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Controllo della preparazione con idrocolloide

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07 — Le singole fasi della preparazione mininvasiva in zona anteriore superiore 07e 07f

08 — Preparazioni ultimate dei denti anteriori nel mascellare superiore ed inferiore (preparazione parziale) 08b

Fase 5: Dopo la rimozione del mock-up si asporta lo smalto labiale, finché sono sparite le demarcazioni di profondità. La preparazione cervicale segue il decorso della gengiva. In zona palatale la profondità della preparazione si trova tra 0,3 e 0,5 mm. Nella zona in cui la perdita di smalto della nostra paziente sulla superficie palatale supera il tubercolo, viene eseguita una preparazione della faccetta a 360°. Questo impedisce la formazione di fratture palatali.

Fase 6: Prima della rifinitura fine in zona marginale posizioniamo un filo di retrazione 000. La preparazione avviene con un contrangolo rosso a ridotto regime di giri (40.000 U/min) esattamente fino all’altezza della gengiva leggermente retratta dal filo. Questa rifinitura fine può essere eseguita con raffreddamento a getto d’aria.

Con l’ausilio di una mascherina in silicone riempita con idrocolloide della ceratura diagnostica – oppure di un foglio stampato sulla ceratura, riempito con materiale da impronta al silicone – si controlla, se è stata asportata sufficiente sostanza dentale (fig. 9). Se lo spessore dello strato di idrocolloide è inferiore a 0,3 mm, le aree in cui deve ancora essere ridotta la sostanza dentale sono contrassegnate con un pennarello grosso.

Dopo la presa dell’impronta con un gesso ad indurimento rapido (Whip Mix Snap-Stone) si realizza un modello per il controllo della preparazione. Con l’ausilio della mascherina in silicone (ceratura diagnostica) un’assistente esperto può eseguire i restauri provvisori indiretti.

Preparazione dei denti anteriori inferiore e realizzazione del modello

Analogamente ai denti anteriori superiori si preparano i denti anteriori inferiori e si controlla la rimozione di sostanza dentale. La profondità della preparazione non dovrebbe superare i 0,3 mm. Prima della presa dell’impronta sul filo 000 precedentemente applicato si posiziona un filo di spessore 0 (imbevuto di ViscoStat Clear, Ultradent), che viene rimosso prima dell’applicazione del materiale da impronta. Il filo 000 mantiene aperto ed asciutto il solco durante la presa dell’impronta. Per la realizzazione dei monconi singoli, noi realizziamo un’impronta totale e due parziali. L’articolatore viene programmato con i dati di movimento individuali del mascellare inferiore.

Ceratura per la verifica fonetica, funzionale ed estetica

L’odontotecnico realizza una ceratura in cera estetica dei denti anteriori, con il cui aiuto l’odontotecnico, l’odontoiatra e la paziente controllano insieme la fonetica, la funzione e l’estetica (fig. 10). Modifiche necessarie vengono eseguite in presenza della paziente. Infine la ceratura viene messa in rivestimento e pressata.

In caso di faccette rispettivamente corone molto sottili il colore del moncone determina in modo significativo il risultato finale. Pertanto si determina il colore dentale di ogni moncone. L’odontotecnico realizza in laboratorio monconi singoli nello specifico colore (IPS Natural Die Material).

Le corone ultimate in laboratorio vengono già caratterizzate per la messa in prova. Ora si possono controllare nuovamente l’estetica, la fonetica e la funzione e si possono documentare mediante smartphone. Dopo le correzioni eventualmente necessarie si procede con la cottura di glasura. Gli spessori dei restauri ultimati (faccette 360°/corone parziali) sono compresi fra 0,3 e 0,5 mm (fig. 11).

Cementazione adesiva

Nella cementazione adesiva, se possibile, si applica una diga per l’isolamento del campo operatorio. In alternativa, prima della cementazione, inserire nel solco un filo di retrazione dello spessore 00, per rendere ben accessibili i limiti della preparazione (fig. 12). I denti contigui vengono isolati con nastro di teflon. Di regola posizioniamo le corone in coppia. Dopo la mordenzatura con acido ortofosforico al 37 % sul moncone del dente vediamo che quasi tutta la preparazione si trova in zona smalto. Soltanto in singole zone è visibile la dentina, liberata dall’attività para-funzionale della paziente.

I denti anteriori superiori ed inferiori, nonché i denti latero-posteriori del mascellare inferiore sono trattati definitivamente. Il restauro provvisorio dei denti latero-posteriori superiori permette ancora alcune piccole correzioni in zona delle superfici occlusali.

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10 — La ceratura (ceratura estetica) per la verifica della fonetica, della funzione dell’estetica 10c

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Fase di trattamento 3: trattamento definitivo del mascellare superiore ed inferiore

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Ora in zona latero-posteriore superiore rimuoviamo i restauri indiretti ed eseguiamo la presa d’impronta di entrambi i mascellari. Sotto contatto dei denti anteriori si determina la relazione del mascellare inferiore rispetto al mascellare superiore mediante strisce termoplastiche (GC Bite Compound, GC) in posizione centrale del condilo. La posizione del mascellare superiore viene trasferita arbitrariamente ed il mascellare inferiore viene regolato in articolatore in base all’articolazione con l’ausilio delle due registrazioni delle strisce verso il mascellare superiore.

Impiego di cera ReFu

Nel mascellare superiore realizziamo corone parziali in cera ReFu (cera funzionale Reference, Keydent). La cera è inizialmente molto dura, il che dopo l’inserimento delle corone ci consente di verificare i punti di contatto, con l’ausilio di un foglio Shimstock. Con la temperatura del cavo orale la cera diventa viscoplastica. La paziente analogamente alla para-funzione,

11 — Messa in prova di restauri dopo la cottura supercolori 11c

sotto sforzo effettua vari movimenti (fig. 13). Nel caso una cuspide interferisse, ciò si delinea sulla superficie occlusale e viene corretto. Quindi le modellazioni in cera vengono messe in rivestimento e si realizzano corone parziali nella tecnica di pressatura in disilicato di litio monolitico (IPS e.max Press), si caratterizzano e si effettua la glasura (fig.14). Dopo la cementazione adesiva non sono più necessarie correzioni. Lo spessore delle corone latero-posteriori è in media di ca. 0,5mm.

Cementazione adesiva

Sotto diga e protezione dei denti contigui mediante nastro in teflon si cementano adesivamente in coppia le corone parziali latero-posteriori sui denti superiori preparati (fig. 15). Con l’ausilio di Occlusal Indicator Wax (Kerr) dopo la cementazione controlliamo l’occlusione dinamica in cavo orale della paziente (fig. 16). Oltre alle guide da noi previste, non dovrebbero esserci segni visibili di zone di pressione.

Pellicola Brux-Checker

Infine alla paziente viene consegnata una pellicola BruxChecker, con l’indicazione di portarla per due notti (fig. 17). In tal modo nei restauri in posizione di riposo e durante il bruxismo può essere controllata l’assenza di interferenze e si può documentare il risultato. In questo modo successivamente non è necessaria alcuna ulteriore rettifica.

IPS e.max Press – perchè standard d’oro?

biocompatibile biomimetico mininvasivo altamente resistente duraturo: quasi nessuna perdita dopo 25 anni facile trasformazione dalla ceratura alle corone semplice lavorazione semplice colorazione elevata precisione funzione controllata, anche in caso di bruxismo minimi costi: corona monolitica glasata un materiale per quasi tutte le indicazioni

13 — Controllo dell’occlusione statica e dinamica con cera ReFu 13b

14 — I restauri pressati in ceramica prima della cementazione 14

17a 15 — Corone parziali in ceramica cementate adesivamente 15a 15b

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Restauri mininvasivi, cementati adesivamente con spessori da 0,3 a 0,6mm nel nostro studio odontoiatrico si sono dimostrati un’alternativa terapeutica affidabile. Dal 1993 lavoriamo con la procedura descritta. In particolar modo in pazienti giovani con ampie perdite dello smalto per noi non vi è alternativa terapeutica mininvasiva e di lunga durata comparabile. Indicazione

Secondo Ivoclar Vivadent IPS e.max Press und IPS e.max CAD sono controindicati per pazienti con bruxismo. A condizione che tutti gli aspetti funzionali e para-funzionali siano presi in considerazione, secondo la nostra esperienza, comunque anche nei pazienti con bruxismo non ci sono da aspettarsi complicazioni.

Dr. Diether Reusch ZA Jan Strüder Praxis für Zahnmedizin Neustrasse 30 56457 Westerburg Germania

Quanto sono affidabili IPS e.max Press e IPS e.max CAD?

Uno studio di K. A. Malament dimostra: di tutti i materiali cementati IPS e.max ® CAD/Press, con una percentuale di sopravvivenza del 99,75% in un periodo di osservazione di poco più di dieci anni, è risultata essere la ceramica di maggior successo.

Nell’ambito di questo studio dal 1983 sono stati cementati oltre 6000 restauri in ceramica integrale. Sono state descritti quattro diversi tipi di ceramiche: - Dicor/Dentsply Sirona (n = 1504) - In-Ceram/Vita (n = 330) - IPS Empress (n = 2133) - IPS e.max Press o CAD (n = 2364)

Dicor è stato registrato dal 1983, In-Ceram dal 1990, IPS Empress ® dal 1992 e IPS e.max dal 2005.

ZTM Paul Gerd Lenze ZT Sascha Fasel Synthese Dentallabor 56457 Westerburg Germania

View Scientific Report online

Aspettative superate

Sebbene il periodo di osservazione più breve risulti a poco più di dieci anni (128 mesi), i restauri in disilicato di litio in IPS e.max Press e IPS e.max CAD in questa panoramica su larga scala presentano il più alto tasso di sopravvivenza del 99,75 %. Secondo K. A. Malament i materiali hanno soddisfatto rispettivamente superato tutti i requisiti clinici, che nella pratica clinica sono considerati ideali.

Fonti: IPS e.max, Scientific Report, Vol. 03/2001-2017

I dati clinici confermano il successo

IPS e.max fin dall’inizio è stato accompagnato scientificamente. Molti noti esperti da tutto il mondo con i loro studi clinici hanno contribuito ad un eccellente database. Sia per il disilicato di litio che anche per l’ossido di zirconio il tasso di sopravvivenza medio è del 96% ciascuno. Nell’IPS e.max Scientific Report sono riassunti tutti i risultati dello studio in vivo ed in vitro.

Semplici ed efficienti: blocchetti in composito per la tecnica CAD/CAM

Trattamento di dente singolo realizzato rapidamente con Tetric CAD Un articolo del Dr. Hidetaka Sasaki, Tokio, Giappone

I blocchetti in composito per l’impiego CAD/CAM sono sempre più presenti soprattutto per il trattamento con piccoli restauri come inlays, onlays o faccette occlusali. Giustamente, in quanto questa classe di materiali non risulta convincente soltanto per le sue buone proprietà meccaniche e l’eccezionale precisione di fresatura, ma anche grazie ad una semplice ed efficiente lavorazione nella quotidianità dello studio dentistico.

Il seguente caso mostra in modo impressionante la realizzazione di un restauro estetico su dente singolo con il nuovo blocchetto in composito Tetric CAD ® . I blocchetti sono disponibili nelle due gradazioni di traslucenza HT e MT nonché in diversi colori. Dispongono inoltre di un accentuato effetto camaleontico, che rafforza la naturale integrazione cromatica nella rimanente sostanza dentale. Il materiale è rapidamente lucidabile a specchio sia in ambiente extraorale che intraorale. Inoltre è facilmente riparabile con convenzionali compositi.

Il caso

La situazione di partenza del presente caso era un’insufficiente otturazione in amalgama nei settori posteriori inferiori regio 36 che doveva essere sostituita (fig. 1). L’indicazione prevedeva in questo caso un inlay a più superfici, che su desiderio del paziente doveva essere sostituito con un materiale da restauro estetico, quindi di colore dentale. Nella scelta del materiale, è stato deciso di optare sul blocchetto in composito Tetric CAD. Esso completa il portfolio blocchetti della Ivoclar Vivadent ed è indicato per il trattamento di restauri permanenti di denti singoli. Il materiale prodotto industrialmente e già indurito, rispetto ai materiali da restauro diretto, possiede un maggiore contenuto di riempitivi nonché una più elevata resistenza. Grazie all’indurimento industriale, anche lo stress da contrazione non è rilevante per Tetric CAD.

Realizzazione del restauro

La determinazione del colore è avvenuta sul dente naturale, orientandosi nel presente caso in prima linea ai denti contigui. Il colore scelto è stato il colore HT A2. I blocchetti HT rappresentano un’ottima scelta soprattutto per restauri piccoli come gli inlays, in quanto dispongono di un notevole effetto camaleontico. Dopo la rimozione dell’otturazione in amalgama la cavità è stata preparata secondo le valide regole di preparazione (fig. 2). Quindi è seguita l’impronta ottica con lo scanner intraorale ed il design dell’inlay nel software CAD (fig.3). Infine è stato realizzato il restauro.

I tempi di fresaggio del composito CAD/CAM sono notevolmente più corti rispetto ad altri materiali. Questo tuttavia non ha alcun influsso negativo sul materiale da restauro. Un ulteriore vantaggio consiste nella minima usura degli strumenti, che hanno una durata molto lunga e quindi aumentano anche l’efficienza dei costi.

I compositi sono materiali “flessibili”. Possiedono un modulo di elasticità molto simile alla dentina. Un’elevata resistenza alla flessione provvede ad una sufficiente resistenza e stabilità. La minore fragilità dei compositi consente il fresaggio di superfici molto omogenee e la realizzazione di bordi a finire precisi e sottili, senza perdite di stabilità. Distacchi di materiale o formazioni di incrinature in zona marginale non si verificano quasi mai.

Subito dopo il fresaggio, avviene la messa in prova dell’inlay ultimato, per controllare la corrispondenza con la sostanza dentale naturale (fig. 4).

Pretrattamento del restauro

Il punto di attacco dell’inlay si può eliminare facilmente con

diamantata a granulometria fine. La successiva lucidatura

extraorale avviene con strumenti idonei alla lucidatura di

compositi (p.es. OptraPol ® ) (fig. 5). Da evidenziare particolar

In caso di compositi non è necessaria una glasura o una cottura di glasura. Anche questo fattore è positivo in termini di risparmio di tempo dello studio dentistico.

Il corretto condizionamento e trattamento della superficie di adesione ed un sistema di cementazione coordinato con questo tipo di materiale sono importanti criteri per un restauro di lunga durata. È pertanto importante seguire sempre le indicazioni del produttore.

Per ottenere un sufficiente legame, nel presente caso la superficie di adesione dell’inlay è stata sabbiata con ossido di alluminio da 50 –100 µm a 1 –1,5 bar e poi detersa accuratamente (fig. 7). A scelta, la detersione del restauro può avvenire in unità ad ultrasuoni o con vaporizzatore.

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04 01 — Situazione iniziale: otturazione insufficiente in amalgama sul dente 36

02 — Cavità preparata

03 — Design dell’inlay nel software CAD

04 — Controllo della precisione e del colore dell’inlay

Per la disinfezione del restauro si consiglia un’ulteriore detersione con etanolo al 70%. Questo procedimento è obbligatorio per Tetric CAD, in quanto la sabbiatura determina un ingrandimento della superficie e crea una trama ritentiva quale base per la cementazione adesiva. Provvede in tal modo ad un sicuro legame fra materiale da fissaggio e restauro.

Per il condizionamento è stato utilizzato l’adesivo universale Adhese ® Universal (Adhese Universal è disponibile anche come VivaPen ® consentendo un’applicazione diretta) frizionato per 20 secondi sulla superficie di adesione preparata. Il tempo deve essere rispettato, per consentire una sufficiente penetrazione (fig. 8). Il bond in eccesso viene quindi distribuito con getto d’aria priva di olio, finché si è ottenuto un film lucido ed immobile. Evitare assolutamente la formazione di accumuli.

In questa fase non è necessaria una fotopolimerizzazione dell’adesivo, in quanto l’indurimento avviene dopo la cementazione dell’inlay, insieme al cemento composito.

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08 05 — Lucidatura extraorale con OptraPol

06 — Restauro lucidato a specchio

07 — Sabbiatura della superficie di adesione con ossido di alluminio 50 – 100µm a 1 – 1.5bar; quindi detersione

08 — Frizionare l’adesivo Adhese Universal per 20 secondi quindi asciugare con aria

Per generare un legame sicuro, è determinante un adeguato isolamento del campo operatorio. Dopo la detersione della cavità, questa è stata condizionata classicamente secondo il procedimento Etch&Rinse, risciacquata ed asciugata e quindi frizionata per 20 secondi con l’adesivo Adhese Universal e quindi asciugata (fig.9). La fotopolimerizzazione di 10 secondi è stata effettuata con la Bluephase Style (fig. 10). Secondo il produttore, a tale scopo deve essere utilizzata una lampada con una potenza luminosa di ≥ 500 mW/cm 2 .

Cementazione del restauro

La successiva cementazione dell’inlay nella cavità è stata effettuata con il cemento composito Variolink ® Esthetic. Questo si applica direttamente dalla siringa sulla superficie di adesione precedentemente condizionata, posizionando poi il restauro esercitando una leggera e costante pressione (fig. 11). Variolink Esthetic è particolarmente indicato a tale scopo, in quanto il materiale in eccesso fuoriesce dalla fuga di cementazione senza esercitare eccessiva pressione e contrariamente ai cementi compositi non avviene alcun “effetto tampone” (fig. 12). Una leggera pre-polimerizzazione per 2 secondi da ogni lato facilita la rimozione del materiale in eccesso. È consigliata l’applicazione di un Air Block (p. es. Liquid Strip) lungo la fuga cementizia (fig. 13) per evitare la formazione di uno strato inibito.

Infine avviene la polimerizzazione finale (10 secondi per mm di composito e segmento) per indurire l’adesivo sul restauro nonché il cemento composito. A tale scopo è indicata una lampada polimerizzante con una potenza luminosa di almeno 1000 mW/cm 2 .

In questo passaggio, attraverso il restauro, viene indurito sia l’adesivo applicato sulla superficie di adesione che il cemento composito. In questo modo si ottiene un legame sicuro. Quindi si può sciacquare Liquid Strip (fig. 14).

09 — Condizionamento della cavità con Adhese Universal per 20 secondi quindi asciugare con aria

10 — Fotopolimerizzazione per 10 secondi con Bluephase Style

14 13 — Applicazione di Liquid Strip, per impedire la formazione dello strato inibito

14 — Foto-indurimento di tutti i segmenti per 10 secondi per mm di composito con Bluephase Style

15 — Dopo il controllo dell’occlusione, lucidatura intra-orale con OptraPol

16 — Inlay in situ, con adattamento cromatico grazie all’effetto camaleonte

Rifinitura e risultato

Ora è possibile controllare l’occlusione ed eventualmente correggere piccoli contatti di disturbo con diamantata fine. Nel presente caso, la rilucidatura intra-orale finale è avvenuta con strumenti di lucidatura OptraPol (fig. 15).

Il risultato finale è un restauro di dente singolo altamente estetico. Grazie all’effetto camaleontico, il colore dell’inlay si integra perfettamente nella sostanza dentale rimanente (fig. 16).

Conclusioni

Considerando tutte le regole valide per la tecnica adesiva, nonché del sistema di cementazione coordinato, con i blocchetti Tetric CAD si possono realizzare in breve tempo restauri di denti singoli permanenti altamente estetici.

La lavorazione e la lucidatura semplice e rapida, nonché la possibilità di riparazioni intra-orali con convenzionali compositi da otturazioni, provvedono ad un’efficienza nel decorso di trattamento e quindi nella quotidianità dello studio dentistico.

Dr. Hidetaka Sasaki es Dental Office 1F, 3-9-14 Kudanminami, Chiyoda-ku Tokio Giappone www.es-dental.net

Pianificazione digitale pre-operativa

Workflow RAW di restauri monolitici per impianti su denti singoli Un articolo di Florin Cofar, DDS, Timisoara/Romania e Dr. Eric van Dooren, Anversa, Belgio

La preparazione digitale di una terapia implanto-protesica offre un elevato livello di sicurezza. Così p.es. con una precedente simulazione virtuale dell’intervento chirurgico si acquisisce la necessaria calma e sovranità per l’intervento vero e proprio. Gli autori descrivono una possibile procedura.

Ogni flusso operativo inizia con la raccolta delle informazioni. Nel workflow digitale queste informazioni sono costituite da dati che vengono adeguatamente elaborati nel rispettivo software. Nel nostro team operativo protesico ne fanno parte un protocollo foto-video, che ci consente di poter determinare la relazione estetico-funzionale fra il sorriso, la situazione dentale ed il viso del paziente. Oltre alle foto ed ai video tradizionali, i record dei dati della tomografia volumetrica digitale (DVT) e lo scanner intra-orale costituiscono una base in implanto-protesi. La totalità di tutti i record dati raccolti la chiamiamo “clone digitale”. Usando questi file, siamo in grado di pianificare virtualmente tutte le procedure, come se stessimo lavorando sul clone del paziente. La procedura è illustrata utilizzando l’esempio di un restauro implanto-protesico di un singolo dente.

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01 — Foto-ritratto della situazione iniziale 01

02 — Record dati DVT nel software

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04 — Estrazione virtuale del dente

05 — Costruzione dima chirurgica

06 — Alveolo configurato virtualmente con scanbody

Riunione dei dati per il clone digitale

In primis sono necessari una foto-ritratto di alta qualità, una DTV ed un file STL (figg. da 1 a 3). Nel caso presentato il dente 12 non mantenibile deve essere sostituito da un restauro implanto-protesico. La conformazione del restauro protesico è il primo passo nella pianificazione degli impianti. In questo caso deve essere mantenuta la forma del dente esistente. Nel workflow analogico l’estrazione del dente sarebbe la premessa per il posizionamento dell’impianto. Questo scenario anche nel processo digitale descritto rappresenta il primo passo, tuttavia “solo” virtuale. Nel software possiamo estrarre il dente e modellare quindi ad esempio il futuro alveolo (profilo d’emergenza) e generare il profilo d’emergenza ottimale. Un modello di alveolo è necessario per… 1. ... la pianificazione di una dima chirurgica (inserzione implantare navigata) e 2. ... la realizzazione di un trattamento provvisorio / dell’abutment prima dell’intervento chirurgico.

Si lavora sempre con copie. I dati originali rimangono intatti. Esistono diversi modi per eseguire l’estrazione digitale. Riteniamo più efficace utilizzare il processo CAD “elemento intermedio provvisorio” per modellare un alveolo di forma ottimale. A questo proposito si dovrebbe lavorare a due livelli. Sul primo livello si trova la scansione di lavoro. La scansione originale con il dente nello scenario rappresenta il secondo livello.

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Pianificazione implanto-protesica

Si costruisce la corona implantare (wax-up virtuale), in cui nel caso rappresentato il dente da estrarre fa da modello. Si mantengono la posizione e le proporzioni. Durante l’estrazione virtuale del dente, serve nuovamente la copia della scansione del file operativo, che può essere comparata con l’originale. Si pianifica la posizione ideale dell’impianto e virtualmente si costruisce il corretto profilo peri-implantare dei tessuti molli (fig. 4). Per poter trasferire in modo sicuro la posizione dell’impianto in cavo orale, si realizza una dima chirurgica. Essa è familiare alla maggior parte degli odontoiatri. Ciononostante vorremmo accennare nuovamente i concetti di base. Per la realizzazione di una dima chirurgica sono necessarie tre cose: 1. Scansione con il dente estratto digitalmente, 2. Dati della DVT, 3. Scansione con il design CAD del dente; nel nostro caso la scansione originale con il dente esistente.

Nel prossimo passaggio simuliamo l’intervento chirurgico. Dopo l’inserimento digitale dell’impianto, si esporta una dima della procedura. In questo caso la situazione ossea può essere valutata in relazione al progetto e, se necessario, l’osso può essere adattato, p. es. con la pianificazione di un innesto osseo. In alternativa potrebbe essere fatto un compromesso oppure si potrebbe ambire ad un design modificato. Tutte le decisioni importanti vengono prese durante l’inserimento virtuale dell’impianto. I dettagli possono essere trasferiti alla situazione mediante dima chirurgica. Il design del wax-up (da 3 a 4mm più profondo) serve per il posizionamento dell’impianto. L’angolo e la posizione devono essere scelti in modo tale da poter utilizzare in modo ottimale l’osso disponibile, senza deviare troppo dalla prescrizione protesica. L’obiettivo è un trattamento avvitato. Lavoriamo ancora sempre sul “clone digitale”. Ultimate le fasi operative preparatorie si può stampare la dima chirurgica (fig. 5). Inoltre il file STL del modello dell’impianto con alveoli configurati in modo ideale e lo scanbody digitale (fig. 6) è pronto per la realizzazione del trattamento provvisorio per le successive fasi di lavorazione.

7 — Dima chirurgica stampata (Mguide, MIS)

8 — Trattamento provvisorio immediato

Realizzazione del trattamento provvisorio

Il modello implantare virtuale (fig. 6) viene importato nel software di costruzione e si realizza l’abutment rispettivamente il trattamento provvisorio. La connessione corona-abutment dovrebbe essere posizionata in modo ottimale nell’alveolo precedentemente realizzato. Lo specifico ti-base è già stato determinato durante la pianificazione dell’impianto, ossia nel corso della determinazione della profondità dell’impianto. Nel presente caso l’impianto presenta una profondità di 3 –4mm. In questo caso è ottimale un ti-base di 1,5 mm di lunghezza.

Per il trattamento provvisorio si sceglie un ti-base a rotazione libera, in modo da neutralizzare potenziali problemi dovuti alla posizione dell’indice dell’impianto.

La scelta di un restauro avvitato o cementato è a discrezione dell’odontoiatra. Noi prediligiamo trattamenti avvitati e questo può essere deciso definitivamente solo quando si pianifica la procedura chirurgica. È inoltre a discrezione dell’odontoiatra, se realizzare il restauro protesico in un unico pezzo o come corona ibrida. In situazioni esteticamente impegnative, di regola si realizzano trattamenti ibridi e in zona latero-posteriore restauri in un unico pezzo.

Fase chirurgica

Tutto è pronto per la fase chirurgica. Anche la dima chirurgica stampata (fig. 7) è pronta, così come il restauro implantare provvisorio (fig. 8). Ora si estrae atraumaticamente

9 — Estrazione atraumatica del dente

10 — Inserimento dell’impianto (NPImplantat, MIS) con dima chirurgica

11 — Dima chirurgica ed impianto inserito

12 — Trattamento provvisorio dopo l’intervento chirurgico

il dente 12 nel “mondo reale” (fig. 9). Immediatamente dopo è possibile controllare la precisione della dima chirurgica in cavo orale e si può inserire l’impianto secondo il protocollo chirurgico (fig. 10). Seguono i provvedimenti augmentativi precedentemente pianificati, nonché infine l’avvitamento della corona provvisoria (figg. 11 e 12).

Restauro protesico

Dopo la fase di guarigione di almeno otto settimane, si rimuove il trattamento provvisorio e si copia il design. Nell’intera procedura, questa è la prima volta, che si impiega l’effettivo scanbody fisico (fig. 13). Con ciò si registra la posizione dell’impianto. Essa corrisponde alla posizione originariamente pianificata e riproduce anche la posizione dell’indice dell’impianto. In questo modo il processo del restauro diventa molto preciso. Le parti trans-gengivali sono già state configurate con il provvisorio. In questo caso lo spessore del tessuto dovrebbe essere ulteriormente aumentato. Per il restauro finale viene impiegato un ti-base di eguale altezza, ma questa volta con anti-rotazione. Per il restauro è a disposizione un’ampia scelta di materiali. Per il trattamento di impianti singoli di regola scegliamo un trattamento ibrido. Esso consiste in un abutment monolitico in ossido di zirconio (Zenostar) ed una corona

13 — Situazione clinica con scanbody

14 — Restauro implanto-protesico

15 — Situazione finale nel close-up

16 — Foto-ritratto al termine del trattamento

monolitica in ceramica integrale Multicolor (IPS e.max ZirCAD MT Multi), che viene pitturata e ultimata senza modifica della forma (fig. da 14 a 16).

Conclusioni

Con la preparazione dell’intervento sul “clone digitale” e la realizzazione dei mezzi ausiliari e terapeutici prima dell’effettivo intervento chirurgico si possono evitare gli errori. Per esempio, il posizionamento subottimale dell’impianto - sia protesicamente che chirurgicamente – può essere rilevato e corretto anticipatamente. Inoltre i provvedimenti augmentativi necessari sono visibili già in fase di pianificazione e possono essere preparati adeguatamente. In tal modo si evitano il più possibile “sorprese” durante l’intervento reale sul paziente. Questo comporta un alto livello di sicurezza e sovranità nel processo terapeutico.

Florin Cofar, DDS S.C. DENTCOF s.r.l. Simion Barnutiu Nr 62 etj. 5 300302 Timisoara Romania Florin.cofar@dentcof.ro

Dr Eric van Dooren Tandartsenpraktijk van Dooren Tavernierkaai 2, 8e verdieping 2000 Anversa Belgio

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