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Ottobre 2014, Anno 11 - N 32 Periodico di informazione

Riservato ai medici e agli operatori sanitari

MESI DI CRESCITA PER IL GRUPPO POLICLINICO Molte le novità che in questi ultimi quattro mesi hanno interessato la vita del Gruppo Policlinico di Monza, a cominciare dall’arrivo della nuova Équipe di cardiochirurgia, specialista nel trattamento mininvasivo delle patologie cardiache, guidata dal Dott. Vincenzo Lucchetti. Si continua a parlare di cuore con il Dott. Giuseppe Gallone che per la prima volta al Policlinico di Monza ha impiantato un rivoluzionario defibrillatore cardiaco. Arriviamo quindi alla Clinica La Vialarda di Biella dove con l’Équipe di ortopedia si affronta il tema delle patologie tendinee e delle relative terapie. Con il Prof. Albergati si passa ad analizzare il complesso mondo del sistema microcircolatorio per poi approfondire nuove tecniche in ambito odontoiatrico con il Dott. Francesco Azzola. Il Dott. Alfredo Lamastra, Direttore sanitario del Policlinico di Monza, affronta il delicato tema delle infezioni ospedaliere e spiega come la struttura da lui diretta sia riuscita ad elaborare un sistema di sorveglianza attiva che preso verrà adottato in tutti gli ospedali della Lombardia. Le ultime parole spettano al Prof. Vincenzo Pirola che presenta il suo nuovo romanzo “Una ribellione solo pensata”. Buona lettura Il Presidente Dott. M. De Salvo

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In questo numero: Il Dott. Lucchetti, la sua Équipe e la nuova esperienza nel Dipartimento di Cardiochirurgia di Monza 2

Innovativo defibrillatore cardiaco come salva vita 6 Le cure per guarire le Patologie tendinee

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Il dentista: chirurgia piezoelettrica, il brevetto italiano esportato in tutti il mondo, arriva anche a Monza 14


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LA CARDIOCHIRURGIA DI MONZA SI FA NAZIONALE

ARRIVA UN TEAM DI SPECIALISTI DELLA CHIRURGIA MININVASIVA uesta nuova avventura con il Policlinico di Monza mi ha permesso di conoscere una realtà sanitaria efficiente, entusiasta e completa. Francamente non mi aspettavo tutto questo”. Sono queste le parole del Dott. Vincenzo Lucchetti, nuovo cardiochirurgo primario del Policlinico di Monza quando parla dei suoi primi mesi all’interno dello Staff medico della Struttura sanitaria. Insieme al Dott. Lucchetti, noto cardiochirurgo del sud Italia, è arrivata anche la sua Équipe composta dal Dott. Eugenio Santaniello, suo giovane braccio destro nonché cardiochirurgo con alle spalle già un’importante esperienza in sala operatoria, in particolare nella chirurgica mininvasiva, e il Dott. Giovanni Sorropago, uno dei primi cardiologi emodinamisti ad iniziare in Italia nel 2008 le procedure di TAVI (impianto protesi aortiche con accesso transcatetere) che ad oggi ha impiantato 700 valvole percutanee. Specializzati nella cardiochirurgia mininvasiva il Dott. Lucchetti e la sua Équipe sono arrivati al Policlinico di Monza per portare la loro esperienza e rendere ancora più completo il già eccellente Dipartimento di Cardiochirurgia. “Siamo stati i primi in Italia ad impiantare una valvola aortica sutureless (senza punti di sutura), a sperimentare la chirurgia mininvasiva per l’impianto di anelli mitralici modulabili nel tempo tramite l’ausilio delle radiofrequenze, evitando così al paziente ulteriori interventi al cuore, e ad eseguire opera-

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DOTT. VINCENZO LUCCHETTI, CARDIOCHIRURGO PRIMARIO DEL P OLICLINICO DI MONZA

DOTT. E UGENIO SANTANIELLO, CARDIOCHIRURGO DEL P OLICLINICO DI

MONZA

DOTT. G IOVANNI SORROPAGO, CARDIOLOGO EMODINAMISTA DEL P OLICLINICO DI MONZA

zioni di rivascolarizzazione miocardica a paziente completamente sveglio grazie all’ausilio dell’anestesia peridurale toracica”. I vantaggi della cardiochirurgia mininvasiva sono molteplici. Oltre ai ridotti tempi di degenza e di ritorno alle normali attività, il paziente a rischio per età o condizioni cliniche, può affrontare l’intervento con un minore indice di complicanze. “I pazienti che devono sottoporsi a bypass o ad altri interventi cardiaci sono sempre più avanti con gli anni ed è quindi fondamentale sviluppare questo tipo di tecniche mininvasive, soprattutto per le persone che presentano più di un’ostruzione arteriosa – spiega il cardiologo-emodinamista Dott. Giovanni Sorropago – Con il Team abbiamo stabilito le linee guida italiane per l’impianto della TAVI (sostituzione valvolare aortica transcatetere) e abbiamo eseguito la prima rivascolarizzazione coronarica ibrida. Qui il cardiochirurgo esegue il bypass interno arterioso in minitoracotomia, dopodiché a distanza di circa 24 ore la rivascolarizzazione viene completata tramite 1 o 2 angioplastiche effettuate tramite accesso transcatetere. Il tutto a cuore battente, quindi senza circolazione extracorporea, con netto vantaggio per il paziente, meno invasività e meno giornate di degenza. Prima per curare tre ostruzioni era necessario effettuare tre bypass fermando il cuore”. L’Équipe è anche specializzata nella chirurgia minivasiva della valvola mitrale dove con una piccola incisione di 5/6 cm sulla parte alta del torace destro e grazie ad apparecchiature di ultima generazione, si possono riparare la valvola mitrale, la tricuspide e

QUELLO CHE IL DOTT. LUCCHETTI E LA SUA ÉQUIPE SI PREFIGGONO È OFFRIRE AI PAZIENTI AFFETTI DA PATOLOGIE CARDIACHE, TECNICHE INTERVENTISTICHE SEMPRE PIÙ ALL’AVANGUARDIA “NON SOLO PER I PAZIENTI CHE ABITUALMENTE AFFERISCONO AL POLICLINICO DI MONZA PRECISA LUCCHETTI - MA ANCHE PER I NOSTRI PAZIENTI RESIDENTI DEL SUD ITALIA

C HIRURGIA TRADIZIONALE VS CHIRURGIA MININVASIVA

agire su tumori che interessano l’atrio destro e l’atrio sinistro del cuore. “Importante è anche la procedura mininvasiva per il trattamento della fibrillazione atriale – riprende il Dott. Lucchetti – attualmente la maggior parte dei pazienti affetti da questa patologia possono essere candidati all'ablazione chirurgica mini-invasiva. La procedura avviene in minitoracotomia destra video assistita durante la quale vengono create delle linee cicatriziali per il blocco

della conduzione degli impulsi anomali che provocano la fibrillazione atriale. Questo nuovo circuito viene creato utilizzando un fascio di ultrasuoni ad altissima frequenza focalizzati o con energia a radiofrequenza. Il successo della procedura è di circa l'80% al 90%, in relazione alle caratteristiche del paziente che potrà lasciare l’ospedale in 4/5 giorni”. Ora quello che il Dott. Lucchetti e la sua Équipe si prefiggono è offrire ai pazienti affetti da patologie cardiache, tecniche interventistiche sempre più all’avanguardia “Non solo per i pazienti che abitualmente afferiscono al Policlinico di Monza – precisa Lucchetti - ma anche per i nostri pazienti residenti del sud Italia che possono trovare all’interno di questa struttura apparecchiature medicali di ultima generazione, a partire dalla diagnostica per immagini, in grado di agevolare sempre di più il nostro lavoro e permetterci di operare in sicurezza e con un netto aumento della percentuale di successo”.

L’ÉQUIPE DEL DOTT. VINCENZO LUCCHETTI DOTT. EUGENIO SANTANIELLO

I VANTAGGI DELLA CARDIOCHIRURGIA MININVASIVA SONO MOLTEPLICI. OLTRE AI RIDOTTI TEMPI DI DEGENZA E DI RITORNO ALLE NORMALI ATTIVITÀ, IL PAZIENTE A RISCHIO PER ETÀ O CONDIZIONI CLINICHE, PUÒ AFFRONTARE L’INTERVENTO CON UN MINORE

CON IL TEAM ABBIAMO STABILITO LE LINEE GUIDA ITALIANE PER L’IMPIANTO DELLA TAVI (SOSTITUZIONE VALVOLARE AORTICA TRANSCATETERE) E ABBIAMO ESEGUITO LA PRIMA

INDICE DI COMPLICANZE

RIVASCOLARIZZAZIONE CORONARICA IBRIDA

Istruzione e titoli di studio - Laurea in Medicina e Chirurgia – Univ. degli Studi di Napoli “Federico II” - Abilitazione all’esercizio della professione Medico-Chirurgo - Scuola di Specializzazione in Cardiochirurgia - Univ. degli Studi di Roma “La Sapienza” - Vincitore concorso di ammissione alla Scuola di Specializzazione in Chirurgia Toracica - Univ. degli Studi di Roma “La Sapienza” - Specializzazione in Cardiochirurgia Univ. degli Studi di Roma “La Sapienza” Attività scientifiche - Partecipazione in qualitˆ di co-autore allo studio condotto ai fini della pubblicazione dei seguenti lavori a carattere scientifico: - “Rivascolarizzazione miocardica a cuore battente per sternotomia mediana”


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- “Chirurgia simultanea di rivascolarizzazione miocardica a cuore battente e chirurgia dell’aorta addominale” - “Cannulazione selettiva extratoracica delle carotidi nei reinterventi sull’aorta ascendente e sull’arco aortico” - “Anuloectasia aortica e tubo valvolato: esperienza preliminare” - “Occluding clamp technique during coronary artery bypass grafting: single or double-clamp technique?” - “Myocardial bridging in hypertrophic cardiomyopathy: a plea for surgical correction” - “Relazione tra body mass index e stenosi coronariche significative” - “Sindrome di Tako-Tsubo in una giovane donna ipertiroidea” - “Tako-tsubo syndrome: a potential role for cytomegalovirus infection” - “Rivascolarizzazione chirurgica del miocardio e insufficienza renale, metodiche a confronto: CABG off pump versus CABG on pumpCVVH” - “Complete occlusion of the left main coronary artery (LMCA): a case report” - “Reoperation after surgical correction of acute type A aortic dissection: risk factor analyses” - “Reoperation after surgical correction of acute type A aortic dissection: risk factor analyses” Esperienza Professionale: - Frequenza in vari reparti di medicina interna e chirurgia generale del Policlinico di Napoli nel corso dei sei anni previsti dalla facoltˆ di Medicina e Chirurgia. - Dall’ A.A.1998-99 all’ A.A. 200001 frequenza in qualitˆ di studente interno presso il Dipartimento di Cardiochirurgia dello stesso Policlinico. - Da Aprile 2002 a Gennaio 2004 espletamento dei primi due anni Specializzazione in Cardiochirurgia

presso Policlinico Umberto I - Roma. In questa struttura ha preso parte alle sedute operatorie ed ha compiuto esperienza presso Terapia Intensiva Postoperatoria Cardiochirurgica. - Dal Gennaio 2004 espletamento degli ultimi tre anni di Specializzazione di cui sopra presso Ospedale S. Andrea - Roma con periodo transitorio di formazione presso “Policlinica Gipuzkoa” S. Sebastian (Spagna). - Da Agosto 2006 a Febbraio 2007 ha svolto attivitˆ chirurgico-assistenziale in qualitˆ di medico volontario presso la U.O. Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera “S.G. Moscati”- Avellino - Da Marzo 2007 a Marzo 2010 ha

svolto attivitˆ chirurgico-assistenziale presso la U.O. Cardiochirurgia dell’Azienda Ospedaliera “S. Camillo – Forlanini Roma”, ove ha collaborato nel management dei pazienti sottoposti a trapianto cardiaco o impianti di assistenze ventricolari meccaniche. Ha preso inoltre parte a procedure chirurgiche di trapianto cardiaco (prelievi ed impianti di cuore) e a procedure mini-invasive (TAVI e minitoracotomie). - Da Ottobre 2008 a Dicembre 2009 Titolare di contratto individuale di collaborazione per prestazioni in Cardiochirurgia (per interventi effettuati da equipe Ospedale S. Camillo Roma) con l’Azienda Ospedaliera Viterbo.

- Da Aprile 2010 a Febbraio 2012 Titolare di contratto individuale in Cardiochirurgia per prestazioni medico-Chirurgiche presso la Struttura “Maria Eleonora Hospital-Palermo”. - Da Marzo 2012 ad oggi Titolare di contratto individuale in Cardiochirurgia per prestazioni medico-Chirurgiche presso la Struttura “ICCHospital-Roma-GVM” con svolgimento attività chirurgico-clinicoassistenziale presso “Anthea Hospital-Bari”. - Nel periodo di permanenza presso la U.O. Cardiochirurgica dell’A.O. “S.G. Moscati - Avellino” deputato, in collaborazione con “Ospedale San Raffaele – Milano” alla valutazione follow-up di pazienti sottoposti a sostituzione valvolare con bioprotesi “Mosaic”. - Ruolo di INVESTIGATOR nello studio multicentrico “OPERA” (Omega-3 Fatty Acids for Prevention of Post-Operative Atrial Fibrillation”. - Ruolo di INVESTIGATOR nello studio osservazionale “OBSERVANT” per la valutazione di appropriatezza, efficienza ed efficacia delle procedure AVR-TAVI nel trattamento della stenosi aortica. - Ruolo di INVESTIGATOR nello studio “ATLANTIS” volto a valutare prospettivamente la sicurezza e l’efficacia di una tecnica ibrida per il trattamento degli aneurismi aortici toracici e toraco addominali e delle dissezioni aortiche di tipo A. - Ha effettuato attività assistenziale in Terapia Intensiva Postoperatoria Cardiochirurgica ed ha preso parte a più di 800 interventi cardiochirurgici maggiori (più di 100 interventi effettuati con tecniche mini-invasive/mini-toracotomiche ed altrettanti interventi di chirurgia vascolare). - Iscrizione in data 09/12/02 all’albo dell’Ordine dei Medici di Napoli N°29976.

DOTT. GIOVANNI SORROPAGO Istruzione e titoli di studio - Laurea in medicina e Chirurgia Napoli Federico II, Italy 23-10-1986. - Abilitazione all’esercizio professionale conseguita presso L’Università degli Studi di Napoli Federico II, II sessione 1996. Iscrizione Ordine dei medici di Napoli 1997. - Research Experience: Fellow of Bristol Heart Institute, Bristol University, UK (1997 Prof. G.D.Angelini) - Specializzazione Chirurgia d’Urgenza e Pronto Soccorso, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Napoli, Italy 1992. - Specializzazione in Cardiologia, Università La Sapienza, Roma, Italy 19-11-2007. Esperienze lavorative - 1987-1996 Aiuto cardiologo presso cardiologia invasiva, Clinica San Michele, Maddaloni, Italy. - 1996-1999 Responsabile Cardiologia Invasiva, Clinica San Michele, Maddaloni, Italy - 1999-2013 Aiuto cardiologo Cardiologia Invasiva, Clinica Montevergine, Mercogliano, Italy - 2008-2013 Proctor Ufficiale TAVI (Edwards LifeSciences), (Università Pisa, Università Siena, Università La Sapienza Roma, Università Cagliari Ospedale Brotzu, Università Catania, Università Napoli Federico II, Ospedali Riuniti Brescia, Ospedali Riuniti Bergamo, Ospedale Civile Trento, Ospedale Civile Udine, Ospedale Civile Cuneo, Clinica Città di Lecce, Istituto Clinico S.Ambrogio Milano, Policlinico di Monza) con 300 impianti effettuati.

- Luglio 2013-luglio 2014 Responsabile Cardiologia invasiva, Clinica Montevergine, Mercogliano (AV) Esperienza Professionale: - 15000 PCI (Angioplastiche Coronariche), - 900 PTA Carotidee (Angioplastiche Carotidee), - 800 PTA FemoroPoplitee-tibiali (Angioplastiche Periferiche), - 40 Valvuloplastiche Mitraliche (Inoue Balloon), - 700 TAVI (Impianto di Valvole Aortiche Percutanee) dal 2008 (Primo Operatore-Proctor). - 40 Chiusure DIA-PFO - Staff Member European Endoschool (High speciality on Peripheral Cardiovascular Interventions) (Prof. Giancarlo Biamino) - Staff Member European Course of Complex Coronary Intervention (Director Prof. Jean Fajadet) Altre informazioni - Dal 1988 al 1993 collaborazione con Il Dr. Bernard Lancelin Direttore cardiologia Invasiva, Centre Chirurgical Marie Lannelongue – Le Plessis Robinson- Parigi Francia - 1996 Collaborazione con il Prof. Jean Fajadet, Clinic Pasteur – Tolosa - Francia - 1997 Collaborazione Prof. G. Angelini, Dr. Peter Wilde, Bristol University – UK - 2000-2012 Collaborazione Prof. Jean Fajadet, Clinica Montevergine – Mercogliano Italia - 2002-2012 Collaborazione con il Prof. Giancarlo Biamino, Clinica Montevergine – Mercogliano – Italia - Collaboratore con il prof. Magdi Yacoub nell’impianto delle protesi freestyle.


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ARRIVA IL DEFIBRILLATORE CARDIACO IMPIANTABILE

IL NUOVO PICCOLO DISPOSITIVO CHE TI SALVA LA VITA er anni i defibrillatori transvenosi hanno salvato la vita di pazienti a rischio di morte improvvisa. Oggi esiste una nuova soluzione terapeutica: l'S-ICD della Boston Scientific, ovvero il defibrillatore sottocutaneo che previene l'arresto cardiaco senza toccare il cuore ed il sistema vascolare del paziente, primo ed unico al mondo dispositivo del genere. Ed è stato proprio questo defibrillatore all’a-

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DOTT. G IUSEPPE GALLONE, CARDIOLOGO ELETTROFISIOLOGO DEL P OLICLINICO DI

MONZA

A DIFFERENZA DEGLI ICD TRANSVENOSI, IL SISTEMA S-ICD UTILIZZA UN ELETTRODO SOTTOCUTANEO E ANALIZZA IL RITMO CARDIACO PER RILEVARE IN MODO EFFICACE, DISCRIMINARE, E CONVERTIRE L’EPISODIO DI TACHICARDIA VENTRICOLARE O DI FIBRILLAZIONE VENTRICOLARE

vanguardia che ha cambiato la vita, lo scorso 30 settembre, di un paziente di 62 anni che, affetto da una cardiomiopatia dilatativa postischemica (una condizione patologica del cuore e per questo a rischio di morte improvvisa a causa dell’assenza di accessi vascolari) non poteva essere sottoposto all’ impianto di un classico defibrillatore. L’intervento chirurgico è avvenuto al Policlinico di Monza e ad effettuarlo è stato il Dott. Giuseppe Gallone, cardiologo elettrofisiologo del Centro Aritmie della struttura. “Il sistema S-ICD è il primo e unico defibrillatore impiantabile sottocutaneo del mondo che fornisce protezione da arresto cardiaco improvviso (SCA), lasciando il cuore e il sistema vascolare intatto – spiega il Dott. Gallone - Come gli ICD transvenosi, il sistema S-ICD utilizza un generatore di impulsi in grado di erogare una terapia salva-vita. A differenza degli ICD transvenosi, il sistema SICD utilizza un elettrodo sottocutaneo e analizza il ritmo cardiaco per rilevare in modo efficace, discriminare, e convertire l’episodio di tachicardia ventricolare o di fibrillazione ventricolare. Si tratta in sostanza di un rivoluzionario dispositivo che viene inserito sottopelle e che per le sue caratteristiche offre ai pazienti un’alternativa rispetto a molti defibrillatori tradizionali. Tutto avviene nei limiti dell’efficacia e della sicurezza, consentendo così di prevenire l’arresto cardiaco senza toccare il cuore ed il sistema vascolare del paziente”.

L’INTERVENTO CHIRURGICO È AVVENUTO AL POLICLINICO DI MONZA E AD EFFETTUARLO È STATO IL DOTT. GIUSEPPE GALLONE, CARDIOCHIRURGO DEL CENTRO ARITMIE DELLA STRUTTURA

PUÒ ESSERE IMPIANTATO UTILIZZANDO SOLO PUNTI DI RIFERIMENTO ANATOMICI, ELIMINANDO COSÌ LA NECESSITÀ DI FLUOROSCOPIA CON UNA RIDUZIONE DI ESPOSIZIONE ALLE RADIAZIONI PER IL PAZIENTE E SOLO UN’ORA DI TEMPO PER L’IMPIANTO Per anni la vita dei pazienti è stata estesa mediante l'impianto di defibrillatori transvenosi. Ora il sistema S-ICD offre una nuova soluzione per proteggere i pazienti senza toccare il cuore.

Interamente sottocutaneo il sistema S-ICD può essere impiantato utilizzando solo punti di riferimento anatomici, eliminando così la necessità di fluoroscopia con una riduzione di esposizione alle radiazioni per il paziente, e solo un’ora di tempo per l’impianto. “Una volta che il paziente è stato adeguatamente preparato – continua il Dott. Gallone - viene fatta un'incisione per posizionare il generatore di impulsi sulla linea medioascellare, tra il 5° e 6° spazio intercostale. L'elettrodo viene quindi inserito attraverso due tunnel sottocutanei (dalla tasca all'incisione xifoide e dalla xifoide all'incisione superiore)”.

CHE COS’È UN ICD? ICD è l'acronimo di "Implantable Cardioverter Defibrillator", ovvero defibrillatore cardioverter impiantabile. Si tratta di un piccolo dispositivo alimentato a batteria collegato con elettrocateteri che arrivano al cuore attraverso una vena. Gli elettrocateteri trasmettono i segnali elettrici dal dispositivo al cuore. Un ICD viene impiantato nella cavità toracica, al di sotto della clavicola, per rilevare e trattare i battiti cardiaci irregolari. Quanto dura la batteria dell’ICD? Come per qualsiasi dispositivo che funziona a batteria, la durata di un ICD dipende dalla frequenza con la quale viene utilizzata la batteria; questo avviene ogni volta che il dispositivo eroga la terapia. Gli ICD sono alimentati da batterie specifiche a lunga durata. Non si esauriscono improvvisamente ma preavvisano circa sei mesi prima

l'avvicinarsi del termine della carica e il fatto che devono essere sostituite. Le batterie dell'ICD durano circa 4 anni, ma con le nuove tecnologie questo periodo può arrivare a 10 anni e oltre. Alcuni produttori offrono una garanzia di 10 anni su questo aspetto. L’ICD ha bisogno di essere sostituito nel tempo? L'ICD richiede la sostituzione ogni 4 - 10 anni, in base alla vita utile del dispositivo specifico in uso. La sostituzione dell'ICD richiede un piccolo intervento di durata inferiore rispetto all'impianto del dispositivo, poiché di norma non occorre sostituire gli elettrocateteri a meno che non siano danneggiati. Più a lungo dura la batteria, minore sarà il numero di interventi richiesti per le sostituzioni. L'impianto sarà visibile esteticamente? Un tipico dispositivo ICD può essere tenuto comodamente nel palmo della mano. La maggior parte delle persone noterà solo una piccola cicatrice e un leggero rilievo dopo la guarigione dell'incisione, in base alle dimensioni del dispositivo.Esistono dispositivi di molte forme e dimensioni diverse; quelli più sottili sono meno visibili sulla pelle. Se è preoccupato che il dispositivo si noti, parli con il Suo medico delle opzioni disponibili per poter scegliere un ICD più piccolo. In che modo un ICD tratta l’aritmia cardiaca? Un ICD utilizza scosse elettriche per trattare le aritmie che si presentano nelle camere inferiori del cuore (denominate ventricoli). Un'aritmia grave deve essere trattata nell'immediato applicando al cuore un impulso elettrico che ripristina il ritmo normale.


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TENDINI: COSÌ LI CURIAMO ALLA VIALARDA DI BIELLA

TRATTAMENTO MULTI-MODALE INTEGRATO CONTRO IL DOLORE tendini sono robuste strutture fibrose che connettono i muscoli alle ossa e sono in grado di trasformare la forza generata dalla contrazione muscolare in movimento. I tendini sono sottoposti a sollecitazioni estreme (si calcola che durante la corsa, il tendine d’Achille sia sottoposto ad una tensione di circa 1 tonnellata) e spesso possono andare incontro a fenomeni degenerativi. Le patologie tendinee rappresentano quindi l’affezione più comune dell’apparato muscolo-scheletrico. I tendini che si logorano più frequentemente sono quelli della spalla (cuffia dei rotatori), del gomito (epicondiloidei), del ginocchio (tendine rotuleo) e della cavi-

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DOTT. G IANCLAUDIO G RANDI, CHIRURGO ORTOPEDICO C LINICA LA VIALARDA B IELLA

ECOGRAFIA ESEGUITA SU N ICCOLÒ DEVICO, ATLETA NAZIONALE ITALIANA PALLACANESTRO UNDER 20 E PALLACANESTRO B IELLA

glia (tendine d’Achille). Sono patologie essenzialmente benigne, ma altamente invalidanti, che rappresentano una complessa sfida terapeutica. Il termine comunemente usato di “tendinite” indica un processo infiammatorio che coinvolge uno o più̀ dei 267 tendini di cui il corpo umano è dotato ed è comunemente causata dalla ripetizione cronica di micro-sollecitazioni che a lungo andare alterano la normale struttura delle fibrille. Si parla in questo caso di patologia tendinea da sovraccarico. Quando un tendine è sollecitato oltre il limite di sopportazione fisiologica, le fibrille che lo compongono subiscono delle lesioni più̀ o meno ampie. Tali lacerazioni vengono ripa-

IL SINTOMO PRINCIPALE DI UNA PATOLOGIA TENDINEA È IL DOLORE LOCALIZZATO INDICATIVAMENTE NELLA SEDE ANATOMICA IN CUI SI TROVA IL TENDINE COINVOLTO DALLA LESIONE E PUÒ ACCENTUARSI DURANTE LA PALPAZIONE DELL'AREA INTERESSATA O DURANTE MOVIMENTI ATTIVI E PASSIVI CHE COINVOLGONO IL TENDINE STESSO

DIFFERENZA TRA ECOGRAFIA CLASSICA ED ELASTOSONOGRAFIA. I DIVERSI COLORI RAPPRESENTANO I DIVERSI MODULI DI ELASTICITÀ DEI TESSUTI

rate spontaneamente ma le nuove cellule formeranno un tessuto essenzialmente disorganizzato e meno resistente dell'originale che lo renderà maggiormente soggetto a ulteriori lesioni creando così un circolo vizioso difficilmente risolvibile. Le patologie tendinee da sovraccarico sono essenzialmente causate da movimenti ripetuti sia nell’esecuzione di attività lavorativa “usurante” sia nell’affaticamento da sovrallena-

I TENDINI CHE SI LOGORANO PIÙ FREQUENTEMENTE SONO QUELLI DELLA SPALLA (CUFFIA DEI ROTATORI), DEL GOMITO (EPICONDILOIDEI), DEL GINOCCHIO (TENDINE ROTULEO) E DELLA CAVIGLIA (TENDINE D’ACHILLE). SONO PATOLOGIE ESSENZIALMENTE BENIGNE, MA ALTAMENTE INVALIDANTI

mento nelle attività sportive o più generalmente a causa di un'attività̀ fisica cui non si è abituati. Per un atleta potrebbe trattarsi di un cambio radicale del programma di allenamento mentre per un individuo sedentario, di una nuova attività̀ lavorativa o di uno sforzo fisico troppo impegnativo. Talvolta le tendinopatie sono causate da patologie sistemiche come il diabete, l’ipo-tiroidismo, l'artrite reumatoide, la gotta, l'ipercolesterolemia o l'insufficienza renale. Il sintomo principale di una patologia tendinea è il dolore localizzato indicativamente nella sede anatomica in cui si trova il tendine coinvolto dalla lesione e può accentuarsi durante la palpazione dell'area interessata o durante movimenti attivi e passivi che coinvolgono il tendine stesso. Durante l’attività̀ sportiva, talvolta il dolore può̀ essere percepito chiaramente all'inizio del riscaldamento per poi scomparire durante l’esecuzione dell’attività e ricomparire al termine della seduta. Nei casi cronici più avanzati il dolore può essere intenso anche a riposo. Poiché l’approccio alle patologie tendinee cambia completamente secondo l’attività e le necessità del paziente, oltre alla sede e all’entità della degenerazione tendinea, il Raggruppamento di Ortopedia e Medicina Riabilitativa della Clinica “La Vialarda” (diretto dal Dott. Pier Giorgio Castelli) ha sviluppato un percorso di trattamento multi-modale integrato con una équipe medica dedicata coordinata dal Dott. Gianclaudio Grandi, in collaborazione con la Dott.ssa Elisa Brigatti (Fisiatra), il Dott. Tommaso Buscaglia (Medico dello Sport) e con il Servizio di Radiodiagnostica. Una diagnosi mirata e precoce è fondamentale per la scelta del trattamento corretto della patologia tendinea. Un'accurata valutazione specialistica del paziente è affiancata all’esecuzione di una Risonanza Magnetica per una valutazione dettagliata sia dell'estensione sia dell'entità̀ della lesione. Nel caso di patologie “funzionali” (quando la problematica si evidenzia “in movimento”) è opportuno affiancare una valutazione ecografica per studiare il tendine durante la sua funzione. L’evoluzione dei trattamenti è monitorata con valutazione elasto-sonografica, metodica che consente di quantificare la guarigione tendinea (affidata al Dott. Daniele Messori, esperto in radiodiagnostica dell’apparato muscolo-scheletrico).


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UN'ACCURATA VALUTAZIONE SPECIALISTICA DEL PAZIENTE È AFFIANCATA ALL’ESECUZIONE DI UNA RISONANZA MAGNETICA PER UNA VALUTAZIONE DETTAGLIATA SIA DELL'ESTENSIONE SIA DELL'ENTITÀ̀ DELLA LESIONE

APPLICAZIONE DI D’URTO FOCALI

ONDE

PER IL TRATTAMENTO DELLA FASCITE PLANTARE

IL CONCENTRATO PIASTRINICO Tra le metodiche più avanzate nel trattamento delle patologie tendinee che sono effettuate dagli specialisti della Clinica “La Vialarda” vi è l’utilizzo del concentrato piastrinico (Platelet Rich Plasma o PRP). Il concentrato piastrinico si ottiene dalla centrifugazione del sangue del paziente e dalla successiva separazione delle piastrine dagli altri emo-componenti. Questa sostanza contiene una concen-

trazione elevatissima di fattori di crescita che attivano la guarigione delle ferite e i processi di riparazione tissutale attraverso una complessa risposta cellulare e molecolare. Il PRP applicato nella sede di lesione fornisce quantità̀ molto elevate di questi mediatori con lo scopo di facilitare ed accelerare i processi di guarigione, anche tramite la stimolazione della formazione di nuovi vasi sanguigni. L’obiettivo della terapia infiltrativa con PRP è quello di ridurre o eliminare il dolore e l’infiammazione, recuperare la limitazione funzionale e ridurre la necessità di intervenire chirurgicamente. Le indicazioni terapeutiche all’utilizzo del PRP sono rappresentate dalle tendinopatie della cuffia dei rotatori (senza componente calcifica), dalle epicondiliti, dalle tendiniti del tendine rotuleo e del tendine d’Achille. L’infiltrazione con PRP, generalmente eseguita in anestesia locale con la supervisione di un anestesista, viene effettuata sotto guida ecografica e prevede 4 o 6 iniezioni lungo il decorso del tendine. Al termine del trattamento, l’area sede di infiltrazione viene medicata e si appone un bendaggio compressivo che il paziente può rimuovere la sera stessa. Il trattamento è compatibile con tutte le attività̀ di vita quotidiane svolte prima di effettuare l’infiltrazione, per cui è possibile camminare e guidare senza sovraccaricare il distretto interessato. Il PRP è prodotto da sangue autologo (prelevato dallo stesso paziente che lo riceve) e per tale ragione è considerato sicuro e biocompatibile. Si annulla, infatti, il rischio di trasmissione di patologie infettive e di reazioni del sistema immunitario.

LE ONDE D’URTO FOCALI È bene sottolineare che non tutte le patologie tendinee ricevono beneficio dal trattamento con PRP motivo per cui, gli specialisti della Clinica “La Vialarda” possono contare anche sulla terapia con onde d’urto focalizzate (ESWT o Extracorporeal Shock Wave Therapy) che rappresenta una valida strategia terapeutica, non invasiva, nel trattamento delle patologie tendinee ed ossee. Le onde d’urto focali sono onde acustiche ad alta intensità che producono effetti biologici atti a stimolare i processi riparativi cellulari ed effetti meccanici ad azione anti-infiammatoria ed analgesica. Le indicazioni terapeutiche del trattamento con onde d’urto focali sono rappresen-

TRA LE METODICHE PIÙ AVANZATE NEL TRATTAMENTO DELLE PATOLOGIE TENDINEE CHE SONO EFFETTUATE DAGLI SPECIALISTI DELLA CLINICA “LA VIALARDA” VI È L’UTILIZZO DEL CONCENTRATO PIASTRINICO (PLATELET RICH PLASMA O PRP)

TRATTAMENTO CHIRURGICO IN LESIONE COMPLETA DEL TENDINE D'ACHILLE

tate dalle tendinopatie calcifiche della cuffia dei rotatori, dalle pubalgie, dalle borsiti trocanteriche, dalle tendiniti del tendine rotuleo e del tendine d’Achille e dalle fasciti plantari o talloniti. La durata del trattamento è breve (15-30 minuti) e ben tollerato senza la necessità di eseguire alcun tipo di anestesia. Al termine del trattamento il paziente può tornare a casa e riprendere le sue normali attività. Il protocollo terapeutico prevede un numero di sedute variabili da 3 a 5 secondo la sede e l’entità della patologia, intervallate da un minimo di 48/72 ore ad un massimo di 15 giorni. Solita-

LA TERAPIA CON ONDE D’URTO FOCALIZZATE (ESWT O EXTRACORPOREAL SHOCK WAVE THERAPY ) RAPPRESENTA UNA VALIDA STRATEGIA TERAPEUTICA, NON INVASIVA, NEL TRATTAMENTO DELLE PATOLOGIE TENDINEE ED OSSEE

mente non si segnalano effetti collaterali significativi, talvolta si riscontrano modesti arrossamenti cutanei locali o un transitorio (2448 ore) aumento del dolore a distanza di circa 4-6 ore dall’applicazione delle onde d’urto.

LA TERAPIA CHIRURGICA Il trattamento chirurgico è riservato alle lesioni complete (tra le più frequenti ricordiamo le lesioni della cuffia dei rotatori e del tendine d’Achille) o nei casi di degenerazioni tendinee non rispondenti al trattamento incruento. Nel primo caso si provvederà̀ a reinserire il tendine all’osso o a ricucirne i due capi il prima possibile, nel secondo a rimuovere il tessuto degenerato e a stimolarne il processo di rigenerazione spontanea. Le moderne tecniche chirurgiche presentano una ridotta invasività (vengono, infatti, utilizzate tecniche artroscopiche o percutanee) e la possibilità di esecuzione in anestesia locale o periferica.

IL TRATTAMENTO RIABILITATIVO La patologia tendinea può inoltre trarre giovamento da un adeguato programma riabilitativo. Oltre al trattamento dell'infiammazione ed al controllo del dolore è necessario identificare eventuali deficit biomeccanici e sviluppare protocolli di chinesiterapia specifici per ogni paziente. Questo obiettivo viene raggiunto tramite l'esecuzione di esercizi di stretching e l'introduzione, durante il processo di guarigione, di un programma di lavoro muscolare “eccentrico” secondo tempi e modalità ben definiti. Parallelamente al riequilibrio muscolare è introdotto gradualmente un allenamento propriocettivo, utilizzando esercizi in grado di stimolare diversi livelli del controllo motorio. I processi terapeutici e di guarigione richiedono quindi un lavoro di equipe nella quale rientrano non solo le figure professionali già citate, ma anche la figura del preparatore atletico per iniziare un'attività fisica adattata ad ogni sportivo o, nel caso di soggetti lavoratori, con il medico competente aziendale per modulare la graduale ripresa dei carichi professionali.


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SCOPRIRE LE SILENZIOSE MALATTIE DEL MICROCIRCOLO

COME CURARE I GRANDI PROBLEMI DEI PICCOLI VASI l Policlinico di Monza esistono due importanti realtà in campo angiologico. Si tratta del “Centro di Microangiologia e Microcircolazione” e del “Centro Studi delle Acrocianosi”, entrambi diretti dal Prof. Francesco Albergati, specialista in angiologia. “Si tratta di realtà uniche in Italia – spiega Albergati – veri e propri centri specialistici che si occupano selettivamente delle malattie del microcircolo che colpiscono i grossi e i piccoli vasi”. Le malattie del microcircolo, o microangiopatie, sono importanti in primo luogo perché sono tante e in secondo luogo perché spesso sono patologie silenti che non danno segni di sé, se non molto sfumati. È quindi fondamentale saperle riconoscere. “Nel nostro caso il paziente va dal medico lamentandosi di avere gambe gonfie o gambe pesanti – prosegue il Prof. Albergati – il me-

A

P ROF. FRANCESCO ALBERGATI, DIRETTORE DEI C ENTRI DI M ICROCIRCOLAZIONE E STUDIO DELLE ACROCIANOSI DEL P OLICLINICO DI MONZA

AB-

SOGGETTO SANO QUADRO CAPILLAROSCOPICO OSSERVABILE NEL FENOMENO DI RAYNAUD

LE MALATTIE DEL MICROCIRCOLO, O MICROANGIOPATIE, SONO IMPORTANTI IN PRIMO LUOGO PERCHÉ SONO TANTE E IN SECONDO LUOGO PERCHÉ SPESSO SONO PATOLOGIE SILENTI CHE NON DANNO SEGNI DI SÉ, SE NON MOLTO SFUMATI

dico dopo la visita generalmente prescrive un ecocolordoppler che nel quasi 50% dei casi risulta negativo. Il paziente quindi, non avendo avuto una diagnosi al disagio manifestato, ma avendo al contrario ricevuto dallo Specialista una risposta di “normalità”, convinto di non avere alcuna patologia continua a convivere impotente con questo senso di pesantezza agli arti inferiori. In molti casi il paziente si rivolgerà quindi al farmacista di fiducia o si affiderà ai rimedi indicati in qualche rivista o rotocalco, affidandosi a palliativi spesso inadeguati e quasi sempre inappropriati. La verità è che l’ecocolordoppler, seppur utile, è un esame che presenta limiti tecnici nel rilevare patologie a carico dei piccoli vasi. In questo tipo di pazienti occorre quindi una valutazione microangiologica completa che studi nel dettaglio il microcircolo, mettendo in evidenza eventuali disfunzioni”. Gli esami cardini su cui si basa lo studio del microcircolo e che vengono eseguiti, in regime di totale convenzione al Policlinico di Monza, sono di due tipi. Il primo, definibile “morfologico-qualitativo, è rappresentato dalla Video-capillaroscopia a sonda ottica, esame altamente specialistico che fornisce un’accurata prospettiva delle problematiche vascolari andando a valutare, la morfologia dei vasi e le relative patologie (come scorre il sangue nei piccoli vasi). Il secondo, definibile “morfologico-quantitativo”, è rappresentato dal Laser doppler flow che riesce a mettere in evidenza l’esatta capacità di contrazione dei piccoli vasi, dando così al medico importanti informazioni sulla situazione microvascolare del paziente (quanto scorre il sangue nei piccoli vasi). “Si tratta in entrambi i casi di indagini strumentali non cruente e non invasive – spiega Albergati - che non necessitano di mezzo di contrasto, non necessitano di day-hospital, non hanno bisogno di digiuno preventivo e che possono essere effettuate sia in gravidanza e sia su bambini molto piccoli. Sull’esito di questi esami viene studiata la terapia che dovrà agire sui versanti arterioso, venoso e capillare. Se eseguite e interpretate da specialisti

FRA LE PATOLOGIE PIÙ COMUNI A CARICO DEL MICROCIRCOLO TROVIAMO LE MICROANGIOPATIE DA STASI IN CUI, IN ESTREMA SINTESI, SI NOTA UNA SEVERA STASI VENOSA A CARICO DELLE STRUTTURE CAPILLARI E POST CAPILLARI (COLLETTRICI DI PRIMO E SECONDO ORDINE)

ARTO INFERIORE CON TELEANGIECTASIA

esperti, queste indagini forniscono anche utili informazioni sul versante linfatico e permettono di andare ad integrare la terapia con specifici principi attivi che vanno ad agire proprio sul sistema microlinfatico”. Fra le patologie più comuni a carico del microcircolo troviamo le microangiopatie da stasi in cui, in estrema sintesi, si nota una severa stasi venosa a carico delle strutture capillari e post capillari (collettrici di primo e secondo ordine). Seguono poi microangiopatie tipiche delle patologie autoimmuni, quelle dismetaboliche-dislipidemiche, quelle ipertensive, quelle diabetiche, quelle psorisiache, quelle senili e tutte quelle patologie “estetiche” (lipodistrofia, cellulite…etc). Uno dei punti di forza del “Centro di Microangiologia e Microcircolazione” del Policlinico di Monza è senz’altro la capacità di monitorare nel tempo l’andamento della patologia sapendo con straordinaria accuratezza se un farmaco agisce più o meno rispetto ad un altro grazie alle varie misurazioni effettuate con il Laser Doppler Flow. Accanto a quanto descritto sino ad ora, negli ultimi anni il Prof. Albergati ha anche constatato che molti pazienti arrivano al Centro

con sintomi tipicamente riferibili a “mani e piedi freddi” ponendo così quesiti diagnostici molto complicati perché, come è intuibile, la costante presenza di mani e piedi freddi non è normale. “Ho avuto modo di appurare – afferma il Prof. Albergati - come sia sempre più esteso il numero di pazienti che soffrono della Sindrome di Raynaud (mani e piedi freddi). Dopo molta esperienza, passata a raccogliere una casistica composta da migliaia di pazienti seguiti e curati negli ultimi quindici anni, ho notato come in una percentuale significativa di casi si abbia il coinvolgimento del fenomeno autoimmunitario. A seguito di altri studi si è capito quanto importante sia un corretto inquadramento immunologico e internistico per l’anamnesi globale del paziente. Altro aspetto di estrema rilevanza è coperto dalle patologie della cosiddetta emocoagulazione. Numerose malattie di questo tipo infatti si manifestano con sintomi e segni come petecchie, puntini, arrossamenti cutanei, ecchimosi”. Il Prof. Francesco Albergati ha poi scoperto che il 30-35% di giovani pazienti (donne) con diagnosi di “mani e piedi freddi” associa a questi anche alcuni sintomi generici come: senso di peso alle gambe (paziente “si accorge” di avere le gambe), comparsa di teleangectasie (quando i capillari sono visibili attraverso l’epidermide), comparsa di adiposità localizzata bi-trocanterica (le cosiddette culotte de cheval), sull’addome, interno coscia e ginocchi, sindromi ascrivibili al “colon irritabile” ed infine turbe d’umore. Questi sintomi sono spesso presenti anche durante la stagione estiva dando vita all’ipotesi che la Sindrome di Raynaud non sia relegata al solo periodo freddo. “Questo permanente stato di sovraccarico funzionale di vari sistemi esposti a notevoli stimoli stressogeni e quindi affaticanti dal punto di vista funzionale – continua il Professore – fa si che per il paziente diventi fondamentale un corretto inquadramento endocrino-metabilico al fine di valutare con esattezza le varie funzionalità dell’asse ipotalamo-ipofisi-tiroide”. Da qui l’idea del Prof. Albergati di dare vita al “Centro Studi delle Acrocianosi” (modifiche del normale aspetto della cute che assume un colore blu o rosso) all’interno del Policlinico di Monza. Una risposta concreta e specialistica ad un problema sempre più frequente in ambito medico-specialistico.


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RIGENERAZIONE OSSEA E CHIRURGIA PIEZOELETTRICA

INNOVAZIONI ALL’AVANGUARDIA PER FARTI SORRIDERE DI PIÙ n Medicina lʼinnovazione senza lʼesperienza non serve a nulla, anzi è un boomerang. Inseguire senza spirito critico tutte le novità in campo medico vuol dire curare i pazienti con metodi forse innovativi, ma non supportati dallʼevidenza scientifica; in poche parole significa “provare” senza sapere bene quello che succederà con il rischio di ottenere risultati inferiori alle aspettative e a quelli che le cure più tradizionali avrebbero potuto portare. Allo stesso modo decidere solo in base ai dati noti senza aprire mai la porta a nuove tecniche e terapie porterà, forse, a guarigioni più prevedibili, ma to-

I

DOTT. FRANCESCO AZZOLA, SPECIALISTA IN CHIRURGIA ORALE, PARODONTOLOGIA E IMPLANTOLOGIA DEL P OLICLINICO DI

MONZA

DOTT. FRANCESCO AZZOLA DURANTE L’INTERVENTO SUPPORTATO DALL’INFERMIERA P IERANGELA B RAMBILLA

LʼEDENTULIA, O PERDITA DEI DENTI, È UN PROBLEMA MOLTO PRESENTE NELLA POPOLAZIONE ITALIANA E NON SOLO. OGGI UNA DELLE TECNICHE PER RIPRISTINARE I DENTI MANCANTI È LʼINSERIMENTO DI IMPIANTI NELLʼOSSO ALVEOLARE CHE, UNA VOLTA INTEGRATI, POSSONO SOSTENERE NUOVI “DENTI” PROTESICI FISSI

glierà un elemento imprescindibile che caratterizza da sempre la medicina e non solo: il progresso. È di fronte a questo bivio che un medico si trova tutti i giorni, specialmente quando deve scegliere un percorso terapeutico. La scelta sarà quindi frutto di un compromesso che in questo caso non vuol dire “scelta di comodo”, ma “scelta ponderata” e bilanciata dalla moltissime variabili in gioco, tra cui i dati della letteratura, le caratteristiche del paziente e l’esperienza personale. Questo dilemma riguarda ogni aspetto della medicina, dalla più raffinata neurochirurgia alla meno invasiva fisioterapia. E non risparmia nemmeno le cure del cavo orale. Lʼedentulia, o perdita dei denti, è un problema molto presente nella popolazione italiana e non solo. Oggi una delle tecniche per ripristinare i denti mancanti è lʼinserimento di impianti nellʼosso alveolare che, una volta integrati, possono sostenere nuovi “denti” protesici fissi. Sarebbe tutto semplice se non fosse che spesso un volume osseo sufficiente ad ospitare gli impianti non c’è. Questo accade principalmente per due motivi: lʼatrofia dellʼosso, che una volta perso il dente si riassorbe progressivamente, e la malattia parodontale (altrimenti detta piorrea) che causa il riassorbimento dellʼosso quando i denti sono ancora presenti. Cosa fare dunque in questi casi per evitare dentiere o apparecchi mobili? Da decenni ormai in odontoiatria si applicano protocolli di chirurgia rigenerativa per ricostruire il tessuto osseo e posizionare impianti in pazienti con i mascellari fortemente atrofici. Uno dei settori più interessati dalle tecniche di rigenerazione è il mascellare posteriore, qui infatti, oltre al riassorbimento dellʼosso per i meccanismi sopra descritti, la situazione viene ulteriormente complicata dalla pneumatizzazione del seno mascellare. Il seno mascellare è una cavità che si trova allʼincirca in corrispondenza dello zigomo e che è collegata direttamente con la cavità nasale; quando per qualche motivo si perdono i denti molari e premolari questa cavità si

QUESTO INTERVENTO CONSISTE NEL CREARE UNO SPORTELLO NELLA PARETE OSSEA CHE SI TROVA SOTTO LO ZIGOMO E, ATTRAVERSO DI ESSO, SOLLEVARE LA SOTTILE MEMBRANA CHE RIVESTE INTERNAMENTE IL SENO MASCELLARE (RIALZO DEL SENO MASCELLARE)

DOTT. ANTONIO ARBISI, DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DI ODONTOSTOMATOLOGIA DEL P OLICLINICO DI MONZA

R IEMPIMENTO CON SOSTITUTO OSSEO GRANULARE

espande verso il basso riducendo lo spessore di osso utile allʼinserimento di impianti. Per fare sì che invece gli impianti possano essere posizionati si applica una tecnica chiamata “rialzo del seno” dove il pavimento del seno viene letteralmente “rialzato” e al di sotto di questo si creano le condizioni per la formazione di un nuovo osso. Questo intervento consiste nel creare uno sportello nella parete ossea che si trova sotto lo zigomo e, attraverso di esso, sollevare la sottile membrana che riveste internamente il seno mascellare (membrana di Schneider) per andare a riempire lo spazio vuoto con una miscela di osso autologo (del paziente) e un sostituto osseo, a lento riassorbimento, che nellʼarco di sei mesi porterà ad avere il volume e la consistenza adatti allʼinserimento degli impianti.

DA DECENNI ORMAI IN ODONTOIATRIA SI APPLICANO PROTOCOLLI DI CHIRURGIA RIGENERATIVA PER RICOSTRUIRE IL TESSUTO OSSEO E POSIZIONARE IMPIANTI IN PAZIENTI CON I MASCELLARI FORTEMENTE ATROFICI

Fino a pochi anni fa lʼunico modo per creare questo sportello era quello di tagliare lʼosso utilizzando frese metalliche con il rischio di lacerare la sottile membrana di Schneider che si trova immediatamente sotto. La lacerazione della membrana Schneider è una complicanza che in alcuni casi può essere gestita senza dover interrompere lʼintervento. Se la lacerazione è di piccole dimensioni la Schneider può essere riparata con un una membrana collagene riassorbibile e lʼintervento può essere portato a termine, nei casi invece in cui la lacerazione è più estesa cʼè il pericolo che il biomateriale inserito per mantenere la membrana sollevata, si disperda all’interno del seno dando origine a fenomeni flogistici come la sinusite obbligando il medico ad interrompere lʼintervento di rigenerazione. È quindi di gran lunga preferibile riuscire a portare a termine lʼintervento lasciando la membrana di Schneider intatta. Oggi lo stato dellʼarte nel rialzo del seno prevede lʼuso del manipolo piezoelettrico. Ecco di cosa si tratta. La chirurgia piezoelettrica sfrutta lʼeffetto piezoelettrico inverso tipico di alcuni cristalli che, se attraversati da una differenza di potenziale, vibrano. La sua applicazione in campo chirurgico è frutto di un brevetto italiano esportato in tutto il mondo. Si tratta di una particolare vibrazione ultrasonica che, trasmessa a un inserto metallico, è in grado di tagliare il tessuto osseo e al tempo stesso di preservare i tessuti molli permettendo di operare in totale sicurezza anche in prossimità di strutture delicate come vasi e nervi. Nella chirurgia del seno mascellare questa tecnica è utilizzata per creare lo sportello osseo e nelle prime fasi di scollamento della membrana di Schneider, riducendo notevolmente il rischio di lacerare la membrana stessa. Le altre proprietà della chirurgia piezoelettrica sono: la maggior precisione nel taglio del tessuto osseo, la migliore visibilità per lʼoperatore e il minor stress post operatorio. In conclusione si può dire che le riabilitazioni su impianti sono possibili anche in situazioni critiche come il mascellare posteriore atrofico grazie alla rigenerazione ossea e se a questa poi si aggiunge lʼapplicazione di tecniche innovative come la chirurgia piezoelettrica, il rischio di complicanze e la morbilità post operatoria si riducono ulteriormente.


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IL POLICLINICO DI MONZA DIVENTA ESEMPIO IN REGIONE I L DOTT. ALFREDO LAMASTRA, DIRETTORE SANITARIO DEL P OLICLINICO DI MONZA

ECCO COME SI LOTTA CONTRO LE INFEZIONI OSPEDALIERE

e infezioni ospedaliere sono la complicanza più frequente e grave dell’assistenza sanitaria. Si definiscono così infatti le infezioni insorte durante il ricovero in ospedale, o dopo le dimissioni del paziente, che al momento dell’ingresso non erano manifeste clinicamente, né erano in incubazione. Per far fronte in maniera concreta a questa importante problematica, il Policlinico di Monza ha ideato il Sistema di Sorveglianza Attiva delle infezioni ospedaliere. “Si tratta della creazione e gestione di un “database” in cui in tempo reale viene riportata la situazione infettivologica dei pazienti ricoverati – spiega il Dott. Alfredo Lamastra, Direttore Sanitario del Policlinico di Monza - la tabella, oltre che contenere i dati

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PER FAR FRONTE IN MANIERA CONCRETA A QUESTA IMPORTANTE PROBLEMATICA, IL POLICLINICO DI MONZA HA IDEATO IL SISTEMA DI SORVEGLIANZA ATTIVA DELLE INFEZIONI OSPEDALIERE

relativi al paziente e al suo ricovero (nome e cognome, data del ricovero, operatore, tipo di intervento, data intervento), consente di tracciarne giorno per giorno il percorso interno (es. Terapia Intensiva, Riabilitazione, ecc.). Inoltre per ciascun paziente vengono altresì indicati i dati infettivologici (data campionamento, tipo di campione, data isolamento, tipo di germe isolato). Completano il database una serie di informazioni circa la terapia farmacologica posta in atto (empirica e mirata)”. Alla compilazione ed aggiornamento in continuo dei dati riportati contribuiscono, ciascuna per la parte di propria competenza: il laboratorista, l’infermiera addetta alla verifica dei percorsi assistenziali e il medico infettivologo. “Quello che abbiamo cercato di fare - approfondisce il Dott. Lamastra - è stato integrare più professionalità ognuna delle quali fornisce il proprio contributo tecnico nell’ambito di un flusso informativo quotidiano finalizzato alla realizzazione e all’aggiornamento costante di un database dove vengono riversate tutte le informazioni relative agli episodi infettivi del Policlinico”. La Dott.ssa Lauriola, infettivologia del Policlinico sottolinea: “Questo Sistema consente di superare gli Studi di Incidenza e di Prevalenza normalmente adottati nelle strutture sanitarie dal momento che, essendo il documento aggiornato in tempo reale, esso permette di ottenere report completi in qualunque momento, traendone numerosi elementi statistici oltre che clinici” “La Dott.ssa Cristiana Laghezza, Responsabile dell’Ufficio Qualità del Policlinico di Monza e facente parte di gruppo di lavoro regionale sulla realizzazione degli indicatori di processo per il controllo delle infezioni ospedaliere – prosegue il Dott. Lamastra – qualche mese fa, ha presentato questo database in Regione. L’idea ha subito incontrato l’apprezzamento del gruppo di lavoro al punto da ritenere il progetto idoneo per essere adottato, con alcuni accorgimenti, in tutte le strutture sanitarie della Lombardia”.

ALCUNI

MEMBRI DEL CICA: DA SINISTRA LILLY BARLETTA, DOTT.SSA MARIELLA LAURIOLA, DOTT. SILVIO DAFFARA, ANNALISA NAVA, DOTT.SSA ANNA CARTA, DOTT. G IOVANNI I PPOLITI

Grazie a questo sistema di Sorveglianza Attiva delle infezioni ed al lavoro continuo del GICA (Gruppo per le infezioni correlato all’assistenza) ospedaliere messo a punto dal Policlinico di Monza, si sono riuscite ad abbattere drasticamente le meticillino-resistenze nello stafilococco aureo (3% al Policlinico vs. media ospedali italiani 30%) ed a contenere in percentuali poco significative i casi di infezioni da klebsiella carbapenasi produttrici. L’organizzazione per il controllo delle infezioni ospedaliere al Policlinico di Monza è articolato in due livelli. “Il primo livello è costituito dal CICA (Commissione Infezioni Correlata all’Assistenza) – spiega il Dott. Lamastra – questo è un organo strategico e di programmazione in cui confluiscono i responsabili medici delle aree critiche, dei servizi sanitari, il consulente infettivologo esterno (Resp.le S.C. Virologia e Immunologia del Policlinico San Matteo di Pavia), il responsabile del servizio prevenzione protezione, l’infermiere/a caposala delle aree critiche, un ingegnere specializzato in ambienti sanitari e altre figure afferenti. Il secondo livello invece è formato dal GICA che sostanzialmente è il braccio operativo del CICA. Un gruppo operativo che si occupa di mettere in pratica, sorvegliare la applicazione delle procedure ed elaborare strumenti di lavoro che attuino le indicazioni fornite dal CICA. Il GICA è composto da: medico infettivologo interno, infermiera epidemiologa, capo servizi, biologo di laboratorio, responsabile della qualità, infermiera addetta al controllo delle cartelle cliniche e dal medico internista.

CHE COS’E’ L’INFEZIONE OSPEDALIERA Fattori di rischio Le persone a rischio di contrarre un’infezione ospedaliera sono innanzitutto i pazienti e, con minore frequenza, il personale ospedaliero, gli assistenti volontari, studenti e tirocinanti. Tra le condizioni che aumentano la suscettibilità alle infezioni ci sono: • età (neonati, anziani) • altre infezioni o gravi patologie concomitanti (tumori, immunodeficienza, diabete, anemia, cardiopatie, insufficienza renale) • malnutrizione • traumi, ustioni • alterazioni dello stato di coscienza • trapianti d’organo. Modalità di trasmissione • Contatto diretto tra una persona sana e una infetta, soprattutto tramite le mani. • Contatto tramite le goccioline emesse nell’atto del tossire o starnutire da una persona infetta a una suscettibile che si trovi a meno di 50 cm di distanza. • Contatto indiretto attraverso un veicolo contaminato (per esempio endoscopi o strumenti chirurgici). • Trasmissione dell’infezione a più persone contemporaneamente, attraverso un veicolo comune contaminato (cibo, sangue, liquidi di infusione, disinfettanti, ecc). • Via aerea, attraverso microrganismi che sopravvivono nell’aria e vengono trasmessi a distanza. Tipologia delle infezioni Circa l’80% di tutte le infezioni ospedaliere riguarda quattro sedi principali: il tratto urinario, le ferite chirurgiche, l’apparato respiratorio, le infezioni sistemiche (sepsi, batteriemie). Le più frequenti sono le infezioni urinarie, che da sole rappresentano il 35-40% di tutte le infezioni ospedaliere.


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«AMORE,

L’ULTIMO ROMANZO È “UNA RIBELLIONE SOLO PENSATA”

VINCENZO PIROLA: LA STORIA DI UN MEDICO-SCRITTORE I L P ROF. VINCENZO P IROLA

l Prof. Vincenzo Pirola è l’autore del libro “Una ribellione solo pensata” che racconta, col pretesto di un omicidio, un grande affresco degli ultimi giorni del secondo conflitto mondiale e dell’Italia del dopoguerra che copre tre generazioni di una famiglia. In esso spiccano le figure di due personaggi: un bambino e un nonno che riassumono le gioie e le speranze proprie delle rispettive età. Un altro personaggio emerge in tutta la sua negatività: una donna, una madre incapace di superare il proprio egoismo personale. Il tutto scritto con un lessico moderno e assieme antico che rende l’opera piacevole e interessante e che fa comprendere anche ciò che le parole non dicono ma sottintendono. Scambiano quindi due parole con il Dott. Vincenzo Pirola.

I

Una vita dedicata alla medicina, dieci libri scientifici alle spalle e una passione per la scrittura mai sopita. Oggi è al suo secondo romanzo, come è nata l’idea di scrivere “Una ribellione solo pensata”? “Già due anni prima della morte di mia moglie, avvenuta il 3 marzo del 2010, avevo ripreso a scrivere racconti e nel 2008 fui fra i vincitori del Concorso letterario indetto dall’Ordine dei medici di Milano. Quasi presentendo che, di lì a poco, la donna che amavo sarebbe scomparsa ho iniziato a scrivere un romanzo che lei aveva potuto leggere nella sua prima stesura quando ormai era stata trasferita all’Hospice dell’Istituto dei Tumori di Milano. Mi incoraggiò a continuare a scrivere perché, scherzando, mi disse “era l’unica cosa che sapevo fare bene”. Aggiunse poi “vedrai che ce la facciamo. E se non sarà così tu diventerai un grande scrittore”. Si trattava di un rifiuto di fronte all’evidenza del suo inevitabile e tragico destino e, nel contempo, un’esortazione a perseguire l’obiettivo che, fin da bambino, mi ero proposto”. Quanto c’è di autobiografico nei due personaggi principali, nonno e nipote, del suo libro? “Il ragazzo e il nonno sono due facce della stessa medaglia. Vi è molto di autobiografico soprattutto nella figura del nonno che ha vinto la sua battaglia contro il male di vivere attraverso l’accettazione della sofferenza, condizione indispensabile per superare serenamente le difficoltà. Il nipote, agli albori della vita, in una Società che concede troppe libertà ai giovani senza dar loro la capacità di controllarle, è percepito dal nonno con grande preoccupazione per il suo futuro”.

LA DONNA CHE AMAVO MI INCORAGGIÒ A CONTINUARE A SCRIVERE PERCHÉ, SCHERZANDO, MI DISSE “ERA L’UNICA COSA CHE SAPEVO FARE BENE”

La prefazione dice “Un libro da leggere in punta di piedi”, cosa deve aspettarsi il lettore dal suo romanzo? “Il termine utilizzato nella quarta di copertina del romanzo vuole essere una sottolineatura della frettolosità e della poca attenzione con la quale molti libri vengono letti. Ricordo che la mia prima lettura di “Va dove ti

VI È MOLTO DI AUTOBIOGRAFICO SOPRATTUTTO NELLA FIGURA DEL NONNO CHE HA VINTO LA SUA BATTAGLIA CONTRO IL MALE DI VIVERE ATTRAVERSO L’ACCETTAZIONE DELLA SOFFERENZA, CONDIZIONE INDISPENSABILE PER SUPERARE SERENAMENTE LE DIFFICOLTÀ porta il cuore” di Susanna Tamaro la feci in maniera troppo sbrigativa non riuscendo a comprenderne l’effettivo valore. Una seconda lettura più tranquilla e accurata mi permise di cogliere appieno la grande efficacia emotiva e lessicale del suo scritto. Non intendo, ora, mettermi al Suo livello ma rimango convinto che se si cerca di comprendere meglio ciò che si sta leggendo è molto più facile esserne coinvolti e apprezzarne il contenuto”. Il mondo dell’editoria oggi è in continua evoluzione, quali sono le strade e le difficoltà che un autore deve affrontare per vedere pubblicato il proprio manoscritto? “Gli Editori, in particolare i più grandi non hanno alcun interesse a pubblicare autori sconosciuti perciò, complice anche la crisi, ripiegano sulla stampa di autori già famosi e con un sicuro bagaglio di vendite oppure libri scritti da personaggi noti mediaticamente

RICORDO CHE LA MIA PRIMA LETTURA DI “VA DOVE TI PORTA IL CUORE” DI SUSANNA TAMARO LA FECI IN MANIERA TROPPO SBRIGATIVA NON RIUSCENDO A COMPRENDERNE L’EFFETTIVO VALORE. UNA SECONDA LETTURA PIÙ TRANQUILLA E ACCURATA MI PERMISE DI COGLIERE APPIENO LA GRANDE EFFICACIA EMOTIVA E LESSICALE DEL SUO SCRITTO

DOLORE E MORTE (SOTTO IL CIELO DI LOMBARDIA)» IL PRIMO LIBRO A CINQUE RACCONTI PUBBLICATO NEL 2012

(TV, giornali, etc) . Un giovane o un nuovo autore, quando presenta un proprio libro a famosi Editori, raramente viene letto. Spesso lo si consola con lettere talora molto estimative, talora ridicole. Cosa dovrebbe fare allora chi desidera pubblicare? Adattarsi a scegliere un piccolo editore serio e ad acquistare, se si crede nel proprio valore, un certo numero di libri e cominciare a venderli ad amici e parenti. D’altra parte una volta la situazione non era certo molto diversa se autori come Moravia, Pontiggia, Pasolini e molti altri, il loro primo libro hanno dovuto pagarselo per intero”. Cosa è opportuno faccia chi fosse interessato all’acquisto? “La modalità più semplice è ordinarlo presso una libreria e attendere qualche giorno per la consegna. C’è poi una seconda modalità utile a chi abita in Brianza. Recarsi uno dei lunedì dal 3 di novembre (dalle ore 10 alle ore 12) in via Modigliani, 2 (nella sede della Medicina dello Sport, Fisiatria e Allergologia del Policlinico di Monza) dove cercherò di essere presente fino a lunedì 22 dicembre”. C’è qualche finalità particolare che ci si propone dalla vendita diretta dell’opera? “Certo. Contribuire economicamente a finanziare le borse di studio per giovani donne laureate in Filosofia e residenti in Monza Brianza che è poi la finalità che si pone il Comitato in memoria di mia moglie, Rosanna Lissoni”.

CONOSCIAMO L’AUTORE Vincenzo Pirola è nato a Monza e vive a Villasanta. Medico chirurgo, specialista in Medicina Fisica e Riabilitazione (Fisiatra), ospedaliero per molti anni. Negli ultimi sei ha lavorato al Policlinico di Monza. È iscritto all’Ordine dei giornalisti e ha diretto per dodici anni la rivista scientifica “Le Scienze Motorie “. Ha inoltre insegnato per vent’anni prima all’ISEF, poi alla Facoltà di Scienze

Motorie di Milano, ginnastica correttiva e Cinesiologia correttiva e rieducativa. Ha pubblicato dieci testi scientifici e numerosi articoli. Nel 2011 sono stati pubblicati cinque racconti in un volume dal titolo “Amore, dolore e morte sotto il cielo di Lombardia”. È presidente del Comitato in memoria della moglie Rosanna Lissoni, insegnante e filosofa scomparsa nel 2010.


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LO/0200/2008

Direttore Scientifico: Prof. Elio Guido Rondanelli Policlinico di Monza Istituto ad Alta Specializzazione

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Via Amati 111 - Monza Tel. 039 28101 - www.policlinicodimonza.it Dir. Sanitario: Dott. Alfredo Lamastra

Clinica San Gaudenzio Via Bottini 3 - Novara Tel. 0321 3831 - www.clinicasangaudenzio.com Dir. Sanitario: Dott.ssa Orietta Ossola

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Istituto ad Alta Specializzazione

Città di Alessandria Policlinico di Monza

Clinica Santa Rita

Clinica Eporediese Istituto ad Alta Specializzazione

Via Castiglia 27 - Ivrea Tel. 0125 645611 - www.clinicaeporediese.it Dir. Sanitario: Dott. Dario Andrea Verani

Clinica La Vialarda Istituto ad Alta Specializzazione

Via Ramella Germanin 26 - Biella Tel. 015 35931 - www.lavialarda.it Dir. Sanitario: Dott. Roberto Terzi

Cardiochirurgia, Chirurgia generale, Neurochirurgia, Ortopedia, Oculistica, Cardiologia, Medicina interna, Terapia fisica, Riabilitazione e Fisiokinesiterapia, Emodinamica, Terapia intensiva, Medicina dello Sport

Alessandria

Vercelli Chirurgia generale, Ginecologia, Oculistica, Ortopedia, Urologia, Medicina generale, Riabilitazione neuromotoria e bronco-pneumo-cardio respiratoria, Terapia intensiva

Ivrea Chirurgia toracica, Chirurgia vascolare, Neurochirurgia, Ortopedia, Medicina generale, Medicina riabilitativa (1° livello), Emodinamica, Terapia intensiva

Biella Chirurgia generale, Ortopedia e Traumatologia, Urologia, Cardiologia, Medicina generale, Emodinamica, Terapia intensiva, Riabilitazione e rieducazione funzionale di I° livello, Lungodegenza

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Cardiochirurgia, Chirurgia generale, Oculistica, Ortopedia, Urologia, Cardiologia, Via Moccagatta 30 - Alessandria Medicina generale, Emodinamica, Terapia intensiva Tel. 0131 314500 - www.clinicacittadialessandria.it Coordinatore Sanitario: Dott. Clemente Ponzetti

Via dell’Aeronautica 14/16 - Vercelli Tel. 0161 2221 - www.clinicasrita.it Dir. Sanitario: Dott. Luigi Savoia

Clinica Salus A

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Cardiochirurgia, Chirurgia generale, Chirurgia plastica e maxillo facciale, Chirurgia vascolare, Neurochirurgia, Ortopedia e traumatologia, Urologia, Cardiologia, Medicina generale, Neurologia, Riabilitazione cardiologica, Riabilitazione neuromotoria, Emodinamica, Pronto Soccorso, Terapia intensiva, Unità coronarica, Radioterapia, Medicina dello Sport, Dialisi

Istituto ad Alta Specializzazione

Istituto ad Alta Specializzazione

Ivrea

Monza

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Via Trotti 21 - Alessandria Tel. 0131 29461 - www.clinicasalus.it Dir. Sanitario: Dott. Clemente Ponzetti

Istituto Clinico Valle d’Aosta Loc Breyan 1 Saint Pierre - Aosta Tel. 0165 927011 - www.istitutoclinicovda.it Dir. Sanitario: Dott. Luciano Rassat

Spitalul Monza Standarde de Excelența˘

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