IT La Gazzetta aprile 2013

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MENSILE D’INFORMAZIONE DELLA COOPERATIVA SOCIALE ITACA ONLUS

IL NOSTRO CAPITALE SONO LE PERSONE L’editoriale del presidente

ITACA IN ASSEMBLEA Fiera di Pordenone, 8 maggio 2013 ore 16

AVVIATA LA VILLAGE ACADEMY #2 FAB annuncia i 6 progetti selezionati

N°04/2013 www.itaca.coopsoc.it

LA GAZZETTA CAMBIA ARRIVA LA NEWSLETTER 04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 1


CONVOCAZIONE ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI

Mercoledì 08 maggio 2013 alle ore 16.00

presso la Sala Congressi ‘G. Zuliani’ della FIERA DI PORDENONE - V.le Treviso 1, Pordenone Rinnovo Consiglio di Amministrazione Approvazione bilancio d’esercizio al 31.12.12

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editoriale di Leo Tomarchio Presidente

IL NOSTRO CAPITALE SONO LE PERSONE Pordenone Sono passati quasi dodici anni da quando, in Casa del Popolo a Torre di Pordenone, in una nevosa giornata di dicembre, venivo proposto come presidente di Itaca da Gigi Bettoli ed eletto dall’Assemblea dei soci. Ricordo ancora il grande abbraccio di incoraggiamento che Gigi mi diede in quella occasione e le belle e semplici parole che spese nei confronti miei e della nuova presidenza che si andava ad insediare. Fu un passaggio di testimone non semplice: Gigi è stato un grande presidente ed ha avuto il grande merito, fra le altre cose, di riuscire a far crescere intorno a sé un gruppo di persone, che io amo definire un collettivo, che nell’innamorarsi della cooperazione ci si è spesa con passione e professionalità, ed ha fatto dei primi anni di vita di Itaca un’esperienza entusiasmante e, credo, irripetibile. Gigi ha lasciato un grande segno all’interno della nostra organizzazione e non è stato facile per me prenderne il posto. Così è stato comunque, e sono stati anni belli ed entusiasmanti, sempre, anche quando abbiamo vissuto momenti di difficoltà. Itaca si è sempre distinta per la grande compattezza dimostrata sia nel bene che nel male. Un episodio per tutti è quello del primo bilancio che portavo in approvazione da presidente. Era il bilancio del 2002, approvato nel 2003. Presentava dei dati non buoni. L’avvio di svariati servizi a gestione propria ed i costi per il relativo start-up, aveva messo in sofferenza l’intero bilancio della Cooperativa e bisognava votare in assemblea una manovra straordinaria con cui i soci, autotassandosi, contribuivano alla copertura della perdita. Non fu facile portare una proposta del genere, ma si doveva. Già nelle assemblee di zona i soci compresero la delicatezza della questione e le ragioni che la avevano causata. Nonostante il giusto disappunto da parte di molti, non vi fu colpevolizzazione da parte di nessuno al punto che, successivamente, in assemblea generale, votammo all’unanimità di tassarci per 100 euro a testa per coprire la perdita. Alcuni anni dopo li restituimmo, a onor del vero, ma all’epoca non ci sentimmo di ventilare una promessa in tal senso, non eravamo in grado di garantirne l’onorabilità.

Sono stati anni di forte e continua crescita ed evoluzione. Ho già detto più volte e lo ripeto oggi, che il mio compito di rappresentanza è sempre stato facilitato dalla gente di Itaca, dai soci che fanno gli operatori e che fanno la differenza nella qualità dei servizi che eroghiamo, ai coordinatori che si spendono in acrobazie organizzative e gestionali olimpiche, a tutti gli uffici di staff che garantiscono il funzionamento aziendale ma anche mutualistico della nostra impresa, alla rinnovata e ringiovanita direzione della Cooperativa, frutto di una riorganizzazione portata a termine fruttuosamente appena tre anni fa. Il rinnovamento in un’organizzazione è il segreto della sua longevità. Nelle cooperative è fra i principi fondanti. Si chiama intergenerazionalità. Significa costruire insieme agli altri per gli altri. Costruiamo bene una cosa insieme, consolidiamola, trasferiamo il nostro sapere a quelli che arrivano dopo di noi. Mettiamoli al corrente del progetto, condividiamolo ed infine, quando saranno pronti, consegniamoglielo insieme alle chiavi di casa e aiutiamoli a fare in modo che il progetto si elevi, al punto che quelli che verranno dopo ancora si dimentichino di noi ed abbiano in mente solo il futuro. Il nostro capitale sono le persone, il loro pensiero, la loro passione e professionalità. La loro onestà. Ecco l’onestà è un valore che negli ultimi anni è stato molto maltrattato. Alcune volte screditato a favore della furbizia dell’ottenere le cose a qualsiasi costo. È un valore che invece in Itaca è sempre stato alla base di ogni pensiero e di ogni azione. È il primo valore aggiunto che mi sentirei di rilevare se dovessi stilare un elenco di positivi elementi che caratterizzano Itaca. Ce ne sono molti altri ovviamente, ma il cardine da cui discendono è questo. La mutualità, la democrazia, l’attenzione alle persone ed ai loro bisogni, all’ambiente, la tensione ai diritti di cittadinanza. Sono tutti valori solidi e ben chiari alla “Gente di Itaca”. Ed è a questa bella gente che passo le chiavi di casa, sapendo che il governo della stessa non potrà essere che migliore. Perché così deve essere. Ringrazio tutti per avermi fatto sentire sempre orgoglioso ed onorato di rappresentare Itaca in tutti questi anni. Ci vediamo in assemblea.

04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 3


Sommario

Primo piano

05∙LA GAZZETTA CAMBIA

ARRIVA LA NEWSLETTER

L’INTERVISTA DEL MESE

IN COPERTINA Immagine di Fabio Della Pietra

07∙STIMOLAZIONE MUSICALE CERTIFICATA

Base comune l’integrazione e l’apertura nel “prendersi cura” di se stessi e degli altri

ITACA IN ASSEMBLEA

10∙Fiera di Pordenone 8 maggio 2013 ore 16

SPECIALE FAB!

11∙AVVIATA LA VILLAGE ACADEMY #2 FAB annuncia i 6 progetti selezionati

Attualità

13∙NUCLEO GIALLO “TARGATO” GENTLECARE

È il primo servizio in Friuli Venezia Giulia ad ottenere la certificazione

15∙CASA RICCHIERI FA RIMA CON SPAGNA

Nuovo arrivo per il Servizio di Volontariato Europeo

e20

25∙“DIECI EMOZIONI"

Provare a discorrere intorno ad una mostra di fotografia

27∙DALLE SERRE ALL’ORTO SINERGICO

In Carnia piante e verdure stimolano il lavoro di rete e di comunità

28∙COOPERARE O COMPETERE? INSIEME È MEGLIO

Educazione cooperativa come metodo di apprendimento creativo e ludico

RICERCA E SVILUPPO

30∙LE PAROLE DEL SOCIALE: ASCOLTO

INsicurezza

32∙COME E’ ANDATA LA SICUREZZA SUL LAVORO IN COOPERATIVA NEL 2012?

INpersonale

33∙è partito il progetto “Itaca, un’isola di conciliazione” Baby Parking, il Supporto scolastico teenagers e il Baby-sitter on call

16∙CIPART PER PALAZZO CONTEMPORANEO

Dal 12-4 al 12-5 la collettiva artistica a Udine

18∙LA CARTA DEI VALORI E DEI COMPORTAMENTI L’area Anziani residenziale sigla un patto tra Itaca, operatori e comunità

20∙“GRIGIO BRILLANTE”

Un tempo e uno spazio per l’incontro e la socializzazione della terza età 4 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

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10.

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PRIMO PIANO

LA GAZZETTA CAMBIA

A partire da maggio l’edizione cartacea diventa trimestrale Ogni mese una Newsletter digitale per informare i soci

Pordenone A seguito dell’attivazione della procedura di consegna delle buste paga in formato digitale, che con il mese di maggio 2013 (ovvero con la paga di aprile) diverrà definitiva a fronte del successo della fase sperimentale, si è resa opportuna anche una riflessione inerente non solo la distribuzione ma prima di tutto l’impostazione e realizzazione di IT Gazzetta, il mensile di informazione della Cooperativa Itaca. Nelle scorse settimane, il Consiglio di amministrazione ha affrontato la questione e ha deciso l’attivazione di una Newsletter in forma digitale con cadenza mensile che sarà inviata via email a tutti i soci e le socie, come già avviene con la busta paga. La Newsletter sostituirà a tutti gli effetti il mensile cartaceo. L’edizione cartacea della Gazzetta rimarrà con 4 uscite all’anno, in forma trimestrale, il cui primo numero (in uscita verosimilmente tra luglio ed

agosto) sarà dedicato al bilancio 2012. La riflessione sul futuro del nostro mensile non poteva essere disgiunta dalla nuova forma di distribuzione delle buste paga. Tenuto conto dell’attivazione delle paghe in formato digitale, e in un’ottica (che pur va considerata) di razionalizzazione delle risorse, il Cda ha deliberato che La Gazzetta mensile seguisse la stessa sorte, passando definitivamente al digitale. Formato che – in versione pdf -, come certamente tutti saprete, è già disponibile da anni nel sito di Itaca ed è già utilizzato da alcuni soci (Issuu.com). La decisione si inserisce in un ragionamento più ampio inerente l’informazione e la comunicazione sociale di Itaca, ovvero quello di un piano integrato basato sull’uso coordinato dei mezzi cartacei e dei nuovi mezzi della rete (in particolare i social media e Facebook). Negli ultimi anni si sta assistendo ad una trasformazione radicale nella comunicazione, tuttora in corso con un’accelerazione progressiva. Sono

cambiati i mezzi di diffusione (dal cartaceo al digitale), le modalità di lettura (la comunicazione è in movimento, ricerca della notizia), il pubblico stesso è mutato con la conseguente formazione di nuove aggregazioni, facilitate dai nuovi (social) media. La comunicazione si è evoluta e la rivoluzione digitale si è completamente affermata. In qualsiasi punto del processo di formazione della notizia, il digitale (la rete, la posta, il computer, i cellulari di ultima generazione) è presente. Questo ha portato ad un cambiamento non solo nella modalità di lettura, ma anche nei tempi di fruizione della stessa. Si è passati dalla lettura del giornale cartaceo alla consultazione in rete delle notizie/informazioni, con conseguente cambiamento dei tempi di fruizione: la stessa notizia può/deve essere letta in abstract in 3 minuti, in approfondimento in 20’, sui social media in pochi secondi. 04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 5


PRIMO PIANO E’ cambiato anche il pubblico, la facilità di formazione di comunità di interesse, aggregate per parametri diversissimi e tra di loro spesso intersecati, ha portato ad un fenomeno completamente nuovo: le comunità, prima formate intorno a ‘testate’ di opinione, i classici giornali, si sono frammentate e conseguentemente espanse in miriadi di gruppi che in comune hanno, ad esempio, età, hobby, appartenenza ad un’associazione di categoria, interessi… Aggregazioni al cui interno funziona il sistema del passaparola e del peer to peer, che rende più attendibile ogni informazione trattata (al di là della validità intrinseca di questa). Un dato sostanzialmente nuovo si è così affermato: il lettore è non solo destinatario, ma diffusore a sua volta della notizia avvalorandola con la sua ‘faccia’: la facilità della condivisione (Facebook), della pubblicazione su altre bacheche (mailing-list, blog), del passa parola (Twitter) rendono estremamente interessante questa nuova modalità di comunicazione, basata sul fare community. Ciò detto, è evidente che un mezzo di comunicazione non elimina definitivamente l’altro, ma si affianca agli esistenti, e i media, integrandosi e sviluppando ognuno le proprie caratteristiche, diventano un unico insieme informativo in cui l’utente può effettuare le proprie scelte. Lo abbiamo visto e sperimentato anche noi di Itaca, soprattutto con FAB: l’integrazione degli strumenti crea eco e ridondanza, così da offrire il dialogo, la discussione e la partecipazione su Facebook; l’articolo di approfondimento, più ampio, proposto sul sito; le news in 140 caratteri (come in Twitter); il video collegato su Youtube. E ciascuno di questi ‘canali’ offre la possibilità di passare ad uno degli altri formati. Ciò presuppone che la medesima notizia venga ‘trattata’ in modi diversi, rispettando i limiti e le caratteristiche del mezzo cui è affidata. La professionalità richiesta cambia, sviluppando nuove capacità e competenze, non ultima, e fondamentale, la tempestività dell’informazione: vi sono ‘luoghi’ dell’informazione in cui una risposta o un commento vanno dati in un tempo massimo di 24 ore, pena l’obsolescenza del messaggio (Facebook) e l’abbandono da parte del lettore. Il redattore/giornalista diventa così un vero e proprio comunicatore, la figura che – oltre a raccogliere e preparare la notizia - raccoglie anche i commenti, risponde, crea e sviluppa dibattito, diventando così anche animatore della community. La linea sulla quale si è mossa e si muove Itaca è quella della comunicazione integrata, che si avvale degli strumenti tradizionali (comunicati stampa, IT La Gazzetta, sito web, conferenze 6 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

stampa, grandi eventi) integrando quelli nuovi (Facebook in primis). Un discorso a parte lo merita proprio Facebook, che al momento è il social network più popolato con il suo miliardo di utenti in tutto il mondo. In Friuli Venezia Giulia gli utenti sono più di 500.000, con un trend di crescita superiore alla media nazionale. Facebook pubblica e condivide in maniera semplicissima notizie, foto, dibattiti, appuntamenti e video. E’ strumento di discussione e pubblicizzazione di iniziative importantissimo e strategico, lo abbiamo già testato con FAB, come accennavo sopra: come strumento principale per la costruzione di com-

munity va seguito quotidianamente, alimentando discussioni e news. Su Facebook oggi Itaca dispone di 3 pagine ufficiali nonché di 1 profilo: Cooperativa Sociale Itaca, pagina istituzionale con 697 “Mi piace” tutti spontanei; FAB, pagina ufficiale di Faber Academy Box con 691 “Mi piace”; ITACA OGNI GIORNO DIRETTA AI DIRITTI pagina con 504 “Mi piace”; Itaca Cooperativa profilo con 1461 amici. Fabio Della Pietra


STIMOLAZIONE MUSICALE CERTIFICATA Espressività, creatività e tecnica musicale sono decisive. Ma base comune devono essere l’integrazione e l’apertura nel “prendersi cura” di se stessi e degli altri. Pordenone Una formazione lunga 650 ore, soprattutto pratiche, per inserire il metodo della Stimolazione Musicale nell’ambito sociale quotidiano della Cooperativa Itaca. Un lavoro intenso e impegnativo che si è concluso con la consegna - da parte del maestro Alberto Chicayban alla sua assistente Rachele Glorioso - di un certificato di formazione, un riconoscimento alla valenza ed efficacia del metodo MusicStim ed alla lungimiranza della Cooperativa friulana. Quello che segue è il resoconto di una lunga chiacchierata con Rachele.

Rachele, come è entrata la musica nella tua vita?

Credo di essere nata con una passione innata per la musica. Per occuparsi di me, mia madre ha scelto di lasciare il lavoro da impiegata e io ho ricordi di giornate trascorse ad ascoltarla cantare mentre era occupata nelle faccende di casa. Per accompagnarla pigiavo a caso i tasti di una piccolissima tastiera giocattolo. Era il mio passatempo preferito fino a quando, all’età di 5 anni, ho utilizzato tutti i mezzi possibili per una bambina di quella età (pianti e urla compresi) per ottenere dai miei genitori che mi facessero studiare pianoforte. E così è iniziata la

mia formazione, e con il trascorrere degli anni la musica è diventata inscindibile dalla mia vita, fino al conseguimento del Diploma di Conservatorio. Nella mia famiglia non c’erano musicisti, se non dei parenti lontani, ma il desiderio di far musica per me è stato sempre molto naturale, come imparare a leggere e a scrivere.

Quando e come hai pensato di mettere insieme la tua formazione musicale e il lavoro nel sociale?

Quando ho conseguito il Diploma di Maturità classica stavo studiando per conseguire anche il Diploma di Conservatorio, allora ho dovu04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 7


l'INTERVISTA del mese to compiere una scelta importante per il mio futuro. Desideravo molto continuare gli studi universitari per diventare medico, ma erano inconciliabili con lo studio del pianoforte che era diventato intenso e molto impegnativo. Non volevo però abbandonare l’idea di intraprendere gli studi universitari, così tra i vari depliant, mi sono soffermata sul corso di laurea in “Scienze dell’Educazione” e ho avuto come “un’illuminazione”: avrei utilizzato la musica non per diventare semplicemente una concertista, ma l’avrei “amalgamata” agli studi psicologici, pedagogici, filosofici che tale corso di laurea mi offriva anche se, a quel tempo, non avevo ancora idea di come ciò sarebbe stato possibile.

Sei stata la prima persona della Cooperativa Itaca a portare a buon fine il processo formativo interno per lavorare con la Stimolazione Musicale. Lavoravo da poco per Itaca nel settore minori, quando sono stata invitata ad effettuare un colloquio con il maestro Alberto Chicayban per ricoprire il ruolo di assistente e aiuto regista del progetto Ritmicizia. Da lì è iniziata la mia formazione ufficiale in Stimolazione Musicale (MusicStim), Musicstim è una disciplina che richiede non solo l'utilizzo di risorse strumentali, ma anche l'uso della voce e del corpo del musicista. Dovevo darmi da fare per imparare cose nuove, ma era quello che volevo. Come condizioni di partenza nella formazione, mi sono state richieste la conoscenza professionale del linguaggio musicale e la capacità d’esecuzione tecnica del mio strumento. Dovevo anche fare piccoli arrangiamenti musicali, comporre, dirigere e imparare a stendere progetti nell’ambito tecnico musicale. Un altro aspetto importante su cui ho dovuto inizialmente lavorare è stato il raggiungimento di assenze di blocchi corporei o difficoltà espressive, e in ciò gli studi di Alexander Lowen sono stati fondamentali.

Ci racconti come si è sviluppato il tuo percorso formativo?

La formazione si è basata sull’attivazione di laboratori pratici all’interno dei progetti di Stimolazione Musicale in atto, grazie ai quali ho potuto ottenere la dimestichezza con la tecnica. Mi sono impegnata in diversi laboratori, dal progetto Ritmicizia, per ragazzi in situazione di disagio, poi anche nei Laboratori in Case di riposo e Centri diurni per anziani fragili. Ho avuto altre esperienze nei Centri diurni per l’handicap e all'interno dei Dipartimenti di sa8 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

lute mentale. Tra le materie affrontate c’erano l’improvvisazione musicale, l'utilizzo del corpo durante il lavoro di Stimolazione Musicale e processi di valutazione, ad esempio. Poi è stato necessario studiare la fisarmonica perché lo strumento è molto versatile, inoltre posso suonarlo mentre utilizzo il corpo secondo i protocolli della Stimolazione Musicale. C'è stata una parte teorica con Filosofia della Musica e anche altre discipline come Pedagogie della Musica e Audiodinamica. Sono state alla fine 650 ore complessive, 182 ore di tirocinio e molta supervisione. È stato un lavoro intenso e impegnativo che si è concluso con la consegna del Certificato di Formazione all’Assemblea dei soci di Itaca tenutasi a Palmanova l'anno scorso. Sono stata onorata e ringrazio la Cooperativa Itaca e il maestro Alberto Chicayban per il supporto datomi e per avermi concesso questa opportunità, che per me non è certo la fine di un lavoro, anzi, la considero l’inizio di ulteriori approfondimenti nel campo.

Prima di arrivare in Itaca avevi cercato altrove una formazione simile?

Il desiderio di utilizzare la musica nel sociale mi aveva portata a cercare diversi corsi di formazione in musicoterapia e prima di Itaca avevo effettuato un colloquio presso una scuola di musicoterapia a Udine. Ero stata accettata per l’anno di formazione in corso, ma in realtà ho di fatto desistito dall’iscrivermi. A distanza di tempo e di studi, posso affermare di esserne contenta, non solo per l’onerosità di quel corso di formazione, il cui colloquio più che essere teso alla verifica delle effettive caratteristiche del candidato era concentrato all’esplicitazione di tutti i costi delle lezioni e dei vari seminari, ma anche perché non avrei probabilmente avuto la possibilità di lavorare direttamente e intensamente sul campo e con la costante, attenta e diretta presenza del mio supervisore. Credo, inoltre, che il lavoro dello Stimolatore Musicale sia molto differente da quello del Musicoterapeuta. Ed è più vicino all’utilizzo che io auspico per il mio lavoro.


l'INTERVISTA del mese basso rendimento scolastico motivato da deficit d'attenzione. Ma hanno realizzato una sorta di spettacolo musicale che abbinava alle prove una serie di pratiche di gruppo per aumentare il loro grado d'integrazione, la concentrazione ed il controllo emotivo. Infatti è stata un'esperienza pratica di strumento preventivo in situazioni di disagio giovanile. Più recentemente, invece, ho effettuato un percorso di Stimolazione Musicale con un ragazzo affetto da sindrome di down, con obiettivi articolati suddivisi in tre aree per migliorare nell’area emotiva lo sviluppo dell’autostima, la riduzione di ansie, paure e tensioni. Poi ho cercato di lavorare sulle abilità relazionali e rinforzare le funzionalità corporee con l'utilizzo di percorsi musicali per ottenere un miglioramento dell'attenzione e della concentrazione. Attualmente sto studiando la possibilità di costruire percorsi interdisciplinari con la Stimolazione Musicale nel campo rieducativo e, nello specifico, associarla alla creazione di dipinti con la tecnica del Mandala.

A chi, come te, cerca di mettere insieme musica e lavoro nel sociale, quale consiglio daresti?

Secondo qualcuno, l'utilizzo della musica in area assistenziale spesso non ha a che fare con il lavoro tecnico musicale o con la mentalità del musicista professionista. Sei d’accordo?

In effetti, sovente sento dire che non bisogna essere musicista per utilizzare la musica in ambito assistenziale. Credo che dipenda dall’utilizzo che se ne vuol fare, della musica. Certo, non serve essere musicista per poter animare una festa con canti e cd musicali, ma se le finalità che si desidera perseguire sono volte a portare dei cambiamenti nelle aree interessate il discorso cambia. È allora che subentra, a mio avviso, lo stimolatore musicale - noi lo chiamiamo musicstimmer - che deve prendere in considerazione l’attenzione alla cultura musicale del gruppo seguito, del loro territorio d’origine. Così si riesce veramente a coinvolgerlo in un dialogo musicale che deve dare spazio anche alla bellezza per arrivare a quel sognato “canale

di comunicazione non verbale” tra tutti gli attori coinvolti nel processo: gli operatori dell’équipe, i familiari e anche le persone care al soggetto trattato. La porta dei Laboratori rimane aperta a tutti quelli che vogliono partecipare al processo, non ci sono segreti o aspetti da nascondere per motivi di privacy o altro.

Ci esponi alcuni dei progetti di Stimolazione Musicale in cui sei coinvolta?

Nel 2006–2007 ho avuto la possibilità di partecipare a Ritmicizia, vincitore tra l’altro di un concorso di idee indetto dall'Ambito socioassistenziale del Comune di Udine, in qualità di assistente e aiuto regista di Alberto, autore del progetto e esperto della disciplina Musicstim. Ritmicizia ha avuto la durata di circa un anno e ha coinvolto un gruppo eterogeneo di ragazzi disadattati e segnalati come a rischio dall'Ambito socio-assistenziale. I partecipanti, ritenuti violenti, irruenti o emarginati, avevano

A tutti coloro che hanno la mia stessa passione non posso che consigliare di ricercare il percorso che sentono più vicino alle loro inclinazioni, di non smettere mai di studiare, approfondire e migliorarsi e allo stesso tempo essere attenti osservatori dell’ambiente che ci circonda, e non cessare mai di lavorare in rete. Nell’ambito sociale, ogni persona, qualsiasi ruolo ricopra, è importante per la riuscita di ogni intervento. Una buona base teorica è sicuramente l’incipit, ma l’espressività, la creatività, la tecnica musicale sono decisive così come l’integrazione e l’apertura, per me fondamentali, nel “prendersi cura” di se stessi e degli altri. Un autore a me caro, Antoine de Saint Exupery, ne Il Piccolo Principe scrive: “Gli uomini coltivano 5000 rose nello stesso giardino… e non trovano quello che cercano… e tuttavia quello che cercano potrebbe essere trovato in una sola rosa o in un po’ d’acqua. Ma gli occhi sono ciechi. Bisogna cercare col cuore!”. E’ un augurio che esprimo a tutti.

Fabio Della Pietra

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Alle socie ed ai soci della cooperativa Ai componenti il Collegio Sindacale

CONVOCAZIONE ASSEMBLEA GENERALE DEI SOCI La S. V. è invitata all’Assemblea Generale ordinaria dei soci della Cooperativa ITACA società cooperativa sociale Onlus in prima convocazione per il giorno 30 aprile 2013 alle ore 8.00 c/o la sede legale di Vicolo Selvatico n.16 a Pordenone ed in seconda convocazione per

Mercoledì 08 maggio 2013 alle ore 16.00 presso la Sala Congressi ‘G. Zuliani’ della

FIERA DI PORDENONE - V.le Treviso 1, Pordenone La seduta verterà sul seguente Ordine del Giorno:

Approvazione bilancio d’esercizio al 31.12.12, della relazione sulla gestione (comprensiva del Bilancio Sociale) e della relazione del Collegio Sindacale – delibere conseguenti; Approvazione Regolamento elettorale; Rinnovo Consiglio di Amministrazione; Varie ed eventuali. La validità della seduta e la conseguente possibilità di deliberare sugli argomenti previsti, è subordinata al raggiungimento del quorum previsto dall’art. 21 dello Statuto. Qualora non potesse intervenire personalmente, potrà farsi rappresentare da un’altra socia (o socio) con delega scritta. Confidando nella Sua partecipazione, La saluto cordialmente. Il Presidente Rosario Tomarchio

AL PRESIDENTE dell’Assemblea dei Soci della Cooperativa ITACA del 08.05.13 Egregio Presidente, non potendo intervenire personalmente all’Assemblea Ordinaria dei soci del 08.05.2013 presso il Centro Congressi della Fiera di Pordenone, Le comunico che ho delegato a rappresentarmi il Socio sig. ____________________________________________________ (scrivere in stampatello) affidandogli i più ampi poteri ed approvando fin d’ora il Suo operato. Distinti saluti. Nome e Cognome ________________________________________________ Firma __________________________________________

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Speciale FAB!

FAB ANNUNCIA I 6 PROGETTI DELLA SECONDA ONDATA Avviata l’8 aprile a Pordenone la Village Academy #2 Pordenone “Dopo una lunga e faticosa giornata, abbiamo concluso la selezione delle idee: FAB annuncia con piacere che sono 6 i progetti che entreranno a far parte della seconda Village Academy! Grazie agli amici di Cooperativa sociale Itaca e Dof Consulting. Nei prossimi giorni vi daremo maggiori informazioni”. Con queste parole lo scorso 15 marzo, dalla pagina Facebook ufficiale di FAB (www.facebook.com/FaberAcademyBox), Christian Gretter, coordinatore del progetto, annunciava i primi particolari sulla conclusione della fase di valutazione e selezione che avrebbe portato all’identificazione della nuova ondata di “fabers” e all’ingresso dei 6 progetti nella seconda Village Academy partita l’8 aprile nella sede dell’incubatore di Itaca, in via San Francesco 1/C a Pordenone.

“Valutazione, empowerment, competenze comunicative, sviluppo tecnologico e imprenditoriale, ma anche creatività e valenza sociale del progetto, social & business plan. Sono state queste le parole chiave – aveva proseguito Gretter - sulle quali ci siamo concentrati questa mattina in vista della selezione delle idee che entreranno nella prossima Academy. In attesa di incontrare gli aspiranti fabers, nella Direzione strategica allargata di questa mattina, Itaca e Dof si sono confrontati sulle strategie e gli strumenti per ottimizzare il funzionamento e l'efficacia della 2^ edizione della Village Academy, 100 giorni di formazione plenaria e peer to peer per trasformare le idee selezionate in progetti d'impresa”. Ma quali sono le 6 idee progettuali entrate in Academy, chi sono i progettisti e da dove arrivano? Vediamolo insieme.

Si chiama "Fondaco", è stato presentato da Alessandro Vit e Luca Gabrielli, entrambi di Trieste, ed è un laboratorio artistico che fa del riuso e del riutilizzo i suoi punti di forza. Questo è il progetto #1 ad entrare nella 2^ Academy di FAB (una precisazione, l'ordine in cui annunciamo i progetti è semplicemente casuale e non ha alcuna altra valenza). Alessandro Zorzetto guida il gruppo di quattro componenti proveniente da Sacile che ha presentato "Rural Box", il progetto #2. La proposta è quella di una architettura low cost a risparmio energetico. "Tratto sociale" è il nome del progetto #3, è stato presentato da Debora Macoratti e Jgor Brigada di Codroipo e si occupa di ristorazione e inserimento lavorativo. Arrivano da San Vito al Tagliamento, sono Letisia Barbuio e Sarah Zuccarello e il loro è il pro04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 11


Speciale FAB!

Tamami Komatsu

getto #4. Tutto al femminile, si chiama "Green Bin - La spesa alla spina". Parole chiave educazione alimentare e agriturismo. Il progetto #5 si chiama "The Vibes" ed è stato presentato da Marco Carillo, che arriva da Pordenone. Il focus è quello dell'impresa culturale. "La casa di Bart" di Marzia Basei, che viene da Dandolo di Maniago, è il progetto #6. L'idea è quella di un canile integrato con il territorio. Questo è il sesto ed ultimo progetto ad entrare nella seconda Village Academy. A Marzia - e a tutti gli altri faber - un caloroso benvenuto in FAB da parte di Cooperativa sociale Itaca e di Dof Consulting! Successivamente, Christian Gretter e Manolo Battistutta si sono ritrovati per pianificare i 100 giorni di Academy: coworking, mentoring e 28 giornate formative tra comunicazione, sviluppo delle competenze sociali, progettazione, budget, diritto del lavoro, modelli di business e storia dell'economia sociale. “Richiamandomi al custode del fuoco – ha proseguito Christian Gretter -, sottolineo che FAB offre la possibilità di concretizzare progetti d'innovazione sociale: “definiamo innovazioni sociali le nuove idee (prodotti, servizi e modelli) che soddisfano dei bisogni sociali (in modo più efficace delle alternative esistenti) e che allo stesso tempo creano nuove relazioni e nuove collaborazioni. In altre parole, innovazioni che 12 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

sono buone per la società e che accrescono le possibilità di azione per la società stessa” (Libro Bianco sull’innovazione sociale – Geoff Mulgan, Robin Murray e Julie Caulier Grice). Il lavoro di FAB nelle scorse settimane non si è limitato a questo. Lo scorso 21 marzo, infatti, nella sede di vicolo Selvatico 16 della Cooperativa sociale Itaca a Pordenone, si è svolta una importante giornata formativa con Tamami Komatsu. Project Consultant presso Spinner Fellow e Miex Team Unibo Marketing and Communication Assistant presso University of Bologna. Komatsu vanta tra le precedenti esperienze quelle di Volunteer presso Libera Associazioni, Nomi, e Numeri contro le mafie, Staff Member presso European Summer School on Social Economy e Facility Monitor/Office Assistant presso International House at the University of California. Ripensiamo i business model? Questo è stato l'oggetto dello speciale

incontro rivolto alla Direzione strategica di FAB e allo staff di Itaca. Infine, grazie al Forum del Terzo settore Marche, Acli e tanti altri, FAB si è presentato a Fano il 12 aprile in una giornata completamente dedicata. Fabio Della Pietra


attualità

NUCLEO GIALLO “TARGATO” GENTLECARE È il primo servizio in Friuli Venezia Giulia ad ottenere la certificazione Sacile Il “Nucleo giallo” della residenza protetta per anziani di Sacile è il primo servizio in Friuli Venezia Giulia ad ottenere la certificazione in riferimento alla norma Gentlecare. Nel corso dell’audit, svolto da Francesca Vassallo dell’ente di certificazione Bureau Veritas, sono state verificate tutte le voci della checklist di applicazione delle Linee guida Gentlecare, nonché gli elementi previsti dalla norma rispetto al servizio, in particolare della normativa strutturale e di quella normativa sanitaria. La visita, tenutasi il 20 marzo a Sacile, è stata un’occasione di verifica ma anche di crescita grazie alle modalità costruttive e collaborative dell’ente certificatore. La Residenza di Sacile e la Cooperativa sociale Itaca hanno così dimostrato la capacità, la competenza, la tenacia e la passione con cui gestiscono il servizio.

I responsabili del servizio, il direttore Rossano Maset e l’assistente sociale Paola Peruzzetto, dipendenti del Comune di Sacile, e i responsabili di Itaca tra cui la coordinatrice Marta Bressaglia, la referente infermieristica Katia Crema, la Referente del Nucleo giallo Mara Demurtas e tutti i professionisti della residenza si sono impegnati nell’applicazione del metodo Gentlecare. La direzione della Casa per anziani aveva da tempo ravvisato il problema della gestione degli ospiti affetti da demenza e deambulanti, che spesso tentavano la fuga, ad esempio, percorrendo i corridoi del sotterraneo o vagando nei reparti. Si tratta di anziani con esigenze particolari connesse alla patologia dementigena di cui soffrono: avevano bisogno di muoversi liberamente, di toccare tutti gli oggetti che capitavano loro a tiro, di andare negli armadi a rovistare. I loro bisogni mal si coniugavano con le necessità degli altri ospiti, ricoverati per problematiche 04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 13


attualità fisiche, che poco sopportavano la convivenza dando origine a tensioni e lamentele. Già nel 2001, quando erano stati avviati i lavori di ristrutturazione della Casa, era prevista la realizzazione di un nucleo dedicato alle persone con queste problematiche. Il Nucleo giallo accoglie oggi ospiti affetti da patologie dementigene nella fase dei disturbi comportamentali e deambulanti senza l’utilizzo di ausili. Quando le persone perdono tali caratteristiche, in seguito solitamente ad un aggravamento delle condizioni di salute, ad esempio per un attacco ischemico, possono essere spostati negli altri nuclei. In seguito al termine dei lavori di ristrutturazione, il Nucleo è stato aperto il 21 dicembre del 2009. Dopo una prima fase di inserimento graduale, il reparto ha raggiunto la copertura della massima capacità ricettiva di 19 ospiti a giugno 2011. La direzione della struttura ha così valutato che, pur disponendo di un totale di 22 posti, la presenza di un numero così elevato avrebbe compromesso la qualità del servizio, e ha preferito attenersi ad una capienza massima di 19 posti letti. Gli obiettivi previsti dal servizio sono articolati: rallentare il progressivo deterioramento delle capacità funzionali, cognitive, motorie; garantire interventi sanitari, assistenziali, sociali specifici in modo tempestivo e integrato; controllare e contenere i disturbi comportamentali riducendo l'utilizzo dei mezzi di contenzione fisica e farmacologica; monitorare l’evoluzione delle capacità funzionali, cognitive, motorie residue del malato e la frequenza dei disturbi del comportamento eventualmente presenti; razionalizzare il trattamento farmacologico. La residenza, inoltre, in collaborazione con la Cooperativa sociale Itaca, ha scelto il metodo Gentlecare come linea guida operativa nella gestione del servizio. Gentlecare, ideato e promosso dalla terapista canadese Moyra Jones, è un sistema di cura protesico che si sviluppa a partire dalla comprensione profonda della malattia e del tipo di disabilità che provoca, per poi cogliere e valorizzare le capacità residue del malato, la sua storia e i suoi desideri, nell’intento di perseguire il suo benessere con un sistema in grado di sostenerlo. “Spazio, Persone, Programmi” sono i tre elementi fondamentali della protesi di cura che viene progettata, dall’équipe multiprofessionale che applica Gentlecare, per ogni persona affetta da demenze. Il metodo sottende anche agli aspetti organizzativi del servizio. Il personale, ad esempio, che rappresenta il principale agente terapeutico, 14 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

va selezionato con modalità che permettano di valutare la presenza di caratteristiche Gentlecare come la flessibilità, il senso dell’umorismo, la capacità di osservare, l’uso di un linguaggio chiaro e obiettivo, esperienze positive di vita con gli anziani, la capacità di risoluzione creativa di problemi. Il percorso di accoglimento nel servizio della persona con demenza deve prevedere alcuni elementi fondamentali per la conoscenza: un primo colloquio informativo, con un familiare o una figura di riferimento, presso la sede del servizio; la visita domiciliare; la visita pre-ingresso, la compilazione di una scheda biografica; l’inserimento graduale. Cruciale è l’alleanza terapeutica tra famiglia e operatori, che si rende concreta nel coinvolgimento dei familiari nell’elaborazione del progetto individualizzato, in una costante informazione, nella programmazione di incontri informativi, nella possibilità di sollievo nella cura. Infine la progettazione e la configurazione degli spazi, l’arredo, la luce e i colori sono un elemento tanto importante - quanto sottovalutato - nella cura della persona. Per la formazione e la consulenza all’applicazione del modello, la Residenza di Sacile si è avvalsa della collaborazione con il team del Gruppo Ottima Senior, società costituita dalla referente italiana per il modello Gentlecare, Elena Bortolomiol, da Laura Lionetti della Cooperativa sociale Itaca e dal Laboratorio di Architettura di Enzo Angiolini. Ottima Senior si occupa di progettazione e organizzazione di servizi per anziani, con specifica competenza nell’area della demenza, in una prospettiva d’insieme. Dopo anni di collaborazione con Moyra Jones, dal 2011 il gruppo è referente - per la società Moyra Jones Resources Ltd - della diffusione

e verifica del metodo per l’Italia e l’Europa. Nel corso del 2011 si è inoltre instaurata la collaborazione tra il Gruppo Ottima Senior e Bureau Veritas Italia, organismo di certificazione riconosciuto a livello internazionale. Nel corso del tempo, l’applicazione di Gentlecare nei diversi contesti, quali residenze per anziani e nuclei specializzati, centri diurni e assistenza domiciliare, ha permesso di trasformare una filosofia in un metodo di intervento, oggettivabile secondo specifici indicatori e dotato di “linee guida di applicazione”, realizzabile nei diversi contesti e con modalità diversificate a secondo delle risorse, certificabile secondo le norme Uni Iso. I risultati riscontrati nei servizi in cui il modello viene applicato, evidenziano nelle persone con demenza il mantenimento più a lungo delle abilità, la gestione dei disturbi del comportamento in una logica di prevenzione attraverso la definizione e controllo dei fattori scatenanti, il recupero e mantenimento delle abilità sociali; per i familiari e il personale, la riduzione dello stress e l’aumento della percezione di poter influire sui risultati. Laura Lionetti


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CASA RICCHIERI FA RIMA CON SPAGNA Nuovo arrivo per il Servizio di Volontariato Europeo Pordenone Il mio nome è Juan Pedro Barbadillo, ho 27 anni, vengo da Ferrol, una piccola città vicino a La Coruña, in Galizia, nella Spagna nordoccidentale, e mi sono laureato come bibliotecario e archivistica presso l'Università di La Coruña in Spagna. Tra poco avrò anche la laurea magistrale in scienze della documentazione presso la stessa università. Per quanto riguarda il Servizio di Volontariato Europeo, se dovessi dire che il progetto al quale partecipo a Casa Ricchieri fosse stato tra le mie priorità o che il mio sogno era quello di lavorare in Italia direi una bugia. Non sapevo neanche che esistesse il Friuli fino quando il mio tutor, Walter Mattiussi, mi ha scritto per informarmi che ero stato accettato per il progetto gestito da Itaca, cominciando a scoprire un po' la città di Pordenone. Il mio lavoro in questo progetto è quello di collaborare con gli operatori all'interno di una comunità psichiatrica. Forse, qualcuno potrebbe spaventarsi o addirittura sentire un rifiuto. Sono sempre stato educato ad essere di larghe vedute e ad imparare da ogni situazione; inizialmente ho avuto paura perché pensavo a cosa avrebbe potuto fare un bibliotecario per questo progetto, ma dalla prima comunicazione con il mio tutor ho subito avuto molto chiaro il mio compito. Disposto a conoscere posti nuovi, imparare una lingua e vedere quello che avrei potuto dare di me stesso alla comunità, ho accettato senza nemmeno parlare con le persone a me vicine, è stata una di quelle decisioni prese al momento. Prima di partire, ho deciso che volevo solo conoscere qualche informazione di base sulla città e i suoi servizi, nessuna immagine o fotografia. Tale è la quantità di immagini che abbiamo di città come Venezia, Londra, Parigi, New York che, quando arrivi, non sei sorpreso come dovresti. Su Pordenone sapevo appena che era una città con degli affreschi, che aveva circa 50,000 abitanti e che aveva... una biblioteca! L'arrivo in città non avrebbe potuto essere più impattante, il campanile in centro si alzava maestoso sopra le case del centro storico e mi ha provocato un "déjà vu" per la sua similitudine

con la Rúa do Vilar, a Santiago de Compostela, testimone muta di molte feste, uscite e ottime compagnie. Come non immaginare i suoi molti segreti nascosti in queste arcate, vicoli intricati, e portici. Ancora oggi, dopo quasi un mese dal mio arrivo, il corso Vittorio Emanuele II mi sorprende con i suoi disegni sulle travi, affreschi all'interno delle librerie o lo splendido affresco sul Giudizio di Paride. Lasciando da parte il turismo e la splendida città in cui abiterò per i prossimi sette mesi, c'è il progetto di volontariato europeo. Gli operatori di Casa Ricchieri mi hanno ricevuto in un ottimo modo, il volontariato procede benissimo accompagnando gli ospiti della comunità in passeggiate, aiutando nei lavori domestici, ecc. Sto scoprendo un magnifico posto con una cultura meravigliosa (e cibo migliore ancora), al tempo stesso cerco di portare avanti il mio progetto come volontario nel miglior modo possibile. Juan Pedro Barbadillo

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ATTUALITà

CIPART PER PALAZZO CONTEMPORANEO

Dal 12-4 al 12-5 la più grande azione artistica collettiva mai organizzata a Udine

Udine Udine Prova a Immaginarsi Migliore. Dicevamo, Palazzo Contemporaneo. Abbiamo colto le considerevoli opportunità che questo progetto poteva offrirci, abbiamo contattato gli organizzatori e ci siamo presentati. Così, come siamo. Voi ci conoscete già. In queste ultime edizioni di IT La Gazzetta ci siamo abbondantemente presentati. Palazzo Contemporaneo, Udine. Una situazione ardita, ambiziosa, straordinaria. Un luogo in cui gli artisti della regione, i cittadini e i turisti possono riunirsi per una visione condivisa e partecipata degli spazi comuni, sperimentando nuovi linguaggi. L'iniziativa nasce dal basso e ha carattere culturale, artistico, ricreativo e sociale, nell’intenzione di valorizzare il territorio e 16 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

le risorse umane in esso presenti promuovendo occasioni di partecipazione, sviluppo, aggregazione, coesione sociale e di solidarietà. Per questo il progetto “Palazzo U.P.I.M. conTEMPORANEO" vuole dare spazio alle realtà che si stanno distinguendo per creatività e intraprendenza e che allo stesso tempo coltivano una progettualità concreta all’interno della realtà economica locale, cercando di trasformare le intuizioni in solide fondamenta per costruire il futuro delle nostre comunità.” CipArt si è presentata con l'opera "Fermità mentale". Il solito gioco di parole, direte voi e noi rispondiamo che sì è il solito gioco di parole con sorpresa pasquale: la metafora, l'allegoria. Ricostruiamo i passaggi di CipArt: il senso dello stare assieme, la costanza, la regola, il rispetto, attraverso la partecipazione incessante ai laboratori. Poi i ritratti, la conoscenza, l'osservazione, il gioco. Il gioco "Ti ritraggo non ritrarti" in piazza Matteotti a Udine per la festa di Natale con gli studenti, con i passanti, tra di noi. Per guardarci da vicino, osservarci nelle nostre singolarità, senza quasi parlare, ma con la volontà di aprirsi attraverso un disegno di "come ti vedo io e come mi vedi tu". E divertendosi di fronte ai risultati buffi che sicuramente Picasso avrebbe trovato stupendamente belli. Dopodiché si continua a lavorare; centinaia di disegni, veloci, senza tempo a disposizione. Ancora volti, figure umane. Copiati, inventati, abbozzati, stilizzati. Senza accorgercene abbiamo ridisegnato il mondo umano e le sue potenzialità costruttive o distruttive. Gli esseri umani che determinano la creatività nella massima accezione del termine. Gli esseri umani che decidono l'annientamento nella massima accezione del termine. Gli esseri umani che possono fare delle scelte. Bene, dopo questo bel quadretto che vorrebbe invitare tutti a un pensiero di scelta individuale nella collettività (boccata d'aria), vi sottoponiamo alla descrizione della struttura fisica della nostra opera e al suo significato. Vorremmo avvertire tutti i deboli di cuore, gli stufi, gli annoiati, gli psicopatici, i pessimisti, che non ci darà niente da ridere e che ognuno, dopo aver letto o visionato l'opera, dovrà rimanere nella propria attuale condizione o prepararsi ad un considerevole peggioramento. Pronti?

L'OPERA L'opera prevede l'assemblaggio di un cospicuo numero di disegni in bianco/nero realizzati su fogli A4 e successivamente fotocopiati. Sarà una sorta di continuum rispetto ai lavori già utilizzati per "Ritratto d'io" - manifestazione annuale che si tiene a Milano in occasione della giornata mondiale della salute mentale - e "Ti ritraggo non ritrarti". I disegni prevedono soprattutto la riproduzione di volti e figure di persona/e realizzati possibilmente guardando il/i soggetto/i e non il foglio di carta dove lo si sta riproducendo. L'esercitazione a questo modo di disegnare permette lo sviluppo dell'osservazione essendo motivo di forte concentrazione nel guardare il modello da raffigurare. Successivamente i disegni verranno fotocopiati per dar maggior omogeneità di colore al momento dell'assemblaggio dell'opera. Verranno appesi solo dal lato superiore in modo da dare l'impressione di ariosità e leggerezza fino alla copertura delle intere pareti. All'interno della stanza dedicata verrà installato un sistema audio- attraverso delle cuffie acustiche- che prevede l'emissione di un continuo rumore di fondo che dia la sensazione di forte vento. Nel complesso la suggestione uditiva sarà quella di sentire il rumore vorticoso del vento mentre quella visiva dell'immobilità dei fogli pur appesi in forma non definitiva. Siete tutti invitati! Accorrete felici, non resterete delusi! CipArt vi aspetta! Info e contatti: www.facebook.com/cipartgroup


ATTUALITà

PORTATRICI SANE DI RISORSE Assistenti familiari a scuola di “cure a domicilio”

Azzano Decimo Lo scorso 20 e 21 marzo si sono conclusi i percorsi formativi rivolti alle assistenti familiari nell’Ambito distrettuale Sud 6.3 di Azzano Decimo. Con questo progetto si è voluto perseguire l’obiettivo di offrire alle assistenti familiari, ma anche a chi si occupa di assistenza ad anziani a vario titolo, di percorsi formativi all’interno dei quali potersi confrontare e acquisire conoscenze tecniche appropriate al lavoro di cura nel contesto domiciliare. Un ruolo questo che deve prevedere, per la persona che lo ricopre, la capacità di leggere i bisogni del nucleo familiare e le competenze per dare risposte inerenti sia all’organizzazione della casa, sia in modo sempre più rilevante alla sfera assistenziale. La Cooperativa Itaca, portatrice di un bagaglio culturale in materia di assistenza e da sempre sensibile a questi temi, anche questa volta ha dimostrato di saper cogliere il bisogno espresso dal territorio creando un progetto mirato a soddisfare quanto rilevato dalle assistenti sociali dell’Ambito distrettuale Sud 6.3 assegnando all’area Anziani territoriale la realizzazione del progetto. Le iscritte sono state in totale 48, 18 provenienti dal Comune di Pasiano di Pordenone e 30 dal Comune di Zoppola. La frequenza fissa ha registrato una media pari a circa 13 corsiste a Pasiano e 23 circa a Zoppola. Da segnalare la partecipazione anche maschile con la presenza di 3 uomini, 2 a Zoppola e 1 a Pasiano Entrambi i gruppi si sono dimostrati subito aperti e sensibili ai temi trattati, collaborando attivamente alle lezioni ed ai lavori di gruppo proposti dai docenti, tanto da richiedere più ore a disposizione per poter assimilare meglio i contenuti trattati, magari con un po’ più di pratica rispetto alla mobilizzazione, il primo soccorso ed i laboratori di gruppo. Gli argomenti trattati sono stati la rete dei servizi domiciliari ed introduzione alla famiglia friulana, la relazione e la comunicazione, la famiglia friulana - antropologia cultura e tradizione culinaria, igiene delle persone, mobilità e trasporto, la relazione con utenti affetti da demenza, sicurezza in casa, elementi di primo soccorso, relazione tra badanti e familiari - come gestire i piccoli conflitti, laboratorio di gruppo in rete per evitare l’isolamento.

L’ultima lezione centrata sul lavoro di rete ha previsto la presenza in aula di due docenti a dimostrazione di come ognuno di noi sia portatore di una grande risorsa umana e di esperienza personale che, se messa in rete, può diventare una risorsa inesauribile a cui, specialmente chi opera nella professione di aiuto, si può attingere per migliorare la vita di chi si affida alle nostre cure ed anche di se stessi, diminuendo i rischi di demotivazione. Tra le novità del corso il fatto che l’impegno di Coop Itaca nei confronti dei corsisti non terminerà con il corso stesso. Itaca, infatti, continuerà a fornire una supervisione anche nelle settimane successive per un totale di quattro incontri, sempre avvalendosi del supporto di professionisti del settore. Sembra doveroso segnalare l’evoluzione del lavoro d’assistenza nel territorio: i partecipanti infatti erano gran parte disoccupati o occupati per poche ore nell’arco della giornata. Le classiche” badanti”, come solitamente vengono intese, sono sempre in numero minore rispetto agli anni precedenti. Le prestazioni richieste, infatti, limitate a poche ore, riguardano prevalentemente l’igiene della casa o interventi di assistenza con operazioni specifiche, come l’alzata, la messa a letto o igiene personale.

A conclusione dei corsi è seguito un breve saluto da parte delle autorità comunali, che con la loro presenza hanno voluto dimostrare di essere vicino ai corsisti, consapevoli dell’importanza del ruolo che ricoprono nel territorio. E seguita la consegna degli attestati di partecipazione. Non è mancato un breve momento conviviale organizzato dai corsisti stessi, con dolci tipici dei Paesi di provenienza a confermare l’integrazione tra le varie culture, anche attraverso l’arte culinaria. L’idea di ritrovarci insieme mettendo “in rete” anche i cibi caratteristici per abbattere le barriere è nata spontaneamente, i gruppi hanno dimostrato una grande maturità e di saper guardare oltre le apparenze accogliendo positivamente l’invito rivolto. La stanza era carica di profumi bevande e soprattutto di calore umano che ha portato tutti a condividere un grande abbraccio collettivo, con una vena di tristezza per la fine di un percorso che ha permesso di sviluppare anche delle amicizie. Consapevoli che la fine del corso non segna la fine della crescita professionale, e che questa tappa va considerata come un punto di partenza verso altri traguardi. Rosa Paglia 04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 17


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LA CARTA DEI VALORI E DEI COMPORTAMENTI L’area Anziani residenziale sigla un patto tra Itaca, operatori e comunità Pordenone Nel mese di novembre 2012, un gruppo di operatori dell’area Anziani residenziale si è ritrovato per condividere ed individuare assieme quella che diventerà la “Carta dei Valori e dei Comportamenti” dei servizi residenziali per anziani in cui opera la Cooperativa Itaca. Quando ci siamo interrogati sul perché fare una Carta dei Valori abbiamo pensato che fosse il momento, il momento di mettere nero su bianco i termini di un patto tra la nostra Cooperativa, gli operatori impegnati nel lavoro di cura nei servizi per anziani e tutta la comunità. La carta è un contratto trasparente con gli utenti, con le loro famiglie, con i colleghi di lavoro e con tutte quelle realtà pubbliche e private con cui quotidianamente lavoriamo. La carta deve costituire punto di riferimento dei valori sui qua18 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

li si fondano le nostre scelte, lo stile del nostro lavoro, le prassi nei nostri servizi e i nostri impegni verso la comunità. Il primo passo per la costruzione di questo documento è stata la costituzione tra giugno e settembre 2012 del gruppo di lavoro, che si è costituito a partire da un invito che l’area residenziale ha rivolto a tutti i servizi gestiti nell’anno 2012, attraverso una lettera dedicata ad ogni singolo nucleo e letta durante le diverse equipe mensili dei servizi. Ringrazio il gruppo di operatori che con attenzione e responsabilità hanno partecipato, arrivando a Pordenone da tutte le province del Friuli Venezia Giulia e dal Veneto: Snezhana Belkokjeska per la Residenza ad utenza diversificata “De Gressi” di Fogliano; Claudio Ardessi ed Elena Viola per la Casa di riposo di Muggia; Annalisa Boz per la Casa albergo per anziani di


Attualità

Cimolais; Maria Castrovinci e Anna Gallo per la Casa di riposo “V. Sarcinelli” di Cervignano; Fabiola Dalla Cia, Mirela Ramona Florea per la Asp “Solidarietà -Monsignore Cadore” di Azzano Decimo; Carla Mazzucco per la Casa alloggio per anziani di Andreis; Georgina Rosario e Giuseppina Landi per la Casa di riposo di Sacile; Kseniia Semenchenko e Elvis Filippin per il Centro servizi socio assistenziali di Puos d’Alpago; Anna Maria Zocchi per la Casa di riposo “L. Scrosoppi” di Tolmezzo; Rosita Faoro e Angelina Reato per la Casa di riposo “Casa Charitas” di Lamon. Nel corso del primo incontro del 6 novembre 2012 abbiamo, innanzitutto, condiviso quale finalità avrà la Carta dei valori e dei comportamenti, ossia fornire una cornice di valori cui si deve fare ricorso in ogni momento lavorativo e che deve rappresentare il punto di riferimento per la gestione e la condotta dell’importante ruolo di cura che le nostre figure svolgono all’interno dei servizi per anziani.

Il gruppo si è poi confrontato sui valori che ognuno riteneva importanti quali guide per le proprie azioni personali e collettive. Nel corso del pomeriggio, abbiamo dato forma e sostanza ad un elenco di valori per noi presenti nei servizi per anziani gestiti dalla Cooperativa e facilmente riconoscibili quali ispiratori del nostro operare. I valori di cui il gruppo si è fatto portavoce e che ha riconosciuto come fondamentali, nel lavoro quotidiano, sono: rispetto, professionalità, comunicazione, affidabilità, umiltà, trasparenza. Ci siamo lasciati con un compito: divulgare il più possibile nei servizi quanto si era detto e raccogliere tutti i pensieri, opinioni, dubbi e sollecitazioni provenienti dagli stessi. Nel secondo incontro del 22 novembre 2012 tutti gli operatori sono arrivati con un “tesoro” personale, costituito da quaderni, fogli a quadretti, post-it pieni di pensieri dei colleghi dei servizi, che evidenziavano quanto bisogno e voglia ci sia di parlare di etica e senso di lavoro!

Le giornate sono trascorse con leggerezza e piacere pur consapevoli dell’importanza della costruzione di un documento che costituisce il riferimento per tutti gli operatori che, lavorando in servizi per anziani, incidono in modo importante nel dare una vita dignitosa e rispettosa a queste persone. Ci siamo lasciati con la consapevolezza dell’importanza del lavoro che svolgiamo e con la voglia rinnovata di continuare ad interrogarsi sulle questioni morali ed etiche che spesso dimentichiamo, perché troppo stretti nella quotidianità, ma che restano fondamentali per ritrovare il senso del lavoro che svolgiamo ogni giorno. Anna La Diega Responsabile dell’area Residenziale anziani

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“GRIGIO BRILLANTE”

Un tempo e uno spazio per l’incontro e la socializzazione della terza età Alpago Le parole “grigio brillante” spiegano la vita vissuta: grigio come il colore del tempo che passa, brillante come una sfumatura di luce che ravviva tutti i colori. Il progetto è nato su iniziativa della Comunità Montana che nel 2005 ha aderito alla proposta della Regione Veneto di presentare un programma di attività mirate a migliorare la qualità della vita delle persone anziane del territorio. Partito nel 2007 con tre centri di aggregazione nei comuni di Tambre, Chies d’Alpago e Pieve D’Alpago, è stato denominato “Grigio Brillante”. L’esperienza aveva carattere sperimentale offrendo l’opportunità nel futuro di ampliare agli altri Comuni del territorio le attività organizzate. Obiettivo quello di offrire agli anziani un tempo e uno spazio dove potersi ritrovare e socializzare. Nel 2008 il progetto parte di nuovo e viene finanziato metà dalla Regione e metà dai Comuni, nel 2009 viene ampliato anche a Puos e Farra d’ Alpago. In totale ai centri sono presenti 80 persone (un maschio soltanto), l’età media è di 80-90 anni (un centenario). E dal 2010 la gestione viene affidata alla Cooperativa Itaca che opera attraverso una figura qualificata per dodici ore settimanali su tutti i centri. Attualmente il progetto è finanziato dai cinque Comuni dell’Alpago e prevede l’ apertura una volta alla settimana dalle 14 alle 17. Al centro gli anziani arrivano in parte autonomamente e in parte con il pulmino navetta, guidato dai volontari Anae associazione Ceno Barattin. Le attività sono finalizzate a favorire il benessere psicofisico delle persone anziane, creare momenti di socializzazione grazie al coinvolgimento degli anziani nelle varie attività (gioco

della tombola, carte, lavori manuali, lettura, incontri a tema, ginnastica con il fisioterapista messo a disposizione dalla Cooperativa Itaca, uscite pomeridiane e gite). Tra i progetti realizzati sono stati particolarmente graditi “Manualità” (sono stati realizzati 200 porta bavagli per la Casa di riposo di Puos d’Alpago), “Bambole Pagote” (bambole di lana, la denominazione “pagote” deriva dalla zona in cui esse vengono costruite, “Alpago”. Gli abitanti della zona vengono definiti “alpagoti” nel dialetto locale “pagoti”. Da qui la definizione con la quale è stato attribuito il nome delle bambole. Il manufatto è interamente lavorato a mano e viene usata la lana proveniente dagli allevamenti della pecora Alpagota). Ancora il progetto “Ginnastica dolce” con il fisioterapista Jacques Omokoko Djamba. La Comunità montana dell’Alpago e la Cooperativa Itaca di comune accordo hanno deciso di effettuare la somministrazione del questionario di soddisfazione utenti, al fine di monitorare e migliorare la qualità del servizio offerto. Sono rientrati 67 questionari, dall’analisi emerge che alle attività partecipano quasi esclusivamente donne (si conta la presenza di 1 solo uomo). Il grado di soddisfazione medio degli utenti ha dei valori attribuiti in media superiore al 9, migliora rispetto al 2011 la soddisfazione attribuita alle attività proposte rispondenti alle proprie aspettative, il grado di soddisfazione del servizio trasporti come anche l’incidenza positiva del progetto sulla propria qualità di vita. Dalle singole osservazioni raccolte ci sono molte dichiarazioni di desiderio che il servizio continui anche in futuro. Apprezzata l’attività di ginnastica e l’intervento del fisioterapista con la proposta di ripetere queste attività con più frequenza.

Rosa Facchin

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Attualità

QUALE DIGNITÀ PER LA CONTENZIONE? Disabilità ignorata, come se fosse nascosta in un punto d’ombra della nostra coscienza Disegno di Ugo Guarino

Amaro Promuovere, costruire e divulgare nelle comunità regionali, nella società civile una cultura diversa ed alternativa a quella che prevede un uso giustificato della contenzione. Questo l’obiettivo lo scorso 25 gennaio del convegno “Anziani, comunità, animazione nelle aree montane”, tenutosi nella sala Agemont di Amaro, e organizzato da Azienda per i servizi sanitari n.3 Alto Friuli – Servizio sociale dei Comuni della Carnia 3.2, Area Welfare Ass5 Bassa Friulana, Regione Friuli Venezia Giulia Azienda per i servizi sanitari n.5 Bassa Friulana. L’evento è stato voluto e organizzato dalle segreterie dei tre sindacati Cgil, Cisl e Uil i cui rappresentanti regionali hanno aperto il lavoro seminariale dichiarando l’intenzione di voler sensibilizzare sul tema non solo il mondo politico, ma anche indurre a una più profonda riflessione gli addetti ai lavori. Dopo aver sottolineato quanto lavoro è stato fatto nella nostra regione nella salute menta-

le in seguito alla rivoluzione basagliana, il focus si è decisamente spostato in ambito geriatrico. I relatori che sono intervenuti, ognuno con le proprie competenze professionali, hanno apportato un contributo interessante, ma soprattutto utile a delineare i confini, non solo teorici, di definizione giuridica, medica, psicologica, ma anche più attinenti ai dati concreti che sono emersi dalle ricerche e dalle registrazioni osservative nelle singole realtà, ospedali e residenze per anziani. In prevalenza sono emersi tre orientamenti: mai più contenzione, qualche volta non se ne può fare a meno, è bene distinguere tra ausilio e contenzione. Il primo è stato quello affermato da gran parte dei relatori, soprattutto dalla dirigente infermieristica Livia Bicego, che ha efficacemente esposto i danni arrecati alla persona contenuta, che posso portare perfino alla morte. In realtà, come evidenziato nel suo intervento dallo psicologo Franco Perazza, danni della contenzione si riscontrano spesso anche nelle persone che la prati-

cano, ossia negli operatori. Essa, quindi, è una pratica disumanizzante, sia per la vittima che per il “carnefice”: il primo perché diventa oggetto da gestire, il secondo perché da figura d’aiuto si trasforma, suo malgrado, in un “secondino-torturatore”. Infatti l’operatore, se sul piano della razionalità può giustificare a se stesso la messa in atto di tale pratica, sia con il dover adempiere a una prescrizione medica, sia con il dover rispondere alle necessità organizzative, sul piano emotivo non può esserci motivazione che tenga. Per l’operatore, quello che si può verificare è una forte identificazione con la vittima, e un ribasso progressivo della propria autostima, associata a un occulto quanto deteriorante senso di colpa. Il secondo orientamento, espresso dalla geriatra Fulvia Loik, non ha convinto i presenti, pur proponendosi come soluzione di mediazione tra l’uso della contenzione e l’abolizione di essa; anzi ha confermato quanto detto da altri relatori, ossia che non si può far passare l’idea che esista una contenzione buona e una cattiva. Stando al terzo orientamento, sostenuto dalla fisioterapista Sonia Martinotta e dalla psicologa Federica Vignaga, bisogna fare un distinguo tra gli ausili e i mezzi di contenzione, i primi infatti sono strumenti di supporto atti ad aiutare la persona a tenere una postura che le permetta lo scambio con gli altri, o di poter godere di un bel panorama, insomma uno strumento che consenta alla persona di essere presente nel mondo; gli altri, invece, sono bandine, lacci e fasce, ecc., ossia, ostacoli alienanti. Questi vengono usati con la finalità di bloccare, di impedire il movimento e, quindi, gli spostamenti nell’ambiente in cui vive, come ad esempio accedere al giardino. A tal proposito, molti relatori hanno segnalato un elemento ricorrente nelle Rsa: le camere e gli altri ambienti utilizzabili dagli ospiti sono ai piani superiori, mentre gli uffici e gli spazi utilizzati in genere dal personale sono al piano terra. Questo è un chiaro esempio di contenzione ambientale. Le due ultime relatrici hanno, inoltre, esposto i dati empirici a cui ha condotto il progetto 04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 21


ATTUALITà di abolizione graduale della contenzione nella realtà lavorativa in cui operano da circa nove anni (Centro servizi assistenziali S. Antonio, Vicenza). Hanno dato testimonianza che, se il principio guida è la centralità della persona, si possono mettere in atto delle soluzioni per permettere agli anziani di avere una vita soddisfacente, orientata al benessere, e non all’evitamento e alla conseguente deprivazione sensoriale ed esperienziale in genere. Bisogna considerare che le naturali conseguenze della deprivazione e dell’isolamento sono depressione e/o comportamenti aggressivi etero e/o autorivolti. Molto illuminante è stata la cornice giuridica data dal magistrato F. Antoni che, richiamando gli articoli 13 e 32 della Costituzione, ha messo in evidenza come non siano necessarie nuove leggi sulla contenzione in quanto essa è già anti costituzionale. Antoni ha inoltre ricordato che nessun intervento terapeutico può essere eseguito senza l’esplicito consenso del destinatario, sia pur dichiaratamente finalizzato al “bene” del soggetto. Gli unici casi in cui per legge sono, giuridicamente e deontologicamente, consentiti interventi diagnostici o terapeutici senza il consenso dell’interessato, riguardano il trattamento sanitario obbligatorio e lo stato di necessità (art. 54, comma 1, Codice penale). Quindi, in caso la persona non sia nella condizione di fornire il proprio assenso, l’unico soggetto che può autorizzare una pratica di contenzione è l’autorità giudiziaria, per cui ogni iniziativa medica, infermieristica o di chiunque altro, è un atto arbitrario e non rispettoso della nostra Costituzione. Certo, la realtà dei fatti é ben lontana (secondo i dati riportati dai relatori riguardanti la nostra regione) dal rispettare i principi guida donatici dalle nostre/i madri e padri costituenti. Infatti, i suddetti dati segnalano una correlazione diretta tra un alto indice di uso delle pratiche di contenzione nelle strutture residenziali per anziani (di media il 68,7%) e il tasso di danni verificatisi a scapito degli anziani che ospitano; tra quelli più comuni: traumi meccanici (strangolamento, asfissia da compressione della gabbia toracica, lesione dei tessuti molli superficiali); malattie funzionali ed organiche (incontinenza, lesioni da decubito, infezioni); sindromi della sfera psicosociale (stress, umiliazione, depressione e paura). Nel tentativo di arginare questa diffusa quanto sconfortante situazione, in molte realtà con utenza geriatrica sono stati sottoscritti dei protocolli per un uso “umano”, “rispetto22 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

so” e “controllato” della contenzione. Certo, bisognerebbe chiedere alla persona che subisce tale pratica quanto possa sentirsi umanizzata e rispettata nella propria dignità. “Di cosa si parla quando parliamo di contenzione” (Peppe Dell’Acqua, Forum Salute Mentale, maggio 2012). In letteratura ci sono diverse formulazioni della definizione di contenzione, che in linea di massima sono riassumibili come: ogni mezzo di costrizione fisica della libertà di movimento della persona o del normale accesso al proprio corpo e/o all’ambiente circostante. In particolare, la contenzione meccanica utilizza strumenti o dispositivi applicati al corpo, o a parti di esso, atti a limitare la libertà dei movimenti volontari dell’intero corpo o di un suo segmento. Bisogna tener presente che un anziano, specialmente se deteriorato, non ha più le forze, le energie e il fiato per dire “no”, per dire “basta”, per difendere e preservare l’inviolabile spazio della soggettività, ossia lo spazio d’esistenza dell’individuo. È in questo luogo che l’essere umano può incontrare se stesso, riconoscersi, individuarsi e differenziarsi dall’altro; in questo luogo, l’altro non può e non deve entrare se non per offrire ausilio, conforto e sostegno. Queste sono le uniche violazioni che un essere umano può tollerare. Se questa pratica è ancora così diffusa è perché la si considera, in alcuni casi anche ingenuamente, uno strumento per prevenire cadute ed infortuni in genere. In alcuni protocolli viene addirittura spacciata per trattamento terapeutico. A tal proposito Peppe dell’Acqua scrive: “La contenzione non può essere considerata un atto medico, vale a dire che non ha funzioni terapeutiche e dunque non può essere giustificata come conseguenza della malattia della persona. La contenzione, infatti, rende impossibile, limita e ostacola qualsivoglia atto terapeutico, di assistenza o di cura. Rende impossibile qualsiasi percorso di consapevolezza da parte di chi la subisce. Tutte le ricerche e le osservazioni che si possono consultare, arrivano a queste conclusioni. Ed è per questo che non può essere considerata atto sanitario e dunque non ha senso che sia prescritta da un medico né attuata da un infermiere, non può essere protocollata né essere oggetto di linee guida”. A mio avviso, in questo seminario è mancato il tempo per un osservazione un po’ più attenta ed obiettiva riguardante l’uso residuo, a volte occulto o mascherato, di pratiche contenitive in Psichiatria, anche nella nostra regione. Per quanto virtuosa sia e per quanto si

possa considerarla un faro per le altre regioni, non tutti gli Sopdc (Servizio ospedaliero psichiatrico diagnosi e cura). funzionano come quello mitico di Trieste. Ho l’impressione che a volte si dia troppo per scontato il mantenimento e la capitalizzazione dei risultati ottenuti. Spesso, trincerandosi dietro vecchie glorie di battaglie fatte da altri, si trascura che la ricerca del rispetto dell’umanità, il riconoscimento della dignità e l’inviolabilità della persona dell’altro, sia esso un “matto”, un “handicappato”, “un anziano”…, sia una sfida personale e collettiva sempre aperta. Come ogni conquista di civiltà dell’umanità, essa richiede osservatori vigili, per intercettare le forme nuove che questa pratica può assumere, e costanti revisioni. Ma ancora di più mi inquieta il fatto che, come in altre occasioni, anche in questa la disabilità è stata letteralmente ignorata, come se fosse stata nascosta in un punto d’ombra della nostra coscienza, come se fosse un ambito dove certe cose non possono avvenire. Invece, è proprio qui che la logica punitiva e della sottrazione impera, sostenuta e legittimata da una psicologia comportamentista del premio e della punizione, dove la progettualità a lungo termine si limita ad aumentare i comportamenti accettabili, graditi (agli operatori, ovviamente), o diminuire quelli sgradevoli e/o aggressivi. Ovviamente questa non vuole essere una critica generalizzata, ma un invito sincero, che rivolgo prima a me stessa, a riflettere su quanto di contenzione c’è e sopravvive nelle scelte che operiamo per i nostri utenti; quante volte per esasperazione, per inesperienza, o semplicemente perché non si è riusciti a trovare soluzioni più creative, alternative, senza perfida intenzionalità, abbiamo creato una condizione di isolamento o di segregazione nelle nostre comunità? A questo punto ritorno a leggere gli articoli sopracitati della nostra Costituzione. Ada Simona Del Coco


Attualità

PERCORSO LUDICO DEGLI SBILF DI MONAI Un fanciullo tra orchi, agane, lupi e volpi Ravascletto Prosegue la pubblicazione dei racconti a cura di Gigi Fasolino e Sara Burba, operatori di Itaca, che hanno creato nove racconti legati al percorso nel bosco, già strutturato su nove postazioni con le statue lignee di altrettanti personaggi mitici, come richiesto dal Comune di Ravascletto.

L'Omenùt da Ploja C'era infine un ultimo e piccolo-sfortunato personaggio, almeno era quello che pareva osservare quando si aveva la fortuna di incontrarlo, ad arricchire i boschi di Monai. L'abbiamo già incontrato, qualche racconto fa, e suppongo che tutti voi ve l'eravate immaginato così: l'Omenùt da Ploja. Il naso ad imitarne il corpo, con quella gobba accentuata ad annunciar fortune. Sapete come andarono le cose al povero Omenùt: il tranello romantico nel quale l'Agana lo fece cadere, ancora se lo ricorda. Quando il forte tonfo dell'Orco bussò agli inferi, risuonando tra le valli, l'Omenùt girava afflitto dal suo destino: lo scroscio d'acqua piovana che gli cadeva perpetuo sull'ombrello, non l'aveva mai abbandonato, fin da quando ricordasse d'esistere. Era la sua sfortuna e la fortuna del verde di quella terra. E dei suoi uomini, che grazie all'acqua, potevano permettersi la sopravvivenza e non solo. Si diresse verso il rumore profondo che aveva sentito. Un'enorme voragine e poi quel bagliore accecante e bellissimo. Quando si accorse che di fronte aveva l'Agana in tutta la sua bruttezza, le palpitazione del suo cuore passò dall'amore improvviso, al terrore più spasmodico. Ascoltò tremando la maledizione che quel perfido essere aveva lanciato sulle acque del laghetto, quel lago che proprio lui, inconsapevole, aveva creato. Una volta terminato il suo discorso, l'Agana si dissolse tra le tenebre, mentre l'Omenùt si calmò, smise di tremare e si rese conto che quella maledizione non era poi così crudele, anzi. “I bambini ne saranno felici” penso tra sé e sé. Rimirò quella conca d'acqua limpida e ne fu orgoglioso.

Disegno di Giovanni Di Qual

Le risate felici che ancora oggi sente provenire dal parco giochi che gli uomini in seguito costruirono, lo riempie di gioia, riportandolo a quel giorno: il giorno in cui l'Omenùt da Ploja s'innamorò, per sempre. Sara Burba e Gigi Fasolino

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L’ECONOMIA DEL PIACERE Istruzioni per vivere meglio risparmiando Pordenone Saper spendere i soldi in maniera efficace non è sempre facile. Ogni famiglia ha un proprio budget con cui fare i conti, capire come farlo fruttare al meglio, pianificando le spese e inserendosi in una rete sociale solidale, è però una capacità che può essere appresa ed è alla portata di tutti. In questo filone si inserisce “Dove finiscono tutti i soldi? Consigli per una buona gestione del bilancio familiare”, titolo di un mini ciclo di tre incontri pubblici rivolti alla comunità locale, partito nel quartiere di Villanova a Pordenone lo scorso 21 marzo alle 20.30 nella sede del Centro sociale Glorialanza. L’iniziativa nasce da una convenzione stipulata tra il Comune di Pordenone e l’associazione Nuovi Vicini onlus, che si occupa di interventi sociali e prevenzione all’indebitamento. La crisi economica può essere affrontata anche sperimentando metodi innovativi rispetto alle misure sociali standard. In questo quadro, che comprende diverse azioni di intervento di riassetto

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economico, si è voluta focalizzare l’attenzione sull’approccio educativo. E il Comune di Pordenone sta operando per sostenere e promuovere tale consapevolezza verso forme alternative ed efficaci di gestione del proprio budget familiare. Da qualche anno a questa parte, anche nel Pordenonese si stanno moltiplicando forme creative di solidarietà e valorizzazione del territorio. Si pensi, ad esempio, ai Gruppi di Acquisto Solidale (Gas), ai Pedibus, alla Banca del Tempo e via dicendo. La moltiplicazione delle relazioni, la costruzione di reti sociali forti e coese permette di trovare soluzioni collettive a problematiche sempre più diffuse. Il ciclo di incontri si inserisce in un’iniziativa di più ampio respiro, nata nell’ambito del progetto Genius Loci in collaborazione con Coop Consumatori Nordest, la scuola, la parrocchia e l’associazionismo locale del quartiere di Villanova. L’Economia del Piacere, questo il nome della rassegna, ha come filo conduttore il consumo consapevole, parte dal presupposto che una maggior conoscenza di ciò che si acquista, si

mangia, permette di prendersi cura della salute ottimizzando anche le spese. Tre gli incontri previsti: oltre a quello del 21 marzo e del 4 aprile “Leggere il gusto. Come orientarsi nella comprensione delle etichette alimentari”, il terzo ed ultimo incontro è previsto il 18 aprile con un focus su “Mangio bene e spendo poco. Come conciliare un’alimentazione sana con un’attenzione al portafoglio”. Ad ogni incontro seguiranno salutari assaggi, l’ingresso è gratuito. La rassegna è organizzata da Comune di Pordenone, Provincia di Pordenone, Ass6 Friuli Occidentale, Cooperative sociali Acli, Fai e Itaca, Nuovi vicini onlus, Coop Consumatori Nordest, e vede la collaborazione di scuola Rosmini, parrocchia Cristo Re, associazioni e gruppi del quartiere di Villanova. Info: Ivana Foresto (Genius Loci) ivanaforesto@coopsocialefai.it - 3358757206. Ivana Foresto


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“DIECI EMOZIONI” Provare a discorrere intorno ad una mostra di fotografia

Portogruaro Circa 50 foto in una stanza cinque metri per otto. La sensazione di essere circondati dalla bellezza e dall'intelligenza. Le foto sono di formato standard, dieci per quindici cm. Il lavoro che hanno richiesto è di alcuni mesi. Anzi, di alcuni anni, se si pensa che eravamo partiti dal marcare il territorio intorno alla “Casa del Mutilato” immortalando “I Mulini” e zone limitrofe al Municipio di Portogruaro, per arrivare a fotografare i nodi storici cruciali dell'intera città. Dunque spostamenti nello spazio, nell'intento di aprire l'obiettivo su di una realtà molto estesa, estesa quanto lo erano i nostri cuori. Poi la svolta: non più larghi spazi, ma lavoro sull'individuo, sull'individualità. Ne è uscita questa mostra, che si è tenuta tra la fine di febbraio e gli inizi di marzo 2013 al Porto dei Benandanti, associazione che trova ospitalità appunto presso la Casa del Mutilato. Lavoro sull'individuo, oltremodo lavoro sull'individuo, dato che le foto sono tutte di primi piani di quattro persone che interpretano dieci emozioni (colpevole, allegro, dubbioso, esaltato, inquieto e così via).

Per ogni emozione ciascuno dei quattro protagonisti ha sviluppato una piccolissima riflessione che è stata esposta. Così il prof. Filiberto Battistin (dagli appunti per la presentazione della mostra): Signori, questa è un'esposizione pericolosa! Il mio consiglio è: tenetevi a distanza! Mantenete un atteggiamento freddo e distaccato: un atteggiamento critico. Non guardatela con il cuore: potrebbe scatenare in voi potenti emozioni: potrebbe scardinare l'equilibrio della vostra anima. Almeno, questo è quello che è accaduto a me. Dunque distanza, avanzare cautamente con gli strumenti che l'intelligenza ci mette a disposizione, ma senza farci coinvolgere. “Non guardatela col cuore”: quel cuore che il gruppo di fotografi ha così tremendamente messo a nudo. Ma ora lasciamo andare il ragionamento di Filiberto: Questa è un'esposizione dell'anima, delle anime di Adriano, Renzo, Riccardo, Antonio, e bisogna essere dei signori, dei signori mol-

to coraggiosi per esporre le proprie anime. Una CANAGLIA mai mostra la sua anima... L'anima: e allora mi è venuta alla mente un’espressione di uno dei grandi “geni del cuore” dei nostri tempi, Pier Paolo Pasolini: “Il cuore è il luogo dove trova ospitalità l'anima, la povera visitatrice che nessuno conosce” (“L'articolo delle lucciole”). L'anima: ma non è meglio liberarsi dell'anima? Perché mi costringete a guardare la mia anima? Perché mi volete provocare dolore e sofferenza? Non voglio conoscere la mia anima. Sì, se noi gettiamo uno sguardo sincero sulla nostra anima, spesso scopriamo quante cose brutte si trovano dentro di noi: colpevole! Ma che cosa accadrebbe se tentassimo di sovrapporre le foto di ciascuno degli artisti? Dalle dieci emozioni sovrapposte, che cosa nascerebbe? L'unità nella molteplicità: il diventare uno dai molti che siamo? Oppure è una pretesa da moralisti? Il “grande moralista”: ha una sua grandezza ma non finisce per venire a noia a se stessa e agli altri? L'anima è la sorpresa, l'ignoto ciò che sfugge ad ogni calcolo: non esiste l'algoritmo dell'anima: “All'improvviso senza nessun preavviso, compare lei…”; “Una cosa che mi meraviglia è l'allegria”. La grande tradizione dei “moralisti” sostiene che ciascuno di noi si merita il volto che ha, che la nostra storia morale è inscritta nella forma, nelle pieghe, del nostro volto, come se ognuno di noi esibisse una metafora della sua realtà morale alla maniera di una firma. E' proprio così? Un grande filosofo del Novecento ha sostenuto che essere un uomo significa essere uno spirito incarnato: pertanto se consideriamo noi stessi come delle anime o degli spiriti incarnati, l'immagine del corpo non è altro che l'immagine dell'anima. Del resto, Aristotele era solito dire che “l'anima è la forma del corpo”; del corpo, perché un volto separato dal corpo non è più un volto. A cura di Renzo Cevro-Vukovic

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e20 SERENO

Una cosa meravigliosa che succede quando va tutto Quando che serenità le cose bene e diventa tutta splenvanno bene così proseguono dente come cominciare la giornata le giornate e così va bene Adriano Nadalin Adriano Nadalin 19.11.12 3.12.12 Sereno? É possibile? Adesso non mi viene in mente nessuna occasione in cui ero veramente sereno, forse non voglio ricordare, mi piace pensarmi “maledetto”, in realtà... Renzo Cevro-Vukovic 3.12.12 Condizione invidiabile: bisogna essere in pace con la coscienza Antonio Martin 3.12.12

All'improvviso, senza nessun preavviso, compare lei.... Renzo Cevro-Vukovic 19.11.12

INQUIETO Io penso dentro di me di sentirmi inquieto, e come una magia che mi hanno trasformato la voglia di combattere, se no si fa una diagnosi di cura e altre cose ecc... Adriano Nadalin 13.11.12

COLPEVOLE

ANGOSCIATO

chi fosse. Mi dispiace... ma quelli sono stati veramente La colpa per me è come se Posso dire di non averlo mai dieci bei minuti. Antonio Martin avessi commesso una cosa provato? che non dovevo commettere E' una mancanza della mia 25.6.12 che dentro di me mi fa sen- memoria? Io sono stato contento dal tire male Una vera e propria fortuna? 1997 al 2001. Adriano Nadalin Una insensibilità di base? Poi sono cambiate molte 8.10.12 Renzo Cevro-Vukovic cose dopo il 2002. 25.6.12 Tuttora che siamo nel 2012 Ho fatto soffrire delle persone, delle donne per persegui- Sono angosciato perché nel vado avanti per forza d'inerre i miei impulsi narcisistici. Il passato e nel presente sono zia, forse non potrò più stare rimorso non mi sembra suffi- successe 300 cose che mi meglio come allora. Secondo me più avanti che ciente per espiare una colpa. riguardano. andrò andrà molto peggio al Renzo Cevro-Vukovic Riccardo Dorigo tentativo di autoeliminarmi. 8.10.12 15.10.12 Riccardo Dorigo Io sono colpevole...e ho sen- Certi momenti d'Estate, in 25.6.12 si di colpa genere dalle 17 alle 20, mi Io sono colpevole... e non ho prende un malessere psico- Io quando mi sento contento sensi di colpa fisico che va addirittura ol- sono felice, quando mi sento Ma sono colpevole e lo sento tre l'angoscia, una specie di disordinato con la testa mi sento stanco e distrutto per Antonio Martin morte. il modo di dire e di eseguire 8.10.12 Antonio Martin cose anche se sono semplici. 15.10.12 Adriano Nadalin Mi sento colpevole per aver fatto ammalare mia nonna, Nel periodo d'Estate quando 25.6.12 e la mia colonna portante di fa molto caldo le mie giornate tutto e di tutti, cioè Mio Papà. le passo bene, ma dei giorni Molte volte mi sono trovato Fin da bambino ero molto le- angosciato come quando si solo a correre in mezzo a un gato per non dire gemelli. pensa, e non sempre suc- bosco con un piccolo corso Riccardo Dorigo cede in me stesso dentro di d'acqua che scorreva accan28.1.13 me, si trasforma il timore di to a me, in quei momenti una contentezza panica m'afferdiventare angosciato. rava Adriano Nadalin Renzo Cevro-Vukovic 25.6.12 25.6.12

“DIECI EMOZIONI” Io mi sento sereno solo nelle Ho spesso l'impressione di piccole cose...macché!!! essere avvolto dall'inquietuRiccardo Dorigo dine, dall'impossibilità di tro3.12.12 vare pace e riposo Renzo Cevro-Vukovic 13.11.12

SPAVENTATO

Una cosa orribile che può essere un urlo e può compromettere una forma di malattia. Qualcosa del genere Adriano Nadalin 26.11.12

...mi capita molto spesso Antonio Martin 13.11.12

Io sono sempre inquieto da alcuni anni. Riccardo Dorigo Gli spaventi più forti li ho vis- 13.11.12 suti vedendo alcune volte i miei figli in pericolo Renzo Cevro-Vukovic 26.11.12 Quando avevo 18 anni ero Sono molto spaventato per sempre allegro in qualsiasi come sarà il mio tra breve cosa. Ora però... futuro Riccardo Dorigo Riccardo Dorigo 22.10.12 26.11.12

ALLEGRO

Il male spaventa, io ho un po' di male, quindi sono spaventato Antonio Martin 26.11.12

MERAVIGLIATO C'è poco da essere meravigliato, ci sono troppe brutte cose Riccardo Dorigo 19.11.12 Raramente (mai) mi capita. Solo Cristo potrebbe... Antonio Martin 19.11.12 26 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

Quando con gli altri s'accende l'empatia reciproca si presenta l'allegria. Ahimè succede poche volte. Renzo Cevro-Vukovic 22.10.12

ESALTATO

Al termine di alcune gare di corsa particolarmente lunghe, raggiunta la sicurezza di essere riuscito nell'”impresa”, mi sono esaltato, la mente è stata inondata dalla gioia, dall'orgoglio di aver compiuto qualcosa di importante. Renzo Cevro-Vukovic 1.10.12 ...più forzato che esaltato... no...veramente esaltato Antonio Martin 1.10.12

DUBBIOSO

Se mi fermo a pensare ai percorsi che ho intrapreso, mi assalgono molteplici dubbi: ma ho scelto la strada giusta? Renzo Cevro-Vukovic 5.11.12 Dubito... ergo sum Martin Antonio 5.11.12

Una cosa che non si capisce qualcosa, qualunque sintoIo non mi ricordo di essere mo che non si sa. Si pensa stato mai esaltato di recente, si tace in passato forse un po' ma i Adriano Nadalin motivi non li ricordo. 5.11.12 Quando mi trovavo in mezzo Vorrei in futuro essere esaltaa una festa di scuola un gior- to, anche per una cosa picco- Sono molto dubbioso per no mi sentivo una persona di- la... ma!!! quanto riguarda il mio futuro versa da quando sono salito Riccardo Dorigo su qualsiasi situazione in sella da casa 1.10.12 Riccardo Dorigo Adriano Nadalin 5.11.12 22.10.12 Un esempio di andare a vedere una partita di calcio nel Una cosa che mi meraviglia è bel mezzo di molti tifosi. l'allegria Adriano Nadalin Antonio Martin 28.1.13 Una corsa in giostra... poi non 17.12.12 l'ho sposata, non so neanche

CONTENTO

EMOZIONI Ho provato, in questo momento della mia vita, a decidere di costruire un po' alla volta con lo studio e corsi di studio, magari mi piacerebbe sognare di entrare dentro una casa discografica e lavorare con il mio personal computer, fare delle canzoni mixate almeno, d'accordo con la società editrice autori, incidere cassette, dischi in vinile, ma adesso è tutto cambiato ci sono i cd, fotografare e poi rielaborarle con una applicazione, un formato per capire come fare le foto digitali dal computer e la stampante a colori, queste sono le mie emozioni, ciao. Adriano


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DALLE SERRE ALL’ORTO SINERGICO In Carnia piante e verdure stimolano il lavoro di rete e di comunità

Cercivento Il progetto “Orto sinergico” nasce nel 2012 da una precedente esperienza attuata nell’anno 2011 con alcuni utenti dei servizi educativi territoriali in collaborazione con la Cooperativa sociale Hattiva di Udine. In quella circostanza, quattro ragazzi compresi tra i 16 e i 20 anni hanno avuto la possibilità di mettere in pratica le proprie abilità nelle serre presenti sul territorio di Cercivento. Parallelamente a questo, ai ragazzi sono state proposte attività ludiche e ricreative finalizzate alla creazione e all’amalgama di un gruppo affiatato che, in futuro, potesse garantire una base solida su cui fondare lavori di gruppo successivi. Ed eccoci all’attività del progetto Orto sinergico 2012. Proprio da quanto sperimentato nell’anno precedente, il gruppetto di ragazzi (meno uno che è entrato in comunità Piergiorgio) ha avuto la possibilità di organizzare e attuare un orto con l’ausilio di alcuni educatori della Cooperativa sociale Itaca Questa attività colturale ha avuto come base d’appoggio il Csre e la Comunità alloggio Esemon. A loro volta gli utenti e gli operatori avevano già intrapreso un percorso di formazione presso la Piergiorgio, relativo

alle tecniche per la coltivazione delle piante da orto. Nel mese di maggio 2012, i lavori hanno avuto il via ufficiale con una giornata dedicata alla potatura delle piante da frutto presenti all’interno del perimetro della struttura. L’evento ha coinvolto diverse figure volontarie che hanno portato la propria esperienza e disponibilità. La Comunità alloggio in questa circostanza si è aperta a tali figure e, a conclusione dei lavori, ha avuto luogo un graditissimo momento conviviale che ha piacevolmente coinvolto anche tutti gli ospiti ed operatori della struttura. La nascita dell’orto ha però dovuto attendere ancora qualche settimana viste alcune doverose riflessioni sullo spazio ideale da individuare nel perimetro della struttura e, così, solo alla fine del mese di maggio è stato possibile vedere i primi risultati. Ulteriori figure volontarie hanno cortesemente portato il loro contributo: chi arando la zona individuata, chi trasportando terra, chi fornendo un utilissimo e preziosissimo supporto morale e logistico. Finalmente verso la fine del mese di giugno, i tre protagonisti di questa insolita avventura, hanno potuto piantare le diverse colture scelte con dovizia assieme agli ospiti e agli operatori

della struttura. In poco tempo dal cumulo informe di terra da cui si era partiti, ci si è trovati di fronte un rigoglioso orto ricco di bellissime verdure, protagoniste di numerosi pranzi e cene nel servizio. Grande la soddisfazione di tutte le persone che nel tempo hanno portato il proprio contributo. Non bisogna dimenticare che un ruolo fondamentale del progetto l’hanno avuto sia gli utenti sia gli operatori della Comunità. Come in tutti i progetti sperimentali il percorso si è dimostrato non privo di ostacoli e criticità. Infatti, questo tipo di esperienza prevede l’amalgama di figure, di modi di lavorare e caratteristiche di servizi diversi tra loro. Uno degli obiettivi era proprio l’orientamento ad un’attività di rete e di comunità, l’apertura di spazi dedicati a persone diversamente abili, anche a volontari, e a persone disposte a conoscere un mondo diverso da quello per loro abituale. L’auspicio è che il lavoro profuso in questi mesi possa fungere da modello e da esempio per altri progetti simili, in un’ottica di lavoro di rete tra servizi. Matteo Palla e Thomas Cimenti

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COOPERARE O COMPETERE? INSIEME È MEGLIO Educazione cooperativa come metodo di apprendimento creativo e ludico Udine Sappiamo bene che il lavoro di gruppo si fonda sulla cooperazione, ma qual è il significato di "cooperare"? Letteralmente, significa lavorare insieme per raggiungere obiettivi comuni: ogni individuo cerca di perseguire dei risultati che vadano non soltanto a suo vantaggio ma, soprattutto, a beneficio di tutti gli altri membri del gruppo. Il progetto formativo di Legacoop Fvg ha visto la partecipazione di 200 studenti delle classi terze dei quattro Istituti superiori coinvolti (Itgs S. Pertini di Pordenone, Isis Brignoli Einaudi Marconi di Staranzano, Iti A. Volta di Trieste e Isis J. Linussio di Tolmezzo). I ragazzi hanno lavorato sul concetto di cooperazione con discussioni, lavori di gruppo, si sono confrontati in giochi cooperativi, ragionando sugli ingre28 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

dienti tipici del gruppo: ascoltare, conoscersi, saper incoraggiare, fornire sostegno, chiarire, illustrare, osservare i comportamenti, ma anche "criticare", sintetizzare e motivare; soltanto così sarà possibile sviluppare relazioni basate sull'accettazione dell'altro, sul sostegno e la fiducia reciproca, e una modalità di comunicazione chiara e precisa che riesca a definire modelli costruttivi di interazione per la risoluzione dei conflitti. Il lavoro di gruppo inizia nel gruppo stesso ed è equilibrio tra la pianificazione e l'attuazione dell'obiettivo e la gestione delle relazioni che in esso scaturiscono: i rapporti di fiducia e di solidarietà diventano fondamentali nella gestione del lavoro, perché un gruppo sia in grado di far emergere le differenze e divergenze al suo interno e di arricchirsi attraverso di esse, facendo leva sui talenti di ognuno, in modo da creare,

a partire dalle relazioni tra i soggetti membri, punti di forza fondamentali nel superamento di eventuali ostacoli. Gli studenti si sono calati nei panni di attenti osservatori delle dinamiche che lo stare in gruppo genera, facendo emergere e riflettendo su quanto le emozioni influenzino e determinino l'operatività del gruppo, confrontandosi, lasciando emergere i conflitti e incoraggiando al superamento degli stessi, capendo come il coraggio possa portare ad una maggiore fiducia in se stessi e alla capacità di affrontare situazioni impreviste, come spesso un gruppo deve affrontare. Le attività di gruppo hanno stimolato la volontà di superare i conflitti individuali, per poter condividere le caratteristiche positive e le potenzialità che ogni individuo possiede e può mettere al servizio dell'intero gruppo. Il primo anno il percorso formativo vuol favorire l’instaurarsi di un rapporto di collaborazione stabile tra il mondo della cooperazione e quello della scuola. In questo modo, promuovendo i


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valori cooperativi, la cooperazione promuove il suo futuro; nel contempo, mette a disposizione della scuola un metodo di lavoro alternativo. Educazione cooperativa come metodo di apprendimento creativo e ludico, come stimolo a mettersi in gioco e a conoscere, e liberare, potenzialità e idee. Come scommessa su nuovi modi di essere imprenditori, come fornire conoscenze e strumenti che permettano di operare e crescere all’interno di un gruppo, inteso e sentito come luogo partecipato e condiviso in valori e finalità, che si nutre costantemente dell’apporto fondamentale dell’originalità e dell’unicità di ogni individuo. Lo scopo dell'educazione cooperativa nelle scuole deve essere quello di preparare le nuove generazioni a vivere e a lavorare insieme; questo strumento infatti sviluppa fra i giovani la solidarietà, educa alla partecipazione democratica e alla condivisione, all'assunzione di responsabilità personali, alla ideazione, realizzazione, gestione e al controllo dei vari progetti. Ma anche presentare agli studenti il modello

imprenditoriale cooperativo, nel suo assieme di valori e opportunità (un modo di fare impresa poco noto ai giovani), smontando stereotipi e promuovendo così una nuova generazione di “coop-imprenditori”. Le esperienze svolte dimostrano come l'educazione cooperativa possa essere un validissimo strumento di interdisciplinarietà, un mezzo per valorizzare le diverse capacità degli studenti, un luogo di educazione alla partecipazione. Le attività cooperative, per la loro connotazione fortemente legata alla realtà, spingono gli allievi ad integrare conoscenze e capacità di natura diversa per produrre soluzioni ai problemi affrontati. Integrare le conoscenze ed utilizzarle, le consolida e le rinforza. I principi dai quali scaturisce l’azione di educazione cooperativa sono gli stessi sui quali si fondano le cooperative degli adulti. Per questo motivi, nell'ultimo incontro, i ragazzi hanno avuto la possibilità di confrontarsi con chi in cooperativa ci lavora, ponendo domande e ascoltando l'esperienza del lavoro in squadra,

insieme hanno esplorato il tema delle competenze utilizzando la metafora del villaggio e lo strumento delle carte del gioco sociale The Village, coinvolgente progetto che permette di approcciare la tematica delle competenze sociali in modo serio e divertente, frutto di anni di lavoro sul campo con i gruppi, che ha visto per la sua realizzazione il lavoro congiunto di Dof Consulting e della Cooperativa sociale Itaca. Il progetto di Legacoop Fvg riprenderà nel prossimo anno scolastico per sviluppare, sempre attraverso laboratori esperienziali, le conoscenze che permetteranno ai ragazzi delle classi quarte di simulare la costituzione di una cooperativa. Si ringraziano gli Istituti che hanno aderito al progetto, i ragazzi che hanno partecipato e le Cooperative Camst, Cam 85, Cooperativa sociale Itaca e Clu Franco Basaglia per la collaborazione e la disponibilità dimostrata. Federica Visentin e Manuela Daniel

04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 29


RICERCA E SVILUPPO

LE PAROLE DEL SOCIALE: “ASCOLTO”

Excursus tra forme e contenuti, significanti e significati Pordenone Secondo alcuni autori, l’ascolto è lo strumento “terapeutico” per eccellenza. L’esperienza dell’ascolto genera nelle persone uno spessore in termini di consapevolezza ed efficacia, oltre a rappresentare un importante momento di riconoscimento della dimensione dell’altro. L’ascolto è alla base dell’instaurarsi di buone relazioni. L’atto di ascoltare è il processo che ci consente di decodificare, di interpretare i bisogni dell'altro, la traduzione dei discorsi e degli atti. Il semplice ascolto, o ascolto passivo, è uno strumento che invita l’altro ad esporre il suo problema e lo incoraggia al colloquio. Questo, possiamo dire, è il primo passo per una comunicazione riuscita. Sembra quasi banale dire di saper ascoltare: pur essendo una competenza che nessuno mai ci insegna, rimane la capacità più richiesta nei vari contesti di vita, professionali e non. Ciò che distingue il semplice ascolto da un efficace ascolto attivo è la capacità di comprensione verso l’altro. Imparare ad ascoltare è il primo passo per una efficace comunicazione ed è un’abilità che non si apprende senza applicazione e metodo. Spesso, si crede che ascoltare equivalga a restare in silenzio, al contrario l’ascolto è un processo attivo di risposta, di interazione e verifica su quello che abbiamo ascoltato. L’essenziale in tale modello è il fatto che il ricevente rimandi un feedback all’interlocutore: un messaggio verbale o non verbale che conferma che il ricevente ha compreso il messaggio emerso dalla fonte di comunicazione.

L’ascolto attivo si basa sulle coordinate dell’empatia e dell’accettazione, si fonda sulla creazione di un rapporto positivo, caratterizzato da un clima in cui una persona possa sentirsi compresa e, comunque, non giudicata. Quando si pratica l’ascolto attivo, invece di porsi con atteggiamenti che tradizionalmente vengono considerati da “buon osservatore”, ossia, come persone impassibili, “neutrali”, sicure di sé, incuranti delle proprie emozioni e tese a nascondere e ignorare le proprie reazioni a quanto si ascolta, è più opportuno rendersi disponibili anche a comprendere realmente ciò che l’altro sta dicendo, mettendo anche in luce possibili difficoltà di comprensione. In questo modo è possibile stabilire rapporti di riconoscimento, rispetto e apprendimento reciproco. Per diventare “attivo”, l’ascolto deve essere aperto e disponibile non solo verso l’altro e quello che dice, ma anche verso se stessi, per ascoltare le proprie reazioni, per essere consapevoli dei limiti del proprio punto di vista e per accettare il non sapere e la difficoltà di non capire. L’ascolto attivo è il modo più sicuro per essere certi che l’impressione che abbiamo avuto equivalga all’espressione del concetto da parte dell’interlocutore. L’ascolto attivo è particolarmente importante soprattutto perché il linguaggio è estremamente ambiguo e non sempre vi è una corrispondenza tra il significato e la parola. Il riconoscimento dell’altro è l’atto che sta alla base della relazione di aiuto: l’ascolto attivo è sicuramente lo strumento primario per creare questo presupposto.

L’8 marzo è nato Elia, figlio di Sara e Marco entrambi soci di Itaca, la mamma è impegnata nei Gruppi appartamento di Pordenone e il papà a Casa Ricchieri). Benvenuto Elia! Celeste la bimba di Michela (Casa Ricchieri) e Paolo è arrivata il 18 marzo. Benvenuta Celeste!

30 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013


informazione

SALUTE E SICUREZZA SUL LAVORO

Nuovi criteri di qualificazione per la figura del formatore Pordenone È stato siglato e pubblicato in Gazzetta Ufficiale il decreto relativo ai criteri di qualificazione della figura del formatore per la salute e sicurezza sul lavoro, che entrerà in vigore tra 12 mesi (18-03-2014). Tali requisiti minimi “non sono vincolanti in riferimento ai corsi di formazione già formalmente e documentalmente approvati e calendarizzati alla data di pubblicazione dell'avviso”. Vengono quindi identificati i criteri articolati in requisiti minimi per garantire nel docente/ formatore la contemporanea presenza dei tre elementi fondamentali quali conoscenza, esperienza e capacità didattica, elementi che prevedono la combinazione di aspetti teorici e pratici, di requisiti di studio e di esperienza. I criteri “si applicano a tutti i soggetti formatori in materia di salute e sicurezza sul lavoro dei corsi di cui agli articoli 34 e 37 del d.lgs. n. 81/2008 quali regolati dagli accordi del 21 dicembre 2011”. Il prerequisito (diploma di scuola secondaria di secondo grado) e i criteri previsti dal documento non riguardano le attività di addestramento, inoltre il requisito non è richiesto per datori di lavoro che effettuano formazione ai propri lavoratori. Si considera qualificato il formatore-docente che possa dimostrare di possedere il prerequisito ed uno dei predetti criteri. La qualificazione è acquisita in modo permanente (fermo restando l’aggiornamento triennale di almeno 24 ore complessive nell’area tematica di competenza) con riferimento alla/e area/e tematica/che per la/e quale/i il formatore-docente abbia maturato il corrispondente requisito di conoscenza/esperienza. I formatori che non siano in possesso del prerequisito “possono svolgere l'attività di formatore qualora, alla data di pubblicazione dell'avviso, siano in grado di dimostrare di possedere almeno uno dei criteri” elencati. Per un periodo di ventiquattro mesi dall'entrata in vigore del decreto “i datori di lavoro possono svolgere attività formativa per i propri lavoratori se in possesso dei requisiti di svolgimento diretto dei compiti del servizio di prevenzione e protezione”. Tra i vari criteri citati nel documento: laurea

coerente con materie oggetto della docenza o corsi post laurea nel campo della sicurezza sul lavoro unitamente ad almeno una specifica (vedi decreto); attestato di frequenza, con verifica dell’apprendimento a corso/i di formazione della durata di almeno 64 ore in materia di salute e sicurezza sul lavoro e relative specifiche (vedi decreto); attestato di frequenza, con verifica dell’apprendimento, a corso/i di formazione della durata di almeno 40 ore in materia di salute e sicurezza sul lavoro; percorso formativo in didattica, con esame finale, della durata minima di 24 ore (ad esempio, corso formazione-formatori), o abilitazione all’insegnamento, o conseguimento (presso Università od organismi accreditati) di un diploma triennale in Scienza della Comunicazione o di un Master in Comunicazione; esperienza lavorativa o professionale almeno triennale nel campo della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro, coerente con l’area tematica oggetto della docenza; esperienza di almeno sei mesi nel ruolo di Rspp o di almeno dodici mesi nel ruolo di Aspp (tali figure possono effettuare docenze solo nell’ambito del macro-settore Ateco di riferimento), unitamente a una delle specifiche declinate nel decreto. Per approfondimenti si rimanda al Decreto Interministeriale del 06 marzo 2013 “criteri di qualificazione della figura del formatore per la salute e sicurezza sul lavoro”. I lavoratori che ritengano di possedere i requisiti richiesti e siano interessati ad eventuali collaborazioni come docenti, sono invitati a segnalare la propria disponibilità all’ufficio formazione. Chiara Pizzato

04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 31


insicurezza

COME è ANDATA LA SICUREZZA SUL LAVORO IN COOPERATIVA NEL 2012? Prima parte Pordenone La Cooperativa considera la promozione della cultura della sicurezza e la tutela della salute nei luoghi di lavoro come impegno fondamentale, sia verso il proprio personale sia verso l’utenza che accede e usufruisce dei servizi e delle strutture di Itaca. L’approccio prevenzionistico viene così considerato quale elemento primario di ogni decisione e azione, attraverso la definizione di una adeguata organizzazione del servizio di prevenzione e protezione e definizione delle responsabilità, la predisposizione di regolamenti e di procedure aziendali e il trasferimento delle informazioni al personale attraverso la valutazione della corretta comunicazione e interventi periodici di informazione e formazione. Anche quest’anno è stata fatta l’analisi del sistema della sicurezza della Cooperativa e quindi l’analisi degli infortuni del 2012. Quest’anno si nota che il numero degli infortuni è sceso rispetto agli ultimi due anni e sono diminuite anche le ore di assenza, sono invece aumentati i giorni di assenza.

L’incidenza del numero degli infortuni sul numero medio dei lavoratori diminuisce di quasi 2 punti percentuali, si osserva nel triennio un andamento altalenante. L’incidenza delle ore di infortunio sulle ore lavorate diminuisce di oltre 2 punti percentuali, invece i giorni di infortunio aumentano, si sono quindi infortunati più lavoratori in part-time. Si segnala che nel conteggio dei 76 infortuni ci sono: • 8 infortuni avvenuti nel 2011 che sono proseguiti nel 2012; • 3 infortuni avvenuti nel 2011 che sono stati riaperti nel 2012; • 2 lavoratori che hanno subito 2 diversi infortuni ciascuno nel 2012; In base a questa analisi gli eventi infortunistici verificatesi nel 2012 sono 65. Inoltre si segnala che quest’anno l’Inail non ha riconosciuto 3 infortuni. 32 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

tipologia dato

2010

2011

2012

numero medio lavoratrici/ori

1.253

1.336

1.406

numero totale lavoratrici/ori inf.

84

97

76

% incidenza su numero medio lav

6,7

7,3

5,4

numero ore lavorate

1.5.71.311

1.628.615

1.772.510

numero ore infortunio

9.435*

12.325*

8.965,49*

0,6

0,76

0,52

2.657*

2.533*

2.620*

% incidenza su ore lavorate numero giorni infortunio

* Sono considerati tutti i giorni di assenza per infortunio dell'anno 2012, compresi quelli degliinfortuni accaduti con altro DL, quelli delle riaperture di infortuni e i giorni di assenza del 2012 degli infortuni a cavallo con il 2011

INFORTUNI PER TIPOLOGIA E GIORNI DI ASSENZA La tipologia di infortunio è stata individuata mediante la definizione del rischio che l’ha causato, rispecchiando in tal modo l’analisi dei rischi che rischio/pericolo aggressione caduta incidente stradale meccanico urto scivolamento sforzo biologico schiacciamento ustione inciampamento altro totale

n. inf. 15 3 17 4 8 16 3 6 1 2 1 76

% inf 20 4 23 5 11 20 4 8 1 3 1 100

viene effettuata nei piani di sicurezza dei servizi. Se facciamo il confronto percentuale tra tipologie di infortuni e giorni di assenza, notiamo che gli infortuni da incidente stradale totalizzano la più alta percentuale per numerosità e per giorni di assenza, sono seguiti dagli infortuni per sforzo. gg assenza* 375 97 649 19 273 624 3 46 17 51 365 2.519

% assenza* 15 4 26 1 11 25 0 2 1 2 14 100 Patrizia Comunello


inpersonale

è partito il progetto “Itaca, un’isola di conciliazione” Baby Parking, il Supporto scolastico teenagers e il Baby-sitter on call Pordenone Il progetto “Itaca, un’isola di conciliazione” è finalmente partito. Frutto del lavoro di diversi soggetti della Cooperativa Itaca, che hanno messo assieme le loro idee, ha l’obiettivo di creare dei servizi a gestione Itaca come il Baby Parking, il Supporto scolastico teenagers e il Baby-sitter on call, dei quali possono fruire gratuitamente tutti i soci/lavoratori di Itaca che hanno figli. L’ottica territoriale con la quale sono stati progettati gli interventi deriva dalla convinzione che non sia sufficiente, per una realtà come la nostra diffusa su ben tre regioni, realizzare singoli servizi a sé stanti, ma sia importante costruire una rete che possa essere funzionale all’intero sistema Itaca, a vantaggio di tutti i soci ed i lavoratori. Durante le vacanze pasquali sono stati attivati i primi Baby Parking a Fiumicello, Latisana, Udine e Tolmezzo, per i bambini dai 3 agli 11 anni. Ciò ha permesso ai nostri soci/lavoratori di recarsi al lavoro mentre i loro figli trascorrevano qualche ora con i nostri educatori dell’area Minori, che hanno organizzato per loro attività, uscite al parco e giochi vari per trascorrere in modo giocoso la giornata.

In questi giorni, inoltre, è stata stilata la graduatoria per il Baby sitter on call, è stato assegnato un pacchetto di ore ai soci che hanno fatto richiesta del servizio che permette di avere un educatore a disposizione a domicilio in caso di malattia del bambino. I coordinatori delle varie aree provvederanno a comunicare le graduatorie in questi giorni. Partiranno ad aprile anche i servizi inerenti la terza azione del progetto, il Supporto scolastico ai teen-agers, laddove sia stato raggiunto il numero minimo di iscritti. Siete invitati tutti a fare domanda per il Baby parking e il Supporto scolastico ai teen-agers, servizi per i quali non abbiamo ancora avuto una grande affluenza. In caso desideriate ottenere ulteriori informazioni o chiarimenti in merito all’iniziativa, scrivete a sportellosoci@itaca.coopsoc.it oppure rivolgetevi direttamente alla sede della cooperativa di Pordenone (vicolo Selvatico 16, tel 0434 366064, fax 0434-253266). Elena Marcuzzi

DA MAGGIO BUSTE PAGA DIGITALI

EROGAZIONE DELLA 2^ TRANCHE DEL CCNL

Si ricorda che dal mese prossimo la busta paga sarà disponibile esclusivamente nel formato on line e verrà spedita direttamente all’indirizzo di posta elettronica attivato per ciascun socio/ dipendente

Con il 1° aprile, e quindi già nella busta paga corrente, scatta l’erogazione della seconda tranche dell’aumento contrattuale previsto

04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 33


Culture

MU SI CA

ci ne ma FULL METAL JACKET

Biffy Clyro - Opposites

Recentemente mi è capitato di vedere in Tv un film datato ma, purtroppo, molto attuale. Si tratta di “Full Metal Jacket” di Stanley Kubrik. La pellicola risale al 1987 ed è stata trasmessa più e più volte, ma non ero mai riuscita a vederla completamente dall’inizio alla fine, e così ne ho approfittato. Siamo negli anni ’70, periodo in cui imperversa la guerra in Vietnam e gli Stati Uniti sono una tra le più grandi potenze del mondo. Pertanto il film, che si sviluppa in due parti distinte, si colloca in questo preciso momento storico e ne coglie le peculiarità politiche tipiche del periodo. La prima parte si svolge in un campo di addestramento per marines del South Carolina: il sergente Hartman impartisce un addestramento severissimo e rigoroso per preparare i giovani soldati alla guerra, e per trasformarli così in guerrieri pronti ad uccidere. Tratta le reclute come esseri privi di personalità, appellandoli con nomignoli spesso dispregiativi e punendoli con assurda severità per ogni minimo sbaglio commesso o dimenticanza. Non tutti ce la fanno, c’è chi ‘scoppia’ ancora prima di partire per il fronte, non riesce a reggere la durezza e la ferocia delle esercitazioni, pagandone con l’instabilità mentale e, poi, con un omicidio (quello del sergente)-suicidio. Chi riesce a superare l’addestramento parte per il Vietnam e si scontra con la dura realtà della guerra. I soldati che già combattono sono provati nel corpo e nello spirito, sono assuefatti alla guerra e alla morte, combattono il nemico con odio feroce e molti di loro sono stati ‘risucchiati’ dal vortice pericoloso dell’assurda mentalità inculcata dall’ambiente militare. Il film mette in scena la cruda realtà della guerra: la negazione della personalità umana, il disprezzo, la disumanità e la violenza gratuita, la sincera amicizia che può nascere tra i soldati di fronte alla morte, il sarcasmo davanti ai corpi massacrati dei propri compagni (impressionanti le frasi pronunciate da uno dei soldati: “meglio a lui che a me” e “i morti sanno solo una cosa: che è meglio essere vivi”) e, ancora, la pietà verso il nemico agonizzante che sta morendo. Nonostante la crudeltà di alcune immagini e la tensione che accompagna lo spettatore lungo tutto il film, è impossibile non rimanere affascinati dall’articolazione dei dialoghi e dalla musica -bellissima e tipicamente anni ‘70 - associata ad alcune scene del film, in particolare quando i ragazzi vengono accompagnati al fronte. Lo spettatore ha la sensazione di partecipare all’agonia e alla rabbia dei soldati, pare quasi di essere direttamente coinvolti nello ‘spettacolo’ della battaglia e nell’orrore della morte. A mio avviso, il film lancia anche un messaggio di speranza nella persona del soldato ‘Joker’, giornalista militare impegnato nel fronte - e, prima ancora, recluta addestrata nel campo militare del South Carolina -, che riesce a mantenere lucidità e freddezza e a reagire all’assurdità della guerra. Emblematici, infatti, sono i simboli che indossa: un elmetto con su scritto ‘born to kill’ (nato per uccidere) e una spilla, applicata alla divisa, che rappresenta il simbolo della pace.

La band scozzese ha lavorato per tre anni alla realizzazione del sesto album "Opposites" che è in realtà composto da due cd: "The Land the End of Our Toes" e "The Sand at the Core of Our Bones" (presenti nel testo di "Sound Like Balloons"). Venti brani prodotti sempre da Garth Richardson (che aveva già prodotto i precedenti due progetti) registrati a Los Angeles e composti durante il lungo tour mondiale.

Anna Bagnarol

34 ∙∙∙ IT LaGazzetta ∙ 04/2013

Appena pubblicato ha raggiunto già da subito il primo posto nella classifica del Regno Unito e in quella di altri Paesi europei, oltre che ottime critiche. In Italia restano completamente sconosciuti, senza molte sorprese a riguardo. Un ottimo successo che giustifica tutte le grandi impressioni raccolte in questi anni e premia la maturità raggiunta del Trio di Simon Neil e dei gemelli Johnston. Il Rock del Biffy Clyro sembra capace di coniugare le influenze d'oltreoceano a quelle britanniche con equilibrio e gusto. L'elettronica ora è più presente rispetto al passato e senza abbandonare alcuni arrangiamenti che vedono la presenza dell'orchestra. Le atmosfere dell'album sono eterogenee e non scontate, sempre in movimento ed in evoluzione come un prisma che riflette la luce scomponendola in molti colori e direzioni. Si tratta di un ascolto facile, semplice e accattivante fin da subito, ma che ha bisogno di un’ulteriore attenzione riguardo ai testi e degli arrangiamenti per poter esser apprezzato fino in fondo. Forse quello che mi colpisce di più è proprio il potenziale complessivo espresso nell'album, che spazia dal pop al rock, e la misteriosa efficacia del loro trio nelle sue espressioni dal vivo. Le tracce estratte come singoli sono "Black Chandelier", "Biblical". Vi consiglio di ascoltarlo in macchina o in viaggio, avrete una colonna sonora di 80 minuti che alternerà momenti energia ad altri più rilassanti e riflessivi. Fatemi sapere che ne pensate. Paolo Frigo

INVIACI LA TUA RECENSIONE Dal 2001 hai visto un solo film ma ti ha fatto venire la pelle d’oca dall’emozione? Ti sforzi ma non riesci proprio a ricordare la data del concerto-evento di Bobby Solo al quale hai partecipato con tanto trasporto? Il tuo ultimo libro letto per intero giace da anni sotto una consistente coltre di polvere tanto da non distinguerne più i contorni? Non importa. Non fartene un problema. Se nei prossimi mesi ti capiterà di leggere un libro, assistere ad un concerto, vedere un film, una rappresentazione teatrale o una mostra, ascoltare un disco … bene! Raccontacelo! Inviaci una recensione e potrai trovarla pubblicata in Gazzetta! Perché non è mai troppo tardi f.dellapietra@itaca.coopsoc.it


RICERCHIAMO Per

AREA DISABILITà

AREA SALUTE MENTALE

AREA MINORI

Comunità per Disabili San Canzian d’Isonzo (GO) Infermiere/i

Comunità per la salute mentale Auronzo di Cadore (BL) Educatrice/ore

Servizi Educativi Territoriali Pordenone Educatrici/ori

Si richiede: Diploma o laurea scienze infermieristiche; iscrizione IPASVI; esperienza minima; patente B, auto propria. Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali, incentivi non contemplati nel contratto nazionale.

Si richiede: Laurea Scienze dell’Educazione o Educatore Professionale; esperienza minima nei servizi educativi alla salute mentale; patente B, auto propria. Si offre: contratto a tempo indeterminato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Si richiede: Laurea Scienze dell’Educazione, Educatore Professionale, Psicologia; esperienza minima nei servizi educativi alla con la disabilità; patente B, auto propria. Si offre: contratto a tempo determinato; part time; applicazione completa del Contratto Nazionale delle Cooperative Sociali.

Le domande vanno inviate a uno dei seguenti recapiti: Cooperativa Itaca • Ufficio Risorse Umane Vicolo Selvatico 16 • 33170 Pordenone e-mail: ricerca.personale@itaca.coopsoc.it Tel. 0434-366064 • Fax 0434-253266

Redazione Fabio Della Pietra Caterina Boria Simone Ciprian Renato Esposito Laura Lionetti Enrichetta Zamò impaginazione La Collina - Società Cooperativa Sociale Onlus - Trieste STAMPA Hand Consorzio di comunicazione sociale - Udine Numero chiuso il 5 aprile alle ore 14.00 e stampato in 950 copie

04/2013 ∙ IT LaGazzetta ∙∙∙ 35


La Gazzetta Mensile d’informazione delle Cooperative Itaca, L’Agorà e La Piazzetta - n°8 - Agosto 2010

La Gazzetta maz ion Me nsil e d’in for

obr e 2011 a - n°1 0 - Ott Coo per ativ a Itac e soc iale del la

L’Assemblea dei soci approva il bilanc io 2010

rio riale Anziani Area Territosone, delle famiglie e del territo

e il valore La centralità

delle per

Giornata dei talenti - 9 ottobre Barcis Aperte le iscrizioni a Dire, dare, fare … capacità in gioco

Centri estivi invasi da 1600 bambini Festa per il 4° compleanno di Casa Carli

a t t e z z a La G Maniago 27 agosto ore 18

M en si le

d’ in fo rm

so ci al e az io ne

oo pe de ll a C

ra ti va

toriale L’area Terri ritorio famiglie e ter

20 12

suono te e oltre Suonoe tra Arte e Salu

fin al con Musica

Mensile d’informazione delle Cooperative Itaca, L’Agorà e La Piazzetta - n°5 - Maggio 2011

“Sistema Itaca” in crescita

Il fatturato segna 31,4 milioni di euro

Ricavi +12% Occupazione +3%

i a domicilio delle badant Formazione op sociali Co e all ie az gr

“Villa Sartorio” protagonista nell’in clusione

tretto Nord 16 SSA e SET Dis ta fino al 20

Varato il “progetto donna”

ar zo n° 3 - M It ac a -

solo a casa ne, Come a casa Anziani punta su perso

La Gazzetta

Torna il Camp estivo all’ex Fiera

ma Itaca confer ttesa ne n. 19: L’A zio tra Orches re 15-22 ottob

Premio a Itaca che valorizza le donne

Portogruaro

La Gazzetta Mensile d’informazione sociale della Cooperativa Itaca - n°1 - Gennaio 2012

La Gazzetta

Me nsi le d’in for ma zio

ne soc iale del la Coo per ativ a Ita ca - n°5 - Ma ggi o 201 2

Gentlecare A Ottima Se nior l’esclus iva del march io per l’Europ a

Comunità, Diritti e Diversità a Udine

Accoglienza e inclusione sociale COMUNITÀ, DIRITTI E DIVERSITÀ

La Catena della cittadinanza

Sistema Itac a

con il segno Occupazione ‘più’ e fatturato in crescita

ASSISTENZA SANITARIA INTEGRATIVA

Convenzione Itaca-Cesare Pozzo

THE VILLAGE vince il Prem io Città im

Adesioni entro il 29 febbraio 2012

Itaca nità in mater a ll a d tro Il rien nvince non co ni” L doma vo CCN ta del Il nuo i in vis “L’ogg a in Panch

CCNL COOP SOCIALI

Siglato il rinnovo del Contratto THE VILLAGE

Formazione dal 27 gennaio a Pordenone Il Villaggio alla Sarcinelli di Cervignano

Foto di Mori a De Zen

presa 2012 A Ottima Se nior esclusiv a marchio Ge ntl ec are in Europa notturni di_ versi

per Sara Or 23 giugno lando 2 agosto 201 2, Portogrua ro


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