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FATTI ACCADUTI IN ROMAGNA
Nel dramma dell’alluvione la sorpresa di un’onda di bene
A cura di Leonardo Poli
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Eugenio Dal Pane
Con un intervento di Matteo Maria Zuppi
Nelle edizioni Itaca
Takashi Paolo Nagai. Annuncio da Nagasaki a cura di P. Marenco, M.G. Sabbadini, A. Bordin, F. Rinarelli, G. Di Comite
Ignacio Carbajosa Testimone privilegiato Diario di un sacerdote in un ospedale Covid
Maïti Girtanner con Guillaume Tabard Maïti. Resistenza e perdono
Francesco rende immortale al ricordo. Sicuramente. attraverso la stampa di un libro. e rilegata, ha qualcosa di affascinante. nome impresso, passione probabilmente resterà appassionati. con Nicolò, socio in questo progetto, in grado di realizzare questo mio sogno. va a lui per aver “sposato” messo obiettivo. a tutti gli intervistati permesso di incontrare particolare Pietro Manganoni, Gigi Soldano, ci ha fornito la maggior parte delle pubblicazione. sempre sostenuto soprattutto amici di sempre che ancora prima di aver riservargli naturalmente.
Il contagio della speranza
Fatti accaduti in Romagna
Nel dramma dell’alluvione la sorpresa di un’onda di bene www.itacaedizioni.it/fatti-accaduti-in-romagna
Prima edizione: luglio 2023
© 2023 Itaca srl, Castel Bolognese Tutti i diritti riservati
ISBN 978-88-526-0760-8
Stampato in Italia da Modulgrafica Forlivese, Forlì (FC)
Col nostro lavoro cerchiamo di rispettare l’ambiente in tutte le fasi di realizzazione, dalla produzione alla distribuzione. Questo prodotto è composto da materiale che proviene da foreste ben gestite certificate FSC‰ , da materiali riciclati e da altre fonti controllate. Utilizziamo inchiostri vegetali senza componenti derivati dal petrolio e stampiamo esclusivamente in Italia con fornitori di fiducia, riducendo così le distanze di trasporto.
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Introduzione
Nel mese di maggio piogge straordinariamente abbondanti si sono abbattute sulla Romagna. Per ben due volte, a distanza di soli quindici giorni, i fiumi sono esondati sconvolgendo un intero territorio e la vita di quanti vi abitano. Tante persone hanno visto case, cantine, negozi, capannoni, campi invasi dall’acqua e dal fango che hanno distrutto in parte o del tutto il frutto dei sacrifici di una vita o ricordi gelosamente custoditi.
La forza devastatrice dell’acqua è stata al di là di ogni immaginazione (a memoria d’uomo non si era mai visto nulla di simile), ma non è stata l’unica protagonista. Quasi contemporaneamente una fiumana di volontari ha raggiunto la Romagna da tante parti d’Italia e anche dall’estero. Tra questi, sorpresa nella sorpresa, tantissimi giovani.
Per quanti erano stati colpiti, tale “ondata di bene” è stata non solo un indispensabile aiuto materiale, ma un reale conforto, quello che può dare solo l’esperienza del non essere lasciati soli, ma abbracciati, spesso da sconosciuti divenuti, in un istante, familiari. «Più forte del male è il bene che ho visto» mi ha detto un’amica la cui casa era stata invasa dall’acqua costringendola a trascorrere la notte in soffitta fino a quando è riuscita a salire su un gommone il mattino seguente.
I mass media hanno raccontato tanti episodi e diffuso numerose testimonianze di un bene più forte del male, sperimentato in circostanze drammatiche. Questo spontaneo e diffuso moto di solidarietà ha messo in luce una caratteristica propria del cuore umano. «La nostra natura ci dà l’esigenza di interessarci agli altri. Quando si vedono altri che stanno peggio di noi ci sentiamo spinti ad aiutarli. Tale esigenza è talmente originale che è in noi prima ancora che ne siamo coscienti: si chiama legge dell’esistenza.»1 Se tale natura emerge in maniera così potente in vasti strati del popolo italiano – come un seme caduto su un terreno arido, tale natura potrebbe non dare frutto – è grazie al fatto che per secoli esso è stato educato dalla Chiesa alla carità, a prendersi cura dell’altro come parte di sé, a concepire l’io come relazione con l’altro: «fratelli tutti».
L’alluvione è, per alcuni aspetti, un fatto del passato; i volontari sono tornati nelle loro città e alle loro abituali occupazioni, i riflettori si sono spenti, ma sono vive e sanguinanti tante profonde ferite, sia materiali sia nel cuore delle persone. Occorreranno tanto tempo, tante risorse e tante energie per ricostruire ciò che è andato distrutto, per ridisegnare un nuovo modello di sviluppo, orientato alla salvaguardia della “casa comune”; ma da subito occorre mettere mano alla ricostruzione della speranza, del senso del vivere e del vivere insieme.
Sta qui la ragione profonda di questo libro: custodire una memoria viva del bene sperimentato, di ciò che gli occhi hanno visto, delle braccia che hanno spalato il fango, delle mani che hanno accarezzato, dei volti che hanno sorriso, delle parole che hanno dato conforto, così che, quando si insinuasse nella mente il dubbio sulla positività dell’umano esistere, tale memoria possa insorgere come sentinella che vigila sulle mura della città e di quella città che è il nostro cuore.
1 Luigi Giussani, Il senso della caritativa, Nuovo Mondo, Milano 2010, p. 1.
Questo libro ha preso le mosse da quanto accaduto a Lugo di Romagna. Un popolo cristiano si è fatto compagno di cammino della gente, condividendone senza soluzione di continuità le necessità materiali e al tempo stesso il grido, la domanda di senso che inevitabilmente ogni dramma porta con sé: perché accade questo? che senso ha perdere tutto o tanto di ciò che si è costruito col sacrificio di un’intera esistenza?, indicando i tanti segni di bene che stavano accadendo sotto gli occhi di tutti.
In corso d’opera sono emersi tanti altri fatti che meritavano di essere custoditi come seme fecondo di un modo di vivere desiderabile anche nella normalità e nella quotidianità dell’esistenza. Il tempo farà comprendere meglio la portata di ciò che è accaduto per la vita della Chiesa, della società e del Paese, ma già adesso è evidente che questa circostanza drammatica paradossalmente può essere seme di una vita migliore, perché ha acceso nel cuore di molti un desiderio di bene, spesso soffocato dalle incombenze quotidiane. A tanti è diventato evidente di che stoffa è fatto il proprio cuore, di cosa ha veramente bisogno, ciò che è essenziale per vivere e per essere felici.
Proprio il ripensare quanto aveva detto un signore di quasi novantatré anni, Giuseppe Parmiani, è stata la scintilla che ha acceso l’idea del libro. La sua casa, un mulino secolare, sorgeva a San Lorenzo, frazione di Lugo, nel punto in cui il fiume ha rotto l’argine portando via tutta la facciata; il prefetto ha poi dato ordine che tutto l’edificio fosse abbattuto per consentire i lavori di ripristino dell’argine. A don Leo che era andato a trovarlo e a portargli la Comunione, ha detto: «Ho perso la casa di pietre, ma quella del cuore c’è tutta. Mi sono rimaste le cose importanti: i figli e la fede. Sono orgoglioso che la mia casa, squarciata dalla furia dell’acqua e poi abbattuta, abbia fatto una fine eroica, perché ha deviato il corso dell’acqua del fiume salvando altre case».
È questa la domanda inevitabile con cui fare i conti: cosa resta quando tutto crolla, quando tutto perisce?
Il racconto di quelle giornate comincia proprio da una notte di veglia, pregando il rosario e leggendo l’autobiografia di Tagashi Nagai, Ciò che non muore mai.
Eugenio Dal Pane
Avvertenza per il lettore parte prima
A fine maggio don Leonardo, per tutti don Leo, ha inviato questo messaggio: «Carissimi amici, siete stati protagonisti diretti o indiretti di esperienze di bene che abbiano illuminato il dramma di questi giorni? Vorremmo raccogliere in un volume brevi racconti, testimonianze, vostri pensieri (anche in versi) che ci mostrino come il bene possa trasformare tutto questo male in una esperienza salvifica per noi. Una esperienza che ci migliora e che non può e non deve essere cancellata».
Sono arrivati tantissimi contributi; non tutti hanno potuto trovare spazio in questo libro; altri sono stati pubblicati solo in parte. A tutti un vivo ringraziamento.
Un particolare ringraziamento a quanti hanno collaborato all’ideazione del libro e alla raccolta delle testimonianze: Paolo Parmiani, Guido Ferretti, Stefania Cortesi, Fabiola Carullo, Stefano Scardovi.