PLS Fisica 20-21 Prodotto finale

PLS OPTOMETRIA D’Argento Mattia – Cataldi Marco Sticchi Gloria – Fuso Giorgia Liviello Elisa

Cabellone Martina – De Santis Giorgia Carone Clarissa – De Matteis Sofia Melica Federica Aurora Celeste Papaleo Francesca Lanzilotti Francesca Mina Francioso Alessandro

PERCEZIONE BINOCULARE E STEREOPSI La visione è un atto percettivo unico, compiuto da due organi insieme: l’occhio destro e l’occhio sinistro. Il risultato delle immagini che vediamo, infatti, dipende sempre dalla sinergia dei due occhi.

Gli occhi cominciano a collaborare dal primo anno di vita, compiendo dei passaggi precisi, fino a giungere intorno ai sei anni ad un livello completo di cooperazione.

La visione binoculare, anche detta stereopsi, è una caratteristica del sistema visivo.

Si ha quando la parte del singolo campo visivo monoculare dell'occhio destro, può sovrapporsi esattamente alla stessa parte visibile dal singolo campo visivo monoculare dell'occhio sinistro, potendo osservare gli oggetti con entrambi gli occhi e formando appunto una singola immagine binoculare. La parte centrale della visione binoculare è la più utilizzata durante l'osservazione attenta.

PERCEZIONE CROMATICA E TEST ISHIHARA La luce è caratterizzata da energia elettromagnetica visibile all'occhio umano solamente dopo aver interagito con l'oggetto. Questo è possibile perché nell'occhio sono presenti tre recettori: rosso, verde e blu che convertono la luce in segnali nervosi che raggiungono il cervello.

Esistono anomalie visive che portano ad un’alterata percezione dei colori. La cecità ai colori può essere totale o parziale; la prima, definita acromatopsia è molto rara mentre la seconda è più diffusa e si definisce discromatopsia, che riguarda la scarsa sensibilità o l'insensibilità a uno o pochi colori, principalmente il verde e il rosso.

Per valutare la presenza di queste anomalie, si effettua il Test di Ishihara composto da una serie di lastre colorate ognuna delle quali contiene un cerchio di punti che appaiono randomizzati per colore e dimensione.

All'interno del motivo ci sono punti che formano un numero o una forma chiaramente visibili a coloro che hanno una visione dei colori normale e invisibili, o difficili da vedere, a quelli con un difetto della visione dei colori rosso e verde.

I MOVIMENTI OCULARI I movimenti oculari sono possibili grazie all’azione dei muscoli estrinseci dell'occhio che agiscono in modo simmetrico per dirigere gli occhi nella stessa direzione. Si dividono in

monoculari e binoculari.

I movimenti monoculari, definiti Duzioni, sono: - ADDUZIONE, movimento orizzontale interno.

- ABDUZIONE, movimento orizzontale esterno.

- SUPRADUZIONE, movimento verticale verso l’alto.

- INFRADUZIONE, movimento verticale verso il basso.

I movimenti binoculari si suddividono in: - VERSIONE, movimento coniugato, i cui gli assi visivi mantengono la loro posizione reciproca, ossia si muovono nella stessa direzione.

- VERGENZE, movimento disgiunto in cui gli occhi si muovono in direzioni opposte (gli assi visivi cambiano angolazione).

PROVA PRATICA •

Posizionare la mira (pallina di Wolff) a una distanza pari a 40 cm dalla punta del naso del soggetto ed invitare quest ultimo a rilassarsi e a seguire la mira;

•

Partendo dal centro, muovere lentamente la mira in direzione orizzontale, verticale e oblique ritornando ripetutamente nella posizione iniziale (disegnare una diversa figura nello spazio a seconda del caso)

OSSERVAZIONI verificare che il soggetto segua esclusivamente con lo sguardo la mira, evitando che ci sia una collaborazione testa-collo; valutare la qualità dei movimenti binoculari: potranno risultare insufficienti, sufficienti, buoni, ottimi; condizione ottimale è la capacità del soggetto di seguire in modo fluido e senza difficoltà il target nello spazio

ACCOMODAZIONE La capacità del cristallino di modificare il proprio potere rifrattivo al fine di adeguare il potere del diottro oculare alla distanza dell’oggetto osservato, quindi la messa a fuoco di oggetti a diverse è definita accomodazione. Durante l'accomodazione è possibile notare alcuni cambiamenti.

- Il cristallino modifica la curvatura della sua faccia anteriore; - Aumenta lo spessore centrale del cristallino e diminuisce il suo diametro; - Si sposta il corpo ciliare e diminuisce la tensione applicata alla zonula di Zinn; - Aumenta la curvatura della capsula cristallinica; - Aumenta il potere refrattivo.

TEST PPA L’accomodazione può essere misurata in diversi metodi.

Il più rapido è quello dell’Ampiezza Accomodativa (AA) tramite il test del PPA o Punto Prossimo di Accomodazione.

Per effettuarlo correttamente bisogna posizionare la mira (pallina di Wolff) a una distanza pari a 40 cm dalla punta del naso del soggetto ed invitare quest ultimo a rilassarsi e a seguirla.

L’operatore avvicina la mira al soggetto, fino a che questi non percepisce lo sfuocamento.

La misura rilevata è in cm, da cui va calcolata la quantità di ampiezza totale accomodativa del soggetto espressa in diottrie, data dal reciproco della distanza del punto prossimo.

CONVERGENZA Quando i movimenti oculari nel cambiare il piano di fissazione sono binoculari e disgiunti (o simmetrici) si parla di vergenza.

Quando lo spostamento (più frequente) è su un punto di fissazione più vicino si parla di convergenza. Al contrario lo spostamento da un punto ravvicinato ad uno più lontano è detta divergenza. Tutto ciò permette di vedere singolo l'oggetto che si sta osservando.

La convergenza può essere volontaria o riflessa ed è la combinazione di tre meccanismi: - fusione; - accomodazione; - convergenza tonica.

Questo difetto porta quindi la persona a compiere uno sforzo per riportare gli occhi sull’oggetto che si sta guardando e si riflette in una difficoltà a leggere e lavorare da vicino, affaticamento visivo, emicrania, difficoltà di concentrazione e visione offuscata o doppia.

TEST PPC Attraverso il test del Punto Prossimo di Convergenza (PPC) è possibile valutare la capacità di convergere misurando i punti di rottura e di recupero.

Si ottiene facendo osservare una mira di piccole dimensioni in movimento verso il soggetto con continuità e con una definita velocità.

Il soggetto dovrà riferire quando la mira inizia ad essere sfocata (inizio della zona di visione binoculare fragile) e successivamente quando appare doppia (punto di rottura).

A quel punto l’esaminatore allontana la mira dal soggetto che dovrà riferire quando ritorna ad essere singola e nitida (punto di recupero).

LE FORIE Le immagini di un oggetto si formano su aree equivalenti dell’organo oculare e tale condizione è definita ortoforia. Se questa condizione viene a mancare si identifica una situazione di eteroforie o forie, definibili come deviazioni dell’occhio rispetto alla posizione normale nella visione binoculare. La deviazione non risulta esser costante ma si verifica in determinati momenti, perciò è definita come deviazione oculare latente o strabismo latente.

Al contrario delle forie, le tropie sono condizioni di deviazione permanente di uno o di entrambi gli occhi. In questo caso, è presente un angolo di deviazione tra i due assi visivi rispetto alla posizione normale.

ETEROFORIE ORIZZONTALI Le eteroforie orizzontali si classificano in: Exoforie, gli occhi tendono a deviare verso l’esterno, fissando un punto più lontano rispetto a quello preso in riferimento.

Esoforie, in questo caso gli occhi tendono a iperconvergere, cioè a volgersi eccessivamente uno verso l’altro, fissando un punto più vicino rispetto a quello preso in considerazione.

COVER TEST Il cover test rappresenta il test più importante per un’indagine della qualità e quantità della visione binoculare.

La strumentazione utilizzata comprende: - 1 PALETTA OCCLUSORIA; -

1 MIRA DI FISSAZIONE.

Il cover test si può eseguire sia da lontano che da vicino, sia per una normale differenza delle condizioni eteroforiche alle due distanze sia, per presenza di visione binoculare ad una distanza e non ad un’altra. Si può eseguire in due modi: Cover test unilaterale

• •

Cover test alternato

COVER TEST UNILATERALE Questo test permette di verificare l'eventuale esistenza di uno strabismo.

Si inizia occludendo un occhio, ad esempio il destro e si osservano due differenti comportamenti nell'occhio sinistro: •

l'OS non fa nessun movimento per fissare la mira, ciò indica che era già correttamente allineato e quindi che non è presente strabismo.

•

l'OS fa un movimento per fissare la mira, ciò indica che prima di coprire l'OD non era allineato. Il movimento può essere: temporo-nasale, quindi l’OS fissa più esternamente per prendere la fissazione oppure naso-temporale in cui l’OS fissa più internamente per prendere la fissazione.

La stessa procedura viene poi ripetuta per l’occhio destro.

COVER TEST ALTERNATO Indaga la presenza di eventuali forie o strabismo latente e si effettua, a differenza del cover test unilaterale, contemporaneamente su entrambi gli occhi. È consigliato praticare il test almeno due volte davanti ad ogni occhio e di osservare la prima volta il comportamento dell’occhio precedentemente coperto e la seconda quello che non era stato occluso, al fine di riuscire a rilevare tutte le possibili anomalie presenti nella funzione binoculare e correggere errori di interpretazione o distrazioni nella fase monoculare.

Si possono verificare alcune condizioni: 1. Togliendo l’occlusore non si nota alcun movimento: ciò vuol dire che si è in presenza di un soggetto ortoforico.

2. Togliendo l’occlusore si nota alternativamente, in ambedue gli occhi precedentemente occlusi, un leggero movimento di recupero della fusione di pari entità, mentre l’occhio fissante non manifesta alcun movimento. Questo movimento consente all’occhio appena scoperto di allinearsi alla mira e di passare dalla posizione eteroforica a quella di fissazione binoculare.

Come per il test precedente, le deviazioni possono essere in due direzioni: -

Exoforica: dall’esterno verso l’interno;

-

Esoforica: dall’interno verso l’esterno.

LENTI OFTALMICHE Le lenti oftalmiche sono costituite da materiale trasparente organico ed inserite su montatura da vista. Vengono utilizzate per correggere difetti e disturbi visivi di vario tipo: miopia, ipermetropia, astigmatismo e presbiopia.

La miopia è un difetto visivo caratterizzato dal formarsi del fuoco davanti alla retina. Esso viene corretto con l’uso di lenti sferiche negative, vengono anche definite divergenti e sono caratterizzate da un maggiore spessore nella parte periferica.

L’ipermetropia è un difetto visivo caratterizzato dal formarsi del fuoco dietro alla retina.

Esso viene corretto con l’uso di lenti sferiche positive, vengono anche definite convergenti e sono caratterizzate da un maggiore spessore al centro.

L’astigmatismo è causata dalla curvatura ineguale di parti differenti della cornea o del cristallino. Rende le immagini confuse perché i punti luminosi non sono messi a fuoco sulla retina come tali, ma come linee (conoide di Sturm).

Esso viene corretto con delle lenti cilindriche che hanno una superficie cilindrica ed una superficie piana e possono essere sia positive che negative.

SF -2.50

CIL -1.50

AX 90

Es. Ricetta di un astigmatismo miopico composto

FRONTIFOCOMETRO

Il frontifocometro è uno strumento indispensabile in campo ottico, si utilizza per misurare il potere di una lente oftalmica ed è costituito da vari componenti: - Un reticolo con goniometro, che serve per valutare gli assi delle lenti; - Un marcatore a tre punti, che serve ad individuare il centro della lente;

- Una mira luminosa, per individuare il potere diottrico della lente. La mira può essere di due tipi: a corona (fissa) o a croce (rotante).

GRAZIE PER L’ATTENZIONE