IT " Deledda" Lecce -21 marzo 2019 - Prodotto finale 4E BS

21 marzo 2019 Giornata della Memoria in ricordo delle vittime di mafia

A cura della classe IV EBS - A.S. 2018/2019

21 marzo 2019

Giornata della Memoria in ricordo delle vittime di mafia A cura della classe IV EBS - A.S. 2018/2019

La classe IV E BS incontra‌

Annalisa Durante

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Il tragico destino di una vita innocente spenta dalla ferocia della mafia

Annalisa Durante

è morta nel corso di una sparatoria

avvenuta il 27 marzo 2004

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Una bella ragazza di quattordici anni vive in uno dei quartieri piÚ difficili di Napoli, Forcella, in cui è molto facile frequentare amicizie sbagliate

e trovarsi nel posto sbagliato

nel momento sbagliato‌ A cura della classe IV EBS - A.S. 2018/2019

Un proiettile vagante, sparato dall’amico del quale forse si era invaghita, la colpisce mortalmente, interrompendo in un solo attimo tutti i sogni di una adolescente che si è appena affacciata alla vita

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La tragica fine di una innocente segna profondamente l’animo dei napoletani e di tutti gli italiani che non possono accettare che vite innocenti possano essere

stroncate per mano di delinquesti tanto spietati quanto spregiudicati

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Oggi Annalisa sarebbe stata una giovane donna di circa trent’anni‌

‌con tanti interessi da coltivare e tanti sogni da realizzare A cura della classe IV EBS - A.S. 2018/2019

LA LEGALITA’: UNA CULTURA DA ACQUISIRE ATTRAVERSO RIFLESSIONI E LETTURE

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Da “Fuori dal labirinto” di Antonella Rasola,

Antonio: un’altra specie di vittima della mafia che ce l’ha fatta

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Antonella Rasola nel racconto “Fuori dal labirinto”, introduce il lettore nella quotidianità di Scampìa, il quartiere popolare di Napoli, in cui chi vi cresce

difficilmente riesce a prendere le distanze da certe amicizie e certi disvalori.

E’ proprio questo che accade ad Antonio, un ragazzino senza padre che, abbandonata precocemente la scuola, intraprende il suo percorso di devianza perché alla madre impegnata tutto il giorno a lavorare fuori casa si sostituisce il quartiere.

I questo ambiente Antonio è costretto ad entrare per sopravvivere e dalle prime esperienze di estorsione, rapine e spaccio, cocaina, favorito dall’impunibilità per la sua minore età, arriva ad affiliarsi ad uno dei clan più spietati di Scampìa.

Da lì alla cella del carcere, il passo è breve.

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Antonio è un delinquente mafioso ma è anche la vittima di un sistema che recluta i propri affiliati in un contesto di deprivazione non solo economica ma soprattutto culturale e sociale, del degrado che induce i ragazzi a guardare come eroi quelli che, a bordo di un motorino e con le tasche piene di soldi, sanno farsi rispettare con minacce e intimidazioni.

Nei dieci anni di detenzione Antonio intraprende un percorso educativo e riabilitativo in cui il teatro lo ha aiutato ad identificarsi in ruoli che lo hanno portato a prendere le distanze da se stesso.

All’indomani della sua scarcerazione, dalla cella esce un uomo che è pronto a confrontarsi con i problemi del suo quartiere ma con uno spirito e una mente cambiati.

Antonio ora è impegnato a far sì che i ragazzi di Scampia abbiano altri modelli da seguire e altre opportunità nella loro vita affinché nascere e crescere nei quartieri popolari ad alto tasso di criminalità, come è Scampìa, non sia una condanna a prescindere perché l’unico modo per A cura della classe IV EBS - A.S. 2018/2019

sopravvivere è farne parte.

Antonio è un’altra specie di vittima della mafia che ce l’ha fatta.

E’ il simbolo di speranza nel cambiamento.

Il carcere che spesso viene visto come un luogo di punizione, in realtà deve essere sempre più un’esperienza di crescita, di rieducazione, di

ritrovamento di se stesso per favorire il reinserimento nel mondo civile.

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L’illuminista Beccaria fu oggetto di forti critiche quando teorizzava questa idea della detenzione, ora capiamo che era un visionario le cui teorie sarebbero state ben piÚ attuali oggi che nel suo tempo.

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LA TESTIMONIANZA…

Sono un ragazzo della 167/B Ho 18 anni e da sempre vivo con la mia famiglia in un appartamento della 167/B, a Lecce.

Il mio quartiere è un quartiere popolare costituito da tanti condomini essenziali nella forma e nella sostanza, poco verde e quasi del tutto privo di attività commerciali.

Il parroco della nostra parrocchia si dà un gran da fare per coinvolgere i fedeli di tutte le età, ma non è sempre così semplice la sua missione.

Al contrario di quanto si pensi, il mio quartiere è abbastanza tranquillo io ci vivo benissimo.

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Noto tuttavia che c’è una sorta di pregiudizio nei confronti dei quartieri popolari probabilmente perché si associano allo Zen di Palermo o a Scampìa e Forcella di Napoli.

Fortunatamente Lecce è una piccola città in cui i problemi legati alla criminalità organizzata sono tenuti sotto controllo e certamente non coinvolgono la il mio quartiere.

Essendo periferico, esso necessita di molte più attenzioni da parte dell’amministrazione locale e delle associazioni per migliorare la qualità della vita di chi, per scelta o necessità, si trova a viverci.

E’ giusto riflettere sui rischi che si corrono a vivere nei quartieri popolari d’Italia ma non è giusto avere pregiudizi nei confronti delle persone che vi vivono perché tra di esse c’è tanta brava gente.

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