini, Emilio Governatori, Marcello Venturi, Nazareno Cinti, Antonio Pino

Membri card. Eugène Tisserant card. Clemente Micara card. Giuseppe Pizzardo card. Benedetto Aloisi Masella card. Gaetano Cicognani card. Giuseppe Ferretto card. Manuel Gonçalves Cerejeira card. Achille Liénart card. Ignace Gabriel i Tappouni card. Santiago Luis Copello card. Grégoire-Pierre xv Agagianian card. James Charles McGuigan card. Norman Thomas Gilroy card. Francis Joseph Spellman card. Teodósio Clemente de Gouvêia card. Jaime de Barros Câmara card. Enrique Pla y Deniel card. Manuel Arteaga y Betancourt card. Josef Frings card. Ernesto Ruffini card. Antonio Caggiano card. Thomas Tien Kenh-hsin card. Valerio Valeri card. Pietro Ciriaci card. Carlos Maria de la Torre card. Giuseppe Siri card. John Francis D’Alton card. James Francis McIntyre card. Stefan Wyszy ski card. Fernando Quiroga y Palacios card. Paul-Émile Léger card. Valerian Gracias card. Giovanni Battista Montini card. Fernando Cento card. Amleto Giovanni Cicognani card. José Garibi y Rivera card. Antonio Maria Barbieri card. William Godfrey card. Carlo Confalonieri card. Paul-Marie Richaud card. Franz König card. Julius Döpfner card. Paolo Marella card. Gustavo Testa card. Aloisius Joseph Muench card. Albert Gregory Meyer card. Luigi Traglia card. Peter Tatsuo Doi card. Bernard Jan Alfrink card. Rufino Jiao Santos card. Laurean Rugambwa

decano del sacro collegio; pref. congr. cerimoniale; pres. della pont. comm. prep. cerimoniale vicario generale per la diocesi di Roma pref. congr. dei seminari e delle università; pres. comm. prep. degli studi e dei seminari pref. congr. della disciplina dei sacramenti; pres. della comm. prep. dei sacramenti pref. congr. dei riti; pres. della comm. prep. liturgica Sabina e Poggio Mirteto patriarca di Lisbona

dettagliate per ogni schema. Inoltre si indicano gli schemi effettivamente preparati, quelli presentati all’esame della commissione centrale, e infine gli schemi che dopo l’esame della commissione centrale e la rielaborazione interna furono effettivamente presentati al concilio negli appositi volumi predisposti dalla segreteria. In tutte le tabelle i nomi sono preceduti dall’onorificenza, che in genere distingue i cardinali, dai vescovi, dai religiosi, dai laici. Si sono rispettate le indicazioni della Segreteria, mantenendo l’onorificenza del momento a cui la tabella si riferisce. Nel caso di più ministeri o incarichi di curia si è indicato quello più rilevante. Tutte le volte che è stato possibile si sono ricondotti i nomi di battesimo –­­ in italiano nei documenti della Segreteria – alle rispettive lingue moderne. Altrettanto si è fatto per i nomi di curia delle diocesi. Per i vescovi titolari si sono indicati quando possibile l’incarico di curia o la diocesi in cui erano ausiliari o delegati apostolici.

FR IT IT IT IT IT PT

Lille patriarca di Antiochia dei Siri cancelliere apostolico patriarca apostolico di Cilicia degli Armeni; pref. congr. De propaganda fide Toronto Sydney New York Lourenço Marques

FR LB IT IT

São Paulo Toledo San Cristobal de la Habana

BR ES CU

CA AU USA MZ

Köln Palermo Buenos Aires Peking (impedito) amm. ap. Taipei pref. congr. dei religiosi pref. congr. del concilio Quito Genova Armagh Los Angeles Gnieznó e Warsawa Santiago de Compostela

BRD IT AR TW IT IT EC IT IE USA PL ES

Montréal Bombay Milano pres. comm. prep. per l’apostolato dei laici segr. di Stato; pres. comm. prep. delle Chiese orientali

CA IN IT IT IT

Guadalajara Montevideo Westminster segr. congr. concistoriale Bordeaux Wien München e Freising pref. congr. della Fabbrica di San Pietro; pres. comm. prep. dei vescovi pro-pres. comm. cardinalizia per l’amministrazione dei beni della S. Sede Fargo Chicago pro-vicario per la diocesi di Roma Tokyo Utrecht Manila Bukoba

MX UY UK IT FR AT BRD IT

card. Francesco Roberti card. André-Damien-Ferdinand Jullien card. Arcadio Larraona card. William Theodore Heard card. Augustin Bea S.B. mons. Stephanos I Sidarouss S.B. mons. Maximos IV Saïgh S.B. mons. Pierre-Paul Meouchi S.B. mons. Alberto Gori S.B. mons. Paolo II Cheiko S.E. mons. Acacio Chacón Guerra S.E. mons. Josip Antun Uj i S.E. mons. Patrik Finbar Ryan S.E. mons. Luis Chávez y González S.E. mons. Alfredo Silva Santiago S.E. mons. Juan José Mena Porta S.E. mons. Abel Isidoro Antezana y Rojas S.E. mons. Donald Campbell S.E. mons. Octavio Antonio Beras S.E. mons. Thomas Benjamin Cooray S.E. mons. Peter McKeefry S.E. mons. Marcel Lefebvre S.E. mons. Karl Joseph Alter S.E. mons. Lawrence Leo Graner S.E. mons. Denis Eugene Hurley S.E. mons. Juan Landázuri Ricketts S.E. mons. Paul-Marie Maurice Perrin S.E. mons. Franjo Šeper S.E. mons. Victor Bazin S.E. mons. François-Marie Poirier S.E. mons. Michel-Jules Bernard S.E. mons. Paul Bernier S.E. mons. Martin John O’Connor

Caracas Bogotà segr. congr. del s. Uffizio; pres. comm. prep. teologica pro-presidente comm. cardinalizia per la Città del Vaticano; pres. dello IOR; pres. del segretariato amministrativo del concilio pref. del tribunale della Segnatura apostolica tit. di Corone

VE CO IT IT

penitenziere maggiore card. diacono e presbitero di San Teodoro pres. del segretariato per l’Unità dei cristiani patriarca di Alessandria dei Copti – Il Cairo

IT IT IT EG

patriarca di Antiochia dei Melchiti – Damasco patriarca di Antiochia dei Maroniti patriarca di Gerusalemme dei Latini patriarca di Babilonia dei Caldei Mérida Belgrado Port of Spain San Salvador

SY LB IL IQ VE YU TT SV

Concepción Asunción La Paz

CL PY BO

Glasgow coad. Santo Domingo

UK DO

Ceylon

IN

Wellington Dakar Cincinnati Dacca Durban Lima Carthage

NZ SN USA PK ZA PE TN

Zagreb Rangoon Port-au-Prince (esiliato) Brazzaville Gaspé pres. della pont. commissione per la cinematografia, la radio e la televisione; pres. del segretariato prep. della stampa e dello spettacolo S.E. mons. Bernard Yago Abidjan S.E. mons. Jérôme Rakotomalala Tananarive S.E. mons. Pierre Martin NgôHué dinh-Thûc S.E. mons. Albert Soegijapranata sj Semarang S.E. mons. Alphonse Verwimp tit. di Gibba S.E. mons. Angelo Giuseppe amm. ap. di Lugano Jelmini S.E. mons. Johannes Theodor Köbenhavn Suhr S.E. mons. Leo Isidore vic. ap. Rabaul Scharmach S.E. mons. Thomas Quinlan vic. ap. Chunchon S.E. mons. Alfred Bengsch Berlino p. Benno Walter Gut abate primate dei benedettini confederati p. Michael Browne maestro generale dell’ordine dei Predicatori p. Augustin Sépinski ministro generale dei frati Minori p. Jean-Baptiste Janssens preposito generale della Compagnia di Gesù

IT

Consiglieri

USA USA IT JP NL PH TZ

S.E. mons. José Da Costa Nuñes S.E. mons. Gabriel Acasius Coussa S.E. mons. Pietro Parente S.E. mons. Francesco Carpino S.E. mons. Pietro Sigismondi S.E. mons. Antonio Samorè

IT IT

YU MM HT CG CA IT CI MG VN ID IT CH DK PG

S.E. mons. Dino Staffa S.E. mons. Primo Principi S.E. mons. Angelo Dell’Acqua S.E. mons. Cesare Zerba S.E. mons. Pietro Palazzini p. Paul-Pierre Philippe op. S.E. mons. Enrico Dante S.E. mons. Vittorio Bartoccetti S.E. mons. Francis John Brennan S.E. mons. Pietro Sfair mons. Giuseppe Rossi mons. Francesco Tinello S.E. mons. Silvio Romani mons. Ernesto Camagni S.E. mons. Pio Paschini mons. Arthur Wynen mons. Alberto Canestri mons. Martino Giusti mons. Alfredo Maria Cavagna p. Joaquin Anselmo Albareda osb p. Pietro Salmon osb p. Réginald Garrigou-Lagrange op p. Alberto Vaccari sj

segr. della congr. dei seminari e delle università segr. della congr. della Fabbrica di San Pietro sostituto della segreteria di Stato segr. della congr. dei sacramenti segr. della congr. del concilio segr. della congr. dei religiosi segr. delle congr. dei riti segr. del supremo tribunale della segnatura ap. decano del tribunale della s. romana rota

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tit. di Nisibi reggente della penitenzieria ap. reggente della cancelleria ap. sotto-datario cancelliere dei brevi apostolici rettore onorario dell’Università Lateranense uditore emerito del tribunale della s. romana rota uditore emerito del tribunale della s. romana rota prefetto dell’Archivio Segreto Vaticano confessore di Giovanni XXIII prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana

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abate di S. Girolamo «de Urbe» professore nel pontificio ateneo Angelicum

IT FR

vice-rettore del Pontificio Istituto Biblico

IT

Sottocommissioni Sottocommissione per il regolamento

Presidente: card. Francesco Roberti Membri: cardd. Jaime De Barros Câmara, André Jullien, Arcadio Larraona, William Theodore Heard Segretario: mons. Vincenzo Carbone

Sottocommissione per le materie miste

Presidente: card. Eugène Tisserant Membri: cardd. Giuseppe Ferretto, Achille Liénart, Ignace Gabriel i Tappouni, Aloisius Joseph Muench Segretario: mons. Lauro Governatori

Sottocommissione per gli emendamenti

Presidente: card. Carlo Confalonieri Membri: cardd. Clemente Micara, Santiago Louis Copello, Giuseppe Siri, PaulÉmile Léger Segretario: mons. Vincenzo Fagiolo

Commissione tecnico-organizzativa

Presidente: card. Gustavo Testa Membri: cardd. Francis Spellman, Fernando Quiroga y Palacios, Giovanni Battista Montini, Paul-Marie Richaud, Julius Döpfner, Paolo Marella, Luigi Traglia, Alberto Di Jorio; Segretario: S.E. mons. Pericle Felici Sottosegretari: mons. Sergio Guerri, mons. Agostino Casaroli, mons. Igino Cardinale

KR DE IT IT IT IT

vice camerlengo pro-segretario della congr. per la Chiesa orientale

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assessore della congr. del s. Uffizio assessore della congr. concistoriale segr. della congr. De propaganda fide segr. della congr. per gli affari ecclesiastici straordinari

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La commissione preparatoria centrale e le commissioni preparatorie

Commissione teologica

p. Ermenegildo Lio ofm p. Lorenzo Di Fonzo ofm conv p. Dominic Unger ofm cap p. Bartolomé Xiberta oc p. Filippo della SS. Trinità ocd p. Franz Dander sj p. Henri-Marie de Lubac sj

Sede: palazzo santa Marta

Presidente

card. Alfredo Ottaviani, segretario della congregazione del s. Uffizio

Segretario

p. Sebastian Tromp sj, docente della pont. Univ. Gregoriana

Membri S.E. mons. Alfredo Vicente Scherer S.E. mons. Maurice Roy S.E. mons. Marcel-Marie Dubois S.E. mons. Maxim Hermaniuk S.E. mons. Giovanni Battista Peruzzo S.E. mons. John Joseph Wright S.E. mons. Joseph Schröffer S.E. mons. James Griffiths S.E. mons. Franjo Franić S.E. mons. Lionel Audet S.E. mons. Platon Kornyljak mons. Antonio Piolanti mons. Pietro Pavan mons. Michael Schmaus mons. Lucien Cerfaux mons. Joseph Fenton mons. Gérard Philips mons. Agostino Ferrari Toniolo mons. Salvatore Garofalo rev. Colombo Carlo rev. Charles Journet rev. Albert Michel p. Luigi Ciappi op p. Rosaire Gagnebet op p. Louis-Bertrand Gillon op p. Santiago Ramirez op p. Karl Bali ofm p. Damian Van den Eynde ofm p. Agostino Trapé osa p. Edouard Dhanis sj p. Franz Hürth sj

Pôrto Alegre Québec Besançon Winnipeg dei Ruteni Agrigento

BR CA FR CA IT

Pittsburgh Eichstätt aus. New York amm. ap. Spalato aus. Québec esarca ap. per i fedeli ucraini e ruteni di rito bizantino residenti in Germania rettore della pont. Università Lateranense vice pres. del comitato permanente per le settimane sociali dei cattolici d’Italia; docente di economia sociale alla pont. Università Lateranense pont. accademia teologica romana, docente di teologia dogmatica all’Università di München prof. emerito di s. scrittura all’Università di Louvain pont. accademia romana, Catholic University of America prof. Università Cattolica di Louvain prof. di diritto del lavoro comparato alla pont. Univ. Lateranese; segr. del comitato permanente delle settimane sociali dei cattolici rettore del pont. ateneo urbaniano prof. seminario maggiore di Milano prof. seminario maggiore di Fribourg direttore dei volumi di aggiornamento del Dictionnaire de theologie catholique (DThC) maestro del Sacro Palazzo Apostolico prof. al pont. Ateneo «Angelicum» prof. al pont. Ateneo «Angelicum» prof. all’Università di Salamanca pont. acc. teologica romana. prof. di mariologia al pont. ateneo antoniano rettore del pont. Ateneo antoniano prof. al collegio s. Monica, curia generalizia prefetto degli studi nella pont. Università Gregoriana prof. alla pont. Università Gregoriana

USA BRD USA YU CA BRD IT IT BRD BE USA BE IT IT IT CH FR IT IT IT ES IT IT IT IT IT

Consultori mons. Johan Brinktrine mons. George Joussard mons. Artur Janssen mons. Ugo Lattanzi mons. André Bride mons. Heribert Schauf rev. Ignaz Backes rev. Philippe Delhaye rev. René Lurentin p. Leo Ambrose Ondrak osb p. Anastasio del S. Rosario ocd (Alberto Ballestrero) p. Yves Congar op p. Michel Labourdette op p. Raimond Sigmond op p. Umberto Betti ofm p. Alexander Kerrigan ofm p. Carlos José Boaventura Kloppenburg ofm

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Storia/Preparazione 1960-1962

accademia teologica di Paderborn decano della facoltà teologica dell’istituto cattolico di Lyon Università Cattolica di Leuven pont. Università Lateranense decano della facoltà di diritto canonico all’istituto cattolico di Lyon prof. di teologia al collegio germanico prof. teologia dogmatica all’università di Trier prof. Università Cattolica di Lille prof. dogmatica istituto cattolico di Angers abate di s. Procopius Abbey preposito generale dei carmelitani scalzi

BRD FR

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Università di Strasbourg «Maison d’études» dei domenicani rettore del pont. Ateneo Angelicum pont. Ateneo antoniano pont. Ateneo antoniano «Rivista Ecclesiastica Brasileira»

FR FR IT IT IT BR

BE IT FR

p. Gustav Gundlach sj p. Joaquin Salaverri sj p. Ernst Vogt sj p. Jan Witte sj p. Bernard Häring c.ss.r p. Joseph Lècuyer c.s.sp p. Marcel Bélanger omi p. Emmanuel Doronzo omi p. Garces Narciso Garcia cfm p. Domenico Bertetto sdb p. Giorgio Castellino sdb p. Amedeo Rossi cm

pont. ateneo antoniano preside della pont. facoltà teologica san Bonaventura «capuchin college», Washington collegio s. Alberto preside della facoltà teologica dei carmelitani scalzi facoltà teologica di Innsbruck prof. di teologia fondamentale all’Univ. Cattolica di Lyon pont. Università Gregoriana pont. Università di Camillas rettore del pont. Istituto Biblico pont. Università Gregoriana prof. di teologia morale all’Alfonsiano prof. al seminario francese vice-rettore dell’università cattolica di Ottawa prof. di teologia dogmatica alla Catholic University of America presidente della società mariologica spagnola della pont. accademia teologica romana; prof. di teologia dogmatica al pont. Ateneo salesiano prof. di s. scrittura nel pont. Ateneo salesiano padre spirituale del collegio Alberoni di Piacenza

IT IT USA IT IT AT FR IT ES IT IT IT IT CA USA ES IT IT IT

Temi affidati1 1. De fontibus revelationis2 2. De ecclesia catholica3 3. De ordine supernaturali praesertim in re morali4 4. De matrimonio5 5. De doctrina sociali6 Schemi redatti7 1. Formula nova professionis fidei 2. De fontibus revelationis 3. De ordine morali 4. De deposito fidei pure custodiendo 5. De castitate, virginitate, matrimonio, familia 6. De ecclesia 7. De beata Maria Virgine Matre Dei et matre hominum Appendix 1. De communitate gentium 2. De ordine sociali Schemi presentati al concilio8 1. Schema Constitutionis dogmaticae de fontibus Revelationis 2. Schema Constitutionis dogmaticae de deposito Fidei pure custodendo 3. Schema Constitutionis dogmaticae de ordine morali cristiano 4. Schema Constitutionis dogmaticae de castitate, matrimonio, familia, virginitate 5. Schema Constitutionis dogmaticae de Ecclesia 6. Schema Constitutionis dogmaticae de Maria Virgine, Matre Dei et matre hominum 7. Schema Constitutionis doctrinalis de ordine sociali 8. Schema Constitutionis doctrinalis de communitate gentium

1 Quaestiones commissionibus praeparatoriis Concilii Oecumenicis Vaticani II positae, in: AD-P 2,1 pp. 408-409. 2 «Iuxta ea, quae a Summis Pontificibus recentius edita sunt, exponatur doctrina catholica de Sacra Scriptura (i.e. de sacrorum librorum historicitate; de obsequio, quo Exegetae erga Traditionem sacram et Magisterium ecclesiasticum tenentur): novi de hac re errores damentur: simulque congruentes edantur normae, quibus Exegetae in Sacris Litteris iuxta sensum Ecclesiae intepretandi ducantur», p. 408. 3 «Constitutio de Ecclesia Catholica, a Concilio Vaticano I edita, compleatur et perficiatur, praesertim quoad: 1) Corpus Christus mysticum; 2) Episcopatum; 3) Laicatum», ibid. 4 «Doctrina catholica integre exponatur, praecipuis erroribus odierni reprobatis, nempe naturalismo, materialismo, communismo, laicismo», ibid. 5 «Novissimis Summorum Pontificum documentis attentis, doctrina catholica de matrimonio enucleetur atque pervagantes naturalismi errores reprobentur», ibid. p. 409. 6 «Doctrinae catholicae de re sociali concinna expositio edatur», ibid. 7 AD-P 3,1, pp. 11-275. 8 I primi quattro in: Schemata constitutionum et decretorum, de quibus disceptabitur in Concilii sessionibus, Series prima, Città del Vaticano, Typis polygl. Vaticanis, 1962, pp. 7-154; il quinto e il sesto in: Schemata constitutionum et decretorum …, cit. Serie secunda, pp. 7-122; gli ultimi due in: Schemata constitutionum et decretorum, ex quibus argumenta in Concilio disceptanda seligentur, Series tertia, 1962, pp. 5-66.

CommissioNE SUI VESCOVI E IL GOVERNO DELLE DIOCESI

p. Francesco Milini p. Karol Szrant p. Michiels Gommar

Presidente

card. Paolo Marella, prefetto della congr. della fabbrica di San Pietro

p. Tito di san Paolo della Croce

Segretario

p. Werenfried Van Straaten

S.E. mons. Giuseppe Gawlina, tit. Madito

IT IT BE IT BE

Temi affidati 1. De dioceseon partitione2 2. De episcoporum potestate3 3. Praecipuae de animarum cura quaestiones4 4. De emigrantibus5 1

Membri S.E. mons. Emile Maurice Guerry S.E. mons. Philippe Nabaa S.E. mons. Ermenegildo Florit S.E. mons. Casimiro Morcillo Gonzalez S.E. mons. Jean-Marie Villot S.E. mons. John Joseph Krol S.E. mons. Alberto Castelli S.E. mons. Pierre Marie Joseph Veuillot S.E. mons. Michael John Browne S.E. mons. Georges Léon Pelletier S.E. mons. Léon-Joseph Suenens S.E. mons. Vicente Enrique y Taracón S.E. mons. Antoine Pierrre Khoreiche S.E. mons. Giuseppe Piazzi S.E. mons. Matthias Wehr S.E. mons. Joseph Gargitter S.E. mons. Jean-Édouard-Lucien Rupp S.E. mons. Raul Francisco Primatesta S.E. mons. Luigi Maria Carli S.E. mons. George Patrick Dwyer mons. Giuseppe Pasquazi rev. Fernand Boulard p. Felice Cappello sj

vic. gen. della Pia società dei missionari di s. Carlo per gli emigranti italiani consultore gen. dei redentoristi dei frati minori cappuccini, prof. consociato della cont. Univ. Lateranense dei passionisti, consultore della congregazione concistoriale dei premostratensi, abbazia di Tongerlo (Antwerp)

Cambrai, segr. dell’assemblea dei cardinali e arcivescovi di FR Beirut e Jbeil per i melchiti coad. Firenze Zaragoza

FR LB IT ES

coad. Lyon Philadelphia segr. generale della CEI coad. Parigi

FR USA IT FR

Galway e Kilmacduagh

IE

Trois-Rivières

CA

tit. Isinda Solsona

BE ES

Saida dei Maroniti

LB

Bergamo Trier Brixen, amm. ap. sede plena Trento aus. Parigi

IT BRD IT FR

San Rafael

AR

Segni Leeds uditore s. romana rota, consultore congr. concistoriale canonico Parigi consultore congr. concistoriale, prof. di diritto canonico alla pont. Univ. Gregoriana

IT UK IT FR IT

Città del Messico

MX

Salerno coadiutore c.s. Melbourne

IT AU

Dubuque Ottawa aus. São Sebastião do Rio de Janeiro tit. Bosana Mostar aus. Buffalo Scranton

USA CA BR USA YU Usa USA

aus. Barcellona Cúcuta Londrina

ES CO BR

aus. Sydney

AU

Ivrea segretariato dell’episcopato francese segr. esecutivo del segretariato generale dell’Apostolatus Maris abate generale dei vallombrosani superiore gen. degli agostiniani dell’assunzione procuratore generale dei frati minori conventuali procuratore gen. dei recolletti di s. Agostino assistente d’Italia della compagnia di Gesù

IT FR BE

Schemi redatti6 1. De dioeceseon partitione 2. De episcoporum coetu seu Conferentia 3. De rationibus inter episcopos et SS. Curiae Romanae Congregationes 4. De rationibus inter episcopos et parochos 5. De episcoporum coadiutoribus et auxiliaribus deque episcoporum cessatione a munere pastorali 6. Praecipuae de animarum cura quaestiones 7. De rationibus inter episcopos et religiosos praesertim quoad apostolatus opera exercenda Schemi pubblicati7 – Schema Decreti de episcopis ac de dioeceseon regimine – Schema Decreti de cura animarum

Consultori S.E. mons. Miguel Dario Miranda y Gómez S.E. mons. Demetrio Moscato S.E. mons. Justin Daniel Simonds S.E. mons. Leo Binz S.E. mons. Marie-Joseph Lemieux S.E. mons. Hélder Pessôa Câmara S.E. mons. Vincentas Brizgys S.E. mons. Petar ule S.E. mons. Leo Richard Smith S.E. mons. Jerome Daniel Hannan S.E. mons. Narciso Arnau Jubany S.E. mons. León Pablo Correa S.E. mons. Geraldo Fernandes Bijos S.E. mons. Thomas William Muldoon S.E. mons. Albino Mensa mons. Julien Gouet mons. Frans Lambrechts p. Emiliano Lucchesi p. Wilfrid Dufault p. Gaetano Stano p. Jenaro Fernandez Echeverria p. Giacomo Martegani

IT IT IT IT IT

1 Quaestiones positae …, cit. in: AD-P 2,1 p. 409. 2 «Ratio demerminetur qua dioeceseon fines recognosci possint ita ut, Concilio espleto, earum partitio apte disponatur sub moderamine S. Congregationis Concistorialis vel alicuius Coetus a bea dependentis», ibid. 3 Determinentur rationes: a) Episcopos inter et SS. Curiae Romanae Congregationes. Videatur quaenam facultates pro dioceseon regimine Episcopis stabiliter tribui possint; b) Episcopos inter et parochos. Institutum inamovibilitatis parochorum recognoscatur ita ut Episcopis, pro bono animarum, maior tribuatur agendi facultas; c) Episcopos inter et Religiosos. Exemptionis privilegio servato, curetur ut Religiosi magis, sub Episcoporum moderamine, in apostolatus opera incumbant et amplior cooperatio vigeat inter clerum dioecesanum et religiosos», ibid. 4 «Maxime odierni necessitatibus attendatur. Praeter ceteras, haec quoque perpendatur quaestio: de opportunitate instituendi in urbibus, frequentibus populo, paroecias personales quae dicuntur», ibid. 5 «Media apta expendatur, quae emigranti bus auxilium praestent ad fidem moresque integre servandos», ibid. 6 AD-P 3,1 7 Schemata constitutionum et decretorum…, cit. Series tertia, pp. 67-180.

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La commissione preparatoria centrale e le commissioni preparatorie

Commissione per la disciplina del clero e il governo delle diocesi

mons. George Schlichte mons. Urban Krizomali mons. Grazioso Ceriani mons. Nicola Fusco mons. Giovanni Catti rev. Giovanni Battista Belloli rev. Lawrence McReavy

Presidente

card. Pietro Ciriaci, prefetto della congregazione del concilio

Segretario

p. Cristoforo Berutti op, consultore della congregazione del concilio; professore nella facoltà di diritto canonico all’Angelicum

mons. Domenico Dottarelli mons. Giuseppe D’Ercole mons. Enrico Hoffmann mons. Luigi Piovesana mons. Walerian Meysztowicz mons. Peter Whitty rev. Willy Onclin rev. Herbert Linenberger p. Wilhelm Möhler p. Mario Pinzuti osb p. Ludovico Bender op p. Vittorio Costantini ofm conv p. Agatangelo da Langasco ofm capp p. Josef Grisar sj p. Eduardo Regatillo sj p. Marcelino Cabreros de Anta cmf p. Klemens Tilmann co fr. Anselmo fsc

Aix tit. Lepanto Bari Perugia tit. Aela Lubiana vic. patriarcale di Cilicia degli Armeni per la diocesi di Beirut Clonfert Fréjus – Toulon Manchester uditore di rota uditore di rota vic. generale Vienna pro-vicario generale Venezia direttore generale dell’unione apostolica dei preti del s. Cuore parroco di s. Eusebio – Roma prof. di storia del diritto canonico, Università Lateranense membro della commissione per la vigilanza dei tribunali ecclesiastici per i processi matrimoniali direttore nazionale dell’unione apostolica del clero preside dell’Istituto storico polacco parroco della chiesa di s. Domenico di Liverpool prof. all’Univ. Cattolica di Leuven direttore gen. missionari del preziosissimo sangue rettore generale della società dell’apostolato cattolico (pallottini) dei benedettini olivetani, direttore dell’istituto restauro scientifico del libro prof. di diritto canonico nel pontificio ateneo Angelicum ministro generale dei minori conventuali dei frati minori cappuccini, visitatore incaricato dalla S. Sede prof. alla pontificia Università Gregoriana professore di diritto canonico all’Univ. Cattolica di Comillas professore di diritto canonico all’Università Pontificia di Salamanca professore all’accademia dell’Univ. di München per gli insegnanti dei fratelli delle scuole cristiane, ispettore dell’insegnamento religioso nelle scuole elementari e medie per l’Italia centrale

FR IT IT IT IT SI LB IE FR USA IT IT AT IT FR IT IT IT IT PL UK BE IT IT IT IT IT IT IT ES ES BRD IT

Consultori S.E. mons. Eugeniusz Baziak S.E. mons. Philip Francis Pocock S.E. mons. Luis del Rosario S.E. mons. Santos Moro Briz S.E. mons. Arthur Douville S.E. mons. Paul Taguchi Yoshigoro S.E. mons. Charles Pasquale Greco S.E. mons. Pio Alberto Fariña Fariña S.E. mons. Ernesto Corripio y Ahumada S.E. mons. Luis Baccino S.E. mons. Miguel Raspanti S.E. mons. José Maximino Eusebio Dominguez y Rodriguez mons. Celestino Trezzini

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rev. André Brien rev. Jean Honoré rev. Hugo Aufderbeck

Membri S.E. mons. Charles de Provenchères S.E. mons. Roberto Ronca S.E. mons. Enrico Nicodemo S.E. mons. Raffaele Baratta S.E. mons. Alois Hudal S.E. mons. Anton Vovk S.E. mons. Laurent Koguian Sahag S.E. mons. William Philbin S.E. mons. Henri Mazerat S.E. mons. Ernest John Primeau mons. Pietro Mattioli mons. Charles Lefebvre mons. Jakob Weinbacher mons. Alessandro Gottardi mons. Simon Delacroix

Storia/Preparazione 1960-1962

Leopoli dei Latini, amm. ap. di Cracovia coad. Toronto Zamboanga Avila Saint-Hyacinte Osaka Alexandria Citarizo Tampico

PL CA PH ES CA JP USA CL MX

s. José de Mayo Morón aus. s. Cristoforo dell’Avana

UY AR CU

prof. onorario dell’Università di Fribourg

CH

rev. Lamberto De Echeverria p. William M. Slattery cm p. Jean-François Motte ofm p. Neil O’Connell ofm p. Giorgio Montico ofm p. José Craveiro da Silva sj p. Gottfried Heinzel sj p. Henri Barrè c.s.sp rev. Milan Stanislav Durica sdb rev. Giuseppe Muzio sdb rev. Carlo Tommaso Dragone ssp

vicecancelliere dell’arcidiocesi di Boston abate parroco della chiesa collegiata abbaziale di Trogir vice-preside dell’Istituto pastorale, Università Lateranense parroco di Mount St Peter’s Church, New Kensington direttore dell’ufficio catechistico diocesano di Bologna direttore dell’ufficio catechistico diocesano di Brescia prof. di teologia morale e di diritto canonico al collegio di Ushaw direttore dell’Istituto superiore catechistico di Parigi direttore del centro nazionale per l’insegnamento religioso di Parigi sacerdote di Paderborn, membro della commissione liturgica della conferenza episcopale di Fulda e della commissione di teologia pastorale dei paesi di lingua tedesca, cameriere segreto pontificio prof. di diritto canonico all’Univ. Pont. di Salamanca superiore gen. della congregazione della missione ministro della provincia di Francia dei frati minori prof. di diritto canonico nel Pont. Ateneo antoniano ministro della provincia d’Italia dei frati conventuali provinciale e visitatore della compagnia di Gesù ordinario di teologia morale all’Univ. di Innsbruck rettore del pontificio seminario francese prof. all’istituto teologico salesiano di Monteortone (Padova) salesiano, direttore del collegio salesiano di Villa Sora a Frascati superiore della comunità pallina degli scrittori ad Albano Laziale

USA YU IT USA IT IT UK FR FR DDR

ES IT FR IT IT BR AT IT IT IT IT

Temi affidati 1. De distributione cleri2 2. De inamovibilitate parochorum3 3. De habitu clericali4 4. De praeceptis ecclesiasticis5 5. De catechetica insitutione6 6. De beneficiis ecclesiasticis7 7. De confraternitatibus8 1

Schemi redatti9 1. De distributione cleri 2. De clericorum vitae sanctitate 3. De habitu et tonsura clericale 4. De paroeciarum provisione, unione, divisione 5. De obligationibus parochorum 6. De officiis et beneficiis ecclesiasticis deque honorum ecclesiasticorum administratione 7. De patrimonio historico et artistico ecclesiastico 8. De parochorum obligationibus quoad curam animarum 9. De praeceptis ecclesiasticis 10. De catechetica populi christiani institutione 11. De cura animarum et communismo 12. De praevia librorum censura eorumque prohibitione 13. De censuris earumque reservatione 14. De modo procedendi in poenis in via administrativa infligendis 15. De fidelium associationibus 16. De missarum stipendiis, de missarum onerum reductione, de piis ultimis voluntatibus 17. De promovendis ad ordines sacros iis qui fuerunt pastore seu ministri acatholici Schemi presentati al concilio10 – Schema decreti de clericis 1 2 3 4 5

Quaestiones positae …, cit., in: AD-P 2/1, p. 410. «Rationes assignentur, quae clero aptius distribuendo faveant», ibid. «Hoc institutum videatur cum Commissione de Episcopis ed de dioceseon regimine», ibid. «An et quomodo, iuxta diversas regiones, sit immutandus», ibid. «Examini subiciatur, ut nostris diebus magis aptetur, lex de die festivo, de ieiunio et abstinentia, de confessione et comunione paschali», ibid. 6 «a) Novus edatur catechismus, praecipua etiam continens elementa S. Liturgia, Historiae ecclesiasticae, necnon doctrina socialis; b) Catechesi pro adultis novum incrementum afferatur», ibid. 7 «An, quatenus et quibus criteriis institutum beneficiale immutandum sit», ibid. 8 «Earum conformatio et statuta ita recognoscantur ut odierni necessitatibus efficacius atque aptius respondeant», ibid. 9 AD-P, vol. 3,1. 10 Schemata constitutionum et decretorum…, cit. Series quarta, pp. 27-42.

Commissione per i religiosi

p. Romaeus William O’Brien oc

Presidente

p. Vittore di Gesù e Maria ocd

card. Valerio Valeri, prefetto della congregazione dei religiosi

p. Robert Svoboda mi

Segretario

p. Theodore Foley cp p. André Guay omi

p. Joseph Rousseau omi, consultore della congregazione dei religiosi e dei seminari

p. Charles Corcoran osc

Membri S.E. mons. Joseph-Martin Urtasun S.E. mons. George Bernard Flahiff S.E. mons. Girolamo Bartolomeo Bortignon S.E. mons. Arturo Tabera Araoz S.E. mons. Joseph Mark McShea S.E. mons. Enrico Romolo Compagnone p. Jerome Gassner osb p. Francesco Savarese om p. Joseph Mirande sci di Béth p. Gommaire van den Broeck o praem p. Pietro Rutten osc p. Jules Fohl osb p. Tomás Tascón op p. Joaquin Sanchis ofm p. Pietro Tocanel ofm conv. p. Lazare D’Arbonne ofm cap. p. Thomas Keulemans o.carm p. Pedro Abellan sj p. Albert Van Biervliet c.ss.r p. Edward Louis Heston osc p. Siervo Goyenece cmf rev. Emilio Fogliasso sdb rev. Alvaro del Portillo fr. Alessandro fms

Avignon

FR

Winnipeg

CA

Padova

IT

Albacete Allentown Anagni

ES USA IT

procuratore gen. benedettini austriaci a Roma correttore generale dei minimi superiore gen. dei preti del sacro cuore di Bétharram priore del gruppo fondatore del monastero di S. Bernard de Lacolle procuratore generale dell’ordine della S. croce, commissario della congr. dei religiosi consultore della congr. dei religiosi segretario generale dei padri predicatori; consultore della congr. dei religiosi definitore generale dei frati minori per la lingua spagnola prof. di diritto canonico alla pont. Univ. Lateranense, consultore della congr. dei religiosi consultore della scongr. dei Religiosi segr. generale VNPR Società prof. di teologia morale alla pont. Università Gregoriana consultore della congr. dei religiosi congr. di santa croce; procuratore e postulatore generale; consultore della congr. dei religiosi decano dell’Istituto Utriusque Iuris alla pont. Università Lateranense; consultore della congr. dei religiosi prof. al pontificio Ateneo salesiano; consultore della congr. dei religiosi segr. gen. Opus Dei; consultore della congr. dei religiosi dei fratelli mariti delle scuole, procuratore e postulatore generale

IT IT FR CA

abate nullius di s. Maurizio di Agaume, abate primate dei canonici regolari di s. Agostino confederati Ambato

CH EC

Gerace

IT

rettore del convitto di San Luigi dei francesi; vice-presidente del consiglio superiore della pont. opera della propagazione della fede prof. al St. Patrick’s College abate generale dei premostratensi abate generale dei cistercensi abate generale dei cistercensi riformati consultore della congr. dei religiosi superiore generale degli eudisti

IT

IT IT IT IT IT IT NL IT IT IT

p. John Mix cr p. Candido Bajo cmi p. Gerardo Escudero cmi p. Francesco Molinari ms p. Mario Piazzano osi p. Gaston Courtois fc rev. Eugenio Fornasari ssp rev. Amadeo De Fuenmayor

prof. di diritto canonico alla Catholic University of America dei carmelitani scalzi; definitore generale; consultore della congr. dei religiosi presidente della Caritas in Austria e assistente spirituale generale per gli infermi consultore generale dei passionisti missionari oblati di Maria Immacolata; procuratore generale prof. di dogmatica al seminario teologico di Washington dei resurrezionisti di st. Joseph’s Church sotto-direttore generale dei claretiani; commissario della congr. dei religiosi consultore della congr. dei religiosi dei missionari di N.S. de “La Salette”; procuratore generale, commissario della congr. dei religiosi dei giuseppini d’Asti; procuratore e postulatore generale; commissiario della congr. dei religiosi dei figli della carità; procuratore generale della Pia società di san Paolo dell’Opus Dei, prof. di diritto civile all’Università di Madrid

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Temi affidati1 1. De vita religiosa renovanda2 2. De unione vel foederatione Institutoum religiosorum3 3. De privilegio exemptionis4 4. De habitu religioso5 Schemi redatti6 1. De statibus perfectionis adquirendae 2. Pars prima: Doctrina de statibus perfections adquirendae 3. Pars secunda: Disciplina de renovatione vitae et operae in institutis status perfectionis adquirendae Schemi presentati al concilio – Schema Constitutionis De statibus perfectionis adquirendae7

IT IT IT IT

Consultori S.E. mons. Louis-Severin Haller S.E. mons. Bernardino Carlos Echeverria Ruiz S.E. mons. Pacifico Maria Luigi Perantoni mons. André Baron d. Patrick Francis Cremin p. Hubert Noots p. Sighard Kleiner p. Gabriel Sortais p. Giuseppe Ricciotti crl p. Armand François Le Bourgeois cim p. Jean-François Barbier ofm p. Gérard Mulcahy ofm p. Zaccaria da S. Mauro ofm cap. p. Adolar Zumkeller oesa

segretario generale dei CPR di Francia rettore del collegio di Sant’Isidoro consultore della congr. dei religiosi priore del convento degli eremitani di Sant’Agostino a München p. Beniamino della SS.ma Trinità dei carmelitani scalzi; definitore generale; commissario ocd della congr. dei religiosi

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1 Quaestiones commissionibus…, cit. AD-P 2,1 pp. 410-411. 2 «a) Constitutiones, “Directoria”, “Consuetudinaria” nostris temporibus melius aptentur; b) Media suggereantur ad incrementum institutionis religiosae Monalium et Sororum; c) Novitiorum institutio nostris temporibus aptetur novoque incremento augeatur; d) Spiritus religiosus firmetur atque disciplina praesertim in parvis communitatibus foveatur», ibid. 3 «a) Ad unitatem reducantur vel saltem in confoederationem copulentur familiae religiosae unius eiusdemque Instituti; b) In confoederationem uniantur Instituta Religiosa, quae fines eosdem vel similes persequuntur», ibid. p. 411. 4 «Normae determinentur, quae Religiosos magis immitti sinant in apostolatus opera, sub Episcoporum regimine. (Institutum exemptionis videatur una cum Commissione de Episcopis et doceseon regimine)», ibid. 5 «Habitus religiosus, sive virorum, sive mulierum, sit decens, simplex ac modestus, at temporum ac locorum adunctis necnon necessitatibus ministerii accomodatus», ibid. 6 AD-P 3,1, pp. 431-495. 7 Schemata constitutionum et decretorum…, cit. Series Tertia, pp. 181-281.

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La commissione preparatoria centrale e le commissioni preparatorie

Commissione per la disciplina dei sacramenti

Temi affidati1 1. De confirmatione2 2. De poenitentia3 3. De ordine4 4. De matrimonio5 5. De sacerdoti bus qui defecerunt6

Presidente

card. Aloisi Masella, prefetto della congr. della disciplina dei sacramenti

Segretario

p. José Ramon Bidagor sj, consultore della congr. dei sacramenti; prof. alla pont. Univ. Gregoriana

Membri S.E. mons. José García y Goldarez S.E. mons. Guido Luigi Bentivoglio S.E. mons. Antônio Maria Alves de Siqueira S.E. mons. Armando Fares S.E. mons. Marcello Morgante S.E. mons. Jean Chedid S.E. mons. Lorenzo Miguelez mons. Michele Toros mons. Boleslaw Filipiak mons. William Doheney mons. Manuel Bonet y Muixi mons. Giovanni Pinna mons. José Miguel Pinto mons. Jacques Denis mons. Clement Vincent Bastnagel rev. Klaus Mörsdorf rev. Henri Wagnon p. Ulrico Beste osb p. Pedro Lumbreras op p. Vitomir Jelicić ofm p. Adolf Pawel Ledwolorz ofm p. Antoine Delchard sj p. Jan Visser redentorist. p. Henri Evers sss p. Antonio Peinador Navarro cmf

Valladolid

ES

Catania

IT

coad. São Paulo

BR

Catanzaro e Squillace Ascoli Piceno vic. patr. per i maroniti decano emerito della rota della nunziatura apostolica di Madrid amm. apost. «ad nutum sanctae sedis» di Gorizia per il territorio iugoslavo prelato uditore della s. romana rota prelato uditore della s. romana rota prelato uditore della s. romana rota prelato uditore della s. romana rota vic. gen. Socorro y San Gil vic. gen. di Sens prof. alla Catholic University of America

IT IT LB ES

direttore dell’Istituto canonistico dell’Univ. di München prof. all’Univ. Cattolica di Leuven prof. al pont. Ateneo di s. Anselmo, consultore della congr. del s. Uffizio prof. al pont. ateneo Angelicum, canonista della penitenzieria ap. consultore della congr. dei sacramenti definitore generale dei frati minori; consultore della pont. comm. per l’interpretazione autentica del codice di diritto canonico del Seminaires des missions di saint Martin d’Ablois prof. al pont. Ateneo De propaganda fide; qualificatore della congr. del s. Uffizio dei sacerdoti del ss.mo sacramento; consultore della congr. dei sacramenti prof. all’Univ. di Salamanca

Storia/Preparazione 1960-1962

YU

Schemi redatti7 1. De sacramento confirmationis 2. De sacramento poenitentiae 3. De sacramento ordinis 4. De impedimentis ad matrimonium 5. De matrimoniis mixtis 6. De consensu matrimoniali 7. De forma celebrationis matrimonii 8. De processu matrimoniali 9. De praeparatione ad matrimonium 10. De sacerdotibus lapsis Schemi pubblicati8 Schema decreti de matrimonii sacramento

IT IT IT IT CO FR USA

IT IT

IT ES

p. Roberto Zavalloni ofm p. Miguel Fabregas sj p. Karl Rahner sj p. Marcellino Zalba sj

AR CA DO

canonico della cattedrale di Lima officiale di curia di Parigi consultore della congr. dei sacramenti consultore della congr. dei sacramenti prof. al pontificio Ateneo Angelicum consultore della congr. dei sacramenti, prof. al pont. Ateneo Antoniano prof. al pont. istituto pastorale dell’Univ. Lateranense consultore della congr. dei sacramenti, prof. alla pont.s Univ. Gregoriana prof. all’Univ. di Innsbruck prof. al collegio «Massimo» della compagnia di Gesù

PE FR BRD IT IT IT IT IT AT IT

card. Amleto Giovanni Cicognani, prefetto della congregazione dei riti

Segretario

p. Annibale Bugnini cm, professore di liturgia pastorale all’istituto pastorale della pont. Univ. Lateranense

p. Lucas Brinkoff ofm

Membri

p. Johannes Hofinger sj p. Herman Schmidt sj p. Marcel Dubois c.ss.r. p. George de Lepeleere ss.cc.

S.E. mons. Joseph Gogué S.E. mons. Carlo Rossi S.E. mons. Juan Hervás y Benet S.E. mons. Karel Justinus Calewaert S.E. mons. Franz Zauner S.E. mons. Henri Jenny S.E. mons. Joseph Malula mons. Joaquim Nabuco mons. Higini Anglès mons. Joseph Maria Pascher mons. Romano Guardini mons. Giovanni Fallani

1 Quaestiones commissionibus …, cit. AD-P 2,1 pp. 411-412. 2 «Casus determinentur, in quibus facultas administrandi hoc sacramentum concedatur sacerdotibus, qui sacro ministerio incumbant», ibid. p. 411. 3 «Casus determinentur, in quibus extendere expediat iurisdictionem ad confessiones sacramentales audiendas. De peccatis reservatis quaestio perpendatur», ibid. 4 «Disceptatur an et quomodo expediat veterem praxim instaurare quoad ordines minores et diconatum. De aetate, qua ordines maiores conferendi sint, et de interstitiis producendis», ibid. 5 «An et quomodo impedimentorum numerus minuendus sit et processus matrimonialis ad expeditiorem formam reducendus», ibid. 6 «Sacerdotum, qui defecerunt, infelix vita expendatur et, quod fieri potest, aeternae ipsorum saluti consulatur», ibid. p. 412. 7 AD-P 3,1, pp. 499-557. 8 Schemata constitutionum et decretorum… cit., Series quarta, Città del Vaticano, Typis polygl. Vaticanis, 1963, pp. 175-207.

S.E. mons. Joseph Walsh S.E. mons. Tadeusz Paweł Zakrzewski S.E. mons. Kazimierz Jósef Kowalski S.E. mons. Francis Xavier Muthappa S.E. mons. Otto Spülbeck mons. Salvatore Famoso mons. Michael Pfliegler mons. Johannes Wagner rev. Antoine Chavasse rev. Anton Hänggi rev. Percy Jones rev. Pierre Jounel rev. Theodor Klauser can. Aimé-Georges Martimort rev. Frederick McManus rev. Jairo Mejia Gómez rev. Ernesto Teodoro Moneta Caglio rev. Ignacio Oñativia rev. Theodor Schnitzler rev. Valerio Vigorelli p. Boniface Luykx, o. praem. p. Bernard Botte, osb

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Bassorah dei Caldei Biella tit. Dora, prelato di Ciudad Real Gand

IQ IT ES BE

Linz aus. Cambrai aus. Léopoldville consultore della congregazione dei riti preside del pont. Istituto di musica sacra prof. emerito all’univ. di München prof. di filosofia cristiana all’Univ. di München presidente della pont. comm. centrale per l’arte sacra in Italia consultore della congr. dei riti; abate mitrato di Nostra Signora del Rimedio cerimoniere del duomo di Milano cerimoniere della basilica di San Marco a Venezia prof. di storia della liturgia all’Univ. Cattolica del s. Cuore, Milano prof. emerito di liturgia all’univ. di Zagabria redattore liturgico di «The Clergy Review» prof. alla Catholic University of America prof. emerito all’Univ. di Innsbruck vicepresidente della «Junta Nacional de Apostolado Liturgico» di Spagna sacerdote oratoriano, parroco della congr. della missione; direttore della pont. accademia liturgica, consultore della congr. dei riti

AT FR CD BR IT BRD BRD IT

p. Vincent Kennedy csb p. Heinrich Kahlefeld co

prof. di paleografia musicale al pont. Istituto di musica sacra direttore di «Worship» consultore della congr. dei riti vicerettore del pont. Ateneo di s. Anselmo direttore dell’Istituto liturgico domenicano prof. all’Istituto liturgico presso l’Istituto cattolico di Paris segretario dell’Interdiocesan liturgisch secretariaat olandese direttore dell’East asian pastoral Institut prof. alla pont. Univ. Gregoriana dei redentoristi prefetto generale degli studi della congregazione dei sacri cuori prof. di sacra liturgia nel pont. Istituto di studi medievali di Toronto; procuratore generale oratoriano

IT

Temi affidati1 1. De calendario recognoscendo2 2. De Missa3 3. De Sacribus ritibus4 4. De Sacramentis5 5. De Breviario6 6. De lingua liturgica7 7. De vestibus liturgicis ad simpliciorem formam reducendis

IT IT IT

Schemi redatti 1. De sacra liturgia8

YU UK USA AT ES

Schemi presentati al concilio Schema Constitutionis de sacra liturgia9

IT USA BRD IT IT FR NL PH IT CA IT CA BRD

IT IT

Consultori

FR IT

Mar del Plata aus. Montréal N.S. de la Altagracia en Higüey

p. Godfrey Diekmann osb p. Petrus Siffrin osb p. Cipriano Vagaggini osb p. Ansgar Dirks op p. Pierre-Marie Gy op

rev. Dragutin K. Kniewald rev. John O’Connel rev. Johannes Quasten p. Josef Andreas Jungmann sj p. Gregorio Martinez de Antoñana cmf p. Giulio Bevilacqua co p. Giuseppe Pizzoni cm

IT

IT BR

Presidente

mons. Pietro Borella mons. Giovanni Schiavon rev. Enrico Cattaneo

BRD BE IT

Cremona tit. Azura, prel. Nullius di Pinheiro

p. Eugene Cardine osb

mons. Mario Righetti

Consultori S.E. mons. Danio Bolognini S.E. mons. Alfonso Maria Ungarelli S.E. mons. Enrique Rau S.E. mons. Valérian Bélanger S.E. mons. Juan Félix Pepen y Soliman mons. Luis Lituma mons. Jean Levillain p. Gerhard Oesterle osb p. Stefano Gomez op p. Mark Said op p. Guy Brisebois ofm

Commissione liturgica

Tuam Plock

IE PL

Chelmo

PL

Coimbatore

IN

Meissen cancelliere aricivescovile della curia di Catania prof. all’Univ. di Wien direttore del Liturgische Institut di Trier prof. all’Univ. di Strasbourg prof. all’Univ. di Fribourg presidente della commissione liturgica dell’arcidiocesi di Melbourne prof. all’Istituto liturgico presso l’Istituto cattolico di Paris prof. all’Univ. di Bonn direttore del Centre de pastorale liturgique di France prof. alla Catholic University of America direttore dell’apostolado liturgico di Colombia preside del pontificio Istituto ambrosiano di musica sacra prof. di liturgia al seminario di Vitoria prof. di liturgia al seminario di Köln, parroco dei santissimi apostoli direttore della scuola superiore d’arte cristiana Beato Angelico di Milano direttore del Centro pastorale liturgico per l’Africa centrale direttore dell’Istituto liturgico presso l’Istituto cattolico di Paris

DDR IT AT BRD FR CH AU FR BRD FR USA CO IT ES BRD IT CD BE

1 2 3 4

Quaestiones commissionibus…,cit. in: AD-P 2,1 p. 412. «Apta criteria hac de re proponantur», ibid. «Rationes edantru de textibus et rubricis recognoscendis», ibid. «De reducendis ad sempliciorem formam Missa Pontificali, ecclesiae consecratione, campanarum benedictione etc», ibid. 5 «Baptismi, confirmationis, extremae unctionis, matrimonii ritus ita recognoscantur, ut magis significent ea quae efficiutn», ibid. 6 «Aptetur Breviarium sacri ministerii necnon spiritualibus cleri necessitatibus», ibid. 7 «Diligenter perpendatur an expediat linguam vulgarem in quibusdam Missae et Sacramentorum administrationis partibus permittere», ibid. 8 AD-P 3,2 pp. 7-68. 9 Schema constitutionum …, cit. Series prima, pp. 155-201.

69


La commissione preparatoria centrale e le commissioni preparatorie

Commissione per gli studi e i seminari Presidente

card. Giuseppe Pizzardo, prefetto della congregazione dei seminari e delle università

Segretario

p. Paul Augustin Mayer osb, rettore del pont. ateneo di s. Anselmo

Membri S.E. mons. Marcelino Olaechea Loizaga S.E. mons. Louis Marie de Bazelaire de Ruppierre S.E. mons. Paolo Botto S.E. mons. François Marty S.E. mons. Emile Arsène Blanchet S.E. mons. Agostino Saba S.E. mons. John Patrick Cody S.E. mons. António Ferreira Gomes S.E. mons. Sebastian Vayalil S.E. mons. Thomas Lane Loras S.E. mons. François Nestor Adam S.E. mons. Giuseppe Carraro S.E. mons. Roger André Marcel Johan S.E. mons. Paolo Savino S.E. mons. Giovanni Colombo S.E. mons. Vincenzo M. Jacono S.E. mons. Francesco Bertoglio mons. Pier Carlo Landucci mons. Plinio Pascoli mons. Carlo Figini mons. Donal Herlihy mons. Vincenzo Faraoni mons. Rudolph G. Bandas mons. Roberto Masi mons. Antonio Angioni mons. André Combes rev. Vicente Lores rev. Francesco Spadafora rev. Hubert Jedin p. Pierre Girard p. Benoît Lavaud op p. Ilarino da Milano ofm cap. p. Gabriele M. Roschini osm p. Pablo Muñoz Vega sj p. Paolo Dezza sj p. Cornelio Fabro css rev. Alfons Maria Stickler odb

Valencia

ES

Chambéry

FR

Cagliari Reims rettore dell’Istitut Catholique de Paris

IT FR FR

Sassari coad. con succ. New Orleans Porto

IT USA ES

Palai Rockford Sion

IN USA CH

Verona Agen

IT FR

aus. Napoli aus. Milano tit. Pataro tit. Paro membro della pont. Accademia teologica romana rettore del pont. Seminario romano maggiore preside della pont. Facoltà teologica milanese rettore del pont. Collegio irlandese prof. del pont. Seminario regionale di Fano consultore della congr. dei seminari e delle università prof. di teologia sacramentaria nella pont. Univ. Lateranense direttore spirituale del Seminario regionale di Bologna prof. alla pont. Univ. Laterananse direttore generale dei Sacerdotes Operarios Diocesanos, Madrid prof. alla pont. Univ. Lateranense prof. all’Univ. di Bonn superiore generale dei sulpiziani couvent d’études des dominicains, Toulouse predicatore apostolico dei servi di Maria, preside della Facoltà teologica Marianum a Roma rettore magnifico della pont. Univ. Gregoriana prof. alla pont. Univ. Gregoriana degli stimmatini, membro della pont. Accademia teologica romana rettore magnifico del pont. Ateneo salesiano

IT IT IT IT IT IT IT IT IT USA IT IT IT ES IT BRD FR FR IT IT

70

mons. Giuseppe De Luca mons. Erich Kleineidam mons. William Joseph McDonald mons. Johann Gabriel mons. Luigi Sonzogni mons. John E. Steinmueller mons. Albert Lang mons. Arturo Duilio Pitton mons. Luigi Bettazzi rev. Karl Adam rev. Andreas Bigelmair rev. Germano Martil p. Thomas Pierre Camelot op p. Vicente Beltrán de Heredia op p. Donato Baldi ofm p. Léopold Denis sj p. Emile Jombart sj p. Stanislas de Lastapis sj p. Laureano Suarez sch.p. p. Louis Bouyer rev. José Maria AlbaredaHerrera prof. Francesco Vito

prelato d’onore di sua santità rettore del seminario maggiore di Erfurt rettore della Catholic University of America

IT DDR USA

consultore della pont. commissione per gli studi biblici rettore del seminario di Bergamo consultore della pont. commissione biblica prof. all’Univ. di Bonn rettore del seminario maggiore di Padova prof. al seminario regionale di Bologna prof. emerito all’Univ. di Tübingen prof. emerito all’Univ. di Würzburg rettore del pont. Collegio spagnolo prof. al Couvent d’études des frères prêchers Le Saulchoir prof. di storia ecclesiastica nella pont. Univ. di Salamanca prof. all’Istituto biblico francescano di Gerusalemme prof. nel seminario di Mayidi prof. di diritto canonico Action populaire français assistente generale dell’ordine degli scolopi oratoriano, prof. nell’Istituto cattolico di Parigi rettore magnifico dell’Univ. Cattolica di Navarra

AT IT USA BRD IT IT BRD BRD ES FR

rettore magnifico dell’Univ. Cattolica del s. Cuore, Milano

ES IL CD FR FR IT FR ES IT

Temi affidati1 1. De vocationibus ecclesiasticis2 2. De studiis3 3. De disciplina4 4. Institutio spiritualis5 5. Institutio pastoralis6 6. De scholis catholicis7 Schemi redatti8 1. De vocationibus ecclesiastici fovendis 2. De sacrorum alumnis formandis 3. De studiis academicis ab universitatibus tum catholicis tum ecclesiasticis provehendis 4. De scholis catholicis 5. De obsequio erga Ecclesiae magisterium in tradens discipinis sacris Appendix 1. De lingua latina in studiis ecclesiasticis rite excolenda Schemi presentati al concilio – Schema constitutionis De sacrorum alumnis formandis9 – Schema constitutionis De scholis catholicis et de studiis academicis10

IT IT IT

La Serena

CL

Ancona Fermo Camerino Washington

IT IT IT USA

Angelopoli

MX

Modena Quezaltenango

IT GT

prof. all’Univ. Cattolica del s. Cuore, Milano dell’Albertus-Magnus Institut, Bonn

IT BRD

Commissione per le chiese orientali

1 Quaestiones commissionibus …, in: AD-P 2,1 pp. 412-413. 2 «De vocationis ecclesiasticae natura. Rationes assignentur ad vocationes ecclesiasticas in pueris et adulescentibus fovendas», ibid. p. 412. 3 «Studiorum ratio seminariorum cuiusvis gradus et ordinis recognoscantur. Praesertim attendatur ad integritatem doctrinae tradendae pleno cum obsequio erga Ecclesiae Magisterium et ad rationem docendi s. Scripturam», ibid. pp. 412-413. 4 «Praecipuis da hac re erroribus reiectis, qui speciosis nominibus et rationibus “autonomiam” quandam proclamant, aptiores ad clericos instituendos modi, iuxta Ecclesiae doctrinam, determinentur», ibid. p. 413. 5 «Spiritualis clericorum institutio iuxta temporum necessitates augeatur», ibid. 6 «Theologiae pastoralis studium foveatur una cum aptis et crebrioribus exercitationibus practicis», ibid. 7 «Huiusmodi argumentum ex integro pertractetur: a) de iure Ecclesiae scholas erigendi cuiusvis gradus et ordinis; b) de iure parentum eligendi scholas pro filiis; c) de officio Reipublicae sumptum ad rem necessarios suppeditandi. In huiusmodi scholis alimnorum institutio sive religiosa sive scientifica enixe curetur», ibid. 8 AD-P 3,2 pp. 69-185. 9 Schemata constitutionum …, cit. Series Tertia, pp. 209-275. 10 Ibid. pp. 277-345.

p. Giuseppe Valentini sj p. Ivan Sofranov cp p. Elpide Stephanou aa p. Placido di s. Giuseppe cmi p. Dunstan Donovan sa p. Maurice Blondeel m.afr. p. Giovanni Malak

Presidente

card. Amleto Giovanni Cicognani, segretario di Stato

Segretario

p. Athanasios G. Welykyi osbm, pro-rettore del pontificio collegio s. Giosafat; direttore degli Analecta O.S.B.M.

Membri S.E. mons. Ivan Bucko S.E. mons. Giacomo Testa S.E. mons. Benedict Varghese Gregorios Thangalathil S.E. mons. Joseph Parecattil S.E. mons. Matthew Kavukattu S.E. mons. Raphaël Rabban S.E. mons. Ignace Antoine ii Hayek S.E. mons. Ignace Ziadé S.E. mons. Pierre Dib S.E. mons. Alexandros Scandar S.E. mons. Jesus Jacob Ghebre S.E. mons. Andrei Apollon Katkoff S.E. mons. Ceslao Sipovic´ cfh S.E. mons. Vasile Cristea S.E. mons. Garabed Amadouni p. Teodoro Minisci osbi mons. Ovidio Bejan mons. Clement Ignace Mansourati mons. Neophytos Edelby ba p. Marko Japundži osf p. Anton Felix Gössmann osa p. Clemens Pujol sj p. Alphonse Raes sj p. Pelopida Étienne Stephanou sj p. Jerome Cornelis aa p. Daniel Stiernon aa

visitatore ap. per gli ucraini di rito bizantino dell’Europa occidentale pres. della pont. accademia ecclesiastica Trivandrum per i siro-malancaresi

IT IT IN

Ernakulam per i siro-malabaresi Changanacherry per i siro-malabaresi Kerkuk dei caldei Aleppo dei siri

IN IN IQ SY

Beirut dei maroniti Il Cairo dei maroniti Assiut (copto-cattolico) esarca ap. di Asmara, tit. Eritro tit. Nauplia, ordinante di rito bizantino a Roma

LB EG EG ER IT

tit. Mariamme pont. Collegio romeno esarca ap. per gli armeni di Francia abate di Grottaferrata prelato uditore della s. romana rota corepiscopo, procuratore del patriarcato siro

UK IT FR IT IT IT

segr. del patriarca melchita del terz’ordine regolare di s. Francesco Collegio internazionale di s. Monica prof. al pont. Istituto Orientale preside del pont. Istituto Orientale prof. al pont. Istituto Orientale

SY IT IT IT IT IT

direttore della rivista «Unitas» edizione di Paris prof. di teologia orientale alla pont. Univ. Lateranense

FR IT

Sarba dei maroniti amm. ap. di Minsk e Mohilew prelato referendario della segnatura ap. direttore dell’Holy Childhood e cancelliere della diocesi di Trichur dei siro-malabaresi arciprete e vicario foraneo di Bibbiano (Reggio Emilia) prof. di diritto canonico vicario gen. sostituto del patriarcato latino di Gerusalemme; pres. del tribunale patriarcale latino prof. all’Univ. di Harvard direttore della stampa cattolica in Grecia commissario della congr. per le Chiese Orientali, rettore della chiesa di s. Atanasio pres. dell’Apostolaat der Hereniging vice-prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana

LB [BE] IT IN

direttore di «Letture» della congregazione dei passionisti; scrittore superiore delle missioni degli assunzionisti consultore della congr. per le Chiese Orientali dei frati francescani dell’Atonement prof. di teologia e rettore del Seminario di s. Anna dei frati della predicazione di s. Marco, Il Cairo

IT IT GR IT IT JO EG

Temi affidati «Commissio examini subiicere potest quaestiones: a) de transitu ad alium ritum; b) de communicatione in sacris cum christianis orientalibus non catholicis; c) de modo reconciliandi orientales dissidentes; d) Insuper praecipuas quaestiones disciplinares, quae pro ceteris Commissionibus indicatae sunt, relate tamen ad Ecclesias orientales» Schemi redatti1 1. De ritibus in Ecclesia 2. De patriarchis orientalibus 3. De communicatione in sacris cum christianis orientalibus non catholicis 4. De usu linguarum vernacularum in liturgiis 5.De Ecclesiae sacramentis 6. De Ecclesiae praeceptis 7. De facultatibus episcoporum 8. De catechismo et catechetica institutione 9. De Kalendario perpetuo et celebratione paschatis 10. De officio divino Ecclesiarum orientalium 11. De Ecclesiae unitate «ut omnes unum sint» Schemi presentati in concilio – Schema decreti De Ecclesiis orientalibus2

Consultori S.E. mons. Michael Doumith S.E. mons. Boļeslavs Sloskáns mons. Marian Strojny mons. Sebastin Chereath mons. Cesare Spallanzani mons. Stefano Bentia mons. Hanna Kaldany rev. Francis Dvornik rev. Pavlos Garò rev. Isaia Tumbas

IT

Consultori S.E. mons. Alfredo Cifuentes Gomez S.E. mons. Egidio Bignamini S.E. mons. Norberto Perini S.E. mons. Giuseppe D’Avack S.E. mons. Patrick Aloysius O’Boyle S.E. mons. Octaviano Márquez Tóriz S.E. mons. Giuseppe Amici S.E. mons. Luis Manresa Formosa mons. Francesco Olgiati mons. Bernhard Geyer

Storia/Preparazione 1960-1962

rev. Johannes Remmers p. Arnold Van Lantschoot o. praem. p. Livien Bauwens osb p. Thomas Becquet osb p. Germano Giovanelli osbi p. Meletius Wojnar osbm p. Athanase Hage bc p. Pierre Benoit op p. Feliks Bednarski op p. Angelico Lazzeri ofm p. Basilio Talatinian ofm p. Alfons Maria Mitnacht osa p. Michal Lacko sj

consultore della congr. sublacense priore del monastero benedettino di Chevetogne dei basiliani di Grottaferrata prof. di diritto orientale alla Catholic University of America prof. di diritto all’Univ. di s. Giuseppe, Beirut prof. di teologia a Jerusalem prof. nel pont. Ateneo Angelicum procuratore generale dei frati minori prof. di diritto canonico al convento del ss. Salvatore, Jerusalem redattore della rivista «Der Christliche Osten» prof. al pont. Istituto Orientale

IT IT IL USA GR IT NL IT IT BE IT USA LB JO IT IT JO BRD IT

1 AD-P 3,2 pp. 187-38. 2 Schemata constitutionum…, cit. Series quarta, pp. 5-26.

71


La commissione preparatoria centrale e le commissioni preparatorie

Storia/Preparazione 1960-1962

Commissione per le missioni

p. Ludovico Bujis sj

Presidente

p. Luigi Civisca sj p. Émile Gathier sj

card. Grégoire-Pierre xv Agagianian, patriarca di Cilicia degli armeni; prefetto della congregazione di propaganda fide

Segretario

mons. David Mathew, tit. di Apamea di Bitinia

p. Hans Staffner sj p. Caspar Caulfield cp p. Jean Soury-Lavergne sm p. Bernard Fennelly s.s.sp p. Amand Reuter omi

Membri S.E. mons. Martin Lucas S.E. mons. Victor Alphonse Sartre S.E. mons. Aurelio Signora S.E. mons. John Kodwo Amissah S.E. mons. Joachim Ammann S.E. mons. Tarcisius Henricus van Valemberg S.E. mons. José Lecuona Labandibar S.E. mons. Stanislaus Lokuang p. Heinrich Suso Brechter osb p. Luciano Rubio oesa p. Thomas Ohm osb p. Rafael Moya op p. Alphonse Schnusenberg ofm p. Pio Maria de Mondreganes ofm p. Callisto Lopinot ofm cap. p. Pasquale D’Elia sj p. Domenico Grasso sj p. Jerome G. D’Souza sj p. Johannes Rommerskirchen omi p. André Seumois omi p. Pierre Humbertclaude sm p. Michael Schulien svd

tit. Aduli, delegato ap. in Scandinavia Tananarive, tit. Beroë

NL MG

delegato pont. del santuario e prelato nullius della prelatura di Pompei Cape Coast

IT GH

abate di Ndanda vic. ap. Pontianak, tit. Comba

TZ ID

tit. Vagada, sup. generale dell’Istituto spagnolo di s. Francesco Saverio per le missioni estere Tainan arciabate della congr. benedettina di st. Ottilien per le missioni estere priore generale degli eremitani di s. Agostino della congr. benedettina di st. Ottilien per le missioni estere; prof. all’Univ. di Münster prof. di diritto canonico all’Angelicum segretario generale delle missioni dei frati minori consultore della congr. de propaganda fide

ES

consultore della congr. de propaganda fide prof. alla pont. Univ. Gregoriana prof. di teologia dogmatica e catechetica missionaria nella pont. Univ. Gregoriana assistente dell’India e Asia orientale della compagnia di Gesù prof. al pont. Ateneo Urbaniano prof. di missionologia nel pont. Ateneo Urbaniano procuratore generale della società di Maria (marianisti) direttore dei Musei Lateranesi

TW BRD IT BRD IT IT IT IT IT IT IT IT IT IT IT

Consultori S.E. mons. Celestine Joseph Damiano S.E. mons. Joseph M. Antony Cordeiro S.E. mons. Louis Joseph Cabana S.E. mons. Juan C. Sison S.E. mons. Héctor Enrique Santos Hernández S.E. mons. Ignacio Gregorio Larrañaga Lasa S.E. mons. Eberhard Hermann Spiess S.E. mons. Segundo García Fernández mons. James (Jim) Madden mons. Klaus Mund mons. Alfons Johannes Maria Mulders rev. Vincent Che-Chen-Tao p. Olaf Graf osb

Camden

USA

Karachi

PK

tit. Cararallia amm ap. Neuva Segovia Santa Rosa de Copán

CA PH HN

Pingliang

ES

tit. Cemeriniano; abate nullius di Peramiho

TZ

vic. ap. Puerto Ayacucho

VE

rettore del seminario di Manly direttore nazionale delle pontificie opere missionarie di Germania direttore dell’istituto di missionologia di Nijmegen

AU BRD

prof. di diritto canonico nell’Ateneo Urbaniano della congregazione benedettina di st. Ottielien per le missioni estere p. Antonino Abate op prof. nella facoltà di missionologia dell’Ateneo Urbaniano p. Hermes Peeters ofm definitore generale dell’ordine dei frati minori p. Giorgio Eldarov ofm prof. nella pont. Facoltà teologica di s. Bonaventura p. Timothy Lincoln Bouscaren sj consultore della congr. de propaganda fide, procuratore generale

72

NL IT KR IT IT IT IT

p. Georges Vromant omi p. Giovanni Battista Tragella p. Aelred Cauwe m.afr. p. Johannes Beckmann smb p. François Legrand cicm p. Luigi Bisoglio cm p. Elias Dominguez Gomez hmss

prof. di diritto canonico all’Univ. Gregoriana; consultore della congr. de propaganda fide prof. nel seminario di Tokio prof. di religione e filosofia induista nella pont. Univ. Gregoriana rettore del seminario di Poona segr. per le missioni dei passionisti vicario delegato e superiore del seminario di s. Lèon Paîta Holy Ghost missionary college – Kimmage-Dublin consultore della congr. de propaganda fide; direttore generale degli studi dei missionari oblati di Maria immacolata prof. di diritto canonico e direttore spirituale nel gran seminario di s. Carlos di Manila pont. Istituto dei ss. apostoli Pietro e Paolo e dei ss. Ambrogio e Carlo per le missioni estere; consigliere della pont. unione missionaria del clero assistente generale dei padri bianchi prof. di missionologia all’Univ. di Fribourg dei missionari di Scheut della congregazione della missione, procuratore generale dei lazzaristi dell’ordine di santa Maria della mercede

IT JP IT IN IT NC IE IT PH IT IT CH IT IT ES

Commissione sull’apostolato dei laici Presidente

card. Fernando Cento

Segretario

mons. Achille Glorieux, assistente ecclesiastico del comitato permanente dei congressi internazionali per l’apostolato dei laici (copecial)

Membri S.E. mons. Evasio Colli S.E. mons. Ismaele Mario Castellano S.E. mons. Gabriel-Marie Garrone S.E. mons. Vincenzo Gilla Gremigni S.E. mons. Gabriel Bukatko S.E. mons. Manuel Larraín Errázuriz S.E. mons. Allen James Babcock S.E. mons. Fulton J. Sheen

Temi affidati1 1. De debito missionali2 2. De vocationibus missionariis3 3. De missionariis4 4. De clero indigena5 5. De rationibus inter dioceses et missiones

S.E. mons. Primo Gasbarri S.E. mons. Franz Hengsbach S.E. mons. Ferdinando Baldelli mons. Aurelio Sabattani mons. Ferdinando Prosperini mons. Luigi Civardi mons. Emilio Guano

Schemi redatti6 Proemium 1. De rigimine missionum 2. De disciplina cleri 3. De religiosis 4. De sacramentis ac de sacra liturgia 5. De disciplina populi christaini 6. De studiis clericorum 7. De cooperatione missionali

mons. Pietro Pavan

Schemi presentati al concilio – Schema decreti De missionibus7

mons. Agostino Ferrari Toniolo mons. Joseph Cardijn mons. Joseph Géraud mons. Jean Rodhain mons. Santo Quadri mons. George G. Higgins mons. Jacques Bonnet mons. Antonius Cornelius Ramselaar mons. Albert Stehlin mons. Gottfried Dossing mons. Ferdinand Klostermann can. Albert Bonet y Marrugat rev. Anton Cortbawi rev. Henri Donze rev. Wilhelm Bockler rev. Albert Lanquetin p. Cirillo Bernardo Papali ocd p. Johannes Hirschmann sj

1 Quaestiones commissionibus…, cit. in AD-P 2,1, pp. 413-414. 2 «Determinentur et promoveantur illa opera, quibus catholici “debiti missionalis” pressius conscii evadant, illudque fidelius adimpleant», ibid. p. 413. 3 «Normae aptiores edantur ad promovendas fovendasque vocationes missionarias», ibid. p. 414. 4 «a) missionariurum institutio spiritualis et scientifica augeatur: atque “universalitatis spiritus” quam maxime foveatur; b) missionariorum, qui ad diversas familias pertinent, labores in ordinem, pro maiore animarum bono, disponantur», ibid. 5 «Quibus bonis rationibus clerus indigena augeri possit. Quorsum in rem catholicam inducantur ea quae ex civili singulorum populorum cultu bona acceptandaque videantur. Traditiones gentium, quae fidei moribusque catholicis non adversantur, quo obsequio excipienadae sint». 6 Ad-P 3,2 pp. 239-299. 7 Schemata constitutionum …, cit. Series Quarta, pp. 347-369.

p. Pablo Lopex de Lara sj p. Roberto Tucci sj p. George Jarlot sj p. Johannes Ponsioen sci p. Giuseppe Menichelli cm

Parma Siena

IT IT

Touluse

FR

Novara

IT

coad. Beograd; am. ap. Križevci Talca

YU CL

Grand Rapids aus. New York, direttore nazionale della società per la propagazione della fede aus. Velletri Essen presidente della pontificia Opera Assistenza prelato uditore della s. romana rota consulente ecclesiastico del segretariato della moralità canonico della basilica di San Pietro assistente ecclesiastico centrale del movimento laureati di Azione Cattolica vice-pres. del comitato permanente per le settimane sociali dei cattolici italiani; prof. di economia sociale alla pont. Università Lateranense prof. di diritto comparato del lavoro alla pont. Università Lateranense; segretario del comitato permanente per le settimane sociali dei cattolici d’Italia assistente generale della JOC procuratore generale dei sulpiziani; assistente ecclesiastico dell’unione mondiale degli uomini cattolici segr. generale del «Secours Catholique» assistente generale delle ACLI direttore del dipartimento dell’azione sociale della «Nationale Catholic Welfare Conference» segr. nazionale della mission ouvrière rettore del seminario arcidiocesano di Apeldoorn

USA USA

presidente della Deutschen Caritas Verbands direttore del Bischöflichen Hilfswerk Misereor teologo pastorale, dell’Azione Cattolica austriaca segr. generale dell’Azione Cattolica spagnola pastoralista a Beirut assistente generale dell’Action Catholique, Milieux indépendants pastoralista a Düsseldorf assistente generale del Mouvement familial rural (MFR) prof. all’Ateneo Urbaniano prof. di teologia morale e pastorale alla Facoltà teologica di Frankfurt Instituto de literatura, S. José de Puente Grande direttore de «La Civiltà Cattolica» prof. all’Università Gregoriana Institute of Social Studies di Den Haag direttore della sede romana della Compagnia della carità di s. Vincenzo de’ Paoli

IT BRD IT IT IT IT IT IT IT

mons. Luigi del Pietro rev. Henri Caffarel rev. Victor Portier rev. Miguel Benzo p. Raimondo Spiazzi op p. Vincent-Alfons de Vogelaere op p. Salvatore Lener sj p. Pedro Richards cp p. Peter A. Pillai omi p. William J. Ferree sm

Mwanza Porec e Pula aus. Wrocław Port Pirie Sapporo e amm. ap. di Karafuto

TZ YU PL AU JP

Aus La Paz

BO

Querétaro Sault Sainte Marie aus. Aukland

MX CA NZ

Córdoba

ES

direttore generale del centro diocesano di servizio sociale di Trois-Rivières osservatore della S. Sede presso la Fao Social Action Department, New York prof. di teologia morale nella pont. Università Lateranense segr. dell’Azione Sociale cristiana di Lugano direttore dell’«Anneau d’or» assistente naz. dei Secrétariats Sociaux assistente naz. dell’Azione Cattolica spagnola prof. al pont. Ateneo Angelicum direttore Sociale School Heverlee e prof. al Hoger Instituut voor Verpleegkunde, Leuven redattore de «La Civiltà Cattolica» assistente del segretariato del Movimiento Familiar Cristiano in america latina superiore della casa dei missionari oblati di Maria secondo assistente dei marianisti

CA IT USA IT CH FR FR ES IT BE IT UY LK IT

Temi affidati1 1. De apostolatu laicorum2 2. De actione catholica3 3. De consociationibus4

FR IT USA

Schemi redatti – De apostolatu laicorum5 1. Notiones generales 2. De apostolatu laicorum in actione ad regnum Christi directe provehendum 3. De apostolatu laicorum in actione caritativa 4. De apostolatu laicorum in actione sociali

FR NL

Schemi presentati al concilio6 – Schema constitutionis De apostolatu laicorum

BE IT

BRD BRD AT ES LB FR BRD FR IT BRD MX IT IT NL IT

Consultori S.E. mons. Emanuele Trindade Salgueiro S.E. mons. Owen McCann S.E. mons. Ambrose Rayappan S.E. mons. Bernardin Gantin S.E. mons. Salvatore Russo

S.E. mons. Joseph Blomjous S.E. mons. Dragutin Neži/ S.E. mons. Bolesław Kominek S.E. mons. Bryan Gallagher S.E. mons. Benedict Takahiko Tomizawa S.E. mons. José Armando Gutiérrez Granier S.E. mons. Alfonso Toriz Cobián S.E. mons. Alexander Carter S.E. mons. Reginald John Delargey S.E. mons. Manuel FernándezConde mons. Charles-Édouard Bourgeois mons. Luigi Ligutti mons. William F. Kelly mons. Ferdinando Lambruschini

Evora

PT

Cape Town Pondicherry e Cuddalore Cotonou Acireale

ZA IN BJ IT

1 Quaestiones commissionibus…, cit. AD-P 2,1 p. 414. 2 «a) Ambitus et fines determinentur huius apostolatus: nec non erga Sacram Hierarchiam subiectio; b) Quibus aptioribus rationibus apostolatus laicorum hodiernis necessitatibus respondeat», ibid. 3 «1) Notio, ambitus et subiectio erga S. Hierarchiam pressius determinentur; 2) Eius constitutio ita recognoscatur ut nostris temporibus congruentius aptetur; 3) Determinentur rationes inter actionem catholicam et caeteras Consociationes (Congregationes Mariales, Pias Uniones, Uniones professionales, etc.)», ibid. 4 «Studeatur ut vigentium consociationum auctuositas, nostris hisce diebus, propositis finibus magis respondeat (Actio caritativa et socialis)», ibid. 5 AD-P 3,2 pp. 301-429. 6 Schemata constitutionum …, cit. Series Quarta, pp. 43-173.

73


La commissione preparatoria centrale e le commissioni preparatorie

Segretariato per l’unità dei cristiani Presidente

card. Augustin Bea

Storia/Preparazione 1960-1962

Segretariato per la stampa e i mezzi di comunicazione

p. Raimon Pichard op p. Frans Van Waesberge op p. Agnellus Andrew ofm

Presidente

p. MIkhail-Petros Franzidis ofm

Segretario

S.E. mons. Martin John O’Connor, presidente della pontificia commissione per la cinematografia, la radio e la televisione

Membri

mons. Andrzej Maria Deskur, sotto-segretario della pontificia commissione per la cinematografia, la radio e la televisione

mons. Johannes Willebrands, fondatore e segretario della conferenza cattolica per le questioni ecumeniche S.E. mons. Lorenz Jaeger

Paderborn

S.E. mons. Joseph-Marie Martin S.E. mons. John Carmel Heenan S.E. mons. François Charrière S.E. mons. Emiel-Jozef De Smedt S.E. mons. Gerard Marie van Velsen S.E. mons. Pieter Antoon Nierman S.E. mons. Thomas Holland mons. Henri Ewers mons. Joseph Höfer

Rouen Liverpool Lausanne, Genève e Fribourg Bruges Kroonstadt Groningen coad. Portsmouth prelato uditore della s. romana rota prof. di storia dei dogmi e di teologia ecumenica all’accademia arciv. di Paderborn, assistente ecclesiastico dell’ambasciata tedesca presso la S. Sede prof. di storia ecclesiastica alla pont. Univ. Lateranense prof. di teologia dogmatica all’Univ. di Leuven abate del monastero della dormizione prof. alla pont. Univ. Gregoriana dei servi di Maria, London procuratore generale dell’ordine

mons. Michele Maccarrone rev. Gustav Thils p. Leo Rudloff osb p. Charles Boyer sj p. Gerard M. Corr osm p. James Cunningham csp

BRD/ DDR FR UK CH BE ZA NL UK IT IT IT BE IL IT UK IT

Consultori S.E. mons. William Andrew Hart mons. Hermann Volk mons. Eduard Stakemeier mons. Henri Francis Davis mons. John M. Oesterreicher mons. Janez Vodopivec rev. Alberto Bellini rev. Johannes Feiner rev. Franz Thijssen

Dunkeld professore di teologia dogmatica all’Univ. di Münster direttore del Johann Adam Möhler Institut, Paderborn del Presbitery st. Gregory, Bearwood direttore dell’Institut of Judaeo-Christian Studies prof. al pont. Ateneo Urbaniano prof. al seminario vescovile di Bergamo prof. al gran seminario di Coira co-fondatore della conferenza cattolica per le questioni ecumeniche p. Pierre Dumont osb rettore del pont. Collegio Greco p. Christophe Dumont op direttore del centro di studi Istina p. Jean Jérôme Hamer op rettore delle Facultés dominicaines du Saulchoir p. Gregory Baum osa seminario di San Basilio, Toronto p. Maurice Bévenot sj professore all’Heythrop College p. Gustave A. Weigel sj professore di teologia fondamentale alla Facoltà teologica di Woodstock p. George Tavard aa Mount Mercy College, Pittsbourgh p. Edward Hanahoe sa dei frati francescani dell’Atonement p. Werner Becker dell’oratorio di Leipzig p. Stéphane Diebold cm superiore del seminario maggiore di Montpellier rev. Pierre Michalon pss direttore del seminario universitario di Lyon mons. Jean-Francois Mathieu Arrighi minutante del segretariato p. Thomas Stranky csp scrittore-archivista del segretariato

UK BRD BRD UK USA IT IT CH NL IT FR FR CA UK USA USA USA DDR FR FR FR USA

Temi affidati Le Quaestiones commissionibus praeparatoriis positae non prevedono temi specifici per questo segretariato1 Schemi redatti2 1. De libertate religiosa 2. Necessitas orationis pro unitate christianorum maxime temporibus nostris 3. De oecumenismo catholico 4. De Verbo Dei Appendice De Judaeis Schemi presentati al concilio – Schema decreti de unione fovenda inter christianos3 1 Quaestiones commissionibus …, cit., in AD-P 2,1 pp. 408-415. 2 AD-P 3,2 pp. 431-458. 3 Schemata constitutionum…, cit. Series Quarta, pp. 371-391.

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Segretario Membri

S.E. mons. Ángel Herrera y Oria S.E. mons. George Andrew Beck S.E. mons. Wilhelm Kempf S.E. mons. Petrus Canisius van Lierde S.E. mons. René Louis Marie Stourm S.E. mons. Abilio del Campo y de la Bárcena S.E. mons. Stefan László mons. Salvador Canals

Malaga Salford

ES UK

Limburg sacrista e vicario generale di sua santità per la Città del Vaticano Amiens

BRD BE

Calahorra

ES

Eisenstadt consultore della pont. commissione per il cinema, la radio e la televisione mons. Albino Galletto segretario della pont. comm. per il cinema, la radio e la televisione mons. Mario Boehm consulente ecclesiastico de «L’Osservatore Romano» mons. Andrea Spada direttore dell’«Eco di Bergamo» mons. Jean Bernard pres. dell’«Office Catholique International du Cinéma» mons. James Tucek direttore dell’ufficio stampa a Roma della «National Catholic Welfare Conference» p. Vicente Alberto Moreno ass. gen. della compagnia per l’America latina Arango sj settentrionale p. Antonio Stefanizzi sj direttore Radio Vaticana p. Emile Gabel aa segr. generale dell’Unione internazionale della stampa cattolica rev. Luigi Zanoni vicario e consigliere generale della Pia società s. Paolo p. George Frederick Heinzmann direttore dell’agenzia Fides mm

FR

p. Enrico Baragli sj p. Jean Marie Poitevin pme

assistente eccl. alla radio-diffusion-télévision française provinciale dei predicatori per i Paesi Bassi ass. eccl. cattolico alla radio televisione statale (BBC) di Gran Bretagna direttore della «Centrale Catholique Egyptienne du Cinéma» del collegio de «La Civiltà Cattolica» direttore del segretariato missionario dell’Office cath. international du cinéma; dir. aggiunto dell’uff. catt. del cinema, radio e televisione del Canada

Schemi redatti – De instrumentis diffusionis seu communicationis socialis 2

IT

Schemi presentati al Concilio3 – Schema constitutionis De instrumentis communicationis sociali

mons. Justin Ortiz mons. Fausto Vallainc mons. Heric Klausener mons. Karl Becker mons. Timoty Flynn rev. Jakob Haas rev. Karl August Siegel

Presidente

card. Eugène Tisserant, prefetto della congregazione cerimoniale

IT CA

S.E. mons. Beniamino Nardone, segretario della congregazione cerimoniale

Segretario Membri

S.E. mons. Federico Callori di Vignale S.E. mons. Angelo Dell’Acqua S.E. mons. Enrico Dante S.E. mons. Mario Nasalli Rocca di Corneliano

maggiordomo di sua santità

IT

sostituto della segreteria di Stato segretario della congr. dei riti maestro di camera di sua santità

IT IT IT

maestro delle cerimonie pont. maestro delle cerimonie pont. maestro delle cerimonie pont. maestro delle cerimonie pont. prof. di liturgia alla pont. Università Lateranense professore di liturgia al pont. Seminario francese

IT IT IT IT IT FR

Consultori mons. Giuseppe Calderari mons. Salvatore Capoferri mons. Adone Terzariol mons. Orazio Cocchetti p. Ildefonso Tassi osb p. Roger Le Deault c.s.sp.

Segretariato amministrativo Presidente

CO

card. Alberto Di Jorio, pro-presidente della commissione cardinalizia per lo Stato della Città del Vaticano; presidente dell’Istituto per le Opere di Religione (IOR)

IT FR

Segretario

IT USA

mons. Sergio Guerri, segretario dell’amministrazione dei beni della santa sede delegato dell’amministrazione speciale della S. Sede

Membri

Consultori S.E. mons. William Edward Cousins S.E. mons. Bernard James Sheil S.E. mons. José Vincente Távora S.E. mons. Patrick Francis Lyons S.E. mons. James Aloysius McNulty S.E. mons. Albert Rudolph Zuroweste S.E. mons. Hebert Bednorz S.E. mons. Èmilien Frenette S.E. mons. Alberto Devoto mons. Zoltan Nyisztor mons. Artur Ryan mons. Manuel Lopes de la Cruz mons. José Jaquim Salcedo

Commissione per il cerimoniale

EG

Temi affidati1 1. Proponantur et illustrentur Ecclesiae doctrina de scriptis prelo edendis et de spectaculis moderandis 2. Illa incoepta et opera promoveantur quibus catholicorum conscientia ita effermetur, ut in huiusmodi institutionis mediis adhibendis, principia catholica ii perpetuo observent 3. Omnium catholicorum artificum («specialisti, produttori, artisti, tecnici, gestori» etc.) recta conamina in ordinem ponantur, ut ea quae efficiuntur ed eduntur fidei moribusque congruant 4. Rationes declarentur, quibus media huiusmodi, apostolatus operibus apte serviant

AT IT

IT IT FR USA

FR NL UK

Milwaukee

USA

aus. Chicago Aracajù Sale Peterson

USA BR AU USA

Belleville

USA

coad. Katowice Saint-Jérôme Goya sacerdote ungherese; giornalista parroco st. Brigid’s church, Belfast giornalista, prelato domestico di sua santità direttore generale dell’azione culturale popolare scuole radiofoniche pres. della commissione arcivescovile del cinema, della radio e della televisione incaricato del servizio stampa presso la segr. gen. della comm prep. centrale, assistente eccl. dell’associazione nazionale giornali cattolici direttore dell’ufficio informazioni della diocesi di Berlin

PL CA AR IT UK PT CO

mons. Enrico Arato mons. Ferrero Conti mons. Gaspare Cantagalli conte Enrico Pietro Galeazzi rag. Raffaele Quadrani dott. Massimo Spada dott. Luigi Mennini

1 Quaestiones commissionibus …, cit., in AD-P 2,1 p. 415. 2 Ad-P 3,2 pp. 389-429. 3 Schemata constitutionum…, cit. Series Prima, pp. 203-248.

dott. Fernando Musa Sig. Mario Seganti Ing. Francesco Vacchini

segretario dell’Istituto per le Opere di Religione segretario dell’amministrazione dei beni della S. Sede addetto alla segreteria di Stato delegato speciale della pont. comm. per lo Stato della Città del Vaticano; direttore generale dei servizi tecnici della Città del Vaticano segr. agg. dell’amministrazione speciale della S. Sede segr. amministrativo dell’Istituto per le Opere di Religione segretario ispettivo dell’Istituto per le Opere di Religione capo dell’ufficio di ragioneria del governatorato S.C.V. floriere dei sacri palazzi apostolici fattore generale e dirigente dell’ufficio tecnico della Fabbrica di San Pietro

IT IT IT IT IT IT IT IT IT IT

PH IT DDR/ BRD BRD USA

pres. dell’ufficio cattolico radiofonico di Germania direttore degli uffici di informazione e di radiotelevisione di New York ass. eccl. dell’associazione cattolica internazionale per la CH radiodiffusione e la televisione (Unda) pres. della commissione cattolica per la televisione in BRD Germania

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10. Il segretariato per l’unità dei cristiani

Dopo le speranze suscitate dall’annuncio del concilio e dai riferimenti all’unità contenute nella chiusa del discorso di Giovanni xxiii del 25 gennaio 1959, la creazione del segretariato per l’unità dei cristiani, avvenuta l’anno successivo, contestualmente all’istituzione delle commissioni preparatorie, venne a confermare la rilevanza che il dialogo con le altre Chiese aveva nella visione roncalliana del Vaticano ii. La nascita di un organo senza precedenti nell’organigramma della curia romana fu favorita dall’iniziativa del rettore del Pontificio istituto biblico, il gesuita tedesco Augustin Bea, confessore di Pio xii, consultore del s. Uffizio e creato cardinale da papa Giovanni nel secondo concistoro del suo pontificato. Bea, che seguiva il dibattito ecumenico della Germania, aveva suggerito al vescovo di Paderborn Lorenz Jaeger, responsabile della conferenza episcopale tedesca per l’«Una-Sancta-Arbeit», di chiedere al pontefice l’istituzione di un dicastero romano dedicato al dialogo col movimento ecumenico internazionale che fosse il riferimento dei gruppi cattolici nei vari paesi impegnati sul tema dell’unità e aprisse le strette maglie di un magistero che aveva condannato l’ecumenismo come tale e colpito quei teologi come Yves Congar che cercavano i princípi di un ecumenismo cattolico. Di proposte analoghe ce ne erano state: il patriarca dei melchiti Maximos iv, il 23 maggio 1959, durante un’udienza con papa Giovanni xxiii, aveva presentato al pontefice una memoria che suggeriva la creazione a Roma di «une nouvelle congrégation ou une commission romaine spéciale» alla quale affidare «tout ce qui touche à l’oecuménisme», sottraendolo così alla soffocante stretta del s. Uffizio. L’ecumenista francese Christophe Dumont op aveva invece inviato alla congregazione per la Chiesa orientale, a marzo e giugno 1959, due note che suggerivano la creazione presso la stessa congregazione e presso Propaganda fide di due sezioni, rispettivamente per i rapporti con i cristiani ortodossi e protestanti. Se quelle idee restarono lettera morta la proposta di Jaeger fu accettata in tre giorni e Bea diventò presidente non di una congregazione, ma di un segretariato con mansioni trasversali. Come segretario fu nominato l’olandese Johannes Willebrands, che aveva fondato e guidato una Conferenza cattolica per le questioni ecumeniche, che dal 1952 riuniva teologi di diversa provenienza (vi partecipavano giovanissimi studiosi come Joseph Ratzinger, Hans Küng e Giuseppe Alberigo) sensibili alle attese dell’unità cristiana. Partecipavano a quella «conferenza» una parte dei membri e consultori del segretariato come Charles Boyer, Francis Davis, Christophe Dumont, Jérôme Hamer, Joseph Höfer e Franz Thijssen. Avevano avuto qualche contatto con

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Storia Preparazione 1960-1962 1. Una conferenza stampa del card. Augustin Bea, per informare sulle attività del segretariato. L’interesse internazionale verso questo organo è riscontrabile dalle numerose richieste di interviste e dichiarazioni rivolte al suo presidente. D’altra parte lo stesso Bea capì la necessità di una corretta informazione, tanto che in una lettera a papa Giovanni xxiii del 26 aprile 1960 appoggiò la creazione di un ufficio stampa distinto da «L’Osservatore Romano»: un Officium informationis

sembrava necessario «a causa della vasta eco che tutti i passi relativi all’unione suscitano nell’intero mondo, e della possibilità di malintesi e di falsi commenti, particolarmente nocivi al movimento dell’Unione» (Bernhard Moosbrugger, Zürich; da Erneuerung in Christus. Das Zweite Vatikanische Konzil (1962-1965) im Spiegel Münchener Kirchenarchive, Hrsg. A.R. Batloog, C. Brodkorb, P. Pfister, Verlag Schnell und Steiner, Regensburg 2012).

2. Una riunione del segretariato per l’unità dei cristiani presieduta dal card. Bea (da M. von Galli, B. Moosbrugger, Das Konzil und seine Folgen, Verlag C.J. Bucher AG, Luzern und Frankfurt/M 1966).

la conferenza vescovi quali lo stesso Jaeger, o Edward Stakemeier di Paderborn, Hermann Volk, gli svizzeri François Charrière e altri esperti come Johannes Feiner, oltre a Pierre Dumont e amici o monaci del monastero ecumenico di Chevetogne, e diversi teologi nordamericani come Gregory Baum, James Cunningham, Edward Francis Hanahoe, George H. Tavard e Gustave Weigel. La competenza del segretariato nella fase preparatoria fu triplice: lavorare a propri schemi, aprire un dialogo con le altre Chiese e invitare al concilio i loro osservatori. Un punto critico di questa agenda riguardò l’ortodossia, che faceva parte del mansionario della congregazione per la Chiesa orientale in senso proselitistico: alla vigilia della prima sessione tale incarico passò nelle competenze del segretariato. La fiducia in Bea e l’asimmetria rispetto alla curia convinse Giovanni xxiii ad affidare proprio al segretariato, dopo un colloquio con Jules Isaac, il compito di preparare uno schema sugli ebrei che rovesciasse la catechesi del disprezzo: schema accantonato nella commissione preparatoria centrale a giugno 1962 per una decisione politica della segreteria di Stato e poi reimmesso nell’agenda del Vaticano ii fra la fine del primo periodo e la prima intersessione, a seguito dell’intervento del papa sollecitato da Bea. A differenza che per le altre commissioni preparatorie del concilio, con il motu proprio Superno Dei nutu del 5 giugno 1960 al segretariato per l’unità dei cristiani non vennero affidate specifiche quaestiones da sviluppare: la commissione teologica, presieduta dal cardinale Alfredo Ottaviani segretario del s. Uffizio, interpretò questa peculiarità come la conferma del ruolo subalterno dell’organismo di Bea e della sua impossibilità a presentare autonomamente schemi per la discussione in concilio (un mero «ufficio informazioni», insomma); invece nelle intenzioni del papa e nella pratica questo esonero consentì una più ampia libertà di manovra e di discussione, confermata dal fatto di aver avuto mandato di fare propri schemi e poi essere trasformato in organo conciliare senza votazioni in aula. L’affidamento poi,

durante la prima sessione conciliare, della revisione dello schema sulla divina Rivelazione a una commissione mista composta da membri della commissione teologica e del segretariato mostrò come il tema ecumenico e la sua gestione da parte del segretariato fossero accessori ma fondanti nel disegno di rinnovamento conciliare. La creazione del segretariato rivela come papa Roncalli vedesse la necessità di uno strumento agile, distinto e autonomo rispetto alla curia alla quale aveva affidato il resto della preparazione, ed estraneo all’idea di un concilio che in poche settimane approvasse schemi e condanne preparate nelle congregazioni romane e dalle loro scuole teologiche. La fase preparatoria del concilio fu infatti caratterizzata da una tensione permanente fra il segretariato di Bea e la commissione teologica di Ottaviani: essa, nei primi due mesi del 1961, rifiutò le proposte di costituire commissioni miste, giacché non solo riteneva di avere l’esclusiva competenza nelle materie dottrinali, ma si aspettava anche che le altre commissioni si astenessero dal trattarle. I membri del segretariato per l’unità dei cristiani invece avevano adottato come loro metodo quello di elaborare proposte, dapprima inviate a diverse commissioni, poi sviluppate come schemi propri, sfidando l’egemonia del s. Uffizio di cui la commissione teologica era la proiezione preconciliare. All’interno del segretariato lavoravano infatti quindici sottocommissioni, composte di quattro o cinque membri e presiedute da un vescovo come relator. In ogni sottocommissione veniva preparato un testo da un vescovo o da un teologo e poi comunicato, quasi sempre per lettera, agli altri membri per le osservazioni, che venivano usate per una «relectio» di un documento sottoposto alla sessione plenaria. Le commissioni studiarono: 1) la questione dei membri della Chiesa e la condizione in essa dei battezzati non cattolici; 2) la natura della Chiesa (popolo di Dio) e la sua struttura gerarchica (il ruolo dei vescovi nella Chiesa universale e l’episcopato come sacramento); 3) le conversioni individuali e delle comunità; la restaurazione del diaconato laicale; 4) il sacerdozio universale dei fedeli e il ruolo dei laici battezzati nella

Chiesa; 5) i rapporti Chiesa-Stato e la tolleranza cristiana (libertà religiosa); 6) la Parola di Dio; 7) i rapporti tra Scrittura e Tradizione nella Chiesa; 8) le questioni liturgiche: abbandono del latino e centralità dell’eucarestia sotto le due specie, concelebrazione e communicatio in sacris; 9) i matrimoni misti; 10) una nuova formula per l’ottavario di preghiera per l’unità dei cristiani; 11) il problema ecumenico secondo l’orientamento del World Council of Churches; 12) il rapporto con l’ebraismo; 13) il segretariato come organo permanente dopo il concilio; 14) la preparazione di un direttorio ecumenico; 15) l’invito dei non cattolici al concilio. Oltre alle questioni più evidentemente legate all’agenda del segretariato – il documento De œcumenismo catholico, nato in concorrenza con il capitolo sul ritorno all’unità del De ecclesia della teologica e il testo De unitate ecclesiae della commissione per le Chiese orientali, ai quali si sostituì durante il dibattito, fino a diventare il decreto conciliare Unitatis redintegratio; il tema della libertà religiosa che avrebbe dovuto essere trattato da un comitato misto boicottato da Ottaviani e Tromp, ma poi confluito in Dignitatis humanæ; il De judæis accantonato nella fase preparatoria che poi costituirà il capitolo generativo di Nostra aetate – l’organo presieduto da Bea entrò in forte tensione sul problema del rapporto tra Scrittura e Tradizione: quando il 22 novembre 1962 lo schema De fontibus revelationis fu accantonato con una deroga papale al regolamento e un nuovo De revelatione fu affidato alla citata commissione mista si capì che quello che sembrava solo essere un «indirizzo a Roma» per gli ecumenisti era stato un fattore decisivo della fisionomia riformatrice del concilio.

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Bibliografia J. Komonchak, La lotta per il concilio durante la preparazione, in Storia del concilio Vaticano ii diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol i, Bologna 1995 (2012), pp. 177-380; Verso il Concilio Vaticano ii (1960-1962). Passaggi e problemi della preparazione conciliare, a cura di G. Alberigo, A. Melloni, Genova 1993; M. Velati, «Un indirizzo a Roma». La nascita del Segretariato per l’unità dei cristiani (1959-1960), in Il Vaticano ii fra attese e celebrazione, a cura di G. Alberigo, Bologna 1995, pp. 75-118; Dialogo e rinnovamento. Verbali e testi del Segretariato per l’unità dei cristiani nella preparazione del concilio Vaticano ii (1960-1962), a cura di M. Velati, Bologna 2011.


Focus Aula

11. Allestire il concilio. La basilica di S. Pietro si trasforma in aula conciliare

A fronte 1. Basilica di S. Pietro. Allestimento dell’aula (da Aula Sancta Concilii, a cura della Segreteria generale del Concilio Ecumenico Vaticano ii, Roma 1967). 2. Bozzetti della struttura degli scranni, dotati di tavolette-scrivania (da Aula Sancta Concilii).

Quando il 7 novembre 1961 papa Giovanni xxiii annunciò la costituzione di nuovi organismi, nell’elenco venne comunicata anche la formazione di una commissione tecnico-organizzativa, come sezione della più generale commissione centrale; era presieduta dal card. Gustavo Testa e mons. Pericle Felici ne fu nominato segretario, coadiuvato da tre sottosegretari, Sergio Guerri, Agostino Casaroli e Igino Cardinale. Tra i compiti della commissione vi era quello di provvedere all’allestimento dell’aula conciliare. Significava dunque cercare di sistemare la basilica vaticana tenendo presente alcune esigenze fondamentali: offrire più di 2.000 posti a sedere ai padri conciliari, prevedere comunque la possibilità di celebrare funzioni solenni, organizzare gli spazi per gli osservatori e sistemare S. Pietro in modo tale che potesse ancora «funzionare», seppure in misura ridotta, sia per le attività liturgiche regolari sia per la visita dei fedeli. Il Vaticano i, che aveva già usato la basilica di S. Pietro come aula conciliare, aveva avuto grandi problemi logistici. L’allestimento dell’aula nella navata laterale destra del transetto realizzato circa un secolo prima dal conte architetto Virginio Vespignani, e di cui si trova traccia nel volume Intorno alla grande aula temporanea per il Concilio Ecumenico Vaticano (1874), fu un vero disastro specie per le difficoltà acustiche. D’altronde l’organizzazione dei concili era sempre stata complessa. Si era partiti dunque già dai primi mesi del 1962 con i lavori di restauro e di allestimento, con la pulitura della grande porta bronzea centrale quattrocentesca e degli stucchi della volta e con la rimodernizzazione del sistema di illuminazione e della pavimentazione. Ma la trasformazione della basilica in aula conciliare pose anche questa volta non pochi problemi alla équipe dell’ufficio tecnico della congregazione della reverenda fabbrica di S. Pietro, diretta dall’ing. Francesco Vacchini. Nell’aula conciliare vennero installati sei impianti diversi: quello elettrico di illuminazione, quello televisivo, quello telefonico, quello meccanografico, quello per l’amplificazione sonora e infine quello di registrazione, tutti realizzati e rivestiti con materiali fonoassorbenti dalla ditta Sadi di Verona. La fondamentale questione sull’elaborazione dei dati (dall’archivio anagrafico dei padri a uno schedario generale, dalle presenze in aula al conteggio delle votazioni) fu brillantemente risolta grazie alle tecnologie e alle schede perforate messe a disposizione dalla Olivetti-Bull, offrendo anche utili e inedite combinazioni di calcoli e confronti tra i diversi periodi. La registrazione e l’amplificazione furono affidate invece da una parte alla Philips, l’azienda olandese che dal 1891 era ormai un’eccellenza nel settore, e alla vigile direzione del personale di Radio Vaticana, che curò poi la questione

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audio per tutta la durata del concilio, forte dell’esperienza ormai trentennale nel campo radiofonico. Oltre dunque alle migliaia di metri di damasco e di velluto, alle centinaia di metri di frange dorate e di tessuti vari, alle strutture e ai ponteggi tubolari metallici della società Dalmine Innocenti, ai teli di gomma posti sui piani orizzontali delle gradonate forniti dalla ditta Joco di Glasgow e ai 150 metri cubi di legno di abete, bisognava fare i conti anche con i 65 chilometri di linee telefoniche impiegati nella città del Vaticano, con le migliaia di metri di cavi coassiali video, radiofonici e televisivi e con quelli dei singoli impianti: dalle apparecchiature per la registrazione con le relative cabine, ai quattro grandi registratori, dall’impianto telefonico con quaranta apparecchi e centralino ai trenta altoparlanti e quaranta microfoni con cabine di regia, senza trascurare l’illuminazione indipendente dalla basilica fornita da quarantadue proiettori pensili verticali da 2.000 W – i teatrali «occhi di bue» – sistemati sul cornicione dell’aula, oltre a 86 altri proiettori che potenziavano la luminosità e che servivano per consentire buone riprese cinetelevisive a colori, impiegando così una potenza di oltre due migliaia di chilovattori distribuiti su proiettori da 10.000 W (la

3. Basilica di S. Pietro, 8 ottobre 1962. Allestimenti e prove audio durante la visita guidata nell’aula del concilio. Mons. Felici e l’ing. Vacchini dell’ufficio tecnico della congregazione della reverenda fabbrica di S. Pietro e responsabile dei lavori accompagnano i giornalisti aggiornandoli sull’adattamento della basilica (© Archivio Storico Luce). 4. I padri conciliari seduti sugli scranni, durante la cerimonia di apertura della seconda sessione (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

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L’impianto a circuito chiuso per il pontefice

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All’interno della basilica, oltre alle postazioni degli operatori e delle telecamere rai, si procedette all’installazione di un ulteriore impianto televisivo «di ben più modeste proporzioni»: due telecamere Philips a transistor, posizionate in alto sulle gradinate su cui sedevano i padri conciliari e collegate a loro volta a un impianto di amplificazione e sincronizzazione nel deposito Ottoboni, un ambiente isolato della basilica, costituivano l’impianto a circuito chiuso del pontefice. Dei cavi coassiali collegavano infatti le riprese dell’aula direttamente con un televisore posto nello studio di papa Giovanni xxiii. L’impianto dava la possibilità al pontefice di seguire direttamente ogni volta che voleva lo svolgersi dei lavori conciliari senza presiedere personalmente le congregazioni. Dal suo studio, come ricordò Roncalli stesso nel corso di diverse udienze in cui spiegò ai presenti il servizio offerto da questa sua «televisione privata», poté essere contemporaneamente il regista di quelle riprese personali e l’unico spettatore della visione: attraverso una serie di comandi riusciva infatti a regolare in maniera diretta non solo il punto di vista da cui seguire la discussione scegliendo la prima o la seconda telecamera, ma gestendo in orizzontale e verticale i loro movimenti, la regolazione del diaframma ottico e del fuoco, così da avere il controllo totale su quell’osservazione particolare. Il papa accennò a questa sua «visione» privata in diverse udienze: ad esempio durante quelle del 7 novembre e del 14 novembre 1962 («L’Osservatore Romano» ne dà notizia il 7 e il 17 novembre 1962). Anche il card. Tisserant citò l’impianto a circuito chiuso nel suo discorso d’auguri in rappresentanza dei cardinali, il 23 dicembre 1962, nella sala Clementina: «Vostra Santità ha seguito le nostre congregazioni generali, grazie ai mezzi della tecnica moderna, ed ha saputo intervenire con sue decisioni, quando l’interpretazione del regolamento o le finalità stesse del Concilio richiedevano la parola amabile e orientatrice del Capo venerato della Chiesa».

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La basilica di S. Pietro si trasforma in aula conciliare

Focus/Aula

Planimetria dell’aula conciliare

5. Basilica di S. Pietro. Il card. Gustavo Testa esamina con un gruppo di tecnici la planimetria dell’aula (da Aula Sancta Concilii).

1. Altare 2. Cattedra Papale 3. Tavolo per il consiglio di presidenza 4. Tavolo per i cardinali moderatori 5. Tavolo per il segretario generale e i sottosegretari 6. Tavoli per gli addetti alla segreteria generale e all’ufficio stampa 7. Pulpito per le comunicazioni generali e gli annunci 8. Seggi per i cardinali 9. Seggi per i patriarchi 10. Seggi per i padri conciliari 11. Tribune sopraelevate situate nello spessore delle arcate laterali 12. Tribuna di S. Andrea per gli uditori 13. Tribuna di S. Longino per gli osservatori 14. Tribuna di S. Elena 15. Tribuna di S. Veronica

6. Il bar del concilio. Come ha ricordato il card. Suenens: «Il concilio non era solo una lunga sequela di discorsi in latino e d’interventi concentrati necessariamente in otto minuti, ma era anche occasione di scambi informali tra vescovi, esperti e osservatori.

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A. Passaggi che consentono l’accesso diretto dal canale centrale alle navate laterali B. Scale che danno accesso al passaggio in alto dietro i seggi dei padri conciliari e alle tribune sopraelevate C. Centro meccanografico D. Cabina di amplificazione e centrale di registrazione E. Posti di ristoro e servizi igienici F. Posti di pronto soccorso medico

Nei momenti di libertà, tra una seduta e l’altra, li si poteva trovare nei bar, luoghi preziosi per rinfrescare le idee ed eventualmente continuare la discussione intorno ad una tazzina di caffè. Mi ero imposto la regola di andare lì ogni giorno per pochi minuti a respirarne l’atmosfera» (L.-J. Suenens, 1993). Sono due i bar del concilio, che i padri ironicamente chiamano «Bar Jonas» (il «bar dei canonici», nella foto) e «Bar Abbas» (nella navata laterale destra). Un terzo bar, «Bar-Nun», per le donne, riscosse invece poco successo (foto del vescovo Hermann Volk/Dom- und Diözesanarchiv Mainz Bestand: 4 5,4).

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Porta Rezzonico

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Cappella del SS. Sacramento F

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potenza che solitamente serviva a illuminare l’intera Città del Vaticano). L’impianto elettrico e l’illuminazione che ne derivava erano così funzionali alle riprese e sufficienti per garantire una buona lettura nei seggi, ma studiati anche per la resa estetica della stessa basilica. Le strutture non dovevano infatti apparire come un corpo estraneo, facendo dimenticare il luogo in cui la cattolicità intera veniva a riunirsi ma, piuttosto, far sì che l’architettura della basilica «continuasse a dominare». I cambiamenti che la basilica dovette subire in quei mesi – chiusa al pubblico dal 27 settembre fino all’11 ottobre per permettere il completamento degli ultimi lavori di allestimento – furono tali che all’indomani della visita all’aula conciliare dei trecento giornalisti accreditati presso l’ufficio stampa del concilio, quasi tutti i media del mondo riportarono in modo entusiastico le foto e le notizie a riguardo, con gli impressionanti dati tecnici. Aiutati infatti dai capi dei gruppi linguistici dell’ufficio stampa, i giornalisti poterono vedere di persona gli sforzi compiuti per adattare S. Pietro alle esigenze sia dei padri conciliari (posti comodi, buona visibilità, servizi sanitari, igienici e di ristoro), sia dei media che sarebbero stati presenti in aula. Le installazioni offrivano così la possibilità di riprendere l’evento da 41 postazioni televisive diverse posizionate lungo l’intero perimetro della basilica e negli ambienti circostanti, 41 punti di vista differenti da cui i telespettatori in mondovisione avrebbero potuto seguire le sessioni pubbliche in modo privilegiato e avere per la prima volta immagini del concilio da «dentro».

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F Atrio Cappella del Coro

Porta della Sagrestia

Navata dei SS. Simone e Giuda

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Bibliografia Aula Sancta Concilii, a cura della Segreteria generale del Concilio Ecumenico Vaticano ii, Roma 1967; K. Wittstadt, Alla vigilia del concilio, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 1, Bologna 1995 (2012), pp. 429-518; F. Ruozzi, Il concilio in diretta. Il Vaticano ii tra informazione e partecipazione, Bologna 2012.

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Navata della Cattedra

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Sagrestia

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Focus Aula

12. La composizione dell’assemblea

Tra i vari primati che il Vaticano ii detiene rispetto ai concili precedenti c’è anche quello relativo al numero dei suoi partecipanti. Mai prima di allora era stato infatti celebrato un concilio che radunasse una simile quota di padri e che, soprattutto, rappresentasse quasi tutte le nazioni del mondo e questo a soli diciassette anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Per avere piena coscienza della rilevanza di questo si deve fare un raffronto con Trento, al quale avevano preso parte, di periodo in periodo, solo diverse decine di vescovi (in maggioranza italiani e spagnoli); al Vaticano i i partecipanti furono circa settecento. Il Codice di diritto canonico promulgato nel 1917 aveva formalizzato al canone 223 gli aventi diritto alla partecipazione ai concili: cardinali, anche se privi della dignità episcopale, patriarchi, vescovi residenziali e titolari, abati, superiori degli ordini religiosi. Al momento dell’apertura del Vaticano ii erano circa 2.800 coloro che avrebbero potuto prendere parte all’assise: una cifra che, attraverso nuove nomine, arrivò a toccare nella fase conclusiva del concilio, oltre tremila unità. Di fatto il numero effettivo dei partecipanti al Vaticano ii oscillò sempre tra i 2.400 e i 2.600 padri (con una percentuale sul totale che si attestava oltre l’80%), la maggior parte dei qua-

Partecipazione ai concili ecumenici e generali

1. Roma Termini, 7 ottobre 1962. Il card. Stefan Wyszy ski, primate di Polonia, arriva a Roma per l’imminente apertura del concilio, assieme ad altri 14 vescovi polacchi, tra cui un giovane monsignore di nome Karol Wojtyła. Ad attenderlo il card. Silva Henríquez di Santiago del Cile, il sostituto della segreteria di Stato mons. Dell’Acqua, i fedeli e numerosi giornalisti che vogliono immortalare l’arrivo dei vescovi dai paesi d’Oltrecortina (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna). «La nostra presenza al concilio è necessaria per tutta la Chiesa e, nello stesso tempo, la presenza al concilio di noi, vescovi polacchi, è necessaria per la Chiesa cattolica in Polonia. L’atto di partecipazione al concilio crea qualcosa di nuovo nella coscienza della Chiesa intera, specialmente nella coscienza dei vescovi che partecipano al concilio. Nella nostra coscienza nasce la convinzione di creare insieme un nuovo volto della Chiesa, il volto che l’umanità desidera così ardentemente» (Karol Wojtyła, discorso del 5 ottobre 1962).

li, per la prima volta nella storia, prese un aereo per poter raggiungere la sede conciliare. Le assenze furono determinate dall’anzianità di alcuni vescovi, incapaci di raggiungere Roma; sia da fattori contingenti che ne avevano spinto altri – perlopiù vescovi ausiliari – a non allontanarsi dalla propria sede. Il numero di vescovi impediti o reclusi nei paesi comunisti fu percentualmente piccolo, ma significativo: e lo stesso Giovanni xxiii, proprio in vista dell’apertura del concilio, intraprese una paziente attività diplomatica affinché anche ai vescovi d’Oltrecortina fosse possibile venire a Roma, ottenendo un parziale ma positivo riscontro. Anche a dispetto di queste assenze, il panorama dei padri presenti al Vaticano ii era in assoluto il più variegato mai contemplato da un concilio, anzitutto per il numero di nazioni rappresentate. L’Europa non era più la componente maggioritaria, ma costituiva comunque un terzo dei padri presenti (un numero che cresceva ulteriormente, se si consideravano i vescovi provenienti dalle missioni). Vari stati europei (Francia, Germania, Italia, Spagna) godevano di una sovrarappresentazione storicamente spiegabile rispetto ad alcuni paesi del continente americano (dove alcuni vescovi governavano diocesi grandi quanto alcune regioni italiane) o ad altri stati

2. L’incontro dei padri conciliari in S. Pietro (Archivio Fscire). 3. Colloqui tra un vescovo della Tanzania e uno degli Stati Uniti, prima di entrare nell’aula conciliare (Archivio Fscire). 4. La Humanae salutis, la costituzione apostolica di indizione del concilio Vaticano ii, 25 dicembre 1961 (Biblioteca G. Dossetti, Fscire). «Quanto all’intera comunità umana, infine, che i pericoli di disastrosi conflitti mantengono costantemente insicura, turbata, ansiosa, il prossimo Concilio Ecumenico offrirà autorevolmente a tutti gli uomini di buona volontà l’opportunità di avviare pensieri e propositi di pace» (Giovanni xxiii, Humanae salutis, 9).

extraeuropei a larga densità cattolica come le Filippine. Viceversa l’Africa era presente con una quota di vescovi che, in proporzione, eccedeva rispetto al numero di battezzati cattolici. La partecipazione degli episcopati nazionali, senza misconoscere apporti individuali, non si riduceva a una questione puramente quantitativa. Pur detenendo il primato numerico, l’episcopato italiano, ad esempio, non segnò molto il dibattito conciliare; così pure si può dire dell’episcopato spagnolo, particolarmente refrattario ad accogliere gli elementi di rinnovamento. Anche l’episcopato statunitense non si espose troppo, al di fuori del dibattito sulla libertà religiosa. Viceversa nazioni piccole come il Belgio o i Paesi Bassi, che pure non erano presenti con molti vescovi, diedero un contributo prezioso su molti aspetti della discussione conciliare. Per i vescovi che venivano dall’Est Europa il Vaticano ii costituì un podio irrinunciabile per infrangere l’immagine della «Chiesa del silen-

Durata dei concili ecumenici e generali

(fonte: N. Venturini, I convocati al Concilio Ecumenico Vaticano ii - dati statistici in ASV, Carte Bea, b. 18)

(fonte: N. Venturini, I convocati al Concilio Ecumenico Vaticano ii - dati statistici in ASV, Carte Bea, b. 18)

Laterano iv (1215) = 404 + 800 abati Vaticano i (1869-70) = 764 Calcedonia (451) = 600 Laterano ii (1139) = 500 Basilea-Ferrara-Firenze (1431-45) = 354 Nicea ii (787) = 300 Laterano i (1123) = 300 Laterano iii (1179) = 300 Costanza (1414-18) = 300 Trento (1545-63) = 255 Nicea i (325) = 250 Lione ii (1274) = 200 Efeso (431) = 198 Costantinopoli iii (680-81) = 174 Vienne (1311-12) = 170 Costantinopoli ii (553) = 164 Costantinopoli i (381) = 150 Lione i (1245)= 150 Costantinopoli iv 869-70) = 102 Laterano v (18° - 1512-17)= 94

Trento: 17 anni, 11 mesi e 21 giorni Basilea-Ferrara-Firenze: 14 anni, 7 giorni Laterano v: 4 anni, 10 mesi, 6 giorni Costanza: 3 anni, 6 mesi, 17 giorni Costantinopoli ii: 10 mesi, 9 giorni Vaticano i: 7 mesi, 10 giorni Vienne: 6 mesi, 20 giorni Costantinopoli iv: 4 mesi, 23 giorni Costantinopoli i: 3 mesi Lione ii: 2 mesi, 10 giorni Nicea i: 2 mesi, 5 giorni Laterano ii: 1 mese Nicea ii: 29 giorni Costantinopoli ii: 28 giorni Efeso: 25 giorni Calcedonia: 24 giorni Laterano i: 19 giorni Laterano iv: 19 giorni Lione i: 19 giorni Laterano iii: 14 o 17 giorni

1

2

3

82

4

83


La composizione dell’assemblea

Focus/Aula I PADRI PRESENTI AL CONCILIO ECUMENICO VATICANO II* I sessione (ottobre – dicembre 1962)

zio», mentre per i padri provenienti dall’Africa o dall’America Latina, cioè da paesi che erano stati colonizzati dalle potenze europee, la partecipazione al Vaticano ii fu un fattore di accrescimento dell’autocoscienza della propria rilevanza e pari dignità ecclesiale: solo nel 1960 si era avuta la creazione del primo cardinale di colore e il concilio costituì per alcuni non europei il prodromo della successiva cooptazione nelle file della curia romana. Questa così vasta assemblea determinò anche una novità procedurale, giacché solo una piccola parte dei padri venne coinvolta dal lavoro di commissione. Per la maggioranza dei padri l’unico impegno restava quello della partecipazione alle con-

gregazioni generali in S. Pietro. Accanto al concilio dell’aula si impose un altro momento di discussione e confronto altrettanto importante, che si sviluppò nei collegi o nelle residenze romane, dove si svolgevano riunioni o si assisteva a conferenze sui temi all’ordine del giorno. Quest’altro «concilio» produsse un fondamentale rimescolamento tra i vescovi di tutti i continenti, determinato sia dall’appartenenza linguistica sia dalla comune sensibilità rispetto agli orientamenti maturati in aula. In questo ambito emerse in tutta la sua evidenza l’importanza del ruolo dei periti, cioè i teologi ed esperti anch’essi partecipi a tutti gli effetti al concilio, seppure con una funzione consultiva, senza diritto di voto né in aula né in commissione.

i padri al concilio vaticano i

Europa (compresi Russia, Balcani e Oriente)

479

88

116

683

21

2

%

aventi diritto

partecipanti

%

aventi diritto

partecipanti

%

aventi diritto

partecipanti

%

Totale padri conciliari

Europa

1087

917

84,36

1057

916

86,66

1053

921

87,46

1064

949

89,19

1060

Asia

374

298

79,68

437

302

69,10

449

297

66,14

448

311

69,41

408

Africa

295

265

89,83

335

303

90,44

336

284

84,52

332

311

93,67

351

America Settentrionale

403

346

85,86

409

332

81,17

422

334

79,14

426

362

84,97

416

America Centro-Meridionale

573

470

82,02

606

485

80,03

633

475

75,03

644

529

82,14

620

Oceania

75

63

84,00

78

59

75,64

78

59

75,64

76

64

84,21

74

Tot.

2807

2359

84,30

2922

2397

82,03

2971

2370

79,77

2990

2526

84,48

2929

Sup. Generali

97

90

92,79

100

91

91,00

103

96

93,20

103

99

96,11

129

TOT.

2904

2449

84,33

3022

2488

82,32

3074

2466

80,22

3093

2625

84,86

3058

*dati della segreteria generale del concilio, (asv)

I PADRI AL CONCILIO VATICANO II E I LORO CONTINENTI DI ORIGINE

Totale padri conciliari

Europa

1060

Asia

408

popolazione

cattolici

560.000.000 232.000.000 1.543.000.000

32.000.000

PARTECIPAZIONE EUROPEA DEI PADRI DEL CONCILIO VATICANO II

% dei cattolici sul totale della popolazione

numero dei fedeli per ogni padre conciliare

41,5

218.868

2,7

78.431

16

2

84

0

0

Africa

351

224.000.000

21.000.000

9,4

59.829

America Latina

51

32

12

95

0

0

416

227.600.000

73.300.000

32,2

176.202

Africa (senza Algeria e Egitto, compresi tra Francia e Oriente)

America Settentrionale

9

4

2

15

0

0

Australia e Pacifico

19

14

6

5

64

1

0

20

0

America CentroMeridionale

0

Oceania

0

658

Presenti

164

Assenti

139

961

21

2929

161.400.000 137.000.000 15.000.000

America Settentrionale 66 America CentroMeridionale 51

America Latina Africa (senza Algeria ed Egitto)

Europa 479

2.731.000.000 498.300.000

Africa 351

Africa 9

Australia e Pacifico 300

170.126

Paese

Totale padri conciliari

Austria

16

Grecia

6

Belgio

27

Irlanda

31

Bulgaria

2

Islanda

1

Cecoslovacchia

5

Danimarca

3

Danzica

3

451

Finlandia

2

(Nel numero degli italiani sono compresi anche 28 cardinali di curia) Jugoslavia

28

Lettonia

3

Lituania

1

Francia

144

Germania (DDR+RFT)

61

Gibilterra

1

Lussemburgo

2

Gran Bretagna

48

Malta

3

Paese Monaco (Principato)

Totale padri conciliari 1

Norvegia

3

Olanda

15

Polonia

59

Portogallo

29

Spagna

87

Svezia

1

Svizzera

11

Turchia

3

Ungheria

12

U.R.S.S. (Ucraina)

1

America Centro-Meridionale 620

Asia 39 Asia 408

Europa 1060

200

40.541

Totale padri conciliari

America Settentrionale 416

Oceania 14

Asia

100

20,3

220.968

Paese

Diocesi vacanti

America del Nord

0

3.000.000

84,8

2

Europa (compresi Russia, Balcani e Oriente)

84

620 74

Tot. TOTALI

Totali

partecipanti

66

39

IV sessione (settembre – dicembre 1965)

aventi diritto

America del Nord

Asia

III sessione (settembre – novembre 1964)

Continente

Continente Presenti Assenti Diocesi Totale diocesi cardinali cardinali Vacanti o aventi diritto presenti assenti

II sessione (settembre – dicembre 1963)

400

500

600

Oceania 74

700

85


La composizione dell’assemblea

Focus/Aula

Norvegia 3

Islanda 1

Gran Bretagna 48 Finlandia 2

Irlanda 31

Finlandia 2 Svezia 1

Lettonia 3

Olanda 15

Si trattava di studiosi – in larga parte anche se non esclusivamente europei – che insegnavano in prestigiose facoltà del mondo o che nei decenni precedenti avevano anche dovuto fronteggiare diffidenze e ostilità per il loro impegno a favore di un rinnovamento teologico che considerasse le fondamentali evoluzioni conosciute dalla società. La novità rappresentata dalla presenza degli osservatori delle Chiese cristiane fu enorme: delegati e ospiti di confessioni diverse dalla cattolica che erano stati invitati dal segretariato per l’unità dei cristiani ad assistere ai lavori dell’assemblea dei vescovi. Il loro coinvolgimento fu il frutto, soprattutto sul versante dell’ortodossia, di una infaticabile opera di mediazione del segretariato, che portò la credibilità ecumenica della Chiesa cattolica romana a un livello mai raggiunto sino a questo momento, superando anche le resistenze del s. Uffizio e di altri dicasteri della curia. Su un piano regolamentare gli osservatori non dovevano svolgere alcuna funzione attiva nel concilio, eppure la loro presenza costituì un fattore ecclesiologico e teologico di indubbia rilevanza, contribuendo indirettamente allo sviluppo degli schemi (i cui testi preparatori peraltro venivano consegnati loro man mano che evolveva la discussione conciliare). Al Vaticano ii presero pure parte, dal secondo periodo di lavori, anche alcuni uditori laici (circa cinquanta alla fine dei lavori), che furono anche invitati a prendere parola in aula. Nel complesso si trattò però di un apporto di gran lunga più marginale rispetto a quello degli osservatori: ispirato sì dalla volontà di dare un riscontro effettivo alla evoluzione del ruolo del laicato nella Chiesa, ma allo stesso tempo depotenziato in partenza sia dalla scelta dei personaggi da coinvolgere (perlopiù dirigenti delle più importanti organizzazioni cattoliche), sia dall’eccesso di formalità e controlli con i quali venivano ammessi ad intervenire. Mancavano, rispetto ai concili antichi, le corone cattoliche e i rappresentanti dei poteri civili che però seguivano e agivano in concilio attraverso canali informali e tramite i rapporti fra i vescovi e le loro ambasciate.

Lussemburgo 2

Lituania 1

Belgio 27 Germania 61

AMERICA SETTENTRIONALE

Spagna 87

Italia 451

Gibilterra 1

Ucraina 1

Ungheria 12

Jugoslavia 28 Princ. Monaco 1

1060 padri conciliari

Cecoslovacchia 5 Austria 16

Svizzera 11

Portogallo 29

EUROPA

Polonia 59

Bulgaria 2

Grecia 6

416 padri conciliari

Turchia 3

Malta 3

ASIA 408 padri conciliari

AFRICA AMERICA CENTROMERIDIONALE 620 padri conciliari

14

351 padri conciliari

OCEANIA 74 padri conciliari

Bibliografia Cl. Prudhomme, Les évêques d’Afrique noire anciennement française et le Concile, in É. Fouilloux (édité par), Vatican ii commence… Approches Francophones, Leuven 1993, pp. 163-188; Cl. Soetens, L’apport du Congo-Léopoldville (Zaïre), du Rwanda et du Burundi au concile Vatican ii, ivi, pp. 189-208; R. Aubert, Organizzazione e funzionamento dell’assemblea, in Storia della Chiesa, xxv/1, La Chiesa del Vaticano ii (1958-1978), a cura di M. Guasco, E. Guerriero, F. Traniello, Cinisello Balsamo 1994, pp. 159-187; G. Alberigo, Transizione epocale. Studi sul Concilio Vaticano ii, Bologna 2009, pp. 325-350; H. Raguer, Fisionomia iniziale dell’assemblea, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 193-258.

86

87


E

F

Focus Aula

F

13. L’aula conciliare e la disposizione dei partecipanti E Porta Rezzonico

co

C

1. Cerimonia di apertura del concilio. La cattedra del papa è collocata E sotto il baldacchino del Bernini, lasciando così libero sul davanti l’accesso alla tomba di san Pietro (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

C

Cappella del SS. Sacramento

B

13

6

11 11 14

8

1

10

10

7

10

3

15

12

B

11

B 13

6

5

Navata 2 della Cattedra

15

11

B

I sessione

B 1111 11

F

11

B

5

A

10

2

4

A 3

12 B

810

7

10

1

11

A

10 10

B

B 11

B

11

10

B

11

1

2

F

Planimetria dell’aula conciliare

Atrio Cappella del Coro

Cappella

1. Altare del Coro 2. Cattedra papale Porta 3. Tavolo per il consiglio di presidenza (10-12 membri) della Sagrestia 4. Tavolo per i cardinali moderatori 5. Tavolo per il segretario generale e i sottosegretari 6. Tavoli per gli addetti alla segreteria generale e dalla seconda sessione per gli addetti all’ufficio stampa 7. Pulpito per le comunicazioni generali e gli annunci Navata 8. per i cardinali deiSeggi SS. Simone e Giuda 9. Seggi per i patriarchi 10. Seggi per i padri conciliari 11. Tribune sopraelevate situate nello spessore delle arcate laterali 12. Tribuna di S. Andrea per gli uditori (dalla seconda sessione) 13. Tribuna di S. Longino per gli osservatori 14. Tribuna di S. Elena 15. Tribuna di S. Veronica A. Passaggi cheEconsentono l’accesso diretto dal canale centrale alle navate laterali B. Scale che danno accesso al passaggio in alto dietro i seggi dei padri conciliari e alle tribune sopraelevate C. Centro meccanografico D. Cabina di amplificazione e centrale di registrazione E. Posti di ristoro e servizi igienici F. Posti di pronto soccorso medico

Sagrestia

11

10

A

11

II sessione

Il 15 maggio 1962, dopo un lungo periodo di progettazione, cominciarono i lavori all’interno della basilica vaticana per l’adattamento della navata centrale in aula conciliare. Il progetto originario di allestimento subì tuttaviaPorta numerose e significadella Sagrestia tive modifiche per volontà dello stesso Roncalli, consapevole della valenza simbolica anche di determinate scelte tecniche. Ad esempio il trono pontificio era stato inizialmente collocato Navata davanti al baldacchino del Bernini, coprendo così la scala che dei SS. Simone e Giuda conduce alla cripta con la tomba di Pietro. Papa Giovanni dispose perentoriamente l’arretramento del trono, in modo da tenere libero l’accesso alla tomba dell’apostolo che diveniva così parte integrante dell’aula conciliare. Dato il nuovo posizionamento sotto il baldacchino berniniano, la cattedra papale consistette in una semplice poltrona, presa dall’aula delle benedizioni nei colori del rosso e dell’oro, senza baldacchino proprio, posta a un’altezza di un metro e settanta centimetri dal pavimento della basilica. Per la celebrazione delle messe e l’intronizzazione quotidiana del Vangelo – sullo stesso tronetto dorato utilizzato al concilio Vaticano i – era stato originariamente previsto di utilizzare un altare mobile, lascito del cardinale Rampolla, da porre in posizione centrale per la liturgia e da spostare lateralmente

B

9

F

88

3. L’altare all’inizio della navata. Ogni mattina il Vangelo veniva portato «in trono» sull’altare (Archivio Fscire).

D

D 14

Cappella del SS. Sacramento F

2. Dal tavolo dei moderatori il card. Julius Döpfner parla con il card. Giuseppe Pizzardo (© Archivio Storico Luce).

E

Sagrestia

Atrio

3


L’aula conciliare e la disposizione dei partecipanti 4. Un assignator locorum, tra i banchi del concilio. «L’assignator locorum ha un ruolo molto preciso, fin dall’ingresso in basilica. Ogni vescovo è destinato ad un posto gerarchicamente ordinato, in base a precisi criteri di decananza di ordinazione e di importanza della sede occupata. […] La basilica è grande, i posti dei Padri sono divisi in settori numerati, e anche i posti sono numerati, con l’aggiunta di destra e sinistra […]. Ma i posti sono tanti, e anche i settori; qualche Padre dimentica, nei primi giorni nessuno sa dove andare. Così, arriva l’assignator locorum che fornisce

Focus/Aula indicazioni. Ogni settore ha un assignator, che vigila su circa 70/80 vescovi. Il suo compito però non si esaurisce quando tutti sono ai loro posti: vi sono altre mansioni proprie di quei giovani preti e seminaristi ingaggiati al servizio del Concilio. Dovranno distribuire, raccogliere e consegnare al centro meccanografico le schede di presenza, distribuire e raccogliere le schede di voto, e anche vigilare su come i Padri votano» (Maurilio Guasco, Una giornata di Vaticano ii).

4

5. Giovani seminaristi e sacerdoti a lezione di stenografia latina dal professore tedesco Aloys Kennerknecht. «Una strana ironia del destino, quella che da sempre abita dentro il conservatorismo vaticano, aveva fatto sì che venissero chiamati a fungere da stenografi latini al concilio alcuni alunni dei collegi ecclesiastici di Roma, per fissare i discorsi dei vescovi in un’epoca in cui ormai funzionavano benissimo i registratori elettronici. Ma ci dissero che così era stato al Vaticano i e così doveva essere al Vaticano ii» (Giuseppe Ruggieri, Ritrovare il concilio).

5

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durante le congregazioni generali. Tuttavia Giovanni xxiii respinse questa soluzione, che faceva apparire la liturgia quotidiana come una «parentesi» all’inizio delle giornate conciliari: esigette invece un altare fisso, più piccolo ma posto proprio al centro della navata e all’inizio delle tribune, cioè quasi in mezzo ai padri conciliari, dove sarebbe stato portato solennemente ogni mattina il libro dei Vangeli (un prezioso codice miniato del 1472 proveniente dalla Biblioteca Apostolica Vaticana) e ivi sarebbe rimasto durante lo svolgimento delle congregazioni generali. Davanti alla cattedra papale era collocato il banco per i dieci cardinali che a norma dell’articolo 4, comma 1 dell’Ordo concilii del primo periodo costituivano il consiglio di presidenza, con il compito di curare l’osservanza delle norme stabilite nel regolamento, di risolvere gli eventuali dubbi e difficoltà procedurali e di moderare a turno, succedendosi per anzianità, le congregazioni generali, dando la parola ai vari oratori, indicendo le votazioni e impartendo direttive al concilio per lo più attraverso il segretario generale Pericle Felici. Era composto dai cardinali: Bernard Jan Alfrink, Achille Liénart, Antonio Caggiano, Josef Frings, Norman Thomas Gilroy, Ignace Gabriel i Tappouni, Francis Joseph Spellman, Enrique Pla y Deniel, Ernesto Ruffini ed Eugène Tisserant. Con il nuovo regolamento di Paolo vi frutto di una proposta alla quale lavorarono vari esperti tra cui Giuseppe Dossetti, fu introdotto dal secondo periodo un collegio di quattro moderatori (i cardinali Grégoire-Pierre xv Agagianian, Julius Döpfner, Giacomo Lercaro e Léon-Joseph Suenens), che ricoprivano la funzione dei legati papali del Tridentino e potevano regolare l’ordine e la durata dei dibattiti. Il consiglio di presidenza, che contemporaneamente papa Montini portava da 10 a 12 membri (aggiungendo Albert Gregory Meyer, Giuseppe Siri, Stefan Wyszyński, mentre Pla y Deniel aveva dato le dimissioni e nella quarta sessione, Lawrence Joseph Shehan avrebbe sostituito Meyer nel frattempo deceduto), anche se non più incaricato di moderare le sessioni, avrebbe comunque dovuto continuare a vigilare sull’osservanza del regolamento, risolvendo difficoltà e dubbi che di volta in volta sarebbero sorti in merito. Assieme alla segreteria generale avrebbe deciso di momenti delicati come i voti orientativi dell’ottobre 1963. In altri con le sovrapposizioni di competenze emerse: come alla fine della terza sessione, il 19 novembre 1964, quando fu rinviata alla sessione successiva la votazione dello schema sulla libertà religiosa. Dalla seconda sessione dunque un nuovo tavolo, quello dei

moderatori, fu predisposto nell’aula, anteposto a quello della presidenza, che veniva nel frattempo ampliato per accogliere i nuovi cardinali membri e sopraelevato su una pedana a tre scalini perché restasse visibile alle spalle dei moderatori. All’inizio della quarta sessione, al banco di presidenza fu aggiunto un ulteriore posto, lievemente sopraelevato rispetto agli altri, destinato al papa, presente nelle sessioni pubbliche, il quale diventava così anche visivamente l’effettivo presidente dell’assemblea conciliare. Da qui Paolo vi parlò ai padri il 5 ottobre 1965, riferendo della sua visita alle Nazioni Unite a New York, e da qui presiedette le congregazioni generali del 10 novembre e del 4 dicembre 1965. Di conseguenza, durante quest’ultimo periodo conciliare fu tolto il trono papale e il relativo panneggio con l’arazzo (delle dimensioni di 3,30 x 4,28 metri) che proprio Paolo vi aveva voluto dalla seconda sessione come dossello alle spalle del suo trono, pendente dalla sommità del baldacchino berniniano, affinché nell’aula del concilio fosse posta un’immagine della Madonna. Alla sinistra dei tavoli di presidenza e dei moderatori stava il banco del segretario generale e dei suoi cinque sottosegretari, obliquo rispetto all’aula e alle cui spalle, allineati di fianco alla Confessione, trovavano posto i quattro tavoli che accoglievano gli officiali della segreteria generale, i membri dell’ufficio stampa del concilio e gli stenografi. Questi ultimi erano per metà chierici (20 su un totale di 41, che divennero 44 nella quarta sessione. Tuttavia durante la prima ne vennero impiegati solo 15) e per metà giovani studenti provenienti dai collegi e seminari romani, selezionati dai rispettivi rettori tra i migliori allievi in rappresentanza di ogni nazionalità, per essere in grado di comprendere anche il latino storpiato dalle pronunzie dei diversi oratori. Trascorsero i mesi precedenti al concilio a imparare a trascrivere secondo le norme stenografiche fonemi e parole latine, avvicendandosi poi durante le congregazioni a turni di tre al giorno. I corsi furono organizzati da Aloys Kennerknecht, docente all’università per interpreti di Mainz, che costruì un sistema per adattare alla lingua di Cicerone i codici della stenografia unitaria tedesca. A confronto delle registrazioni però la stenografia (utilizzata anche al concilio Vaticano i) si mostrò presto superata e alla fine gli stenografi si dedicarono principalmente alla trascrizione delle registrazioni, che avvenivano su doppie bobine per evitare di perdere qualche parola nel cambio dei nastri. Dai seminari romani provenivano anche gli assignatores locorum, che fin dalla cerimonia di apertura dell’11 ottobre avevano il compito di accompagnare i padri al proprio posto, asse-

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L’aula conciliare e la disposizione dei partecipanti

Focus/Aula

6. Un tecnico alla cabina di regia controlla l’acustica della basilica, che tanti problemi aveva causato durante il Vaticano i (da Aula Sancta Concilii).

dopo i cardinali, a sinistra guardando l’altare. Il mio numero è il 128 (che significa che in tutto il mondo ci sono solamente 127 arcivescovi nominati prima di me)» (Hélder Câmara, Le notti di un profeta).

7. Una veduta dell’aula conciliare, durante il secondo periodo (foto Pais/ Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna). In una lettera circolare alla sua comunità Hélder Câmara scrive: «Nella basilica di San Pietro ci sono grandi banchi, che avete visto nelle foto. Su ognuno di essi prendono posto circa cento vescovi. Io sono sul secondo banco,

8. Gli osservatori e, in secondo piano, le tribune del corpo diplomatico, durante la cerimonia di apertura del primo periodo. Per le congregazioni generali, gli osservatori furono sistemati nella tribuna di S. Longino (da Concilium Oecumenicum Vaticanum ii, edizione Istituto Luce – edizione Ancora, Roma-Milano, a cura di S. Garofalo 1963).

gnato secondo studiati criteri di precedenza che collocavano più avanti i vescovi con maggiore anzianità di consacrazione e importanza della sede occupata. Come scrive Maurilio Guasco, giovane assignator, non furono rari i casi di «protesta di chi si era visto declassato, in rapporto ai suoi meriti, e ha preferito chiedere giustizia subito, senza attendere il paradiso, dove le gerarchie saranno rovesciate e gli ultimi saranno i primi». I seggi riservati ai vescovi erano disposti simmetricamente ai lati della navata su una lunghezza complessiva di 90 metri, su tribune a dieci o più livelli, che si sopraelevavano rispettivamente di 30 centimetri per garantire a ogni padre la visuale. Le gradinate erano divise in settori (numerati, come gli stessi posti); ogni assignator assisteva così circa 70/80 vescovi, occupandosi tra l’altro anche della raccolta dei testi degli interventi, delle schede di presenza e di quelle di voto, verificando la corretta compilazione e correggendo gli eventuali errori; il sistema meccanografico, potendo leggere segni apposti solo con una speciale matita a grafite molto nera, di cui ogni padre disponeva al proprio posto, avrebbe reso nulla la scheda nel caso che il voto fosse stato apposto con una normale penna. Ogni settore era dotato inoltre di un microfono per gli interventi, collocato nel primo posto della fila più in basso, dove abitualmente sedeva l’assignator, che spesso si trasformava anche in latore di biglietti o documenti che i padri si scambiavano per fissare riunioni o prendere accordi. Il corridoio centrale dell’aula era largo 5,60 metri, mentre due sottopassaggi, che si trovavano circa a metà delle scalinate, permettevano di attraversare rapidamente l’aula senza doverla percorrere in tutta la sua lunghezza: in questo modo gli assignatores con le schede di voto potevano raggiungere rapidamente il centro meccanografico, posto accanto alla cappella del SS. Sacramento, in modo che con rapidità potesse pervenire al tavolo di presidenza il risultato dello scrutinio. Nelle fasi più concitate del concilio, in particolare nella quarta sessione, si ebbero anche più di dieci votazioni in una mattinata. I seggi dei cardinali – sedili, con annesso inginocchiatoio e scrittoio in legno, con imbottitura foderata in stoffa rossa, per distinguerli da quelli in stoffa verde riservati ai vescovi – erano collocati in una scalinata a parte all’inizio delle tribune, di fronte alla statua di Pietro e a destra del trono pontificio. Durante la prima sessione i patriarchi orientali sedevano su seggi di colore verde nel primo settore, cioè dopo gli scranni dei cardinali. Questa collocazione suscitò vivaci proteste da parte dei patriarchi delle Chiese di rito orientale, che rivendicavano

la loro dignità, superiore a quella dei cardinali della Chiesa di Roma. Il problema venne risolto dalla seconda sessione in poi, realizzando per loro una speciale tribuna a sette posti di fronte a quella dei cardinali e con gli stessi panneggi porpora. I periti del concilio erano sistemati in fondo all’aula, nelle ultime due delle sei tribune sopraelevate ricavate chiudendo con alte pareti gli arconi che dalle navate laterali si affacciano sulla navata centrale della basilica. Gli osservatori non cattolici furono accomodati in una posizione di privilegio, trovando posto, con loro grande sorpresa, nella tribuna di S. Longino, a sinistra del trono pontificio, da dove erano in grado di seguire i lavori conciliari anche meglio di alcuni vescovi. Simmetricamente, a partire dalla seconda sessione, gli uditori invitati come rappresentanti dei fedeli laici furono sistemati nella tribuna opposta di S. Andrea, accanto ai seggi dei cardinali. Nella seconda sessione gli uditori erano tutti di sesso maschile, ma a partire dalla terza si aggiunsero anche le donne, laiche e religiose, e a questa presenza femminile fu dedicato uno specifico punto di ristoro, nel cosiddetto deposito Rezzonico.

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Bibliografia Aula Sancta Concilii, a cura della Segreteria generale del Concilio Ecumenico Vaticano ii, Città del Vaticano 1967; K. Wittstadt, Alla vigilia del concilio, in Storia del concilio vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. i, Bologna 1995 (2012), pp. 498-517; M. Guasco, Una giornata di Vaticano ii, in Le deuxième Concile du Vatican (1959-1965). Actes du colloque organisé par l’École française de Rome en collaboration avec l’Université de Lille iii, l’Istituto per le scienze religiose de Bologne et le Dipartimento di studi storici del Medioevo e dell’età contemporanea de l’Università di Roma-La Sapienza (Rome, 28-30 Mai 1986), Roma 1989, pp. 443-462.

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14. Alla vigilia del concilio

Gli schemi elaborati dalle commissioni preparatorie, discussi dalla commissione preparatoria centrale e modificati dalla sottocommissione per gli emendamenti avrebbero dovuto essere inviati ai padri conciliari tra il luglio e il novembre 1962. La sottocommissione infatti continuò a lavorare sugli schemi preparatori anche dopo che era cominciato il concilio. Il primo fascicolo che i padri ricevettero per posta giusto poche settimane prima della partenza per Roma e dopo esplicite sollecitazioni da parte di Giovanni xxiii conteneva solo sette di questi schemi. Fino ad allora la maggior parte dei vescovi (circa il 97%) era ignara dell’andamento effettivo della preparazione. La scelta e l’ordine dipendevano dal fatto che questi erano gli schemi già revisionati dalla sottocommissione per gli emendamenti (senza tornare in commissione centrale) e pronti per una celere approvazione in un rapido concilio (il papa era anziano e dunque si pensava che l’assemblea sarebbe durata solo una sessione o che comunque il concilio si sarebbe sciolto presto). Con questo primo invio venivano inoltrati: 1) lo schema di costituzione dogmatica sulle fonti della rivelazione – De fontibus revelationis; 2) lo schema di costituzione dogmatica sulla conservazione della purezza del deposito della fede – De deposito fidei; 3) lo schema di costituzione dogmatica sull’ordinamento morale cristiano – De ordine morali christiano; 4) lo schema di costituzione dogmatica su castità, matrimonio, famiglia e verginità – De castitate, matrimonio, familia et verginitate; 5) lo schema di costituzione sulla santa liturgia – De sacra liturgia; 6) lo schema di costituzione sui mezzi di comunicazione – De instrumentis communicationis socialis; 7) lo schema di decreto sull’unità della Chiesa (quello preparato dalla commissione per le Chiese orientali) – De ecclesiae unitate. Per i padri conciliari, che stavano partendo per Roma questo dossier rappresentava il primo vero documento di lavoro con cui confrontarsi. Ai padri era stato detto che avrebbero potuto mandare osservazioni entro il 15 settembre: con l’idea di far trovar loro, un mese dopo, dei documenti pronti per l’approvazione. Pochi lo fecero; e in generale l’accoglienza di questa prima serie di schemi (di cui ben quattro – le costituzioni dogmatiche – provenivano dalla commissione teologica) non fu omogenea: accanto a poche reazioni positive vi furono giudici incerti e prese di posizione assai critiche. Alcuni dei teologi destinati ad avere un ruolo centrale nella redazione dei diversi documenti conciliari (Yves Congar, Karl Rahner, Joseph Ratzinger, Edward Schillebeeckx, Henri de Lubac, Marie-Dominique Chenu, Hans Küng) ebbero modo di scriverlo ai propri vescovi.

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Storia Avvio 1962 1. I vescovi ricevono le credenziali, al loro arrivo a Roma. La segreteria aveva preparato anche una cartina della città, per agevolare gli spostamenti dei padri (Archivio Fscire).

Anche fra i vescovi vi fu insoddisfazione rispetto agli esiti del lavoro preparatorio, anticipata da alcune mosse dei membri della commissione preparatoria che prima di altri avevano capito dove si stava andando a parare. Quel malessere aveva trovato voce già nella lettera di quaresima del giovane cardinale belga Léon-Joseph Suenens, apprezzata da Giovanni xxiii che lo aveva ricevuto in udienza e al quale aveva chiesto un memorandum sui lavori di un concilio più pastorale e missionario di quello che usciva dal progetto delle commissioni. Il progetto di Suenens individuava due aree che a suo parere avrebbero dovuto costituire l’oggetto dei dibattiti conciliari: la prima riguardava la Chiesa ad intra e raccoglieva vari temi di riforma interna; la seconda avrebbe dovuto riguardare i rapporti della Chiesa ad extra e quindi con la società e con le altre confessioni cristiane. Il concilio doveva offrire perciò l’occasione per sviluppare un nuovo slancio missionario nella Chiesa e per rinnovare profondamente l’apostolato. Dopo che Suenens consegnò al papa il proprio progetto, Giovanni xxiii volle che un gruppo di cardinali discutesse intorno a questa ipotesi. Fu organizzato dunque un incontro tra Julius Döpfner, Achille Liénart, Giovanni Battista Montini, Giuseppe Siri e lo stesso Suenens che si riunirono all’inizio di luglio al Collegio Belga. Ne risultò una nuova redazione del progetto; il gruppo tornò poi a incontrarsi altre volte prima dell’inizio del concilio, quando gli schemi distribuiti mostrarono a tutti quanto fosse urgente riprendere la preparazione da capo. Suenens non era il solo, tra i cardinali della commissione centrale, a essere preoccupato. Il 18 aprile mons. Denis Eugene Hurley, vescovo di Durban in Sudafrica ed eroe della resistenza all’apartheid, aveva inviato proprio a Suenens un appunto contenente le sue critiche alla preparazione, chiedendo al cardinale di intervenire presso il pontefice o presso gli altri membri della commissione centrale preparatoria per ridurre i temi conciliari alle questioni più rilevanti. Nello stesso senso parlò esplicitamente anche il card. Josef Frings, di Köln, nella sessione di maggio della commissione centrale, chiedendo di costituire una speciale sottocommissione per riorganizzare e semplificare tutti gli schemi preparatori. Alla fine di agosto il vescovo di Montréal, card. Paul-Émile Lèger, inviò a Döpfner il testo di una supplica da inviare a Giovanni xxiii perché intervenisse per dare al concilio una prospettiva diversa da quella che emergeva dagli schemi preparatori. Léger chiedeva al vescovo di Monaco di far firmare il suo testo anche ad altri cardinali europei, in particolare ad

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Alfrink di Utrecht, König di Vienna, Montini di Milano, Liénart di Lille e Suenens di Malines-Bruxelles. Al di là di questi contatti e scambi, nei singoli paesi molti vescovi, una volta ricevuti i primi schemi conciliari, cominciarono a interrogarsi sul loro contenuto e in qualche caso vennero organizzati incontri per discuterne, per non arrivare in concilio impreparati. In Germania il nuovo vescovo di Mainz

Hermann Volk raccolse un piccolo gruppo di teologi tra cui Rahner, Ratzinger e Otto Semmelroth, per esaminarli analiticamente. Nei Paesi Bassi fu mons. Wilhelmus Bekkers di ‘s-Hertogenbosch a prendere l’iniziativa di consultare prima alcuni teologi per formulare un giudizio di massima sugli schemi e poi di riunire i vescovi olandesi, compresi quelli missionari tornati in

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Alla vigilia del concilio 2, 5. I fedeli attendono il passaggio di papa Giovanni xxiii, in occasione del duplice pellegrinaggio ai santuari di Loreto e Assisi il 4 ottobre 1962, per l’imminente apertura del concilio (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna). A sera, il papa annota sulla sua agenda, soddisfatto: «Questa è data da scriversi aureo colore nella mia vita: il pellegrinaggio che volli fare – e pochi giorni bastarono al concepirlo, al farlo e a riuscirvi con l’aiuto del Signore – alla Madonna di Loreto, e a S. Francesco di Assisi, come a implorazione straordinaria di grazia per il Concilio Ecumenico Vaticano ii. Lo pensai, al solito, con

La preparazione di Giovanni xxiii Da giugno a ottobre, dopo il monopolio degli organismi preparatori che diedero al concilio un profilo ben preciso, il pontefice tornava a essere protagonista sulla scena, con diversi atti, riservati e pubblici, che misero in risalto la sua abilità diplomatica. Ascoltò, come detto, i timori di certi episcopati e rispose a modo suo: il radiomessaggio dell’11 settembre rientrava in questo suo disegno che sarebbe culminato con il discorso di apertura dell’11 ottobre. La preparazione della Gaudet mater ecclesia, per l’importanza che papa Giovanni gli attribuiva, faceva infatti passare in secondo piano altre questioni (come ad esempio quella dell’ordo concilii, molto vicino allo spirito del Vaticano i, che il papa promulgò di fatto senza leggerlo). Un altro protagonista indiscusso di questa fase fu il sistema mediatico, che, nell’approssimarsi dell’11 ottobre, cominciò a dedicare sempre più spazio all’evento: la stampa, le radio, ma in particolare la televisione italiana che, con l’eurovisione e con i suoi quasi sei milioni di abbonati all’attivo, riuscì a raggiungere settori della pubblica opinione difficilmente intercettabili dalla pubblicistica di settore e a fornire alle tv di tutto il mondo un materiale di prima mano. A differenza di altre televisioni del mondo la rai prese per mano il telespettatore e lo condusse, mediante una serie di approfondimenti storici in prima serata sulla storia della Chiesa e sulla storia dei concili, a comprendere meglio il Vaticano ii, contribuendo così ad aumentare le attese nella pubblica opinione. Domenica 30 settembre, la rai, d’intesa con il Centro cattolico cinematografico e quello televisivo, chiamò Pericle Felici in video per fargli spiegare gli ultimi preparativi e il lavoro svolto fino ad allora dalle commissioni. La trasmissione, Vigilia di Concilio, andò in onda sul Programma Nazionale alle 11,40, subito dopo la consueta teletrasmissione della messa. Anche il duplice pellegrinaggio propiziatorio che papa Giovanni xxiii decise di compiere il 4 ottobre a Loreto e ad Assisi – nonostante la malattia diagnosticatagli – rientrava nella «preparazione spirituale» per l’imminente apertura del concilio. E ancora una volta la televisione contribuì a trasformarlo in un vero e proprio evento mediatico: era la prima volta dal 1870 che un pontefice usciva da Roma e attraversava le regioni del suo ex Stato. L’accoglienza che durante questo viaggio papa Giovanni xxiii ricevette dalle autorità civili rappresentò simbolicamente e visivamente la fine dell’isolamento vaticano, come gli stessi giornalisti televisivi non avrebbero mancato di sottolineare. La rai seguì in diretta il percorso del convoglio pontifico, su cui salì anche il presidente del Consiglio Amintore Fanfani. Le cineprese posizionate lungo il percorso documentarono le folle che impazienti aspettavano il passaggio del treno, che toccò numerosi piccoli centri, ognuno dei quali ambiva a una sua sosta; come mostrano le sequenze in bianco e nero, gli abitanti si diedero appuntamento per attendere il passaggio del pontefice direttamente lungo i binari o sui tetti delle stazioni, esprimendogli con la presenza tutta la loro devozione, il loro appoggio e la loro vicinanza.

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Storia/Avvio 1962 semplicità, lo decisi: il Card. Segret. di Stato se ne interessò con vivo trasporto. Scrivo questa nota al termine della giornata che di fatto resterà una delle più sante e felici del mio umile pontificato» (Agenda di Giovanni xxiii, 4 ottobre 1962).

3, 6. Alcuni momenti del pellegrinaggio (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna). 7. Fotogramma Rai della diretta televisiva del messaggio di papa Giovanni xxiii ai fedeli di tutto il mondo, a un mese dal concilio Vaticano ii, l’11 settembre 1962, in collegamento con l’eurovisione (Teche Rai): «Nella successione di tre anni di preparazione, una

4. Papa Giovanni xxiii sul treno per Loreto e Assisi, assieme al presidente del Consiglio Amintore Fanfani (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna). È la prima uscita di un pontefice fuori dal Lazio, dopo l’annessione di Roma allo Stato italiano nel 1870. La radio e la televisione seguono in diretta l’intero pellegrinaggio, dando spazio all’entusiasmo dei fedeli, tanto da far annotare allo stesso Giovanni xxiii sulla sua agenda privata, il 6 ottobre: «Le comunicazioni della stampa da tutte le parti del mondo accrescono a dismisura le ragioni di compiacimento innanzi al Signore per il successo di edificazione spirituale della giornata-pellegrinaggio del Papa a Loreto e ad Assisi» (Agenda di Giovanni xxiii, 6 ottobre 1962).

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schiera di spiriti eletti raccolti da ogni regione e di ogni lingua, in unità di sentimento e di proposito, ha radunato una ricchezza così sovrabbondante di elementi di ordine dottrinale e pastorale, da offrire all’episcopato del mondo intero, convenuto sotto le volte della basilica Vaticana, motivi di sapientissima applicazione dell’evangelico magistero di Cristo, da venti secoli luce dell’umanità redenta dal Sangue suo» (messaggio di Giovanni xxiii, 11 settembre 1962).

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occasione del concilio, per discuterne insieme e intraprendere iniziative comuni. Venne chiesto a Schillebeeckx di redigere delle osservazioni più circostanziate sugli schemi, osservazioni (Animadversiones) che vennero fatte ciclostilare e distribuire anche a tutti i vescovi del concilio una volta giunti a Roma. Le Animadversiones di Schillebeeck per l’episcopato olandese diedero il «la» a una demolizione degli schemi preparatori che ne mostrò l’estrinsecismo e l’inconsapevolezza della portata delle discussioni dell’ultimo secolo e servì a convincere molti episcopati dell’impossibilità di lavorare sugli schemi delle commissioni preparatorie. Iniziative analoghe ebbero luogo anche in altri paesi. Fu in queste settimane che da vari ambienti e contesti maturò l’idea di un messaggio iniziale del concilio al mondo, che sarebbe stato approvato dai padri conciliari nella quarta congregazione generale, il 20 ottobre. Il testo di Suenens, con la distinzione ad intra e ad extra fu certamente usato da Giovanni xxiii per redigere il radiomessaggio dell’11 settembre 1962 ai fedeli di tutto il mondo, a

un mese dall’apertura del Vaticano ii. Il messaggio venne trasmesso in eurovisione ed ebbe una forte eco sia tra i futuri padri conciliari sia tra la pubblica opinione. Nel discorso, che si apriva con la constatazione della «grande aspettazione del concilio ecumenico» si riconosceva come esso «sta per adunarsi, a 17 anni dalla fine della seconda guerra mondiale. Per la prima volta nella storia i padri del concilio apparterranno, in realtà, a tutti i popoli e nazioni, e ciascuno recherà contributo di intelligenza e di esperienza, a guarire e a sanare le cicatrici dei due conflitti, che hanno profondamente mutato il volto di tutti i paesi», rimarcando come «in faccia ai paesi sottosviluppati la chiesa si presenta quale è, e vuol essere, come la chiesa di tutti, e particolarmente la chiesa dei poveri». Bibliografia A. Riccardi, La tumultuosa apertura dei lavori, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 21-86; L.-J. Suenens, Aux origines du Concile Vatican ii, in «Nouvelle Revue Théologique», 107 (1985), pp. 3-21; G. Routhier, Les réactions du cardinal Léger à la préparation de Vatican ii, in «Revue d’histoire de l’Église de France», 80 (1994), pp. 281-301.

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Storia Avvio 1962

15. L’Ordo concilii: i due regolamenti

1. Il tavolo della presidenza del concilio (in secondo piano), e il tavolo dei moderatori (in primo piano) (da Das Konzil und seine Folgen).

3. I padri conciliari durante il secondo periodo del Vaticano ii (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

2. Pericle Felici, segretario del concilio (da Das Konzil und seine Folgen).

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La convocazione di un nuovo concilio nel 1959 pose rapidamente la questione del funzionamento di un’assemblea di quasi tremila membri, che, nel momento in cui il papa stabilì che non si sarebbe ripreso il Vaticano i interrotto nel 1870, ma si sarebbe celebrato un Vaticano «ii», doveva avere un proprio «ordo». Il Regolamento fu elaborato da una specifica sottocommissione della commissione centrale preparatoria, ispirato all’idea, rivelatasi sbagliata, di un concilio breve, fatto da molti padri disposti a votare tutto quello che fosse stato loro sottoposto con l’approvazione papale. Alla guida della sottocommissione c’era il card. Francesco Roberti, un canonista, che per elaborare le norme di svolgimento dell’assise si rifece all’esperienza del precedente concilio ecumenico, quello del 1869-1870. Al termine della fase di preparazione, Giovanni xxiii promulgò dunque il motu proprio Appropinquante Concilio (6 agosto 1962) che stabiliva l’Ordo Concilii Oecumenici Vaticani ii celebrandi. Venne pubblicato solo un mese più tardi e i padri conciliari ne ricevettero copia il giorno stesso dell’apertura. Nella prima parte il Regolamento dettava le norme riguardo ai padri conciliari, ai periti, agli osservatori delle altre Chiese cristiane; la seconda parte riguardava invece le procedure conciliari, il segreto, la lingua del concilio, le discussioni in aula e l’esame degli schemi, la possibilità di introdurre nuovi argomenti; la terza parte regolava lo svolgimento delle sessioni solenni, delle congregazioni generali e delle commissioni.

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La sede del concilio fu indicata nella navata centrale della basilica di S. Pietro. Seguendo la tradizione inaugurata a Nicea, il libro dei vangeli sarebbe stato intronizzato al centro dell’aula; ogni seduta del concilio si sarebbe aperta con la celebrazione della messa e la preghiera del concilio Toletano iv, detta dal suo incipit, «Adsumus». Il latino era la sola lingua ammessa nei dibattimenti in congregazione generale e per la compilazione degli atti. Definiti gli aventi titolo a partecipare (vescovi residenziali e titolari e altri ecclesiastici elencati nell’articolo 223 § 1 del Codice di diritto canonico del 1917), e tutti coloro che avrebbero concorso all’assise dal punto di vista organizzativo, l’Ordo

prevedeva che il concilio sarebbe stato diretto da un consiglio di presidenza composto di 10 cardinali (elevati a 12 nel 1963). Vi facevano parte il decano Eugène Tisserant, Achille Liénart (Lille), Ignace Gabriel i Tappouni (patriarca di Antiochia dei Siri), Norman Thomas Gilroy (Sydney), Francis Joseph Spellman (New York), Enrique Pla y Deniel (Toledo), Josef Frings (Köln), Ernesto Ruffini (Palermo), Antonio Caggiano (Buenos Aires), Bernard Jan Alfrink (Utrecht). Il Regolamento istituiva inoltre una segreteria generale, a cui fu preposto, come nella fase preparatoria, mons. Pericle Felici. All’inizio del concilio Giovanni xxiii gli affiancò cinque sottosegretari, provenienti da diversi paesi: Philippe Nabaa (Bairut e Gibail per i Melchiti), Casimiro Morcillo Gonzalez (Saragoza), Jean-Marie Villot (coad. Lione), John Joseph Krol (Philadelphia), Wilhelm Kempf (Limburg). Al consiglio spettava in particolare il compito di concedere la parola agli iscritti a parlare e di indire le votazioni: ma non aveva poteri delegati per inter-

rompere i dibattiti, nella supposizione che sarebbero stati brevi e poco approfonditi. All’inizio del secondo periodo di lavori, papa Paolo vi (che da padre conciliare aveva toccato con mano le incongruenze regolamentari durante il primo periodo) dispose l’emanazione di un nuovo regolamento che, accogliendo varie istanze, rivedeva le competenze del consiglio di presidenza, rivelatosi inadatto alla gestione di un’assemblea così complessa. Alla presidenza venne quindi assegnato esclusivamente il compito di verificare il rispetto del regolamento conciliare e di risolvere eventuali vertenze. La direzione del concilio venne invece affidata a un nuovo collegio di quattro moderatori con poteri di legati papali: Paolo vi scelse i cardinali Grégoire-Pierre xv Agagianian armeno di nascita e membro della curia, Julius Döpfner arcivescovo di München e Freising, Giacomo Lercaro arcivescovo di Bologna e Léon-Joseph Suenens arcivescovo di Malines-Bruxelles. Un organismo snello e dotato dei poteri per guidare l’as-

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Storia/Avvio 1962

L’Ordo concilii: i due regolamenti

1962

L’iter dei documenti conciliari: dallo schema preparatorio alla promulgazione.

1963-65

Giovanni XXIII

Paolo VI

consiglio di presidenza 10 membri (12 nel secondo periodo)

direzione 4 moderatori

+

*65.9,.(A0650 .,5,9(30

*6440::065, +0 *669+05(4,5;6 +(3 *6440::0650 *65*030(90 commissione per l’apostolato dei laici, stampa e spettacolo

segretariato per l’unità dei cristiani

Il Presidente della commissione e il relatore presentano lo schema

Distribuzione dello schema commissione teologica

commissione sui vescovi e il governo delle diocesi

Trasmissione degli emendamenti alla commissione

Discussione e votazione generale sull’ammissibilità alla discussione

Discussione dei singoli capitoli

Relatio sugli emendamenti ammessi al voto > placet – non placet commissione per le missioni Inserimento degli emendamenti accolti Votazione nuovo testo > placet – non placet – placet iuxta modum commissione per le Chiese orientali

Ultima valutazione dei modi (anche del papa)

Promulgazione da parte del papa

to

16 padri conciliari eletti

di

vo

commissione per la disciplina del clero e del popolo cristiano

diri

tto

commissione per i religiosi

Expensio modorum

Votazione finale per capitoli e intero schema (possibili ritocchi del papa)

Sessione pubblica Voto finale

UNA CUM PATRIBUS

commissione per i sacramenti commissione per gli studi e i seminari

periti funzione consultiva

commissione liturgica

8 + 1 nomine papali

:,::0650 7<))30*/, *65 79,:,5;, 03 7(7( *6476:0A065, +0 <5( *6440::065,

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Storia/Avvio 1962

L’Ordo concilii: i due regolamenti La televisione come attore dell’evento conciliare La televisione non si limitò a svolgere una funzione informativa, ma entrò direttamente in concilio, influenzando e condizionando un’assemblea che si rivelò permeabile al dibattito extra aulam. Ne è un esempio l’intervista al costituzionalista Costantino Mortati, la cui opinione, su sollecitazione di Giuseppe Alberigo, contribuì a sbloccare l’impasse dovuta alla vaghezza del regolamento nella prima sessione. Nella prima puntata, andata in onda a un mese dall’apertura del concilio, il 10 novembre 1962, Alberigo intervistò Mortati per interpellarlo su alcune questioni legate all’Ordo concilii. Nell’intervista, il professore di diritto costituzionale illustrò alcuni casi su cui il regolamento conciliare rimaneva piuttosto vago; in particolare, si concentrava sulla carenza di una norma che prevedesse un voto sui princìpi che ispiravano lo schema dopo che questo era stato dibattuto nelle congregazioni generali, distaccandosi così da altre assemblee «in cui il regolamento prevedeva espressamente un voto alla conclusione della discussione generale introduttiva che precede invece

5. Il teologo svizzero Hans Küng (1928- ), intervistato sull’opera dogmatica del concilio (Teche Rai).

semblea e indirettamente fare da ponte fra aula e commissioni. La scelta di questi moderatori rispondeva all’esigenza di trovare un equilibrio rappresentativo tra la curia romana e quei vescovi che nel corso del primo periodo erano emersi come veri e propri leaders della maggioranza dell’assemblea. Dopo la nuova preparazione del concilio nei mesi della prima intersessione, la ripartenza conciliare del Vaticano ii presieduto da Paolo vi nel settembre 1963 si avvalse dunque di un nuovo regolamento, su cui pesarono le influenze e i suggerimenti del gruppo franco-tedesco e le proposte meditate da Giuseppe Dossetti (che tra il 1945 e il 1951, come vicesegretario della Democrazia cristiana, aveva avuto contatti frequenti con l’allora sostituto alla segreteria di Stato Montini). L’Ordo disciplinava fin dalla sua prima versione la presenza degli osservatori inviati dalle Chiese cristiane separate dalla Chiesa cattolica: essi potevano assistere alle congregazioni generali e alle sessioni pubbliche ma non potevano intervenire nel dibattito né votare, anche se vescovi; anche per gli osservatori vigeva poi la regola del segreto imposto sui lavori, che sarebbe stata in parte attenuata solo a partire dal 1963 e superata di fatto dall’andamento dei lavori. Il concilio funzionava su piani intercomunicanti. C’era, a un livello meno visibile, il lavoro delle dieci commissioni conciliari e del segretariato, composte ciascuna da 24 membri (16 padri conciliari eletti più 8 nominati dal papa, che diventarono poi 9 per decisione dello stesso Giovanni xxiii, portando così a 25 i membri) e da periti scelti dalle commissioni. I membri avevano diritto di parola e di voto, mentre i periti avevano a nor-

Bibliografia F. Ruozzi, Il concilio in diretta. Il Vaticano ii tra informazione e partecipazione, Bologna 2012; D. Viganò, Il Vaticano ii e la comunicazione, Roma 2013; F. Ruozzi, La chiesa a concilio. Uomini e problemi. L’officina bolognese e la Rai-Tv (novembre-dicembre 1962), in «Cristianesimo nella storia», 34 (2013), pp. 611-670.

«Come funziona dunque il concilio?». Alberigo lo spiega in televisione

avvenuto al Vaticano i, e può subire anche delle deroghe». Alberigo, seduto dietro a una scrivania, cercò a inizio di trasmissione di dare conto del funzionamento della macchina conciliare: «Durante i lavori preparatori, tra le altre, vi fu anche una piccola ma importante commissione, quella preposta alla preparazione del regolamento del concilio. I risultati di tale commissione, formata da un ristretto numero di autorevoli cardinali della curia romana, non furono rinviati al concilio per la discussione, ma vennero invece sottoposti all’approvazione del papa, il quale infatti con un motu proprio del 6 agosto scorso fissò le norme per la celebrazione del concilio; cioè ne emanò il regolamento. Esso è dunque un atto papale che i padri sono tenuti ad osservare, ma sul quale non hanno alcun potere. Tale sistema era già in atto nel concilio Vaticano i, mentre invece tutti i concili precedenti non avevano mai avuto un vero e proprio regolamento. Nell’antichità cristiana i primi concili erano stati regolati soprattutto dalla procedura della corte bizantina; nel Medioevo, invece, nel Tardo Medioevo i concili avevano trovato il modo di trovarsi un proprio regolamento interno sufficientemente autonomo, provvedendo anche a nominare i propri ufficiali, cioè quelli che ricoprivano particolari funzioni all’interno del concilio. Naturalmente il vescovo di Roma esercitava sempre le proprie prerogative, convocando, trasferendo, sciogliendo il concilio e promulgandone le decisioni che erano state prese dalla maggioranza dei padri».

Il gruppo di studiosi del Centro di documentazione di Bologna coordinati da Giuseppe Dossetti svolse una intensa attività durante gli anni del concilio, preparando materiali, memorie, appunti, elaborazione di documenti, proposte per il card. Lercaro e altri padri. Ma già prima, tra i mesi di settembre e dicembre 1962, Giuseppe Alberigo, Paolo Prodi e Boris Ulianich curarono anche due cicli televisivi per la rai (1962 anno del concilio e La Chiesa a concilio. Uomini e problemi), con l’idea che fosse necessario offrire anche al pubblico più generalista le coordinate storiche prima e alcune analisi sull’andamento della prima sessione poi, per rendere «leggibile» quelle discussioni spesso complicate da linguaggi specialistici e tecnici. La piena riuscita del concilio passava infatti anche da una comprensione di quello che avveniva all’interno dell’aula in S. Pietro da parte dell’opinione pubblica mondiale. Il 10 novembre sul Secondo Programma, alle 22,20, andò in onda la prima puntata della serie La Chiesa a concilio nella quale gli studiosi bolognesi analizzarono la giornata di apertura dell’11 ottobre e quelle prime settimane, senza sottrarsi dallo spiegare il regolamento del Vaticano ii e ricordando come esso fosse prima di tutto uno strumento e «come ogni strumento può essere modificato, come già è 4

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4. Crediti della trasmissione televisiva 1962 anno del concilio, curata da Giuseppe Alberigo, in collaborazione con Pierre Riches, pensata come approfondimento sulla storia dei concili (Teche Rai).

l’esame delle disposizioni singole». La sua opinione formulata per il piccolo schermo, come avrebbe ricordato lo stesso Alberigo qualche anno più tardi, si rivelò utile per fornire elementi tecnici per aggirare quella lacuna e incoraggiò la presidenza del concilio nella scelta di un voto orientativo sullo schema De liturgia quattro giorni dopo la trasmissione della puntata, il 14 novembre. Il «silenzio del regolamento» in caso di voto orientativo negativo, per Mortati, avrebbe reso «il compito dell’interprete assai difficile», ma non impossibile visto il grado di autonomia della stessa assemblea. L’intervista ebbe riflessi anche sulla scelta del 19 novembre e fornì una via di uscita preventiva per l’impasse provocata dal non raggiungimento del quorum dei 2/3 nella votazione sul De fontibus.

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6. Lo storico tedesco Hubert Jedin (1900-1980), intervistato sulla storia del concilio di Trento (Teche Rai). 7. Il teologo domenicano francese Yves Congar (1904-1995), intervistato sui primi quattro concili ecumenici (Teche Rai).

ma di regolamento una funzione consultiva: ma in realtà molti di questi avrebbero finito per svolgere un ruolo determinante per l’elaborazione dei documenti finali. Le commissioni avevano il compito di rielaborare gli «schemata» (il termine con cui si qualificavano i testi conciliari nel loro iter redazionale) e se necessario rivederne la struttura alla luce del dibattito svoltosi in aula. A un altro livello interveniva quindi la discussione in congregazione generale, alla presenza di tutti i padri conciliari, che godeva di un’effettiva visibilità. Un relatore designato dalle rispettive commissioni introduceva la discussione sull’argomento all’ordine del giorno, dando il via al dibattito, i cui tempi di svolgimento dovevano essere rigidamente rispettati e che vedeva la precedenza degli oratori per dignità ecclesiastica (un cardinale passava davanti agli arcivescovi, gli arcivescovi ai vescovi, ecc.). I padri dovevano iscriversi con un certo anticipo per la discussione e a condizione che essi potessero raccogliere intorno alla loro proposta di intervento una quota significativa di sottoscrizioni (quota variata nel corso dei lavori). Gli schemi venivano dunque analizzati e discussi capitolo per capitolo e ai padri erano concesse tre differenti modalità di voto: placet, non placet e placet iuxta modum (un assenso condizionato all’introduzione di determinate modifiche, che dovevano essere specificate per iscritto). Al relatore spettava rispondere agli interventi e agli emendamenti presentati in aula: se l’assemblea accoglieva le proposte emerse durante il dibattito queste dovevano essere rinviate alla commissione apposita, affinché fossero integrate nello schema. L’accoglimento o il respingimento di uno schema

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L’Ordo concilii: i due regolamenti 8. Le proposte del card. Léon-Joseph Suenens spedite a Giuseppe Dossetti, teologo del card. Giacomo Lercaro, sul Regolamento conciliare (Archivio Fscire). 9. Appunto manoscritto di Giuseppe Dossetti con le proposte di revisione del Regolamento (Archivio Fscire). 10. Votazione dei padri conciliari (Archivio Fscire).

o di parti di esso richiedeva una maggioranza qualificata dei due terzi dei padri e le votazioni si svolgevano mediante un nuovo sistema meccanografico che ricorreva a schede perforate; di tutte le sedute veniva quindi tenuto un verbale e, cosa inedita nella storia dei concili, una registrazione audio integrale. Dopo le congregazioni generali l’ultimo livello di funzionamento era rappresentato dalle «sessioni pubbliche», ovvero le congregazioni generali che si svolgevano alla presenza del papa e del popolo nel corso delle quali si votavano in modo solenne e definitivo i documenti conciliari: in sessio publica i padri ascoltavano la lettura del documento già approvato in aula e, dopo la lettura che ne veniva fatta dal segretario generale, si dovevano esprimere mediante un placet o un non placet. A questo punto interveniva la promulgazione da parte del papa. La formula di promulgazione in origine, doveva riprendere quella del Vaticano i, ma fu modificata nel 1963 e nel 1964 per dare il senso della comunione fra il successore di Pietro e i successori degli apostoli: per cui il papa firmava «una cum patribus» i vari documenti. Essi avevano una distinzione di genere che non ne mutava la qualificazione teologica: al Vaticano ii vennero infatti approvate quattro costituzioni, per le questioni più fondamentali; dodici fra decreti e dichiarazioni, con cui si enunciavano princìpi del rinnovamento e due messaggi, uno votato in aula all’inizio del concilio e l’altro letto in piazza S. Pietro alla fine del Vaticano ii e approvato per acclamazione, che non ebbero promulgazione papale. Costituzioni, decreti e dichiarazioni provenivano dunque da un

iter tradizionale e di tipo parlamentare: ogni schema veniva affidato alla commissione competente per materia per un primo esame, che si concludeva con l’espressione da parte della maggioranza della commissione di un parere comune, riferito alla congregazione generale da un relatore. In congregazione generale i vescovi discutevano e proponevano modifiche, a voce o per iscritto: venivano raccolte e inviate alla commissione, esaminate, raggruppate e poi o recepite o rifiutate. A questo punto lo schema con queste proposte di modifica veniva rinviato alla congregazione generale che rivalutava le modifiche: quelle accettate tornavano per l’ultima volta in commissione, che ripuliva il testo e rimandava in congregazione generale lo schema per un voto, positivo o negativo, sui capitoli e sullo schema. Da questo momento lo schema era pronto per la sessione solenne nella quale esso sarebbe stato di nuovo votato, approvato e promulgato.

13. Mons. Giuseppe Bonacini, vescovo di Bertinoro, nell’ufficio delle calcolatrici per il controllo delle schede-presenza dei padri conciliari alle congregazioni generali (da Il Concilio Vaticano ii, 3 voll., Fratelli Fabbri Editori, Milano 1966). 14. Analisi delle schede nel centro meccanografico (da The Pope and the Council).

11-12. Le schede per la presenza dei padri alle congregazioni generali e quella per la votazione (Archivio Fscire).

Bibliografia Ordo Concilii Œcumenici Vaticani ii celebrandi, Città del Vaticano 1962; Ordo Concilii Œcumenici Vaticani ii celebrandi. Editio altera recognita, Città del Vaticano 1963; Acta et Documenta Concilio Oecumenico Vaticano ii apparando, iv/1, Città del Vaticano 1988, pp. 11-284; P. Levillain, Le mécanique politique de Vatican ii. La majorité et l’unanimité dans le Concile, Paris 1975; G. Alberigo, Dinamiche e procedure nel Vaticano ii. Verso la revisione del Regolamento del Concilio, 1962-1963, in «Cristianesimo nella storia», 13 (1992), pp. 115-164 (ora in Transizione epocale, cit., pp. 183-228); G. Alberigo, La preparazione del Regolamento del Concilio Vaticano ii, in Vatican ii commence… Approches francophones, édité par É. Fouilloux, Leuven 1993, pp. 75-104 (ora in Transizione epocale, cit., pp. 161-182). 10

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16. L’11 ottobre: Gaudet mater ecclesia

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L’11 ottobre 1962 si aprì solennemente il concilio. Nella «sala delle lapidi» vicino alla basilica di S. Pietro ci fu la vestizione dei padri conciliari (con qualche problema perché all’ultimo momento ci si accorse che mancavano le sedie per i cardinali) e alle ore 8,30 cominciò la lunga processione verso la basilica e le telecamere si accesero per trasmetterle prima in eurovisione e poi in mondovisione. I padri procedevano per sei, con un ordine di precedenza che vedeva come aprifila gli abati generali e a seguire i prelati nullius, i vescovi, gli arcivescovi, i primati, i patriarchi e i cardinali. Il procedere del lungo corteo era lento e durò quasi un’ora. Da ultimo giunse anche il papa, in preziosi paramenti sulla sedia gestatoria, e col Veni creator iniziò la liturgia dominata dai canti polifonici della Sistina, fino al discorso del papa, giunto per i vescovi dopo molte ore dall’arrivo in Vaticano.

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Il discorso di apertura del concilio pronunciato da Giovanni xxiii – dal suo incipit indicato come la Gaudet mater ecclesia – costituisce uno degli atti di maggiore rilevanza non solo del pontificato di Giovanni xxiii, ma anche del magistero papale del xx secolo. Con questo intervento Roncalli ha segnato uno spartiacque nel modo in cui la Chiesa cattolica ha definito la propria comprensione del Vangelo e la propria posizione nel mondo. La preparazione materiale di questo intervento, cui il papa pose mano nell’estate del 1962, va connessa anzitutto al progetto conciliare di Giovanni xxiii, che dall’annuncio nel gennaio 1959 alla sua materiale apertura nel 1962 venne gradualmente messo a fuoco mediante una serie di interventi con cui il papa lasciava intendere che il nuovo concilio non doveva applicare un «progetto», ma aprire una stagione di aggiornamento di cui, però, erano i vescovi a dover definire i nuclei

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1. Il corteo dei padri lascia le sale del Palazzo Vaticano e si snoda lungo la Scala Regia, per poi attraversare piazza S. Pietro ed entrare nella basilica (da Concilium Oecumenicum Vaticanum).

2. La processione dei vescovi in apertura della prima sessione del concilio, l’11 ottobre 1962 (Archivio Fscire).

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L’11 ottobre: Gaudet mater ecclesia 3. Papa Giovanni xxiii scende la Scala Regia, a conclusione della processione dei padri (da Concilium Oecumenicum Vaticanum). 4. Papa Giovanni xxiii in preghiera (da Concilium Oecumenicum Vaticanum).

Storia Avvio – Primo periodo 1962 6. Il discorso della Luna di papa Giovanni xxiii (Fondazione Papa Giovanni xxiii, Bergamo). «[…] Questa sera lo spettacolo offertomi è tale da restare ancora nella mia memoria, come resterà nella vostra. Facciamo onore alla impressione di questa sera. Che siano sempre i nostri sentimenti come ora li esprimiamo davanti al Cielo e davanti alla terra: fede, speranza, carità, amore di Dio, amore dei fratelli; e poi, tutti insieme, aiutati così nella santa pace del Signore, alle opere del bene! Tornando a casa, troverete i bambini; date una carezza ai vostri bambini e dite: “Questa è la carezza del Papa”. Troverete qualche lacrima da asciugare. Fate qualcosa, dite una parola buona. Il Papa è con noi specialmente nelle ore della tristezza e dell’amarezza» (Giovanni xxiii, Discorso della luna, 11 ottobre 1962).

5. Papa Giovanni xxiii pronuncia l’allocuzione stesa di suo pugno. È il momento più atteso. Lo legge in latino: Gaudet mater ecclesia. La radiotelevisione pubblica italiana ne fa una traduzione in italiano per i suoi telespettatori. È una «piccola perla teologica» con la quale rompe il clima che aveva segnato i lavori preparatori (foto Pais/Archivio Pais – Ceub Università di Bologna).

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Pagine seguenti 7. Piazza S. Pietro, 11 ottobre 1962. L’Azione cattolica delle parrocchie romane alla sera organizza una fiaccolata per celebrare l’apertura del Vaticano ii nello stesso modo in cui i cristiani di Efeso avevano pregato per il terzo concilio ecumenico, quindici secoli prima. Tre cortei giungono contemporaneamente alla basilica e formano nella piazza una suggestiva grande croce composta dalle fiaccole accese (Archivio Fscire).

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essenziali. Il papa ricorse più volte all’immagine di una nuova pentecoste, a significare sia il carico di attese che si riversavano sul futuro concilio, sia l’esigenza di dare effettivamente spazio a un libero confronto tra i vescovi, senza preconfezionare i decreti finali del Vaticano ii. L’attitudine del papa non mancò di destare allarme in alcuni settori del cattolicesimo: tanto più che la libertà di manovra concessa dal papa era stata impiegata dagli organismi preparatori soprattutto per elaborare una serie di schemi che, di fatto, erano più rivolti a ricapitolare le condanne espresse dal magistero nei decenni precedenti che non a recepire il rinnovamento prodotto ed espresso nell’ambito dell’esegesi biblica, del movimento liturgico, dal movimento ecumenico, dal ritorno ai padri della Chiesa o dalle esperienze di apostolato dei laici. Giovanni xxiii non desistette, in ogni caso, dalla ferma determinazione a lasciare la stessa libertà usata dalla curia nella preparazione al concilio e ai padri: un’idea che volle ribadire proprio nel discorso che aveva steso di suo pugno, senza redattori esterni, a celebrare così la sua responsabilità primaziale. Il papa esordì collocando il Vaticano ii nella grande tradizione dei concili, adunati per corrispondere al dinamismo storico in cui essa era di volta in volta inserita. Giovanni xxiii manifestava in tal senso la convinzione che fosse in atto una congiuntu-

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ra storica a cui non si doveva rispondere con la dissimulazione o reiterando atteggiamenti datati; prendeva così decisamente le distanze da quelli che qualificava come «profeti di sventura» che vedevano solo cose nefaste. Astenendosi dal fornire un ordine del giorno per il Vaticano ii, il papa stabiliva che il nuovo concilio non avrebbe dovuto occuparsi di definire – come pure avevano chiesto molti vescovi nei loro vota – nuovi dogmi; né tantomeno solennizzare le condanne che il magistero aveva più recentemente espresso, bensì compiere «un balzo innanzi» per una «penetrazione» del Vangelo, secondo il profilo di un magistero che era e voleva essere «eminentemente pastorale». In quell’aggettivo – pastorale – stava il profilo del concilio che Giovanni xxiii perseguiva: non una categoria inferiore al dogmatico, ma un modo di enunciare la verità cristiana coerente col suo essere leggibile tutta e solo nel mistero del Cristo. Introduceva infine una distinzione, essenziale al suo linguaggio fin dal 1902, non fra sostanza e accidenti, ma fra la «sostanza» della dottrina e il suo «rivestimento»: e indicava in questo ciò di cui il concilio doveva occuparsi, perché per ripetere cose già dette «non occorreva un concilio». Perciò di fronte agli errori enunciava che la Chiesa avrebbe dovuto ricorrere alla «medicina della misericordia» invece che

alle «armi della severità». E di fronte alle divisioni dei cristiani indicava una triplice unità – dei cattolici, dei cristiani, della famiglia umana – che non distingueva in senso proselitistico fra quei livelli: una idea che la sera dell’11, nel celebre «discorso della Luna» avrebbe indicato come la «ricerca di ciò che unisce», e mettendo il papato a servizio di tutti («la mia persona conta niente; è un fratello divenuto padre [...] ma tutto, paternità e fraternità è dono di Dio, tutto, tutto»). Il discorso, di rilevanza capitale per il concilio e per la storia della Chiesa, non fu colto nelle sue effettive proporzioni, se non nel corso delle settimane, quando i padri entrando in temi teologici di più vasta portata compresero la forza di quegli assunti con cui Roncalli «aprì» il Vaticano ii in tutti i sensi. Bibliografia Giovanni xxiii, Il concilio della speranza, Introduzione e note a cura di A. e G. Alberigo, Padova 20002; G. Alberigo, Dalla Laguna al Tevere. Angelo Giuseppe Roncalli da San Marco a San Pietro, Bologna 2000, pp. 157-190; A. Melloni, Papa Giovanni. Un cristiano e il suo concilio, Torino 2009, pp. 299-335; A.G. Roncalli-Giovanni xxiii/G.B. Montini-Paolo vi, Lettere di fede e amicizia. Corrispondenza inedita (1925-1963), a cura di L.F. Capovilla e M. Roncalli, Roma-Brescia 2013; G. Sale, Giovanni xxiii e la preparazione del Concilio Vaticano ii nei diari inediti del direttore della «Civiltà Cattolica» padre Roberto Tucci, Milano-Roma 2012.

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Il discorso della luna La cerimonia di apertura venne interamente trasmessa dalla rai sul Programma Nazionale in collegamento con il circuito dell’eurovisione (e per un breve intervallo nel pomeriggio anche in mondovisione) e fu commentata da una sola voce, quella di Luca Di Schiena, che batté ogni record europeo per la diretta più lunga sostenuta da un unico giornalista: «Per ore intere – avrebbe ricordato qualche anno più tardi lo stesso Di Schiena – mi sono esercitato a fissare negli occhi il volto, l’abito e il “curriculum” dei personaggi di maggiore rilievo; a distinguere i patriarchi dagli arcivescovi, i vescovi dai superiori generali degli ordini religiosi; a riconoscere mitre, corone, dalmatiche, piviali, pianete e tutta la multiforme varietà dei paramenti sacri di rito orientale. Un allenamento metodico, costante fu quello eseguito sulle foto dei cardinali e dei vescovi di primo piano: coprendone le didascalie, mi sforzavo, fissando il volto di ciascuno, di indovinare il nome e la biografia. Cinque ore sono un termine di durata che spaventa anche l’oratore più esercitato». Tutti i media non si lasciarono sfuggire la copertura di un tale evento di portata mondiale, tuttavia furono proprio le immagini trasmesse dalle televisioni quelle ad avere maggiore impatto sulla pubblica opinione: se da una parte i telespettatori poterono infatti osservare la reale universalità della Chiesa cattolica, quelle stesse immagini alzarono il velo sulla sua cattolicità. Per la prima volta si vedevano i volti e si sentivano le parole dei vescovi africani, cinesi, latinoamericani, nordeuropei, asiatici, con i loro diversi paramenti e le loro liturgie, dietro le quali stavano differenti sensibilità e priorità. Quanto la televisione avrebbe giocato un ruolo da protagonista nella ricezione dell’evento conciliare lo si toccò con mano la sera dell’11 ottobre. Quella sera l’Azione cattolica delle parrocchie romane aveva organizzato una processione: iscritti, fedeli, clero si erano radunati per celebrare l’apertura del Vaticano ii nello stesso modo in cui i cristiani di Efeso avevano festeggiato il terzo concilio ecumenico, quindici secoli prima. I tre cortei, giunti contemporaneamente alla basilica, formarono una suggestiva grande croce composta dalle fiaccole accese al centro di piazza S. Pietro, attorno all’obelisco innalzato sotto il pontificato di Sisto v. La rai-tv seguiva l’iniziativa con una trasmissione speciale, Concilio: ora zero, che si sarebbe dovuta aprire con una diretta sulla fiaccolata solo per seguire per qualche minuto quelle immagini romane e trasmetterle al paese, trasformandole in un patrimonio visivo comune. Secondo il programma concordato, il papa avrebbe dovuto affacciarsi per benedire i presenti, ma se ne era scordato e non intendeva aggiungere nuove parole dopo la cerimonia del mattino. Tuttavia il suo segretario mons. Loris Francesco Capovilla, invitò il papa a sbirciare dalla finestra la folla e lo convinse a dare la benedizione. Inaspettatamente Giovanni xxiii improvvisò un discorso a braccio, riprendendo tutti i punti toccati al mattino nella allocuzione Gaudet mater ecclesia. Il caso volle infatti che il servizio con S. Pietro si fosse concluso pochi attimi prima del momento in cui il papa decise di affacciarsi dalla sua finestra. La diretta con la piazza era già terminata; i tecnici rai e Luca Di Schiena, curatore della trasmissione, avendo però capito quello che stava succedendo, riaccesero il collegamento con il Vaticano, consegnando ai telespettatori le immagini e la voce di papa Giovanni xxiii, passati poi alla storia come il «discorso della Luna»: papa Giovanni parlò dell’unità, della fraternità, invitò a dare una «carezza ai bambini», e alluse anche a una durata dilatata del concilio alla quale nessuno pensava in quel momento. La prontezza dei giornalisti rai permise dunque di non perdere quello che in pochi minuti si sarebbe rivelato come un segno indelebile di quella giornata e dell’intero pontificato giovanneo.

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17. La liturgia e il cerimoniale dell’11 ottobre

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La liturgia è da sempre parte integrante di ogni evento conciliare: per sé il concilio è atto liturgico e molte delle sue funzioni storiche – luogo della confessione di fede, tribunale della dottrina, sede della riforma della Chiesa – si connotano come atti liturgici. Nella tradizione conciliare della Chiesa cattolico-romana in modo particolare (ma lo stesso vale per la sinodalità bizantina, slava e russa) il cerimoniale di svolgimento del concilio ha la funzione di comunicare le idee di concilio e il loro modificarsi durante il suo svolgimento. Questo è accaduto anche al Vaticano ii: un concilio in complesso breve, ma nel corso del quale è entrata in vigore una riforma liturgica. E un concilio che i fedeli hanno potuto vedere con gli occhi della regia televisiva che trasmetteva una sua liturgia, mostrando un punto di vista e una spiegazione

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che condizionava le percezioni dei testimoni oculari e contribuiva a costituire l’immagine vera per gli assenti. Il cerimoniale era stato pensato esattamente come il regolamento nella errata persuasione di un concilio di fulminee approvazioni: e dunque modellato sulla base dell’Ordo in concilio plenario servandus. I modello era perciò quello delle cappelle papali e, per certi aspetti, riprendeva la tradizione del cerimoniale della corte pontificia. Su queste trame si sono innestate alcune scelte personali dei pontefici del concilio: papa Giovanni per il primo periodo, Paolo vi per gli altri tre. La cerimonia di apertura dell’11 ottobre 1962 fu una lunga processione che fece sfilare centinaia di padri e assistenti dalla scala regia (i vescovi si erano vestiti dentro il palazzo usato come mega-sagrestia), fino al portone di bronzo e da

1. I padri conciliari in processione attraversano piazza S. Pietro, l’11 ottobre (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

2. Papa Giovanni xxiii in sedia gestatoria chiude la processione, per poi fare il suo ingresso in basilica (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

lì traversato il «ventaglio» entravano in S. Pietro dalla porta principale. Il papa chiuse la processione, in ricchi paramenti pontificali e sedia gestatoria, e col Veni creator iniziò la liturgia dominata dai canti polifonici. Il rito di «obbedienza» al papa rappresentava un atto usuale del rituale medievale di corte e del conclave, coerente con l’ecclesiologia post-tridentina: dopo la professione di fede, fatta da Giovanni xxiii e da Pericle Felici a nome dei padri, uno a uno i cardinali e i patriarchi orientali, due arcivescovi, due vescovi e due superiori generali in rappresentanza dei confratelli, inginocchiandosi davanti al trono, baciavano in modo differente il papa: i cardinali e patriarchi la mano, i vescovi e arcivescovi il ginocchio destro, i superiori generali il piede. Gli ornamenti dell’aula attingevano alla tradizione decorativa

teatrale barocca, mentre i banchi erano piuttosto semplici. I vescovi indossavano la cappa magna e la mitria. Erano simboli di un sacerdozio rimasto però muto: come scrisse nel suo diario il teologo Yves Congar: «il movimento liturgico non è arrivato nella Curia romana. Questa immensa assemblea non dice niente, non canta niente. Si dice che gli ebrei siano il popolo dell’orecchio, e i greci quello dell’occhio. Ma qui vi è solo l’occhio e l’orecchio musicale: nessuna liturgia della Parola. Nessuna parola spirituale. So che adesso verrà intronizzata, per presiedere il Concilio, una Bibbia. Ma parlerà? Sarà ascoltata? Vi sarà un momento per la Parola di Dio?». Il teologo francese fu talmente oppresso da quell’apparato che percepiva «feudale e rinascimentale» che lasciò la tribuna dove aveva trovato posto, subito dopo l’epistola, prima dun-

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La liturgia e il cerimoniale dell’11 ottobre

Storia/Avvio – Primo periodo 1962 3-4. L’interno dell’aula conciliare. Fedeli, autorità politiche e corpo diplomatico segue la cerimonia di apertura del Vaticano ii (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna). 5. Il card. Tisserant, decano del Sacro collegio cardinalizio, celebra la messa de Spiritu Sancto, seguita dal rito dell’intronizzazione del Vangelo, il codice quattrocentesco di Federico da Montefeltro, e il rito dell’obbedienza. Molti rimarranno impressionati dalla spettacolarità della cerimonia, ma delusi da un punto di vista strettamente liturgico. Tra questi, Yves

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6-7. I padri conciliari prendono posto sugli scranni (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

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Congar, che a fatica trova un posto per seguire la cerimonia e, stanco per la confusione, esce prima dell’allocuzione del papa: «Si dice che gli ebrei siano il popolo dell’orecchio, e i greci quello dell’occhio. Ma qui vi è solo l’occhio e l’orecchio musicale: nessuna liturgia della Parola. Nessuna parola spirituale. So che adesso verrà intronizzata, per presiedere il concilio, una Bibbia. Ma parlerà?» (Yves Congar, 11 ottobre 1962).

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La liturgia e il cerimoniale dell’11 ottobre

Storia/Avvio – Primo periodo 1962 8-9. Alcuni momenti della liturgia della cerimonia di apertura (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna). Sceso dalla sedia gestatoria, papa Giovanni xxiii si inginocchia davanti all’altare, prima di intonare il Veni Creator. Alla sua destra, il card. Alfredo Ottaviani (foto 9). A conclusione della giornata, annota sulla sua agenda: «Questa giornata segna l’apertura solenne del Concilio Ecumenico. La cronaca è su tutti i giornali e per Roma è nei cuori

esultanti di tutti. Ringrazio il Signore che mi abbia fatto non indegno dell’onore di aprire in nome suo questo inizio di grandi grazie per la sua Chiesa Santa. Egli dispose che la prima scintilla che preparò durante tre anni questo avvenimento uscisse dalla mia bocca e dal mio cuore. Ero disposto a rinunziare anche alla gioia di questo inizio» (Agenda di Giovanni xxiii, 11 ottobre 1962).

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que che il papa pronunciasse la sua allocuzione: «Mi spiace […] che si sia voluto uno stile di celebrazione così estraneo alla verità delle cose. Cosa sarebbe stato se quelle 2.500 voci avessero potuto cantare assieme almeno il Credo, meglio l’intera Messa, al posto degli eleganti gorgheggi di quei professionisti stipendiati?». Se da un lato quell’inaugurazione con circa tremila persone era stata inevitabilmente solenne, rispettando una certa «etichetta» e un certo «sfoggio», dall’altro essa rendeva però evidente a numerosi osservatori «il tempo in cui la Chiesa aveva stretto legami con feudalesimo – annotava a caldo sempre Congar nelle pagine del suo diario – deteneva il potere temporale, e papi e vescovi erano signori che tenevano corte, proteggevano gli artisti, pretendevano uno sfarzo simile a quello dei Cesari. Tutto questo la Chiesa, a Roma, non l’ha mai ripudiato. Non c’è mai stata, nel suo programma, l’uscita

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dall’era costantiniana. […] Pio ix regna ancora. Anche Bonifacio viii regna ancora, e lo si è sovrapposto a Simon Pietro, l’umile pescatore di uomini!». L’incontro tra i padri provenienti dalle diverse Chiese locali innescò confronti: un giovane vescovo melkita nato ad Aleppo, Néophytos Edelby, rimase sorpreso dal constatare che quasi ogni padre conciliare si fece accompagnare da un socius per farsi aiutare a portare le cose, appuntando sulle pagine del suo diario privato come «anche noi avremmo potuto senza dubbio metterci in grandi abiti pontificali. Ma avevamo deciso di mettere solamente l’epitrachílion e l’omophórion. Non ce ne siamo pentiti». Al termine della cerimonia infatti non solo i loro paramenti hanno permesso di farsi «notare tra tutti gli altri» ma quella scelta consentì molto pragmaticamente di rendere «meno duro sopportare con quest’abito ridotto una

cerimonia di più di cinque ore». Non risparmiò nemmeno critiche sulla disposizione dei seggi: «Malgrado tutti i nostri sforzi, non è stato possibile ottenere che Roma conceda ai patriarchi il rango che fu loro accordato dai primi Concili ecumenici. Ma non disperiamo che un giorno lo si possa ottenere. L’assenza del nostro patriarca è stata notata. Quelli che sono al corrente delle cose hanno rapidamente indovinato che la salute non era l’unico motivo». A partire dal 13 ottobre 1962, per volontà di Giovanni xxiii, ogni congregazione generale fu introdotta dalla celebrazione della messa feriale e dal rito di intronizzazione del Vangelo. I padri durante le congregazioni generali indossavano la mantelletta viola se vescovi, il proprio abito particolare se vescovi di rito orientale, mentre quello del proprio ordine se religiosi. Nonostante la loro breve durata, le messe furono per lo

più percepite come un ritardo: al punto che alcuni padri, che avevano già celebrato individualmente al mattino presto, la saltavano per conversare nelle navate laterali. Papa Roncalli volle che, periodicamente, la messa fosse celebrata oltre che nel rito romano anche nei riti cattolici orientali. La scelta dei celebranti seguì un criterio geografico-continentale che non smise mai: molti padri videro per la prima volta dei vescovi non bianchi celebrare il rito romano; e la liturgia orientale comportava riti, preghiere, lingue e paramenti non abituali per tanti prelati. Le messe celebrate, seguendo talora le feste del calendario liturgico orientale, nel rito greco-cattolico, dai melchiti e dai maroniti, nei riti armeno, malabarico, copto o siro-antiocheno ebbero anche un effetto didattico, amplificato dalle riprese tv. Mostrò che l’uso di lingue vive non diminuiva il senso del sacro, non sviliva i dogmi: i melchiti in ispecie of-

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La liturgia e il cerimoniale dell’11 ottobre

Storia/Avvio – Primo periodo 1962 10-14. Fedeli, giornalisti, operatori cinematografici e semplici curiosi in piazza San Pietro e in via della Conciliazione seguono come possono la cerimonia (foto Pais/Archivio Pais – Ceub Università di Bologna).

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frirono spiegazioni scritte e monizioni in latino, nel corso della messa e l’assemblea interveniva con alcune preghiere latine (il Gloria, il Credo, il Padre nostro...).

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Bibliografia N. Edelby, Il Vaticano ii nel diario di un vescovo arabo, a cura di R. Cannelli, Cinisello Balsamo 1996; A. Riccardi, La tumultuosa apertura dei lavori, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 21-86; Y. Congar, Mon Journal du Concile, présenté et annoté par E. Mahieu, t. i: 1960-1963, t. i: 1964-1966, Paris 2002 (trad. it. Cinisello Balsamo 2005).

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18. I primi passi

Pochi fecero davvero attenzione al significato profondo delle parole pronunciate da Giovanni xxiii nel discorso che aveva lungamente preparato e redatto di proprio pugno nei mesi precedenti. Solo nel corso delle discussioni conciliari a poco a poco le sue parole cominciarono a essere citate e comprese nella loro effettiva portata. Del resto altri avvenimenti fecero capire che i vescovi non si sarebbero accontentati di dare la loro approvazione agli schemi già predisposti dalle commissioni preparatorie. Al termine della sessione di apertura fu distribuito all’assemblea un fascicolo che sarebbe servito nella successiva congregazione, sabato 13 ottobre, per l’elezione delle commissioni. In previsione della seduta molte conferenze episcopali si misero in moto per predisporre liste di candidati per ogni commissione, cosa che non era stata prevista: ai padri era stato dato un elenco con i membri del concilio e uno con quelli delle commissioni preparatorie perché si regolassero di conseguenza. Il tempo era infatti ristretto e sabato mattina, quando il segretario del concilio Felici annunciò dal pulpito l’inizio della votazione, i padri avrebbero dovuto iniziare a riempire le sedici caselle con i sedici nomi per ciascuna delle dieci commissioni: di fatto si chiedeva ai vescovi di copiare i nomi della preparazione. Mentre molti si accingevano a scrivere comunque qualcosa nei loro fascicoli, i cardinali Achille Liénart di Lille e il tedesco Josef Frings di Köln, entrambi membri della presidenza del concilio, si alzarono sulla tribuna e presero la parola, facendo subire all’ordine del giorno una brusca variazione: chiesero un congruo rinvio delle votazioni così da dare ai padri conciliari e alle conferenze nazionali il modo e il tempo di predisporre delle liste adeguate di candidati tra cui i padri conciliari avrebbero potuto scegliere con maggiore consapevolezza. L’applauso con cui venne accolta la proposta diede la misura del clima generale dell’assemblea che voleva «parlare e discutere». L’applauso fu giustamente considerato come una votazione per acclamazione alla mozione d’ordine dei due porporati. Nelle ore successive varie conferenze episcopali si accordarono così per giungere a candidature comuni più forti. Le conferenze più piccole proposero solo pochi nomi e non per tutte le commissioni. Anche la congregazione del s. Uffizio fece circolare dei nomi di uomini fidati da proporre come candidati. Si evidenziarono così visioni diverse, fra le quali spiccavano da un lato la lista predisposta dagli episcopati dell’Europa centro-settentrionale, dall’altro le liste degli italiani e degli spagnoli, con curiose inversioni (Lercaro, liturgista di vaglia, fu votato nella lista «transalpina»). Nelle elezioni fu-

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Storia Avvio – Primo periodo 1962 2. Il card. Achille Liénart, vescovo di Lille, prende la parola dal tavolo del consiglio di presidenza e chiede di rinviare la votazione dei membri delle commissioni conciliari (Archivio Fscire). «L’ordine del giorno prevede l’elezione dei membri delle commissioni. Il card. Liénart chiede rinvio della elezione. L’intervento per l’assemblea risulta inaspettato e inatteso (perché alle prime... armi di ciò che può accadere in un Concilio!); egli è

rono molti i candidati della lista del nord Europa a prevalere. Secondo il Regolamento del concilio le dieci commissioni dovevano essere composte da 24 membri, di cui 16 elettivi e 8 di nomina pontificia. Giovanni xxiii si attribuì un’altra nomina portando i membri delle commissioni a 25. Tra i primi atti che il consiglio di presidenza sottopose ai padri conciliari c’era la proposta di un messaggio al mondo, nuntius ad omnes homines et nationes, in apertura dell’assise. L’idea di un messaggio iniziale del concilio al mondo era emersa nelle settimane precedenti, temendo un concilio ricalcato sulle proposte delle commissioni preparatorie; in particolare il domenicano francese Marie-Dominique Chenu ne aveva parlato a Yves Congar e a Karl Rahner, e aveva elaborato una bozza che fu fatta circolare tra i padri conciliari nei giorni immediatamente precedenti all’apertura del concilio. Il messaggio conciliare fu rivisto da mons. Emile Maurice Guerry insieme ad altri tre vescovi francesi (oltre a lui anche il card. Achille Liénart, mons. Alfred Ancel, mons. Gabriel-Marie Garrone); alla fine venne effettivamente presentato ai padri conciliari, e fu discusso e promulgato proprio all’inizio del concilio, il 20 ottobre, come primo atto pubblico dell’assemblea conciliare. Il messaggio ebbe qualche risonanza nell’opinione pubblica e anche se nell’immediato non incise sull’ordine dei lavori (e finì dimenticato da molte edizioni del Vaticano ii), disse mons. Bernardin Gantin, arcivescovo di Cotonou nel Benin: «Il concilio si sapeva guardato dal mondo. Non stavamo più al chiuso, nelle nostre piccole capanne». Sin dai primi giorni del loro arrivo a Roma, padri conciliari e teologi furono impegnati in vari incontri fuori dall’aula: sedute delle conferenze episcopali, gruppi transnazionali che si incontravano per organizzare la loro partecipazione al concilio con servizi di informazione, gruppi informali per sostenere la discussione di temi dimenticati, come la povertà. Alcune riunioni di vescovi e periti avevano anche ambizioni più alte: diversi vescovi tedeschi e francesi si riunirono ad esempio con i loro periti per discutere gli schemi dottrinali che si attendevano in aula e presero in esame la proposta di uno schema alternativo sulla rivelazione steso da due teologi, Karl Rahner e Joseph Ratzinger. Congar preparò, sempre su mandato del medesimo gruppo, il testo di un «proemio» a questo nuovo schema. Anche Jean Daniélou preparò del materiale a questo scopo e il card. Suenens chiese a mons. Gérard Philips, professore di ecclesiologia, di preparare uno schema alternativo sulla Chiesa, anche se questo tema non era ancora all’ordine del giorno e lo schema preparatorio non era ancora stato distribuito.

applaudito da chi ne ha compreso il significato e l’importanza. Si decide per lo scioglimento dell’assemblea. […] Parlando con alcuni Padri conciliari, è emerso che la decisione del rinvio è ritenuta normale e un buon indizio di coraggio e di presa di governo da parte dell’assemblea e un segno di faciloneria e impreparazione nella Segreteria» (Diario di Carlo Ferrari, 13 ottobre 1962).

Alle riunioni di questi padri nordeuropei facevano da controaltare i tentativi da parte del card. Siri, di Genova, di organizzare incontri trasversali tra italiani e spagnoli, coinvolgendo anche i vescovi statunitensi, con obiettivi opposti e sospettosi verso questi giovani teologi, incluso Ratzinger, irriso per il suo aspetto e la sua voce. I vescovi africani, del sud e del centro America, del cosiddetto Terzo mondo, entrarono più lentamente nella dinamica conciliare. Il padre Gauthier, appoggiato dai vescovi George Hakim, Charles-Marie Himmer e dal card. Pierre-Marie Gérlier, prese l’iniziativa di una serie di incontri tra i vescovi dei paesi più poveri per far sentire in concilio anche la loro voce. Ispirandosi a un passaggio del radiomessaggio di Giovanni xxiii dell’11 settembre il gruppo prese a chiamarsi della «Chiesa dei poveri» e si pose come obiettivo quello di sensibilizzare i padri conciliari proprio sui temi della povertà e del sottosviluppo, considerati come i più urgenti e i più capaci di riformare la Chiesa. Anche vescovi che non avevano tempo di presenziare vi si fecero rappresentare: il card. Lercaro, ad esempio, fece venire a Roma don Giuseppe Dossetti per essere al corrente di quelle discussioni. Bibliografia A. Duval, Le message au monde, in Vatican ii commence… Approche francophones, Leuven 1993, pp. 105-118; M.-D. Chenu, Notes quotidiennes au Concile, édition critique et introduction par A. Melloni, Paris 1995; A. Melloni, Ecclesiologie al Vaticano ii (autunno 1962-estate 1963), in Les commissions conciliaires à Vatican ii. Colloque de Leuven et Louvain-la-Neuve, a cura di J. Famerée, J. Grootaers, M. 2

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2. Il gesuita Karl Rahner (1904-1984), perito del concilio (Archivio Fscire). 3. Marie Dominique Chenu (1895-1990) nei giorni del concilio (Archivio Fscire), che tra i primi pensò a un messaggio dei padri al mondo: «Ho pensato che una dichiarazione iniziale del Concilio, un “messaggio” a tutti gli uomini, cristiani o meno, che enunci i fini e l’ispirazione dell’assemblea, in una prospettiva missionaria e a dimensione dei problemi dell’attuale congiuntura mondiale, risponderebbe in maniera efficace all’attesa partecipe di tutti […]. Questo nello stile e con i termini delle frequenti allocuzioni di Giovanni xxiii, in particolare il suo messaggio dell’11 settembre» (Diario di Marie-Dominique Chenu, 10-25 settembre 1962). 4. Joseph Ratzinger, perito del card. Josef Frings, arcivescovo di Köln, durante il concilio (Archivio Fscire).

Lamberigts, Cl. Soetens, Leuven 1996, pp. 91-179; A. Riccardi, La tumultuosa apertura dei lavori, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 21-86; G. Alberigo, Un concile à la dimension du monde: Marie-Dominique Chenu à Vatican ii d’apres son journal, in Marie-Dominique Chenu. Moyen-Âge et modernité, Paris 1997, pp. 155-172. 4

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Storia Avvio – Primo periodo 1962

19. Quoniam multi: le commissioni

Consiglio di presidenza

Segretariato per gli affari extra ordinem

Segreteria generale

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Per le missioni

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Segretariato per l’unità dei cristiani

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Per la disciplina del clero e del popolo cristiano

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Alla fine del secondo periodo Paolo vi, consentendo a molte richieste, decise di ampliare il numero dei membri delle commissioni portandolo a trenta, aggiungendone quindi cinque per ognuna di esse, di cui quattro elettivi e uno di nomina pontificia. Facevano eccezione la commissione per le Chiese orientali che ne contava già 27, perché c’erano state alcune cooptazioni precedenti e che venne perciò incrementata di soli tre e il Segretariato per l’unità dei cristiani. Quest’ultimo aveva solo 18 membri padri conciliari e fu quindi incrementato di altri 12. La commissione per la liturgia non venne invece integrata con nuovi ingressi, perché con l’approvazione definitiva della costituzione liturgica nel 1963 aveva di fatto cessato le sue attività.

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A norma di regolamento il concilio avrebbe dovuto eleggere delle commissioni per esaminare le correzioni ai testi proposte dai padri: prima dell’inizio dei lavori tutta la curia, la segreteria generale e anche molti esperti pensavano che le commissioni conciliari dovessero coincidere sostanzialmente con quelle che già avevano lavorato sui testi, così da chiudere in poche settimane il Vaticano ii. Inattesamente, l’intervento di due cardinali della presidenza, Achille Liénart e Josef Frings, consapevoli del discorso del papa di due giorni prima, per chiedere più tempo per decidere altre candidature negli episcopati e favorire un clima di «mutua fiducia» fra vescovi, venne accolto da un imprevisto e fragoroso applauso: quei due interventi mutarono la rotta del concilio. Le conferenze episcopali presentarono 34 liste, facendo così entrare nelle commissioni persone in parte nuove, più rappresentative dell’episcopato e della teologia non romana (gli eletti che non avevano partecipato alla fase preparatoria sarebbero risultati il 43%). I padri conciliari elessero per ciascuna delle dieci commissioni 16 membri, ai quali se ne aggiunsero nove di nomina pontificia, fino a raggiungere il numero complessivo di 25 membri per commissione. Quasi un terzo degli eletti era europeo: 22 gli eletti italiani, 16 quelli francesi, 11 quelli tedeschi e 10 gli spagnoli. L’episcopato latinoamericano poté invece contare su 27 eletti (di cui sette brasiliani), quello nordamericano 26, quello asiatico 16 (di cui sei indiani) e quello africano sette. Dei 90 padri scelti da Giovanni xxiii 27 erano italiani: vi figuravano poi membri degli episcopati polacco, svizzero, portoghese, vari africani; ma con queste nomine i vescovi italiani, spagnoli e statunitensi riuscirono a essere presenti in tutte le commissioni. Come presidenti, di nomina pontificia, vennero confermati quelli del periodo preparatorio. Vi era inoltre una lista generale di periti, che fu aggiornata nel corso del concilio in seguito alle continue nomine di esperti che per ragioni di competenza o di benevolenza si aggiunsero via via alla lista. Durante il primo periodo (il 22 ottobre) Giovanni xxiii decise inoltre di assimilare alle commissioni conciliari anche il segretariato per l’unità dei cristiani, che il primo Regolamento del concilio annoverava fra gli «organi tecnici». Esso però mantenne la sua composizione originaria (inclusi coloro che non erano vescovi e dunque non erano padri conciliari come i loro omologhi) e conservò i propri consultori (alcuni dei quali erano invece padri conciliari). Attraverso il segretariato gli osservatori di altre Chiese potevano far sentire in modo mediato la loro opinione sugli schemi anche in congregazione generale.

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Commissioni

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1. Una riunione della commissione teologica, presieduta dal card. Ottaviani (foto del vescovo Hermann Volk, Mainz/Archiv der Deutschen Provinz der Jesuiten adpsj). Il domenicano belga Schillebeeckx descrive sul suo diario privato la prima riunione della commissione teologica: «Prima riunione della nuova Commissione Teologica, presieduta da Ottaviani. Ottaviani, Tromp, Parente, Peruzzo si mostrano preoccupati. Ottaviani annuncia che Cicognani ha ricevuto 160 lettere (alla fine di settembre): 100 sono contro lo schema teologico! S’è lavorato sodo, è un buon schema. Tromp parla di questo lavoro e Parente della campagna denigratoria scatenata da Rahner e Schillebeeckx (il nostro testo è sul tavolo, il mio testo nella versione inglese). Parente chiede alla commissione di iniziare una controffensiva!! Un triste silenzio!! Poi interviene Peruzzo (84 anni): io ho fatto esperienza dell’inizio del Modernismo, ora vediamo in azione un nuovo Modernismo: dobbiamo ricacciarlo con fermezza. Il cardinale Léger (Canada) non riesce a trattenersi ed esplode dalla rabbia: io non posso lavorare con queste pressioni e insinuazioni: mi dimetto» (Diario Edward Schillebeeckx, 13 novembre 1962). 2. Una riunione della commissione mista (foto del vescovo Hermann Volk, Mainz/Archiv der Deutschen Provinz der Jesuiten adpsj).

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Le commissioni conciliari, per le loro funzioni e per il funzionamento stesso dei lavori del Vaticano ii erano dunque organismi particolarmente delicati, per l’ampiezza dell’assemblea: e furono il luogo nel quale si svolsero le discussioni più accese sulle modifiche da introdurre o meno agli schemi dibattuti in aula. In esse, in particolare in quella dottrinale, si presero

posizioni particolarmente importanti: come le dichiarazioni sulla qualificazione teologica dei documenti e quella «nota explicativa praevia» alla costituzione De ecclesia, letta in aula per decisione della Suprema autorità, che la minoranza cercò sempre di far considerare come un «documento» o addirittura una parte della stessa Lumen Gentium.

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Storia Avvio – Primo periodo 1962

20. Il segretariato per gli affari extra ordinem

Sin dalle prime congregazioni del concilio la segreteria generale gestì gli aspetti procedurali dell’assise: la previsione di Giovanni xxiii che il segretario generale mons. Pericle Felici sarebbe stato presto sostituito come il predecessore al Vaticano i per la sua scarsa conoscenza delle lingue, non si realizzò. La presidenza invece si mostrò subito come una istanza senza poteri sul dibattito se non – come accadde il primo giorno di lavori quando due dei suoi membri, i card. Achille Liénart e Josef Frings chiesero di fermare l’elezione delle commissioni – per iniziativa individuale: tant’è che come organo il consiglio di presidenza si riunì solo dopo tre giorni che il concilio era iniziato ed ebbe poi rari incontri nelle settimane successive. La scarsa incisività del consiglio di presidenza e la decisione di Giovanni xxiii di non partecipare alle sedute fecero scrivere a molti commentatori di un concilio senza guida, senza tempi di discussione, senza ordine del giorno: la mancata convocazione delle commissioni, pensate dal Regolamento come organi da attivare solo dopo i dibattiti aggiunse alle prime settimane il senso di girare a vuoto. Si trattava di rilievi fondati: Giovanni xxiii dovette intervenire direttamente a più riprese, con poteri di deroga o decisioni, per risolvere impasse procedurali, tra cui, ad esempio, quella prodotta dal voto contro la discussione dello schema sulle «fonti della rivelazione» (steso dalla commissione di Ottaviani), che non raggiunse l’altissimo quorum dei due terzi previsto dal Regolamento. Il che avrebbe costretto il concilio a discutere un testo che non sarebbe mai stato approvato. Un organo di guida, anche se poco appariscente, intervenne in vari momenti: per tutto il primo periodo funzionò infatti il cosiddetto segretariato per gli affari «extra ordinem», un organo ristretto di consultazione che raccoglieva alcuni cardinali ai quali Giovanni xxiii – che lo aveva inserito nel Regolamento durante l’estate come unica variante rispetto alla struttura mutuata dal Vaticano i – demandò varie decisioni. Era presieduto dal segretario di Stato card. Amleto Cicognani e vi facevano parte i cardinali Giuseppe Siri (Genova), Stefan Wyszyński (Gnieznó-Warsawa), Giovanni Battista Montini (Milano), Julius Döpfner (München e Freising), Albert Gregory Meyer (Chicago), Léon-Joseph Suenens (Malines-Bruxelles) e Carlo Confalonieri, membro della curia e già segretario di Pio xi: un consesso autorevole e rappresentativo che, convocato il 16 ottobre 1962 in udienza da Giovanni xxiii, ricevette direttamente dal pontefice un mandato sostanzialmente più ampio di quello previsto dal Regolamento. Il papa chiese loro di individuare nei lavori dell’assise i punti di mag-

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giore importanza da sviluppare, esaminare l’accoglibilità di ulteriori temi rispetto a quelli contemplati negli schemi preparatori, dare suggerimenti circa le questioni o gli schemi di soluzione difficile. In quella occasione Giovanni xxiii affidò loro anche l’esame di un promemoria del card. Bea, presidente del segretariato per l’unità dei cristiani, in cui si auspicava una più ampia riorganizzazione dei lavori e dell’agenda del concilio per riordinarla alla «indole eminentemente pastorale» del magistero definita nell’allocuzione dell’11 ottobre. Due giorni dopo anche il card. Montini fece avere al segretario di Stato un lungo documento in cui illustrava le sue proposte di ristrutturazione dell’agenda per lo svolgimento del concilio. Inoltre molti dei cardinali del segretariato conoscevano il «progetto» preparato dal card. Suenens e presentato a suo tempo a Giovanni xxiii sulla divisione in due aree tematiche – Chiesa ad intra, Chiesa ad extra – dei documenti che il concilio avrebbe dovuto approvare. Il segretariato per gli affari extra ordinem, nella riunione dedicata all’esame del documento Bea, formulò tre indicazioni – discutere il tema della «Chiesa come mistero»; orientare le

1. Il card. Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova (Archivio Fscire). Il 5 novembre 1962 sulle pagine della sua agenda, papa Giovanni scrive: «Il prolungarsi delle letture dei singoli Padri del Concilio, senza scorgere il lavoro intimo che deve svolgersi dalle Commissioni, che devono preparare il testo definitivo delle proposte da presentarsi alla votazione definitiva, lascia un po’ incerti circa la speditezza del lavoro, incerti e

perplessi. Se si va di questo passo neppure tutto intero il 1963 potrà bastare al desiderio del mondo intero. La tentazione di impazienza, guai, se si diffonde! Converrà dunque vederci ben chiaro e ove occorra modificare il sistema così da facilitare il buon lavoro, e preparare le risoluzioni» (Agenda di Giovanni xxiii, 5 novembre 1962).

In una intervista a Robert Trisco dell’Università Cattolica di Washington trasmessa all’interno della prima puntata del ciclo televisivo La Chiesa a concilio, in onda il 10 novembre 1962, in seconda serata, lo storico del concilio di Trento Paolo Prodi cercava di contestualizzare il ruolo delle commissioni storicamente, mettendone in luce le novità: Paolo Prodi: «Il sistema di lavorare per commissioni è già stato adottato in precedenti concili?». Robert Trisco: «Nel primo concilio Vaticano per la prima volta nella storia di queste assemblee ecumeniche ci furono commissioni permanenti stabili. Il loro numero, quattro, fu stabilito prima dal pontefice Pio ix, ma i loro membri erano tutti eletti in assemblea dai padri conciliari. In effetti questa procedura non fu genuinamente rappresentativa, come ci si poteva aspettare, perché nonostante fossero stati eletti nelle commissioni membri di diverse nazionalità, la parte che si opponeva alla dichiarazione – alla definizione dell’infallibilità papale – fu completamente esclusa dalla composizione della commissione più importante, ossia la commissione sulla fede. Questa manovra è stata criticata dagli storici come il più grave inconveniente nello svolgimento del primo concilio vaticano». Paolo Prodi: «In che cosa consiste quindi, professore, la principale differenza fra l’attuale concilio ed il Vaticano i, rispetto alle commissioni?». Robert Trisco: «La più notevole differenza tra il primo e il secondo concilio Vaticano, limitatamente alle commissioni, è nel sistema delle elezioni. Questa volta, secondo le istruzioni fornite in anticipo dal Santo Padre, i componenti dell’assemblea conciliare hanno eletto solamente 16 membri per ciascuna commissione. E poi il papa ne ha nominati altri nove, a parte il presidente. Questo cambiamento può essere motivato da un desiderio di evitare ulteriori manifestazioni di intransigenza, come quelle che si verificarono nel 1869. La nomina da parte del papa di un terzo più uno acquista un particolare significato, perché è prescritta la maggioranza dei due terzi per ratificare le azioni della commissione. Nel primo concilio

Vaticano la maggioranza della metà più uno era considerata sufficiente». Paolo Prodi: «Le commissioni devono quindi rispecchiare l’assemblea generale così vasta e complessa. In questo quadro, quali sono le funzioni, qual è l’importanza dei presidenti delle singole commissioni?». Robert Trisco: «I presidenti di queste commissioni sono gli stessi cardinali che erano alla presidenza delle commissioni preparatorie che hanno steso gli schemi più tardi approvati dalla commissione preparatoria centrale e che ora vengono discussi nel concilio. In questo modo, e inoltre attraverso la nomina e la elezione alle commissioni di parte dei precedenti membri o consulenti delle commissioni preparatorie, una certa continuità si è potuta assicurare fra le fasi di preparazione e di attuazione del concilio. D’altra parte, più di un osservatore ha voluto mettere in rilievo il fatto che questi presidenti sono stati scelti in primo luogo perché erano e ancora sono i capi delle sacre congregazioni della curia romana. Ora è probabile che i prelati situati al centro della chiesa vedano i problemi diversamente dai vescovi sparsi per il mondo. Questi presidenti certamente godono di grandi prerogative per gli ampi poteri conferiti loro dal papa nel Regolamento. Ogni presidente di commissione può nominare un vicepresidente che lo aiuti o prenda il suo posto in sua assenza. Può nominare il segretario della commissione fra gli esperti del concilio, può stabilire i metodi di discussione e di votazione da seguire nelle riunioni della commissione e inoltre scegliere i padri o gli esperti esterni da consultare. Egli decide altresì quali sono le lingue moderne da usare. Il presidente può nominare il relatore che ha il compito di presentare e illustrare lo schema originale e i successivi emendamenti delle congregazioni generali. Infine può predisporre la revisione dello schema, attraverso l’inserimento di emendamenti accettati dalle congregazioni generali. Però dobbiamo rammentare che l’influenza del presidente è limitata dalla regola che richiede una maggioranza di due terzi per tutte le decisioni prese dalla commissione».

decisioni del concilio in senso «pastorale»; ridefinire le attribuzioni proprie e del consiglio di presidenza – che prefiguravano una diversa fisionomia del Vaticano ii. Anche altre raccomandazioni, come quelle di ridurre drasticamente gli schemi attivando le commissioni, non furono accolte ma diedero il senso che poteva esistere un consenso conciliare diverso da quello immaginato da chi aveva preparato il concilio. Nonostante il segretariato per gli affari extra ordinem non si occupasse affatto della crisi sulle fonti della rivelazione, venne dal suo interno la decisione di sottoporre ogni schema a una votazione previa globale, prima di passare alla discussione sui capitoli e gli articoli. E ancora più importante fu l’approvazione, nella seduta cruciale del 30 novembre, di una lista di venti schemi su cui concentrare tutti i futuri lavori del con-

cilio: essa venne presentata ai padri il 5 dicembre, tre giorni prima della chiusura della sessione, e rappresentò il primo ordine dei lavori di un futuro del concilio, sul quale pochi avrebbero scommesso a ottobre. Alla lista dei venti schemi e al lavoro del segretariato si legava anche l’Ordo agendorum circa i lavori che le commissioni avrebbero dovuto svolgere dopo la sospensione del primo periodo conciliare, nell’attesa della riconvocazione del concilio, prevista inizialmente per la primavera del 1963. Bibliografia G. Alberigo, Concilio acefalo? L’evoluzione degli organi direttivi del Vaticano ii, in Il Vaticano ii. Fra attese e celebrazione, a cura di G. Alberigo, Bologna 1995, pp. 193-240.

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Storia Avvio – Primo periodo 1962

21. Gli organi direttivi del concilio e le commissioni conciliari

Consiglio di presidenza

card. Eugène Tisserant decano del Sacro Collegio Lille FRA card. Achille Liénart card. Ignace Gabriel i Tappouni patriarca di Antiochia dei Siri AUS card. Norman Thomas Gilroy Sidney card. Francis Joseph Spellman New York USA Toledo ESP card. Enrique Pla y Deniel1 card. Josef Frings Köln DEU card. Ernesto Ruffini Palermo ITA Buenos Aires ARG card. Antonio Caggiano card. Bernard Jan Alfrink Utrecht NLD

Aggiunti nel secondo periodo

card. Giuseppe Siri Genova ITA Gnieznó-Warszawa POL card. Stephan Wyszy ski Chicago USA card. Albert Gregory Meyer2

Aggiunto nel quarto periodo

card. Lauwrence Joseph Shehan

Baltimora

Segretario generale

mons. Pericle Felici

tit. Samosata

ITA

Sottosegretari

mons. Philippe Nabaa Beirut e Jbail per i Melchiti LBN mons. Casimiro Morcillo González Zaragoza ESP mons. Jean-Marie Villot coad. Lyon FRA mons. John Joseph Krol Philadelphia USA mons. Wilhelm Kempf Limburg DEU

1

Nelle seguenti tabelle si sono raccolti i dati relativi alle commissioni conciliari, così come risultano dagli elenchi pubblicati di volta in volta dagli organi di segreteria, con integrazioni tratte da altre fonti qualora necessarie. Per ciascuna commissione si sono indicati il presidente, il segretario e i membri. Nel periodo conciliare le commissioni non avevano specifici consultori (con l’eccezione rilevante del segretariato per l’unità dei cristiani), ma potevano chiedere la collaborazione ai periti. I nomi dei membri sono stati ordinati in base ai voti ottenuti nell’elezione, integrandoli con i membri di nomina pontificia. Per i membri eletti si riportano anche i voti ottenuti, ricavandoli dagli Acta synodalia. Inoltre si riportano per tutti la nazionalità (seguendo in genere la sede del ministero) e le sessioni conciliari in cui hanno effettivamente partecipato alla commissione. Il numero dei membri delle commissioni era stabilito da un’apposita norma del Regolamento, a più riprese rivista da Giovanni xxiii e da Paolo vi. Bisogna considerare tuttavia che le commissioni erano organi dinamici, la cui realtà effettiva non sempre corrispondeva a quanto previsto sulla carta, per cui accanto a membri più attivi si possono trovare nomi con una partecipazione solo formale. Per ogni commissione si riportano inoltre gli schemi di cui era responsabile: quelli previsti nella lista del dicembre 1962, quelli previsti dopo la riorganizzazione dei lavori del concilio da parte della commissione di coordinamento nel gennaio 1963, quelli effettivamente portati alla discussione in aula e approvati. In tutte le tabelle i nomi sono preceduti dall’onorificenza, che in genere distingue i cardinali, dai vescovi, dai religiosi, dai laici. Si sono rispettate le indicazioni della segreteria, mantenendo l’onorificenza del momento a cui la tabella si riferisce. Nel caso di più ministeri o incarichi di curia si è indicato quello più rilevante. Tutte le volte che è stato possibile si sono ricondotti i nomi di battesimo ­­– in italiano nei documenti della segreteria – alle rispettive lingue moderne. Altrettanto si è fatto per i nomi di curia delle diocesi. Per i vescovi titolari si sono indicati quando possibile l’incarico di curia o la diocesi in cui erano ausiliari o delegati apostolici.

Sezione A Sezione B Sezione C Sezione D

mons. Vincenzo Carbone d. Nello Venturini mons. Achille Lupi mons. Mariano De Nicolò mons. Vincenzo Fagiolo mons. Marcello Venturi d. Giannino Zuliani3 mons. Emilio Governatori mons. Nazareno Cinti d. Luciano Tosti rag. Gianni Malpassi4 sig. Gino Falconetti5

Interpreti

mons. A. Lupi, mons. E. Ulinski, mons. E. Francesco Davis, d. A. Koulik, d. J. Feiner, d. F. Thijssen, d. G. Corbon, p. E. Lanne osb, P. Anian cam, p. A. da Hebo ofm, p. G. Corr osb, p. G. Weigel sj, p. M. Bévenot sj, p. D. O’Hanlon sj, p. G. Novack aa, p. P. Michalon pss6

USA

1 Partecipa solo al primo periodo del concilio. 2 Solo per il secondo e il terzo periodo.

126

Ufficio III: De actis scribendis ac servandis

Segreteria generale1

1 Gli elenchi curati dalla Segreteria del concilio li riportano solo a partire dal secondo periodo.

Uffici della Segreteria generale Ufficio I: De sacris ritibus mons. Enrico Dante, prefetto delle cerimonie pontificie, segretario della congregazione dei riti

Ufficio II: De negotiis peragendis

Notari

mons. Giuseppe Rossi, tit. Palmira1 mons. Annibale Ferretti mons. Cesare Federici mons. Raffael Boyer mons. Alfredo Parisella mons. Luigi Piovesana

Segretariato per gli affari extra ordinem1 Presidente

card. Amleto Giovanni Cicognani, segretario di Stato

Membri

card. Giuseppe Siri Genova ITA Gnieznó-Warszawa POL card. Stephan Wyszi ski card. G.Battista Montini Milano ITA card. Carlo Confalonieri segretario della congregazione concistoriale card. Julius Döpfner München DEU card. Albert Gregory Meyer Chicago USA card. Léon-Joseph Suenens Malines-Bruxelles BEL

Segretario

mons. Pericle Felici

segretario generale del concilio

1 Istituito con il Regolamento conciliare del 1962, ma non più previsto dopo la revisione del Regolamento operata da Paolo vi nel 1963.

Latinisti

mons. A. Tondini; mons. G. Del Ton, mons. G. Zannoni, p. C. Egger crl, mons. I. Parisella, mons. R. Gallicani, mons. G. Coppa

Ufficio IV: De rebus technicis p. Antonio Stefanizzi sj ing. Francesco Vacchini cav. Mauro Ercole 3 4 5 6

Solo nel secondo e terzo periodo. A partire dal terzo periodo. A partire dal terzo periodo. Gli ultimi tre solo nel terzo periodo. Nel quarto gli interpreti ufficiali si ridussero a due: mons. Achille Lupi e mons. Edmondo Ulinski.

Commissione di coordinamento1 Presidente

card. Amleto Giovanni Cicognani, segretario di Stato

Membri

card. Achille Liénart Lille FRA card. Grégoire Pierre xv Agagianian Prefetto della congregazione De propaganda fide card. Francis Spellman New York USA card. Giacomo Lercaro Bologna ITA card. Giovanni Urbani Venezia ITA card. Carlo Confalonieri segretario della congregazione concistoriale card. Julius Döpfner München DEU card. Léon-Joseph Suenens Malines-Bruxelles BEL card. Francesco Roberti prefetto della signatura apostolica 1 Istituita da Giovanni xxiii subito dopo il primo periodo, cominciò a lavorare nel gennaio 1963. Alle riunioni della Commissione di coordinamento partecipano il segretario generale mons. P. Felici, i sottosegretari del concilio e mons. V. Fagiolo come assistente.

Promotori

mons. Salvatore Natucci mons. Giuseppe D’Ercole Avv. Giovanni Carrara2

Scrutatori

mons. Arturo De Jorio mons. Gerard Rogers mons. Giuseppe Casoria mons. Ernesto Civardi mons. Giovanni Sessolo

Delegati (o Moderatori)1

card. Grégoire Pierre xv Agagianian Prefetto della congregazione De propaganda fide card. Giacomo Lercaro Bologna ITA card. Julius Döpfner München DEU card. Léon-Joseph Suenens Malines-Bruxelles BEL 1 Istituiti da Paolo vi con la riforma del Regolamento del 1963.

1 Dal terzo periodo. 2 Solo nel secondo e terzo periodo.

127


Gli organi direttivi del concilio e le commissioni conciliari

Storia/Avvio – Primo periodo 1962

Commissione dottrinale

Schemi affidati dalla commissione di coordinamento (30.1.1963)7 1. De divina revelatione 2. De ecclesia 3. De B. Maria Virgine, matre ecclesiae 4. De ecclesiae principiis et actione ad bonum societatis promovendum8

Presidente

card. Alfredo Ottaviani, segretario della congregazione del s. Uffizio

Vice-presidenti

Schemi preparatori proposti dalla segreteria del concilio (5.12.1962)5 1. De episcopis et dioceseon regimine 2. De cura animarum

Segretario Membri

7 Elenchus schematum constitutionum et decretorum de quibus disceptabitur in concilii sessionibus, in AS 5,1 p. 201. 8 Insieme alla commissione per l’apostolato dei laici.

p. Sebastian Tromp sj, professore alla pontificia università Gregoriana

Elezioni ottobre 19622 mons. Joseph Schröffer mons. Gabriel-Marie Garrone card. Franz König mons. Jan van Dodewaard mons. Alfredo Vicente Scherer card. Paul-Émile Léger mons. Ermenegildo Florit mons. John Francis Dearden mons. André Charue mons. John Joseph Wright mons. Marcos Gregorio McGrath mons. James Griffiths mons. Maurice Roy card. Rufino Jiao Santos mons. Franjo Šeper mons. Giovanni Battista Peruzzo* mons. Hermann Volk

Eichstatt Toulouse Wien Haarlem Porto Alegre Montréal Firenze Detroit Namur Pittsburgh Panamá aus. New York Québec Manila Zagreb Agrigento Mainz

BRD FRA AUT NLD BRA CAN ITA USA BEL USA PAN USA CAN PHL YUG ITA BRD

1761 1738 1670 1537 1465 1258 1244 1189 1138 1138 1116 1077 994 813 788 741

**** **** **** **** **** **** **** **** **** **** **** **–– **** **** **** *––– –***

* Solo per il primo periodo, poi sostituito da mons. H. Volk.

Nomine pontificie del 29.10.1962 card. Michael Browne mons. Pietro Parente mons. Francisco Barbado y Viejo mons. Georges Léon Pelletier mons. Franjo Franic´ mons. Michael Doumith mons. Francesco Spanedda p. Benno Gut osb p. Anicetus Fernandez op

asses. della congreg. del s. Uffizio Salamanca Trois Rivières Split-Makarska Sarba (maroniti) Bosa Abate primate dei benedettini confederati Maestro generale dell’Ordine dei Frati predicatori

**** ****

ITA ESP CAN YUG LBN ITA

**–– **** **** **** **** **** ****

Elezioni 28.11.19634 mons. Alfred Ancel p. Cristopher Butler osb mons. Jozef-Maria Heuschen mons. Luis Enríquez Jiménez

Lyon Superiore generale dei benedettini in Inghilterra aus. Liège aus. Caracas

FRA GBR BEL VEN

1491 1448 1160 831

__** __** __** __**

Nomine pontificie dell’8.1.1964 mons. Antonio Poma

Mantova

ITA

__**

Altre integrazioni

5

mons. Hermann Volk mons. Anastasio García Granados p. Anastasio del Santo Rosario ocd (Antonio Ballestrero)

Mainz aus. Toledo Preposito generale dell’Ordine dei Carmelitani scalzi

BRD ESP ITA

– *** –– ** ––**

Schemi preparatori proposti dalla segreteria del concilio (5.12.1962)6 1. De divina revelatione 2. De ecclesia 3. De B. Maria Virgine matre Dei et hominum 4. De deposito fidei pure custodiendo 5. De ordine morali 6. De castitate, virginitate, matrimonio, familia 7. De ordine sociali et de communitate gentium 1 2 3 4 5

A partire dal terzo periodo. AS 1,1 pp. 225-226. AS 1,1 p. 559. AS 2,6 p. 306. Mons. H. Volk viene nominato nella commissione in sostituzione di mons. G.B. Peruzzo, deceduto il 20.7.1963, mentre mons. Granados e p. Anastasio del S. Rosario sostituiscono mons. J. Griffiths, deceduto il 24.2.1964 e mons. F. Barbado y Viejo, deceduto il 29.4.1964. 6 Schemata constitutionum et decretorum ex quibus argumenta in concilio disceptanda seligentur, in AS 1,1 pp. 90-95.

128

mons. Josyf Slipyj

CommissioNE SUI VESCOVI E SUL GOVERNO DELLE DIOCESI Presidente

Vicepresidenti

5 Prima del secondo periodo vengono aggregati alla commissione il card. Testa, nominato segretario della Congregazione per le chiese orientali il 2.08.1962, e mons. Slypyj. 6 Schemata constitutionum …, cit. in AS 1,1 p. 92. 7 Elenchus schematum …, cit. in AS 5,1 p. 201.

Commissione sulle chiese orientali1

CommissioNE SULLA DISCIPLINA DEI SACRAMENTI Presidente

Vice-presidenti

card. Benedetto Aloisi Masella, prefetto della congregazione per la disciplina dei Sacramenti

card. Fernando Quiroga y Palacios mons. Gabriel Bukatko

Segretario

p. Atanasij Hryhor osbm, protoarchimandrita dei Basiliani di S. Giosafat

Membri

Membri

mons. Giuseppe Piazzi mons. Raul Francisco Primatesta mons. Joseph Gargitter mons. Pablo Correa León mons. Louis Mathias card. José María Bueno y Monreal

Cambrai Freiburg im Breisgau Galway e Kilmacduagh coad. Paris Leeds Los Angeles Messico Cincinnati Ottawa segr. Conferenza Episcopale italiana Bergamo San Rafael Bressanone Cucuta Madras e Mylapore Sevilla

FRA BRD IRL FRA GBR USA MEX USA CAN ITA

1807 1658 1634 1592 1582 1384 1303 1287 1285 1237

**** **** **** **** **** **** **** **** **** ****

ITA ARG ITA COL IND ESP

1054 1035 999 918 745 722

*––– **** **** **** ***– ****

Tokio Saint Paul congreg. concistoriale Yangon Aleppo dei Siri caod. Dehli Tananarive aus. Barcelona Segni

JPN USA ITA MMR SYR IND MDG ESP ITA

**** **** **** * ––– **** **** **** **** ****

Elezioni del 28.11.19633 mons. James Patrick Carroll mons. Eduard Schick mons. Alfredo Viola mons. Owen McCann

aus. Sydney aus. Fulda Salto Cape Town

AUS BRD URY ZAF

1738 1475 1173 960

––** ––** ––** ––**

Nomine pontificie dell’8.1.1964 mons. Venedictos Printesis

Atene

GRC

––**

Altre integrazioni4 mons. Józef Gawlina mons. Luis Del Rosario mons. Petar ule mons. Charles-Marie Himmer 1 2 3 4

mons. Armando Fares mons. José García y Goldarez

Segretario

Elezioni prima sessione2

Nomine pontificie del 29.10.19622 mons. Peter Tatsuo Doi mons. Leo Binz mons. Francesco Carpino mons. Victor Bazin mons. Ignace Antoine II Hayek mons. Angelo Fernandes mons. Jérôme Louis Rakotomalala mons. Narciso Jubany Arnau mons. Luigi Carli

Vice-presidenti

Segretario

mons. Lauro Governatori

mons. Emile Maurice Guerry mons. Hermann Josef Schäufele mons. Michael Browne op mons. Pierre Marie Veuillot mons. George Patrick Dwyer card. James Francis McIntyre mons. Miguel Miranda y Gomez mons. Karl Joseph Alter mons. Marie-Joseph Lemieux mons. Alberto Castelli

mons. Ambrozij Andrew Senyshyn mons. Giuseppe Perniciaro p. Joannes Hoeck osb mons. Antoni Baraniak mons. Maximos IV Saïgh mons. Gabriel Bukatko mons. Joseph Parecattil mons. Néophytos Edelby mons. Matthew Kavukattu* mons. Manuel da Silveira d’Elboux mons. Ivan Bu ko mons. Andrés Sapelak card. Fernando Quiroga y Palacios mons. Benedict Varghese Gregorios Thangalathil mons. Bryan Jospeh McEntegart mons. Martien Jansen

Philadelphia per gli Ucraini aus. per l’Eparchia di Piana degli Albanesi sup. generale della Congregazione Benedettina in Baviera Pozna Antiochia dei Melchiti coad. Beograd Ernakulam per i SiroMalabaresi aus. Antiochia dei Melchiti Changana-Cherry per i SiroMalabaresi Curitiba visit. ap. degli Ucraini in Europa occidentale visit. ap. per gli Ucraini in Argentina Santiago di Compostela Trivandrum per i SiroMalancaresi Brooklyn Rotterdam

USA ITA

1432 1264

*** ***

BRD

1167

***

POL SYR YUG IND

1116 1112 1101 1096

*** *** *** ***

SYR ITA

1036 724

*** ***

BRA

1009 896

*** ***

837

***

ESP IND

818 810

*** ***

USA NLD

754 753

*** ***

* Sostituisce mons. Theodorus Minisci, Abate di Santa Maria di Grottaferrata, eletto con 1010 voti, che aveva rinunciato.

Nomine pontificie del 29.10.19623 mons. Stephanos I Sidarouss mons. Piérre Paul Meouchi mons. Alberto Gori mons. Paul II Cheikho mons. Ignace Pierre XVI Batanian mons. Joseph Rabbani mons. Asrate Mariam Yemmeru mons. Giovanni Battista Scapinelli de Leguigno mons. Hyakinthos Gad

Alessandria dei Copti Antiochia dei Maroniti Gerusalemme dei Latini Babilonia dei Caldei Cilicia degli Armeni amm. ap. Homs dei Siri Addis Abeba degli Etiopi tit. Laodicea nel Libano

EGY LBN PSE IRQ LBN SYR ETH ITA

*** *** *** *** *** *** *** ***

Esarca ap. della Grecia

GRC

***

Saint Boniface Beirut dei Maroniti Aix

CAN LBN FRA

Elezioni 28.11.19634 ordinario militare emerito Zamboanga Mostar Tournai

POL PHL YUG BEL

–*–– –*** ––** –––*

AS 1,1 pp. 225-226 AS 1,1 p. 559. AS 2,6 pp. 306-307; i primi quattro eletti dall’assemblea, l’ultimo di nomina pontificia. Nel secondo periodo mons. Gawlina e mons. Del Rosario sostituiscono mons. Piazzi, deceduto il 5.08.1963, e mons. Bazin. Nel terzo periodo mons. ule sostituisce mons. Gawlina, deceduto il 21.9.1964. Nel quarto periodo mons. Himmer sostituisce mons. Mathias, deceduto il 3.8.1965.

mons. Maurice Baudoux mons. Ignace Ziadé mons. Charles-Marie De Provenchères

–**

Documenti redatti Decretum de ecclesiis orientalibus catholicis – Orientalium ecclesiarum (21.11.1964)

5 Schema constitutionum ..., cit. AS 1,1 p. 92. 6 Elenchus schematum constitutionum…, cit. AS 5,1 p. 201.

card. Amleto Giovanni Cicognani, segretario di Stato

card. James McIntyre card. José María Bueno y Monreal

–**

Schemi affidati dalla commissione di coordinamento (30.1.1963)7 1. De ecclesiis orientalibus

Presidente

card. Paolo Marella, prefetto della congregazione della Fabbrica di San Pietro

Segretario della Congregazione ITA per le chiese orientali Lviv degli Ucraini UKR

Schemi preparatori proposti dalla segreteria del concilio (5.12.1962)6 1. De ecclesiis orientalibus

Documenti redatti Decreto de pastorali episcoporum munere in Ecclesia – Christus dominus (28.10.1965)

Elezioni prima sessione1

3

card. Gustavo Testa

Schemi affidati dalla commissione di coordinamento (30.1.1963)6 1. De episcopis et dioceseon regimine 2. De cura animarum

Documenti redatti Constitutio dogmatica de ecclesia – Lumen gentium (21.11.1964) Constitutio dogmatica de divina revelatione – Dei verbum (18.11.1965) Constitutio pastoralis de ecclesia in mundo huius temporis – Gaudium et spes (7.12.1965)

card. Michael Browne mons. André Charue1

Altre integrazioni5

1684 1677 1323

––* ––* ––*

1 È attiva solo nei primi tre periodi del concilio, sino all’approvazione definitiva del decreto Orientalium ecclesiarum, nella sessione pubblica del 21.11.1964. 2 AS 1,1 pp. 225-226. 3 AS 1,1 p. 559. 4 AS 2,6 pp. 306-307; poiché questa commissione contava già 27 membri, vennero eletti solo altri tre membri per raggiungere il numero di trenta. Non ci fu alcuna ulteriore nomina pontificia.

p. Raimondo Bidagor sj

Membri Elezioni prima sessione1 mons. José García Goldaraz mons. Josef Schneider mons. Joseph McGucken mons. Franz von Streng mons. Armando Fares mons. Valérien Bélanger mons. Antônio Maria Alves de Siqueira mons. Críspulo Benítez Fontúrvel mons. Jan van Cauwelaert mons. Alexandre Renard mons. Aníbal Maricevich Fleitas mons. Pierre-Marie Puech mons. Francis Reh mons. Lucas Katsu Saburo Arai mons. Thomas William Muldoon mons. Marc-Armand Lallier

Valladolid Bamberg San Francisco Basel e Lugano Catanzaro aus. Montréal aus. São Paulo Barquisimeto Inongo Versailles aus. Asunción Caracassonne Charleston Yokohama aus. Sydney Marseille

ESP BRD USA CHE ITA CAN BRA VEN Congo FRA PRY FRA USA JPN AUS FRA

1737 1673 1602 1407 1400 1345 1210 1030 973 963 946 931 890 854 846 788

***– ***– ***– ***– ***– ***– ***– ***– ***– ***– ***– ***– ***– ***– ***– ***–

Nomine pontificie del 29.10.19622 mons. Guido Luigi Bentivoglio mons. Angelo Dell’Acqua mons. Caesare Zerba* mons. Paul Yoshigoro Taguchi mons. Danio Bolognini mons. João Chedid mons. Marcello Morgante mons. Michael Kien Samophithak mons. Juan Félix Pepén y Soliman

Catania sostituto della segreteria di stato segretario della congregazione per la disciplina dei sacramenti Osaka Cremona vic. patr. per i Maroniti in Brasile Ascoli Piceno vic. ap. Tharé N.S. de la Altagracia en Higüey

ITA ITA ITA

***– ***– ***–

JPN ITA BRA ITA THA DOM

***– ***– ***– ***– ***– ***–

Ciudad Real Stockholm Roermond pref. ap. Ngong

ESP SWE NLD KEN

Monterrey

MEX

* Elevato cardinale il 22.02.1965.

Elezioni del 28.1.19633 mons. Juan Hervás y Benet mons. John Edward Taylor mons. Pieter Moors mons. John de Reeper

1470 1463 1257 1178

––*– ––*– ––*– ––*–

Nomine pontificie dell’8.1.964 mons. Afonso Espino y Silva

––*–

Con la decisione di rimandare il tema del sacramento del matrimonio alla commissione per la revisione del codice di diritto canonico la commissione conciliare cessa di fatto le proprie attività durante il terzo periodo. 1 AS 1,1 p. 260. 2 AS 1,1 p. 559. 3 AS 2,6 pp. 306-307.

129


Gli organi direttivi del concilio e le commissioni conciliari

Storia/Avvio – Primo periodo 1962

Schemi preparatori proposti dalla segreteria del concilio (5.12.1962)4 1. De matrimonii sacramento

Schemi preparatori proposti dalla segreteria del concilio (5.12.1962)5 1. De clericis

Schemi affidati dalla commissione di coordinamento(30.1.1963)5 1. De matrimonii sacramento

Schemi affidati dalla commissione di coordinamento(30.1.1963)6 1. De clericis

Documenti redatti (nessuno)

Documenti redatti Decretum de presbyterorum ministerio et vita – Presbyterorum ordinis (7.12.1965).

4 Schemata constitutionum et decretorum ex quibus argumenta in concilio disceptanda seligentur, in AS 1,1 pp. 90-95. 5 Elenchus schematum constitutionum et decretorum de quibus disceptabitur in concilii sessionibus, in AS 5,1 p. 201.

card. Alfonso Castaldo card. Joseph Elmer Ritter

Segretario

Elezioni prima sessione1 1493 1368 1315 1240 1174 1165 1160 1135 1129 1107 1076 1066 1045 929 869 851

**** **** **** **** **** **** **** **–– **** **** **** **** **** **** **** ****

ITA LKA VNM ITA

**** **** **** ****

USA CHL ESP MEX CUB

**** **** **** **** ****

Elezioni del 28.11.19633 Cotonou amm. ap. Innsbruck Cebu Armagh

BEN AUT PHL GBR

1587 1510 1426 1371

––** ––** ––** ––**

* Elevato cardinale il 25.02.1965.

1804 1736 1587 1321 1145 1099 1089

**** **** **** **** **** **** ***–

ECU CAN USA JPN FRA FRA

1053 1045 1040 1019 1000 934

**** **** ***– **** **** ****

AUS USA ITA

919 907 884

**** **** ****

mons. Louis Séverin Haller mons. Enrico Compagnone mons. Dominic Vendargon mons. Ceslao Sipovic´ ** p. Sighard Kleiner o.cis. p. Jean-Baptiste Janssens, sj d. Renato Ziggiotti sdb

Paderborn segretario della congregazione dei religiosi Abate di Saint-Maurice Anagni Kuala Lampur tit. Mariamme abate generale dei cistercensi preposito generale della compagnia di Gesù rettore maggiore dei salesiani

BRD FRA

––– ****

CHE ITA MYS POL AUS BEL

**** **** **** **** **** ***–

ITA

***–

* Poiché mons. Jäger faceva già parte del segretariato per l’unità dei cristiani, venne sostituito sin da subito da mons. Bernard Mels, arcivescovo di Luluabourg. * Dal 2.07.1963 superiore generale della congregazione padri mariani dell’Immacolata Concezione.

mons. Gerald McDevitt mons. Bernhard Stein mons. Luigi Borromeo mons. Joseph Marie Cordeiro

aus. Philadelphia aus. Trier Pesaro Karachi

USA BRD ITA PAK

1543 1454 1240 1222

––** ––** ––** ––**

Lanciano e Ortona

ITA

––**

Luluabourg Linares Cork e Ross

Congo CHL IRL

**** –––* –––*

Nomine pontificie dell’8.1.1964 mons. Pacifico Perantoni

Altre integrazioni4

Nomine pontificie dell’8.1.1964 Sidone dei Maroniti

LBN

––**

Urawa

JPN

––**

Altre integrazioni4

AS 1,1 pp. 225-226. AS 1,2 p. 559. AS 2,6 pp. 306-307. Nel terzo perido conciliare il giapponese mons. Satoshi Nagae sostituisce in commissione lo statunitense mons. Shehan, che passa al segretariato per l’unità dei cristiani.

130

FRA BRD ESP ITA PER GBR BRD

Elezioni del 28.11.19633

* Elevato cardinale il 25.02.1965.

1 2 3 4

mons. Thomas Cahill mons. Joseph Mark McShea mons. Paolo Botto

mons. Lorenz Jäger* mons. Paul Pierre Philippe

Nomine pontificie del 29.10.19622

Laurentius Satoshi Nagae

mons. Bernardino Echeverría Ruiz mons. George Bernard Flahiff mons. Edward Daly mons. Benedict Takahiko Tomizawa mons. Joseph-Martin Urtasun p. Augustin Sépinski, ofm

Arras Rottenburg Albacete Padova Lima Salford Sup. gen. della Congregazione benedettina di Beuron Ambato Winnipeg Des Moines Sapporo Avignon Ministro generale dell’Ordine dei frati minori Cairns Allentown Cagliari

Nomine pontificie del 29.10.19622

* Elevato cardinale il 22.02.1965. ** Diventa arcivescovo di São Paulo il 1.11.1964, elevato cardinale il 22.02.1965. *** Diventa vescovo di Oviedo il 12.04.1964.

mons. Antoine Pierre Khoraiche

mons. Gérard Huyghe mons. Karl Leiprecht mons. Arturo Tabera Araoz mons. Girolamo Bortignon card. Juan Landázuri Ricketts mons. George Beck p. Benedikt Reetz, osb

mons. Bernard Mels mons. Augusto Salinas Fuenzalida mons. Cornelius Lucey 1 2 3 4

patriarca di Cilicia degli Armeni; pref. congregazione De propaganda fide

AS 1,1 p. 260. AS 1,1 p. 559. AS 2,6 p. 307. Mons. Mels sostituisce sin dal primo periodo conciliare mons. Jäger. Nell’ultimo periodo mons. Salinas Fuenzalida e mons. Lucey succedono a mons. Daly, deceduto il 23.11.1964 e all’abate Reetz, deceduto il 28.12.1964; il p. Arrupe succede al p. Janssens deceduto il 5.10.1964; e don Riccieri sucede a don Ziggiotti che nell’aprile 1965 aveva cessato il suo mandato di generale dei Salesiani.

Segretario

Yaoundé Bukoba coad. di Orléans aus New York prelato nullius di Pompei vic. ap. Pando

CMR TZA FRA USA ITA BOL

1403 1347 1229 1216 1110 1062

**** **** **** **** **** ****

Pechino; amm. ap. Taipei Cartagine prelato nullius di Pinheiro Otranto Guatemala coad. Nueva Segovia Ranchi superiore generale dell’Ist. Spagnolo S. Francisco Javier per le missioni estere Burgos emerito Raigarh-Ambikapur

CHN TUN BRA ITA GTM PHL IND ESP

1042 954 930 871 860 801 801 766

**** **** **** **** ***– **** **** ****

ESP IND

744 706

*––– ****

Nomine pontificie del 29.10.19622 patriarca di Lisbona Dacca segretario della congregazione di Propaganda Fidei Emerito Tananarive Abidjan Huê Semerang Tainan superiore generale degli oblati di maria immacolata

**** **** ****

MDG CIV VNM IDN TWN CAN

**** **** **** *––– **** ****

1 AS 1,1 pp. 225-226. 2 AS 1,1 p. 559. 3 AS 2,6 pp. 306-307.

mons. Franz Zauner mons. Carlo Rossi mons. Karel Justinus Calewaert mons. Henri Jenny mons. Otto Spülbeck mons. Francis Grimshaw mons. Paul Hallinan mons. Wilhelm van Bekkum mons. Joseph Albert Malula card. Giacomo Lercaro mons. Alfred Pichler mons. Enrique Rau mons. Franciszek Jop mons. Jesús Enciso Viana mons. Joseph Albertus Martin mons. Cesario D’Amato

Linz Biella Gent aus. Cambrai Meissen Birmingham Atlanta Ruteng aus. Léopoldville* Bologna Banjaluka Mar del Plata aus. Sandomierz Majorca Nicolet abate S. Paolo fuori le mura

AUT ITA BEL FRA GER GBR USA IDN Congo ITA YUG ARG POL ESP CAN ITA

2231 1954 1919 1792 1553 1515 1347 1338 1083 1082 1023 1018 872 835 804 795

**–– **–– **–– **–– **–– **–– **–– **–– **–– **–– **–– **–– **–– **–– **–– **––

dataria apostolica decano della s. romana rota prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana segretario della congregazione dei riti coad. Potosi Vic ‘s-Hertogenbosch Sup. gen. della congregazione Benedettina di Francia Sup. gen. dei clarettiani

ITA FRA ESP

**–– **–– **––

ITA

**––

BOL ESP NLD FRA

**–– **–– **–– **––

* Ordinario dal 7.07.1964.

card. Paolo Giobbe card. André Damien Jullien card. Joaquín Anselmo Albareda y Ramoneda mons. Enrico Dante mons. Bernardo Fey Schneider mons. Ramón Masnou Boixeda mons. Willem Bekkers p. Jean Prou osb p. Peter Schweiger smf

sup. Gen. SVD Bhopal sup. gen. della Soc. di Maryknoll, per le missioni estere vic ap. Aitape

BRD IND USA

1645 1417 1063

––** ––** ––**

PNG

833

––**

Nyeri

KEN

Nomine pontificie dell’8.1.1964 mons. Charles Cavallera

Membri Elezioni prima sessione

Nominati dal Pontefice PRT BGD

Elezioni del 28.1.19633

mons. Ignatius John Doggett

Presidente

p. Ferdinando Antonelli ofm

Membri

p. Johannes Schütte svd mons. Eugene Louis D’Souza mons. John William Comber mm

Commissione liturgica

Vice-presidenti

Elezioni prima sessione1

mons. Victor Alphonse Sartre mons. Bernard Yago mons. Pierre-Martin Ngô-dinh-Thûc mons. Albert Soegijapranata mons. Stanislaus Lokuang p. Léo Deschâtelets omi

4 Mons. Bolte e p. Schütte (quest’ultimo però solo dal terzo periodo) subentrano a mons. Pérez Platero, deceduto il 14.6.1963, e a mons. Soegijapranata, deceduto il 22.7.1963. Nell’ultimo periodo p. Mahon subentra a mons. Rossell y Arellano, deceduto il 10.12.1964. 5 Schemata constitutionum et decretorum ex quibus argumenta in concilio disceptanda seligentur, in AS 1,1 p. 95. 6 Elenchus schematum constitutionum et decretroum de quibus disceptabitur in concilii sessionibus, in AS 5,1 p. 201.

card. Paolo Giobbe card. André-Damien Jullien

Segretario

card. Manuel Gonçalves Cerejeira mons. Lawrence Leo Graner mons. Pietro Sigismondi

–*** ––** –––*

card. Arcadio Larraona Saralegui, penitenziere maggiore

mons. Saverio Paventi

mons. Luciano Pérez Platero mons. Oscar Sevrin

BRD LSO GBR

Documenti redatti Decretum de activitate missionali ecclesiae – Ad gentes (7.12.1965)

mons. Vittore Sartre mons. José Lecuona Labandibar

mons. Jean Zoa card. Laurean Rugambwa mons. Guy Riobé mons. Fulton Sheen mons. Aurelio Signora mons. Alfonso Manuel Escalante y Escalante card. Thomas Tien Ken-Sin mons. Maurice Perrin mons. Alfonso Maria Ungarelli mons. Gaetano Pollio mons. Mariano Rossel y Arellano mons. Juan Sison mons. Pius Kerketta mons. José Lecuona Labandibar

Fulda Maseru sup. generale della Società di S. Giuseppe di Mill Hill per le missioni estere

Schemi affidati dalla commissione di coordinamento (30.1.1963)6 1. De missionibus

Documenti redatti Decretum de accomodata renovatione vitae religiosae – Perfectae caritatis (28.10.1965)

Vicepresidenti

Elezioni prima sessione1

Membri

mons. Adolf Bolte mons. Emanuel Mabathoama p. Gerald Mahon

Schemi preparatori proposti dalla segreteria del concilio (5.12.1962)5 1. De missionibus

Schemi affidati dalla commissione di coordinamento(30.1.1963)6 1. De religiosis

Presidente

Membri

d. Alvaro del Portillo, segretario generale dell’Opus Dei

mons. Bernardin Gantin mons. Paul Rusch mons. Julio Rosales mons. William John Conway*

–––*

Altre integrazioni4

Schemi preparatori proposti dalla segreteria del concilio (5.12.1962)5 1. De statibus perfectioni adquirendae (seu De Religiosis)

card. Grégoire-Pierre xv Agagianian,

p. Joseph Rousseau omi

Napoli Colombo Saigon segretario della congregazione del concilio Alexandria aus. Santiago del Cile Orense Ciudad Victoria – Tamaulipas Matanzas

ITA

Commissione sulle missioni

Segretario

FRA DEU BRD ARG LUX USA CAN USA URY BEL ITA ITA BRA ESP FRA PRT

–––*

Vice-presidenti

card. Juan Landázuri Ricketts mons. Karl Leiprecht

Vice-presidenti

Angers Berlino Hildesheim Morón Luxembourg Saint Louis coad. Toronto Baltimore San José de Mayo Liège Fermo Bari Ribeirão Preto Solsona Reims Èvora

ESP

5 Schemata constitutionum et decretorum ex quibus argumenta in concilio disceptanda seligentur, in AS 1,1 p. 93. 6 Elenchus schematum constitutionum et decretorum de quibus disceptabitur in concilii sessionibus, in AS 5,1 p. 201.

card. Valerio Valeri, prefetto della congregazione dei religiosi

Presidente

mons. Charles Pasquale Greco mons. Pio Alberto Fariña Fariña mons. Ángel Temiño Saiz mons. Ernesto Corripio Ahumada mons. José Maximio Eusebio Domínguez y Rodríguez

5 Schemata constitutionum et decretorum ex quibus argumenta in concilio disceptanda seligentur, in AS 1,1 p. 92. 6 Elenchus schematum constitutionum et decretorum de quibus disceptabitur in concilii sessionibus, in AS 5,1 p. 201.

Presidente

card. Pietro Ciriaci, prefetto della congregazione del concilio

card. Alfonso Castaldo mons. Thomas Benjamin Cooray* mons. Paul Nguyên-van-Binh mons. Pietro Palazzini

d. Luigi Riccieri sdb

preposito generale della Compagnia di Gesù rettore maggiore dei salesiani

Commissione sui religiosi

Commissione sulla disciplina del clero e del popolo cristiano

mons. Henri-Marie Mazerat mons. Alfred Bengsch mons. Henric Maria Janssen mons. Miguel Raspanti mons. León Lommel card. Joseph Elmer Ritter mons. Philip Francis Pocock mons. Lawrence Joseph Shehan* mons. Luis Baccino mons. Guillaume Marie van Zuylen mons. Norberto Perini mons. Enrico Nicodemo mons. Agnelo Rossi** mons. Vicente Enrique y Tarancón*** mons. François Marty mons. Emanuele Trindade Salgueiro

p. Pedro Arrupe sj

––**

**––

Terminati i lavori nel secondo periodo, la commissione non fu reintegrata con nuovi membri nelle elezioni del 28.11.1963. Schemi preparatori proposti dalla segreteria del concilio (5.12.1962)1 1. De sacra liturgia Schemi affidati dalla commissione di coordinamento (30.1.1963)2 1. De sacra liturgia Documenti redatti Constitutio de sacra liturgia – Sacrosanctum concilium (4.12.1963) 1 Schemata constitutionum et decretorum ex quibus argumenta in concilio disceptanda seligentur, in AS 1,1 pp. 90-95. 2 Elenchus schematum constitutionum et decretorum de quibus disceptabitur in concilii sessionibus, in AS 5,1 p. 201.

131


Gli organi direttivi del concilio e le commissioni conciliari

Storia/Avvio – Primo periodo 1962

Commissione sugli studi e i seminari

Commissione per l’apostolato dei laici, stampa e spettacolo

Presidente

Presidente

card. Augustin Bea

Vice-presidenti

mons. John Carmel Heenan mons. Emiel-Jozef De Smedt

Segretario

mons. Johannes Willebrands tit. Mauriana

card. Giuseppe Pizzardo, prefetto della congregazione dei seminari e delle università; segretario della congregazione del s. Uffizio

card. Fernando Cento, penitenziere maggiore

Vice-presidenti

card. Raul Silva Henriquez mons. Martin John O’Connor

card. Jaime De Barros Câmara mons. Dino Staffa

Segretario

Segretario

Elezioni prima sessione1

Elezioni prima sessione

1

mons. Patrik Aloysius O’Boyle mons. Alfredo Silva Santiago mons. Marcelino Olaechea mons. Joseph Höffner mons. Jules Daem mons. Michal Klepacz mons. John Patrick Cody* mons. Giovanni Colombo** mons. Argaña Ramón Bogarín mons. Denis Eugene Hurley mons. Antoine-Marie Cazaux mons. Emile-Arsène Blanchet mons. Octaviano Márquez y Tóriz mons. Vicente Marchetti Zioni*** mons. Arrigo Pintonello mons. Marius Paré

Washington Concepción Valencia Münster Antwerpen Łódź aus. New Orleans aus. Milano San Juan Bautista de las Misiones Durban Luçon Saint-Dié Puebla de los Ángeles aus. São Paulo ordinario militare per l’Italia Chicoutimi

USA CHL ESP BRD BEL POL USA ITA PRY ZAF FRA FRA MEX BRA ITA CAN

2059 1750 1495 1462 1177 1152 1123 1090 947 930 927 914 899 804 802 781

**** **** **** **** **** **** **** **** **** **** **** **** **** **** **** ****

mons. Giuseppe Carraro mons. Paolo Savino

São Sebastião do Rio de Janeiro Coimbra Barcelona coad. Melbourn London Medellin segretario della congregazione dei seminari e delle università Verona aus. Napoli

BRA PRT ESP AUS CAN COL ITA

**** **** **** **** **** **** ****

ITA ITA

**** ****

coad. Vienna Rockford Brentwood Sucre

AUT USA GBR BOL

1674 1581 1150 1050

––** ––** ––** ––**

Nomine pontificie dell’8.11.1964 p. Paul Joseph Hoffer

sup. gen. dei Marianisti

FRA

––**

1849 1530 1509 1455 1362 1246 1223 1169 956 890

**** **** **** –––– **** **** **** **** **** ****

CHL NLD BRA TZA CHN CHL

871 866 832 810 783 780

**** **** **** **** **** ****

mons. Antonio Samorè mons. Ismaele Mario Castellano mons. Eduard Nécsey mons. Herbert Bednorz mons. René-Louis-Marie Stourm mons. Bolesław Kominek mons. Sebastian Vallopilly mons. Emilio Guano mons. Luigi Civardi

segretario della congregazione per gli affari ecclesiastici straordinari Siena amm. ap. Nitra caod. Katowice Sens aus. Breslavia Tellicherry Livorno tit. Tespia

ITA

****

ITA Slovacc. POL FRA POL IND ITA ITA

**** **** **** **** **** **** **** ****

mons. José Pedro da Silva mons. Manuel Fernández-Conde mons. Allen James Babcock mons. Hélder Pessôa Camara**

aus. Lisbona; coad. Goa e Damão (India)* Cordoba Grand Rapids Aus. Rio de Janeiro

PRT

1632

––**

ESP USA BRA

1491 1387 1100

––** ––** ––**

Sion amm. ap. Praga

CHE Cecosl.

––** –––*

Schemi preparatori proposti dalla segreteria del concilio (5.12.1962)5 1. De sacrorum alumnis formandis 2. De studiis academicis et de scholis catholicis Schemi affidati dalla commissione di coordinamento (30.1.1963)6 1. De sacrorum alumnis formandis 2. De scholis catholicis Documenti redatti 1. Decretum de institutione sacerdotali – Optatam totius (28.10.1965) 2. Declaratio de educatione christiana – Gravissimum educationis (28.10.1965) AS 1,1 pp. 260-261. AS 1,1 p. 559. AS 2,6 pp. 306-307. Nel terzo periodo mons. Adam sostituisce mons. John Christopher Cosy, deceduto il 5.12.1963. Nell’ultimo periodo conciliare viene inserito nella commissione anche il vescovo di Praga mons. Tomášek: così la commissione raggiungerà eccezionalmente il numero di 31 membri. 5 Schemata constitutionum et decretorum ex quibus argumenta in concilio disceptanda seligentur, in AS 1,1 pp. 90-95. 6 Elenchus schematum constitutionum et decretorum de quibus disceptabitur in concilii sessionibus, in AS 5,1 p. 201.

p. Wilhelm Möhler, sac

sup. gen. dei Pallottini

DEU

Cashel e Emly

IRL

––**

672

****

Schemi preparatori proposti dalla segreteria del concilio (5.12.1962)4 1. De laicis 2. De instrumentis communicationis socialis Schemi affidati dalla commissione di coordinamento (30.1.1963)5 1. De apostolatu laicorum 2. De instrumentis communicationis socialis 3. De ecclesiae principiis et actione ad bonum societatis promovendum (insieme alla commissione dottrinale) Documenti redatti 1. Decretum de instrumentis communicationi socialis – Inter mirifica (4.12.1963) 2. Decretum de apostolatu laicorum – Apostolicam actuositatem (18.11.1965) 3. Constitutio pastoralis de Ecclesia in mundo huius temporis – Gaudium et spes (7.12.1965) 1 2 3 4 5

Membri con dignità di padri conciliari all’ottobre 1962 mons. Lorenz Jäger mons. Joseph-Marie Martin mons. John Carmel Heenan mons. François Charrière mons. Emiel-Jozef De Smedt mons. Gerard van Velsen mons. Pieter Antoon Nierman mons. Thomas Holland

Paderborn Rouen Liverpool Lausanne, Genève e Fribourg Bruges Kroonstad Groningen coad. Portsmouth

BRD FRA GBR CHE BEL ZAF NLD GBR

**** **** **** **** **** **** **** ****

ITA URSS LBN ITA

**** **** **** ****

ITA USA

–**– –***

Integrazioni ai membri durante il primo periodo1 mons. Angelo Prinetto mons. Andrei Apollon Katkoff mons. Clément Ignace Mansourati* p. Teodoro Minisci

amm. ap. di Loreto tit. Nauplia aus. Antiochia dei Siri abate di Santa Maria di Grottaferrata

* Eletto vescovo il 6.7.1963.

Integrazioni durante la prima intersessione2 mons. Angelo Rotta mons. Lawrence Joseph Shehan

Tit. Tebe di Grecia Baltimora

Elezioni del 28.11.19633 mons. Maxim Hermaniuk mons. Charles Herman Helmsing mons. John Willem Gran mons. Pedro Catero Cuadrado* mons. Ernest John Primeau mons. Leo Arlindo Lorscheider mons. Gilbert Ramanantoanina mons. Donal Raymond Lamont

Winnipeg degli Ucraini Kansas City coad. Oslo Huelva Manchester Santo Angelo Fianarantsoa Umtali

CAN USA NOR ESP USA BRA MDG South Rhodesia

1641 1406 1351 1148 1127 952 947 911

––** ––** ––** ––** ––** ––** ––** ––**

* Dal 20.05.1964 vescovo di Saragoza.

mons. Raphaël Rabban mons. William Andrew Hart p. Basil Herman Heiser ofm p. Omer Degrijse cicm

Altre integrazioni3 mons. Thomas Morris

All’inizio del concilio il segretariato per l’unità dei cristiani venne assimilato alle altre commissioni conciliari con un atto di Giovanni xxiii. Non ci fu tuttavia, come per le altre commissioni, l’elezione dei membri ed esso conservò la stessa composizione del periodo preparatorio, con l’integrazione di quattro nuovi membri. Alcuni dei membri non avevano però dignità episcopale e non erano padri conciliari, perciò dal secondo periodo vennero inseriti in una lista a parte. Anche qui li consideriamo separatamente

AS 1,1 pp. 225-226. AS 2,6 pp. 306-307. Mons. Thomas Morris sostituisce sin dall’inizio il card. Wyszyński che aveva rinunciato. Schemata constitutionum et decretorum ex quibus argumenta in concilio disceptanda seligentur, in AS 1,1 pp. 93, 95. Elenchus schematum constitutionum et decretorum de quibus disceptabitur in concilii sessionibus, in AS 5,1 p. 201.

card. José Humberto Quintero mons. Gabriel Wilhelmus Manek mons. Leonard Joseph Raymond mons. Josef Stangl

Kerkuk dei Caldei Dunkeld sup. gen. dei frati minori conventuali sup. gen. della congregazione del Cuore Immacolato di Maria Caracas Endeh Nagpur Würzburg

IRQ GBR USA

––** ––** ––**

BEL

––**

VEN IDN IND BRD

––** ––** ––** ––**

Altre integrazioni5 mons. Luigi Centoz

vice camerlengo della Camera apostolica

Dopo il primo periodo vennero aggiunti anche d. Édouard Beauduin direttore dell’Oeuvre d’Orient, Belgio d. Hans Gerard Remmers fondatore della Catholica Unio e professore di ecumenismo all’Università di Münster, Germania p. Emmanuel Lanne monastero di Chevetogne, Belgio p. George C. Anawati op studioso dell’Islam p. Joseph Gill sj Gran Bretagna p. Alfonso Raes sj rettore del Pontificio Collegio Orientale Il segretariato per l’unità dei cristiani, per la sua natura non esclusivamente conciliare, conservava dei propri consultori, alcuni dei quali erano padri conciliari e membri di altre commissioni. Ne riportiamo l’elenco complessivo mons. William Andrew Hart Dunkeld, Scozia mons. Hermann Volk Mainz, Germania mons. Eduard Stakemeier direttore del Johann Adam Möhler Institut di Paderbord, Germania mons. Henry Francis Davis Gran Bretagna mons. John M. Oesterreicher direttore dell’Institut of Judaeo-Christian Studies, USA mons. Janez Vodopivec prof. al pont. Ateneo Urbaniano d. Alberto Bellini prof. al seminario vescovile di Bergamo, Italia d. Johannes Feiner prof. al seminario di Coira, Svizzera d. Franz Thijssen Olanda p. Pierre Dumont osb rettore del pont. Collegio Greco p. Christophe Dumont op direttore del Centro di Studi Istina, Francia p. Jean Jérôme Hamer op rettore delle Facultés dominicaines du Saulchoir, Francia p. Gregory Baum osa seminario di San Basilio, Toronto (Canada) p. Maurice Bévenot sj prof. all’Heythrop College, Inghilterra p. Gustave A. Weigel sj prof. di Teologia fondamentale alla Facoltà teol. di Woodstock, USA p. George H. Tavard aa Mount Mercy College, Pittsbourgh, USA p. Edward F. Hanahoe sa USA p. Werner Becker dell’Oratorio di Lipsia, Germania p. Stéphane Diebold cm superiore del seminario Maggiore di Montpellier, Francia d. Pierre Michalon pss direttore del seminario Universitario di Lione, Francia mons. Jean-Francois Mathieu Arrighi minutante del segretariato, Francia p. Thomas Stransky csp scrittore-archivista del segretariato, USA

Schemi preparatori proposti dalla segreteria del concilio (5.12.1962)6 1. De unione fovenda inter christianos Schemi affidati dalla commissione di coordinamento (30.1.1963)7 1. De oecumenismo Documenti redatti 1. Decretum de ocumenismo – Unitatis redintegratio (21.11.1964) 2. Declaratio de ecclesiae habitudine ad religiones non-christianas – Nostra aetate (28.10.1965) 3. Declaratio de libertate religiosa – Dignitatis humanae (7.12.1965)

Sessioni plenarie del Segretariato per l’unità dei cristiani (fonte «Osservatore della domenica», 1966)

Nomine pontificie del gennaio e febbraio 19644

* Dal 13.02.1965 vescovo di Viseu. ** Dal 12.03.1964 vescovo di Olinda e Recife.

Nomine pontificie dell’8 gennaio 1964

Altre integrazioni4 mons. François-Nestor Adam mons. František Tomášek

BRD FRA BOL POL ESP AUT ITA USA GBR USA

Elezioni del 28 novembre 19632

Elezioni del 28.11.19633 mons. Franz Jáchym mons. Loras Thomas Lane mons. Bernard Patrick Wall mons. José Maurer

mons. Manuel Larraín Errázuriz mons. Gerardus Henricus De Vet mons. Eugênio De Araújo Sales mons. Joseph Blomjous mons. Paul Yü Pin card. Raúl Silva Henriquez

Essen Meaux aus. La Paz Gnieznó - Warszawa Malaga Eisenstadt Parma Milwaukee Menevia rettore del pontificio Collegio Nord America Talca Breda amm. ap. Natal**** Mwanza Nanking Santiago del Cile

Nomine pontficie del 29.10.1962

Nomine pontificie del 29.10.19622 card. Jaime de Barros Câmara mons. Ernesto Sena de Oliveira mons. Gregorio Modrego y Casáus mons. Justin Daniel Simonds mons. John Christopher Cody mons. Tulio Botero Salazar mons. Dino Staffa

mons. Franz Hengsbach mons. Jacques Ménager mons. José Armando Gutierrez Granier* card. Stefan Wyszyński** mons. Ángel Herrera y Oria*** mons. Stefan László mons. Evasio Colli mons. William Edward Cousins mons. John Edward Petit mons. Martin John O’Connor

* Eletto vescovo di Cochabamba il 19.08.1965. ** Sostituito da Thomas Morris, che aveva avuto 672 voti. *** Elevato cardinale il 22.02.1965. **** Dal 9.07.1964 amm. ap. di São Salvador da Bahia.

* Vescovo di Chicago dal 14.6 1965. ** Ordinario dal 10.8.1963; elevato cardinale il 22.2.1965. *** Eletto vescovo di Bauru il 25.3.1964.

132

Vice-presidenti

Membri

Membri

Membri del segretariato non padri conciliari, all’ottobre 1962 mons. Henri Ewers uditore della s. romana rota mons. Joseph Hoefer prof. di Storia dei dogmi e di Teologia ecumenica all’Accademia di Paderborn, Germania mons. Michele Maccarrone prof. di Storia ecclesiastica all’Università Lateranense d. Gustave Thils prof. di Teologia dogmatica all’Università di Lovanio, Belgio p. Leo Rudloff osb Abate del Monastero della Dormizione, Palestina p. Charles Boyer sj prof. alla pont. Università Gregoriana p. Gerard M. Corr osm Inghilterra p. James Cunningham csp proc. gen. dell’ordine dei missionari di S. Paolo

Presidente

mons. Achille Marie Glorieux

p. Augustin Mayer osb

1 2 3 4

Segretariato per l’unità dei cristiani

ITA

–––*

1 Commissioni conciliari, a cura della Segreteria… 1962. Gli ultimi tre scelti dal pontefice tra i membri delle commissione preparatoria per le chiese orientali (cfr. Caprile 2,2 p. 68). 2 Nella lista del secondo periodo figurano tra i membri del Segretariato anche i cardinali Marella, Testa e Antoniutti ma, a partire dal terzo periodo, viene precisato che si tratta solo di «membri onorari» e di fatto non incideranno nel numero complessivo dei membri del Segretariato. Viene nominato anche mons. Dearden (Detroit – USA), che però faceva già parte della Commissione dottrinale e non partecipò ai lavori del Segretariato. Nella lista del secondo periodo dove compare tra i membri anche mons. Dearden, l’abate Minisci risulta tra i membri che non erano padri conciliari, ma negli anni successivi viene integrato nella lista dei padri conciliari, nella quale non compare più il nome di mons. Dearden. 3 AS 2,6 p. 307. 4 Cfr. Caprile 3, p. 281 e p. 319. 5 Mons. Centoz sostituisce mons. Rotta, decedeuto il 1.02.1965.

Fase preparatoria

1960 14-15 novembre: Roma, sala della commissione biblica 1961 6-9 febbraio: Ariccia (Roma), Casa Gesù Divin Maestro 16-21 aprile: Ariccia (Roma), Casa Gesù Divin Maestro 26-31 agosto: Bühl-Baden (Germania), Suore del SS.mo Salvatore 27 novembre – 2 dicembre: Ariccia (Roma), Casa Gesù Divin Maestro 1962 6-7 marzo: Roma, palazzo della Cancelleria

Sessioni conciliari

1962 – prima sessione Riunioni settimanali nel salone del Gran Magistero del Santo Sepolcro 1963 – seconda sessione Riunioni settimanali presso il Gran Magistero del Santo Sepolcro e presso il Collegio Inglese 1964 – terza sessione Più volte durante la settimana nella sala del Consiglio del Palazzo di San Luigi dei Francesi 1965 – quarta sessione Riunioni bisettimanali nella grande sala delle adunanze negli uffici di via dell’Erba, 1

Intersessioni

1963 12-19 maggio: Roma, Gran Magistero dell’Ordine del Santo Sepolcro 1964 24 febbraio – 7 marzo: Ariccia (Roma), Casa Gesù Divin Maestro 1965 28 febbraio – 6 marzo: Ariccia (Roma), Casa Gesù Divin Maestro 10-15 maggio: Roma, Segretariato per l’unità dei cristiani (via dell’Erba, 1) 6 Schemata constitutionum et decretorum ex quibus argumenta in concilio disceptanda seligentur, in AS 1,1 p. 95. 7 Elenchus schematum constitutionum et decretorum de quibus disceptabitur in concilii sessionibus, in AS 5,1 p. 201.

133


Storia Avvio – Primo periodo 1962

22. La discussione sulla liturgia

A fronte 1. La cappella per le suore domenicane di Vence, presso Nizza, realizzata da Henry Matisse alla fine degli anni Quaranta e inaugurata il 25 giugno 1951, è segno anticipatorio di quanto il concilio avrebbe stabilito. Influenzate dalla rivista L’Art Sacré dei domenicani di Parigi le suore concordano con Matisse ogni dettaglio. Dalle due immagini si può notare come l’altare sia in posizione obliqua per rivolgersi sia al coro delle suore che ai fedeli, frequentatori della cappella (bamsphoto – Rodella/© Henry Matisse, by SIAE 2015). 2. Le Corbusier, il più famoso architetto razionalista, accetta la proposta della Commissione di Arte Sacra di Besançon per ricostruire il santuario di Notre Dame du Haut, distrutto dalla Guerra al confine tra Francia e Germania. Agnostico, Le Corbusier si impegna a seguire i dettami simbolici e liturgici dei suoi committenti, realizzando una costruzione che è divenuta un capolavoro della modernità. Qui si vede come l’abside, all’esterno, da convessa sia divenuta concava per ospitare un altare e divenire un’abside esterna, e accogliere così il gran numero di pellegrini consueti ad andare al santuario (bamsphoto – Rodella/© FLC e AONDH, by SIAE 2015). 3. Il xxxvii congresso eucaristico di Monaco di Baviera del 1960 diede visibilità agli sforzi del movimento liturgico, grazie ai rilievi sulla Statio orbis del liturgista Joseph Andreas Jungmann, recepiti a sua volta nella lettera pastorale del card. Wendel: le immagini trasmesse dalle televisioni mostrarono sia il gesto concreto di unione, sia la messa in secondo piano della processione solenne del Corpus Domini (percepita come dimostrazione di potere), per mettere al centro la funzione eucaristica e la comunione. Si alzava il velo sulla reale universalità della chiesa e sulle conquiste del movimento liturgico di fronte all’opinione pubblica mondiale.

1

2

Quando nell’estate 1962 i futuri padri conciliari ricevettero dalla segreteria della commissione preparatoria i primi sette schemi trovarono, tra gli altri, lo schema di una costituzione De sacra liturgia. Lo schema era stato collocato al quinto posto, a significare che era intenzione, in chi aveva preparato il concilio, trattare prima altre questioni di carattere dogmatico e, solo in un secondo momento, toccare anche questo nodo. Invece Giovanni xxiii volle che si iniziasse da questo schema, l’unico di tutta la preparazione a essere discusso e approvato senza rifacimenti radicali. Il consenso che ottenne il De sacra liturgia era determinato dal fatto che esso non esprimeva la mentalità delle scuole romane ma costituiva l’esito di quel «movimento liturgico» che aveva posto il problema di restituire alla liturgia la sua purezza tradizionale, liberandola dalle incrostazioni barocche, di ridarle

134

il suo antico valore spirituale, superando il ritualismo che si era imposto in età recente, e ponendola come luogo della «actuosa participatio» (la «partecipazione attiva» che già Pio x aveva indicato, senza svilupparne le implicazioni ecclesiologiche). A differenza di altri movimenti – quello biblico, quello ecumenico, quello del ritorno ai padri – che avevano destato anche sospetti, il movimento liturgico aveva avuto l’incoraggiamento di Roma: fu Pio xii, che con l’enciclica Mediator Dei (1947) aveva già dato una prima legittimazione al movimento liturgico, a varare una serie di riforme, inclusa quella del triduo della veglia pasquale. Alla vigilia del concilio, invece, era ancora intatta la convinzione che solo le Chiese orientali unite a Roma potessero usare lingue vive (il greco, l’arabo, le lingue slave) e che invece nella Chiesa latina si dovesse conservare la lingua antica ancorché morta.

3

Quando, in ossequio alla volontà papale, lo schema De sacra liturgia aprì i dibattiti conciliari il 22 ottobre 1962, l’assemblea si misurò con un tema maturo. Lo schema, su cui la sottocommissione per gli emendamenti della commissione preparatoria centrale era intervenuta pesantemente, era stato indebolito rispetto al lavoro fatto in commissione preparatoria. Padre Annibale Bugnini, segretario di quella commissione, uno tra i liturgisti italiani più qualificati che vi aveva lavorato corredando le aperture con declarationes utili per apprezzarne il fondamento teologico e storico delle riforme proposte, era stato estromesso dalla commissione liturgica conciliare (e al suo posto era stato nominato padre Antonelli, uomo vicino alla cultura teologica del cardinale Ottaviani); nella commissione i vescovi del nord Europa elessero invece Giacomo Lercaro, figura di spicco del movimento liturgi-

135


La discussione sulla liturgia

Storia/Avvio – Primo periodo 1962

4. Esito della votazione del De sacra liturgia del 14 novembre 1962. 5. Paramenti sacerdotali, Atelier d’arte liturgica di Yaoundé, Camerun. La Chiesa cattolica africana ha cercato di favorire un rinnovamento della liturgia che integrasse i simboli e le forme delle tradizioni africane.

no in ogni caso minoritarie. La maggioranza riformatrice ebbe così modo di manifestarsi, con varie tendenze interne, ma di misurare la sua estensione quando il 14 novembre 2.162 placet, 46 non placet e sette voti nulli approvarono i «criteri direttivi» del De sacra liturgia, «che, con la dovuta prudenza e conoscenza, tendono a rendere le varie parti della liturgia maggiormente vitali e formative per i fedeli, in conformità con i bisogni pastorali dei nostri giorni». Il 7 dicembre, in chiusura del primo periodo di lavori, fu quindi il papa a rendere definitivo il primato di questo schema nell’economia dei lavori conciliari e le prospettive di rinnovamento che esso era venuto sviluppando: «E non a caso si è iniziato con lo schema De sacra liturgia: i rapporti dell’uomo con Dio. Cioè il più alto ordine di rapporti che occorre stabilire sul solido fondamento della Rivelazione e del magistero apostolico».

Placet 2162

Nulli 7

4

Non placet 46

co, che gli italiani non avevano voluto candidare. E la costituzione apostolica Veterum sapientia che Giovanni xxiii aveva firmato a febbraio 1962, pur introducendo distinzioni fra le lingua della preghiera, la lingua delle scuole teologiche e la lingua del magistero romano, poteva intimidire i padri alle prese con un testo che voleva chiaramente superare il monopolio di un latino che (se ne rendevano tutti conto ascoltando gli accenti nazionali reciprocamente incomprensibili dei vescovi in aula) non era affatto una lingua comune e condivisa. La discussione, ancora impacciata dal primo Regolamento del concilio, si svolse lenta e faticosa per molte settimane, mentre la commissione procedeva a raccogliere gli emendamenti proposti e a correggere il testo: si prolungò nella prima sessione sino al 14 novembre 1962 occupando 15 congregazioni generali, nelle quali intervennero 328 padri (altri 253 lo fecero per iscritto). L’apporto dei vescovi dei paesi dove il movimento liturgico era più radicato fu grande ma non esclusivo: nel dibattito fu toccato il problema dell’uso delle lingue vive, del principio di adattamento della liturgia, della concelebrazione, della comunione sotto le due specie, ma soprattutto del ruolo del vescovo come primo liturgo: un tema che avrebbe fondato il manifestarsi di quella che, dopo la riforma ecclesiologica, sarà detta la Chiesa locale. Vennero anche discusse le riforme dei libri liturgici (messale, breviario e rituale). In questa prima decisiva fase di discussione emersero resistenze che provenivano proprio da alcuni membri della commissione conciliare, della congregazione dei riti, del s. Uffizio, ma che era-

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Su questi paramenti ritroviamo così i tre colori base della cromia africana, simbolo della condizione umana, e una serie di motivi geometrici o figurativi che tracciano una continuità tra cristianesimo e cosmologie africane: l’uomo e i «cerchi cosmici», l’ovale e i cauri, simbolo della fecondità e della vita, che associati alla croce sono «simbolo del riscatto della nostra salvezza» (E. Mveng, Art négre ou art chrétien?, Roma 1967).

Bibliografia A. Bugnini, De sacra liturgia in prima periodo Concilii Oecumenici Vaticani ii, in «Ephemerides Liturgicae», 77 (1963), pp. 3-18; «Traditio et progressio». Nel ricordo di mons. Annibale Bugnini, «Rivista Liturgica», 6 (2012); M. Lamberigts, Il dibattito sulla liturgia, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 130-198; M. Paiano, Il rinnovamento della liturgia: dai movimenti alla chiesa universale, in Verso il Concilio Vaticano ii (19601962). Passaggi e problemi della preparazione conciliare, a cura di G. Alberigo e A. Melloni, Bologna 1993, pp. 67-140; A.G. Martimort, Les débats liturgiques lors de la première période du concile Vatican ii, in Vatican ii commence... Approches Francophones, édité par É. Fouilloux, Leuven 1993, pp. 291-314.

La voce dei vescovi africani Nella seconda puntata de La chiesa a concilio. Uomini e problemi in onda in rai il 24 novembre, Giuseppe Alberigo cercò di dare delle chiavi di lettura al dibattito di quelle settimane sullo schema liturgico, ricorrendo alle voci di diversi padri conciliari, tra cui quella di un vescovo africano, mons. Joseph Malula, vescovo ausiliare di Léopoldville (Congo), per cercare di capire il rapporto tra liturgia e Chiese locali africane. Giuseppe Alberigo: «Il concilio ha dedicato le sue prime settimane di lavoro a discutere uno dei principali schemi predisposti nel lavoro preparatorio, e cioè lo schema relativo alla sacra liturgia. Sono in corso nelle ultime settimane le votazioni sugli emendamenti, cioè sulle modifiche apportate a questo schema, ed è legittimo prevedere che lo schema stesso potrà essere votato definitivamente nella sessione del prossimo 8 dicembre. È evidente che si è trattato di una scelta non casuale, anzi di una scelta ricca di significato, proprio per l’impostazione propriamente pastorale che si è data al concilio sin dalle prime battute. […] Chiediamoci ora quali sono i problemi che il concilio ha davanti a sé per quanto riguarda la liturgia. È opinione diffusa che vi sia un problema che sovrasta gli altri e che è come una condizione di fondo per lo sviluppo stesso del cristianesimo nei nostri tempi. Quale posto occupa cioè la liturgia nel rapporto tra il

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cristianesimo e i popoli di colore, i popoli comunque di nuova civiltà. Poniamo questa domanda a mons. Malula, ausiliare della diocesi congolese di Léopoldville e membro autorevole della commissione della liturgia del concilio». Mons. Joseph Malula: «Alla base c’è il fondamentale problema della incarnazione, del mistero del Cristo nell’anima dei popoli non occidentali. La Chiesa per sua natura non è legata ad alcuna cultura. Custode della verità, essa rispetta tutti i valori positivi di tutte le culture. Non solamente li rispetta, ma ancora di più la Chiesa vuol fare propri questi valori, vuole sublimarli e inserirli nel dinamismo cristiano per il quale Cristo loda il Padre. Per i popoli africani in particolare, l’evangelizzazione deve innestarsi nella sensibilità, nelle aspirazioni religiose che esistono nell’anima dei popoli africani. E queste aspirazioni preesistevano prima dell’evangelizzazione e costituivano, possiamo dire, una preparazione, quasi un’attesa del messaggio di Cristo. Il rinnovamento liturgico può certamente aiutarci molto per realizzare questa incarnazione. Fino a questo momento, l’evangelizzazione è avvenuta presso di noi per mezzo della liturgia occidentale, ma noi crediamo che per le conclusioni del concilio, ci sarà possibile fare appello alla nostra sensibilità religiosa, ai nostri valori tradizionali, per inserirli nella liturgia e così permetterci di realizzare l’evangelizzazione, per mezzo delle nostre tradizioni e della nostra propria sensibilità. Ad esempio noi abbiamo già cercato una volta di fare una esperienza di

paraliturgia. So molto bene che non è proprio una liturgia normalmente intesa, ma è una esperienza di paraliturgia. Abbiamo cercato il giorno del Venerdì Santo di piangere nostro Signore un po’ nella maniera in cui le nostre genti piangono i loro morti. Così si è posta su di un grande tavolo la croce e io ho chiamato i fedeli che sono venuti ad inginocchiarsi attorno a questo tavolo e con i loro canti e con i loro strumenti musicali prettamente indigeni, questi fedeli hanno veramente realizzato qualcosa che ha toccato il cuore di noi tutti, per la viva spontaneità e per la passione con la quale hanno espresso i loro sentimenti religiosi. E tutto questo si è svolto nella mia chiesa, ottenendo un grande successo. Certamente è solo paraliturgia. Noi sappiamo perfettamente che è la messa, la santa messa che costituisce il centro della vita liturgica e così noi ci sforziamo di spiegare al nostro popolo il corpo mistico ed è abbastanza facile perché ci basiamo soprattutto sulla concezione che il nostro popolo ha della famiglia. Questa concezione ha il suo fondamento nel clan, e così noi spieghiamo che il corpo mistico è la grande famiglia dei figli di Dio, così non facciamo che elevare la concezione che esso ha della famiglia e allargarla nel Cristo. E perciò noi aiutiamo il popolo ad assistere alla Santa messa veramente come una comunità, un clan di Dio, una famiglia che si riunisce per lodare il Signore insieme con il grande fratello il Cristo con i suoi canti e per mezzo dei suoi tipici strumenti di accompagnamento. Così noi lavoriamo all’incarnazione del messaggio di Cristo il rinnovamento liturgico perché questo ha dunque il suo fondamento nella concezione e nelle tradizioni proprie del nostro popolo».

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Storia Avvio – Primo periodo 1962

23. Il 21 novembre: la bocciatura dello schema sulle «fonti» della rivelazione

Il 14 novembre, nello stesso giorno in cui si concludeva la discussione dello schema sulla liturgia e lo si rimandava alla commissione per gli emendamenti, veniva introdotto il dibattito sul secondo schema, quello sulle fonti della rivelazione, che impegnò il concilio fino al successivo 21 novembre. Sul De fontibus – come veniva chiamato – si consumò una crisi decisiva nella maturazione nella coscienza conciliare del concilio. Il Vaticano ii si appropriò infatti di se stesso, della sua natura e del suo scopo, entrando in sintonia con le intenzioni di Giovanni xxiii, fino ad allora non recepite nel lavoro di quasi tutte delle commissioni preparatorie, con l’eccezione della commissione liturgica e del segretariato per l’unità dei cristiani. Lo schema sulle fonti della rivelazione, preparato dalla commissione teologica, voleva solennizzare le condanne in materia esegetica degli ultimi sei decenni e rendere definitive le forzature nate nella repressione dei fermenti condannati a inizio Novecento come «modernismo». Indicando come «fonti della rivelazione» sia la Scrittura sia la Tradizione, esso andava al di là del dettato del Tridentino. Non solo si approfondiva il solco con le Chiese della Riforma, ma si condannava quella teologia che, attraverso l’esegesi storico-critica e la lettura spirituale della Bibbia, proponeva una più profonda comprensione del testo e del suo valore nella vita della Chiesa. Sin da quando nell’estate precedente era stato inviato ai padri, il De fontibus aveva sollevato feroci critiche per le sue unilateralità e le sue insufficienze teologiche, come ad esempio nelle famose «animadversiones» di Edward Schillebeeckx stese per i vescovi olandesi. Al punto che fin dai primi giorni del concilio i vescovi tedeschi e francesi che ritenevano inemendabile quello schema chiesero ad alcuni teologi, in particolare a Karl Rahner e Joseph Ratzinger, di preparare un nuovo progetto di costituzione dogmatica. Quando il card. Alfredo Ottaviani il 14 novembre anticipò in aula la presentazione dello schema sulle fonti della rivelazione preparato dalla sua commissione (il relatore fu mons. Salvatore Garofalo) sapeva già dell’esistenza di schemi alternativi e tentò di mettere in guardia i padri conciliari. Sia lui sia Garofalo non si limitarono infatti a introdurre lo schema, ma ne fecero una vera e propria difesa, che aprì la porta alle critiche più aperte e severe che arrivarono a sostenere la necessità di cassare lo schema e ripartire da zero. Su questo punto concordavano otto cardinali del calibro di Bernard Alfrink, Augustin Bea, Joseph Frings, Franz König, Achille Liénart, Paul-Émile

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Léger, Léon-Joseph Suenens e Joseph Elmer Ritter. Giovanni xxiii annotò sulla sua agenda, quello stesso giorno: «è prevedibile l’aprirsi di qualche contrasto. Da una parte la stesura (dello schema preparatorio) non tenne conto delle precise intenzioni del papa nei suoi discorsi sul concilio e al concilio. Dall’altra ben otto cardinali appoggiata su quelli misero in discredito il punto principale della proposta. Che il Signore ci assista e ci riunisca». Dopo vari giorni di discussioni, quando ormai le diverse posizioni si erano chiarite, la presidenza stabilì di porre ai voti se si voleva far cadere lo schema (servivano dunque i due terzi dei placet) o meno (col voto non placet). La decisione era solenne perché cestinare uno degli schemi preparatori voleva dire mettere sotto ipoteca tutta la preparazione gestita dalle congregazioni romane. Per alcuni, come il cardinale Giuseppe Siri, era un vero dramma: «La faccenda è grave – annotava nel suo diario alla vigilia del voto – se domani lo schema cade! Signore, aiutaci! Santa Vergine, San Giuseppe, pregate per noi! Voi potete ottenere: cunctas haereses sola interemisti in universo mundo». La maggioranza dei padri votò per l’interruzione della discussione e quindi la bocciatura dello schema (come del resto aveva lasciato prevedere la prevalenza di interventi contrari): su 2.209, 1.368 padri si espressero per la bocciatura del documento preparato, 822 per la continuazione. Mancavano però 105 voti al quorum: e dunque, per un difetto del Regolamento che non aveva nemmeno immaginato una eventualità simile, il concilio avrebbe dovuto discutere un documento che non piaceva a una vasta maggioranza. Nelle ore successive e nella notte fra il 21 e il 22 novembre Giovanni xxiii, sollecitato da alcuni cardinali fra cui certamente il canadese Léger, derogò al Regolamento, e dispose che il nuovo testo fosse steso da una commissione mista composta da alcuni membri della commissione dottrinale e del segretariato per l’unità dei cristiani. Il s. Uffizio, «la Suprema» per antonomasia, aveva perso il monopolio dottrinale nella Chiesa; e il papa usava una potestà primaziale che «ne esaltava non solo la capacità di iniziativa ma ancora prima quella dell’ascolto. In termini ancora più pertinenti si può dire che trovava espressione concreta la natura sinodale del primato petrino». La decisione di Giovanni xxiii non metteva a rischio dunque la libertà dei vescovi, ma piuttosto la restituiva al concilio sottraendolo, in quella circostanza, a un Regolamento che esso si era ritrovato predefinito e che non aveva potuto discutere: «Il concilio aveva, senza ancora metterlo per iscritto, fatto forse uno dei mutamenti più importanti della evoluzione dottrinale

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1. Introduzione alla Bibbia a 42 linee di Gutemberg, il primo libro stampato, sec. xv. Stampato Barberini aaa.vi.16-17, f. 1r (Biblioteca Apostolica Vaticana).

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della Chiesa cattolica: l’opzione per la “pastoralità” della dottrina»: la «crisi modernista» era finita quella notte.

2. Appunto manoscritto di papa Giovanni nella sua agenda, il 14 novembre: «Interessante la introduzione delle discussioni circa le fonti della rivelazione. È prevedibile l’aprirsi di qualche contrasto: da una parte la stesura della proposta non tenne conto delle precise intenzioni del Papa nei suoi discorsi ufficiali. Dall’altra, ben 8 Cardinali, appoggiata su quelli misero in discredito il punto principale della proposta. Che il Signore ci assista e ci riunisca» (Agenda di Giovanni xxiii, 14 novembre 1962). Il 19 avrebbe annotato invece: «Anche oggi ascolto interessante di tutte le voci del Concilio. In gran parte sono di critica agli schemi proposti (Card. Ottaviani) che preparati da molti insieme rivelano però la fissazione un po’ prepotente di un solo e il permanere di una mentalità che non sa divincolarsi dal tono della lezione scolastica. La semicecità di un occhio è ombra sulla visione dell’insieme. Naturalmente la reazione è forte, talora troppo forte. Ma penso che la buona intesa finirà per prevalere» (Agenda di Giovanni xxiii, 19 novembre 1962).

Bibliografia J.R. Geiselmann, Die Heilige Schrift und die Tradition, Freiburg 1962; H. Sauer, Erfahrung und Glaube. Die Begründung des pastoralen Prinzips durch die Offenabrungskonstitution des ii. Vatikanischen Konzils, Frankfurt a.M. 1993; G. Ruggieri, Il primo conflitto dottrinale, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 259-294; R. Burigana, La Bibbia nel concilio. La redazione della costituzione Dei verbum, Bologna 1998; É. Fouilloux, Une Eglise en quête de liberté. La pensée catholique française entre modernisme et Vatican ii (1914-1962), Paris 1998; C. Theobald, Le développement de la notion des “vérités historiquement et logiquement connexes avec la Révélation” de Vatican i à Vatican ii, in «Cristianesimo nella storia», 21 (2000), pp. 37-70; C. Theobald, La Réception du Concile Vatican ii: i. Accéder à la source, Paris 2009.

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Storia Avvio – Primo periodo 1962

24. I decabristi e il De ecclesia. Fine della prima sessione e nuova preparazione

Durante le ultime settimane del primo periodo il concilio fu impegnato nell’esame di tre schemi. Il primo era quello oggettivamente insignificante sui moderni mezzi di comunicazione di massa: uno schema preparato dal segretariato per la stampa e lo spettacolo, che seguiva l’usuale stile di indicare opportunità apostoliche e pericoli morali dei media. Il secondo schema, arretrato per concezione e fattura, era stato preparato dalla commissione per le Chiese orientali e si occupava delle Chiese di rito orientale e della questione dell’uniatismo (il modello che proponeva il «ritorno» alla comunione con Roma di Chiese che si staccavano dalla comunione ortodossa). Il terzo schema era «quello che, a giudizio della quasi totalità dei vescovi, era la ragione d’essere del concilio»: il De ecclesia. Quello preparato dalla commissione teologica del s. Uffizio, in 11 capitoli e 82 pagine, era destinato a subire le stesse riserve che avevano affondato lo schema sulle «fonti» della rivelazione: si ignorava il lavoro della patrologia e della esegesi, mancava una comprensione organica del rapporto fra Cristo e la Chiesa, non si dava spazio al collegio episcopale che anche nel Codice di diritto canonico era indicato come soggetto di potestà piena e suprema nella Chiesa. Lo stesso card. Alfredo Ottaviani, durante la xxxi congregazione generale del 1° dicembre, introducendo lo schema in aula, prima dell’esposizione del vescovo di Spalato Frane Franić, elencò le critiche che immaginava, suscitando l’ilarità dell’assemblea: «Cura eorum qui praeparaverunt schema fuit, ut quam maxime pastorale esset, biblicum et etiam accessibile captui etiam multitudinum, non scholasticum sed potius forma quadam actualiter ab omnibus comprehendenda. Dico haec quia exspecto audire solitas litanias Patrum Conciliarum: non est oecumenicum, est scholasticum, non est pastorale, est negativum et alia huiusmodi» (AS, i/iv, pp. 121-122). I grandi teologi del concilio – Jorge Medina, Yves Congar, Edward Schillebeeckx, Karl Rahner, Joseph Ratzinger e altri – avevano già evidenziato le debolezze della proposta, e il belga mons. Gérard Philips, in quello che a gennaio sarebbe uscito come un articolo sulla «Nouvelle Revue Théologique» parlò di «due ecclesiologie», una giuridica e una di comunione che si confrontavano nello schema (Deux tendances dans la théologie contemporaine). Ma il dibattito sul De ecclesia, svoltosi dal 1° al 7 dicembre con 77 interventi, fu anche l’occasione per dire a tutti, nella imminenza di un conclave che tutti capivano essere prossimo, la propria visione del concilio e della Chiesa. Mutuandolo dal linguaggio della Rivoluzione d’ottobre alcuni giornali parlarono dei «decabristi» di quel dicembre: Augustin Bea, Giovanni Battista Montini, Léon-Joseph Suenens, Giacomo Lercaro,

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Franz König, Bernard Jan Alfrink, Julius Döpfner, Maximos iv, Michael Doumith, Alfred Ancel, Emiel-Jozef De Smedt. I latinoamericani portarono riflessioni dietro le quali stava il lavoro dei teologi (Carlo Colombo, Giuseppe Dossetti, Joseph Lécuyer, Otto Semmelroth, oltre a Congar, Philips, Ratzinger, Schillebeeckx, Rahner). Philips, consultandosi con Montini, era stato incaricato dal card. Suenens di redigere le linee di un progetto ad hoc, per migliorare il De ecclesia; se tale progetto era più un work in progress per essere facilmente «digerito» anche dalla minoranza e dalla commissione teologica, le animadversiones di Schillebeeckx e Rahner avevano un obiettivo ben più netto: «l’eliminazione dello schema preparatorio e lo spirito che lo aveva dominato», perché «il concetto di una teologia ridotta quasi esclusivamente ad apologetica e di una esegesi biblica impiegata non per proporre il mistero nella sua pienezza ma per comprovare gli atti del magistero – scriveva Dossetti nella sua memoria severa sul progetto ecclesiologico elaborata in quelle medesime settimane – trova nel De ecclesia la sua più significativa applicazione». Ratzinger, che era il giovane teologo di Frings, aveva criticato per bocca del suo cardinale la mancanza di «cattolicità» dello schema, che dipendeva dal magistero papale recente e ignorava la tradizione, sia quella greca, sia quella latina antica. Toccò invece al card. Suenens, il 4 dicembre, avanzare la sua suggestiva proposta di articolare non solo lo schema, ma tutto il concilio su due assi: la vitalità della Chiesa ad intra e i rapporti della Chiesa ad extra, affrontando la Chiesa in dialogo con il mondo. Tale proposta ebbe l’avallo del card. Montini, che così – tra i possibili papabili – poneva implicitamente le condizioni del suo programma di pontificato relativo al concilio in rottura con la teologia prevalente negli ambienti curiali. Il card. Lercaro il 6 dicembre fece «l’ultimo grande discorso programmatico», preparato da Dossetti, e indicò invece nella «povertà del Cristo» e nella «povertà della Chiesa» la chiave nuova per proporre «una visione essenzialmente biblica della Chiesa». L’arcivescovo di Bologna chiese di concentrarsi sui poveri come destinatari privilegiati dell’annuncio del Vangelo e quindi sulla povertà quale dimensione misterica fondante della Chiesa: «Se il tema di questo Concilio è la Chiesa, si può e si deve precisare che la formulazione più conforme alla verità eterna del Vangelo e insieme più adeguata alla situazione storica del nostro tempo è proprio questa: il tema del Concilio è la Chiesa, in quanto particolarmente Chiesa dei poveri, di tutti i milioni e milioni di singoli uomini poveri, e collettivamente dei popoli poveri di tutta la terra».

1. Il card. Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna (1891-1976) (Archivio Fscire).

2. Il card. Bea in una conversazione con il teologo luterano tedesco Oscar Cullmann (da Das Konzil und seine Folgen). 3. Il card. Léon-Joseph Suenens assieme a dom Hélder Cãmara (da L.J. cardinal Suenens, Souvenirs et espérances, Fayard, Paris 1991).

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Bibliografia J.A. Brouwers, Vatican ii. Derniers préparatifs et première session. Activités conciliaires en coulisses, in Vatican ii commence… Approches francophones, édité par É. Fouilloux, Leuven 1993, pp. 353-368; M. Lamberigts, Una pausa: i mezzi di comunicazione sociale, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna, 1996 (2012), pp. 295-308; G. Ruggieri, Il difficile abbandono dell’ecclesiologia controvertista, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna, 1996 (2012), pp. 309-384; A. Melloni, Ecclesiologie al Vaticano ii (Autunno 1962-Estate 1963), in Les commissions conciliaires à Vatican ii, édité par M. Lamberigts, Cl. Soetens, J. Grootares, Leuven 1996, pp. 91-179; G. Alberigo, Giuseppe Dossetti al Concilio Vaticano ii, ora in Transizione epocale, Bologna 2009, pp. 393-502.

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25. La Mirabilis ille e la nuova preparazione

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Storia Avvio – Prima intersessione 1962-1963 A fronte 1. Giovanni xxiii, il giorno di Natale 1962, celebra la messa nella cappella privata in Vaticano (Fondazione Papa Giovanni xxiii, Bergamo): «Ripenso alla mia lettera a tutti i Vescovi Conciliari del mondo che mi ha costato più che un poco. Volli che fosse tutta pensiero, cuore e penna personale del Papa. E ringrazio il Signore di esservi riuscito. Vedremo le traduzioni specialmente la prima in Latino» (Agenda di Giovanni xxiii, 8 gennaio 1963).

Il 5 dicembre, mentre si svolgeva la discussione sul De ecclesia, venne finalmente distribuito ai padri l’elenco dei venti schemi che il concilio avrebbe dovuto discutere nelle future sessioni. Era il risultato della faticosa operazione di sfoltimento e selezione della settantina di testi preparatori che all’11 ottobre 1962 erano ancora nel programma. Il documento si chiamava Schemata constitutionum et decretorum ex quibus argumenta in concilio disceptanda seligentur: una brochure di 11 pagine, confezionata dalla segreteria generale del concilio, che tentava di salvare l’impronta «romana» della preparazione. Il 6 dicembre il card. segretario di Stato Amleto Cicognani fece invece distribuire le norme approvate dal pontefice per il lavoro dell’intersessione. Questo documento istituiva una «commissione di coordinamento», composta da autorevoli cardinali di curia e residenziali, che a partire dalla lista dei venti schemi avrebbe dovuto organizzare il lavoro delle singole commissioni. Il progetto di Cicognani prevedeva che ciascuna commissione si facesse carico degli schemi di sua competenza già predisposti dalle commissioni preparatorie e li rielaborasse abbreviandoli e accorpandoli. La ripresa del concilio era prevista per maggio 1963, anche se non era stata stabilita una data precisa. Si dava il via a quella che si configurò come una vera e propria «nuova preparazione del concilio», con l’istituzione di un organo che garantisse la continuazione e non la decostruzione del dibattito durante la «intersessione», quando i vescovi sarebbero tornati alle diocesi. Nel frattempo, l’8 dicembre si chiudeva la prima sessione con l’allocuzione di papa Giovanni xxiii, «un addio dimesso al suo concilio, che non avrebbe più rivisto adunato», in cui il papa garantì che «ciascun vescovo, benché preso dalla sollecitudine del governo pastorale, continuerà a studiare e ad approfondire gli schemi a sua disposizione e quanto altro sarà inviato a tempo opportuno»: era un modo «roncalliano» per dire che non si sarebbe rimesso tutto nelle mani dei capi dicastero. Anche se molti si erano già posti il problema di come non sprecare i mesi di pausa, la bussola di questa nuova fase fu effettivamente rappresentata dalla lettera Mirabilis ille, inviata dal papa a tutti i vescovi; Giovanni xxiii iniziò a lavorarci subito dopo il Natale (anticipata dal discorso al sacro collegio del 23 dicembre, in cui ancora una volta ricordò «la prospettiva dinamica» nella quale situare l’opera del Vaticano ii). Datata all’Epifania, Giovanni xxiii si era dedicato personalmente e con molta cura alla redazione della lettera, per incoraggiare i padri conciliari a mantenersi «sintonizzati», anche durante i mesi dell’intersessione, con il clima spirituale del concilio di

cui ribadiva le linee ispiratrici enunciate nel discorso di apertura dell’11 ottobre. Come nella precedente lettera a tutti vescovi Omnes sane del 15 aprile 1962 il papa sollecitava l’episcopato a una santificazione personale come forma di preparazione in vista dell’apertura del Vaticano ii, nella Mirabilis ille il pontefice chiedeva «di mantenere vivo lo zelo conciliare durante i lunghi mesi dell’intersessione, nei quali i vescovi sarebbero stati distanti da Roma e, soprattutto, distanti tra loro», sulla scia della «ricaduta positiva» del discorso inaugurale. La commissione di coordinamento indicata dalla lettera si riunì la prima volta dal 21 al 27 gennaio 1963. Ai membri era stato affidato il compito di relazionare sugli schemi, secondo questa divisione: card. Amleto Cicognani: Chiese orientali, ecumenismo, missioni (poi affidato al card. Confalonieri); card. Achille Liénart: fonti della rivelazione, deposito della fede; card. Francis Joseph Spellman: liturgia, matrimonio e castità; card. Giovanni Urbani: clero, apostolato dei laici, mezzi di comunicazione moderni, sacramento del matrimonio; card. Carlo Confalonieri: seminari, scuole cattoliche; card. Julius Döpfner: vescovi, cura d’anime, religiosi; card. Léon-Joseph Suenens: Chiesa, vergine Maria, ordine morale, ordine sociale. Mentre il segretario di Stato Cicognani spingeva per il recupero, almeno nel loro contenuto essenziale, degli schemi preparatori, altri cardinali, come Suenens, Döpfner e Liénart, chiedevano un ampio rifacimento di tutti gli schemi, specie dei criticatissimi schemi dottrinali. Per accorpamento si arrivò a un nuovo elenco di 16 schemi, più uno su Chiesa e mondo moderno per togliere di mezzo gli schemi preparatori sulla morale. Il nuovo programma del concilio prevedeva dunque una struttura così ripartita: 1) La divina rivelazione; 2) La Chiesa; 3) La beata vergine Maria, madre della Chiesa; 4) I vescovi e il governo delle diocesi; 5) L’ecumenismo; 6) Il clero; 7) I religiosi; 8) L’apostolato dei laici; 9) Le Chiese orientali; 10) La sacra liturgia; 11) La cura delle anime;

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La Mirabilis Ille e la nuova preparazione

I 17 SCHEMI

Storia/Avvio – Prima intersessione 1962-1963

12) Il sacramento del matrimonio; 13) La formazione del clero; 14) Le scuole cattoliche; 15) Le missioni; 16) I mezzi di comunicazione sociale; 17) I principi e l’azione della Chiesa per promuovere il bene della società. Le singole commissioni si misero così al lavoro seguendo le indicazioni ricevute dalla commissione di coordinamento. Alcune, come quella dottrinale, quella per l’apostolato dei laici, il segretariato per l’unità dei cristiani (definitivamente riconosciuto, per volere di Giovanni xxiii, come vera e propria commissione conciliare con facoltà nel presentare propri schemi) lavorarono assiduamente nei mesi successivi, riunendosi più volte in sessione di lavoro plenaria. Altre commissioni, come quelle per i vescovi, il clero, i seminari, i religiosi, optarono per un lavoro di revisione svolto a Roma da alcuni membri e teologi di fiducia della presidenza, emarginando gli altri membri della commissione che risiedevano lontano dall’Urbe. Tra il 25 e il 29 marzo si riunì di nuovo la commissione di coordinamento per esaminare il lavoro di rielaborazione spesso ancora in corso o appena impostato su nuove basi. La convocazione del secondo periodo, visto anche l’aggravarsi delle condizioni del papa, venne quindi spostata a settembre. I testi rielaborati dalle singole commissioni e vagliati dall’organo di coordinamento, dopo il via libera pontificio dovevano essere spediti prima dell’estate ai padri conciliari; in questo contesto di tempi strettissimi la commissione di coordinamento avrebbe dovuto riunirsi per un’altra sessione ai primi di giugno. Ma, il 3 giugno 1963, dopo una breve agonia, Giovanni xxiii morì. I lavori quindi si fermarono, sospesi nell’attesa dell’elezione del successore, che a norma del diritto avrebbe dovuto decidere se riconvocare o meno il concilio.

Bibliografia G. Ruggieri, Il difficile abbandono dell’ecclesiologia controvertista, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 309-384; J. Grootaers, Il concilio si gioca nell’intervallo. La «seconda preparazione» e i suoi avversari, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 385-558; E. Galavotti, Il concilio continua. Giovanni xxiii e la lettera «Mirabilis Ille», in Tutto è grazia, a cura di A. Melloni, Milano 2010, pp. 115-169 (con la sinossi delle redazioni).

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2. La Chiesa

3. La Beata Vergine Madre della Chiesa

4. I Vescovi e il Governo della Diocesi

5. L’Ecumenismo

6. Il clero

7. I religiosi

8. L’apostolato dei laici

9. Le chiese orientali

10. La sacra liturgia

11. La cura delle anime

12. Il sacramento del matrimonio

13. La formazione del clero

14. Le scuole cattoliche

15. Le missioni

16. I mezzi di comunicazione sociale

17. I principi e l’azione della Chiesa per promuovere il bene della società

1. La divina rivelazione

1. La Maiestas Domini nell’abside centrale di S. Clemente a Tahull, Museo di Catalogna, Barcellona. 2. San Francesco e il povero, miniatura da un manoscritto della Legenda Major, Istituto Storico dei Cappuccini, Roma. 3. Beato Angelico, Incoronazione di Maria, Museo del Louvre, Parigi, particolare. 4. Simone Martini, Sogno di Sant’Ambrogio (detto anche San Martino in meditazione), Cappella di S. Martino, basilica inferiore di S. Francesco, Assisi, particolare. 5. Eero Saarinen, interno absidale della cappella Kresge per il Massachusetts Institute of Technology (MIT), Cambridge, Massachusetts, 1950-1955. 6. Lezione di dottrina in un villaggio del Perù. 7. Un gruppo di Missionarie della Carità al congresso eucaristico di Charlotte, Stati Uniti. 8. Maestro dei Mesi, Mese di Settembre, Museo del Duomo, Ferrara. 9. Kiev (Ucraina), cattedrale di S. Sofia, veduta generale della parte dell’altare. Cristo sacerdote comunica agli Apostoli sotto le due specie. 10. Le Corbusier, esterno della parete sud della Cappella di NotreDame du Haut a Ronchamp. 11. Wiligelmo, particolare degli stipiti del portale della cattedrale, Modena. 12. Raffaello Sanzio, Lo Sposalizio della Vergine, 1504, Pinacoteca di Brera, Milano. 13. Robert Bresson (1907-1999), dall’adattamento cinematografico del romanzo Diario di un curato di campagna di G. Bernanos. 14. Cristo insegna agli Apostoli, Cappella di S. Aquilino nella basilica di S. Lorenzo Maggiore, Milano. 15. Particolare del frontespizio illustrato della Brevísima relación de la destrucción de las Indias, redatta da Bartolomé de Las Casas, Siviglia 1552. 16. Labirinto sul pilastro destro del portico del duomo di S. Martino, Lucca. 17. Filippo Brunelleschi, particolare della facciata dell’Ospedale degli Innocenti, Firenze (Archivio Jaca Book per tutte le immagini/© FLC e AONDH, by SIAE 2015 per foto n.10.

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Storia Preparazione 1960-1962

26. Le residenze dei vescovi

A fronte 1. Una veduta aerea di via della Conciliazione verso piazza S. Pietro (bamsphoto – Rodella).

Cãmara, «un luogo di cospirazione evangelica e di rivoluzione non violenta». A tal proposito, scrive: «Mi sono integrato al gruppo dei vescovi africani della Domus. Non è stato facile. Ieri uno di loro mi ha detto queste parole meravigliose in reazione alle espressioni “paganesimo”, “pagano”, riferite agli indigeni africani: “Non sono pagani. Il paganesimo è l’assenza di Dio. Il nostro popolo, anche in piena superstizione, è pieno di Dio”» (Hélder Câmara, Le notti di un profeta).

2. La Domus Mariae, sede dell’Azione Cattolica femminile italiana. Negli anni del concilio, trovano alloggio qui una parte dell’episcopato brasiliano (l’altra era al vicino Pio Brasiliano), vescovi ungheresi, africani, e tanti altri, anche solo di passaggio. Diventa, come la definisce

Durante la fase antepreparatoria, l’Amministrazione dei beni della S. Sede aveva provveduto alla sistemazione degli uffici della segreteria generale in via Serristori, 10 e li aveva forniti dei pochi mezzi necessari all’ufficio, secondo la prassi: macchine da scrivere con tastiere in diverse lingue, fotoriproduttori Kodak e Rank Xerox, macchine compositrici e un apparecchio da stampa Multigraph. Contemporaneamente aveva provveduto all’assunzione del ruolo del personale e al pagamento delle spese vive. Nella fase preparatoria entrò in funzione un apposito segretariato amministrativo diretto dal card. Alberto di Jorio (come segretario venne nominato mons. Sergio Guerri e come membri alcuni laici, i primi a far parte di un organismo preparatorio), per la soluzione di tutti i problemi amministrativi concernenti il concilio. In realtà anche prima della sua costituzione, il segretariato aveva dovuto provvedere alle spese del periodo antepreparatorio, comprese quelle per il funzionamento delle diverse commissioni, per l’attrezzatura e i servizi necessari: posta, cancelleria, arredamento di uffici, rimborso spese di viaggio. Gestì infatti dapprima i piccoli uffici delle commissioni preconciliari, predispose la sala delle congregazioni e le altre sale di riunioni per le diverse commissioni e talora si occupò dell’organizzazione dei viaggi dei membri delle commissioni preparatorie. Successivamente si occupò della realizzazione concreta dei progetti approvati dalla commissione tecnico-organizzativa, come l’allestimento dell’aula nella basilica. Su mandato di quell’organo, l’ing. Francesco Vacchini, dirigente dell’ufficio tecnico della fabbrica di S. Pietro (che allora aveva lo status di congregazione) vagliò i contratti e provvide al pagamento delle forniture. Il segretariato organizzò un archivio anagrafico e completo dei padri conciliari, raccogliendo in cartelle, divise per nazioni e continenti, curriculum e dati di ciascun padre, incluse delle foto. Da questo schedario derivava l’elenco dei padri, le cui diverse edizioni, ispirate ai criteri dell’Annuario pontificio che usava nomi di curia per le sedi e ortografie latine per i nomi, presentavano dunque infiniti problemi ed equivoci. Lo schedario era necessario per il controllo amministrativo dell’assemblea, questione che era stata decisiva da sempre e che per la prima volta veniva affrontata dagli organi finanziari di uno Stato che aveva compiuto da poco i trent’anni. Con i dati sulle ordinazioni episcopali era inoltre possibile assegnare i seggi e registrare il supporto dato nei trasporti da e per Roma, in molti casi organizzati direttamente dai padri o in qualche caso dai governi (con questioni politiche, come

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La ricreazione dei padri Oltre al servizio trasporti dentro la città di Roma, il segretariato amministrativo organizzò anche il servizio sanitario e quello infortunistico, i servizi telefonici, i servizi postali e di ristoro. Nell’aula conciliare vennero allestiti due locali di ristorazione, uno sulla sinistra dell’aula, nell’ambiente destinato a sagrestia della cappella del sacramento, e l’altro, sulla destra, nel passaggio tra la cappella del coro e la sagrestia della basilica. Successivamente, un terzo bar venne approntato nel corso della terza sessione appositamente per le uditrici, nello spazio sottostante il monumento a Clemente xiii. Proprio i bar dell’aula (che avevano nomi biblici: Bar-Abba e Bar-Jona) costituirono, come tanti altri luoghi della Roma conciliare, un importante luogo d’incontro. Tuttavia costituirono anche una delle più pericolose fonti di distrazione: l’orario di apertura previsto inizialmente per le 10,30 fu in seguito posticipato di mezzora proprio per ritardare il più possibile l’esodo di massa che inevitabilmente si creava appena si attivavano i servizi di ristorazione. In ogni mattinata conciliare sono state consumate in media 2.200 bevande calde (caffè, caffè-latte o tè, impiegando un totale giornaliero di 120 litri di latte), 1.400 bevande fredde (tra Coca-Cola, aranciata, chinotto, limonata, acqua minerale, tè freddo e caffè freddo) e 6.000 pezzi di pasticceria (brioches, biscotti, fette di panettone, pasticceria secca), con un personale addetto ai bar dell’aula conciliare composto da 13 camerieri e tre sorveglianti. Le operatrici di commutazioni telefoniche hanno lavorato nelle quattro sessioni per 3.115 ore complessive, mentre i quattro fattorini per 5.588 ore. 2

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quelle poste ai vescovi brasiliani nel 1964 dall’offerta del governo golpista). Il problema degli alloggi delle circa ottomila persone partecipanti a vario titolo al concilio fu particolarmente complesso. Molti padri si sistemarono nei collegi dove avevano studiato.

Altri gruppi nei circa quaranta istituti e collegi ecclesiastici nazionali presenti a Roma (nella zona est dell’Aurelia il Pio collegio latino americano o la Domus Mariae, vicino alla fontana di Trevi il Pio collegio nordamericano, il Seminario francese dietro Largo Argentina, il Collegio belga vicino al Quirinale, il Collegio Inglese a via Giulia, ecc.). Le grandi case generalizie e le sedi di vari ordini e antichi monasteri ospitarono padri o gruppi di padri. In molte case fu necessario adibire piccoli altari portatili perché ciascun vescovo, in assenza di concelebrazione e in ossequio al precetto, potesse celebrare la sua messa all’alba, prima della colazione per rispettare il digiuno eucaristico; in molti luoghi il vescovo che aveva celebrato la sua messa (in 15 minuti circa) faceva poi da ministrante agli altri fino all’ora delle colazioni. Mentre molti padri riuscirono a coprire autonomamente le spese di viaggio e di sistemazione (tra cui i circa 140 vescovi degli Stati Uniti che affittarono per sé e per i propri accompagnatori – in tutto circa quattrocento persone – tre alber-

ghi, tra cui il Gran Hotel, che divenne il quartier generale del cardinale Francis Joseph Spellman), ben 1.342 padri, quasi la metà dei 2.860 partecipanti, chiesero e ottennero dall’amministrazione vaticana il pagamento di vitto e alloggio per sé e per i collaboratori. Si trattava di vescovi latinoamericani (414 dei 520 totali calcolati sul primo periodo), africani (239 su 331), asiatici (238 su 345), ma anche europei (polacchi e jugoslavi); 201 dei 546 vescovi residenti in Italia chiese di aver pagato l’alloggio. Circa un terzo dei padri conciliari (937) fece richiesta per un contributo totale o parziale delle spese di viaggio alla S. Sede, che organizzò anche trasporti charter, come il vagone letto riservato per l’episcopato polacco. Lo sforzo economico fu complessivamente importante: dalla preparazione alla quarta sessione più di quattro miliardi e mezzo di lire, tra spese generali di funzionamento, rimborsi di viaggio e attrezzature. La S. Sede ricevette offerte dai fedeli e dalle conferenze episcopali più ricche come quella

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Le residenze dei vescovi

Storia/Preparazione 1960-1962 3. La cartina di Roma, distribuita ai padri conciliari (Archivio Segreto Vaticano).

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Le residenze dei vescovi 4. Un gruppo di padri conciliari arriva in autobus a una congregazione generale (da Das Konzil und seine Folgen). Il vescovo di Pesaro si lamenta della mancanza di un servizio d’auto per il trasferimento dei padri in S. Pietro: «Si era detto che un servizio d’auto fosse stato

4

I conti (in lire) del concilio costi sostenuti durante il periodo antipreparatorio: 9.776.683 costi sostenuti durante il periodo preparatorio: 349.974.323 costi sostenuti durante la prima sessione: 618.266.695 costi sostenuti durante la seconda sessione: 899.182.375 costi sostenuti durante la terza sessione: 1.129.069.007 costi sostenuti durante la quarta sessione: 1.138.221.605 costi sostenuti per l’aula conciliare e le attrezzature: 417.517.045 totale 4.562.007.733 di cui: 288.439.490 per spese tipografiche 1.281.259.308 in spese di viaggio 1.497.220.619 in spese di soggiorno 1.067.794.588 in spese generali di funzionamento segreterie e commissioni (fonte: Attività del segretariato amministrativo 1959-1965, rel. mons. Luigi Esposito, 10 giugno 1967 – ASV, Conc. Vat. ii, b. 368, f. 1)

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Storia/Preparazione 1960-1962 disposto dalla S. Sede per tutti i Padri Conciliari; ma all’ultimo eravamo stati avvertiti che ciascuno doveva recarsi in Vaticano con i suoi mezzi. Bel problema! e sarà il problema di tutti i giorni?» (Diario di Luigi Carlo Borromeo, 11 ottobre 1962).

americana e quella tedesca, che finanziò il concilio con un milione di marchi. Non essendo sufficienti i soli istituti religiosi a ospitare la totalità degli intervenuti, fu necessario predisporre accordi anche con alberghi, arrivando a un totale di 139 strutture coinvolte, selezionate da incaricati del segretariato e dell’opera dei pellegrinaggi, la Peregrinatio romana ad Petri sedem, ufficio che aveva gestito l’Anno santo del 1950 e l’ospitalità della fase preparatoria, che curò anche un fascicolo con l’indirizzo romano di tutti i padri conciliari, aggiornato anno per anno. Il controllo dell’assemblea tramite la gestione finanziaria, che al concilio di Trento fu particolarmente significativa, non ebbe esito al Vaticano ii: l’organizzazione si limitò a questioni estrinseche, come i pasti, «il lavaggio della biancheria, ma anche, in alcuni casi, grazie a delle religiose, è stato rinnovato il corredo personale di qualche padre conciliare, arrivato a Roma in condizioni “veramente miserevoli”», recitava la relazione tecnica del segretariato alla fine della quarta sessione del concilio. I cardinali e i patriarchi orientali usavano auto proprie o fornite dall’autoparco del Vaticano; qualche vescovo aveva auto propria e gli osservatori erano assistiti anche nella logistica dal segretariato per l’unità dei cristiani. Il grosso dell’assemblea si spostava invece con un servizio di trasporto appaltato a due ditte (SIRET e Lustrissimi), che misero a disposizione circa sessanta pullman piccoli e medi e qualche auto: ciascun mezzo aveva un numero, un lasciapassare e itinerario prefissato per prelevare i padri conciliari dalle rispettive sistemazioni fra le otto e le nove del mattino e li accompagnavano in piazza S. Pietro, parcheggiando dentro il colonnato del Bernini; poi li riaccompagnavano a fine mattina alle loro residenze, dove i vescovi prendevano i pasti in comune, prima di dedicarsi nel pomeriggio a letture e incontri. Dal secondo periodo Paolo vi sottoscrisse un abbonamento all’«Avvenire d’Italia» diretto da Raniero la Valle che diventò per molti – che sapevano l’italiano grazie ai loro studi teologici a Roma, divenuti abituali dagli anni Trenta del Novecento – lo strumento essenziale per capire cosa era stato detto nel latino, in aula, storpiato dalle inflessioni nazionali; in molte case la tv consentiva di vedere la sera il Diario del concilio trasmesso dalla rai e condotto da Luca Di Schiena, fornendo le coordinate di quelle discussioni in S. Pietro ai quasi quattro milioni di abbonati nel 1962, che sarebbero diventati più di sei milioni nel 1965.

5. Licenza per il libero transito in Vaticano e assistenza, per il card. Lercaro (Archivio Fscire). 6. La zona di Roma intorno a piazza Navona, sulla sinistra in basso la chiesa di S. Maria dell’Anima (bamsphoto – Rodella).

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I cardinali I cardinali, in particolare quelli italiani, avevano a Roma delle residenze che usavano normalmente nei loro soggiorni e che conservarono anche durante il concilio. Alcuni alloggiavano direttamente in Vaticano; altri però avevano scelto sistemazioni più discrete e libere, come accade normalmente durante i conclavi. Il card. Giovanni Battista Montini, nel primo periodo, alloggiò presso il Seminario lombardo; il card. Giacomo Lercaro presso le suore benedettine di Santa Priscilla, in via Salaria; il card. Franz König presso la casa di cura Salvator mundi delle suore del Divin Salvatore, in via delle Mura Gianicolensi, dove riunì alcune sottocommissioni. Charles Journet, dopo la nomina a cardinale, alloggiava presso il Corpo delle Guardie svizzere vaticane. Collegi e seminari nazionali erano i luoghi dove si tenevano per lo più le riunioni delle rispettive conferenze episcopali. Molte conferenze episcopali si incontravano presso la Domus Mariae sulla via Aurelia: qui alloggiava gran parte dei vescovi brasiliani e anche molti italiani (la conferenza episcopale italiana, fino al concilio mai costituita, si era data una sede in via della Conciliazione). Alla Domus Mariae si riuniva anche l’importante gruppo dei segretari e rappresentanti delle conferenze episcopali del mondo: un gruppo informale, inventato e coordinato da mons. Roger Etchegaray, segretario generale della conferenza episcopale francese, che divenne progressivamente un punto

di riferimento molto importante per lo sviluppo dei dibattiti. Al Pontificio collegio teutonico di Santa Maria dell’Anima, nell’omonima strada vicino a piazza Navona, si riunivano non solo i vescovi e i periti tedeschi, ma in generale i padri ed esperti germanofoni. In via di Santa Maria dell’Anima 30, dietro piazza Navona, si trovava invece la sede di idoc, il centro di documentazione diretto dall’olandese Alting von Gesau, nella cui sede si sarebbe installato nel 1968 il Centro «Pro Unione», dove spesso teneva conferenze il teologo olandese Edward Schillebeeckx. Il Collegio belga fu durante tutto il concilio un luogo di riunioni di diverso calibro: lì si radunava dal primo periodo il gruppo della Chiesa dei poveri del p. Gauthier, e lì si svolgevano riunioni attorno a mons. Gérard Philips, segretario aggiunto della commissione dottrinale del concilio, e con il cardinale Léon-Joseph Suenens, dei moderatori. Nelle agenzie di stampa, nella sala stampa del concilio, si smistavano informazioni spesso utili a orientare i vescovi e i teologi che tenevano rubriche sui periodici (ad esempio Yves Congar, Joseph Ratzinger, Giovanni Caprile): lì si incontravano gli inviati della stampa internazionale, in qualche caso coperti da pseudonimi, come il p. Murphy, alias Xavier Rynne, autore di reportage che diventarono best sellers.

Bibliografia Aula Sancta Concilii, a cura della Segreteria generale del Concilio Ecumenico Vaticano ii, Roma 1967; Concilio Ecumenico Vaticano ii, Attività del Segretariato Amministrativo 1959-1965, relatore: mons. Luigi Sposito, Vaticano 10 giugno 1967, in ASV, Concilio Vaticano ii, busta 368, fasc. 1; G. Caprile, Il concilio Vaticano ii. Cronache del Concilio Vaticano ii edite da «La Civiltà Cattolica». Il primo periodo (1962-1963), Roma 1968, pp. 287-288; O.J. Beozzo, Il clima esterno, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 1, Bologna 1995 (2012), pp. 381-428.

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Focus Roma

27. I luoghi delle commissioni, le conferenze episcopali, i gruppi e le correnti a Roma

Gendarmeria

Palazzo San Carlo

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Se le congregazioni generali si tenevano nella basilica di S. Pietro, opportunamente attrezzata con tribune e palchi, c’era un numero immenso di «luoghi del concilio» sparsi nella città di Roma e nei suoi dintorni che ebbero un peso nell’andamento dei lavori non inferiore all’aula. L’usanza del concilio di Trento, che vedeva i vescovi discutere fra loro al mattino e ascoltare il pomeriggio le dispute dei teologi nell’aula conciliare, era stata abbandonata già al Vaticano i: e così il dialogo e l’ascolto degli esperti si trasferì in altre sedi e momenti – talora anche lontane da Roma in un moto centrifugo, intensificatosi nel corso dei lavori. La commissione antepreparatoria, ad esempio, si riuniva nel Palazzo apostolico, negli appartamenti del segretario di Stato e quando vi intervenne il papa ci si riunì nella biblioteca privata del pontefice (quella dove Paolo vi fece porre la pala della

Resurrezione del Perugino). La commissione centrale aveva sede in via Serristori 10, nei pressi di via della Conciliazione: le commissioni invece erano insediate significativamente nelle sedi delle congregazioni di curia in piazza Pio xii, proprio all’inizio della via della Conciliazione aperta da Mussolini di fronte a S. Pietro dopo i Patti lateranensi e distruggendo il quartiere della Spina: la commissione per la disciplina del clero, quella per i religiosi, quella per gli studi e i seminari erano al n. 3; la commissione liturgica, quella dei sacramenti e quella dei vescovi al n. 10; la commissione teologica invece aveva sede presso il s. Uffizio a piazza Cavalleggeri; così come la commissione per le Chiese orientali nella congregazione di via dei Corridori e quella delle missioni a piazza di Spagna 48, dove era la congregazione De propaganda fide. La commissione per l’apostolato dei laici aveva sede nel palazzo della

Casa Santa Marta

3DOD]]R DSRVWROLFR 3LD]]D H %DVLOLFD GL 6 3LHWUR 0XVHL 9DWLFDQL

Palazzo del s. Uffizio

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Palazzo apostolico

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I luoghi delle commissioni, le conferenze episcopali, i gruppi e le correnti a Roma 1-3. Piazza S. Pietro e i palazzi di piazza Pio xii all’inizio di via della Conciliazione (bamsphoto – Rodella).

Focus/Roma

Mappa dei luoghi delle commissioni, le conferenze episcopali, i gruppi e le correnti a Roma 1. Congregazioni generali: Basilica di S. Pietro 2. Commissione centrale: via Serristori 3. Commissioni per la disciplina del clero, per i religiosi, per gli studi e i seminari; Commissioni liturgica, dei sacramenti, dei vescovi: piazza Pio xii 4. Commissione teologica: palazzo del s. Uffizio in Vaticano 5. Commissione per le Chiese orientali: via dei Corridori 6. Commissione per le missioni: piazza di Spagna 7. Commissione per l’apostolato dei laici: piazza della Cancelleria / oppure piazza s. Callisto 8. Commissione per il cerimoniale: via della Rotonda 9. Pontificio collegio belga: via Pagano 10. Pio collegio brasiliano: via Aurelia 11. Pontificio collegio del Nord America: villa Gabrielli, Gianicolo 12. Diocesi tedesche: villa Mater Dei, via delle Mura Aureliane 13. Pontificio collegio polacco: via di S. Chiara 14. Conferenze episcopali: Domus Mariae, via Aurelia 15. Sede della cei: via della Conciliazione 16. Pontificio collegio teutonico di s. Maria dell’Anima, via di S. Maria dell’Anima

Piazza del Popolo

9

6

3 4

5 15 V. della Conciliazione 2 r Co E

V. Aurelia

11 14

10

rso el Co Via d

1

s m o Vi 16 an tto ue rio le 7

Stazione Termini

8 Santa Maria Maggiore

13

12

Piazza Venezia

Colosseo

San Giovanni in Laterano

2

Cancelleria apostolica, nella omonima piazza dove abitava il card. Cento che la presiedeva, e a Trastevere, al Palazzo delle Congregazioni di piazza S. Callisto, nella sede del copecial, il Comitato permanente per i congressi internazionali per l’apostolato dei laici. Il segretariato per l’unità dei cristiani era ospitato nel palazzo di via dei Corridori, ma con un suo ingresso. Il segretariato della stampa e dello spettacolo aveva sede invece nel palazzo S. Carlo, entro le mura Vaticane, mentre la commissione per il cerimoniale era in via della Rotonda. Le riunioni delle commissioni preparatorie si svolgevano anche in luoghi diversi – spesso nell’antico palazzo di S. Marta, all’interno del Vaticano, che poteva ospitare anche prima della ristrutturazione voluta da Giovanni Paolo ii diverse decine di persone; le sottocommissioni avevano qualche libertà, ma non tutte (il p. Sebastian Tromp, segretario della commissione teologica, ricorda nel suo diario gli equivoci e le discussioni nate per una riunione di sottocommissione convocata presso la Gregoriana, invece che al s. Uffizio). Il segretariato per l’unità dei cristiani mostrava la sua asimmetria anche logistica: la prima riunione informale tra membri e consultori si svolse per esempio nel settembre 1960 a Gazzada (Varese), in occasione dell’annuale Conferenza cattolica per le questioni ecumeniche.

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3

Durante il concilio gli organi direttivi e le commissioni conciliari vennero quasi tutti sistemati presso il palazzo di Santa Marta, in Vaticano: facevano eccezione la commissione per i religiosi e il segretariato per l’unità dei cristiani che conservarono la sede precedente in via dei Corridori. L’Ufficio stampa, il primo nella storia della Chiesa e dei concili, venne invece sistemato in via Serristori, al numero 12. Le sedi del lavoro di sottocommissioni conciliari e dei gruppi di lavoro informali erano ancora più varie e includevano le case dove alloggiavano i vescovi o i periti. Il diario del p. Congar testimonia dei molti luoghi romani in cui si tennero sedute, incontri, riunioni; il Pontificio collegio belga (via G. Pagano, 35), il Pio collegio brasiliano (via Aurelia, 527), il

Pontificio collegio del Nord America (nel parco di Villa Gabrielli al Gianicolo), la villa Mater Dei delle diocesi tedesche (via delle Mura Aureliane, 10), il Pontificio collegio polacco (piazza Remuria, 2), il Pontificio seminario francese (via di Santa Chiara, 42). Anche la casa generalizia di qualche ordine religioso poteva offrire ospitalità ai lavori di una sottocommissione o di un gruppo di lavoro. Sin dalla fase preparatoria vi furono anche sessioni di più giorni, che diventarono necessarie a concilio aperto e che si svolsero fuori Roma: già la commissione teologica preparatoria organizzò una speciale sessione di lavoro della sottocommissione sul capitolo «De Ecclesia» nel luglio 1961 presso la Casa del Divin Maestro dei padri paolini, ad Ariccia, sui colli Albani, che poi fu la sede di diversi incontri decisivi nella redazione della Gaudium et spes e di altri documenti. Nella settimana dal 3 al 9 febbraio 1964 un gruppo di esperti del segretariato per l’unità dei cristiani si riunì presso la casa generalizia delle Suore di Betania dello Spirito Santo a Roma, quartiere Monte Mario, dove abitava mons. Willebrands, per lavorare sul De libertate religiosa. Nel gennaio e febbraio 1964 si riunirono a Zurigo, in Svizzera, presso la Casa dei padri gesuiti della rivista «Orientierung», prima la sottocommissione mista (commissione dottrinale e commissione per l’apostolato

dei laici) per il capitolo sui laici dello schema De Ecclesia e poi il «Comitato di redazione» della commissione mista per lo schema sulla Chiesa nel mondo contemporaneo. Quest’ultima commissione organizzò nel febbraio 1965 una sessione di lavoro di due settimane, ancora ad Ariccia, alla quale furono invitati tutti i membri delle due commissioni che la formavano, quella dottrinale e quella per l’apostolato dei laici, più un gran numero di periti coinvolti nell’elaborazione del documento, per un totale di oltre un centinaio di persone. Nella settimana tra l’11 e il 16 gennaio 1965 gli esperti della commissione per le missioni si riunirono invece per una sessione residenziale di lavoro nella casa dei padri del Verbo Divino presso il lago di Nemi, a sud di Roma. La commissione si riunì qui in seduta plenaria tra il 19 marzo e il 3 aprile. Sono esempi che mostrano quanto fosse articolata la mappa del concilio.

Bibliografia Y.M.J. Congar, Le Concile au jour le jour, Paris 1963-1966, 4 voll.; x. Rynne, Letters from Vatican City. Vatican Council ii. Background and Debates, London 1963; x. Rynne, The Debates and Decrees of Vatican Council ii, London 19641966, 3 voll.; G. Caprile, Il concilio Vaticano ii. Cronache del Concilio Vaticano ii edite da «La Civiltà Cattolica», Roma 1966-1969, 5 voll.; Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), Bologna 19952001 (2012-2015), 5 voll.

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28. Il conclave

Come accaduto altre volte nei secoli precedenti anche il concilio Vaticano ii si è dispiegato lungo più di un pontificato (in questo caso, due) coinvolgendo sia il suo convocatore Giovanni xxiii, che il successore Paolo vi. Era evidente – lo scriveva lo storico del concilio di Trento Hubert Jedin – che «le differenze di formazione, di personalità e di esperienze tra Giovanni xxiii e Paolo vi» avrebbero orientato il concilio in modo «necessariamente diverso»: da un lato papa Giovanni, che aveva garantito la libertà totale della curia nella preparazione, avrebbe lasciato la stessa libertà all’assemblea e sarebbe stato maieuta della sua maggioranza; dall’altro Paolo vi, che dalla curia era stato osteggiato e allontanato, non aveva intenzione di esacerbarla e invece si aspettava dal concilio una unanimità di decisioni. La prima intersessione fu segnata dalla morte di papa Giovanni xxiii, avvenuta il 3 giugno, nel giorno della Pentecoste, e che chiuse quel pontificato di «transizione» pensato dalla maggioranza dei cardinali che lo avevano eletto nel 1958. La malattia non gli aveva impedito di pubblicare l’ultima enciclica 53 giorni prima dalla morte, la Pacem in terris, con la quale, rivolgendosi per la prima volta a tutti gli uomini di buona volontà (e non solo ai membri della Chiesa), «superava la secolare teologia della guerra, negando che nell’epoca atomica fosse possibile una guerra “giusta”» (una condanna della guerra a cui il concilio non sarebbe stato capace di arrivare) e di ritirare il Premio Balzan, per «l’umanità, la pace, la fratellanza fra i popoli». L’agonia e la morte di papa Giovanni, evento spirituale compianto perfino dal rabbino capo di Roma Elio Toaff in piazza S. Pietro ed evento mediatico seguito dai circuiti radiotelevisivi di tutto il mondo, coagularono un consenso enorme alla sua figura. L’arcivescovo di Canterbury disse ai microfoni rai che «noi e davvero in tutte le nostre chiese abbiamo l’impressione di aver perduto anche noi il nostro papa». Fu chiaro fin dall’inizio come «concilio e conclave» fossero «inestricabili», e l’aula conciliare – come spiegò il card. Eugène Tisserant all’ambasciatore francese – giocò un ruolo nella selezione dei candidati (tra gli italiani, Giovanni Battista Montini e Giacomo Lercaro) e leaders (Augustin Bea, Josef Frings, Achille Liénart, Léon-Joseph Suenens). Montini era un candidato temuto da Franco (che pregò contro la sua elezione), dal cancelliere tedesco Konrad Adenauer e dalla destra italiana, dal presidente della Repubblica Antonio Segni fino a Luigi Gedda: aveva contro i vertici della curia romana, disposti a votare Lercaro pur di non averlo.

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Storia Coscienza – Prima intersessione 1962-1963 1. Fedeli per i funerali di Giovanni xxiii, morto il 3 giugno 1963. Il 23 maggio 1963, Angelina Alberigo, moglie di Giuseppe Alberigo, scriveva sul suo diario: «Cattive notizie della salute del Papa e magnifiche parole sue in occasione dell’Ascensione: “Corriamo dietro al Signore che sale al cielo...”. Questo vecchio uomo mi pare che stia facendo un discorso meraviglioso a tutti noi» (Diario di Angelina Alberigo).

Invece Montini entrò in conclave il 19 giugno come favorito e ne uscì papa il 21, con il nome di Paolo vi, grazie anche a un compromesso con Lercaro: perché come scrisse un diplomatico belga «è il concilio che ha fatto il conclave». La morte di Giovanni xxiii aveva determinato, secondo le prescrizioni canoniche, la sospensione del concilio, ma papa Pao-lo vi il 27 giugno annunciò subito non solo la continuazione del Vaticano ii ma anche la decisione di riprendere i lavori per il 29 settembre, «primo pensiero del ministero apostolico», secondo le «garanzie» che aveva dato in precedenza e che non poteva non dare nel clima di consenso che il concilio e papa Giovanni avevano seminato. Da arcivescovo Montini – che non si sa quanto fosse stato a suo tempo coinvolto dal progetto conciliare di Pio xii – era stato tra coloro che avevano espresso preoccupazione per l’assenza di un piano di lavori preciso per il concilio del primo periodo e durante i lavori aveva tenuto un basso profilo. Da papa, invece, intervenne immediatamente rispetto al processo conciliare, modificando il Regolamento e favorendo lo sfoltimento ordinato degli schemi da discutere. Soprattutto stabilì un rapporto nuovo tra papa e concilio, intervenendo direttamente sia dal punto di vista procedurale, sia sul merito degli schemi in discussione. Montini concepì il suo ruolo essenzialmente come quello di un garante della massima concordia conciliare, che a partire dal secondo periodo di lavori fu seriamente messa in discussione dalle resistenze di un gruppo minoritario ma tenace di padri renitenti al rinnovamento, in nome di una tradizione che era però quella della grande storia della Chiesa e non quella del magistero dell’ultimo secolo. Paolo vi intervenne più volte per dare garanzie alla minoranza, anche a costo di compromettere il rapporto con la «sua» maggioranza. In cinque casi sottrasse all’agenda del concilio temi che riteneva prudente riservare alla sua decisione (riforma della curia, contraccezione ormonale, deterrenza atomica, celibato ecclesiastico, funzionamento del sinodo) e che sarebbero invece rimasti nodi irrisolti per oltre mezzo secolo. Emblematico della sua attitudine di presidente del Vaticano ii fu l’atteggiamento davanti alla proposta di una canonizzazione conciliare di Giovanni xxiii, che fu trasformata nell’apertura di un processo ordinario per il papa del concilio, gemellato a un processo ordinario per Pio xii. Nel 2014 papa Francesco avrebbe concluso quel desiderio del concilio canonizzando Giovanni xxiii e beatificando lo stesso Paolo vi.

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2. Giovanni Battista Montini, arcivescovo di Milano nonché uno dei protagonisti in concilio, durante il primo periodo, viene eletto papa il 21 giugno 1963. Sceglie il nome di Paolo vi. Due giorni prima dell’incoronazione, il 28 giugno, «L’Osservatore Romano»

aveva potuto rendere pubblica la decisione del neopontefice di voler continuare il Vaticano ii, stabilendo la data della ripresa dei lavori per domenica 29 settembre (foto Pais/Archivio Pais – Ceub Università di Bologna).

Bibliografia Paolo vi e i problemi ecclesiologici al Concilio, Colloquio internazionale di studio (Brescia, 19-21 settembre 1986), Brescia-Roma 1989; G. Alberigo, «Imparare da sé». L’esperienza conciliare, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 613634; A. Melloni, Il conclave. Storia dell’elezione del Papa, Bologna 2001 (2005, 2013); E. Galavotti, Processo a Papa Giovanni. La causa di canonizzazione di

A.G. Roncalli (1965-2000), Bologna 2005; A.G. Roncalli-Giovanni xxiii, Pater amabilis. Agende del pontefice, 1958-1963, edizione critica e annotazione a cura di M. Velati, Bologna 2007; G. Alberigo, Transizione epocale. Studi sul Concilio Vaticano ii, Bologna 2009, pp. 95-134; A. Melloni, Pacem in terris. Storia dell’ultima enciclica di Papa Giovanni, Roma-Bari 2010; J.-D. Durand, La storiografia conciliare su Paolo vi, in Giovanni xxiii e Paolo vi. I due papi del Concilio, a cura di Ph. Chenaux, Città del Vaticano 2013, pp. 129-152.

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Storia Coscienza – Prima intersessione 1962-1963

29. I moderatori

Le otto settimane di lavoro del primo periodo avevano costituito un test efficace per il regolamento conciliare. Lo svilupparsi, sin dalle prime sedute, di un concilio effettivamente aperto, e non di mera approvazione degli schemi preparatori fece emergere i limiti dell’Ordo, in primo luogo quelli che definivano i poteri degli organi direttivi del concilio. Si può dire davvero che i problemi iniziarono con la prima seduta, quando il consiglio di presidenza del Vaticano ii (dieci cardinali), che aveva preso a modello quello del concilio di novant’anni prima, non ebbe voce sulla votazione delle commissioni conciliari, ma fu il luogo dal quale l’istanza di rinviarle fu enunciata. Poche settimane dopo si dovette solo all’intervento diretto del papa la soluzione dell’impasse che si era aperta con la votazione sull’ammissibilità dello schema De fontibus, respinto dall’assemblea con una maggioranza di voti insufficiente secondo la lettera del Regolamento, ma allo stesso tempo inequivocabile nell’esprimere il sentimento profondo di rigetto della maggioranza dei padri conciliari. Accanto al consiglio di presidenza e al più attivo segretariato per gli affari straordinari, composto di sette membri e presieduto dal segretario di Stato, Giovanni xxiii creò una terza struttura, che avrebbe guidato l’intersessione: la commissione di coordinamento. A essa affidò lo scopo di riorganizzare l’ordine del giorno del concilio, soprattutto alla luce degli orientamenti emersi nel corso dei dibattimenti conciliari. Quest’ultima, apparentemente, subentrava alla commissione centrale preparatoria, decaduta con l’inizio dei lavori del concilio, ma rovesciava la sua collocazione: anziché disporsi a valle dei lavori delle commissioni preparatorie, limitandosi a ritocchi e obiezioni, si collocava a monte delle commissioni conciliari, strutturando il loro lavoro. Membro della centrale e del segretariato per gli affari straordinari nonché esperto conoscitore del governo ecclesiastico, il cardinale Montini capiva benissimo che il rischio dell’impasse non era scongiurato da questo passo. Così all’atto della sua elezione al papato nel giugno 1963, mentre da un lato diede importanti rassicurazioni alla curia rispetto al suo processo di riforma, Paolo vi decise di affrontare anche il problema della conduzione del Vaticano ii e della sua «autorità policefala». Papa Montini decise perciò una revisione del Regolamento che portò a compimento in due soli mesi. In un primo momento il nuovo papa era sembrato propenso ad affidarsi a un unico cardinale legato nella persona di Léon-Joseph Suenens, arcivescovo di Malines-Bruxelles; quindi si era persuaso che fosse opportuno nominarne più di

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uno, affiancandovi i cardinali Grégoire-Pierre xv Agagianian, prefetto della congregazione De propaganda fide, e Julius Döpfner, arcivescovo di München e Freising; a questi aggiunse il cardinale Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna. Ne annunciò così la nomina a moderatori il 12 settembre 1963, con la lettera Quod apostolici indirizzata al cardinale Eugène Tisserant; Paolo vi comunicò contestualmente la soppressione del segretariato per gli affari straordinari, e l’elevazione a 12 membri del consiglio di presidenza. Ai quattro «delegati» o «moderatori» del concilio il papa intendeva affidare «l’incarico di dirigere i lavori del concilio: essi si alterneranno nell’ordinare le discussioni delle congregazioni generali, salva sempre ed assicurata la libertà dei padri conciliari, anzi proprio allo scopo di garantire ordine e chiarezza a quanto, in quella sede, sarà detto singolarmente o da più insieme». Il papa non aveva voluto decretare la decadenza del consiglio di presidenza irritandone i componenti (alcuni suoi oppositori in conclave, come il cardinale Giuseppe Siri, altri suoi elettori come il decano Tisserant): ma non voleva scegliere al suo interno i legati di cui l’aula aveva bisogno; d’altro canto aveva cercato figure espressive di quella che emergeva come una maggioranza del concilio. Accanto dunque ad Agagianian, figura rispettata in curia, ma non troppo legata agli schemi preparatori, pose così Suenens, Döpfner e Lercaro, che per la sintonia di vedute verranno scherzosamente definiti «i sinottici». Durante l’estate tutti e tre avevano fornito al papa idee e appunti sui lavori in generale (Suenens) e sul Regolamento (Döpfner e Lercaro): i loro periti di riferimento – da Gérard Philips e Yves Congar, a Karl Rahner, Otto Semmelroth o Giuseppe Dossetti (per un breve periodo, segretario dei moderatori) – garantivano poi solide basi teologiche al loro lavoro. Nominando Agagianian e Lercaro anche nella commissione di coordinamento, Paolo vi disegnava così una struttura dei lavori che avrebbe permesso al concilio di decidere ed essere se stesso.

1. I quattro moderatori del concilio: da sinistra, i cardinali Grégoire-Pierre xv Agagianian, Giacomo Lercaro, Julius Döpfner e Léon-Joseph Suenens.

3. Dal tavolo del consiglio di presidenza, il card. Eugène Tisserant scambia qualche parola con Grégoire-Pierre xv Agagianian (© Archivio Storico Luce).

2. Lercaro con Suenens, sulla sinistra, e Döpfner, a destra (Archivio Fscire).

4. Il tavolo dei moderatori, davanti a quello del consiglio di presidenza. Mentre Lercaro parla con Tisserant, in primo piano, Agagianian colloquia con Ottaviani (© Archivio Storico Luce).

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Bibliografia L.-J. Suenens, Ricordi e speranze, Cinisello Balsamo 1993, pp. 134-137; R. Aubert, Organizzazione e funzionamento dell’assemblea, in Storia della Chiesa, xxv/1, La Chiesa del Vaticano ii (1958-1978), a cura di M. Guasco, E. Guerriero, F. Traniello, Cinisello Balsamo 1994, pp. 187-213; J. Grootaers, Il concilio si gioca nell’intervallo. La «seconda preparazione» e i suoi avversari, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 385-558; G. Alberigo, Transizione epocale. Studi sul Concilio Vaticano ii, Bologna 2009, pp. 183-228.

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30. La riapertura e la votazione dei quesiti sulla collegialità

Storia Coscienza – Secondo periodo 1963 1. Basilica di S. Pietro, 29 settembre 1963. Paolo vi fa il suo ingresso nell’aula conciliare. Percorre la navata centrale a piedi e non in sedia gestatoria, ricevendo l’applauso dei padri (foto Pais/ Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

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2. Basilica di S. Pietro, 29 settembre 1963. Cerimonia di apertura della seconda sessione, trasmessa in eurovisione. Rispetto alla prima sessione, molti hanno l’impressione che sia più sobria. Ai vescovi è stata concessa la scelta di arrivare direttamente in basilica e sedersi, senza rispettare l’ordine di anzianità nella consacrazione, o di entrare in processione, precedendo l’entrata di Paolo vi (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

3. Basilica di S. Pietro, 29 settembre 1963. Cerimonia di apertura, celebrata dal card. Tisserant. Dopo la professione di fede e il rito dell’obbedienza, Paolo vi legge il proprio discorso, nel quale riconosce ai vescovi in concilio che «Voi, venerabili fratelli [...] siete come gli stessi apostoli, traete la vostra origine dal collegio apostolico e di questo siete veri eredi» (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

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Il secondo periodo si aprì il 29 settembre 1963 davanti a una schiera ancora più imponente di giornalisti, che seguiva le discussioni conciliari avviando fertili collaborazioni con gli stessi vescovi e teologi. Proprio la stampa avrebbe giocato un ruolo da «moltiplicatore di informazioni […] e giudizi» e un peso non trascurabile nell’andamento e nella ricezione del concilio stesso fuori dall’aula di S. Pietro. La cerimonia fu meno trionfalistica rispetto a quella dell’anno prima: ai padri fu offerta la possibilità di scegliere se arrivare direttamente in basilica o entrare in processione (senza però attraversare la piazza) e Paolo vi fece il suo ingresso nella ba-

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silica a piedi e non in sedia gestatoria. Non tutti però apprezzarono il tentativo di semplificazione che vi era al fondo di quelle scelte. Con inflessibile rigore Yves Congar, ad esempio, vi scorgeva ancora il fasto di una Chiesa del passato che non si arrendeva: «Il papa sta per fare il suo ingresso. Prima di lui c’è l’ingresso della sua corte: svizzeri e alabarde, cardinali e ornamenti sacerdotali (o diaconali), acconciati con una mitra assai alta, prelati in viola e in rosso, camerieri in abito del xvi secolo, i porta-insegne (la tiara e la mitra papali), infine il papa, attorniato da un diacono e da un suddiacono, con dei porta-flabelli. Il papa indossa la mitra preziosa: entra a piedi;

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mano a mano che avanza nella navata, le file di banchi attraverso le quali passa applaudono, cosa che mi scandalizza assai». Nel discorso di apertura, il papa puntò l’attenzione soprattutto sullo schema sulla Chiesa, che sarebbe stato discusso all’inizio della seconda sessione e che rappresentava uno dei passaggi fondamentali di tutto il concilio; introdusse il tema del «dialogo» (aveva già minutato su questo quella che sarebbe diventata l’anno dopo l’enciclica Ecclesiam suam), cioè di un rapporto nuovo che la Chiesa avrebbe dovuto instaurare con le altre Chiese cristiane e con il mondo moderno. Mons. Enrico Bartoletti, definì l’allocuzione «importante e decisiva in ordine ai

lavori del concilio. Ne ha precisato l’argomento, indicato lo spirito, tracciato l’itinerario senza possibilità di ulteriori equivoci», senza però «avere l’immediatezza di papa Giovanni». Il 30 settembre i cardinali Alfredo Ottaviani e Michael Browne, rispettivamente presidente e vicepresidente della commissione dottrinale, presentarono il nuovo schema ecclesiologico in un clima mutato, dove i vescovi hanno imparato a «dire “no” con pacatezza, ma senza timore». Il De ecclesia era stato del tutto riscritto dalla commissione dottrinale nel corso dell’intersessione sulla base del progetto elaborato da Gérard Philips, teologo belga di fiducia del card. Suenens.

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La riapertura e la votazione dei quesiti sulla collegialità 4-5. Cerimonia di apertura della seconda sessione del concilio (foto Pais/ Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

Storia/Coscienza – Secondo periodo 1963 6-7. Momenti della cerimonia (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

8. I cinque quesiti (Archivio Fscire) «Questa m’è arrivata stasera da Bologna; è venuto il Dott. Tonino Rubbi […] ed ha cenato con noi; sull’autobus, ha raccontato, a Bologna una buona donna parlava con altra signora e prima fece un commento poco benevolo sulla figura di quel “Rubbi” […] che uccise Oswald; poi, passando al Concilio: “Io – disse – non capisco proprio perché i Vescovi continuino ancora a parlare

di collegiali: queste ragazze…”» (Giacomo Lercaro, Lettera alla famiglia, 29 novembre 1963). 9. Lettera del segretario Pericle Felici ai padri conciliari con il programma di lavoro sugli schemi, in preparazione della seconda sessione (Archivio Fscire).

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Sebbene il testo (in termini tecnici textus receptus) conservasse brani ritenuti «innocui» dello schema preparatorio, esso presentava una prospettiva completamente nuova: non metteva al centro la struttura giuridica della Chiesa, non si limitava a enunciare il principio di autorità, non circoscriveva alla Chiesa cattolica il principio di salvezza. Nel nuovo schema la Chiesa era descritta nella sua natura di mistero, in una prospettiva trinitaria: restava il concetto di «corpo mistico», ma in una dimensione liturgica. Inoltre lo schema apriva ai rapporti con le altre Chiese cristiane grazie alla definizione del battesimo. Particolarmente lavorati erano i paragrafi dedicati all’episcopato, dove si riprendeva l’antica formula della Chiesa fondata sulla fede di Pietro e degli apostoli, che formavano insieme un «collegio» apostolico. Venivano così poste le premesse per l’affermazione del principio di collegialità e di una ecclesiologia di comunione. La discussione in concilio fu comunque lunga e aspra. Si introdusse il tema delle figure bibliche della Chiesa, inclusa

quella di «popolo di Dio». Sull’episcopato, pensato come sacramento nel quale ai vescovi è attribuita proprio perché vescovi di una Chiesa locale anche una giurisdizione sulla Chiesa universale, si palesò un consenso vasto: ma vari cardinali e vescovi intervennero per difendere il significato del mandato pontificio nella definizione del vescovo. Capire quale fosse la volontà del concilio era difficile: «il concilio è come un balbuziente – commentava Giuseppe Dossetti – che non riesce a formulare delle parole e delle frasi connesse: il pericolo è che di questo approfittino i curiali e con la scusa che in qualche modo bisogna finire gli facciano votare qualche cosa purchessia». Il fatto che il voto placet iuxta modum potesse essere usato dai padri solo per tutto il capitolo dello schema e non per i singoli emendamenti e che anche le modifiche richieste andassero interpretate (la bocciatura del secondo capitolo dello schema liturgico era inteso in senso innovatore, ad esempio) complicava ancora di più la direzione complessiva da

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La riapertura e la votazione dei quesiti sulla collegialità

Storia/Coscienza – Secondo periodo 1963 10. Una rara rappresentazione del “Popolo di Dio” si trova in Marc Chagall, L’uscita dall’Egitto (La Sortie d’Égypte), 1931, disegno e inchiostro di china su carta, Musée national Marc Chagall, Nizza (© Marc Chagall, by SIAE 2015).

11. Rappresentazione della Chiesa tramite gli apostoli riuniti intorno a Cristo. S. Pudenziana, mosaico absidale: eseguito sotto il pontificato di Innocenzo I (403-417), è la rappresentazione più antica di un’abside romana. Cristo sul trono sormontato dalla croce gloriosa, costellata di pietre preziose – che richiamano Apocalisse 21,18-21 – e dai simboli degli evangelisti, è attorniato dagli Apostoli e da due fanciulle che reggono la corona del trionfo o del martirio. Sono le sante Pudenziana e Prassede, o meglio la Chiesa sorta dagli Ebrei e quella sorta dai pagani convertiti (Archivio Jaca Book).

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attribuire al dibattito generale e l’orientamento dell’assemblea. Fu Dossetti, segretario de facto dei moderatori e forte della sua precedente esperienza di membro dell’Assemblea costituente italiana, a pensare all’eventualità di sottoporre ai padri una serie di proposizioni orientative («propositiones suffragiis congregationis generalis subiciendae»): non formule, ma direzioni sulla base delle quali la commissione avrebbe riscritto il testo. La proposta venne osteggiata dalla minoranza che la contrastò appellandosi direttamente al pontefice. I quesiti, elaborati prima da Dossetti e da Carlo Colombo – il teologo di fiducia di Paolo vi – e poi revisionati in seconda formulazione da Gérard Philips, Charles Moeller e Albert Prignon, chiedevano se i padri erano d’accordo sul fatto che il concilio definisse 1) che la consacrazione episcopale costituisse il massimo grado del sacramento dell’ordine; 2) che ogni vescovo consacrato e in comunione con il pontefice facesse parte del corpo dei vescovi; 3) che il collegio episcopale succedesse al collegio apostolico e, unito al pontefice, avesse in quanto tale la suprema autorità nella Chie-

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sa universale; 4) che tale pienezza di potestà fosse di diritto divino; a questi – nei quindici giorni passati fra l’annuncio dei voti e la loro effettiva espletazione – si aggiunse anche un quesito che chiedeva 5) che venisse restaurato il diaconato permanente come grado distinto del sacramento dell’ordine aperto agli sposati. L’annuncio dei voti il 15 ottobre, terminato il dibattito sul capitolo secondo, suscitò l’allarme del segretario generale mons. Felici, preoccupato della propria marginalizzazione: egli si rivolse al segretario di Stato Cicognani e questi a Paolo vi, che bloccò la votazione e fece bruciare le schede stampate. Paolo vi ordinò di riunire tutti gli organi di direzione del concilio (moderatori, presidenza, commissione di coordinamento, segreteria); questa «supercommissione» il 23 ottobre, grazie anche al card. Eugène Tisserant, decano del collegio cardinalizio, approvò i quesiti, che il card. Ottaviani cercò di far tornare alla commissione dottrinale, responsabile dello schema, facendone preparare una nuova redazione. Il 29 ottobre – dopo una nuova riunione della «supercom-

missione» e un articolo del giornale «Il Quotidiano», vicino a Ottaviani, che attaccava le posizioni sulla collegialità – col consenso del papa si decise di passare al voto, che si svolse il 30 ottobre: su tutti e cinque ci fu un’amplissima maggioranza dei padri (1.717 contro 408 contrari che diventarono 525 sul diaconato uxorato). Prendendo atto dell’esito della votazione la commissione dottrinale poté rivedere con più chiarezza il testo dello schema che sarebbe diventato la costituzione dogmatica Lumen gentium.

Bibliografia V. Carbone, L’azione direttiva di Paolo vi nei periodi ii e iii del Concilio Ecumenico Vaticano ii, in Paolo vi e i problemi ecclesiologici al Concilio, Brescia 1989, pp. 80-82; A. Melloni, L’inizio del secondo periodo e il grande dibattito ecclesiologico, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 3, Bologna 1998 (2013), pp. 19-132; A. Melloni, Procedure e coscienza conciliare al Vaticano ii. I voti del 30 ottobre 1963, in Cristianesimo nella storia. Saggi in onore di G. Alberigo, a cura di A. Melloni, D. Menozzi, G. Ruggieri, M. Toschi, Bologna 1996, pp. 313-396; G. Alberigo, Giuseppe Dossetti al Concilio Vaticano ii, ora in Transizione epocale, Bologna 2009, pp. 393-502.

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Storia Coscienza – Secondo periodo 1963

31. La riforma liturgica

1. Il testo della costituzione liturgica, pubblicato dalla Tipografia Poliglotta Vaticana (Archivio Fscire). 2. Applicazione della riforma liturgica. Il card. Julius Döpfner celebra secondo il nuovo rito (foto Gustl Tögel, München; da Erneuerung in Christus).

Nell’allocuzione di apertura della seconda sessione, Paolo vi faceva sua la scelta roncalliana di dare alla riforma liturgica un significato particolare: fra i temi del concilio, disse il papa, «la sacra Liturgia ne detiene uno, senza dubbio preminente e fiorente di carità. Siccome ne è stato discusso a lungo e diffusamente nella prima sessione, speriamo che ora essa sia condotta a felicissime conclusioni». E così fu. A conclusione del secondo periodo conciliare, il 4 dicembre 1963 nella sessione pubblica (si chiamava così la seduta solenne delle approvazioni), il concilio approvò la prima costituzione e il primo decreto del Vaticano ii, dopo il messaggio al mondo votato l’anno prima: accanto al decreto sui mezzi di comunicazione sociale (Inter mirifica, approvato con 1.960 voti favorevoli e 164 non placet) giungeva a compimento quel processo di riforma della liturgia avviato dal movimento liturgico alla fine del xix secolo, che aveva visto alcuni risultati già durante il pontificato pacelliano (la fondazione nel 1943 del Centre de pastorale liturgique, l’enciclica Mediator Dei del 1947, il Centro di Azione liturgica italiano, il Liturgisches Institut Trier in Germania). Al congresso di Malines del 1909 il benedettino Lambert Beauduin, poi fondatore dell’esperienza ecumenica di Chevetogne, e il professor Gottfried Kurth avevano parlato di «ignoranza liturgica», dell’importanza del messale come libro di preghiere, degli esperimenti, avviati in Italia dall’abate Caronti, per fornire accesso al patrimonio eucologico ai fedeli. Nel 1957, Cipriano Vagaggini – liturgista e al concilio consultore della commissione liturgica – spiegava che la riforma liturgica si imponeva perché era «semplicemente una conseguenza della natura della Chiesa, nello stesso tempo divina ed umana, immutabile e mutabile. L’aspetto umano è soggetto a mutamenti, a deficienze, a sfasamenti, a decadenze più o meno accentuate, e dunque anche a successivi adattamenti, miglioramenti e riforme più o meno notevoli. […] La liturgia non sfugge a questa legge generale della vita della Chiesa. In essa un nucleo è divino e immutabile: sono i sacramenti e il sacrificio eucaristico nella loro sostanza. Tutto il resto, strettamente parlando, potrebbe mutare». A conferma dell’intuizione di Vagaggini sarebbero arrivati i vota dei vescovi durante la fase antepreparatoria del Vaticano ii: circa 1/4 riguardavano la liturgia e incoraggiavano un processo di riforma che la commissione preparatoria avrebbe messo in atto, la commissione preparatoria centrale accolto nella sostanza e che i padri conciliari avrebbero valorizzato nella discussione che segnò il primo periodo conciliare del 1962. Il testo rivisto in commissione fu discusso e votato, contestualmente all’esame del De ecclesia: votato per capitoli e approvato nel suo insieme (anche da Marcel Lefebvre, che ne sarebbe poi diventato un oppositore). Il 4 dicembre, 400° anniversario del-

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la chiusura del concilio tridentino, la costituzione Sacrosanctum concilium venne votata e quanto «approvato sinodalmente» in sessione pubblica veniva promulgato da Paolo vi con una nuova formula di approvazione. Proprio perché lontano dalla stretta polemica sulle questioni ecclesiologiche la costituzione ne introduceva princìpi decisivi: la funzione del vescovo, icona del Cristo primo liturgo, fondava il principio «eucaristico» della Chiesa e dunque la completezza della Chiesa locale; si riconosceva il soggetto celebrante nella Chiesa «che è “sacramento di unità”, cioè popolo santo radunato e ordinato sotto la guida dei vescovi» (art. 26); anche se la produzione di norme generali sulla liturgia rimaneva prerogativa di Roma, si riconosceva una funzione delle conferenze episcopali; e l’introduzione delle lingue parlate in alcune parti del rito aveva la funzione di avviare un processo che sarebbe stato anche più rapido e maturo di quanto non si prevedesse: bastava «leggere il documento con attenzione per accorgersi che esso apriva, e non chiudeva delle porte». La riforma, entrata in vigore con l’autunno dell’anno successivo, toccò l’esperienza viva dell’intero popolo di Dio: il concilio e la riforma, come avrebbe intuito in senso polemico perfino la minoranza lefebvriana, diventano un tutt’uno. La partecipazione, la posizione del celebrante «coram populo» per ordinare il popolo «coram Deo», diventarono in pochi mesi una esperienza vissuta: anche la concelebrazione (la rai con un intento quasi didattico mandò in onda, per la prima volta, la celebrazione da Bologna presieduta dal card. Giacomo Lercaro il 17 maggio 1964) entrò senza difficoltà. Per la realizzazione della riforma il papa prese una decisione storica: affidare non a una congregazione ma a un Consilium ad exsequendam constitutionem de sacra liturgia il ritmo della riforma. Organo che fra il 1964 e il 1975 provvide alla redazione dei libri che furono la base per le traduzioni nelle lingue nazionali e nelle lingue minoritarie (come, ad esempio, la lingua Navaho negli Stati Uniti) con un atto di responsabilità normante e normativa da parte delle conferenze espicopali. Bibliografia Giuseppe Alberigo, ‘Una cum patribus’. La formula conclusiva delle decisioni del Vaticano ii, in Ecclesia a Spiritu Sanctu edocta. Mélanges théologiques. Hommage à Mgr Gérard Philips, Gembloux 1970, pp. 291-319; A. Bugnini, La riforma liturgica 1948-1975, Roma 1983; R. Kaczynski, Verso la riforma liturgica, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 3, Bologna 1998 (2013), pp. 209-276; M. Paiano, Il rinnovamento della liturgia: dai movimenti alla chiesa universale, in Verso il concilio Vaticano ii (1960-1962). Passaggi e problemi della preparazione conciliare, a cura di G. Alberigo e A. Melloni, Genova 1993, pp. 67-140; E. Galavotti, Verso una nuova era liturgica. Appunti sul contributo di Cipriano Vagaggini al concilio Vaticano ii, in Teologia in un regime di simboli. Scritti in onore di Cipriano Vagaggini (1909-1999), a cura di M. Ferrari e G. Remondi, Camaldoli 2011, pp. 56-93.

«Una

cum patribus».

decisioni del

La

formula conclusiva delle

Vaticano ii

Il Regolamento del Vaticano ii, pubblicato il 6 agosto 1962 con il motu proprio Appropinquante Concilio di Giovanni xxiii, stabiliva che il pontefice, una volta deciso di confermare le decisioni conciliari, pronunciasse la seguente formula: «Decreta et canones modo lecta placuerunt Patribus, nemine dissentiente (vel si quis forte dissenserit, tot numero exceptis) Nosque, sacro approbante Concilio, illa ita decernimus, statuimus atque sancimus, ut lecta sunt». Tale formula rimase invariata anche nell’editio altera recognita dell’Ordo, il secondo Regolamento approvato da Paolo

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nel settembre del 1963 che inserì una

serie di modifiche sulla base delle difficoltà riscontrate durante la prima sessione. Fino alla seconda sessione non si era ancora ricorso alla lettura della formula, non essendoci stato alcun documento giunto a conclusione. Essa riprendeva alla lettera la formula proposta all’viii paragrafo del Regolamento del Concilio Vaticano i, pubblicato il 27 novembre 1869. Tuttavia essa segnava una distanza fra il vescovo di Roma e i vescovi del concilio, quasi che fossero due organi e non una unità. Così Paolo vi affidò a un gruppo ristretto di teologi, storici e canonisti (tra cui Carlo Colombo, Hubert Jedin, Giuseppe Dosset1

ti, Klaus Mörsdorf e Karl Rahner) la questione per studiare una formula teologicamene più appropriata; Paolo vi la usò il

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4 dicembre 1963 e la utilizzò fino alla quarta sessione (nonostante l’art. 50 del regolamento del Vaticano

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non fosse mai

stato formalmente modificato), con un accento sulla reciproca accoglienza fra l’autorità del papa e la decisione sinodale, con un passo eucologico che derivava dall’antica tradizione conciliare: «In nomine sanctissimae et individuae Trinitatis Patris et Filii et Spiritus Sancti. Decreta, quae in hac sacrosancta et universali synodo Vaticana

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legitime congregata modo lecta

sunt, placuerunt Patribus. Et Nos, apostolica a Christi Nobis tradita potestate, illa, una cum venerabilibus Patribus, in Spiritu Sancto approbamus, decernimus et statuimus, et quae ita synodaliter statuta sunt ad Dei gloriam promulgari iubemus».

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Storia/Coscienza – Secondo periodo 1963

La riforma liturgica 3. Celebrazione in concilio in rito orientale (foto Giordani/da Il Concilio Vaticano ii). 4. Liturgia in rito alessandrinocopto (foto Giordani/da Il Concilio Vaticano ii). 5. Cerimonia di intronizzazione del Vangelo, retto da Paul Nousseir, vescovo copto di Minya. A proposito della cerimonia di chiusura della seconda sessione, Câmara commentava: «La solenne sessione di chiusura è stata preparata con una Veglia più lunga e una Messa più intensa. E siamo andati in Basilica. Ingresso dal Portone di Bronzo, attraversamento dei Musei […], Cappella Sistina… Quando siamo sbucati in S. Pietro, eravamo esattamente all’altezza della colossale statua equestre di Costantino… Chi ha detto che l’era costantiniana è finita? Durante tutta la cerimonia – sembrava un incubo – riuscivo quasi a vedere e a sentire il cavallo di pietra che passava al galoppo per la Basilica con in groppa il Re che, poveretto, è diventato il triste simbolo di una fase che desideriamo superare, ma che è ancora vivissima…» (Hélder Cãmara, 59° Circolare, Roma, 4/5 dicembre 1963).

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6. Basilica di S. Pietro, 25 febbraio 1965. La concelebrazione di Paolo vi con ventisei nuovi cardinali, creati nel concistoro del 22 febbraio (Archivio Fscire). Il terzo periodo si era aperto dando spazio proprio alla concelebrazione, una delle riforme liturgiche approvate. La cerimonia di apertura venne infatti celebrata da Paolo vi assieme a ventiquattro concelebranti, provenienti da diciannove paesi diversi a simboleggiare, come scrisse lo stesso pontefice, che «il concilio era una rappresentazione della chiesa universale riunita in unità di mente e di volere». Il vescovo di Pesaro, Borromeo, sulla sua agenda, nei giorni della discussione di questo tema appuntava criticamente: «mancano i Sacerdoti, nei giorni di precetto quelli che ci sono devono correre tutta la mattina qua e là a binare ed a trinare per dar modo ai fedeli di ascoltare la S. Messa, e ci si viene a parlare di concelebrazione, proprio in questi tempi?» (Diario di Luigi Carlo Borromeo, 5 novembre 1962).

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4

6

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32. Gerusalemme e l’ecumenismo

Storia Coscienza – Seconda intersessione 1963-1964 1. Paolo vi parte per la Terrasanta su un aereo della compagnia italiana Alitalia. È il primo viaggio di un pontefice fuori dai confini italiani in epoca recente, inaugurando così la stagione dei viaggi papali (foto Pais/ Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

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2. Gerusalemme, 4 gennaio 1964. Paolo vi per le vie di Gerusalemme. Il 4 dicembre 1963, nella cerimonia di chiusura della seconda sessione, Paolo vi aveva pronunciato la sua allocuzione, annunciando ai padri riuniti in concilio l’intenzione di effettuare un pellegrinaggio ai luoghi santi della Palestina, decisione in realtà maturata ben prima, all’indomani della sua elezione (Archivio Fscire).

3. Gerusalemme, 5 gennaio 1964. Paolo vi e il patriarca ecumenico di Costantinopoli Athenagoras. Per il pontefice, il pellegrinaggio in Terrasanta doveva avere un significato strettamente spirituale; i gesti simbolici che compie e l’attenzione dei media fanno assumere al viaggio una dimensione ecumenica i cui effetti si vedranno sullo stesso concilio. Nel terzo periodo il patriarcato ecumenico invierà, infatti, per la prima volta i suoi osservatori (Archivio Fscire).

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Il 4 dicembre 1963, nel discorso in latino con il quale concluse la seconda sessione, Paolo vi annunciò che tra il 4 e il 6 gennaio 1964 si sarebbe recato come pellegrino in Terrasanta. Scopo principale di tale viaggio – il primo del suo pontificato – era eminentemente religioso: «rendere onore a Gesù Cristo nella terra che la sua venuta al mondo ha reso santa», come scrisse il pontefice in un appunto del 21 settembre 1963. Al fine principale si aggiungevano poi quelli subordinati: l’attenzione per i luoghi santi, costante di lungo periodo nella storia della Chiesa cattolica; l’implorazione per la pace «in quella terra benedetta e travagliata»; la spinta ecumenica all’incontro con gli esponenti delle altre denominazioni cristiane; la speranza d’un avvicinamento ai grandi monoteismi ebraico e islamico. Fu un progetto del quale né il contesto ecclesiastico né quello politico facilitarono la riuscita. Sul primo versante, quando la seconda sessione del concilio si chiuse, il testo del decreto sull’ecumenismo era ancora in alto mare e al suo interno le parti dedicate al rapporto Chiesa-ebraismo e alla libertà religiosa non erano state neppure discusse: ma soprattutto il rinvio dei

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voti orientativi e il loro successo avevano creato ansietà sia nella maggioranza sia in Paolo vi. Sul versante politico, la visita del pontefice attraversava i due Stati, Israele e Giordania, che si erano combattuti durante la guerra del 1948-1949. La S. Sede non aveva relazioni diplomatiche con nessuno dei due e non desiderava che la visita potesse apparire come il prologo di un riconoscimento. Paolo vi ne era ben consapevole, e non concedette nulla né a re Hussein di Giordania né alle autorità israeliane (non disse mai la parola Israele in tutto il viaggio). Davanti al presidente Zalman Shazar (lo aveva già fatto scrivendo al «Tablet» il giorno di inizio del conclave del 1963) difese l’azione di Pio xii nella seconda guerra mondiale messa sotto accusa dal dramma teatrale di Rolf Hochhuth Il Vicario. Così inteso il pellegrinaggio del papa si dipanò «nei principalissimi posti santificati dai misteri evangelici di nostro Signore», dalla Giordania (il Giordano, Betania, il Santo Sepolcro, il Getsemani) a Israele (Nazareth, il lago di Galilea, il Cenacolo) e da Israele alla Giordania (Betlemme). La folla che ruppe i cordoni di sicurezza della polizia giordana e schiacciò il pontefice durante la via crucis verso il Santo Sepolcro, la recita

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dell’ora santa notturna al Getsemani, l’omelia di Nazareth che toccò il tema del lavoro e delle beatitudini e quella di Betlemme con la dichiarazione di «immensa simpatia» per il mondo e l’invocazione a Cristo per l’unità della Chiesa ne rappresentavano i picchi più significativi. Il tema dell’ecumenismo, invece, diventò il cuore del viaggio per una scelta del patriarca ecumenico Athenagoras, che si recò a Gerusalemme per dare il benvenuto al papa insieme al metropolita Benedictos: un atto che avrebbe potuto limitarsi a una rivendicazione dello status quo rovesciò le difficoltà che avevano impedito al patriarcato di nominare i propri osservatori e alla Chiesa cattolica di impegnarsi nel movimento ecumenico. Preparato da un padre bianco del segretariato, Pierre Duprey, l’incontro fu un successo: dopo l’abbraccio destinato a diventare un’icona del cammino ecumenico del Novecento, pregarono insieme – in latino e in greco – il Padre Nostro, l’indomani lessero insieme il capitolo 17 del Vangelo giovanneo, la preghiera sacerdotale di Gesù «perché siano una cosa sola» e si augurarono di poter ristabilire la piena comunione, di poter comunicare in un prossimo futuro alla stessa mensa eucaristica.

Indubitabilmente l’incontro di Gerusalemme – «figlio e frutto» del concilio – accelerò l’impegno ecumenico della Chiesa di Roma, che negli anni successivi registrò – da parte cattolica – nuovi rapporti con gli anglicani, l’avvio della collaborazione con il consiglio ecumenico delle Chiese (che Paolo vi avrebbe visitato a Ginevra nel 1969), la levata delle scomuniche fra Roma e Costantinopoli del 7 dicembre 1965. Frutto del viaggio papale del 1964 fu anche la fondazione dell’Istituto ecumenico di Tantur, edificato tra Betlemme e Gerusalemme e inaugurato nel 1971. Bibliografia Il pellegrinaggio di Paolo vi in Terra Santa 4-6 gennaio 1964, Città del Vaticano 1964; Tomos Agapis. Vatican-Phanar 1958-1970, Rome-Istanbul 1971; V. Martano, Athenagoras, il patriarca (1886-1972). Un cristiano fra crisi della coabitazione e utopia ecumenica, Bologna 1996; C. Soetens, Entre Concile et initiative pontificale. Paul vi en Terre sainte, in «Cristianesimo nella storia», 19 (1998), pp. 333-365; G. Alberigo, Conclusione. La nuova fisionomia del concilio, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (a cura di A. Melloni), vol. 3, Bologna 1998 (2013), pp. 513-535; U. Ulrike, Paolo vi in Terra santa, in «II Regno – Documenti», 15 (2000), pp. 64-72; V. Martano, L’abbraccio di Gerusalemme. Cinquant’anni fa lo storico incontro tra Paolo vi e Athenagoras, Milano 2014.

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Storia Coscienza – Seconda intersessione 1963-1964

33. Il piano Döpfner

Il secondo periodo conciliare era stato caratterizzato dalla impegnativa discussione sullo schema De ecclesia, che durò per tutto il mese di ottobre del 1963, da quella sullo schema De episcopis, tra il 5 e il 15 novembre, e quella sul De oecumenismo, dal 18 novembre alla fine del periodo. Nel frattempo si erano avute anche le votazioni e l’approvazione definitiva della riforma liturgica con la costituzione sulla liturgia e del decreto sui mezzi di comunicazione sociale. Rispetto ai 17 schemi previsti dal programma stabilito all’inizio del 1963 restava molto da fare: le commissioni avevano cominciato a lavorare, rielaborando i testi secondo le indicazioni della commissione di coordinamento, ma i loro schemi dovevano ancora essere discussi. Da più parti si temeva che un programma così vasto costituisse un rischio per il concilio stesso, giacché molti temi non avevano avuto una maturazione adeguata. Anche facendo leva sul timore dei vari vescovi di essere assenti troppo a lungo dalle diocesi, Paolo vi auspicava che tutto il concilio si potesse concludere con la terza sessione. Per riuscirci c’erano state varie proposte. In particolare il card. Julius Döpfner sin dalla fine del primo periodo, con l’aiuto di Hubert Jedin e di Giuseppe Dossetti, aveva predisposto delle ipotesi di abbreviazione del programma di lavoro, collegate alla riforma del Regolamento. Paolo vi il giorno stesso della sua incoronazione pontificia, il 30 giugno 1963, lo aveva ricevuto in udienza e lo aveva sollecitato a preparare in tal senso un piano più organico. Dopo il secondo periodo il tema era tornato di attualità. Se ne parlò infatti nella riunione della commissione di coordinamento del 20 novembre 1963 e Döpfner venne incaricato di riprendere in mano il suo progetto, rivederlo e presentarlo nella successiva riunione del 29 dicembre. Per riuscire a concludere il concilio nel 1964 Döpfner chiedeva di portare avanti solo sei schemi più importanti: quelli sulla Chiesa, sui vescovi, sulla rivelazione, sull’apostolato dei laici, sull’ecumenismo e sulla Chiesa nel mondo moderno. Per gli altri schemi, giudicati meno urgenti, si sarebbe chiesto alle rispettive commissioni di ridurli a «proposizioni» da rimandare poi, con un mandato conciliare, ad appositi organi postconciliari per la definitiva elaborazione e l’applicazione, seguendo i principi parlamentari della «legge delega». Nella riunione del 15 gennaio 1964 la commissione di coordinamento stabiliva più in particolare la procedura per ogni schema: quelli sulla rivelazione, sulla Chiesa e sull’ecumenismo, sui quali c’era già stata una discussione in aula, dovevano essere rielaborati secondo le indicazioni emerse e votati; per quanto riguardava lo schema sull’ecumenismo, il segretariato per l’u-

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1. I moderatori: i cardinali Giacomo Lercaro, Julius Döpfner e LéonJoseph Suenens, chiamati scherzosamente anche «i sinottici» (foto Jesus).

nità dei cristiani avrebbe dovuto decidere se gli ultimi due capitoli relativi rispettivamente agli ebrei e alla libertà religiosa dovessero essere mantenuti nello schema o scorporati in testi autonomi; così per lo schema sulla Chiesa nel mondo moderno si aspettava un testo più definitivo da parte dalla commissione competente. Gli altri schemi, quelli sulle Chiese orientali, sulle missioni, sul clero, sui religiosi, sull’apostolato dei laici, sui seminari avrebbero dovuto essere ridotti a principi o canoni fondamentali; quelli sulle scuole cattoliche e sul sacramento del matrimonio sarebbero dovuti essere ridotti a semplici «voti» da presentarsi a organismi postconciliari. La maggior parte di questi schemi, ridotti a brevi preposizioni, non sarebbe stata neppure discussa in aula, ma inviata ai vescovi perché ne facessero le loro osservazioni e poi, una volta rielaborata sulla loro base, sottoposta a votazione. Tali direttive furono accolte con disappunto dalle commissioni: i loro testi schematici, una volta approvati dal coordinamento, vennero inviati ai padri conciliari durante l’estate 1964, con l’idea di sottrarli al voto. Solo la commissione per l’apostolato dei laici, forzando un po’ le consegne, aveva realizzato un testo di proposizioni più articolato e la commissione di coordinamento accettò di sottoporlo a una breve discussione da parte dei padri. Vennero apportate anche ulteriori variazioni al Regolamento per cercare di ridurre il numero degli interventi su ogni argomento: ci si doveva iscrivere a parlare almeno cinque giorni prima della discussione; interventi che ripetevano argomenti analoghi potevano essere cancellati dai moderatori; potevano essere richiesti interventi anche sul momento della discussione, dopo la conclusione degli interventi programmati, ma dovevano essere firmati da almeno settanta padri. Inoltre venne incrementato il numero dei membri delle commissioni, in parte con nuove elezioni, in parte tramite nomine del pontefice. Sulla base di queste direttive e del lavoro svolto sui singoli schemi la commissione di coordinamento nella riunione del 17 aprile 1964 stabilì in termini generali il programma per il successivo periodo conciliare. Ma già nelle successive riunioni della commissione ci si rese conto che i temi in agenda non potevano essere votati senza un confronto libero e aperto nell’aula del concilio. Fu lo stesso Döpfner che il 26 giugno avanzò allora la proposta di una «breve discussione» degli schemi minori e la riprese poi, con l’appoggio del card. Léon-Joseph Suenens, a settembre, alla vigilia della ripresa dei lavori. Si sperava che le nuove regole poste per la discussione la rendessero comunque più snella

2. Lo storico del Tridentino e perito conciliare Hubert Jedin (Archivio Fscire).

1

2 IL PIANO DÖPFNER

SULLA

SUI

CHIESA

VESCOVI

SULL’APOSTOLATO DEI LAICI

SULL’ECUMENISMO

ULLA SSULLA RIVELAZIONE RIVELAZIONE

SULLA CHIESA NEL MONDO MODERNO

Gli altri schemi

Rimandati a organi post conciliari

ed efficace e quindi permettessero un confronto breve anche su quegli schemi. Fu così che, per rispondere alle molte pressioni provenienti dai vescovi e dalle conferenze episcopali, i moderatori acconsenti-

rono una giornata di discussione anche per gli schemi «minori». Ma questo non bastava ai vescovi. In una riunione congiunta degli organi direttivi del concilio il 7 ottobre 1964 si discusse a lungo sulle reali possibilità di concludere il concilio entro l’anno. Quando cominciò la «breve» discussione prevista su uno degli schemi minori, quello sul clero, esso fu sottoposto a tali e tante critiche che fu chiara la necessità di un’ampia revisione. E reazioni simili erano prevedibili anche per gli altri schemi. E poi c’era il problema del copioso schema sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, che avrebbe richiesto una discussione lunga e un’attenta revisione. In una nuova riunione degli organi direttivi il 15 ottobre Lercaro mise in luce le forti pressioni dell’assemblea per discussioni più libere. Alla fine la previsione di una quarta sessione fu accolta e il «piano Döpfner» venne di fatto abbandonato. Anche gli schemi «minori» vennero discussi e poterono essere rielaborati dalle commissioni, riportandoli alle dimensioni parenetico-discorsive tipiche del concilio. Bibliografia J. Grootaers, Le rôle de Mgr. G. Philips à Vatican ii, in Ecclesia a Spiritu Sancto edocta. Mélanges théologiques en hommage à Mgr Gérard Philips, Gembloux 1972, pp. 343-380; G. Alberigo, Concilio acefalo? L’evoluzione degli organi direttivi del Vaticano ii, in Il Vaticano ii tra attese e celebrazione, a cura di G. Alberigo, Bologna 1995, pp. 193-238; Kl. Wittstadt, Vorschläge von Julius Kardinal Döpfner an Papst Paul vi. zur Fortführung der Konzilsarbeiten (Juli 1963), in Fe i teologia en la història. Estudis en honor del Prof. Dr. Evangelista Vilanova, Montserrat 1997, pp. 565-584; E. Vilanova, L’intersessione (1963-1964), in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 3, Bologna 1998 (2013), pp. 367-512.

173


Focus Corpo

34. I vescovi

L’art. 1, al n. 2, del regolamento aveva chiarito chi avrebbe dovuto partecipare al concilio. Si citava di fatto il Codice di diritto canonico (can. 223, § 1) e quello di diritto orientale (can. 168, § 1), non introducendo particolari novità rispetto al Vaticano i, anzi, solidificando una tradizione e una discussione avvenuta nel 1869 proprio a proposito dei convocati. Il Codice così recitava: «Vocantur ad Concilium in eoque ius habent suffragii deliberativi: 1° S. R. E. Cardinales, etsi non Episcopi; 2° Patriarchae, Primates, Archiepiscopi, Episcopi residentiales, etiam non dum consecrati; 3° Abbates vel Praelati nullius; 4° Abbas Primas, Abbates Superiores Congregationum monasticarum, ac supremi Moderatores religionum clericalium exemptarum, non autem aliarum religionum, nisi aliud convocationis decretum ferat. §2. Etiam Episcopi titulares, vocati ad Concilium, suffragium obtinent deliberativum, nisi aliud in convocatione expresse caveatur». Con il motu proprio Cum gravissima del 15 aprile 1962, papa Giovanni stabilì che tutti i cardinali dovessero avere dignità episcopale e consacrò vescovi tutti coloro che non lo erano; nel maggio del 1963, aggiunse anche i prefetti apostolici tra i convocati al concilio, anche se non vescovi. Per i vescovi titolari (quei vescovi che, a differenza dei residenziali, hanno il titolo di una diocesi ma non la giurisdizione su di essa), recitava il Codice, si disponeva la convocazione con diritto al voto deliberativo, aggiungendo: «a meno che non si preveda diversamente». Pio ix, in occasione del Vaticano i, era stato infatti in dubbio sulla loro convocazione, decidendo poi in senso positivo. Così fu anche per il Vaticano ii. Nel 1962 si contavano 1.619 arcivescovi e vescovi residenziali e 975 vescovi titolari (per la gran parte vicari apostolici, nunzi e vescovi ausiliari). Assieme agli 87 cardinali e patriarchi e ai 97 superiori generali di ordini e congregazioni religiose chiamati a prendere parte al concilio, vi erano in tutto 2.900 potenziali partecipanti. Di questi, coloro che presenziarono alla prima sessione furono tra 2.400 e i 2.450. I nunzi e i delegati apostolici, ad esempio, restarono per lo più nelle loro sedi, come anche qualche vescovo ausiliare. Basti qui ricordare che se tra i vescovi residenziali italiani le assenze si attestavano circa sull’1,42% del totale, esse superavano l’11% per quelli statunitensi e brasiliani. Furono quasi trecento i vescovi che alla fine non riuscirono a partecipare a nemmeno una delle sessioni del Vaticano ii: tra i motivi, lo stato di salute o l’età troppo avanzata, o perché impossibilitati dai regimi politici di quei paesi: grazie a una indicazione di Giorgio La Pira, la Santa Sede tentò ad esempio di avviare conversazioni con il governo cinese tramite la sua ambasciata al Cairo.

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Se uno dei primi padri a raggiungere la sede del concilio fu il vescovo Antonie Barbieri, arcivescovo di Montevideo, che giunse a Roma verso la fine di settembre, ci furono vescovi che però nell’Urbe non ci arrivarono mai – come nel caso di John Forest Hogan di Bellary in India, che morì una volta giunto a Napoli – o ebbero modo di parteciparvi solo in modo estemporaneo come il gesuita Aston Chichester, arcivescovo emerito di Salisbury, in Rhodesia, che morì nell’atrio della basilica il 24 ottobre 1962, appena un’ora prima dell’inizio della vi congregazione generale. In una delle prime puntate del Diario del concilio – la rubrica settimanale curata dal giornalista Luca Di Schiena che dal 1962 al 1965 seguì i lavori conciliari – la rai mandò in onda un servizio di cronaca sul vescovo più giovane e quello più vecchio del Vaticano ii, ovvero il trentaquattrenne Alcides Mendoza Castro, vescovo di Abancay in Perù e Alfonso Carinci, segretario emerito della Congregazione dei Riti. Nato nel 1862 (aveva servito come chierichetto al Vaticano i), morì a 101 anni alla fine della seconda sessione, il 5 dicembre 1963. Quel servizio, oltre al mero dato curioso, inconsapevolmente toccava una questione non sottovalutabile, in termini di dibattito e di votazioni, ovvero il ricambio generazionale a cui si assistette nelle varie sessioni: furono 296 i nuovi vescovi nominati durante gli anni conciliari (107 europei, ma anche 38 asiatici, 44 africani, 43 dell’America Settentrionale, 60 dall’America Centro-Meridionale e 4 dall’Oceania). Si assistette infatti a un vero e proprio turn over dei vescovi che vi partecipavano, a fronte dei decessi e delle nuove nomine. I padri conciliari defunti dal 1962 al 1965 furono più di 250. Alla fine della prima sessione erano già morti 5 cardinali (dal 25 dicembre 1961), 12 arcivescovi, 48 vescovi e un superiore generale e di questi 7 a concilio iniziato (di cui 3 a Roma), per salire a 142 alla fine della iii sessione, a cui vanno aggiunti gli 82 del 1965 (tra cui 5 cardinali: Giulio Bevilacqua, Maurilio Fossati, Pierre-Marie Paul Gerlier, Albert Gregory Meyer e Clemente Micara). Le nomine furono comunque sempre più alte, in rapporto, così che i membri di diritto arrivarono a superare quota 3.000. Nella terza sessione, ad esempio, 150 vescovi parteciparono per la prima volta al Vaticano ii. Nonostante questo, fu il periodo che toccò in proporzione la quota di partecipazione più bassa, a fronte del calo dei padri africani, asiatici e latinoamericani. Fu sempre la rai che, accorgendosi di come la figura del vescovo – quello «specialista dell’insieme» secondo la celebre definizione di Jean Guitton – sarebbe stata la vera protagonista di quell’evento, pianificò una serie di approfondimenti da mandare in onda nell’estate del 1962, in particolare dedicando un ciclo a

I PADRI conciliari nominati durante il concilio

Arcivescovi e Vescovi residenziali 97 Arcivescovi e Vescovi titolari Prelati e Abati nullius Prefetti apostolici 167

Padri conciliari nominati durante il concilio 296

Superiori Generali 30

Cardinali e Patriarchi 2

Partecipanti 3.058

Assenti 274

Distribuzione dei padri partecipanti alla prima sessione sulla base della data di nascita (fonte J.L. Martín Descalzo, Un periodista en el Concilio. Primera etapa, Madrid 1963) Padri nati prima del 1871

9

Tra il 1871 e il 1880

124

Tra il 1881 e il 1890

418

Tra il 1891 e il 1900

521

Tra il 1901 e il 1910

981

Tra il 1910 e il 1920

604

Dopo il 1920

24

175


I vescovi

Focus/Corpo

1 1 5 1 1 1 1 2 2 15

-

1 1 1 3

-

2 1 2 3 1 10 2 1 4 1 1 1 3 4 1 1 38

Alto Volta Angola Burundi Cameroun Congo ex francese Congo ex belga Costa D’Avorio Dahomey Guinea spagnola Kenya Libia Madagascar Malawi Mozambico Nigeria Rep. Centro Afr. Rep. Mali Rhodesia Sud Tanzania Tchad Togo Uganda Zambia Africa

176

-

1 1

1 1 1 3

1 1 2 2 1 1 1 1 1 1 1 2 2 1 2 1 2 1 1 25

1 1 1 1 1 1 1 1 8

-

1 1 1 1 1 1 1 7

-

2 1 1 4 1 3 1 2 1 1 1 2 2 1 4 3 2 1 3 2 2 2 2 44

2 2

2 2

-

-

1 3 1 2 2 1 10

Argentina Brasile Cile Colombia Equador Perù Uruguay Venezuela America Meridionale

-

-

-

6 8 2 1 2 19

2 10 3 2 3 1 1 2 24

5 1 1 7

-

-

8 23 4 4 4 2 1 4 50

Australia Nuova Guinea Polinesia Oceania

-

-

-

1 1

1 1 2

-

1 1

-

2 1 1 4

Totale

2

6

12

91

133

11

11

30

296

PADRI CHE NON HANNO POTUTO PARTECIPARE AL CONCILIO

Albania Belgio Bulgaria Cecoslovacchia Danimarca Francia Germania Inghilterra Irlanda Italia Jugoslavia Lettonia Lituania Olanda Polonia Portogallo Romania Spagna Svizzera Ungheria Europa

1 1

1 1 1 3

3 1 3 1 8

1 3 1 3 1 3 1 1 1 3 1 2 4 2 27

3 3 1 5 17 2 4 4 6 1 1 2 2 7 1 3 1 4 67

1 1 2

2 2

3 3 2 8 1 24 3 5 7 13 3 1 3 4 10 2 2 8 1 7 110

Birmania Ceylon

-

-

1 -

-

1

-

-

1 1

Cina

-

3

-

15

3

3

-

24

Paesi e continenti

1 2 1 3 4 1 3 19

3

-

1 1 4 1 2 6 6 1 2 2 17 1 70

Congo ex belga Unione sud Africana Tanzania Africa

-

-

-

-

1 1 3 5

-

-

1 1 3 5

Canada Messico Stati Uniti America Settentrionale

-

2 2

2 1 3

3 3 3 9

9 5 14 28

-

-

14 9 19 42

Costarica Cuba El Salvador Haiti Honduras Panama Portorico Rep. Dominicana America Centrale

-

1 1

1 1

1 1 1 2 5

1 1 1 1 4

-

-

1 2 1 1 1 1 2 2 11

Argentina Brasile Cile Colombia Equador Perù America Meridionale

-

2 1 3

1 2 1 4

5 1 6

3 7 2 2 1 2 17

2 2 4

-

3 15 2 7 4 3 34

Australia Melanesia Oceania

-

-

-

-

1 1 2

-

-

1 1 2

Totale

1

18

24

78

142

9

2

274

PADRI CONCILIARI DECEDUTI DURANTE IL CONCILIO

Paesi e continenti

Belgio Cecoslovacchia Francia Germania Inghilterra Irlanda Italia Jugoslavia Lituania

Totale

1 3 1 4 1 3 13

1 2 1 4

1 1 1 12 1 31

Prefetti Apostolici

1 1 1 1 1 5

1 1 2

2 1 1 1 1 1 8

Prelati e Abati nullius

1 1 2

-

1 2 1 1 1 9

Vescovi titolari

-

-

-

Vescovi residenziali

Birmania Cambogia Ceylon Corea Giappone India Indonesia Iraq Filippine Libano Pakistan Palestina Giordania Thailandia Vietnam Formosa Asia

Costarica Cuba El Salvador Honduras Panama Portorico America Centrale

Corea Giappone India Indonesia Iraq Filippine Libano Pakistan Palestina Siria Vietnam Hong Kong Asia

Arcivescovi titolari

1 1 9 6 2 60 4 1 1 1 9 3 1 4 1 3 107

8 6 29 43

Arcivescovi residenziali

30 30

-

Cardinali

Totale

-

-

Totale

Superiori Generali

2 2

-

Prefetti Apostolici

Prefetti Apostolici

1 5 3 17 3 1 1 1 8 2 1 2 3 48

8 1 25 34

Prelati e Abati nullius

Prelati e Abati nullius

1 4 2 2 7 1 1 2 20

5 4 9

Vescovi titolari

Vescovi titolari

1 1 2

-

Vescovi residenziali

Vescovi residenziali

2 3

-

Arcivescovi titolari

Arcivescovi titolari

1 1 2

-

Arcivescovi residenziali

Arcivescovi residenziali

Belgio Finlandia Francia Inghilterra Irlanda Italia Jugoslavia Lettonia Lituania Olanda Polonia Portogallo Romania Spagna Svizzera Ungheria Europa

Paesi e continenti

Canada Messico Stati Uniti America Settentrionale

Cardinali

Cardinali

PADRI CONCILIARI NOMINATI DURANTE IL CONCILIO

2 1 6 -

2 3 5 1 -

1 1 10 -

1 1 6 2 1 3 25 1 1

5 9 5 1 1 12 -

1 -

4 -

6 1 19 8 6 5 63 2 1

Olanda Polonia Portogallo Romania Spagna Svizzera Turchia Ungheria Europa

9

2 3 1 17

2 1 15

4 2 1 8 1 57

Birmania Giappone India Indonesia Iraq Filippine Libano Palestina Siria Thailandia Formosa Asia

-

1 1 1 1 4

1 1 1 1 4

Africa Sud Ovest Alto Volta Burundi Congo ex belga Libia Madagascar Malawi Nigeria Egitto Unione Sud Africana Ruanda Senegal Tanzania Africa

-

1 1

Canada Messico Stati Uniti America Settentrionale

1 1

Cuba Guatemala Haiti Honduras Panama Portorico America Centrale

1 5 2 1 1 43

1 1 3

4

3 10 4 1 14 1 1 3 148

2 1 1 1 5

1 1 1 3 1 7

-

-

1 1 4 2 1 3 4 1 1 1 1 20

1 1 1 3

1 4 1 2 1 2 11

1 1 1 1 1 1 1 7

1 1

-

1 1 1 5 1 2 1 1 3 3 1 1 2 23

3 2 5

1 1

1 1 5 7

2 11 13

-

-

6 1 20 27

1 1

1 1 2

1 1

1 1 2

1 1

-

-

1 1 1 2 1 1 7

Argentina Bolivia Brasile Cile Colombia Equador Perù Uruguay America meridionale

-

2 1 1 4

1 1 2

2 3 2 1 1 1 10

1 1 1 1 1 5

-

-

4 1 6 3 2 2 2 1 21

Australia Nuova Guinea Nuova Zelanda

-

2 -

1 -

1 1

1 1 -

-

-

5 1 1

Oceania

-

2

1

2

2

-

-

7

Totale

11

35

27

94

78

4

4

253

177


I vescovi

Focus/Corpo

PADRI CONCILIARI CHE HANNO PARTECIPATO AL CONCILIO DISTINTI PER ETÀ (AL 1965) Paesi e continenti

Paesi e continenti

Totale Patriarchi e Arcivescovi residenziali

Età media anni

Rep. Mali

2

50

Unione Sud Africana

3

55

Totale Cardinali

Età media anni

Austria

1

60

Austria

1

73

Rhodesia Sud

1

60

Belgio

2

72

Francia

16

65

Ruanda

1

51

Francia

6

75

Germania

3

54

Senegal

1

44

Germania

3

68

Inghilterra

6

60

Tanzania

2

63

Inghilterra

1

60

Grecia

3

46

Tchad

1

48

Irlanda

1

52

Irlanda

3

66

Togo

1

40

Italia

40

76

Italia

59

67

Uganda

1

66

Jugoslavia

1

60

Jugoslavia

5

66

Zambia

1

54

Olanda

1

65

Malta

1

80

Totale Africa

44

57

Polonia

1

64

Polonia

2

53

Portogallo

1

77

Portogallo

3

61

Canada

13

64

Spagna

5

75

Spagna

11

69

Messico

10

70

Svizzera

1

65

Turchia

1

81

Stati Uniti

26

68

Totale Europa

64

74

Ungheria

1

75

49

67

115

66

Totale America Settentrionale

Totale Europa Ceylon

1

64

Giappone

1

73

Birmania

India

1

65

Corea

Filippine

1

57

Giappone

Libano

2

79

India

2 3 1 16

63 58 71 62

Siria

1

87

Indonesia

6

53

Formosa

1

75

Iran

2

62

Totale Asia

8

72

Iraq

6

59

Filippine

5

67

Algeria

1

62

Libano

6

59

Alto Volta

1

48

Singapore

1

64

Egitto

1

61

Pakistan

3

56

Unione Sud Africa

1

58

Palestina

2

67

53

Giordania

1

68

Tanzania Totale Africa

1 5

56

Equador

1

92

Perù

1

52

Uruguay

1

73

Venezuela

1

63

Totale America Meridionale

11

70

61

3

53

Malawi

1

60

Marocco

2

72

82

65

Totale

344

63

1

55

Perù

1

54

Uruguay

2

65

Venezuela

2

55

Totale America Meridionale

25

61

49 50

Cameroun

7

47

Congo ex francese

2

63

Congo ex belga

33

56

Algeria

1

53

Angola

1

53

Cameroun

2

57

Congo ex belga

1

58

Kenya

1

54

Liberia

1

53

Madagascar

2

69

Nigeria

1

51

Egitto

2

55

Unione Sud Africana

1

62

Tanzania

1

60

Tunisia

1

47

Zambia

1

55

Totale Africa

16

57

Canada

4

60

Messico

3

53

Stati Uniti

3

66

Totale America Settentrionale

10

60

Costarica

1

Totale

Paesi e continenti

Tot Vescovi residenziali

61

Età media anni

Costa d’Avorio

5

53

4

51

Austria

6

58

Belgio

6

59

Etiopia

2

59

Finlandia

1

68

Gabon

1

54

Francia

66

61

Gambia

1

53

Germania

20

63

Ghana

6

54

Gibilterra

1

65

Guinea

1

46

Inghilterra

19

62

Isola Reunione

1

50

1

67

Isola Maurizio

1

65

Irlanda

20

67

Isola Capo Verde

1

55

Italia

183

64

Kenya

8

54

Jugoslavia

10

61

Madagascar

12

58

Lussemburgo

1

72

Malawi

5

55

Malta

1

75

Mozambico

7

54

Monaco

1

60

Niger

1

46

17

58

Grecia

Norvegia

1

45

Nigeria

Olanda

7

57

Egitto

2

51

Rep. Centro Africana

3

53

Rep. Mali

4

56

15

60

Polonia

9

62

Portogallo

10

57

Spagna

48

64

Svezia

1

51

Unione Sud Africana

Svizzera

5

68

Rhodesia Sud

4

53

Ungheria Totale Europa

Birmania

1

50

Nigeria

3

65

Egitto

2

63

Austria

3

63

El Salvador

1

50

Giappone

Rep.Centro Afr.

1

58

Belgio

4

67

Honduras

1

56

India

51

168

Algeria

Dahomey

Mozambico

178

66

3

69 72

3

2

69

98

59

Burundi

1

Totale

61

Basutoland

1

Età media anni

9 173

53

Totale Oceania

Tot Arcivescovi titolari

Totale Asia

3

Australia

Paesi e continenti

Formosa

Totale Oceania

60

68

Paraguay

59

10

75

53

55

Totale America Centrale

8

1

5

55

2

Equador

5

27

Totale Oceania

71

Angola

Totale Asia

Nuova Zelanda

4

Alto Volta

84

66

Colombia

53

1

6

64

3

Trinidad e Tobago

Australia

3

Australia

55

59

Cile

59

2

2

59

4

Formosa

Perù

8

India

59

76

Brasile

54

1

1

53

1

Rep. Dominicana

Paraguay

1

Giappone

53

69

Bolivia

52

3

2

62

41

Vietnam

Equador

2

1

43

61

Argentina

1

1

10

53

Corea

Portorico

Argentina

5

Birmania

51

62

1

Totale Europa

1

54

Madagascar

78

Thailandia

Totale America Meridionale

Ghana

69

77

1

44

41

61

59

2

1

Turchia

1

1

1

8

Hong Kong

Svizzera

Panama

Cameroun

Etiopia

Vietnam

73

58

70

43

60

66

2

4

2

1

59

1

3

Spagna

Siria

Venezuela

Dahomey

3

Thailandia

Portogallo

81

66

49

Siria

62

1

1

1

68

1

Nicaragua

Burundi

Costa d’Avorio

1

Polonia

43

64

74

66

Giordania

74

1

6

1

58

6

64

2

Giordania

Colombia

Colombia

3

Pakistan

45

Olanda

48

59

54

Malesia

Italia

1

25

48

64

Honduras

Brasile

5

53

9

48

55

1

18

Libano

2

1

Congo ex belga

Filippine

59

Pakistan

Vietnam

Congo ex francese

66

2

56

61

58

4

Irlanda

1

64

1

Inghilterra

Guatemala

Totale Asia

Cile

56

68

76

72

81

4

3

1

4

1

Iraq

Libano

Messico

Brasile

Iran

64

62

76

54

1

4

1

1

Totale America Centrale

El Salvador

Cile

Argentina

Rep. Dominicana

62

52

72

61

66

1

3

2

82

12

Germania

Filippine

Bolivia

1

Francia

63

60

1

55

1

7

Basutoland

20

Cuba

Siria

Angola

Indonesia

50

64

70

53

1

2

9

1

Iran

Formosa

Totale America Settentrionale

Panama

55

64 73

54

1

3 5

1

Costarica

Canada Stati Uniti

Danimarca

3

71

Ruanda

3

52

420

63

Senegal

2

50

Seychelles

1

66

6

55

Sierra Leone

2

59

Ceylon

5

58

Togo

3

47

Corea

8

55

Somalia C.F.

1

56

13

61

Tanzania

14

22

56

60

Tchad

3

48

179


I vescovi Uganda Zambia

Focus/Corpo 7

56

Danimarca

1

69

Madagascar

1

38

Paesi e continenti

Tot Prelati e Abati nullius

Età media anni

Kenya

1

50

Libia

1

65

Nigeria

3

62

Rep. Centro Africana

1

65

Rep. Mali

1

50

Unione Sud Africana

4

51

7

58

Finlandia

1

40

Malawi

1

50

Totale Africa

204

55

Francia

37

64

Nigeria

1

33

Canada

40

59

Germania

33

61

Egitto

4

61

Inghilterra

9

57

Rep. Mali

1

80

Grecia

2

63

Unione Sud Africana

1

62

Irlanda

1

74

Somalia Rep.

1

75

Islanda

1

68

Sudan

2

56

Tanzania

1

50

Italia

85

62

Tanzania

4

53

1

49

Messico Stati Uniti Totale America Settentrionale

42 111 193

54 63 60

Austria

1

70

Italia

6

68

Svizzera

1

51

Ungheria

1

59

Totale Europa

9

65

Canada

1

50

Tchad

Stati Uniti

1

49

Zambia

1

50

Totale Africa

23

56

Canada

1

59

Messico

1

65

Stati Uniti

2

64

Totale America Settentrionale

4

63

Colombia

7

59

Equador

2

65

Falkland

1

75

Perù

1

60

Totale America Meridionale

11

62

Costarica

2

49

Jugoslavia

10

53

Uganda

3

57

Cuba

3

48

Lettonia

1

70

Zambia

1

54

El Salvador

4

63

Lituania

1

71

Totale Africa

39

56

Totale America Settentrionale

2

50

Giamaica

1

70

Lussemburgo

1

76

Guatemala

6

61

Malta

1

74

Canada

29

57

Honduras

2

56

Haiti

3

67

Norvegia

2

66

Isole Bermude

1

76

2

56

Honduras

2

53

Olanda

5

60

Messico

8

61

Totale America Centrale

Honduras Britan.

1

55

Polonia

44

57

Stati Uniti

90

58

Isola Curacao

1

59

Portogallo

8

55

128

58

Bahamas Island

1

56

Romania

1

60

Totale America Settentrionale

Isole Guadalupe

2

65

Spagna

17

61

Nicaragua

4

62

Svizzera

3

Panama

3

42

Ungheria

Portorico

2

49

Totale Europa

Rep. Dominicana

1

47

Trinidad e Tobago

3

55

Totale America Centrale

39

57

Argentina

38

53

Bolivia

5

61

Brasile

105

53

Cile

13

56

Colombia

26

55

Equador

8

62

Guyane

4

63

Paraguay

2

60

Perù

15

54

Uruguay

8

57

Venezuela

13

53

Totale America Meridionale

237

54

74

Cuba

4

58

7

61

El Salvador

3

48

Totale America Meridionale

14

51

294

61

Guatemala

3

52

Arabia

2

64

Cambogia

2

51

Ceylon

2

54

India

10

55

Indonesia

3

63

Iraq

1

38

Filippine

16

55

Laos

3

53

Libano

3

53

Haiti

1

45

Australia

Honduras

1

55

Totale Oceania

Nicaragua

3

64

Panama

2

59

Portorico

2

61

Rep. Domenicana

1

57

Trinidad e Tobago

2

60

Totale America Centrale

24

56

14

52

1

61

1

61

Totale

28

56 Totale

Tot Prefetti Apostolici

Età media anni

Austria

1

65

Paesi e continenti

Pakistan

1

50

Italia

3

65

Palestina

1

47

Bolivia

14

58

Olanda

2

63

66

56

Svizzera

1

65

Totale Europa

7

64

Giordania

2

61

Brasile

Thailandia

6

53

Cile

10

57

11

50

Vietnam

3

60

Colombia

Borneo

3

57

Equador

10

54

India

5

60

Hong Kong

1

65

Paraguay

9

56

Indonesia

2

60

20

56

Malesia

1

65

Formosa

1

50

Perù

Totale Asia

60

55

Uruguay

3

53

Thailandia

1

65

Venezuela

11

61

Hong Kong

1

65

Totale America Meridionale

168

56

Formosa

3

65

Totale Asia

13

62

Algeria

1

65

Alto Volta

1

65

Beciuania

1

46

Cameroun

1

55

Congo ex belga

2

60

Dahomey

1

65

Guinea

1

50

Guinea portoghese

1

50

2

47

Africa Sud Ovest

2

53

Totale Oceania

21

61

Algeria

1

61

Burundi

1

60

Congo ex francese

1

56

Congo ex belga

3

52

Etiopia

4

56

Gabon

1

59

Austria

4

60

Guinea spagnola

2

50

Belgio

13

64

Isola Reunione

1

69

1

48

2

61

Bulgaria

2

71

Liberia

Cecoslovacchia

4

71

Libia

Australia

8

52

Melanesia

6

58

Micronesia

2

60

Nuova Guinea

11

56

Nuova Zelanda

2

50

Polinesia

8

59

Totale Oceania

37

56

Totale

740

58

Nuova Guinea Totale Oceania

Argentina

Nuova Zelanda

180

70 52

66

Età media anni

1 5

1

Tot Vescovi titolari

Colombia Perù

Micronesia

Paesi e continenti

48

56

62

59

48

1

2

18

1287

7

Cile

Costarica

Australia

Totale

Brasile

Paesi e continenti Totale

1. Alcuni fedeli aspettano l’uscita dei padri dall’aula conciliare (Archivio Fscire).

1

Chi è il vescovo?: una serie di puntate volte appunto a illustrare a un pubblico generalista – ma con una informazione non per 60 60 nulla superficiale – la figura del vescovo nei suoi molteplici aspetti pastorali, sociali e storici. La trasmissione cercò così di colTot Superiori Età media anni generali mare una lacuna conoscitiva, per lo meno all’interno del panorama italiano, come 125 59 ben evidenziava l’inchiesta a margine del programma condotta tra gli stessi fedeli, chiamati a descrivere davanti alle telecamere i compiti dei propri pastori. Fragilità (la mancanza alle spalle di un «movimento episcopale», come è stato fatto notare) che si sarebbero rispecchiate in parte anche nel documento che il Vaticano ii dedicò proprio al ministero episcopale, il decreto Christus dominus, nonostante comunque l’introduzione di importanti novità che si «appoggiarono» su un grado di maturazione teologica tipicamente novecentesca e confluita nella costituzione Lumen gentium, a cui il decreto era strettamente legato da un rapporto di dipendenza.

(Fonte: Osservatore della domenica, 1966; segreteria del concilio Vaticano ii e Il Concilio Vaticano ii. Cronache del Concilio Vaticano ii edite da «La Civiltà Cattolica», a cura di Giovanni Caprile, Roma 1965-69).

2

59

2

59

Bibliografia J. Hamer, Notes sur la collégialité épiscopale, in «Revue de sciences philosophiques et théologiques», 44 (1960), pp. 40-50; I Padri presenti al Concilio Ecumenico Vaticano ii, a cura della segreteria generale del concilio, Città del Vaticano 1966; R. Aubert, Organizzazione e funzionamento dell’assemblea, in Storia della Chiesa: La Chiesa del Vaticano ii (1958-1978), vol. xxv/1, a cura di M. Guasco, E. Guerriero, F. Traniello, Cinisello Balsamo 1994, pp. 159-226; G.H. Raguer, Fisionomia iniziale dell’assemblea, in Storia del concilio Vaticano ii, vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 193-258; M. Faggioli, Il vescovo e il concilio. Modello episcopale e aggiornamento al Vaticano ii, Bologna 2005.

181


Focus Corpo

35. Gli ordini religiosi

Il diritto canonico vigente prevedeva, conformemente alla tradizione della Chiesa latina, la presenza in concilio degli abati e prelati nullius, dell’abate primate e degli abati superiori di congregazioni monastiche, ma anche dei superiori generali degli ordini «esenti» (cioè dipendenti direttamente dal papa e non dalla giurisdizione episcopale, come ad esempio gli ordini mendicanti). Le congregazioni religiose non formate da chierici e quelle di diritto diocesano dovevano invece avere un invito. Era già accaduto al Vaticano i, quando Pio ix chiamò a concilio anche i superiori religiosi maggiori, come il benedettino liturgista e ultramontano Prosper Guéranger, abate di Solesmes. All’inizio di ottobre 1962 anche papa Giovanni xxiii invitò (in termini tecnici era una «concessione» a partecipare) i superiori generali di alcune famiglie religiose non esenti, che avevano più di mille professi, a cui aggiunse quattro congregazioni missionarie. Per questo nell’aula del Vaticano ii sedevano i superiori della Congregazione dei Sacri Cuori, i Padri Maristi, i Monfortiani, gli Oblati di Maria Immacolata, i chierici di San Viatore, i Marianisti, la Congregazione di Santa Croce, gli Assunzionisti, i Sacerdoti del Ss.mo Sacramento, i Claretiani, i Missionari del S. Cuore di Gesù, gli Oblati di S. Francesco di Sales, i Missionari di N.S. de La Salette, i Sacerdoti del S. Cuore di Gesù, i Figli del S. Cuore di Gesù (delle Missioni Africane di Verona), la Congregazione del Cuore Immacolato di Maria (Missionari di Scheut), i Salvatoriani, l’Istituto Missioni della Consolata di Torino, i Missionari della S. Famiglia, la Pia Società S. Paolo e la Piccola Opera della Divina Provvidenza. A queste, successivamente, si aggiunsero anche i Missionari d’Africa (i Padri Bianchi), la Società delle Missioni Africane, la Società di S. Giuseppe di Mill Hill per le missioni estere e la Società di S. Colombano per le missioni cinesi. Le famiglie religiose furono dunque una presenza corposa. A parte i religiosi (circa 500) che erano vescovi e il superiore generale della Congregazione dello Spirito Santo che sedeva al Vaticano ii in quanto vescovo diocesano, in S. Pietro c’erano 940 religiosi presenti come tali, cioè il 38% circa dell’assemblea: 97 furono i superiori generali di ordini e congregazioni religiose convocati alla prima sessione. I gruppi più numerosi furono i frati minori (90), i cappuccini (55), i gesuiti (51), i salesiani (51), i padri bianchi (44), la Congregazione dello Spirito Santo (41), i benedettini (37), i domenicani (36) e gli oblati di Maria Immacolata (34). A questi si aggiungevano i periti, fra i quali alcuni dei grandi teologi del concilio. Furono dunque sei le diverse famiglie a cui appartenevano i

182

religiosi esenti presenti in concilio; alla famiglia dei canonici regolari (ad esempio, la Congregazione del SS. Salvatore, premostratensi, crocigeri), dei monaci (i benedettini confederati, i cistercensi, i trappisti, i certosini, i basiliani, etc.), degli ordini mendicanti (i domenicani, i frati minori, i conventuali, i cappuccini, i carmelitani scalzi, il Terz’Ordine di S. Francesco, etc.), dei chierici regolari (i teatini, i barnabiti, i gesuiti, i somaschi, i ministri degli infermi, i caracciolini, i chierici della Madre di Dio e gli scolopi), delle Congregazioni religiose clericali (i dottrinari, i mariani, i passionisti, i redentoristi, i rosminiani, i salesiani, i verbiti, etc.) e della Società di vita comune senza voti (i lazzaristi e i pallottini). Nonostante questa grande presenza, il documento sulla vita religiosa Perfectae caritatis non fu uno dei grandi atti del concilio: la proposta di ridurlo a una serie di «proposizioni» avanzata nella commissione di coordinamento del gennaio 1963 non andò in porto e diventò un decreto (approvato nella sua quinta stesura nell’ultima sessione con 2.325 voti favorevoli e 4 contrari); uno dei pochi apporti teologicamente qualificati fu quello dell’ecumenista canadese Jean-Marie Roger Tillard sulla povertà; l’ordinazione sacerdotale dei fratelli insegnanti rilevante per i Maristi italiani rientrò nello schema all’ultimo momento senza avere una fondazione teologica.

1

2

1. Sant’Antonio il Grande, dipinto su tavola, xviii secolo, Il Cairo, Museo Copto (Archivio Jaca Book). 2. San Benedetto assistito dall’angelo, con il libro della Regola trasmesso all’abate Giovanni i (914-934). Regola di san Benedetto e altri testi (anni 914-934), Montecassino, Archivio dell’Abbazia. Cod. Casin. 175, p. 2 (Archivio Jaca Book). 3. San Francesco nell’affresco della Maestà di Cimabue. Assisi, Chiesa Inferiore (Archivio Jaca Book). 4. Dipinto anonimo, prima metà del xvii secolo, antisacrestia della Chiesa del Gesù, Roma. La scena si svolge senza dubbio nel 1540, quando Paolo iii (1468-1549) approva la nuova Compagnia; sant’Ignazio, attorniato dai primi Gesuiti, porge al papa Farnese un libello, che deve contenere gli Esercizi spirituali che egli compose e fece praticare ai suoi compagni, a meno che non si tratti della Formula Instituti, primo abbozzo delle Costituzioni (Archivio Jaca Book).

3

4

183


Gli ordini religiosi

Focus/Corpo

Cardinali, patriarchi, arcivescovi e vescovi residenziali e titolari

Prelati non vescovi

Totale generale

Minori*

89

1

90

Eremitani*

4

1

5

Antoniani di S. Isaia dei Maroniti*

-

1

1

Cappuccini*

54

1

55

Eudisti

5

-

5

Antoniani libanesi dei Maroniti*

-

1

1

Gesuiti*

50

1

51

Pallottini

5

-

5

Olivetani*

-

1

1

Salesiani*

49

2

51

Servi di Maria*

4

1

5

Vallombrosani*

-

1

1

Padri Bianchi

44

-

44

Basiliani aleppini*

3

1

4

Camillini*

-

1

1

Congregazione dello Spirito Santo

41

-

41

Basiliani del S. Salvatore*

3

1

4

Caracciolini*

-

1

1

Benedettini Conf.*

14

23

37

Basiliani Soariti

3

1

4

Certosini*

-

1

1

Domenicani*

34

2

36

Ordine della S. Croce*

3

1

4

Congr. d’Italia dei monaci basiliani*

-

1

1

Oblati di Maria Immacolata

34

-

34

Miss. di Mariannhill

4

-

4

Congr. dei missionari dei SS. Cuori*

-

1

1

Lazzaristi

29

-

29

Miss. della S. Famiglia

4

-

4

Congr. dei monaci eremiti camaldolesi*

-

1

1

Verbiti*

24

2

26

Saveriani

2

2

4

Congr. Eremiti Camaldolesi di M. Corona*

-

1

1

Redentoristi*

24

1

25

Terz’Ordine reg. di S. Francesco*

2

2

4

Discepoli del Signore

1

-

1

Missioni estere di Parigi

24

-

24

Barnabiti*

2

1

3

Dottrinari*

-

1

1

Società delle Missioni Africane

21

-

21

Silvestrini*

2

1

3

Figli della B.V. Immacolata di Luçon

1

-

1

Missionari del S. Cuore

17

1

18

Conventuali*

2

1

3

Francescani familiari di S. Giuseppe

1

-

1

Maristi

14

-

14

Chierici Regolari Mariani*

2

1

3

Giuseppini del Murialdo

1

-

1

Passionisti*

13

1

14

Mercedari*

2

1

3

Imitazione di Cristo

1

-

1

Pime

14

-

14

Miss. di N. Signora della Salette

3

-

3

Istituto Cavanis

1

-

1

Società di Maryknoll

11

2

13

Miss. di S. Francesco di Sales

3

-

3

Istituto di S. Maria di Guadalupe

1

-

1

-

1

1

Ordini religiosi

Cistercensi*

2

10

12

Oblati di S. Francesco di Sales

3

-

3

Minimi*

Missionari di Scheut

12

-

12

Ordine della SS. Trinità*

2

1

3

Missionari dello Spirito Santo

1

-

1

Sacerdoti del S. Cuore

11

-

11

Premonstratensi*

2

1

3

Miss. di S. Giuseppe del Messico

1

-

1

Soc. di S. Giuseppe di Mill Hill

11

-

11

Società di S. Patrizio

3

-

3

Missioni estere di Betlemme

1

-

1

Congr. dei SS. Cuori di Picpus

9

1

10

Somaschi*

2

1

3

Missioni estere di Scarboro

1

-

1

Monfortani

10

-

10

Sulpiziani

3

-

3

Monaci di S. Paolo Eremita*

-

1

1

Carmelitani Scalzi*

8

1

9

Antoniani Aleppini*

1

1

2

Opus Dei

-

1

1

Claretani

9

-

9

Chierici regolari della Madre di Dio*

1

1

2

Ordine teutonico*

-

1

1

Congr. della S. Croce

8

-

8

Giuseppini d’Asti

1

1

2

Petits Fréres

1

-

1

Comboniani

8

-

8

Istituto spagnolo di S. Francesco Saverio

2

-

2

Preti del S. Cuore di Bétharram

1

-

1

Carmelitani dell’Antica Osservanza*

5

2

7

Mechitaristi di Venezia*

2

-

2

Preti di S. Basilio

1

-

1

Recolleti

6

1

7

Mechitaristi di Vienna

2

-

2

Romitani Scalzi*

-

1

1

Società di S. Colombano

7

-

7

Miss. del Preziosissimo Sangue

2

-

2

Rosminiani

1

-

1

Assunzionisti

6

-

6

Miss. Figli del S. Cuore

1

1

2

Scolopi*

-

1

1

Basiliani di S. Giosafat*

5

1

6

Missioni Estere di Quebec

2

-

2

Società portoghese missioni d’oltremare

1

-

1

Istituto della Consolata

6

-

6

Missioni estere di Yarumal

2

-

2

Stimmatini

1

-

1

Miss. di S. Paolo dei Melchiti

6

-

6

Antoniani di S. Ormisda dei Caldei*

1

1

2

Teatini*

-

1

1

Canonici Regolari Confederati*

2

3

5

Resurrezionisti

2

-

2

Trappisti*

-

1

1

184

* gli ordini esenti Fonte: I convocati al Concilio Ecumenico Vaticano ii, a cura di N. Venturini; ASV, Carte Bea, b. 18. Dati relativi alla data di promulgazione della bolla Humanae Salutis.

Bibliografia Il Concilio Vaticano ii. Cronache del Concilio Vaticano ii edite da «La Civiltà Cattolica» - Quarto periodo 1965, a cura di G. Caprile, vol. v, Roma 1969; R. Aubert, Organizzazione e funzionamento dell’assemblea, in Storia della Chiesa: La Chiesa del Vaticano ii (1958-1978), vol. xxv/1, a cura di M. Guasco, E. Guerriero, F. Traniello, Cinisello Balsamo 1994, pp. 159-226; H. Raguer, Fisionomia iniziale dell’assemblea, in Storia del concilio Vaticano ii diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 193-258; Les Religieux et le Concile Vatican ii. Colloque International, Rome, 12-14 Novembre 2014 (di prossima pubblicazione).

185


Focus Corpo

36. I cattolici di rito orientale

A fronte 1. Vescovi di rito orientale in occasione della cerimonia di apertura, l’11 ottobre (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

3-4. Vescovi di rito orientale prendono posto in aula in attesa dell’inizio della cerimonia di apertura della seconda sessione (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

2. Un gruppo di padri conciliari orientali al concilio: da sinistra a destra, romeno, ucraino, italo-albanese e russo (da Il Concilio Vaticano ii).

1

2

L’imponente sfilata di vescovi che segnò l’apertura del concilio Vaticano ii l’11 ottobre 1962 rese visibile la varietà dei riti che la storia aveva inglobato nella Chiesa cattolica. Accanto a quelli dei paesi americani, africani, asiatici ed europei si videro così entrare in S. Pietro vescovi che, già nel differente abbigliamento liturgico, mostravano di appartenere a Chiese di tradizione non latina. Per tutti questi vescovi si ricorreva al generico appellativo di «orientali»: per le Chiese ortodosse da cui si erano distinte entrando in comunione con Roma in diverse stagioni e modi, i vescovi di queste Chiese erano «uniati». Definizioni che tuttavia finivano per accumulare realtà davvero molto diverse tra loro. Ne era particolarmente consapevole anche Giovanni xxiii, che nel 1925 era stato mandato in Bulgaria in un disegno unionista mancato e che per dieci anni aveva conosciuto dall’antica Costantinopoli le complessità dei tanti orienti cristiani. «L’Oriente non esiste che nelle classificazioni generalizzanti degli occidentali», aveva infatti detto Roncalli da patriarca di Venezia: e il gruppo di questi cattolici «orientali» era effettivamente eterogeneo. Erano circa una sessantina i padri provenienti dal Medioriente, in rappresentanza di sei patriarcati cattolici (armeni, caldei, maroniti, melchiti, siriani e copti); c’erano quindi diciannove vescovi ucraini di rito greco-cattolico in rappresentanza dei due milioni di compatrioti presenti tanto in Europa quanto nel continente americano. Questi ultimi avevano posto fin dai vota come prioritaria la questione della condanna del comunismo e ritenevano di poter svolgere un ruolo decisivo nei rapporti con l’ortodossia. Ne erano convinti anche maroniti, armeni, siriani e soprattutto i melchiti, che volevano segnare «il posto dell’assente», cioè l’ortodossia costantinopolitana, rappresentata solo dal terzo periodo da un

186

delegato personale del patriarca Athenagoras. Erano Chiese che avevano resistito alla «latinizzazione» e che erano in sintonia con Giovanni xxiii nel ritenere pericoloso pensare a nuovi dogmi che avrebbero aumentato le distanze con le Chiese ortodosse. Tuttavia, proprio per garantire la presenza di osservatori (oltre che dei vescovi) dell’area di influenza sovietica, il segretariato per l’unità e la nunziatura ad Ankara avviarono contatti con l’Unione Sovietica che determinarono un certo irrigidimento degli ucraini, fedeli – come peraltro una vasta parte dei cattolici ungheresi e polacchi – a una visione di resistenza sino all’estremo contro i regimi comunisti. Giovanni xxiii aveva avviato delle trattative riservate per favorire la partecipazione al concilio di tutti quei vescovi che vivevano in una condizione di prigionia al di là della cortina di ferro: neppure la scarcerazione di monsignor Josyp Slipyj, arcivescovo di Lviv degli ucraini, che di queste trattative era un primo importante frutto, mutò la persuasione di chi riteneva che con il Cremlino non si dovesse parlare per nessun motivo. Altri «orientali», come i maroniti, diedero un apporto alla discussione sull’unità della Chiesa, mentre i melchiti, particolarmente attraverso la voce del patriarca Maximos iv, marcarono la loro peculiarità protestando per i posti a loro riservati in aula che incredibilmente li collocava dopo i cardinali e rifiutandosi di parlare in latino. Il patrimonio liturgico e disciplinare di queste Chiese (uso di lingue vive, concelebrazione, comunione sotto le due specie, clero uxorato) ebbe un ruolo nell’aprire gli occhi a molti vescovi che dell’Oriente avevano una visione anacronistica e stereotipata; e fecero pesare una istanza di sinodalità che faceva parte della loro tradizione, che, al contempo, mostrava una modalità di esercizio della communio ecclesiarum dimenticata nella Chiesa latina.

3

4

Bibliografia Discorsi di Massimo iv al Concilio, Bologna 1968; i. Dick, Vatican ii et les Églises orientales catholiques, in Le deuxième concile du Vatican (1959-1965), Roma 1989, pp. 615-625; R. Morozzo della Rocca, I «voti» degli orientali nella preparazione del Vaticano ii, in À la veille du Concile Vatican ii. Vota et réactions en Europe et dans le catholicisme oriental, édité par M. Lamberigts et Cl. Soetens, Bibliotheek van de Faculteit der Godgeleerdheid, Leuven 1992, pp. 119-145; R. Aubert,

Melchiti

Organizzazione e funzionamento dell’assemblea, in Storia della Chiesa, xxv/1, La Chiesa del Vaticano ii (1958-1978), a cura di M. Guasco, E. Guerriero, F. Traniello, Cinisello Balsamo 1994, pp. 173-174; N. Edelby, Il Vaticano ii nel diario di un vescovo arabo, a cura di R. Cannelli, Cinisello Balsamo 1996; H. Raguer, Fisionomia iniziale dell’assemblea, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 193-258; A. Riccardi, Il Vaticano e Mosca (1940-1990), Roma-Bari 1992.

Cardinali, patriarchi, arcivescovi e vescovi residenziali

Arcivescovi e vescovi titolari

Totale

Prelati non vescovi

Totale generale

Fedeli

Proporzione padri conciliari per fedele

13

9

22

3

25

397.600

15.500

Ucraini

8

10

18

1

19

5.374.000

282.800

Maroniti

10

3

13

3

16

870.000

54.300

Caldei

12

1

13

1

14

190.000

13.500

Armeni

7

7

14

-

14

97.100

6.900

Siri

6

4

10

-

10

80.000

8.000

Malabaresi

7

-

7

-

7

1.349.000

192.700

Copti

4

2

6

-

6

82.800

13.600

Etiopi

3

1

4

-

4

59.200

14.800

Romeni

2

1

3

-

3

1.572.000

524.000

Italo-Albanesi

1

1

2

1

3

70.400

23.400

Malankaresi

2

-

2

-

2

118.000

59.000

Russi

-

2

2

-

2

3.000 (solo quelli all’estero)

1.500 (solo quelli all’estero)

Ungheresi

1

-

1

-

1

215.000

215.000

Iugoslavi

-

1

1

-

1

56.300

56.300

Bianco-ruteni

-

1

1

-

1

35.000

35.000

Bulgari

-

1

1

-

1

9.400

9.400

1 130 (4,6% dei padri conciliari)

2.800

2.800

10.582.500

Greci TOTALE

-

1

1

-

76

45

121

9

187


Focus Corpo

37. I periti

Il quinto capitolo del motu proprio Appropinquante concilio del 6 agosto 1962, che pubblicava il Regolamento dell’assemblea sinodale, all’art. 9 esplicitava la facoltà del papa di nominare dei teologi, canonisti e altri esperti in qualità di consulenti del concilio, ovvero di «periti». All’art. 10 si chiariva che tali consulenti potevano partecipare alle congregazioni generali, ma avrebbero potuto prendere la parola solo se interrogati. Di fatto, a differenza di quanto avvenuto al Tridentino e nei concili precedenti, durante i quali i teologi avevano avuto occasione di parlare di fronte ai padri raccolti nelle congregazioni generali, al Vaticano ii ciò non avvenne mai. Nonostante questo, il contributo offerto dai periti al concilio fu decisivo, non solo nell’elaborazione dei documenti nelle commissioni conciliari di cui erano consultori, ma anche nel formare e orientare l’opinione dei padri attraverso occasioni che si svolgevano al di fuori della basilica di S. Pietro: come gli incontri di studio delle conferenze episcopali o dei gruppi e delle correnti, o le stesse interviste a riviste e televisioni. A questo proposito, il 15 settembre 1964, nel pieno della discussione del controverso capitolo iii del De ecclesia, per iniziativa di Paolo vi vennero aggiornate le norme a cui avrebbero dovuto attenersi i periti, secondo alcuni padri troppo impegnati a tenere «conferenze per favorire e divulgare alcune tendenze»: tra i numerosi divieti contenuti in queste norme, vi era anche quello relativo al rilasciare interviste, pena la perdita del titolo (AS, vol. iii, t. 1, pp. 24, 157). Accanto ai periti di nomina pontificia, l’art. 11 del Regolamento contemplava la possibilità per i singoli padri conciliari di avvalersi anche di esperti personali, che li avrebbero seguiti a Roma senza aver però diritto a partecipare alle congregazioni generali e alle riunioni delle commissioni, pur essendo ugualmente tenuti al segreto riguardo ai dibattiti e alle discussioni interne al concilio di cui erano messi a parte dai loro vescovi. Questi esperti privati, di cui è difficile ricostruire un elenco completo, non ebbero però sempre un ruolo marginale: Giuseppe Dossetti, consulente personale del cardinale Lercaro, che all’inizio della seconda sessione svolse le funzioni di segretario del collegio dei moderatori in una fase breve e cruciale, ricevette ad esempio il biglietto papale di nomina a perito del concilio solo dalla terza sessione. La prima lista di periti, pubblicata il 28 settembre 1962, conteneva 224 nomi; il loro numero crebbe nel corso delle sedute conciliari, tra collettive e singole nomine rese note di volta in volta nel frattempo, arrivando a un totale di 480. I nominati della prima ora, pur provenendo da più di trenta paesi diversi, erano appartenenti alla curia e membri e consultori delle diverse commissioni preparatorie come pure professori di atenei romani, specchio di una idea di concilio controllata dalle scuole romane in lotta fra loro. Ben 85 erano italiani (di cui 44 curiali),

188

1-6. Da sinistra a destra, dall’alto al basso, i periti Carlo Bali (1899-1977), Edward Schillebeeckx (1914-2009), Henri de Lubac (1896-1991), Gregory Baum (1923-), Yves Congar (1904-1995), Jean Daniélou (1905-1974) (da Das Konzil und seine Folgen).

con un centinaio di altri europei provenienti per lo più da Francia, Spagna e Germania, mentre solo uno proveniva dall’Africa (Egitto) e sette dall’Asia (due libanesi, un giordano, un siriano, un turco, un cinese e un indiano). Vi erano poi 16 statunitensi, tre canadesi, due brasiliani e un argentino, con 84 docenti di università, collegi, istituti e case romane degli ordini religiosi e 53, per lo più canonisti, già consultori o membri delle congregazioni romane. La rappresentatività nazionale e culturale non fu mai un obiettivo. Non erano numerosi i teologi missionari, mancavano i parroci e anche a nomine finite le quote rimasero favorevoli all’Europa. La quasi completa assenza di teologi e canonisti provenienti da terre di missione era legata anche a problemi di natura finanziaria, essendo più economico e più semplice nominare come periti esperti che risiedessero già a Roma per motivi accademici. Difatti, dei 224 inizialmente nominati, più della metà provenivano proprio dal centro della cattolicità latina. Tuttavia furono proprio i periti a portare nei documenti conciliari l’influenza dei grandi movimenti come quelli biblico, liturgico e patristico, emersi e sviluppatisi già dall’inizio del secolo xix e diventati un fattore di rinnovamento inascoltato nei tre decenni anteriori al concilio. Particolarmente forte era l’influenza delle scuole teologiche mitteleuropee e francesi, come quelle di Lovanio, Innsbruck, Tubinga, Lione e dei domenicani di Le Saulchoir. Tra i teologi della «scuola tedesca» (anche se tedeschi erano pure Franz Hürth e Heribert Schauf, rappresentanti della rigida impostazione scolastico-romana) vi erano Joseph Jungmann e Johannes Wagner, esponenti del movimento liturgico, e Eduard Stakemeier, dell’istituto ecumenico di Paderborn, come anche Bernhard Häring, precursore del rinnovamento della teologia morale. La squadra tedesca contava inoltre lo storico della Chiesa Hubert Jedin, studioso del concilio di Trento, Joseph Ratzinger, che nella prima sessione aveva accompagnato come perito personale il cardinale Frings per poi ottenere la nomina pontificia a perito dalla seconda in poi, e soprattutto Karl Rahner, una delle guide teologiche determinanti del Vaticano ii, che con la sua autorevolezza riuscì più volte a far «saltare» alcuni schemi, presentando progetti alternativi teologicamente più aperti, anche grazie alla collaborazione di altri autorevoli periti. Tra questi, diedero una forte impronta al lavoro conciliare diversi teologi francesi, come Yves Congar, Jean Daniélou e Henri de Lubac, tutti esponenti della nouvelle theologie repressa durante il pontificato. Giovanni xxiii insistette personalmente perché fossero convocati al concilio come periti anche costoro, specialmente Congar e de Lubac, affinché il concilio potesse dialogare anche con posizioni e concezioni teologiche diverse. Altri teologi ebbero un ruolo senza trovare la riabilitazione che in vari casi (Da-

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6

niélou, Ratzinger, Congar, de Lubac, Grillmeier) fu coronata con la creazione cardinalizia nei pontificati successivi: ad esempio il domenicano Marie-Dominique Chenu non fu mai nominato perito, vittima della sorveglianza del s. Uffizio. Ciononostante, ebbe comunque modo di contribuire enormemente all’impostazione del concilio, mettendosi a disposizione di diversi vescovi francesi e delle conferenze episcopali (fu sua ad esempio l’idea e la prima bozza del Messaggio al mondo approvato dai padri pochi giorni dopo l’apertura del concilio, il 20 ottobre 1962). Alla fine della quarta sessione conciliare Paolo vi (che proprio dell’opera del suo consulente personale Carlo Colombo si giovò particolarmente,

quasi imponendone il pensiero alla fine del concilio nel corso della revisione degli schemi conciliari più controversi, in qualità di vero e proprio «teologo del papa») volle rendere pubblico omaggio al servizio essenzialmente nascosto reso dai periti al concilio invitandone alcuni a partecipare alla concelebrazione del 18 novembre 1965. Bibliografia M.-D. Chenu, Notes quotidiennes au Concile, édité par A. Melloni, Paris 1995; Y. Congar, Mon Journal du Concile, 2 voll., Paris 2002; H. de Lubac, Carnets du Concile, t. 1 et 2, introduit et annoté par L. Figoureux, Paris 2007; G. Alberigo, Giuseppe Dossetti al concilio Vaticano ii, in Transizione epocale, Bologna 2009, pp. 393-502; The council notes of Edward Schillebeeckx 1962-1963, edited by K. Schelkens, Leuven 2011; G. Valente, Ratzinger al Vaticano ii, Cinisello Balsamo 2013.

189


I periti

Focus/Corpo mons. Cardinale I.

A p. Abate A., op

I

d. Dossetti G.

mons. Governatori L.

I

II III IV

p. Lambert B., op

d. Morisset B.

III IV

p. Raes A., sj

I

II III IV

II III IV

p. Goyeneche S., cmf

I

II

mons. Lambruschini F.

I

II III IV

p. Morlion F., op

III IV

p. Rahner K., sj

I

II III IV

i

II III IV

mons. Casaroli A.

p. Talatinian B., ofm

I

II III IV

II III IV

p. Driscoll A., op

II III IV

mons. Graneris G.

I

II III IV

d. Landi A.

I

II III IV

mons. Mörsdorf N.

p. Ramirez G., op

I

II III IV

p. Tascon T., op

I

II III IV

p. Grasso D., sj

I

II III IV

d. Moss Tapajoz I.

mons. Ramselaar A.

I

I

I

II III IV

d. Mouroux J.

II III IV

p. Moya R., op

I

II III IV

d. Müehlen H.

III IV I

p. Abellán P., sj

i

II III IV

mons. Casoria G.

I

II III IV

p. Dubarle D., op

p. Ahern B., cp

i

II III IV

d. Castellino G., sdb

I

II III IV

p. Dumont C., op

d. Albareda G.M.

i

II III IV

d. Alting von G.L.

IV

mons. Cecchetti I.

I

II III

p. Duroux B., op

mons. Cerfaux L.

I

II III IV

e

mons. Anglés P. I.

i

II III IV

mons. Ceriani G.

I

II III IV

p. Ebben B., op

p. Antonelli F., ofm

i

II III IV

d. Chavasse A.

I

II III IV

p. Egger C., crl

IV I

II III IV III IV

mons. Graves L.

IV II III IV

II III IV

d. Che-Chen-Tao V.

I

II III IV

p. Eid E.

I

II III IV

p. Guay A., omi

II III IV

mons. Chereath S.

I

II III IV

p. Eldarov G., ofm

I

II III IV

mons. Guerri S.

p. Ciappi L., op

I

II III IV

mons. Etchegaray R.

II III IV

p. Cik S.

I

II III IV

p. Gutierrez A., cmf

i

III IV

p. Evers E., sss

III IV

III IV

mons. Guardini R.

p. Arrighi G., op

d. Baker J.

III IV II III IV

mons. Groot J.

d. Augustin F. B

mons. Landucci P.C. mons. Lattanzi U.

p. Greco G., sj p. Grillmeier L., sj

I

II III IV II III IV

II III IV

III IV

d. Laubacher J., sulp. d. Laurentin R. p. Le Bourgeois A., cjm

II III IV

p. Lebret J., op

III IV

II III IV

mons. Righetti M.

I

II III IV

mons. Tinello F.

I

II III IV

II III IV

mons. Robitaille D.

I

II III IV

mons. Tobin T.

I

II III IV

II III IV

mons. Murray E.

I

II III IV

mons. Lefebvre C.

I

II III IV

N

mons. Leinfelder P.

I

II III IV

mons. Nabuco J.

mons. Lentini S.

I

II III IV

d. Naud A.

IV

d. Leetham C.

h d. Haas J.

I

II III IV

p. Baragli E., sj

i

d. Hacault A.

I

II

d. Lessard R.

I

II III IV

p. Neuner J., sj

I

II III IV

II III IV

mons. Levesque C.H.

I

II III IV

p. Nicet J., fsc

II III IV

mons. Ligutti L.

I

II III IV

mons. Limoges R.

II

mons. Fagiolo V.

I

II III IV

p. Hamer J.J., op

II III IV

p. Faltin D., ofm

I

II III IV

d. Hammel P.

d. Hafouri G.

p. Barry G., omi

i

II III IV

p. Congar Yves, op

I

II III IV

d. Fazzalaro F.

I

II III IV

p. Häring B., cssr

d. Barry M.

i

II III IV

p. Connell F.J., c.ss.r.

I

II III IV

mons. Felici A.

I

II III IV

p. Haubtmann P.

I

II III IV

mons. Fenton J.

I

II III IV

mons. Herlihy D.

II III IV

p. Fernandez Gennaro del S. Cuore, Orsa I

II III IV

p. Heston E., csc

mons. Ferrari Toniolo A.

I

II III IV

d. Hickey J.

mons. Ferraro N.

I

II III IV

mons. Higgins G.

II III IV

mons. Fiedler E.

I

II III IV

mons. Bartoccetti V.

i

II III IV

mons. Connolly J.

p. Baum G., oesa

i

II III IV

mons. Connolly N.P.

mons. Baum W.

i

II III IV

mons. Conway D.

p. Bednarski F., op

II III IV

p. Cottier M.M., op

mons. Behrendt A.

III IV

III IV IV

p. Courtney Murray J., sj

I

III IV I

mons Rodhain J.

I

II III IV

p. Tocanel P., ofm

I

II III IV

mons. Rodriguez M.J.

I

II III IV

mons. Tondini A.

I

II III IV

II III IV

mons. Romani S.

I

II III IV

mons. Toomey J.

I

II III IV

II III IV

mons. Romita F.

I

II III IV

p. Trapé A., oesa

I

II III

II III IV

p. Roschini G., osm

I

II III IV

d. Rosemeyer R. d. Rossi G.

I

II III IV

p. Tromp S., sj

IV

p. Rousseau J., omi

I

II III IV

d. Tshibangu T.

I

II III IV

O

I

II III IV

d. O’Connel J.

I

II III

p. Lonergan B., sj

I

II III IV

mons. Lopes Da Cruz E.

I

II III IV

p. O’Connor D., m.s.ss.t.

I

II III IV

d. Lores V., Sac. Op. Dioc.

I

II III IV

mons. O’Keefe D.

II III IV

p. Salaverri G., sj

I

II III IV

p. Lumbreras P., op

I

II III IV

p. Olivier B., op

II III IV

p. ab. Salmon P., osb

p. Olmedo D., sj

II III IV

p. Sanchis J., ofm

II III IV

III IV

m

mons. Ryan A. I

II III IV

I

II III IV

mons. O’Connell M.

IV

II III II III

mos. Vaccari A., sj

I

II III IV

I

II III IV

p. Vagaggini C., osb

I

II III IV

I

II

mons. Valentini L.

I

II

I

II III IV

mons. Vaivods J.

p. Sauras E., op

I

II III IV

p. Van den Broeck G., o prem

I

II III IV

I

II III IV

p. van den Eynde D., ofm

I

mons. Filipiak B.

I

II III IV

p. Hirschmann J., sj

I

II III IV

mons. Maccarrone M.

p. Bélanger M., omi

i

II III IV

d. Crepeault P.- E.

I

II III IV

mons. Finucan J.

I

II III IV

p. Hnlica P., sj

I

II

p. MacKenzie R., sj

III IV

d. Onclin W.

I

II III IV

mons. Schauf E.

d. Belloli G.B.

i

II III IV

mons. Crovella E.

i

II III IV

p. Flynn F., cp

II III IV

mons. Madden J.

III IV

mons. Overath J.

I

II III IV

mons. Schierano M.

p. Beniamino della SS. Trinità, ocd i

II III IV

p. Crump F., omi mons. Cummins J.

p. Benoit P., op

II III IV

II III IV

d. Curran C.A:

i

II III IV

d p. Dale R., op

III IV

mons. Foucreault L.

p. Berutti C., op

i

II III IV

d. Daly C.

III IV

mons. Freschi A.

p. Beste U., osb

i

II III IV

p. Daly J., c.s.sp.

III IV

p. Daniélou J., sj

mons. Bergin C.E. mons. Bernard J. p. Bertrams W., sj

III IV

p. Betti U., ofm

III IV

mons. Flynn M.F.

III IV

p. Bevilacqua G., orator

i

II III

mons. D’Ascenzi G.

p. Bidagor R., sj

i

II III IV

d. Davis C.

II III IV

mons. Davis H.-F.

I I

d. Bogliolo L., odb

II III IV IV III IV

II III IV

d. Howard J.J.

II III IV

p. Hrynchyshyn M., c.ss.r

I

II III IV

d. Hunt W.

III IV IV

p. Frison B., cmf mons. Frutaz A.P.

II III IV

p. Gagnon E., pss

mons Hurley M.

I

p. Hürth F., sj

I

d. Iglesias D.

I

p. Ilarino da Milano, ofm

I

I

II III IV

p. Iparraguirre I., sj

i

II III IV

d. de Clercq C.

II III IV

p. Gallagher T., op

i

II III IV

d. Defresne M.

II III IV

mons. Galletto A.

I

d. Bonet Marrugat A.

i

II III IV

mons. Delacroix S.

II III IV

p. Gambari E., smm

I

d. Delhaye P.

II III IV

p. Garcia M.

II III IV

p. Jungmann J., sj

II

k

p. Boyer C., sj

i

II III IV

mons. Del Ton G.

I

II III IV

mons. Geraud J., sulpiziano

I

II III IV

d. Keeler W.K.

I I I

p. Bugnini A., cm

i

II III IV

mons. D’Ercole G.

p. Buijs L., sj

i

II III IV

p. De Riedmatten H., op

d. Burke A.

i

II III IV

C p. Caloyeras D., op

I

II III IV

p. Seumois X., pa

I

I

II III IV

I

II III IV

II III IV

mons. Violardo G.

I

II III IV

II III IV

p. Visser J., c.ss.r

I

II III IV

p. Vogt V., omi

II III IV

II III IV

mons. Paventi S.

I

II III IV

mons. Shea G.W.

II III IV

mons. Pecoraio E.

I

II III IV

d. Shea J.T.

IV

mons. Volkmann W.

III IV

p. Peeters H., ofm

I

II III IV

p. Shook L.K., csb

IV

d. Von Euw C.

I

II III IV

II III IV

p. Peinador A., cfm

I

II III IV

d. Von Phul Mouton R.

I

II III IV

IV

d. Permentier W.

II III IV

W

II III IV II III IV

mons. Mattioli P.

I

III IV I

II III IV

I

II III IV

mons. Siegel C.A.

II III IV

p. Sigmond R., op

I I

p. Perrault A.-M., op

I

II III IV

mons. Sikora L.

d. Persich N.

I

II III IV

p. Smulders P., sj

II III IV

IV

II III IV

mons. Wagner J.

I

II III IV

II III IV

d. Wagnon E.

I

II III IV

I

mons. Mauro A.

I

II III IV

p. Pfister P., sj

II III IV

mons Spada A.

I

II III IV

p. Welykyj A., bas. S. Giosafat

p. Mayer A., osb

I

II III IV

p. Philipon M., op

II III IV

mons. Spallanzani C.

I

II III IV

mons. White P.

I

II III IV

p. McCormick J.

I

II III IV

mons. Philips G.

II III IV

d. Spence F.G

I

II III IV

mons. Whitty P.

I

II III IV II

I

mons. Kelley J.

II III IV

mons. McDevitt A.

II III IV

mons. Pietrobelli A.

I

II III IV

p. Spiazzi R., op

mons. Willebrands J.

I

p. Kelly J.P., c.s.sp.

II III IV

p. McDonald W.

I

II III IV

Mond. Pinna G.

I

II III IV

p. Springhetti E., sj

I

II III IV

d. Wirz G.

I

II III IV

II III IV

d. Gibson A.

d. McGraw J.

I

II III IV

mons. Piolanti A.

I

II III IV

d. Stack J.J.

I

II III IV

p. Witte J., sj

I

II III IV

I

IV

d. Kenneth P.

IV

II III IV

d. Gibson L.

I

II III IV

d. Kernweiss K.

II III IV

mons. Gillespie P.

I

II III IV

p. Kerrigan A., ofm

I I

mons. Deskur A.

I

II III IV

p. Gillon L., op

I

II III IV

p. Khalife I., sj

I

II III IV

mons. Giovannelli A.

I

II III IV

p. King J., omi

p. Dezza P., sj

I

II III IV

mons. Giovanetti A.

I

II III IV

p. Klempa S., o prem. p. Kloppemburg B., ofm

I

II III IV

II III

p. Dhanis E., sj

I

II III IV

p. Girard P., pss

mons. Di Biagio A.

I

II III IV

mons. Giusti M.A.

mons. Canals S.

I

II III IV

p. Diekmann G., osb

II III IV

p. Glazik J., msc

II III IV

p. Dietz D., omi

IV

mons. Glorieux A.

III IV III IV I

p. Di Fonzo L., ofm

I

II III IV

p. Goossens P.

II III IV

p. Dirks A., op

I

II III IV

p. Gössman F., oesa

I

mons. Cardijn J.

II III

p. Dockx I., op

II III IV

mons. Gottardi A.

I

mons. Carley J.

II III IV

mons. Doheny W.

II III IV

mons. Gouet J.

190

p. Seumois A., omi

II III IV

p. Vermeersch L., pa d. Viganò Cattaneo E., sdb

III IV

d. Devine T.F.

I

II III IV

I

IV

II III IV

III IV

II III IV

I

I

mons. Pavan P.

II III IV

IV I

p. Gheddo P., pime

I

mons. Carbone V.

mons. Pasquazi G.

II III IV

I

p. Verardo R., op

p. Gervais J., omi

I

III IV

mons. Sennot R. mons. Sessolo G.

p. van Straelen H., svd

III IV

II III IV

mons. Camagni E.

d. Capovilla L.

II III IV II III IV

II III IV

II III IV

p. Camelot T., op p. Cancouet M.

I I

I

III IV II III IV

I

III IV

I

mons. Paradis W.H. mons. Pascoli P.

IV

d. Mascarenhas Roxo R.

I

mons. Schwarcz-Eggenhofer A. p. Semmelroth O., sj

p. van Roessel F., cicm

I

d. Mathieu C.

I

II III IV II III IV

p. van Rijen L., msc

IV

can. Martimort G.

II III IV

I

I

II III IV

I

II III IV

II III IV II III IV

p. Martinez de Antoñana G., cfm

I

mons. Garofalo S.

III IV I

d. Paik D. p. Papali C., ocd

I

d. Schürmann H.

p. van Leewen B., ofm

II III IV

mons. Johnson J.

p. ab. Gavazzi E., osb cass

IV I

mosn. Schmaus M. IV

IV

III IV

II III IV

p. Jordan P., osb

II III IV

mons. Denis J.

d. Martil G., Sac. Op. Dioc.

II III IV

II III IV

II III

II III IV

II III IV

I

i

mons. Mariani G.

mons. Masi R.

I

mons. Brezanoczy P.

p. Mariani B., ofm

mons. Massimi G.

d. Delly E.

p. de Lubac H., S.J.

II III IV

II III IV

d. del Portillo A., Opus Dei

d. Denis H.

mons. Mansourati I.

II III IV

II III IV

II III IV

d. Manteau-Bonamy H.

II III IV

I

II III IV

II III IV

mons. Pagani C.

I

i

i

P

II III IV

d. Jedin H.

i

i

II III IV

I

p. Jelicić V., ofm

IV II III IV

d. Bosler R.

mons. Brennan F.

I

d. Maly E.

j

d. Boulard F.

p. Breysse M., sulpiziani

d. Malak J.

II III IV

p. Martegani G., sj

i

III IV

II III IV III IV

II III IV

d. Boillat F.

III IV

I

II III IV

mons. Bonet y Muixi E. mons. Borella P.

I

I

g p. Gagnebet M.-R., op

mons. Hoffmann H. mons. Hoppe P.

I

mons. Flynn M.J. p. Fohl J., osb

I

IV

V

I

II III IV

p. Flynn K., ofm

II III IV II III IV

I

I

I

I

mons. Turrado L.

mons. Sabattani A.

d. Cremin P.

mons O’Mara J.

p. Tucci R., sj

II III IV II III IV

d. Sala L., Sac. Op. Dioc.

II III IV

II III IV

IV

s

i

III IV

I

IV

p. Lio E., ofm

I

II III IV II III IV

mons. Novarese L.

d. Loizeau E.

IV

I I

p. Nicolau M., sj

II III IV

d. Hiret M.

mons. Trezzini C. d. Trisco R.

II III IV

II III IV

I

II III IV II III IV

II III IV

mons. Bejan O.

III IV

III IV

p. Mura E., rsv

II III IV

I

II III IV

p. Murphy F.X., c.ss.r.

II III IV

I

I

II III IV

I

mons. Combes A.

p. Tilmann C., orat.

II III IV

I

d. Colombo C.

p. Tillard J.-M., op

I

mons. Ewers H.

III IV

II III IV II III IV

II III IV

I

d. Extross J.

III IV

I

III IV I

p. Lecuyer J., c.s.sp

II III IV

d. Barbosa R.Z.

d. Thils G.

p. Ledwolorz A., ofm

II III IV

p. Baraúna G., ofm

mons. Teusch J.

II III IV

I

p. Fabro C., cps

II III IV II III IV

II III IV II III IV

II III IV

I

f

I I

p. Reuter A., omi

mons. Civardi E.

II III IV

p. Tavard G., aa d. Tchao Yun-Koen P.

d. Rawden J.

p. Rigaux B., ofm

mons. Clark A.

II III IV

II III IV II III IV

p. Regatillo E., sj

II III IV

II III IV

I

IV II

II III IV

I

II III IV

I

i

mons. Clark R.A.

I

d. Ratzinger J.

I

i

mons. Coffey J.

IV

mons. Mulders A.

mons. Bandas R.

II III IV

III IV

I

d. Guglielmi A.

II III IV

II III IV

p. Muñoz Vega P., sj

p. Balić C., ofm

p. Barahana G., sj

T

III IV

mons. Drew B.

p. Carpenter H.

mons. Klosterann F. p. Kowalsky N., omi

II III IV

d. Küng H.

II III IV II III IV

III IV

d. McManus F.

I

II III IV

mons. Piovesana L.

II III IV

mons. Stakemeier E.

I

II III IV

p. Wojnar M., osbm

II III IV

d. McReavy L.

I

II III IV

mons. Pironio E.

II III IV

can. Stankevicius J.

I

II III IV

mons. Worlock T.

II III IV II III IV

II III IV

mons. Medeiros S.H.

I

II III IV

p. Placido di S. Giuseppe, carm bmvi I

II III IV

p. Stano G., ofm

I

II III IV

p. Wuenschel E., c.ss.r

II III IV

d. Medina Estevez G.

I

II III IV

mons. Polzin L.

II

p. Stefanizzi A., sj

I

II III IV

p. Wulf F., sj

I

II III IV

d. Mejia G.

II III IV

mons. Pozzi R.

I

II III IV

mons. Steinmueller J.

I

II III IV

x

I

II III IV

d. Mestre G.

II III IV

II III IV

p. Stephanou P., sj

I

II III IV

p. Xiberta B., oc

II III IV

d. Miano V., sdb

I

II III IV

d. Stickler A., sdb

I

II III IV

y

II III IV

mons. Streiff J. I

II III IV II III IV

p. Zaccaria di San Mauro, ofm

I

II III IV

p. Zalba M., sj

I

p. Köster W., sj

II III IV

III IV

I

III IV

p. Michiels G., ofm

III IV

mons. Mitchel G.

II III IV

IV I

p. Mitnacht A., oesa I

mons. Prignon A. p. Pujol C., sj

II III

p. Putz J., sj

II III IV

q

p. Suarez L., sp

II III IV

mons. Quadri S.

I

II

d. Suen Jing-Chyan F.

II III IV

mons. Quinn J.S.

I

II III IV

d. Sullivan J.

l

p. Mizzi E., ocd

p. Labourdette M., op

I

II III IV

d. Moëller C.

II III IV

r

mons. Lafortune P.

I

II III IV

p. Molinari P., sj

II III IV

d. Radenac H.

I

II III IV

III IV

II III IV

III IV I

d. Yzermans V.A.

II III IV II III IV

Z

d. Surlis P.

IV

mons. Zannoni G.

p. Swain J., sj

IV

d. Zcrypszak O.

I

II III IV

I

II III IV

IV III IV

191


Focus Corpo

38. Gli osservatori e gli ospiti

questo periodo. Mi persuasi che veramente lo Spirito Santo sta operando nel mondo – nella Chiesa e fuori – per riunire in unità tutti i credenti in Cristo» (Archivio Fscire).

5. La tribuna degli osservatori e degli ospiti, nell’aula conciliare (foto Bernhard Moosbrugger, Zürich; da Erneuerung in Christus).

4. André Scrima, osservatore personale del patriarca ecumenico Athenagoras.

1. Il card. Augustin Bea (18811968) (Archivio Fscire).

1

2

3

4

2. Il teologo luterano Oscar Cullmann (1902-1999). Intervistato dalle telecamere rai, alla conclusione del concilio, disse: «Questo concilio si è distinto dagli altri per il fatto che è stato caratterizzato non soltanto dai testi votati, ma anche dallo spirito che l’ha animato, dal principio alla fine. Ecco perché considero un privilegio particolare l’aver potuto vivere nella qualità di ospite personale e osservatore protestante questo concilio, giorno per giorno e a stretto contatto con i padri conciliari» (Archivio Fscire). 3. Il priore e il vice priore della comunità di Taizé Roger Schutz e Max Thurian, osservatori al concilio, assieme al card. Bea e a papa Giovanni xxiii. Il concilio fu l’occasione per molti vescovi italiani di ampliare i loro contatti e fare conoscenze importanti. Come scrisse in una lettera l’arcivescovo alla sua comunità bolognese, dopo una cena insieme ai frères: «fu cosa bellissima; una delle più belle di

Tra i compiti del segretariato per l’unità dei cristiani, creato ex novo da Giovanni xxiii nel marzo 1960 e inserito tra le commissioni preparatorie del concilio, oltre all’elaborazione degli schemi per la discussione sinodale, vi era anche l’incarico di prendere contatti con le altre confessioni cristiane affinché inviassero propri rappresentanti al concilio. Si trattava di un invito che aveva numerosi precedenti nella storia dei concili, il più recente al Vaticano i, con Pio ix che aveva scritto a questo fine alle altre Chiese cristiane (più una richiesta di «ritorno» che un semplice invito), ottenendo però un netto rifiuto. Grazie agli sforzi del segretariato guidato da Augustin Bea, l’invito riscontrò stavolta larghi e crescenti consensi: il numero degli osservatori al Vaticano ii crebbe infatti periodo dopo periodo, con 54 delegati (tra cui otto ospiti) alla prima sessione, 68 (nove ospiti) nella seconda, 82 (13 ospiti) nella terza e 106 (16 ospiti) nella quarta. La denominazione di «osservatori delegati» era stata scelta per sottolineare come gli invitati fossero rappresentanti della propria Chiesa, distinguendoli dagli «ospiti del segretariato» che partecipavano solo a titolo personale (tra questi ulti-

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mi, ad esempio, Roger Schutz e Max Thurian, della comunità monastica ecumenica di Taizé, e Oscar Cullmann). La rappresentatività del gruppo rispetto alla totalità delle Chiese cristiane, sia a livello geografico che confessionale, non era esaustiva. La risposta negativa all’invito da parte di Costantinopoli e di altre Chiese ortodosse fece sì che fossero relativamente meglio rappresentati i protestanti, tra i quali mancavano solamente i battisti (la Baptist World Alliance fu infatti l’unica delle grandi confederazioni protestanti a non inviare un delegato, ma partecipò come ospite il suo presidente, Joseph H. Jackson). Inoltre gli osservatori provenivano prevalentemente dai continenti della fascia settentrionale del pianeta, con evidenti ripercussioni sullo spettro di tematiche che stavano loro a cuore. Alla prima sessione erano presenti 14 rappresentanti delle Chiese ortodosse e orientali contro 40 delegati delle comunità ecclesiali derivate dalla Riforma. Sei delegati provenivano dalle Chiese non calcedonesi, mentre non vi era alcun rappresentante delle Chiese ortodosse in comunione col patriarcato ecumenico di Costantinopoli, che non si erano ancora orientate per

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una risposta comune all’invito. Vi erano otto delegati russi di tre giurisdizioni differenti e in antagonismo tra loro, tra le quali il sinodo russo dell’emigrazione, separatosi dopo il 1917 dal patriarcato di Mosca a causa del proprio legittimismo monarchico. La presenza dei delegati di Mosca, che bruciò sul tempo, grazie anche alla volontà politica del Cremlino, le prime esitazioni del Santo Sinodo di Costantinopoli, mise in difficoltà il Fanar, mentre provocava contemporaneamente l’ostilità degli orientali uniti a Roma che vi vedevano una operazione sovietica di propaganda e una mancanza di rispetto da parte della S. Sede nei confronti della cosiddetta «Chiesa del silenzio». Nonostante al tempo del concilio tutte le Chiese ortodosse fossero entrate nel consiglio ecumenico delle Chiese, al Vaticano ii (compreso il quarto periodo) il numero dei loro osservatori rimase limitato: nel secondo periodo si aggiunse solo la Chiesa di Georgia, rappresentata dagli stessi delegati moscoviti; nel terzo periodo il patriarcato ecumenico di Costantinopoli e quello di Alessandria inviarono finalmente propri delegati (tra cui un rappresentante personale del patriarca Athenagoras, l’archimandrita André Scrima); durante il quarto arrivarono gli osservatori di Serbia e Bulgaria. I patriarcati di Antiochia e Gerusalemme, le Chiese di Romania, Cipro, Grecia, Polonia e Cecoslovacchia rimasero lontani dal concilio.

L’ipotesi iniziale secondo cui gli osservatori avrebbero dovuto svolgere esclusivamente una funzione di informazione verso le loro Chiese andò oltre le previsioni e presto la loro presenza e il loro contributo si dimostrò determinante per gli sviluppi del concilio. Essi cominciarono a prendere parte in misura crescente al divenire dell’assise conciliare, cercati dai media per interviste e commenti. La rai-tv fece conoscere alla società italiana (e al suo episcopato) le voci e i volti di questi protagonisti, spesso ignorati, portandoli sui propri teleschermi. Al ricevimento offerto dal segretariato in loro onore per l’apertura della prima sessione, il luterano Edmund Schlink, rispondendo a nome di tutti al saluto di Bea, riconobbe: «ci rendiamo conto che non è per nulla ovvio che siano stati consegnati anche a noi gli stessi schemi dei padri conciliari, e che Vostra Eminenza ci dia la possibilità di esprimere il nostro parere sui medesimi. Sappiamo di dovere questa possibilità personalmente a Sua Santità che, per iniziativa del suo cuore, ha creato una nuova atmosfera di apertura e di serenità verso le chiese non romane». Gli osservatori avevano infatti a disposizione gli stessi documenti dei padri conciliari, senza alcuna eccezione, e assistevano inoltre a tutte le congregazioni generali (non però alle riunioni delle commissioni, nelle quali non entrava neppure la gran parte dei vescovi), potendo seguire pienamente

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Gli osservatori e gli ospiti

Focus/Corpo * I nomi delle Chiese sono riportati secondo la denominazione in uso presso il Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) negli anni 1962-1965.

Chiese, alleanze, comunioni, convenzioni, federazioni, consigli e istituti rappresentati*

**(o) ospite del segretariato (s) sostituto delegato Dove non diversamente indicato si intendono gli osservatori delegati

lo svolgimento dei lavori come gli altri membri del concilio e forse anche meglio, dato che il segretariato aveva messo a loro disposizione dei traduttori dal latino, sia per i documenti sia per gli interventi in aula. Ogni martedì pomeriggio, inoltre, il segretariato organizzava una riunione speciale degli osservatori delegati e degli ospiti, durante la quale un teologo o vescovo con particolare competenza in materia spiegava il senso e la storia redazionale degli schemi in quel momento dibattuti in concilio: tali riunioni diedero agli osservatori la possibilità di avanzare osservazioni e proposte sui testi in discussione, che non di rado furono accolte dai membri del segretariato fino ad arrivare in aula conciliare attraverso l’intervento di qualche padre che se ne faceva portavoce. Se un coordinamento unico e proposte collettive erano esclusi per principio, dato che gli osservatori rimasero voci libere delle loro Chiese, tuttavia essi cominciarono a riunirsi autonomamente e regolarmente, ogni lunedì mattina nella Chiesa metodista sul lungotevere, per una preghiera comune e per accordarsi – con qualche fatica – su chi avrebbe preso la parola (a turno) a nome del gruppo nei ricevimenti e nelle udienze. Si riunivano anche in gruppi più ristretti per scambiarsi informazioni e discutere il modo di precedere; sempre più si formarono infatti, su precise questioni, convergenze che andavano al di là dei confini confessionali: un esempio di tale collaborazione è la petizione presentata il 1° ottobre 1965 sui matrimoni misti. In questo senso gli osservatori che presero parte a più periodi conciliari con continuità, e perciò più abituati ai meccanismi del concilio, ebbero un ruolo determinante. Tra di loro spiccavano inoltre alcuni teologi di grande rilevanza, come Kristen Skydsgaard e Oscar Cullmann. L’attenzione degli osservatori si concentrò soprattutto sui documenti che affrontavano le questioni teologiche che avevano caratterizzato le controversie confessionali nei secoli passati, come il De revelatione, il De ecclesia, e il De œcumenismo. Questi documenti provocarono tra loro una discussione molto più vivace rispetto allo schema xiii sul dialogo tra Chiesa e mondo contemporaneo, che solo il Consiglio ecumenico delle chiese riteneva un documento nodale. L’invito degli osservatori delegati e la loro presenza in concilio ebbero importanti riflessi anche sul piano puramente esistenziale: attraverso di loro molti padri conciliari per la prima volta si trovarono a parlare di questioni teologiche alla presenza di altre confessioni. Nell’aula conciliare la vista degli osservatori, che occupavano un posto centrale davanti al tavolo della presidenza del concilio, sollecitava a interrogarsi sui motivi della

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Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate e Presbiteriane

Associazione Internazionale per la libertà religiosa (International Association for Liberal Christianity and Religious Freedom - IARF)

Chiesa Apostolica Armena (Catholicosato di Cilicia)

Chiesa Apostolica Armena (Catholicosato di Etchmiadzin)

Chiesa Apostolica Assira d'Oriente

Chiesa Copta Ortodossa d’Egitto

Arnold Henry LEGG (India)

II, III

Pereji SOLOMON (India)

IV

Wolfgang DIETZFELBINGER (Germania Federale)

III (s), IV (s)

III

Edmund SCHLINK (Germania Federale)

I, II, III, IV

Richard H. N. DAVIDSON (Canada)

IV

Oswald C. J. HOFFMANN (USA)

III (o), IV (o)

Angus W. MORRISON (Regno Unito)

II

Carl S. MEYER (USA)

IV (o)

James NICHOLS (USA)

I

Walter F. WOLBRECHT (USA)

John K. S. REID (Regno Unito)

IV

Hébert ROUX (Francia)

I, II, III e IV (come rappresentante della Federazione protestante di Francia)

Douglas W. D. SHAW (Regno Unito)

Osservatori delegati o ospiti del segretariato (luogo di residenza)

Sessioni a cui hanno partecipato gli osservatori delegati o i sostituti, gli invitati e gli ospiti del segretariato**

Robert McAfee BROWN (USA)

II

Allan McARTHUR (Regno Unito)

Chiesa dell'India del Sud

Chiesa Evangelica di Germania

Chiesa Siro-Ortodossa dell’India

C. T. EAPEN (India)

IV

Korah PHILIPOS (India)

II

Tetsutaro ARIGA Chiesa Unita di Cristo in Giappone

(Giappone)

IV

Masatoshi DOI (Giappone)

II (come rappresentante CEC), III (o)

Herwig ALDENHOVEN (Svizzera)

III (s)

Werner KÜPPERS (Germania Federale)

II (s), IV (s)

IV (o)

Peter J. MAAN (Paesi Bassi)

I, II, III, IV

Stanley I. STUBER (USA)

I (o), II (o)

A. BURNS CHALMERS (USA)

III

JOAN (Petrov Nikolov) (Bulgaria)

IV

William HUBBEN (USA)

I (s)

Nikolaj AFINOGENOV (URSS)

I (s), II (s), IV

Douglas V. STEERE (USA)

II, III, IV

I

Vitalij BOROVOIJ (URSS)

I, II, III, IV

Richard ULLMANN (Regno Unito)

I

Vittorio SUBILIA (Italia)

I (s), II (s), III, IV

Jakov ILIč (URSS)

II

Najib Atallah CUBA’IN (Israele)

IV

John Newton THOMAS (USA)

III

JUVENALIJ (Vladimir Poiarkov) (URSS)

IV

IV (s)

James Luther ADAMS (USA)

Peter DAY (USA)

I (s)

Boris NELUBIN (Svizzera)

III, IV (s)

I, II

Albert W. CRAMER (Paesi Bassi)

Harold DE SOYSA (Ceylon)

IV

VLADIMIR (Vladimir Kotliarov) (URSS)

I

Heije FABER (Paesi Bassi)

II (s)

IV (s)

Liverij VORONOV (URSS)

Stanley ELEY (Regno Unito)

III, IV

Dana McLean GREELEY (USA)

AMVROSIJ (Amvrosij Pogodin) (Italia)

III, IV

I, II

III, IV

Eugène R. FAIRWEATHER (Canada)

L. J. VAN HOLK (Paesi Bassi)

I, II, III, IV

ANTONIJ (Bartoševicˆ) (Svizzera)

John FINDLOW (Grecia)

III, IV

I, II

George Huntston WILLIAMS (USA)

II (s), III (s), IV (s)

Sergej GROTOFF (Italia)

I (s), II (s), III (s), IV (s)

Frederick C. GRANT (USA)

I

Vardapet Karekin SARKISSIAN (Libano)

I, III, IV

Igor TROYANOFF (Svizzera)

I, II, III, IV

Ernst JOHN (India)

III

Ardavazt TERTERIAN (Francia)

II, III, IV

Haile Gabriel DAGNE (Etiopia)

II

John W. LAWRENCE (Regno Unito)

IV (s)

Grigor BEKMEZYAN (URSS)

II, III, IV

II

John R. H. MOORMAN (Regno Unito)

I, II, III, IV

Zgon V. DER HAGOPIAN (Italia)

IV

DIMETROS (Melake Selam Dimetros Gebremariam) (Etiopia)

I, IV

Bernard PAWLEY (Regno Unito)

I, II, III, IV (s)

Parkev KERVOKIAN (URSS)

II, III, IV

Petros Gabre SELASSIE (Israele)

IV

Howard E. ROOT (Regno Unito)

II (s), III (s), IV (s)

George W. LAMSA (USA)

III

Sergew Hable SELASSIE (Etiopia)

I

John R. SATTERTHWAITE (Regno Unito)

III

Haile Mariam TESHOME (Etiopia)

IV

Quashisha Isaac REHANA (USA) ANTONIOS (Egitto)

II, III, IV

Massey H. SHEPHERD (USA)

III (s)

IV

Vitalij BOROVOIJ (URSS)

Pakhoum A. EL-MOHARAKY (Egitto)

Dušan KASIč (Jugosl.)

IV

Clement W. WELSH (USA)

IV

II

Farid EL-PHARAONY (Egitto)

IV

II, IV

Lazar MILIN (Jugosl.)

William J. WOLF (USA)

I (s), II

Youhanna GUIRGUIS (Egitto)

ATHANASIUS (Thomas) (India)

IV

I, IV

Alphaeus ZULU (Sudafrica)

II (s)

Marcos Elias Abdel-MESSIH (Canada)

III

CHRYSOSTOM (Philipose Oommen) (India)

III

Roger SCHUTZ (Francia)

I (o), II (o), III (o), IV (o)

SAMUIL (Egitto)

III

C. P. MATHEW (India)

II

Max THURIAN (Francia)

I (o), II (o), III (o), IV (o)

Mikhail TADROS (Egitto)

I

T. S. ABRAHAM (India)

III

David DU PLESSIS (USA)

III (o)

Chiesa Luterana - Sinodo del Missouri

Chiesa Ortodossa Bulgara

Chiesa Ortodossa Russa (Patriarcato di Mosca)

Chiesa Ortodossa Russa all’estero (Sinodo di Karlovitz)

Chiesa Ortodossa Etiopica

Chiesa Ortodossa Georgiana

Chiesa Ortodossa Serba

Chiesa Siriaca Mar Thoma del Malabar

Chiesa Siro-Ortodossa dell’India

Chiesa Vetero-Cattolica (Unione di Utrecht)

Comitato Consultivo Mondiale della Società degli Amici (Friends World Committee for Consultation)

Comunione Anglicana

Comunità di Taizé

Conferenza Mondiale Pentecostale

195


Gli osservatori e gli ospiti

Consiglio Australiano delle Chiese

Consiglio Ecumenico delle Chiese

Focus/Corpo

Frank Leslie CUTTRISS (Australia)

IV

William R. CANNON (USA)

III (s), IV (s)

Friedrich W. KANTZENBACH (Germania Federale)

IV (s)

Paul A. ABRECHT (Svizzera)

IV (s)

Fred Pierce CORSON (USA)

I, II, III (s), IV

Walter LEIBRECHT (USA)

I (s)

Robert E. CUSHMAN (USA)

I (s), II (s), III (s), IV (s)

George A. LINDBECK (USA)

I, II, III (s)

Jerald C. BRAUER (USA)

III, IV (come rappresentante della Federazione Luterana Mondiale)

Franz HILDEBRANDT (USA)

I (s)

Warren A. QUANBECK (USA)

II (s), III, IV

Sven SILÉN (Svezia)

II (s), III, IV

Kristen Ejner SKYDSGAARD (Danimarca)

I, II, III, IV

Hagen A. K. STAACK (USA)

IV (s)

Masatoshi DOI (Giappone)

II, III (o)

David Alan KEIGHLEY (Italia)

II (s), III (s), IV (s)

Victor E. W. HAYWARD (Svizzera)

IV (s)

Reginald KISSACK (Regno Unito)

I (s)

III

Franklin H. LITTELL (USA)

III (s)

Seppo Antero TEINONEN (Finlandia)

IV (s)

José MIGUEZ-BONINO (Argentina)

I (s), II (s), IV (s)

I (s), II, III (s), IV

Walter G. MUELDER (USA)

Vilmos VAJTA (Francia)

III

Emer P. NACPIL (Filippine)

Hébert ROUX (Francia)

IV (s)

I e II (come rappresentante dell'Alleanza Mondiale delle Chiese Riformate), III, IV

Albert C. OUTLER (USA)

III (o), IV (o)

I, II, III, IV

Marc BOEGNER (Francia) Gerrit Cornelis BERKOUWER (Paesi Bassi)

I (o), II (o), III (o), IV (o)

CASSIEN (Sergej Sergeevič Bezobrazov) (Francia)

I (o), II (o), III (o)

Alexis KNIAZEFF (Francia)

IV (o)

Nicolas AFANASSIEFF (Francia)

IV (o)

Pavel EVDOKIMOV (Francia)

IV (o)

Maximos AGHIORGOUSIS (Italia)

III, IV

EMILIANOS (Tiamidis) (Svizzera)

IV

Panteleimon RODOPOULOS (USA)

III

Zachariah Keodirelang MATTHEWS (Svizzera) Nikos A. NISSIOTIS (Svizzera)

II, III, IV

Patrick RODGER (Svizzera)

IV (s)

John SADIQ (India)

II

Gereformeerde Kerk

IV (s)

Philip POTTER (Regno Unito)

III (s)

Lukas VISCHER (Svizzera)

I, II, III, IV

Harold ROBERTS (Regno Unito)

I, II, III, IV

Elmer J. F. ARNDT (USA)

II (s)

Ernest Gordon RUPP (Regno Unito)

IV (s)

I, II, III, IV

Lee F. TUTTLE (USA)

II (s)

Max W. WOODWARD (Regno Unito)

II (s), III (s), IV (s)

Robert C. DODDS (USA)

IV (o)

William A. NORGREN (USA)

II (o), III (o), IV (o)

Jesse M. BADER (USA)

I

John ROMANIDES (USA)

III

William G. BAKER (Regno Unito)

II, III

III, IV

William Barnett BLAKEMORE (USA)

III, IV

André SCRIMA (Francia, rappresentante personale del patriarca Athénagoras) Vasso CANAVATIS (Egitto)

IV

Basil HOLT (Sudafrica)

IV

IV

I (s), II (s), III (s), IV (s)

Howard E. SHORT (USA)

Nicodimos GALIATSATOS (Egitto)

III (s)

Cyrillos KOUKOULATIS (Grecia)

III

Howard SCHOMER (USA)

II (s)

Convenzione Nazionale Battista

Joseph M. JACKSON (USA)

I (partecipò solo alle prime sedute)

Theodoros MOSCONAS (Egitto)

II (o), III (o), IV

Bard THOMPSON (USA)

III (s)

Evangelische Michaelsbruderschaft

Wilhelm SCHMIDT (Germania Federale)

III (o), IV (o)

Ramban Zakka B. IWAS (Siria)

I, II

John R. VON ROHR (USA)

III (come rappresentante del CEC), IV (s)

Saliba SHAMOON (Siria)

III, IV

III (s)

Jerald C. BRAUER (USA) Oscar CULLMANN Università La Sorbona / Università di Basilea (Germania Federale)

Nicholas ARSENIEV (USA)

IV (o)

I (o), II (o), III (o), IV (o)

Alexander SCHMEMANN (USA)

I (o), II (o), III (o), IV (o)

Edgar H. S. CHANDLER (USA)

IV (s)

Douglas HORTON (USA)

I, II, III, IV

Ruben H. HUENEMANN (USA)

IV (s)

Ralph D. HYSLOP (USA)

IV (s)

Stuart Le Roy ANDERSON (USA)

IV (s)

Robert V. MOSS (USA) Heiko A. OBERMAN (USA)

George Huntston WILLIAMS (USA)

196

Federazione protestante di Francia

Paul VERGHESE (Svizzera)

George B. CAIRD (Regno Unito)

Consiglio Internazionale Congregazionalista

Consiglio Metodista Mondiale

Federazione Luterana Mondiale

Consiglio Nazionale delle Chiese di Cristo negli Stati Uniti

Convenzione Mondiale delle Chiese di Cristo

I (s)

Federazione Luterana Mondiale I (s), II, III, IV sostituto delegato IARF

Istituto di Teologia Ortodossa St. Serge (Parigi)

Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli

Patriarcato Greco-Ortodosso d'Alessandria

Patriarcato Siro-Ortodosso d'Antiochia

Seminario Ortodosso di Telogia St. Vladimir (New York)

divisione dalla Chiesa cattolica di milioni di cristiani e sulle sue conseguenze per la situazione generale del cristianesimo e del mondo. «Avevo le lacrime agli occhi quando ho incontrato gli osservatori per la prima volta, qui», scrisse un commosso Congar nel novembre 1962, mentre lo stesso Giovanni xxiii, durante la prima udienza concessa agli osservatori il 13 ottobre 1962, aveva confessato che, «in quell’ora provvidenziale e storica» del giorno della sessione inaugurale del concilio, «scorgendo subito il vostro gruppo, le vostre singole persone, ho ricavato motivo di conforto dalla vostra presenza. Non andiamo troppo in là. Accontentiamoci per oggi di constatare il fatto. E voi vogliate leggere nel mio cuore: forse comprenderete molto più di quanto le parole non dicano». Attraverso gli sforzi compiuti dal segretariato per l’unità dei cristiani il Vaticano ii diede così credibilità alla Chiesa cattolica (che dagli anni Venti in poi aveva disconosciuto e spesso punito ogni «ecumenismo cattolico»). Oltre alle aperture ecumeniche dei documenti conciliari, tale cammino permise una serie di atti simbolici di grande significato, come l’incontro tra Paolo vi e Athenagoras nel gennaio 1964 a Gerusalemme o la riconsegna, nel settembre 1964, della reliquia di sant’Andrea a Patrasso trafugata dai crociati, fino agli atti conclusivi del concilio, ovvero la preghiera ecumenica celebrata da Paolo vi insieme agli osservatori il 4 dicembre 1965 e la storica levata delle scomuniche tra Roma e Costantinopoli del 1054, il 7 dicembre 1965.

Bibliografia M. Velati, Una difficile transizione. Il cattolicesimo tra unionismo ed ecumenismo, Bologna 1996; L. Vischer, Il concilio come evento del movimento ecumenico, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 5, Bologna 2001 (2015), pp. 493-546; M. Velati, Separati ma fratelli. Gli osservatori non cattolici al Vaticano ii (1962-1965), Bologna 2014.

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Gli osservatori e gli ospiti

Focus/Corpo

Nella carta sono rappresentate alcune chiese di altre confessioni cristiane invitate a mandare i propri rappresentanti al concilio in qualità di osservatori.

13 Hannover

11 Ginevra

6 Rila

12 Canterbury

10 Wittemberg

9 Sergiev Posad

8 Peč

1 Costantinopoli

14 Houston

4 Kartlia

7 Lalibela

3 Damasco

1. Giustiniano offre alla Vergine la chiesa di S. Sofia e Costantino la città, mosaico della lunetta sovrastante la porta meridionale del nartece di S. Sofia. 2. Il Monastero Rosso. Fondato nel iv secolo, è dedicato a san Bishoi. Il nome deriva dal colore dei mattoni coi quali è costruito. 3. Un particolare dell’affresco absidale nel Monastero di Mar Musa a Damasco. 4. Micheta-Samtavro, Kartlia, Georgia. Cappella che risale al iv secolo. 5. La chiesa di S. Hripsimé, vii secolo, Vagharšpat, Armenia. 6. Il grande monastero di Rila, veduta della corte interna con le gallerie e una parte della chiesa dedicata alla Natività della Vergine, ricostruita tra il 1834 e il 1837 dove è conservata l’icona di san Giovanni di Rila. 7. La chiesa cruciforme di S. Giorgio (Bet Giorgis) a Lalibela. 8. Monastero di Pec (oggi Kosovo), cuore della spiritualità serba. Chiese dei SS. Apostoli e di S. Demetrio. 9. La cattedrale della Trinità edificata sopra la tomba di san Sergio a Sergiev Posad, settanta km da Mosca. 10. Portale della chiesa del castello di Wittenberg con un timpano realizzato nel 1850, che mostra Lutero (sulla sinistra) e Melantone, inginocchiati davanti al crocifisso. 11. Ginevra, monumento dedicato ai fondatori della Riforma. 12. Interno della Christ Church di Canterbury. 13. Chiesa Evangelica di Germania. 14. Gesù salva. È il titolo di una foto di Wim Wenders, scattata a Houston, usa. Il luogo di culto protestante mette in rilievo l’azione salvifica di Gesù (Archivio Jaca Book per tutte le immagini).

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2 Alessandria

5 Vagharšpat

199


39. I gruppi informali

Focus Corpo A fronte 1. Uno degli incontri informali durante il concilio (da Das Konzil und seine Folgen).

al Collegio Belga, animato da Paul Gauthier e presieduto dal card. Pierre Paul-Marie Gerlier (Archivio Fscire). Anche Congar partecipò alla riunione del 30 novembre 1962: «Riunione al Collegio belga del gruppo di vescovi interessati al tema della Chiesa dei poveri. […] Sono sempre sensibile all’antropologia presentata da un determinato gruppo. Questa è veramente bella: persone determinate, molte delle quali mostrano l’immagine di una vera libertà. Questi uomini sostengono la più santa delle cause, e forse la più importante.

2. Il card. Giacomo Lercaro, arcivescovo di Bologna, in udienza da papa Giovanni xxiii assieme al suo perito, Giuseppe Dossetti, il 1° ottobre 1962. Dossetti era venuto a Roma durante la prima sessione per sostituire il suo arcivescovo agli incontri del gruppo della «Chiesa dei poveri», che si riuniva

1

2

Il Vaticano i era stato fortemente influenzato da gruppi informali di pressione: il concilio e la sua agenda, lo stesso tema dell’infallibilità erano stati invocati da riviste e giornali; e perfino l’interpretazione massimalista di quel principio e del primato, nonché lo scisma della Chiesa vetero-cattolica, avevano avuto a che fare con gruppi e ambienti capaci di rappresentarsi sulla scena pubblica del concilio. Uno degli effetti più eloquenti della libertà che Giovanni xxiii aveva inteso garantire allo svolgimento del concilio Vaticano ii fu rappresentato invece dalla funzione dei gruppi informali che si costituirono coinvolgendo vescovi e teologi, laici e movimenti. Un concilio di «aggiornamento», con una intenzione «pastorale», imponeva d’altronde confronti che non si limitassero all’aula. Ecco che nella storia del concilio Vaticano ii diventarono così importanti i gruppi di padri, definiti da sé o dal gergo in vari modi: «il Blocco centroeuropeo», «la Conferenza dei delegati», «il Gruppo dei superiori religiosi», «il Gruppo dei vescovi religiosi» o «Il Gruppo dei vescovi missionari». Alcuni di questi gruppi avevano di fatto delle «sedi» dove si vedevano con cadenze diverse nel pomeriggio o la sera o nel fine settimana, quando il concilio era fermo. Presso il Collegio belga di Roma prese a riunirsi uno dei gruppi informali più celebri – almeno a posteriori – del Vaticano ii: il gruppo della Chiesa dei poveri, che prendeva le mosse da una frase del radiomessaggio pronunciato da Giovanni xxiii l’11 settembre 1962, quando il papa aveva detto che la Chiesa si impegnava ad essere particolarmente «dei poveri». Animato da p. Paul Gauthier, il rettore del seminario di Digione che nel 1957 si era trasferito a Na-

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zareth dopo la guerra di Suez fondando i «Compagnons de Jesus charpentier», vedeva partecipare vescovi, teologi e laici che avevano simpatizzato per l’esperienza dei preti-operai o che rifiutavano la definizione di una Chiesa allineata a difesa dell’ordine sociale capitalista. Il gruppo della Chiesa dei poveri elaborò varie proposte: nonostante l’incoraggiamento dato direttamente da Paolo vi al cardinale Lercaro dell’autunno del 1963, questo gruppo non riuscì né a ottenere l’istituzione di un segretariato, né a orientare i documenti conciliari (con la sola eccezione di Lumen gentium 8,3); a fine lavori propose il «Patto delle catacombe» (per il luogo dove fu firmato) sottoscritto il 16 novembre 1965 da una quarantina di vescovi che rinunciavano a titoli, insegne, palazzi e si vincolavano a uno spirito di condivisione della condizione di povertà vissuta dai loro fedeli. Un altro gruppo molto significativo fu il «Coetus internationalis patrum», che adunava molti vescovi di orientamento conservatore, che organizzò alcune delle più importanti azioni di ostruzionismo in aula conciliare. Fondato e animato in primo luogo da Geraldo de Proença Sigaud, arcivescovo di Diamantina (Brasile), trovò due importanti collaboratori nel francese Marcel Lefebvre e nell’italiano Luigi Maria Carli. Il Coetus non voleva influire sulla redazione di un singolo schema o sviluppare una singola questione, ma esprimeva una linea conservatrice a tutto tondo: polemizzava metodicamente sulle impostazioni del rinnovamento e rigettava ogni richiesta di riforma agitando il fantasma (che sarebbe poi stato usato dagli scismatici lefebvriani contro tutti i papi del concilio) del neomodernismo. Politicamente legato alle destre, si batté inutilmente per una

È quasi da non credere che il Concilio stia a cavillare, mentre uomini si aspettano da questa assemblea qualcosa sulla pace, la fame nel mondo, la dignità del mondo. Mons. Mercier mi dice, però, che anche questo gruppo ha voluto togliere dalla lettera che ha scritto al papa tutto ciò che era un po’ forte ma anche concreto, come ad esempio, il riferimento a “non ho né oro né argento”, la proposta di avere croci pettorali e anelli di metallo non prezioso, oppure di non usare automobili di lusso, ma solo auto di servizio» (Diario di Yves Congar, 30 novembre 1962).

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pronuncia contro il comunismo (avversata da molti vescovi dell’est che sostenevano la inconsistenza antropologica della ideologia marxista-leninista) e avanzò una sua proposta contro lo schema sulla libertà religiosa. Bibliografia H. Raguer, Fisionomia iniziale dell’assemblea, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 2, Bologna 1996 (2012), pp. 220-247; C. Lorefice, Dossetti e Lercaro. La Chiesa povera e dei poveri nella prospettiva del Concilio Vaticano ii, Cinisello Balsamo 2011; M. Lamberigts-L. Declerck, La contribution de la «squadra belga» au Concile Vatican ii, in «Anuario de Historia de la Iglesia», 21 (2012), pp. 157-183; M. Mennini, Paul Gauthier e la povertà della chiesa durante il Vaticano ii. La faticosa ricerca di un consenso, in «Cristianesimo nella storia», 34 (2013), 1, pp. 391-422; Ph. Roy-Lysencourt, Histoire du Coetus Internationalis Patrum au concile Vatican ii, in «Laval théologique et philosophique», 69 (2013), 2, pp. 261-279.

3. Alcune immagini che precedono il concilio o sono ad esso contemporanee e riguardano l’opzione per la povertà vissuta da alcune figure poi divenute famose: Dorothy Day, in un incontro di redazione del «Catholic Worker», giornale del movimento omonimo da lei fondato negli Stati Uniti, nel 1933, per sovvenire ai lavoratori precari e ai quartieri più poveri (oggi è in corso la causa di beatificazione) (Archivio Jaca Book/Courtesy Henry Beck). 4. L’Abbé Pierre negli anni Cinquanta con un furgoncino del movimento Emmaus da lui fondato per i senza tetto (Archivio Jaca Book). 5. Magdeleine de Geri attratta dalla spiritualità di Charles de Foucauld parte per l’Africa negli anni Trenta per condividere la vita dei più poveri e l’amicizia con persone di religione diversa. Qui nel deserto algerino. Nel 1964, durante il concilio, viene riconosciuta la congregazione Piccole Sorelle da lei fondata (Archivio Jaca Book/Archives nationales du monde du travail – Emmaüs Int.). 6. Joseph Wresinsky negli anni Sessanta nella Bidonville de La Campa vicino a Parigi, da cui nasce il movimento internazionale Quarto Mondo dedicato alla lotta contro la miseria (Archivio Jaca Book/Foto L. Prat).

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40. Gli episcopati

Molti episcopati nazionali o transnazionali hanno trovato nel concilio l’occasione per una attività diuturna e alcuni, come i vescovi italiani, la ragione per organizzare una conferenza episcopale che non avevano mai avuto. Soprattutto all’inizio del concilio i contatti che la maggior parte dei vescovi avevano si limitavano a cerchie ristrette: i confratelli della propria nazione di origine o di ministero, del proprio ordine, della propria lingua (il vescovo di Bressanone, ad esempio, partecipava alle riunioni del gruppo germanofono). Le conferenze episcopali di più lunga tradizione si occupavano di organizzare momenti di confronto sui temi in discussione, spesso con la presenza degli esperti più direttamente coinvolti nella redazione degli schemi. Le segreterie di diverse conferenze episcopali curavano degli speciali bollettini in cui venivano riportati i documenti, le valutazioni, i pareri degli esperti e le discussioni in commissione, così da favorire il formarsi di opinioni che poi avrebbero agito in aula. Gli episcopati nazionali e le conferenze non erano normalmente corpi compatti e al loro interno si confrontavano posizioni che potevano essere assai diverse. Nel corso del concilio, mentre si rafforzò il loro ruolo, cominciarono a intensificarsi anche rapporti tra vescovi di paesi diversi e aggregazioni secondo le sensibilità proprie di ciascuno e sorsero gruppi trasversali più o meno influenti nell’organizzare il consenso dei padri conciliari su temi specifici. Il Regolamento non prevedeva alcuna funzione per le conferenze episcopali: tuttavia esse svolsero un ruolo oggettivamente importante nel determinare la fisionomia del concilio (le commissioni furono votate su liste nate al loro interno) e l’aggregarsi delle opinioni. A partire dal secondo periodo fu promosso e guidato da mons. Roger Etchegaray, segretario generale della conferenza episcopale francese, un coordinamento tra i segretari generali delle varie conferenze episcopali, che si ritrovava periodicamente alla Domus Mariae, al pomeriggio, quando il concilio non era riunito, ma che permetteva anche di far circolare messaggi in aula. Tra gli interventi dei padri conciliari, molti erano quelli preparati all’interno dei gruppi di vescovi che li concertavano per dare maggiore forza alle loro posizioni: il Regolamento, che faceva parlare prima i cardinali, poi gli arcivescovi, i vescovi ecc., consentiva infatti di programmare solo limitatamente il dibattito. In questo modo alcuni episcopati, seppure non numerosi, riuscirono a esercitare un peso considerevole: fu il caso per esempio dei pochi vescovi del Belgio, il cui pri-

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1. L’episcopato polacco. Al centro, il primate di Polonia card. Stefan Wyszy ski. In seconda fila, alla sua sinistra, il giovane vescovo Karol Wojtyła (foto Jesus).

2. Roma Fiumicino, dicembre 1962. L’episcopato statunitense sale su un aereo della Pan Am per fare ritorno alle diocesi (© Archivio Storico Luce).

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mate Léon-Joseph Suenens fu anche fra i moderatori. Anche per questo la loro residenza, il Collegio belga vicino al Quirinale, divenne ben presto un punto di riferimento per tutti quei padri conciliari e quei periti che volevano informazioni fresche sull’andamento redazionale dei diversi schemi su cui i periti belgi, presenti in ogni commissione grazie al prestigio dei professori lovaniensi come ad esempio mons. Gérard Philips, segretario aggiunto della teologica, fornivano informazioni d’insieme. Un discorso analogo può essere fatto riguardo all’episcopato olandese, guidato dal card. Bernard Jan Alfrink, che sin dall’inizio si distinse per le posizioni avanzate espresse sugli schemi preparatori. Il bollettino internazionale di documentazione prodotto dalla sala stampa olandese rappresentò per tutto il concilio, e poi anche negli anni successivi, un punto di riferimento ineludibile di informazioni. Tra gli episcopati europei un peso particolarmente significativo, anche per il numero dei loro componenti, ebbero da un lato gli episcopati francese e tedesco, dall’altro quello italiano e quello spagnolo. I primi due trovarono sin dall’inizio forme di collaborazione contro la mentalità soggiacente agli schemi preparatori e per una adesione piena alla linea dell’aggiornamento. Tra i vescovi francesi bisogna ricordare l’importanza che ebbero il card. Achille Liénart, il card. Paul Richaud, i vescovi Jacques-Eugène Ménager, Jacques Martin, Alfred Ancel, Gabriel Garrone: essi potevano disporre di grandi teologi come Yves Congar, Marie-Dominique Chenu (nominato però perito da un suo ex studente malgascio), Michel Labourdette, Jean Daniélou e Henri de Lubac.

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Gli episcopati

Tra i tedeschi un ruolo particolarmente importante ebbero invece i cardinali Julius Döpfner, nominato fra i moderatori nel 1963, Josef Frings, Franz Hengsbach, l’austriaco Franz König, che potevano avvalersi della collaborazione dei teologi gesuiti Karl Rahner, Alois Grillmeier, Otto Semmelroth, Johann Hirschmann, ma anche di preti secolari come Joseph Ratzinger, Heribert Schauf o il redentorista Bernhard Häring. I vescovi di lingua tedesca tennero incontri frequenti anche nei periodi di intersessione, muovendosi in modo concordato sia nei dibattiti in aula sia nei lavori di commissione. Il loro contributo al concilio fu decisivo soprattutto per gli schemi di natura più teologica, come quello sulla rivelazione, quello sulla Chiesa o sull’ecumenismo. Di fronte allo schema sulla Chiesa nel mondo contemporaneo mantennero fino alla fine una posizione più critica, nonostante l’appoggio dato al lavoro che nella commissione aveva svolto il vescovo di Essen mons. Hengsbach: all’inizio dell’ultimo periodo conciliare molto dure furono le critiche che Rahner rivolse allo schema, generalmente condivise dai vescovi tedeschi. Solo dopo una severa revisione del testo essi si convinsero ad approvarlo. L’episcopato spagnolo e quello italiano costituivano due gruppi enormi da cui provenivano figure di spicco della minoranza conciliare e personalità congiuntamente conservatrici come il cardinale di Palermo Ernesto Ruffini o quello di Genova Giuseppe Siri, il vescovo di Segni mons. Luigi Maria Carli (che fu uno degli esponenti più attivi del Coetus internationalis patrum, il gruppo più organizzato della minoranza), che non avevano relazioni con un liturgista come il card. Giacomo Lercaro di Bologna, anch’egli moderatore; altri vescovi come mons. Luigi Bettazzi di Ivrea che chiese la canonizzazione di papa Giovanni in aula o Joseph Gargitter che propose l’anteposizione del capitolo sul popolo di Dio nella Lumen gentium, appartenevano a una fascia di episcopato silenzioso che in concilio modificò la propria posizione. Per questo l’adesione di italiani di rilievo come mons. Pietro Parente in materia di collegialità o di mons. Ermenegildo Florit, vescovo di Firenze, in materia biblica apparve a tutti, incluso Paolo vi, come un segnale di grande importanza per il destino del concilio. I vescovi spagnoli, guidati dall’influente cardinale di Madrid Gonzalez Morcillo, si presentavano al concilio come un gruppo omogeneo di tendenza conservatrice. Fra i loro obiettivi c’era quello di frenare lo schema sulla libertà religiosa, che era incompatibile col regime nazional-cattolico di Francisco Franco. Tuttavia non mancavano anche vescovi solidali con la

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maggioranza, come mons. Gonzalez Moralejo, uno dei vescovi spagnoli più aperti al rinnovamento conciliare che giocò un ruolo di rilievo nella redazione della Gaudium et spes. Degli episcopati dell’Europa orientale, quelli al di là della «cortina di ferro», vari vescovi erano impediti dai regimi del socialismo reale a partecipare al concilio: il primate d’Ungheria era rifugiato nella Ambasciata USA a Budapest, altri erano in carcere; l’arcivescovo maggiore di Lv’ov Josyp Slipyj, ultimo vescovo della regione, era stato liberato in una azione distensiva di Chruščëv. Invece la delegazione polacca, col primate card. Stefan Wyszyński, membro del consiglio di presidenza nel 1963 e poi chiamato anche nel segretariato per gli affari straordinari, partecipò ed ebbe vescovi in molte commissioni, ma non in quella dottrinale. Molto attivi furono Michal Klepacz, Herbert Bednorz, Bolesław Kominek, Józef Gawlina e a partire dal terzo periodo il vescovo di Cracovia Karol Wojtyła, che, a detta di Congar che discusse con lui sullo schema xiii, emanava un «fluido irraggiante». A differenza degli spagnoli e dei conservatori europei, i polacchi esigevano una affermazione piena della libertà religiosa, da affermare contro le pretese di uno Stato pedagogo che all’Est aveva le fattezze dell’ideologia comunista. Nel continente americano i vescovi statunitensi costituivano il gruppo nazionale più numeroso dopo quello italiano, disponevano di una conferenza episcopale ben organizzata ed efficiente, guidata dal cardinale di New York Francis Spellman, spesso sensibile alle tesi della minoranza. Lo stesso Spellman, il card. Albert Gregory Meyer di Chicago e il card. Lawrence Joseph Shehan di Baltimora ebbero un ruolo importante negli organi direttivi del concilio; molti altri vescovi furono nominati nelle commissioni conciliari ed alcuni vi ebbero un ruolo importante (John Francis Dearden, John Joseph Wrigth e James Henry Griffiths nella dottrinale, James Francis McIntyre in quella per i vescovi, Ernest John Primeau e Shehan nel segretariato, Joseph Elmer Ritter in quella per il clero). Se su molti temi teologici esistevano posizioni diverse, sulla libertà religiosa, l’episcopato statunitense sostenne con convinzione le tesi del gesuita John Courtney Murray, condannato negli anni Cinquanta e al Vaticano ii ispiratore dell’episcopato che cercava una legittimazione nella società pluralista. Invece molti vescovi e in particolare Spellman, che era ordinario militare dell’esercito americano, si espressero contro la condanna della deterrenza atomica. L’episcopato canadese fu parte nella sua quasi totalità della maggioranza; un ruolo decisivo in alcuni momenti chiave del

concilio ebbe il card. Paul-Émile Léger, vescovo di Montréal che, sebbene non fosse stato inserito negli organi direttivi del concilio, godeva di una particolare autorevolezza. I vescovi canadesi non erano presenti in tutte le commissioni, ma avevano una forte rappresentanza in quella dottrinale con mons. Maurice Roy e mons. Georges Pelletier, oltre allo stesso Léger. Importante fu anche il ruolo svolto da mons. Maxim Hermaniuk all’interno del segretariato e quello di mons. Joseph Albertus Martin nella commissione per la liturgia. L’azione dell’episcopato centroamericano, presente solo in qualche commissione, fu segnata da personalità forti: come quella del vescovo di Cuernavaca Sergio Mendez Arceo, che fu protagonista in aula conciliare di alcuni interventi particolarmente forti, sulla libertà religiosa, sulla Chiesa, sul celibato ecclesiastico, sulla psicanalisi; del vescovo di Panama mons. Marcos Gregorio McGrath, molto attivo nella commissione dottrinale, e dei due vescovi equadoregni mons. Leonidas Eduardo Proaño Villalba, vescovo di Riobamba e di mons. Pablo Muñoz Vega sj, vescovo ausiliare di Quito. Ma esso agiva, insieme a tutto l’episcopato di America Latina, nella conferenza episcopale continentale, il Celam. Altri episcopati come quello brasiliano, quello cileno o quello argentino, erano numericamente assai consistenti e perciò stesso di grande peso. In particolare i vescovi brasiliani, alloggiati per lo più presso la «Domus Mariae», divennero presto i principali animatori del gruppo dei rappresentanti delle conferenze episcopali, che si ritrovava in quello stesso luogo. Erano presenti in tutte le commissioni (e dunque riunendosi potevano avere una idea dell’andamento complessivo dei lavori): il card. Antonio Caggiano, vescovo di Buenos Aires, faceva parte del consiglio di presidenza; nella commissione dottrinale era stato eletto il brasiliano mons. Alfredo Vicente Scherer a cui si aggiunse il venezuelano mons. Luis Eduardo Enríquez Jiménez; nella commissione per i vescovi c’erano l’argentino Raúl Francisco Primatesta e il colombiano Pablo Correa León; in quella per l’apostolato dei laici il boliviano mons. José Armando Gutierrez Granier, i cileni Manuel Larrain Errázuriz e Raúl Silva Henriquez e il brasiliano mons. Eugênio De Araújo Sales; nel segretariato c’erano il brasiliano mons. Aloísio Leo Lorscheider e il venezuelano José Humberto Quintero Parra. Se si considerano i vota inviati prima del concilio la maggior parte di questi vescovi appariva poco incline all’aggiornamento roncalliano (e dunque non stupisce che de Proenca Sigaud, vescovo di Diamantina, fosse uno dei cofondatori del

Coetus internationalis patrum): ma l’esperienza conciliare fu per molti un’occasione di radicale conversione, illuminata da figure come quella di dom Helder Pessôa Câmara. Nell’episcopato africano, erano ancora maggioritari i vescovi missionari, che dunque si muovevano anche come appartenenti a una cultura o a un ordine, e che al Vaticano ii trovarono l’occasione preziosa per prendere coscienza della propria identità e del proprio ruolo nel continente. Nonostante alcuni gruppi più numerosi (come l’episcopato congolese, quello sudafricano, quello tanzanese, quello nigeriano, quello del Madagascar e dell’Egitto), né africani francofoni, né africani anglofoni avevano un ruolo negli organi direttivi del concilio, né nella commissione dottrinale. Nella commissione per le missioni erano presenti cinque vescovi africani, fra i quali tuttavia forti personalità, come il vescovo di Durban Denis Eugene Hurley, quello di Kroonstadt in Sudafrica Gerard Marie van Velsen, quello di Cotonou Bernardin Gantin, il card. Lauren Rugambwa di Bukoba (Tanzania), Joseph Blomjous di Mwanza (Tanzania), il congolese Joseph-Albert Malula ausiliare di Leopoldville. Invece il vescovo di Dakar, mons. Marcel Lefebvre, emerse come uno dei leader più autorevoli del Coetus internationalis patrum e della piccola minoranza che continuò a votare contro alcuni schemi (non la riforma liturgica che Lefebvre approvò, ma i documenti sulla libertà religiosa, l’ecumenismo, le religioni). I vescovi provenienti dall’Asia appartenevano a mondi diversi. Nei paesi del Medioriente si era in presenza di Chiese cristiane di antichissima tradizione, legate a Roma ma con propri riti e tradizioni canoniche. Se da un lato questi vescovi chiedevano al concilio un più esplicito riconoscimento della loro dignità ecclesiale, dall’altro essi portavano agli altri padri l’esperienza di un dialogo ecumenico e di un confronto con le Chiese cristiane ortodosse con cui condividevano lo status di minoranza in terra d’islam. Inoltre le popolazioni arabe a cui appartenevano le loro comunità si trovavano coinvolte nelle profonde tensioni provocate dalla nascita dello stato di Israele, il che li rendeva ostili a un documento sull’ebraismo che non avesse, come poi avrebbe avuto Nostra aetate, capitoli sull’islam e le grandi religioni. La differenza rituale articolava questi vescovi in gruppi, capaci talora di coordinarsi: i gruppi più numerosi erano quelli dei vescovi melchiti e maroniti di Siria e Libano. Tra i melchiti spiccava la personalità del patriarca antiocheno Maximos iv, che svolse un ruolo da protagonista in varie circostanze nell’aula del concilio. Ma rilevante fu anche l’opera dei vescovi Nephytos

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Gli episcopati 3. Un gruppo di vescovi africani (foto Riccardi / da Il Concilio Vaticano ii). 4. L’episcopato indiano (da Il Concilio Vaticano ii). 5. Hélder Câmara, vicepresidente del Consiglio Episcopale Latino Americano (celam) e arcivescovo di Recife dal 1964 (Archivio Fscire): «Ci sono con noi, alla Domus Mariae, un arcivescovo, un vescovo e due laici che il governo comunista [dell’Ungheria] ha autorizzato a venire

Edelby, Denys Antonio Hayek e Philippe Nabaa, nominato tra i segretari del concilio. Tra i maroniti, oltre al patriarca di Antiochia Paul Pierre Méouchi, rilevanti furono anche i vescovi Michael Doumith, Ignace Ziadé e Abdallah Nujaim. La loro attività fu concentrata nella commissione per le Chiese orientali, ma c’erano vescovi mediorientali anche nelle altre, come in quella dottrinale e nel segretariato. Gli episcopati dell’Asia centrale, dell’estremo Oriente e dell’Oceania, spesso ridotti numericamente e non collegati tra di loro, non ebbero come tali un ruolo specifico rilevante nei lavori conciliari. Particolarmente numeroso era quello indiano, composto in gran parte di vescovi missionari. Alcuni di loro ebbero una parte importante, soprattutto nella commissione per le missioni, ma la loro presenza, sebbene non molto diffusa, fu significativa anche in altre commissioni, come in quella per i laici, in quella per i vescovi e nel segretariato per l’unità dei cristiani. Molto numerosi erano anche i vescovi cinesi (riuniti in un coordinamento che prese il nome di Coetus Episcoporum Sinensium), che però vivevano per lo più in esilio dopo l’instaurazione del principio delle «4 autonomie» nella Repubblica popolare e la repressione della predicazione anticomunista. Nella commissione per l’apostolato dei laici svolse un ruolo importante soprattutto mons. Paul Yü Pin, vescovo di Nanchino, mentre un attivo rappresentante della minoranza conciliare fu il vescovo di Taiwan mons. Stanislaus Lokuang, membro della commissione per le missioni. Abbastanza numeroso era anche l’episcopato filippino, guidato dall’autorevole figura del card. Rufino Jiao Santos, vescovo di Manila e membro della commissione dottrinale. Erano rappresentati anche nelle commissioni per le missioni, per il clero e in quella per i vescovi. Per quanto riguardava l’episcopato australiano, bisogna ricordare il card. Norman Thomas Gilroy, arcivescovo di Sidney e membro della presidenza del concilio. Vescovi australiani erano presenti in varie commissioni, in particolare in quelle per i seminari, per i sacramenti, per i religiosi e per i vescovi. Per motivi linguistici e culturali, essi erano più legati ai vescovi statunitensi, di cui seguivano spesso le posizioni. Tra di loro non mancavano personalità rilevanti, come il vescovo conservatore di Fesseë Thomas William Muldoon, che tuttavia si trovò spesso isolato rispetto al resto dell’episcopato australiano, in gran parte aperto al rinnovamento conciliare.

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Focus/Corpo al concilio. L’arcivescovo è un uomo anziano, segnato dalla sofferenza, impressionante per virtù e santità. Qualche giorno fa, in corridoio, ha voluto per forza baciarmi le mani. Io l’ho respinto, gentilmente. Mi ha detto in latino: “Sei arcivescovo”. Gli ho risposto: “Sono tuo fratello”. Seguì allora il commento di cui mi sono ricordato oggi e che mi diverte: “Ma mi è stato rivelato che un giorno sarai cardinale”. Quasi scherzando, gli ho domandato: “Rivelazione di Dio o degli uomini?”» (Hélder Câmara, Le notti di un profeta). 6. Le conferenze pomeridiane sono per gli episcopati un momento importante di incontro, di confronto e di approfondimento dei temi discussi in congregazione generale (Archivio Fscire).

Bibliografia V.A. Yzermans, American Participation in the Second Vatican Council, New York 1967; W. Dushnyck, The Ukranian-Rite Catholic Church at the Ecumenical Council, 1962-1965, New York 1967; Ph. Levillain, Les épiscopats de l’Europe de l’Est à Vatican ii, in «Documentation sur l’Europe centrale», 11 (1973), pp. 81-98; G. Battelli, Alcune considerazioni introduttive per uno studio sui vescovi italiani al Concilio Vaticano ii, in Le deuxième concile du Vatican (1959-1965), Rome 1989, pp. 267-279; J. Jacobs, Les Pays-Bas et le Concile Vatican ii, in Sources locales de Vatican ii, edited by J. Grootaers and Cl. Soetens, Louvain 1990, pp. 47-58; A. Stacpoole, Sources for recording British participation in the Second Vatican Council, in Sources locales de Vatican ii, cit., pp. 67-80; A. Michel, L’épiscopat français au deuxième concile du Vatican, in Le deuxième concile du Vatican (1959-1965), cit., pp. 281-296; Cl. Soetens, La «Squadra Belga» au concile Vatican ii, in Foi, gestes et institutions religieuses au xixe et xxe siècles, Louvain-laNeuve 1991, pp. 159-169; À la veille du Vatican ii. Vota et réactions en Europe et dans le catholicisme oriental, édité par M. Lamberigts e Cl. Soetens, Louvain 1992; Cl. Prudhomme, Les éveques d’Afrique noire anciennement française et le Concile, in Vatican ii commence..., édité par E. Fouilloux, Louvain 1993, pp. 163-188; Cl. Soetens, L’apport du Zaire, du Rwanda et du Burundi au Concile Vatican ii, cit., pp. 189-210; R. Aubert, Organizzazione e funzionamento dell’assemblea, in Storia della Chiesa: La Chiesa del Vaticano ii (1958-1978), vol. xxv/1, a cura di M. Guasco, E. Guerriero, F. Traniello, Cinisello Balsamo 1994, pp. 159-226; A. Lazzarotto, I vescovi cinesi al concilio, in Experience, Organisation and Bodies at Vatican ii, edited by M.T. Fattori, A. Melloni, Leuven 1999, pp. 67-86; P. Paulikkan, Asian Contribution to the Second Vatican Council: The Story from the Subcontinent and the Oriental Churches in the Middle East, in Revisiting Vatican ii. 50 years of Renewal, edited by S.G. Kochuthara, vol. i, Bangalore 2014, pp. 132-146.

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41. Giornali, televisioni e media: il concilio extra aulam

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1. Le telecamere della rai trasmettono in diretta la cerimonia di apertura del Vaticano ii. Molti tra gli stessi periti o padri conciliari ricorsero alla mediazione televisiva per seguire le cerimonie, per l’impossibilità a prendervi parte (Foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna). Come annota Neophytos Edelby, consigliere e segretario del patriarca Maximos iv Saigh, l’11 ottobre 1962: «Alle 7,30 eravamo riuniti nella grande galleria delle lapidi nel palazzo del Vaticano per partecipare al corteo. Solo il patriarca non ha partecipato a questa sessione solenne. Egli ha potuto vederla in televisione. C’erano più di

2.500 vescovi e superiori generali» (Diario di Neophytos Edelby, 11 ottobre 1962). 2. Lettura dei comunicati ai giornalisti sui lavori del concilio in congregazione generale (Archivio Fscire). 3. Obiettivi puntati sul concilio (Bernhard Moosbrugger, Zürich; da Erneuerung in Christus).

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Il Vaticano ii fu il primo concilio nella storia della Chiesa che si svolse sotto gli occhi delle telecamere e delle cineprese e davanti ai microfoni delle radio, nel secolo che è stato definito come «Mediaevo». Per la prima volta, il mondo intero poté seguire in diretta i lavori dell’assise conciliare ed esserne informato nel medesimo istante in cui l’evento si stava celebrando; l’opinione pubblica mondiale si formò dunque una coscienza conciliare a un grado e a un livello impensabili, per esempio, solo per il Vaticano i, celebrato appena un secolo prima. Non è un caso dunque che si sia parlato, a proposito del ruolo giocato dalle riviste, dai giornali e dai media audiovisivi, come di «spettatori influenti». Quando il 5 ottobre del 1962 alle ore 12 veniva inaugurata la nuova sede dell’Ufficio stampa del concilio, in via Serristori, fu evidente a tutti quanto la Santa Sede avesse compreso come non fosse più praticabile nella società degli anni Sessanta ge-

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stire le informazioni secondo le abitudini consolidate del passato. Nel secolo dei media non era possibile, infatti, pensare di distribuire le notizie sul concilio con il contagocce o di limitarsi in modo esclusivo alle pubblicazioni de «L’Osservatore Romano» e ai notiziari di Radio Vaticana, come se la stampa laica non esistesse. L’ultimo concilio aveva effettivamente contribuito a dare la misura e i limiti della censura e del segreto ecclesiastico, con effetti imprevisti. Nonostante la stampa avesse ormai una diffusione internazionale, la mancanza di un centro di gestione e diffusione delle informazioni da parte della Santa Sede ebbe come effetto che i giornalisti interessati al concilio andarono alla ricerca di notizie «attingendole troppo spesso a fonti avvelenate da passioni di parte». La polemica o gli scoop avanzati nei loro articoli non riuscirono a essere fermati nemmeno dalla corsa ai ripari di padre D’Alzon, il fondatore degli Ago-

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stiniani dell’Assunzione, che, con le sue 400 lettere spedite ai vari paesi e pensate come bollettini e notiziari sul concilio, rivelava in realtà ancora di più tutti i limiti della sua azione. Anche la «Rivista del cinematografo», presentando la copertura che i mezzi radiotelevisivi stavano offrendo al Vaticano ii, aprì un articolo sull’argomento citando le parole di Luis Veuillot che, nel suo diario del Vaticano i, commentava abbastanza duramente l’atteggiamento di «quegli estranei che qui stanno bracando», concludendo in modo lapidario: «io dico di tutti costoro che non sanno niente o raccontano bubbole». Non che una politicizzazione delle notizie o la ricerca del sensazionalismo non ci fosse stata al Vaticano ii; tuttavia, per evitare di lasciare semplicemente il concilio in mano ai media e dato il particolare rapporto che si era instaurato tra papa Giovanni xxiii e i giornalisti fin dai primi giorni di pontificato, si pensò a come permettere e agevolare la stampa nel segui-

re le fasi della preparazione prima e, dopo qualche difficoltà, dello svolgimento del concilio poi. Si arrivò dunque alla istituzione di un ufficio stampa che fosse in grado di gestire e «controllare» il flusso di notizie e il rapporto con i media. Fu lo stesso segretario di Stato Domenico Tardini ad annunciarlo durante quella che viene ricordata come la prima conferenza stampa nella storia della Santa Sede, il 30 ottobre 1959. Dopo alcuni annunci pubblici, iniziò a funzionare il 18 aprile 1961 come Ufficio stampa della commissione centrale preparatoria, quando mons. Pericle Felici diede l’annuncio ai giornalisti dell’apertura dei locali di via Serristori 12, diventando nell’ottobre del 1962 l’Ufficio stampa del concilio e, terminato il Vaticano ii, l’attuale Sala Stampa vaticana. Il Vaticano ii – vero e proprio grande evento – si aprì sotto gli occhi di più di 1.200 giornalisti accreditati e provenienti da tutti e cinque i continenti. I servizi radiotelevisivi della

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Giornali, televisioni e media: il concilio extra aulam

vennero utilizzati e diffusi da altri 66 differenti organismi internazionali. Il flusso di notizie e la copertura sull’evento che l’opinione pubblica si aspettava era dunque notevole. La radio cattolica olandese, la kro – Katholieke Radio Omroepverenéging – si presentò al concilio con un apparato imponente, coordinata dal corrispondente romano Jan Dykgraaf che, grazie al lavoro di numerosi tecnici, un ponte radio e un servizio aereo diretto, riuscì a far arrivare aggiornamenti costanti in audio e video sugli avvenimenti. Le radiotelevisioni collaborarono poi direttamente e con frequenza con il Centro di documentazione conciliare a Roma (idoc). Tuttavia le sintesi che all’inizio vennero diffuse erano solo scarni sommari; le notizie che permettevano ai giornalisti di capire e conseguentemente di informare il proprio pubblico erano poche. Sebbene l’atteggiamento votato alla segretezza e all’egemonia del s. Uffizio di soli pochi anni prima si fosse definitivamente rotto, le scarse informazioni su quanto stava facendo la macchina conciliare furono un limite avvertito con diverse sfumature e gradazioni da tutti i media. All’indomani del concilio, la parola chiave sull’informazione, «nonostante l’Ufficio stampa appena inaugurato, rimase “riserbo”». Un riserbo impenetrabile tanto da indurre nel 1963 Raniero La Valle, giovane direttore dell’«Avvenire d’Italia», a farsi promotore di una iniziativa per chiedere più informazioni, mentre contemporaneamente tante altre simili iniziative esterne presero di fatto forma. Dal 1963 si assistette infatti a un maggiore flusso di informazioni. Negli anni della preparazione e della prima sessione l’interesse accesosi nell’opinione pubblica fu tale che i vari circuiti internazionali, sebbene privi di informazioni di prima mano, riuscirono comunque a trovare dei canali da cui carpire informazioni, in modi più o meno formali. Le agenzie di stampa per la prima volta si specializzarono e attraverso di esse cominciarono a diffondersi le prime conferenze stampa dei cardinali o dei vescovi coinvolti nella preparazione, i quali non disdegnavano nemmeno di essere ripresi e dunque teletrasmessi attraverso i molteplici circuiti televisivi. Si creò così l’effetto di rimpallo informativo: i giornali tenevano d’occhio quello che riportavano le riviste, che a loro volta citavano i dibattiti nati spontaneamente, i quali si rifacevano alle conferenze stampa di alcuni prelati a cui si era assistito o di cui si erano recuperate la registrazione audio o la ripresa in video. Le conferenze e le interviste ai padri impegnati in concilio diventarono così un importante strumento per i giornalisti, soprattutto per quelli radiotelevisivi, perché offrivano testirai

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monianze dirette a cui tutti i media potevano attingere a piene mani. Molte di queste non vennero registrate solo in audio e video, ma anche inserite negli atti del concilio. Come notò lo stesso «Avvenire d’Italia» durante la prima sessione, «una delle caratteristiche del primo periodo dei lavori conciliari, e soltanto apparentemente del tutto esterna ad essi, è stata proprio quella delle conferenze-stampa». Essendo gli interventi dei padri durante le congregazioni generali del tutto riservati e i comunicati stampa molto «parsimoniosi» sulle reali opinioni espresse, «c’è stato però qualcuno, che ha aperto più che uno spiraglio sulla effettiva sostanza delle “cose di cui si occupa il Concilio”; e questi sono stati proprio alcuni, anzi numerosi Padri conciliari» e «il mezzo di cui si sono serviti sono state le conferenze-stampa». Le agenzie di stampa si strutturavano insieme, per facilitare la raccolta e la diffusione delle notizie: ad esempio, in via Silvieri 30, si sistemò la rici, la Romanae Informationes Catholicae Internationalis, formata da Kathpress (Austria), kna (Germania), kipa (Svizzera), a cui aderirono anche knp (Olanda) e cip (Belgio). I Centri di documentazione e di informazione degli episcopati o delle congregazioni religiose si organizzarono per seguire i lavori, come il centro di documentazione della Chiesa cattolica dei Paesi Bassi o il ccc, il Centro di informazione dell’episcopato canadese, il Centro brasiliano, quello spagnolo, francese, dei vescovi americani, quello tedesco, quello italiano, quello panafricano o il Centro d’informazione degli Oblati di Maria Immacolata, quello dei padri bianchi o della Società del Verbo Divino. L’attività pomeridiana di oratori dei padri conciliari e soprattutto quella dei teologi fu talmente intensa che il 15 settembre 1964 venne distribuita tra i padri conciliari una lista con alcune norme a cui si dovevano attenere i periti, che lo stesso Pao­lo vi aveva comunicato alla commissione di coordinamento alla fine del dicembre 1963. Se si raccomandava l’«oggettività» e soprattutto la «prudenza» nel parlare del concilio, nonché l’astensione da critiche al dibattito, si arrivò anche a vietare la formazione di correnti d’opinione, la difesa pubblica delle proprie idee personali e, di rilasciare interviste. Suonava come un richiamo formale alla intensa attività extra aulam del partito dei periti, tale da portare, nel caso non fosse stato rispettato, anche alla perdita del titolo. La direttiva, evidentemente, cercava di sancire una pratica che in quegli anni risultò essere la più frequente ma che non mancava di dare fastidio. L’avanguardia della riflessione teologica, biblica, liturgica ed ecumenica, gli esponenti degli episcopati nonché le voci degli osservatori, attraverso il sistema dell’intervista, trovavano di

fatto spazi inediti da cui farsi ascoltare. Se ne ha sentore dai diari privati dei padri e dei periti, che annotavano settimanalmente i numerosi appuntamenti con le radio, i giornali, le televisioni internazionali. La televisione diede perciò un volto a nomi che con il passare delle settimane diventano sempre più noti al pigro cattolicesimo italiano, abituato a identificare la Chiesa con l’immagine del papa. Si avvicendarono sullo schermo i teologi transalpini che erano stati condannati pochi anni prima, sotto il pontificato pacelliano, i vescovi delle Chiese locali (da quelli africani agli asiatici), gli osservatori non cattolici e i rappresentanti delle altre confessioni. Alcuni diventarono veri e propri leader mediatici: il card. Augustin Bea, nella fase preparatoria, venne cercato con insistenza dalle radiotelevisioni dei circuiti internazionali, per avere notizie sulla novità del suo segretariato; e così Léon-Joseph Suenens, Julius Döpfner, teologi come Yves Congar, Hans Küng, osservatori e ospiti come Oscar Cullmann, Roger Schutz. La rai-tv diventò un vero e proprio strumento della maggioranza conciliare, al cui uso, nonostante le iniziali ritrosie, dovette adattarsi anche qualche esponente della minoranza. Ma non solo. I resoconti settimanali della televisione e le analisi quotidiane proposte dai giornali servirono agli stessi padri per avere un termometro sulle discussioni conciliari, non sempre comprensibili nel latino pronunciato con i più svariati accenti e inflessioni. Se le informazioni veicolate dal piccolo schermo agirono all’interno del concilio, questo è ancor più vero per l’esterno: si può cogliere quanto l’informazione (televisiva, radiofonica e a stampa) incidesse sul dibattito conciliare e sulla percezione di questo da parte dell’opinione pubblica in occasione della discussione che stava facendo nel febbraio 1965 il gruppo De religionibus non christianis. Congar sul suo diario notò che «gli arabi del Medio Oriente (abbiamo tra le mani le loro vivissime reazioni) sono stati messi su dalla propaganda in arabo fatta dalla radio israeliana: ascoltano molto quella emittente. E quella radio ha ripetuto il ritornello: il Concilio ha ricono-

sciuto l’innocenza degli ebrei». L’utilità di una corretta diffusione di notizie da parte dei media si percepì infatti proprio in quei momenti o passaggi che toccavano temi delicati per gli equilibri nei rapporti con gli altri. Il 15 settembre sempre Congar poté così finalmente annotare: «Il Papa voleva anche che il mondo mussulmano fosse informato meglio non solo su questo tema ma in generale sul lavoro del Concilio. Si è cercato di dare una buona informazione e di spiegare le cose alla radio, di riunire alcune persone competenti e influenti per agire positivamente sull’opinione pubblica». Se i media generalisti seppero coinvolgere la pubblica opinione, orientandola nella formazione di speranze e di attese e le riviste e i periodici specializzati seppero dare un contributo ai vescovi, come preparazione che ebbe una ricaduta sugli stessi dibattiti, per le riflessioni proposte nelle loro pagine, si può dunque affermare come tutti insieme agirono e fecero sentire, a diversi livelli, il proprio peso all’interno e all’esterno dell’aula di S. Pietro, dando così a quella assise una forma inedita in termini di informazione e partecipazione.

Bibliografia L. Veuillot, Rome pendant le concile, 2 voll., Paris 1872; E.L. Heston, The Press and Vatican ii, Notre Dame-London 1967; C. Ceccuti, Il concilio Vaticano i nella stampa italiana (1869-1870), Roma 1970; Paolo vi e i problemi ecclesiologici al concilio, Brescia 1989; R. Laurentin, L’information au Concile, in Le deuxième concile du Vatican (1959-1965), Rome 1989, pp. 359-378; M. Marazziti, I papi di carta. Nascita e svolta dell’informazione religiosa da Pio xii a Giovanni xxiii, Genova 1990; J. Grootaers, L’information religieuse au début du Concile, in Fouilloux (a cura di), Vatican ii commence… Approches Francophones, Leuven 1993, pp. 211-234; A. Melloni, Lo spettatore influente. Riviste e informazione religiosa nella preparazione del Vaticano ii (1959-1962), in Il Vaticano ii fra attese e celebrazione, a cura di G. Alberigo, Bologna 1995, pp. 119-192; J.O. Beozzo, Il clima esterno, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 1, Bologna 1995 (2012), pp. 381-428; A. Melloni, L’altra Roma. Politica e S. Sede durante il concilio Vaticano ii (1959-1965), Bologna 2000; F. Ruozzi, Il concilio in diretta. Il Vaticano ii e la televisione tra informazione e partecipazione, Bologna 2012.

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42. Gli uditori, le uditrici e i parroci

Nella fase preparatoria del concilio, i laici non furono chiamati a collaborare direttamente al lavoro delle commissioni, con l’unica eccezione del prof. Francesco Vito, inserito in quella per gli studi e i seminari. Una «teologia del laicato» di stampo ancora corporativo aveva avuto voce tramite le organizzazioni internazionali dell’apostolato dei laici e varie iniziative, in particolare una serie di relazioni inviate agli organi preparatori (riunione di Friburgo di Pax Romana del 17 luglio 1960; costituzione di un «gruppo speciale» in seno alla conferenza delle Organizzazioni internazionali cattoliche). La commissione per l’apostolato dei laici – l’unica senza una congregazione alle spalle, perché si pensava che la congregazione dei laici potesse nascere dopo il concilio – li coinvolse soltanto dopo la chiusura della prima sessione conciliare: una delegazione di «laici» identificati come tali presenziò alla cerimonia di apertura dell’11 ottobre 1962, insieme ai diplomatici e ai giornalisti, ma non parteciparono ai dibattiti, ad eccezione di quelli presenti nelle file degli osservatori non cattolici. Fu Paolo vi, che era stato assistente ecclesiastico della Federazione universitaria cattolica italiana, a volere per il secondo periodo conciliare la presenza di un gruppo di uditori che rappresentassero il laicato cattolico come tale. A metà settembre del 1963, mons. Casimiro Morcillo González, arcivescovo di Saragozza e sottosegretario del concilio, rilasciò a Radio Popular una intervista nella quale anticipava quelle che sarebbero state le disposizioni pontificie: «È quasi sicuro che un certo numero di uditori laici – sentite bene la parola: uditori, non osservatori sarà invitato al Concilio. Un numero ristretto, certamente. Quanti? Sarebbe prematuro dirlo. Un numero limitato, e scelti probabilmente fra quanti presiedono le opere cattoliche internazionali...». All’inizio si trattava di 13 uditori, tutti maschi (il posto loro riservato nell’aula era sulla tribuna davanti alla colonna di S. Andrea). Effettivamente la maggior parte di loro proveniva da organizzazioni di apostolato che lavoravano sul piano internazionale, ovvero dagli organi direttivi del Comitato permanente dei congressi internazionali per l’apostolato dei laici (il copecial, di cui Vittorino Veronese era presidente) e della Conferenza delle organizzazioni internazionali cattoliche (oic): ma essi erano stati nominati con biglietto pontificio come singoli. Il loro numero nel corso delle sessioni successive aumentò progressivamente tramite nuove nomine e ad essi si aggiunsero, per un numero ristretto di congregazioni generali, altri laici, con la qualifica di «invitati», fino a contarne nel com-

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plesso quarantatre, tra uomini e donne, oltre a dieci uditrici religiose che seguirono i lavori del concilio dalla stessa tribuna dei laici e ai cinquanta parroci ammessi all’aula nel 1964. Assieme agli osservatori essi avevano una funzione di allargamento del dibattito in tutte quelle sedi, esterne all’aula, che però non erano irrilevanti. Aprendo il terzo periodo conciliare, Paolo vi commentò l’allargamento del gruppo di uditori dicendo che egli intendeva così non solo manifestare «sentimenti paterni nei confronti di tutte le categorie del Popolo di Dio», ma anche «assicurare nella comunità cristiana sempre maggiore armonia, collaborazione e carità». L’idea di aggiungere delle uditrici, così che fosse presente «l’insostituibile cooperazione femminile» all’apostolato (nessuna di loro era stata membro degli organi preparatori o delle commissioni conciliari) era stata avanzata durante il secondo periodo

1. Colloqui tra i padri e le uditrici, in una pausa del concilio (da Die Tür ist geöffnet, Das Zweite Vatikanische Konzil - Leseanleitungen aus Frauenperspektive, Hg. Theologische Kommission des Katholischen Deutschen Frauenbundes e.V., Aschendorff Verlag, Münster 2012).

2. Il gruppo degli uditori laici (da Das Konzil und seine Folgen).

conciliare anche dal cardinale Léon-Joseph Suenens (il quale aveva ricordato all’assemblea che «le donne, se non mi sbaglio, costituiscono la metà dell’umanità»); altri come il metropolita Josyf Slipyj, la ritenevano una istanza incomprensibile alla tradizione orientale; altri vescovi avevano appoggiato la mozione e alcuni chiedevano di far venire uditrici dai paesi i cui vescovi erano impediti. Durante la seconda intersessione Vittorino Veronese aveva chiesto un incremento del numero di uditori, per dar loro una maggiore rappresentatività, alla quale i grandi comitati internazionali erano abituati e che per la sua esperienza all’Unesco aveva un valore anche politico. Solo l’8 settembre 1964, meno di una settimana prima della ripresa dei lavori, Paolo vi (trascurando il fatto che una donna, l’imperatrice Irene, aveva presieduto il Niceno ii) aveva preso una decisione e aveva comunicato a un gruppo di religiose del-

la diocesi di Albano: «Noi abbiamo dato disposizioni affinché anche alcune donne qualificate e devote assistano, come uditrici, a parecchi solenni riti e a parecchie congregazioni generali della prossima terza sessione del concilio ecumenico Vaticano ii; a quelle congregazioni, diciamo, le cui questioni poste in discussione possano particolarmente interessare la vita della donna; avremo così per la prima volta, forse, presenti in un concilio ecumenico alcune, poche – è ovvio – ma significative quasi simboliche rappresentanze femminili». La lista con i nomi dei nuovi uditori laici e delle donne, laiche e religiose, che il papa aveva nominato fu inoltrata dal segretario di Stato Amleto Cicognani a mons. Pericle Felici il 12 settembre, ma gli inviti partirono solo il 21 settembre – così che il 14 settembre, nel discorso di apertura della sessione, Paolo vi rivolse tra l’altro un saluto alle uditrici, ignaro della loro assenza.

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Gli uditori, le uditrici e i parroci

La prima donna uditrice fu Marie Louise Monnet, nominata il 20 settembre 1964; tre giorni dopo, vennero resi noti i nomi di tutte le altre: otto religiose e sette laiche (numero che aumentò nella quarta sessione); vennero rappresentate ancora una volta le confederazioni internazionali, le associazioni e alcune religiose dei vari continenti. A parte due vedove di guerra, nominate in quanto testimoni degli orrori dei conflitti armati e delle aspirazioni alla pace, nessuna di loro però era sposata. Era sposata Barbara Ward, la baronessa inglese nota come Lady Jackson, che nell’ottobre del 1964 alcuni laici nordamericani chiesero di far parlare in concilio sul tema dell’aiuto internazionale: ma la richiesta non venne accettata dalla segreteria del concilio. Solo nel quarto periodo José e Luz-Marie Álvarez-Icaza Manero, una coppia di coniugi messicani, fu invitata ad assistere alle congregazioni conciliari. La partecipazione liturgica degli uditori e delle uditrici era passiva, come quella della gran parte dei vescovi: solo dopo l’approvazione della riforma liturgica, il 16 settembre 1964, quattro uditrici ricevettero la comunione durante la messa conciliare. Sebbene le parole del papa avessero lasciato intendere una presenza limitata delle uditrici, esse seguirono tutti i lavori insieme agli uditori: si riunivano regolarmente per studiare i temi dibattuti in concilio e vennero associate ad alcune commissioni, anche se fu in quella per l’apostolato dei laici e poi in quella per l’elaborazione dello schema xiii che ebbero un ruolo. Le religiose, che in aggiunta alle riunioni settimanali dell’intero gruppo si incontravano anche separatamente, non furono invece mai ammesse a prendere parte alle riunioni della commissione sui religiosi. L’auspicio espresso da alcuni padri di poter ascoltare dei laici esprimersi nell’aula conciliare, fu esaudito solo il 3 dicembre 1963, non in una discussione, ma nella seduta per la commemorazione del iv centenario della chiusura del concilio di Trento. In questa occasione, intervennero Jean Guitton e Vittorino Veronese. Il primo laico a parlare su un tema all’ordine del giorno della discussione conciliare fu invece Patrick Keegan, presidente del World Movement of Christian Workers, il 13 ottobre 1964, intervenendo in inglese sullo schema sull’apostolato dei laici, sebbene solo a discussione conclusa. Se il discorso di Keegan costituì un utile precedente, gli uditori continuarono a chiedere un riconoscimento non simbolico, in particolare nel dibattito sullo schema xiii che aveva per oggetto il ruolo della Chiesa nel mondo contemporaneo. Il 26 ottobre gli uditori laici scrissero così una lettera ai moderatori nella quale

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chiedevano di consentire a un loro rappresentante di intervenire sullo schema xiii, proponendo, sulla scorta di una loro scelta unanime, Maria Pilar Bellosillo, presidente della World Union of Catholic Women’s Organizations, sottolineando come il discorso di una donna che presiedeva un’organizzazione di più di trenta milioni di membri in tutto il mondo avrebbe ben manifestato l’accresciuto ruolo delle donne nel laicato cattolico. Il discorso fu accettato, ma non fu ammessa all’ambone una donna e così l’argentino Juan Vázquez, presidente della International Federation of Catholic Youth Organizations, il 10 novembre 1964 parlò in spagnolo della missione dei laici nel mondo moderno. Il 5 novembre, invece, James Norris, presidente dell’International Catholic Commission on Migration, presentò all’aula conciliare un discorso sul problema della povertà nel mondo, non come rappresentante degli uditori, ma su richiesta dei delegati delle conferenze episcopali che avevano scritto il 16 ottobre a Paolo vi. In totale, per sei volte i laici presero la parola davanti all’assemblea conciliare: l’ultima, il 13 ottobre 1965, con l’uditore togolese Eusebe Adjakpley, oltre all’indirizzo finale di ringraziamento al pontefice e ai padri conciliari di cui si fece portavoce Veronese. Il 17 novembre 1964 anche un parroco di Madrid, Louis Marcos, prese la parola nell’aula conciliare come rappresentante degli uditori parroci al concilio. Il 19 settembre il card. Amleto Cicognani aveva infatti informato Felici del desiderio del papa che qualche rappresentante del clero secolare prendesse parte alle congregazioni generali in cui era all’ordine del giorno il tema della vita sacerdotale. Alla fine vennero nominati circa una cinquantina di parroci, alcuni dei quali furono presenti per la prima volta il 13 ottobre, la cui presenza fu poco più che formale. Durante la sessione solenne del 18 novembre 1965 Paolo vi affidò una copia dell’Apostolicam actuositatem, il decreto sull’apostolato dei laici, a tre uditori e tre uditrici, come mandato in vista della sua applicazione. Bibliografia R. Goldie, La partecipazione dei laici ai lavori del Vaticano ii, in «Presenza Pastorale», 55 (1985), 4, pp. 128-147; Il concilio Vaticano ii. Cronache del Concilio Vaticano ii edite da “la Civiltà Cattolica” a cura di Giovanni Caprile, voll. iii-iv, Roma 1968; G. Turbanti, La presenza e il contributo dei laici al Concilio Vaticano ii, in Vittorino Veronese dal dopoguerra al Concilio: un laico nella chiesa e nel mondo, Roma 1994, pp. 179-196; Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 3, Bologna 1998 (2013) e vol. 4, Bologna 1999 (2013); G. Turbanti, Un concilio per il mondo moderno. La redazione della costituzione pastorale “Gaudium et spes” del Vaticano ii, Bologna 2000; «Tantum aurora est». Donne e Concilio Vaticano ii, a cura di M. Perroni, A. Melloni, S. Noceti, Berlin 2012.

Uditori Adjakpley Eusèbe (Togo) segretario regionale per l’Africa dell’International Federation of Catholic Youth

Sessioni

III IV

Work Martin H. (Usa) direttore esecutivo del National Council of Catholic Men

IV

Uditrici

Alvarez Icaza Manero José (Messico) presidente, insieme alla moglie, del segretariato latinoamericano del Movimiento Familiar Cristiano

IV

Baldinucci Costantina (Laura), S.C. (Italia) superiora generale dell’Istituto di Maria SS.ma Bambina e presidente della Federazione italiana delle Suore Ospedaliere

III IV

Chacko Kadankavil Chacko (India) direttore dell’Istituto governativo d’ingegneria di Trivandrum, Kerala

IV

Bellosillo Maria Pilar (Spagna) presidente dell’Unione Mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche

III IV

Chen John (Hong Kong) presidente del Consiglio diocesano per l’apostolato dei laici di Hong Kong De Habicht Mieczyslaw (Polonia/Svizzera) segretario permanente della Conferenza delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche Delgrange Raoul (Belgio) presidente dell’International Catholic Child Welfare Bureau De Rosen Léon R. (Francia) presidente dell’Unione internazionale Imprenditori Cattolici Duff Frank (Irlanda) fondatore e presidente della Legio Mariae

III IV II III IV IV III IV IV

Fleig Paul (Germany) presidente dell’Unione mondiale insegnanti cattolici

III IV

Gedda Luigi (Italia) presidente della Federazione Internazionale Medici Cattolici

III IV

Golzio Silvio (Italia) presidente del Consiglio direttivo del Comitato permanente dei Congressi internazionali per l’Apostolato dei laici

II III IV

Guitton Jean (Francia) membro dell’Academie Française

II III IV

Hernandez José Maria (Filippine) presidente nazionale dell’Azione Cattolica Inglessis Emilio (Grecia) direttore esecutivo della Federazione internazionale degli Uomini Cattolici Keegan Patrick (Gran Bretagna) presidente del Movimento Mondiale dei Lavoratori Cristiani

III IV II III IV III IV

Larnaud Jean (Francia) segretario del Centro cattolico internazionale di coordinamento presso l’UNESCO

II III IV

Manzini Raimondo (Italia) direttore dell’Osservatore Romano e presidente dell’Unione internazionale della stampa cattolica

II III IV

Norris James (Usa) presidente della Commissione internazionale cattolica delle migrazioni

II III IV

Perez Bartolo (Brasile) presidente della Jeunesse Ouvriere Catholique internazionale Rollet Henri (Francia) presidente della Federazione internazionale degli Uomini Cattolici e della Commissione sociale della Conferenza delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche

III IV II III IV

Chimy Jerome Marie, A.C.J. (Canada) superiora generale delle Suore Ancelle di Maria Immacolata di rito bizantino ucraino

IV

Dematteis Amalia, vedova Cordero Lanza di Montezemolo (Italia) presidente nazionale del Patronato di Assistenza Spirituale alle Forze Armate

III IV

de Valon Marie Sabine, R.S.C.I. (Francia) superiora generale delle Dames du Sacre Coeur e presidente dell’Unione Internazionale delle Superiori Generali

III IV

Ehrle Gertrud (Germania) presidente della Katholischen Deutschen Frauenbund e membro del Comitato dell’Unione mondiale delle Organizzazioni Femminili Cattoliche

IV

Estrada Carrera-Pesas Cristina, A.C.J. (Spagna) superiora generale delle Ancelle del Sacro Cuore e prima presidente dell’Unione delle Superiori Maggiori d’Italia

III IV

Feddish Claudia (Anna), O.S.B.M. (USA) superiora generale delle Sorelle di rito bizantino dell’Ordine di S. Basilio Magno

III IV

Ghanem Marie Henriette, SS.CC. (Libano) superiora generale delle suore dei Sacri Cuori di Gesù e Maria e presidente dell’assemblea delle superiori maggiori del Libano

III IV

Goldie Rosemary (Australia) segretario esecutivo del Comitato Permanente dei Congressi Internazionali per l’Apostolato dei Laici

III IV

Guillemin Suzanne, F.d.C. (Francia) superiora generale delle Figlie della Carità di S. Vincenzo de’ Paoli

III IV

Khouzam Marie de la Croix, S.E.S.C. (Egitto) superiora generale delle suore egiziane del Sacro Cuore e presidente dell’Unione delle Religiose Insegnanti d’Egitto

III IV

Longoria Gama Luz Maria, sposata in Alvarez-Icaza (Messico) presidente, insieme al marito, del segretariato latinoamericano del Movimiento Familiar Cristiano

IV

Marenghi-Marenco Ida, vedova Grillo (Italia) presidente dell’Unione Donne dell’Azione Cattolica Italiana

III IV

McCarthy Catherine (USA) presidente del National Council of Catholic Women

III IV

Miceli Alda (Italia) presidente del Centro Italiano Femminile e presidente centrale dell’Istituto secolare delle Missionarie della Regalità di Cristo

III IV

Monnet Marie-Luise (Francia) presidente del Mouvement International d’Apostolat des Milieux Sociaux Indépendantes

III IV

Roman Stephen Boleslav (Cecoslovacchia/Canada) imprenditore minerario

III IV

Moyano Llerena Margarita (Argentina) presidente della Federazione Mondiale della Gioventù Cattolica Femminile

IV

Stefan Swiezawski (Polonia) docente di filosofia dell’Università Cattolica di Lublino

III IV

Parentelli Gladys (Uruguay) presidente del ramo femminile del Movimiento Internacional de la Juventud Agrícola y Rural Católica

IV

Sugranyes de Franch Ramon (Spagna) presidente di Pax Romana e della Conferenza delle Organizzazioni Internazionali Cattoliche II III IV Vanistendael Auguste (Belgio) segretario generale della Confederazione internazionale dei sindacati cristiani

II III IV

Vazquez Juan (Argentina) presidente della International Federation of Catholic Youth

II III IV

Veronese Vittorino (Italia) già direttore dell’UNESCO e già presidente del primo e del secondo Congresso mondiale per l’Apostolato dei laici

II III IV

Vito Francesco (Italia) rettore dell’Università cattolica di Milano e vicepresidente della Federazione internazionale delle università cattoliche

II III IV

von Löe Walter (Germania) presidente della Fédération Internationale des Mouvements d’Adultes Ruraux Catholiques

IV

* Joseph M. Fitzgerald (Usa), presidente internazionale del «Serra Club», partecipò al concilio come invitato permanente, ma non come uditore.

Roeloffzen Anne-Marie (Paesi Bassi) segretaria della Federazione Mondiale della Gioventù Cattolica Femminile von Skoda Hedwig Karolina (Cecoslovacchia/Svizzera) fondatrice e presidente delle Equipes Internationales de Renaissance Chrétienne

III IV IV

Thomas Juliana, A.D.J.Chr. (Germania) segretaria generale dell’Unione delle Superiori generali di Germania

III IV

Tobin Mary Luke, S.L. (USA) superiora generale delle Sorelle di Nostra Signora di Loreto e presidente della Conference of Major Religious Superiors of Women degli Stati Uniti

III IV

* Maria H.C. Vendrik (Paesi Bassi) presidente della Fédération Mondiale des Jeunesses Féminines Catholiques

III IV

* Partecipò come uditrice al concilio già dalla terza sessione e fu una delle presenze più attive, nonostante non risulti nell’elenco pubblicato negli Acta, peraltro incompleto, né nelle più dettagliate Cronache di Caprile, che conteggiano 29 uditori uomini e 23 donne. Fu espunta dalle foto ufficiali in quanto rifiutò di indossare la veletta e si presentò in maniche corte.

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Storia Crisi – Terzo periodo 1964

43. Il De ecclesia tra l’intersessione e il terzo periodo

Il 14 settembre 1964 si aprì il terzo periodo (per diverse settimane pensato da molti – incluso il papa – come ultimo) e le immagini della cerimonia trasmesse dalla rai in eurovisione mostrarono uno dei primi risultati della riforma liturgica, la concelebrazione eucaristica, rito rimasto nelle Chiese bizantine, ma non più praticato in Occidente da sei secoli. Paolo vi concelebrò infatti assieme a 24 padri conciliari, provenienti da 19 paesi diversi. L’altare della Confessione, nella basilica di S. Pietro, venne appositamente ampliato per l’occasione mentre venne ridotto il ruolo del coro della Cappella Sistina, lasciando così la possibilità all’assemblea di partecipare alla liturgia. Era evidente lo scarto con le due precedenti cerimonie solenni di apertura, nel 1962 e nel 1963. Grazie alle continue relazioni tra Roma e Costantinopoli portate avanti dal segretariato per l’unità dei cristiani e in particolare dal p. Pierre Duprey, il patriarca Athenagoras decise di inviare i suoi delegati assieme a quelli di altre Chiese ortodosse e nestoriane come osservatori, che salivano così dai 68 del secondo periodo agli 83 del terzo (compresi gli ospiti e i sostituti). Anche i laici crescevano di numero (21) e per la prima volta vennero ammesse al concilio anche uditrici, accanto agli uditori delle organizzazioni internazionali di laici. A egemonizzare la discussione del terzo periodo fu il De ecclesia, che in alcune settimane sarebbe diventato con una approvazione larghissima la costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen gentium. Lo schema aveva provocato una vasta eco fin dall’annuncio del concilio, passando poi dalla prima alla seconda sessione e prendendo con i voti del 30 ottobre 1963 una forte accelerazione nel senso di una ecclesiologia di comunione. L’intersessione era trascorsa cercando di stabilire un’agenda delle votazioni del testo, specie del capitolo terzo, quello sulla collegialità episcopale, che la minoranza aveva agitato davanti al papa quasi che esso implicasse una diminuzione delle funzioni del vescovo di Roma. Lo stesso Paolo vi nel maggio 1964

Synopsis historica constitutionis dogmaticae Lumen gentium, a cura di G. Alberigo, F. Magistretti, Bologna 1975 Nel dicembre 1964 Giuseppe Dossetti e il gruppo bolognese del Centro di documentazione decisero di realizzare la Synopsis historica constitutionis dogmaticae Lumen gentium, una edizione di studio della costituzione De ecclesia, pensata come strumento di lavoro e volta a orientare la recezione del Vaticano ii. Il progetto,

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inviò tredici proposte alla commissione dottrinale e nominò una commissione speciale per la revisione del capitolo, come reazione alle pressioni che un piccolo gruppo continuava a esercitare contro le linee che ispiravano la costituzione. La tesi di mons. Pericle Felici era che, «per la gravità della materia e le discussioni alle quali ha dato luogo», il capitolo cruciale andasse esaminato con 39 voti, così da passare paragrafo per paragrafo quelle formule (e deliberare con 23 votazioni su tutto il resto: la Chiesa come mistero, il popolo di Dio, i laici, la chiamata universale alla santità, la beata vergine Maria). Il tentativo di spaventare il concilio era alimentato anche dalla stampa e perfino «L’Osservatore Romano» diede spazio il 7 giugno a un articolo che contribuì ad acuire le tensioni e i timori del pontefice. Anche l’episcopato italiano fece da sponda alle richieste del Coetus internationalis patrum che sollevava il dubbio che il concilio stesse limitando quanto deciso al Vaticano i in fatto di primato del papa. Il 13 settembre, il giorno prima della cerimonia di apertura della terza sessione, venne recapitata a Paolo vi una Nota personalmente riservata al Santo Padre sullo Schema constitutionis De Ecclesia in cui un gruppo di padri puntava a mettere in guardia il papa sui “pericoli” del testo e la necessità di rimandare a data da definire i punti più controversi. Era evidente che la campagna contro il terzo capitolo arrivava a un punto di svolta, facendo breccia tra i timori di Paolo vi, tanto da indurlo ad avviare un’ulteriore fase di consultazioni. Le votazioni sul capitolo iniziarono una settimana dopo l’inizio della sessione, il 21 settembre, dopo le quattro relazioni in aula di Franić, König, Parente e Henríquez: si rendeva così pubblica la consistenza di questa opposizione che, sulle parti del capitolo più controverse (votazione del 22 settembre), non raggiungeva il 15% dei padri conciliari. Nonostante l’esito delle votazioni sugli emendamenti, gli avversari della collegialità non desistettero e ricorsero alla «guerra dei modi» in oc-

registrato l’avallo positivo di Paolo vi, nasceva dal riconoscimento dell’importanza dell’iter dei lavori che aveva portato all’approvazione del documento (di qui la sinossi delle differenti versioni), e la necessità di metterlo in relazione non solo con gli altri progetti circolati in concilio, ma anche con il magistero conciliare e pontificio passato (la costituzione Pastor aeternus del Vaticano i e l’enciclica Mystici corporis di Pio xii), per mostrare le continuità e in particolare le differenze con la precedente ecclesiologia.

2. Capitolo i, paragrafo 8 del De ecclesia. Nel testo emendato, viene introdotto un cambiamento significativo. Nella versione precedente si diceva che la Chiesa di Cristo «è» («est») la Chiesa cattolica, il nuovo testo diceva ora che essa «sussiste nella» Chiesa cattolica («subsistit in»). Giuseppe Dossetti la definì «una delle espressioni più tipiche del compromesso violento che una minoranza priva di argomenti, ma forte di una sua posizione di potenza, e perciò irriducibile, ha imposto alla maggioranza ben altrimenti confortata dalle migliori ragioni ma costretta ad accontentarsi del meno peggio» (Archivio Fscire). 1. Patrasso, 26 settembre 1964. Cerimonie per la consegna della reliquia di s. Andrea, trafugata nel 1462 dai crociati latini. Nella foto, la delegazione della Metropoli ortodossa di Patrasso in processione per le vie della città, dopo aver ricevuto ufficialmente la reliquia dalla delegazione romana, guidata dal card. Bea. Il 23 settembre, l’86° congregazione generale si era aperta con una cerimonia in onore dell’apostolo Andrea. Un avvenimento ecumenicamente significativo, che già Paolo vi il 23 giugno aveva anticipato con queste parole: «Daremo a questo atto l’aspetto religioso conveniente, inviando a Patrasso una missione speciale recante la sacra reliquia, dopo che i Padri conciliari... l’avranno insieme piamente venerata» (da Augustin Kardinal Bea, Wegbereiter der Einheit. Gestalt, Weg und Wirken in Wort, Bild und Dokument aus Zeugnissen von Mitarbeitern und Weggenossen. Veröffentlicht unter dem Protektorat von Lorenz Kardinal Jaeger, Verlag WinfriedWerk, Augsburg 1972).

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casione del voto finale complessivo sul capitolo, ovvero fecero una campagna a favore dei placet iuxta modum, in modo tale da colpire il raggiungimento della maggioranza dei due terzi favorevole e rimettere in discussione il tutto. Anche questo disegno non produsse tuttavia gli esiti sperati. Le tensioni che questi scontri in seno al concilio produssero ebbero però degli strascichi rilevanti: l’accoglimento di alcune istanze di questa minoranza non sarebbe infatti venuto dal concilio, ma dallo stesso pontefice, che voleva una approvazione quasi unanime, secondo un desiderio più volte espresso. Bibliografia J. Grootaers, La collégialité vu au jour le jour en la iiième session conciliaire, in «Irenikon», 138 (1965), 2, pp. 183-194; Paolo vi e i problemi ecclesiologici al Concilio, Brescia 1989; J.A. Komonchack, L’ecclesiologia di comunione, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 4, Bologna 1999 (2013), pp. 19-118.

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Storia Crisi – Terzo periodo 1964

44. La settimana nera

La fine del terzo periodo conciliare segnò un momento drammatico di tensione al Vaticano ii: mutuando i giornali si parlò enfaticamente di una «settimana nera» (l’espressione fu del vescovo olandese di ’s Hertogenbosch, Wilhelmus Marinus Bekkers, che parlò di «sombre semaine», ripresa in italiano da «La Civiltà Cattolica», mentre Xavier Rynne si limitò ad indicare in quegli stessi giorni il «Black Thursday», ripescando il linguaggio della crisi del 1929), per indicare incidenti, incomprensioni, impasse di quel momento del 1964 che fu un «evento nell’evento» (Luis Antonio G. Tagle). Le settimane precedenti erano state intense: il «piano Döpfner» era sostanzialmente fallito per la volontà dei padri di esaminare tutti gli argomenti con attenzione; l’approvazione del De ecclesia avrebbe potuto e secondo molti padri dovuto sciogliere altre decisioni (sinodo dei vescovi, ad esempio); e per lo stesso motivo la minoranza – che contro il capitolo iii della Lumen gentium aveva fatto ricorso ad un ostruzionismo al limite del filibustering parlamentare – riteneva ancora più necessario frenare il processo di rinnovamento che aveva superato lo scoglio teologico cruciale della collegialità, e continuare in una azione di pressione sul papa, ventilando lacerazioni, e giovandosi del supporto del segretario generale mons. Pericle Felici. Negli ultimi giorni della terza sessione restavano ancora da discutere e da votare gli schemi sui religiosi, sulla formazione sacerdotale, sull’educazione cristiana e sul sacramento del matrimonio. Dovevano inoltre essere votati in modo preliminare gli schemi sulla libertà religiosa e sui rapporti con le religioni non cristiane, e in modo definitivo quelli sulla Chiesa, sull’ecumenismo e sulle Chiese orientali. Sabato 21 novembre era prevista l’ultima sessione pubblica del periodo e nella settimana precedente dovevano essere concluse tutte le discussioni e le votazioni ed essere pronti gli schemi da promulgare. Su questo orizzonte tumultuoso l’ultima settimana di lavoro «si ebbe l’impressione – come scrisse Giuseppe Alberigo – che si volesse rallentare il rinnovamento che il concilio aveva perseguito fin dall’inizio e limitare la capacità d’iniziativa che l’assemblea si era faticosamente costruita nei primi due anni di vita». Il primo momento riguardò la costituzione sulla Chiesa ormai approvata. Lunedì mattina 16 novembre (tre giorni prima Paolo vi aveva fatto dono della sua tiara per i poveri), alla vigilia della votazione definitiva del terzo capitolo sulla struttura gerarchica del De ecclesia, mons. Pericle Felici avvertì che per «mandato della Superiore Autorità», cioè del papa, sarebbe stata letta in aula una Nota explicativa praevia: tecnicamente

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1. Paolo vi a colloquio con il card. Eugène Tisserant, al tavolo di presidenza (foto Giordani) «Ciò che più attira l’attenzione del Concilio e forma l’oggetto di lunghi incontri nelle navate basse della basilica è una “nota esplicativa” che la commissione dottrinale ha creduto di dover inserire all’inizio della sua relazione generale sulla collegialità. […] Agli occhi di molti, questa nota rappresenta un’attenuazione eccessiva della dottrina della collegialità. Altri pensano che può essere ben interpretata.

era una spiegazione dei criteri con cui erano stati usati i modi, ma venne annunciata come fosse una interpretazione preventiva e limitativa del testo sulla collegialità (e così in qualche caso stampata anche nelle edizioni del Vaticano ii). Era stato Carlo Colombo, il teologo di Paolo vi, a proporre questa Nota (preparata in gran segreto dalla commissione teologica in riunioni in cui erano stati esclusi i teologi), che avrebbe dovuto rassicurare la minoranza sulle rette intenzioni del testo. In effetti nelle settimane precedenti il papa era stato oggetto di fortissime pressioni perché impedisse l’approvazione del capitolo: Paolo vi non cedette ad esse, ma cercò la strada per recuperare intorno al testo un consenso il più ampio possibile. Il contenuto della Nota, e anche il modo autoritativo in cui fu presentata, riuscirono effettivamente a soddisfare molti padri della minoranza (il concilio non fu mai chiamato ad esprimersi con un voto) e irritò alcuni padri e teologi della maggioranza oltre misura. Joseph Ratzinger, perito del card. Josef Frings, lavorò per esaminare la possibilità di un intervento dell’arcivescovo di Köln in aula contro la Nota che minacciasse di votare contro la stessa costituzione sulla Chiesa per protesta; ma questa idea fu fatta rientrare. Alla fine l’esito della votazione fu infatti largamente favorevole (2.099 voti a favore, 46 contrari, 1 nullo), nonostante le ambiguità del caso: che rimasero anche quando il giovedì ci fu la votazione definitiva su tutto lo schema e mons. Felici precisò che il testo andava «inteso» secondo quanto precisato dalla Nota praevia, la quale sarebbe poi stata inserita negli Atti del concilio (e dunque sarebbe stata un documento del concilio): quel 21 novembre la costituzione dogmatica sulla chiesa, Lumen gentium, fu approvata con 2.151 voti favorevoli e 5 contrari. L’altro episodio riguardò la libertà religiosa: il giovedì 19, (quel «Black Thursday» di Rynne), venne all’ultimo momento annullata la votazione dello schema sulla libertà religiosa. Lo schema era già stato distribuito il martedì precedente e, dopo un lungo lavoro di rielaborazione, era pronto per il voto, ma alcuni padri della minoranza (in particolare il gruppo spagnolo, contrario alla dichiarazione) avevano chiesto, con formale ricorso amministrativo, di procrastinare la votazione. E dunque, nei limiti di tempo a disposizione, rimandare la votazione alla sessione successiva. Dato che la commissione già dal 24 ottobre aveva terminato la nuova redazione si trattava di un rinvio «politico». La proposta del consiglio di presidenza e dei moderatori che pensarono di interpellare l’assemblea al riguardo fu impugnata; e così il card. Eugène Tisserant, dopo aver consultato solo i cardinali del consiglio di presidenza presenti

Ma quello che colpisce un po’ è che “a nome dell’autorità superiore” non sia detto pubblicamente che il testo conciliare debba essere interpretato secondo questa nota. Domani vedremo come il Concilio reagirà al momento del voto» (Diario di Neophytos Edelby, 16 novembre 1964). 2. I periti Joseph Ratzinger e Yves Congar (foto del vescovo Hermann Volk, Mainz/Archiv der Deutschen Provinz der Jesuiten adpsj).

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in aula e senza aver chiesto nulla ai moderatori, annunciò che il voto sarebbe stato senz’altro procrastinato. Così quando il relatore, il vescovo belga mons. Emiel-Jozef De Smedt, presentò in aula lo schema su cui non si sarebbe votato, vi furono numerosi scroscianti applausi che suonarono come un protesta per un rinvio che non mise in pericolo il testo, come temeva la maggioranza, ma lo migliorò. Una conferma delle paure venne anche dal destino del decreto sull’ecumenismo, che, votato per capitoli, doveva essere sottoposto solo alla votazione complessiva. Sempre quel giovedì 19 novembre Felici annunciò la votazione per il giorno successivo: ma avvertì che il testo era stato ulteriormente modificato con correzioni dell’ultimo minuto, chiaramente fatte dal papa o a suo nome, senza discussione. Ci si rese conto poi che le correzioni introdotte non erano sostanziali: Paolo vi, dopo aver preso in considerazione anche la possibilità di rimandare l’approvazione del decreto, aveva infatti recepito e minimizzato le riserve di alcuni padri della minoranza che si erano rivolti a lui o ai suoi più stretti consiglieri. Erano state trasmesse al segretariato (in un frenetico giro di consultazioni e compromessi tra Willebrands, Thils, Lanne, Duprey, Bea, Felici e Dell’Acqua), che ne aveva accolte diciannove, spiegate con molta fatica agli osservatori che vi vedevano un uso arbitrario del primato. In realtà la procedura del papa mostrava che la pressione della

minoranza aveva ascolto, ma che il concilio non si fermava. Il decreto sull’ecumenismo – Unitatis redintegratio – fu solennemente approvato nella v sessione solenne, il 21 novembre (2.137 voti favorevoli e 39 contrari), assieme – come detto – a Lumen gentium e al decreto sulle chiese orientali, Orientalium ecclesiarum (2.110 voti favorevoli e 39 contrari). Ultimo caso quello della mariologia: il concilio, fedele al mandato ricevuto, non aveva voluto fare proclamazioni di dogmi o titoli mariani; nemmeno il titolo «mater ecclesiae», che in sé non poneva alcun problema, ma che avrebbe aperto una discussione sulla mediazione universale delle grazie che aveva già diviso negli anni Cinquanta. Paolo vi, nel suo discorso conclusivo del periodo, usò per Maria Vergine il titolo di «madre della chiesa»: un gesto che ad alcuni appariva innocuo, ad altri autoritario. Bibliografia J. Feiner, The nineteen changes inserted to the text of the Decree on Ecumenism at the request of Pope Paul vi on november 19, 1964, in Commentary on the Documents of Vatican ii, edited by H. Vorgrimler, Freiburg a.M. 1969, pp. 159164; J. Grootaers, Le crayon rouge de Paul vi, in Les Commissions Conciliaires à Vatican ii, édité par M. Lamberigts, Cl. Soetens, J. Grootaers, Leuven 1996, pp. 316-352; P. Duprey, Paul vi et le décret sur l’oecumenisme, in Paolo vi e i problemi ecclesiologici al concilio, Brescia 1998; L.A.G. Tagle, La tempesta di novembre: la «settimana nera», in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 4, Bologna 1999 (2013), pp. 417-482.

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Storia Fine – Terza intersessione 1964-1965

45. L’ultima intersessione e lo scoglio della rivelazione

A fronte 1. Paolo vi promulga la costituzione sulla Chiesa Lumen gentium, durante la sessione solenne del 21 novembre 1964 (Archivio Fscire). 2. I cardinali Albert Meyer ed Ernesto Ruffini, membro influente del Coetus internationalis patrum (da Il Concilio Vaticano ii). Il card. Giuseppe Siri, arcivescovo di Genova, il 20 novembre 1964, appunta

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Il 21 novembre 1964, durante la sessione solenne che chiudeva il terzo periodo, vennero approvati la costituzione sulla Chiesa Lumen gentium, i decreti sull’ecumenismo Unitatis redintegratio e quello sulle Chiese orientali Orientalium ecclesiarum. Si apriva così l’ultima intersessione. Paolo vi aveva infatti accettato di celebrare un quarto e ultimo periodo di lavori conciliari. Il 4 gennaio 1965 aveva fissato la riapertura della sessione per il 14 settembre: i mesi tra dicembre 1964 - gennaio 1965 e settembre successivo si rivelavano dunque decisivi. Nonostante le tensioni del terzo periodo e soprattutto il nuovo rapporto apertamente conflittuale che si era venuto a creare tra maggioranza e minoranza, e nonostante si fosse allentato il legame fra il pontefice e la maggioranza che un anno prima aveva portato a Montini la tiara e al concilio la prosecuzione dei lavori, la terza sessione aveva mostrato che era possibile rinnovare l’ecclesiologia cattolica in modo profondo, senza perdere nulla del patrimonio essenziale della propria dottrina. Molto però era ancora il lavoro da fare: non solo l’agenda delle questioni da dibattere era lunga (in tre sessioni erano stati approvati cinque documenti più il messaggio al mondo; nella quarta sarebbero stati discussi e approvati 11 schemi, più i messaggi finali), ma molti dei temi sul tavolo di lavoro presentavano ancora questioni aperte. I lavori delle commissioni nell’ultima intersessione erano perciò cruciali per preparare il terreno alla conclusione del concilio: «Il ritmo incalzante, se non addirittura frenetico, dell’autunno 1965 sarebbe stato, infatti, determinato dalla pletora di testi che appunto l’intersessione aveva messo a punto», come scrive

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Alberigo, e, come nell’ultimo periodo del concilio di Trento, diede all’assemblea «un’immagine […] di “yes-men”, sognata in vari ambienti romani all’indomani dell’annuncio del 25 gennaio 1959». Le riviste e i giornali continuarono ad analizzare i mesi appena trascorsi, i risultati conseguiti, gli scontri tra i vari gruppi e l’azione papale e il tentativo di controllare il concilio (si vedano ad esempio le forti critiche espresse in seno alla conferenza episcopale olandese), tuttavia l’attenzione – anche grazie a una campagna stampa appositamente pensata da «L’Osservatore Romano» – si spostò principalmente dal concilio al papa. Complice di questo anche il pellegrinaggio di Paolo vi in India, a Bombay, nei primi giorni di dicembre (2-5) del 1964 in occasione del 38° Congresso eucaristico internazionale. Di nuovo alcuni membri della minoranza cercarono di ottenere che Paolo vi imponesse modifiche che le commissioni non volevano. E Paolo vi si mostrò insoddisfatto sull’andamento e la redazione di alcuni schemi, su tutti lo schema xiii, a tal punto da coinvolgere – come si apprende dai vari diari privati di diversi interlocutori – alcune personalità esterne per avere dei vota (ad esempio chiese a Maritain delle osservazioni sulla libertà religiosa) o suggerendo indirettamente come agire. E nel 1965 Paolo vi avviò i lavori per una Lex ecclesiae fundamentalis, che – a dispetto della ecclesiologia della Lumen gentium – avrebbe dovuto e potuto fornire nuove basi per un diritto canonico sovraordinato al concilio e non subordinato a esso come farà Giovanni Paolo ii promulgando il nuovo Codex Iuris Canonici. D’altro canto una voce autorevole della maggioranza aprì una questione che metteva a confronto il concilio «secondo Giovanni» e il concilio «secondo Paolo». Il 23 febbraio 1965 (il giorno dopo il concistoro con il quale Paolo vi creava 27 cardinali) Giacomo Lercaro tenne infatti una conferenza a Roma sul tema Linee per una ricerca su Giovanni xxiii. Interamente minutata da Giuseppe Dossetti, suo perito personale e per un breve periodo segretario dei moderatori in concilio, toccava nervi scoperti proprio sul rapporto tra pontefice e concilio: «Io non sarei così sicuro che tutto quello che papa Giovanni effettivamente si aspettava dal concilio e in genere auspicava come il compito storico e religioso della nostra generazione sia stato già realizzato o sia del tutto prossimo a realizzarsi o che almeno sia ormai avviato verso un progressivo dispiegamento, senza possibilità di riversioni, di interruzioni, di parziali contraddizioni». Nonostante il cardinale bolognese non avesse letto le conclusioni del suo discorso, nelle quali si proponeva la canonizzazione di Giovanni xxiii in concilio secondo una

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antica prassi (già avanzata dal polacco Bejze e dall’italiano Bettazzi), le sue parole ebbero comunque vasta eco. Il 7 marzo, nel frattempo, l’opera del concilio diventava pubblica, mostrando in modo alquanto visibile una delle prime riforme introdotte: fu in quella domenica che venne avviata la celebrazione della messa secondo il rito rinnovato e lo stesso Paolo vi celebrò in lingua italiana e con l’altare rivolto verso i fedeli in una parrocchia romana. Il 9 aprile fu invece annunciata la creazione del segretariato per i non credenti, una scelta che si inseriva nel clima conciliare di dialogo e in opposizione a una certa parte che ancora sperava in una condanna conciliare del comunismo. Come ebbe a dire il suo presidente, il card. König: «non si trattava d’organizzare la lotta contro l’ateismo, neppure l’ateismo militante, ma […] di stabilire contatti allo scopo di ingaggiare un dialogo sul piano intellettuale, di fomentare azioni concertate in favore della pace». Nei lavori della intersessione pesarono molto le tempistiche imposte dalla segreteria generale e dal Promemoria redatto da Felici per il pontefice, nel quale si distinguevano gli schemi sulla base dello stato di discussione e votazione raggiunto, operazione che di fatto influì sull’andamento dei lavori. In generale, dopo la raccolta e la classificazione delle osservazioni e dei modi e all’esame dei periti, si passava al lavoro nelle sottocommissioni e infine alla discussione in commissione plenaria. Gli schemi nuovi invece dovevano essere esaminati sia dalla commissione di coordinamento, sia dal pontefice, prima dell’invio ai padri. Fu questo uno dei periodi in cui si fece conoscere un giovane

sul suo diario: «Il card. Ruffini mi ha detto della udienza di ieri sera ai cardinali, alla quale non ho partecipato. […] il card. Ruffini ha poi seguito il Papa al quale ha raccomandato di tener saldo il suo potere senza lasciarsi prendere da spinte demolitrici democratiche. […] Ruffini ha detto bene. Tira un’aria che è mossa e bisogna andar cauti, riconoscendo che la Chiesa sta passando forse uno dei suoi momenti peggiori» (Diario di Giuseppe Siri, 20 novembre 1964).

Karol Wojtyła e di maggiore lavoro per un teologo come Congar, che diede un contributo decisivo nella redazione di diversi documenti: partecipò allo schema sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, a quello sulla libertà religiosa, sulle religioni non cristiane, sul clero e sulle missioni. Fu comunque in questo clima, caratterizzato dalle pressioni della minoranza sul pontefice e dalla posizione del segretario generale Felici a scapito della commissione di coordinamento, che si collocò la correzione dello schema sulla rivelazione. Nel terzo periodo non si era fatto in tempo a votare sulla nuova redazione, consegnata ai padri il 20 novembre 1964, che così veniva rimandata al quarto periodo. Era stato posto come termine massimo per l’invio dei nuovi modi il 31 gennaio 1965. Se nella sottocommissione l’idea prevalente era quella di mantenere intatto l’equilibrio delle posizioni raggiunte, nei primi mesi del 1965 emersero con forza due opposte riserve. Da una parte il Coetus internationalis patrum attaccò chiedendo – sono parole del card. Siri – che «prima e al di sopra di tutti gli altri mezzi ermeneutici» ci fosse la tradizione e in sostanza il magistero della Chiesa. Su un opposto versante, invece, si posizionavano i modi di alcuni professori dell’Istituto biblico che chiedevano di delimitare il «significato della tradizione», e di definire, distinguendo i generi letterari nell’interpretazione del testo biblico, «il diverso valore delle verità contenute nella Scrittura». Paolo vi sembrava in grado di difendersi dalle richieste del Coetus, che faceva balenare, come sempre, la questione della unanimità: ma come disse Willebrands a Congar che lo annotò nel suo diario «un concilio ha gli strumenti per vincere una opposizione, per superare le obiezioni di una minoranza. Il papa no» (2527 agosto 1965). Il 14 settembre i padri, per la quarta volta, tornavano a Roma. Il pontefice aveva deciso che sarebbe stata anche l’ultima; tuttavia, visto l’enorme lavoro che aspettava i vescovi, la completa ed esauriente discussione di tutti gli schemi che ancora rimanevano aperti non appariva così scontata e non erano pochi quelli che pensavano di rimandare alcune questioni o di mettere da parte i temi più difficili. Bibliografia H. Sauer, Erfahrung und Glaube. Die Begründung des pastoralen Prinzips durch die Offenbarungskonstitution des ii. Vatikanischen Konzils, Würzburg 1993; R. Burigana, La Bibbia nel concilio. La redazione della costituzione «Dei Verbum» del Vaticano ii, Bologna 1998; G. Alberigo, Grandi risultati – ombre di incertezza, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 4, Bologna 1999 (2013), pp. 649-671; G. Turbanti, Verso il quarto periodo, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 5, Bologna 2001 (2015), pp. 23-72.

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46. Gli schemi «minori»

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All’aprirsi del Vaticano ii si era rapidamente posta la questione del genere dei documenti che il concilio avrebbe approvato e, di conseguenza, la loro diversa qualificazione teologica. Dalla storia conciliare precedente il Vaticano ii mutuò il genere delle costituzioni, che doveva essere impiegato per i temi fondamentali (la rivelazione, la Chiesa, la liturgia, il rapporto col mondo), e dei decreti, dedicato a questioni sulle quali il concilio intendeva fornire il quadro dottrinale e orientare le successive riforme. Venne invece introdotto il genere delle dichiarazioni, che, almeno nelle intenzioni, si doveva limitare a enunciazioni più brevi. I messaggi, usati in apertura e chiusura del concilio, per anni non sono nemmeno stati considerati atti. Il disegno di questa organizzazione dei documenti era teorico e risentiva ancora di una idea del concilio come biblioteca di atti distinti: invece proprio lo sviluppo dei lavori mostrò l’esi-

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Storia Fine – Quarto periodo 1965 1. I documenti «minori» approvati dal concilio furono impiegati nell’ambito di temi fondamentali tra i quali il rapporto con il mondo. Nell’immagine, il simbolo della globalizzazione compiuta dalla finanza (Archivio Jaca Book/Disegno Giorgio Bacchin).

genza e il valore di una correlazione interna; si decise così di volta in volta di rinviare, per armonizzarli ai grandi, alcuni documenti che si pensavano minori con effetti paradossali sulla qualità e la quantità degli schemi. Ad gentes sulle missioni fu elaborato dai teologi che avevano finito di lavorare al De ecclesia e ne diventò una esplicitazione; l’ecclesiologia di Sacrosanctum concilium, che non divenne terreno di battaglia, risultò più matura della stessa Lumen gentium; Nostra aetate e Dignitatis humanæ che apparivano come temi minori diventarono capisaldi della ricezione dell’intero Vaticano ii. Per converso nell’ultimo periodo di concilio, nel 1965, vennero approvati ben 12 dei 18 testi del corpus conciliare. Così, inevitabilmente, gli ultimi tre mesi del concilio assunsero l’andamento di una corsa forsennata per la votazione e promulgazione degli ultimi schemi. Due di questi erano molto ampi – la costituzione dogmatica Dei verbum, che nasceva da una discussione proseguita dal 1962, e la costituzione pastorale Gaudium et spes, rifatta molte volte da capo prima di venire al voto – e una sequenza di documenti brevi e molto rimaneggiati. Fu infatti promulgato il decreto sull’ufficio pastorale dei vescovi Christus dominus, che aveva dovuto attendere l’approvazione della Lumen gentium per definire il proprio orientamento; i decreti sul rinnovamento della vita religiosa Perfectae caritatis, sulla formazione sacerdotale Optatam totius e quello sul ministero e la vita sacerdotale Presbyterorum ordinis, che postulavano un rinnovamento del processo di formazione di chierici e religiosi, ma mediante obiettivi e strumenti che si sarebbero rivelati inadeguati a fronte della

2. Un gigantesco oleodotto attraversa una baraccopoli alla periferia di una città del Terzo Mondo. La crescente disuguaglianza nella disponibilità delle risorse tra ricchi e poveri è il dato più impressionante della storia recente (Archivio Jaca Book).

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crisi del clero e dei religiosi che sarebbe esplosa di lì a poco; il decreto sull’apostolato dei laici Apostolicam actuositatem, che costituiva l’approdo del movimento per l’apostolato dei laici, e che per questo si appropriava ancora poco della dottrina sul sacerdozio comune dei battezzati; il decreto sull’attività missionaria della Chiesa Ad gentes, che aveva abbandonato l’approccio terzomondista (e a suo modo trionfalista) che ne aveva caratterizzato l’esordio in concilio per scoprire il carattere missionario di e per tutta la Chiesa. Erano quindi state approvate due dichiarazioni conciliari, oltre alla Gravissimum educationis (che ibridava il discorso classico sulle scuole cattoliche a quello dei principi d’una educazione cristiana): esse avevano in comune il fatto di essere il prodotto dello scorporo di parti dello schema De oecumenismo che erano risultate essere delicate. Entrambe rinnovavano profondamente l’atteggiamento della Chiesa su questi problemi, al punto che non potevano citare in nota, giacché inesistenti, atti del magistero recente, come facevano con abbondanza tutti gli altri. La dichiarazione Nostra aetate era nata per modificare i rapporti con l’ebraismo e ad essa erano stati aggiunti capitoli

sulle grandi religioni non cristiane; la dichiarazione Dignitatis humanae accoglieva il principio della libertà religiosa e della centralità della coscienza personale come elemento irrinunciabile per l’affermazione della dignità umana. Proprio per la loro asimmetria rispetto alle ideologia della cristianità e alle nostalgie di quel regime esse vennero particolarmente avversate dalla minoranza conciliare e poi dagli ambienti ostili in modo palese o occulto al Vaticano ii.

Bibliografia R. Aubert, Lo svolgimento del Concilio, in Storia della Chiesa, xxv/1, La Chiesa del Vaticano ii (1958-1978), a cura di M. Guasco, E. Guerriero, F. Traniello, Cinisello Balsamo 1994, pp. 326-335; P. Hünermann, Le ultime settimane del concilio, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 5, Bologna 2001 (2015), pp. 371-491; G. Alberigo, Breve storia del concilio Vaticano ii (1959-1965), Bologna 2005 (20122), pp. 128-158; J.W. O’Malley, Che cosa è successo nel Vaticano ii, Milano 2010, pp. 45-54.

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Storia Fine – Quarto periodo 1965

47. I documenti del segretariato per l’unità dei cristiani: ecumenismo, libertà religiosa e religioni non cristiane

Lo schema sull’ecumenismo preparato dal segretariato per l’unità dei cristiani venne approvato nel corso della terza sessione, nel testo modificato dalle revisioni pontificie dell’ultimo momento. Nonostante questo avesse provocato forti tensioni all’interno del concilio tra gli stessi osservatori che avevano contribuito alla redazione, il maggior teologo dell’ecumenismo, Yves Congar, pur ammettendo che il documento avesse perso «la sua verginità o una certa purezza», ne evidenziava la intrinseca irrilevanza teologica: «Le buone parole che moltiplichiamo non bastano ad eliminare la impressione sgradevole colta da molti. Ho dunque riletto attentamente questi tre capitoli del De oecumenismo. La loro sostanza, il loro stesso tenore è immutato. Se li si legge per la prima volta, ignorando l’episodio di cui parliamo, non si vede che questa forte e franca dichiarazione, della chiesa cattolica unanime, il Santo Padre alla sua testa, sui suoi propositi d’ecumenismo. No! Il testo non è impoverito». Il decreto gettava le basi dell’impegno della Chiesa cattolica nel cammino ecumenico, collegando «l’unità cristiana anzitutto con il rinnovamento della Chiesa» e ponendo il problema delle lacerazioni dottrinali teologiche e disciplinari della storia cristiana. L’accettazione della varietà dei carismi, la gerarchia della verità, la «complementarietà delle tradizioni» e l’abbandono delle ostilità e del proselitismo, la dismissione della terminologia della divisione e l’adozione di quella della fraternità avveniva «richiamando l’antica verità basilare del cristianesimo sul sacramento del battesimo» (Bea) e «accettando che modo e metodo di enunciare la fede possano essere diversi nella complementarietà e che le verità della dottrina cristiana abbiano gradi differenziati di prossimità al nucleo della rivelazione» (Alberigo). Lo schema che era stato discusso nel secondo periodo del concilio era corredato da altri due capitoli che non facevano più parte del decreto dell’ecumenismo: quello sui rapporti con il popolo di Israele e quello sulla libertà religiosa avrebbero infatti avuto uno spazio distinto nella produzione conciliare. Era stato lo stesso Giovanni xxiii, in risposta alla sollecitazione di Jules Isaac e forte della sua esperienza di diplomatico vaticano durante la Shoah, a chiedere al segretariato di predisporre uno schema sugli ebrei; la commissione preparatoria lo aveva escluso dall’agenda conciliare, per motivi politici che vedevano saldarsi i timori delle Chiese arabe e l’antisemitismo integrista. Il segretariato, su richiesta del papa, lo aveva comunque reintrodotto, come capitolo nello schema sull’ecumenismo e voleva abbandonare la catechesi del disprezzo, liberandosi dalla predicazione sul «deicidio».

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Altrettanto complesso e carico di implicazioni si presentava il tema della libertà religiosa di fatto «fino al quarto periodo […] discusso accanitamente e […] poi accolto con una maggioranza schiacciante». Anche questo capitolo era stato vivacemente dibattuto nella commissione preparatoria centrale: a differenza delle tesi sostenute negli schemi della commissione teologia preparatoria, lo schema del segretariato sosteneva che accettare fino in fondo la libertà religiosa era condizione necessaria al dialogo ecumenico, mentre la commissione faceva sua la tesi del cardinal Alfredo Ottaviani che negava si potesse dare all’«errore», che poteva al massimo essere «tollerato», lo stesso peso della «verità». La questione avrebbe dovuto essere discussa in sede preparatoria da una commissione che non fu costituita; e il segretariato inserì le sue proposte in un capitolo del De oecumenismo. Tale schema venne discusso in aula nel novembre 1963, ma per mancanza di tempo gli ultimi due capitoli, quelli che riguardavano la libertà religiosa e i rapporti con l’ebraismo, furono rinviati. Solo gli interventi presentati per iscritto furono usati per una prima rielaborazione che, tenuto conto della decisione della commissione di coordinamento, scorporò durante l’intersessione quei capitoli e ne fece due «dichiarazioni» autonome, da approvare nel periodo successivo come fossero questioni secondarie. Più volte sia il segretario generale mons. Pericle Felici, sia il segretario di Stato card. Amleto Cicognani, sia lo stesso Paolo vi chiesero attenuazioni volte a rabbonire la minoranza che non avrebbe mai accettato il modo in cui il concilio aveva tagliato il nodo dell’antisemitismo, della teologia delle religioni, dell’immunità della coscienza. Vari padri sollevarono obiezioni. Contro quella che sarebbe diventata Nostra aetate i rappresentanti delle Chiese medio-orientali si batterono, in coerenza con la posizione dei loro governi, contrari alla dichiarazione sulle religioni che aveva aggiunto vari capitoli sulle religioni, ma che a loro dire avrebbe potuto favorire il riconoscimento dello Stato di Israele. La minoranza batteva invece sulla sconfessione della predicazione antisemita o antigiudaica o sostituzionista che era implicata dalla dichiarazione. Sulla libertà religiosa sia l’episcopato statunitense sia i vescovi polacchi fecero sentire tutto il loro appoggio: mentre alcuni vescovi italiani e molti spagnoli ritenevano che si dovesse concedere la possibilità di uno stato confessionale. La revisione in commissione mista – il metodo usato nel primo periodo per far pesare la voce dei vescovi nelle commissioni dove erano forti le idee del s. Uffizio – venne invece rovesciato per questi due schemi: mons. Felici chiese al card. Augustin

1. Nel 1956 Pio xii fa pubblicare il nuovo Ordo Hebdomadae Sanctae instauratus per la celebrazione della Settimana Santa. Contiene importanti novità: resta invariata l’orazione per i «perfidi giudei», per i quali (a differenza di ciò che accadeva fino a quel momento) ci si inginocchia. Giovanni xxiii nel 1959 decide d’imperio di togliere «perfidi» e «perfidia». I sacerdoti si adeguano e correggono con un tratto di penna il testo liturgico (Archivio Fscire).

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2. Emendamenti proposti alla dichiarazione sulla libertà religiosa (Archivio Fscire).

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Bea che la rielaborazione dei due schemi venisse affidata a due commissioni miste, espressione insieme del segretariato e della commissione dottrinale. Ma Paolo vi, sollecitato da Bea, impedì la sottrazione dei due temi dall’agenda del segretariato. Nell’autunno 1964 lo schema di Dignitatis humanae era stato in gran parte rielaborato sotto la guida del gesuita statunitense John Courtney Murray, secondo il quale il problema della libertà religiosa doveva essere posto non tanto nei termini dei diritti da riconoscere alla confessione cattolica, ma in quelli dei diritti individuali di libertà, che dovevano essere rispettati dall’autorità politica senza entrare nel merito delle scelte religiose di ciascuno. Essi implicavano la «non coercizione» e la «non coazione» alla professione religiosa, con il solo limite

dell’ordine pubblico e del bene comune. L’assemblea poté far sentire il suo favore alle posizioni sulla libertà religiosa come bene indivisibile durante la «settimana nera», prima di un rinvio che permise di migliorare il testo. Rispetto alla posizione di Murray, i teologi francesi, in particolare Congar, chiesero di porre il problema della libertà dell’uomo in una prospettiva storico-salvifica. Paolo vi suggerì di distinguere l’aspetto civile della libertà religiosa, per il quale essa si presentava come un diritto fondamentale della persona, dall’aspetto morale, che per il singolo fedele si poneva come un limite di coscienza. Non si poteva pensare che uno stesso diritto di libertà valesse all’interno della Chiesa come valeva per lo Stato. Il nuovo schema, rivisto secondo queste

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I documenti del segretariato per l’unità dei cristiani: ecumenismo, libertà religiosa e religioni non cristiane 3-5. Pamphlet contro la dichiarazione Nostra aetate, distribuiti in concilio (Archivio Fscire). 6. Promemoria di Pericle Felici sulla liceità della distribuzione di pubblicazioni, opuscoli e circolari tra i padri conciliari (Archivio Fscire).

Storia/Fine – Quarto periodo 1965

7. John Courtney Murray, 1904-1967 (a destra) assieme a Gustave Weigel, 1906-1964 (a sinistra) al Woodstock Theological Center della Georgetown University.

sessione, le mie cronache quotidiane del Concilio. Rafforzai anche il gruppo che seguiva i lavori dell’assise. Partecipavamo, se possibile a tutti gli incontri e a tutte le conferenze stampa. Eravamo in contatto con numerosi padri conciliari e con quanti seguivano questo evento con passione: da Suenens a Dossetti, da don Clemente Riva a padre Benedetto Calati, priore dei camaldolesi che ci accoglieva nel suo monastero sul colle Celio di Roma, dove si ritrovavano molti vescovi

8. Un padre conciliare legge su «L’Avvenire d’Italia» i resoconti delle discussioni su Nostra aetate (Archivio Fscire). Come ricorda La Valle, direttore del giornale: «Scesi a Roma e iniziai, a partire dalla seconda

e cardinali. Così potemmo cominciare a consultare documenti e interventi, comprendere cosa accadeva realmente in aula e offrire un’informazione attenta soprattutto alla linea della maggioranza conciliare. L’“Avvenire d’Italia” veniva distribuito ai 2.500 padri che così, leggendo il nostro giornale, potevano avere un quadro essenziale e completo di quanto stava accadendo» (Raniero La Valle, direttore de «L’Avvenire d’Italia»).

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indicazioni, venne infine inviato ai padri. Ci fu la possibilità di una ulteriore discussione in aula e quindi di nuove osservazioni critiche. In effetti la minoranza contraria allo schema non demorse e fece fino alla fine concreti passi verso Paolo vi per correggere drasticamente o cassare il testo, che con nuovi consistenti interventi di rielaborazione venne approvato e promulgato nel dicembre 1965. Anche lo schema sull’ebraismo fu ampiamente rivisto dopo la discussione in aula del terzo periodo. Per tacitare le preoccupazioni e le minacce politiche di ritorsione, la dichiarazione venne inserita nel contesto più ampio dei rapporti della Chiesa con le religioni non cristiane, comprendendo quindi anche un capitolo sull’islam e uno sulle religioni orientali: e senza accorgersi che il legame asimmetrico e intrinseco fra Israele e la Chiesa diventava la cifra di verità. La condanna («damnat») dell’antisemitismo venne impugnata dai padri della minoranza: l’11 ottobre 1965, pochi giorni prima della votazione finale, il Coetus internationalis patrum distribuì in aula un pamphlet (Suggestiones circa suffragationes mox faccenda de Schemate: «De Ecclesiae abitudine ad religiones non christianas») in cui si invitavano i padri a votare non placet. Forte di questa opposizione radicale il segretariato, su richiesta dello stesso Paolo vi, propose di minimizzare la condanna («deplorat»), che gua-

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carattere antisemita. Il 15 ottobre si arrivò alla votazione finale della dichiarazione sui rapporti con le religioni non cristiane, prima sui singoli capitoli e poi sull’intero schema, che raccolse solo 243 non placet. La dichiarazione Nostra aetate venne dunque promulgata nella settima sessione pubblica del 28 ottobre 1965, su iniziativa stessa del segretariato, che temeva potenziali nervosismi in seno all’assemblea. Nonostante questi due testi siano qualificati solo come «dichiarazioni», essi rappresentano due dei documenti più importanti del concilio, in quanto definiscono in via di principio un rinnovamento profondo della posizione della Chiesa su due problemi di grande attualità.

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dagnò qualche consenso in piccole frange nella minoranza, che continuò ad agire sul papa contro Nostra aetate. Anche il principio del dialogo interreligioso venne impugnato, mentre l’assemblea in quelle settimane veniva riempita di pamphlet di

Bibliografia P. Ladrière, Le décret du concile Vatican ii sur l’oecuménisme, ouverture et blocage. Vers de nouveaux oecuménismes, sous la direction de J.-P. Williame, Paris 1989; G. Alberigo, Grandi risultati. Ombre di incertezza, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 4, Bologna 1999 (2013), pp. 649-674; P. Hünermann, Le ultime settimane del concilio, in

Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 5, Bologna 2001 (2015), pp. 371-492; S. Scatena, La fatica della libertà. L’elaborazione della dichiarazione “Dignitatis humanae” sulla libertà religiosa del Vaticano ii, Bologna 2004; N. Lamdan, A. Melloni (eds.), Nostra Aetate: Origins, Promulgation, Impact on Jewish-Catholic Relations, Berlin 2007.

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48. Finire Gaudium et spes

Storia Fine – Quarto periodo 1965 1. Il cardinale belga Léon-Joseph Suenens (1904-1996).

l’elogio di mons. Wojtyła a mons. Guano, che non risponde nulla e sembra non aver capito; lo ripeto al nostro secondo segretario, che invece approva, e mi dice: certamente diventerà presto cardinale» (Diario di Henri de Lubac, 5 aprile 1965).

2. P. Bernard Häring (1912-1998) (Archive AMPR). 3. Karol Wojtyła, arcivescovo di Cracovia dal 1964. Il 5 aprile 1965, il perito Henri de Lubac aveva annotato sul suo diario privato, in riferimento agli interventi in commissione: «Durante la pausa, faccio

La costituzione pastorale Gaudium et spes costituiva, agli occhi di molti dei partecipanti, uno dei documenti più attesi del concilio Vaticano ii, per segnare l’archiviazione di un antagonismo assoluto con la modernità e il passaggio a una Chiesa capace di ascolto e di amore per la storia degli uomini e delle donne per le quali la modernità era semplicemente il loro tempo. Gaudium et spes ebbe un percorso redazionale particolarmente tormentato e, a differenza degli altri documenti, non aveva avuto una fase di incubazione durante il periodo preparatorio, giacché gli schemi sull’ordine morale sociale e individuale della fase preparatoria non costituivano una base di lavoro nemmeno in senso polemico. Che il concilio dovesse occuparsi anche dei problemi della società contemporanea era un’idea espressa più volte da Giovanni xxiii. Il card. Léon-Joseph Suenens aveva pensato, già prima del concilio, che questo potesse essere ottenuto dividendo i temi del concilio fra quelli concentrati sull’attività ad intra e quella ad extra della Chiesa. Questa concettualizzazione ebbe un peso decisivo nella progettazione dello schema che, deciso dalla commissione di coordinamento all’indomani del primo periodo, era il diciassettesimo della loro lista. In commissione era stata rilevata infatti la sovrapposizione tematica tra alcuni schemi elaborati dalla commissione dottrinale e da quella per l’apostolato dei laici nell’ottica della «dottrina sociale»: matrimonio, ordinamento degli Stati, economia, pace. Si era così delineata la proposta di uno schema unitario che comprendesse queste materie comuni, affidato insieme alle due commissioni. Nella serie di schemi della nuova agenda conciliare fu aggiunto così questo nuovo schema con il titolo De ecclesiae principiis et actione ad bonum societatis promovendum. In base al posto che occupava si cominciò a chiamarlo comunemente schema xvii. Alcuni membri delle due commissioni furono designati per lavorare a questo nuovo schema e nei primi mesi del 1963 lavorarono su un progetto di documento che comprendeva un capitolo dottrinale sull’uomo e sulla sua vocazione soprannaturale, seguito da cinque capitoli dedicati ciascuno ad un particolare ambito di problemi: la società, la famiglia, la vita politica, l’economia, la pace e la guerra. Ne risultò una semplice summa della dottrina sociale insegnata nei decenni precedenti dal magistero ecclesiastico. Questa impostazione astratta e dottrinale fu presto abbandonata: due encicliche lo mostrarono in modo chiaro. Il principio dei «segni dei tempi» della Pacem in terris di Giovanni xxiii, nell’aprile 1963, e il principio del «dialogo», enunciato

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da Paolo vi a inizio del secondo periodo e poi sviluppato l’anno dopo nell’enciclica Ecclesiam suam. Nell’estate 1963 un gruppo di teologi raccolti dal card. Suenens, a cui era stato demandato il compito di rivedere le basi teologiche dello schema xvii, propose un nuovo testo incentrato sull’idea della «missione» della Chiesa nel mondo. Nel novembre 1963 il lavoro di rielaborazione ricominciò tutto da capo: il gruppo di lavoro venne allargato e si dette un’organizzazione autonoma. Presidente della sottocommissione centrale venne designato il giovane vescovo di Livorno mons. Emiliano Guano; alla guida del comitato redazionale venne chiamato il redentorista p. Bernard Häring, teologo che era stato fortemente inviso al s. Uffizio. In una riunione ristretta che si svolse a Zurigo nel febbraio 1964 fu preparato un nuovo schema centrato sull’unitarietà della vocazione dell’uomo, sul dinamismo della redenzione operata da Cristo nell’uomo, sui «segni dei tempi» come segni di salvezza presenti nella storia. Uno schema teologicamente più ricco e pensato, che spostava molto del materiale precedente in appendici, i cosiddetti Adnexa, che riguardavano ora la famiglia, la cultura, la vita politica, l’economia, la guerra e la pace. Nel terzo periodo conciliare lo schema (che nella rinumerazione dei progetti diventò lo schema xiii) venne per la prima volta discusso in aula: ne vennero apprezzate da molti le aperture, il respiro e la capacità di parlare a una modernità fin lì rimasta oggetto estraneo di condanna; altri criticarono l’impostazione troppo positiva verso il mondo moderno, la scarsa sottolineatura della contraddizione che il messaggio cristiano rappresentava. Dalla minoranza vennero impugnate le aperture al «dialogo», in particolare quelle riguardo alla famiglia e al problema del controllo delle nascite, riguardo alla vita economica, riguardo all’uso delle armi moderne. Il p. Häring, che già era stato criticato dalla commissione dottrinale, venne duramente attaccato anche da alcuni padri durante la discussione e fu costretto a lasciare il suo incarico, sostituito dal francese mons. Pierre Haubtmann. Haubtmann, ancora una volta, ripartì da capo. Preparò un testo più cristologico nell’impostazione di fondo, con una particolare attenzione da un lato alla teologia delle realtà terrestri, dall’altro all’azione dei cristiani nella società. Questo testo venne discusso in una sessione estesa della commissione mista svoltasi ad Ariccia all’inizio di febbraio 1965. Un ruolo particolarmente importante ebbe in questa occasione il vescovo di Cracovia mons. Karol Wojtyła, che aveva cominciato a collaborare attivamente con la commissione. Egli presentò

4. New York, 4 ottobre 1965. Paolo vi interviene all’Assemblea delle Nazioni Unite come «esperto in umanità», esprimendo il «cordiale

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omaggio personale e […] quello dell’intero Concilio Ecumenico Vaticano ii, riunito in Roma». Dirà: «non più la guerra, non più la guerra! La pace, la pace deve guidare le sorti dei Popoli e dell’intera umanità!». I padri conciliari seguono in diretta la visita e ne rimangono entusiasti: «Alle 14,15 vediamo alla Tv l’arrivo del Papa a New York (14,27): in diretta. Quindi nel momento stesso in cui l’avvenimento accade ne siamo testimoni. È fantastico» (Diario di Yves Congar, 4 ottobre 1965).

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un testo alternativo, elaborato nei mesi precedenti in Polonia, che ebbe molta importanza per riorientare lo schema di Haubtmann in una prospettiva più ecclesiologica e con una considerazione più realistica del male presente nel mondo: il testo di Wojtyła sottolineava in particolare il male dall’ateismo moderno e la sua forza aggressiva contro la fede. Un ruolo fondamentale anche nella redazione di questo schema, come lo aveva avuto per quello sulla Chiesa, ebbe a questo punto il belga mons. Philips, che però non riuscì a seguire sino alla fine le fasi redazionali dello schema perché, per motivi di salute, dovuti certamente all’eccessivo lavoro di quei mesi, fu costretto a lasciare il suo incarico di redattore. Allo schema venne aggiunta anche una lunga introduzione che illustrava la condizione dell’uomo moderno e i problemi più urgenti che gli erano posti. Voleva essere il segno della prospettiva pastorale del documento ed esprimeva la volontà della commissione di non partire da principi dottrinali astratti, ma dalla concreta condizione dell’uomo, nella convinzione che in essa fosse presente in qualche modo il mistero dell’incarnazione di Cristo. Inoltre vennero integrati nello schema gli Adnexa che fino a quel momento avevano avuto una posizione più ambigua: in questo modo esso assunse proporzioni decisamente più ampie. Discusso nuovamente tra i padri all’inizio dell’ultimo periodo del concilio, lo schema raccolse molti consensi, ma ancora le critiche furono numerose. Molti padri riscontravano una

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Finire Gaudium et spes 5. L’invito di un gruppo di vescovi, per la maggior parte statunitensi, a votare non placet sul capitolo v, De bello vitando, della seconda parte dello Schema xiii (Archivio Fscire).

certa approssimazione e superficialità teologica complessiva. Altri l’eccessivo ottimismo verso le realtà terrestri, che trascurava gli aspetti negativi e la dimensione drammatica del male. Molti rilevarono lo scarso approfondimento biblico dei temi affrontati, lo stile sociologico e quasi giornalistico con cui si parlava di certe cose, ben poco consono a un documento conciliare. Gli stessi tedeschi avevano espresso forti riserve sui temi economico-sociali dello schema, in particolare spinti dal giudizio di Karl Rahner e da un articolo di Joseph Ratzinger, ma la mediazione di mons. Léon-Arthur Elchinger fece scrivere a Yves Congar che «i tedeschi saranno senza dubbio meno critici di quello che rischiavano d’essere. […] Riconoscere che è un testo imperfetto, un inizio di dialogo col mondo, e non una dottrina assoluta e conclusa». Mons. Gabriel-Marie Garrone, divenuto presidente della sottocommissione centrale dopo che anche mons. Guano era stato costretto a lasciare il suo ruolo per motivi di salute, sottolineò a più riprese come molti di questi difetti fossero in realtà dovuti al carattere pastorale che si era voluto dare allo schema e al fatto che con esso si voleva iniziare un dialogo efficace con l’uomo moderno. Del resto, avvertì, la pastoralità non relegava lo schema ad un ambito secondario di azione della Chiesa, ma nello schema voleva avere una sua profonda e intrinseca ragione teologica, quella per cui il mistero della redenzione si ancorava nell’incarnazione della salvezza nella storia dell’uomo. Le critiche più radicali riguardavano però gli ultimi capitoli sui problemi più urgenti del mondo moderno, e ancora in particolare quelli relativi al matrimonio e al controllo delle nascite, della pace e della guerra. Se da una parte il nuovo schema era criticato per le posizioni prudenziali e possibiliste che aveva assunto riguardo all’uso difensivo delle armi, alla deterrenza, alla corsa agli armamenti, dall’altra molti vescovi, in particolare statunitensi, chiedevano con forza che ci si astenesse da qualsiasi condanna delle armi, per non mettere in difficoltà i governi dei paesi che si trovavano in prima fila a contrastare le minacce belliche provenienti dai paesi comunisti. Critiche insistenti subì anche la dichiarazione presente nello schema in favore dell’obiezione di coscienza al servizio militare e l’elogio della non violenza. Nelle settimane in cui in concilio si discuteva del tema della guerra, Paolo vi il 4 ottobre compì il suo viaggio a New York, dove pronunciò il suo discorso all’onu come «esperto di umanità». Fu un vero e proprio avvenimento conciliare: non solo i padri seguirono in diretta le parole pronunciate dal pontefice, ma si decise di inserire il testo negli atti del Vaticano ii, certamente orientando il dibattito in aula e ponendo nuove coordinate che però apparivano meno radicali di quelle formulate nella Pacem in terris, due anni prima.

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Storia/Fine – Quarto periodo 1965 6. La catena di montaggio nel reparto carrozzerie di una fabbrica di automobili. La dequalificazione, la monotonia, la ripetitività, di cui la catena di montaggio era l’emblema, furono all’origine di violente contestazioni operaie alla fine degli anni Sessanta (Archivio Jaca Book/Disegno Giorgio Bacchin).

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Riguardo poi al matrimonio si paventava che, insistendo sull’amore coniugale come principio fondamentale, il testo aprisse la strada a una relativizzazione della dottrina tradizionale dell’indissolubilità e inoltre, trascurando di ribadire con forza il fine primario della prole, si prestasse a interpretazioni lassiste riguardo all’uso di mezzi non naturali di controllo delle nascite. Erano temi guardati con estrema sensibilità dall’opinione pubblica anche perché proprio in quegli anni stava entrando in commercio in molti paesi la pillola al progesterone, sulla quale si era aperto un vivace dibattito anche tra i moralisti cattolici. Fino all’ultimo giorno prima della votazione definitiva (avvenuta il 6 dicembre, nella 168° e ultima seduta di lavoro) si susseguirono i tentativi delle opposizioni per evitare l’approvazione di un documento che ritenevano contrario al magistero tradizionale e dannoso per la Chiesa e per la fede cristiana. Esso però corrispondeva a una precisa intenzione che molti padri conciliari avevano maturato durante il concilio, quella

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cioè di aprire con il mondo un dialogo nuovo e di imparare a guardare con occhi più positivi e più partecipi, alla storia degli uomini del loro tempo, alle loro gioie e speranze, alle loro sofferenze e alle loro ansie, secondo le parole poste a esordio della costituzione pastorale. Lo schema venne finalmente votato nella sua versione definitiva negli ultimissimi giorni prima della chiusura del concilio e nonostante la strenua opposizione di alcune frange della minoranza conciliare, la costituzione pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo Gaudium et spes ottenne l’approvazione con un’ampia maggioranza di voti e promulgata, assieme alla dichiarazione Dignitatis humanae, ai decreti Ad gentes e a Presbyterorum ordinis, il 7 dicembre, nella ix e ultima seduta solenne. Molti teologi hanno messo in evidenza, dopo la sua promulgazione, i numerosi limiti di approfondimento teologico che la costituzione pastorale presentava. Nondimeno essa costituisce senza dubbio un documento centrale nel magistero del concilio, in quanto espressione di quell’apertura al mondo e

alla storia che i padri conciliari hanno considerato sin dall’inizio un compito fondamentale del loro lavoro.

Bibliografia P. Hünermann, Die Frage nach Gott und der Gerechtigkeit. Eine kritische dogmatische Reflexion auf die Pastoralkonstitution, in Visionen des Konzils. 30 Jahre Pastoralkonstitution «Die Kirche in der Welt von heute», hrsg. Von G. Fuchs, A. Lienkamp, Münster 1997, pp. 123-144; G. Turbanti, Un concilio per il mondo moderno. La redazione della costituzione pastorale «Gaudium et spes» del Vaticano ii, Bologna 2000; P. Hünermann, Le ultime settimane del concilio, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 5, Bologna 2001 (2015), pp. 371-492.

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49. Controversie e temi avocati dal papa

Storia Fine – Quarto periodo 1965 1. L’aula conciliare semivuota, al termine di una congregazione generale (Archivio Fscire). «Nel suo discorso, il papa ci ha riservato molte sorprese: dopo aver elogiato la curia romana, egli ha annunciato che la riforma è imminente e che comincerà dal sant’uffizio; allo stesso tempo verranno introdotte le cause di beatificazione di Pio xii e Giovanni xxiii; a Roma sarà eretta una chiesa con il titolo di Maria “madre della Chiesa”; viene annunciato un giubileo straordinario per il dopo Concilio.

Si vede da questi annunci la linea di condotta del papa; facendo concessioni a destra e a sinistra, egli vuole a tutti i costi mantenere l’unanimità dell’episcopato nella carità» (Diario di Neophytos Edelby, 18 novembre 1965).

2. Boris Kustodiev (1878-1927), Il Bolscevico, 1920 (Mosca, Galleria Tret’jakov). Gigante della storia, il bolscevismo, con un’immensa bandiera che qui si intuisce, rappresentando simbolicamente le masse che si radunano nelle strade delle città, passa sopra tutto, dal palazzo del potere alla chiese. Il pittore ha conferito al personaggio i tratti di Lenin (1870-1924) e un’indomabile determinazione (Archivio Jaca Book).

nella congregazione per la dottrina della fede) e alla riforma fissata nella costituzione apostolica Regimini Ecclesiae universae del 15 agosto 1967. La curia venne poi riformata ancora da Giovanni Paolo ii in parte con il nuovo Codice di diritto canonico e poi nella riorganizzazione del 1988. Nel 2013, durante il conclave che ha eletto papa Francesco, il tema è stato di nuovo considerato centrale.

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Durante il concilio la complessa ridefinizione dell’agenda dei lavori fu realizzata prima dal segretariato per gli affari extra ordinem e poi dalla commissione di coordinamento. Quest’ultima valutava i singoli schemi prima di sottoporli alla discussione in aula, ma in genere non pose mai delle difficoltà riguardo a specifici temi elaborati dalle commissioni, che godevano di una certa autonomia nell’impostare i documenti loro affidati e nel definire gli argomenti che avrebbero trattato. Semmai si discuteva su quale fosse lo schema più opportuno per trattare un determinato tema e questo con l’intenzione, più o meno apertamente dichiarata, di attribuirlo all’una o all’altra commissione a seconda degli orientamenti che vi erano prevalenti. Così, per esempio, fu a lungo incerto se inserire il tema sulla libertà religiosa nello schema sulla Chiesa nel mondo moderno, affidandolo quindi alla competente commissione mista tra la dottrinale e quella per l’apostolato dei laici, o invece inserirlo nello schema sull’ecumenismo, di competenza del segretariato per l’unità dei cristiani. Ci furono tuttavia dei casi in cui intervenne direttamente il pontefice, con la sua autorità, chiedendo che il concilio si astenesse dall’affrontare certi argomenti più delicati o complessi, sui quali egli intendeva esprimersi direttamente o che per

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le loro implicazioni – la condanna del comunismo – riteneva estranei all’indole pastorale del Vaticano ii. Il suo intervento procedette di volta in volta con modalità diverse ed ebbe esiti diversi, anche rispetto alle correzioni chieste o imposte ai testi. La riforma della curia. Il concilio affrontò il rapporto fra ministero petrino e potestà del collegio dei vescovi. Questo avrebbe potuto implicare una incisiva riforma della macchina curiale. La curia romana, che nel suo complesso aveva avversato l’elezione di Paolo vi, fu invece liberata dal rischio di essere riformata dal concilio proprio dal papa, che il 21 settembre 1963, poche settimane dopo la sua elevazione al soglio pontificio, assicurò che essa sarebbe stata riformata dalla curia e con la curia stessa. Nonostante episodi epocali, come il j’accuse del cardinale Josef Frings contro il s. Uffizio e la non meno violenta difesa del card. Alfredo Ottaviani, il decreto sui vescovi e la commissione competente fornirono solo alcune generiche indicazioni. Paolo vi procedette così autonomamente alla preliminare riforma della congregazione del s. Uffizio (che fu abrogato insieme all’Indice dei libri proibiti con il motu proprio Integrae servandae del 7 dicembre 1965 e trasformato

Il Sinodo dei vescovi. Lo schema sui vescovi preparato dall’apposita commissione a partire dalla redazione del 1964 prevedeva la nascita del Sinodo episcopale (Synodus episcoporum), come organo di rappresentanza del collegio dei vescovi che aiutasse il pontefice nel governo della Chiesa universale, senza dargli fisionomia propria. Paolo vi, per sedare la discussione fra maggioranza e minoranza, lo istituì, senza coinvolgere la commissione conciliare o il concilio, seguendo un consiglio dello stesso presidente della commissione conciliare, il card. Paolo Marella. Mons. Antonio Samoré della sezione affari straordinari della segreteria di Stato preparò il motu proprio Apostolica Sollicitudo che fu emanato il 15 settembre 1965, giusto all’inizio dell’ultimo periodo conciliare, quando lo schema sul ministero dei vescovi doveva ancora essere votato: un atto personale, che alcuni videro come un modo di corrispondere alle attese del concilio, ma che disegnò un sinodo senza potestà sulla sua agenda e sulle sue decisioni. Il celibato ecclesiastico. Il celibato dei sacerdoti nella Chiesa latina (le Chiese cattoliche di rito orientale avevano da sempre un presbiterato uxorato) era stato oggetto di una discussione nel momento in cui Lumen gentium, restaurando il diaconato uxorato, mostrava che anche la Chiesa di Roma considerava opportuno tornare all’antica prassi che distingueva scelta di vita e ministero. Le necessità pastorali di molte regioni del mondo ponevano infatti il problema di come fornire un numero sufficiente di presbiteri per conservare la cura pastorale del territorio. Il testo dello schema sul presbiterato presentato ai padri nel novembre 1964 si limitava a raccomandare il celibato, cosa che per alcuni padri era ambiguo e insufficiente. Quando nell’ottobre 1965 il testo fu di nuovo messo in discussione, Paolo vi fece giungere all’ufficio di presidenza, tramite il card. Eugène Tisserant, una lettera in cui esplicitamente si chiedeva ai padri che venissero evitati interventi sull’argomento, da affidare se mai alla presidenza perché fossero sottoposte alla valutazione pontificia in futuro. Paolo vi fu obbedito: e sarebbe intervenuto con la lettera enciclica Sacerdotalis

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coelibatus (24 giugno 1967), in cui ribadiva la consuetudine della Chiesa romana di scegliere i propri chierici fra i celibi. All’inizio del xxi secolo Benedetto xvi avrebbe ammesso nella Chiesa latina i chierici sposati provenienti dalla comunione anglicana, derogando a quella usanza. La bomba. In tempo di deterrenza atomica un tema che il concilio doveva affontare era quello della pace: non solo nel senso indicato dall’antica dottrina del diritto pubblico ecclesiastico che condannava la guerra e vi vedeva la sanzione dell’apostasia moderna; ma soprattutto nel senso indicato dalla Pacem in terris di papa Giovanni, che negava che nella «era atomica» la guerra potesse essere strumento di giustizia. Il tentativo di vari padri di giungere a una condanna della guerra totale e della deterrenza atomica riuscì solo parzialmente: Gaudium et spes infatti condannò esplicitamente la guerra totale; ma sulla deterrenza, che soprattutto i vescovi statunitensi ritenevano indispensabile davanti alla minaccia dell’Unione Sovietica, il concilio non si pronunciò. L’intervento del papa all’onu, infatti, lanciò il grido «Mai più la guerra», ma la presentò come un frutto del peccato e dunque ineliminabile dalla storia umana. Il controllo delle nascite. La produzione del primo contraccettivo ormonale – la pillola di progesterone che interveniva sulla fecondità femminile – aveva messo in discussione la posizione del tutto negativa assunta da Pio xi in materia di contraccezione. Giovanni xxiii nella primavera del 1963 aveva istituito una commissione di studio al riguardo, ma il tema

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Storia/Fine – Quarto periodo 1965

Controversie e temi avocati dal papa 3. Conferenza di p. Ermenegildo Lio su De pillulis sic dictis anti-baby, il 27 ottobre 1964, a Borgo Santo Spirito. Come si specifica, «lingua erit latina» (Archivio Fscire).

4. Udine, 1949. Avviso di scomunica per chi appoggia il Partito comunista, dopo il decreto del s. Uffizio (Archivio Fscire).

5. Un’immagine simbolica: lo scoppio di una bomba atomica dentro una provetta (© Yves Forestier/Sygma/Corbis/Contrasto).

entrò nello schema sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, al capitolo sulla vita matrimoniale. Paolo vi temeva l’aprirsi di una discussione lacerante: riattivò la commissione istituita da Giovanni xxiii incrementandone membri e consultori e le chiese di formulare per lui un parere motivato. Nello stesso tempo fece sapere alla commissione conciliare che su questo tema sarebbe intervenuto personalmente: i numerosi interventi della commissione conciliare si mostrarono in maggioranza favorevoli ad una prudente apertura. Nel corso della redazione della Gaudium et spes il papa intervenne direttamente sulla commissione per evitare un testo che potesse essere interpretato come una qualche apertura all’uso degli anticoncezionali da parte cattolica e il concilio sospese il proprio giudizio. Nel luglio 1968, contro il parere della maggioranza della commissione che aveva costituito, Paolo vi promulgò l’enciclica Humanae vitae che condannava il controllo delle nascite con ogni metodo non naturale; l’enciclica fu accolta da aspre polemiche, anche se è circoscritta l’opinione di chi ritiene le sue norme cassate per desuetudine. La condanna del comunismo. La richiesta di una nuova condanna del comunismo era stata largamente presente nei vota dei vescovi della fase antepreparatoria: corrispondeva a un tema sentito sul piano ideologico e sul quale non c’era timore di fare passi falsi davanti ai capi dicastero. Tuttavia Giovanni xxiii aveva escluso condanne di tipo dottrinale; la presenza degli osservatori della Chiesa di Mosca e soprattutto dei vescovi provenienti dai paesi del socialismo reale sconsigliava una tematizzazione esplicita di una condanna vigente e osservata da decenni. Solo nello schema sulla Chiesa nel mondo moderno, grazie anche all’apporto di mons. Karol Wojtyła, il tema venne accostato al problema dell’ateismo e assunse un carattere reprobatorio. Lo stesso Paolo vi, anche di fronte a reiterate richieste da parte dei vescovi del Coetus internationalis patrum e a una petizione di circa un quarto dei padri, si oppose ad una esplicita condanna dottrinale del comunismo. Il rapporto fra Israele e la Chiesa. Il tema della relazione con l’ebraismo avrebbe potuto essere sottratto all’agenda del concilio: nella preparazione il breve testo De Judaeis steso dal segretariato per l’unità dei cristiani fu scartato con una dichiarazione del card. Amleto Cicognani, che ironizzò dicendo che così si sarebbe finito per fare un documento anche sui musulmani. Giovanni xxiii, su richiesta del card. Augustin Bea, reintrodusse il tema che poi approdò al n. 4 della dichiarazione Nostra aetate.

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3

5

4

Bibliografia B. Häring, K. Rahner, Riflessioni sull’enciclica «Humanae vitae», Roma 1968; J. Grootaers, Humanae Vitae et la réactions dans les pays du Tiers monde, in Pour relire «Humanae Vitae». Déclarations épiscopales du monde entier. Commentaires théologiques, Gembloux 1970, pp. 51- 66; G. Turbanti, Il problema del comunismo al Concilio Vaticano ii, in Vatican ii in Moscow (1959-1965), edited by A. Melloni, Leuven 1997, pp. 147-187; M. Franzinelli, R. Bottoni, Chiesa e guerra. Dalla «benedizione delle armi» alla «Pacem in terris», Bologna 2005; J. Madiran, «L’accordo di Metz». Tra Cremlino e Vaticano, Roma 2011; J.O. Beozzo, Intervenções episcopais desaparesidas dos Acta Synodalia do Vaticano ii: a ordenação presbiteral de homens casados e o celibato eclesiástico, in «Cristianesimo nella storia», 34 (2013), pp. 41-56.

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Storia Fine – Quarto periodo 1965

50. Chiusura e messaggi. La cerimonia finale

1. Basilica di S. Pietro, 7 dicembre 1965. Johannes Willebrands, segretario del segretariato per l’unità dei cristiani legge dall’ambone la dichiarazione comune di Paolo vi e di Athenagoras sulla levata degli anatemi del 1054 (L’Attività della Santa Sede nel 1965, Tipografia Poliglotta Vaticana, Città del Vaticano 1965).

2. Basilica di S. Pietro, 7 dicembre 1965. L’abbraccio tra Paolo vi e il metropolita Melitone, dopo la revoca delle reciproche scomuniche (Attività della Santa Sede, 1965). 3. Piazza S. Pietro, 8 dicembre 1965. Cerimonia di chiusura del Vaticano ii (Attività della Santa Sede, 1965).

Il sogno di Câmara

1

2

Il 6 dicembre i padri del concilio si riunirono in S. Pietro per l’ultima congregazione generale, per votare i singoli capitoli della costituzione pastorale Gaudium et spes a cui seguì la votazione finale sull’intero testo, che sarebbe stata approvata solennemente nella sessione pubblica del giorno dopo assieme ai decreti sulle missioni Ad gentes, sul sacerdozio Presbyterorum ordinis e alla dichiarazione sulla libertà religiosa Dignitatis humanae, votazione (l’ultima, numero 544) accompagnata dal canto del coro della Cappella Sistina. Paolo vi a novembre aveva deciso che il concilio si sarebbe chiuso l’8 dicembre, giorno dell’Immacolata Concezione di Maria e anniversario dell’apertura del concilio Vaticano i (l’8 dicembre 1869). Una serie di gesti arricchirono quegli ultimi giorni di concilio, oltre alle cerimonie. Il 4 dicembre, in S. Paolo fuori le Mura, ebbe luogo una liturgia della Parola, presieduta da Paolo vi con la presenza degli osservatori delle altre Chiese. Durante il concilio essi avevano assistito alle messe e alle preghiere (cosa prima non ammessa); ma in questa occasione furono parte attiva della preghiera e riconsciuti pubblicamente nella loro fede. Le letture (salmo 27, Cronache 29,10-18 e Romani 15,1-6) vennero lette da un cattolico francese, da un metodista americano e da un greco ortodosso. Nell’omelia, il pontefice non commentò i testi dell’Antico e del Nuovo Testamento appositamente scelti, ma parlò della

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vicinanza che, grazie agli incontri quotidiani e personali negli anni di concilio, si era instaurata tra i padri e gli osservatori: «Signori, cari Osservatori, o piuttosto lasciate che Vi chiamiamo col nome che ha ripreso in questi quattro anni di concilio ecumenico: Fratelli, fratelli e amici in Cristo!». Il 7 dicembre non fu solo l’ultima sessione pubblica dove vennero promulgati gli ultimi documenti; un altro evento destinato a segnare la storia delle relazioni fra Oriente e Occidente fu collocato in quel contesto. Al termine dell’ultima votazione, Johannes Willebrands, segretario del segretariato per l’unità dei cristiani, alla presenza del metropolita di Heliopolis Melitone, lesse dall’ambone la dichiarazione comune di Paolo vi e di Athenagoras sulla levata degli anatemi del secolo xi. Il papa e il patriarca, su un piede di parità, dichiaravano solennemente di «deplorare» le sentenze di reciproca scomunica del 1054 e di «revocarle», «eccessi» e «tristi avvenimenti» che avevano poi portato alla rottura della comunione ecclesiale. Ancora una volta era stata l’opera del segretariato e in particolare del p. Pierre Duprey a portare a questo risultato sbalorditivo, realizzato in poche settimane e che fino agli ultimi giorni era rimasto incerto. Nello stesso momento, nella basilica patriarcale di Costantinopoli, alla presenza del patriarca e di sette legati del papa guidati dal card. Lawrence Joseph Shehan di Baltimora, si proclamava la stessa dichiarazione per bocca del segretario del santo Sino-

«Poi gli ho parlato dell’altro sogno [a Montini]: per la gente, la parola Concilio è da intendere come “unione delle Chiese”. Non abbiamo il diritto di consentire che il Concilio termini senza una dimostrazione inequivocabile della nostra decisione di aprire le porte e il cuore ai fratelli separati e all’intera umanità. E gli ho presentato una versione interamente nuova della preghiera per l’unità. Ho tolto tutta la parte spettacolare. Ho detto a Montini: “Eminenza, s’immagini Piazza San Pietro traboccante di gente. All’improvviso, dopo il suono delle campane della Basilica, uno speaker invita in modo breve, abile ed espressivo i presenti – e il mondo intero – ad accompagnare la preghiera per l’unità che il Papa sta per proferire in unione con i leader di tutte le grandi Famiglie Cristiane. E si ascolterebbe della musica, solo musica. Ma scelta in modo talmente felice e calzante da costituire il quadro più adeguato alla scena che sarà vissuta. Ovviamente ciò comporterebbe un’emozionante suspense. E vedremmo e ascolteremmo il Papa e i grandi leader cristiani (non cattolici) pregare insieme una preghiera evangelica di grande forza e bellezza. Nuovamente uno speaker sobrio, opportuno, adeguato, annuncerebbe una scena ancor più forte: l’incontro delle Famiglie Cristiane con Israele, in una preghiera biblica per l’unità spirituale e per la pace nel mondo. Nuova suspense: attesa preparata da musica di altro genere, di altro stile. All’inizio, il Papa parlerebbe da solo: chiedendo perdono agli ebrei per i secoli di persecuzione che i cristiani hanno mosso contro di loro… Darebbe l’abbraccio della pace al Rabbino Capo. E insieme (leader cristiani e Rabbino Capo) reciterebbero una preghiera di tipo salomonico. Terza interruzione – sempre nella giusta misura – dello speaker: annuncio della preghiera per l’unità spirituale e per la pace nel mondo in unione con le grandi religioni non cristiane. La musica continuerebbe ad avere un ruolo-chiave. Non ci si stancherebbe perché non ci sarebbero ripetizioni. Ogni volta una linea musicale diversa. E ci sarebbe la preghiera in unione con tutti i grandi credo che avessero accettato l’invito del Papa… Ultima interferenza dello speaker: l’annuncio che il Papa, per concludere, si dirigerà agli uomini senza fede, agli uomini senza Dio. Nell’impossibilità di averli presenti e di pregare insieme, il Vicario di Cristo presterebbe loro la propria voce. La musica raggiungerebbe tonalità completamente nuove. E la preghiera del Papa dovrebbe tradurre l’assoluto rispetto nei confronti dei non credenti e un’invocazione accorata affinché tutti coloro che compiono il bene e la verità giungano alla luce…”. Montini considera perfettamente possibile e realizzabile la concretizzazione del sogno» (Hélder Câmara, 20a Circolare, Roma, 2 novembre 1962)

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do. Dopo la lettura del card. Augustin Bea dell’Ambulate in dilectione con il quale vennero annullate le reciproche scomuniche, lo scambio della pace e l’abbraccio simbolico tra Paolo vi e Melitone fu accolto da un lungo applauso dell’assemblea, fissato nella registrazione audio degli impianti della Philips: il concilio solennizzò così quella decisione. Il momento diventò uno dei più intensi del Vaticano ii sul piano simbolico. Il rinnovamento della Chiesa di Roma e il suo impegno ecumenico si erano tradotti non solo in gesti spirituali come la restituzione della reliquia di s. Andrea alla Chiesa ortodossa di Patrasso, dopo che nel 1462 era stata portata via durante l’invasione turca. La seduta finale del concilio Vaticano ii si svolse invece in piazza S. Pietro, la mattina dell’8 dicembre, con una solenne messa papale, senza concelebranti, come ci si sarebbe potuti aspettare: Paolo vi fu assisitito dall’elemosiniere pontificio e dal pre-

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Chiusura e messaggi. La cerimonia finale 4. Jacques Maritain prende in consegna da Paolo vi il messaggio rivolto agli «uomini di pensiero e di scienza» (Attività della Santa Sede, 1965).

Storia/Fine – Quarto periodo 1965 5-6. Consegna dei messaggi ai rappresentanti delle rispettive categorie di persone cui sono stati indirizzati: donne e lavoratori (Attività della Santa Sede, 1965).

7. La concelebrazione di Paolo vi con i periti del concilio (foto Giordani). Montini tiene in mano la ferula appositamente commissionata per la chiusura del concilio allo scultore napoletano Scorzelli e lasciata ai successori (Giovanni Paolo i, Giovanni Paolo ii e papa Francesco) che continuarono ad usarla, con la sola parentesi di Benedetto xvi che riprese invece quella di Pio ix.

7

4

5

fetto della Sacrestia come in una solenne cappella papale, e due chierici della corte pontificia cantarono le letture e il Vangelo. Si chiudeva con un evento di grande impatto visivo il concilio e il suo quarto periodo, caratterizzato da un’attività a volte frenetica. Le commissioni avevano lavorato per sistemare per l’ultima volta i testi e l’assemblea si era riunita soprattutto per votare: i tempi delle grandi discussioni e anche degli scontri epici sembravano lasciar posto ad una qualche stanchezza. Molti dei testi approvati avevano una carica innovativa indiscutibile, ma vi era il timore che la spinta dell’aggiornamento si fosse affievolita: le decisioni avocate a sé dal papa – lo statuto del sinodo dei vescovi, la contraccezione ormonale, il celibato ecclesiastico – si prestavano ad essere lette come chiusure; l’intervento del papa all’onu che aveva tagliato la strada a una condanna della deterrenza atomica il rifiuto della canonizzazione conciliare di Giovanni xxiii mandato a processo ordinario insieme a Pio xii avevano deluso alcuni settori della maggioranza. Ma anche la minoranza lamentava la mancata pronunzia di condanna contro il comunismo e la benedizione della prima pietra di una chiesa intitolata a «Maria Madre della Chiesa» – formula che il concilio non aveva voluto usare per evitare nuovi titoli mariani e che il papa aveva adottato motu proprio – non era una concessione di gran peso per una minoranza che nell’ultimo periodo aveva subito Nostra aetate e Dignitatis humanae. Anche la decisione di proclamare sette messaggi a nome del

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concilio sarebbe stata oggetto di discussione: i messaggi non erano rivolti all’umanità come tale, come nel messaggio al mondo del 20 ottobre del 1962, ma a sette categorie di persone specifiche, secondo una partizione che in parte si trovava nella dottrina sociale previgente: ai governanti, agli scienziati, agli artisti, alle donne, ai lavoratori, ai poveri, agli ammalati e ai sofferenti e ai giovani. Essi erano indirizzati a nome del concilio («Noi, i padri del xxi Concilio Ecumenico della Chiesa cattolica, ci rivolgiamo in questo momento solenne»), ma il concilio non li aveva elaborati e furono approvati senza acclamazione. I cardinali che avrebbero dovuto leggerli ebbero il testo, redatto direttamente dal pontefice e da alcuni suoi collaboratori (fra i quali Jacques Maritain), il giorno prima. Essi apparvero però come una grande novità e apertura alla opinione pubblica, anche se stavano un passo indietro rispetto al rinnovamento apportato da Gaudium et spes sul tema del dialogo con l’uomo contemporaneo. Câmara aveva immaginato una grande cerimonia di mea culpa; il papa da solo usciva da S. Pietro e domandava perdono dell’autoritarismo pontificio ai vescovi, che lo perdonavano e si univano a lui; insieme chiedevano perdono ai laici; poi tutti insieme agli altri cristiani, e questi insieme agli ebrei e poi ai credenti delle religioni; e poi tutti alle donne. La liturgia conclusiva del concilio non fu così: ad esempio il p. Otto Semmelroth sul suo diario scrisse che era «stata molto lunga e non così

8. L’anello del concilio offerto a tutti i padri conciliari (Archivio Fscire). «Era stato dato l’annuncio che il Santo Padre avrebbe offerto un “anello d’oro” a ciascun Padre Conciliare […] Immaginate un anello da uomo (sembra di ferro o di bronzo) in vermeil (come le medaglie d’oro del nostro congresso eucaristico) senza pietra, a forma di mitra, con l’effigie di Cristo circondato da San Pietro e San Paolo. […] Non mi faccio illusioni: il peso morto è terribile. La maggioranza continuerà a usare il pietrame prezioso. Ma il Papa continua a dar lezioni […] Per quanto mi riguarda, al nuovo anello – che sembra molto una fede – non manca nemmeno il lato divertente: al bambino che abita in me piace usarlo perché – è curioso! Senza nulla togliere al buon gusto e alla finezza – ricorda gli anellini dei sigari che i ragazzini si mettono al dito, o l’anello che si mette sulla zampetta dei piccioni viaggiatori…» (Hélder Câmara, 88° Circolare, Roma, 6/7 dicembre 1965).

6

ricca come ci sarebbe voluto»; per altri il vialone che il fascismo aveva aperto sventrando un quartiere di Roma per creare una prospettiva trionfalistica su S. Pietro diede la sensazione opposta. Un episcopato aperto ad andare e tornare nelle diocesi e iniziare il «post-concilio». Per Paolo vi finiva un esordio di pontificato esigentissimo: e apparivano in lui i due volti di una transizione che avrebbe avuto accelerazioni e frenate. Fra quelli che lasciavano il concilio c’erano Albino Luciani, che sarebbe succeduto a Paolo vi, e Karol Wojtyła, che sarebbe salito al papato nel 1978; fra i teologi che tornavano a casa Joseph Ratzinger, eletto papa nel 2005. Il Vaticano ii, la «più grande grazia del ventesimo secolo», come disse Giovanni Paolo ii, cessava la sua dimensione di evento e diventava un tutt’uno con una ricezione destinata a sedimentare nel tempo.

8

Bibliografia P. Kizeridis, Il dialogo tra le Chiese ortodossa e cattolica dal 1920 fino all’abolizione delle reciproche scomuniche (7 dicembre 1965), Roma 1966; L’evento e le decisioni. Studi sulle dinamiche del Concilio Vaticano ii, a cura di M.T. Fattori, A. Melloni, Bologna 1997; Volti di fine concilio. Studi di storia e teologia sulla conclusione del Vaticano ii, a cura di J. Doré, A. Melloni, Bologna 2000 (in part. Cl. Soetens, Les messages finaux du Concile, pp. 99. 114); P. Hünermann, Le ultime settimane del concilio, in Storia del concilio Vaticano ii, diretta da G. Alberigo (ed. it. a cura di A. Melloni), vol. 5, Bologna 2001 (2015), pp. 371-492; G. Alberigo, Conclusione e prime esperienze di ricezione, in Storia del concilio Vaticano ii, cit., pp. 547-576; G. Alberigo, Transizione epocale. Studi sul Concilio Vaticano ii, Bologna 2009.

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IL CALENDARIO DELLE CONGREGAZIONI

Fonti: La tabella è stata costruita sul modello di quella pubblicata nel numero speciale sul concilio del 1966 de «L’Osservatore della domenica», pp. 5253. L’unico dato ripreso da questa fonte è l’indicazione oraria della durata delle congregazioni, più esatta che altrove, mentre i dati restanti sono stati attinti dallo spoglio dei volumi Il Concilio Vaticano II. Cronache del Concilio Vaticano II edite da «La Civiltà Cattolica», a cura di G. Caprile e dagli Acta synodalia. In particolare Caprile, dalla seconda sessione in poi, ha conteg-

Legenda SP = Sessione Pubblica CG = Congregazione Generale

N.

Data

Rito della liturgia

Intronizzatore del vangelo

Celebrante (nazionalità)

giato il numero dei padri non sulla base delle schede di presenza consegnate – conteggio dal quale sarebbero stati esclusi i ritardatari –, ma sulla base del numero massimo di votanti raggiunto nel corso della congregazione. Nel numero di interventi orali sono compresi solo gli interventi prenotati dai padri e sono esclusi i saluti dei presidenti (dalla seconda sessione in poi moderatori) delle congregazioni generali all’assemblea e le relazioni di presentazione dei documenti conciliari.

Argomento della discussione

Presidente / moderatore

Padri presenti

Interventi orali

Votazioni n.

Durata

Tema

Giovanni XXIII

Dato che i posti non erano ancora assegnati, non furono raccolte le schede di presenza

-

-

8:30/13:30

Solenne liturgia di apertura - discorso di Giovanni XXIII: Gaudet mater ecclesia

2

-

9:00/9:50

Elezione delle commissioni conciliari - votazione rinviata per dar modo alle commissioni episcopali di approntare delle liste di candidati

Commissioni conciliari

Oggetto della votazione

PRIMO PERIODO CONCILIARE (11 ottobre – 8 dicembre 1962)

SP

11.10.1962

romano supplicatio orientalis

P. Felici (Italia)

E. Tisserant (Italia)

CG 1°

13.10.1962

romano

P. Felici (Italia)

E. Florit (Italia)

E. Tisserant

Per la brevità della CG non furono raccolte le schede di presenza

CG 2°

16.10.1962

romano

P. Felici (Italia)

C. Morcillo Gonzales (Spagna)

E. Tisserant

2381

4

1

9:00/10:25

Elezione delle commissioni conciliari

Commissioni conciliari

Commissioni conciliari

CG 3°

20.10.1962

romano

P. Nabaa (Libano)

M. Jansen (Olanda)

A. Liénart

2344

38

1

9:05/12:45

Discussione e votazione del Messaggio dei padri del concilio all’umanità

Messaggio dei padri del concilio all’umanità

Messaggio dei padri del concilio all’umanità

CG 4°

22.10.1962

romano

C. Morcillo Gonzales (Spagna)

L. Jaeger (Germania)

N. Gilroy

2356

21

-

9:05/12:10

Discussione dello schema De sacra liturgia

CG 5°

23.10.1962

romano

J. Villot (Francia)

J. Krol (USA)

F. Spellman

2363

18

-

9:00/12:10

Discussione dello schema De sacra liturgia – proemio e cap. I

CG 6°

24.10.1962

bizantino melchita

J. Krol (USA)

P. Nabaa (Libano)

H. Pla y Deniel

2337

16

-

9:00/12:15

Discussione dello schema De sacra liturgia – proemio e cap. I

CG 7°

26.10.1962

romano

W. Kempf (Germania)

D. Yougbare (Alto Volta)

J. Frings

2325

22

-

9:00/12:20

Discussione dello schema De sacra liturgia – proemio e cap. I

CG 8°

27.10.1962

romano

P. Felici (Italia)

M. Miranda y Gomez (Messico)

E. Ruffini

2303

24

-

9:00/12:20

Discussione dello schema De sacra liturgia – proemio e cap. I

CG 9°

29.10.1962

romano

P. Nabaa (Libano)

P. Yamaguchi (Giappone)

A. Caggiano

2279

19

-

9:00/12:10

Discussione dello schema De sacra liturgia – cap. I e II

CG 10°

30.10.1962

romano

C. Morcillo Gonzales (Spagna)

J. Mangers (Norvegia)

B. Alfrink

2257

23

-

9:00/12:15

Discussione dello schema De sacra liturgia – cap. II

CG 11°

31.10.1962

domenicano

J. Villot (Francia)

J. Lemieux (Canada)

E. Tisserant

2230

25

-

9:00/12:20

Discussione dello schema De sacra liturgia – cap. II

J. Krol (USA)

J. Khoury (Libano), M. L. Bostani (gen. antoniani di Aleppo) e M. Harika (gen. antoniani di Sant’Isaia)

A. Liénart

2129

24

-

9:03/12:15

Discussione dello schema De sacra liturgia – cap. II

De sacra liturgia

CG 12°

5.11.1962

antiocheno maronita concelebrato

CG 13°

6.11.1962

romano

W. Kempf (Germania)

A. Hamvas (Ungheria)

I. Tappouni

2211

24

-

9:00/12:10

Discussione dello schema De sacra liturgia – cap. II e III

CG 14°

7.11.1962

romano

R. Dosseh (Togo)

P. Nguyen van-Binh (Vietnam)

N. Gilroy

2214

26

-

9:00/12.15

Discussione dello schema De sacra liturgia – cap. III e IV

CG 15°

9.11.1962

romano

M. Perrin (Tunisia)

E. Cunial (Italia)

J. Frings

2216

20

-

9:02/12:20

Discussione dello schema De sacra liturgia – cap. IV

CG 16°

10.11.1962

bracarense

C. A. Minali (Brasile)

F. Da Silva (Portogallo)

E. Ruffini

2172

24

-

9:00/12:30

Discussione dello schema De sacra liturgia – cap. IV e capitoli seguenti

CG 17°

12.11.1962

romano in lingua paleoslavica

A. Beras (Santo Domingo)

J. Arneric (Jugoslavia)

A. Caggiano

2186

21

-

9:00/12:22

Discussione dello schema De sacra liturgia – ultimi capitoli

CG 18°

13.11.1962

romano

A. Corso (Uruguay)

M. Serrano Abad (Ecuador)

B. Alfrink

2209

23

-

9:00/12:15

Discussione dello schema De sacra liturgia – ultimi capitoli. Votazione, per alzata e seduta, in favore della conclusione del dibattito dello schema liturgico


CG 19°

14.11.1962

romano

P. Leclerc (Mali)

P. Cheng (Formosa)

E. Tisserant

2215

15

1

9:00/12:25

Votazione orientativa sullo schema liturgico - discussione dello schema De fontibus revelationis

CG 20°

16.11.1962

armeno

P. Kiredjian (Turchia)

G. Layek (Siria)

A. Liénart

2213

21

-

9:00/12:25

Discussione dello schema De fontibus revelationis

CG 21°

17.11.1962

romano

L. Bianchi (Cina)

A. Baraniak (Polonia)

N. Gilroy

2207

18

4

9:00/12:15

Discussione dello schema De fontibus revelationis - 4 votazioni di emendamenti allo schema liturgico

CG 22°

19.11.1962

romano

C. Quintero Arce (Messico)

M. Beovich (Australia)

F. Spellman

2197

18

-

9:00/12:20

Discussione dello schema De fontibus revelationis

CG 23°

20.11.1962

romano

J.-B. Gahamanyi (Rwanda)

C. Rodriguez-Quiros (Costa Rica)

J. Frings

2211

13

1

9:00/12:25

Discussione dello schema De fontibus revelationis – cap. I - votazione (che non raggiunge il quorum) per l’interruzione del dibattito

CG 24°

21.11.1962

bizantino ucraino concelebrato

G. Bukatio (Jugoslavia)

G. Bukatio (Jugoslavia)

E. Ruffini

2186

16

-

9:00/12:15

Discussione dello schema De fontibus revelationis – cap. I - comunicazione della decisione di Giovanni XXIII di sospendere, secondo la votazione del giorno prima, la discussione sullo schema sulle fonti della rivelazione

CG 25°

23.11.1962

romano

A. Scola (Italia)

G. Tredici (Italia)

A. Caggiano

2157

17

-

9:00/12:15

Discussione dello schema De instrumentis communicationis socialis

CG 26°

24.11.1962

romano

M. McGrath (Panama)

F. Charriere (Svizzera)

B. Alfrink

2136

24

-

9:00/12:20

Discussione dello schema De instrumentis communicationis socialis

CG 27°

26.11.1962

romano

A. Cazzaniga (Italia)

J. Rosales (Filippine)

E. Tisserant

2133

17

-

9:00/12:15

Discussione dello schema De instrumentis communicationis socialis - inizio del dibattito sullo schema De ecclesiae unitate

CG 28°

27.11.1962

romano

L. Chavez y Gonzalez (Rep. di El Salvador)

L. Rodriguez Ballon (Perù)

A. Liénart

2156

15

1

9:00/12:10

Discussione dello schema De ecclesiae unitate – votazione orientativa sul De instrumentis communicationis socialis

CG 29°

28.11.1962

etiopico

A. M. Yemmeru (Etiopia)

A. M. Yemmeru (Etiopia)

I. Tappouni

2144

17

-

9:00/12:15

Discussione dello schema De ecclesiae unitate

CG 30°

30.11.1962

romano

J. Domingues de Oliveira (Brasile)

A. Charue (Belgio)

F. Spellman

2145

15

9

9:00/12:15

Discussione dello schema De ecclesiae unitate – votazione su 9 emendamenti allo schema liturgico

CG 31°

1.12.1962

romano

A. Plaza (Argentina)

F. Grimshaw (Gran Bretagna)

J. Frings

2115

14

1

9:00/12:10

Discussione dello schema De ecclesia

CG 32°

3.12.1962

siro-malabarico

G. Alapatt (India)

G. J. Parecattil (India)

E. Ruffini

2116

16

2

9:00/12:30

Discussione dello schema De ecclesia – votazione sullo schema liturgico

CG 33°

4.12.1962

romano

A. Santin (Italia)

H. Rakotomalala (Madagascar)

A. Caggiano

2104

17

-

9:00/12:26

Discussione dello schema De ecclesia

CG 34°

5.12.1962

romano

S. Splett (Polonia)

E. Da Silveira d’Elboux (Brasile)

B. Alfrink

2113

8

8

9:00/12:20

Discussione dello schema De ecclesia – 8 votazioni sullo schema liturgico

CG 35°

6.12.1962

romano

A. Lazik (Cecoslovacchia)

B. Gantin (Dahomey)

E. Tisserant

2085

12

5

9:00/12:10

Discussione dello schema De ecclesia – 5 votazioni sullo schema liturgico

CG 36°

7.12.1962

caldeo

J. Cheikho (Iran)

G. Ganni (Libano)

A. Liénart

2118

10

1

9:00/12:15

Discussione dello schema De ecclesia – votazione globale sul proemio e cap. I dello schema liturgico – visita e discorso di Giovanni XXIII

SP

8.12.1962

romano

P. Marella (Italia)

Giovanni XXIII

De sacra liturgia

De sacra liturgia De fontibus revelationis De fontibus revelationis

De instrumentis communicationis socialis

De instrumentis communicationis socialis De ecclesia unitate

De sacra liturgia

De ecclesia

De sacra liturgia

Solenne celebrazione eucaristica di chiusura del primo periodo conciliare - discorso di Giovanni XXIII

1. Giornalisti e fedeli immortalano la processione dei padri in piazza S. Pietro (Archivio Fscire). 2. Cerimonia di apertura della seconda sessione (foto Pais/Archivio Rodrigo Pais – Ceub Università di Bologna).

1

242

2

243


SECONDO PERIODO CONCILIARE (29 settembre – 4 dicembre 1963) SP

29.9.1963

romano

P. Felici (Italia)

E. Tisserant (Italia)

Paolo VI

Solenne celebrazione di apertura del secondo periodo conciliare – discorso di Paolo VI

CG 37°

30.9.1963

ambrosiano

P. Felici (Italia)

G. Colombo (Italia)

G.P. Agagianian

2258

8

-

9:23/12:30

Discussione dello schema De ecclesia

CG 38°

1.10.1963

romano

P. Nabaa (Libano)

J.C. Mcquaid (Irlanda)

G. Lercaro

2229

12

1

9:05/12:10

Discussione dello schema De ecclesia – votazione previa sullo schema per procedere all’esame dei singoli capitoli

CG 39°

2.10.1963

romano

C. Morcillo Gonzales (Spagna)

T. Cooray (Ceylon)

J. Döpfner

2288

17

-

9:05/12:06

Discussione dello schema De ecclesia – introduzione e cap. I

CG 40°

3.10.1963

romano

J. Villot (Francia)

G.B. Zoa (Camerun)

L.-J. Suenens

2262

19

-

9:05/12:05

Discussione dello schema De ecclesia – introduzione e cap. I

CG 41°

4.10.1963

romano

J. Kroll (USA)

F. Filippini (Somalia)

G.P. Agagianian

2256

18

-

9:00/12:05

Discussione dello schema De ecclesia – introduzione e cap. I-II

CG 42°

7.10.1963

romano

W. Kempf (Germania)

P. M. Théas (Francia)

G. Lercaro

2275

16

-

9:10/12:12

Discussione dello schema De ecclesia – cap. II

CG 43°

8.10.1963

siro-antiocheno

A.J.D. Bakose (Iraq)

I. Tappouni (card. Patriarca Ant. dei Siri)

J. Döpfner

2298

9

5

9:03/12:18

Discussione dello schema De ecclesia – cap. II – votazioni di emendamenti allo schema De sacra liturgia

CG 44°

9.10.1963

romano

J.C. Garner (Sud Africa)

A. Rohracher (Austria)

L.-J. Suenens

2278

14

7

9:02/12:15

Discussione dello schema De ecclesia – cap. II – votazioni di emendamenti allo schema De sacra liturgia

CG 45°

10.10.1963

romano

P. Kimbondo (Congo)

P. Kinam Ro (Corea)

G.P. Agagianian

2265

17

7

9:00/12:13

Discussione dello schema De ecclesia – cap. II – votazioni di emendamenti allo schema De sacra liturgia

CG 46°

11.10.1963

romano

V. Kennally (Isole Caroline e Marshall)

A. Fernandez Feo-Tinoco (Venezuela)

G. Lercaro

2249

16

-

9:00/12:13

Discussione dello schema De ecclesia – cap. II

CG 47°

14.10.1963

romano

C. Sipovic (Polonia)

M. Mihayo (Tanganica)

J. Döpfner

2242

19

1

9:00/12:20

Discussione dello schema De ecclesia – cap. II – votazione del cap. II dello schema De sacra liturgia

mozarabico

E. Martinez Gonzales (Spagna)

A. Granados Garcia (Spagna)

9:00/12:08

Discussione dello schema De ecclesia – cap. II – votazione a favore della chiusura del dibattito sul cap. II dello schema De ecclesia. – votazioni di emendamenti per il cap. III dello schema De sacra liturgia

CG 48°

15.10.1963

CG 49°

16.10.1963

copto-alessandrino

Y. Kabes (Egitto)

A. Scandar (Egitto)

G.P. Agagianian

2259

13

4

9:05/12:07

Discussione dello schema De ecclesia, cap. II – votazioni di emendamenti per il cap. III dello schema De sacra liturgia

CG 50°

17.10.1963

romano

J. Scanlan (Scozia)

G. Aramburu (Argentina)

G. Lercaro

2259

17

2

9:03/12:07

Discussione dello schema De ecclesia, cap. III – votazioni di emendamenti per il cap. III dello schema De sacra liturgia

CG 51°

18.10.1963

romano

A. Abed (Libano)

A. Djajasepoetra (Indonesia)

J. Döpfner

2217

16

1

9:00/12:15

Discussione dello schema De ecclesia, cap. III – voto globale per il cap. III dello schema De sacra liturgia

CG 52°

21.10.1963

bizantino rumeno

B. Cristea (Romania)

B. Cristea (Romania)

L.-J. Suenens

2204

8

3

9:05/12:15

Discussione dello schema De ecclesia, cap. III – votazioni di emendamenti per il cap. IV dello schema De sacra liturgia

Manuel Sanchez Beguiristain (Cile)

G.P. Agagianian

2238

15

5

9:02/12:10

Discussione dello schema De ecclesia, cap. III – votazioni di emendamenti per il cap. IV dello schema De sacra liturgia

J. Shehan (USA)

G. Lercaro

2234

15

5

9:04/12:07

Discussione dello schema De ecclesia, cap. III – votazioni di emendamenti per il cap. IV dello schema De sacra liturgia

L.-J. Suenens

2239

9

4

CG 53°

22.10.1963

romano

G. Pearce (Polinesia)

CG 54°

23.10.1963

romano

J. Wolff (Madagascar)

P. Bertoli (Francia)

J. Döpfner

2236

7

6

9:02/12:06

Discussione dello schema De ecclesia, cap. III; votazione, per alzata e seduta, a favore della conclusione della discussione sul cap. III – votazione globale per il cap. IV dello schema De sacra liturgia ed emendamenti del cap. V

D. Gomez Junqueira (Angola)

L.-J. Suenens

2192

16

5

9:00/12:13

Discussione dello schema De ecclesia, cap. III (interventi suppletivi) e IV – votazioni di emendamenti per il cap. V dello schema De sacra liturgia

CG 55°

24.10.1963

romano

A. Lopez Aviña (Messico)

CG 56°

25.10.1963

romano

A. Kozlowiecki (North. Rhodesia)

G. Slipyi (Ucraina)

G.P. Agagianian

2204

7

5

9:03/12:12

Discussione dello schema De ecclesia, cap. IV – votazione a favore dell’inserimento dello schema De B. M. Virgine come cap. VI dello schema De ecclesia – Votazione generale cap. V dello schema De sacra liturgia, emendamenti al cap. VI

De sacra liturgia

De ecclesia

De sacra liturgia

CG 57°

29.10.1963

bizantino ucraino

G. Bukatko (Jugoslavia)

CG 58°

30.10.1963

romano

F. Gomez Leon (Messico)

M. de Miranda Vilas-Bôas (Brasile)

G. Lercaro

2157

13

3

9:05/12:14

Discussione dello schema De ecclesia, cap. IV – votazione dei cinque quesiti di orientamento generale sul de ecclesia – Votazione emendamenti al cap. VI dello schema De sacra liturgia

De ecclesia

CG 59°

31.10.1963

romano

W. O’Connor (USA)

P.C. Van Lierde (Belgio)

J. Döpfner

1941

20

1

9:02/12:07

Discussione dello schema De ecclesia, cap. IV – Votazione unica per gli emendamenti al cap. VII dello schema De sacra liturgia

De sacra liturgia


Commemorazione del Quarto centenario del decreto tridentino sull’istituzione dei seminari. Prolusione del card. S. Wyszyński

4.11.1963 CG 60°

5.11.1963

caldeo

R. Rabban (Iraq)

Paolo II Cheikho (Iraq)

L.-J. Suenens

2107

12

-

9:00/12:07

Discussione dello schema De episcoporum ac de dioecesium regimine, proemio e linee generali

CG 61°

6.11.1963

romano

A. Brandao Vilela (Brasile)

N. Mosconi (Italia)

L.-J. Suenens

2136

19

1

9:03/12:18

Discussione dello schema De episcoporum ac de dioecesium regimine, proemio e cap. I – votazione a favore della sospensione del dibattito generale per procedere all’esame dei capitoli

CG 62°

7.11.1963

romano

H. Berlier (Niger)

S. Nierman (Olanda)

G.P. Agagianian

2155

18

-

9.02/12:10

Discussione dello schema De episcoporum ac de dioecesium regimine, cap. I – relazione riassuntiva degli ultimi interventi sul cap. IV dello schema De ecclesia

CG 63°

8.11.1963

romano

J. B. Llosa (Francia)

A. Ddungu (Uganda)

G.P. Agagianian / G. Lercaro

2148

17

-

9:00/12:20

Discussione dello schema De episcoporum ac de dioecesium regimine, cap. I e II

CG 64°

11.11.1963

romano

L. Hoch (USA)

J. Khiamsum Nittayo (Thailandia)

G. Lercaro

2141

18

-

9:00/12:12

Discussione dello schema De episcoporum ac de dioecesium regimine, cap. II

CG 65°

12.11.1963

romano

M. Serrano Abad (Ecuador)

B. Gut (Prim. OSB)

G. Lercaro / J. Döpfner

2166

16

1

9:00/12:10

Discussione dello schema De episcoporum ac de dioecesium regimine, cap. II e III – votazione, per alzata e seduta, per la sospensione del dibattito sul cap. II – votazione a favore del rinvio del cap. V alla commissione per la revisione del codice di diritto canonico evitandone la discussione in assemblea

CG 66°

13.11.1963

bizantino russo

A. Katkoff (Russia)

A. Katkoff (Russia)

J. Döpfner

2164

16

-

9:00/12:13

Discussione dello schema De episcoporum ac de dioecesium regimine, cap. III, ultimi tre interventi sul cap. II

2168

16

2

9:02/12:20

Discussione dello schema De episcoporum ac de dioecesium regimine, cap. III – votazione, per alzata e seduta, per la sospensione del dibattito sul cap. III – Discussione del cap. IV – votazione del testo e degli emendamenti dello schema De instrumentis communicationis socialis

CG 67°

14.11.1962

romano

P. Kalwa (Polonia)

R. Tchidimbo (Guinea)

J. Döpfner / L.-J. Suenens

CG 68°

15.11.1963

romano

P. Dalmais (Tchad)

T. Botero Salazar (Colombia)

J. Döpfner / L.-J. Suenens

2123

16

-

9:00/11:46

Discussione dello schema De episcoporum ac de dioecesium regimine, cap. IV, ultimi tre interventi sul cap. III

CG 69°

18.11.1963

romano

E. Mabathoana (Basutoland)

P. Felici (Italia)

G.P. Agagianian

2090

10

1

9:02/12:22

Inizio della discussione dello schema De oecumenismo – votazione su proemio e cap. I schema liturgico – Ultimo intervento sul cap. IV dello schema De episcoporum ac de dioecesium regimine

CG 70°

19.11.1963

siro-malankarico

A. Polachirakal (India)

G. Thangalathil (India)

G.P. Agagianian

2182

9

-

9:02/12:14

Discussione dello schema De oecumenismo in generale

CG 71°

20.11.1963

romano

M. Maradan (Seychelles)

D. Vendargon (Kuala Lampur)

G.P. Agagianian

2182

13

5

9:03/12:18

Discussione dello schema De oecumenismo in generale – votazioni cap. II dello schema liturgico

CG 72°

21.11.1963

romano in lingua paleoslavica

M. Bernard (Congo)

A. G. Grutka (Usa)

G. Lercaro

2186

12

6

9:02/12:23

Discussione dello schema De oecumenismo in generale e cap. I – votazione, per alzata e seduta, in favore della sospensione della discussione generale – votazioni cap. III dello schema liturgico

CG 73°

22.11.1963

romano

V. Gonzales y Robleto (Nicaragua)

E. Duval (Algeri)

G. Lercaro

2178

9

3

9:00/12:07

Ultimi interventi dello schema De oecumenismo in generale, discussione del cap. I – votazioni ultimi quattro capitoli schema liturgico e votazione generale di esso

CG 74°

25.11.1963

romano

P. Martin (Nuova Caledonia)

A. Antezanas y Rojas (Bolivia)

G. Lercaro / J. Döpfner

2168

15

2

9:03/12:22

Discussione dello schema De oecumenismo, cap. I e II – votazione, per alzata e seduta, in favore della sospensione della discussione del cap. I – Votazioni globali dello schema De instrumentis communicationis socialis

CG 75°

26.11.1963

antiocheno maronita

F. Ayoub (Siria)

J. Khoury (Libano)

J. Döpfner

2131

17

-

9:08/12:20

Discussione dello schema De oecumenismo, cap. II – ultimi interventi sul cap. I

CG 76°

27.11.1963

romano

F. Minerva (Italia)

G. Gray (Scozia)

J. Döpfner / L.-J. Suenens

2122

17

-

9:03/12:13

Discussione dello schema De oecumenismo, cap. II e III – votazione, per alzata e seduta, in favore della sospensione della discussione del cap. II

CG 77°

28.11.1963

romano

B. Yago (Costa d’Avorio)

A. Sepinski (gen. OFM)

L.-J. Suenens

2192

19

-

9:02/12:17

Ultimi 15 interventi sul cap. II dello schema De oecumenismo – Discussione del cap. III (4 interventi)

CG 78°

29.11.1963

bizantino greco

G. Perniciaro (Italia)

H. Gad (Grecia)

L.-J. Suenens

2094

11

-

9:00/12:10

Discussione dello schema De oecumenismo, cap. III

CG 79°

2.12.1963

romano

A. Lefevre (Marocco)

P. Ngô Dinh Thuc (Vietnam)

G.P. Agagianian

2110

12

-

9:03/11:56

Discussione dello schema De oecumenismo, cap. III

3.12.1963

romano

A.G. Cicognani (Italia)

Paolo VI

-

9:00/...

Solenne commemorazione del concilio tridentino – prolusione del card. G. Urbani – intervento degli uditori laici J. Guitton e V. Veronese

4.12.1962

romano

E. Tisserant

P. Felici (Italia)

SP III

246

Paolo VI

2152

1

2

De episcoporum ac de dioecesium regimine

De instrumentis communicationis socialis

De sacra liturgia

De oecumenismo

Votazione definitiva e promulgazione della costituzione Sacrosanctum concilium e del decreto Inter mirifica – discorso di chiusura della seconda sessione conciliare di Paolo VI

247


TERZO PERIODO CONCILIARE (14 settembre – 21 novembre 1964) Paolo VI in concelebrazione con altri 24 padri

Paolo VI

P. Felici (Italia)

C. Vanuytven (Belgio)

G.P. Agagianian

2170

14

-

9:20/12:38

Discussione dello schema De ecclesia, cap. VII

romano

C. Morcillo Gonzales (Spagna)

J. Thiandoum (Senegal)

G. Lercaro

2204

17

2

9:03/12:29

Discussione dello schema De ecclesia, cap. VII e VIII – votazione preliminare sulla procedura di votazione del De ecclesia e primo voto sul cap. I

17.9.1964

romano

J. Krol (USA)

G. Angrisani (Italia)

G. Lercaro

2210

16

4

9:04/12:31

Discussione dello schema De ecclesia, cap. VIII – votazione emendamenti al cap. II

18.9.1964

romano

W. Kempf (Germania)

M. Larrain (Cile)

J. Döpfner

2190

16

1

9:03/12:30

Ultimi tre interventi sul cap. VIII del De ecclesia – votazione conclusiva del cap. II dello stesso schema – inizio discussione dello schema De pastorali episcoporum munere in Ecclesia

F. Donaghy (Cina)

J. Döpfner

2220

6

4

9:12/12:32

Discussione dello schema De pastorali episcoporum munere in Ecclesia – votazioni sul cap. III del De ecclesia

M. Roy (Canada)

J. Döpfner

2248

19

8

9:00/12:40

Discussione dello schema De pastorali episcoporum munere in Ecclesia – otto votazioni sul cap. III del De ecclesia

SP IV

14.9.1964

romano concelebrato

CG 80°

15.9.1964

romano

CG 81°

16.9.1964

CG 82° CG 83°

Solenne celebrazione di apertura del terzo periodo conciliare – discorso di Paolo VI

CG 84°

21.9.1964

romano

A. Noser (Nuova Guinea)

CG 85°

22.9.1964

romano

G. Michelotto Pellanda (Brasile)

P. Marella (Italia)

L.-J. Suenens

2254

12

6

9:09/12:34

Cerimonia in onore di sant’Andrea apostolo in vista della restituzione della reliquia a Patrasso – Ultimi due interventi sullo schema De pastorali episcoporum munere in Ecclesia – discussione della dichiarazione sulla libertà religiosa – votazioni sul cap. III dello schema De ecclesia

CG 86°

23.9.1964

romano

Non è stata fatta l’intronizzazione del Vangelo, ma della reliquia di sant’Andrea

CG 87°

24.9.1964

romano

J. Holterman (Isola Curaçao)

J. Cordeiro (Pakistan)

L.-J. Suenens

2228

18

6

9:03/12:32

Discussione della dichiarazione sulla libertà religiosa – votazioni sul cap. III dello schema De ecclesia

CG 88°

25.9.1964

siro-antiocheno

J. Karroum (Siria)

C. E. Benni (Iraq)

L.-J. Suenens

2198

11

6

9:08/12:30

Discussione della dichiarazione sulla libertà religiosa – votazione, per alzata e seduta, in favore della fine del dibattito – votazioni sul cap. III dello schema De ecclesia – relazione di Bea sulla dichiarazione De iudaeis et de non christianis

CG 89°

28.9.1964

romano

E. Sosa Gaona (Paraguay)

F. Tomasek (Cecoslovacchia)

G.P. Agagianian

2176

18

6

9:05/12:33

Ultimi interventi sulla libertà religiosa – votazioni sul cap. III del De ecclesia – primi 14 interventi sul De iudaeis

CG 90°

29.9.1964

romano

L. Lommel (Luxembourg)

J. Amissah (Ghana)

G.P. Agagianian

2229

21

3

9:03/12:35

Discussione della dichiarazione De iudaeis et de non christianis – votazioni conclusive sul cap. III del De ecclesia

CG 91°

30.9.1964

romano

F. Marty (Francia)

M. Rodriguez Rozas (Cuba)

G. Lercaro

2242

4

6

9:03/12:28

Ultimo intervento sul De iudaeis – votazioni sullo schema De ecclesia primi interventi sullo schema De divina revelatione

CG 92°

1.10.1964

romano

A. Ramos (Brasile)

R. Campelli (Italia)

G. Lercaro

2169

20

-

9:03/12:27

Discussione dello schema De divina revelatione: proemio, cap. I e II

CG 93°

2.10.1964

romano

P. Hagarty (Bahamas)

N. Farren (Irlanda)

G. Lercaro / J. Döpfner

2119

18

-

9:03/12:30

Discussione dello schema De divina revelatione: cap. I, II, III, IV, V, VI

CG 94°

5.10.1964

romano

J. E. Malenfant (India)

P. McKeefry (Nuova Zelanda)

J. Döpfner

2112

15

4

9:03/12:26

Discussione dello schema De divina revelatione: cap. III, IV, V, VI – votazioni sul cap. I del De oecumenismo

CG 95°

6.10.1964

romano

E. Nowicki (Danzica)

H. Santos (Messico)

J. Döpfner

2168

13

5

9:03/12:28

Conclusione della discussione sul De divina revelatione – votazioni sullo schema De oecumenismo – relazione sullo schema sull’apostolato dei laici

A. Signora (Pompei)

L.-J. Suenens

2177

9

4

9:03/12:28

Discussione dello schema sull’apostolato dei laici – votazioni sullo schema De oecumenismo, cap. II e III

CG 96°

7.10.1964

romano

A. Fernandez (gen. domenicani)

CG 97°

8.10.1964

romano

C. Chitsulo (Malawi)

G. Pedicini (Italia)

L.-J. Suenens

2169

18

1

9:00/12:21

Discussione dello schema sull’apostolato dei laici – votazione globale cap. III dello schema De oecumenismo

CG 98°

9.10.1964

caldeo

S. Bello (Siria)

Z. Dachtou (Iran)

L.-J. Suenens

2070

19

-

9:00/12:30

Discussione dello schema sull’apostolato dei laici

CG 99°

12.10.1964

romano

L. Bentivoglio (Italia)

A. Ferreira de Macedo (Brasile)

G.P. Agagianian

2065

17

-

9:02/12:13

Discussione dello schema sull’apostolato dei laici – votazione, per alzata e seduta, a favore dell’interruzione della discussione

CG 100°

13.10.1964

romano

J. Gunnarsoh (Islanda)

E. Mason (Sudan)

G.P. Agagianian

2152

17

-

9:00/12:33

Tre interventi suppletivi sullo schema De apostolatu laicorum – intervento in inglese dell’uditore Patrick Keegan – discussione delle proposizioni De vita et ministerio sacerdotali

De ecclesia

De pastorali episcoporum munere in ecclesia

De ecclesia De libertate religiosa

De iudaeis

De divina revelatione

De oecumenismo

De apostolatu laicorum

De vita et ministerio sacerdotali

CG 101°

14.10.1964

romano

M. Gonzi (Malta)

V. Brizgys (Lituania)

G.P. Agagianian

2119

19

-

9:00/12:28

Discussione delle proposizioni De vita et ministerio sacerdotali

CG 102°

15.10.1964

romano

G. Garrone (Francia)

S. Moro Briz (Spagna)

G.P. Agagianian/ G. Lercaro

2130

11

-

9:00/12:26

Discussione delle proposizioni De vita et ministerio sacerdotali – inizia discussione sulle proposizioni De ecclesiis orientalibus

De ecclesiis orientalibus


CG 103°

16.10.1964

G. Hakim (Israele), presiede il patriarca Maximos IV Saigh

G. Lercaro

2092

10

bizantino

P. Achkar (Siria)

J. Descuffi (Turchia)

G. Lercaro

2135

14

9:00/12:12

Discussione delle proposizioni De ecclesiis orientalibus

5

9:01/12:29

Discussione delle proposizioni De ecclesiis orientalibus e votazione, per alzata e seduta, a favore dell’interruzione della discussione sullo schema sulle chiese orientali – votazione preliminare sullo schema De vita et ministerio sacerdotali – relazione e votazioni sul cap. VII del De ecclesia

-

CG 104°

19.10.1964

romano

P. Saburo Hirata (Giappone)

CG 105°

20.10.1964

romano

M. Arattukulam (India)

K. Wojtyła (Polonia)

J. Döpfner

2191

11

2

9:01/12:26

Ultimi tre interventi e votazione preliminare sullo schema De ecclesiis orientalibus – votazioni sul cap. VII del De ecclesia – relazione e primi interventi sullo schema De ecclesia in mundo huius temporis

CG 106°

21.10.1964

bizantino rumeno, concelebrato

S. Kocisco (USA)

B. Cristea (Romania)

J. Döpfner

2176

12

5

9:02/12:27

Discussione generale dello schema De ecclesia in mundo huius temporis – 5 votazioni sullo schema De ecclesiis orientalibus

CG 107°

22.10.1964

romano

J. Taylor (Svezia)

B. Printesis (Grecia)

J. Döpfner

2157

15

2

9:00/12:31

Discussione generale dello schema De ecclesia in mundo huius temporis – Ultime 2 votazioni sullo schema de ecclesiis orientalibus

CG 108°

23.10.1964

romano

N. Elko (Usa)

L. Sangaré (Mali)

J. Döpfner / L.-J. Suenens

2076

14

1

9:00/12:30

Discussione generale dello schema De ecclesia in mundo huius temporis – votazione, per alzata e seduta, a favore dell’interruzione del dibattito generale – votazione preliminare sullo stesso schema – inizio della discussione del proemio e cap. I

CG 109°

26.10.1964

romano

B. Alvarez Restrepo (Colombia)

C. Alvim Pereira (Mozambico)

L.-J. Suenens

2007

18

-

9:03/12:13

Discussione dello schema De ecclesia in mundo huius temporis: cap. I-II-III

CG 110°

27.10.1964

antiocheno maronita, concelebrato

I. Ziadé (Libano)

A. Abed (Libano)

L.-J. Suenens

2042

17

-

9:03/12:27

Discussione dello schema De ecclesia in mundo huius temporis: cap. II-III

CG 111°

28.10.1964

romano, concelebrato

L. Rosa (Italia)

P. Felici (Italia)

G.P. Agagianian

2077

15

-

8:58/12:27

Discussione dello schema De ecclesia in mundo huius temporis: cap. IV

CG 112°

29.10.1964

romano, concelebrato

A. Corso (Uruguay)

J. Döpfner (Germania)

G.P. Agagianian

2092

13

1

9:01/12:29

Discussione dello schema De ecclesia in mundo huius temporis: dignità della persona umana, pace, problemi del matrimonio e della famiglia – relazione e votazione sul cap. VIII del De ecclesia

J. Gay (Antille)

G.P. Agagianian G. Lercaro

1929

17

2

9:01/12:13

Discussione sul n. 21 dello schema De ecclesia in mundo huius temporis – votazione, per alzata e seduta, in favore dell’interruzione del dibattito sul n. 21 e inizio della discussione del n. 22 – votazioni sul De ecclesia

CG 113°

30.10.1964

romano

N. Calmels (gen. dei premostratensi)

CG 114°

4.11.1964

ambrosiano

C. Himmer (Belgio)

E. Forni (Italia)

G. Lercaro

2011

11

6

8:58/12:25

Discussione sul n. 22 e 23 dello schema De ecclesia in mundo huius temporis – votazioni sul De pastorali episcoporum munere in Ecclesia

CG 115°

5.11.1964

romano

M. Rossell y Arellano (Guatemala)

C. Kabukasanska (Zambia)

G. Lercaro

2063

9

8

9:01/12:24

Votazione, per alzata e seduta, in favore dell’interruzione del dibattito sul n. 23 dello schema De ecclesia in mundo huius temporis: ultimi tre interventi suppletivi sul paragrafo; discussione sul n. 24 – otto votazioni sul cap. II del De pastorali episcoporum munere in ecclesia

CG 116°

6.11.1964

copto etiopico

G. J. Jacob (Etiopia)

H. Cahsay (Etiopia)

J. Döpfner (alla presenza di Paolo VI)

2129

5

7

8:47/12:29

Discorso di Paolo VI sullo schema per le missioni – Relazione e discussione dello schema sulle missioni – votazioni su cap. II e III del De pastorali episcoporum munere in Ecclesia

C. Jurgens Byrne (Perù)

J. Döpfner

1911

17

-

9:00/12:21

Discussione dello schema De activitate missionali ecclesiae

CG 117°

7.11.1964

romano

J. McCarthy (Nigeria)

CG 118°

9.11.1964

romano

T. Parker (Gran Bretagna)

B. Aloisi Masella (Italia)

J. Döpfner / L.-J. Suenens

1964

15

-

9:05/12:25

Ultimi 6 interventi e conclusione (approvata dopo votazione per alzata e seduta) del dibattito sullo schema sulle missioni – Viene ripreso il dibattito sui n. 24-25 dello schema De ecclesia in mundo huius temporis (9 interventi)

CG 119°

10.11.1964

romano

S. Ferrando (India)

L. Mathias (India)

L.-J. Suenens

2119

11

1

9:02/12:27

Concluso il dibattito sullo schema De ecclesia in mundo huius temporis – intervento dell’uditore J. Vasquez – votazione sul cap. I del De oecumenismo – relazione e inizio discussione dello schema sulla vita religiosa (1 intervento)

CG 120°

11.11.1964

romano

S. Kovacs (Ungheria)

L. Ferrand (Francia)

L.-J. Suenens

2109

17

1

8:59/12:26

Discussione dello schema sulla vita religiosa – votazione sul cap. II del De oecumenismo

CG 121°

12.11.1964

romano

A. Bagnoli (Italia)

J. Rancans (Lettonia)

L.-J. Suenens

2042

12

1

9:00/12:31

Conclusione discussione della vita religiosa e votazione preliminare (8 interventi, prima della votazione, per alzata e seduta, a favore dell’interruzione del dibattito) – relazione e inizio dibattito su De institutione sacerdotali (4 interventi)

Cap. papale

13.11.1964

bizantino concelebrato

Maximos IV Saigh e altri 14 padri

Paolo VI

CG 122°

14.11.1964

romano

G. Bukatko (Jugoslavia)

G.P. Agagianian

F. Seper (Jugoslavia)

De ecclesiis orientalibus

De vita et ministerio sacerdotali

De ecclesia

De ecclesiis orientalibus

De ecclesia in mundo huius temporis

De ecclesia in mundo huius temporis

De ecclesia

De pastorali episcoporum munere in ecclesia

De activitate missionali ecclesiae

De ecclesia in mundo huius temporis De oecumenismo De accomodata renovatione vitae religiosae De institutione sacerdotali

De accomodata renovatione vitae religiosae

Festa di san Giovanni Crisostomo – Offerta della tiara pontificia ai poveri

1963

13

7

8:56/12:22

Dibattito sullo schema sulla formazione sacerdotale – Votazioni sul De oecumenismo (cap. III) e sulle prime 14 proposizioni riguardanti la vita religiosa (6 votazioni) – viene distribuita la Nota explicativa praevia sul cap. III del De ecclesia

CG 123°

16.11.1964

malabarico

M. Potanamuzhi (India)

S. Valloppilly (India)

G.P. Agagianian

2122

12

3

9:00/12:18

Votazione, per alzata e seduta, a favore della conclusione della discussione sullo schema sulla formazione sacerdotale e ultimi interventi – comunicazioni di Felici sulla Nota explicativa praevia – ultime tre votazioni sullo schema sulla vita religiosa

CG 124°

17.11.1964

romano

A. Tranfaglia (Italia)

A. Gori (patriarca di Gerusalemme dei latini)

G. Lercaro

2146

8

8

8:59/12:33

Ultimi tre interventi sullo schema De institutione sacerdotali – inizia la discussione dello schema sull’educazione cristiana – votazioni sul De ecclesia, compresa la Nota explicativa praevia – prime votazioni sul De institutione sacerdotali

De oecumenismo De institutione sacerdotali

De educatione christiana

De accomodata renovatione vitae religiosae De ecclesia


CG 125°

CG 126°

CG 127°

SP V

18.11.1964

19.11.1964

20.11.1964

21.11.1964

armeno

romano

romano

romano concelebrato

N. Tayroyan (Iraq)

C. J. Lemaire (Francia)

L. Rodríguez Pardo (Bolivia)

P. Felici (Italia)

Ignazio Pietro XVI Batanian (patriarca armeno), alla presenza di Paolo VI

J. Ijjas (Ungheria)

J. Heenan (Gran Bretagna)

Paolo VI con 24 padri

G. Lercaro

J. Döpfner

J. Döpfner

P. Felici (Italia)

2131

2145

2129

2156

9

8

13

-

6

6

8

3

8:55/12:35

Messa in occasione del 50° anniversario del genocidio del popolo armeno – interventi sullo schema De educatione christiana – votazioni sul De ecclesia (capp. VI, VII, VIII) e sul De institutione sacerdotali

8:59/12:44

Votazione, per alzata e seduta, a favore della conclusione della discussione del De educatione christiana e ultimi interventi – inizio discussione dello schema De matrimonio (1 intervento) – votazioni sull’intero De ecclesia e sul De educatione christiana – rinvio della votazione sul De libertate religiosa alla quarta sessione

9:00/12:51

Discussione sul De matrimonio, votazione, ad alzata e seduta, a favore dell’interruzione della discussione e scrutinio a favore dell’attribuzione al papa della competenza su tale materia – votazioni su De ecclesiis orientalibus catholicis, De oecumenismo e De ecclesiae habitudine ad religiones non christianas

De educatione christiana

De institutione sacerdotali De ecclesia De educatione christiana De ecclesiis orientalibus

De matrimonio De oecumenismo De ecclesiae habitudine ad religiones non christianas

Votazione e promulgazione di tre documenti: costituzione dogmatica Lumen gentium, decreto Orientalium ecclesiarum e decreto Unitatis redintegratio – discorso di Paolo VI per la chiusura della sessione

4

3

3. Basilica di S. Pietro, 14 settembre 1964. La terza sessione si apre con la prima concelebrazione di Paolo vi con ventiquattro concelebranti, provenienti da diciannove paesi diversi a simboleggiare, come scrisse lo stesso pontefice,

252

che «il concilio era una rappresentazione della chiesa universale riunita in unità di mente e di volere». Nella foto, i concelebranti attorno all’altare della Confessione, appositamente ampliato (Archivio Fscire).

4. Il tavolo della presidenza, presieduto da Paolo vi, durante la lettura del resoconto del suo viaggio all’onu, il 5 ottobre del 1965 (foto O. Semmelroth; da Erneuerung in Christus).

253


QUARTO PERIODO CONCILIARE (14 settembre – 8 dicembre 1965) 9:10….

Solenne apertura della quarta sessione – Discorso di Paolo VI. Nel pomeriggio, processione penitenziale dalla basilica sessoriana a quella lateranense con la reliquia della Croce

-

9:04/12:31

Presentazione e promulgazione del motu proprio Apostolica sollicitudo – primi interventi sul De libertate religiosa

17

-

9:02/12:29

Interventi sul De libertate religiosa

2114

18

-

9:01/12:20

Interventi sul De libertate religiosa

2204

13

6

9:01/12:23

Interventi sul De libertate religiosa – 6 votazioni sul De divina revelatione

9:00/12:27

4 interventi su De libertate religiosa, votazione, per alzata e seduta, in favore della conclusione del dibattito e votazione orientativa sullo schema – relazione e discussione sullo schema De ecclesia in mundo huius temporis (5 interventi) – cinque votazioni sul De divina rivelatione

SP VI

14.09.1965

romano concelebrato

Paolo VI

Paolo VI

P. Felici (Italia)

2245

CG 128°

15.09.1965

romano

P. Felici (Italia)

B. Cazzaro (Cile)

G.P. Agagianian

2265

8

CG 129°

16.09.1965

romano

F. Nabaa (Libano)

M. Callens (Tunisi)

G.P. Agagianian

2252

CG 130°

17.09.1965

romano

C. Morcillo (Spagna)

J. Aggey (Nigeria)

G.P. Agagianian

CG 131°

20.09.1965

romano

J. Krol (USA)

F. Torres Oliver (Portorico)

G.P. Agagianian

De divina revelatione W. Kempft (Germania)

B. Heiser (generale degli OFMC)

G.P. Agagianian / G. Lercaro

2257

romano

J. Le Cordier (Francia)

F. Ndong (Gabon)

G. Lercaro

2260

16

9

9:00/12:29

4 interventi suppletivi sul De libertate religiosa – discussione dello schema De ecclesia in mundo huius temporis in generale – votazioni sul De divina rivelatione

23.09.1965

romano

J. Krol (USA)

A.G. Cicognani (Italia)

G. Lercaro / J. Döpfner

2229

11

7

9:00/12:36

Ultimi interventi sullo schema De ecclesia in mundo huius temporis in generale; votazione e passaggio all’esame sul proemio e sull’esposizione introduttiva – relazione e prime 6 votazioni sullo schema De apostolatu laicorum

CG 135°

24.09.1965

romano

M. A. Yemmeru (Etiopia)

F. Janssen (Etiopia)

J. Döpfner

2182

12

8

9:01/12:24

De ecclesia in mundo huius temporis: discussione introduzione e cap. I – votazioni sullo schema De apostolatu laicorum

CG 136°

27.09.1965

romano

J. Attipetty (India)

S. Loosdregt (Laos)

J. Döpfner

2147

13

8

9:00/12:29

De ecclesia in mundo huius temporis: discussione prima parte – ultime votazioni sullo schema De apostolatu laicorum

CG 137°

28.09.1965

romano

M. Moloney (Gambia)

J. Beran (Cecoslovacchia)

J. Döpfner

2161

15

-

9:00/12:20

De ecclesia in mundo huius temporis: discussione prima parte

CG 138°

29.09.1965

romano

A. Cesarano (Italia)

L. Haller (Svizzera)

L.-J. Suenens

2190

10

7

9:00/12:23

De ecclesia in mundo huius temporis: discussione seconda parte: matrimonio e famiglia – votazioni sul De pastorali episcoporum munere in ecclesia

CG 139°

30.09.1965

romano

L. Magliacani (Arabia)

J. Martin (Burundi)

L.-J. Suenens

2177

14

5

9:01/12:17

De ecclesia in mundo huius temporis: discussione seconda parte: matrimonio e famiglia – votazioni sul De pastorali episcoporum munere in ecclesia

CG 140°

1.10.1965

siro-antiocheno

B.P. Habra (Egitto e Sudan)

A. Bakose (Iraq)

L.-J. Suenens

2128

12

4

9:01/12:28

De ecclesia in mundo huius temporis: discussione seconda parte: matrimonio e cultura – votazioni sul De pastorali episcoporum munere in ecclesia

CG 141°

4.10.1965

romano

P. Clementino da Vlissingen, generale OFM Cap.

S. Silvestri (Italia)

L.-J. Suenens

1944

17

-

9:00/12:25

De ecclesia in mundo huius temporis: discussione seconda parte: cultura e contesto economico-sociale

CG 142°

5.10.1965

romano

G.A. Raballand (Francia)

A. Bengsch (Germania)

L.-J. Suenens

2174

16

-

9:00/13:07

De ecclesia in mundo huius temporis: discussione seconda parte: contesto economico-sociale, contesto politico, pace. Discorso di Paolo VI di ritorno dalla visita all’ONU

9:02/12:28

De ecclesia in mundo huius temporis: discussione seconda parte: pace – votazione globale sullo schema De pastorali episcoporum munere in ecclesia – votazioni sul De accomodata renovatione vitae religiosae

CG 132°

21.09.1965

CG 133°

22.09.1965

CG 134°

romano

9

6

J.J. McEleney (Giamaica)

J. Chucherousset (Rep. Centroafricana)

L.-J. Suenens

romano

W. Cobben (Finlandia)

G. Bolatti (Argentina)

L.-J. Suenens / G.P. Agagianian

2147

12

7

9:01/12:26

Ultimi 8 interventi sullo schema XIII – relazione e interventi sul De activitate missionali ecclesiae – votazioni sul De accomodata renovatione vitae religiosae

8.10.1965

copto-alessandrino

P. Nousseir (Egitto)

I. Ghattas (Egitto)

G.P. Agagianian

2143

12

6

9:02/12:28

Interventi suppletivi sullo schema XIII – interventi sul De activitate missionali ecclesiae – votazioni sul De accomodata renovatione vitae religiosae

CG 146°

11.10.1965

romano

St. Kuijpers (Guyana Olandese)

I. Gillet (abate generale dei trappisti)

G.P. Agagianian

2128

11

10

9:00/12:30

Interventi sul De activitate missionali ecclesiae – votazione conclusiva sul De accomodata renovatione vitae religiosae – votazioni sul De institutione sacerdotali

CG 147°

12.10.1965

romano

D. Liston (Mauritius)

A. Cousineau (Haiti)

G.P. Agagianian

2126

17

7

9:01/12:34

Interventi sul De activitate missionali ecclesiae e conclusione dibattito – 6 votazioni sul De institutione sacerdotali

CG 148°

13.10.1965

romano

J. Rupp (principato di Monaco)

A. Schmitt (Southern Rhodesia)

G. Lercaro

2210

10

10

9:00/12:39

Interventi suppletivi sul De activitate missionali ecclesiae – votazioni sull’intero schema De institutione sacerdotali e sui modi del De educatione christiana – intervento dell’uditore Asjakpley

CG 143°

6.10.1965

CG 144°

7.10.1965

CG 145°

254

De libertate religiosa

romano

2180

12

7

De libertate religiosa De divina revelatione

De apostolatu laicorum

De ecclesia in mundo huius temporis

De pastorali episcoporum munere in ecclesia

De pastorali episcoporum munere in ecclesia De accomodata renovatione vitae religiosae De ecclesia in mundo huius temporis De accomodata renovatione vitae religiosae

De activitate missionali ecclesiae

De institutione sacerdotali De educatione christiana

255


CG 149°

14.10.1965

romano

M. Bergonzini (Italia)

P. Mazé (Polinesia)

G. Lercaro

2189

12

11

9:00/12:23

Inizio della discussione sullo schema De ministerio et vita presbyterorum – ultime votazioni sullo schema De educatione christiana e votazione globale – relazione di Bea e inizio votazioni sullo schema De ecclesiae habitudine ad religiones non christianas

CG 150°

15.10.1965

antiocheno maronita

A. Khoreiche (Libano)

F. Ayoub (Siria)

G. Lercaro

2122

16

4

9:03/12:32

Discussione dello schema De ministerio et vita presbyterorum – votazioni sullo schema De ecclesiae habitudine ad religiones non christianas

CG 151°

16.10.1965

romano

V. Bertoli (Libia)

P. Arrupe (gen. Gesuiti)

G. Lercaro

1696

16

1

9:00/12:26

Discussione dello schema De ministerio et vita presbyterorum – votazioni sulla conclusione del dibattito e sull’accettazione del testo come base di ulteriore elaborazione

CG 152°

25.10.1965

romano

J. Colaço (Portogallo)

J. T. Suhr (Danimarca)

J. Döpfner

2028

7

-

9:00/11:47

Interventi suppletivi sullo schema De ministerio et vita presbyterorum – relazione sugli emendamenti al De libertate religiosa

J.M. Mueller (USA)

V. De Zanche (Italia), N. C. Gavilanes Chamorro (Ecuador), N. Grimley (Liberia), G. Gassongo (Congo), S. Kleiner (gen. Cistercensi)

L.-J. Suenens

2220

5

6

9:00/11:31

Interventi suppletivi sullo schema De ministerio et vita presbyterorum – 6 votazioni sul De libertate religiosa

De educatione christiana De ecclesiae habitudine ad religiones non christianas

De ministerio et vita presbyterorum

De ministerio et vita presbyterorum

CG 153°

26.10.1965

CG 154°

27.10.1965

romano

M. Olçomendy (Singapore)

J. Ireland (Isole Falkland)

G.P. Agagianian

2240

1

5

SP VII

28.10.1965

romano concelebrato

P. Felici (Italia)

Paolo VI

P. Felici (Italia)

2325

-

5

CG 155°

29.10.1965

armeno

J. Gennangi (Siria)

N. Tayroyan (Iraq)

G. Lercaro

2240

-

7

9:02/11:47

Relazioni e votazioni sullo schema De divina revelatione

De divina revelatione

CG 156°

9.11.1965

bizantino melchita

G. Perniciaro (Italia)

E. Youakim, presieduta da Maximos IV Saigh

J. Döpfner

2159

-

6

9:32/12:32

Relazione e votazioni sul De apostolatu laicorum – presentazione e relazione sul De sacrarum indulgentiarum recognitione

De apostolatu laicorum

romano

U. Murphy (Rep. Sudafricana)

9:10/12:31

Interventi sul De sacrarum indulgentiarum recognitione – votazione intero schema De apostolatu laicorum – relazione e votazioni sul De activitate missionali ecclesiae

CG 157°

10.11.1965

romano concelebrato

A. Cicognani (Italia)

L.-J. Suenens

2228

6

11

9:01/11:17

De libertate religiosa

Votazioni sul De libertate religiosa – intervento del parroco T. Falls (USA) sul De ministerio et vita presbyterorum Votazione e promulgazione di 5 documenti: De pastorali episcoporum munere in Ecclesia; De accomodata renovatione vitae religiosae; De institutione sacerdotali; De educatione christiana; De ecclesiae habitudine ad religiones non christianas

De sacrarum indulgentiarum recognitione

De activitate missionali ecclesiae

CG 158°

11.11.1965

romano

P. Tavares (Macao)

E. Blanchet (Francia)

G.P. Agagianian

2204

6

10

9:30/12:25

Interventi sul De sacrarum indulgentiarum recognitione – votazioni sul De activitate missionali ecclesiae

CG 159°

12.11.1965

bizantino ucraino concelebrato

C. Sipovic (Russia)

J. Slipyj (Ucraina), N. Savaryn (Canada)

G. Lercaro

2182

-

9

9:29/12:33

Relazione e 9 votazioni sul De ministerio et vita presbyterorum

CG 160°

13.11.1965

romano

C. Stella (Italia)

I. Phakoe (Basutoland)

J. Döpfner

2090

-

6

9:30/11:20

6 votazioni sul De ministerio et vita presbyterorum

CG 161°

15.11.1965

romano

F. Cleret de Langavant (Isola della Riunione)

J. Schröffer (Germania)

L.-J. Suenens

2201

-

7

9:30/12:33

Relazioni e 7 votazioni sul De ecclesia in mundo huius temporis

CG 162°

16.11.1965

romano

E. Schlotterback (Africa Sud Occidentale)

N. Jubany Arnau (Spagna)

G.P. Agagianian

2211

-

15

9:01/12:21

15 votazioni sul De ecclesia in mundo huius temporis

CG 163°

17.11.1965

romano

W. Fitzgerald (Trinidad e Tobago)

G. Tomzinski (Polonia)

G. Lercaro

2262

-

11

9:01/11:49

11 votazioni sul De ecclesia in mundo huius temporis

SP VIII

18.11.1965

romano concelebrato

P. Felici (Italia)

Paolo VI

P. Felici (Italia)

2347

-

2

CG 164°

19.11.1965

bizantino ungarico

P. Brezanoczy (Ungheria)

N. Dudas (Ungheria)

J. Döpfner

2268

-

5

9:05/11:12

Relazione e votazioni sul De libertate religiosa

De libertate religiosa

CG 165°

30.11.1965

antiocheno maronita, concelebrato

J. Khoury (Libano)

P. Meouchi (patriarca dei maroniti)

G.P. Agagianian

2241

-

10

9:01/12:07

Relazione e votazioni sul De activitate missionali ecclesiae

De activitate missionali ecclesiae

G. Lercaro

2296

-

6

9:00/11:36

Relazione e 6 votazioni sul De ministerio et vita presbyterorum; relazione generale sullo schema XIII

De ministerio et vita presbyterorum

J. Döpfner

2246

-

12

9:02/11:56

12 votazioni sull’expensio modorum circa lo schema XIII

9:02/12:17

Ultima votazione globale sul De ecclesia in mundo huius temporis – commiato e saluti – dono dell’anello del concilio ai padri

9:00/...

Revoca delle scomuniche reciproche tra la chiesa cattolica romana e la chiesa ortodossa di Costantinopoli – Votazione finale e promulgazione di 4 documenti: dichiarazione Dignitatis humanae, decreto Ad gentes, decreto Presbyterorum ordinis e costituzione pastorale Gaudium et spes

10:00/...

Discorso conclusivo di Paolo VI – lettura dei messaggi dei padri conciliari ai governanti, agli uomini di pensiero e di scienza, alle donne, ai lavoratori, ai poveri malati e sofferenti, ai giovani

CG 166°

2.12.1965

romano concelebrato

A. Creemers (Congo)

J.A. Neto (Brasile), G. Pronti (Italia), A. Fletcher (USA), T. Moreno Quintana (Perù), M. Rigaud (Francia), G. Garavito Jimenez (Colombia), R. Caceres (Uruguay)

CG 167°

4.12.1965

romano

L. Dagaglio (Venezuela)

I. Dud (Sudan)

CG 168°

6.12.1965

bizantino ruteno in inglese

M. Johnson (Canada)

N. Elko (USA)

L.-J. Suenens

2387

SP IX

7.12.1965

romano concelebrato

Paolo VI

Paolo VI

P. Felici (Italia)

2394

SP X

8.12.1965

romano

Paolo VI

-

1

De ministerio et vita presbyterorum

De ecclesia in mundo huius temporis

Votazione e promulgazione di 2 documenti: De divina revelatione e De apostolatu laicorum

De ecclesia in mundo huius temporis


Focus Destini

52. DESTINI

1. Il 27 dicembre 1958 Albino Luciani viene consacrato vescovo da papa Giovanni xxiii. Sarà creato cardinale da Paolo vi nel 1973 ed eletto papa il 26 agosto del 1978 con il nome di Giovanni Paolo i.

In questa sezione un frammento di testi sul Vaticano ii dei padri, teologi, cristiani diventati papi nel post-concilio

2. Il 25 novembre 1962 l’episcopato polacco a Roma per il concilio è ricevuto in udienza da Giovanni xxiii. Fra i vescovi, anche Karol Wojtyła, ausiliare di Cracovia. Il 16 ottobre 1978 sarà eletto papa con il nome di Giovanni Paolo ii.

Albino Luciani – Giovanni Paolo i (26 agosto – 28 settembre 1978)

banchi di scuola; ho il quaderno per gli appunti, ho lo schema stampato; la piccola tavoletta alzabile è proprio da scuola; succede che qualche passaggio non lo capisco bene; qualche intervento mi sembra poco interessante ed allora la penna si ferma scoraggiata: qualche altro, invece, mi interessa moltissimo e la penna scorre veloce per fissare meglio i pensieri sulla carta. Poi si vuol sentire il parere dei vicini. «Quid tibi videtur?», chiedo al mio vicino di sinistra, monsignor Quezada, vescovo di Acapulco (Mexico). E lui, non senza un po’ di timore di offendere la carità: «Videtur mihi quod iste canat extra chorum». Giudica l’intervento un po’ stonato, in altre parole. Più tardi, mi volto a destra: «Placet?» – «Ja, das ist fein», mi risponde monsignor Fürstenberger. Gli piace, non solo, ma ha il buon gusto di qualificarlo cosa fine; non dice cioè kolossal o wunderbar! Ogni tanto poso la penna e do un’occhiata all’assemblea: essa è tutta seduta e immobile nei primi tempi, ma verso le undici, pur continuando a seguire il dibattito (gli altoparlanti funzionano in tutta la basilica) parecchi padri si alzano e vanno a far due passi nelle navate o si fermano in piedi all’estremità dell’aula. Non ho mai visto muoversi dal suo posto, invece, monsignor Fulton Sheen, il famoso oratore e scrittore americano. E di fronte a me, ma più avanti; sta attento, prende appunti, non commenta. Attento ma più vivace nei frequenti gesti di commento, vedo monsignor Rupp. Questi chiede la parola qualche volta ed allora è certo che stiamo allegri, perché, nel dire, egli è scintillante e pieno di trovate, come quando annunciò che parlava a nome di tutto l’episcopato della sua nazione, «assolutamente unito e compattissimo» – disse – ma poi risultò che era vescovo di Monaco principato e che l’episcopato nazionale si riduceva a lui! S’arriva a mezzogiorno e dieci minuti. «Loquatur exc.mus Tal dei Tali», dice il cardinale moderatore e aggiunge: «qui erit ultimus!». Volete credere? Qualcuno tra i miei vicini a queste parole tira un discreto respiro che vuol dire: mancomale! Anche i padri conciliari – dopo tre ore – si stancano dei discorsi pur bellissimi e sono contenti di poter raccogliere schemi, quaderni e penna e tenersi pronti a partire […]. Tutti, in aula, apprezzano lo stile di chi, per non stancare, dice chiare, brevi quelle due, tre, cinque cose che deve dire; pochi apprezzano il procedere di chi prima annuncia che cosa dirà, poi si decide a dire, poi torna a dire che cosa ha detto!

La giornata di un padre conciliare Mons. Albino Luciani, eletto papa con il nome di Giovanni Paolo i il 26 agosto 1978, negli anni conciliari era vescovo di Vittorio Veneto, sede alla quale era salito nel dicembre 1958. Partecipò dunque a tutte le quattro sessioni come padre conciliare, non intervenendo mai nella discussione in aula. Depositò un intervento scritto nella xlii congregazione generale del 7 ottobre 1963, sulla collegialità episcopale, all’interno del dibattito sul De ecclesia. Poco dopo la messa, viene a prendermi l’auto nella quale sono già, come di solito, l’arcivescovo di Gorizia e il vescovo di Padova. Alle otto e mezzo siamo sul sagrato della basilica vaticana; è l’ora in cui arrivano decine e decine di pullman da tutti i punti di Roma; i vescovi ne smontano e si avviano, conversando, salutandosi, all’entrata ed io con loro. Varcata la porta, dato che «ogni buon ladrone ha la sua devozione», piego a sinistra e vado a dire una preghiera all’altare di s. Pio x, imitando tanti, che fanno lo stesso. Proseguendo lungo la navata, sosto per una breve adorazione nel braccio del transetto, dove all’altare di s. Giuseppe, per maggior comodità, è portato il santissimo sacramento nei giorni di congregazione generale: vi stanno già circa trecento padri genuflessi, in preghiera. I confessionali situati in questa parte della basilica, a quest’ora, sono in piena attività per i padri conciliari e fa un certo effetto vedere un cardinale in mantelletta e mozzetta purpurea inginocchiato là, dove, di solito, siamo abituati a vedere le buone donne del popolo […]. Proseguendo ancora, mi imbatto lungo il transetto in centinaia di altri padri, i quali, in attesa che scocchino le nove, si intrattengono in vari crocchi o s’avviano, da questa parte, ai loro posti. Il tavolo dei cardinali «presidenti» e quello dei «moderatori» sono ancora vuoti; al tavolo dei cinque «segretari», invece, c’è un po’ di ressa: vescovi che consegnano i loro interventi scritti, vescovi che si iscrivono a parlare, vescovi che si fanno rilasciare il permesso scritto di introdurre in aula persone estranee al concilio. È inteso che quest’ultime, finita la messa, dovranno uscire: a quel punto, infatti, la voce robusta di monsignor Felici, segretario generale, intima: «Extra omnes!». Allora escono gli estranei, escono – al passo – le guardie svizzere ed i gendarmi pontifici si mettono a perlustrare la basilica per snidare eventuali curiosi, che si fossero nascosti ad ascoltare […]. Dal transetto, imbocco l’altra navata e, per una scaletta, che

258

1

immette di spalle alle gradinate, arrivo al mio posto, n. 834, in cima alla quinta scalea di sinistra. Un saluto ed un complimento ai vescovi vicini e, poiché manca ancora qualche minuto, mi siedo e mi godo lo spettacolo. Alla mia sinistra ci sono le porte: di là arrivano, come a ondate, nuovi vescovi; il corridoio centrale tra le due gradinate, è tutto un brulicare di rosso, un brulicare vivace e rumoroso, perché i vescovi parlano, commentano, si lasciano, salgono per le corsie ai loro posti. A destra vedo l’altare ed i posti dei cardinali occupati ormai quasi del tutto; giusto adesso arriva, curvo, colla sua busta di cuoio in mano – come un semplice scolaro – il dotto e venerando cardinale Bea. L’organo suona: è segno che si sta per incominciare e, difatti, mentre i padri si affrettano ai posti, suona il campanello e la voce del segretario annuncia: «Incipit missa celebrata ab ex.mo domino… ». Si fa gran silenzio; il celebrante comincia: «In nomine Patris», poi è la messa solita; solo il pubblico è insolito. Alla messa segue la intronizzazione del Vangelo, poi c’è il dibattito, cosa solenne, grande e avvincente; ciò non impedisce tuttavia che talvolta abbia l’impressione di trovarmi ancora sui

[Lettere dal Concilio: ai seminaristi di Oderzo, 25 novembre 1963, in «Bollettino della diocesi di Vittorio Veneto», li (1963), pp. 395-398.]

2

Karol Wojtyła – Giovanni Paolo ii (16 ottobre 1978 – 2 aprile 2005) Dobbiamo chiamarci per nome Mons. Karol Wojtyła partecipò dalla prima sessione al Vaticano ii, prima come vescovo ausiliare e successivamente dal gennaio del 1964 come arcivescovo di Kraków, in Polonia. interventi di

Karol Wojtyła in concilio:

1) 14a congregazione generale (7 novembre 1962): intervento sui capitoli iii e iv dello schema liturgico 2) 24a congregazione generale (21 novembre 1962): intervento sul cap. i del De fontibus 3) 27a congregazione generale (26 novembre 1962): intervento per iscritto sul De ecclesiae unitate 4) 52a congregazione generale (21 ottobre 1963): intervento sullo schema liturgico 5) 88a congregazione generale (25 settembre 1964): intervento sulla libertà religiosa 6) 97a congregazione generale (8 ottobre 1964): intervento sull’apostolato dei laici 7) 106a congregazione generale (21 ottobre 1964): intervento sullo schema xiii 8) 133° congregazione generale (22 settembre 1965): intervento sulla dichiarazione De libertate religiosa 9) 137a congregazione generale (28 settembre 1965): intervento sullo schema xiii

259


Destini

Focus/Destini 3. Joseph Ratzinger partecipò ai lavori delle commissioni conciliari come perito. Il 19 aprile 2005 venne eletto papa con il nome di Benedetto xvi (Archivio fotografico de L’Osservatore Romano).

Quando due anni fa andai alla prima sessione del concilio, tutti avevamo ancora un’idea del concilio molto generale. Già allora esso ci appariva comunque come una straordinaria iniziativa dell’indimenticabile papa Giovanni xxiii, un’iniziativa ispirata da Dio. Abbiamo sentito questa ispirazione! La prima sessione del concilio a cui ho partecipato è stata come una ricerca collettiva della strada, del suo autentico oggetto. In generale conoscevamo le aspettative della Chiesa e dell’umanità, ma cercavamo di definirle in maniera più precisa e di determinare concretamente il tema centrale del concilio e il suo oggetto proprio. Lo scorso anno, nella seconda sessione del concilio, a cui pure ho avuto la grazia di partecipare, questo tema centrale, il compito fondamentale del concilio, è stato portato alla luce in maniera evidente. Il Santo Padre Giovanni xxiii desiderava che il concilio fosse pastorale, ossia che servisse alla salvezza delle anime. Il Santo Padre desiderava che il concilio fosse ecumenico, ossia che servisse all’unità dei cristiani. Desiderava infine che il concilio fosse universale, ossia che servisse all’umanità contemporanea. Nella seconda sessione del concilio ci siamo resi conto che, per assolvere tutti questi compiti, occorreva anzitutto che il concilio definisse e formulasse qual è la realtà della Chiesa. Cosa sei, o Chiesa? A questa domanda abbiamo risposto soprattutto durante la seconda sessione. Questo non significava più cercare la strada, ma averla trovata! Il mondo odierno è così ricco, così diversificato, e contemporaneamente così inquieto e diviso, che la Chiesa, che è collocata in questo mondo, deve conoscere la sua essenza, deve scoprire in profondità, deve sapere cosa è e a cosa deve servire. Appunto per questo il lavoro principale dei padri conciliari si concentra sullo schema De Ecclesia. Per poter operare bene, per poter salvare le anime, per poter giungere all’unità dei cristiani e, infine, affinché noi, che siamo la Chiesa, possiamo farci carico delle domande dell’umanità contemporanea, dobbiamo sapere chi siamo e che cosa rappresentiamo. Dobbiamo, per così dire, rivelare a noi stessi le grandi energie divine che vivono in noi. Dobbiamo chiamarci per nome. Tutto questo fa il concilio con lo schema – e in futuro con la costituzione – sulla Chiesa, insegnando sul Corpo mistico di Cristo, sul popolo di Dio, sulla vocazione dei vescovi, dei sacerdoti e dei laici, sulla vocazione delle persone consacrate, sulla santità cui dobbiamo tendere, sui fini ultimi […]. Tra i lavori previsti durante la terza sessione del concilio, par-

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ticolare attenzione merita lo schema, ossia il progetto di dichiarazione conciliare, sul tema della presenza della Chiesa nel mondo contemporaneo: De Ecclesia in mundo huius temporis, la Chiesa nel mondo contemporaneo. Basta udire questo titolo: «La Chiesa nel mondo contemporaneo», perché in noi sorga una certa curiosità, un certo fascino per l’argomento. Ci sembra che questo tema sia davvero senza precedenti nella storia della Chiesa, soprattutto nella storia dei concili. Infatti se la Chiesa avverte l’esigenza di definire la sua essenza, di prender coscienza di tutte le sue energie e forze, presenti in noi, di divenir consapevole di cosa rappresenta, tutto questo avviene per essere all’altezza dei suoi compiti nel mondo contemporaneo, nei confronti dell’umanità contemporanea. Miei cari, forse è già evidente, forse si può avvertire bene che la Chiesa nel mondo contemporaneo non è ai margini, non guarda solamente dall’esterno quanto avviene in questo mondo, quanto l’umanità odierna sta attraversando. In fin dei conti, essa vuole sollevare questa umanità contemporanea dai problemi che la travagliano, dalle difficoltà, dalle sofferenze e tirarla fuori da queste difficoltà, sofferenze e problemi. Infatti la Chiesa avverte la sua missione redentrice nei confronti di ogni uomo singolarmente e dell’umanità intera. Se la Chiesa è Cristo, il Corpo mistico di Cristo – e Cristo è il nostro salvatore, il Redentore di tutta l’umanità – allora essa, sulla base della verità su se stessa, sulla base della sua figura autentica, deve scoprire la sua missione redentrice nei confronti dell’umanità contemporanea. Di questa missione si deve convincere e successivamente – per quanto è possibile – deve convincere anche gli altri. Per questo motivo, la Chiesa non può restare ai margini della vita dell’umanità contemporanea. Deve trovare il suo posto al centro dei problemi che affliggono l’uomo e l’umanità contemporanea! Desidera trovare questo posto! Vi confesso che, andando a questa sessione, attendo con particolare trepidazione la discussione sullo schema De Ecclesia in mundo huius temporis […]. [Dalla verità sulla Chiesa deriva la sua missione redentrice. Discorso nella cattedrale del Wawel, 10 settembre 1964, in «Notificationes e Curia Metropolitana Cracoviensi», (1964), 10-11, pp. 247-251]

3

Joseph Ratzinger – Benedetto xvi (19 aprile 2005 – 28 febbraio 2013) Il mio Concilio Joseph Ratzinger partecipò al Vaticano ii in qualità di perito del card. Josef Frings, arcivescovo di Köln. Professore di teologia fondamentale a 31 anni, venne chiamato come ordinario alla facoltà cattolica dell’Università di Bonn dal 1959 al 1963 e dal 1963 al 1966 alla facoltà di Münster, dove insegnò teologia dogmatica e storia dei dogmi. Al momento del Concilio, ero un giovane professore all’Università di Bonn, vicino Colonia: l’Arcivescovo competente per questa università era il Cardinale Frings. Avevo tenuto una conferenza sulla teologia del Concilio alla quale assisteva il Cardinale, che la apprezzò e mi invitò ad accompagnarlo al Concilio. In precedenza, Frings mi aveva già chiesto di preparargli un discorso da tenere, su invito del Cardinale Siri, a Genova, sui problemi da trattare nel Concilio: questa conferenza, che poteva apparire forse un po’ rivoluzionaria no, ma certo un po’ audace, piacque moltissimo a Papa Giovanni, che, abbracciando Frings, gli disse: «Proprio queste erano le mie intenzioni nell’indire il Concilio».

Vedere la Chiesa viva, tremila vescovi presenti, è un avvenimento eccezionale: raramente nella storia la si può vedere così, toccarla nella sua universalità e in un momento di grande realizzazione della sua stessa missione. Abitavo col Cardinale nel Collegio dell’Anima, in via della Pace: era un’istituzione austriaca dall’atmosfera simpatica. Il Cardinale aveva riunito tutti i vescovi di lingua tedesca nella sala del Collegio ed io ero incaricato di tenere loro una conferenza e di introdurre tutto l’episcopato di lingua tedesca al lavoro del Concilio. Per un giovanissimo professore – avevo trentadue anni e avevo appena cominciato ad insegnare all’università – si trattava di una cosa veramente impressionante, in un certo senso anche pesante: la responsabilità di tracciare la pista che i vescovi tedeschi avrebbero preso era sensibilmente sulle mie spalle. Da una parte c’era quindi grande gioia nel partecipare realmente ai lavori del Concilio, dall’altra sentivo una grande responsabilità davanti a Dio e davanti alla storia. Il Concilio era per me, anche personalmente, un avvenimento storico: mi trovavo insieme con tante persone conosciute solo attraverso libri. Per un giovane professore che aveva vissuto fino ad allora nel suo mondo accademico, anche partecipare alla vita romana era una realtà del tutto nuova. Nel Collegio dell’Anima si vedeva il mondo, si sentivano soprattutto i rumori della vecchia Roma. Andare al caffè con altri e conoscere la vita romana, talmente diversa dalla mia vita universitaria, suscitò in me un’impressione grandissima che ha marcato la mia vita […]. Ero seduto nella tribuna dove gli esperti avevano il loro posto, così potevo seguire i lavori conciliari. Nei primi due mesi, tuttavia, non ero ancora un perito ufficiale, solo un perito privato del Cardinale. Soltanto in novembre il Papa mi nominò anche perito ufficiale, e da quel momento ho partecipato ufficialmente a tutte le sedute. All’inizio, potevo partecipare ai lavori, ma non regolarmente a tutte le sedute: in queste circostanze era un grande avvenimento vedere tutti gli esperti, grandi personalità che avevo conosciuto attraverso lo studio: Henri de Lubac, Jean Danielou (1905-1974), Yves Congar (1904-1995), Marie-Dominique Chenu (1895-1990) e altri grandi nomi. Fu straordinario incontrare questi personaggi venerati perché erano persone che ammiravo. Era un avvenimento grande anche vedere i rappresentanti delle altre chiese e confessioni cristiane; e poi, naturalmente, il papa stesso […]. Nella posizione ufficiale in cui mi trovavo, era un avvenimento ancora più grande essere testimone di un momento storico; e poi rimane indimenticabile quella famosa sera con la fiacco-

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Destini

Focus/Destini 4. Jorge Mario Bergoglio, eletto papa con il nome di Francesco il 13 marzo 2013, dopo la rinunzia al ministero di Vescovo di Roma di Benedetto xvi (Archivio fotografico de L’Osservatore Romano).

lata e con la luna, quando il Santo Padre disse alle mamme presenti: «Date un bacio ai bambini, dite che viene dal papa». [J. Ratzinger, «Vi racconto il mio Concilio», in «Reset», (2005), 89, pp. 18-20] J. Ratzinger, La questione della cosiddetta “Nota praevia” Questa espressione viene ancora rafforzata, io credo, se si prende la cosiddetta Nota praevia explicativa che, com’è noto, ha contribuito a dare un sapore un po’ amaro alle giornate conclusive della terza sessione conciliare ripiena di ardite speranze. Ci porterebbe troppo lontano se volessimo qui analizzare in modo esatto questo testo molto complicato. Il risultato – al quale dobbiamo limitarci – sarebbe il riconoscimento che esso non crea una situazione sostanzialmente nuova, ma in linea di principio persiste nella stessa dialettica, e nell’ambiguità che ne risulta per quel che riguarda la reale competenza del collegio episcopale, che è già insita anche nello stesso testo conciliare. Indubbiamente questa dialettica viene ulteriormente aggravata a favore del polo primaziale. Ma il testo ad ogni enunciato spinto di questa tendenza pone di nuovo a fianco un altro enunciato e ristabilisce l’equilibrio, che rende possibile interpretare il tutto più in senso “primaziale” o più in ordine al principio della collegialità. Pertanto si può benissimo parlare di una certa disarmonia intrinseca al testo della Nota, in cui si riflette la disarmonia di coloro che ci hanno lavorato ed hanno fatto il tentativo di conciliare le tendenze in lotta fra loro. Se il testo che ne è risultato dà l’impressione di disarmonia, ciò è segno che una completa armonizzazione non è riuscita e non era neppure possibile. Il compito aperto, che il concilio lascia in eredità, appare sorprendentemente chiaro nella penombra della Nota praevia explicativa. Stanno di fronte da una parte un pensiero che parte da tutta l’estensione della tradizione cristiana ed in base ad essa cerca di descrivere la continua ampiezza delle possibilità ecclesiali; dall’altra parte un pensiero puramente sistematico, che ammette soltanto la presente forma giuridica della Chiesa come norma delle sue riflessioni e quindi deve temere ogni movimento al di là di essa come una caduta nel vuoto: il suo conservatorismo si fonda sulla sua estraneità alla storia e quindi in fondo su una mancanza di tradizione, cioè di apertura per l’insieme della storia cristiana. È importante rendersene conto, perché ciò permette una visione della forma intrinseca del contrasto delle tendenze presenti in concilio, che falsa-

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mente è stato descritto come contrapposizione di progressisti e di conservatori. Più giustamente si potrebbe parlare di opposizione tra pensiero storico e pensiero sistematico-giuridico: per i “progressisti” (almeno per la parte prevalente tra essi) in realtà si trattava proprio della “tradizione”, del ritorno all’ampiezza e ricchezza della tradizione cristiana, in cui essi trovavano nello stesso tempo le norme del rinnovamento, che permettevano loro di essere intrepidi e larghi, in base alla larghezza intrinseca propria della Chiesa. Torniamo alla Nota praevia. Abbiamo detto che i suoi enunciati non hanno creato una situazione sostanzialmente nuova nei confronti del testo conciliare. Lo stesso risultato appare, anche considerandone solo il valore giuridico. Da una parte essa viene posta come la norma valida di interpretazione, ma dall’altra non è stata accolta nello stesso testo conciliare, per cui non fu neppure firmata dal papa e dai padri conciliari, ma soltanto dal segretario generale Felici. Si dovrà quindi dire che a conferire a questa Nota il sapore di amaro non fu propriamente il suo contenuto (quantunque esso non sia esente da unilateralità), quanto piuttosto le circostanze che accompagnarono la sua comparsa. [J. Ratzinger, Problemi e risultati del concilio Vaticano ii, Brescia 1967, pp. 64-67]

come Pietro nella Trasfigurazione: “Ah, che bello stare così tutti insieme”… ma che non ci dia fastidio. Vogliamo che lo Spirito Santo si assopisca… vogliamo addomesticare lo Spirito Santo. E quello non va. Perché Lui è Dio e Lui è quel vento che va e viene e tu non sai da dove. È la forza di Dio, è quello che ci dà la consolazione e la forza per andare avanti. Ma: andare avanti! E questo dà fastidio. La comodità è più bella». Oggi – ha proseguito il papa – sembra che «siamo tutti contenti» per la presenza dello Spirito Santo, ma «non è vero. Questa tentazione ancora è di oggi. Un solo esempio: pensiamo al Concilio». «Il Concilio è stato un’opera bella dello Spirito Santo. Pensate a Papa Giovanni: sembrava un parroco buono e lui è stato obbediente allo Spirito Santo e ha fatto quello. Ma dopo 50 anni, abbiamo fatto tutto quello che ci ha detto lo Spirito Santo nel Concilio? In quella continuità della crescita della Chiesa che è stato il Concilio? No. Festeggiamo questo anniversario, facciamo un monumento, ma che non dia fastidio. Non vogliamo cambiare. Di più: ci sono voci che vogliono andare indietro. Questo si chiama essere testardi, questo si chiama voler addomesticare lo Spirito Santo, questo si chiama diventare stolti e lenti di cuore».

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Jorge Mario Bergoglio – Francesco (13 marzo 2013 - ) Il Concilio, opera dello Spirito Santo

[Papa Francesco: Concilio, opera dello Spirito Santo, ma c’è chi vuole andare indietro. Messa dedicata a Benedetto xvi, Radio Vaticana, 16 aprile 2013]

Bergoglio negli anni di concilio era un giovane novizio della Compagnia di Gesù (venne ordinato sacerdote il 13 dicembre 1969). Entrato in seminario del barrio Villa Devoto a Buenos Aires nel 1957, durante il suo noviziato, iniziato l’11 marzo 1958, venne mandato a studiare nel seminario di Santiago del Cile, diocesi guidata dall’arcivescovo Raúl Silva Henríquez, protagonista della squadra dei vescovi latinoamericani al concilio. Tornato nel 1963 a Buenos Aires al Collegio Máximo, dopo il colpo di Stato, iniziò gli studi di filosofia al seminario maggiore San José a San Miguel. Nel 1964-1965 tenne l’insegnamento di letteratura e psicologia nel Collegio dell’Immacolata di Santa Fé e nel 1965-1966 nel Collegio El Salvador a Buenos Aires. Anche Gesù – osserva il Papa – rimprovera i discepoli di Emmaus: «Stolti e lenti di cuore a credere in tutto ciò che hanno detto i profeti». «Sempre, anche tra noi» – rileva il Pontefice – «c’è quella resistenza allo Spirito Santo». «Per dirlo chiaramente: lo Spirito Santo ci dà fastidio. Perché ci muove, ci fa camminare, spinge la Chiesa ad andare avanti. E noi siamo

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Elenco dei documenti del concilio Vaticano ii

Elenco dei padri conciliari

Conciliorum oecumenicorum generaliumque decreta, ed. G. Alberigo, A. Melloni, 3, Turnhout 2010.

Per ciascun padre è indicato l’ordine di appartenenza, il rango ecclesiastico, la nazionalità e i periodi conciliari ai quali ha partecipato. Legenda AN = abate nullius AR = arcivescovo residenziale AT = arcivescovo titolare card. = cardinale P = patriarca

PA PN SG VR VT

= prefetto apostolico = prelato nullius = superiore generale = vescovo residenziale = vescovo titolare

A Messaggio al mondo dei padri conciliari

20 ottobre 1962

COSTITUZIONE SULLA SACRA LITURGIA SACROSANCTUM CONCILIUM

4 dicembre 1963

DECRETO SUGLI STRUMENTI DI COMUNICAZIONE SOCIALE INTER MIRIFICA

4 dicembre 1963

COSTITUZIONE DOGMATICA SULLA CHIESA LUMEN GENTIUM

21 novembre 1964

DECRETO SULL’ECUMENISMO UNITATIS REDINTEGRATIO

21 novembre 1964

DECRETO SULLE CHIESE CATTOLICHE ORIENTALI ORIENTALIUM ECCLESIARUM

21 novembre 1964

DICHIARAZIONE SULL’EDUCAZIONE CRISTIANA GRAVISSIMUM EDUCATIONIS

28 ottobre 1965

DICHIARAZIONE SULLE RELAZIONI DELLA CHIESA CON LE RELIGIONI NON CRISTIANE NOSTRA AETATE

28 ottobre 1965

DECRETO SULLA FORMAZIONE SACERDOTALE OPTATAM TOTIUS

28 ottobre 1965

DECRETO SUL RINNOVAMENTO DELLA VITA RELIGIOSA PERFECTAE CARITATIS

28 ottobre 1965

DECRETO SULLA MISSIONE PASTORALE DEI VESCOVI NELLA CHIESA CHRISTUS DOMINUS

28 ottobre 1965

COSTITUZIONE DOGMATICA SULLA DIVINA RIVELAZIONE DEI VERBUM

18 novembre 1965

DECRETO SULL’APOSTOLATO DEI LAICI APOSTOLICAM ACTUOSITATEM

18 novembre 1965

DICHIARAZIONE SULLA LIBERTÀ RELIGIOSA DIGNITATIS HUMANAE

7 dicembre 196

DECRETO SULL’ATTIVITà MISSIONARIA DELLA CHIESA AD GENTES

7 dicembre 1965

DECRETO SUL MINISTERO E LA VITA DEI PRESBITERI PRESBYTERORUM ORDINIS

7 dicembre 1965

COSTITUZIONE PASTORALE SULLA CHIESA NEL MONDO CONTEMPORANEO GAUDIUM ET SPES

7 dicembre 1965

Approvazione della levata delle scomuniche fra Roma e Costantinopoli

7 dicembre 1965

Messaggi a nome del concilio ai governanti, agli uomini di pensiero e di scienza, agli artisti, alle donne, ai lavoratori, ai poveri, ammalati e sofferenti, ai giovani

8 dicembre 1965

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Abascal y Salmerón Emilio, VT Abziri e Vaus Puebla de los Ángeles Puebla (Messico) – II, IV Abasolo y Lecue John Ambrose OCD, VR Vijayapuram (India) – I, II, III, IV Abed Antoine, AR Tripoli dei Maroniti (Libano) – I, II, III, IV Ablewicz Jerzy Karol, VR Tarnów (Polonia) – I, IV Abou-Saada Gabriel, AT Cesarea di Palestina (Giordania) – I, II Abraha François, VR Asmara (Etiopia) – I, II, III, IV Absolem McCabe Thomas, VR Wollongong (Australia) – I, II, III, IV Acciari Florido, AR Rodi (Grecia) – I, II, III, IV Ach-Chaer Athanase, VR Baniyas (Libano) – I, II, III, IV Achkar Paul, AR Lattaquié (Siria) – I, II, III, IV Ackerman Richard, VR Covington (USA) – I, II, III, IV Adam François-Nestor, VR Sion (Svizzera) – I, II, III, IV Adam Jean, AR Libreville (Gabon) – I, II, III, IV Addazi Reginaldo, AR Trani e Barletta (Italia) – I, II, III, IV Adem Gennadios, SG dell’Ordine Antoniano Aleppino dei Maroniti – II, III, IV Adrover Julià, SG dei Teatini – I, II, III Agagianian Grégoire-Pierre XV [Krikor Bedros XV] card., pref. Congr. Propaganda della fede – I, II, III, IV Agboka Lucien, VR Abomey (Dahomey) – II, III, IV Aggey John, AR Lagos (Nigeria) – I, II, III, IV Aglialoro Filippo, VT Germa di Galazia (Italia) – I, II, III, IV Agniswami Thomas Roch, VR Kottar (India) – I, II, III, IV Agnozzi Nicola, VT Adramitto (Zambia) – I, III, IV Aguilera Narbona Pedro, VR Iquique (Cile) – I, II, III, IV Aguirre Antonio, VR San Isidro (Argentina) – I, II, III, IV Aguirre Garcia Lino, VR Culiacán (Messico) – I Agustin Rémy, VT Turuzi (Haiti) – I, II, III, IV Ahern John, VR Cloyne (Irlanda) – I, II, III, IV Ahr George, VR Trenton (USA) – I, II, III, IV Alapatt George, VR Trichur (India) – I, II, III, IV Alaupovi/ Marko, AR Vrhbosna (Jugoslavia) – I, II, III, IV Alba Palacios José, VR Tehuantepec (Messico) – I, II, III, IV Albanese Adelchi, AR Viterbo (Italia) – I Albareda y Ramoneda Joaquín Anselmo María OSB, card. prefetto della Biblioteca Vaticana – I, II, III, IV Alberione Giacomo, SG Pia Società di S. Paolo – I, II, III, IV Albers Antoine, VR Malang (Indonesia) – I, II, III, IV Albers Joseph, VR Lansing (USA) – I Alberti Romeu, VR Apucarana (Brasile) – III, IV Alberto y Valderrama Teopisto, AR Caceres (Filippine) – III, IV Alcaraz y Figueroa Estanislao, VR Matamoros (Messico) – I, II, IV Alcedo Otoniel, VR Ayacucho (Perù) – I, II, III, IV Alcini Ilario, AT Nicea (Italia) – I, II, III, IV Aldegunde Dorrego Francisco, AR Tangeri (Marocco) – I, II, III, IV Alfrink Bernard Jan card., AR Utrecht (Olanda) – I, II, III, IV Alibrandi Gaetano, AT Binda (Libano) – II, III, IV Alix Bernard, VT Mediana (Francia) – IV Allen Francis, VT Avensa (Canada) – I, II, III, IV Allorio Carlo, VR Pavia (Italia) – I, II, III, IV Almarcegui Angelus de la Virgen de Valentuñana, SG Recolletti di S. Agostino – I, II, III, IV Almarcha Hernández Luis, VR León (Spagna) – I, II, III, IV Almeida de Andrade Climerio, VR Vitória da Conquista (Brasile) – II, III, IV Almeida y Merino Adalberto, VR Zacatecas (Messico) – I, II, III, IV Almeida Trindade Manuel, VR Aveiro (Portogallo) – I, II, III, IV Almici Giuseppe, VR Alessandria (Italia) – I, II, III, IV Aloisi Masella Benedetto card., VR Palestrina (Italia), pref. Congr. Disciplina dei Sacramenti – I, II, III, IV Alonso Aparicio Gregório, VT Pogla (Brasile) – I, II, IV Altamirano y Bulnes Luis María, AR Morelia (Messico) – I, II, III, IV Alter Karl Joseph, AR Cincinnati (USA) – I, II, III Altomare Umberto, VR Muro Lucano (Italia) – I, II, III, IV Alvarez Diaz Alquilio, PN Marajó (Brasile) – IV Alvarez Eduardo, VT Tabunia (El Salvador) – IV Alvarez Lara Rafael, VR Mallorca (Spagna) – I, II, III, IV Alvarez Macua José, VT Colibrasso (Brasile) – I, II, III, IV Alvarez Restrepo Baltasar, VR Pereira (Colombia) – I, II, III, IV

Alvarez Tena Vittorino, VR Apatzingan (Messico) – I, II, III, IV Alves Acácio Rodrigues, VR Palmares (Brasile) – I, II, III, IV Alves De Pinho Moisés, AR Luanda São Tomé (Angola) – I, II, III, IV Alves de Siqueira Antônio, AT Calcide di Siria (Brasile) – I, II, III, IV Alves Trindade José, VR Montes Claros (Brasile) – I, II, III, IV Alvim Pereira Custódio, AR Lourenço Marques (Mozambico) – I, II, III, IV Amadouni Garabed, VT Amatunte di Cipro (Francia) – I, II, III, IV Ambrosi Giacinto, AT Anchialo (Italia) – I, II, III Amici Giuseppe, AR Modena (Italia) – I, II, III, IV Amissah John Kodwo, AR Cape Coast (Ghana) – I, II, III, IV Ammann Joachim, VT Petnelisso (Germania) – I, II, III, IV Anasagasti Zulueta Carlos, VT Caltadria (Bolivia) – I, II, III, IV Anastasio del SS. Rosario, SG Carmelitani Scalzi – I, II, III, IV Anaya y Diez de Bonilla José, VR Zamora (Messico) – I, II, III, IV Ancel Alfred-Jean-Félix, VT Myrina (Francia) – I, II, III, IV Angelelli Carletti Enrique, VT Lystra (Argentina) – I, III, IV Angeleri Carlo, VT Tolemaide di Libia (Italia) – I, II, III, IV Angelini Fiorenzo, VT Messene (Italia) – I, II, III, IV Angerhausen Julius, VT Eminenziana (Germania) – I, II, III, IV Angioni Antonio, VT Ippona Zarito (Italia) – I, II, III, IV Anglim Mário Roberto Emmett, PN Coari (Brasile) – III, IV Angrisani Giuseppe, VR Casale Monferrato (Italia) – I, II, III, IV Angulo del Valle y Navarro José, VR Tabasco (Messico) – I, II Añoveros Ataún Antonio, VR Cadiz y Ceuta (Spagna) – I, II, III, IV Antezana y Rojas Abel, AR La Paz (Bolivia) – I, II, III, IV Antiporda Hernando, VT Edessa di Macedonia (Filippine) – I Antoniutti Ildebrando card., prefetto della congregazione dei Religiosi – I, II, III, IV Anyogu John, VR Enugu (Nigeria) – I, II, III Aparicio y Quintanilla Pedro, VR San Vicente (El Salvador) – I, II, III, IV Apcar John, VR Ispahan (Iran) – I, II Aponte Martínez Luis, AR S. Juan de Puerto Rico (Portorico) – I, III, IV Arai Lucas Katsusaburo, VR Yokohama (Giappone) – I, II, III, IV Aramburu Juan Carlos, AR Tucumán (Argentina) – I, II, III, IV Arámburu Urquiola Zenón SJ, VR Wuhu (Cina) – I Arango Henao Bernardo, VR Barranca Bermeja (Colombia) – I, II, III, IV Arango Velasquez José, PA Guapí (Colombia) – II, III, IV Arattukulam Michael, VR Aleppey (India) – I, II, III, IV Arbulú Pineda Ignacio, VR Huánuco (Perù) – I, III Arcaira Leopoldo, VT Acrasso (Filippine) – I Arce Mostajo Augustin, VT Filadelfia di Lidia (Bolivia) – I Arcilla Arnulfo, VR Sorsogón (Filippine) – I, II, III, IV Arduino Michele, VR Gerace-Locri (Italia) – I, II, III, IV Argaya Goicoechea Jacinto, VR Mondoñedo-Ferrol (Spagna) – I, II, III, IV Arinze Francis, VT Fissiana (Nigeria) – IV Ariola Flaviano, VR Legazpi (Filippine) – I, II, III, IV Ariz Huarte Javier, VT Bapara (Perù) – I, II, III, IV Arkfeld Leo, VT Bucello (Nuova Guinea) – I, II, III, IV Armas Lerana Florentius, PN Chota (Perù) – II, III, IV Arnaud Jean, VT Tentiri (Laos) – I, II, IV Arneri/ Josip, VR Šibenik (Jugoslavia) – I, II, III, IV Arntz Pierre, VR Bandung (Indonesia) – I, II, III Arrieta Villalobos Roman, VR Tilaran (Costarica) – I, II, III, IV Arroyo Ignacio Lehonor, VR Tuxpan (Messico) – II, III, IV Arroyo Valeriano, VT Gomfi (Perù) – I, II, III, IV Arrupe Pedro, SG Gesuiti – IV Artazcor Lizarrage Gennaro, AA El Petén (Guatemala) Arteaga Yepes Alonso, VR Ipiales (Colombia) – II, III, IV Arthurs Eugen, VR Tanga (Tanzania) – I, II, III, IV Arulswami Daniel, VR Kumbakonam (India) – I, II, III, IV Ashby Brian Patrick, VR Christchurch (Nova Zelanda) – III, IV Assaf Michel, AR Petra e Filadelfia (Giordania) – I, II Asta Salvatore, AT Aureliopoli di Lidia (Iran) – III, IV Athaide Dominic, AR Agra (India) – I, II, III, IV Atkielski Roman, VT Stobi (USA) – I Attipetty Joseph, AR Verapoly (India) – I, II, III, IV Atton Alfred, VR Langres (Francia) – I, II, III, IV Audet Lionel, VT Tibari (Canada) – I, IV

Audet René, VT Conocora (Canada) – II, III, IV Audrain Henri, AR Auch (Francia) – I, II, III, IV Aufderbeck Hugo, VT Arca di Fenicia (Germania) – II, III, IV Aurrecoechea Palacios Miguel, VT Doliche (Venezuela) – I, II, III, IV Austregésilo de Mesquita Francisco, VR Afogados da Ingàzeira (Brasile) – I, II, III, IV Ayala y Ayala Rafael, VR Tehuacán (Messico) – II, III, IV Ayoub François, AR Alep dei Maroniti (Siria) – I, II, III, IV Azcàrate de Andrade Ferdinando, VT Cefala (Cuba) – III, IV Azzolini Augusto, VR Makeni (Sierra Leone) – I, II, III, IV

B Baaken Heinrich, VT Gordo (Germania) – I, II, III, IV Babcock Allen James, VR Grand Rapids (USA) – I, II, III, IV Babini Paolo, VR Forlì (Italia) – I, II, III, IV Bacci Antonio card. – I, II, III, IV Baccino Luis, VR San José de Mayo (Uruguay) – I, II, III, IV Bacile Pasquale, VR Acireale (Italia) – I, II, III, IV Badré Jean, VT Acque Nuove di Proconsolare (Francia) – III, IV Baeten Jozef, AT Stauropoli (Olanda) – I Bafile Corrado, AT Antiochia di Pisidia (Germania) – I, II, III, IV Baggio Sebastiano, AT Efeso (Brasile) – I, II, III, IV Bagnoli Antonio, VR Fiesole (Italia) – I, II, III, IV Bakache Joseph, AT Edessa di Osroene (RAU-Egitto) – I Bakose Athanase, AR Bagdad dei Siri (Iraq) – I, II, III, IV Balaguer Miguel, VT Castel Minore (Uruguay) – II, III, IV Balconi Lorenzo, AT Gerapoli di Frigia (Italia) – I, II Baldassarri Salvatore, AR Ravenna (Italia) – I, II, III, IV Baldelli Ferdinando, VT Aperle (Italia) – I Baldini Carlo, VR Chiusi e Pienza (Italia) – I, II, III, IV Baldini Faustino, VR Massa Marittima (Italia) – I, II, III, IV Baldwin Vincent, VT Bencenna (USA) – I, II, III, IV Bampi Candido, VT Tlos (Brasile) – I, II, III, IV Bandini Carlo, VR Sarsina (Italia) – I, II, III, IV Bánk Jozsef, VT Materiana (Ungheria) – IV Bannwarth Gérard, VR Soissons (Francia) – II, III, IV Bantigue y Natividad Pedro, VT Catula (Filippine) – III Baraniak Antoni, AR Poznań (Polonia) – I, II, III, IV Baranzini Ettore, AR Siracusa (Italia) – I, II Baratta Raffaele, AR Perugia (Italia) – I, II, III, IV Barbado y Viejo Francisco, VR Salamanca (Spagna) – I, II Barbero Luigi, VR Vigevano (Italia) – I, II, III, IV Barbetta Giulio, VT Faran (Italia) – I, II, III, IV Barbieri Antonio card., AR Montevideo (Uruguay) – I, IV Barbieri Ezio, VR Città della Pieve (Italia) – I, II, III, IV Barbieri Raffaele, VR Cassano all’Ionio (Italia) – I, II, III, IV Barbisotti Angelo, VT Cauno (Ecuador) – I, II, III, IV Barbosa Aguiar Otávio, VR Palmeira dos Indios (Brasile) – I, II, III, IV Barbosa Antonio, VR Campo Grande (Brasile) – I, II, III, IV Barda Franciszek, VR Przemyvl (Polonia) – I Barela Stefan, VR Czestochowa (Polonia) – II, III, IV Barneschi Attilio, VR Manzini (Swaziland) – I, II, III Barni Giuliano, VT Coracesio (Nicaragua) – II, III, IV Baroncelli Emilio, VR Recanati (Italia) – I, II, III, IV Baroni Agostino, VT Balecio (Sudan) – I, II, IV Baroni Gilberto, VR Reggio Emilia (Italia) – I, II, III, IV Barrachina Estevan Pablo, VR Orihuela-Alicante (Spagna) – I, II, III, IV Barrera y Reyes Benjamin, VR Santa Ana (El Salvador) – I Barthe Gilles, VR Fréjus-Toulon (Francia) – I, II, III, IV Bartholome Peter, VR Saint Cloude (USA) – I, III, IV Bartoletti Enrico, VT Mindo (Italia) –I, II, III, IV Bascuñana Llópez José, VR Solsona (Spagna) – I, II, III, IV Basoli Lorenzo, VR Ogliastra (Italia) – I, II, III, IV Bassi Assuero Teofano SX, VR Loyang (Cina) – I, II, III, IV Bassoul Jean, AR Homs dei Melchiti (Siria) – I, II, III, IV Batanian Ignace Pierre XVI, P Cilicia degli Armeni (Libano) – I, II, III, IV Battaglia Giuseppe, VR Faenza (Italia) – I, II, III, IV Battaglierin Dante, VR Khulna (Pakistan) – I, II, III, IV Battistelli Stanislao, VR Teramo-Atri (Italia) – I, II, III, IV

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Elenco dei padri conciliari Batú Wichrowski Walmor, VT Felbes (Brasile) – I, II, III, IV Baud Alphonse, VR Berbérati (Rep. Centro-Africana) – I, II, III, IV Baud Joseph, VR Visakhapatnam (India) – I, II, IV Baudoux Maurice, AR Saint Boniface (Canada) – I, II, III, IV Bäuerlein Stjepan, VR Bosna (Djakovo)-Srijem (Jugoslavia) – I, II, III, IV Baumgartner William, VR Agaña (Micronesia) – I, II, III, IV Bayan Raphael, VR Iskanderiya (RAU-Egitto) – I, II, III, IV Bayet Claudius, VT Cidiesso (Thailandia) – I, II, III, IV Bazin Victor MEP, AR Rangoon (Birmania) – I, II, III Bea Augustin SJ, card. presidente del segretariato per l’Unità dei cristiani – I, II, III, IV Beccaro Felice, VR San Miniato (Italia) – I, II, III, IV Beck George, AR Liverpool (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Beckmann Francisco, AR Panamà (Panamà) – I, II Bednorz Erbert, VT Bulla Regia (Polonia) – I, II, III, IV Beel Enrico, VT Sucarda (Olanda) – IV Begin Floyd, VR Oakland (USA) – I, II, III, IV Beitia Aldazabal Eugenio, VT Verrona (Spagna) – I, II, III, IV Béjot Georges, VT Cassandria (Francia) – I, II, III, IV Beize Bohdan, VT Idassa (Polonia) – III, IV Bekkers Willem, VR s’Hertogenbosch (Olanda) – I, II, III, IV Bélanger Valérian, VT Cirene (Canada) – I, II, III, IV Bell Alden John, VR Sacramento (USA) – I, II, III, IV Belleau Henri, VT Perre (Canada) – I, II Bellec Joël, VR Perpignan (Francia) – I, II, III, IV Bello Stéphane, VR Alep dei Caldei (Siria) – I, II, III, IV Bellotti Luigi, AT Voncariana (Nigeria) – III, IV Beltrami Giuseppe, AT Damasco (Olanda) – II, III, IV Beltramino Attilio, VR Iringa (Tanzania) – I, II Beltritti Giacomo, VT Cana (Palestina) – IV Benavent Escuín Emilio, VT Cercina (Spagna) – I, III Benavides Morriberón José, VR Chachapoyas (Perù) – II, III, IV Benedetti Cesar, VT Tiddi (Bolivia) – I, III, IV Benedetti Tarcisio, VR Lodi (Italia) – I, II, III, IV Bengsch Alfred, AR Berlino (Germania) – I, II, III, IV Benincasa Pio, VT Buruni (USA) – III, IV Benitez Avalos Felipe, VR Villarica (Paraguay) – I, II, III, IV Benítez Fontúrvel Crispulo, VR Barquisimeto (Venezuela) – I, II, IV Benjamin Eric, VR Darieeling (India) – I, II, III, IV Benni Cyrille, AR Mossoul dei Siri (Iraq) – I, II, III, IV Bentivoglio Guido, AR Catania (Italia) – I, II, III, IV Beovich Matthew, AR Adelaide (Australia) – I, II, III, IV Beran Josef, AR Praga (Cecoslovacchia) – IV Beras Rojas Octavio, AR Santo Domingo (Rep. Dominicana) – I, II, III Bereciartúa y Balerdi Lorenzo, VR San Sebastián (Spagna) – I, III, IV Berenguer Prado Jackson, VR Feira de Santana (Brasile) – I, III, IV Beretta Alfoso, VR Warangal (India) – I, II, III, IV Bergamaschi Antonio, VR Montefeltro (Italia) – I, II, III, IV Bergamin Raimondo, VR Padang (Indonesia) – I, II, III, IV Bergan Gerald, AR Omaha (USA) – I, II, IV Bergonzini Marino, VR Volterra (Italia) – I, II, III, IV Berlier Hippolyte, VR Niamey (Niger) – I, II, III, IV Bernacki Lucjan, VT Mela (Polonia) – I Bernal Ortiz Juan, AR Los Toques (Venezuela) – I, II, III, IV Bernard Michel, AT Are di Mauritania (Francia) – I, II, III, IV Bernarding George Elmer, VT Belabitene (Nuova Guinea) – I, II, III, IV Bernasconi Giovanni, SG Barnabiti – III, IV Bernier Paul, AR Gaspé (Canada) – I, II, III Berry Joseph, AR Halifax (Canada) – I, II, III Bertazzoni Augusto, AR Potenza e Marsico Nuovo (Italia) – I, II, III, IV Berti Leonello, VT Germanicopoli (Laos) – I, II, III, IV Bertoglio Francesco, VT Paro (Italia) – I, II, III, IV Bertoli Paolo, AT Nicomedia (Francia) – I, II, III, IV Bertoli Vitale Bonifacio, VT Attea (Libia) – I, II, III, IV Bertrand Gerard, VR Navrongo (Ghana) – I, II, III, IV Bessone Lawrence, VR Meru (Kenya) – I, II, III, IV Bettazzi Luigi, VT Tagaste (Italia) – II, III, IV Bézac Robert, VR Aire (Francia) – I, II, III, IV Bezerra Coutinho José, VR Estância (Brasile) – I, II, III, IV Bezmalinovic´ Celestin, VT Adrumento (Jugoslavia) – I, II, III, IV Biancheri Emilio, VR Rimini (Italia) – I, II, III, IV Bianchi Giovanni, VT Seleuciana (Italia) – III, IV Bianchi Lorenzo PIME, VR Hong Kong (Cina) – I, II, III, IV Bianconi Giulio, VR Tarquinia-Civitavecchia (Italia) – I, II, III, IV Biard George, VR Mopti (Mali) –IV Bidawid Raphaël, VR Amadiyah (Iraq) – I, II, III, IV Bieniek Julius, VT Dascilio (Polonia) – III Bigirumwani Louis, VR Nyundo (Rwanda) – I, III, IV Bignamini Egidio, AR Ancona (Italia) – I, II, III, IV Bihonda Nestor, VT Siminina (Burundi) – IV Bilgeri Joseph, VR Eshowe (Sud Africa) – I, II, III, IV Billington Vincent, VT Fallaba (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Binaschi Gaudenzio, VR Pinerolo (Italia) – I, II, III Binni Adolfo, VR Nola (Italia) – I, II, III, IV Binz Leo, AR Saint Paul (USA) – I, II, III, IV

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Elenco dei padri conciliari Birch Peter, VR Ossory (Irlanda) – II, III, IV Biskup George, VR Des Moines (USA) – I, II, III, IV Black James, VR Paisley (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Blais Leo, VT Geron (Canada) – III, IV Blanchet Conrad, SG Missionari di N.S. de la Salette – III, IV Blanchet Emile-Arsène, AT Filippopoli di Tracia (Francia) – I, II, III, IV Blanchet Maturino, VR Aosta (Italia) – I, II, III, IV Blanchette Romeo Roy, VT Massita (USA) – IV Blanchoud Moises, VR Rio Quarto (Argentina) – I, II, III, IV Blanquet du Chayla Armand, AR Bagdad (Iraq) – I Bliestle Heinrich, SG Missionari della Sacra Famiglia – I, II, III, IV Blomjous Joseph, VR Mwanza (Tanzania) – I, II, III, IV Bluyssen Johannes Willem, VT Aeto (Olanda) – I, II, III, IV Boardman John, VT Gunela (USA) – I, II, III, IV Boccadoro Luigi, VR Montefiascone e Acquapendente (Italia) – I, II, III, IV Boccella Giovanni, SG Terz’Ordine di S. Francesco – I, II, III Boeris Giuseppe, SG Somaschi – II, III, IV Bodewes Martin, PA Bangassou (Rep. Centro-Africana) – II Boerkamp John, PA Kashmir-Jammu (India) – II, III, IV Bogarín Argaña Ramón, VR S. Juan B. de las Misiones (Paraguay) – I, II, III, IV Boghaert Arnold, VR Roseau (Trinidad e Tobago) – I, II, III, IV Boiardi Carlo, VR Apuania (Italia) – I, II, III, IV Boilleau George, VT Ausuccura (USA) – III Boillon Pierre, VR Verdun (Francia) – I, II, III, IV Boisguérin René-Desiré-Romain MEP, VR Suífu (Cina) – I, II, III, IV Bokenfohr John, VR Kimberley (Sud Africa) – I, II, III, IV Boland Thomas, AR Newark (USA) – I, II, III, IV Bolaños Quesada Enrique, VT Andropoli (Costarica) – II, IV Bolatti Guillermo, AR Rosario (Argentina) – I, II, III, IV Bolognini Danio, VR Cremona (Italia) – I, II, III, IV Bolte Adolf, VR Fulda (Germania) – I, II, III, IV Bona Stanislaus Vincent, VR Green Bay (USA) – II Bonacini Giuseppe, VR Bertinoro (Italia) – I, II, III, IV Bonamin Vittorio, VT Bita (Argentina) – II, IV Bonfiglioli Giuseppe, AT Darni (Italia) – I, II, III, IV Bong-kil Sye John, AR Tae Gu (Corea) – I, II, III, IV Bonhomme Joseph, VT Tulana (Canada) – I, II, III, IV Bonomini Felice, VR Como (Italia) – I, II, III, IV Bontempi Alfredo, VT Palmira (Italia) – I Bontems André-Georges, VR S. Jean-de-Maurienne (Francia) – I, II, III, IV Borecky Isidore, VR Toronto degli Ucraini (Canada) – I, II, III, IV Borgatti José, VR Viedma (Argentina) – I, II, III, IV Borge y Castrillo Carlos, VT Lappa (Nicaragua) – I, II, III, IV Boric´ Crnosija Vladimir, VR Punta, Arenas (Cile) – I, II, III, IV Borne Pietro, SG Congregazione Benedettina di Beuron – IV Bornigia Domenico, VR S. Sepolcro (Italia) – I Borra Dionisio, VR Fossano (Italia) – I Borromeo Luigi, VR Pesaro (Italia) – I, II, III, IV Bortignon Girolamo, VR Padova (Italia) – I, II, III, IV Bosio Giovanni Battista, AR Chieti (Italia) – I, II, III, IV Bossi Adolfo, VT Parnasso (Brasile) – II, III, IV Bostani Luigi, SG Ordine Antoniano Aleppino dei Maroniti – I Botero Salazar Tulio, AR Medellín (Colombia) – I, II, III, IV Bottino Francesco, VT Sebaste di Palestina (Italia) – I, II, III, IV Botto Paolo, AR Cagliari (Italia) – I, II, III, IV Boucheix Noël, VR Porto Novo (Dahomey) – I, II, III, IV Bouckaert Pierre SJ, VR Popokabaka (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Boudon René, VR Mende (Francia) – I, II, III, IV Boudreaux Warren, VT Calinda (USA) – I, II, III, IV Bougon François, VR Moulins (Francia) – I, II, III, IV Bouque Paul, VT Abbir Germaniciana (Francia) – I, II, III, IV Boussard Auguste, VR Vannes (Francia) – III, IV Bouter William, VR Nellore (India) – I, II, IV Bouve Gustave, VR Kongolo (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Bowers Joseph, VR Accra (Ghana) – I, II, III Boyle Hugh, VR Johannesburg (Sud Africa) – I, II, III, IV Boza Masvidal Eduardo, VT Vinda (Cuba) – I, II, III, IV Bracci Francesco card. – I, II, IV Brandão de Castro José, VR Propriá (Brasile) – I, II, III, IV Brandão Vilela Avelar, AR Teresina (Brasile) – I, II, III, IV Brasseur William, VT Agatonice (Filippine) – I, II, III, IV Brault Henri, VR Saint Dié (Francia) – I, II Braunstorfer Karl, SG Congregazione Cistercense del SS. Cuore di Gesù – I, II, III, IV Brazys Franz, VT Zella (Italia) – IV Brechter Heinrich, SG Congregazione Benedettina S. Ottilia – I, II, III, IV Breen George, PA Haflong (India) – II, III, IV Bréheret André, VR Cahors (Francia) – I, II, III, IV Breitenbeck Joseph, VT Tepelta (USA) – IV Brellinger Leopold SJ, VR Kinghsien (Cina) – II, III, IV Brennan William, VR Toowoomba (Australia) – I, II, III, IV Bressane de Araújo Hugo, AR Márilia (Brasile) – I, II, III, IV

Bresson Edoardo, VT Cetro (Melanesia) – I Bretault Joseph, VR Koudougou (Alto Volta) – I, II, III, IV Brezanoczy Pal, VT Rotaria (Ungheria) – III, IV Briacca Sebastiano, VR Mondoví (Italia) – I Briani Gaetano, SG Figli del S. Cuore di Gesù – I, II, III, IV Bright Humphrey, VT Soli (Inghilterra) – I, II Brini Mario, AT Algiza (RAU-Egitto) – II, III, IV Brizgys Vincentas, VT Bosana (Lituania) – I, II, III, IV Brizi Domenico, VR Osimo e Cingoli (Italia) – I, II Brodeur Rosario, VR Alexandria (Canada) – I, III, IV Broers Filippo Tiago, VR Caravelas (Brasile) – II, III, IV Bronsveld Cornelius, AT Leontopoli Augustamnica (Tanzania) – I, II Brosnahan Thomas, VR Freetown e Bo (Sierra Leone) – I, II, III, IV Brot Pierre, VT Marciana (Francia) – I, III Brown Carlos, VT Vallis (Bolivia) – I, II, III, IV Browne Michael, VR Galway e Kilmacduagh (Irlanda) – I, II, III, IV Browne Michael OP, card. – I, II, III, IV Bruls Francisco, VR Villavicencio (Colombia) – I, III, IV Bruniera Alfredo, AT Claudiopoli di Onoriade (Ecuador) – I, III, IV Brunini Joseph, VT Assume (USA) – I, II, III, IV Brunner George, VR Middlesbrough (Gran Bretagna) – I, II Brunon Jean, VT Vagal (Francia) – IV Brustia Francesco, VR Andria (Italia) – I, II, III, IV Brzana Stanislaus Joseph, VT Cufruta (USA) – III, IV Buchkremer Joseph, VT Aggar (Germania) – I, II, III, IV Buchholz Matthias MSC, PA Shihtsien (Cina) – II, III, IV Buckley Jospeh, SG Maristi – I, II, III, IV Buckley William, SG Oblati di S. Francesco di Sales – I, II, III, IV Bu/ko Ivan, AT Leucade (Italia) – I, II, III, IV Buddy Charles, VR San Diego (USA) – I Budelacci Biagio, VT Nissa (Italia) – I, II, III, IV Bueno Couto Gabriel, VT Leuce (Brasile) – I, II, III, IV Bueno Miele Bernardo, VT Bararo (Brasile) – II, III, IV Bueno y Monreal José card., AR Siviglia (Spagna) – I, II, III, IV Bühl Berthold, VT Metone (Germania) – I, II, III Builes Miguel, VR Santa Rosa de Osos (Colombia) – I, II, IV Buis James, VT Astipalea (Malaysia) – I, II, III, IV Bukatko Gabriel, AR Belgrado (Jugoslavia) – I, II, III, IV Buric´ Viktor, VR Senj (Jugoslavia) – I, II, III, IV Burke James, PN Chimbote (Perù) – IV Burke John, VR Simla (India) – I, II, III Burzio Giuseppe, AT Gortina (Italia) – I, II, III, IV Busimba Joseph, VR Goma (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Buswell Charles, VR Pueblo (USA) – I, II, III, IV Buteler Alfonso Maria, AR Mendoza (Argentina) – I, I, IV Butibubage Lwamosa Renatus, VT Casio (Tanzania) – I, IV Butler Christopher, SG Congregazione Benedettina Inglese – I, II, III, IV Butler Eugene Joseph, VR Mombasa (Kenya) – I, II, III, IV Butorac Pavao, VR Dubrovnik (Jugoslavia) – I Buttarazzi Nivardo, SG Congregazione Cistercense Casamari – I, II, III, IV Buyse Marcel, VR Lahore (Pakistan) – I, II, IV Byrne Edwin, AR Santa Fe (USA) – I Byrne Henry, VT Lamia (Filippine) – I, II, III, IV Byrne James, AR Dubuque (USA) – I, II, III, IV Byrne Leo, VT Sabadia (USA) – I, II, III, IV

C Cabana Georges, AR Sherbrooke (Canada) – I, II, III, IV Cabana Louis, AT Carallia (Canada) – I, II, III, IV Cabrera Cruz Luis, VR S. Luis Potosi (Messico) – I, II, III, IV Cabrera Urdangarin Enrico, VR Mercedes (Uruguay) – I, II, III, IV Cáceres González Roberto Reinaldo, VR Melo (Uruguay) – I, II, III, IV Cadoux Theophile, VR Kaolack (Senegal) – II, III, IV Cafferata Carlos, VR San Luis (Argentina) – I, II, III, IV Caggiano Antonio card., AR Buenos Aires (Argentina) – I, II, III, IV Cagna Mario, AT Eraclea di Europa (Giappone) – II, III, IV Cagnoni Emiliano, VR Cefalú (Italia) – I, II, III Cahill Thomas, VR Cairns (Australia) – I, II, III, IV Cahsay Hailé, VR Adigrat (Etiopia) – II, III, IV Caillot Antoine, VR Evreux (Francia) – I, II, III, IV Caillouet Louis, VT Setea (USA) – I, II, III, IV Calabretta Angelo, VR Noto (Italia) – I, II, III, IV Calabria Raffaele, AR Benevento (Italia) – I, II, III, IV Calderón José, VR Cartago di Colombia (Colombia) – I, II, III, IV Calderón y Padilla Octavio, VR Matagalpa (Nicaragua) – I Calewaert Karel Justinus, VR Gent (Belgio) – I, II Calheiros de Novais Valdir, VT Mulia (Brasile) – III, IV Caliaro Marco, VR Sabina e Poggio Mirteto (Italia) – I, II, III, IV Callens Michel, AT Mossori (Tunisia) – IV Callori di Vignale Federico card. – IV Calmels Norberto, SG Premostratensi – I, II, III, IV Calzolari Pacifico OFM, PA Xiangtan (Cina) – II, III

Camagni Ernesto, VT Suava (Italia) – III, IV Cambiaghi Placido, VR Novara (Italia) – I, II, III, IV Caminada Costantino, VR Ferentino (Italia) – I, II, III, IV Camomot Bastida Teofilo, AT Marcianopoli (Filippine) – I, III, IV Camozzo Ugo, AR Pisa (Italia) – I, II, III, IV Campbell Donald, AR Glasgow (Gran Bretagna) – I Campelli Raffaele, VR Cagli e Pergola (Italia) – I, II, III, IV Campos Paulo, AR Campinas (Brasile) – I, II Campuzano Juan de Dios, PA Galapagos (Ecuador) – II, III, IV Canestri Giovanni, VT Tenedo (Italia) – I, II, III, IV Cannonero Giacomo, VR Asti (Italia) – I, II, III, IV Canonne Michel, VR Tulear (Madagascar) – I, II, III, IV Cantero Cuadrado Pedro, AR Saragozza (Spagna) – I, II, III, IV Canyes Santacana Eduardo, PA Leticia (Colombia) – II Canzonieri Carmelo, VR Caltagirone (Italia) – I, II, III, IV Capasso Nicola, VR Acerra (Italia) – I, II, III, IV Capobianco Giovanni, VR Urbania (Italia) – I, II, III Capozi Domenico Luca OFM, AR Taiyüan (Cina) – I, II, III, IV Caprio Giuseppe, AT Apollonia (Cina) – II, III, IV Capucci Hilarion, AT Cesarea di Palestina (Giordania) – II, III, IV Carata Giuseppe, VT Presidio (Italia) – IV Carberry John, VR Columbus (USA) – I, II, III, IV Carboni Romolo, AT Sidone (Perù) – I, II, III, IV Cardenas Manuel, VT Aulon (Argentina) – II, III, IV Cardijn Joseph-Léon card. – IV Cardinale Igino, AT Nepte, delegato apostolico in Gran Bretagna – II, IV Cardoso Cunha Antonio, VT Baris di Pisidia (Portogallo) – I, II, III, IV Carinci Alberto, VR Campobasso (Italia) – I, II, III, IV Carinci Alfonso, AT Seleucia di Isauria (Italia) – I, II Carli Luigi, VR Segni (Italia) – I, II, III, IV Carpino Francesco, AT Sardica (Italia) – I, II, III, IV Carranza Chévez José, VR S. Rosa de Copán (Honduras) – I, II, III, IV Carranza Lopez Clemente, VR Estele (Nicaragua) – IV Carrara Benigno, VR Imola (Italia) – I, II, III, IV Carraro Giuseppe, VR Verona (Italia) – I, II, III, IV Carrasco Bartolomeo, VR Huejutla (Messico) – IV Carreras Jorge, VR San Rafael (Argentina) – I, IV Carretto Peter, VT Zenobia (Thailandia) – I, II, III, IV Carrizzo Villareal José, VR Chitre (Panamà) – II, III, IV Carrieri Leonardo, SG Congregazione dei Missionari dei SS. Cuori di Gesù e Maria – II, III, IV Carroll Coleman, VR Miami (USA) – I, II, III, IV Carroll Francis, AT Gabula (Liberia) – I, II, III, IV Carroll Francis Patrick, VR Calgary (Canada) – I Carroll James Patrick, AT Amasea (Australia) – II, III, IV Carta Paolo, AR Sassari (Italia) – I, II, III, IV Carter Alexander, VR Sault Saint Marie (Canada) – I, II, III, IV Carter Gerald, VR London (Canada) – I, II, III, IV Carvajal Rosales Luis Alfredo, VT Copto (Ecuador) – I, IV Carvalho Augusto, VR Caruarú (Brasile) – I, II, III, IV Casariego Mario, AR Guatemala (Guatemala) – I, II, III, IV Casas Artemio, VR Imus (Filippine) – I, II, III, IV Cascón Luis, VR S. Cristobal de la Laguna (Spagna) – I, II, IV Caselle Alfredo, VT Lugura (Italia) – IV Casey James, VR Lincoln (USA) – I, II, III, IV Casey Lawrence, VT Cea (USA) – I, II, III, IV Cashman David, VR, Arundel Brighton (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Cassulo Silvio, VR Macerata e Tolentino (Italia) – I, II, III, IV Castaldo Alfonso card., AR Napoli (Italia) – I, II, III, IV Castán Lacoma Laureano, VR Sigüenza e Guadalajara (Spagna) – I, III, IV Castellano Ismaele Mario, AR Siena (Italia) – I, II, III, IV Castellano Ramón, AR Cordoba (Argentina) – I, II Castelli Alberto, AT Rusio (Italia) – I, II, III, IV Castro Becerra Jesús, VR Palmira (Colombia) – I, II, IV Castro Cabrera José, VR San Felipe (Cile) – II, III Castro Ramirez Francisco Santiago de Maria (El Salvador) – I, III Castro Ruiz Manuel, VT Cincari (Messico) – IV Casullo Guido Maria, VT Utica (Brasile) – I, II, III, IV Catani Aliprando, SG Monaci Eremiti Camaldolesi– II, III, IV Catarella Antonino, VR Piazza Armerina (Italia) – I, II, III, IV Catarzi Danilo, VR Uvira (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Catry Hector, VT Semta (Belgio) – III, IV Cavagna Alfredo, VT Tio (Italia) – I, II, III, IV Cavallera Charles, VR Marsabit (Kenya) – I, II, III, IV Cavallero José Maria, VR Minas (Uruguay) – I Cavanna Nicola, VR Rieti (Italia) – I, II, III, IV Cayer Jean de Capistran Aimé, VT Cissi (RAU-Egitto) – I, II, III, IV Caza Percival, VT Albule (Canada) – I, II, III, IV Cazaux Antoine-Marie, VR Luçon (Francia) – I, II, III, IV Cazzaniga Anacleto, AR Urbino (Italia) – I, II, III, IV Cazzaro Bernardo, VT Pirgo (Cile) – III, IV Cecchi Vittorio, VR Fossombrone (Italia) – I, II, III, IV Cece Antonio, VT Damiata (Italia) – I, II, III, IV ekada Smiljan, VR Skoplje (Jugoslavia) – I, II, III, IV

Cento Fernando card. penitenziere maggiore – I, II, III, IV Centoz Luigi, AT Edessa di Osroene (Italia) – I, II, III, IV Ceól Orazio Ferruccio OFM, VR Kichow (Cina) – I, II, III, IV Cerqua Arcangelo, VT Olbia (Brasile) – I, II, III, IV Cesana John, VR Gulu (Uganda) – I, II, III, IV Cesarano Andrea, AR Manfredonia (Italia) – I, II, III, IV Chabukasanska Clemente, VR Kasama (Zambia) – II, III, IV Chacón Acacio, AR Mérida (Venezuela) – I Chalup Jorge, VR Gualeguaychù (Argentina) – I, II, III, IV Chambon Léon, VR Bossangoa (Rep. Centro-Africana) – II, III, IV Chami Pierre, AR Bosra (Siria) – I, IV Champagne Gabriel, VR Tamale (Ghana) – I, II, III, IV Chan Francis, VR Penang (Malaysia) – I, II, III Chang Tso-huan Vito SVD, VT Cyanae (Cina) – I, II, III, IV Chantoux Alphonse, PA Fada N’Gourma (Alto Volta) – II Charbonneau Paul, VR Hull (Canada) – I, II, III, IV Charles de la Brousse André, VR Dijon (Francia) – I, II, III, IV Charrière François, VR Lausanne, Genève e Fribourg (Svizzera) – I, II, III, IV Charue André, VR Namur (Belgio) – I, II, III, IV Chauvin Marcel, VR Fada N’Gourma (Alto Volta) – III, IV Chaves Orlando, AR Cuiabá (Brasile) – I, II, III, IV Chávez y González Luis, AR San Salvador (El Salvador) – I, II, III, IV Chedid Jean, VT, Arca di Fenicia (Libano) – II Cheikho Joseph, AR Sehna (Iran) – I, II, III, IV Cheikho Paul II P Babilonia dei Caldei (Iraq) – I, II, III, IV Chelucci Ireneo, VR Montalcino (Italia) – I, II, III, IV Ch’eng Shih-kuang Paul, VT Uccula e Tainan, Taiwan – I, II, III, IV Cheng Tien-Siang Joseph OP, VR Kaohsiung (Cina) – I, II, III, IV Chevalier Paul, VR Le Mans (Francia) – I, II, III, IV Chiappero Pier Giorgio, VT Cibira (Palestina) – I Chiarlo Carlo card. – I, II Chichester Aston, AT Velebusdo (Rhodesia) – I Chilouet Camille, VR Farafangana (Madagascar) – I, II, III, IV Chiocca Secondo, VT Cesarea di Bitinia (Italia) – I, II, III, IV Chiriboga Benigno, VR Latacunga (Ecuador) – II, III, IV Chitsulo Cornelius, VR Dedza (Malawi) – I, II, III Chizzini Cornelio, VT Ege (Brasile) – I, II, III, IV Choi Jae-seon John, VR Pusan (Corea del Sud) – I, II, III, IV Chopard Lallier Robert, PA Parakou (Dahomey) – II Choquet Maurice, VT Diospoli Inferiore (Haiti) – I, III, IV Choromański Zygmunt, VT Panopoli (Polonia) – I, III Chu-Kim-Tuyen Emanuel, SG Congregazione Cistercense della Sacra Famiglia– III, IV Cialeo Francis, VR Lyallpur (Pakistan) – I, II, III, IV Cibrian Fernandez Ubaldo, VT Bida (Bolivia) – I, II, III Cicognani Amleto Giovanni, card. segretario di Stato – I, II, III, IV Cicuttini Luigi, VR Città di Castello (Italia) – I, II, III, IV Ciesielski Augustyn, SG Congregazione Cistercense di Maria Regina– I, III Cifuentes Gómez Alfredo, AR La Serena (Cile) – I, III Cimichella Adrien, VT Quiza (Canada) – IV Cinense y Abera Emilio, VR S. Fernando (Filippine) – I, II, III, IV Cioli Telesforo, VR, Arezzo (Italia) – I, II, III, IV Ciona Giacomo, VT Bacanaria (Malawi) – IV Cirarda Lachiondo José, VT Drusiliana (Spagna) – I, II, III, IV Ciriaci Pietro card. prefetto della congregazione del Concilio – I, II, III, IV Cirio Armando, VR Toledo (Brasile) – I, III Ciuchini Adolfo, VR Alghero (Italia) – I, II, III, IV Civardi Luigi, VT Tespia (Italia) – I, II, III, IV Civelli Mario PIME, VR Jixian (Cina) – I, II, III, IV Clabaut Armand, VT Troade (Francia) – I, II, III, IV Clarizio Emanuele, AT Claudiopoli di Isauria (Rep. Dominicana) – II, III, IV Clavel Méndez Tomás, AR Panama (Panamá) – I, II, III, IV Cleary Joseph, VT Cresima (Gran Bretagna) – IV Cleary Patrick SSCME, VR Nancheng (Cina) – I, II, III, IV Cleire Richard, VT Tadamata (Italia) – I, II, III, IV Clemente da Milwaukee, SG Frati Minori Cappuccini – I, II Clementino da Vlissingen, SG Frati Minori Cappuccini – III, IV Cléret de Langavant François, VT Mactaris (Isola Reunione) – I, II, III, IV Clerici Alberto, SG Congregazione Benedettina Cassinese – IV Cleven Wilhelm, VT Sasima (Germania) – I, II, III, IV Clinch Henry, VT Badie (USA) – III, IV Cobben William, VR Helsinki (Finlandia) – I, II, III, IV Coderre Gérard, VR S. Jean de Québec (Canada) – I, II, III, IV Cody John Christopher, VR London (Canada) – I, II Cody John Patrick, AR Chicago (USA) – I, II, III, IV Coelho Jaime Luiz, VR Maringá (Brasile) – I, II, III, IV Coggin Walter AN Mary Help of Christians (USA) – I, II, III, IV Cognata Giuseppe, VT Farsalo (Italia) – II, III, IV Cogoni Francesco, VR Ozieri (Italia) – I, II, III, IV Coimbra José, VR Patos de Minas (Brasile) – I, II, IV Colaço José, VR Santiago de Cabo Verde (Isola Capo Verde) – I, II, III, IV Colli Evasio, AR Parma (Italia) – I, II, III, IV

Collignon Jean, VR Les Cayes (Haiti) – IV Collin Bernardin, VR Digne (Francia) – I, II, III, IV Colling João Cláudio, VR Passo Fundo (Brasile) – I, II, III, IV Collini André, VT Zefirio (Francia) – I, II, III, IV Collins Thomas, VT Sufetula (Bolivia) – I, II, III, IV Colombo Carlo, VT Vittoriana (Italia) – III, IV Colombo Giovanni card., AR Milano (Italia) – I, II, III, IV Comber John William, VT Foraziana (USA) – I, II, III, IV Compagnone Enrico, VR Anagni (Italia) – I, II, III, IV Concha Luis card., AR Bogotá (Colombia) – I, II, III, IV Condon William, VR Great Falls (USA) – I, II, III, IV Confalonieri Carlo card. arciprete della Basilica di S. Maria Maggiore e segretario della congregazione Concistoriale – I, II, III, IV Conigli Abele, VR Sansepolcro (Italia) – II, III, IV Connare William, VR Greensburg (USA) – I, II, III, IV Connolly James, VR Fall River (USA) – I, II, III, IV Connolly Thomas, AR Seattle (USA) – I, II, IV Conti Servilio, PN Roráima (Brasile) – IV Conway William John card., AR, Armagh (Irlanda) – I, II, III, IV Coque Terence, VT Summa (USA) – IV Cooray Thomas Benjamin card., AR Colombo (Ceylon) – I, II, III, IV Copas Virgil, VT Bennefa (Nuova Guinea) – I, II, III, IV Copello Santiago card. – I, II, III, IV Corboy James, VR Monze (Zambia) – I, II, III, IV Cordeiro Joseph, AR Karachi (Pakistan) – I, II, III, IV Cornejo Ravadero Mario, VT Sanavo (Perù) – II, III, IV Cornelis Joseph, AR Elizabethville (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Cornelli Leone, SG Benedettini Silvestrini– I, II, III, IV Coroli Eliseu, VT Zama Maggiore (Brasile) – I, II, III, IV Coronado Caro Jesús PA, Ariari (Colombia) – III, IV Coronado Romani Florencio, VR Huancavelica (Perù) – I, II, III, IV Correa José, VR Caratinga (Brasile) – I, II, III, IV Correa León Pablo, VR Cúcuta (Colombia) – I, II, III, IV Correa Yepes Heriberto, PA Mitú (Colombia) – II, III, IV Corripio y Ahumada Ernesto, VR Tampico (Messico) – I, II, III, IV Corso Antonio, VT Moglena (Uruguay) – I, II, III, IV Cortés Peréz Fidel, VR Chilapa (Messico) – I, II, III, IV Coscia Benedetto, VR Jataí (Brasile) – I, II, III, IV Cosme do Amaral Alberto, VT Tagaria (Portogallo) – III, IV Costa Campos José, VR Valença (Brasile) – I, II, III, IV Costa Franco, VT Emmaus (Italia) – II, III, IV Costa João, VT Scilio (Brasile) – I, IV Costa José, VR Caetité (Brasile) – I, II, III, IV Costantini Vittorio, VR Sessa Aurunca (Italia) – I, II, III, IV Costello Joseph, VT Coma (USA) – II, III, IV Côté Philip SJ, VR Xuzhou (Cina) – I, II, III, IV Cotter Kiernan, PA Máiduguri (Nigeria) – II, III, IV Coty, Arnold, VR Nachingwea (Tanzania) – II, III, IV Coucherousset Joseph, AR Bangui (Rep. Centro-Africana) – I, II, III, IV Couderc Alfred, VR Viviers (Francia) – I, II, III, IV Coudert John, VT Rodiapoli (Canada) – I, II, III, IV Coudray Jean, PA Kankan (Guinea) – II, III, IV Courbe Stanislas, VT Castoria (Francia) – I, II, III, IV Courtemanche Firmin, VR Fort Jameson (Zambia) – I, II, IV Courtois Etienne, VR Kayes (Mali) – II, III, IV Cousineau Albert, VR Cap Haïtien (Haiti) – I, II, III, IV Cousins William Edward, AR Milwaukee (USA) – I, II, III, IV Couturier Gérard, VR Hauterive (Canada) – I, II, III, IV Cowderoy Cyril, AR Southwork (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Cowley Leonard, VT Pertusa (USA) – I, II, III, IV Craven George Laurence, VT Sebastopolis in Armenia (Gran Bretagna) – I Crawford John, VT Caffa – I, II, III, IV Creemers André, VR Bondo (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Crespo Chiriboga Luis Alfonso, VR Loja (Ecuador) – III Cristea Vasile, VT Lebedo (Italia) – I, II, III, IV Crivellari Pio, VR Trivento (Italia) – I, II, IV Cronin Patrick, VT Ubaza (Filippine) – I, II, III, IV Crous y Salichs Camilo, VT Crazia (Colombia) – I, II, III, IV Cserháti József, VT Melzi (Ungheria) – III, IV Cuenco José, AR Jaro (Filippine) – I, III, IV Cueter Elias, VT Taua (Brasile) – III, IV Cueto Gonzalez Felipe, VR Tlalnepantla (Messico) – III, IV ule Petar, VR Monstar (Jugoslavia) – I, II, III, IV Cullinane John, VT Flumenzer (Australia) – I, II, IV Cunial Antonio, VR Lucera (Italia) – II, III, IV Cunial Ettore, AT Soteropoli (Italia) – I, II, III, IV Cuniberti Angelo, VT Arsinoe di Cipro (Colombia) – I, II, III, IV Cunningham David, VT Lampsaco (USA) – I, II, III, IV Cunningham James, VR Hexham e Newcastle (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Curtis Walter, VR Bridgeport (USA) – I, II, III, IV Cushing Richard card., AR Boston (USA) – I, II, III, IV Cuyper Alfonso, PA Vichada (Colombia) – III Czapliński Bernard, VT Faustinopolis (Polonia) – II, IV Czerniak Jan, VT Eudocia (Polonia) – II, IV

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Elenco dei padri conciliari

D

D browski Bronisław, VT Adrianotere (Polonia) – I, II, III, IV Dachtou Zaya, AR Urmya e Salmas (Iran) – I, II, III, IV Da Costa Nuñes José card. vicecamerlengo – I, II, III, IV da Costa Vaz Policarpo, VR Guarda (Portogallo) – I, II, III, IV da Cunha Cintra Manuel, VR Petrópolis (Brasile) – I, II, III, IV da Cunha Marelim Luis, VR Caxias do Maranhão (Brasile) – I, II, IV da Cunha Vasconcelos Félix, AR Ribeirão Prêto (Brasile) – II, IV Dadaglio Luigi, AT Leor (Venezuela) – II, III, IV Daddi Emmanuel, VR Mossul dei Caldei (Iraq) – I, II, III, IV Dadone Giovanni, AR Fossano (Italia) – I, II, III, IV Daem Jules, VR Antwerpen (Belgio) – I, II, III, IV D’Agostino Biagio, VR Vallo di Lucania (Italia) – I, II, III, IV Daley Joseph, VT Barca (USA) – III, IV Dalmais Paul, AR Fort-Lamy (Chad) – I, II, III, IV Dal Monte Ignazio, VR Guaxupé (Brasile) – I Dal Prà Giovanni, VR Terni e Narni (Italia) – I, II, III, IV D’Alton John card., AR Armagh (Irlanda) – I Dalton Patrick, VR Yola (Nigeria) – I, II, III, IV Dalvit José, VR São Matéus (Brasile) – I, II, III, IV Daly Edward, VR Des Moines (USA) – I, II, III D’Amato Cesario, VT Sebaste di Cilicia (Italia) – I, II, III, IV Damiano Celestine Joseph, AR Camden (USA) – I, II, III, IV Dammert Bellido José, VR Cajamarca (Perù) – I, II, III, IV da Mota e Albuquerque João B., AR Vitória (Brasile) – I, II, III, IV da Mota e Albuquerque João J., AR S. Luis do Maranhão (Brasile) – I, II, III, IV D’Angelo Neto José, AR Pouso Alegre (Brasile) – I, II, III, IV Dantas José, VR Garanhuns (Brasile) – I, II, III, IV Dante Enrico card. segretario della congregazione dei Riti – I, II, III, IV D’Antonio Nicola, PN Immacolata Concezione BVM en Olancho (Honduras) – III, IV da Piedade Rebello Francisco, VT Tipasa di Mauritania (India) – IV D’Arco Agostino, VR Castellammare di Stabia (Italia) – I, II, III, IV Dario Silvio, VT Oppido nuovo (Brasile) – IV Darmojuwono Justinus, AR Semarang (Indonesia) – III, IV Darmancier Michel, VT Auguro (Polinesia) – I, II, III, IV da Rocha José, VR Bragança Paulista (Brasile) – I da Silva Augusto card. San Salvador di Bahia (Brasile) – I da Silva Campos Neves João, VR Lamego (Portogallo) – I, II, III, IV da Silva Francisco, AR Braga (Portogallo) – I, II, III, IV da Silva José Pedro, VR Viseu (Portogallo) – I, II, III, IV da Silva Neto Belchior Joaquim, VT Cremna (Brasile) – I, II, III, IV da Silva Saraiva João, VR Funchal (Portogallo) – IV da Silveira D’Elboux Manuel, AR Curitiba (Brasile) – I, II, III Daubechies Marcel, VT Buffada (Belgio) – I, II, III, IV D’Avack Giuseppe, AT Leontopolis di Pamphylia (Italia) – I, II, III, IV D’Aversa Michele, VT Macri (Brasile) – I, II, III, IV David Jean, VR Majunga (Madagascar) – I, II, III, IV Da Veiga Coutinho Fortunato, VR Belgaum (India) – I, II, III, IV Davies Colin, PA Ngong (Kenya) – III, IV Davis James, AR Santa Fe (USA) – I, II, III, IV Dayez Godefrido, SG Congregazione Benedettina del Belgio – I, II, III, IV Ddungu Adrian Kivumbi, VR Masaka (Uganda) – I, II, III, IV de Aguiar Severino Mariano, VR Pesqueira (Brasile) – I, II, III, IV de Alba y Hernández Ignacio, VR Colima (Messico) – I, II, III, IV de Almeida Batista José, AR Brasilia (Brasile) – I, II, III, IV de Almeida B. Pereira José, VR Guaxupé (Brasile) – I, II, III, IV de Almeida Moraes António, AR Niterói (Brasile) – I, II, IV de Andrade y Silva Florentino, VT Eliosebaste (Portogallo) – I, II, III, IV Deane Alberto, VR Villa Maria (Argentina) – I, II, III, IV De Angelis Hamleto, VR Viana (Brasile) – II, III, IV de Aquino Pereira José, VR Presidente Prudente São Paulo (Brasile) – I, II, III, IV de Aragão Antonio, VR Petrolina (Brasile) – I, III de Araújo Epaminondas, VR Rui Barbosa (Brasile) – I, II, III, IV de Araújo Matos Vicente, VR Crato (Brasile) – I, II, III, IV de Araújo Sales Eugênio, VT Tibica (Brasile) – I, II, III, IV Dearden John, AR Detroit (USA) – I, II, III, IV de Arriba y Castro Benjamín, AR Tarragona (Spagna) – I, II, III, IV de Barros Câmara Jaime, AR São Sebastião do Rio de Janeiro (Brasile) – I, II, III, IV De Battista Ambrogio, VR Vijayavada (India) – I, II, IV de Bazelaire de Ruppierre Louis, AR Chambéry (Francia) – I, II, III, IV de Brigard Ortiz Emilio, AT Disti (Colombia) – I, II, III, IV de Cambourg Jean, VT Eutime (Francia) – I, II, III, IV de Campos António, VT Febiana (Portogallo) – I, II, III, IV de Carvalho Manuel, VR Angra (Portogallo) – I, II, III, IV de Castro António, VT Ombi (Portogallo) – III, IV de Castro e Silva Raimundo, VT Uzuli (Brasile) – I, II, III, IV de Castro Mayer Antônio, VR Campos (Brasile) – I, II, III, IV De Chiara Vincenzo, VR Mileto (Italia) – I, II, III, IV

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Elenco dei padri conciliari de Cocq Hendrick Jospeh, VT Acque di Bizacena (Polinesia) – III, IV de Cooman Louis, VT Tacia Montana (Francia) – I, II, III, IV Decosse Aimé, VR Gravelbourg (Canada) – I, II, III, IV de Courrèges D’Ustou Louis, VR Montauban (Francia) – I, II, III, IV de Falco Lawrence, VR Amarillo (USA) – II, III, IV de Fürstenberg Maximilien, AT Paltus (Portogallo) – I, III, IV De Giuli Raffaele, VR Albenga (Italia) – I Degrijse Omer, SG Congregazione del Cuore Immacolato di Maria – I, II, III, IV Dehler Robert, VT Clazomene (Isole Bermude) – I, III, IV De Hornedo Correa Antonio, PA S. Francisco Javier (Perù) – II, III, IV De Kesel Leo, VT Sinao (Belgio) – I, II, III, IV De Keyzer Maurits, VT Tino (Belgio) – I, II, III, IV de La Chanoine Pierre, VR Clermont (Francia) – I, II, III, IV Delaere Leo, VR Molegbe (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV de la Fuente Néstar Peregrin, VT Mylasa (Filippine) – I, II, III, IV de La Moureyre Raymond, VR Mouila (Gabon) – I, II, III, IV de Lange Joaquim, VT Photice (Brasile) – I, II, III, IV Delargey Reginald, VT Irina (Nuova Zelanda) – I, II, III, IV De la Torre Carlos card., AR Quito (Ecuador) – I de la Vega Rodriguez Luis, VR Tulcan (Ecuador) – IV del Campo y de la Bárcena Abilio, VR Calahorra (Spagna) – I, II, III, IV Delgado y Gómez Enrique, AR Pamplona (Spagna) – I, II, III, IV Del Giudice Antonio, AT Hierapolis in Syria (Corea) – I, II, III Delisle Auguste, VR Lokoja (Nigeria) – II, III, IV De Liva Ottavio, AT Heliopolis di Fenicia (Indonesia) – II, III Dell’Acqua Angelo OSsCA, AT Calcedonia (Italia), sostituto della segreteria di Stato – I, II, III, IV Dell’Omo Giuseppe, VR Acqui (Italia) – I, II, III, IV Delly Emmanuel-Karim, VT Palaeopolis in Asia (Iraq) – II, IV Del Mestri Guido, AT Tuscamia (Kenya) – I, II, III, IV Del Pino Gómez Aurelio, VR Lerida (Spagna) – I, II, III, IV Del Rio Giacomo, SG Congregazione degli Eremiti Camaldolesi di Monte Corona – IV Del Rosario Luis, AR Zamboanga (Filippine) – I, II, III, IV Del Rosario Manuel, VR Malolos (Filippine) – I, II, III, IV Del Signore Vincenzo, VR Fano (Italia) – I, II, III, IV Demarteau Guillaume, VR Bandjarmasin (Indonesia) – I, II, III, IV de Medeiros Delgado José, AR Fortaleza (Brasile) – I, II, III, IV de Medeiros Guerreiro Manuel, VR Nampula (Mozambico) – I, II, III, IV de Medeiros Leite José, VR Oliveira (Brasile) – I, II, III, IV Demets Antoon, VT Cadossia (Trinidad e Tobago) – I, II, III, IV de Milleville Gérard, AT Gabala (Brasile) – I, II, III, IV de Miranda Vilas-Bôas Mario, AT Gibba (Brasile) – I, II, III, IV De Montclos Didier, VR Sikasso (Mali) – II, III, IV Demont Franz Wolfgang, VT Usinaza (Germania) – I, II de Morais Penido Geraldo, AR Juiz de Fora (Brasile) – I, II, III, IV de Nadal Luis, VR Uruguaiana (Brasile) – I de Nevares Jaime, VR Neuquén (Argentina) – I, II, III, IV Denning Joseph, VT Mallo (USA) – I, II, III, IV de Oliveira Expedito, VR Patos (Brasile) – I, IV de Oliveira Jorge, VR Santo André (Brasile) – I, II, III, IV de Oliveira Oscar, AR Mariana (Brasile) – II, III, IV de Orbegozo y Goicoechea Ignacio María, VT, Ariasso (Perù) – I, II, III, IV De Palma Giuseppe, SG Sacerdoti del Sacro Cuore– I, II, III, IV de Paula Ernesto, VT Hierocaesarea (Brasile) – I, II, III, IV de Proença Sigaud Geraldo, AR Diamantina (Brasile) – I, II, III, IV De Provenchères Charles, AR di Aix (Francia) – I, II, III, IV D’Erchia Antonio, VT Podalia (Italia) – II, III, IV de Reeper John, VR Kisumu (Kenya) – II, III, IV Dereere Vincent, VR Trivandrum dei Latini (India) – I, II, III, IV De Rocco Saba, SG Somaschi– I De Roo Remy, VR Victoria (Canada) – I, II, III, IV Derouineau Alexandre-Joseph-Charles MEP, AR Kunming (Cina) – I, II, III, IV Dery Peter, VR Wa (Ghana) – I, II, III, IV de Sá Leâo y Seabra Pompeu, VR Malanje (Angola) – II, III, IV De Santis Luigi, SG Chierici Regina Madre di Dio– I, II, III, IV de Saram Anthony, VR Galle (Ceylon) – I, II, III, IV Descamps Albert, VT Tunes (Belgio) – I, II, III, IV Deschamps Gérard, PA Daru (Nuova Guinea) – II, IV Deschâtelets Léo, SG Missionari Oblati Maria Immacolata – I, II, III, IV Descuffi Joseph, AR Izmir (Turchia) – I, II, III, IV Desmarais Joseph, VR Amos (Canada) – I, III, IV Desmazières Stephane, VR Beauvais (Francia) – I, II, III, IV De Smedt Emiel-Jozef, VR Bruges (Belgio) – I, II, III, IV de Sousa David, AR Evora (Portogallo) – I, II, III, IV de Sousa Lima João, AR Manáus (Brasile) – I, II, III, IV de Sousa Liborio Paulo, VR Parnaíba (Brasile) – I, II, III, IV Desperben Dominic SSCC, PA Hainan (Cina) – II, III, IV Desrochers Bruno, VR S. Anne de la Pocatière (Canada) – I, III, IV Des Rosiers Joseph, VR Qacha’s Nek (Basutoland) – I, II, III, IV

De Terris Marie-Bernard, SG Congregazione Cistercense Senaquense – I, II, III, IV Dettmann y Aragón Alberto Maria, VR Ica (Perù) – I, II, IV Dettmer Louis, PA De Aar (Sud Africa) – II, III, IV De Uriarte Bengoa León, VT Madauro (Perù) – I, II, III, IV de Vasconcellos Motta Carlos card., AR São Paulo (Brasile) – I, II De Vet Gerardus Henricus, VR Breda (Olanda) – I, II, III, IV de Vito Albert Conrad, VR Lucknow (India) – I, II, III, IV de Vizcarra y Arana Zacarías, VT Eressus (Spagna) – I Devoto Alberto, VR Goya (Argentina) – I, II, III, IV De Wilde François, VR Niangara (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV De Wit Cornelius, VT Amisus (Filippine) – I, II, III, IV De Zanche Vittorio, VR Concordia (Italia) – I, II, III, IV Dias Nogueira Eurico, VR Vila Cabral (Mozambico) – III, IV Diaz Cueva Gabriel José, VT Are di Numidia (Ecuador) – IV Diaz Merchán Gabino, VR Guadix (Spagna) – IV Díaz Plata Juan, PN Bertrania en el Catatumbo (Colombia) – II Dib Pierre, VR Le Caire (RAU-Egitto) – I, II, III Di Girolamo Nicola, VR Caiazzo (Italia) – I Di Jorio Alberto card. presidente dell’Istituto per le Opere di Religione – I, II, III, IV Di Lieto Mario, VR Ascoli Satriano (Italia) – I, II, III, IV Diniz Barreto Gentil, VR Mossoró (Brasile) – I, II, IV Dinkelborg Edilberto, VR Oeiras (Brasile) – I, II, III, IV Di Stefano Italo, VR Presidencia Roque (Argentina) – I, II, III, IV Djajasepoetra Adrianus, AR Djakarta (Indonesia) – I, II, III, IV Dlamini Pius, VR Umzimkulu (Sud Africa) – I, II, III D’Mello Leo, VR Ajmer Jaipur (India) – I, II, III, IV D’Mello Raymond, VR Allahabad (India) – I, II, III, IV do Amaral Francisco, VR Taubaté (Brasile) – I, II, III, IV Dodds Prosper, VR Ziguinchor (Senegal) – I, II, III, IV Doggett Ignatius John, VT Mundinizza (Nuova Guinea) – I, II, III, IV Doi Peter Tatsuo card., AR Tokyo (Giappone) – I, II, III, IV Domingo Sabugal Teodulfo, VR Tuguegarao (Filippine) – I, II, III, IV Domingues de Oliveira Joaquín, AR Florianópolis (Brasile) – I Domínguez Recinos Evelio, VT Acolla (Honduras) – II Domínguez y Rodríguez José, VR Matanzas (Cuba) – I, II, III, IV Donaghy Frederick Anthony MM, VR Wuzhou (Cina) – I, II, III, IV Donahue Stephen, VT Medea (USA) – I Dondeo Virginio, VR Orvieto (Italia) – I, II, III, IV Donnellan Thomas, VR Ogdensburg (USA) – III, IV Donnelly Henry, VT Timbriade (USA) – I, III Donnelly Joseph, VT Nabala (USA) – IV Donohoe Hugh, VR Stockton (USA) – I, II, III, IV Donovan John, VT Raso (USA) – I, II, III, IV Donze Henri Clément Victor, VR Tulle (Francia) – I, II, III, IV Doody Edward, VR, ARmidale (Australia) – I, II, III, IV Dooley John Jarlath, AT Macra (Irlanda) – I, II, III, IV Döpfner Julius card., AR München e Freising (Germania) – I, II, III, IV dos Santos Caetano Antônio Lima, VR Ilheus (Brasile) – I, II, III, IV dos Santos Garcia José, VR Porto Amélia (Mozambico) – II, III, IV dos Santos Rocha Manuel, AT Mitilene (Portogallo) – I, II, III, IV Dosseh Robert, AR Lomé (Togo) – I, II, III, IV Dougherty John, VT Cotenna (USA) – II, IV Dougherty Joseph, VR Yakima (USA) – I, II, III, IV Douillard Pierre, VR Soissons (Francia) – I Doumith Michael, VR Sarba (Libano) – I, II, III, IV Douville Arthur, VR Saint-Hyacinte (Canada) – I, II, III, IV Doyle Francis, VT Onufi (Nuova Guinea) – I Doyle Wilfrid, VR Nelson (Canada) – I, II, III, IV Dozolme Jean, VR Le Puy-en-Velay (Francia) – I, II, III, IV D’Rosario Hubert, VR Dibrugarh (India) – I, II, III, IV Drury Thomas, VR Corpus Christi (USA) – I, II, III, IV Drzazga Jozéf, VT Siniandus (Polonia) – II, III, IV Drže nik Maksimilijan, VR Maribor (Jugoslavia) – I, II, III, IV D’Souza Albert, AR Calcutta (India) – I, II, III, IV D’Souza Andrew, VR Poona (India) – I, II, III, IV D’Souza Aloysius Paul, VR Mangalore (India) – IV D’Souza Eugene Louis, AR Bhopal (India) – I, II, III, IV D’Souza Leonard, VT Capocilla (India) – IV Dubbelman Conrad, VR Jabalpur (India) – I, II Dubois Marcel, AR Besançon (Francia) – I, II, III, IV Dudás Miklós, VR Hajdudorog (Ungheria) – I, II, III, IV Dudziec Piotr, VT Camuliana (Polonia) – III Dufault Wilfrid, SG Assunzionisti– I, II, III, IV Duhart James, PA Udonthani (Thailandia) – II, III, IV Duirat André, VR Bouaké (Costa d’Avorio) – I, II, III, IV Dumouchel Paul, VT Sufes (Canada) – I, II, III, IV Dunne Patrick, VT Nara (Irlanda) – I, II, III, IV Dunne William, VR Kitui (Kenya) – II, III, IV Du Noday João, VR Porto Nacional (Brasile) – I, II Dupont André, VR Bobo e Dioulasso (Alto Volta) – I, II, III, IV Dupont Georges-Hilaire, VR Pala (Chad) – III, IV Dupont Henri-Charles, VT Dorylaëum (Francia) – I, II, III, IV Dupuy Claude Marie, AR Albi (Francia) – I, II, III, IV

Duque Villegas Arturo, AR Manizales (Colombia) – I, II, III, IV Durán Moreira Alejandro, VR S. Carlos de Ancud (Cile) – I, II, III, IV Durick Joseph, VT Cerbali (USA) – I, III, IV Durkin John Thomas, PA Louis Trichardt (Sud Africa) – II, III, IV Durning Dennis, VR, ARusha (Tanzania) – II, III, IV Durrheimer Emile, VR Katiola (Costa d’Avorio) – I, II, III, IV Durrieu Louis, VR Ouahigouya (Alto Volta) – I, II, III Duschak Wilhelm Josef, VT Abidda (Filippine) – I, II, III, IV Dutil Joseph Alphonse, SG Missionari di N. S. de la Salette – I, II Duval Léon Étienne card., AR Algeri (Algeria) – I, II, III, IV Dworschak Baldwin Wilfred, SG Congregazione Benedettina Americana Cassinese – IV Dworschak Leo Ferdinand, VR Fargo (USA) – I, II, III, IV Dwyer George Patrick, AR Birmingham (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Dwyer Robert, VR Reno (USA) – I, II, III, IV

E Eccher Jacinto, VT Garriana (Bolivia) – I, II, III, IV Echeverría Ruiz Bernardino, VR Ambato (Ecuador) – I, II, III, IV Edelby Néophytos, AT Edessa in Osrhoëne dei Greco-Melkiti (Siria) – I, II, III, IV Edezath Alexander, VR Cochin (India) – I, II, IV Eijo y Garay Leopoldo, P Indie Orientali (Spagna) – I Ekandem Dominic, VR Ikot Ekpene (Nigeria) – I, II, III, IV Elchinger Léon-Arthur, VT Antandro (Francia) – I, II, III, IV Elko Niklos, VR Pittsburgh (USA) – I, II, III, IV Ellis Edward, VR Nottingham (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Elorza Legaristi Martin Fulgencio, VT Baliana (Perù) – I, II, IV Elwell Clarence, VT Cone (USA) – II, III, IV Emanuel Isidor Markus, VR Speyer (Germania) – I, II, III, IV Enciso Viana Jesus, VR Mallorca (Spagna) – I, II Enrici Domenico, AT Ancusa (Australia) – I, III Enrique y Tarancón Vicente, AR Oviedo (Spagna) – I, II, III, IV Erviti Félix, PA Sahara Spagnolo e Ifni (Sahara Spagnolo) – II, III, IV Escalante y Escalante Alfonso Manuel, VT Sora (Messico) – I, II, III, IV Escobar Vélez Guillermo, VR Antioquia (Colombia) – I, II, III, IV Esorto Germiniano, AR Bahía Blanca (Argentina) Espelage Bernard, VR Gallup (USA) – I Espiga y Infante Gregorio, VT Afneo (Filippine) – I, II, III Espino y Silva Alfonso, AR Monterrey (Messico) – I, II, III, IV Esser Francis, VR Keimoes (Sud Africa) – I, II, III, IV Essuah Joseph, VR Kumasi (Ghana) – I, II, III, IV Esteves Dias Francisco, VR Luso (Angola) – II, III, IV Etges Alberto Frederico, VR S. Cruz do Sul (Brasile) – I, II, III, IV Etoga Paul, VR Mbalmayo (Camerun) – I, II, III, IV Etrillard Jean, VR Gagnoa (Costa d’Avorio) – I, II, III, IV Etspueler Odilo, VT Fata (Filippine) – I, II, III, IV Etter Tadeusz, VT Bonizza (Polonia) – II Eugenín Teodoro Bernardo Eugenín, VT Hierissus (Cile) – I, II, III, IV Evangelisti Giuseppe, AR Meerut (India) – I, II, III, IV Evrard Joseph, VT Dionisiopoli (Francia) – I, II, III, IV

F Facchini Edoardo, VR Alatri (Italia) – I Fady Joseph, VR Lilongwe (Malawi) – I, II, III, IV Fahy Eugene SJ, PA Yangzhou (Cina) – II, III Falconieri Gregorio, VR Conversano (Italia) – I, II Falcucci Benedetto, AT Preslavo (Italia) – I, II, III, IV Falkowski Czeslaw, VR Łom>a (Polonia) – III, IV Fallani Giovanni, VT Partenia (Italia) – III, IV Farah Augustin, VR Tripoli del Libano, Greco Melchita (Libano) – I, II, III, IV Farah Elie, AR Cipro, Maronita (Cipro) – I, III, IV Fares Armando, AR Catanzaro (Italia) – I, II, III, IV Faresin Camillo, VT Bubastis (Brasile) – I, II, III, IV Farrelly Patrick, VR Lismore (Australia) – I, II, III, IV Farren Neil, VR Derry (Irlanda) – I, II, III, IV Fasola Francesco, AR Messina (Italia) – I, II, III, IV Fasolino Nicolas, AR Santa Fe (Argentina) – I, II, III, IV Fauret Jean Baptiste, VR Pointe Noire (Congo Brazzaville) – I, II, III, IV Fauvel André, VR Quimper (Francia) – I, II, III, IV Favé Vincent, VT Andeda (Francia) – I, II, III, IV Faveri Luigi, VR Tivoli (Italia) – I, II, III, IV Fearns John Michael, VT Geras (USA) – I, II, III, IV Fedders Edward Luis, VT Antiochia ad Maeandrum (Perù) – I, II, III, IV Federal Joseph, VR Salt Lake City (USA) – I, II, III, IV Federici Michele, AR Santa Severina (Italia) – I, II, III, IV Feeney Daniel, VR Portland (USA) – I, II, III, IV Felici Pericle, AT Samosata, segretario del concilio (Italia) – I, II, III, IV

Feltin Maurice card. Paris (Francia) – I, II, III, IV Fenech Francis, VR Jhansi (India) – I, II, III, IV Fenocchio Giuseppe, VR Pontremoli (Italia) – I, II, III, IV Ferche Joseph, VT Vina (Germania) – I, II, III Fergus James, VR Achonry (Irlanda) – I, II, III, IV Fernandes Angelo Innocent, AT Novae Patrae (India) – I, II, III, IV Fernandes de Araújo Serafim, VT Verinopolis (Brasile) – I, II, IV Fernandes Geraldo Bijos, VR Londrina (Brasile) – I, II, III, IV Fernandes Joseph, AR Delhi (India) – I, II, III, IV Fernandes Luis, VT Mididi (Brasile) – I Fernandes Mathias Sebastião Francisco, VR Mysore (India) – III, IV Fernández Alonso Aniceto, SG Domenicani – I, II, III, IV Fernández-Conde Manuel, VR Córdoba (Spagna) – I, II, III, IV Fernández Feo-Tinoco Alejandro, VR San Cristobal (Venezuela – I, II, III, IV) Fernández Jerome, VR Quilon (India) – I, II, III, IV Fernández Pérez Celestino, VR San Marcos (Guatemala) – I, II, III, IV Fernández y Fernández Celestino, VR Huajuapan de León (Messico) – IV Fernández y Fernández Doroteo, VT Castabal (Spagna) – I, II, III, IV Fernando Frank Marcus, VT Oliva (Ceylon) – IV Fernando Thomas, VR Tuticorin (India) – I, II, III, IV Ferrand Louis, AR Tours (Francia) – I, II, III, IV Ferrando Stephen, VR Shillong (India) – I, II, III, IV Ferrara Dominico, PA Mupoi (Sudan) – II, III, IV Ferrari Carlo, VR Monopoli (Italia) – I, II, III, IV Ferraz Salomão Barbosa, VT Eleutherna (Brasile) – I, II, III, IV Ferreira Arreola Francisco, VR Texcoco (Messico) – II, III, IV Ferreira Cabral Manuel, VT Obbi (Portogallo) – IV Ferreira da Silva Manuel, AT Cizico (Portogallo) – I, II, III, IV Ferreira de Macedo Antônio, AT Gangra (Brasile) – II, III, IV Ferreira Gomes António, VR Porto (Portogallo) – I, II, III, IV Ferreira João, PA Guinea Portoghese (Guinea Portoghese) – II, III, IV Ferreira Reis Gerardo, VR Leopoldina (Brasile) – I, II, III, IV Ferrero di Cavallerleone Carlo, AT Trebisonda (Italia) – I, II, III, IV Ferretto Giuseppe card., AR Sabina e Poggio Mirteto (Italia) – I, II, III, IV Ferro Giovanni, AR Reggio Calabria (Italia) – I, II, III, IV Ferro Juan, VR Concepción (Argentina) – III, IV Ferrofino Giovanni, AT Zenopoli Isauria (Italia) – IV Ferroni Alfonso Maria Corrado OFM, VR Laohekou (Cina) – I, II, III Feuga René, VT Fornos Maggiore (Francia) – I, II Fey Schneider Bernardo, VT Filadelfia Minore (Bolivia) – I, II, III, IV Field Justin, VR S. George’s e Grenada (Trinidad e Tobago) – I, II, III, IV Field William, VR Ondo (Nigeria) – I, II, III, IV Filipak Pedro, VR Jacarézinho (Brasile) – I, II, III, IV Filippini Francesco, VT Tinisia di Numidia (Somalia) – I, II, III, IV Finn Richard, VR Ibadan (Nigeria) – I, II, III, IV Fiordelli Pietro, VR Prato (Italia) – I, II, III, IV Fiorina Domenico, SG Istituto Missioni Consolata – I, II, III, IV Fitzgerald Edward, VR Winona (USA) – I, II, III, IV Fitzgerald William, VT Zarna (Trinidad e Tobago) – I, II, III, IV Fitzgibbon Edmond, PA Minna (Nigeria) – IV Flahiff George Bernard, AR Winnipeg dei Latini (Canada) – I, II, III, IV Flanagan Bernard, VR Worcester (USA) – I, II, III, IV Flannelly Joseph, VT Metelis (USA) – I Flavin Glennon, VT Janina (USA) – I, II, III, IV Fletcher Albert, VR Little Rock (USA) – I, II, III, IV Floersh John, AR Louisville (USA) – I Flores Martin Jaime, VR Barbastro (Spagna) – I, II, III, IV Flórez Hernández José, VR Ibagué (Colombia) – I, II, III, IV Florit Ermenegildo card., AR Firenze (Italia) – I, II, III, IV Flusin Claude, VR Saint Claude (Francia) – I, II, III, IV Foery Walter, VR Syracuse (USA) – I Fogar Luigi, AT Patrasso (Italia) – I Foley Brian, VR Lancaster (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Foley Theodore, SG Passionisti – III, IV Foley Victor, VT Petinesso (Polinesia) – I, II, IV Fondalinski Jan, VT Dobero (Polinesia) – I, IV Font y Andreu Jaime, VR San Sebastián (Spagna) – I Forer Enrico, VT Menfi (Italia) – I, II, III, IV Forero y García Norberto, VR Santa Marta (Colombia) – I, II Forni Efrem card. – I, II, III, IV Forni Raffaele, AT Egina (Uruguay) – II, III, IV Forst Francis, VR Dodge City (USA) – I, II, III, IV Fortier Joseph, VR Gaspé (Canada) – II, IV Forzoni Aldo, VR Diano Teggiano (Italia) – I, II, III, IV Fossati Maurilio, AR Torino (Italia) – I, II Fougerat André, VR Grenoble (Francia) – I, II, III, IV Fourrey René, VR Belley (Francia) – I, II, III, IV Fox Arthur, VT Rinocorura (Australia) – I, III Fox Thomas, VR Wilcannia Forbes (Australia) – II

Foylan Michael, VR Aberdeen (Gran Bretagna) – IV Fraghí Sebastiano, AR Oristano (Italia) – I, II, III, IV Fragoso Antônio Batista, VR Crateus (Brasile) – I, II, III, IV Franciolini Giuseppe, VR Cortona (Italia) – I, II, III, IV Franco Arango Julio, VR Duitama (Colombia) – III, IV Franco Francesco, VT Ilio (Italia) – I, II, III, IV Franic´ Franjo, VR Split-Makarska (Jugoslavia) – I, II, III, IV Franz John, VR Peoria (USA) – I, II, III, IV Franzoni Giovanni Battista, AN S. Paolo fuori le Mura (Italia) – III, IV Fratteggiani Bruno, AR Camerino (Italia) – III, IV Freeman James, VT Ermopoli Minore (Australia) – I, IV Freking Frederik, VR La Crosse (USA) – I, II, III, IV Frenette Emilien, VR di Saint-Jérôme (Canada) – I, II, III, IV Fresnel Alphonse, VR Fort Dauphin (Madagascar) – I, II, III, IV Fresno Larraín Juan, VR Copiapó (Cile) – I, II, III, IV Freundorfer Joseph, VR Augsburg (Germania) – I Frias Hurtado Hernán, VT Bareta (Cile) – I Frings Josef card., AR Köln (Germania) – I, II, III, IV Frondosa Antonio José, VR Capiz (Filippine) – I, II, III, IV Frotz Agostino, VT Corada (Germania) – I, II, III, IV Fryns Jean, VR Kindu (Congo Léopoldville) – I, II, III Fukahori Senyemon Dominic, VR Fukuoka (Giappone) – I, II, III, IV Furey Francis, VT Temno (USA) – I, II, III, IV Furlong Philip, VT, Arassa (USA) – I, II, III, IV Fürstenberg Adolf, VR Abercorn (Zambia) – I, II, III, IV Furura Yoshiyuki Paul, VR Kyoto (Giappone) – I, II, III, IV Fustella Antonio, VR Todi (Italia) – I, II, III, IV

G Gabro Jaroslaw, VR Saint Nicholas (USA) – I, II, III, IV Gachet Charles, VR Castries (Trinidad e Tobago) – I, II, III, IV Gad Hyakinthos, VT Gratianopolis (Grecia) – I, II, III, IV Gaddi Clemente, AR Bergamo (Italia) – I, II, III, IV Gaddo Giovanni, SG Rosminiani– I, II, III, IV Gagnon Joseph, VR Edmundston (Canada) – I, II, III, IV Gagnor Giuseppe, VR Alessandria (Italia) – I, II, III Gahamanyi Jean-Baptiste, VR Astrida (Rwanda) – I, II, III, IV Galbiati Amerigo (Ambrogio), VR Jalpaiguri (India) – I, II, III, IV Galea Emanuele, VT Tralle di Asia (Malta) – I, II, III, IV Galeazzi Paolo, VR Grosseto (Italia) – I Galindo Mendoza Alfredo, VR Tijuana (Messico) – II, IV Gallagher Bryan, VR Port Pirie (Australia) – I, II, III, IV Gallagher Normam, VT Adraso (Australia) – III, IV Gallagher Raymond, VR Lafayette in Idiana (USA) – IV Galvin Anthony, VT Lete (Malaysia) – I, II, IV Gamboa Igino, PA Aguarico (Ecuador) – II Gand Adrien, VT Macriana Minore (Francia) – III, IV Ganguly Theotonius Amal, AT Drizipara (Pakistan) – I, II, III, IV Ganni Gabriel, VR Beirut dei Caldei (Libano) – I, II, III, IV Gantin Bernardin, AR Cotonou (Dahomey) – I, II, III, IV Garavito Gregorio Jiménez, VT Ciparissia (Colombia) – I, II, III, IV Garaygordóbil Berrizbeitia Victor, VT Pudenziana (Ecuador) – III, IV Garcia Ayala José, VT Lacedemonia (Messico) – III Garcia De Sierra y Méndez Segundo, AR Burgos (Spagna) – I, II, III, IV García Franco Miguel, VR Mazatlán (Messico) – I, II, III, IV García Goulart Jaime, VR Dili (India) – I, II, III García Lahiguera José, VR Huelva (Spagna) – I, II, III, IV García Martinez Fidel, VT Sululi (Spagna) – I, II, III, IV García Rodríguez Argimiro, VT Coropissus (Venezuela) – I, II, III, IV García Fernández Segundo, VT Olimpo (Venezuela) – I, II, III, IV García Villa José, VR San Pedro Sula (Honduras) – II, III García y Aráuz Miguel, VR Jalapa (Guatemala) – I, II, III, IV García y García de Castro Rafael, AR Granada (Spagna) – I, II, III, IV García y Goldaraz José, AR Valladolid (Spagna) – I, II, III, IV García y Suárez Marco Antonio, VR Granada (Nicaragua) – I, II Gargitter Joseph, VR Bolzano (Italia) – I, II, III, IV Gargiulo Lorenzo, AT Germa di Ellesponto (Italia) – I, II, III, IV Garibi y Rivera José card., AR Guadalajara (Messico) – I, II, III, IV Garkovic´ Mate, AR Zadar (Jugoslavia) – I, II, III, IV Garner John, AR Pretoria (Sud Africa) – I, II, III, IV Garneri Giuseppe, VR Susa (Italia) – I, II, III, IV Garriga Mariano Simon, VR Corpus Christi (USA) – I Garrone Gabriel-Marie, AR Toulouse (Francia) – I, II, III, IV Gasbarri Primo, VT Tenneso (Italia) – I, II, III, IV Gassongo Georges Benoit, VT Cubda (Congo Brazzaville) – IV Gatimu Caesar, VR Nyeri (Kenya) – I, IV Gauci Redento Maria, PN Chuquibamba (Perù) – I, II, III, IV Gaudreau William, SG Redentoristi – I, II, III, IV Gaudron Alphonse-Paul-Désiré, VR Evreux (Francia) – I Gaumain Samuel, VR Moundou (Ciad) – I, II, III, IV Gavazzi Egidio, AN Subiaco (Italia) – II, III, IV Gavilanes Chamorro Nicanor, VR Portoviejo (Ecuador) – I, III, IV Gaviola y Garcés Mariano, VR Cabanatuan (Filippine) – II, III, IV Gawlina Józef, AT Madytus (Polonia) – I, II, III Gay Jean, VR Basse Terre (Isola Guadalupa) – I, II, III, IV

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Elenco dei padri conciliari Gazza João, VT Circesio (Brasile) – II, III, IV Gerbermann Hugo Mark, VT Amatunte di Palestina (Guatemala) – I, III, IV Geeraerts Xavier, VT Lagania (Belgio) – I, II, III, IV Geiger Clemente, VT Olena (Brasile) – I, II, IV Geise Paternus, VR Bogor (Indonesia) – I, II, III, IV Gelain Henrique, VR Vacaria (Brasile) – I, II, III, IV Gennangi Joseph, VR Kamichlíe (Siria) – I, III, IV Gerin y Boulay Marcel, PN Choluteca (Honduras) – III, IV Gerlier Pierre card., AR Lyon (Francia) – II, III Geromini Carlos Luis, VT Zabi (El Salvador) – III, IV Gerow Richard, VR Natchez-Jackson (USA) – I Gerrard James, VT Forma (USA) – IV Ghattas Isaac, AR Tebe (RAU-Egitto) – I, II, III, IV Ghiga Mario, VR Ampurias e Tempio (Italia) – I Ghedighian Hemaiagh, SG Ordine Mechitarista di Venezia– III, IV Ghiglione Ernesto, VT Gauriana (Libia) – I, II Ghizzoni Paolo, VT Tene (Italia) – I, II, III, IV Giabbani Anselmo, SG Congregazione dei Monaci Eremiti Camaldolesi – I Gianfranceschi Augusto, VR Cesena (Italia) – I, II, III, IV Gill Thomas, VT Lambesi (USA) – I, III Gillet Jacques, SG Trappisti– III, IV Gillmore Stock Francisco, VT Auzia (Cile) – II, III, IV Gilroy Norman card., AR Sydney (Australia) – I, II, III, IV Giobbe Paolo card. emerito della Dataria Apostolica – I, II, III, IV Giordani Juán, PA La Paz California (Messico) – II, III, IV Giorgi Emilio, VR Montepulciano (Italia) – I, II Giraldo Restrepo Jorge, VR Pasto (Colombia) – I, II, III, IV Gleen Lawrence, VR Crookston (USA) – I, II, III, IV Gleeson Francis, VR Fairbanks (USA) – I, II, III, IV Gleeson James, AT Aurusuliana (Australia) – I, III, IV Glennie Ignatius Philip Trigueros, VR Trincomalee (Ceylon) – I, II, III, IV Gnädinger Karl, VT Celerina (Germania) – I, II, III, IV Gobbato Giovanni Battista PIME, VR Taunggyi (Birmania) – I, II, III Godfrey William card., AR Westminster (Gran Bretagna) – I Gogué Joseph, AR Bassorah (Iraq) – I Gólinski Zdzislaw, VR Czestochowa (Polonia) – I Golland Trindade Henrique, AR Botucatú (Brasile) – I, II, III, IV Gomes de Almeida João, VT Gerafi (Portogallo) – I, II, III, IV Gomes dos Santos Fernando, AR Goiânia (Brasile) – I, II, III, IV Gomes José, VR Bagé (Brasile) – I, II, IV Gomes Junqueira Daniel, VR Nova Lisboa (Angola) – I, II, III, IV Gomes William Zephryne, VT Parlais (India) – II, III, IV Gómez Serrano Ciro, VR Girardot (Colombia) – I Gomez Davila Horacio, VR La Rioja (Argentina) – I, IV Gómez Frande Manuel, PA S. Miguel de Sucumbios (Ecuador) – II, III, IV Gomez Gregory, AN New Norcia (Australia) – I, II, III, IV Gómez León, AR Antequera (Messico) – I, II, III, IV Gomez Marijuan Francisco, VT Sinna (Guinea Spagnola) – I, II, III, IV Gómez Tamayo Diego, AR Popayan (Colombia) – I, II Gómez Villa Constantino, VT Cucuso (Venezuela) – I, II, III, IV Gonçalves Cerejeira Manuel card., AR Lisbona (Portogallo) – I, II, III, IV Gonçalves da Costa Ernesto, VR Inhambane (Mozambico) – II, III, IV Gonçalves da Costa José, VT Rodopoli (Brasile) – II, III, IV Gonçalves do Amaral Alexandre, AR Uberaba (Brasile) – I, II, III, IV Gonzaga y Rasdesales Lino, VR Palo (Filippine) – I, II, III, IV Gonzales Ruiz Julio, VR Puno (Perù) – I, II, III, IV González Arbeláez Juan, AT Ossirinco (Colombia) – I, II, III, IV González Ascanio Feliciano, VR Maracay (Venezuela) – I, II, III, IV González Estrada Rafael, VT Matrega (Guatemala) – III, IV González Ferreiro Amedeo, VT Metre (Brasile) – I, II, III, IV Gonzalez Ibarra Miguel, VR Autlan (Messico) – I, II, III, IV González Martín Marcelo, VR Astorga (Spagna) – I, II, III, IV González Moralejo Rafael, VT Dardano (Spagna) – I, II, III, IV González Ramirez Rafael Angel, VR Barinas (Spagna) – IV Gonzaléz y Robleto Vicente, AR Managua (Nicaragua) – I, II, III, IV Gonzi Michele, AR Malta (Malta) – I, II, III, IV Goody Launcelot John, VR Bumbury (Australia) – I, II, III, IV Gopu Ignatius, VT Feradi Maggiore (India) – III, IV Gopu Joseph, AR Hyderabad (India) – I, II, III, IV Gordon John, AT Nicopoli al Nesto (Algeria) – II, IV Gori Alberto, P Gerusalemme (Palestina) – I, II, III, IV Gori Giuseppe, VR Nepi e Sutri (Italia) – I, II, III, IV Gorman Thomas, VR Dallas e Fort Worth (USA) – I, II, III, IV Gottardi Alessandro, AR Trento (Italia) – II, III, IV Gottau Jorge, VR Añatuya (Argentina) – I, II, III, IV Gottwald George, VT Cedamusa (USA) – I, II, III Goupy Joseph, VR Blois (Francia) – I, II, III, IV Gouvêa Coelho Carlos, AR Olinda e Recife (Brasile) – I, II Gouyon Paul, AR Rennes (Francia) – I, II, III, IV Graber Rudolf, VR Regensburg (Germania) – I, II, III, IV Gracias Valerian card., AR Bombay (India) – I, II, III, IV Graffin René, AT Mistia (Francia) – I, II, III, IV Graham John, VT Sabrata (USA) – III, IV Gran John Willem, VR Oslo (Norvegia) – II, III, IV

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Elenco dei padri conciliari Granados García Anastasio, VT Cidramo (Spagna) – I, II, III, IV Graner Lawrence Leo, AR Dacca (Pakistan) – I, IV Grano Carlo, AT Tessalonica (Italia) – I, II, III, IV Grant Charles, VT Alinda (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Grasar William, VR Shrewsbury (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Grau y Arola Pedro, VT Pella (Colombia) – I, II, III, IV Grauls Antoine, AR Gitega (Burundi) – II Gray Gordon, AR S. Andrews e Edinburgo (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Graziano Lorenzo Michele Joseph, VT Limata (El Salvador) – II, III, IV Greco Charles, VR Alexandria (USA) – I, II, III, IV Green Ernest, VR Port Elizabeth (Sud Africa) – I, II, III, IV Green Francis, VR Tucson (USA) – I, II, III, IV Green Michael, VT Trisipa (USA) – I, II, III, IV Grégoire Paul, VT Curubi (Canada) – I, II, III, IV Greif John, VR Tororo (Uganda) – I, II, IV Grellinger John, VT Siene (USA) – I, II, III, IV Gremigni Gilla, AR Novara (Italia) – I Grent Jacques, VT Betagbarara (Indonesia) – I, II, IV Greteman Frank, VT Vissalsa (USA) – IV Griffiths James, VT Gaza (USA) – I, II Grimley Nicholas, VT Tuburbo Minore (Liberia) – I, II, III, IV Grimm Peter Gratian OFM Cap, VR Tsínchow (Cina) – I, II, III, IV Grimmelsman Henry, VT Tabla (USA) – I, II, III, IV Grimshaw Francis, AR Birmingham (Gran Bretagna) – I, II, III Groblicki Julian, VT Filadelfia di Arabia (Polonia) – III, IV Groner Heinrich, AN Wettingen (Austria) – I, II, III, IV Grossi José, VR Bom Jesu de Lapa (Brasile) – I, II, III, IV Grotti Giocondo Maria, VT Tunigaba (Brasile) – II, III, IV Grovas Rafael, VR Caguas (Portorico) – IV Grueter Joseph, VR Umtata (Sud Africa) – I, II, IV Grutka Andrew, VR Gary (USA) – I, II, III, IV Grzondziel Henryk, VT, ATribi (Polonia) – II, IV Guano Emilio, VR Livorno (Italia) – I, II, III Guercilena Fernando PIME, VR Kengtung (Birmania) – I, II, III Guerra Campos José, VT Muzia (Spagna) – III, IV Guerry Emile Maurice, AR Cambrai (Francia) – I, II, III, IV Guffens Joseph, VT Germaniciana (Belgio) – I, II, III, IV Gufflet Henri, VT Calama (Francia) – I, II, III, IV Gugic´ Giovanni, VT Bonusta (Jugoslavia) – I, II, III, IV Guibert Georges, VR Réunion (Isola de la Réunion) – I, II, III, IV Guichet Pierre, VT Strettorio (Micronesia) – I, II, III, IV Guilford Clyde, AR Hobart (Australia) – IV Guilfoyle George, VT Marazane (USA) – I, II, III, IV Guilfoyle Merlin, VT Bulla (USA) – I, II, III, IV Guilhem Jacques, VR Laval (Francia) – I, II, III, IV Guilly Richard, VR Georgetown (Guyane) – I, II, III, IV Guiot Albert, VR Port-de-Paix (Haiti) – I, II, III, IV Guízar Barragán Luis, VR Saltillo (Messico) – I, II, III, IV Guízar Valencia Antonio, AR Chihuahua (Messico) – I Gunnarson Johann, VT Holar (Islanda) – I, II, III, IV Gúrpide Beope Pablo, VR Bilbao (Spagna) – I, II, III, IV Gusi Pietro, SG Congregazione Sublacense – I, II, III, IV Gut Benno, SG Benedettini Confederati – I, II, III, IV Gutiérrez Diéz Thomas, VR Cadice (Spagna) – I Gutierrez Granier José Armando, VR Cochabamba (Bolivia) – I, II, III, IV Guyot Louis, VR Coutances (Francia) – I, II, III, IV

H Habozian Mesrop, AT Camaco (Francia) – II, III, IV Habra Basile Pierre Charles, VT Batne per i Siri (RAU-Egitto) – II, III, IV Hacault Antonio, VT Media (Canada) – III, IV Hacker Hilary, VR Bismarck (USA) – I, II, III, IV Hackett John, VT Elenopoli di Palestina (USA) – I, II, III, IV Haddad Georges, AR Tiro dei Melchiti (Libano) – IV Haddad Emmanuel, SG Ordine antoniano di S. Ormisda – I Hadda Grégoire, VT Palmira per i Melchiti (Libano) – IV Haelg Anthony, VT Baia (Tanzania) – I, II, III, IV Haene Aloysius, VR Gwelo (Rhodesia) – I, II, III, IV Häring Edgar Anton OFM, VR Shohchow (Cina) – I, II, III, IV Hagan James, VR Makurdi (Nigeria) – I, II, III, IV Hagarty Paul, VR Nassau (Isole Bahamas) – I, II, III, IV Hage Atanasio, SG Ordine Basiliano S. Giovanni Battista– I, II, III, IV Hage Nicola, AT Damiata dei Melchiti (Siria) – IV Hagendorens Joseph, VR Tshumbé (Congo Léopoldville) – I, II, IV Hains Gaston, VT Belesasa (Canada) – III, IV Hakim George, AR Akka (Israele) – I, II, III, IV Hall Federick, VT Castra Nova (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Haller Louis, VT Betlemme (Svizzera) – I, II, III, IV Hallinan Paul, AR, Atlanta (USA) – I, II, IV Hammes George, VR Superior (USA) – I, II, III, IV Hamvas Endre, AR Kalocsa (Ungheria) – I, II, III, IV Han Kong-ryel Peter, VR Jeon Ju (Corea del Sud) – I, II, III, IV

Hanly Vincent, VR Elphin (Irlanda) – I, II, III, IV Hannan Jerome, VR Scranton (USA) – I, II, III, IV Hannan Philip, AR New Orleans (USA) – I, II, III, IV Hanrion Barthélemy, VR Dapango (Togo) – II, III, IV Hardman Lawrence, VR Zomba (Malawi) – I, II Harika Maroun, SG Ordine Antoniano S. Isaia dei Maroniti – I, II, III, IV Haro Alvear Silvio, VR Ibarra (Ecuador) – I, II, III, IV Harper Edward, VT Eraclea Pontica (Portorico) – I, II, III, IV Harrington Michael, VR Kamloops (Canada) – I, II, III, IV Hart William Andrew, VR Dunkeld (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Hartl Carlos, VT Stratonicea di Caria (Cile) – I, II, III, IV Hascher José, VT Elie (Brasile) – I, II, IV Hasler Joseph, VR San Gallo (Svizzera) – I, II, III, IV Hastrich Jerome, VT Gurza (USA) – II, III, IV Hász Istvan, VT Sura (Svizzera) – I, II, III, IV Hayek Ignace Antoine II, AR Aleppo dei Siri (Siria) – I, II, III, IV Hayes James, VT Reperi (Canada) – IV Hayes Nevin, VT Novasinna (Perù) – I, II, III, IV Hayes Ralph, VR Davenport (USA) – I, II, III, IV Healy John, VR Gibilterra (Gibilterra) – I, II, III, IV Healy Kilian, SG Carmelitani Antica Osservanza – I, II, III, IV Heard William Theodore card. emerito della Rota romana – I, II, III, IV Heenan John card., AR Westminster (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Heerey Charles, AR Onitsha (Nigeria) – I, II, IV Heiligers Cornelius, SG Monfortani – I, II, III, IV Heim Bruno Bernard, AT Xanto (Danimarca) – I, II, III, IV Heiser Herman, SG Frati Minori Conventuali – I, II, III, IV Helmsing Charles, VR Kansas City (USA) – I, II, III, IV Hendriksen Theodoor, VT Eumenia (Olanda) – I, II, III, IV Hengsbach Franz, VR Essen (Germania) – I, II, III, IV Henriquez Jiménez Luis, VT Lamdia (Venezuela) – I, II, III, IV Henry Harold William, AR Kwang Ju (Corea del Sud) – I, II, IV Henschke Francis, VR Wagga Wagga (Australia) – I, II, III, IV Herlihy Donald, VR Ferns (Irlanda) – III, IV Hermaniuk Maxim, AR Winnipeg degli Ucraini (Canada) – I, II, III, IV Hermelink Albert, VR Tandjung e Karang (Indonesia) – I, II, III, IV Hintringer da Losenstein Isidor Hermenegild OFM Cap, PA Kiamusze (Cina) – II, III, IV Hermil Jean, VT Marida (Francia) – II, III, IV Hernández Hurtado Adolfo, VR Tapachula (Messico) – I, II, IV Herrera Augustin, VR San Francisco (Argentina) – I, IV Herrera Riera Eduardo, VT Sesta (Venezuela) – IV Herrera y Oria Ángel card., AR Malaga (Spagna) – II, III, IV Hervás y Benet Juan, VT Dora (Spagna) – I, II, III, IV Hess Gilbert, SG Congregazione Benedettina Elveto-Americana – I, II, III Hettinga Nicholas, VR Rawalpindi (Pakistan) – I, II, III, IV Heuschen Jozef-Maria, VT Drua (Belgio) – I, II, III, IV Hidalgo Ibáñez Angel, VR Jaca (Spagna) – I, II, III, IV Hillerich Rupert, PA Solwezi (Zambia) – II, III, IV Hillinger Raymond, VT Derbe (USA) – I, II, III, IV Hiltl Josef, VT Costantina (Germania) – I, II, III, IV Himmer Charles, VR Topurnai (Belgio) – I, II, III, IV Hines Vincent, VR Norwich (USA) – I, II, III, IV Hinojosa Hurtado Erasmo, VR Piura (Perù) – I, II, IV Hippel Bruno, VR Oudtshoorn (Sud Africa) – I, II, III, IV Hirata Saburo Peter, VR Oita (Giappone) – I, II, III, IV Hnilica Paolo, VT Rusado (Italia) – I, II, III, IV Hoang-van-Doan Dominique, VR Quinhon (Vietnam) – I, II, IV Hoa Nguyen-van-Hien Simon, VR Dalat (Vietnam) – I, II, III, IV Hoang Min Syeng Peter, VR Tae Jeon (Corea del Sud) – IV Hoch Lambert, VR Sioux Falls (USA) – I, II, III, IV Hodapp Robert, VR Belize (Honduras Britannico) – I, II, III, IV Hodges Joseph, VR Wheeling (USA) – I, II, III, IV Höck Johannes, SG Congregazione Benedettina di Baviera – I, II, III, IV Höffner Josef, VR Münster (Germania) – I, II, III, IV Hoenen François, VR Kenge (Congo Léopoldville) – II, IV Höfer Alfonso, VT Tebe di Ftiotide (Costarica) – II, IV Hoffer Paul-Joseph, SG Marianisti – I, II, III, IV Hoffmann Henri, VR Djibouti (Somalia) – I, II, III, IV Hoffmann João, VR Frederico Westphalen (Brasile) – I, II, III, IV Hoffmann Anton, VT Berenice (Germania) – I, II, III, IV Hogan James, VR Filomelio (USA) – I, II, III, IV Höhne Johannes, VT Urima (Nuova Guinea) – II, III, IV Holland Joseph, VT Cinopoli di Egitto (Gran Bretagna) – I Holland Thomas, VR Salford (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Holmes-Siedle James, VR Kigoma (Tanzania) – I, II, III, IV Holterman Joannes Maria Michael, VR Willemstad (Isola Curaçao) – I, II, III, IV Hornyak Augustine, VT Ermontis (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Horsthuis Artur, VR Jales (Brasile) – I, II Houlihan Joseph, VR Eldoret (Kenya) – I, II, III, IV Howard Edward, AR Portland in Oregon (USA) – I Howe John James SSCME, VR Myitkyina (Birmania) – I, II, III Hubert Amand, VT Sais (RAU-Egitto) – I, II, III, IV

Hünermann Friedrick, VT Ostracine (Germania) – II Hugentobler Paul SMB, PA Tsitsikar (Cina) – II, III Hunkeler Edward, AR Kansas City (USA) – I, II, III, IV Hunthausen Raymond, VR Helena (USA) – I, II, III, IV Huot Rolando, SG Sacerdoti del SS. Sacramento – I, II, III, IV Hurley Denis Eugene, AR Durban (Sud Africa) – I, II, III, IV Hurley Joseph, AR Saint Augustine (USA) – I, II, III, IV Hurtado y Garcia Manuel, VR Tarazona (Spagna) – I Huyghe Gérard, VR Arras (Francia) – I, II, III, IV Hyle Michael, VR Wilmington (USA) – I, II, III, IV Hypólito Adriano Mandarino, VT Diospoli di Tracia (Brasile) – II, III, IV

I Iglesias Navarri Ramón, VR Urgel (Spagna) – I, II, III, IV Ijjas József, VT Tagarata (Ungheria) – III, IV Imberti Francesco, AR Vercelli (Italia) – I, II, III, IV Ireland James, PA Falkland Islands (Isole Falkland) – II, III, IV Iriarte Juán, VR Reconquista (Argentina) – I, II, III, IV Irizar Salazar Luis, VT File (Colombia) – I, III Isaza Restrepo Ruben, VT Lares (Colombia) – I, II Isnard Clemente, VR Nova Friburgo (Brasile) – I, II, III, IV Issenmann Clarence, VT Filaca (USA) – I, II, III, IV Ito Shojiro John, VR Nijgata (Giappone) – I, II, III, IV Iturriza Guillén Francisco, VR Coro (Venezuela) – I, II

J Jáchym Franz, AT Maronea (Austria) – I, II, III, IV Jacob Ghebre Jesus, VT Eritro (Eritrea) – I, II, III, IV Jacono Vincenzo Maria, VT Patara (Italia) – I, II, III, IV Jacq André, VT Cerasa (Vietnam) – I, II, III, IV Jacquemin André, VR Bayeux (Francia) – I, II, III, IV Jacques André, VR Boma (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Jacquier Gaston, VT Sufasar (Algeria) – I, II, III, IV Jacquot Georges, VR Gap (Francia) – I, II, III, IV Jäger Lorenz card., AR Paderborn (Germania) – I, II, III, IV Jakiel Stanislaw, VT Tanagra (Polonia) – II, III, IV Jannucci Antonio, VR Pescara (Italia) – I, II, III, IV Jansen Louis, VR Isangi (Congo Léopoldville) – I, II, IV Jansen Martien Antoon, VR Rotterdam (Olanda) – I, II, III, IV Janssen Frans, VT Celiana (Etiopia) – I, II, III, IV Janssen Heinrich, VR Hildesheim (Germania) – I, II, III, IV Janssens Jean-Baptiste, SG Gesuiti– I Jarjour Grégoire, VT Larissa di Siria (Libano) – IV Jaroszewicz Jan, VT Letopoli (Polonia) – I, III, IV Jauffrés Auguste, VT, Arsennaria (Francia) – I, II, III, IV Jáuregui Prieto Buenaventura, VR Zipaquirá (Colombia) – I, II, III Jedwabski Franciszek, VT Massula (Polonia) – III, IV Jelmini Angelo Giuseppe, VT Terme (Svizzera) – I, II, III, IV Jenko Janez, VT Acufida (Jugoslavia) – III, IV Jennings Edward, VR Fort-William (Canada) – I, III, IV Jenny Henri, VT Salde (Francia) – I, II, III, IV Jetté Edouard, VT Tabe (Canada) – I, II, III, IV Jez Ignazio, VT Alba Marittima (Polonia) – I Jobidon John, VR Mzuzu (Malawi) – I, II, III, IV Jobst Johannes, VT Pitane (Australia) – I, II, III, IV Johan Roger, VR Agen (Francia) – I, II, III, IV Johnson Martin, AR Vancouver (Canada) – I, II, III, IV Jop Franciszek, VT Daulia (Polonia) – I, II, III, IV Jordan Anthony, AR Edmonton (Canada) – I, II, III, IV Jouneaux Honoré, PA Pala (Ciad) – II Journet Charles card. – IV Joyce Edward, VR Christchurch (Nova Zelanda) – I, II Joyce Robert, VR Burlington (USA) – I, II, III, IV Jubany Arnau Narciso, VR Gerona (Spagna) – I, II, III, IV Julliard Ludovicus, VT Vulturia (Melanesia) – I, II, III, IV Jullien André-Damien-Ferdinand, card. decano emerito della Rota Romana – I, II Jurgens Byrne Carlos, AR Trujillo (Perù) – I, II, III, IV

K Kabes Youhanna, VT Cleopatride (Perù) – II, III, IV Kaczmarek Lech, VT Alia (Polonia) – II, III, IV Kaiser Federico Depel, VT Berrea (Perù) – I, II, III, IV Kaldany Hanna, VT Gaba (Israele) – III, IV Kalwa Piotr, VR Lublin (Polonia) – I, II, III, IV Kampe Walther, VT Bassiana (Germania) – I, II, III, IV Kandela Jules, AT Seleucia Pieria (Libano) – I, II, III Karroum Jean, VR Hassakè (Siria) – I, II, III, IV Katkoff Andrei Apollon, VT Nauplia (Italia) – I, II, III, IV Kavanagh John, VR Dunedin (Nova Zelanda) – I, II, III, IV Kavukattu Matthew, AR Changanacherry (India) – II, III, IV Kearney James, VR Rochester (USA) – I

Kellemberg Walter, VR Rockville Centre (USA) – I, II, III, IV Kelleter Peter, VR Bethlehem (Sud Africa) – I, II, III, IV Kelly Bernard, VT Tegea (USA) – III, IV Kelly Patrick, VR Benin City (Nigeria) – I, II, III, IV Kémérer Jorge, VR Posadas (Argentina) – I, II, III, IV Kempf Alfons Karl, VT Limyra (Germania) – I, II, III, IV Kempf Wilhelm, VR Limburg (Germania) – I, II, III, IV Kennally Vincent, VT Sassura (Micronesia) – I, II, III, IV Kérautret René, VR Angoulême (Francia) – I, II, III, IV Kerketta Pius, AR Ranchi (India) – I, II, III, IV Kervéadou François, VR Saint Brieuc (Francia) – I, II, III, IV Kettel Georges, VR Kabinda (Congo Léopoldville) – I, II, IV Keuppens Victor, VR Kamina (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Khantzian Giuseppe, Ordinario cattolico di rito Armeno (Grecia) – II, III, IV Khiamsun Nittayo Joseph, VR Bangkok (Thailandia) – II, III, IV Khoraiche Antoine Pierre, VR Sidone dei Maroniti (Libano) – I, II, III, IV Khoury Basile, VR Sidone dei Melchiti (Libano) – I, II Khoury Joseph, AR Tiro dei Maroniti (Libano) – I, II, III, IV Kielt James, SG Società di S. Colombano – II, III, IV Kien Samophithak Michel, VT Ottaba (Thailandia) – I, II, III, IV Kihangire Cipriano, VT Maura (Uganda) – II, III, IV Kilasara Joseph, VR Moshi (Tanzania) – I, II, III, IV Kimbondo Pierre, VR Kisantu (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Kinam Ro Paul, AR Seul (Corea del Sud) – I, II, III, IV Kinch Edwin, PA Ingwavuma (Sud Africa) – II, III, IV Kinsch Nicholas, AR Stanleyville (Congo Léopoldville) – I, II Kiredjian Paul, AR Istambul (Turchia) – I, II, III, IV Kiwanuka Joseph, AR Rubaga (Uganda) – I, II, III, IV Klein Eugène, VT Echino (Nuova Guinea) – I, II, III, IV Klein Francis, VR Saskatoon (Canada) – I, II, III, IV Kleiner Sighard, SG Ordine Cistercense – I, II, III, IV Klepacz Michal, VR Łod>(Polonia) – I, II, III, IV Klonowski Henry, VT Daldis (USA) – I Klooster Jan, VR Surabaia (Indonesia) – I, II, III, IV Knox James, AT Melitene (India) – I, II, IV Kobayashi Petro Arikata, VR Sendai (Giappone) – I, II, III, IV Koberger Gebhard, SG Congregazione Lateranense Austriaca – I, II, III, IV Kocisko Stephan, VR Passaic (USA) – II, III, IV Kokoff Simeon, VT Batne (Bulgaria) – I, III Komba James, VT Tignica (Tanzania) – I, III, IV Kominek Bolesław, AT Eucaita (Polonia) – I, IV König Franz card., AR Vienna (Austria) – I, II, III, IV König Inigo Maximilian SDS, PA Shaowu (Cina) – II Konings Anthony, VR Keta (Ghana) – I, II, III, IV Könner Manuel, VT Modra (Germania) – I, II, III, IV Koop Pedro, VR Lins (Brasile) – III, IV Koppmann Rudolf, VT Dalisando di Pamfilia (Africa Sud-Ovest) – I, II, III, IV Kornyljak Platon, VT Castra di Marte (Germania) – I, II, III, IV Koser Costantin VG Frati Minori – IV Köstner Josef, VR Gurk (Austria) – I, II, III, IV Kovács Sándor, VR Szombathely (Ungheria) – I, II, III, IV Kovács Vince, VT Zarai (Ungheria) – II, III, IV Kowalski Kazimierz Jósef, VR Chelmno (Polonia) – I, II, III, IV Kowalski Casimir Rembert OFM, VR Wuchang (Cina) – I, II, III, IV Kowalski Zygfryd Ignacy, VT Assus (Polonia) – III, IV Kozlowiecki Adam, AR Lusaka (Zambia) – I, II, III, IV Kramer Francis Gerard Constantin OFM, VR Lu-An (Cina) – I, II, III, IV Krause Ignacy CM, VR Shunteh (Cina) – I, II, III, IV Krol John, AR Philadelfia dei Latini (USA) – I, II, III, IV Kuba Thomas, VR Mahagi (Congo Léopoldville) – I, II, IV Kuharic´ Franjo, VT Meta (Jugoslavia) – III, IV Kühner y Kühner Antonio, VT Avioccala (Perù) – I, II, III, IV Kuijpers Stefan, VR Paramaribo (Guyana olandese) – I, II, III, IV Kulik Jan-Wawrzyniec, VT Rando (Polonia) – II, IV Kunz Edmundo Luís, VT Tolemaide di Fenicia (Brasile) – II, III, IV Kuo Joshih Joseph CDD, AT Salamina e Taipei (Taiwan) – I, II, III, IV Kupfer William Francis MM, VR Taichung (Taiwan) – I, II, III, IV Kurpas Józef, VT Orisa (Polonia) – II, IV Kurteff Kyril stefan, VT Briula (Bulgaria) – II, IV Kurz Blasius Sigibald OFM, VT Terenuti e, PA Yungchow (Cina) – I, II, III, IV Kwaku Eugène Abissa, VR Abengourou (Costa d’Avorio) – II, III, IV Kyne John, VR Meath (Irlanda) – I, II, III, IV

L Labaca Ugarte Manuel, PA Aguarico (Ecuador) – IV Laberge José, VT Clipia (Perù) – I, II, III, IV Labrador Fraile Theodore OP, AR Foochow (Cina) – I, II, IV La Brie Napoléon-Alexandre, VT Hilta (Canada) – I, II, IV Lacaste Bertrand, VR Oran (Algeria) – I, II, III, IV

Lacchio Secondino Petronio OFM, AR Changsha (Cina) – I, II, III, IV Lach Josip, VT Dodona (Jugoslavia) – I, II, III, IV Lacointe Pierre, VR Beauvais (Francia) – I, II Lacoste Lucien Bernard SCI, VR Tali (Cina) – I, III, IV Lacoursière François, VT Amadassa (Uganda) – I, II, III, IV Lacroix Marc, VT Roso (Canada) – I, II, III, IV Lalande Germain, SG Congregazione della Santa Croce – I, II, III, IV Lallier Marc, AR Marsiglia (Francia) – I, II, III, IV Lamartine Soares José, VT Fussala (Brasile) – II, III, IV Lamont Daniel, VR Umtali (Rhodesia) – I, II, III, IV Lamy Frédéric, AT Bizia (Francia) – I, II, III, IV Lanctót Alfred, VR Rulenge (Tanzania) – I, II, III, IV Landázuri Ricketts Juan card., AR Lima (Perù) – I, II, III, IV Landersdorfer Simon, VR Passau (Germania) – I, II, III, IV Landreau Joseph, PA S. Louis (Senegal) – II, III Landriault Jacques, VR Hearst (Canada) – II, III, IV Landru René, PA Gao (Mali) – II, III Lane Loras, VR Rockford (USA) – I, II, III, IV Lane Raymond, VT Ipepa (USA) – I, II Langton Fox, VT Maura (Gran Bretagna) – IV Lanzo Egidio, VR Saluzzo (Italia) – I, IV Lara Mejia Humberto, VT Traianopoli di Frigia (Guatemala) – II, III, IV La Ravoire Morrow Louis, VR Krishnagar (India) – I, II, III, IV Lardone Francesco, AT Rizeo (Turchia) – III Larose Raymond, VR Chittagong (Pakistan) – I, II, III, IV Larraín Cordoves Eduardo, VR Rancagua (Cile) – I Larraín Errázuriz Manuel, VR Talca (Cile) – I, II, III, IV Larrañaga Lasa Ignacio Gregorio OFMCap, VR Pingliang (Cina) – I, II, III, IV Larraona Saralegui Arcadio María card., prefetto della congregazione dei Riti – I, II, III, IV Larribeau Adrien, VT Tinis (Francia) – I, II, III, IV Laschi Gonzalez Julio, VT Abido (Paraguay) – I, II, III, IV László Stefan, VR Eisenstadt (Austria) – I, II, III, IV Latusek Pawel, VT Anineta (Polonia) – III, IV Laudadio Nicholas, VT Ala Miliaria (Ceylon) – I, II, III, IV Lauricella Calogero, VT Sela (Italia) – I, II, III, IV Laus Schmidt Wilson, VR Chapecó (Brasile) – I, II, III, IV La Velle Malcolm, SG Passionisti – I, II Lawton Thaddaeus, VR Sokoto (Nigeria) – III, IV Layek Georges, AR Aleppo degli Armeni (Siria) – I, II, III, IV Lazík Ambrož, VT Appia (Cecoslovacchia) – I, II, III, IV Le Bellec Eugène, VR Vannes (Francia) – I, II Le Blanc Camille, VR Bathurst (Canada) – I, II, III, IV Le Breton Alain, VT Salona (Madagascar) – I, II Lebrum Moratinos José, VR Valencia (Venezuela) – I, II, III, IV Lebrun Lucien, VR Autun (Francia) – I, II, III, IV Leclerc Pierre, AR Segou (Mali) – I, II, III, IV Le Cordier Jacques, VT Priene (Francia) – I, II, III, IV Le Couëdic Julien, VR Troyes (Francia) – I, II, III, IV Lecuona Labandibar José, VT Vagada (Spagna) – I, II, III, IV Leech George, VR Harrisburg (USA) – I, II, III, IV Lefebvre André, VR Kikwit (Congo Léopoldville) – I, II, IV Lefebvre Joseph card., AR di Bourges (Francia) – I, II, III, IV Lefebvre Marcel, AT Sinnada di Frigia (Francia) – I, II, III, IV Lefevre Amédée, AR Rabat (Marocco) – I, II, III, IV Legànyi Norbert, AN Pannonhalma (Ungheria) – III Legarra Tellechea Martino, VT Luperciana (Panamà) – III, IV Léger Paul-Emile card., AR Montréal (Canada) – I, II, III, IV Leguerrier Giulio, VT Bavagagliana (Canada) – III, IV Lehaen François, VR Sakania (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Lehman John, VT Sertei (Olanda) – I Le Huu Tu Thaddeus, VT Dafnusia (Vietnam) – I, II, III, IV Leibold Paul, VT Trebenna (USA) – I, IV Leiprecht Karl, VR Rottenburg (Germania) – I, II, III, IV Leipzig Francis, VR Baker (USA) – I, II, III, IV Legeland Gerard, PA Weetebula (Indonesia) – II, III, IV Lemaire Charles-Joseph MEP, VT Otro e VA Coad. Jilin (Cina) – I, II, III, IV Lemay Leo, VT Agbia (Melanesia) – I, II, III, IV Leménager Albert, VR Yarmouth (Canada) – I, II, III, IV Lemieux Marie-Joseph, AR Ottawa (Canada) – I, II, III, IV Lenhardt Johann, VT Caristo (Germania) – I, II, III, IV Lenotti Giuseppe, VR Foggia (Italia) – I, II, III, IV Leonard John, AR Madhurai (India) – I, II, III, IV Leonard Vincent, VT Arsacal (USA) – III, IV Leonardo Felice, VR Telese (Italia) – I, II, III, IV Leonetti Tommaso, AR Capua (Italia) – I, II, III, IV Lercaro Giacomo card., AR Bologna (Italia) – I, II, III, IV Leroy Alain, VR Kilwa (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Lesinski Johann Werner OP, VR Tingchow (Cina) – I Lesourd Jean, VR Nouma (Alto Volta) – I, II, III, IV Leuliet Géry, VR Amiens (Francia) – II, III, IV Leven Stephen, VT Bure (USA) – I, II, III, IV Leverman Alfred, VR Saint John (Canada) – I, II, III, IV Lévesque Charles, VT Guzabeta (Canada) – IV Lévesque Louis, AT Egnazia (Canada) – I, II, III, IV

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Elenco dei padri conciliari Lewis Tullock Carlos Ambrosio, VT Novapietra (Panamà) – IV Libânio Lafayette, VR Rio Prêto (Brasile) – I Libardoni Marco, VT Africa (Perù) – I, II, III, IV Liénart Achille card., VR Lille (Francia) – I, II, III, IV Limongi Paolino, AT Nicea Minore (Costarica) – II, III, IV Lingenheim Jérôme, VT Tunudruma (Francia) – I, II, III, IV Lira Pedro, VR San Francisco (Argentina) – I, II Lisbõa De Oliveira Manuel, VR di Nazaré (Brasile) – II, III, IV Liston Daniel, VR Port Louis (Isole Maurizio) – I, II, III, IV Liverzani Luigi, VR Frascati (Italia) – I, II, III, IV Livraghi Carlo, VT Tagora (Italia) – I, II, III Lizardi Ramón, VT Assava (Venezuela) – I, II Llopis Ivorra Manuel, VR Coira e Cáceres (Spagna) – I, II, III, IV Llorente y Federico Daniel, VR Segovia (Spagna) – I, II, III, IV Llosa Jean-Baptiste, VR Ajaccio (Francia) – I, II, III Loayza Gumiel Cleto, VR Potosì (Bolivia) – I Loewenau João Floriano, VT Drivasto (Brasile) – I, II, III, IV Loftus Giuseppe, SG Servi di Maria – IV Lojali Vincenzo, VR Amelia (Italia) – I, II, III, IV Lokuang Stanislaus, VR Tainan (Cina) – I, II, III, IV Lombardi Armando, AT Cesarea di Filippo (Brasile) – I, II Lommel Léon, VR Luxembourg (Lussemburgo) – I, II, III, IV Lonati Emiliano, VT Epifania di Cilicia (Brasile) – I Longinotti Ferdinando, VR San Severino (Italia) – I, II, III, IV Longo Dorni Mario, VR Pistoia (Italia) – I, II, III, IV Longo Vittorio, VT Lorima (Italia) – I, II, III, IV Loosdregt Etienne, VT Amaura (Laos) – I, II, III, IV Lopes De Moura Agostinho, VR Portalegre-Castelo B. (Portogallo) – I, II, III, IV López Aviña Antonio, AR Durango (Messico) – I, II, III, IV Lopes de Castro Pinto José, VT Gerapoli di Isauria (Brasile) – III, IV López Estrada Manuel, AR Jalapa (Messico) – I, II, III, IV López Ortiz José, VR Tuy Vigo (Spagna) – I, II, III, IV López Umaña José, AR Cartagena (Colombia) – I, II, IV López Vitoria Juan, VT Metropoli di Asia (Portorico) – III, IV Lorscheider Aloísio Leo Arlindo, VR Santo Angelo (Brasile) – I, II, III, IV Lorscheiter Ivo, VT Tamada (Brasile) – IV Loucheur André, PA Bafia (Camerun) – IV Louis Georges, VR Périgueux (Francia) – I, II, III Lourdusamy Duraisamy Simon, AT Filippi (India) – II, III, IV Lovey Angelin Maurice, SG Congregazione Ospedaliera di San Bernardo – I, II, III, IV Lucas Martin, AT Aduli (Olanda) – II, III, IV Lucas Rojo Sinforiano, VT Boreo (Paraguay) – I, II, III, IV Lucey Cornelius, VR Cork e Ross (Irlanda) – I, II, III, IV Lucey Robert, AR San Antonio (USA) – I, II, III, IV Luciani Albino (papa Giovanni Paolo I), VR Vittorio Veneto (Italia) – I, II, III, IV Lueck John, VR Aliwal (Sud Africa) – I, II, III, IV Luí Raimundo, VR Paracatù (Brasile) – I, II, III, IV Luisi Renato, VR Nicastro (Italia) – I, II, III, IV Luna Pianegonda Costantino, VR Zacapa (Guatemala) – I, II, III, IV Lussier Philippe, VR Saint Paul in Alberta (Canada) – I, II, III, IV Lyons Patrick, VR Sale (Australia) – I, II, III, IV

M Maanicus Antoine Marie, VR Bangassou (Rep. Centro-Africana) – III, IV Mabathoama Emanuel, AR Maseru (Basutoland) – I, II, III, IV Mabutas y Lloren Antonio, VR Laoag (Filippine) – I, II, III, IV Macario Raffaele, VT Tiberiade (Italia) – I, II, III, IV Maccari Carlo, AR Mondovì (Italia) – I, II, III, IV MacEachern Malcolm, VR Charlottetown (Canada) – I, II, III, IV Machado Cavalcanti Adelmo, AR Maceió (Brasile) – I, II, III, IV Machado y Escobar Miguel, VR San Miguel (El Salvador) – I Macheiner Eduard, VT Selja (Austria) – II, III, IV MacNamee James, VR, ARdagh (Irlanda) – I, II, III MacNeely Anthony, VR Raphoe (Irlanda) – I, II Madriaga Mariano, AR Lingayen Dagupan (Filippine) – I, II Maggi Giuseppe PIME, VR Hanchung (Cina) – I Maginn Edward, VT Curio (USA) – I, II, III, IV Magliacani Irzio Luigi OFMCap, VT Diu e VA di Arabia (Arabia) – I, II, III, IV Magliano Mauricio Eugenio, VR Rio Gallegos (Argentina) – I, II, III, IV Maguire John, AT Tabalta (USA) – III, IV Maher Leo, VR Santa Rosa (USA) – I, II, III, IV Mahon Gerald, SG S. Giuseppe Mill Hill – II, III, IV Mahony William, PA Ilorin (Nigeria) – I, II, III, IV Maillat Eugene, VR N’Zérékoré (Nigeria) – I, II, III, IV Majdanski Casimiro, VT Zorolo (Polonia) – II, IV Majewski Waclaw, VT Docimio (Polonia) – II, IV Makarakiza Andreas, VR Ngozi (Burundi) – I, II, III, IV Malanchuk Vladimiro, VT Epifania di Siria (Francia) – I, II, III, IV Malbois Albert, VT Altava (Francia) – I, II, III, IV

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Elenco dei padri conciliari Malchiodi Umberto, AR Piacenza (Italia) – I, II, III, IV Maleddu Pietro OFMConv, PA Hinganfu (Cina) – II, III, IV Malefant Joseph, PA Benares Gorakhpur (India) – II, III Malké Flavien Zacharie, AT Amida per i Siri (Libano) – II, IV Malone James, VT Alabanda (USA) – I, II, III, IV Maloney Charles, VT Capsa (USA) – I, II, III, IV Maloney David, VT Ruspe (USA) – I, II, III, IV Malouf Joseph, VR Baalbeck dei Melchiti (Libano) – I, II, III, IV Malula Joseph, AR Léopoldville (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Malzone Hugo, VR Governador Valadares (Brasile) – I, II, IV Mancini Tito, VT Vartana (Italia) – I, II, III, IV Mancuso Giuseppe, VR Mazara del Vallo (Italia) – I, II, III, IV Manek Gabriel, AR Endeh (Indonesia) – I, II, III Mangers Jacques, VT Afufenia (Lussemburgo) – I, II, III, IV Mangino Bartolomeo, VR Caserta (Italia) – I, II Manning Timothy, VT Lesvi (USA) – I, II, III, IV Manning Tomás Roberto Patricio, VT Arsamosata (Bolivia) – I, II, III, IV Manresa Formosa Luis, VR Quezaltenango (Guatemala) – I, II, III, IV Manrique Hurtado Jorge, VR Oruro (Bolivia) – I, II, III, IV Mansfeld Carlo, SG Ministri degli Infermi – I, II, III Mansilla Reoyo Demetrio, VR Ciudad Rodrigo (Spagna) – I, II, III, IV Mansourati Ignace Clément, AT Apamea di Siria (Italia) – II, III, IV Manziana Carlo, VR Crema (Italia) – III, IV Maradan Marcel, VR Port Victoria (Seychelles) – I, II, III, IV Maradei Costantino, VR Cabimas (Venezuela) – IV Marafini Giuseppe, VR Veroli e Frosinone (Italia) – IV Maranta Edgard, AR Dar-es-Salaam (Tanzania) – I, II, III, IV Marcante Luciano, VR Valva e Sulmona (Italia) – I, II, III, IV Marchesani Francesco, VR Chiavari (Italia) – I, II, III, IV Marchesi Giovanni, VT Cela (Brasile) – I, II, III, IV Marchetti-Zioni Vicente, VR Bauru (Brasile) – II, III, IV Marchioni Ambrogio, AT Severiana (Italia) – I, III, IV Marella Paolo card. arciprete della Basilica Vaticana e prefetto della congregazione della fabbrica di S. Pietro; presidente del segretariato per i Non cristiani – I, II, III, IV Marena Aurelio, VR Ruvo e Bitonto (Italia) – I, II, III, IV Marengo Manuel, VR Azul (Argentina) – I, II, III, IV Marengo Orestes, VR Tezpur (India) – I, III, IV Maresma Olimpo, VT Gegi (Argentina) – IV Margiotta Nicola, AR Brindisi (Italia) – II, III, IV Mari Septimio, VT Pacnemunis (Colombia) – I, II, III, IV Maricevich Fleitas Aníbal, VR Concepción (Paraguay) – I, II, III, IV Marie Alfred, VR Cayenne (Guyane) – III, IV Marinoni Giovanni, AT Amorio (Italia) – I, II, III, IV Marinucci Gabriele, SG Romitani Scalzi di S. Agostino– III, IV Markall Francis, AR Salisbury (Rhodesia) – I, II, III, IV Marling Joseph, VR Jefferson City (USA) – I, II, III, IV Marozzi José, VR Resistencia (Argentina) – I, II, IV Marques Ferreira Almir, VR Uberlandia (Brasile) – I Márquez y Toríz Octaviano, AR Puebla de los Angeles (Messico) – I, II, III, IV Marquez Gomez Tomás, VT Tapso (Venezuela) – IV Marrocco Francis, VT Limne (Canada) – II, III, IV Martenetz José, VT Soldaia (Brasile) – I, II, III, IV Martensen Joannes, VR Copenaghen (Danimarca) – IV Martin Del Campo Padilla Manuel, AT Vadesi (Messico) – I, II, III, IV Martin Giacomo, VT Neapoli di Palestina (Italia) – III, IV Martin Joseph-Marie, VR Bururi (Burundi) – I, II, IV Martin Joseph A., VR Nicolet (Canada) – I, II, III, IV Martin Joseph card., AR Rouen (Francia) – I, II, III, IV Martin Pierre, VT Selinonte (Melanesia) – I, II, III, IV Martin Raimundo, VR Vera Paz (Guatemala) – I, IV Martín Raimondo Enrico, Iles de Saint-Pierre (Canada) – IV Martinez Aguirre Salvador, VT, Arca di Armenia (Messico) – I, II, III, IV Martínez Vivas Angel, VR Tsiroanomandidy (Madagascar) – I, II, III, IV Martínez Betancourt José, VR Tacámbaro (Messico) – I, II, IV Martínez Gonzáles Eduardo, VR Zamora (Spagna) – I, II, III, IV Martinez Silva Salvador, VT Jaso (Messico) – I, II, III Martínez Vargas José, VR Armenia (Colombia) – I, II, III Martinez y Dalmau Eduado, VT Teuzi (USA) – II, III Martini Carlo, AT Abari (Filippine) – II Marty François, AR Reims (Francia) – I, II, III, IV Marx Adolph, VR Brownsville (USA) – I, II, III, IV Marzi Adalberto, VT Sesina (Brasile) – I, II, IV Mascariñas y Morgia Manuel, VR Tagbilaran (Filippine) – I Masnou Boixeda Ramón, VR Vich (Spagna) – I, II, III, IV Mason Edoardo, VT Rusicade (Sudan) – II, III, IV Massa Pedro, VT Ebron (Brasile) – I Massa Pietro PIME, VR Nanyang (Cina) – I, II, III, IV Massimiliani Roberto, VR Civita Castellana, Orte, Gallese (Italia) – I, II, III, IV Mata Cova Crisanto, VR Cumaná (Venezuela) – I, II, IV Matagrin Gabriel, VT Floriana (Francia) – IV Mathew David, AT Apamea di Bitinia (Gran Bretagna) – I Mathias Alfonso, VR Chikmagalur (India) – III, IV

Mathias Louis, AR Madras (India) – I, II, III Matsuoka Magoshiro Peter, VR Nagoya (Giappone) – I, II, III, IV Matthysen Alphonse, VR Bunia (Congo Léopoldville) – I Maung Kyaw George, VR Bassein (Birmania) – I, II Maurer José, AR Sucre (Bolivia) – I, II, III, IV Mauro dell’Addolorata, SG Carm. B.V.M. Immacolata– IV Maury Jean, AT Laodicea di Frigia (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Maverna Luigi, VT Vannida (Italia) – IV Maya Guzman Vincenzo, VT Comana Pontica (Ecuador) – III, IV Mayer Jorge, VR Santa Rosa (Argentina) – I, II, III, IV Mazé Jean, VT Sauatra (Francia) – I, II Mazé Paul, VT Ascalone (Polinesia) – I, II, III, IV Mazerat Henri, VR Angers (Francia) – I, II, III, IV Maziers Félix-Antoine Marius, VT Augustopoli di Frigia (Francia) – I, II, III, IV Mazur Jan, VT Bladia (Polonia) – II Mazzarella Bernardino, VR Comayagua (Honduras) – I, II, III, IV Mazzarotto Antonio, VR Ponta Grossa (Brasile) – I Mazzarotto Jerônimo, VT, Arsinoe di Arcadia (Brasile) – IV Mazzieri Francis, VR Ndola (Zambia) – I, II, III, IV Mazzocco Guido, VR Adria (Italia) – I, II, III Mazzoldi Sisto, VT Lamo (Uganda) – I, IV Mbali Jacques, VR Buta (Congo Léopoldville) – I, II, IV Mbemba Théophile, AR Brazzaville (Congo Brazzaville) – I, III, IV Mbuka-Nzundu Alexander, VT Cataquas (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV McBride John, VR Kokstad (Sud Africa) – I, II, III, IV McCann Owen card., AR Cape Town (Sud Africa) – I, II, III, IV McCarthy Edward, VT Tamascani (USA) – IV McCarthy John, AR Kaduna (Nigeria) – I, II, III, IV McCarthy John Joseph, AR Nairobi (Kenya) – I, II, IV McCarthy Thomas, VR Saint Catharines (Canada) – I, II, III, IV McCarthy William, VR Rapid City (USA) – I, II, III, IV McCauley Vincent, VR Fort Portal (Uganda) – I, II, III, IV McCormick Joseph, VR Altoona Johnstown (USA) – I, II, III, IV McCoy Owen, VR Oyo (Nigeria) – II, III, IV McDevitt Gerald, VT Tigia (USA) – I, II, III, IV McDonald William, VT Acque Regie (USA) – III, IV McDonough Thomas, VR Savannah (USA) – I, II, III, IV McEleney John, VR Kingston (Giamaica) – I, II, III, IV McEntegart Bryan, VR Brooklyn (USA) – I, II, III, IV McFeely Anthony, VR Raphoe (Irlanda) – IV McGarry Urban, VR Bhagalpur (India) – II, III, IV McGee Joseph, VR Galloway (Gran Bretagna) – I, II, III, IV McGeough Joseph Francis, AT Hemesa (Rep. Sud-Africana) – I, II, III, IV McGettrick Thomas, VR Ogoja (Nigeria) – I, II, III, IV McGill Stephen, VR, Argyll (Gran Bretagna) – I, II, III, IV McGrath Marcos Gregorio, VR Santiago di Veraguas (Panamà) – I, II, III, IV McGucken Joseph, AR San Francisco (USA) – I, II, III, IV McGuigan James card., AR Toronto (Canada) – I, II, III McGurkin Edward, VR Shinyanga (Tanzania) – I, II, III, IV McHonde Elias, VR Mahenge (Tanzania) – I, II, III, IV McHugh Francis, PN Itacoatiara (Brasile) – IV McIntyre James Francis card., AR Los Angeles (USA) – I, II, III, IV McKeefry Peter, AR Wellington (Nuova Zelanda) – I, III, IV McKeon Myles, VT Antipirgo (Australia) – I, III, IV McLaughlin Charles, VT Risinio (USA) – III, IV McManaman Edward, VT Floriana (USA) – I, II McManus James, VT Benda (USA) – I, II, IV McNabb Juan Conway, PN Chulucanas (Perù) – III, IV McNamara Martin, VR Joliet (USA) – I McNaughton William, VR Inchon (Corea del Sud) – I, II, III, IV McNulty James, VR Buffalo (USA) – I, II, III, IV McQuaid John, AR Dublino (Irlanda) – I, II, III, IV McShea Joseph, VR Allentown (USA) – I, II, III McSorley Francis, VT Sozusa di Palestina (Filippine) – I, II, III, IV McVinney Russell, VR Providence (USA) – I, II, III, IV Medawar Pierre, AT Pelusio (Siria) – III Medina José, VT Termesso (Argentina) – II, III Medina y Medina Miguel Antonio, VR Montería (Colombia) – I, II, III, IV Mekkelholt Henri, VT Dausara (Olanda) – II, III, IV Melancon Davide, SG Congregazione Benedettina Elveto-Americana– IV Melas Giuseppe, VR Nuoro (Italia) – I, II, III, IV Mele Giovanni, VR Lungro (Italia) – I, II, III, IV Melendro y Gutiérrez Federico SJ, AR Anking (Cina) – I, II, III, IV Melhado Campos José, VT Ospita (Brasile) – I, II, III, IV Melillo Aniger, VR Piracicaba (Brasile) – I, II, III, IV Melis Fois Giovanni, VR Ampurias e Tempio (Italia) – II, III, IV Melotto Mazzardo Angelico, VR Sololà (Guatemala) – I, II, IV Mels Bernard, AR Luluabourg (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Mena Arroyo Luis, AT Siniti (Messico) – III, IV Mena Porta Juan, AR Asunción (Paraguay) – I, III Ménager Jacques, VR Meaux (Francia) – I, II, III, IV Ménard Jean-Ernest, VR Rodez (Francia) – II, III, IV

Menchaca Lira Alejandro, VT Pinara (Cile) – I, II, III, IV Méndez Alfredo, VR, Arecibo (Portorico) – I, IV Méndez Arceo Sergio, VR Cuernavaca (Messico) – I, II, III, IV Mendiharat Marcelo, VT Zerta (Uruguay) – I, II, III, IV Mendonça James, VR Tiruchirapalli (India) – I, II, III, IV Mendonça Monteiro António, VR Bonfim (Brasile) – I, II Mendoza Castro Alcides, VR Abancay (Perù) – I, II, III, IV Menéndez Manuel, VR San Martin (Argentina) – I, II, III, IV Mennonna Antonio, VR Nardó (Italia) – I, II, III, IV Mensa Albino, VR Ivrea (Italia) – I, II, III, IV Meouchi Paul Pierre card. P Antiochia (Libano) – I, II, III, IV Mercier Georges, VR Laghouat (Algeria) – I, II, III, IV Merkle Atanasio, SG Ordine Cistercense di Santa Croce – II Mery Beckdorf, ARturo, AT Fasi (Cile) – I, II, IV Messmer León, VR Ambanja (Madagascar) – I, II, III, IV Metzger Sidney, VR El Paso (USA) – I, III, IV Metzinger Lucien, VT Autenti (Perù) – I, II, III, IV Meyer Albert Gregory card., AR Chicago (USA) – I, II, III Mezza Fausto, AN SS. Trinità di Cava dei Tirreni (Italia) – I, II, III, IV Micci Costanzo, VR Larino (Italia) – I, II, III, IV Michelato Antonio, VT, Archelaide (Italia) – I, II, III, IV Michele di Gesù, SG Ordine SS.ma Trinità – I, II, III, IV Micheletto Pellanda Geraldo, VR Ponta Grossa (Brasile) – I, II, III, IV Michetti Gaetano, VT Irenopoli di Cilicia (Italia) – I, II, III, IV Michler Martino, AN Nostra Signora di Monserrate (Brasile) – I, II, III, IV Michon Roger, VR Chartres (Francia) – I, II, III, IV Mignani Gaetano CM, VR Kian (Cina) – I, II, III, IV Mihayo Marc, AR Tabora (Tanzania) – I, II, III, IV Minali Cesário, VT Achirao (Brasile) – I, II, III, IV Minerva Francesco, VR Lecce (Italia) – I, II, III, IV Mingo Corrado, AR Monreale (Italia) – I, II, III, IV Minihan Jeremiah, VT Pafo (USA) – I, II, III, IV Minisci Teodoro, AN S. Maria di Grottaferrata (Italia) – I, II, III, IV Miranda y Gómez Miguel Dario, AR Mexico (Messico) – I, II, III, IV Mistrorigo Antonio, VR Treviso (Italia) – I, II, III, IV Mocellini Giovanni, VR Comacchio (Italia) – I, II, III, IV Modrego y Casáus Gregorio, AR Barcellona (Spagna) – I, II, III, IV Modzelewski Jerzy, VT Daonio (Polonia) – IV Möhler Wilhelm, SG Pallottini – I, II, III, IV Moietta Vittorio, VR Nicastro (Italia) – I Mojaisky Perrelli Gastone, AR Nusco (Italia) – I, II, III, IV Mojoli Giuseppe, AT Larissa di Tessalia (Etiopia) – II, III, IV Molin Paul, VT Garba (Mali) – I, II, III, IV Moll y Salord Manuel, VR Tortosa (Spagna) – I, II, III, IV Moloney Michael, VR Bathurst (Gambia) – I, II, III, IV Monaco Francesco, VR Caltanisetta (Italia) – I, II, III, IV Mondè Enrico, SG Società Missioni Africane – II, III, IV Mongeau Gerard, VT Diana (Filippine) – I, II, III, IV Mongo Thomas, VR Douala (Camerun) – I, II, III, IV Montà Alfonso Maria, SG Servi di Maria – I, II, III Monte Nivaldo, VT Eluza (Brasile) – II, III, IV Montini Giovanni Battista card. (papa Paolo VI), AR Milano (Italia) – I Moors Pieter Jan Antoon, VR Roermond (Olanda) – I, II, III, IV Moran Lawrence, VT Cesarea di Filippo (Australia) – IV Morano Francesco card. – I, II, III, IV Morcillo González Casimiro, AR Madrid (Spagna) – I, II, III, IV Morel Louis, AT Eno (Belgio) – I, II, III, IV Moreno Quintana Teodosio, VR Huaraz (Perù) – I, II, III, IV Moretti Pietro OFM, PA Tungchow (Cina) – II, III, IV Morgante Marcello, VR Ascoli Piceno (Italia) – I, II, III, IV Morilleau Xavier, VT Cappadocia (Francia) – III, IV Morin Laurent, VR Prince Albert (Canada) – I, II, III, IV Morkovsky John, VT Tigava (USA) – I, II, III, IV Morlion Urbain, VR Baudouinville (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Moro Briz Santos, VR Avila (Spagna) – I, II, III, IV Morris Thomas, AR Cashel (Irlanda) – I, II, III, IV Morstabilini Luigi, VR Brescia (Italia) – I, II, III, IV Morta Figuls Angel, VT Gubaliana (Spagna) – IV Moscatelli Teobaldo, SG Congregazione Cistercense di S. Bernardo d’Italia – I, II, III, IV Moscato Demetrio, AR Salerno (Italia) – I, II, III, IV Movcicki Aleksander, VT Doara (Polonia) – II Mosconi Natale, AR Ferrara (Italia) – I, II, III, IV Mosquera Corral Cesar, AR Guayaquil (Ecuador) – I, II, III, IV Motolese Guglielmo, AR Taranto (Italia) – I, II, III, IV Motta Othon, VR Campanha (Brasile) – I, II, III, IV Mouisset Jean, VR Nice (Francia) – I, II, III, IV Moynagh James, VR Calabar (Nigeria) – I, II, III, IV Moynihan Denis, VR Kerry (Irlanda) – I, II, III, IV Mozzoni Umberto, AT Side (Argentina) – I, II, III, IV Msakila Charles, VR Karema (Tanzania) – I, II, III, IV Muccin Gioacchino, VR Feltre e Belluno (Italia) – I, II, III, IV Mudartha Giovanni, VT Idebesso (India) – II, III, IV Mueller Joseph, VR Sioux City (USA) – I, II, III, IV

Muguerza Francisco, VR Oran (Argentina) – I, III, IV Muhn Enrique, VR Jujuy (Argentina) – I Muldoon Thomas, VT Fessei (Australia) – I, II, III, IV Mulrooney Charles, VT Valentiniana (USA) – I, II, III, IV Mummadi Ignacius, VR Guntur (India) – I, III, IV Munita Eyzaguirre Ramón, VR San Felipe (Cile) – I Munive Escobar Luis, VR Tlaxcala (Messico) – I, II, III Muniz João Batista, VR Barra do Rio Grande (Brasile) – I, II Muñoyerro Alonso Luis, AT Sion (Spagna) Muñoz Duque Anibal, AR Nueva Pamplona (Colombia) – I, II, III, IV Muñoz Vega Paolo, VT Ceramo (Ecuador) – III, IV Murphy Henry, VR Limerick (Irlanda) – I, II, III, IV Murphy John, AR Cardiff (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Murphy Thomas, VR Juázeiro (Brasile) – II, IV Murphy Thomas A., VT Appiaria (USA) – I Murphy Urban, PA Bechuanaland (Beciuania) – II, III, IV Mussio Anthony, VR Steubenville (USA) – I, II, III, IV Musto Biagio, VR Aquino (Italia) – I, II, III, IV Musty Jean, VT Botriana (Belgio) – I, II, III, IV Muszyński Edward, VT Mastaura di Asia (Polonia) – II Muthappa Francis, VR Coimbatore (India) – I, II, III, IV Muzzolón Angel, VT Tirieo (Paraguay) – I, II, III, IV Myskiw Paolo, SG Ordine Basiliano di s. Giosafat – I

N Nabaa Philippe, AR Beirut (Libano) – I, II, III, IV Nanayakkara Leo, VR Kandy (Ceylon) – I, II, III, IV Nardone Beniamino, AT Aureopoli di Asia (Italia) – I Navagh James, VR Paterson (USA) – I, II, III, IV Navarrete y Guerrero Juan, AR Hermosillo (Messico) – I, II, III, IV Navarro Allende Bernardo, SG Mercedari– I, II, III, IV Navarro Ramirez Juan, VR Ciudad Altamirano (Messico) – IV Ndong François, VT Rafanea (Gabon) – I, II, III, IV Ndongmo Albert, VR Nkongsamba (Camerun) – III, IV Ndudi Raymond, VT Matara di Procosolare (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Nécsey Eduard, VT Velicia (Cecoslovacchia) – I, II, III, IV Nelligan Charles Leo, VT Fenice (Canada) – I, II, III, IV Nepote-Fus José, VT Elo (Italia) – I, II, III, IV Neuhäusler Johannes, VT Calidone (Germania) – II, III, IV Neves José, VR Assis (Brasile) – I, II, III, IV Newell Hubert, VR Cheyenne (USA) – I, II, III, IV Newman Thomas Albert MS, VR Prome (Birmania) – I, II, III Nežic´ Dragutin, VR Parenzo e Pola (Jugoslavia) – I, II, III, IV Nganga Louis, VR Lisala (Congo Léopoldville) – I, II, IV Ngô-dinh-Thûc Pierre, AR Hué (Vietnam) – I, II, III, IV Nguyên-Khác-Ngu Michel, VR Long-Xuyen (Vietnam) – I, II, III, IV Nguyên-kim-Diên Philippe, AT Pario (Vietnam) – I, II, III, IV Nguyên-Ngoc-Quang Jacobus, VR Cantho (Vietnam) – IV Nguyên-van-Binh Paul, AR Saigon (Vietnam) – I, II, IV Nguyên-van-Thien Antoine, VR Vinh-Long (Vietnam) – I, II, III, IV Niccolai Juan, VR Tarija (Bolivia) – I, II, III, IV Niccoli Francesco, VR Colle di Val d’Elsa (Italia) – I, II, III, IV Nicodemo Enrico, AR Bari (Italia) – I, II, III, IV Nicolini Giuseppe, VR Assisi (Italia) – I, II, III, IV Nicolosi Salvatore, VR Lipari (Italia) – II, III, IV Niederberger Basil, SG Congregazione Benedettina Svizzera – I, II, III, IV Niedhammer Matthew, VT Caloe (Nicaragua) – I, II, III, IV Niehues Alfonso, AT Aptuca (Brasile) – I, II, III, IV Nierhoff Francisco, VR Floresta (Brasile) – III, IV Nierman Pieter Antoon, VR Groningen (Olanda) – I, II, III, IV Nigris Leone, AT Filippi (Italia) – I, II Nilmar Juan, VT Zapara (Filippine) – II Niu Hui-ching Thomas, VR Yangku (Cina) – I, III, IV Niza Ribeiro Felix, VR Tete (Mozambico) – II, III, IV Nkalanga Placidus Gervasius, VT Balbura (Tanzania) – I, III, IV Nkongolo Joseph, VR Luebo (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Nkou Pierre-Célestin, VR Sangmélina (Camerun) – II, III, IV Noa Thomas, VR Marquette (USA) – I, II, III, IV Noël Laurent, VT Agatopoli (Canada) – II, III, IV Noguchi Dominicus, VR Hiroshima (Giappone) – I, II, III, IV Nold Wendelin, VR Galveston e Houston (USA) – I, II, III, IV Nolker Bernardo José, VR Paranaguà (Brasile) – II, III, IV Nordhues Paul, VT Cos (Germania) – I, II, IV Noronha Marcos Antonio, VR Itabira (Brasile) – IV Norton John Francis, VR Bathurst (Australia) – I Noser Adolph, VT Gerpiniana (Nuova Guinea) – I, II, III, IV Nousseir Paul, AR Minya (RAU-Egitto) – I, II, III, IV Nóvoa Fuente Miguel, VT Chitri (Spagna) – I, II, III, IV Nowak Lodovico, SG Monaci S. Paolo Primo Eremita – I Nowicki Edmund, VR Gdańsk (Danzica) – I, II, III, IV Ntuyahaga Michel, VR Bujumbura (Burundi) – I, II, III, IV Nuer Jean, VR Assiut dei Copti (RAU-Egitto) – I, II, III, IV Nujaim Abdallah, VR Baalbeck dei Maroniti (Libano) – II, III, IV Nunes Gabriel, AT Metimna (Angola) – I, IV

Nunes Teixeira Francisco, VR Quelimane (Mozambico) – I, II, III, IV Nuñez Núñez Daniel Enrique, VR David (Panamà) – III, IV Nuño Francisco, AT Garella (Messico) – I Nuti Oreste, VR Canelones (Uruguay) – I, II, III, IV Nuzzi Jolando, VR Campagna (Italia) – I, II, III, IV Nwedo Anthony, VR Umuahia (Nigeria) – I, II, III, IV Nze Abui Raffaele, VT Sutunurca (Guinea Spagnola) – IV Nzita Simon, VT Gindaro (Congo Léopoldville) – I, II, IV

O Obert Joseph, VR Dinajpur (Pakistan) – I, II, III, IV Oblak Jan, VT Abbir Maggiore (Polonia) – II, IV Oblak Marijan, VT Flaviade (Jugoslavia) – I, II, III, IV O’Boyle Patrick, VR Killala (Irlanda) – I, II, III, IV O’Boyle Patrick L., AR Washington (USA) – I, II, III, IV O’Brien Eris, AR Canberra e Goulburn (Australia) – I, II, III, IV O’Brien Henry, AR Hartford (USA) – I Obviar y Aranda Alfredo, VT Linoe (Filippine) – I O’Callaghan Eugene, VR Clogher (Irlanda) – I Ocampo Berrío Angel, AR Tunja (Colombia) – I, II, III, IV Ochoa Francisco, VT Remesiana (Spagna) – I, II, III, IV O’Collins James, VR Ballarat (Australia) – I, II, III, IV O’Connor Martin, AT Laodicea di Siria (Italia) – I, II, III, IV O’Connor William, VR Springfield in Illinois (USA) – I, II, III, IV O’Connor William P., VR Madison (USA) – I, II Oddi Silvio, AT Mesembria (Belgio) – I, II, III, IV O’Doherty Eugene, VR Dromore (Irlanda) – I, II, III, IV Odongo James, VT Baanna (Uganda) – IV O’Donnell Cletus, VT Abritto (USA) – I, III, IV O’Donnell Patrick, AR Brisbane (Australia) – I, II, III, IV O’Flanagan Dermot, VR Juneau (USA) – I, II, III, IV O’Gara Cutbert Martin CP, VR Yüanling (Cina) – I, II, III, IV Ogez John, VR Mbarara (Uganda) – I, II, III, IV O’Grady John, VT Aspendo (Canada) – I, II, III, IV Oguki Atakpah Bernard, VR Atakpame (Togo) – III, IV O’Hara Gerald, AT Pessinonte (Gran Bretagna) – I O’Keefe Gerald, VT Candiba (USA) – I, II, III, IV Okoye Godfrey, VR Port Harcourt (Nigeria) – I, II, III, IV Olaechea Loizaga Marcelino, AR Valencia (Spagna) – I, II, III, IV Olalia Alejandro, VR Lipa (Filippine) – I, II Olano y Urteaga León, VT Lagina (Spagna) – I, II, III, IV Olazar Muruaga Gregorio, VT Prusa (Perù) – I, II, III, IV Olbert Augustin SVD, VR Tsíngtao (Cina) – I, II Olçomendy Michael, AR Malacca (Singapore) – I, II, III, IV Oldani Luigi, VT Gergi (Italia) – I, II, III, IV Olivotti Giuseppe, VT Samo (Italia) – I, II, III, IV O’Loughlin John, VR Darwin (Australia) – I, II, III, IV Olu Chukwuka Nwaezeapu Lucas, VR Warri (Nigeria) – III, IV Olwell Charles Quentin Bertram, VT Tabraca (Filippine) – I, III, IV Oña de Echave Antonio, VR Lugo (Spagna) – I, II, III, IV O’Neill John, VR Grand Falls (Canada) – I, II, III, IV O’Neill Michael, AR Regina (Canada) – I, II, III, IV O’Reilly Michael, VR Saint George’s (Canada) – I, II, III, IV Oscoz Mariano, SG Congregazione Eremitani Camaldolesi di Monte Corona – I, II, III O’Shea Thimothy, VR Livingstone (Zambia) – I, II, III, IV Oste Joseph Julian CICM, VR Jehol (Cina) – I, II, III, IV O’Sullivan Joseph, AR Kingston (Canada) – I, II, III, IV Ottaviani Alfredo card., segretario del s. Uffizio – I, II, III, IV Ottaviani Vittorio, VR Alatri (Italia) – II, III, IV Otunga Maurice, VR Kisii (Kenya) – I, II Ouellette Joseph, VR Mont Laurier (Canada) – I, II, III, IV Oviedo Cavada Carlos, VT Benevento (Cile) – III, IV Oviedo y Reyes Isidro, VR León (Nicaragua) – I

P Pace Joseph, VR Gozo (Malta) – I, II, IV Pacheco Ribeiro Altivo, VR Barra do Piraí (Brasile) – II, III, IV Pachowiak Heinrich, VT Fitea (Germania) – I, II, III, IV Pacini Alfredo, AT Germia (Svizzera) – I, IV Padilla Lozano José, VR Veracruz (Messico) – II, III, IV Padin Candido, VT Tremitonte (Brasile) – II, III, IV Padiyara Anthony, VR Ootacamund (India) – I, II, III, IV Pailler André, AT Marcelliana (Francia) – I, II, III, IV Pailloux René, VR Fort Rosebery (Zambia) – I, II, IV Palathuruthy Januarius Paul, Ordinario Chanda (India) – III, IV Palazzini Pietro, AT Cesarea di Cappadocia (Italia) – I, II, III, IV Palha Luis, VT Lunda (Brasile) – I Palmas Angelo, AT Vibiana (Vietnam) – IV Palmerini Achille, VR Isernia e Venafro (Italia) – I, II, III, IV Palombella Giacomo, AR Matera (Italia) – I, II, III, IV Pangrazio Andrea, AR Gorizia (Italia) – I, II, III, IV Papp Kalmán, VR Györ (Ungheria) – II Pappalardo Paolo, AT Apamea di Siria (Italia) – III

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Elenco dei padri conciliari Pardini Giovanni, VR Iesi (Italia) – I, II, III, IV Pardy James Vincent, VR Cheong-Ju (Corea del Sud) – I, II, III, IV Paré Marius, VR Chicoutimi (Canada) – I, II, III, IV Parecattil Joseph, AR Ernakulam (India) – I, II, III, IV Parent Charles, AR Rimouski (Canada) – I, II Parente Pietro, AT Tolemaide di Tebaide (Italia) – I, II, III, IV Parenty André, VT Sitifi (Francia) – I, II, III, IV Parker Thomas, VR Northampton (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Paro Gino, VT Diocesarea di Isauria (Italia) – I, II, III, IV Parodi Diego, VT Centenaria (Brasile) – I, II, III, IV Parodi Giovanni B., VR Savona e Noli (Italia) – I, II, III, IV Parteli Keller Carlos, VR Tacuarembo (Uruguay) – I, II, III, IV Paschang John, VR Grand Island (USA) – I, II, III, IV Pasini Ferdinando Fulgencio OFM, VR San-yüan (Cina) – I, II, III, IV Pastorino Giustino, VT Babra (Libia) – IV Paternain Miguel, AT Acrida (Uruguay) – I, II, III, IV Patria Jacques, VR Périgueux (Francia) – I, II, III, IV Patroni Aldo Maria, VR Calicut (India) – I, II, III, IV Paupini Giuseppe, AT Sebastopoli di Abasgia (Colombia) – II Pavlišić Iosip, VT Bruzo (Jugoslavia) – I, II, III, IV Pawłowski Antoni, VR Włocławek (Polonia) – I, II, III, IV Paz Ladislau, VR Corumbá (Brasile) – I, II, III, IV Pearce George, VT, Attalea di Pamfilia (Polinesia) – I, II, III, IV Pearson Thomas, VT Sinda (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Pechillo Arthur Gerolamo, VT Nuova Spagna (Paraguay) – I, II, IV Pechuán Marin Enrique, VR Cruz del Eje (Argentina) – II, III, IV Pedicini Gioacchino, VR Avellino (Italia) – I, II, III, IV Pedroni Angelo, AT Novica (Thailandia) – IV Peeters Julius Joseph Willem, VR Buea (Camerun) – I, II, III, IV Peiris Edmund, VR Chilaw (Ceylon) – I, II, III, IV P kala Karol, VT Trocmade (Polonia) – I, IV Pelaia Bruno, VR Tricarico (Italia) – I, II, III, IV Pellecchia Raffaele, VR Alife (Italia) – I, II, III, IV Pellegrino Michele, AR Torino (Italia) – IV Pelletier Georges, VR Trois Rivières (Canada) – I, II, III, IV Pellin Jesús Maria, VT Acque Tibilitane (Venezuela) – IV Peluso Luis Gonzaga, VR Cachoeiro de Itapemirin (Brasile) – I, III, IV Pennisi Francesco, VR Ragusa (Italia) – I, II, III, IV Pepén y Soliman Juan, VR N.S. de la Altagracia (Rep. Dominicana) – I, II Peralta y Ballabriga Francisco, VR Vitoria (Spagna) – I, II, III, IV Perantoni Pacifico, AR Lanciano ed Ortona (Italia) – I, II, III, IV Pereira da Costa Manuel, VR Campina Grande (Brasile) – I, II, III, IV Pereira Longinus Gabriel, VT Vada (India) – II, IV Pereira Manuel, VR Bragança e Miranda (Portogallo) – I, II, III, IV Pereira Corrêa Milton, VT Coronea (Brasile) – II, III, IV Pereira Peter, VT Urusi (India) – I, IV Pereira Venâncio João, VR Leiria (Portogallo) – I, II, III, IV Pérez Cisneros Angel, VR Barcelona (Venezuela) – I, II, III, IV Pérez Eslava Carlos, AR Salta (Argentina) – I, II, III, IV Pérez Pérez José, PA San Andrés y Providencia (Colombia) – II Pérez Platero Luciano, AR Burgos (Spagna) – I Pérez Silva Federico, AR Trujillo (Perù) – I, II Périer Ferdinand, AT Roina (India) – I, II Perini Norberto, AR Fermo (Italia) – I, II, III, IV Perniciaro Giuseppe, VT Arbano (Italia) – I, II, III, IV Pernicone Joseph, VT Adrianopoli (USA) – I, II, III, IV Perraudin André, AR Kabgayi (Rwanda) – I, II, III, IV Perrin Maurice, AR Bagdad dei Latini (Iraq) – I, II, III, IV Perris Ioannis, AR Naxos (Grecia) – I, II, III, IV Perrot Joseph, VR San (Mali) – III, IV Perry Harold, VT Monte di Mauritania (USA) – IV Person Urbain, VT Cime (Etiopia) – I, II, III, IV Peruzzo Giovanni Battista, AR Agrigento (Italia) – I Pesce Anthony, VR Dodoma (Tanzania) – I, II, III Pessers Quintinus OFM, PA Kiangchow (Cina) – II, III, IV Pessôa Câmara Hélder, AR Olinda e Recife (Brasile) – I, II, III, IV Petit John, VR Menevia (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Petralia Giuseppe, VR Agrigento (Italia) – II, III, IV Petrilli Enrico, VT Apolloniade (Italia) – II, III, IV Petro Augusto, VR Uruguaiana (Brasile) – I, II, III, IV Petroni Domenico, VR Melfi (Italia) – I, II, III, IV Peyrou Eugenio Santiago, VR Comodoro Rivadavia (Argentina) – III, IV Pezzullo Federico, VR Policastro (Italia) – I, II, III, IV Pflaum Jorge, VT Iziriana (Bolivia) – I, II, IV Phakoe Ignatius, VR Leribe (Basutoland) – I, II, III, IV Pham-ngoc-Chi Pierre, VR Danang (Vietnam) – I, II, IV Philbin William, VR Down e Connor (Irlanda) – I, II, III, IV Philippe Paul-Pierre OP, AT Eracleopoli Maggiore (Italia) – I, II, III, IV Piana Agostinetti Edoardo, VT Eurea di Fenicia (Italia) – I, II, III, IV Piasentini Giovanni, VR Chioggia (Italia) – I, II, III, IV Piazera Honorato, VR Nova Iguaçú (Brasile) – I, II, III, IV Piazza Alessandro, VR Albenga (Italia) – IV Piazzi Giuseppe, VR Bergamo (Italia) – I

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Elenco dei padri conciliari Picachy Trevor Lawrence, VR Jamshedpur (India) – I, II, III, IV Picão David, VT Tois (Brasile) – I, II, III, IV Picard de la Vacquerie Robert, VR Orléans (Francia) – I Picchinenna Domenico, AR Cosenza (Italia) – I, II, III, IV Picco Giovanni, VT Anea (Italia) – II, III, IV Piché Paul, VT Orcisto (Canada) – I, II, III, IV Pichler Alfred, VR Banjaluka (Jugoslavia) – I, II, III, IV Piérard Henri, VR Beni (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Piérard René, VR Chalons (Francia) – I, II, III, IV Piersanti Fiorello, SG Caracciolini– I, II, III, IV Pietraszko Jan, VT Torreblanda (Polonia) – III, IV Pietrulla Anselmo, VR Tubarão (Brasile) – I, II, III, IV Pietsch Leo, VT Narona (Austria) – I, II, III, IV Pignedoli Sergio, AT Iconio (Canada) – I, II, III, IV Pildáin y Zapiáin Antonio, VR Islas Canarias (Spagna) – I, II, III, IV Pillai Jerome Emiliano, VR Jaffna (Ceylon) – I, II, III, IV Pimiento Rodriguez José, VR Garzon Neiva (Colombia) – I, II, III, IV Piña Torres José, VT Milevi (Messico) – I, II, III, IV Pinault Henri-Marie-Ernest-Désiré MEP, VR Chengtu (Cina) – I, II, III, IV Pinci Antonino, AT Tarasa di Numidia (Panamà) – II, III, IV Piñera Carvallo Bernardino, VR Temuco (Cile) – I, II, III, IV Pinger Henry Ambrose OFM, VR Chowtsun (Cina) – I, II, III, IV Pinier Paul, VR Constantine (Algeria) – I, II, III, IV Pintado José, VT Foba (Ecuador) – I, II, III, IV Pinto Edwin, VR Ahmedabad (India) – I, II, III, IV Pintonello Arrigo, AT Teodosiopoli di Arcadia (Italia) – I, II, III, IV Pioger André, VR Sées (Francia) – I, II, III, IV Piquet Marcel, VR Nhatrang (Vietnam) – I, II Pirastru Giovanni, VR Iglesias (Italia) – I, II, III, IV Pirelli Luigi, VR Sovana e Pitigliano (Italia) – I, II Pires José, VR Arassuaí (Brasile) – I, II, III, IV Pires Manuel, VR Silva Porto (Angola) – I, II, III, IV Pirolley Emile, VR Nancy (Francia) – I, II, III, IV Pironio Edoardo, VT Ceciri (Argentina) – III, IV Pirotto Antonio, VR Troia (Italia) – I, II, III, IV Pirovano Aristide, VT Adriani (Italia) – I, II, III, IV Pirozzi Felice, AT Graziana (Madagascar) – I, II, IV Pizzardo Giuseppe card. prefetto della congregazione dei Seminari e delle Università degli studi – I, II, III, IV Pizzoni Emilio, VR Terracina (Italia) – I, II, III, IV Planas Muntaner Francisco, VR Ibiza (Spagna) – I, II, III, IV Pla y Deniel Enrique card., AR Toledo (Spagna) – I Plaza Antonio, AR La Plata (Argentina) – I, II, III, IV Plourde Joseph, VT Lapda (Canada) – IV Plumey Yves, VR Garoua (Camerun) – I, II, III, IV Pluta Wilhelm, VT Leptis Magna (Polonia) – I, III Pobožný Robert, VT Neila (Cecoslovacchia) – II, III, IV Pocci Filippo, VT Gerico (Italia) – I, II, III, IV Pocock Philip, AT Isauropoli (Canada) – I, II, III, IV Podestá Jerónimo José, VR Avellaneda (Argentina) – II, III, IV Pogacnik Jože, AR Ljubljana (Jugoslavia) – II, III, IV Poggi Luigi, AT Forontoniana (Camerun) – IV Pohlschneider Johannes, VR Aachen (Germania) – I, II, III, IV Poirier François, AR Port-au-Prince (Haiti) – I, II, III, IV Polachirakal Athanasios Cheriyan, VR Tiruvalla (India) – I, II, III, IV Polanco Brito Hugo, VR Santiago de los Caballeros Rep. Dominicana) – II, III, IV Poledrini Alfredo, AT Vazari (Italia) – IV Poletti Ugo, VT Medeli (Italia) – I, II, III, IV Polge Eugène, VT Tiava (Francia) – IV Polidori Amedeo, VT Metellopoli (Italia) – I Pollio Gaetano, AR Otranto (Italia) – I, II, III, IV Poma Antonio, VR Mantova (Italia) – I, II, III, IV Ponce de Léon Carlo, VT Rodosto (Argentina) – I, II, IV Poncet Alexandre, VT Basilinopoli (Polinesia) – I Pont y Gol José, VR Segorbe e Castellón (Spagna) – I, II, III, IV Portalupi Sante, AT Cristopoli (Honduras) – I, II, III, IV Portela de Araujo Pena Cristiano, VR Divinópolis (Brasile) – I, II, IV Porter William, AT Lemno (Gran Bretagna) – I, II, IV Posada Peláez Gustavo, VT Zaliche (Colombia) – I, II, IV Potanamuzhi Matthew, VR Kothamangalam (India) – I, II, III, IV Pourchet Maurice, VR Saint Flour (Francia) – I, II, III, IV Power William, VR Antigonish (Canada) – I, II, III, IV Prada Carrera Francisco, VR Uruaçu (Brasile) – I Prado Tello Elias, VT Teveste (Perù) – IV Prasko Ivan, VT Zigri (Australia) – I, II, IV Prata Gennaro, VT Adriania (Bolivia) – I, II, III, IV Prati Artemio, VR Carpi (Italia) – I, II, III, IV Prendiville Redmond, AR Perth (Australia) – I, II Previtali Guido, PA Misurata (Libia) – II, III, IV Prévost Joseph, VT Ammaedara (Perù) – I, II, III, IV Primatesta Raúl Francisco, AR Cordoba (Argentina) – I, II, III, IV Principe Enrique, VT Abila di Lisania (Argentina) – II, III, IV Principi Primo, AT Tiana (Italia) – I, II, III, IV Primeau Ernest John, VR Manchester (USA) – I, II, III, IV Prinetto Angelo, VT Adriane (Italia) – I, II, III, IV Printesis Venedictos, AR Atene (Grecia) – I, II, III, IV Proaño Villalba Leonidas, VR Riobamba (Ecuador) – I, II, III, IV

Proni Giovanni, VR Termoli (Italia) – I, II, III, IV Pronti Giuseppe, VR Nocera Umbra (Italia) – I, II, III, IV Prost Tadeu, VT Fronta (Brasile) – II, IV Prou Jean, SG Congregazione Benedettina di Francia – I, II, III, IV Proulx Adolphe, VT Missua (Canada) – IV Przyklenk João Batista, VR Januária (Brasile) – I, II, III, IV Puchol Montiz Vicente, VR Santander (Spagna) – IV Puech Pierre, VR Carcassonne (Francia) – I, II, III, IV Pulido Mendez José, AT Cirro (Venezuela) – II, III, IV Pullano Giuseppe, VR Patti (Italia) – I, II, III, IV Punzolo Luigi, AT Sebastea (Siria) – I, II, III, IV Pursley Leo Aloysius, VR Fort Wayne (USA) – I, II, III, IV Puset Jules, VR Tamatave (Madagascar) – I, II, III, IV

Q Quadri Santo, VT Villanova (Italia) – III, IV Quaglia Martinez Edmondo, VR Minas (Uruguay) – III, IV Quaremba Pasquale, VR Gallipoli (Italia) – I, II, III, IV Quarracino Antonio, VR Nueve de Julio (Argentina) – I, II, III, IV Quéguiner Maurice, SG Società per le Missioni Estere di Parigi – III, IV Quereketa Joseph, VT Eresso (Filippine) – III Quesada Castro Delfin, VR San Isidro (Costarica) – II Quezada Limón Salvador, VR Aguascalientes (Messico) – I, II, III, IV Quezada Valdés José, VR Acapulco (Messico) – I, II, IV Quinlan Thomas, VR Chunchon (Corea) – I, III, IV Quinn Augustine, VR Kilmore (Irlanda) – I, II, III, IV Quint Edward Gabriel OFM, PA Weihaiwei (Cina) – II, III, IV Quintanilla Manzanares del Rosario Arturo OAR, VR Kweiteh (Cina) – I, II, III, IV Quintero Arce Carlos, VR Ciudad Valles (Messico) – I, II, III, IV Quintero José Humberto card., AR Caracas (Venezuela) – I, II, III, IV Quiroga y Palacios Fernando card., AR Santiago de Compostela (Spagna) – I, II, III, IV

R Raballand Gustave-André-Ferdinand MEP, VT Eguga e VA Em Phnom-Penh (Cambogia) – I, II, IV Rabban Ablahad, SG Ordine Antoniano di S. Ormisda dei Caldei – III, IV Rabban Raphael, AR Kerkuk (Iraq) – I, II, III, IV Rabbani Joseph, AT Nacolia (Siria) – I, II, III Rada Senosiain Candido, VR Guaranda (Ecuador) – I, II, III, IV Radicioni Vincenzo, VR Montalto e Ripatransone (Italia) – I, II, III, IV Radossi Raffaele, AR Spoleto (Italia) – I, II, III, IV Raeymaeckers Felicissimo Alphonse, VT Aperle (Pakistan) – III, IV Raible Otto, VT Anemurio (Germania) – I, II Raimondi Luigi, AT Tarso (Messico) – I, II, III, IV Raimondi Pietro, VR Crotone (Italia) – I, II, III, IV Raimondo G. M. del SS. Sacramento, SG Romitani Scalzi – I, II Rajaonarivo François Xavier, VR Miarinarivo (Madagascar) – I, II, III, IV Rakotomalala Jérôme, AR Tananarive (Madagascar) – I, II, III, IV Ramalho de Alarcón Santiago Giuseppe Mauro, VR Iguatú (Brasile) – I, II, III, IV Ramanantoanina Gilbert, AR Fianarantsoa (Madagascar) – I, II, III, IV Ramirez Salaverría Antonio, VR Maturín (Venezuela) – I, II Ramirez Taboada Pablo, VR Huacho (Perù) – I, III Ramos Alberto Gaudêncio, AR Belém do Parà (Brasile) – I, II, III, IV Ramousse Ives-Georges-René MEP, VT Pisita e VA Phnom-Penh (Cambogia) – II, III, IV Rancans Jazeps, VT Marcopoli (Lettonia) – I, II, III, IV Raspanti Miguel, VR Morón (Argentina) – I, II, III, IV Raspini Maurizio, VT Sebarga (Italia) – I, II, III, IV Rast Maurinus, SG Salvatoriani – IV Rastouil Louis, VR Limoges (Francia) – I, II, III, IV Ratsimamotoana Bernard Charles, VR Morodan (Madagascar) – IV Rau Enrique, VR Mar del Plata (Argentina) – I, II, III, IV Ravagli Antonio, VR Modigliana (Italia) – I, II, III, IV Ravetta Umberto, VR Senigallia (Italia) – I, II Rayappan Ambrose, AR Pondicherry e Cuddalore (India) – I, II, III, IV Raymond Leonard, AR Nagpur (India) – I, II, III, IV Raymundos Timoteo, VT Cariopoli (Francia) – I, II, III, IV Re Carlo, VT Aspona (Italia) – I, II, III Rea Ildefonso, VT Corone (Italia) – I, II, III, IV Reddington John, VR Jos (Nigeria) – I, II, III, IV Redois Patient, VR Natitingou (Dahomey) – III, IV Reed Victor, VR Oklahoma City (USA) – I, II, III, IV Reetz Benedikt, SG Congregazione Benedettina di Beuron – I, II, III Regan Joseph, VT Isinda (Filippine) – I, II, III, IV

Regno Bernardo, VT Bagai (Ceylon) – I Reh Francis, VT Macriana di Mauritania (Italia) – I, II, III, IV Rehring George, VR Toledo (USA) – I, II, III, IV Reicher Louis, VR Austin (USA) – I, II, III, IV Reilly Tomás, VT Temisonio (Rep. Dominicana) – II, III, IV Reis Thomas, VR Zaku Zakho (Iraq) – I, III Reiterer Anthony, VR Lydenburg-Witbank (Sud Africa) – I, II, III, IV Renard Alexandre, VR Versailles (Francia) – I, II, III, IV Rencoret Donoso Alberto, AR Puerto Montt (Cile) – I, II, III, IV Rendeiro Francisco, VT Benepota (Portogallo) – I, II, III, IV Restieaux Cyril, VR Plymouth (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Reuss Joseph, VT Sinope (Germania) – I, II, III, IV Reyes Vicente, VR Borongan (Filippine) – I, II, III, IV Rezende Costa João, AT Martiropoli (Brasile) – I, II, III, IV Ribeiro Camelo Abel, VR Goiás (Brasile) – I, II, III, IV Ribeiro de Oliveira Antonio, VT Arindela (Brasile) – IV Ribeiro De Santana Altino, VR Sá da Bandeira (Angola) – I, II, III, IV Ribeiro Guedes Delfim, VR São João del Rei (Brasile) – I, III, IV Ribeiro José, VT Egee (India) – I, II, III, IV Riberi Antonio, AT Dara (Spagna) – II, III, IV Ricceri Francesco, VR Trapani (Italia) – I, II, III, IV Ricceri Luigi, SG Salesiani – IV Richaud Paul card., AR Bordeaux (Francia) – II, III, IV Ricote Alonso, VT Miletopoli (Spagna) – I, II, IV Riesco Carbajo Angel, VT Limisa (Spagna) – I, III, IV Riezzo Nicola, VR Castellaneta (Italia) – I, II, III, IV Rigaud Maurice, VR Pamiers (Francia) – I, II, III, IV Righi-Lambertini Egano, AT Doclea (Cile) – I, II, III, IV Righi Vittore Ugo, AT Bilta (Paraguay) – I, II, IV Riha Mauro, SG Congregazione Benedettina d’Austria – I, II, III, IV Riley Thomas, VT Regie (USA) – I, II, III, IV Rinaldi Luigi, VR S. Marco e Bisignano (Italia) – I, II, III, IV Rincón Bonilla José, VT Tamaso (Venezuela) – I Rintelen Friedrich, VT Cusira (Germania) – I, II, III, IV Riobé Guy, VR Orléans (Francia) – I, II, III, IV Riopel Marcel, VT Neocesarea di Siria (Francia) – I, II, III, IV Ritter Joseph card., AR Saint Louis (USA) – I, II, III, IV Riu Anglés Carlos, VT Lari Castello (Cuba) – I, II, III Rivato Angelo Maria, PN Ponta de Pedras (Brasile) – IV Rivera Damas Arturo, VT Legia (El Salvador) – I, II, III, IV Rivera Mejía Pedro, VR Socorro y San Gil (Colombia) – I, II, III, IV Rivera Meza Nemesio, VT Diospoli Superiore (Perù) – III, IV Rizzo Giovanni, AR Rossano (Italia) – I, II, III, IV Roa Perez Domingo, VR Maracaibo (Venezuela) – I, III, IV Roatta Ilario, VR S. Agata dei Goti (Italia) – I, II, III, IV Robert Paul, VR Les Gonaïves (Haiti) – I, II, III, IV Roberti Francesco card., prefetto della Segnatura Apostolica – I, II, III, IV Roberti Vito, AR Caserta (Italia) – I, II, III, IV Roberts Thomas, AT Sugdaea (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Robichaud Norbert, AR Moncton (Canada) – I, II, III, IV Róbles Jimenez José, VR Tulancingo (Messico) – I, II, III, IV Roborecki Andrew, VR Saskatoon degli Ucraini (Canada) – I, II, III, IV Rocco Carmine, AT Giustinianopoli di Galizia (Bolivia) – I, II, III, IV Ródenas Garcia Alfonso, VR Almería (Spagna) – I, II, III, IV Rodgers John, VT Sbida (Polinesia) – I, III, IV Rodgers Joseph, VR Killaloe (Irlanda) – I, II, III, IV Rodríguez Augustin, VT Castello di Tingizio (Paraguay) – I, IV Rodriguez Ballón José, AR Arequipa (Perù) – I, II, III, IV Rodríguez Benito, VT Aricanda (Argentina) – II, III, IV Rodríguez Diez Inocencio, VR Cuenca (Spagna) – I, II, III, IV Rodríguez Herrera Adolfo, VR Camaguey (Cuba) – III, IV Rodriguez Gamoneda Angel, VT Gazera (Perù) – I, II, III, IV Rodríguez Pardo Luis, VR S. Cruz de la Sierra (Bolivia) – I, II, III, IV Rodriguez-Quírós Carlos, AR S. José de Costa Rica (Costarica) – I, II, III, IV Rodríguez Rozas Manuel Pedro, VR Pinar del Rio (Cuba) – I, III, IV Rodríguez y Olmos Audino, AR San Juan de Cuyo (Argentina) – II Rohracher Andreas, AR Salzburg (Austria) – I, II, III, IV Roig Damián Nicolau, PN Huamachuco (Perù) – II, III, IV Roig y Villalba Vicente, VT Arad (Colombia) – I, II, III, IV Rojas Chaparro José, VR Trujillo (Venezuela) – I, II, III, IV Rolando Ottorino, SG Dottrinari – III, IV Rolim De Moura Zacarias, VR Cajazeiras (Brasile) – I, II, III, IV Rolim-Loureiro Paulo, VR Mogi das Cruzes (Brasile) – I, II, III, IV Rolland Claude, VR Antsirabe (Madagascar) – I, II, III, IV Rolón Silvero Ismael Blas, VT Fornos Maggiore (Paraguay) – I, II, III, IV Romaniello John Angel MM, PA di Kweilin (Cina) – II, III, IV Romeijn Jacques, VR Samarinda (Indonesia) – I, II, III, IV Romero Arvizu Manuel, VT Dusa (Messico) – I, II, III, IV Romero de Lema Maximino, VT Orta (Spagna) – III, IV Romero Menjibar Felix, VR Jaén (Spagna) – I, II, III, IV Romo Gutierrez Fernando, VR Torreón (Messico) – I, II, III, IV Romoli Dino, VR Pescia (Italia) – I, II, III, IV Ronca Roberto, AT Lepanto (Italia) – I, II, III, IV Roques Clément-Emile card., CP Rennes (Francia) – I

Rosa Luigi, VR Bagnoregio (Italia) – I, II, III, IV Rosales Julio, AR Cebù (Filippine) – I, II, III, IV Rosario Joseph, VR Amravati (India) – I, II, III, IV Rosch Ricardo, VR Concordia (Argentina) – I, II, IV Rosenhammer José, VT Ampora (Bolivia) – I, II, III, IV Rosenthal John, VR Queenstown (Sud Africa) – I, II, III, IV Rosina Marcello, VT Ezani (Italia) – II, III, IV Rossel y Arellano Mariano, AR Guatemala (Guatemala) – I, II, III Rossi Agnelo card., AR São Paulo (Brasile) – I, II, III, IV Rossi Carlo, VR Biella (Italia) – I, II, III, IV Rossi Fortunato, VR Venado Tuerto (Argentina) – I, II, III, IV Rossi Francesco, VR Tortona (Italia) – II, III, IV Rossi Giuseppe, VT Palmira (Italia) – II, III, IV Rossi Opilio, AT Ancira (Austria) – I, II, III, IV Rossini Angelo, AR Amalfi (Italia) – I, II, III Rotolo Salvatore, VT Nazianzo (Italia) – I Rotta Angelo, AT Tebe di Grecia (Italia) – I, II Rouanet Pierre, VR Daloa (Costa d’Avorio) – I, II, III, IV Rougé Pierre, VR Nîmes (Francia) – I, II, III, IV Rousseau Maurice, VT Ausafa (Francia) – I, II, III, IV Rousset Agostino, VR Ventimiglia (Italia) – I, II Rousset André, VT Vaga (Francia) – II, III, IV Routhier Henri, VT Naisso (Canada) – I, II, III, IV Roy Alexandre, VT Ambia (Francia) – I, II, III, IV Roy Maurice card., AR Québec (Canada) – I, II, III, IV Rubin Wladyslaw, VT Serta (Polonia) – III, IV Rubio Diaz Alfredo, VR Sonsón (Colombia) – I, II, III, IV Rubio Luciano, SG Eremitani S. Agostino – I, II, III Rubio Repulles Mauro, VR Salamanca (Spagna) – III, IV Rubio y Montiél Saturnino, VR Osma e Soria (Spagna) – I, II, III, IV Rudderham Joseph, VR Clifton (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Rudin John James, VR Musoma (Tanzania) – I, II, III, IV Rueda Hernández Héctor, VR Bucaramanga (Colombia) – I, II, III, IV Ruffini Ernesto card., AR Palermo (Italia) – I, II, III, IV Rugambwa Laurean card., VR Bukoba (Tanzania) – I, II, III, IV Ruiz Garcia Samuele, VR Chiapas (Messico) – I, II, III, IV Ruiz y Solórzano Ferdinando, AR Yucatán (Messico) – I, II Rummel J. Francis, AR New Orleans (USA) – I Ruotolo Giuseppe, VR Ugento (Italia) – I, II, III, IV Rupp Jean-Édouard-Lucien, VR Monaco (Principato di Monaco) – I, II, III, IV Rusch Paul, VR Innsbruck (Austria) – I, II, III, IV Rush Francis, VR Rockhampton (Australia) – I, II, III, IV Rusnack Michele, VT Zernico (Canada) – III, IV Russell John, VR Richmond (USA) – I, II, III, IV Russell Michele, VR Waterford (Irlanda) – IV Russo Innocenzo, VT Pege (Italia) – I, II, III, IV Russo Salvatore, VR Acireale (Italia) – I Rüth Johann, VT Amudarsa (Norvegia) – I, II, III, IV Ryan Hugh, VR Townsville (Australia) – I, II, III, IV Ryan James, VT Margo (Brasile) – I, II, III, IV Ryan Joseph, VR Hamilton (Canada) – I, II, III, IV Ryan Patrick, AR Port of Spain (Trinidad e Tobago) – I, II, III, IV Ryan Thomas, VR Clonfert (Irlanda) – II, III, IV

S Sabbattani Aurelio, AT Giustiniana Prima (Italia) – IV Sabóia Bandeira De Mello Carlos, VR Palmas (Brasile) – I, II, III, IV Sagrera Antonio, SG Teatini – IV Sahagun de la Parra José de Jésus, VR Tula (Messico) – I, II, IV Saïgh Maximos IV card., P Antiochia dei Melchiti (Siria) – I, II, III, IV Salas Miguel, VR Calabozo (Venezuela) – I, II, IV Salas Valdés Ramòn, PN, ARica (Cile) – III, IV Salatka Charles, VT Cariana (USA) – I, II, III, IV Salazar Mejia, ARturo, VT Avitta Bibba (Colombia) – IV Salinas Fuenzalida Augusto, VR Linares (Cile) – I, II, III, IV Salmon Pietro, VT Giocondiana (Italia) – III, IV Salvini Alfonso, SG Benedettini Vallombrosani – I, II, III, IV Salvucci Achille, VR Molfetta (Italia) – I, II, III, IV Samorè Antonio, AT Tirnovo (Italia) – I, II, III, IV Sana Abdul-Ahad, VR Alquoch (Iraq) – I, III, IV Sana André, VR Akkra dei Caldei (Iraq) – I, II, III, IV Sanahuja y Marcé Raimundo, VR Cartagena (Spagna) – I, II Sanchez Beguiristain Manuel, AR Conceptión (Cile) – I, II, III, IV Sánchez-Moreno Lira Luis, VT Nilopoli (Perù) – I, II, III, IV Sánchez Tinoco Alfonso, VR Papantla (Messico) – I, II, III, IV Sangaré Luc Auguste, AR Bamako (Mali) – I, II, III, IV Sanguon Souvannasri Francis Xavier, VT Enoanda (Thailandia) – I, III, IV Sani Paul Kleden, VR Den Pasar (Indonesia) – I, II, III, IV Sanschagrin Albert, VT Bagi (Canada) – I, II, III, IV Sansierra Robla Ildefonso Maria, VT Oreo (Argentina) – I, II, III, IV Santin Antonio, AR Trieste e Capodistria (Italia) – I, II, III, IV Santos Ascarza José, VR Valdivia (Cile) – I, II, III, IV Santos Hernández Héctor, AR Tegucigalpa (Honduras) – I, II, III, IV Santos Rufino Jiao card., AR Manila (Filippine) – I, II, III, IV

Santos Songco Pedro, AR Cáceres (Filippine) – I, III Sapelak Andrés, VT Sebastopoli di Tracia (Argentina) – I, II, III, IV Sargolini Federico, VT Lisiade (Italia) – II, III, IV Sarmiento Peralta Rafael, VR Ocaña (Colombia) – II, III, IV Sartori Luís, VR Santa Maria (Brasile) – II, III, IV Sartre Victor, AT Beroe (Camerun) – I, II, III, IV Satoshi Nagae Laurentius, VR Urawa (Giappone) – I, II, III, IV Satowaki Joseph, VR Kagoshima (Giappone) – I, II, III, IV Sauvage Jean, VR Annecy (Francia) – I, II, III, IV Savarese Francesco, SG Minimi – I, II, III, IV Savaryn Niel, VR Edmonton degli Ucraini (Canada) – I, II, III, IV Savino Paolo, VT Cesarea di Tessalia (Italia) – I, II, III, IV Scalais Félix, VT Acque di Numidia (Italia) – I, II, III, IV Scandar Alexandros, VR Assiut (RAU-Egitto) – I, II, III Scanlan James, AR Glasgow (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Scanlan John, VT Cene (USA) – I, II, III, IV Scapinelli di Léguigno Giovanni Battista, AT Laodicea al Libano (Italia) – I, II, III Schaffran Gerhard, VT Semnea (Germania) – II, III, IV Schäufele Hermann Josef, AR Freiburg im Breisgau (Germania) – I, II, III, IV Scheerer Aloysius Louis, VR Multan (Pakistan) – I Scheffer Lionel, VT Isba (Canada) – I, II, III, IV Schell Alejandro, VR Lomas de Zamora (Argentina) – I, II, III, IV Schenk Francis, VR Duluth (USA) – I, II, III, IV Scherer Alfredo Vicente, AR Pôrto Alegre (Brasile) – I, II, III, IV Schexnayder Maurice, VR Lafayette (USA) – I, III, IV Schiavini Giuseppe, AT Famagosta (Italia) – I, II, III, IV Schick Eduard, VT, Aradi (Germania) – I, II, III, IV Schilling Bernhard, VT Callipoli (Nuova Guinea) – I, II, III, IV Schladweiler Alphonse, VR New Ulm (USA) – I, II, III, IV Schlotterback Edward, VT Balanea (Africa Sud-Ovest) – I, II, III, IV Schmidt Carl, VT Taso (Germania) – I, II, III, IV Schmidt Firmin Martin, VT Conana (Nuova Guinea) – II, III, IV Schmitt Adolph, VR Bulawayo (Rhodesia) – I, II, III, IV Schmitt Carlos, VR Dourados (Brasile) – I, II, IV Schmitt Paul, VR Metz (Francia) – I, II, III, IV Schmitz Quirino, VR Teófilo Otoni (Brasile) – I, II, III, IV Schmondiuk Joseph, VR Stamford degli Ucraini (USA) – I, II, III, IV Schneider Josef, AR Bamberg (Germania) – I, II, III, IV Schneiders Nicolas, AR Makassar (Indonesia) – I, II, III, IV Schoemaker Guillaume, VR Purwokerto (Indonesia) – I, II, III, IV Schoenmaeckers Paul Constant, VT Acarasso (Belgio) – I, II, III, IV Schoiswohl Joseph, VR Graz (Austria) – I, II, III, IV Scho Emilio, SG Barnabiti– I, II Schott Lawrence Frederik, VT Eluza (USA) – I Schräder Bernhard, VT Sciro (Germania) – I, II, III, IV Schröffer Joseph, VR Eichstätt (Germania) – I, II, III, IV Schu Theodore SVD, VR Yenchow (Cina) – I, II, III Schuck Jaime, VT Avissa (Brasile) – I, II, III, IV Schulte Paul, AR Indianapolis (USA) – I, II, III, IV Schuster Eldon, VT Amblada (USA) – I Schütte Johannes, SG Verbiti – I, II, III, IV Schweiger Peter, SG Claretiani – I, II, III, IV Schweizer Bonaventura Josef, SG Salvatoriani – I, II, III, IV Scola Alberto, VR Norcia (Italia) – I, II, III, IV Scozzina Pacifico, VR Formosa (Argentina) – I, II, III, IV Scrivano Francesco, SG Dottrinari– I, II Scully William, VR Albany (USA) – I, II Secondo Ludovico, SG Terz’Ordine S. Francesco – IV Sedlmeier Wilhelm, VT Aulona (Germania) – I, II, III, IV Segedi Gioacchino, VT Gissaria (Jugoslavia) – II, III, IV Segura Ernesto, VT Carpi (Argentina) – I, II, III, IV Seitz Paul, VR Kontum (Vietnam) – I, II, IV Selis Enea, VT Cesarea di Mauritania (Italia) – III, IV Selvanaden Lurdu, VR Salem (India) – I, II, III, IV Semeraro Alberico, VR Oria (Italia) – I, II, III, IV Semeraro Orazio, VR Cariati (Italia) – I, II, III, IV Sena De Oliveira Ernesto, AR Coimbra (Portogallo) – I, II, III, IV Senner Juan, VT Equizeto (Bolivia) – I, II, III, IV Sensi Giuseppe Maria, AT Sardi (Irlanda) – I, II, III, IV Senyshyn Ambrozij Andrew, AR Filadelfia degli Ucraini (USA) – I, II, III, IV Šeper Franjo card. AR Zagabria (Jugoslavia) – I, II, III, IV Sépinski Augustin-Joseph Antoine, AT Assura (Giordania) – I, II, III, IV Serafini Anunciado, VR Mercedes (Argentina) – I Serena Carlo, AR Sorrento (Italia) – I, II, III, IV Serra Ruy, VR São Carlos (Brasile) – I, II, III, IV Serrano Abad Manuel, AR Cuenca (Ecuador) – I, II, III, IV Serrano Pastor Jesús, VT Ipseli (Panamà) – I, II, III, IV Severi Pietro, VT Pergamo (Italia) – I, II, III, IV Sevrin Oscar, VT Mossina (India) – I, II, III, IV Sfair Pietro, AT Nisibi (Italia) – I, II, III, IV Shanley Patrick, VT Sofene (USA) – I, II, IV Shannon James, VT Lacubaza (USA) – IV Sheen Fulton, VT Cesariana (USA) – I, II, III, IV Sheenhan Daniel, VT Capso (USA) – III, IV Shehan Lawrence card., AR Baltimora (USA) – I, II, III, IV

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Elenco dei padri conciliari Sheil Bernard, AT Selge (USA) – II Shwe Yauk Sebastian U, VR Toungoo (Birmania) – I Sibomana Joseph, VR Ruhengeri (Rwanda) – I, II, III, IV Sidarouss Stephanos I card., P Alessandria dei Copti (RAU-Egitto) – I, II, III, IV Sigismondi Pietro, AT Neapoli di Pisidia (Italia) – I, II, III, IV Signora Aurelio, AT Nicosia (Italia) – I, II, III, IV Siino Salvatore, AT Perge (Filippine) – II Sikorski Bogdan, VR Płock (Polonia) – III, IV Sillekens Guillaume, VR Ketapang (Indonesia) – I, II, III, IV Silva Henriquez Raúl card., AR Santiago del Cile (Cile) – I, II, III, IV Silva Santiago Alfredo, AT Petra di Palestina (Cile) – I, II, III, IV Silva Henriquez Raúl, VT Eudossiade (Cile) – III, IV Silveira De Mello Alonso, VT Nasai (Brasile) – I, II, III, IV Silvestri Siro, VR Foligno (Italia) – I, II, III, IV Simaan Neemeh, VT Termesso (Giordania) – IV Simões Mendes Elizeu, VR Campo Mourão (Brasile) – I, II Simonds Justin, AR Melbourne (Australia) – I, II, III, IV Simons Francis, VR Indore (India) – I, II, III, IV Sipović Ceslao, VT Mariamme (Italia) – I, II, III, IV Siri Giuseppe card., AR Genova (Italia) – I, II, III, IV Sison Jesus, VR Tarlac (Filippine) – II, III, IV Sison Juan, AT Nicopsi (Filippine) – I, II, III, IV Skinner Patrick, AR Saint John’s (Canada) – I, II, III, IV Skomorucha Waclaw, VT Zoara (Polonia) – II, IV Skutans Stanslaus, SG Mariani – I Slattery Guglielmo, SG Lazzaristi – I, II, III, IV Slipyj Josyf card., AR Lviv (URSS/Ucraina) – II, III, IV Slosk ns Bo eslavs, VT Cillio (Belgio) – I, II, III, IV Smit Giovanni, VT Paralo (Italia) – I, II, III, IV Smith Eustache, VT Apamea Ciboto (Libano) – I, II, III, IV Smith Leo, VR Ogdensburg (USA) – I, II Smith William, VR Pembroke (Canada) – I, II, III, IV Snedden Owen, VT Acheloo (Nova Zelanda) – II, III, IV Soares de Resende Sebastião, VR Beira (Mozambico) – I, II, III, IV Soares Idilio José, VR Santos (Brasile) – I, II Socche Beniamino, VR Reggio Emilia (Italia) – I, II, III Socquet Emile, AT Selimbria (Italia) – I, II, III, IV Soegijapranata Albert, AR Semarang (Indonesia) – I Soenneker Henry, VR Owensboro (USA) – I, II, III, IV Soetemans Giuseppe, SG Congregazione del SS. Salvatore Lateranense – I, II, III, IV Sol Andreas, VR Amboina (Indonesia) – III, IV Solá y Farrell Matias, VT Colofone (Spagna) – I, II, III, IV Solis Fernández Juan, VR Alajuela (Costarica) – I Sorrentino Aurelio, VR Bova (Italia) – I, II, III, IV Sorrentino Salvatore, VT Gerasa (Italia) – I, II, III, IV Sortais Gabriele, SG Trappisti – I, II Sosa Gaona Emilio, VT Sergenza (Paraguay) – I, II, III, IV Soudant Joseph, VR Palembang (Indonesia) – I, II, III, IV Souto Vizoso José, VR Palencia (Spagna) – I, II, III, IV Spallanzani Renato, VT Mazaca (Italia) – III, IV Spanedda Francesco, VR Bosa (Italia) – I, II, III, IV Spellman Francis Joseph card., AR New York (USA) – I, II, III, IV Speltz George Henry, VT Claneo (USA) – II, III, IV Spence John, VT Aggersel (USA) – III, IV Sperandeo Matteo, VR Calvi e Teano (Italia) – I, II, III, IV Spiess Hermann, VT Cemeriniano (Tanzania) – I, II, III, IV Spiller Maximiliano, VT Mirica (Ecuador) – I, II, III, IV Splett Carl, VR Gdaásk (Polonia) – I, II Spülbeck Otto, VR Meissen (Germania) – I, II, III, IV Staeb Placido, SG Congregazione Benedettina del Brasile– I, III Staffa Dino, AT Cesarea di Palestina (Italia) – I, II, III, IV Stangl Josef, VR Würzburg (Germania) – I, II, III, IV Stanton Martin, VT Cizio (USA) – I, II, III, IV Stappers Camille, VT Cerano (Belgio) – I Staunton James, VR Ferns (Irlanda) – I Staverman Rudolf, VT Mosinopoli (Indonesia) – I, II, III, IV Stein Bernhard, VT Dagno (Germania) – I, II, III, IV Stella Costantino, AR L’Aquila (Italia) – I, II, III, IV Stella Giuseppe, VR La Spezia (Italia) – I, II, III, IV Stella Ubaldo Teofano OCD, VT Anteopoli e VA Kuwait (Arabia) – I, II, III, IV Stemper Alfred, VT Eleuteropoli di Palestina (Nuova Guinea) – I, II, III, IV Stété Iwannis Georges, AR Damas (Siria) – I, II, III, IV Stewart Bernard, VR Sandhurst (Australia) – I, II, III, IV Stimpfle Joseph, VR Augsbourg (Germania) – II, III, IV Stoppa Carlo, VR Alba (Italia) – I, II, III Stourm René-Louis-Marie, AR Sens (Francia) – I, II, III, IV Strakowski Henryk, VT Girba (Polonia) – I Strebler Joseph, AT Nicopoli di Epiro (Francia) – I, II, III, IV Strecker Ignacio, VR Springfield e Cape Girardeau (USA) – I, II, III, IV Streit Alphonse, VR Mariannhill (Sud Africa) – I, II Strittmatter Denis, SG Congregazione Benedettina Americana Cassinese – I, II, III Stroba Jerzy, VT Arado (Polonia) – IV

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Elenco dei padri conciliari Stuyvenberg Daniel, VT Dionisiade (Melanesia) – I, II, III, IV Sudres Michele, SG Chierici di S. Viatore) – I, II, III, IV Suenens Léon-Joseph card., AR Mechelen-Brussel (Belgio) – I, II, III, IV Suhr Johannes Theodor, VT Apisa Maggiore (Danimarca) – I, II, III, IV Sundaram Rajarethinam, VR Tanjore (India) – I, II, III, IV Surban Belmonte Epifanio, VR Dumaguete (Filippine) – I, II, III, IV Swain John, VG Gesuiti – III Swamidoss Pillai David, VR Vellore (India) – I, II, IV Swanstrom Edward, VT Arba (USA) – I, II, III, IV Sweeney James, VR Honolulu (USA) – I, II Sweeney Paschal, PA Vanino (Nuova Guinea) – III, IV Swrarbrick Alban, PA Jullundur (India) – II, III, IV Systermans Henry, SG Congregazione dei Sacri Cuori – I, II, III, IV Szabó Imre, VT Tiatira (Ungheria) – II, III Szwagrzyk Tadeusz Stanislaw, VT Ita (Polonia) – IV Szymanski Ramírez Arturo, VR S. Andrés Tuxtla (Messico) – I, II, III, IV

T Tabera Araoz Arturo, VR Albacete (Spagna) – I, II, III, IV Taborski Boleslaw Lukasz, VT Dices (Polonia) – III, IV Taffi Antonio, AT Sergiopoli (Italia) – I, II, III, IV Tagle Covarrubias Emilio, AR Valparaiso (Cile) – I, II, III, IV Tagliabue Secondo, VR Anglona (Italia) – I, II, III, IV Taguchi Yoshigoro Paul, VR Osaka (Giappone) – I, II, III, IV Talamás Camandari Manuel, VR Ciudad Juárez (Messico) – I, II, III, IV Talleur Vunibaldo, VT Magido (Brasile) – I, II, III, IV Tanaka Eikichi Franciscus Xaverius, VR Takamatsu (Giappone) – II, III, IV Tani Antonio, AT Scitopoli (Italia) – I, II, III, IV Tanner Paul, VT Lamasba (USA) – IV Tappouni Ignace Gabriel I (Théophile) card., P Antiochia dei Siri (Libano) – I, II, III, IV Tarantino Angelo, VR Arua (Uganda) – I Tato Losada Eloy, VT Cardicio (Colombia) – I, II, III, IV Tato Manuel, VR Santiago del Estero (Argentina) – I, II, III, IV Tavares Baêta Neves Daniel, VR Sete Lagôas (Brasile) – I, II, III, IV Tavares de Araújo Manuel, VR Caicó (Brasile) – I, II, III Tavares Paulo, VR Macau (India) – I, II, III, IV Tavares Rebimbas Júlio, VR Faro (Portogallo) – IV Tavella Roberto José, AR Salta (Argentina) – I Távora José, AR Aracajú (Brasile) – I, II, III, IV Tawil Joseph, AT Mira (Siria) – I, II, III, IV Taylor John, VR Stoccolma (Svezia) – I, II, III, IV Taylor Leo, AR Lagos (Nigeria) – I Tayroyan Nersès, AR Baghdad degli Armeni (Iraq) – I, II, III, IV Tchidimbo Raymond-Maria, AR Conakry (Guinea) – I, II, III, IV Tedde Antonio, VR Ales e Terralba (Italia) – I, II, III, IV Teixeira Vieira Walfrido, VT Laranda (Brasile) – I, II, III, IV Temiño Saiz Angel, VR Orense (Spagna) – I, II, III, IV Tenhumberg Heinrich, VT Tuburnica (Germania) – I, II, III, IV Tenreiro Francia Pedro, VR Auzegera (Venezuela) – I, II, III, IV Terceiro de Souza José, VR Penedo (Sudan) – I, II, III, IV Te Riele Gerard, PA Malakal (Sudan) – II, III, IV Terrienne Octave-Marie, VT Menelaites (Francia) – I, II, III, IV Terzi Cristoforo, VT Diocleziana (Italia) – I, II, III, IV Terzian Mesrob, VT Comana di Armenia (Libano) – II, III, IV Tessier Maxime, VR Timmins (Canada) – I, II, III, IV Testa Gustavo card. segretario della congregazione per le Chiese orientali – I, II, III, IV Testa Zenone Albino, VT Tinista (Canada) – I, II, III, IV Teutonico Antonio, VR Aversa (Italia) – III, IV Thangalathil Benedict Varghese Gregorios, AR Trivandrum (India) – I, II, III, IV Tharayil Thomas, VR Kottayam (India) – I, II Théas Pierre, VR Tarbes e Lourdes (Francia) – I, II, III, IV Theissing Heinrich, VT Mina (Germania) – II, III, IV Theunissen John, AR Blantyre (Malawi) – I, II, III, IV Thiandoum Hyacinthe, AR Dakar (Senegal) – I, II, III, IV Thibault Joseph, VT Canata (Filippine) – I, II, III, IV Thijssen Antoine, VR Larantuka (Indonesia) – I, II, III, IV Thomas Albert, VR Bathurst (Australia) – II, III, IV Thomas Francis, VR Geraldton (Australia) – I, II, III, IV Thoyer François, AT Odesso (Madagascar) – I, II, III, IV Thomson Francis, VR Motherwell (Gran Bretagna) – IV Thurler José, VT Capitoliade (Brasile) – I, II, III, IV Tickle Gerard William, VT Bela (Gran Bretagna) – III, IV Tielbeek Joannes, VT Tipasa di Numidia (Brasile) – I, II, III, IV Tien Kenh-hsin Thomas SVD card., AR Beijiing (Cina) – I Tigga Leo, VR Dumka (India) – I, II, III, IV Tigga Stanislaus, VR Raigarh e Ambikapur (India) – I, II, III, IV Tillemans Herman, VT Berissa (Indonesia) – I, II, III, IV Tinivella Felicissimo, AT Utina (Italia) – I, II, III, IV

Tinti Macario, VR Fabriano e Matelica (Italia) – I, II, III, IV Tirado Pedraza José, VR Ciudad Victoria (Messico) – II, III, IV Tirilly Louis, VT Butrinto (Polinesia) – I, II Tisserant Eugène-Gabriel-Gervais-Laurent card. decano del Sacro Collegio; archivista e bibliotecario di S.R. Chiesa – I, II, III, IV Tissot Faustino M. SX, VR Zhengzhou (Cina) – I, II, III, IV Tji Hak Soun Daniel, VR Won Ju (Corea del Sud) – IV Tobar Gonzáles Paul, VR Cuttak (India) – I, II, III, IV Toki/ Aleksandar, AR Bar (Jugoslavia) – I, II, III, IV Tomáyek Frantiyek, VT Buto (Cecoslovacchia) – I, II, III, IV Tomassini Dino, VR Ischia (Italia) – I, II, III, IV Tomé Luis, VR Mercedes (Argentina) – II, III, IV Tomek Vincent, SG Scolopi – I, II, III, IV Tomizawa Benedict Takahiko, VR Sapporo (Giappone) – I, II, III, IV Tomzi ski Jerzy, SG Monaci di S. Paolo Primo Eremita – IV Tonetti Guido, AR Cuneo (Italia) – I, II, III, IV Tonna Eduardo, AT Mileto (Italia) – I Tonna Umberto, VR Florida (Uruguay) – I, II, III, IV Toohey John, VR Maitland (Australia) – I, II, III, IV Toolen Thomas, AR Mobile e Birmingham (USA) – I Topel Bernard, VR Spokane (USA) – I, II, III, IV Torbay Giuseppe, SG Ordine Antoniano Libanese dei Maroniti – I, II, IV Toriz Cobián Alonso, VR Querétaro (Messico) – I, II Torpigliani Bruno, AT Malliana (El Salvador) – III, IV Torres Alfonso Pedro, VR Catamarca (Argentina) – II, III Torres Oliver Juan Fremiot, VR Ponce (Portorico) – IV Torres y Castañeda José, VR Ciudad Obregón (Messico) – I, II, III, IV Torrini Antonio, AR Lucca (Italia) – I, II Tortolo Adolfo, AR Paraná (Argentina) – I, II, III, IV Tortora Francesco, VT Liviade (Italia) – I, II, III, IV Tou Pao-Zin Petrus, VR Hsínchu (Cina) – I, II, III, IV Tourel Cyprien-Luis-Pierre, VR Montpellier (Francia) – I, II, III, IV Touissant René, VR Idiofa (Congo Léopoldville) – I, II, IV Toutoungy Athanasios, AR Aleppo dei Melchiti (Siria) – I, II, III, IV Tracy Robert, VR Baton Rouge (USA) – I, II, III, IV Traglia Luigi card. pro-vicario generale di Roma – I, II, III, IV Tranfaglia Anselmo, AN Monte Vergine (Italia) – I, II, III, IV Trãn-Vãn-Thiên Joseph, VR My-Tho (Vietnam) – I, II, III, IV Trapani Costantino, VR Nicosia (Italia) – I, II, III, IV Trapè Agostino, SG Ordine Eremitano di S. Agostino – IV Treacy John Patrick, VR La Crosse (USA) – I, II Tredici Giacinto, VR Brescia (Italia) – I, II Treinen Sylvester, VR Boise City (USA) – I, II, III Trindade Salgueiro Manuel, AR Évora (Portogallo) – I, III Trinidad Sepulveda José, VR Tuxtla Gutierrez (Messico) – IV Trudel Joseph, VT Noba (Canada) – II, III, IV Trujillo Arango Augusto, VR Jericó (Colombia) – I, II, III Truong-cao-Dai Joseph, VT Sila (Vietnam) – I, II, III, IV Tscherrig José Alfonso, VT Nefeli (Bolivia) – I, II, III, IV Tschudy Raymund, AN Maria Einsiedeln (Svizzera) – I, II, III, IV Tsiahoana Albert Joseph, VT Abtugni (Madagascar) – III, IV Tubino Mongilardi Fidel, VT Cernizza (Perù) – II, IV Tumler Marian, SG Ordine Teutonico – I, II, III, IV Turner Kenneth Roderick SFM, VR Lishui (Cina) – I, II, III, IV

U Ubaldi Beniamino, VR Gubbio (Italia) – I, II, III Uj í Josip Antun, AR Beograd (Jugoslavia) – I Uluhogian Seraphin, AT Chersoneso di Zechia (Italia) – I, II, III Ukec Gabriel, VR Bunia (Congo Léopoldville) – IV Ulyatt Christopher, PA Volksurst (Sud Africa) – II, III Ungarelli Alfonso, VT Azura (Brasile) – I, II, III, IV Unterkoefler Ernest, VR Charleston (USA) – I, II, III, IV Urban Wincenty, VT Abitine (Polonia) – IV Urbani Giovanni card., AR Venezia (Italia) – I, II, III, IV Urbss Antonijis, VR Liepaja (Lettonia) – I, II Urgel y Villahermosa Cipriano, VR Calbayog (Filippine) – I, IV Uribe Jaramillo Alfonso, VT Aureliopoli di Asia (Colombia) – II, III Uribe Urdaneta Alberto, AR Cali (Colombia) – I, II Urrutia Enrique Alvear, VR San Felipe (Cile) – II, III, IV Urrutia Jean-Baptiste, AT Carpato (Vietnam) – I, II, III, IV Ursi Corrado, AR Acerenza (Italia) – I, II, III, IV Urtasun Joseph-Martin, AR Avignone (Francia) – I, II, III, IV U Win John Joseph, AR Mandalay (Birmania) – I, II

V Vagnozzi Egidio, AT Mira (USA) – I, II, III, IV Vailati Valentino, VR San Severo (Italia) – I, II, III, IV Vairo Giuseppe, VR Gravina (Italia) – I, II, III, IV Vaivods Julijans, VT Macriana Maggiore (Lettonia) – IV Valdés Subercaseaux Maximiano, VR Osorno (Cile) – I, II, III, IV Valdivia y Ortiz Mariano Jacinto, VR Huancayo (Perù) – I, II, III, IV

Valencia Cano Gerardo, VT Resaina (Colombia) – I, II, III, IV Valente da Fonseca António, VR Vila Real (Portogallo) – I, II, III Valenzuela Rios Francisco, VR Antofagasta (Cile) – I, II, III, IV Valeri Valerio card. prefetto della congregazione dei Religiosi – I Valerii Domenico, VR Marsi (Italia) – I, II, III, IV Valle Gallardo José, VT Germania di Numidia (Cile) – III, IV Vallejo Bernal Enrique, PA Tierradentro (Colombia) – II, III, IV Valloppilly Sebastian, VR Tellicherry (India) – I, II, III, IV Van Bekkum Wilhelm, VR Ruteng (Indonesia) – I, II, III, IV van Beurden Victor, PA Kole (Congo Léopoldville) – II, III van Cauwelaert Jean, VR Inongo (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Van de Bergh François, VR Budjala (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Van den Bosch Alphonse, VR Matadi (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV van den Bronk Andrew, VR Parakou (Dahomey) – I, II, III, IV van den Elzen Guillaume, PA Doruma (Congo Léopoldville) – II, III, IV van den Hurk Antoine, AR Medan (Indonesia) – I, II, III, IV van den Ouwelant Charles, VR Surigao (Filippine) – I, II, III, IV Van den Tillaart Theodor, VR, Atambua (Indonesia) – I, II, III, IV Van der Burgt Herculanus Joannes, AR Pontianak (Indonesia) – I, II, III, IV Vanderkerckhove Camille Jean-Baptiste, VR Bikoro (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV van der Westen Nicolas Pierre, VR Pangkal-Pinang (Indonesia) – I, II, III, IV van Diepen Petrus Malachias, PA Manokwari (Indonesia) – II, III, IV van Dodewaard Jan, VR Haarlem (Olanda) – I, II, III, IV van Elswijk Herman Jan, VR Morogoro (Tanzania) – I, II, III, IV van Engelen Johannes, SG Congregazione Cistercense di Maria Mediatrice – I, II, III, IV van Gaver Alain, VT Capra (Thailandia) – IV van Hees Wilhelmus Joannes Leo, SG Crocigeri – I, II, III, IV van Heygen Lambert, VR Doumé (Camerun) – I, II, III, IV van Hoeck Francis, VT Cissita (Sud Africa) – I, II, III, IV Van Kerckhoven Jozef, SG Missionari del S. Cuore – I, II, III, IV van Kessel Lambert, VR Sintang (Indonesia) – I, II, III, IV van Kester Guillaume, VR Basankusu (Congo Léopoldville) – I, II, IV van Lierde Petrus Canisius, VT Porfireone (Italia) – I, II, III, IV Van Melckebeke Charles Joseph CICM, VR Ningsia (Cina) – I, II, III, IV Van Melis Estanislau Arnoldo, VT Polemonio (Brasile) – II, III, IV van Miltenburg James, AR Hyderabad (Pakistan) – I, II, III, IV Vanni Pacifico, AT Proconneso (Italia) – I, II, III, IV van Oorschot Antoon, VR Mbeya (Tanzania) – I, II, III van Peteghem Léonce Albert, VR Gent (Belgio) – III, IV van Rengen Marcel, PA Mweka (Congo Léopoldville) – II, III, IV van Sambeek John, VT Tracula (Tanzania) – II van Steene Louis, AR Bukavu (Congo Léopoldville) – I, II, III Vanuytven Charles, VT Megara (Belgio) – I, II, III, IV van Valenberg Tarcisio, VT Comba (Italia) – I, II, III, IV van Velsen Gerard, VR Kroonstad (Sud Africa) – I, II, III, IV van Waeyenbergh Honoraat, VT Gilba (Belgio) – I, II, III, IV van Zuylen Guillaume, VR Liège (Belgio) – I, II, III, IV Vaquero Tomàs, VR São João do Bôa Vista (Brasile) – II, III, IV Varani José, VR Jaboticabal (Brasile) – I, II, III, IV Varin de la Brunelière Henri, VR Fort-de-France et S. P. (Martinica) – I, III, IV Varthalitis Antónios, AR Corfú (Grecia) – I, II, III, IV Vásquez Díaz José, VT Usula (Brasile) – I, II, III, IV Vásquez Ochoa Jacinto, VR Espinal (Colombia) – I Vayalil Sebastian, VR Palai (India) – I, II, III, IV Vaz das Neves Abilio, VR Bragança e Miranda (Portogallo) – I Veerman Cornelio, VT Numida (Brasile) – II Vega Ignacio Prieto, VR Wankie (Rhodesia) – II, III, IV Veigle Adrian, PN Borba (Brasile) – III, IV Velasco Díaz Juan Bautista OP, VR Hsíamen (Cina) – I, II, III, IV Vélez Martínez, ARturo, VR Toluca (Messico) – I, II Vendargon Dominic, VR Kuala Lumpur (Malaysia) – I, II, III, IV Vendola Domenico, VR Lucera (Italia) – I Venezia Pasquale, VR Ariano (Italia) – I, II, III, IV Véniat Henri, VR Fort Archambault (Ciad) – I, II, III, IV Venini Diego, AT Adana (Italia) – I, II, III, IV Vennera Francisco, VR S. Nicolás del los, ARroyos (Argentina) – I, II, III, IV Verdet Félix, VR La Rochelle (Francia) – I, II, III, IV Verfaillie Camille, VT Oea (Belgio) – I, II, III, IV Verhille Emile, VR Fort Rousset (Congo Brazzaville) – I, II, III, IV Verhoeven Nicolas, VR Manado (Indonesia) – I, II, III, IV Vérineux André-Jean MEP, VR Yingkou (Cina) – I, II, III, IV Vermeiren Hilaire, AT Pedactoe (Belgio) – I, II, III, IV

Verolino Gennaro, AT Corinto (Italia) – I, II, III, IV Verschuren Paul, VT Acque Sirensi (Finlandia) – III, IV Verstraete Daniel, PA Western Transvaal (Sud Africa) – IV Verwimp Alphonse, VT Gibba (Italia) – I, II Verwoort Karl, VT Barica (Germania) – I, II, III, IV Verzich Maura, SG Congregazione Benedettina Slava – I, II, III, IV Veuillot Pierre Marie Joseph, AT Costanza di Tracia (Francia) – I, II, III, IV Vezzani Forsennio, SG Ministri degli Infermi – IV Vial Michel, VR Nevers (Francia) – I, II, III, IV Vicentín Francisco, AR Corrientes (Argentina) – I, II, III, IV Vicuña Aránguiz Eladio, VR Chillán (Cile) – I, II, III, IV Vieira Alvernaz José, AR Goa e Damao (India) – I, II, III, IV Vieira Florencio, VR Amargosa (Brasile) – I, II Vielmo Cesare, VT Ariasso (Cile) – I Vignancour Paul, VR Valence (Francia) – I, II, III, IV Villa Gaviria German, VR Barranquilla (Colombia) – I, II, III, IV Villena Oscar, VT Musti (Argentina) – III Villepelet Jean, VR Nantes (Francia) – I, II, III, IV Villot Jean-Marie card., AR Lyon (Francia) – I, II, III, IV Vilnet Jean, VR Saint Dié (Francia) – III, IV Villuendas Polo León, VR Teruel (Spagna) – I Vincent Jean, VR Bayonne (Francia) – III, IV Viola Alfredo, VR Salto (Uruguay) – I, II, III, IV Vion Henri, VR Poitiers (Francia) – I, II, III, IV Vogel Cyril John, VR Salina (USA) – IV Volk Hermann, VR Magonza (Germania) – I, II, III, IV Völker Leo, SG Padri Bianchi – II, III, IV Vòllaro François, VR Ambatondrazaka (Madagascar) – I, II, III, IV Vonderach Johannes, VR Chur (Svizzera) – I, II, III, IV von Rudloff Johannes, VT Busiri (Germania) – I, II, IV von Streng Franz, VR Basel e Lugano (Svizzera) – I, II, III, IV Vos Jan, VT Cnido (Malaysia) – I, III, IV Vovk Anton, AR Ljubljana (Jugoslavia) – I Vozzi Alfredo, VR Cava e Sarno (Italia) – I, II, III, IV Vroemen Eugen Joseph Frans, VR Chikwawa (Malawi) – IV Vuccino Antonio, AT Apro (Francia) – I, II, III, IV

W Wade Thomas James, VT Barbalissus (USA) – I, II, III, IV Wall Bernard Patrick, VR Brentwood (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Walsh Emmet Michael, VR Youngstown (USA) – I, II Walsh Francis Raymond, VR Aberdeen (Gran Bretagna) – I Walsh Joseph, AR Tuam (Irlanda) – I, II, III, IV Ward James, VT Sita (Gran Bretagna) – I, II, III, IV Ward John James, VT Bria (USA) – III, IV Warmeling Gregório, VR Joinville (Brasile) – I, II, III, IV Waters Vincent Stanislaus, VR Raleigh (USA) – I, II, III, IV Waterschoot Ignace Joseph, VR Lolo (Congo Léopoldville) – I, II Watson Alfred Michael, VT Naziona (USA) – IV Watters Loras Joseph, VT Fidoloma (USA) – IV Weber Charles SVD, VR Ichow (Cina) – I, II, IV Weber Jean-Julien, AR Strasbourg (Francia) – I, II, III, IV Weber Jerome, AN S. Peter-Muenster (Canada) – I, II, III, IV Webster Benjamin Ibberson, VR Peterborough (Canada) – I, II, III, IV Wechner Bruno, VT Cartennae (Austria) – I, II, III, IV Wehr Matthias, VR Trier (Germania) – I, II, III, IV Weidner John, PA Raipur (India) – III Weigl Joseph, VR Ikela (Congo Léopoldville) – I, II, III, IV Weinbacher Jakob, VT Thala (Austria) – I, II, III, IV Weldon Christopher Joseph, VR Springfield (USA) – I, II, III, IV Welykyj Atanasij Hryhor, SG Ordine Basiliano S. Giosafat – II, III, IV Wember Johann, VT Vasada (Norvegia) – I, II, III, IV Westermann Hermann, VR Sambalpur (India) – I, II, III, IV Whealon John Francis, VT Andrapa (USA) – I, II, III, IV Wheeler William Gordon, VT Theudalis (Gran Bretagna) – III, IV Whelan Joseph Brendan, VR Owerri (Nigeria) – I, II, III, IV Whelan William Patrick, AR Bloemfontein (Sud Africa) – I, II, III Wien Dud Ireneus, VT Barcuso (Sudan) – I, II, IV Wiesen Johannes, VT Telmisso (Paraguay) – I, II, III, IV Wijnants Pierre, AR Coquilhatville (Congo Léopoldville) – IV Wilczy ski Tomasz, VT Poliboto (Polonia) – I, III Wildermuth Augustine Francis, VR Patna (India) – I, II, III, IV Wilhelm Joseph Lawrence, VT Saccea (Canada) – II, III, IV Willebrands Johannes, VT Mauriana (Italia), segretario del segretariato per l’Unità dei cristiani – III, IV Willinger Aloysius Joseph, VR Monterey-Fresno (USA) – I Windle Joseph Raymond, VT Uzita (Canada) – II, III, IV Winkelmolen Henry, PA Same (Tanzania) – III, IV Winkler József, VT Dadima (Ungheria) – III, IV

Winters Patrick, VR Mbulu (Tanzania) – I, II, III, IV Wittebols Joseph-Pierre-Albert, VR Wamba (Congo Léopoldville) – I, II Wittler Helmut Hermann, VR Osnabrück (Germania) – I, II, III, IV Wójcik Walenty, VT Baris di Ellesponto (Polonia) – I, II Wojtyła Karol Józef (papa Giovanni Paolo ii), AR Cracovia (Polonia) – I, II, III, IV Wolff Edmond-Marie-Jean, AR Diego Suarez (Madagascar) – I, II, III, IV Worlock Derek John, VR Portsmouth (Gran Bretagna) – IV Wosinski Jan, VT Abaradira (Polonia) – III, IV Woznicki Stephen Stanislaus, VR Saginaw (USA) – I, IV Wright John Joseph, VR Pittsburgh (USA) – I, II, III, IV Wronka Andrzej, VT Vatarba (Polonia) – I, IV Wycisk Waclaw, VT Cesarea di Numidia (Polonia) – II, III, IV Wycislo Aloysius John, VT Stadia (USA) – I, II, III, IV Wyszyń ski Stefan card., AR Gnieznó-Warzawa (Polonia) – I, II, III, IV

X Xenopulos Georges, VR Syra e Milo (Grecia) – I, II, III, IV

Y Yago Bernard, AR Abidjan (Costa d’Avorio) – I, II, III, IV Yamaguchi Paul Aijirô, AR Nagasaki (Giappone) – I, II, III Yáñez Ruiz Tagle Luis, VR Los Angeles (Cile) – III, IV Yednapally Ambrose Papaiah, VR Bellary (India) – III, IV Yemmeru Asrate Mariam, AR Addis Abeba (Etiopia) – I, II, III, IV Yerena y Camarena Manuel, VR Huejutla (Messico) – I Youakim Eftimios, VR Zahleh e Furzol (Libano) – I, II, III, IV Youakim Saba, SG Ordine Basiliano SS. Salvatore dei Melchiti – I, II, III, IV Yougbare Dieudonné, VR Koupéla (Alto Volta) – I, II, III, IV Youn Kong-hi Victorinus, VR Su Won (Corea) – II, III, IV Yüen K’ai-chih (Ching-Ping) Joseph Marie, VR Chumatien (Cina) –I Yü-Pin Paul, AR Nanking (Cina) – I, II, III, IV

Z Zaffonato Giuseppe, AR Udine (Italia) – I, II, III, IV Žak Franz, VR Sankt Pölten (Austria) – I, II, III, IV Zaleski Alexander, VR Lansing (USA) – I, II, III, IV Zambarbieri Angelo, VR Guastalla (Italia) – I, II, III, IV Zambarbieri Giuseppe, SG Piccola Opera della Divina Provvidenza – II, III, IV Zambrano Camader Raúl, VR Facatativa (Colombia) – III, IV Zambrano Palacios Alberto, VT Case di Numidia (Ecuador) – I, II, III, IV Zanchin Mario, VR Fidenza (Italia) – I, II, III, IV Zanini Lino, AT Adrianopoli di Emimonto (Palestina) – I, II, III, IV Zaplana Bellizza Alfonso, VR Tacna (Perù) – I, II, III Zareba Jan, VT Bitilio (Polonia) – IV Zarranz y Pueyo Juan, VR Plasencia (Spagna) – I, II, III, IV Zarza Bernal Anselmo, VR Linares (Messico) – I, II, III, IV Zattera Antônio, VR Pelotas (Brasile) – I, II, III, IV Zauner Franz, VR Linz (Austria) – I, II, III, IV Zayek Francesco Mansour, VT Callinico (Brasile) – I, II, III, IV Zazinović Karmelo, VT Lebesso (Jugoslavia) – I, II, III, IV Zazpe Vicente Faustino, VR Rafaela (Argentina) – I, II, III, IV Zerba Cesare card. segretario della congregazione per il Culto divino e la disciplina dei sacramenti – I, II, III, IV Ziadé Ignace, AR Beirut dei Maroniti (Libano) – I, II, III, IV Ziggiotti Renato, SG Salesiani – I, II, III Zilianti Pietro Romualdo, AN Monte Oliveto Maggiore (Italia) – I, II, III, IV Zimmermann Joseph, VR Morombe (Madagascar) – I, II, III, IV Zimmermann Joseph, VT Cerinia (Germania) – I, II, III, IV Zinato Carlo, VR Vicenza (Italia) – I, II, III, IV Zoa Jean, AR Yaoundé (Camerun) – I, II, III, IV Zoghbi Elias, AT Nubia (RAU-Egitto) – I, II, III, IV Zohrabian Cyrille Jean, VT Acilisene (Italia) – I, II, III, IV Zoppas Fortunato, VR Nocera de’ Pagani (Italia) – I Zorzi Benedito, VR Caxias (Brasile) – I, II, III, IV Zoungrana Paul card., AR Ouagadougou (Alto Volta) – I, II, III, IV Zuccarino Pietro, VR Bobbio (Italia) – I, II, III, IV Zupi Saverio, AT Serra (Pakistan) – II, III, IV Zuroweste Albert Rudolph, VR Belleville (USA) – I, II, III, IV Zvekanović Matija, VT Burca (Jugoslavia) – I, II, III, IV

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Elenco degli osservatori delegati

note

e degli ospiti del segretariato

Abraham T. S. – III Abrecht Paul A. – IV (s) Abdel-Messih Marcos Elias – III Adams James Luther – I (s) Afanassieff Nicolas, ospite del segretariato – IV Afinogenov Nikolaj – I (s), II (s), IV Aghiorgoussis Maximos – III, IV Aldenhoven Herwig – III (s) Amvrosij (Pogodin, Amvrosij) – III, IV Antonij (Bartoševi ) – I, II Antonios – IV Ariga Tetsutaro – IV Arndt Elmer J. F. – II (s) Arseniev Nicholas, ospite del segretariato – IV Athanasius (Thomas) – IV Bader Jesse Moren – I Baker William George – II, III Bekmezyan Grigor – II, III, IV Berkouwer Gerrit Cornelis, ospite del segretariato – I, II, III, IV Blakemore William Barnett – III, IV Boegner Marc, ospite del segretariato – III, IV Borovoij Vitalij – I, II, III, IV Brauer Jerald C. – III, IV Burns Chalmers A. – III Caird George B. – I, II, III, IV Canavatis Vasso – IV Cannon William R. – III (s), IV (s) Cassien (Bezobrazov, Sergej Sergeevi/) ospite del segretariato – I, II, III Chandler Edgar H. S. – IV (s) Chrysostom (Oommen, Philipose) – III Corson Fred Pierce – I, II, III (s), IV Cramer Albert W. – IV Cuba’In Najib Atallah – IV Cullmann Oscar, ospite del segretariato – I, II, III, IV Cushman Robert E. – I (s), II (s), III (s), IV (s) Cuttriss Frank Leslie – IV Dagne Haile Gabriel – II Davidson Richard H. N. – IV Day Peter – IV (s) Der Hagopian Zgon V. – IV De Soysa Harold – I, II Dietzfelbinger Wolfgang – III (s), IV (s) Dimetros (Gebremariam, Melake Selam Dimetros) – II Dodds Robert C., ospite del segretariato – IV Doi Masatoshi, ospite del segretariato – II, III Du Plessis David, ospite del segretariato – III Eapen C. T. – IV Eley Stanley – II (s) El-Pharaony Farid – II, IV El-Moharaky Pakhoum A. – II Emilianos (Timiadis) – IV Evdokimov Pavel, ospite del segretariato – IV Faber Heije – IV (s) Fairweather Eugène R. – III, IV Findlow John – III, IV

Legenda (s) = sostituto * = Executive director del Missouri Council of Churches e non del Missouri Synod come indicato a pag. 195.

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Galiatsatos Nicodimos – IV Grant Frederick C. – I Grotoff Sergej – I (s), II (s), III (s), IV (s) Guirguis Youhanna – I, IV Hayward Victor E. W. – IV (s) Hildebrandt Franz – I (s) Hoffmann Oswald C. J., ospite del segretariato – III, IV Holt Basil – IV Horton Douglas – I, II, III, IV Hubben William – I (s) Huenermann Ruben H. – IV (s) Hyslop Ralph D. – IV (s) Ilic´ Jakov – II Iwas Ramban Zakka B. – I, II Jackson Joseph M. – I Joan (Nikolov, Petrov) – IV John Ernst – III Juvenalij (Poiarkov, Vladimir) – IV Kantzenbach Friedrich W. – IV (s) Kasic´ Dušan – IV Keighley David Alan – II (s), III (s), IV (s) Kevorkian Parkev – II, III, IV Kissack Reginald – I (s) Kniazeff Alexis, ospite del segretariato – IV Koukoulatis Cyrillos – III Küppers Werner – II (s), IV (s) Lamsa George W. – III Lawrence John W. – IV (s) Legg Arnold Henry – II, III Leibrecht Walter – I (s) Le Roy Anderson Stuart – IV (s) Lindbeck George A. – I, II, III (s) Littel Franklin H. – III (s) Maan Peter J. – I, II, III, IV Mathew C. P. – II Matthews Zachariah Keodirelang – III McAfee Brown Robert – II McArthur Allan – III McLean Greeley Dana – I, II Meyer Carl S., ospite del segretariato – IV Miguez-Bonino José – I (s), II (s), IV (s) Milin Lazar – IV Moorman John R. H. – I, II, III, IV Morrison Angus W. – II Mosconas Theodoros, ospite del segretariato – II, III, IV Moss Robert V. – I (s) Muelder Walter G. – III Nacpil Emer P. – IV (s) Nelubin Boris – III, IV (s) Nichols James – I Nissiotis Nikos A. – II, III, IV Norgren William A., ospite del segretariato – II, III, IV Oberman Heiko A. – I (s), II (s), III (s), IV (s) Outler Albert Cook – I, II, III, IV Pawley Bernard – I, II, III, IV (s) Philipos Korah – II Potter Philip – III (s)

Quanbeck Warren A., – II (s), III, IV Rehana Quashisha Isaac – III Reid John K. S. – IV Roberts Harold – I, II, III, IV Rodger Patrick – IV (s) Rodopoulos Panteleimon – III Romanides John – III Root Howard E. – II (s), III (s), IV (s) Roux Hébert – I, II, III, IV Rupp Ernest Gordon – IV (s) Sadiq John – II Samuil – III Sarkissian Vardapet Karekin – I, III, IV Satterthwaite John R. – IV Schlink Edmund – I, II, III, IV Schmemann Alexander, ospite del segretariato – I, II, III, IV Schmidt Wilhelm, ospite del segretariato – III, IV Schomer Howard – II (s) Schutz Roger, ospite del segretariato – I, II, III, IV Scrima André – III, IV Selassie Petros Gabre – I, IV Selassie Sergew Hable – IV Shamoon Saliba – III, IV Shaw Douglas W. D. – I Shepherd Massey Hamilton – III (s) Short Howard E. – III (s) Silén Sven – II (s), III, IV Skydsgaard Kristen Ejner – I, II, III, IV Solomon Pereji – IV Staack Hagen A. K. – IV (s) Steere Douglas Van – II, III, IV Stuber Stanley I., ospite del segretariato* – I, II Subilia Vittorio – I (s), II (s), III, IV Tadros Mikhail – I Teinonen Seppo Antero – IV (s) Terterian Ardavazt – II, III, IV Teshome Haile Mariam – I Thomas John Newton – III Thompson Bard – III (s) Thurian Max, ospite del segretariato – I, II, III, IV Troyanoff Igor – I, II, III, IV Tuttle Lee F. – II (s) Ullmann Richard Karl – I Vajta Vilmos – I (s), II, III (s), IV Van Holk L. J. – I, II, III, IV Verghese Paul – IV (s) Vischer Lukas – I, II, III, IV Vladimir (Kotliarov, Vladimir) – I Von Rohr John R. – III (s) Voronov Liverij – III, IV Welsh Clement W. – IV Williams George Huntston – I (s), II (s), III (s), IV (s) Wolbrecht Walter F., ospite del segretariato – IV Wolf William J. – I (s), II Woodward Max W. – II (s), III (s), IV (s) Zulu Alphaeus – II (s)

1 G. Alberigo, L’annuncio del concilio, in Storia del concilio Vaticano ii diretta da G. Alberigo, ed. it. a cura di A. Melloni, 22012-2015, vol. 1, p. 31; la tesi della inutilità di nuovi concili affiorava dalla voce Conciles di J. Forget nel Dictionnaire de Théologie Catholique, dir. A. Vacant- E. Mangeot, Paris 1906, col. 636-676, in ispecie col. 669 e qui cap. 4. 2 Y. Congar, Journal d’un théologien: 1946-1956, éd. É. Fouilloux, Paris 2001 [ed. it Cinisello B. 2004], e la mia introduzione a Vera e falsa riforma nella chiesa, ed. a cura di A. Melloni, Milano 32015. 3 A. Riccardi, Il potere del papa da Pio xii a Giovanni Paolo ii, Roma-Bari 1993, p. 319; su Montini cfr. ora F. De Giorgi, Paolo vi, il papa del moderno, Brescia 2015; la recente beatificazione dovrebbe aver sbloccato le ragioni di riserbo che per alcuni decenni hanno segretato le carte Montini fuori dal Vaticano e anche quelle in Vaticano che, sulla base delle stesse norme di Paolo vi applicate dal prefetto dell’Archivio segreto ai cardinali, avrebbero dovuto essere studiabili da gran tempo, cfr. S. Pagano, Riflessioni sulle fonti archivistiche del concilio Vaticano ii. In margine ad una recente pubblicazione, in «Cristianesimo nella storia», 23 (2002), pp. 775-812 e P. Doria, L’Archivio del Concilio Vaticano ii: storia e sviluppo, in «Anuario de Historia de la Iglesia», 21 (2012), pp. 135-155. 4 A. Melloni, La semplicità del bene. Indagine sui primi lettori del Giornale dell’Anima di A.G. Roncalli-Giovanni xxiii, in Un cristiano sul trono di Pietro. Studi storici su Giovanni xxiii, saggi di E. Bianchi et al., Gorle 2003, pp. 326-349. 5 Cfr. A. Melloni, L’altra Roma. Politica e S. Sede durante il concilio Vaticano ii (1959-1965), Bologna 2000, con l’ed. del diario di Bartolomeo Migone, qui cap. 9. 6 Cfr. Chiesa e progetto educativo nell’Italia del secondo dopoguerra (1945-1958), Brescia 1988. 7 Cfr. Melloni, L’altra Roma cit., e qui cap. 21. 8 L’edizione critica in A. Melloni, Papa Giovanni. Un cristiano e il suo concilio, Torino 2009, pp. 299-335. 9 Sul discorso, edito in una versione purgata dalle colloquialità in Discorsi Messaggi Colloquio del S. Padre Giovanni xxiii, iv, Città del Vaticano 1964, p. 593, cfr. F. Ruozzi, Il concilio in diretta. Il Vaticano ii e la televisione tra informazione e partecipazione, Bologna 2012. 10 J. Grootaers, Actes et acteurs à Vatican ii, Leuven 2000, p. 44 e qui capp. 18, 22. 11 Cfr. Ch. Theobald, «Dans les traces...» de la constitution «Dei Verbum » du concile Vatican ii. Bible, théologie et pratiques de lecture, Paris 2009 e qui cap. 23. 12 Cfr. Chiesa ed ebraismo oggi. Percorsi fatti, questioni aperte, a cura di N. Hofmann, J. Sievers, M. Mottolese, Roma 2005, pp. 153-179 [engl. Nostra ætate and the discovery of the sacrament of otherness, in The Catholic Church and the Jewish People: Recent Reflections from Rome, Philip A. Cunningham, Norbert J. Hofmann, Joseph Sievers eds., Fordham 2007]; Nostra Aetate - Origins, Promulgation, Impact on Jewish-Catholic Relations, edd. Neville Lamdan and Alberto Melloni, Münster 2007, e qui capp. 10 e 27. 13 Ha prodotto una vera biblioteca in materia M. Velati, Una difficile transizione. Il cattolicesimo tra unionismo ed ecumenismo (1952-1964), Bologna 1996; Dialogo e rinnovamento. Verbali e testi del segretariato per l’unità dei cristiani nella preparazione del concilio Vaticano ii (19601962), Bologna 2011; Separati ma fratelli. Gli osservatori non cattolici al Vaticano ii (1962-1965), Bologna 2014; se pur in una antologia di dichiarazioni è interessante che Th. Stransky, Doing the Truth in Charity. Statements of Paul vi, Popes John Paul i, John Paul ii and the Secretariate for Promoting Christian Unity, 1964-1980, New York 1982 escluda i prodromi e l’inizio del concilio. 14 Cfr. De Giorgi, Paolo vi, cit. e qui cap. 28. 15 Sul regolamento cfr. gli studi di G. Alberigo, Transizio-

ne epocale. Studi sul Concilio Vaticano ii, Bologna 2009, pp. 152-220 e qui cap. 15. 16 Una prima ricostruzione in V. Martano, L’abbraccio di Gerusalemme. Cinquant’anni fa lo storico incontro tra Paolo vi e Athenagoras, Cinisello B. 2014 e qui cap. 32. 17 Cfr. G. Miccoli, La chiesa dell’anticoncilio. I tradizionalisti alla riconquista di Roma, Roma-Bari 2011 e qui cap. 44. 18 Cfr. J. Grootaers, Primauté et Collégialité. Le dossier de Gerard Philips sur la Nota Explicativa Praevia, Leuven 1986; sulla sua modesta portata era già intervenuto E. Olivares, Anàlisis e interpretaciones de la «Nota praevia explicativa», in «Estudios Eclesiasticos», 42 (1967), pp. 183-205; sulla sua valenza eversiva cfr. invece G. Alberigo, L’episcopato al Vaticano ii, in «Cristianesimo nella storia» 8 (1987), pp. 156-162, mentre una spiegazione conciliante nella recensione a Grootaers di U. Betti, in «Antonianum«, 62 (1987)/2-3 p. 357-360; qui cap. 44. 19 Cfr. Alberigo, Transizione epocale cit. 20 Cfr. E. Vilanova, L’intersessione, in Storia del concilio Vaticano ii cit., vol. 4, pp. 367-478 e qui cap. 33. 21 J. A. Komonchak, Le valutazioni sulla Gaudium et spes: Chenu, Dossetti, Ratzinger, in Volti di fine concilio: studi di storia e teologia sulla conclusione del Vaticano ii, a cura di Joseph Doré e A. Melloni, Bologna 2000, pp. 115-153, e qui cap. 48. 22 Ch. Theobald, La réception du concile Vatican ii, i. Accéder à la source, Paris 2009. 23 Cfr. il dialogo Congar-Chenu alla fine di Congar, Mon Journal du Concile, cit. 24 Cfr. D. Menozzi, I papi del ’900, Firenze 2000. 25 La questione è ancora allo stadio a cui la pose la Storia vissuta del Popolo Cristiano, dir. da Jean Delumeau (ed. it. a cura di F. Bolgiani), Torino 1979. 26 La categoria di anticoncilio, coniata da G. Alberigo, si basava su questo equivoco ad un tempo storico e teologico, su cui studiò per primo D. Menozzi, L’anticoncilio, in Il Vaticano ii e la Chiesa, a cura di G. Alberigo e J.P. Jossua, Brescia 1985, pp. 433-464. 27 Cfr. H.U. von Balthasar, Der anti-romische Affekt. Wie lasst sieh das Papsttum in der Gesamtkirche integrieren?, Freiburg 1974; cfr. K. Lehmann and W. Kasper (eds.), Hans Urs von Balthasar. Gestalt and Werk, Cologne 1989. 28 Cfr. Araldo del Vangelo. Studi sull’episcopato e sull’archivio di Giacomo Lercaro, 1952-1968, a cura di N. Buonasorte, Bologna 2004. 29 S. Scatena, In populo pauperum. La Chiesa latino-americana dal Concilio a Medellín (1962-1968), Bologna 2008. 30 M. Barba, La riforma conciliare dell’«Ordo Missae», Padova 2008. 31 Cfr. E. Galavotti, Processo a Papa Giovanni. La causa di canonizzazione di A. G. Roncalli (1965-2000), Bologna 2005 e il saggio di aggiornamento Francesco e san Giovanni xxiii. La canonizzazione del Concilio, in «Ioannes xxiii», 2 (2014), pp. 55-67. La bella positio stesa per la canonizzazione è in sostanza in S. Falasca, Giovanni xxiii, in una carezza la rivoluzione, Milano 2014. 32 A. Melloni, Le cinque perle di Giovanni Paolo ii, Milano 2011, pp. 113. 33 Cfr. A. Melloni, Inizio di Papa Ratzinger. Lezioni sul conclave del 2005 e sull’incipit del pontificato di Benedetto xvi, Torino 2006. 34 K. McDonnell, The Ratzinger/Kasper Debate: The Universal and the Local Churches, in «Theological Studies» 63(2002) pp. 1-24. 35 Come mostra J. Komonchak, Benedict xvi and the Interpretation of Vatican ii, in «Cristianesimo nella storia» 28 (2007), pp. 323-337, il discorso ratzingeriano utilizzato da settori anticonciliari punta anche le posizioni dei lefebvriani scismatici.

36 Per un quadro il mio Il Vaticano ii e la sua storia. Introduzione alla nuova edizione, in Storia del Vaticano ii cit., 1, Bologna 2012, pp. ix-lvi, ripresa anche in Vatican ii and the history of Vatican ii, in «Pacifica» 26 (2013)/2, pp. 134-154 e Fare storia del concilio. Criteri ermeneutici, problemi storiografici e processi di ricezione del Vaticano ii, in «Schweizerische Zeitschrift für Religions- und Kulturgeschichte / Revue suisse d’histoire religieuse et culturelle» 107(2013), pp. 63-95; per lo sviluppo della discussione cfr. M. Lamberigts, Alberigo and/on the History of Vatican ii, in «Cristianesimo nella storia» 29 (2008), pp. 875-902 e sulle linee dei lavori futuri lo stesso G. Alberigo, Le concile Vatican ii. Perspectives de recherche, in «Revue d’Histoire Ecclésiastique» 97 (2002), pp. 562-573. 37 Su questi autori cfr. G. Alberigo, Concili (storia dei), in Dizionario del sapere storico religioso del 900, a cura di A. Melloni, 2 voll., Bologna 2009, pp. 540-566. 38 Sulla sua produzione cfr. Th. Hainthaler, Grillmeier, in «Biographisch-Bibliographisches Kirchenlexikon» 17 (2000), pp. 493-505. 39 Cfr. P. Valliere, Conciliarism. A History of Decision-Making in the Church, Cambridge 2014. 40 Cfr. Christian Unity: The Council of Ferrara-Florence: 1438/39-1989, cit. 41 K. Ganzer, Hubert Jedin e il concilio di Trento, in «Cristianesimo nella storia» 22 (2001), pp. 339-354. 42 J. O’Malley, What Happened at Vatican ii, Cambridge Mass.-London 2008. 43 Cfr. G. Sale, Giovanni xxiii e la preparazione del Concilio Vaticano ii nei diari inediti del direttore della Civiltà Cattolica padre Roberto Tucci, Milano 2012. 44 Cfr. l’edizione del Vaticano ii in Conciliorum oecumenicorum generaliumque decreta, ed. G. Alberigo - A. Melloni, 3, Turnhout 2010, a mia cura dove ho ristabilito il testo votato e le sue caratteristiche estrinseche, ripristinando quei documenti approvati in concilio per acclamazione o per levata e seduta, anche se non passati dalle sue commissioni o da un dibattito, come i messaggi al mondo di inizio e fine concilio e la levata delle scomuniche. 45 Esemplare in questo Ch. Theobald, La réception, cit. 46 Cfr. su questo punto la posizione di G. Galasso, Nient’altro che storia, Bologna 2000, che fa sua la posizione di Hannah Arendt per cui l’evento è ciò che illumina il proprio passato, ma non può mai esserne dedotto. 47 Così diceva, alla fine del pontificato montiniano, la tesi basata su carte de Lubac di cui taceva l’autore e la collocazione di Ph. Levillain, La mécanique politique de Vatican ii. La majorité et l’unanimité dans un concile, Paris 1975. 48 H. Jedin, Storia del concilio di Trento, 3, Brescia 1982 (ed. or. 1970), p. 12. 49 Cfr. Vatican ii, 1962-2012: The history after the History? Contributions and Perspectives of the Studies on the Council, Ten Years after “The History of Vatican ii”, a cura di S. Scatena, in «Cristianesimo nella storia» 34 (2013). 50 Ne fa stato G. Battelli, La recente storiografia sulla Chiesa in Italia nell’età contemporanea, in «Rivista di storia della chiesa in Italia» 2 (2007), pp. 463-500: qualche esempio in R. Burigana, Storia del concilio Vaticano ii, Torino 2012 o R. De Mattei, Il Concilio Vaticano ii. Una storia mai scritta, Torino 2010 da un punto di vista schiettamente tradizionalista. 51 È una formula di Delio Cantimori molto cara a una parte della storiografia italiana, su cui cfr. G. Miccoli, Cantimori Delio, in Il Contributo italiano alla storia del pensiero - Storia e Politica, dir. da G. Galasso, Roma 2013, in Treccani it. ad vocem. 52 Cfr. G.M. Zamagni, Chenu e il Vaticano ii come “fine dell’era costantiniana”. Categoria della storia e imperativo

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Note

pastorale, in Costantino i. Una enciclopedia internazionale sulla figura, il mito, la critica e la funzione dell’imperatore dell’editto di Milano, dir. A. Melloni, P. Brown, E. Prinzivalli, S. Ronchey, 3, Roma 2013, pp. 433-443 e M. Pesce, Introduzione alla riedizione di M.D. Chenu, La fine dell’era costantiniana, Brescia 2013. 53 M. Faggioli, Concilio Vaticano ii: bollettino bibliografico, in varie sezioni: per il 2000-2002, in «Cristianesimo nella Storia» 24 (2003), pp. 335-360; per il 2002-2005, ivi 26 (2005), pp. 743-767; per il 2005-2007, ivi 29 (2008), pp. 567-610; per il 2007-2010, in 31 (2010), pp. 755-791 e col titolo Vatican ii. Bibliographical Survey, 2010-2013, ivi 34 (2013), pp. 927-995 uno sguardo d’insieme al dibattito è ora in M. Faggioli, Vatican ii. Battle for the Meaning, Maryknoll New York 2012. 54 Cfr. Le devenir de la théologie catholique mondiale depuis Vatican ii: 1965-1999, dir. J. Doré, Paris 2000 e P. Pietrusiak, La catholicité de l’église dans la pensée d’Yves Congar, in «Roczniki Teologiczne», 53-54 (2006-2007) pp. 39-59. 55 Una riflessione critica sulle ingenuità in questa materia è stata raccolta da S. Scatena in Vatican ii, 1962-2012: The history after the History? cit. 56 Valliere, Conciliarism, cit. 57 Cfr. S. Pié-Ninot, “Ecclesia in et ex Ecclesiis” (LG 23): la Catolicidad de la “communio ecclesiarum”, in «Revista Catalana de Teologia», (1997), pp. 75-89. La posizione più sviluppata è quella di J.M.R. Tillard, L’Église locale. Ecclésiologie de communion et catholicité, Paris 1995; sulla opposta posizione in de Lubac cfr. G. Chantraine, La «corrélation radicale» des églises particulières et de l’église universelle chez Henri de Luhac, in F. Chica, S. Panizzolo, H. Wagner H. (edd.), Casale Monferrato 1997, p. 68-85. 58 Cfr. i saggi di La théologie catholique entre intransigeance et renouveau : la réception des mouvements préconciliaires à Vatican ii, G. Routhier, Ph.J. Roy, Karim Schelkens (dir.), Louvain-la-Neuve 2011. 59 Cfr. N. Del Re, La curia romana. Lineamenti storico-giuridici, Roma 1970. 60 André Scrima (1925-2000). Un Moine hésychaste de notre temps, in «Contacts. Revue française de l’Orthodoxie», 55 (2003) e 56 (2004). 61 A. Duval, Le message au monde, pp. 105-118; cfr. inoltre M.-D. Chenu, Notes quotidiennes au Concile, Paris 1995, [tr. it. Bologna 1996]; sul messaggio H. Küng, My Struggle for Freedom: An Autobiography, 1, London 2003 (ed. or. Munich 2002), p. 279; sulla coeva posizione del teologo domenicano olandese E. Schillebeeckx, The council notes of Edward Schillebeeckx 1962-1963, ed. K. Schelkens, Leuven 2011. 62 Cfr. K. Schelkens, Catholic Theology of Revelation on the Eve of Vatican ii: A Redaction History of the schema De fontibus revelationis (1960-1962), Leiden 2010. 63 Cfr. R. Marangoni, La Chiesa mistero di comunione. Il

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contributo di Paolo vi nell’elaborazione dell’ecclesiologia di comunione (1963-1978), Roma 2001. Cfr. la ripresa di una celebre tesi di G. Dossetti in M. Faggioli, True Reform: Liturgy and Ecclesiology in Sacrosanctum Concilium, Collegeville 2012. 65 Melloni, L’altra Roma, cit. 66 Christian Unity 550 Years after the Council of Ferrara-Florence, cit.; per questo come per gli altri concili una bibliografia recente in COGD cit. 67 A. García y García, Les constituciones del concilio iv Lateranense de 1215, in Innocenzo iii. Urbs et orbis, i, Roma 2003, pp. 200-224. 68 La letteratura in K. Schatz, Storia dei Concili. La Chiesa nei suoi punti focali, Bologna 2006, pp. 245-247, a partire dalla sua storia in tre tomi Vaticanum i: 1869 - 1870, Paderborn 1992-1994 (Vor der Eröffnung, 1992; Von der Eröffnung bis zur Konstitution “Dei Filius”, 1993; Unfehlbarkeitsdiskussion und Rezeption, 1994). 69 A partire dal classico A. Grillmeier-H. Bacht, Das Konzil von Chalkedon. Geschichte und Gegenwart, 2 voll., Würzburg 1953. 70 J. O’Malley, What Happened at Vatican ii, Harvard 2008. 71 Herders Theologischer Kommentar zum Zweiten Vatikanischen Konzil, 5 voll., dir. da P. Hünermann e B.J. Hilberath, Frankfürt a.M. 2004-2006. 72 Melloni, Papa Giovanni. Un cristiano e il suo concilio, cit. 73 Ruggieri, Ritrovare il concilio, cit. per i riferimenti alla lunga riflessione su questo nodo. 74 Cfr. L’evento e le decisioni. Studi sulle dinamiche del concilio Vaticano ii, a cura di A. Melloni e M.T. Fattori, Bologna 1997. 75 Cfr. Ch. Théobald, L’herméneutique de réforme implique-t-elle une réforme de l’herméneutique?, in «Recherches de science religieuse», 100 (2012)/1, pp. 65-84. 76 M. Faggioli, Il vescovo e il concilio. Modello episcopale e aggiornamento al Vaticano ii, Bologna 2005. 77 The Catholic Church and the Jewish People, cit. 78 Sul tema aveva aperto un cantiere non proseguito G. Thils, Hierarchia Veritatum (Décret sur l’oecumenisme n. 11), in «Revue Théologique de Louvain», 2 (1979), pp. 208-215. 79 G. Dossetti, Per una “chiesa eucaristica”. Rilettura della portata dottrinale della Costituzione liturgica del Vaticano ii. Lezioni del 1965, a cura di G. Alberigo e G. Ruggieri, Bologna 2002. 80 E. Corecco, Considerazioni sul problema dei diritti fondamentali del cristiano nella chiesa e nella società, in Les droits fondamentaux du chrétien dans l’Église et dans la société: Actes du ive Congrès International de Droit Canonique [6-11.x.1980], E. Corecco, N. Herzog, A. Scola (ed.), Freiburg i.B.-Milano 1981. 81 G. O’Collins, Living Vatican ii: The 21st Council for the 21st Century, Maryknoll 2006. 82 Il riscontro documentario sta nel fatto che esistono de64

cine e decine di passaggi, espressioni, titoli, elementi del concilio di cui decine e decine di padri e teologi sono sinceramente convinti di essere l’autore unico e pincipale. 83 R.M. Curnow, John O’Malley on Vatican ii and Bernard Lonergan’s Realms of Meaning, in «Irish Theological Quarterly», 75 (2010), pp. 188-203. 84 A. Melloni, Concili, ecumenicità e storia. Note di discussione, in «Cristianesimo nella storia», 28 (2007), pp. 509-542. 85 H.J. Sieben, Die katholische Konzilsidee von der Reformation bis zur Aufklärung, Paderborn 1988. 86 G. Alberigo, Ekklesiologie im Werden. Bemerkungen zum Pastoralkonzil und zu den Beobachtern des ii. Vatikanums, in «ÖkRun», 40 (1991), pp. 109-128. 87 Ad es. E. Cassidy, Ecumenism and Interreligious Dialogue: Unitatis Redintegratio, Nostra Aetate, New YorkMahwah 2005; sono attesi i contributi di A. Birmelé e C. Hovorun negli atti del seminario Historicizing Ecumenism, Bose 2015, in stampa. 88 H. Légrand, Primato e collegialità al Vaticano ii. Valutazione ecumenica di una formulazione dottrinale incompiuta, in Il ministero del Papa in prospettiva ecumenica, ed. A. Acerbi, Milano 1999, pp. 211-231. 89 G. Routhier, Vatican ii. Herméneutique et réception, Montréal 2006. 90 M. Mennini, Paul Gauthier e la povertà della chiesa durante il Vaticano ii, in «Cristianesimo nella storia», 34 (2013), pp. 391-422. 91 Herders Theologischer Kommentar, cit. 92 Sulla possibile rivincita della Lex ecclesiæ fundamantalis manca uno studio; sugli effetti in un dettaglio lessicale cfr. A. Melloni, Definitivus, definitive, in «Cristianesimo nella storia», 21 (2000), pp. 171-205. 93 Cfr. Melloni, Il Vaticano ii e la sua storia, cit. 94 Il fascicolo Sinodo 1985 - una valutazione di «Concilium» 22 (1986)/6, curato da G. Alberigo e J. Provost contiene saggi di grande impegno dei curatori, oltreché di A. Dulles, J.A. Komonchak, J.M. Tillard, A. Lorscheider, A. Melloni, E. Zoghby, H.J. Pottmeyer, H. Teissier, G. Ruggieri. 95 L. Orsy, Receiving the Council. Theological and Canonical Insights and Debates, Collegeville 2010. 96 J.R. Quinn, The Reform of the Papacy: The Costly Call to Christian Unity, New York 1999. 97 G. Ruggieri, Ricezioni e interpretazioni del Vaticano ii. Le ragioni di un dibattito, in Chi ha paura del Vaticano ii?, a cura di A. Melloni e G. Ruggieri, Roma 2009, pp. 17-44. 98 A. Melloni, Francesco, in Il conclave di papa Francesco, dir. da A. Melloni, Roma 2013, pp. 63-95. 99 J.A. Lindbeck, The Nature of Doctrine: Religion and Theology in a Postliberal Age, Louisville 1984. 100 J.W. Nickel, Rethinking Indivisibility: Towards A Theory of Supporting Relations between Human Rights, in «Human Rights Quarterly», 30 (2008)/4, pp. 984-1001. 101 Théobald, La réception du concile cit. e «Dans les traces ...» de la constitution Dei Verbum, cit.


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