La Gazzetta febbraio 2013

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MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA COOPERATIVA SOCIALE ITACA ONLUS

DALLA PARTE DEI CITTADINI, SEMPRE L’editoriale del presidente

DIALOGO CON IL MONDO PROFIT Tra opportunità e necessità

FAB DALLE IDEE AI PROGETTI Itaca annuncia i primi 3 progetti ad entrare nel mercato

N°02/2013 www.itaca.coopsoc.it

LAVORO E FAMIGLIA LA CONCILIAZIONE RADDOPPIA 02/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 1


Itaca, un’isola di conciliazione

> Dal 15 marzo 2013 Babysitter on call (a chiamata)

per i bambini e ragazzi dai 3 ai 14 anni

Supporto scolastico ai teenagers per figli adolescenti

Baby parking

per bambini e ragazzi da 4 anni a 15 anni

Info e contatti

sportellosoci@itaca.coopsoc.it 0434 366064

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editoriale di Leo Tomarchio Presidente

DALLA PARTE DEI CITTADINI, SEMPRE Pordenone Il 2012 per la Cooperativa Itaca si è chiuso in maniera positiva, nonostante la crisi strutturale che attanaglia tutta l’Italia. Il nostro fatturato è aumentato di circa il 5%, un incremento, seppur limitato, che ci consente di guardare in maniera un po’più serena ad un futuro dominato dall’incertezza. Anche il dato relativo all’occupazione è in aumento, il che con i tempi che corrono, con il numero delle aziende che chiudono l’attività in aumento, ci lascia ben sperare. La redditività è diminuita ma è rimasta su valori ancora accettabili, ciò ci consente di chiudere l’anno 2012 con un leggero utile, anche grazie allo slittamento dell’applicazione in busta paga delle tranches relative al Contratto collettivo nazionale di lavoro delle Cooperative sociale, sebbene, va sottolineato, ciò sia a discapito dei lavoratori. Il 2012 per noi di Itaca è stato un anno importante, il 29 giugno scorso abbiamo celebrato il nostro Ventennale di fondazione presentando un progetto altrettanto rilevante, nuovo e unico nel suo genere: mi riferisco a FAB. Il Faber Academy Box, il nostro generatore d’impresa sociale, ha avuto un percorso veloce ed entusiasmante, nato su una radice profonda e matura nel tempo e che potrebbe riassumersi con la locuzione “fare cooperazione” e, più nel dettaglio, fare cooperazione sociale. Con FAB abbiamo voluto restituire alla comunità di appartenenza un contenitore capace di creare progetti di sviluppo e di occupazione. Il senso primo di questa azione, per noi - al di là della costruzione di nuove reti e/o del consolidamento di relazioni stabili (a titolo di esempio, cito Università di Trento, Aiccon, Cooperative sociali di Piemonte, Lombardia, Trentino Alto Adige e Veneto) -, è stato intervenire operativamente sul tema urgente del lavoro e dello sviluppo, scommettendo sul sapere, sulle potenzialità e sulle idee di persone che nessuno sa più dove collocare e impiegare, e che necessitano di una rete forte di relazioni e collaborazioni per veder realizzata la propria intuizione e i propri talenti. Per una Cooperativa sociale come Itaca, lanciare un progetto come questo ha significato anche proporre un modello di mondo e di comunità sociale nuovo e coerente con la mutevolezza del contesto economico: inclusivo e aperto a chiunque, basato sull’i-

dea di valorizzazione delle caratteristiche che rendono unico ogni essere umano e mirato ad un effettivo progresso sociale. Nei primi sette mesi di vita FAB ha accolto nel suo primo ciclo 23 idee, ha prodotto la nascita di 6 progetti ricevendo 7 progettisti che, per tre mesi, hanno frequentato la Academy nella ex sede storica di Itaca in via San Francesco a Pordenone, ora sede del generatore d’impresa. Nei giorni scorsi, la selezione finale ha promosso 3 progetti (maggiori dettagli alle pagine 9 e 10 di questo numero di IT La Gazzetta) che, secondo noi, bene rispondono ai requisiti che cerchiamo in un’idea di impresa a forte impatto sociale. E il 15 febbraio si chiudono i termini per la presentazione delle nuove idee per il secondo ciclo di FAB (www.i-fab.it). In Friuli Venezia Giulia il welfare ha ancora avuto una tenuta, la nostra è una Regione che rimane virtuosa sia per il rispetto nella tempistica dei pagamenti, sia per la qualità dei servizi erogati ai cittadini. Ciò nonostante, il panorama a livello nazionale desta oggi non poche preoccupazioni. Per il clima di forte incertezza politica anzitutto, da cui non sappiamo cosa potrà scaturire in termini di nuovi tagli alla spesa pubblica. E non vorremmo dover registrare, per l’ennesima volta, gli ennesimi tagli ai servizi, quanto piuttosto preferiremmo apprendere di tagli agli sprechi. E non vorremmo nemmeno che questa possa diventare la scappatoia più semplice per una privatizzazione selvaggia dei servizi sociali e sanitari. Per quanto ci riguarda, il 2013 sarà un anno di forte attenzione e cautela per il consolidamento dei servizi che già gestiamo nonché per la tutela dei posti di lavoro dei nostri soci e dipendenti. Tutto senza dimenticare la tensione all’innovazione e alla qualità dei servizi che eroghiamo. Continueremo ad impegnarci con coerenza, la razionalizzazione dei servizi va portata avanti attraverso il coinvolgimento di tutti gli attori, attuando una reale co-progettazione con tavoli di lavoro che siano non solo concreti, ma che vedano tutti i protagonisti presenti per dare un reale contributo alla soluzione dei problemi del welfare. Il nostro augurio è che una volta stabilizzata la situazione politica, ci si possa sedere a quei tavoli per lavorare a favore dei cittadini, siano essi beneficiari dei servizi oppure lavoratori. Tale sforzo dovrà essere fatto proprio dal Terzo settore nel suo insieme e dalla Cooperazione sociale in particolare. E’ auspicabile che il nostro comparto si faccia trovare compatto per affrontare la nuova era che si è oramai aperta, quella di una crisi che non è più congiunturale bensì strutturale. Noi Cooperative sociali dobbiamo essere tra gli attori che questo cambiamento lo affronteranno a viso aperto.

02/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 3


Sommario

Primo piano

05∙DIALOGO CON IL MONDO

PROFIT: TRA OPPORTUNITÀ E NECESSITÀ

L’INTERVISTA DEL MESE

IN COPERTINA Immagine di Sabina Capolo

e20

24∙A CASA DEGLI ULTIMI

DELLA FILA

“Anziani, comunità, animazione nelle aree montane” in un convegno ad Amaro

25∙IL DOPOSCUOLA COLORA ERTO

“Mondo colorato” compie 10 anni

07∙CONDIVIDERE LE RESPONSABILITÀ DI ESSERE CITTADINI

26∙LE TANTE FACCE DEL VOLONTARIATO

SPECIALE FAB!

RICERCA E SVILUPPO

Perché l’elaborazione di una Carta dei Principi?

Festa a Casa Charitas di Lamon

09∙FAB DALLE IDEE AI PROGETTI

30∙LE PAROLE DEL SOCIALE: RETE

Attualità

INformazione

Itaca annuncia i primi 3 progetti ad entrare nel mercato

Excursus tra forme e contenuti, significanti e significati

15∙LA CONCILIAZIONE RADDOPPIA

31∙LE RISORSE AGGIUNTIVE 2012-2013

16∙LAVORO? CHI CERCA TROVA

INpersonale

Lavoro e famiglia, due bandi a favore dei soci per il 2013

Due seminari a Prata di Pordenone il 23 febbraio e 8 marzo

17∙FONDO SANITARIO

Una novantina tra borse studio, tirocini, work experience e Sve

33∙PERMESSI STUDIO OLTRE LE 3MILA ORE I lavoratori studenti di Itaca

INTEGRATIVO CESARE POZZO Adesioni entro il 28 febbraio

17∙IL PRESTITO SOCIALE DELLA COOPERATIVA ITACA Perché aderire?

20∙LA LEGGENDA

DELLA STORIA DELLA COOPERAZIONE DE PORDENÒN

4 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

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07∙

25∙


PRIMO PIANO

DIALOGO CON IL MONDO PROFIT: TRA OPPORTUNITÀ E NECESSITÀ Orietta Antonini Pordenone La responsabilità delle imprese sociali implica anche la capacità delle stesse di promuovere reti di collaborazione con imprese profit, legami che diventano essenziali per dare vita e qualificare quelle infrastrutture sociali territoriali, che, in una economia globalizzata, sono sempre più importanti per il successo delle imprese e per la qualità della vita dei cittadini. Dal mondo accademico ci arrivano forti sollecitazioni ad essere inclusivi anche del mondo profit; l’invito è basato su teorie che vedono non solo una opportuna convivenza dei due modelli vincolati l’uno all’altro, ma un progressivo avvicinamento finanche ad una compenetrazione

tra mondo profit e non profit da cui dipenderebbe anche la conformazione di un nuovo modello di welfare, forse non ideale ma sostenibile. Le aree gravitazionali che dovrebbero essere di reciproca utilità sono tante, toccano gli aspetti organizzativi, la gestione economico-patrimoniale, la responsabilità sociale. Ho alcune perplessità, sul merito soprattutto, perché sul metodo ancora non si è studiato molto e per tale ragione provo in queste righe ad oggettivare la questione, con la limitata capacità di analisi che deriva dalla mia esperienza e dal mio osservatorio. Ovviamente queste considerazioni, nella loro genericità, prescindono dalle ricchezze e diversità sia del mondo profit che di quello non profit, come dal fatto che conosco bravi imprenditori e cattivi cooperatori. E’ comprensibile che, dopo ciò che è successo negli ultimi anni, il mondo capitalistico si stia interrogando sulla necessità di inse-

rire tra gli elementi chiave del ‘business’ la sostenibilità ambientale, la responsabilità sociale, il legame con il territorio. Pertanto il modello cooperativo può essere un esempio e quindi un modello di sviluppo a cui ispirarsi, perché per noi tali fondamenti sono, contemporaneamente, strumenti, obiettivi e rendicontazione del nostro ‘business’, e sono concetti non secondari: agiamo responsabilmente e socialmente non per produrre profitto, ma sostenibilità e legami. Mi convince - A questo confronto mi presterei volentieri, anche a costo di scoprire alcuni difetti che – ci dicono spesso – riguardano l’autoreferenzialità. Cooperativa e cooperazione sono prima di tutto valori, partecipazione democratica (una testa un voto), intergenerazionalità (divieto di distribuzione degli utili), interesse verso la comunità (sviluppo sostenibile), … ma basta questo per essere meglio di una impresa pro02/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 5


PRIMO PIANO fit? Probabilmente no, ma io sono una cooperatrice, consapevole e compiaciuta, perciò talmente autoreferenziale che considero tali valori punti di partenza, soprattutto in alcuni mercati come quello sociale e sanitario. Detto questo, sono assolutamente disposta a migliorare, ad oggettivare la nostra produzione valoriale, ad acquisire nuovi e più appropriati strumenti rendicontativi e comunicativi che possano restituire una maggiore riconoscibilità e legittimazione ad un modello che non ha aspettato la crisi mondiale per coniugare l’umanità allo sviluppo. C’è effettivamente il rischio di un appiattimento degli strumenti rendicontativi, soprattutto per la smania che tutti abbiamo di trovare indicatori confrontabili e misurabili, c’è il pericolo derivante dall’utilizzo strumentale dei bilanci sociali (che le cooperative sociali conoscono bene); ma il timore che il mondo profit si possa appropriare delle nostre finalità, solo con linguaggi costruiti a tavolino da esperte agenzie di marketing, non può essere evitato sottraendosi al dialogo, ma al contrario, sottoponendosi severamente al confronto. Non mi convince - Non sono disposta a fare lo sforzo di dare a tutto una dimensione reddituale. L’obbligo a mantenere fede ad alcuni principi, la tensione verso una reputazione organizzativa basata sul rispetto (delle persone, delle regole), la tensione a costruire e mantenere relazioni di fiducia con la propria comunità di riferimento, restituisce un vantaggio competitivo soprattutto se lo si sa comunicare. Ma deve sempre accadere? E in che misura? E qual è il tempo giusto per riscuotere questo vantaggio? Una società statunitense è stata convinta dal Dipartimento dell’Agricoltura a togliere le merendine dai distributori presso le scuole con questa teoria: siccome un bambino su tre diventa obeso, questi smetterà molto presto di mangiare le merendine (perché si ammala, si mette a dieta, …), diversamente dagli altri due che invece hanno tutta la vita per essere consumatori. Fatti due conti, l’azienda si è convinta che era conveniente e, ottenuto tale consenso, il Dipartimento ha formulato una proposta di legge. Non mi piace, non è giusto mettere un pezzo di salute pubblica in mano ad un’azienda che vende le merendine, e non mi convince neanche che lo sforzo fatto in questo caso è ripagato da una nuova sensibilità aziendale (che forse avrei colto se quella stessa azienda avesse iniziato a produrre le merendine più sane). La responsabilità sociale deve essere una premessa, non una promessa di profitto futuro. 6 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

Se il capitalismo si fosse sviluppato con il volto umano voluto da Adriano Olivetti, che intese la fabbrica come il centro di sviluppo della comunità, forse oggi tra cooperazione e profit non ci sarebbe tutta questa distanza. Ma proprio il declino del welfare pubblico sta facendo tornare attuali modelli di responsabilizzazione delle imprese profit, che non solo si interrogano sull’efficacia del welfare aziendale o comunitario, ma hanno anche iniziato ad attivarlo. Mi convince - Nonostante il welfare aziendale porti con sé la minaccia di escludere (chi non ha un lavoro) anziché offrire opportunità, non posso ignorare che la nostra è una cooperativa che pratica da sempre la mutualità interna. Poter intervenire con prestazioni (ad esempio, con i servizi di conciliazione) rivolte non solo alle nostre socie e soci ma anche ai dipendenti di un’azienda, per noi sarebbe una imperdibile occasione di sviluppo, di costruzione di collaborazioni, di reciproche e proficue contaminazioni. Ignorare questa tendenza, come l’esistenza di un mercato privato - minacciano gli studiosi (ed è credibile) - favorirà la proliferazione del capitalismo spinto anche nei servizi sociali e sanitari (se non lo facciamo noi arriveranno a farlo le multinazionali). Non mi convince – Richiamo le righe precedenti sulla responsabilità sociale, quando forma e sostanza non coincidono e soprattutto non restituiscono trasparenza e prospettive di sviluppo comunitario. Non solo questi interventi devono essere integrativi (e non sostitutivi) di quelli pubblici, ma anche attrarre il profit per finanziare il welfare è azzardato e pericoloso, perché si rischia di provincializzarlo e i territori più poveri, meno industrializzati, lo diventerebbero ancora di più. In ogni caso non è che mi faccia molte illusioni, perché non è che il mondo profit sia meno in crisi rispetto a tutto il resto, anzi la crisi prima è arrivata lì e il resto è stata una delle conseguenze (in aggiunta alla cattivissima politica). Sono molti anni, a cui si aggiungono gli esasperanti ultimi mesi, che l’attenzione alla dimensione economico patrimoniale e finanziaria è tra i nostri principali pensieri, al pari delle preoccupazioni sulla capacità di svilupparsi, innovarsi, anche nelle pratiche di dialogo con la comunità. Tensioni che hanno prodotto anche l’avvicinamento di alcune cooperative a modelli organizzativi più formali (tipici del mondo profit) rispetto al governo dei processi decisionali

e che potrebbero consentire maggiori efficienze gestionali ed economiche. Mi convince - C’è sempre da imparare: la contaminazione con il mondo profit potrebbe produrre vantaggi economici e organizzativi e, nel nostro caso, anche un più efficace modello di partecipazione di tutti i soggetti coinvolti in processi molto articolati, come quelli che riguardano le politiche sociali. Non temo (sono autoreferenziale) che l’adozione di sistemi gestionali propri del capitalismo possano farci scambiare il profitto economico (che per noi è in mezzo) per ottenere risultati sociali. Non mi convince – La mia obiezione in questo caso non è di sostanza ma di peso. Il mondo profit, al pari di quello cooperativo (se non di più), è fatto prevalentemente di piccola e media impresa che forse è anche più indietro di noi cooperative riguardo ai sistemi di rete, ai modelli gestionali e rendicontativi, all’innovazione. Sicuramente è più in difficoltà rispetto agli indici di sviluppo, mentre il modello cooperativo, finora, rispetto alla crisi ha evidenziato maggiori indici di tenuta. Insomma, con un pochino di scetticismo sono pronta al dialogo, ma il mondo profit è pronto al dialogo? Un confronto parte dal presupposto che ci sia un obiettivo comune, che non può essere solo quello di scambiarci le reciproche competenze, le cosiddette buone prassi, ma voler coniugare il profitto (o, più elegantemente, la sostenibilità economica) alla sostenibilità sociale, indipendentemente dal fatto che il profit manterrà il focus sul primo e noi sul secondo.


l'INTERVISTA del mese

CONDIVIDERE LE RESPONSABILITÀ DI ESSERE CITTADINI Perché l’elaborazione di una Carta dei Principi?

Tolmezzo Nel clima di crisi globale stanno venendo alla ribalta questioni come l’impoverimento non solo economico e le crescenti disuguaglianze, ma anche il risentimento, che sembra diventato costume nazionale. E’ un conflitto per molti versi nuovo, “orizzontale” dei poveri, ma sopratutto impoveriti contro altri poveri, “più poveri” alla ricerca di un qualche risarcimento facile che compensi l'ansia da declassamento. Disuguaglianze sempre più marcate, la crisi economica e sociale, le conflittualità interne connesse all’accettazione o meno delle diversità, le paure dei cittadini che sentono incrinarsi le loro certezze e presunte sicurezze sono solo alcuni dei temi che ci accompagnano. Dobbiamo tornare ad occuparci del “bene comune” che - come sottolinea don Gallo - “è l’unica strada per crescere in cui qualunque cittadino è soprattutto persona, cioè soggetto di diritto, diritto a partecipare per il bene comune. Basta leggere gli articoli 2 e 3 della Costituzione: legalità più solidarietà danno come risultato più giustizia. Il bene comune ha le sue fondamenta nella giustizia e nella solidarietà, che devono essere liberatrici”. Partendo da queste premesse, l’Ordine degli assistenti sociali del Friuli Venezia Giulia ha accolto l’invito a collaborare con la Rete dei Diritti di Cittadinanza del Fvg e altre rappresentanze della società civile per predisporre una Carta dei principi, al fine di condividere le responsabilità di essere cittadini/e e di partecipare al “bene comune” per rendere effettivi ed esigibili i principi presenti nella nostra Carta costituzionale. Non principi nuovi ma sono concetti che vanno ribaditi, costruiti e tutelati: si deve mettere al centro la persona e la sua dignità. A tal fine abbiamo incontrato Miriam Totis, presidente dell’Ordine regionale degli assistenti sociali, e le abbiamo posto alcune domande. 02/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 7


l'INTERVISTA del mese

E’ possibile governare in una situazione di crisi mantenendo una buona visione delle politiche del welfare? La crisi economica non può avvallare il pensiero che non ci possiamo più permettere uno Stato sociale: non è irrilevante porsi la domanda ‘a quale modello ci stiamo ispirando?’. E’ importante avere una visione di prospettiva delle politiche sociali, possibilmente integrate tra loro per rispondere alla pluralità dei vecchi e nuovi bisogni da fronteggiare. La non definizione dei Livelli Essenziali delle Prestazioni e dei Servizi, in modo flessibile e dinamico, favorisce il rischio di sostituire progressivamente le politiche sociali con la beneficenza, come ventilato dal disegno di legge delega sulla riforma fiscale e assistenziale approvato dal Consiglio dei Ministri nel giugno 2011: un intervento pubblico che rischia di essere circoscritto alle sole situazioni estreme e, comunque, solo ove risultasse insufficiente la solidarietà privata. Attenzione, quindi, a non lavorare per i soli “bisognosi” né per semplificare e rendere troppo leggero il nostro welfare: la complessità delle situazioni e la precarietà della nostra società richiedono un’acuta consapevolezza e l’assunzione di responsabilità da parte di tutti. E’ importante avere una visione delle politiche sociali, spesso, ancora oggi, troppo frammentate ed eccessivamente imbrigliate in particolarismi di settore: la realtà è complessa, non possiamo continuare ad agire per settorialismi perché si rischia di non vedere le conseguenze sull’intero sistema e, alle volte, inconsapevolmente, di produrre anche degli sprechi.

I principi che avete declinato con chi li condividerete e a chi spetterà dare una risposta? La "Carta di principi e punti universali per un welfare regionale accogliente” è stata condivisa in diverse occasioni pubbliche, proprio perché riteniamo sia importante condividere la responsabilità di un welfare migliore, dove il processo inclusivo riguarda tutte le persone che abitano una comunità e che vi si trovano per nascita o per residenza o per scelta. Non dobbiamo dimenticare che la fragilità, nei suoi diversi aspetti (mancanza di salute, precarietà economica e lavorativa, difficoltà nelle relazioni familiari) colpisce indifferentemente, e indipendentemente da quanti anni siamo in questa regione o dal colore delle nostra pelle o da quale tipo di famiglia siamo. La Carta, proposta da Rete Diritti di Cittadinanza Fvg, Ordine regionale Assistenti Sociali Fvg e da esponenti sindacali regionali, è stata condivisa dall’Assemblea sul welfare regionale svoltasi il 22 giugno 2012 al Centro di accoglienza E. Balducci di Zugliano per raccogliere le prime adesioni e osservazioni, e il 29 novembre per una prima presentazione anche alle forze politiche. Nel frattempo si stanno raccogliendo le adesioni on line dei cittadini/e e delle forze sociali che intendono sottoscrivere i principi della Carta / www.centrobalducci.org) Ci stiamo preparando per un ulteriore incontro con i futuri candidati alla presidenza della Regione Fvg per porre alla loro attenzione i temi trattati e per capire quali sono i loro intendimenti e le loro proposte in tema di welfare.

Quali sono le maggiori aree di sofferenza per le famiglie del Friuli Venezia Giulia? Crisi economica, sociale e valoriale hanno di fatto acuito molte problematiche all’interno delle famiglie. Si sono affacciate ai servizi sociali persone con nuove fragilità: la crisi occupazionale, la questione giovanile, la precarietà economica, abitativa e la conseguente precarietà sociale mettono a dura prova non solo la quotidianità ma anche la solidità delle relazioni. I cittadini - scopertisi vulnerabili - desiderano porre rimedio alla sensazione di essere spinti fuori dai contesti produttivi, scolastici e familiari. La vulnerabilità del quotidiano e l’aumento delle solitudini sono le nuove frontiere da affrontare. Si potrebbe pensare che di fronte a questa complessità e a questa crisi, parafrasando un famoso film di Massimo Troisi, “Non ci resta che piangere”, eppure è anche vero che molte persone sono convinte che un cambiamento sia possibile solo riscoprendo la forza dell’agire insieme per un bene comune. La Carta di principi e punti universali per un welfare regionale accogliente si muove proprio in questo senso: una forma rinnovata di partecipazione e di democrazia per prendere coscienza della nostra reciproca interdipendenza nel rispetto delle diversità e delle proprie responsabilità.

Enrichetta Zamò

Vuoi contribuire a IT La Gazzetta di Itaca? Invia il tuo articolo, meglio se corredato da immagini in allegato jpg, a: f.dellapietra@itaca.coopsoc.it oppure al fax 0434 253266. Per informazioni ed eventuali proroghe chiama il 348 8721497. Il termine ultimo per il numero di febbraio è LUNEDì 25 FEBBRAIO ORE 12. Ricordo a tutti/e che le immagini a corredo dei vostri articoli NON vanno impaginate all’interno del file word, ma devono essere inviate in allegato jpg (via mail) o consegnate a mano.

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Speciale FAB!

FAB DALLE IDEE AI PROGETTI

Itaca annuncia i primi 3 progetti ad entrare nel mercato Pordenone Il “Parco naturale sinergico”, lo “Scambio intelligente” e “Open land” sono i 3 progetti che hanno superato l’ultima fase di selezione di FAB, il generatore d’impresa sociale lanciato lo scorso 29 giugno a Pordenone dalla Cooperativa sociale Itaca in occasione delle celebrazioni per il proprio Ventennale di fondazione. Lo annuncia il presidente Leo Tomarchio, rendendo noti i primi dettagli sui progetti che da oggi entrano di fatto nella fase calda di creazione di impresa. Una citazione a parte merita il progetto “Recyclab” che, pur non accedendo alla seconda fase di FAB, ha trovato nuovi e importanti compagni di viaggio in una delle maggiori Cooperative sociali di tipo B del territorio. “Delle 6 idee che avevano superato il primo esame di settembre e frequentato la Village Academy (da cui i progettisti sono usciti con una strutturazione dell’idea di impresa, sia in termini di impatto economico ma anche di impatto sociale), abbiamo scelto le 3 che, secondo noi, rispondono meglio ai requisiti che cerchiamo in un’idea di impresa a forte impatto sociale”. Di seguito una breve descrizione dei progetti e delle persone da cui nascono.

IL PARCO NATURALE SINERGICO

Il progetto del Parco Naturale Sinergico, decisamente ambizioso, è destinato ad occupare un’area di circa 50 ettari nella zona a nord della provincia di Udine (precisamente nel comune di Trasaghis) e punta all’integrazione fra più dimensioni: agricola, didattica, di

valorizzazione del territorio, sociale. Il piano d’impresa prevede la produzione di humus, orticole, alboreti e allevamento di ovini. Nella medesima area verranno proposti percorsi di fattoria didattica per valorizzare i magredi. Il modello organizzativo previsto è quello della Cooperativa sociale di inserimento lavorativo (tipo B). Inserendosi in un’area a vocazione turistica nelle immediate adiacenze del lago dei Tre Comuni, si prevedono punti vendita diretti in un’ottica di rete sul territorio. I FABER La squadra che sta lavorando allo sviluppo dell’idea è formata da quattro amici dal carattere forte e determinato che mettono in

comune esperienze di studio e professionali nei settori agrario, turistico e didattico: Julia Mamolo, Jessica Martinuzzi, Giulio Micelli, Giovanni Stefanutti. Julia è Tecnico Turistico, specializzata in gestione di strutture di ospitalità. Nel 2004, spinta dalla passione per le piante officinali e le pratiche naturali, ha deciso di frequentare un corso per giovani imprenditori agricoli con l’obiettivo di poter un giorno aprire un’impresa. È la guerriera che dà la forza propulsiva al gruppo. Jessica è Perito Turistico. Cresciuta in campagna, è sempre stata affascinata e incuriosita dall’equilibrio e dalla bellezza della natura. Accompagnatrice di gruppi di bimbi e adulti 02/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 9


Speciale FAB! alla Casa delle Farfalle di Bordano, ha collaborato alla realizzazione e gestione di attività didattiche e laboratoriali in fattoria didattica e sociale. È appassionata di temi ambientali e vuole trasmettere ai bimbi l’amore e il rispetto per la natura e la consapevolezza delle infinite possibilità d’interagire, scoprire e giocare con l’ambiente. La sua schiettezza è diventata proverbiale in FAB. Giulio, il visionario del gruppo, ha una ventennale esperienza in agricoltura biologica (in particolare in allevamento di cavalli, bovini e suini). Appassionato e praticante di discipline olistiche che lo hanno aiutato negli anni a convivere con la sua disabilità fisica, porterà all’interno del Parco la sua esperienza in questo settore, come in quello dell’artigianato e della lavorazione del cuoio. Giovanni è un Perito Agrario, insegnante di materie tecnico-scientifiche agrarie in pensione. Specialista tecnico laboratoriale, ha maturato numerose esperienze nel campo della didattica agro-ambientale. Attualmente, è Presidente dell’Associazione Auser Volontariato “Ecologia” di Bordano, affidataria del Parco Botanico di Interneppo. Porta nella squadra la sua lunga esperienza, ma anche l’entusiasmo di chi ha ancora voglia di costruire qualcosa per il futuro.

LO SCAMBIO INTELLIGENTE

Si tratta di un sito web dedicato allo scambio di beni e competenze con un occhio particolare al terzo settore che nasce per mettere in comune le risorse connettendo, attraverso la rete, i privati e il mondo del non profit, le aziende e le istituzioni pubbliche. Obiettivo è scambiare, gratuitamente e per un tempo determinato, risorse materiali e risorse umane (prestazioni, consulenze, ecc. verranno valutate con dei crediti a seconda del valore commerciale), favorendo il welfare di comunità, con la possibilità di dar vita a progetti inediti che portino a migliorare i servizi. 10 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

LA FABER Federica Morsanuto ha 34 anni, è sposata e mamma di due bambini. Si è sempre occupata del settore non profit, sia per lavoro che a titolo di volontariato. Crede che, per essere davvero efficaci, le grandi idee e i grandi cambiamenti partano dalle persone ma debbano contagiare anche la vita pubblica. La sua ambizione è creare una rete tra le persone, le aziende, il pubblico e il privato sociale, per ottimizzare l’utilizzo delle risorse a vantaggio della comunità: condividere per risparmiare e liberare denaro per investirlo in modo intelligente.

OPEN LAND

Infine, una citazione a parte merita il progetto RECYCLAB (presentato a FAB da Ingrid Prestopino e Dante Fantinel). Pur non accedendo alla seconda fase di FAB, ma grazie alla rete di collaborazioni e scambi che questo ha saputo creare all’interno della comunità, il progetto di riciclo - che unisce la pratica del riuso alla “rinascita” degli oggetti anche in chiave artistica - ha trovato nuovi e importanti compagni di viaggio in una delle maggiori Cooperative sociali di tipo B del territorio. “Desideriamo ringraziare – conclude Christian Gretter, coordinatore di FAB - gli altri partecipanti che non hanno superato questo secondo sbarramento. Il lavoro, la passione e l’impegno che hanno regalato alla Academy ci aiuteranno a lavorare meglio: a loro facciamo un grande in bocca al lupo con l’augurio di riuscire a realizzare i propri sogni”. Restano intanto aperti sino al 15 febbraio i termini per presentare le idee d’impresa in vista del secondo ciclo di FAB. Info e contatti www.i-fab.it.

Open Land è una scuola dell’infanzia bilingue (Italiano e Inglese) che nasce per favorire il bilinguismo come struttura neurolinguistica, in virtù dei molteplici vantaggi cognitivi che questo comporta. Usare l’apprendimento dell’inglese in età prescolare, come parte integrante di un percorso volto ad educare alla multiculturalità, può garantire la crescita di ogni bambino nella curiosità, educandolo attraverso il gioco alla responsabilità e al rispetto. Tra gli obiettivi, anche la promozione della ricerca e formazione in ambito pedagogico, attraverso la creazione di reti con enti, fondazioni e altre scuole di eccellenza. LA FABER Tiziana Perin è una persona estremamente curiosa, ottimista e dinamica. Tutte caratteristiche che l’hanno spinta a viaggiare moltissimo, per studio, diletto e lavoro. Dopo la Laurea in Scienze della Comunicazione, si è dedicata alla cooperazione per lo sviluppo, lavorando a Madrid, in Nicaragua, Cile, Tanzania e Mozambico. Al suo rientro ha deciso di realizzare un progetto puntando sulle competenze acquisite in queste esperienze.

FAB è un progetto della Cooperativa Itaca che gode della collaborazione di Dof Consulting e del supporto di diversi partner, fra cui l’Università degli Studi di Trento nella persona del prof. Luca Fazzi, di Aiccon (Associazione Italiana per la promozione della Cultura della Cooperazione e del Nonprofit) nella persona del suo direttore Paolo Venturi, DMav. Dalla maschera al volto – Social Art Ensemble, Provincia di Pordenone e Comune di Pordenone. Tra i partner recentemente si è aggiunta la Fondazione Crup che finanzierà sei borse di studio per l’intera durata del progetto. Un intervento prezioso quello della Fondazione, che farà in modo che i progetti possano concretizzarsi in impresa e/o rami d'impresa.


Speciale FAB!

GLI STAKEHOLDERS INCONTRANO FAB Anteprima a Pordenone per i progetti della prima chiamata Pordenone FAB avvia un confronto con gli stakeholder del territorio per indagare l’interesse, la reale fattibilità e la sostenibilità dei progetti, e quindi aprire a possibili azioni di sostegno, accompagnamento e promozione. Questi gli obiettivi dell’incontro organizzato dalla Cooperativa sociale Itaca lo scorso 17 gennaio, nella sede di PnBox a Pordenone. “E’ stato un passaggio funzionale all’ultima fase di questo primo ciclo – ha spiegato il presidente di Itaca, Leo Tomarchio –. Una volta terminata l’ultima selezione (che si è chiusa a fine gennaio, ndr), il passo successivo per i progetti sarà quello dell’ingresso sul mercato”. La sfida lanciata da FAB “trova nell’intera comunità e nei suoi rappresentanti la sua possibile forza di concretizzazione – ha aggiunto – ed è per questo che ri-

teniamo fondamentale la partecipazione attiva degli stakeholder in un momento centrale di prima verifica dei risultati e di consolidamento del progetto stesso”. Un meeting a invito e riservato unicamente a un pubblico qualificato, composto da stakeholder e leader di comunità, che sono venuti ad ascoltare dalla viva voce dei Faber i dettagli sui sei progetti che hanno terminato la prima Academy del Faber Academy Box. Vasta e qualificata la platea dei leader di comunità, stakeholder istituzionali e non presenti, tra i quali la delegazione del Comune di Pordenone con il sindaco Claudio Pedrotti, per la Provincia di Pordenone il presidente Alessandro Ciriani; il presidente di Legacoopsociali Fvg, Gianluigi Bettoli; e ancora i vertici di Cooperativa sociale Arcobaleno di Gorizia, Coop Noncello di Roveredo in Piano, Consor02/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 11


Speciale FAB!

zio Cosm di Udine, Acquedotto Basso Livenza, Friulovest Banca, Unicredit, Bcc Pordenonese, Azienda sanitaria n.6 Friuli Occidentale, Area Welfare Fvg, Friuli Innovazione, Provincia di Gorizia, Interattiva di Spilimbergo, Polo Tecnologico di Pordenone. Nelle scorse settimane si è conclusa la fase della Village Academy: “i primi progetti entrati in FAB (perlomeno nella sua prima fase, che è quella di Academy), tutti con un possibile impatto sociale sul benessere della comunità territoriale – ha evidenziato Christian Gretter, coordinatore del Faber Academy Box –, sono stati perfezionati dopo un’attenta analisi e hanno poi affrontato la selezione finale”. Era quindi giusto e naturale dare la parola a quelli che sono stati i veri protagonisti di questa esperienza, cioè i Faber, che hanno avuto la possibilità di presentare in anteprima al parterre 12 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

degli stakeholder i loro progetti, avvalendosi anche dei video appositamente realizzati all’interno del percorso di Academy. Federica Morsanuto ha presentato “Scambio intelligente”, spazio digitale dedicato allo scambio di beni e competenze con un occhio particolare al terzo settore; Ingrid Prestopino e Dante Fantinel si sono inventati un modo nuovo di gestire il riciclo in chiave artistica con “RecycLab”; Julia Mamolo e Jessica Martinuzzi hanno raccontato il “Parco rurale sinergico” che (insieme a un gruppo più ampio di amici) vogliono creare in provincia di Udine; Gianna Vigorito ha proposto con “CatchIdeas: Crowdfounding Fvg” una piattaforma di crowdfunding dedicata in modo specifico alle idee progettuali del Friuli Venezia Giulia; Elisa Delli Zotti e Federica Vaglio hanno fatto una panoramica su “Postreet”, piattaforma geo-

referenziata e bottom-up per una cittadinanza più partecipata; infine, Tiziana Perin ha riportati l’attenzione dei presenti al bisogno di insegnare l’inglese alle nuove generazioni con la scuola bilingue per l’infanzia “Open Land”. Resta fissato al 15 febbraio il termine ultimo per le selezioni relative alla nuova “chiamata” di FAB. Info e contatti: www.i-fab.it.


Speciale FAB!

COSA POSSIAMO COSTRUIRE ASSIEME Università di Trento e Rete del Nord, FAB espande le relazioni Pordenone FAB prosegue nel suo lavoro di costruzione di relazioni e la ragnatela, piano piano, si espande. Il primo febbraio abbiamo ospitato l’incontro per la costruenda "Rete del Nord" con diverse realtà provenienti da Piemonte, Lombardia, Veneto e Trentino Alto Adige. “Cosa possiamo costruire assieme?”. La domanda è stata il comune denominatore che ha unito tutti i partecipanti, innovazione sociale la parola d'ordine del meeting che ha riunito diverse realtà, non solo della cooperazione, provenienti da esperienze diverse, non solo per collocazione geografica. Scambio di buone pratiche, evoluzione dei servizi, affrancamento dal settore pubblico, professionalità, risposte diverse ai bisogni emergenti attraverso offerte differenti, nuovi

network per una costruzione sociale dei margini di alleanza con il territorio, cooperative come elemento di continuità. Questi ed altri i nodi affrontati nell'ottica di sviluppi futuri che condivideremo tutti assieme e che siamo convinti potranno portare buoni frutti. Costruire una rete per pensare e scambiarci idee, possibilità progettuali e di sviluppo, una rete per confrontarci sulle modalità di attuare i nostri servizi. Questa è stata la filosofia di fondo dell'incontro, all'interno del quale abbiamo iniziato ad affrontare temi comuni su basi reciproche. Oltre a Itaca e FAB erano presenti The Hub Rovereto, Informest Fvg, Coop Tartavolante, Libera Compagnia Arti e mestieri, Coop Caleidoscopio e Coop sociale Azalea. Una giornata importante e densa di contenuti, di scenari, dialoghi d'impresa sociale e possibili piste di lavoro è stata anche quella del 24

gennaio nel corso della quale, prima in FAB e poi in Itaca, abbiamo incontrato una folta delegazione di studenti dell'Università di Trento. Tredici infatti gli stagisti provenienti dal post corso di Laurea Magistrale in metodologia, organizzazione e valutazione dei servizi sociali presso la Facoltà di Sociologia dell’Università di Trento, che con il suo Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale, è partner scientifico di FAB nella persona del prof. Luca Fazzi. Il ruolo dell’assistente sociale oggi e la comunità, perché un'impresa sociale come Itaca ha creato un acceleratore d'impresa, come funziona in concreto FAB sono stati i temi principali che abbiamo condiviso con gli amici di Trento nel corso della mattinata, proseguita con il brainstorming su aspettative, lavoro di comunità e indicatori, ma anche con domande generatrici e match con i leader di comunità 02/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 13


Speciale FAB! su lavoro quotidiano, criteri in entrata e indicatori di selezione in entrata/uscita di FAB. La mattinata l'abbiamo conclusa ascoltando le impressioni degli studenti di Trento (provenienti in realtà un po' da tutta Italia), condividendo con loro come si colloca FAB nel mondo dei servizi e qual è il ruolo dell'assistente sociale oggi in un'Italia in cui il welfare sta continuando a subire tagli ai servizi, come si colloca FAB all’interno di una comunità locale in un'ottica di partnership di comunità, come sviluppare una griglia per rilevare i bisogni delle persone che costituiscono la comunità. L’incontro si è concluso nella sede di Itaca, dove gli studenti nel pomeriggio hanno attivamente partecipato allo scambio con le aree produttive della nostra Cooperativa, Anziani domiciliare, Anziani residenziale, Disabilità, Minori, Salute mentale. Una giornata importante quella passata con gli studenti dell'Università di Trento, che ci permette di guardare al futuro con ottimismo e rinnovata energia. A seguire i feedback che alcuni di loro ci hanno inviato nei giorni successivi.

Innanzitutto grazie mille per l'accoglienza che ci avete riservato, è stato bello e inaspettato trovare così tante persone che ci hanno dedicato una giornata del loro tempo per raccontarci il loro lavoro. Mi piace conoscere nuove realtà, soprattutto quelle come la vostra così innovative e vivaci, perché aiutano ad aprire la mente e a capire che non esistono solo le vie "tradizionali" di lavorare, ma che se le persone ci credono si riesce e si possono cambiare le cose. Questa visita a Pordenone mi ha lasciato un senso di freschezza e di speranza e la voglia di investire di più sulle relazioni informali, anche nelle attività che seguo nell'associazione di cui faccio parte. Anita E’ stata un esperienza bellissima, che mi ha dato speranza sul fatto che esistono ancora operatori motivati e capaci di mettere del loro, e fare delle loro idee innovazione e possibilità. Problema, svantaggio e deficit diventano possibilità, opportunità e competenza. Sara Volevo ringraziarvi per questa bella giornata trascorsa insieme, non solo per il tempo che ci avete dedicato, ma anche per l'entusiasmo che ci avete trasmesso. Penso di poter parlare a nome di tutti dicendo che abbiamo apprezzato molto. Il mio feedback per voi di Fab è che 14 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

innovare è indispensabile, ma non significa seguire il trend generale, è un continuo mettersi in gioco nel proprio contesto per creare qualcosa di nuovo a partire dal Genius loci (citando l’esempio del progetto seguito da Itaca e illustrato ai ragazzi, ndr). Innovare è percorrere strade nuove in maniera intelligente e con i piedi per terra. Creare un incubatore di impresa che possa essere sostenibile è innovativo. Credo anche che sia importante avere una certa base economica, perché un’idea geniale purtroppo spesso non basta per creare un’impresa sociale sostenibile. Ulrike

Ciao amici di Itaca, volevo ringraziarvi personalmente per l'opportunità che avete offerto a noi studenti dell'Università di Trento di vedere la vostra realtà. Voglio ringraziarvi soprattutto per il tempo prezioso che ci avete dedicato e credo che siate riusciti, dal mio punto di vista, a comunicare il messaggio più importante, ovvero "si può fare". Piero Christian Gretter e Fabio Della Pietra


ATTUALITà

LA CONCILIAZIONE RADDOPPIA

Lavoro e famiglia, due bandi a favore dei soci per il 2013 il più efficiente ed efficace possibile nell’eventualità avessimo ottenuto i finanziamenti del progetto, e quindi da poterlo organizzare come descritto sopra. L’organizzazione è risultata efficace in occasione dei percorsi formativi sperimentati a Tolmezzo, diversi lavoratori avevano la necessità di affidare i propri figli alle cure di altre persone durante la partecipazione alle lezioni; mentre è risultata un’attività scarsamente appetibile se organizzata in sedi territoriali non centrali e qualora aperta per poche ore al giorno. Terremo presenti queste informazioni nell’organizzazione del servizio che partirà a marzo, ferme restando le caratteristiche descritte nel progetto.

Pordenone In almeno due occasioni, un convegno organizzato dalla Federazione trentina della Cooperazione ed un percorso formativo organizzato dall’Agenzia regionale del lavoro del Friuli Venezia Giulia, siamo stati contattati per portare la nostra esperienza nell’ambito delle pari opportunità e dei servizi di conciliazione, quali promotori di attività da cui prendere spunto per attivare servizi analoghi nelle realtà lavorative dei partecipanti. Un riconoscimento, da parte di soggetti esterni, che ci rende consapevoli del valore delle attività che portiamo avanti, aumentato dalla consapevolezza di quanto poche siano le realtà nel mondo produttivo e dei servizi che agiscono concretamente per favorire, nella vita dei propri lavoratori, la convivenza della sfera familiare con quella lavorativa. Forti di ciò, ripartiamo nel 2013 con due bandi in uscita: quello relativo alle nuove azioni, per il quale abbiamo ottenuto dal Dipartimento per le politiche della famiglia del Ministero i finanziamenti a valere sulla legge 53 del 2000, e quello relativo ai servizi a favore dei soci che proponiamo ormai per il terzo anno consecutivo. Il progetto “Itaca, un’isola di conciliazione” è frutto del lavoro di diversi soggetti della Cooperativa, che hanno messo assieme le loro idee con lo scopo di creare dei servizi di nostra gestione, ispirati alla politica e ai valori di Itaca, permettendoci così di aumentare il monte ore dei colleghi, in particolare, data la tipologia di servizi, educatori dell’area Minori. L’ottica con la quale abbiamo progettato gli interventi è territoriale, convinti che non fosse sufficiente per una realtà come la nostra, diffusa su ben tre regioni, realizzare singoli servizi a sé stanti, bensì costruire una rete che potesse essere funzionale all’intero sistema Itaca e a tutti i soci e i lavoratori. L’altra prospettiva è stata di pensare a servizi che potessero continuare, una volta concluso il progetto (che dura 18 mesi), anche con la compartecipazione di coloro che ne hanno usufruito, e che potessero costituire delle formule replicabili per altri soggetti, in particolare le Cooperative.

Il progetto è ambizioso e sperimentale, il 15 marzo muoveremo i primi passi, i servizi che proponiamo ai soci sono: Babysitter on call (a chiamata) per i bambini e ragazzi dai 3 ai 14 anni, da attivare con almeno un giorno di anticipo, in caso di malattia che li costringa a rimanere a casa. Si tratta anche qui di pacchetti di 8 ore, attivabili su richiesta. Supporto scolastico ai teenagers per figli adolescenti, da attivare in 6 sedi territoriali per 3 ore pomeridiane nei giorni feriali. Anche questo è uno spazio presso il quale possono trovarsi i ragazzi ed essere affiancati da alcuni educatori nello svolgimento dei compiti. Baby parking per bambini e ragazzi da 4 anni a 15 anni, attivabile in 5 sedi territoriali, per giornate di 8 ore. Abbiamo deciso di renderli operativi nei periodi in cui le scuole sono chiuse e diventa difficile per i genitori, e a volte oneroso, trovare persone affidabili e competenti cui lasciare i propri figli. I periodi ipotizzati sono: le settimane che vanno dalla chiusura delle scuole all’apertura dei centri estivi e, viceversa, dalla fine dei centri estivi all’apertura delle scuole, inoltre i giorni delle vacanze di Natale e di Pasqua.

Prosegue infine il finanziamento dei servizi di conciliazione per i soci con fondi della Cooperativa: il Consiglio di amministrazione ha infatti stanziato, nella seduta del 31 gennaio, 30 mila euro per il bando che riporta il sostegno per “punti verdi/centri estivi”, “doposcuola/centro gioco/attività pomeridiane”, “nido d’infanzia”, “scuola dell’infanzia”, “scuola primaria”, “centro diurno per anziani”, “badante”, “stiro e lavanderia”. Nel caso non ci fosse un numero di richieste tali da esaurire i fondi a disposizione, si ipotizza una riapertura del bando, decisione che verrà eventualmente vagliata dal Consiglio. Rimandiamo ai singoli regolamenti per i dettagli inerenti i servizi, le caratteristiche degli aventi diritto e i termini entro cui presentare domanda, che trovate allegati all’e-mail aziendale il 15 febbraio, nel sito di Itaca e, per coloro che non dispongono del pc, in cartaceo presso gli uffici territoriali della Cooperativa. Con le stesse modalità troverete anche il modulo da compilare. In caso desideriate ottenere informazioni o chiarimenti in merito all’iniziativa scrivete a sportellosoci@itaca.coopsoc.it oppure rivolgetevi direttamente alla sede della Cooperativa di Pordenone (vicolo Selvatico 16, tel 0434 366064, fax 0434 253266). Chiara Stabile

La prima sperimentazione rispetto alle azioni promosse nel progetto è partita già a dicembre, con lo scopo di testare l’attività del Baby parking, in modo da poterlo tarare perché fosse 02/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 15


ATTUALITà

LAVORO? CHI CERCA TROVA

Due seminari a Prata di Pordenone il 23 febbraio e 8 marzo Prata di Pordenone Sabato 23 febbraio e venerdì 8 marzo 2013 si terranno a Prata di Pordenone gli ultimi due seminari della serie “Chi cerca trova”. Si tratta di un ciclo di brevi conferenze riguardanti la ricerca di lavoro, partito ad ottobre 2012 e organizzato da Coop Itaca all’interno del progetto “Conciliamo in rete” del Comune di Prata. In particolare, in occasione della giornata dell’8 marzo, si è deciso di dedicare l’ultimo incontro raccontando le esperienze di donne che fanno impresa, e che hanno portato avanti il loro progetto creandosi una nicchia di mercato e offrendo a loro volta occupazione, anche in un’ottica di maggiore attenzione alla conciliazione famiglia-lavoro. “Conciliamo in rete” è un servizio del Comune di Prata di Pordenone realizzato in collaborazione con la Cooperativa sociale Itaca. La prima azione realizzata è consistita in uno Sportello gratuito (operante da maggio 2012) per l’orientamento sulle opportunità di lavoro e formazione, rivolto principalmente a donne in difficoltà occupazionale. Oltre a ciò, fornisce servizi gratuiti di sostegno alla conciliazione tra il lavoro e la famiglia per le lavoratrici. La seconda parte del progetto riguarda invece la realizzazione di seminari e incontri sulla ricerca di lavoro, questi ultimi aperti a tutte le categorie di lavoratori, uomini e donne, disoccupati e non. I precedenti seminari, svoltisi grazie alla collaborazione di enti diversi, avevano l’obiettivo di far conoscere interessati le diverse realtà operanti nel territorio a supporto della ricerca di lavoro. Il primo incontro, tenutosi il 10 ottobre 2012, aveva visto coinvolti il Centro per l’impiego di Pordenone e Italia lavoro, con focus sulla presentazione di alcuni progetti rivolti ai giovani tra i 18 e i 29 anni. Il secondo seminario si è realizzato invece il 5 dicembre in collaborazione con Ial Fvg di Pordenone. L’esperta Giovanna Venier ha trattato la tematica sempre attuale dei due passi fondamentali da compiere per proporsi nel mondo 16 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

del lavoro: la compilazione di un curriculum vitae efficace, come affrontare e superare i colloqui di selezione, offrendo altresì la possibilità di fruire di colloqui individuali di approfondimento. Il terzo incontro si svolgerà sabato 23 febbraio in collaborazione con la sede provinciale di Pordenone del Centro regionale di orientamento.

Imprenditoria al femminile, venerdì 8 marzo, ore 17

A conclusione del percorso, l’obiettivo sarà quello di dare alcuni spunti di riflessione su come avviare una propria impresa. Si tratta quindi di un’interessante opportunità per chi avesse il desiderio, o la necessità, di crearsi un proprio lavoro.

Sarà presente una rappresentanza del Comitato per lo sviluppo dell’imprenditoria femminile della Camera di Commercio di Pordenone, che presenterà le funzioni del comitato stesso e lo stato attuale dell’imprenditoria femminile in provincia di Pordenone. Il Comitato è attivo da una decina d’anni e ha come scopo principale la formazione e divulgazione di informazioni sull’imprenditoria, ed è composto da imprenditrici provenienti da vari settori produttivi. Verranno presentate le tipologie di imprese femminili maggiormente diffuse in provincia. Seguirà una presentazione di Paola Schiffo, responsabile dell’Ufficio formazione della Camera di Commercio di Pordenone, su quali sono i primi passi da compiere per l’apertura di una nuova impresa. La seconda parte della conferenza sarà invece dedicata alle testimonianze in prima persona di imprenditrici che hanno creato una loro azienda; si tratta di donne con esperienze totalmente diverse e occupate in settori produttivi molto distanti tra loro. Questa diversità darà la possibilità di raccogliere molti spunti di riflessione, ad esempio su come far nascere un’idea innovativa, oppure sul ruolo femminile all’interno di un’impresa. Sarà interessante anche sentire dalla viva voce delle intervistate come negli anni è cambiato il modo di fare impresa e quali sono le aspettative per il futuro, anche alla luce dei recenti cambiamenti economici. Modererà gli interventi Chiara Cristini, consigliera provinciale per le pari opportunità. Relatori dell’incontro saranno Irene Bessega, Biblio-Thè, Società cooperativa sociale Onlus (Pordenone); Francesca Pagnucco, Fvg Business Class (Fiume Veneto); Giada Padovani, Abaco Viaggi (Codroipo); Nadia Cereser, Estetica Nadia (Prata di Pordenone); Martina Cavallini, Pastificio Sfoglia d’oro, (Rorai Piccolo di Porcia). Info e contatti: conciliamo@itaca.coopsoc.it. Elisa De Biasio


ATTUALITà

FONDO SANITARIO INTEGRATIVO CESARE POZZO Adesioni entro il 28 febbraio

Pordenone Nuova finestra per aderire al Fondo sanitario integrativo Cesare Pozzo, tutti i soci che ancora non vi abbiano aderito avranno la possibilità di farlo entro il 28 febbraio 2013. Lo rende noto la Cooperativa Itaca che invita, chi fosse interessato, a sottoscrivere il modulo di adesione facendolo prevenire all’ufficio Amministrazione o all’ufficio Risorse umane rispettando i termini. I soci Itaca che vi accetteranno, potranno così usufruire delle prestazioni previste dalla convenzione con decorrenza a partire dal 1° gennaio 2013. Inoltre, il Consiglio di Amministrazione di Itaca, nella seduta dello scorso 21 dicembre, ha deliberato che la quota a carico della Cooperativa, dal primo gennaio 2013, sia di 60 euro, rimanendo a carico del socio lavoratore i restanti 42 euro (sempre con addebito mensile in busta paga). Il Fondo di assistenza sanitaria integrativa della Cooperativa Itaca è un Fondo al quale il socio

aderisce volontariamente ottenendo in cambio il diritto a ricevere rimborsi spese per prestazioni sanitarie alle condizioni concordate. L’adesione comporta il versamento di un contributo associativo, come segue: Fondo base (a favore del socio lavoratore) = 102 euro annui di cui 60 euro a carico di Itaca; eventuale Fondo

aggiuntivo coniuge/convivente = 102 euro annui tutti carico del socio; eventuale Fondo aggiuntivo figli = 102 euro annui tutti carico del socio. L’adesione può essere singola (del socio stesso), oppure può essere volontariamente estesa anche ai familiari (fondi aggiuntivi): in quest’ultimo caso dovrà essere riferita cumulativamente all’intero nucleo familiare (cosicché il costo sarà di 40 euro per il socio, cui si dovranno aggiungere 102 euro per eventuale coniuge/convivente e 102 euro per uno o più figli); le integrazioni successive saranno possibili in caso di variazione dello stato di famiglia (per matrimonio/convivenza o nascite). Gli importi a carico del lavoratore (deducibili fiscalmente) verranno trattenuti mensilmente in busta paga.

Di seguito la tavola sinottica dei costi previsti per il Fondo Assistenza Sanitaria Integrativa

IMPORTO QUOTA ITACA QUOTA LAVORATORE (SU BASE ANNUA) ADESIONE

1 2

Socio

€ 102,00

con Coniuge

€ 102,00

€ 102,00

3

con Figli

€ 102,00

€ 102,00

€ 60,00

€ 102,00

*Tutte le informazioni e la documentazione relativa al Fondo Sanitario sono disponibili nell’apposita sezione del sito web della Cooperativa, accedendo all’area download tramite il link: www.itaca.coopsoc.it/Istituzionali.aspx Paolo Castagna

IL PRESTITO SOCIALE DELLA COOPERATIVA ITACA Perché aderire? Pordenone

Perché conviene

Dal 1° gennaio 2013 il tasso di interesse riconosciuto al socio è del 3% netto (corrispondente al 3.75% lordo). Un tasso di rendimento solitamente più alto di quello reperibile sul mercato per strumenti finanziari di pari rischio.

Perché non ci sono vincoli a versamenti e prelievi

Nella pratica si tratta di un libretto nominativo nel quale far fruttare i risparmi all’interno della propria Cooperativa. L’unico vincolo è rappresentato dall’importo massimo depositabile, che ammonta a 70.085 euro. Il denaro è disponibile a vista, senza alcun vincolo temporale. E’ possibile anche far trattenere direttamente una quota dallo stipendio mensile.

Perché non ci sono spese e oneri Perché i tuoi soldi rimangono in aggiuntivi Non vi sono oneri di apertura o di chiusura prati- Cooperativa, il posto dove lavori ca, né oneri di gestione o di mantenimento del rapporto, nessuna imposta di bollo, come capita in tante gestioni patrimoniali offerte dalle banche, costi che diminuiscono il rendimento finale.

Contribuisci in questo modo ad aumentare la forza della tua Cooperativa, che può crescere e fare investimenti senza chiedere troppi soldi alle banche.

Perché è sicuro

Il prestito sociale è regolato da uno schema normativo molto rigido, a tutela del socio prestatore, che prevede dei limiti massimi alla raccolta in relazione al patrimonio della cooperativa.

Perché è trasparente

Perché sei a contatto giornaliero con le persone che lo gestiscono e che ti danno tutte le informazioni di cui hai bisogno in tempo reale.

Possono aderire al prestito sociale unicamente i soci di Itaca da almeno tre mesi. Paolo Castagna

02/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 17


ATTUALITà

DIARIO DI UNA MERAVIGLIOSA ESPERIENZA IL CENTRO DIURNO DEDICATO A PERSONE AFFETTE DA DEMENZA “F. CANDUSSI” DI ROMANS D’ISONZO

Romans d’Isonzo

“Non è vero che non si può comunicare con il malato di demenza, al contrario è possibile farlo durante tutta la durata della malattia. La comunicazione con il malato è parte integrante della cura, contribuisce a migliorare la qualità della vita, evitare o ridurre molti disturbi comportamentali, dare dignità alla persona e a chi le sta vicino”. (Naomi Feil) Il Centro diurno per persone affette da demenza di Romans d’Isonzo si è posto come una “protesi”: utilizzando le proprie risorse umane, strutturali e progettuali si è prefissato lo scopo di stimolare costantemente la persona malata, riorientandola rispetto a se stessa ed alla realtà circostante, con metodo e dolcezza. Dobbiamo provare ad immaginare il mondo mentale di una persona affetta da demenza, una persona spesso confusa, immersa in un mondo di immagini, sensazioni, oggetti e parole che perdono densità e coerenza. I punti di riferimento sembrano annebbiarsi, le cose non hanno più il significato preciso di un tempo. Che 18 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

cosa capita attorno? Le percezioni confuse non appartengono più al mondo delle rappresentazioni complesse, ma al regno delle apparenze, evocatrici di fantasmi, risonanze, fantasie. Lavorare e convivere con una persona affetta da demenza vuole dire imparare ad avvicinare questo mondo, sforzarsi, spesso faticosamente, di interpretare le ombre, di capire ciò che non è comprensibile con la sola ragione, ma con il cuore e la fantasia. Il Centro diurno è un servizio dedicato a persone anziane affette da malattia di Alzheimer o altre forme di deterioramento cognitivo, e destinato ad un numero massimo di 10 utenti, aperto dal lunedì al sabato. Si tratta di un servizio territoriale dedicato a persone anziane parzialmente autosufficienti o non autosufficienti, affette da malattia di Alzheimer o altre forme di deterioramento cognitivo. La Cooperativa Itaca ha la gestione diretta del servizio fino al 31 dicembre 2013 su delega del Comune di Romans ed usufruisce della struttura concessale in comodato d’uso. Nel corso del suo primo anno di vita, la presenza degli ospiti è stata caratterizzata da un av-


Attualità zione con l’associazione “Alzheimer Mitteleuropea” e la musicoterapeuta Cristina Gasperutti che ha proposto un'ora di attività in due giornate settimanali. Si è inoltre concluso a luglio 2012 il progetto pilota di pet therapy o attività assistita con animale in collaborazione con l’associazione Unità cinofile soccorso nautico onlus di Monfalcone e i suoi splendidi amici a quattro zampe. E’ iniziata ad agosto 2012 l'attività di “espressione artistica/arteterapia” in collaborazione con l’associazione “Alzheimer Mitteleuropea” e l’artista Manuel Grosso di Romans d’Isonzo; inoltre, dal mese di aprile è stato attivato, in collaborazione con l’Ass n°2 Isontina un progetto di prevenzione delle patologie del cavo orale nei nostri ospiti. Oltre a quelle specifiche sopraelencate, si svolgono le consuete attività di stimolazione e riabilitazione cognitiva, che sono state ovviamente studiate e presentate in relazione agli ospiti attualmente presenti nel Centro.

vio con un numero di utenti ridotto, seguito da un progressivo aumento. Le persone seguite nell'arco dell'anno (tra attive e dimesse) sono state complessivamente 24. La tipologia di ospiti che frequentano il Centro è rappresentata da persone ultrasessantenni affette da deterioramento cognitivo lieve o demenza, principalmente di tipo Alzheimer e, in minor numero, ad altra eziologia. Le attività vengono programmate in relazione alla tipologia degli utenti che frequentano il servizio proprio per permettere a tutti di partecipare; pertanto sia i progetti assistenziali individuali che gli interventi degli operatori sono caratterizzati da una flessibilità tale da rendere sempre fruibile da tutti quanto proposto. L’equipe è attualmente formata da tre operatori socio sanitari, da una infermiera professionale, dalla coordinatrice del servizio, dalla coordinatrice amministrativa, da una ausiliaria addetta ai trasporti e alle pulizie e da una educatrice psicologa e, una volta al mese circa, interviene un medico geriatra, che fornisce consigli sulla gestione comportamentale degli ospiti. L’equipe multiprofessionale di lavoro utilizza

come metodologia comune di approccio all’utente con demenza il metodo “Gentlecare”®, un sistema di cura rivolto alle persone con demenza, elaborato dalla terapista occupazionale canadese Moyra Jones" e "importato" nel nostro Centro grazie al gruppo Ottima Senior. Gentlecare si caratterizza per un approccio protesico alla cura della persona con demenza, che supporta il malato e che ha come obiettivo principale il benessere, inteso qui come miglior livello funzionale possibile per quel singolo malato, in assenza di segni di stress.

Al Centro si svolgono solitamente anche colloqui di prima accoglienza, colloqui di supporto psicologico dedicati ai familiari degli ospiti, gruppo dei familiari che si riunisce mensilmente e che discute, con la supervisione ed il sostegno della coordinatrice stessa, di trucchi, strategie, modalità comportamentali e suggerimenti condivisibili tra persone che stanno affrontando un cammino simile. L’attività di musicoterapia è stata la grande novità, giunta a maggio 2012 grazie alla collabora-

Aggiungiamo anche le uscite sul territorio, che sono state diverse: due gite fuoriporta della durata di circa mezza giornata e un numero indefinito di uscite brevi nel territorio circostante, con alcuni degli ospiti a seconda delle potenzialità di ciascuno, cercando di stimolarne le capacità residue senza porre loro sfide troppo complicate dal punto di vista cognitivo. Ulteriori eventi da non dimenticare si sono svolti all’interno del Centro diurno grazie alla collaborazione con gli Alpini, la Scuola media e il parroco di Romans, l’associazione dei Costumi bisiachi e le associazioni che si dedicano ai familiari dei malati di Alzheimer (associazione Alzheimer Isontino e associazione Alzheimer Mitteleuropea).

Possiamo concludere che il Centro diurno risponde in modo adeguato alle esigenze delle famiglie sia nella sua funzione di supporto alle stesse sia come occasione di socialità per gli ospiti anziani. L’impegno di tutti coloro che, a vario titolo, partecipano a questa avventura per rendere il servizio un servizio di qualità, e un riferimento importante per il territorio, è stato pienamente riconosciuto dalle famiglie dei nostri utenti. La speranza, per il nuovo anno che verrà, è quella di migliorare ancora, perché nella lotta contro la demenza ogni gesto, anche il più piccolo, è un seme di speranza che germoglia. Annapaola Prestia

02/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 19


ATTUALITà

LA LEGGENDA DELLA STORIA DELLA COOPERAZIONE DE PORDENÒN Pordenone

"[...] una storia della cooperazione del Friuli occidentale è ancora tutta da scrivere". Gianluigi Bettoli, responsabile di Legacoopsociali Fvg e membro della presidenza nazionale, ha pubblicato una serie di "Appunti per una storia della Cooperazione sociale in provincia di Pordenone". L'inizio della attività di formazione cooperativa da parte di Legacoop, presso l'Istituto per Geometri "Pertini" di Pordenone, ha prodotto un primo "effetto collaterale": la richiesta, da parte delle colleghe impegnate nel progetto, di scrivere qualche riga di sintesi su cos'è stata la cooperazione nella nostra provincia pro tempore (1968-?). La prima reazione è stata di sconforto: di questo passo, non riuscirò mai ad iniziare veramente l'opera che da tempo ho in mente: la prima storia del movimento operaio australiano in lingua italiana. (Perché, si chiederanno i miei quattro lettori? Perché il mondo appare più vario ed interessante, se si va oltre l'orizzonte del buco della serratura. Ad esempio, quando da noi c'era ancora l'Austria-Ungheria e l'Italia era un'"espressione geografica", laggiù nel Victoria i minatori già si scontravano vittoriosamente a colpi di dinamite con l'esercito, ed il traduttore multilinguistico era un nostro connazionale, combattente per la Repubblica Romana di Mazzini, e che poi riuscì a rientrare giusto in tempo per raggiungere a Palermo i Mille di Garibaldi). Inesorabilmente non riesco ad uscire – in termini storiografici – dal cortile di casa. Vabbè, qualcuno deve pur rimanere a scrivere la storia dalla parte dei "perdenti", se non ci si vuole rassegnare: in attesa delle nuove generazioni, carichiamoci di questo fardello. Tanto per cominciare: sulla cooperazione del Friuli occidentale non è stato scritto quasi nulla. A livello locale, si trovano opere deludenti, con qualche eccezione. Quanto alla storiografia regionale, vige la regola per cui "Pordenon xé campagna", votata a mantenere l'intellettualità accademica udinese, triestina e veneziana nella sua miopia fancazzista. Da sempre i signori 20 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

sono stati comodi nelle loro città a lucrare le fatiche dei servi sulle dure zolle, e – a vedere la composizione "etnica" delle liste per le prossime elezioni politiche – il tempo passa senza produrre significativi cambiamenti. Colpa del fatto che si producono, invece che intellettuali "organici", mediatori di paese e televenditori? Certo, ma mica è sempre stato così! Ed allora, via con la solita favola edificante:

Care bambine e bambini, dovete sapere che un tempo, in questa landa desolata di capannoni sorti in mezzo alla biava1, c'era un mondo apparentemente sonnolento ab aeterno, che in realtà era come in attesa di un'esplosione, sull'orlo di un vulcano. Avete mai letto le "Confessioni di un italiano" del nostro compaesano Ippolito Nievo? Ci sarà ben stato un motivo, se a lui hanno intitolato ben TRE brigate partigiane tra Livenza e Tagliamento, e Carlino era il nome di uno dei comandanti più famosi. Insomma, la plebe si spaccava la schiena nei campi, facendo la fame, ma l'esercito del giovane Napoleone, amico di Robespierre, era alle soglie della laguna della Dominante, ed i giacobini veneziani pronti per aprirgli le porte e cacciare gli esosi proprietari delle Ville Vicinovenete. 1 Furlan translation: Blave, femm. sing.

Come avrete imparato a scuola, come al solito vinsero i cattivi, e per mezzo secolo si dovettero attendere "i nostri". Che poi arrivarono, ma più che liberali sembravano degli esattori delle tasse: come quel tale Quintino Sella (il veteroliberale autore della tassa sul macinato, che poi era una tassa sulla - poca - polenta), primo amministratore del Friuli taliàn: anche qui nulla di nuovo, per noi che patiamo sotto i neo(?)liberali. Ma per fortuna non erano tutti così: alcuni agrari tutto sommato pensavano almeno che avrebbero potuto guadagnarci di più, se ci fossero stati concimi chimici, rotazioni colturali e qualche macchina: avevano scoperto che il villico produce di più se ha la pancia piena (ma non troppo, sennò s'ammoscia). Cominciò la storia delle cooperative: appena fuori provincia, basta andare a Portogruaro, e vedere l'impressionante relitto della Perfosfati, per capire di cosa parliamo. E giù latterie sociali in ogni borgo. Anche in mezzo alle brumose bassure del Portus e della Curtis sul Noncello, dove industriali dagli italici nomi di Belloz, Blanc, Amman, Wepfer e Rätz avevano costruito enormi palazzoni pieni di filatoi e telai, i padroni pensarono che qualche spaccio aziendale poteva calmare i villici rinchiusi nei cameroni. E, quando questi indisciplinati scioperavano, si


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poteva rinunciare al doppio guadagno dovuto dallo scalare il prezzo degli acquisti dai magri salari, prendendoli direttamente per fame. Dut ben? Manco per sbaglio, plebe ingrata incapace di stare al suo posto! Succede infatti che i più intraprendenti tra i sotàns 2 e gli operai avessero l'insana abitudine di partire per l'estero, a cercare Oltralpe lavori meglio remunerati. Facendo sacrifici spaventosi, beccandosi fregature a volte mortali – come qualsiasi extracomunitario del pianeta – ma imparando anche un mestiere, le lingue, e nuovi usi e costumi: in poco parole, cercando e cogliendo un'occasione migliore. Tornant di Gjermanie, riportarono in Italia cose che potevano lasciare lassù, come l'alcoolismo e la sifilide, e qualcuna che, di generazione in generazione, ci è risultata assai utile, come il socialismo, quello cui ad esempio dobbiamo la scuola, la sanità, l'assistenza ed il diritto del lavoro di cui abbiamo usufruito noi. Si pensi che Santa Madre Chiesa Cattolica Apostolica Romana (che è tutto, escluso che un'accozzaglia di incolti), trovò bene di arrabattarsi di corsa un surrogato, nella sua Dottrina Sociale, organizzando in fretta e furia una propria articolata organizzazione sindacale e cooperativa. Meglio tardi che mai, anche se gli storiografi di parte hanno la fastidiosa abitudine di far finta di averla pensata loro, e di essere arrivati primi, anche se sono solo in zona medaglia. Sia come sia, nei Cotonifici gli operai cominciarono ad accompagnare alla porta 2 Braccianti agricoli senza terra, lavoranti a giornata.

delle cooperative gli amministratori nominati dal padrone. Fu elaborato in tal modo il "logo furlan": fasìn di bessoi. E fecero anche qualcosa nelle campagne, anche se lì prevalevano tanti intermediari che alla fine bisognava più spesso mediare cui paròns e cui predis... fu così che nacquero la socialdemocrazia e la democrazia cristiana, che prima erano anche "di sinistra" ma poi, col tempo, si moderarono e divennero sobrie (con gli altri). E la storia avrebbe potuto continuare a lungo, se il Capitale – diventato imperialista – non cominciasse con l'insana abitudine di scatenare guerre mondiali. In Friuli, la prima distrusse praticamente tutto, compresa l'emigrazione. Ovvio che nel 1919, tornati dalle trincee dove avevano lasciato più di 600.000 di loro in gran parte insepolti, i reducidisoccupati fossero incazzati come belve, e pretendessero (villici ingrati!) di continuare a far senza i padroni fuggiti dopo Caporetto, e che magari – da azzimati ufficiali – avevano avuto la bella idea di minare i cotonifici al momento della ritirata, tanto loro i soldi ce li avevano da parte. Ergo: tutti in piazza a chiedere un lavoro, assedi dei municipi, delibere giuntali estorte a calci in culo (ah, che tempi da sogno!), lavori fatti senza tante pratiche, e cooperative in ogni dove, cui gentilmente le autorità pubbliche dovevano pagare gli appalti ex post, pena tumulti. Anche quella volta con i dovuti ritardi, of course. Tutta questa sagra finì con il fatto che i padroni pagarono dei sicari (la storia definì il fenomeno come fascismo, ma altrove si chiamavano Pinkerton oppure pistoleros), che ricacciarono tutti a casa, a ripiegare le schiene sulle zolle,

mangiare poco e male oppure, a loro rischio e pericolo, emigrare altrove. Poi, di nuovo, seconda guerra mondiale – il Capitale era sempre imperialista, ma ora pure fascio – con seconda incazzatura di massa (dicesi Resistenza), e replica di manifestazioni, scioperi a rovescio e cooperative nel secondo dopoguerra. Risultato: di nuovo liberalismo (non ancora neo), repressione, licenziamenti, emigrazione, ecc. ecc. Di nuovo cooperative chiuse (anche se questa volta, almeno, non con il fuoco delle camicie nere). E poi... e poi arrivano gli anni '60 e '70, gli operai prendono l'abitudine di farsi pagare, il sindacato diventa un pilastro della politica nazionale, si fanno le Riforme (le uniche mai fatte: casa, sanità, psichiatria, regioni, elettricità pubblica, fiscale... i ricchi pagavano il 70% di tasse, e noi ci si lamentava che non era ancora abbastanza). E qui le cooperative fanno un figurone, a cominciare da quello spartano capannone a Rorai, il primo Supermarket dove affluivano gli 8.000 operai che quella volta la Zanussi faceva lavorare a Porcia. E li chiamano "anni di piombo", e non capiscono che ci stanno instillando idee che non condividiamo... E poi i figli degli operai pretesero anche di andare a scuola, di fare i dipendenti pubblici, gli insegnanti, gli educatori, neanche fossero figli di padroni. Ad una parte andò bene, gli altri cominciarono a mettersi in cooperativa... sociale. E poi arrivò Basaglia, e buttò giù i muri, e fece uscire migliaia di operai detenuti e schiavizzati, e pure quelli vollero mettersi in cooperativa. E poi, quando più tardi i padroni cominciarono a ristrutturare (il "piombo" forse si stava già degradando) ci furono operai che si fecero le cooperative per gestire i servizi "esternalizzati". E via così, fino ad oggi. Che siamo di nuovo in trincea, tra spendig review e privatizzazione della sanità all'ordine del giorno, ed è bene che torniamo indietro col pensiero, per conoscere e fissarci bene che "la cooperazione non è un pranzo di gala", e dobbiamo conquistarcela tutti i giorni, e non attendercela per graziosa concessione. Più o meno è andata così. Ma è meglio se vi leggete tutto il testo, quello "serio". Lo troverete all'indirizzo internet: http://www. storiastoriepn.it/blog/appunti-per-una-storiadella-cooperazione-in-provincia-di-pordenone/ Gian Luigi Bettoli

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ATTUALITà

PERCORSO LUDICO DEGLI SBILF DI MONAI Un fanciullo tra orchi, agane, lupi e volpi

Disegno di Giovanni Di Qual

si diresse verso la piazza, dove le fiaccole dei manifestanti piano piano si sostituivano alla luce del sole. Prima di arrivare incrociò il Pavâr, che correndo a più non posso si stava recando a casa per prendere i suoi fagioli magici. Quando vide il Braulin, il Pavâr frenò di colpo, rigirando la terra sottostante. “Mi devi aiutare - gli disse. Sto andando a casa a prendere i miei fagioli, ma senza il tuo aiuto, sono completamente inutili”.

Ravascletto Prosegue la pubblicazione dei racconti a cura di Gigi Fasolino e Sara Burba, operatori di Itaca, che hanno creato nove racconti legati al percorso nel bosco, già strutturato su nove postazioni con le statue lignee di altrettanti personaggi mitici, come richiesto dal Comune di Ravascletto.

Il Braulin Il più atletico degli sbilf del bosco, è fuor di dubbio il Braulin: un piccolo ma robusto essere dal naso schiacciato e vestito di foglie. La sua forza e la sua agilità non erano però i suoi migliori pregi: la sua specialità, infatti, era costruire corde intrecciando liane e rami. Era molto abile e veloce e si serviva di quest'ingegno straordinario per costruirsi la tana e tutto ciò di cui aveva bisogno. Inoltre aiutava gli uomini, costruendo per loro le corde utili al lavoro sui campi e nel bosco. Ad esempio, le corde delle prime teleferiche per trasportare il legname, furono fatte dalle sue mani. Durante i bagordi dell'Orcolàt in paese, il Braulin vagabondava annoiato a controllare i suoi lavori. Disturbato dal frastuono degli uomini in collera, 22 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

Quando il Braulin capì le intenzioni dell'amico sbilf, si diresse immediatamente presso i boschi di Valsecca, giusto ai piedi del pendio dal quale sarebbe sceso l'orco. Poco dopo arrivò il Pavâr, insieme al Bagàn e al suo bestiame. Scavarono un piccolo buco sul terreno, vi seminarono i fagioli e in un batter d'occhio si ritrovarono davanti altissime piante di fagioli. Il Braulin, intrecciando gli arbusti della pianta salì su in cima e dondolandosi riuscì ad abbassarla fino a terra, quando già era una corda salda e resistente. Era davvero bravo nel suo mestiere, il Braulin. Quando tutto fu pronto, il segnale del Bagàn fece correre il bestiame. Nel momento in cui tutte le vacche attraversarono la trappola, il Pavâr da una parte ed il Braulin dall'altra, tirarono con forza i due capi della corda. Il piede enorme dell'Orco si infilò proprio sotto, e li rimase facendo ruzzolare l'affamato gigante giù per i prati... Il Braulin da quel giorno è uno degli inconsapevoli eroi di Monai. Sara Burba e Gigi Fasolino


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TUTTI CONNESSI IN NESSUN LUOGO Le relazioni ai tempi di internet

Pordenone Sempre più connessi confermiamo l'utilizzo della rete come strumento per fare amicizie, creare o mantenere relazioni, conoscere e farsi conoscere, condividere momenti ed emozioni attraverso immagini prima e parole poi. Per connettersi a internet oggi poi non è più necessario essere davanti a un computer, essendo possibile in totale mobilità. Diversi studi hanno indagato la differenza delle relazioni mantenute su internet, approfondendo le diversità col contatto faccia a faccia. Innanzitutto le conversazioni via rete verrebbero sentite come più informali e, in alcuni casi, l'anonimato rende più facile esporre se stessi. Inoltre, la rete offre la possibilità di non presentarsi direttamente, quanto di costruire un'identità del tutto nuova (un avatar, ad esempio) o di enfatizzare aspetti di sé parziali nascondendone altri, in una sorta di identità idealizzata o dialogica, perché in continua autodefinizione, una descrizione di sé non più unica. É la struttura stessa della rete che permette all'utente di “mettersi in scena” attraverso molteplici maschere, spesso distanti da quelle solite e, potenzialmente, meno soggette a “filtri”. Anche per questo, probabilmente, chi utilizza la rete come mezzo di scambio sociale dichiara di essere meno inibito in queste circostanze, rispetto alle relazioni faccia a faccia. Informalità, anonimato e possibilità di esprime-

re un'identità idealizzata concorrono all'opportunità di esplorare l'incontro con l'altro in modo più protetto, al riparo dal rischio di sentirsi rifiutati. Diretta conseguenza di ciò è la possibilità di un'espressione delle emozioni che a volte è sentita come più semplice, si avverte un minore rischio nel manifestare in modo diretto i propri vissuti affettivi. Non che le relazioni nate su internet siano da considerarsi “di secondo livello" rispetto a quelle “reali”; talvolta anzi diventano primarie o come anticipazione di un contatto che da virtuale diventa telefonico e, in seguito, faccia a faccia. Il confine tra il reale e il virtuale è sempre più confuso proprio perché mobile, in continua trasformazione, liquido. Basta connettersi per farsi trasportare alla seconda vita in rete. Un’altra esistenza, non necessariamente alternativa a quella reale, ma sicuramente più libera e spontanea. Una dimensione da cui non siamo più in grado di prescindere.
Davanti al computer abbiamo l'impressione di essere padroni della nostra comunicazione, soprattutto se firmiamo con un nome inventato e comunichiamo in modo quasi istantaneo con individui che vivono dall'altra parte del mondo. I social network sono strumenti che offrono una fuga dalle forti potenzialità: agiscono come semplificatori del reale, aiutandoci a entrare in contatto con persone dislocate in tutto il mondo, permettendo di condividere con loro esperienze, emozioni, immagini. Marc Augè,

antropologo francese, parla di non-luoghi fisici estendendo il concetto anche a quelli virtuali, se privati di significati condivisi. I non-luoghi sono, al contrario dei luoghi (antropologici) poveri di storia, privi di individualità, simili fra loro in tutto il mondo: si pensi agli aeroporti, alle stazioni, ai sotterranei del metrò, ai centri commerciali (che pure vorrebbero simulare una piazza), alle banche. I non-luoghi non sono dedicati alle persone, ma al loro transito o, peggio, a quello di merci, denaro, informazioni. In questo senso, anche Internet risulta pieno di non-luoghi. Perciò mentre i luoghi invogliano le persone a intrecciare relazioni, i non-luoghi si affollano di individui solitari o con identità virtuali, e se i luoghi hanno tradizioni e significati da custodire, i non-luoghi hanno senso solo se servono a qualcosa: viaggiare, comprare, scambiare. Così, per sentirsi meno soli, gli individui che gravitano nei nonluoghi fanno di continuo la stessa cosa: si osservano nella condivisione. “Esistono dei non-luoghi che si pongono come luoghi di una nuova identità” dice il teorico della submodernità riferendosi a internet e ai social network. E’ in questi non-luoghi che l’uomo sociale si isola dalla solita routine e riesce veramente a essere se stesso liberandosi, almeno temporaneamente, dalle regole che la società gli costruisce intorno. Può finalmente esprimere opinioni, pensieri e preoccupazioni, senza la paura di essere giudicato. C’è quindi da chiedersi cosa sia oggi lo spazio aperto. L’aggettivo implica una serie di significati: aperto inteso come vuoto da riempire, o contenente il nulla, poco importante. Aperto come disponibile, aperto alle idee di tutti, alla diversità culturale, aperto come contenitore libero e spontaneo, pubblico, non privato, fruibile da chiunque. Questo insieme di non-luoghi tratteggia forse il tessuto connettivo della società contemporanea - dove le distanze sono sempre più ridotte, i destini individualizzati e il tempo in continua accelerazione - e può rappresentare un fattore coesivo, un nuovo continente da esplorare. Enrico Cappelletto

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A CASA DEGLI ULTIMI DELLA FILA “Anziani, comunità, animazione nelle aree montane” in un convegno ad Amaro Amaro La montagna richiede impegno, fatica, coraggio, ma anche precauzione e attenzione; richiede capacità di osare e rischiare ma anche di pensare e programmare; ti stimola ad andare oltre ma ti impone di fermarti e a volte di tornare indietro. Alcune montagne puoi affrontarle da solo e anzi diventa una esigenza farlo, altre invece richiedono un aiuto, un sostegno, un supporto che può essere sì di carattere tecnico e materiale ma anche, e soprattutto, umano e spirituale. L’aiuto dell’altro può essere motivazione a continuare quando sei stanco, può essere fiducia quando non credi di farcela, può essere stimolo ad attivare le tue capacità soprattutto quelle che non sai di avere, ma che gli altri riconoscono in te, pur essendo nascoste da paure, incertezze e barriere. Inizio dall’ultimo intervento che ho ascoltato lo scorso 25 gennaio al convegno “Anziani, comunità, animazione nelle aree montane”, tenutosi nella sala Agemont di Amaro, e organizzato da Azienda per i servizi sanitari n.3 Alto Friuli – Servizio sociale dei Comuni della Carnia 3.2, Area Welfare Ass5 Bassa Friulana, Regione Friuli Venezia Giulia Azienda per i servizi sanitari n.5 Bassa Friulana. Non solo perché amante della montagna, e in particolare di quella in cui vivo, ma perché trovo la metafora dell’alpinismo (presentata da Roberto Foglietta, educatore del Servizio sociale dei Comuni del Gemonese, Val Canale e Canal del Ferro) pienamente calzante con l’argomento trattato e, in generale, con l’atteggiamento che sarebbe necessario assumere nell’affrontare la vita di ogni giorno. L’animazione, come l’alpinismo, è la capacità di attivare i potenziali delle altre persone; una capacità che richiede originalità e creatività, conoscenza e ricerca continua nel rispetto dell’altro, della sua essenza e del suo vissuto, capacità di costruire opportunità ed occasioni per riconoscere i limiti, per trovare soluzioni che a volte si riterrebbero impossibili, per superare i pregiudizi e dare senso al tempo. Tempo e spazio, due elementi più volte nominati nel corso del convegno, strettamente col24 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

legati l’uno all’altro e, sicuramente, fondamentali quando si parla di anziani e con gli anziani. Il tempo passato e il tempo che rimane… lo spazio in cui hai vissuto e quello in cui vorresti vivere ma non puoi. Tempo come esperienza accumulata, come memoria di gioie e dolori, di sicurezze e perdite, e spazio come luogo di relazione, come luogo che permette di rispondere ai bisogni del singolo ma anche e soprattutto dell’intera comunità in cui esso vive. La dimensione culturale in cui il tempo e lo spazio così intesi si incontrano è la casa. Specchio del vissuto umano e sociale, essa è un bisogno e un diritto di tutti, soprattutto degli “ultimi della fila”, per i quali l’azione dovrebbe essere trasversale ai vari servizi e alle diverse professionalità, anche non sociali (architetti, addetti ai trasporti,…). L’eccesso di personalismo proprio della nostra società e caratteristica degli interventi, infatti, contribuisce alla separatezza e il continuo progettare determina l’incapacità di costruire e quindi isolamento. Il mal-essere e mal-stare che caratterizza un uomo solo, soprattutto un anziano, può essere superato solo agendo in continua collaborazione e avendo come obiettivo principale, non tanto o non solo il bisogno specifico di ciascuno, ma anche e soprattutto le conseguenze che la risposta a tale bisogno hanno sull’intera collettività. E’ questo che consente di costruire una cultura comune nel rispetto della persona. Tornando alla metafora iniziale, è vero che “la più grande montagna rimane sempre dentro di noi” (Walter Bonatti) e che ciascuno deve affrontarla con i suoi continui ed inevitabili dislivelli, ma tutto assume un altro significato e una luce diversa se vissuto e condiviso con gli altri. Cristina Mazzilis


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IL DOPOSCUOLA COLORA ERTO “Mondo colorato” compie 10 anni

Erto e Casso Nel mese di gennaio, la Val Cellina si riempie di neve, tutte le montagne sono dipinte di bianco, ma il comune di Erto e Casso, da circa 10 anni, si colora di arcobaleno, perché inizia uno dei doposcuola più attesi da bambini e genitori. Come si poteva chiamare un doposcuola che ha sede in una valle che cambia colore in ogni stagione? Dai mille colori della primavera e dell’estate, ai colori marroncini dell’autunno e per finire nel candido bianco dell’inverno… Mondo colorato. Nel susseguirsi degli anni vi sono stati vari educatori, ma da quattro anni la coppia Serena-Andrea gestisce questo doposcuola. Ormai siamo di casa qui e si è instaurato un bel rapporto con i genitori, molte volte sono loro a fare proposte per le attività, oppure se ti vedono in giro non ti dicono un semplice “ciao”, ma “Vegnio su ain

chest’ani, veir?” (“Venite su anche quest’anno, vero?”). Il Comune di Erto e Casso è uno di quei pochi Comuni che ancora oggi, nonostante le difficoltà, continua a credere e a finanziare Mondo colorato. La cosa più bella, che negli anni siamo riusciti a costruire, è lo straordinario rapporto con i bambini o ragazzi che, anche se cresciuti, si ricordano dei bei momenti al doposcuola tanto da passare a salutarci ogni volta che si trovano davanti alla nostra stanza. Ormai siamo così ben inseriti nel paese che l’aula dove ha sede il doposcuola, quando viene usata per altre attività, ha preso il nome: “aula Mondo colorato”. Come avete potuto capire, non è solo un doposcuola a fini scolastici, ma è un modo di far stare insieme i bambini al di fuori della scuola; ci si aiuta a fare i compiti, si fa merenda insieme e poi si gioca o si fanno dei laboratori. Ad esempio, negli ultimi tre anni abbiamo seguito il tema dei “Gnognosaurs”, dei simpatici dinosauri a fumetti che parlano in friulano, che hanno riscosso molto successo fra i bambini così da produrre bellissimi lavori. Quest’anno, abbiamo deciso di non affrontare

un tema vero e proprio, ma daremo spazio ai giochi “di una volta”, magari con la collaborazione di qualche nonno o genitore. Oltre queste attività, ad ogni Carnevale, Pasqua e fine doposcuola, organizziamo una piccola festicciola tra i bambini con i genitori che, sempre disponibili, preparano dolci, portano bibite e stuzzichini. E non dimentichiamo la pizza tutti insieme, momento che i bambini attendono e richiedono sempre. “Mondo colorato” non è insomma rinchiudersi in quattro mura, anzi in questi anni sono state numerose le uscite: dalla piscina (Maniago, oppure, oltre provincia, si va a Longarone o a Belluno), alle gite (dalle casere nei dintorni, agli zoo), gemellaggi con altri doposcuola o semplicemente giochi all’aria aperta, come ad esempio, la caccia al tesoro lungo le vie del paese. Organizzare e costruire anno dopo anno questo doposcuola ci entusiasma, ci arricchisce di belle emozioni e di soddisfazione, insieme ai bambini ci divertiamo, costruiamo e manteniamo relazioni forti e significative. Serena Cartelli e Andrea Cadamuro

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LE TANTE FACCE DEL VOLONTARIATO Festa a Casa Charitas di Lamon

Lamon Lo scorso 24 novembre, nel piazzale del Centro servizi “Casa Charitas” di Lamon, sotto il tendone riscaldato, si è tenuta la 2^ edizione della Festa del Volontariato. Organizzata dal Centro per il secondo anno successivo, ha voluto elogiare tutte le associazioni di volontariato, i volontari ed il personale che a vario titolo, attraverso diverse iniziative, hanno collaborato e donato il loro tempo a favore degli anziani ospiti. La giornata ha avuto inizio con il ringraziamento da parte del presidente di Casa Charitas, insieme al rappresentante degli ospiti, Gino Forlin Gino. Il presidente Moreno Maccagnan ha fatto il rendiconto di un anno di attività da parte delle associazioni, quantificate in 5533 ore spese in varie iniziative e manifestazioni realizzate sia all’interno che al di fuori del Centro. A seguire, il discorso del sindaco Vania Malacarne e il momento di riflessione del parroco don Liviano con la benedizione dei mezzi 26 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

di trasporto, il nuovo Doblò e il furgone Opel donato dalla signora Dall’Asen. E’ stata poi la volta della premiazione delle associazioni. Seconda premiazione quella del concorso “Le Tante facce del Volontariato”, che ha visto protagonisti tutti gli alunni della Scuola primaria dell’Istituto comprensivo di Lamon. La giuria esterna ha riconosciuto cinque elaborati, uno per ogni classe, che saranno lo sfondo delle locandine della prossima edizione della Festa del Volontariato. Gli elaborati sono stati esposti e ammirati da tutti i presenti. Ad ogni partecipante è stato consegnato un premio ed un attestato di merito. Gli alunni, accompagnati dai loro insegnanti, hanno allietato la festa con un momento di canto. La manifestazione, animata dalla musica, è proseguita fino a tarda sera e si è conclusa con il simbolico “lancio delle lanterne luminose”, che hanno scaldato l’animo di tutti i presenti. Per l’occasione è stata organizzata una castagnata e un ricco rinfresco preparato dai cuochi del Centro.

Una giornata splendida, grazie anche alle buone condizioni meteorologiche, all’insegna dell’incontro, della solidarietà e della valorizzazione del volontariato che ha visto una considerevole partecipazione da parte di tutti gli ospiti e rispettivi familiari, associazioni, volontari e della comunità territoriale. Il volontariato per il Casa Charitas rappresenta una risorsa fondamentale per il miglioramento della qualità di vita delle persone ospitate. Un sentito ringraziamento a tutti coloro che hanno creduto nella riuscita della manifestazione. Cinzia Magnabosco


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A BORGOMEDUNA IL FUOCO VA “A MONTAGNA” Torna la tradizione del falò in quartiere

Immagini di Benvenuto Sist

Pordenone Poteva sembrare una scommessa. Riuscita. La gente di Borgomeduna e non solo, si è ritrovata alla Club House del Rugby Pordenone per celebrare il rito del falò del 5 gennaio. A Borgomeduna la tradizione del falò era stata conservata, fino a qualche anno fa, dalla Circoscrizione, abolita la quale, il falò ne ha seguito la sorte. Invece in quest’anno 2013, grazie all’associazione Rugby Pordenone e alla sezione Avis di Borgomeduna, in concorso con la Circoscrizione Sud e il progetto Genius Loci, il falò si è riacceso la sera del 5 gennaio presso l’accogliente Club House della società “Il nido della civetta” in via Mantegna, in fondo ai campi sportivi. Gli anziani di Borgocampagna potrebbero dire che il falò è “tornato a casa”. Infatti il luogo era la vecchia campagna Galvani dove c’era la grande casa dei Boer nella cui cucina, finiti i riti del fuoco, si radunava il vicinato per ballare fino a ora

tarda. Non c’erano né giochi né cotillon, ma pinza, vin brulé e tanta allegria. Sono legami con la tradizione che è piacevole ricordare. Soddisfazione tra le varie associazioni operanti nel quartiere per il lavoro fatto in sinergia, grazie anche al coordinamento dell’Avis di Borgomeduna e delle operatrici Genius Loci. Sicuramente da questa prima esperienza di collaborazione si potranno individuare i miglioramenti da apportare alla prossima edizione, ma anche le buone idee da conservare per il futuro. Non è invece mancata la tradizionale benedizione del falò da parte del parroco di San Giuseppe in continuità con una storica consuetudine. Le attive operatrici del progetto Genius Loci hanno poi hanno dato vita ad una befana che, girando tra la folla, ha distribuito caramelle ai molti bambini presenti con genitori e nonni, chiedendo loro se erano stati buoni: lo erano stati tutti, indistintamente! Curiosa e gradita la visita della befana del Quartiere Delle Grazie. Le due befane, sebbene vestite in modo diverso e armate di scope dif-

ferenti, invece di litigare, hanno collaborato tra loro dando un ulteriore importante messaggio. Il falò è bruciato bene, soprattutto sul finale. Il fumo all’inizio aveva preso una piega sfavorevole nel senso che si orientava a “marina”. Poi, gradualmente, si è raddrizzato e, finalmente, con decisione, ha preso la via della “montagna”. Secondo l’esperta lettura degli auspici da parte dei “seniores”, il 2013 potrebbe essere un anno migliore delle previsioni correnti. Benvenuto Sist

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FESTA DELLA BEFANA A MUJA La voce dei protagonisti Muggia

La Befana vien de note co le scarpe tute rote il vestito ala Romana bona e cara la Befana. Festa dell’Epifania in Casa di riposo a Muggia con tanto di concerto del Coro folcloristico dell’Aida diretto dalla maestra Giulia Fonzari. Anziani entusiasti, come dimostrano le loro stesse voci. Bella festa, se gavemo tanto divertido brave le mule de cantar…e poi xè rivà la Befana bruta … ma tanto bruta che gò ciapa paura de tanto bruta che la iera, dopo go se gà cavà la maschera… go visto che iera el nostro Tonino. Noi gavemo preparà 100 calze de vari colori in cartoncino e con ago e fil groso de lana le gavemo cusite, dopo qualchedun le gà impinite de bomboni (sicuramente la befana).

I RICORDI DELLA BEFANA

Sofia ne conta de quel che me ricordo sai poca roba poteva portarne, 4 nosele, do naranze e roba che cresceva nei campi. Etti ma… mi me par che no la me portava niente. Eugenia: nela calza trovavimo caramele, naranse, altre robe no, perche iera miseria, iera la guera, a parte el fato che noi la befana non la festegiavimo tanto per noi iera più San Nicolò. Albina D.: un’ano che gavevo le scarpe rote nela calza go trova un par usate. Lina la me disi…a mi no la me gà porta niente invece a mio fradel un bel birocin (calesse), tuti i muli de Muja lo gà invidia. Marta: Mi nela calza trovavo naranse, mandarini, nose, i fruti che iera una volta, gò trovà un paio de papuzete sai carine. Ai miei nipoti ghe metevo soldi, cò ierimo noi pici bramavimo de trovar qualche bombon… desso i speta solo che soldi. Nerina M.: il giorno dela Befana go ciapà un scialeto. Bruna me disi che una volta per la befana la gà trovà impicà sul comodin una granda calza, la gà verto in furia… E te sa cosa che iera dentro? Un bel letin de oton per le bambole pien pien de castagne. Albina S.: un bel vestitin con i calzeti… me lo ricordo ancora desso perché iera sai sai bel. 28 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

Mari: quela volta no iera niente, grazie che rivava qualche fruto Eufemia ne conta che quando iera picia ad Orserta nela calza la trovava nose, mandorle, nosele, fighi qualche volta, qualche caramela sai poche volte iera… miseria. Sergio ne disi che lori no festeggiava la befana, iera sempre e solo San Nicolò, cò xè rivà l’Italia xè rivada la Befana Elia me conta che a Montona iera poco sentida la Befana, anche lori i tiniva de più a San Nicolò e portava i veri regali per la befana nela calza, iera qualche nosela e qualche fruto. Olimpia ne conta che la befana portava solo qualche fruto A cura di Antonino Ferraro


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LA COOPERAZIONE SALE IN CATTEDRA

Partito in quattro istituti superiori il progetto “I giovani e la cooperazione” Udine Diffondere fra le nuove generazioni la cultura e i valori della cooperazione ed educarle all’autoimprenditorialità. Sono questi i due principali obiettivi del progetto formativo “I giovani e la cooperazione: l’impresa cooperativa in sinergia con l’istruzione superiore”, avviato nei giorni scorsi da Legacoop Fvg in quattro istituti superiori del Friuli Venezia Giulia. Il progetto gode del sostegno di Unioncamere Fvg e del patrocinio del ministero dell’Istruzione, dell'università e della ricerca Ufficio Scolastico Regionale per il Fvg, e delle quattro Province del Fvg. “L’idea – spiega il presidente di Legacoop Fvg, Enzo Gasparutti – è quella di illustrare agli studenti il modello imprenditoriale cooperativo preparandoli a vivere e lavorare insieme sia trasmettendo concetti quali solidarietà, partecipazione democratica, condivisione e assunzione di responsabilità, sia sviluppando una mentalità imprenditoriale cooperativa, nella quale appare chiara la centralità delle persone. Anche grazie al sostegno di Unioncamere Fvg abbiamo po-

tuto ideare un progetto di ampio respiro, che troverà applicazioni pratiche e che permetterà inoltre alle cooperative associate di concretizzare l’intergenerazionalità entrando in contatto con l’istituzione scolastica”. L’iniziativa sta interessando quattro istituti superiori tecnico-professionali, uno per ciascuna provincia: l’Istituto alberghiero Linussio di Tolmezzo per quella di Udine, l’Isis Einaudi Marconi di Staranzano per quella di Gorizia, l’Istituto per geometri Pertini di Pordenone e l’Iti Volta di Trieste. Verrà coinvolta, in questo primo anno, una classe terza per ciascuna scuola e, dall’anno scolastico successivo, anche una quarta o una quinta. Fra le attività in programma rientra la preparazione di uno strumento tecnico divulgativo della cooperazione e delle diverse tipologie di cooperative regionali e nazionali da realizzarsi con il contributo degli studenti, la realizzazione di visite presso gli istituti coinvolti da parte di imprenditori cooperativi, la divulgazione dell’attività svolta attraverso l’organizzazione di un evento conclusivo e di un sito web mentre, a

partire dal secondo anno, le classi potranno visitare le sedi di alcune cooperative. È inoltre prevista, successivamente, per gli studenti delle classi quinte, un’attività di tirocinio formativo in cooperativa. Il primo step prevede la realizzazione di incontri nelle classi partecipanti volti a illustrare la nascita e lo sviluppo della cultura cooperativa e l’applicazione pratica dei principi cooperativi mentre, dal secondo anno, verranno proposte attività legate alla costituzione, fra gli alunni, di start up originali e verrà istituito un concorso. Al termine di ogni anno scolastico è previsto inoltre un incontro regionale di presentazione delle esperienze vissute e del materiale realizzato, comprendente l’illustrazione delle start up e la premiazione dei migliori progetti di impresa cooperativa.

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RICERCA E SVILUPPO

LE PAROLE DEL SOCIALE: “RETE” Excursus tra forme e contenuti, significanti e significati “Rete” è termine che viene dalla pesca, la stringa di corda legata dai nodi. La similitudine ben descrive, in termini legami sociali, le connessioni tra persone e persone, persone e istituzioni, persone e altre reti. La teoria della rete - «network theory» - vede le relazioni sociali in termini di nodi e legami. I nodi sono i singoli attori all'interno delle reti e i legami sono le relazioni tra gli attori. Ci possono essere molti tipi di legami tra i diversi nodi. Nella sua forma più semplice, una rete sociale è una mappa di tutti i legami rilevanti tra i nodi in fase di studio. La rete può anche essere utilizzata per determinare il “capitale sociale” dei singoli attori, ovvero il bagaglio totale del “peso” di queste relazioni in termini di risorse, valori, influenza. Questi concetti sono spesso rappresentati in un diagramma che consente di visualizzare le connessioni e la forza di queste, i nodi isolati e quelli maggiormente intersecati, oltre che i sotto-livelli entro cui si sviluppano le connessioni: famigliare, sociale, istituzionale. Il presupposto fondante è che ogni individuo (o attore) si relaziona con gli altri, e questa sua interazione plasma e modifica il comportamento di entrambi. La forza innovativa della teoria della rete deriva dalla sua differenza dai tradizionali studi sociologici che partivano da un presupposto dove a contare erano le singole caratteristiche delle persone e non la qualità dei legami, la loro vicinanza-distanza, la fluidità di questi in termini di comunicazione e collaborazione. Il concetto di rete produce così una visione alternativa attorno alle persone: le caratteristiche degli individui, infatti, diventano meno importanti delle loro relazioni e legami con altri attori all'interno della loro stessa rete. Le reti con cui hanno a che fare gli operatori sociali sono incentrate sui rapporti di uno o più utenti con uno o più Servizi o centri sociali. Si possono così individuare diversi tipi di rete: quelle domestiche, quelle lavorative, quelle sanitarie, quelle ricreative. Sono reti anche quelle che si costruiscono tra operatori sociali e Istituzioni. Cosa vuol dire "lavoro di/sulla rete"? Un intervento di aiuto può dirsi di rete se l'operatore, o chiunque sia colui che da avvio al processo, 30 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

non guarda alla persona “con il problema/bisogno” in quanto tale e non opera esclusivamente su di essa, ma considera invece il problema/ bisogno come se questo fosse sempre “suddiviso” all'interno di una rete di relazioni, e pensa sempre come se la soluzione dovesse emergere ed essere praticata attraverso il contributo della stessa rete o di parte di essa o di una nuova rete potenziata, alla quale esso si relaziona. L'operatore quindi non può affrontare da solo il problema ma deve porsi come attivatore di processi relazionali per l’avvio, se necessario, di un intervento condiviso. Questo approccio si è rivelato utile per spiegare molti fenomeni del mondo reale, ma lascia inevitabilmente meno spazio alle potenzialità del singolo, alla possibilità per gli individui di influenzare il loro benessere o successo, visto che è determinato dalla potenzialità della loro stessa rete. Un esempio concreto può aiutare a capire quanto sia funzionale una lettura attraverso questa teoria. Quando la pesca del merluzzo crollò nell’Atlantico del Nord, trent’anni fa, l’industria alimentare canadese, in crisi, cercò le cause del fenomeno. La risposta dei biologi fu di cacciare le foche che divoravano il pesce. Per tutto il decennio successivo, malgrado la strage di foche, il numero di merluzzi continuò a diminuire. Gli scienziati allora non seguirono solo il nesso merluzzi-foche, ma ricostruirono la catena marina del cibo. Risultò che le foche divorano 150 specie diverse, tra cui anche molti predatori di merluzzi. Massacrarle lasciava dilagare questi animali, moltiplicando la moria dei merluzzi. Guardando solo al legame tra foche e merluzzi avevano dimenticato che la catena alimentare non è una linea, ma un reticolo, dove decine di predatori interagiscono. Giudicare per elementi e non per rete, guardare al nesso tra due fenomeni senza studiarne l’interazione del sistema è un errore capitale nel mondo di oggi, dove la teoria delle reti è uno strumento affascinante di analisi e predizione, non solo nel campo sociale.


informazione

LE RISORSE AGGIUNTIVE 2012-2013 Una novantina tra borse studio, tirocini, work experience e Sve Pordenone Per i giovani alle prime esperienze di lavoro, Itaca continua a confermare la sua disponibilità a proporsi come banco di prova e a offrire le proprie strutture per arricchire il curriculum vitae. Infatti, la possibilità di entrare in un ambiente di lavoro, anche se gratuitamente e per un breve periodo, è un valido mezzo per orientare e per verificare le proprie scelte professionali, acquisendo un’esperienza pratica certificata. Il 2012 ha visto succedersi ben 71 risorse aggiuntive, fra tirocini di provenienza diversa e borse lavoro, impiegate all’interno di tutti i settori di Itaca.

Gli enti che hanno collaborato per la realizzazione dei tirocini sono come sempre molto variegati e comprendono Istituzioni pubbliche, Istituti superiori e Università, Enti di Formazione. Per quanto riguarda le borse lavoro, si tratta di progetti di inserimento, finalizzati a consentire un’esperienza lavorativa a persone in carico ai servizi sociali. Nel 2012, ne sono state attivate 6, e già a gennaio 2013 ne risultano attive 4.

I Progetti attivati nel 2013 Il 2013 è partito con 16 tirocini attivi o in fase di avvio; tra questi, oltre alle borse lavoro, si possono evidenziare anche le due work experience, iniziate nel 2012, che si concluderanno quest’anno. Le work experience sono esperienze formative in azienda finanziate dalla Regione Friuli Venezia Giulia con il contributo del Fondo Sociale Europeo. Vengono attivate dai Centri per l’impiego, in sinergia con gli Enti di formazione professionale regionali. Si rivolgono alla popolazione in età attiva (dai 18 ai 64 anni di età), hanno come finalità quella di acquisire competenze "sul campo" e sono volte all'inserimento (o reinserimento) lavorativo. Infine, come ulteriore supporto alle attività quotidiane dei nostri operatori, ricordiamo le volontarie del Servizio di volontariato europeo provenienti dalla Spagna, attualmente attive in “Casa Ricchieri” a Pordenone. Elisa De Biasio

Il 5 gennaio è nata Beatrice, figlia della socia Reana Raugna. Benvenuta! Il 6 gennaio è nata Agata, la figlia di Simone Ciprian. Ha visto la luce alle 23.55, misura 51 cm e pesa 3.150 kg. E, come dice il papà, “è piena di capelli neri e bella come il papà e la mamma” Serena. Benvenuta Agata! Il 16 gennaio è nato Noè. Brava a mamma Giulia Zotti,a papà Paolo e benvenuto al piccolo Elia da tutta "Cjase San Gjal"! Congratulazioni a mamma Luciana Palma e papà Cristian: il 27 gennaio è nato Ludovico, mentre Carlotta ha raggiunto lo status di sorella maggiore. Per l’area Disabilità… l’ennesimo successo. Benvenuto Ludovico!

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insicurezza

FORMAZIONE CON GUARINIELLO

Focus su sicurezza e salute nei luoghi di lavoro Udine Il 14 gennaio scorso, presso la sede Ial di Udine, si è svolto un seminario di formazione con il magistrato Raffaele Guariniello e la prof.ssa Roberta Nunin dell' Università di Trieste. La formazione è stata indirizzata in particolare ai datori di lavoro, Aspp, Rspp, dirigenti, professionisti, consulenti del lavoro ed avvocati. Sono stati approfonditi i temi della sicurezza alla luce delle ultime rilevazioni statistiche e dell'insorgenza di nuovi rischi, con l’analisi degli obblighi e delle responsabilità delle imprese datrici di lavoro e committenti, alla luce delle principali sentenze. Il magistrato Guariniello è noto per le sue inchieste sull’eternit, sul rogo alla ThyssenKrupp, ma anche sul mondo dello sport. La sua attività è principalmente rivolta ai settori del lavoro, della salute e dell'ambiente. Collabora a riviste giuridiche e mediche e ha pubblicato numerosi libri. “Le leggi italiane sulla sicurezza e salute nei luoghi di lavoro sono tra le migliori al mondo, il problema è che manca l’applicazione concreta” - ha spiegato ai giornalisti a margine dell’incontro citando una questione ben nota in Friuli Venezia Giulia, quella delle morti per amianto. “Purtroppo – ha proseguito - si tratta di un problema sia del passato che del presente: si continua a morire di amianto e sono ancora molte le persone a cui non viene riconosciuta quale causa della malattia questa sostanza”. Guariniello ha poi lanciato un allarme: “sul fronte sicurezza in Italia è emergenza scuole”. Nel corso della giornata, il magistrato si è soffermato sul tema dell’identificazione del “Datore di Lavoro” rispetto al D.Lgs 81/08. Guariniello ha citato alcune sentenze che hanno sancito che Datore di Lavoro (DL) è colui che possiede il potere di spesa anche se non possiede un’investitura formale come DL. Alcuni esempi di DL non formale: in una S.p.A. il DL è il Consiglio di Amministrazione, per le scuole è il Dirigente scolastico in quanto dirigente con autonomia decisionale di spesa. In relazione al recente accordo Stato-Regioni che ha rivisto la normativa per la formazione dei 32 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 02/2013

lavoratori ai sensi dell’Art. 37 comma 2, il punto principale su cui il magistrato si è soffermato è stata la verifica che il lavoratore abbia ricevuto una adeguata formazione e che le regole di sicurezza siano state assimilate, in particolare per i lavoratori non italiani. Il magistrato ritiene importante l’utilizzo nei luoghi di lavoro di cartellonistica in più lingue per agevolare il lavoratore straniero. La Corte di cassazione (sentenze n. 47137 del 20/12/2007 – n. 34747 del 11/09/2012) ha affermato che il lavoratore non può eseguire una mansione diversa da quella normalmente svolta, se non è stato prima formato ed addestrato. Il magistrato ha richiamato l’attenzione sul “formatore sul campo”, questi, se lavora da molto tempo nello stesso luogo, c’è il rischio che non riconosca più i rischi e quindi non effettui un addestramento adeguato. Guariniello ha anche ricordato che la mancanza di formazione antincendio o primo soccorso ha risvolti penali qualora si verifichi un incidente mortale legato alla gestione delle emergenze. Il magistrato ha introdotto il tema degli organi paritetici e la loro funzione, che ha definito non ancora ben chiara ma, per il DL vi è comunque l’obbligo di chiedere la collaborazione degli organismi paritetici per la formazione dei lavoratori (comma 12 dell’articolo 37). Rispetto alla figura del Medico Competente (Art. 25), il magistrato si è soffermato sull’importanza della collaborazione con il DL e il responsabile del servizio prevenzione e protezione (RSPP), e sull’obbligo di visitare almeno una volta l’anno i luoghi di lavoro. Rispetto all’RSPP e al Servizio di Prevenzione e Protezione (Art. 33), Guariniello ha ribadito che in quanto privi di poteri decisionali e di spesa, non possono direttamente intervenire per rimuovere le situazioni di rischio e pericolo, ma devono conoscerle e segnalarle al DL, il quale deve avviare le necessarie iniziative idonee a neutralizzarle, l’RSPP ha poi il compito di verificare l’adeguatezza del rimedio adottato. Nadia Lorenzon


inpersonale

PERMESSI STUDIO OLTRE LE 3MILA ORE I lavoratori studenti di Itaca Pordenone E’ possibile conciliare gli impegni lavorativi e familiari con quelli più attinenti alla formazione continua e personale? E’ possibile pensare di riaprire i libri anche per chi da tanti anni magari non lo fa? Itaca pensa di sì: 3189 ore erogate per permessi retribuiti di diritto allo studio e sostenimento esami, 77 i beneficiari iscritti a più di 25 percorsi formativi di vario ordine e grado. Queste nella sostanza le cifre salienti che illustrano il fenomeno dei cosiddetti “lavoratori-studenti” impiegati all’interno della Cooperativa Itaca. Giovani e meno giovani, appartenenti ad aree produttive e con incarichi diversi fra loro, ma tutti accomunati dalla ferma volontà di proseguire in quel processo di formazione continua che, al giorno d’oggi, viene sempre di più riconosciuto come requisito imprescindibile.

La formazione infatti, lo sappiamo, si qualifica certamente un potente antidoto contro fenomeni di stress e burn out, contribuisce alla costante rimotivazione della persona, fornisce nuove piste di riflessione, spunti e strumenti a chi già sia impiegato all’interno di un contesto lavorativo, ma ne accresce soprattutto la professionalità e la versatilità, migliorando di conseguenza la qualità del servizio erogato. La delibera del Consiglio di amministrazione dello scorso 31 gennaio, che si colloca sulla scia di un considerevole sforzo già operato dalla Cooperativa in questi anni nel campo dell’offerta formativa interna, vuole andare proprio nella direzione di sottolineare l’importanza di questi aspetti, agevolando debitamente soci e dipendenti in questa poderosa, ed auguriamo fruttuosa, opera di autoformazione. Buono studio a tutti! Renato Esposito

corso di cucina naturale a km zero Insieme al cuoco Manuel impariamo ad usare i prodotti locali per le nostre ricette.

martedì 12 marzo ore 20.30 Dolci gustosi ma leggeri

MARTEDì 19 febbraio ore 20.30 Conserve, marmellate, yogurth

Presso Asilo nido Farfabruco viale Treviso 4/b Pordenone Contributo spese: 40€

martedì 26 febbraio ore 20.30 Pane e pizza martedì 5 marzo ore 20.30 Verdure di stagione, cereali e olii aromatizzati

Iscrivetevi! compagnia.asinelli@gmail.com 349-56870466 www.compagniadegliasinelli.it

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Culture

MU SI CA

ci ne ma LA MIGLIORE OFFERTA

Skunk Anansie - Black Traffic

Virgil Oldman è un antiquario e battitore d’asta di elevata professionalità, che fin da piccolo coltiva una grande passione per l’arte. Svolge il suo lavoro con dedizione e ossessione allo stesso tempo: infatti, nella vita di ogni giorno, indossa i guanti e li toglie solo ed esclusivamente per toccare le opere d’arte. E’ un uomo ricco che ha sempre vissuto solo, non ha amici se non Billy, suo complice di vecchia data che partecipa alle aste condotte da Virgil offrendo un prezzo basso per acquistare tele di valore inestimabile che ritraggono volti di donne, e che Virgil colleziona gelosamente nel caveau di casa sua. Oldman conduce una vita asettica, dedicata esclusivamente al lavoro e scandita da regole precise. Un giorno, viene contattato da una giovane donna misteriosa Claire, che gli commissiona la valutazione dei beni appartenenti ad un’antica villa ereditata dai propri genitori. La ragazza non si presenta mai agli appuntamenti, inventa sempre una scusa per non farsi vedere e Virgil viene attratto da questo strano comportamento, fino a scoprirne il segreto e rimanerne sedotto. Il suo unico contatto con la ragazza è la sua voce: lui non riesce mai a vederla, interloquisce con lei senza intravedere il volto e scopre che vive celata all’interno della villa da quasi dodici anni. Nonostante all’inizio sia intenzionato a recedere dal contratto, Oldman si avvicina pian piano alla donna, incuriosito dai suoi strani modi e dalle ossessioni che, in un certo senso, si accomunano alle sue. La dura corazza che si era costruito negli anni inizia a sgretolarsi per lasciare spazio ai sentimenti e all’amore. Il film è un thriller ben articolato, anche se alcune parti paiono scontate. L’ambientazione è affascinante: infatti, le scene sono state girate nelle città di Trieste, Vienna e Praga e la facciata della villa è stata ripresa da Villa Mainardis-Bianchi di Gorizzo di Camino al Tagliamento e inserita all’interno della cornice di largo Panfili a Trieste. Ottimi anche i dialoghi che accompagnano tutta la trama e che segnano il filo conduttore che porterà alla conclusione. Un merito particolare va sicuramente a Geoffrey Rush che recita la parte di Virgil Oldman: la sua interpretazione è raffinata e decisa, tanto da riuscire a far trasparire la passione di un uomo rimasto solo per troppo tempo. Un cenno anche agli altri attori, molto bravi, come Donald Sutherland (Billy), Jim Strugges (Robert) e Sylvia Hoeks (Claire). Infine, la regia e sceneggiatura de “La Migliore Offerta” sono di Giuseppe Tornatore - già regista di film notevoli come “Nuovo Cinema Paradiso” e “La leggenda del pianista sull’oceano” - mentre la colonna sonora è di Ennio Morricone, che sembra richiamare, con voci femminili che paiono provengano dall’aldilà, i volti delle donne dipinti nei quadri nascosti nel caveau personale di Virgil.

Pubblicato ad inizio autunno dopo un paio d'anni dal precedente album, si rivela già dal primo ascolto una miscela esplosiva di rock e pop che colpisce per l'immediatezza e per la semplicità. La ricetta di "Black Traffic", prodotta da Chris Sheldon e dallo stesso quartetto inglese, è un ritorno a sonorità rock più decise senza rinunciare all'esperienza raccolta da Skin nella sua carriera solista. I testi delle canzoni sono diretti e decisi e non risparmiano critiche alla politica e alla società. La linea melodica delle parti vocali esalta le straordinarie doti tecniche ed espressive della cantante. L’album si apre con tre canzoni dirompenti “I Will Break You” (la mia preferita dell’album), “Sad Sad Sad” e “Spit You Out” con chitarre distorte in primo piano e basso e batteria a scandire un tempo incalzante e coinvolgente. La seguente “I Hope To Get To Meet Your Hero” è una ballad dolce e curata con archi e una articolata linea di basso a bilanciare la voce di Skin. “I Believed In You”, il singolo estratto in anticipazione all’album la scorsa estate, precede “Satisfied” ed entrambe si distinguono per la inconfondibile sonorità, marchio del gruppo. Le ultime tracce dal carattere più pop “Our Summer Kills The Sun” , “Drowning”, “Driving Down” , sono interrotte soltanto dalla energica “Sticky Finger In Your Honey”. In definitiva, un album eterogeneo composto da 11 tracce e che convince fin dal primo ascolto. Come unico difetto può risultare a volte fin troppo scontato e prevedibile, ma fortunatamente è povero di compromessi e riferimenti comandati al pop contemporaneo, affascina sentire una composizione tanto spontanea e fluida nell’equilibrio tra Pop e Rock. Una buona colonna sonora capace di dare la carica e allo stesso tempo rilassare. Fatemi sapere che ne pensate. Paolo Frigo

Anna Bagnarol

INVIACI LA TUA RECENSIONE Dal 2001 hai visto un solo film ma ti ha fatto venire la pelle d’oca dall’emozione? Ti sforzi ma non riesci proprio a ricordare la data del concerto-evento di Bobby Solo al quale hai partecipato con tanto trasporto? Il tuo ultimo libro letto per intero giace da anni sotto una consistente coltre di polvere tanto da non distinguerne più i contorni? Non importa. Non fartene un problema. Se nei prossimi mesi ti capiterà di leggere un libro, assistere ad un concerto, vedere un film, una rappresentazione teatrale o una mostra, ascoltare un disco … bene! Raccontacelo! Inviaci una recensione e potrai trovarla pubblicata in Gazzetta! Perché non è mai troppo tardi f.dellapietra@itaca.coopsoc.it

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RICERCHIAMO Per

AREA RESIDENZIALE ANZIANI Casa di Riposo Azzano Decimo (PN) Infermiere/i Si richiede: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; patente B, auto propria. Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AREA DISABILITà Comunità per Disabili San Canzian d’Isonzo (GO) Infermiere/i Si richiede: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; patente B, auto propria. Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.

AREA SALUTE MENTALE Servizi Salute Mentale Pordenone Educatori Si richiede: Laurea Scienze dell’Educazione o Educatore Professionale; esperienza minima nei servizi educativi alla salute mentale; patente B, auto propria. Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Servizi Educativi Territoriali Spilimbergo (PN) Educatrici/ori Si richiede: Laurea Scienze dell’Educazione, Educatore Professionale, Psicologia; esperienza minima nei servizi educativi alla con la disabilità e l’autismo; patente B, auto propria. Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

AREA MINORI Servizi Educativi Territoriali Pordenone Educatrici/ori Si richiede: Laurea Scienze dell’Educazione, Educatore Professionale, Psicologia; esperienza minima nei servizi educativi alla con la disabilità; patente B, auto propria. Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Scegliere il proprio futuro professionale; come orientarsi e fare scelte consapevoli Sabato 23 febbraio, dalle 9.30 alle 12 si svolgerà presso la Biblioteca civica di Prata un incontro aperto a tutti i cittadini/e, sia occupati che alla ricerca di lavoro, realizzato in collaborazione con il Centro regionale di orientamento. Eva Pertoldi illustrerà le attività del Centro, un servizio pubblico e gratuito rivolto a tutti i cittadini, minori e adulti, interessati ad avere un supporto nelle scelte, sia scolastico/ formative che professionali. Il programma della giornata prevede una riflessione su come far emergere le proprie competenze e abilità. Durante l’incontro verranno presentate le funzioni del “bilancio di competenze”, un percorso di orientamento finalizzato a realizzare scelte e/o cambiamenti rispetto alla propria vita professionale. Info e prenotazione babysitteraggio: conciliamo@itaca.coopsoc.it, 0434 425261, martedì dalle 9 alle 12, giovedì dalle 15 alle 18. (edb)

Le domande vanno inviate a uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca • Ufficio Risorse Umane Vicolo Selvatico 16 • 33170 Pordenone e-mail: ricerca.personale@itaca.coopsoc.it Tel. 0434-366064 • Fax 0434-253266

Redazione Fabio Della Pietra Caterina Boria Simone Ciprian Renato Esposito Laura Lionetti Enrichetta Zamò impaginazione La Collina - Società Cooperativa Sociale Onlus - Trieste STAMPA Hand Consorzio di comunicazione sociale - Udine Numero chiuso il 7 febbraio alle ore 16.30 e stampato in 1200 copie

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PRESENTAZIONE DEL LIBRO

CON MARGHERITA HACK PIERLUIGI DI PIAZZA MARINELLA CHIRICO

introduce Fabio Della Pietra

nuovadimensione

15 FEBBRAIO 2013 ore 20.00 SPILIMBERGO (PN) Teatro Miotto Viale Barbacane 15


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