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Lecce, 4 giugno 2011
UN EURO
L’Ora del Salento
LA MORTE DI MONS. RUPPI IL SALUTO DELLA CHIESA DI LECCE
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Nuova serie, Anno XXI, n. 20
Un grazie e un saluto di Domenico U. D’Ambrosio L’arcivescovo Cosmo Francesco Ruppi ha concluso la sua feconda e operosa giornata terrena nel vespro di domenica 29 maggio. È andato incontro a Colui che ha saputo annunziare e far conoscere con ogni mezzo. La Chiesa di Lecce e la Chiesa sorella di Termoli-Larino non possono non esprimere al Datore di ogni bene la loro gratitudine per aver goduto delle premure pastorali e dell’afflato appassionato per il Vangelo di Mons. Cosmo Francesco Ruppi. Nel telegramma di partecipazione al lutto della comunità diocesana a me giunto tramite il Segretario di Stato Card. Bertone, Benedetto XVI sottolinea il generoso ministero e la peculiare attenzione all’evangelizzazione attraverso i mezzi della comunicazione sociale del compianto nostro presule. Questa è stata una delle grandi priorità pastorali che hanno imposto all’attenzione di tanti il ministero di evangelizzatore che ha connotato l’intero servizio episcopale del nostro Pastore. Nei molti messaggi di cordoglio e solidarietà a me pervenuti, si sottolinea la grande massa di bene che egli ha saputo donare attraverso i suoi scritti e la sua presenza nei mezzi di comunicazione sociale. In molti mi ricordano la scoperta della santità nella rubrica che per anni ha presentato, in un grappolo di secondi, la misura alta della vita cristiana dei nostri Santi famosi e non, da lui riportati alla riflessione e all’attenzione dei radioascoltatori. Come vescovo della Chiesa di Lecce che ha raccolto il suo testimone, ho avvertito in questi due anni la indomita e insonne fatica di Mons. Ruppi nel donare alla Chiesa che ha servito per oltre venti anni, uno stile di presenza, di animazione, di attenzione, in grado di accogliere e di dare risposte alla crisi del sacro che attraversa il moderno areopago. Non si può non ricordare la grande esperienza di Chiesa che ha fatto vivere alla nostra comunità nella lunga stagione del Sinodo Diocesano e che ha avuto come primo protagonista il Beato Giovanni Paolo II in visita apostolica a Lecce nelle due memorabili giornate del 17 e 18 settembre 1994. I frutti del Sinodo Diocesano: la partecipazione laicale alla vita della Chiesa, la sua ministerialità, il grande dono del diaconato permanente, la pastorale vocazionale, l’entusiasmo e la vivacità della pastorale giovanile, il grande impulso per una Chiesa vicina e tra le case della gente (penso ai numerosi, nuovi complessi parrocchiali), sono ricchezza consegnata alla nostra Chiesa, da custodire, arricchire e curare, Come non ricordare il dialogo fecondo che Mons. Ruppi ha saputo portare avanti tra le due massime realtà culturali della nostra Città, l’Università del Salento e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose? E il suo tenace impegno nel perseguire e ottenere, come Presidente della Conferenza Episcopale Pugliese, l’istituzione della Facoltà Teologica Pugliese? Non possiamo dimenticare l’attenzione e il dialogo, a volte difficile e faticoso, cercato e ottenuto con le istituzioni pubbliche deputate al servizio della comunità civile. Ma c’è una dimensione del ministero episcopale del nostro Arcivescovo che va privilegiata e sottolineata. È la dimensione della carità vera che lo ha avuto interprete fedele e testimone coraggioso di attenzione, di accoglienza, di servizio ai molti che, profughi da terre attanagliate dalla povertà e dalla mancanza di libertà, qui cercavano rifugio. È la grande stagione dell’accoglienza, dell’apertura delle case e del cuore della Chiesa e dell’intera comunità da lui mobilitata per dare serenità e speranza ai molti disperati che, in fuga dalle loro terre, sono approdati sulle nostre coste dove hanno trovato un grande cuore spalancato e pronto alla politica del cuore. Migliaia di questi nostri fratelli non si sono sentiti ospiti o stranieri perché in loro Mons. Ruppi, memore della parola di Gesù, “ero straniero e mi avete accolto e ospitato”, ha saputo vedere il Cristo povero, affamato, rifiutato. Per questo suo impegno nel quale ha trascinato in una sorta di gara di esercizio di amore l’intera comunità, ha sofferto molto, ha dovuto bere talvolta il calice amaro dell’incomprensione e degli attacchi ingenerosi e ingiustificati. Nel silenzio ha continuato a donare, servire, amare. Carissimo fratello, carissimo padre e pastore, ci hai donato molto con generosità totale, con amore impagabile, con intelligente e sapiente acume pastorale. Forse non ti abbiamo restituito molto del tanto che ci hai donato. Siamo certi che avendoti perduto qui in terra come padre, maestro e consigliere, ti abbiamo guadagnato come nostro avvocato presso il Buon Pastore che ci hai annunziato, ci hai fatto conoscere e ancor più amare. Ti diciamo grazie. Ricordati di tutti noi ora che sei nel Paradiso.
SETTIMANALE CATTOLICO
LA CHIESA DI LECCE SALUTA MONS. RUPPI
Le parole dell’Arcivescovo prima di lasciare questa terra mentre Suor Maria Angel e il dott. Francesco Giacovazzo lo assistevano ad Alberobello nel passaggio verso il Cielo
“La vita è mistero. Tutto è miracolo”
Lecce, 4 giugno 2011
Un grande uomo di Nicola Paparella È morto un grande uomo. L’ho conosciuto quarant’anni fa e posso dirmi testimone di molti episodi significativi della sua straordinaria personalità. L’ho seguito in Terra Santa ed ho visto quanto profonda e sofferta fosse la sua preghiera, sempre attenta alle vicende del mondo, ai bisogni degli ultimi, alle attese della Chiesa, alle sofferenze di chi gli chiedeva aiuto. Sapeva dialogare con tutti ed amava incontrare le persone, individuandole nei loro nomi, nella loro dimensione domestica e nelle relazioni pubbliche. Aveva uno straordinario senso delle istituzioni per le quali cercava sempre di valorizzarne le funzioni e i ruoli sociali, mettendo però al primo posto la gente, il popolo, i cittadini. Soffriva per la disoccupazione e soprattutto per il disagio dei giovani. Mi chiedeva spesso notizie di quel che fanno gli studenti, di quali fossero le loro ansie, di quali prospettive venivano loro offerte. Disponeva di una buona cultura, sapeva far tesoro della storia e poteva contare sulle sue non comuni doti di intelligenza. Dinanzi alle difficoltà, cercava di capire dove si nascondessero le radici dei problemi e quando la situazione gli diventava chiara, allora riusciva ad avere un guizzo di intelligenza creativa. Ed erano le sue intuizioni che poi trasformava in progetti. Sapeva essere deciso e, nel contempo, umile. Una volta individuata la soluzione di una difficoltà, amava parlarne con i suoi collaboratori, interpellava esperti ed autorità, con cui metteva a confronto quanto egli aveva già ipotizzato, e poi passava rapidamente all’azione. Prudente nelle valutazioni, deciso nelle scelte, tenace nella progettazione, perseverante nella realizzazione dei suoi disegni: ecco mons. Ruppi. Un uomo d’azione, che sapeva riflettere, che accettava il confronto - anche critico - e poi agiva senza risparmiare fatiche, per sé, innanzi tutto, e per i suoi collaboratori. Amava la Chiesa di Lecce. Era sempre legato al suo paese natio e ai luoghi nei quali la Provvidenza lo aveva mandato; ma per la Chiesa di Lecce aveva un sentimento di particolare tenerezza, così come una speciale attenzione rivolgeva ai destini della città e alle turbolenze politiche che talvolta l’attraversavano. In più occasioni si fece promotore di dialogo, garante di patti collaborativi, animatore di intese basate soltanto sul senso dell’amicizia e sul criterio della buona volontà. Nelle sue premure pastorali un posto centrale lo avevano i sacerdoti, per i quali pregava incessantemente e per i quali sapeva essere paterno e solidale, maestro ed amico. Molto si è speso per i problemi della famiglia e soprattutto per i giovani. Tanto ha fatto per la città e per la Chiesa di Lecce. Oggi, dal cielo, fa ancora sentire le sue parole di incoraggiamento, il suo invito a servire la Chiesa, ad onorare le istituzioni, ad amare la città.