Annales Cavenses

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ISTITUTO STORICO ITALIANO M. E.

ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO

ANNALES CAVENSES

a cura di FULVIO DELLE DONNE

ANNALES CAVENSES

a cura di FULVIO DELLE DONNE

FONTI PER LA STORIA DELL’ITALIA MEDIEVALE

ISSN 1924 - 3912 ISBN 978-88-89190-84-5

ROMA

ROMA 2011

NELLA SEDE DELL’ISTITUTO PALAZZO BORROMINI

€ 25,00

R.I.S.

PIAZZA

9

DELL’ OROLOGIO

2011


PAGINA BIANCA


ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO


4

FRANCESCO SANTI


TRACTATUS I, 1

ANALECTA CAVENSIA 5

BADIA DI CAVA 2011

5


ISTITUTO STORICO ITALIANO PER IL MEDIO EVO

FONTI PER LA

STORIA DELL’ITALIA MEDIEVALE RERUM ITALICARUM SCRIPTORES (Terza serie) 9

ROMA NELLA SEDE DELL’ISTITUTO PALAZZO BORROMINI PIAZZA DELL’ OROLOGIO

2011


ANNALES CAVENSES

a cura di FULVIO DELLE DONNE

ROMA NELLA SEDE DELL’ISTITUTO PALAZZO BORROMINI PIAZZA

DELL’ OROLOGIO

2011


L’opera è pubblicata in coedizione dagli Analecta Cavensia della Badia di Cava e dai Rerum Italicarum Scriptores, Terza serie, dell’Istituto storico italiano per il medio evo. Il volume è stato realizzato con il contributo del Comitato Nazionale per la valorizzazione dell’abbazia della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni (legge 8 luglio 2009, n. 92).

Coordinatore scientifico: Isa Lori Sanfilippo Redazione: Ilaria Bonincontro

ISSN 1924 - 3912 ISBN 978-88-89190-84-5 Stabilimento Tipografico « Pliniana » - Viale F. Nardi, 12 - 06016 Selci-Lama (Perugia) - 2011


A Raffaella: tecum vivere amem, tecum obeam lubens



PREFAZIONE

La nuova edizione critica degli Annales Cavenses si inquadra nel programma delle iniziative scientifiche promosse dall’abbazia della Ss. Trinità di Cava in occasione della celebrazione del millenario della sua fondazione, ma rappresenta nello stesso tempo la realizzazione di un desiderio del compianto D. Simeone Leone († 1992), per circa un ventennio direttore dell’archivio cavense nonché studioso attento della sua documentazione ed artefice, assieme a Giovanni Vitolo, della ripresa del Codex Diplomaticus Cavensis, rimasto interrotto nel 1893. La lunga attesa non è stata però vana, perché nel frattempo è nato agli studi di filologia mediolatina Fulvio Delle Donne, già da alcuni anni autore di pregevoli edizioni critiche e di saggi storici, il quale mette ora a disposizione degli studiosi un testo non solo molto più affidabile, ma anche ricostruito in maniera convincente nella sua genesi e nel suo sviluppo nel corso del tempo, oltre che ben collegato con le vicende complessive dell’abbazia dalle origini alla fase della commenda (1431-1497). Fu quest’ultima indubbiamente un momento difficile per la vita della comunità monastica, ma non impedì di lì a poco un rilancio sia sul piano più propriamente spirituale sia su quello dell’attività culturale e del recupero della memoria storica in particolare, che portò nella seconda metà del Cinquecento alla realizzazione della Historia sacri monasterii cavensis dell’abate Alessandro Ridolfi. Dell’attività culturale a Cava non restano testimonianze all’altezza del prestigio spirituale di cui godettero i suoi abati fino al Duecento, quasi tutti riconosciuti dalla Chiesa come santi o beati; ma è significativo che essa sia documentata tra XII e XIII secolo proprio sul versante storiografico, attraverso la produzione delle


XII

PREFAZIONE

Vitae dei primi quattro abati, opera del monaco Pietro, diventato poi abate della Ss. Trinità di Venosa, e la redazione della parte più originale e interessante degli Annales. A quei secoli risale anche la fase più produttiva della vita dello scriptorium. Ad esso vengono attribuiti con sicurezza o con molta probabilità solo venti codici, che appaiono però così maturi e raffinati, da poter essere soltanto il risultato di una lunga esperienza di lavoro e di un’attività continua nel tempo. Induce a crederlo anche l’esistenza allora di un gran numero di monasteri dipendenti, ai quali è assai probabile che fosse l’abbazia madre a fornire i libri necessari per l’attività liturgica e la vita monastica. Di essi sei contengono opere di Gregorio Magno e cinque testi liturgici, di Padri della Chiesa e di autori quali Beda, Isidoro di Siviglia, Cesario di Arles, mentre gli altri sono riconducibili alla temperie culturale dell’epoca attraverso la presenza di autori quali Pietro Lombardo (ben quattro codici), Ugo di San Vittore, s. Bernardo e Innocenzo III, nonché Aristotele, presente attraverso una raccolta di opere, di cui alcune spurie, tradotte dal greco o dall’arabo: testi che, se da un lato riconducono alla più genuina tradizione culturale benedettina, dall’altro mostrano l’apertura alle nuove correnti teologiche e filosofiche dei secoli XII-XIII. Un equilibrio, questo tra tradizione e rinnovamento culturale, tra fedeltà alla memoria storica e attenzione a quanto veniva maturando fuori delle mura del cenobio, che si trova più in generale nel complesso dell’esperienza monastica cavense e che è dato di cogliere in filigrana anche nella produzione storiografica, certamente non all’altezza delle migliori opere coeve che rimandano a quel genere letterario, ma importante sia per la conoscenza delle vicende del monastero sia per quella del più ampio contesto politico-territoriale-religioso in cui si trovò ad operare. P. Abate Giordano Rota

Prof. Giovanni Vitolo

Amministratore apostolico Badia di Cava

Università di Napoli Federico II


INTRODUZIONE

I cosiddetti Annales Cavenses – ai quali, talvolta, è stato anche assegnato il titolo di Chronicon Cavense1 – costituiscono un’attestazione esemplare di uno dei più caratteristici prodotti della storiografia medievale. Essi non nascono come opera a sé, strutturata autonomamente dal punto di vista dell’elaborazione concettuale o letteraria, ma nel momento della loro compilazione si appoggiano, in maniera simbiotica, su schemi cronologici preesistenti, quali possono essere le tavole per il computo della pasqua, o più specificamente, come in questo caso, i cicli decennovennali della luna, che servono a individuare il principio dell’epatta. Gli annales sono probabilmente la forma storiografica più primitiva. Tuttavia, quelli che si svilupparono nel medioevo presentano differenze incommensurabili rispetto alle più mature elaborazioni letterarie della classicità – come quelle di Tacito, per esempio – che portano lo stesso nome, ma hanno caratteri diversi anche dalle analoghe compilazioni schematiche dell’età romana arcaica, perché, pur conservando la struttura della notazione fatta anno per 1

In seguito, l’opera verrà chiamata sempre Annales Cavenses, per evitare confusioni con l’altra, intitolata Chronicon Sacri Monasterii Ss. Trinitatis Cavensis, per Petrum de Salerno cancellarium et Girbertum archivarium collectum sub Petro abbate eiusdem monasterii, o più semplicemente Chronicon Cavense, che copriva gli anni 794-1085 e che fu pubblicata in Historia principum Langobardorum, edd. C. Pellegrino (Peregrinius) - F.M. Pratilli (Pratillus), IV, Neapoli 1753, pp. 386-451. Quest’opera, tuttavia, è stata riconosciuta come un falso di Francesco Maria Pratilli: cfr. G.H. Pertz - R. Köpke, Über das Chronicon Cavense und andere von Pratillo herausgegebene Quellenschriften, «Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde», 9 (1847), pp. 1-239; N. Cilento, Il falsario della storia dei Longobardi meridionali: Francesco Maria Pratilli (1689-1763), in Cilento, Italia meridionale longobarda, Milano - Napoli 19712, pp. 35-51: il saggio fu pubblicato per la prima volta nell’«Archivio storico per le provincie napoletane», n. ser., 32 (1950-1951), pp. 118-135.


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FULVIO DELLE DONNE

anno, tuttavia, assolvono a una funzione generalmente meno ufficiale2: ovvero, se certamente servono a conservare la memoria del passato, non costituiscono però la voce dell’autorità, come capitava per gli Annales pontificis maximi. Quelli che noi chiamiamo Annales Cavenses, ma che non avevano e non potevano avere titolo, perché, come già detto, non erano “opera” concepita autonomamente, appaiono, inizialmente, come un catalogo, un elenco di nomi di imperatori. Tuttavia, man mano che si va avanti negli anni e ci si avvicina all’epoca del loro compilatore, o, meglio, dei loro compilatori, ai semplici nomi si cominciano ad aggiungere informazioni, che si fanno sempre più ricche e strutturate. Quando queste informazioni sono desunte da altre fonti storiografiche, più o meno complesse, esse non risultano particolarmente interessanti, perché sono decontestualizzate e private – pur se non sempre – di un quadro di riferimento più ampio che faccia emergere le convinzioni, l’atteggiamento ideologico o la formazione dell’autore. Ma quando sono espressione della conoscenza diretta o dell’osservazione autoptica della realtà circostante, invece, anche le annotazioni più minute acquistano importanza straordinaria, perché permettono di ricostruire vicende che, soprattutto per certe epoche più remote, tendono a sfuggire e a scomparire nell’oblio del passato. E, nel caso specifico del testo che qui si pubblica, le informazioni più interessanti riguardano la vita dell’abbazia di Cava, che, tuttavia, non si riflette solo sul territorio immediatamente circostante, ma si riverbera anche su tutta l’Italia centro-meridionale. Per questo, comprendere nella maniera più precisa possibile la loro struttura, la loro forma organizzativa e le loro fasi elaborative diventa imprescindibile alla corretta valutazione e contestualizzazione delle informazioni fornite.

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Sugli annales cfr. soprattutto M. McCormick, Les annales du haut moyen âge, Turnhout 1975 (Typologie des sources du moyen âge occidental, 47); B. Smalley, Storici nel Medioevo, Napoli 1979 (ed. or. London 1974), spec. pp. 103122; B. Guenée, Storia e cultura nell’occidente medievale, Bologna 1991 (ed. or., Paris 1980), spec. pp. 248-255; H. Grotz, La storiografia medievale. Introduzione e sguardo panoramico, Roma 1993, pp. 41-50; G. Arnaldi, Annali, cronache, storie, in Lo spazio letterario del Medioevo, I, Il Medioevo latino, cur. G. Cavallo - C. Leonardi - E. Menestò, I, 2, La produzione del testo, Roma 1993, pp. 463-513.


INTRODUZIONE

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I. La tradizione manoscritta I.1. Il codice originale Le annotazioni marginali che costituiscono i cosiddetti Annales Cavenses sono tràdite in forma originale da un unico manoscritto. T – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3: membranaceo, consta di 398 fogli e misura mm. 362 × 230. Presenta una antica numerazione delle carte, apposta nell’angolo esterno superiore, e una moderna, a timbro, nell’angolo esterno inferiore, che presenta uno scarto di 4 unità in meno rispetto alla precedente: nella descrizione si seguirà la più antica. Contiene alle cc. 1r-76r il De temporibus di Beda, con alcuni disegni; alle cc. 76v-90r tavole e calendari; alle cc. 90r-97r versus sull’anno, sui mesi e sulle stagioni; alle cc. 97r-131v i Cycli decennovennales, con le annotazioni marginali, che costituiscono gli Annales Cavenses, che però risultano abrase nelle cc. 129v-131v. Nelle carte successive vi sono raccolti florilegi di opere e di autori vari, come Solino, Isidoro, Origene, Plinio e Beda3.

Il codice, complessivamente, sembra essere stato compilato, in scrittura beneventana, da un unico copista, anche se, probabilmente, esso è composto dall’unione di due distinti manoscritti, dato che vi sono alcuni testi di Beda ripetuti due volte. Nonostante a c. 137r si possa leggere l’annotazione «anni sunt in presenti DCCCCIIII», che però è da considerarsi certamente come trascritta da un antigrafo, sulla base del modulo grafico adottato il codice è stato datato alla fine dell’XI secolo, ed è considerato prodotto all’interno della stessa Badia di Cava. In effetti, sulla base delle annotazioni marginali che costituiscono gli Annales Cavenses, è certo che sia successivo alla metà del X secolo, perché fino a quel periodo la mano che ha vergato le annotazioni è da identificare con quella che ha scritto il testo principale. 3

Per una descrizione del manoscritto cfr. soprattutto L. Mattei - Cerasoli, Codices Cavenses, I, Codices membranacei, Cava de’ Tirreni 1935, pp. 12-22; B. Gaetani d’Aragona, I manoscritti membranacei della Ss. Trinità di Cava de’ Tirreni, Appendix in Codex diplomaticus Cavensis, V, edd. M. Morcaldi - M. Schiani - S. De Stefano, Mediolani - Pisis - Neapoli 1878, pp. III-X; E.A. Lowe, The Beneventan Script. A History of the South Italian Minuscule, cur. V. Brown, Roma 19802 (ed. or. Oxford 1914), I, Text, pp. 43-44, 69; II, Hand list of Beneventan MSS, pp. 30-31; nonché «Bibliografia dei manoscritti in scrittura beneventana», 1 (1993), p. 95; 2 (1994), p. 131; 3 (1995), pp. 159-160, etc.


XVI

FULVIO DELLE DONNE

I.2. Le grafie delle annotazioni del codice originale Per quanto riguarda specificamente le annotazioni marginali che costituiscono gli Annales Cavenses, le mani sono molteplici, anche se non sempre facilmente distinguibili, data l’esiguità e la complessa stratificazione delle annotazioni. Si fa seguire un’ipotesi di ricostruzione delle differenti mani che si succedono. T: grafia beneventana che alterna parti in scrittura corsiva a parti in capitale, in inchiostro sia nero sia rosso. Sembra la stessa mano che ha vergato i cicli decennovennali: regolare e ordinata, calligrafica. Compila le note fino alla c. 113v. A partire da c. 114r e fino a c. 123r, si osserva, talvolta, un mutamento nel modulo grafico, ma, data l’esiguità delle annotazioni, non è possibile dire con certezza se cambi la mano, e quante volte, oppure se diventa diverso solo il modo di apporre le annotazioni. Perciò, per evitare inutili confusioni, semplificando il problema, si è, dunque, preferito indicare genericamente con T la mano che compila la maggior parte delle note fino a c. 122v. Lo scarto rispetto a quanto segue è evidenziato anche dal fatto che le cc. 123v e 124r sono prive di annotazioni marginali. Comunque, sulla questione, si tornerà anche nel capitolo successivo. T1: grafia beneventana, annota gli anni 1, 675, 764, 774, 919, 969, 970, 976 con inchiostro generalmente nero e nel margine inferiore, all’interno di cerchi tracciati con precisione. T2: grafia beneventana, annota gli anni 569 e 604, alle cc. 112r e 113r, con inchiostro rosso, nel margine inferiore. T3: grafia beneventana meno elegante delle precedenti, annota gli anni 633, 640, 643, la seconda parte di quella del 639 (ceperunt-Antiochiam) e la maggior parte del 669 (Huius-mansione), con inchiostro sia rosso, sia nero, talvolta nel margine inferiore, all’interno di quadrati, come quelle degli anni 640 e 643, a c. 119v. T4: annota le cc. 124v-126r, ovvero gli anni 1034-1096: grafia beneventana, molto corsiva, usa un inchiostro piuttosto sbiadito, che, però, appare più scuro sulla c. 126r. T5: grafia semigotica (soprattutto nel modo di tracciare alcune lettere caratteristiche, come la a e la e), molto corsiva, usa un inchiostro piuttosto sbiadito. Anch’essa inizia a c. 126r, ma è posteriore alla mano precedente, come dimostrano le annotazioni agli anni 1097-1099. Compila le note degli anni 1097-1103, 1107, 1113-1122, 1124-1128, 1134, 1137.


INTRODUZIONE

XVII

T6: grafia beneventana molto corsiva, usa un inchiostro piuttosto scuro. Si trova a c. 126r: sue sono le annotazioni agli anni 1105, 1106, 1109 e 1110. È posteriore alla mano precedente, come dimostra l’annotazione al 1106, che continua nello spazio libero lasciato da quella relativa al 1107. T7: mano che presenta ancora tratti di beneventana (soprattutto nel modo di tracciare la a e la e), ma piuttosto calligrafica. Compila le note, generalmente apposte nei margini inferiori, agli anni 1123 (che si trova fuori contesto a c. 125v), 1141, 1145, 1147, 1185, 1189, 1193, 1194. T8: mano che presenta ancora tratti di beneventana (soprattutto nel modo di tracciare la a e la e). Posteriore alla precedente. Compila le note degli anni 1129-1132, 1135, 1143, 1146, 1154-1181, 1186, 1187, 1190, 1197. T9: grafia gotica, compila, a partire da c. 127v, le annotazioni agli anni 1208-1219, nonché la prima parte (in hoc anno-Caeciliae) di quella del 1220 e, forse, quella dell’anno 1255. T10: grafia gotica, compila la seconda parte dell’annotazione del 1220 (eodem etiam-laborante), forse quella dell’anno 1129 (semiabrasa). T11: grafia gotica, compila la terza parte dell’annotazione del 1220 (et ipsomet-imperatorem). T12: grafia gotica, compila l’annotazione all’anno 1232. T13: grafia gotica, compila le annotazioni degli anni 1240-1245, 1252, la prima parte di quella del 1254 (in hoc anno-eiusdem), la seconda parte dei quella del 1264 (Stella-Octobris), la prima parte di quella del 1266 (kal. iunii-Cavense), 1268. T14: mano calligrafica, gotica, compila le annotazioni agli anni 1249, 1253, la seconda parte di quella del 1254 (VII non.-civitatis), 1258, 1259, la prima parte dei quella del 1264 (IX kal.-Cavensis), la seconda parte di quella del 1266 (in hoc anno-Cavae), 1267 (posta sul marg. inf. della c. 123v) e 1269. T15: grafia gotica, compila l’annotazione all’anno 1275. T16: grafia gotica, con caratteri molto grandi, compila la parte di annotazione del 1281 posta nel margine inferiore di c. 128v (anno dominicaeSicilia) e quella del 1283, che pure è posta nel margine inferiore della stessa carta.


XVIII

FULVIO DELLE DONNE

T17: grafia gotica, compila l’annotazione al 1293, la prima parte di quella al 1294 (Hoc anno-cometes) e la prima parte dell’annotazione all’anno 1296 (Hoc anno-abbatem). T18: grafia gotica, compila l’annotazione del 1291, la seconda parte del 1294 (Hoc anno-Neapolim), la seconda parte dell’annotazione all’anno 1296 (Hoc anno dictus-easdem), e le annotazioni degli anni 1299-1305. T19: grafia gotica, compila la prima parte dell’annotazione all’anno 1281 (Hoc anno-Epiphaniae), l’annotazione all’anno 1293, la terza parte di quella all’anno 1296 (Qui cardinales-ipsius) e quella al 1309. T20: grafia che presenta aspetti di beneventana nel modo di tracciare le lettere a ed e: compila l’annotazione all’anno 1311. T21: grafia gotica, compila l’annotazione all’anno 1315.

I.3. Copie degli Annales Oltre che dall’originale, gli Annales Cavenses sono tràditi anche da altri manoscritti, esemplati, sia pure in maniera indiretta, sul codice conservato nella biblioteca dell’abbazia di Cava de’ Tirreni. A – Roma, Biblioteca Casanatense, ms. 4157; precedentemente Biblioteca Albani, ms. 187 e poi Biblioteca Boncompagni, ms. 287 (olim 320)4; cartaceo, del sec. XVII, di 246 fogli che misurano mm. 292 × 210; nel codice, che contiene anche la Cronaca di Pietro di Ripalta e 4

Cfr. E. Narducci, Catalogo di manoscritti ora posseduti da D. Baldassarre Boncompagni, Roma 18922, pp. 170-171. La ricca biblioteca di Baldassarre Boncompagni Ludovisi (Roma, 10 maggio 1821 - Roma, 13 aprile 1894), che possedeva oltre 650 codici, fu messa in vendita all’asta dai suoi eredi nel 1898: cfr. V. Cappelletti, Boncompagni Ludovisi, Baldassarre, in Dizionario Biografico degli Italiani, 11, Roma 1969, pp. 704-709; M. Folkerts, The Fate of the Manuscripts in the Boncompagni Collection, in Il Sogno di Galois. Scritti di storia della matematica dedicati a Laura Toti Rigatelli per il suo 60º compleanno, edd. R. Franci - P. Pagli - A. Simi, Siena 2003, pp. 229-267. Il ms. fu inserito nel catalogo di vendita col n. 249. Inoltre, cfr. G. Pertz, Dr. Ludwig Bethmann’s Nachrichten über die von ihm für die Monumenta Germaniae Historica benutzen Sammlungen von Handschriften und Urkunden Italiens, aus dem Jahre 1854, «Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichte», 12 (1872), pp. 201-426, 474-758: 374; B. Capasso, Le fonti della storia delle provincie napolitane dal 568 al 1500, cur. O. Mastrojanni, Napoli 1902, p. 20 nota 1: la prima edizione di questo lavoro apparve nell’«Archivio storico per le provincie napoletane», 1 (1876), pp. 1-32, 181-210, 379-393, 581-618; 2 (1877), pp. 3-48.


INTRODUZIONE

XIX

altre cronache relative alla Lombardia e a Montecassino, gli Annales si trovano alle cc. 201r-215r; B – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Barberini Latino 2378 (olim XXXII. 169): cartaceo, del sec. XVII, di 58 fogli che misurano mm. 270 × 195, assieme al Chronicon Ceccanense trasmette, alle cc. 43r-58v, gli Annales Cavenses5. C – Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, Chigi G VI 157: cartaceo, del sec. XVII, di 233 fogli che misurano mm. 258 × 188; assieme all’Historia del cosiddetto Iamsilla e ad altre cronache locali, alle cc. 190r-207r tramanda gli Annales Cavanses6; M – Biblioteca Nazionale di Napoli, Fondo San Martino 440: cartaceo, del sec. XVIII, scritto da Eustachio Caracciolo probabilmente nel 1714 (come risulta da alcune note alle pp. 15 e 256, secondo la numerazione data dal Caracciolo al suo ms.); consta di 122 fogli che misurano mm. 320 × 225; assieme ad altre cronache relative all’Italia meridionale, trasmette, alle cc. 16r-20r (pp. 53-61 della numerazione originaria), gli Annales Cavenses7. N – Biblioteca Nazionale di Napoli, Fondo Brancacciano IV F 8: cartaceo, del sec. XVIII, consta di due parti, di 223 e 116 fogli, che misurano mm. 260 × 195; assieme ad altre cronache relative all’Italia meridionale, trasmette, alle cc. 50r-57r della seconda parte, gli Annales Cavenses, per mano di Camillo Tutini8.

I primi tre manoscritti, A, B e C, costituiscono un unico gruppo, perché risalgono a una copia approntata da Camillo Pellegrino nel 5

Cfr. G. Pertz, Dr. Ludwig Bethmann’s Nachrichten cit., p. 383; Capasso, Le fonti cit., p. 20 nota 1. In questi studi si afferma che la cronaca arriva fino al 1296, ma, in realtà arriva fino al 1538, come gli altri manoscritti del suo gruppo, solo che nel codice si registra l’inversione di una carta. 6 Cfr. G. Pertz, Auszug aus dem Handschriftenverzeichniß der fürstlich Chigi’schen Bibliothek in Rom, «Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichte», 4 (1822), p. 529; Capasso, Le fonti cit., p. 20 nota 2. Inoltre O. Cartellieri, Reise nach Italien 1899, «Neues Archiv», 26 (1901), pp. 681-706: 694. 7

Sul ms. cfr. C. Padiglione, La biblioteca del Museo nazionale nella Certosa di S. Martino in Napoli ed i suoi manoscritti, Napoli 1876, pp. 126-130. Cfr. anche la nota di Oreste Mastrojanni in Capasso, Le fonti cit., p. 21. 8 Sul ms. cfr. A. Ambrosio, L’erudizione storica a Napoli nel Seicento: i manoscritti di interesse medievistico del Fondo brancacciano della Biblioteca nazionale di Napoli, Salerno 1996, pp. 131-132. Sull’erudito e storico napoletano Camillo Tutini (1594-1675) cfr. ivi, pp. 45-49.


FULVIO DELLE DONNE

XX

dicembre 1637, mentre si trovava nell’abbazia di Cava. Di essi, A e C tramandano, rispettivamente alle cc. 202r-v e 191r-v, una lettera inviata da Camillo Capuano, ovvero Camillo Pellegrino9, a Lucas Holstenius, ovvero Lukas Holste10, datata nell’abbazia di Cava de’ Tirreni il 5 dicembre 1637, e che accompagnava l’invio di una copia degli Annales Cavenses. Il ms. B non riporta questa lettera, ma è sicuramente connesso con la copia esemplata dal Pellegrino, perché riporta lo stesso testo, con gli stessi errori degli altri due codici. In ogni caso, tutti e tre riportano la seguente annotazione relativa all’anno 1538, XI indizione, che non si legge in altre fonti: «Hoc anno 1538. Dominus pluit cinerem et arenam exientem ex ore montis Puteolorum in magna quantitate, et mare ibi desiccatum fuit per unum miliare». Poiché tutti e tre sono manoscritti che derivano esplicitamente, pur se indirettamente, dall’originale cavense T, è assolutamente inutile cercare di stabilire i loro reciproci rapporti di dipendenza, ai fini della constitutio textus: l’unico interesse che rivelano è relativo alla Überlieferung degli Annales. Simili considerazioni si possono fare anche per il ms. N. In questo manoscritto, l’opera, che va dall’anno 39 al 1315, reca il titolo di Chronicon ab anonymo monacho Cavensis monasterii antiquissimis literis scriptum; excerpta ex codice Bedano ms. Bibliotechae Cavensis (c. 50r). Dopo l’anno 1315, l’ultimo trascritto, viene aggiunta questa nota (c. 57r): «Hactenus Chronicon antiquo caractere scriptum. Quae, cum inferius in eo habentur cum recenti manu exarata sint, post quam monasterium iam dictum Cavense ad commendatarios delatum fuit, ea nihil opus est exscribere». Sulla c. 57v, infine, sono riportate due annotazioni: «1139 - Rogerius rex Siciliae, Salernum veniens, Guillelmum, quem Capuae principem fecerat, Neapolis dominatorem constituit. 1098 - Riccardus Dendans, principis Capuae filius, post rebellionem Capuanorum princeps effectus est». 9

Su questo erudito capuano (1598-1663) cfr. L. Cambini, Un precursore del Muratori: Camillo Pellegrino il Giovane, Città di Castello 1913. 10

Su questo noto erudito e storico tedesco (1596-1661) cfr. A. Mirto, Lucas Holstenius e la corte medicea. Carteggio (1629-1660), Firenze 1999; Lucas Holstenius (1596-1661). Ein Hamburger Humanist im Rom des Barock. Material zur Geschichte seiner Handschriftenschenkung an die Stadtbibliothek Hamburg, cur. H.-W. Stork, Husum 2008.


INTRODUZIONE

XXI

Neppure questo codice, che, a quanto pare, fu esemplato da Camillo Tutini direttamente sull’originale cavense, è utile dal punto di vista della constitutio textus, anche se l’annotazione finale di c. 57r risulta, per certi versi, degna di attenzione. Discorso diverso, invece, va fatto per il ms. M. Esso risulta particolarmente interessante, perché gli Annales Cavenses, sia pur partendo solo dall’869 e sia pur con molte omissioni, soprattutto all’inizio, arrivano fino al 1507, riportando, quindi, almeno alcune delle annotazioni che vennero abrase nel ms. T. Per tale motivo merita – come si vedrà successivamente, quando si parlerà delle annotazioni non più leggibili nell’originale T – un’attenzione del tutto particolare. Come si è detto, il testo degli Annales, nel ms. M, fu copiato da Eustachio Caracciolo, che fu uno dei collaboratori napoletani di Ludovico Antonio Muratori: nel 1684 entrò come chierico regolare nel convento teatino dei SS. Apostoli, dove dal 1717 al 1719 fu preposto, e dove svolse anche la funzione di archivista, ovvero bibliotecario11. Questi, assieme al titolo dell’opera, fornisce informazioni sull’origine del manoscritto da lui esemplato: «Chronicon extractum ex bibliotheca monasterii Sanctissimae Trinitatis Cavae per dominum Iohannem Baptistam Bolvitum»12. Giambattista Bolvito fu un erudito vissuto nella seconda metà del XVI secolo, attento e interessato alla storia dell’Italia meridionale, in particolare a quella della costiera amalfitana, sua terra d’origine13. Il manoscritto di Bolvito da cui Caracciolo trasse la sua copia degli Annales sembra andato perso. Infatti, alcuni mss. compilati 11

Notizie sul personaggio, morto successivamente al 1739, cfr. I. Herklotz, Il Cronicon Venusinum nella tradizione di Eustachio Caracciolo, «Rivista di storia della chiesa in Italia», 38 (1984), pp. 405-427; Padiglione, La biblioteca cit. p. 34; Inoltre, cfr. anche M. Schipa, Il Muratori e la coltura napoletana del suo tempo, Napoli 1902. 12 13

Ms. Napoli, BN, San Martino 440, c. 16r (p. 33).

Sul personaggio (1540-1593) cfr. A. Feniello, Il “Notamentum omnium notanorium Duchatus Amalphie” di Giambattista Bolvito, «Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana», n. ser., 10 (1995), pp. 73-108; inoltre, Napoli: Notai diversi, 1322-1541. Dalle Variarum rerum di G.B. Bolvito, cur. A. Feniello, Napoli 1998; nonché A.P. Spirito, Alle origini della storiografia erudita amalfitana: Giovanni Battista Bolvito, «Rassegna del Centro di Cultura e Storia Amalfitana», 10 (1990), pp. 203-216.


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da Bolvito sono conservati nel fondo San Martino della Biblioteca Nazionale di Napoli, coi numeri 101-102 e 441-445: ma in essi non c’è traccia del nostro testo. Quei manoscritti sicuramente confluirono nella biblioteca del convento teatino dei SS. Apostoli, assieme, evidentemente, a quello che esemplò Caracciolo, che lì trascorse la sua vita, ma mentre gli altri codici si sono conservati, passando alla Biblioteca Borbonica (ora Nazionale) di Napoli, quello che, nella presente occasione, più ci avrebbe interessato è sparito14. I.4. Le precedenti edizioni degli Annales L’opera è stata, in precedenza, edita più volte, sempre sulla base del solo codice originale T. Questo è l’elenco delle edizioni, in ordine cronologico. Muratori – Si tratta della prima edizione, contenuta nei Rerum Italicarum scriptores di Ludovico Antonio Muratori15. Dell’opera, alla quale veniva dato il titolo di Chronicon Cavense, vennero pubblicate solo le annotazioni degli anni compresi tra il 569 e il 1318, ovvero il 1315, perché ciò che Muratori datava, con un’inversione, al 1318, corrisponde, in realtà, al 1311. L’edizione presenta un testo molto impreciso. Pelliccia – l’edizione contenuta nella Raccolta di Alessio Aurelio Pelliccia ripropone l’edizione di Muratori16. Pertz – Georg Heinrich Pertz fece, per i Monumenta Germaniae Historica, una nuova edizione del testo, a cui assegnò per la prima volta il titolo di Annales Cavenses, trascrivendolo personalmente a Cava17. Anch’egli, come Muratori, pubblicò solo le annotazioni relative agli anni compresi tra il 569 e il 1315, ma in maniera più corretta, e con maggiore precisione nella corrispondenza cronologica. 14

Sulle vicende della biblioteca dei SS. Apostoli cfr. V. Trombetta, Storia e cultura delle biblioteche napoletane: librerie private, istituzioni francesi e borboniche, strutture post-unitarie, Napoli 2002, spec. pp. 237 s. 15

Rerum Italicarum scriptores, ed. L.A. Muratori, VII, Mediolani 1725, coll. 917-932. 16

Raccolta di varie croniche, diarj ed altri opuscoli, così italiani, come latini, appartenenti alla storia del Regno di Napoli, ed. A.A. Pelliccia, IV, Napoli 1782, pp. 135-154. 17

MGH, SS, 3, Hannoverae 1839, pp. 186-197.


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Gaetani – Si tratta dell’edizione più recente, pubblicata da Bernardo Gaetani d’Aragona nel Codex diplomaticus Cavensis18. Questi mantenne, per l’opera, il titolo di Annales Cavenses già attribuito da Pertz, ma pubblicò anche le annotazioni agli anni precedenti al 569, e, prendendola da un manoscritto di Agostino Venereo19, quella del 1364. Questa edizione, a parte le annotazioni degli anni 1-567, pubblicate per la prima volta, non sembra apportare molti miglioramenti rispetto a quella di Pertz: anzi, in alcuni casi, risulta meno affidabile.

Nessuna di queste edizioni è pienamente soddisfacente. Quella di Muratori – riprodotta da Pelliccia – presenta molti errori di lettura e molte imprecisioni relative alla corretta collocazione cronologica delle annotazioni. Muratori non dichiara il nome di colui che copiò per lui l’opera a Cava: in ogni caso il suo testo diverge da quello tràdito dalle altre copie manoscritte che ci sono note. Le edizioni di Pertz e di Gaetani offrono lezioni generalmente molto più affidabili, anche se il secondo, pur potendosi avvalere delle precedenti edizioni – che riporta in nota quando divergono dalla sua – rivela spesso incertezze dovute, evidentemente, a una più scarsa consuetudine con la lettura dei codici e con le tecniche ecdotiche. Né l’edizione di Muratori (seguita da Pelliccia), né quella di Pertz offrono note storiche o di commento; Pertz, di tanto in tanto, segnala, in una minima fascia di apparato, alcune particolarità del codice T. L’edizione di Gaetani, invece, presenta un’ampia fascia di apparato, in cui, però, sono messe assieme, senza distinzioni sempre chiare, né dal punto di vista grafico, né dal punto di vista contenutistico, le lezioni del codice T, quelle delle precedenti edizioni di Muratori e di Pertz, e alcune, non sistematiche, note esplicative. A parte ciò, quest’edizione, oltre a presentare alcuni palesi e sorprendenti errori di lettura20, oscilla tra la prassi critica e 18

Gaetani d’Aragona, I manoscritti membranacei cit., pp. 23-72.

19

Agostino Venereo, Addictiones dictionarii Cavensis monasterii, ms. conservato a Cava de’ Tirreni, Abb. della Ss. Trinità, XIV 227, databile al 1630 circa. 20 Solo per riportare un esempio significativo, all’anno 1309, a proposito della data della morte di Carlo II d’Angiò, Gaetani, p. 69 della sua citata edizione, sosteneva che nel codice T fosse scritto VI madii e non IV madii, aggiungendo: «vale a dire vy, cioè VI, leggendosi la v per V e la y per I, secondo l’uso promiscuo di tali lettere nella scrittura di queste note [...]. Forse il Pertz prese vy per quattro I epperò IV». Ebbene, nel codice T è scritto proprio IIII e non VI, o vy, come voleva la fantasiosa lettura di Gaetani.


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quella diplomatica, perché lascia nel testo alcune parole abbreviate, del cui scioglimento, evidentemente, Gaetani non era sicuro. II. La struttura degli Annales Cavenses II.1. La stratigrafia e il sistema di annotazione del ms. T Come si può desumere dalla molteplicità delle mani che si sono succedute, le annotazioni del ms. T sono si sono succedute nel corso di più di quattro secoli. Tale estensione cronologica spiega anche le notevoli differenze che si riscontrano nei criteri e nei sistemi di rimando. Si è già detto che le prime carte (97v-123r) degli Annales, quelle che riguardano gli anni 1-976, possono costituire un primo nucleo, anche se non del tutto omogeneo. Le annotazioni di questi anni sono generalmente assai brevi, e si limitano, per lo più, all’indicazione di un nome di un imperatore, di un re o di un altro rappresentante del potere pubblico. Rare sono le annotazioni di tipo diverso, leggermente più lunghe. Tali annotazioni sono vergate, alternamente, sia in capitale sia in minuscola, sia con inchiostro rosso sia con inchiostro nero. È difficile capire i criteri che possono aver spinto a scegliere di volta in volta colori e stili grafici diversi, anche perché – come si è detto – data l’esiguità delle annotazioni, non è facile distinguere, in questa prima parte, l’alternarsi di diverse mani. Forse non venne seguito un sistema sempre unico e ben determinato, tuttavia, sembra possibile ricostruire alcune linee guida. Innanzitutto, sembra che, in alcune carte, come le 98v-100r, si sia cercato di alternare il colore delle annotazioni, tutte vergate in capitale: in particolare, nelle cc. 98v e 99r (tav. II), che risultano affrontate e che presentano 3 annotazioni ciascuna, si susseguono, nello stesso ordine, note scritte in rosso/nero, nero e rosso; mentre nelle cc. 99v-100r (tav. III), che pure sono affrontate e che presentano 2 annotazioni ciascuna, si susseguono, sempre nello stesso ordine, note in rosso e in nero. Nelle cc. 100v-113v, invece, predominano le annotazioni vergate in minuscola e con inchiostro rosso, nel margine esterno, anche se si registrano alcune eccezioni: le note degli anni 208, 310 e 521 sono in lettere capitali rosso/nere; quella dell’anno 277 è in lettere minuscole rosso/nere; quella dell’anno 520 è in capitale nera;


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quelle del 576 e 621 sono in capitale rossa; quella dell’anno 590 è nel margine interno. Quelle degli anni 569 e 604 sono nel margine inferiore, ma sono certamente di mano diversa; del resto, sono anche leggermente più lunghe e discorsive: la prima è sull’arrivo dei Longobardi in Italia; la seconda è sulla dichiarazione di supremazia della Chiesa di Roma da parte dell’imperatore Foca. Come si è detto, le annotazioni delle cc. 114r-123r, pur presentando elementi comuni con il gruppo precedente, sono più irregolari, tanto più che iniziano anche a registrare più spesso informazioni ulteriori, rispetto ai semplici nomi; e si aggiungono altre mani a quelle che hanno già vergato le carte precedenti. Mutano, di conseguenza, anche i criteri e i metodi di annotazione. Se sono ancora molte le annotazioni scritte in minuscola rossa, frequenti sono anche altre tipologie, che si susseguono senza un preciso ordine riconoscibile. Per esempio, nella c. 114r (tav. XVII) ci sono due annotazioni (agli anni 640 e 643), molto più lunghe e discorsive rispetto alle precedenti, apposte nel margine inferiore e inscritte in quadrati, anche se presentano usi diversi di colore, perché la prima alterna il rosso (usato per il primo rigo e mezzo e per i numeri) e il nero, mentre la seconda è in nero; e, probabilmente, della stessa mano, connesse a queste prime due è anche quella all’anno 633, pure abbastanza lunga, scritta nel margine esterno, in nero, ma con la lettera iniziale rossa; quella all’anno 631 è costituita da un solo nome scritto in lettere capitali alternatamente rosse e nere (come capitava nelle prime carte); quella all’anno 638 è scritta in minuscole rosse; quella dell’anno 639, a un nome scritto interamente in capitali nere fa seguire una breve informazione in minuscole nere. Insomma, non sembra possibile, qui, rinvenire alcun criterio: è pertanto molto probabile che si siano susseguite, in tempi diversi, mani diverse – pur se non facilmente individuabili – che hanno attinto informazioni a fonti diverse. E, in effetti, se si mettono da parte le note del 633, della seconda parte del 639 (ceperunt Arabes Antiochiam), del 640 e del 643, di mano diversa, si ritrova uno schema variativo simile a quello delle prime due carte (98v-99r, tav. II): scrittura in capitale rosso/nera (anno 631); scrittura in minuscola rossa (anno 638); scrittura in maiuscola nera (il nome Radoaldus dell’anno 639). E simili considerazioni si possono fare, in linea di massima, anche riguardo alle carte successive, facendo riferimento allo schema delle mani proposto nel paragrafo precedente.


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A partire da c. 115r (tav. XVIII) si cominciano, poi, a riscontrare alcune curiose particolarità nel modo di annotare le notizie, soprattutto quelle relative alle parentele. All’anno 683 si ricorda «Gisulfus frater eius», dove l’eius deve riferirsi a Grimoaldo, ricordato due annotazioni prima, ovvero all’anno 680. Queste due annotazioni, però sono scritte con caratteri grafici e con colori diversi, perché quella del 680 è in lettere minuscole rosse, mentre quella del 683 è in maiuscole nere: quindi, non hanno nessuna caratteristica che permetta a un lettore non erudito di ricostruire la corretta parentela, perché, a prima vista, si sarebbe indotti a pensare che Gisulfo fosse fratello di Cuniperto, menzionato nella nota immediatamente precedente, scritta in lettere capitali rosse; ma non è detto che l’annotatore non pensasse che fosse proprio quella la parentela da segnalare. Però anche alla carta successiva (115v, tav. XIX) si riscontra lo stesso problema all’anno 702, dove si menziona «Romuald filius eius», dove l’eius va riferito a Gisulfo, ricordato nella carta precedente, cioè all’anno 683. Anche in questo caso le annotazioni sono diverse per impostazione grafica e colore, in quanto quella del 683, come si è detto, è in capitale nera, mentre quella del 702 è in minuscola rossa. Tuttavia, il problema del corretto collegamento tra i personaggi menzionati in questo modo dovette essere posto, e si dovettero cercare, evidentemente, alcune possibili soluzioni. Infatti, a c. 118r (tav. XXI), all’anno 790 anche si nomina «Grimoaldus filius eius», dove l’eius va riferito ad Arechis, menzionato nella carta precedente, cioè all’anno 762. Solo che, in questo caso, l’annotazione del 790 è l’unica delle due carte in questione a essere scritta in caratteri minuscoli rossi, mentre tutte le altre sono in caratteri minuscoli neri, tranne, appunto, quella del 762, che è in lettere capitali rosse e nere: evidentemente lo scriba – fatta salva la sempre dubbia identificabilità delle mani – aveva voluto segnalare in questo modo il corretto riferimento, evidenziandolo ulteriormente con l’aggiunta di una piccola croce, apposta prima del nome Arechis. Se le cose, a quanto pare, stanno così, bisogna desumere che lo scriba sapesse già in anticipo quali notizie o quali nomi avrebbe successivamente annotato, e sapesse già con sicurezza i rapporti familiari che avrebbe indicato. Del resto, anche in seguito si riscontra un simile artificioso modo di collegare tra loro diverse annotazioni. A c. 119r (tav. XXII), infatti, si riscontrano due connessioni organizzate in que-


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sto modo: all’anno 827 si menziona «Theophilus filius eius», scritto in minuscola nera, dove l’eius va riferito a Michele II, ricordato due note prima, cioè all’anno 819, pure scritto in minuscola nera; e all’anno 833 si menziona «Sicardus filius eius», scritto in lettere capitali rosse e nere, con l’eius che va riferito a Sicone, ricordato quattro note prima, cioè all’anno 818, pure scritto in lettere capitali rosse e nere. Con lo stesso sistema vengono messe in connessione anche le note dell’anno 843 con 849 (c. 119v, tav. XXIII), 843 con 853 (c. 119v) e 853 con 856 (cc. 119v e 120r), tutte scritte in caratteri minuscoli rossi e neri; o quelle agli anni 861 e 897 (cc. 120v e 121r, tav. XXIV), in caratteri minuscoli rossi; agli anni 900 e 910 (c. 121r), dove l’annotazione del 910, relativa ad Atenulfo, scritta in lettere minuscole rosse, si connette con una sola parte di quella del 900, quella su Landolfo, che è pure scritta in lettere minuscole rosse, mentre il resto è in minuscole nere; o, ancora, quelle agli anni 932 e 939 (c. 122r, tav. XXV), 944 e 960 (cc. 122r e 122v, tavv. XXIV e XXV), e 946 e 959 (cc. 122r e 122v), tutte scritte in caratteri minuscoli neri. In ogni caso, però, non si riscontra sempre la stessa precisione in questo sistema di rimandi, come capita agli anni 827 e 840, le cui note si trovano in carte diverse (cc. 119r e 119v, tavv. XXII e XXIII) e vengono scritte la prima in caratteri minuscoli neri, la seconda in caratteri minuscoli rossi; agli anni 840 e 866 (cc. 119v e 120r, tav. XXIII), che sono scritte la prima in caratteri minuscoli rossi, la seconda in caratteri minuscoli rossi e neri; agli anni 861 e 880 (cc. 120r e 120v, tavv. XXIII e XXIV), in cui la prima è in lettere capitali rosse e nere, la seconda in minuscole rosse; o agli anni 882 e 885 (c. 120v, tav. XXIV), dove, pur essendo consecutive, la prima nota è in minuscola nera, la seconda in minuscola rossa. Nelle cc. 123v-124r (tav. XXVII) non ci sono annotazioni: questa circostanza, unita a quella che a c. 123r (tav. XXVI) ci sono note aggiunte nel margine inferiore e sicuramente attribuibili a una mano diversa rispetto alle precedenti, induce a ritenere che qui sia collocabile un netto scarto strutturale, che trova, tuttavia, un momento transitorio nelle cc. 124v-125v (tavv. XXVIII e XXIX), vergate da un’unica mano e che – come si vedrà meglio in seguito – traggono ispirazione dagli Annales Casinenses. A partire dalla c. 126r (tav. XXIX), infatti, le annotazioni cominciano a infittirsi, a essere apposte in maniera più confusa, a divenire più lunghe, e, soprattutto, le mani cominciano ad alternarsi sempre più spesso:


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tutte cose che sembrano indicare un sistema annotativo non più basato, o, almeno, non esclusivamente, su fonti scritte precedenti, ma sulla osservazione autoptica e sulla registrazione personale. Ovvero, è possibile che diversi monaci abbiano annotato sui margini delle tavole cronologiche gli eventi più importanti a cui avevano assistito nel corso della propria vita, e che poi altri abbiano operato alcune integrazioni, con notizie che, inizialmente sfuggite allo sguardo prospettico contingente e contemporaneo, una volta recuperate e ricontestualizzate in fase successiva, non potevano essere trascurate. D’altronde, che ci siano molti e diversificati interventi è dimostrato anche dal fatto che le annotazioni sono apposte su ogni parte libera di margine, a volte con un fitto sistema di richiami in cui non è sempre facile districarsi. Le annotazioni ancora leggibili arrivano fino all’anno 1315, a c. 129r (tav. XXXII). Tuttavia, successivamente, già nella parte superiore della c. 129r e, poi, interamente, fino alla c. 131v, che è quella in cui si concludono, con l’anno 1538, i cicli decennovennali, si trovavano ancora altre annotazioni, che però sono state sistematicamente abrase e lavate via, lasciando solo una uniforme patina rossastra sui margini laterali: non si riesce a leggere compiutamente ciò che era scritto neppure con l’ausilio della lampada a raggi ultravioletti, e si possono intravedere solo alcune rare parole. Già in precedenza, agli anni 1057, 1058 e 1062 di c. 125r, 1079 di c. 125v, 1118 (la seconda parte, et IX-octobri) di c. 126r, 1124 e 1126 di c. 126v e 1229 di c. 127v (tavv. XXVIII-XXXI), si può riscontrare un tentativo, con tecnica simile, ma meno accanita, di eliminazione di alcune annotazioni. Le annotazioni agli anni 1058, 1079, 1118, 1124 e 1229 riguardavano direttamente l’abbazia di Cava, ovvero l’elezione o la morte di abati, e, in particolare, quella del 1058 informava sull’elezione di Desiderio, monaco cavense, ad abate di Montecassino; quella del 1079 ricordava la morte di Leone e l’elezione, al suo posto, di suo nipote Adelferio; quella del 1118 rammentava la demenza di Pietro e l’elezione, al suo posto, di Costabile; quella del 1124 era sulla morte di Costabile e l’elezione di Simeone; quella del 1229, infine, sulla deposizione di un non meglio specificato I., che, però, probabilmente, era identificabile con l’abate Giacomo, deposto nel 1269. Le annotazioni degli anni 1062 e 1145, invece, danno informazioni sui papi; e, probabilmente, le eliminazioni degli anni 1057 e 1126 sono un effetto involontario di quelle, rispettivamente, degli


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anni 1058 e 1124, ai quali sono immediatamente contigue. Dunque, poiché quasi tutte le abrasioni – comunque non sistematiche, prima di c. 129r – riguardano alcune informazioni sull’abbazia di Cava, è possibile che si sia inteso fare lo stesso anche nelle ultime carte, dove quel tipo di notizie era più frequente. Infatti, dalla copia degli Annales esemplata da Giovanni Battista Bolvito (ms. M), sappiamo che tutte le note finali erano dedicate all’abbazia di Cava, e che esse furono soppresse per volontà di un non meglio specificato commendatarius, ovvero uno dei quattro cardinali ai quali, dal 1431 al 1497, fu affidata l’amministrazione dell’abbazia. Quelle notizie, che furono giudicate false dal commendatarius, e per questo condannate all’eliminazione, dovettero essere considerate senz’altro scomode, dal momento che informavano su atteggiamenti poco edificanti di abati e monaci. Non trattandosi, però, di un documento “ufficiale”, che potesse serbare notizie che avessero qualche valenza giudiziaria, non è, tuttavia, pienamente comprensibile la ragione della volontà di sopprimere non occasionalmente, ma, a partire da un certo punto, sistematicamente e totalmente la memoria del luogo in cui il codice era stato creato e modificato nel corso dei secoli. II.2. Le annotazioni soppresse e la loro trasmissione La copia degli Annales risalente a Bolvito, ms. M, è particolarmente interessante perché è l’unica che riporta le annotazioni che, nel codice di Cava, risultano eliminate. Tuttavia, non è certa la loro affidabilità, poiché dovettero essere molto alterate rispetto alla loro forma originale: evidentemente a Bolvito non interessava ricopiare il testo in maniera assolutamente precisa, ma acquisire notizie che potessero tornargli utili per le ricerche su Amalfi che stava conducendo intorno al 158021. Per comprendere l’atteggiamento tenuto nella copia degli Annales basta mettere a confronto la copia di Bolvito tràdita da Caracciolo M (colonna di destra: c. 19r, p. 59) con l’originale contenuto nel codice cavense T (colonna di sinistra), per uno degli ultimi anni in cui sono ancora visibili le sue annotazioni: 21

Bolvito cita gli Annales Cavenses in più punti del suo inedito Discorso sopra d’una antica cronica del ducato di Amalfi, conservato nel ms. di Napoli, Biblioteca Nazionale, San Martino, 101: alla c. 60v (p. 152), dove riporta la nota relativa all’anno 1113; e alle cc. 143r-v (pp. 317-318), dove riporta le annotazioni del 1130 e del 1137.


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A.D. 1311 - Indict. IX. Hoc anno factum est concilium apud Biennam per domnum Clementem papam V, in quo cum praelati de Regno, de mandato dicti summi pontificis, affuissent, frater Robertus huius monasterii venerabilis abbas, in ipso itinere apud Marsiliam graviter infirmatus, XX octobris diem clausit extremum. Unde ipsius monasterii monachi in unum, more solito, congregati fratrem Bernardum, priorem Sanctae Mariae Montis Serrati, concorditer elegerunt; cuius electio, per quinque annorum curricula prorogata, per domnum Iohannem papam XXII tamdem extitit annullata; et de ipsius mandato frater Philippus, abbas Sancti Iohannis in Veneris, in abbatem dicti monasterii est translatus.

Anno Domini 1311 - Cometes apparuit a festo sancti Thomae apostoli usque in Epiphaniam. Anno Domini 1313 - Per dominum Clementem V factum est concilium apud Biennam, et de mandato domini papae affuerunt praelati huius Regni, inter quos adfuit Robertus, huius monasterii venerabilis abbas, et mortuus est in itinere apud Marsiliam, et congregati monachi, more solito, elegerunt fratrem Bernardum, priorem Sanctae Mariae Montis Serrati; cuius electio per quinque annorum curricula fuit prorogata, per dominum papam Iohannem tamdem fuit annullata, et de ipsius mandato fuit electus frater Philippus, abbas Sancti Iohannis in Vellitro, in abbatem.

A.D. 1315 - Indict. XIII. Hoc anno stella cometes apparuit a festo sancti Thomae apostoli usque in Epiphaniam.

Non c’è bisogno di evidenziare le differenze, che sono notevoli e sin troppo evidenti. Soprattutto quelle che riguardano le date e i nomi, poi, rendono aleatoria anche la sostanza delle informazioni fornite, sebbene sia possibile che talune, in questo caso, derivino, oltre che da errate letture di Bolvito o di Caracciolo, anche dal fatto che il sistema di richiami, rimandi e aggiunte presente in alcune carte nel codice – sempre che fosse già presente nel momento in cui veniva effettuata la copia – non è sempre facilmente comprensibile. Tuttavia, in questa copia, un altro problema è dato dalla seguente annotazione, posta, nel ms. M, a c. 19r (p. 60), tra gli anni 1364 e 1394: «In libro praedicto sic proprie legitur. Totum quod subsequitur falsum est et ideo deletum. Sed ego notavi, ut exinde videatur. Subsequens commendatarius predicti monasterii». Innanzitutto, non è chiaro chi sia il commendatarius del monastero


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e rispetto a chi o a cosa sia subsequens. Se, infatti, è certamente da identificare con uno dei quattro cardinali che, tra il 1431 e il 1497, amministrarono l’abbazia, non è facile individuarlo con maggiore precisione. Essi furono Angelotto Fosco, dal 19 settembre 1431 al 12 settembre 1444; Ludovico Trevisan, ovvero Scarampi, dal settembre 1444 al 22 marzo 1465; Giovanni d’Aragona, dal marzo 1465 al 17 ottobre 1485; Oliviero Carafa, dall’ottobre 1485 al 5 agosto 149722. Tuttavia, dall’annotazione relativa all’amministrazione in commenda di Angelotto Fosco (M, c. 19v, p. 60: «hucusque prosequitur: cassatur»), che attesta un intervento correttorio fatto in un momento successivo, sembra molto probabile che il commendatario che decise di abradere le ultime annotazioni marginali del codice fosse proprio lui, e che avesse riportato le annotazioni fino alla sua epoca, ovvero fino all’hucusque prosequitur, poi cassato (cassatur) da altri in seguito alla sua morte. Non è possibile stabilire con certezza neppure il modo in cui il commendatarius eliminò le annotazioni. In base allo stato in cui si trova attualmente il codice, verrebbe spontaneo pensare che egli le abbia abrase e lavate via in maniera irrimediabile, così come risultano ora, sin da subito. Nelle pagine in cui si riscontrano le abrasioni, però, si riesce a intravedere alcune lunghe linee oblique, per cui è possibile che inizialmente sia stata adottata quella tecnica per segnalare che alcune annotazioni erano da eliminare. Tuttavia, è rimarchevole che l’annotazione lasciata dal commendatarius cominci con l’espressione «in libro praedicto sic proprie legitur», che induce a pensare che la copia delle notizie fosse stata effettuata altrove, in un altro manoscritto, altrimenti non avrebbe usato l’aggettivo praedictus, ma, probabilmente, praesens o un pronome che rimandasse a un simile significato. A parte questo, però, se quelle note erano state soppresse e ricopiate altrove, da quale fonte le leggeva Bolvito? Evidentemente, non dall’originale, ma da una copia fatta dal commendatarius, che pur eliminando ciò che era annotato nei margini del codice T di Cava, dovette decidere di lasciarne traccia altrove, così come si desume dall’espressione «ego notavi, ut exinde videatur». E, a questo punto, non si sarebbe certi neppure sul fatto che Bolvito avesse 22

Per informazioni relative a questi personaggi si rimanda alle note relative dell’edizione.


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copiato la parte precedente degli Annales direttamente dall’originale di Cava T, oppure dalla copia esemplata dal commendatarius, che, a questo punto, non è detto neppure che si trovasse a Cava, dal momento che i cardinali commendatari raramente misero piede nell’abbazia. Più probabilmente, però, quella fatta dal commendatarius era una copia su un foglio volante inserito all’interno dello stesso codice. Una copia, che, a sua volta, subì ulteriori aggiunte, come si ricava dalla menzionata cancellatura relativa alla commenda di Angelotto Fosco, che ancora proseguiva. Del resto, si ricorderà anche l’annotazione che si legge in conclusione della copia esemplata da Camillo Tutini, nella prima metà del Seicento, (ms. N, c. 57r), in cui si afferma l’inutilità della trascrizione delle notizie relative agli anni successivi al 1315, perché di mano più recente, successive all’epoca in cui il monastero era stato affidato ai commendatari. A giudicare dalle affermazioni del Tutini sulle diverse epoche di scrittura delle annotazioni marginali, sembra che egli avesse avuto direttamente tra le mani il codice cavense; e, pur se non parla di abrasioni e di fogli aggiunti, è possibile che egli abbia deciso di non trascrivere le notizie più recenti perché si trovavano in posizione eccentrica. In ogni caso, se pure Bolvito abbia esemplato la sua copia da un antigrafo che si trovava altrove, è certo che altre tracce delle annotazioni poi eliminate riportano direttamente a Cava. Infatti, intorno al 1630, l’abate Agostino Venereo, nelle sue inedite Additiones dictionarii Cavensis monasterii23, trascriveva – a quanto pare, direttamente – dal codice di Beda, ovvero dal ms. T di Cava, alcune annotazioni relative agli anni 1364 e 150124. Anche per il Venereo, che fu attivo intorno al 1630, si ripropone, come per il Bolvito, la questione relativa alla lettura diretta dell’originale, ms. T, o di una sua copia fatta dal commendatario. Tanto più che, in quel periodo, quelle annotazioni erano tralasciate da Camillo Tutini, e, pochi 23

Agostino Venereo, Addictiones dictionarii Cavensis monasterii, manoscritto conservato a Cava de’ Tirreni, Abb. della Ss. Trinità, XIV 227: cfr. infra, nell’edizione, le note agli anni 1364 e 1502. 24 Queste annotazioni, poi, vennero riprese, nel 1780, anche dall’abate Salvatore De Blasi, nel suo inedito Chronicon Cavense, conservato a Cava de’ Tirreni, Abb. della Ss. Trinità, ms. XIII 172: cfr. infra, nell’edizione degli Annales, la nota all’anno 1364.


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anni dopo, nel 1637, non venivano ricopiate da Camillo Pellegrino, pur se quest’ultimo, poi, aggiungeva la nota dell’anno 1538, che non viene tràdita né dalla copia di Tutini, né da quella di Bolvito, ovvero di Caracciolo; ma se essa fosse stata aggiunta successivamente alla soppressione delle precedenti note, e poi eliminata a sua volta, non è possibile determinarlo. III. Gli Annales Cavenses come opera storica III.1. Le fonti Nella breve introduzione alla sua edizione degli Annales Cavenses, Georg Heinrich Pertz affermava, pur senza fornire ulteriori chiarimenti in merito, che l’opera si mostra bipartita e che «quae annum millesimum tricesimum et quartum praecedunt, aut ex diversis regum Langobardorum, Beneventi, Salerni et Capuae principum, imperatorum Graecorum, Sarracenorum, quales in monasterii Casinensis membranis extant, catalogis rudi arte confecta, aut, quod potius crediderim, ex antiquiori quodam cyclorum codice excerpta sunt, omissis scilicet notitiis compluribus, quas in annalibus Cavensibus brevioribus et in annalibus Casinensibus hodieque legimus»25. A non diverse conclusioni, ma probabilmente semplicemente facendo sue le conclusioni di Pertz, giungeva anche Bartolommeo Capasso, il quale pure affermava che gli Annales «dal 569 al 1034 furono compilati sopra varii cataloghi, forse cassinesi, o sopra altro più antico codice di tavole pasquali, e dal 1034 al 1315 sono annotazioni contemporanee, comunque non sempre immediate, di monaci o scrittori diversi»26. Queste affermazioni sono solo parzialmente esatte, e vanno senz’altro precisate e meglio definite. In effetti, già analizzando il susseguirsi delle mani e la loro stratificazione, si sono segnalati alcuni scarti nelle modalità e nei criteri di apposizione delle annotazioni, e soprattutto si è detto che una cesura più netta si avverte al principio della c. 124v, ovvero proprio con l’anno 1034, indicato sia da Pertz, sia da Capasso come punto critico. In effetti, si è già detto che le notazioni delle carte precedenti sono limitate, per lo più, a nomi o a poche altre brevissime informazioni, ma anche che già a 25

Annales Cavenses, ed. Pertz cit., p. 185.

26

Capasso, Le fonti cit., p. 20.


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partire da c. 114r si iniziano a riscontrare alcune irregolarità: circostanza che induce a supporre l’uso di più fonti. Insomma, le prime annotazioni, quelle che riguardano i nomi degli imperatori romani, trovano la loro fonte lontana nel Chronicon di Girolamo, basato su Eusebio27, oppure nei Chronica o nel De temporum ratione di Beda28, o ancora nei Chronica di Isidoro29; ma esse si leggono in forma assai simile anche in molti annales30, per cui è molto probabile che il compilatore cavense le avesse tratte, più che direttamente da Girolamo, da Beda o da Isidoro, da altri annales presenti nella biblioteca della stessa abbazia o, più probabilmente, dalle annotazioni presenti nel medesimo codice da cui aveva tratto i cicli decennovennali. Tanto più che la grafia dei cicli decennovennali e quella delle prime annotazioni annalistiche sembrano identiche: per cui risulta lecito ipotizzare che siano contemporanee e contestuali. Discorso simile si può fare anche per i nomi dei re, duchi e principi longobardi, che pure dovettero essere desunti, originariamente, da un Catalogus ducum Beneventi et principum Salerni31, dal Catalogus Casinensis32, o ancora o dal Catalogus regum Langobardorum et ducum Beneventanorum33 e dal Catalogus comitum 27

Hieronymus, Chronicon, ed. R. Helm, in Eusebius Werke, VII, Berlin 1956, (Die Griechischen Christlichen Schriftsteller der Ersten Jahrhunderte, 47). 28

Beda, Chronica, ed. T. Mommsen, in MGH, AA, XIII, Berolini 1895, pp. 225-354; Beda, De temporum ratione, ed. C.W. Jones, in CCSL, 123B, Turnhout 1977, pp. 263-544. 29 Isidorus, Chronica maiora, ed. T. Mommsen, in MGH, AA, XI, Berolini 1894, pp. 391-497. 30

Nelle note dell’edizione, a titolo esemplificativo, sono state segnalate le analoghe informazioni contenute negli Annales Ceccanenses, anche noti come Chronicon Fossae Novae, ed. G.H. Pertz, in MGH, SS, XIX, Hannover 1866, di area centro-meridionale, che probabilmente subiscono le influenze cassinesi, anche se l’abbazia di Fossanova è cistercense; e il Chronicon Sanctae Sophiae, ed. J.-M. Martin, I, Roma 2000 (FSI, RIS3, 3), che risulta connesso con altre fonti pure di origine benedettino-cassinese. 31

Cfr. Chronicon ducum et principum aliquot Beneventi et principum Salerni, contenuto nell’Historia principum Langobardorum di Camillo Pellegrino, in Rerum Italicarum Scriptores, ed. L.A. Muratori, II, 1, Mediolani 1723, pp. 319-321. 32

Chronica Sancti Benedicti Casinensis, Reges Langobardorum e Duces Beneventi, ed. G. Waitz, in MGH, SS. rer. Lang., Hannoverae 1878, pp. 486-488. 33

Catalogus regum Langobardorum et ducum Beneventanorum, ed. G. Waitz, in MGH, SS. rer. Lang., Hannoverae 1878, pp. 490-497.


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Capuae34, dei quali una copia è conservata anche nella biblioteca dell’Abbazia di Cava (ms. 22). Ma è più probabile che sia stata usata una fonte comune, o un altro manoscritto che contenesse quelle informazioni, pure riportate in margine a una tavola cronologica: le annotazioni sono troppo brevi, e la loro forma è troppo poco caratterizzata per poter riscontrare una fonte precisa. Tuttavia, non è corretta l’ipotesi, avanzata da Pertz e da Capasso, che le annotazioni, dopo il 1034, siano contemporanee, ovvero che siano informazioni appuntate anno per anno da qualcuno che conosceva direttamente il corso degli eventi. Infatti, nelle notizie relative al periodo che va dal 1034 e arriva, con certezza, fino al 1091, il testo degli Annales Cavenses dimostra una stretta dipendenza dagli Annales Casinenses; e questo capita anche in connessione con un sicuro cambio di mano nella compilazione del ms. T. In realtà, degli Annales Casinenses esistono varie redazioni, più o meno organizzate e compilate, ma essi sono l’espressione di un’ampia “costellazione” di testi annalistici e cronachistici strettamente interconnessi, di cui si conosce solo qualche esito35. Già uno degli editori di questo testo, Wilhelm Smidt, ricostruendo le sue varie recensiones, ne segnalava la complessità della trasmissione, e individuava negli Annales Cavenses una sua ramificazione, il cui testo era esemplato su una copia che arrivava fino al 1107: o, almeno, trovava convergenze fino a quell’anno36. La data del 1107, però, sposta troppo in avanti tali interconnessioni: come detto, il testo degli Annales Cavenses risulta molto simile, se non identico, a quello degli Annales Casinenses solo dal 1034 al 1091. Del resto, un cambio di mano, nel codice T, avviene con le annotazioni del 1097: perciò la fonte utilizzata non poteva arrivare fino al 1107. Quindi, è plausibile che l’annotatore degli Annales Cavenses, dal 1034 al 1091, si sia servito di un codice che conteneva i cosiddetti Annales Casinenses: tra l’altro, già per l’an34 Catalogus comitum Capuae, ed. G. Waitz, in MGH, SS. rer. Lang., Hannoverae 1878, pp. 498-501. 35 Cfr. Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti, ed. G. Smidt, in MGH, SS, XXX, 2, Lipsiae 1934, pp. 1385-1429. I nessi tra gli Annales Cavenses gli Annales Casinenses erano registrati già da F. Hirsch, De Italiae inferioris annalibus saeculi decimi et undecimi, Berolini 1864, pp. 52-54. 36

Cfr. Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti, ed. Smidt cit., pp. 1386 s., con tavola riassuntiva a p. 1404.


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notazione del 1091 si riscontra la fusione tra differenti notizie degli Annales Casinenses, in quanto gli Annales Cavenses uniscono l’informazione sulla morte del principe Giordano di Capua (segnalata nella fonte cassinese al 1090) e quella relativa alla ribellione dei Capuani (datata anche nella fonte cassinese al 1091); quella del 1092 (relativa a Cava) e quella del 1096 non si ritrovano, invece, negli Annales Casinenses. In ogni caso, nel ms. originale T, l’annotazione relativa al 1096 contiene un errore di datazione che fa pensare certamente alla lettura – errata – di una fonte precedente: in quel codice, infatti, c. 126r, si legge «II Kal. iulii» invece di «II Kal. iunii». Dunque, a partire dalla nota al 1091 l’origine delle informazioni dovette cambiare. Ovvero, è possibile che alcune di esse, soprattutto quelle relative a Cava e ai territori più o meno vicini, siano espressione di osservazione diretta da parte dei compilatori, oppure di una rielaborazione autonoma di notizie acquisite in vario modo. Non tutte, però: infatti, alcune informazioni, all’incirca fino all’epoca di Ruggero II, riscontrabili sia negli Annales Cavenses che in altri testi, possono far pensare a una fonte comune: significativa, a questo proposito, potrebbe essere l’annotazione relativa al terremoto di Catania del 1169, avvenuto in un luogo troppo distante per pensare a una notizia diretta. Essa è riportata in maniera molto simile dai nostri Annales Cavenses e da Romualdo Salernitano: «Mense februario terrae motus factus est magnus in Sicilia, et eversa est Cathenensium civitas» dicono i primi; «Eo tempore in Sicilia terremotus factus est maximus [...]. Civitas etiam Catheniensium a fundamentis eversa ruit» dice il secondo37. Romualdus Salernitanus, Chronicon, ed. G. Garufi, in RIS2, VII, 1, Bologna 1935, p. 258. Sulle fonti di Romualdo cfr. i seguenti lavori di M. Zabbia: Un cronista medievale e le sue fonti. La storia del papato nel “Chronicon” di Romualdo Salernitano, «Filologia mediolatina», 9 (2002), pp. 229-250; Romualdo Guarna arcivescovo di Salerno e la sua Cronaca, in Salerno nel XII secolo. Istituzioni, società, cultura, cur. P. Delogu - P. Peduto, Salerno 2004, pp. 380-398; La cultura storiografica dell’Italia normanna riflessa nel Chronicon di Romualdo Salernitano, in IV settimana di studi medievali (Roma, 28-30 maggio 2009). Progetti di ricerca della scuola storica nazionale, Roma 2009, pp. 5-16: 10-16; Damnatio memoriae o selezione storiografica? I grandi assenti nel Chronicon di Romualdo Salernitano. (Periodo normanno), in Condannare all’oblio. Pratiche della damnatio memoriae nel Medioevo, Atti del Convegno di Ascoli Piceno, 27-29 novembre 2008, Roma 2010, pp. 19-64. 37


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Allo stesso modo, la notizia scorretta relativa all’anno 1187, in cui si fa riferimento a un «nonus Gregorius papa», laddove il papa corretto è Gregorio VIII, fa pensare a un errore generato dall’errata lettura di una fonte precedente, in cui il numero ordinale era probabilmente scritto VIII, cioè in numeri e in maniera tale da essere confuso facilmente con VIIII, cioè con la forma consueta in cui veniva scritto il numero nove. D’altronde, anche per il periodo in cui sembra che le notizie siano riportate in maniera più originale si riscontrano alcune incertezze: infatti, per il 1253 risultano notevoli le informazioni relative all’assedio di Napoli, la cui precisione non si riscontra altrove; tuttavia, nell’annotazione relativa all’anno successivo, la morte di Innocenzo IV, avvenuta a Napoli il 7 dicembre 1254, viene datata, invece, in maniera poco comprensibile, «VII non. dec.», laddove le nonae di dicembre corrispondono al 5 dicembre: questo errore potrebbe essere stato generato, più che da un computo impreciso, dalla cattiva lettura dell’antigrafo dal quale il compilatore leggeva la notizia, dove forse era scritto mens. invece di non. Comunque, già a partire dal 1091, ovvero dalla fine dell’uso degli Annales Casinenses come fonte, le mani degli annotatori si moltiplicano, e si differenziano sempre più le tecniche di registrazione, oltre che quelle di datazione, dal momento che si fa ricorso, alternatamente, sia al calendario “romano”, con i riferimenti a calendae, nonae e idi, sia a quello “ecclesiastico”, con l’indicazione dei giorni dedicati ai santi; inoltre, si riscontra, talvolta, anche l’abitudine di computare i giorni col sistema a mense intrante, cioè a partire dall’inizio del mese, e a mense stante, cioè a partire dalla fine del mese38. Dunque, a partire dalla tarda età normanna, è probabile che i compilatori degli Annales abbiano annotato in maniera sempre più autonoma le notizie più importanti di cui venivano a conoscenza, senza seguire sistematicamente fonti o schemi precisi. Questa ipotesi sembra corroborata anche dall’infittirsi delle notazioni e dallo spostamento d’interesse verso ambiti geografici sempre più prossimi a Cava.

38

Su tali sistemi di computo cfr. A. Cappelli, Cronologia, cronografia e calendario perpetuo, Milano 19886, pp. 25-26.


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III.2. Elaborazione dell’opera Considerantes pro multis causis in religione chronicas esse necessarias, istas vobis de vetustis rotulis neglectisque scedulis excerpsimus, et quasi de sub mensa Domini fragmenta collegimus, ne perirent. Non enim debet vestras urbanas aures offendere rudis et inculta latinitas, qui soletis in scripturis magis sensui quam verbis incumbere, fructui potius quam foliis inhaerere. Nec mirandum, si liber annuatim augmentatur ac, per hoc a diversis compositus, in alicuius forte manus inciderit, qui proloquens fecerit barbarismum. Vestri itaque studii erit, ut in libro iugiter scedula dependeat, in qua cum plumbo notentur obitus illustrium virorum et aliquod de regni statu memoriale, cum audiri contigerit. In fine vero anni non quicunque voluerit, sed cui iniunctum fuerit, quod verius et melius censuerit ad posteritatis notitiam transmittendum, in corpore libri succincta brevitate describat; et tunc, veteri scedula subtracta, nova imponatur39.

In questo modo, alla fine del XIII secolo, in un manoscritto proveniente da Winchester, un monaco inglese richiamava l’attenzione dei suoi confratelli sulla necessità di mantenere memoria degli eventi passati, e dava indicazioni pratiche sulle modalità più adatte per farlo40. Tuttavia, se pure l’ambiente e, in parte, il contesto cronologico sono diversi, tutto ciò che viene lì detto sembra 39 R. Pauli, Englische Analekten, «Neues Archiv der Gesellshaft für ältere deutsche Geschichtskunde», 3 (1878), pp. 208-215: 215. Questa è la traduzione: «Considerando che, nella religione, le cronache sono necessarie per molti motivi, abbiamo estratto per voi queste da antichi rotoli e fogli abbandonati, e abbiamo quasi raccolto le briciole cadute dalla tavola del Signore, perché non andassero perdute. Infatti, il loro latino rude e incolto non deve offendere le fini orecchie di voi, che siete soliti, nelle scritture, dedicarvi più al senso che alle parole, e applicarvi più al frutto che alle foglie. E non meravigli se il libro si accresce anno dopo anno e se, per il fatto che sia compilato da diverse persone, capiti magari che la mano di qualcuno, scrivendo, commetta qualche barbarismo. Allo stesso modo, vostro intento sarà che nel libro sia sempre inserito un foglio, in cui vengano annotate a matita le morti degli uomini illustri e le cose degne di essere ricordate relative allo stato del regno, quando capiterà di sentirle. Invero, alla fine dell’anno, non chiunque vorrà, ma quello a cui sarà ordinato trascriva, con succinta brevità, all’interno del libro ciò che riterrà più vero e più adatto a essere trasmesso alla conoscenza della posterità; e, fatto ciò, tolto il vecchio foglio, ne sia messo uno nuovo». Il riferimento alle briciole cadute dalla tavola è una citazione dal vangelo di Giovanni (VI 12). 40

Reinhold Pauli, Englische Analekten cit., p. 214, intitolava la sezione in cui trascriveva questo testo, tràdito dal ms. Cotton. Vespasian. E. 4, Ein Regulativ des dreizehnten Jahrhunderts zur Führung von Jahrbüchern.


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adattarsi perfettamente agli Annales Cavenses. Anzi, ogni cosa, dall’importanza di conoscere il passato alle considerazioni sulla scarsa eleganza del latino, dai suggerimenti sulle tecniche di annotazione agli avvertimenti sulla moltiplicazione delle notizie col passare degli anni, ci permette di comprendere meglio il modo in cui i nostri Annales vennero organizzati e compilati. Insomma, solo se si parte da presupposti simili a quelli ricavabili dalle parole del monaco inglese possiamo meglio comprendere la natura delle notizie – o, almeno, di una parte di esse – annotate sul margine dei Cycli decennovennali conservati a Cava. Esse, infatti, non badando all’eleganza del dettato, di cui sono assolutamente prive, ma solo alla sostanza dell’informazione, vanno accrescendosi man mano che si avvicinano all’epoca in cui iniziano a essere espressione dell’osservazione diretta. Forse, l’operazione di annotazione non avveniva con la sistematicità e la regolarità prescritta dal monaco inglese, o anche ricordata, quattro secoli prima, dal compilatore degli Annales regni Francorum, che, per la stesura della notizia annuale, attendeva almeno di arrivare al febbraio successivo41. Tuttavia, i frequenti cambi di mano e di stile compilativo sono evidenti indizi di un lavoro continuo, fatto da diverse generazioni di monaci che si alternavano nel compito, forse anche assegnato ufficialmente, di annotare le notizie degli eventi più importanti che occorrevano e che, a partire da un certo punto, riguardavano in particolar modo la vita dell’abbazia, forse perché per le notizie esterne erano già sufficienti le cronache, spesso universali, che, come quelle, ad esempio, di Martin Polono, cominciavano ad avere grande diffusione42. Se, tuttavia, per la prima parte degli Annales, la necessità di conservare le informazioni relative al passato coincide con la riproposizione, o meglio con la riscrittura di fonti annalistiche precedenti43, per la seconda parte essa si estrinseca nel ricordo “individuale” 41 Cfr. McCormick, Les annales cit., p. 45; inoltre, Arnaldi, Annali cit., pp. 490-491. 42 Sulla diffusione dell’opera cfr. A.D. von den Brincken, Studien zur Überlieferung der Chronik des Martin von Troppau, «Deutsches Archiv für Erforschung des Mittelalters», 41 (1985), pp. 461-500; 45 (1989), pp. 551-591. 43

Sulla grande libertà di cui i copisti degli Annales danno prova, cfr. McCormick, Les annales cit., p. 27. Sull’atteggiamento innovativo dei copisti di opere storiografiche, che talvolta dimostrano la volontà di farsi “autori”, cfr. F. Delle Donne,


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di eventi con cui si è venuti più o meno personalmente in contatto. Sono quelle di quest’ultima sezione, evidentemente, le annotazioni per noi più interessanti, perché, innanzitutto, forniscono informazioni che, talvolta, non si trovano altrove. Oltre questo, però, offrono anche una rappresentazione più diretta delle vicende ricordate, o, per meglio dire, non mediata dall’interpretazione della fonte precedente, ma solo da quella del particolare annotatore, che non può mai evitare che il proprio punto di vista emerga: così come appare in tutta evidenza nella nota all’anno 1267, in cui vengono chiamati perfidi coloro che si erano ribellati a Carlo d’Angiò. Insomma, nel caso appena ricordato viene meno anche l’illusione che gli Annales, per la natura connessa col loro “genere letterario”, possano offrire qualche barlume di obiettività: un’illusione basata soprattutto sull’apparente assenza di una logica strutturata che possa riorganizzare artificiosamente la realtà. Ma, in definitiva, credo che tutto questo, lungi dal togliere valore ai nostri Annales, conferisca loro un interesse ancora maggiore, perché li rende meno arida espressione del contesto culturale e ideologico in cui furono prodotti e organizzati. IV. Criteri di edizione La circostanza che l’opera sia trasmessa nella sua forma originale dal codice di Cava T semplifica la risoluzione di molti problemi editoriali. Innanzitutto, per quanto riguarda i criteri ortografici da seguire nella constitutio textus, si è deciso di procedere solo a una cauta normalizzazione, che andasse nella direzione della leggibilità, ma senza alterare troppo la prassi linguistica dell’autore, ovvero degli autori. Per tale motivo, si è modernizzato l’uso della u, distinguendone il suono vocalico (u) da quello consonantico (v); e quello della j, resa sempre i, dal momento che la distinzione tra le due lettere è solo frutto di una consuetudine grafica, che serviva a evitare confusione di lettura con u, quando la i era raddoppiata. Si è uniformato, estendendolo a tutto il testo, l’uso del dittongo ae, presente, sotto forma di e cedillata, solo nelle annotazioni più antiche, e, in particolare, nelle parole caelis all’anno 115, aedificari (ovvero Gli usi e i riusi della storia. Funzioni, struttura, parti, fasi compositive e datazione dell’Historia del cosiddetto Iamsilla, «Bullettino dell’Istituto storico italiano per il medioevo», 113 (2011), pp. 31-122.


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haedificari, come è scritto nel ms.) all’anno 323, aere all’anno 640, caelum all’anno 1096. Ed è stato normalizzato l’uso della lettera h, per rendere più immediata la comprensione del testo al lettore moderno: così, è stato corretto haedificari in aedificari nella nota all’anno 323, honeravit in oneravit in quella all’anno 640; abetur in habetur in quella all’anno 765; oram in horam in quella all’anno 787; hordinatur e hordinatus rispettivamente in ordinatur e ordinatus in quella all’anno 1118. Non si sono corretti, per uniformarne l’uso, invece, i raddoppiamenti o gli scempiamenti, anche quando essi risultavano contrastanti e a breve distanza tra loro, soprattutto se relativi a nomi propri: come nel caso di Roggerius e Rogerius, la cui prima forma è usata nelle note agli anni 1096, 1098, 1099, 1101, 1110, 1128, 1130, 1146; la seconda nelle note agli anni 1132, 1135, 1137, 1147, 1154. Infine si è sciolto sempre in domnus e non in dominus (e simili) la relativa abbreviazione, perché, è quella la forma che si trova là dove la parola non è abbreviata. Per quanto riguarda la punteggiatura, il manoscritto non fornisce, in genere, indicazioni esaustive di questo tipo: pertanto, si è ristabilita una moderna punteggiatura sintattica. L’uso delle maiuscole è stato, inoltre, adeguato ai criteri seguiti nelle edizioni dei testi mediolatini. Il testo è stato paragrafato con il numero dell’anno e dell’indizione, cioè con i primi due riferimenti presenti nelle tavole dei cicli decennovennali, al cui margine sono annotati gli Annales. Con le parentesi uncinate < > si sono indicate le integrazioni congetturali, per le quali ci si è basati sui principî di giustificabilità paleografica, nonché di consequenzialità logica, morfologica e storica. A piede del testo è stata collocata una fascia di apparato, in cui trovano posto le lezioni del manoscritto non accolte nel testo e le lezioni proposte nelle precedenti edizioni, qualora divergenti dalla fonte manoscritta. I rimandi al testo sono indicati dal numero di anno. Si avverte che si è indicata la mano del compilatore di T solo quando già era stata segnalata una particolarità del manoscritto: per l’elenco dettagliato delle mani va fatto riferimento al paragrafo I. 2 dell’introduzione, specificamente dedicato al problema. Le note di commento sono state riservate ai riscontri costanti con le altre fonti di tipo cronachistico, che rendessero più perspicue e chiare le informazioni riferite negli Annales, nonché alle indicazioni bibliografiche e all’identificazione dei personaggi menzionati.


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Per quanto riguarda l’Appendice, tratta dal ms. M per gli anni 1364-1507, e dai mss. A, B e C per l’anno 1538, si sono seguiti gli stessi rigidi criteri di conservazione del testo tràdito e di restaurazione dei dittonghi, nonché quelli relativi alla punteggiatura. Anche per questa parte di testo è stata predisposta una fascia di apparato in cui annotare le particolarità dei manoscritti e un sistema di note esplicative e di commento. Va ribadito, comunque, che il testo conservato dal ms. M è sicuramente molto lontano da quello che originariamente era conservato nell’originale T: lo dimostra anche il confronto con le annotazioni conservate indirettamente dall’abate Venereo, riportate in nota all’anno 1364; e che quello tràdito dai mss. A, B e C, che si rifanno tutti alla copia esemplata da Camillo Pellegrino, non è riportato da altre fonti e, quindi, è molto sospetto.


ANNALES CAVENSES


Sigla

T - Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3 A - Roma, Biblioteca Casanatense, ms. 4157 B - Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Barb. Lat. 2378 C - Città del Vaticano, Biblioteca Apostolica Vaticana, ms. Chigi G VI 157 M - Biblioteca Nazionale di Napoli, Fondo San Martino, ms. 440 N - Biblioteca Nazionale di Napoli, Fondo Brancacciano, ms. IV F 8

Muratori - Chronicon Cavense, in Rerum Italicarum scriptores, ed. L.A. Muratori VII, Mediolani 1725, coll. 917-932 Pertz - Annales Cavenses, ed. G.H. Pertz, in Monumenta Germaniae Historica, Scriptores, III, Hannoverae 1839, pp. 186-197 Gaetani - B. Gaetani d’Aragona, I manoscritti membranacei della Ss. Trinità di Cava de’ Tirreni, Appendix in Codex diplomaticus Cavensis, V, edd. M. Morcaldi M. Schiani - S. De Stefano, Mediolani - Pisis - Neapoli 1878, pp. 23-72


ANNALES CAVENSES

[97v] A.D. 1 - Indict. IV. Anno XLII Octabiani Augusti Christus natus est1. [98v] A.D. 38 - Indict. XI. Gaius Calicula2. A.D. 41 - Indict. XIV. Claudius3. 1-567: om. Muratori, Pertz 1: Anno-est] rubr. litt., in circulo, scr. T1 38: Gaius Calicula] inter ann. 38 et 39, capit. litt. et Gaius rubr. litt. scr. T 41: Claudius] inter ann. 41 et 42 capit. litt. scr. T 1

È difficile capire su che base sia stato condotto il computo che mette in connessione la nascita di Cristo con un particolare anno di principato, o di vita, di Ottaviano Augusto: questi nacque nel 63 a.C., ottenne il titolo di Augusto nel 27 a.C., assunse la tribunicia potestas vitalizia e il potere proconsolare, pure vitalizio, nel 23 a.C.; nel 12 a.C., divenne pontifex maximus; morì nel 14 d.C. Tuttavia, esso è abbastanza frequente, nell’arco dell’intero medioevo: si trova, solo per fare qualche esempio, in Giordane, De summa temporum vel origine actibusque gentis Romanorum, ed. T. Mommsen, in MGH, SS. Auct. Ant., V, 1, Berolini 1882, p. 9; in Beda, Chronica maiora, ed. T. Mommsen, in MGH, SS. Auct. Ant., XIII, Berolini 1895, p. 282; negli Annales Ceccanenses, ed. G.H. Pertz, in MGH, SS, XIX, Hannoverae 1866, p. 277; nel Chronicon Sanctae Sophiae, ed. J.-M. Martin, I, Roma 2000 (FSI, RIS3, 3), p. 188; nonché in Tommaso Tosco, Gesta Imperatorum et Pontificum, ed. E. Ehrenfeuchter, in MGH, SS, XXII, Hannoverae 1872, p. 408. 2 Nell’elenco degli imperatori viene saltato Tiberio. Caligola regnò dal 18 al 41. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, lo pongono al 39; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 189, all’anno 36. Questi testi, per alcune contiguità di genere e di origine, qui si prendono a riscontro a titolo esemplificativo. 3

Regnò dal 41 al 54. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, lo pongono al 42; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 189, all’anno 38.


ANNALES

4

A.D. 55 - Indict. XIII. Nero4. [99r] A.D. 67 - Indict. X. Vespasianus5. A.D. 72 - Indict. XV. Galba. Lucius6. A.D. 73 - Indict. I. Vitellus7. [99v] A.D. 78 - Indict. VI. Titus8. A.D. 80 - Indict. VIII. Domitianus9. [100r] A.D. 95 - Indict. VIII. Nerva10. A.D. 96 - Indict. IX. Traianus11. 55: Nero] rubr. et capit. litt. scr. T 67: Vespasianus] inter ann. 41 et 42, capit. litt. et Ves rubr. litt. scr. T 72: Galba. Lucius] capit. litt. scr. T 73: Vitellus] capit. et rubr. litt. scr. T 78: Titus] capit. et rubr. litt. scr. T 80: Domitianus] capit. litt. scr. T 95: Nerva] capit. et rubr. litt. scr. T 96: Traianus] capit. litt. scr. T 4

Regnò dal 54 al 68. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, lo pongono al 56; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 190, all’anno 48. 5

Regnò dal 41 al 54. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, lo pongono al 70; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 190, all’anno 62. 6

Qui si rileva un evidente errore di registrazione: si fa riferimento a Galba, che regnò per pochi mesi dal giugno del 68 al gennaio del 69, e, probabilmente, a Lucio Clodio Macro, che, nel 68, assunse il controllo dell’Africa. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, pongono Galba al 69. 7 Vitellio regnò dall’aprile al dicembre del 69. Nell’elenco non si fa menzione di Otone, che regnò dal gennaio all’aprile del 69. 8

Regnò dal 79 all’81; cfr. il Chronicon S. Sophiae cit., p. 190, all’anno 72.

9

Regnò dall’81 al 96. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, lo pongono all’83; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 190, all’anno 75. 10

Regnò dal 96 al 98. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, lo pongono al 96; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 190, all’anno 90. 11

Regnò dal 98 al 117. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, lo pongono al 98; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 191, all’anno 92.


CAVENSES

5

[100v] A.D. 115 - Indict. XIII. Caelis Adrianus12. [101r] A.D. 124 - Indict. II. Antoninus Pius cum filiis suis Aurelio et Lucio13. [101v] A.D. 159 - Indict. XII. Marcus Antonius. Verrus cum Lucio Aurelio Commodo14. [102r] A.D. 177 - Indict. XV. Lucius Antoninus Commodus post mortem patris15.

115: Caelis Adrianus] rubr. litt. scr. T 124: Antoninus-Lucio] rubr. litt. scr. T 159: Marcus-Commodo] rubr. litt. scr. T 177: Lucius-patris] rubr. litt. scr. T 12

Regnò dal 117 al 138. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, lo pongono al 118; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 191, all’anno 112. È difficile dire che cosa si debba intendere col termine caelis: può darsi che indichi l’assunzione in cielo, ovvero la morte, che, in ogni caso, avvenne molto dopo la data indicata; o, forse più plausibilmente, che si tratti di una corruzione del suo nomen «Aelius». 13 Antonino Pio regnò dal 138 al 161. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, lo pongono al 139; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 191, all’anno 134. I figli adottivi a cui si fa riferimento sono Marco Aurelio e Lucio Vero. 14

Marcus Antonius sembra che si debba identificare con Marco Aurelio, che regnò dal 161 al 180: Antonius è quasi certamente una storpiatura di Antoninus. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, lo pongono al 161; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 191, all’anno 156. Verrus è da identificare con Lucio Vero, che regnò dal 161 al 169, insieme col fratello Marco Aurelio. Lucio Aurelio Commodo, invece, deve essere identificato con Marco Aurelio Commodo, che regnò dal 177 al 192, dapprima insieme col padre Marco Aurelio e poi da solo. 15 Qui a Commodo, già menzionato prima in altro modo, viene attribuito il nome della dinastia imperiale antonina. Marco Aurelio morì 17 marzo 180. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, lo pongono al 180; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 192, all’anno 175.


ANNALES

6

[102v] A.D. 190 - Indict. XIII. Elibius Pertinax. Salbius Iulianus. Severus Pertinax16. A.D. 208 - Indict. I. Antoninus Caracolla17. [103r] A.D. 213 - Indict. VI. Macrinus18. A.D. 214 - Indict. VII. Marcus Aurelius Antoninus19. A.D. 215 - Indict. VIII. Aurelius Alexander20. [103v] A.D. 229 - Indict. VII. Maximianus21.

190: Elibius-Pertinax] rubr. litt. scr. T Elibius] Olibius Gaetani 208: Antoninus Caracolla] capit. litt. et Antoninus Car rubr. litt. scr. T 213: Macrinus] rubr. litt. scr. T 214: Marcus-Antoninus] rubr. litt. scr. T 215: Aurelius Alexander] rubr. litt. scr. T 229: Maximianus] rubr. litt. et Maxim capit. litt. scr. T; Maximinus Gaetani 16

Publio Elvio Pertinace regnò per pochi mesi all’inizio del 193: non si è ritenuto opportuno correggere Elibius in Elbius, dal momento che sono frequenti le storpiature dei nomi, causate dalla loro imprecisa conoscenza. Marco Didio Salvio Giuliano fu imperatore dal marzo al giugno dello stesso anno. Lucio Pertinace Settimio Severo regnò dal 193 al 211. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 277, pongono Elvio Pertinace e Settimio Severo al 193; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 192, rispettivamente all’anno 188 e all’anno 189. 17

Caracalla regnò dal 211 al 217: non si è ritenuto opportuno correggere il nome. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 212; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 192, all’anno 212. 18

Macrino regnò dal 217 al 218. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 219; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 192, all’anno 219. Non viene menzionato Geta, che regno assieme a Caracalla nel 211-212. 19

Si tratta di Eliogabalo, che regnò dal 218 al 222. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 220; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 192, all’anno 220. 20

È Severo Alessandro, che regnò dal 222 al 235. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 223; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 192, all’anno 222. 21

È Massimino Trace, che regno dal 235 al 238. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 236; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 193, all’anno 235.


CAVENSES

7

A.D. 231 - Indict. IX. Pompianus et Balbianus22. A.D. 232 - Indict. X. Gordianus23. A.D. 238 - Indict. I. Philippus cum filio suo Philippo, primus christianus24. A.D. 241 - Indict. IV. Millesimus annus conditionis Romae25. A.D. 245 - Indict. VIII. Decius26. A.D. 246 - Indict. IX. Gallus cum Volusiano filio suo27. [104r] A.D. 247 - Indict. X. Valerianus cum filio Galieno28. A.D. 262 - Indict. X. Postumius29. 231: Pompianus-Balbianus] rubr. litt. scr. T 232: Gordianus] rubr. litt. scr. T 238: Philippus-christianus] rubr. litt. scr. T 241: Millesimus-Rome] rubr. litt. scr. T 245: Decius] rubr. litt. scr. T 246: Gallus-suo] rubr. litt. scr. T 247: Valerianus] rubr. litt. scr. T 262: Postumius] rubr. litt. scr. T 22 Si tratta di Pupieno e Balbino, che regnarono assieme dall’aprile al luglio 238. Nell’elenco vengono saltati Gordiano I e il figlio Gordiano II, che regnarono per poche settimane nel 238. 23

È Gordiano III, figlio di Gordiano I, che regnò dalla fine del 238 al 244: Chronicon S. Sophiae cit., p. 193, all’anno 238. 24

Si tratta di Filippo l’Arabo, 244-249, che secondo molti autori, come Eusebio (Hist. Eccl., VI 34) e Orosio (Hist. adv. Pag., VII 20), fu cristiano, e di suo figlio Marco Giulio Severo Filippo (Filippo II), 247-249, morto a 11 anni: Chronicon S. Sophiae cit., p. 193, all’anno 244. 25 La fondazione di Roma è fissata convenzionalmente al 21 aprile del 753 a.C.: Filippo festeggiò la ricorrenza nell’aprile del 248. 26 Fu imperatore dal 249 al 251. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 252; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 193, all’anno 251. 27

Treboniano Gallo e il figlio Gaio Vibio Volusiano imperarono insieme dal 251 al 253. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, li pongono al 253; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 193, all’anno 253. 28 Valeriano regnò dal 253 al 260, associandosi nell’impero il figlio Gallieno, che regnò fino al 268. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, li pongono al 257; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 193, all’anno 255. Viene saltato Marco Emilio Emiliano (253). 29

Marco Cassiano Latinio Postumo fu il primo imperatore delle Gallie, negli anni 260-261.


ANNALES

8

A.D. 263 - Indict. XI. Claudius30. A.D. 264 - Indict. XII. Quintilius31. A.D. 265 - Indict. XIII. Aurelianus32. [104v] A.D. 269 - Indict. II. Tacitus33. A.D. 270 - Indict. III. Florianus34. A.D. 271 - Indict. IV. Probus35. A.D. 275 - Indict. VIII. Carus cum filio suo Carino et Numeriano36. A.D. 277 - Indict. X. Diocletianus cum Herculio Maximiano37. [105r] A.D. 297 - Indict. XV. Constantius38. 263: Claudius] rubr. litt. scr. T 264: Quintilius] rubr. litt. scr. T 265: Aurelianus] rubr. litt. scr. T 269: Tacitus] rubr. litt. scr. T 271: Probus] rubr. litt. scr. T 275: Carus-Numeriano] rubr. litt. et inter ann. 275 et 276 scr. T 277: Herculio Maximiano] rubr. litt. scr. T 297: Constantius] capit. et rubr. litt. scr. T 30 Claudio il Gotico, 268-279. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 272. 31

Regnò nel 270.

32

Fu imperatore negli anni 270-274. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 275; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 194, all’anno 271. 33

Regnò dal 275 al 276. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 280; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 194, all’anno 277. 34

Fu imperatore, per poche settimane, nel 276.

35

Regnò dal 276 al 282. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 281; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 194, all’anno 278. 36 Caro imperò nel 282-283; il figlio Carino fu associato nel regno nel 283 e proseguì fino al 285. Numeriano, fratello di Carino, fu associato nell’impero nel 284. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 287; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 194, all’anno 284. 37

Diocleziano regnò dal 284 al 305. Si associò come Cesare l’Erculio Massimiano nel 285, che poi fu imperatore dal 286 al 305. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, li pongono al 289; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 194, agli anni 286 e 288. 38

Costanzo Cloro, 305-306; Chronicon S. Sophiae cit., p. 194, all’anno 290.


CAVENSES

9

[105v] A.D. 310 - Indict. XIII. Constantinus qui Constantinopolim fecit39. [106r] A.D. 323 - Indict. XI. Hoc anno inchoata est Constantinopolim aedificari ad excidium multarum urbium40. A.D. 338 - Indict. XII. Constantius cum Constantino et Constante fratribus41. [107r] A.D. 362 - Indict. V. Iulianus Apostata42. A.D. 365 - Indict. VIII. Iobianus43. A.D. 366 - Indict. IX. Valentinianus cum frate suo Valente44. 310: Constantinus-fecit] capit. litt. et Constantinus qui Con fecit rubr. litt. scr. T 323: Hoc-urbium] rubr. litt. scr. T 338: Constantius-fratribus] rubr. litt. scr. T 362: Iulianus Apostata] rubr. litt. scr. T 365: Iobianus] rubr. litt. scr. T 366: Valentinianus-Valente] rubr. litt. scr. T; cum-Valente ad ann. 367 ref. Gaetani 39 Costantino fu imperatore dal 306 al 337. Non viene fatta menzione dei Cesari e degli Augusti che, in quel periodo, si contrapposero in Oriente e in Occidente. Cfr. Chronicon S. Sophiae cit., p. 195, all’anno 306. 40

La costruzione di Costantinopoli, probabilmente, venne effettivamente iniziata in quel periodo; venne poi solennemente fondata l’11 maggio 330. Cfr. E. La Rocca, La fondazione di Costantinopoli, in Costantino il Grande: dall’antichità all’umanesimo. Colloquio sul cristianesimo nel mondo antico (Macerata, 18-20 dicembre 1990), II, Macerata 1992, pp. 553-583. 41 Si tratta di Costanzo II (337-361), Costantino II (337-340), Costante (337350), figli di Costantino I. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, li pongono al 339, usando la medesima formula; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 196, all’anno 337. 42

Fu imperatore dal 360 al 363. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 363; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 196, all’anno 361. 43

Claudio Flavio Gioviano regnò negli anni 363-364. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 365; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 196, all’anno 362. 44

Valentiniano I e Valente regnarono assieme dal 364 al 375; Valentiniano I morì nel 375. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, li pongono al 366; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 196, all’anno 363.


ANNALES

10

A.D. 377 - Indict. V. Valens cum Gratiano et Valentiniano fratris sui filiis45. [107v] A.D. 381 - Indict. IX. Gratianus cum fratre Valentiniano et Theodosio46. A.D. 387 - Indict. XV. Theodosius solus47. A.D. 397 - Indict. X. Arcadius et Honorius filius eius48. [108r] A.D. 411 - Indict. IX. Honorius solus cum Theodosio nepote suo. Huius temporibus capta est Roma ab Alarico rege Gothorum et depraedata est, partemque eius cremavit igni nono kal. september49. [108v] A.D. 426 - Indict. IX. Theodosius solus50. 377: Valens-filiis] rubr. litt. scr. T 381: Gratianus-Theodosio] rubr. litt. scr. T 387: Theodosius solus] rubr. litt. scr. T 397: Arcadius-eius] rubr. litt. scr. T 411: Honorius-semptember] rubr. litt. scr. T 426: Theodosius solus] rubr. litt. scr. T 45 Valente regnò con Graziano e Valentiniano II (figli di Valentiniano I) dal 375 al 378; morì nel 378. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, li pongono al 376. 46

Graziano e Valentiniano II regnarono nel 378-379. Assieme a Teodosio regnarono, poi, fino al 383. Valentiniano e Teodosio regnarono fino al 392. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, li pongono al 380; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 196, Graziano all’anno 377. 47

Teodosio regnò da solo dal 392 al 395. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, lo pongono al 386; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 197, all’anno 379. 48

Alla morte di Teodosio I, nel 395, l’impero venne diviso in due parti: quella orientale fu retta da Arcadio, fino al 408; quella occidentale da Onorio, fino al 423. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, li pongono al 397; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 197, Arcadio all’anno 383. 49 Teodosio II, figlio di Arcadio, regnò nella parte d’Oriente dal 408 al 450. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 278, li pongono al 410. Roma fu devastata da Alarico nel 410, effettivamente il 24 agosto. 50

Teodosio II raggiunse la maggiore età nel 416; nel frattempo, ressero l’impero dapprima Antemio e, a partire dal 414, Elia Pulcheria.


CAVENSES

11

[109r] A.D. 452 - Indict. V. Marcianus et Valentinianus51. [109v] A.D. 459 - Indict. XII. Leo cum Leone filio52. [110r] A.D. 476 - Indict. XIV. Zenon53. A.D. 493 - Indict. I. Anastasius54. [111r] A.D. 520 - Indict. XIII. Iustinus55. A.D. 521 - Indict. XIV. Huius temporibus sanctus Benedictus virtutum gloria claruit56. 452: Marcianus-Valentinianus] rubr. litt. scr. T; Valentinianus ad ann. 453 ref. Gaetani 459: Leo-filio] rubr. litt. scr. T 476: Zenon] rubr. litt. scr. T 493: Anastasius] Anastisius rubr. litt. scr. T: corr. 520: Iustinus] capit. litt. scr. T 521: Huius-claruit] capit. litt. et Huius temporibus Benedictus virtutum cla rubr. litt. scr. T; ad ann. 520 ref. Gaetani 51

Marciano, in Oriente, fu successore di Teodosio II (450-457); Valentiniano III regnò in Occidente dal 425 al 455. 52

Leone I regnò in Oriente dal 457 al 474: gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, lo pongono al 459; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 200, all’anno 458. Leone II, suo nipote e non figlio, regnò dal febbraio al novembre 474. 53

Regnò in Oriente dal 475 al 491: gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, lo pongono al 476; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 200, all’anno 458; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 200, all’anno 474. L’annotazione è posta all’altezza del 476, ma è preceduta da un segno di richiamo, che, però, rimanda al medesimo anno. 54 Regnò in Oriente dal 491 al 518: gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, lo pongono al 492; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 200, all’anno 492. 55 Giustino I regnò in Oriente dal 518 al 527: gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, lo pongono al 518; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 200, all’anno 519. L’annotazione è posta all’altezza del 520, ma il nome Iustinus è preceduto da un segno di richiamo, che, comunque, rimanda al medesimo anno. 56

San Benedetto nacque all’incirca nel 480 e, secondo la tradizione, morì il 21 marzo 547.


ANNALES

12

A.D. 528 - Indict. VI. Iustinianus, Iustini ex sorore nepos57. [112r] A.D. 567 - Indict. XV. Iustinus minor58. A.D. 569 - Indict. II. Hoc anno egressi sunt Langobardi de Pannonia, et ingressi sunt in Italiam, et praeerat illorum rex Alboin59. [112v] A.D. 570 - Indict. III. Zotto60. A.D. 571 - Indict. IV. Clappho61. A.D. 576 - Indict. IX. Autari62. 528: Iustinianus-nepos] rubr. litt. scr. T 567: Iustinus minor] rubr. litt. scr. T 569: Hoc-Alboin] rubr. litt. et in inf. marg. scr. T2 Muratori, Gaetani 570: Zotto] rubr. litt. scr. T 571: Clappho] rubr. litt. scr. T; Clapho Muratori 576: Autari] capit. et rubr. litt. scr. T

Alboin] Alboinus

57

Giustiniano I regnò in Oriente dal 527 al 565: gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, lo pongono al 527; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 201, all’anno 527. 58

Giustino II regnò in Oriente dal 565 al 578: gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, lo pongono al 565. 59

Secondo Paolo Diacono, Historia Langobardorum, II, 7, (p. 76 dell’ed. curata da G. Waitz, in MGH, SS. rer. Lang., Hannoverae 1878; pp. 84-86 dell’ed. curata da L. Capo, Milano 1992, da cui si citerà in seguito), i Longobardi si mossero il primo aprile del 568, per venire in Italia; la data già era indicata nell’Origo gentis Langobardorum, ed. G. Waitz, in MGH, SS. rer. Lang. cit. p. 4, anche se solo col numero dell’indizione e il mese. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, pongono la discesa in Italia al 577. In realtà, l’ingresso in Italia dovette avvenire il 20 o 21 maggio del 569: cfr. O. Bertolini, La data dell’ingresso dei Longobardi in Italia, in Bertolini, Scritti scelti di storia medievale, I, Livorno 1968, pp. 19-61. 60

Zottone fu il primo duca longobardo di Benevento, e la sua signoria durò vent’anni, come ricorda Paolo Diacono, Historia Langobardorum, III, 33. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, lo pongono al 527. 61 Si tratta di Clefi, re dei Longobardi, che regnò dal 572 al 574: cfr. P. Bertolini, Clefi, in Dizionario Biografico degli Italiani (d’ora in poi abbreviato in DBI), 26, Roma 1982, pp. 174-178. 62

Figlio di Clefi, alla cui morte successe un decennio in cui i duchi non elessero alcun sovrano, fu re dei Longobardi dal 584 al 590: cfr. O. Bertolini, Autari, in DBI, 4, 1962, pp. 600-607.


CAVENSES

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A.D. 578 - Indict. XI. Tyberius Constantinus63. A.D. 585 - Indict. III. Mauricius. Agilulphus64. [113r] A.D. 590 - Indict. VIII. Arechis65. A.D. 604 - Indict. VII. Focas. Hic, rogante papa Bonifacio, concessit ut Romana ecclesia esset caput omnium ecclesiarum, quia Constantinopolitana ecclesia antea scribebat se caput omnium ecclesiarum66. [113v] A.D. 611 - Indict. XIV. Adepaldus67. A.D. 612 - Indict. XV. Heraclius imperator anni XXVI68. 578: Tyberius Constantinus] rubr. litt. scr. T 585: Mauricius, Agilulphus] rubr. litt. scr. T 590: Arechis] in inter. marg. et rubr. litt. scr. T; om. Muratori 604: Focas-ecclesiarum] in infer. marg. et rubr. litt. scr. T2 611: Adepaldus] rubr. litt. scr. T 612: Heraclius-XXVI] rubr. litt. scr. T 63

Tiberio II Costantino, imperatore bizantino dal 578 al 582.

64

Maurizio Tiberio fu imperatore bizantino dal 582 al 602: gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, lo pongono al 583; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 204, all’anno 581. Agilulfo fu re dei Longobardi dal 591 al 616: cfr. O. Bertolini, Agilulfo, in DBI, 1, 1960, pp. 389-397. 65

Fu il secondo duca di Benevento, dal 591 circa al 641: cfr. P. Bertolini, Arechi, in DBI, 4, 1962, pp. 68-71. 66 Foca fu imperatore bizantino dal 602 al 610. Bonifacio III fu papa dal febbraio al novembre 607; il Chronicon S. Sophiae cit., p. 205, lo pone all’anno 603. Riguardo al decreto promulgato da Foca su istanza di Bonifacio, relativo alla dichiarazione di supremazia della Chiesa di Roma, cfr. il Liber Pontificalis, ed. L. Duchesne, I, Paris 1886, p. 316, nonché Paolo Diacono, Historia Langobardorum, IV, 36, p. 210, che probabilmente deriva da Beda, Chronica maiora cit., 535, p. 310. 67

Si fa riferimento ad Adaloaldo, figlio di Agilulfo, re dei Longobardi dal 616 al 625, ma venne associato al trono da padre sin dal 604: cfr. O. Bertolini, Adaloaldo, in DBI, 1, 1960, pp. 226-227. Con lo stesso nome si fa riferimento a quel sovrano anche nei Chronica Sancti Benedicti Casinensis, ed. G. Waitz, in MGH, SS rer. Lang. cit., p. 486, e nel Catalogus regum Langobardorum et ducum Beneventanorum, ed. G. Waitz, ivi, p. 491. 68

Imperatore bizantino (610-641): gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, lo pongono al 610, assieme al figlio Costantino III.


ANNALES

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A.D. 621 - Indict. IX. Airoaldus69. A.D. 626 - Indict. XIV. Muameth rex Arabum, et pseudo propheta agnoscitur70. [114r] A.D. 631 - Indict. IV. Rothari71. A.D. 633 - Indict. VI. Moritur Muamet princeps et pseudo propheta Arabum, et promovit in principatu suo Abubacharo, cognatum suum. Moritur Abubachar, et Hummarus principatum cepit. Hummarus rex Arabum biennii tempore obsidens Hierosolymam cepit eam verbo72. A.D. 638 - Indict. XI. Heracleonas imperator cum matre sua Martina, anni II73. A.D. 639 - Indict. XII. Radoaldus. Ceperunt Arabes Antiochiam74. 621: Airoaldus] rubr. et capit. litt. scr. T; Arioaldus Muratori, Pertz 626: Muameth-agnoscitur] rubr. litt. scr. T Mahumet Muratori 631: Rothari] capit. et rubr. litt. scr. T 633: cognatum-Abubachar] om. Gaetani cognatum suum] non bene legitur in ms., quem scr. T3; cognato suo Muratori, Pertz Hummarus] Hummanus bis Muratori verbo] om. Muratori 638: Heracleonas-II] rubr. litt. scr. T 639: Radoaldus] capit. litt. scr. T; Rodoaldus Muratori, Pertz, Gaetani ceperunt-Antiochiam] scr. T3 69

Arioaldo fu re dei Longobardi dal 626 al 636: cfr. P. Bertolini, Arioaldo, in DBI, 4, 1962, pp. 161-163. 70

È difficile stabilire a quale particolare evento della vita di Maometto (570 ca.-632) si faccia riferimento. 71

Re dei Longobardi dal 636 al 652.

72

Maometto morì a Medina l’8 giugno 632. Gli successe come califfo il suocero (forse il termine cognatus è da intendere nel senso di compagno) Abū Bakr, alla cui morte, nel 634, successe come califfo ‘Umar b. al-Khattāb (634-644), che nel febbraio 638 entrò in Gerusalemme in seguito a un accordo col patriarca Sofronio. 73

Figlio di Eraclio I e di Martina, Eraclio II, o Eracleona, dapprima, nel febbraio del 641, divenne co-imperatore di Bisanzio assieme al fratellastro Costantino III (morto nel maggio del 641), e poi, fino al successivo settembre, imperò da solo. 74

Rodoaldo fu re dei Longobardi nel 652-653. Antiochia fu presa nell’ottobre 637 dal comandante musulmano Abū ‘Ubayda, in seguito alla battaglia del Ponte di ferro.


CAVENSES

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A.D. 640 - Indict. XIII. Constantinus filius Heraclii, menses VI. Deinde Constantinus filius eiusdem Constantini, vel, secundum alteram chronicam, Martina, noverca superioris Constantini, cum filio Heracleona, anni XXVIII75. Huius Constantini imperatoris temporibus, anno XV, Mauchias rex Arabum Rhodum abiens destruxit colossum eius post Mille CCCLX stabilitatis ipsius annos. Quae cum Iudeus quidam Emesinus negotiator emisset, DCCCC camelos ex eius aere oneravit76. A.D. 643 - Indict. I. Sarraceni aciem direxerunt in Persida et inierunt cum eis bellum, potenterque vincentes omnes sibi Persas subditos reddunt. Hormidas autem, qui Persis imperabat, ad interiores Persas fuga lapsus dimisit regalia. At vero Sarraceni captivas duxerunt Chosroes filias cum omni regio apparatu, et detulerunt ad Chummarum77. 640: Constantinus-oneravit] in inf. marg., in rectiang., et ConstantinusVI] IV Constantinus, XXVIII, XV, CCCLX, DCCCC in rubr. litt. scr. T3 Gaetani emisset] emissus T, Gaetani: corr. Muratori, Pertz 643: Sarraceni-Chummarum] in inf. marg., in rectiang., scr. T3; ad ann. 642 ref. Pertz Hormidas] Hormidias Muratori interiores Persas] interiorem Persas T, Gaetani; interiorem Persiam Muratori: corr. Pertz 75 Come si è già detto in precedenza, Costantino III, figlio di Eraclio I e della sua prima moglie Eudocia, regnò per soli quattro mesi, dal febbraio al maggio 641, assieme al fratellastro Eraclio II, o Eracleona, figlio di Martina, che Eraclio I sposò in seconde nozze nel 613 e che, in effetti, fu il centro del potere politico bizantino per circa 28 anni: cfr. almeno G. Ostrogorsky, Storia dell’impero bizantino, Torino 1968 (ed. or. München 1963), pp. 98 ss.

Mu‘āwiya b. Abī Sufyān partecipò alla conquista della Siria, di cui fu governatore prima di divenire il primo califfo omayyade che regnò a Damasco tra il 661 e il 680. Nel 654 conquistò Rodi, smontò i resti dell’antico Colosso e li vendette ad un Ebreo siriano, al quale furono necessari 900 cammelli per trasportarne i frammenti: la vicenda è raccontata anche da Teofane, Chronographia, ed. C. de Boor, Leipzig 1883, p. 345; cfr., inoltre, almeno Ostrogorsky, Storia cit., p. 102. 76

La conquista della Persia da parte di ‘Umar b. al-Khattāb iniziò nel 642, quando ebbe luogo la decisiva battaglia di Nahāvand. L’ultimo sovrano sasanide della Persia, Yazdegerd III, fu costretto a cercare rifugio verso Oriente, spostandosi di provincia in provincia, finché fu ucciso a Merv nel 651. È, tuttavia, probabile che qui si faccia confusione con un precedente sovrano persiano, forse Ormisda VI (631-632). Yazdegerd III fu nipote di Cosroe II (590–628). Non ho trovato altre fonti latine in cui si parla della cattura delle figlie di Cosroe e della loro deportazione in Cumania, ovvero in territorio musulmano: è difficile 77


ANNALES

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[114v] A.D. 646 - Indict. IV. Radoaldus78. A.D. 648 - Indict. VI. Moritur Hummarus, et statuitur Huthmam cognatus, qui filius Tuphan79. A.D. 656 - Indict. XIV. Grimoaldus. Moritur Huthmam, et statuitur Mauhias80. A.D. 662 - Indict. V. Romoaldus81. [115r] A.D. 665 - Indict. VIII. Pertari82. A.D. 669 - Indict. XII. Constantinus, filius Constans superioris83. 656: Grimoaldus-Mauhias] rubr. litt. scr. T Mauhias] Maubias Muratori 665: Pertari] rubr. litt. scr. T; om. Muratori 669: Constantinus-superioris] rubr. litt. scr. T Constans] Constantini Muratori stabilire se la forma Chummarum sia da intendere come un genitivo o se sia una deformazione generata da un’errata lettura di un antigrafo. 78

Fu duca di Benevento dal 642 al 651.

Come si è anticipato, ‘Umar b. al-Khattāb morì nel 644. ‘Uthmān b. ‘Affān, uno dei compagni di Maometto ancora vivi (forse a questo rimanda il termine cognatus, ma egli fu anche suo genero, avendone sposato due figlie), fu califfo dal 644 al 656: come dice il nome, fu figlio di ‘Affān, ed è a questo che si riferisce, probabilmente, l’espressione «qui filius Tuphan». 79

80 Grimoaldo, duca di Benevento dal 651, fu re longobardo dal 662 al 671. A ‘Uthmān b. ‘Affān, in effetti, successe ‘Alī b. Abī Tālib, che fu califfo dal 656 al 661, ma nel 657 si scontrò con Mu‘āwiya b. Abī Sufyān, che, come si è detto, fu il primo califfo omayyade di Damasco (661-680). 81

Figlio di Grimoaldo, fu duca di Benevento dal 662 al 677.

82

Pertarito, assieme al fratello Godeperto, successe al padre Ariperto I, che fu re longobardo dal 653 al 661: tuttavia, nacquero immediatamente contrasti tra i due fratelli. Godeperto chiamò in soccorso il duca di Benevento Grimoaldo, che si impossessò del trono uccidendo Godeperto e costringendo alla fuga Pertarito. A Grimoaldo, morto nel 671, poi, successe come re Garibaldo, ma solo per poche settimane, perché Pertarito rientrò dall’esilio e si rimpossessò del trono, che tenne fino al 688. Cfr. V. La Salvia, Godeperto, in DBI, 57, 2001, pp. 507-508; A. Bedina, Grimoaldo, in DBI, 59, 2002, pp. 668-673. 83 Costantino IV, imperatore bizantino dal 668 al 685, figlio di Costante II, imperatore dal 641 al 668. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, lo pongono al 670. L’annotazione è posta all’altezza del 669, ma è preceduta da un segno di richiamo, che, comunque, rimanda al medesimo anno.


CAVENSES

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Huius temporis anno quinto, igne adinvento marino a Callinicho architecto Heliopoli Syderi e civitate, qui profugus ad Romanos venit84. Et in sequenti huius imperii anno gens Vulgarorum, cum rege suo nomine Asparuch, ingressi sunt in terram Romanorum, quae nunc Vulgaria dicta est. Quibus auditis Constantinus exiit cum multo exercitu contra illos, et terga versus est imperator; quem sequentes Vulgari, plurimos occiderunt, et castrametati sunt super Constantinopolim, et coeperunt villas et castella dissipare. Unde vi coactus imperator pacem fecit cum eis, annualis praebere pollicitus mansione85. A.D. 675 - Indict. III. Hoc anno Sarraceni ascenderunt Constantinopolim, et septennio expugnaverunt eam, id est a mense aprile usque in septembrium, et semper hyemabant Cizicum86. temporis] tempori T3, Pertz, 669: Huius-mansione] in seq. linea scr. T3 Gaetani; tempore Muratori: corr. architecto] om. Muratori Syderi e civitate] syderi ecivitate T3, Gaetani; Sydoniae civitate Muratori; Syriae civitate Pertz qui profugus-Vulgarorum] Huius tempore, sive Imperii, gens Bulgarorum Muratori sequenti] siti compend. T3, sed non bene legitur; nono Pertz; si Gaetani Vulgaria] Bulgaria Muratori sequentes Vulgari] sentientes Bulgari Muratori dissipare] dissipant Muratori annualis-mansione] annuales praebere pollicitus mansiones Muratori; annualis praebere pollicitus pensione Pertz 675: Hoc-Cizicum] in inf. marg., in circulo, scr. T1 aprile] aprili Muratori septembrium] septembrem Muratori Cizicum] Cilicum Muratori 84 Fu durante l’assedio di Costantinopoli da parte dei Musulmani, nel 674, che, secondo la tradizione, Callinico di Eliopoli (probabilmente corrispondente all’attuale Baalbek, in Libano: è probabile che Syderi sia una corruzione di Sydonia) inventò il fuoco greco. Cfr. anche Teofane, Chronographia, ed. cit., p. 354. L’annotazione è apposta per altra mano all’altezza del 670: tuttavia, sembra abbastanza chiaro che sia stata concepita come prosecuzione della precedente, perché il 670 non può essere il quinto anno di imperio di Costantino, il cui inizio era stato fissato, invece, all’anno precedente. 85 I Bulgari passarono il Danubio nel 679, sotto la guida di Asparuch, l’Isperich dell’antico elenco degli imperatori bulgari, e nel 680 iniziò la guerra coi Bizantini, che subirono una grave disfatta, tanto che i Bulgari occuparono il distretto di Varna e l’imperatore Costantino fu costretto a pagare tributi annuali. Cfr. Ostrogorsky, Storia cit., pp. 110 s. 86 L’assedio, in effetti, durò dal 674 al 678, e le truppe arabe svernavano a Cizico. Tuttavia anche Teofane, Chronographia, ed. cit., p. 354, parla di un assedio settennale, probabilmente ponendo l’inizio in connessione con la presa di Cizico: cfr. Ostrogorsky, Storia cit., p. 133.


ANNALES

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A.D. 680 - Indict. VIII. Grimoaldus. Moritur Mauhias, et statuitur Hizit filius eius87. A.D. 682 - Indict. X. Cunipertus88. A.D. 683 - Indict. XI. Gisulfus frater eius89. [115v] A.D. 684 - Indict. XII. Marucham agnoscitur protosymbolum Arabum, et Abdellam per divisionem, filius Zuber. Moritur Marucham, et elegerunt pro eo Abimelech filium eius, qui interfecit Abdila90. Iustinianus minor, filius Constantini91.

680: Grimoaldus-eius] rubr. litt. scr. T Mauhias] Mauchias Muratori Hizit] Hilzit Muratori 682: Cunipertus] capit. et rubr. litt. scr. T 683: Gisulfus-eius] capit. litt. scr. T; ad an. 682 ref. Pertz 684: Marucham-Arabum] rubr. litt. scr. T Abdellam] Adellam Pertz Zuber] Luber Muratori Iustinianus-Constantini] rubr. litt. scr. T 87

Grimoaldo II, duca di Benevento dal nel 687-689. Come si è già accennato, Mu‘āwiya b. Abī Sufyān morì nel 680, e, come califfo, negli anni 680-683, gli successe il figlio Yazīd b. Mu‘āwiya. 88

Figlio di Pertarito, fu re longobardo dal 688 al 700.

89

Gisulfo I, duca di Benevento dal 689 al 706. Fu fratello di Grimoaldo II, e, quindi, l’annotazione si ricollega direttamente a quella del 680, anche se vengono usati tratti grafici e colori di inchiostro differenti. Col nome di Marucham, a quanto pare, non si fa riferimento a Mu‘āwiya b. Yazīd (ovvero Mu‘āwiya II, che fu califfo per pochi mesi tra il novembre del 683 e il giugno del 684, quando abdicò e poco dopo morì) ma a Marwān b. alHakam, che gli successe fino al 685. Entrambi, comunque, furono in conflitto con ‘Abd Allāh b. al-Zubayr (figlio di al-Zubayr b. al-‘Awwām, che fu compagno di Maometto), in seguito al quale l’impero islamico si divise in due califfati, con ‘Abd Allāh che controllava diverse città importanti in Egitto, Palestina e Siria, tra cui Damasco. Fu infine sconfitto dal califfo ‘Abd al-Malik b. Marwān (685-705), figlio di Marwān: gli inviò contro il generale al-Hajjāj b. Yusuf, il quale lo sconfisse e lo uccise sul campo di battaglia nel 692: cfr. almeno C. Lo Jacono, Storia del mondo islamico (VII-XVI secolo). Il vicino Oriente, Torino 2003, pp. 102-107. Il termine protosymbolus (anche nella sua forma neutra, come in questo caso) sta a indicare il sovrano dei Saraceni, come attestato da C. Du Cange, Glossarium mediae et infimae Latinitatis, VI, Niort 1886, p. 544. 90

91

Giustiniano II Rinotmeto, figlio di Costantino IV, fu imperatore bizantino dal 685 al 695 e di nuovo dal 704 al 711.


CAVENSES

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A.D. 696 - Indict. IX. Liudpertus92. A.D. 697 - Indict. X. Leontius93. A.D. 698 - Indict. XI. Alipertus94. A.D. 700 - Indict. XIII. Tyberius, qui et Absimarus95. A.D. 702 - Indict. XV. Romuald filius eius96. [116r] A.D. 707 - Indict. V. Iustinianus supradictus cum Tyberio filio recuperatur in imperio, unde fuerat a Leontio eiectus. Moritur Abimelech et statuitur pro eo filius eius Ubalet97. A.D. 710 - Indict. VIII. Asprandus98. A.D. 711 - Indict. IX. Liudprandus99. A.D. 713 - Indict. XI. Philippicus, qui et Bardanius100. A.D. 714 - Indict. XII. Anastasius, qui et Arthemius. 696: Liudpertus] rubr. litt. scr. T 697: Leontius] rubr. litt. scr. T 700: Absimarus] Alismanus Muratori 702: Romuald-eius] rubr. litt. scr. T Romuald] Romual Muratori 707: recuperatur] recipitur Muratori 711: Liudprandus] rubr. et prandus capit. litteris scr. T; Liutprandus Muratori 713: Philippicus-Bardanius] Philippus, qui et Bardarius Muratori 714: Anastasius-Arthemius] rubr. litt. scr. T; Anastasius, qui et Thremius Muratori 92

Liutperto, figlio di Cuniperto, re longobardo, in due riprese, dal 700 al 702.

93

Fu imperatore bizantino dal 695 al 698. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, lo pongono al 697. 94

Ariperto II, figlio del duca di Torino (e re longobardo nel 701), fu re dal 702 al 712. 95

Tiberio III Apsimaro, imperatore bizantino dal 698 al 705.

96

Romualdo II, figlio di Gisulfo I, duca di Benevento dal 706 al 731. L’annotazione si pone in diretta connessione con quella del 683, anche se i tratti grafici e il colore dell’inchiostro sono differenti. 97

Giustiniano II recuperò l’impero nel 705, grazie all’aiuto dei Bulgari; nel 706 si associò nel regno il figlio Tiberio: cfr. Ostrogorsky, Storia cit., pp. 112-124. ‘Abd al-Malik b. Marwān morì nel 705, e gli successe al-Walīd I b. ‘Abd al-Malik (705-715). 98

Ansprando, duca d’Asti nel 688-701 e re dei Longobardi nel 712.

99

Liutprando, figlio di Ansprando, re dei Longobardi dal 712 al 744.

100

Filippico, detto Bardane, imperatore bizantino nel 711-713.


ANNALES

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Moritur Ubalet et statuitur Suelinam101. A.D. 717 - Indict. XV. Theodosius102. A.D. 718 - Indict. I. Leo Surus cum Constantino persecutore103. A.D. 719 - Indict. II. Hymmar protosimbolum habetur104. A.D. 721 - Indict. IV. Hyzit Arabum habetur105. [116v] A.D. 725 - Indict. IV. Moritur Hyzit, et ei successit Hysan frater eius. Gregorius. Hoc anno immenso exercitu Sarracenus triennio obsedit Constantinopolim106. 714: et statuitur Suelinam] et statuitur Guelinam Muratori; ad ann. 715 ref. Gaetani 717: Theodosius] rubr. litt. scr. T 718: Leo Surus] Leosuras Muratori; Leosurus Gaetani 719: Hymmar-habetur] rubr. litt. scr. T Hymmar] Hummar Pertz 721: Hyzit-habetur] Hilit Arabum habetur Muratori, qui ad ann. 719 ref. 725: Hyzit] Hilit Muratori Sarracenus] Sarracen compendiose scr. T; Sarraceni Muratori, Pertz, Gaetani obsedit] obsiderunt Muratori 101 Anastasio II, detto Artemio, imperatore bizantino nel 713-715. Al-Walīd I b. ‘Abd al-Malik morì nel 715 e gli successe Sulaymān b. ‘Abd al-Malik (715-717). 102

Teodosio III, imperatore bizantino dal 715 al 717.

103

Leone III Isaurico, imperatore bizantino dal 717 al 741, che, a partire dal 726, emanò una serie di editti iconoclasti, e per questo si scontrò duramente con papa Gregorio II (715-731). Costantino V, suo figlio, fu associato al trono già nel 720, all’età di due anni. Anche gli Annales Ceccanenses cit., p. 279, li pongono al 718. 104

‘Umar II b. ‘Abd al-‘Azīz (717-720).

105

Yazīd II b. ‘Abd al-Malik (720-724).

Yazīd II b. ‘Abd al-Malik morì nel 724 e gli successe il fratello Hishām b. ‘Abd al-Malik (724-743). Con il nome Gregorius, senza ulteriori specificazioni, si fa riferimento, forse, al periodo più complesso del papato di Gregorio II (715731), che nel 725 entrò in conflitto con l’esarca Paolo, che tentò di rimuoverlo, e l’anno successivo aprì lo scontro con l’imperatore Leone III: cfr. P. Delogu, Gregorio II, in Enciclopedia dei Papi (d’ora in poi abbreviato in EP), 1, Roma, 2000, pp. 647-651. Tuttavia, si potrebbe anche fare riferimento a Gregorio, probabilmente duca di Benevento dal 732 al 739 (cfr. A. Bedina, Gregorio, in DBI, 59, 2002, pp. 96-99): si dovrebbe, però, pensare, oltre che a un’imprecisione cronologica, anche a un’inversione, nell’ordine di successione ducale, rispetto ad Audelais. Sull’assedio di Costantinopoli, che in realtà durò dal luglio 717 all’agosto 718, cfr. almeno Ostrogorsky, Storia cit., pp. 144-145. 106


CAVENSES

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A.D. 730 - Indict. XIII. Mortuo Hisan et statuitur Mauchias, filius eius107. A.D. 732 - Indict. XV. Audelachis108. A.D. 734 - Indict. II. Godescalcus109. A.D. 736 - Indict. IV. <S>ucheliman habetur110. A.D. 737 - Indict. V. Gisulphus filius supradicti Romoaldi111. A.D. 740 - Indict. VIII. Constantinus persecutor solus112.

730: Mortuo-eius] rubr. litt. scr. T mortuo] moritur Muratori, Pertz Mauchias] Mandrias Muratori 732: Audelachis] Andelachis Muratori 734: Godescalcus] rubr. litt. scr. T; Godeladius Muratori; Codescalcus Gaetani 736: <S>ucheliman] initial. litt. desideratur 737: Gisulphus-Romoaldi] rubr. litt. scr. T Romoaldi] om. Muratori; Romualdi Gaetani Hishām b. ‘Abd al-Malik, in realtà, morì molto più tardi, nel 743, e a succedergli nel califfato fu il nipote al-Walīd II b. Yazīd II. Tuttavia, poiché in precedenza, all’anno 640, col nome Mauchias era stato indicato Mu‘āwiya b. Abī Sufyān, è molto probabile che qui si voglia far riferimento a Mu‘āwiya, figlio di Hishām, che quest’ultimo avrebbe voluto scegliere come suo successore e che fu impegnato nella lunga guerra contro Bisanzio. 107

108

Audelais, duca di Benevento nel 732.

109

Duca di Benevento dal 739 al 742: cfr. A. Bedina, Godescalco, in DBI, 57, 2001, pp. 508-510. 110 In base alla successione dei califfi omayyadi, si dovrebbe pensare che qui si voglia indicare al-Walīd II b. Yazīd II (743-744); tuttavia, agli anni 707 e 714, alWalīd I era stato chiamalto Ubalet, quindi con un nome che ha una forma molto differente da quella qui usata. Pertz, negli indici della sua edizione, lo identifica come Soliman, e, in effetti, all’anno 714, Sulaymān b. ‘Abd al-Malik è chiamato Suelinam: in questo caso, integrando la lettera iniziale che risulta mancante nel codice, perché i margini sono stati rifilati, potrebbe essere stato solo aggiunto un suono aspirato prima della e. Se fosse così, potrebbe trattarsi di Sulaymān, figlio di Hishām, che nel 744-745 si ribellò a Marwān II: cfr. The History of al-Tabari, XXVII, The Abbasid Revolution, trad. J.A. Williams, New York 1985, pp. 20 ss. 111

Gisulfo II, figlio di Romualdo II, fu duca di Benevento nel 731-732 e dal 742 al 751. 112

Costantino V, imperatore di Bisanzio, regnò da solo dal 741 al 775; anch’egli, come il padre, sostenne l’iconoclastia.


ANNALES

22

[117r] A.D. 741 - Indict. IX. Hyzid Arabum dux habetur113. A.D. 743 - Indict. XI. Hilprandus. Marucham habetur. Haistolfus. Muchamech agnoscitur114. A.D. 744 - Indict. XII. Rachis115. A.D. 747 - Indict. XV. Abrachim habetur116. A.D. 754 - Indict. VII. Liudprandus117. A.D. 755 - Indict. VIII. Alim habetur118. A.D. 756 - Indict. IX. Desiderius119. A.D. 757 - Indict. X. Abdellas habetur120. 741: Hyzid-habetur] rubr. litt. et inter ann. 741 et 742 scr. T; ad ann. 742 ref. Muratori Hyzid] Hilid Muratori 743: Hilprandus] Hilbrandus Muratori Muchamech] Macamech Muratori; Muchameth Pertz, qui Rachis add. 744: Rachis] rubr. litt. scr. T; ad ann. 747 ref. Muratori; ad ann. 743 ref. Pertz 747: Abrachim habetur] ad ann. 748 ref. Muratori 754: Liudprandus] rubr. litt. scr. T 755: Alim habetur] rubr. litt. scr. T 757: Abdellas habetur] rubr. litt. scr. T; Abellas habetur Muratori 113

Yazīd III b. al-Walīd b. ‘Abd al-Malik, califfo dall’aprile all’ottobre 744.

114

Ildebrando, re longobardo nel 744, ebbe come successore Rachis dal 744 al 749 e di nuovo dal 756 al 757; e, poi, Astolfo dal 749 al 756. Con Marucham è indicato Marwān II b. Muhammad (744-750), dal momento che, nella notazione all’anno 684, con quel nome si fa riferimento a Marwān b. al-Hakam. È difficile stabilire, invece, cosa si voglia indicare con l’espressione «Muchamech agnoscitur», e se con Muchamech si voglia fare riferimento a Maometto, oppure a un diverso personaggio, che però non mi è stato possibile identificare. 115 Come si è già detto, Rachis fu re longobardo dal 744 al 749 e di nuovo dal 756 al 757.

Probabilmente si fa riferimento a Ibrāhīm b. al-Walīd che fu califfo nel 744, che però cedette quasi immediatamente il posto al cugino Marwān II, e morì nel 750. 116

117

Duca di Benevento dal 751 al 758.

Probabilmente è da identificare con Abū Ja‘far ‘Abd Allāh, detto alMansūr (754-775). 118 119

Re dei Longobardi dal 756 al 774.

Forse si fa riferimento a ‘Abd Allāh b. ‘Ali, zio di al-Mansūr, che, in occasione della sua elezione, guidò un’insurrezione rivendicando il diritto a guidare la umma. 120


CAVENSES

23

[117v] A.D. 762 - Indict. XV. Arechis. Iste primus appellatus est princeps121. A.D. 764 - Indict. II. Hoc anno facta est eclipsis solis pridie nonas iunias: die lunis, hora sexta, luna vicesima nona122. A.D. 765 - Indict. III. Banachas dux Arabum habetur123. A.D. 774 - Indict. XII. Leo qui et Cazaris. Capta est Papia Carolo rege Francorum. Hoc anno facta est eclipsis solis decimo kal. septembris, die martis hora nona, luna quinta124. [118r] A.D. 779 - Indict. II. Constantinus125. A.D. 787 - Indict. X. Hoc anno facta est eclipsis solis kal. octobris, die lunae, ab hora prima in horam quintam126.

762: Arechis-princeps] capit. litt. et Arechis atque tus est prin in rubr. litt. scr. T, inter ann. 762 et 763; ad ann. 764 ref. Muratori 764: Hoc-nona] in inf. marg., in circulo, scr. T1; ad ann. 767 ref. Muratori iunias] junii Muratori lunis] Iovis Muratori 774: Leo-quinta] in inf. marg., in circulo, scr. T1 Cazaris] Calaris Muratori Carolo] a Carolo Muratori 779: Constantinus] ad ann. 778 ref. Muratori 121

Arechi II, primo principe di Benevento dal 774 al 787; cfr. Chronicon S. Sophiae cit., p. 211, all’anno 749. 122

La data corrisponde al 4 giugno, che effettivamente, quell’anno, capitava di lunedì, ma in cui c’era la luna nuova. 123

È possibile che si faccia riferimento ai più importanti vizir del primo periodo abbaside, i Barmecidi, il cui eponimo, Barmak, giunse alla corte Hishām b. ‘Abd al-Malik; Khālid al-Barkamī (705-782 ca.) ebbe particolare influenza sotto il califfato di al-Mahdī (775-785). 124 Leone IV, detto il Cazaro, fu imperatore bizantino dal 775 al 780. Carlo Magno prese Pavia nel giugno del 774, ponendo, di fatto, fine al regno longobardo. Riguardo all’eclissi, essa dovette capitare il 23 agosto, che effettivamente era un martedì, anche se, però, la luna nuova ci fu il 12. 125

Costantino VI, figlio di Leone IV, imperatore di Bisanzio dal 780 al 797: al momento in cui assurse al trono aveva 9 anni, quindi la reggenza fu assunta dalla madre Irene. 126

Il primo ottobre era effettivamente un lunedì.


ANNALES

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A.D. 789 - Indict. XII. Constantinus cum Yrini matre sua127. A.D. 790 - Indict. XIII. Grimoaldus filius eius128. A.D. 796 - Indict. IV. Yrini sola mater eius129. [118v] A.D. 801 - Indict. IX. Nyciphorus130. A.D. 807 - Indict. XV. Grimoaldus131. A.D. 809 - Indict. II. Stauracius132. A.D. 810 - Indict. III. Michahel Coropalati133. A.D. 812 - Indict. V. Leo134. [119r] A.D. 818 - Indict. XI. Sico135.

789: Yrini] Irene Muratori 790: Grimoaldus-eius] rubr. litt. scr. T 796: Yrini] Irene Muratori 801: Nyciphorus] rubr. litt. scr. T; Nicephorus Muratori 807: Grimoaldus] rubr. litt. scr. T 810: Michahel Coropalati] rubr. litt. scr. T; Michael Curopalata Muratori 818: Sico] capit. et s atque c rubris litt. scr. T 127 Probabilmente, questa notizia sta a indicare l’assunzione di Irene a coimperatrice, che avvenne in maniera formale nel 792; Chronicon S. Sophiae cit., p. 210, all’anno 742. 128

Figlio di Arechi II, Grimoaldo III fu principe di Benevento dal 787 all’806. Evidentemente l’annotazione è in stretta connessione con quella del 762, anche se la precedente era scritta in caratteri capitali e con inchiostro rosso e nero, mentre questa è scritta in minuscola e tutta in rosso. 129 Irene, poi, dopo aver fatto accecare e uccidere il figlio Costantino, regnò da sola dal 797 all’802. Tutte le annotazioni su Costantino e Irene sono scritte in caratteri minuscoli e con inchiostro nero. 130

Niceforo I, imperatore bizantino dall’802 all’811.

131

Grimoaldo IV, fu principe di Benevento dall’806 all’817.

132

Imperatore bizantino dal luglio all’ottobre dell’811.

133

Michele I, Rangabe, imperatore di Bisanzio dall’811 all’813, nell’802 aveva ottenuto la dignità di Kuropalates. Gli Annales Ceccanenses cit., p. 280, lo pongono all’811. 134

Leone V, l’Armeno, imperatore bizantino (813-820).

135

Sicone I, principe di Benevento (817-832).


CAVENSES

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A.D. 819 - Indict. XII. Michahel136. A.D. 820 - Indict. XIII. Istius tempore Sarraceni Cretam et Siciliam ingressi sunt137. A.D. 827 - Indict. V. Theophilus filius eius cum filiis Michaheli et Constantino138. A.D. 833 - Indict. XI. Sicardus filius eius139. [119v] A.D. 840 - Indict. III. Michahel Porfirogenitus frater eius140. A.D. 843 - Indict. VI. Radelchis. Huius temporibus divisus est Principatus, et Sikenolfus factus est princeps141. 819-833: om. Muratori 819: Michahel] Istius tempore Sarraceni Cretam et Siciliam ingressi sunt add. Pertz 820: Istius-sunt] rubr. litt. scr. T; om. Pertz 827: Michaheli] Michaeli Gaetani 833: Sicardus-eius] capit. et icar filius atque us rubris litt. scr. T, inter ann. 833 et 834 840: Michahel-eius] rubr. litt. scr. T frater eius] om. Muratori 843: divisus-et Sikenolfus] divisus-et Si rubr. litt. scr. T 136

Michele II, il Balbo, imperatore bizantino (820-829).

137

La conquista araba della Sicilia iniziò nell’827, quando nel giugno sbarcarono a Mazara. Non sembra possibile, invece, determinare la data precisa della conquista di Creta, che oscilla tra l’823 e l’828: cfr. Ostrogorsky, Storia cit., p. 196, nota 138. 138

Teofilo, figlio di Michele II, imperatore bizantino dall’829 all’842. Il figlio Costantino fu co-imperatore nell’833-839. Michele III, invece, fu imperatore dall’842 all’867. L’annotazione si connette con quella dell’anno 819, ed entrambe sono scritte in caratteri minuscoli e con inchiostro nero. 139

Figlio di Sicone I, fu principe di Benevento dall’832 all’839. L’annotazione rimanda a quella dell’818, ed entrambe sono scritte in caratteri capitali e con inchiostro rosso e nero. Cfr. anche Annales Beneventani, ed. G.H. Pertz, in MGH, SS, III, Hannoverae 1839, p. 173, nonché O. Bertolini, Gli Annales Beneventani, «Bullettino dell’Istituto Storico Italiano», 42 (1923), pp. 1-163: 114. 140

Michele III, che in alcune fonti è chiamato anche Porfirogenito, ascese al trono di Bisanzio nell’842, all’età di due anni, e rimase imperatore fino all’867. Evidentemente, l’annotazione si ricollega a quella dell’827, sebbene sia scritta con inchiostro rosso e non sia pienamente perspicua la definizione di «frater eius». 141

Radelchi fu principe di Benevento dall’839 all’850. Sichenolfo, fratello di Sicardo, fu il primo principe di Salerno, i cui territori furono separati da quelli di Benevento, dall’839 all’849.


ANNALES

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A.D. 849 - Indict. XII. Sico, filius eius, Salerni142. A.D. 853 - Indict. I. Radelgarius filius eius143. [120r] A.D. 856 - Indict. IV. Adelchis frater eius. Ademarius Salerni144. A.D. 861 - Indict. IX. Guaiferius Salerni145. A.D. 866 - Indict. XIV. Basilius Paracimumenius eius146. [120v] A.D. 877 - Indict. X. Leo et Alexander cum suprascripto Basilio, patre eorum147.

849: Salerni] rubr. litt. scr. T 853: Radelgarius] R rubro scr. T; Radelgerius Muratori 856: Adelchis-Salerni] capit. et Adelchis atque Salerni rubr. litt. scr. T, inter ann. 856 et 857; ad ann. 857 ref. Muratori 861: Guaiferius-Salerni] capit. et ferius atque ni rubr. litt. scr. T, inter ann. 861 et 862; ad ann. 862 ref. Muratori 866: Basilius] B rubro scr. T Paracimumenius] Paracinumenius Muratori 142

Figlio di Sichenolfo, Sicone fu principe di Salerno (849-855). L’annotazione si collega a quella dell’anno precedente: entrambe sono scritte con inchiostro rosso e nero. 143 Figlio di Radelchi, fu principe di Benevento (850-853). L’annotazione si collega a quella dell’843, che pure è scritta con inchiostro rosso e nero. 144

Adelchi, fratello di Radelgario, principe di Benevento (853-878). Ademario, principe di Salerno (855-861). L’annotazione si collega a quella dell’853, che è scritta con inchiostro rosso e nero, ma in caratteri capitali. 145 Principe di Salerno (861-880): cfr. A. Bedina, Guaiferio, in DBI, 60, 2003, pp. 92-95. 146 Basilio I, che rivestì l’ufficio di parakoimomenos di Michele III, fu imperatore bizantino dall’867 all’886. L’annotazione si ricollega a quella dell’840, anche se, pur essendo entrambe in minuscola, sono vergate con inchiostri diversi: la prima è interamente in rosso, la seconda ha in rosso solo la lettera iniziale di Basilius. 147 Basilio, nel gennaio 868, fece incoronare co-imperatore il figlio maggiore Costantino, e, l’anno successivo, anche il secondo figlio, Leone (VI); dopo la morte di Costantino, nell’879, poi, fece incoronare, forse in quello stesso anno, anche il terzo figlio, Alessandro.


CAVENSES

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A.D. 880 - Indict. XIII. Gaideris. Guaimarius, filius eius, Salerni148. A.D. 882 - Indict. XV. Radelchis149. A.D. 885 - Indict. III. Aio Subdiaconus, frater eius, eiecto fra150 tre . A.D. 886 - Indict. IV. Leo et Alexander, soli. A.D. 892 - Indict. X. Ursus filius Aionis. Sabbaticium, patricius e Constantinopoli, cepit Benebentum151. [121r] A.D. 893 - Indict. XI. Georgius, patricius152.

880: Gaideris-Salerni] rubr. litt. scr. T 885: Aio-fratre] rubr. litt. scr. T 892: Ursus-Aionis] rubr. litt. scr. T patricius e Constantinopoli] patriciū e Constantinopolī T; Patriciano, et Constantinopolim Muratori; patricium e Constantinopolim Pertz, Gaetani Benebentum] Beneventum Muratori 893: Georgius patricius] rubr. litt. scr. T 148 Gaideris, principe di Benevento (878-881): cfr. F. Marazzi, Gaideris, in DBI, 51, 1998, pp. 303-305. Guaimario I, figlio di Guaiferio, principe di Salerno (877-900): cfr. A. Bedina, Guaimario I, in DBI, 60, 2003, pp. 99-102. L’annotazione si collega a quella dell’861, anche se è scritta con inchiostro rosso e in caratteri minuscoli. 149 Radelchi II divenne principe di Benevento (una prima volta dall’881 all’884) dopo aver spodestato Gaideris. 150

Aione II, fratello di Radelchi II, principe di Benevento (884-890): N. Cilento, Aione, in DBI, 1, 1960, p. 534. Cfr. anche Annales Beneventani cit., p. 174 (Bertolini, Gli Annales Beneventani cit., p. 117). L’annotazione si ricollega a quella precedente, anche se la prima è scritta con inchiostro nero, mentre la seconda con inchiostro rosso. 151

Orso, figlio di Aione, principe di Benevento (890-891). Nell’891 Benevento venne conquistata dai Bizantini, guidati dal protospatario Sabbaticio o Simbaticio: cfr. Annales Beneventani cit., p. 174 (Bertolini, Gli Annales Beneventani cit., p. 117); Chronicon S. Sophiae cit., p. 220, all’anno 892; nonché i Chronica monasterii Casinensis. Die Chronik von Montecassino, ed. H. Hoffmann, in MGH, SS, XXXIV, Hannover 1980, I 49, pp. 128 s.; inoltre V. von Falkenhausen, Untersuchungen über die byzantinische Herrschaft in Süditalien vom 9. bis ins 11. Jahrhundert, Wiesbaden 1967, pp. 162 s. 152

Stratega bizantino, nell’892 resse Benevento: cfr. Chronica monasterii Casinensis cit., I 49, p. 129; Falkenhausen, Untersuchungen cit., p. 77.


ANNALES

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A.D. 896 - Indict. XIV. Guido, dux et marchio153. A.D. 897 - Indict. XV. Guaimarius, filius eius, Salerni154. A.D. 898 - Indict. I. Radelchis155. A.D. 900 - Indict. III. Atenulfus, magnus princeps. Landulfus, filius eius156. A.D. 908 - Indict. XI. Leo suprascriptus cum filio Constantino Porfirogenito157. A.D. 910 - Indict. XIII. Atenulphus, frater eius158. [121v] A.D. 912 - Indict. XV. Alexander cum Constantino, nepote suo159.

897: Guaimarius-Salerni] rubr. litt. scr. T; ad ann. 896 ref. Muratori 900: Landulfus-eius] rubr. litt. et inter ann. 900 et 901 scr. T; ad annum 901 refer. Muratori, Gaetani 910: Atenulphus-eius] rubr. litt. scr. T 153 Guido, che fu anche duca di Spoleto e marchese di Camerino, fu principe di Benevento dall’895, quando riuscì a riconquistarla ai Bizantini, all’897: T. di Carpegna Falconieri, Guido, in DBI, 61, 2003, pp. 352-354. 154

Guaimario II, figlio di Guaimario I, principe di Salerno dall’893 al 946, dapprincipio associato al padre: cfr. A. Bedina, Guaimario II, in DBI, 60, 2003, pp. 102-104. La notazione si collega a quella dell’880, ed entrambe sono scritte con inchiostro rosso. 155 Radelchi II, principe di Benevento, restaurato, dal 897 al 900, dopo esserlo già stato dall’881 all’884. 156

Atenolfo I, detto il grande, fu principe di Benevento e di Capua dal 900 al 910: cfr. N. Cilento, Atenolfo, in DBI, 4, 1962, pp. 519-520. Gli successe il figlio Landolfo I, associato al trono già all’inizio del 901, che resse il principato fino al 943: cfr. V. Beolchini, Landolfo, in DBI, 63, 2004, pp. 475-477. 157

Leone VI, imperatore bizantino dall’886 al 912. Il figlio Costantino (VII), nato nel 905 da Zoe Carbosina, che fu sposata solo dopo il parto, ottenne il riconoscimento a succedere sul trono imperiale solo nel giugno del 911: cfr. almeno Ostrogorsky, Storia cit., pp. 230-231. 158 Atenolfo II, figlio di Atenolfo I, principe di Benevento e di Capua dal 910 al 940, fu associato nel regno al fratello Landolfo I: cfr. N. Cilento, Atenolfo, in DBI, 4, 1962, pp. 520-521. L’annotazione si ricollega alla seconda parte di quella dell’anno 900: entrambe sono scritte in caratteri minuscoli e con inchiostro rosso. 159

Alessandro, imperatore bizantino nel 912-913, resse il trono in nome del nipote Costantino.


CAVENSES

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A.D. 913 - Indict. I. Constantinus Porfirogenitus, filius supradicti Leonis cum Zoi matre sua160. A.D. 919 - Indict. VII. Romanus de Eliopoli civitate cum suprascripto Constantino Porfirogenito, qui, postquam cepit imperium Romanum, dedit iamdicto Constantino Elenam, filiam suam, iugalem161. [122r] A.D. 932 - Indict. V. Atenulfus, filius Landolfi162. A.D. 939 - Indict. XII. Landulfus, frater eius163. A.D. 944 - Indict. II. Constantinus Porfirogenitus suprascriptus, cum filio Romano164. A.D. 946 - Indict. IV. Pandolfus, filius eius165. [122v] A.D. 954 - Indict. XII. Hoc anno corpus beati Mathaei Apostoli translatum est apud Salernum166. 913: supradicti] suprascripti Muratori; supradipti Gaetani 919: Romanus-iugalem] in inf. marg., in circulo, scr. T1 Eliopoli civitate] Eliopolī civitatē T1; Heliopoli civitate Muratori; Eliopolim civitatem Pertz, Gaetani 160

Costantino VII, il Porfirogenito, imperatore bizantino dal 912 al 959; della sua nascita si è già detto. 161

Romano I, Lecapeno, resse il trono di Costantino VII, e regnò dal 920 al 944. La figlia Elena sposò Costantino VII nel 919. Cfr. Ostrogorsky, Storia cit., pp. 234 ss. 162

Atenolfo III, figlio di Landolfo I, principe di Benevento e di Capua dal 933 al 943, associato col padre, con lo zio Atenolfo II e col fratello Landolfo II: cfr. N. Cilento, Atenolfo, in DBI, 4, 1962, p. 521. 163 Landolfo II, fratello di Atenolfo III, principe di Benevento e di Capua (939-961): cfr. V. Beolchini, Landolfo, in DBI, 63, 2004, pp. 477-478. L’annotazione si ricollega alla precedente: entrambe sono scritte in caratteri minuscoli e con inchiostro nero. 164

Romano II, figlio di Costantino VII, nacque nel 938 e fu associato al trono

nel 946. 165

Pandolfo I, detto Capodiferro, figlio di Landolfo II, principe di Benevento e di Capua dal 943 al 981, che resse dapprima assieme al padre e al fratello Landolfo III, e fu principe di Salerno dal 978 al 981. L’annotazione si ricollega a quella del 939, ed entrambe sono scritte in caratteri minuscoli e con inchiostro nero. 166 La stessa data è riportata anche negli Annales Beneventani, ed. G.H. Pertz, in MGH, SS, III cit., p. 175 (Bertolini, Gli Annales Beneventani cit., p. 122). L’evento è ricordato, inoltre, anche nel cap. 165 del Chronicon


ANNALES

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A.D. 959 - Indict. II. Landolfus, frater eius167. A.D. 960 - Indict. III. Romanus, filius eius, solus, cum filio suo Basilio puerulo168. A.D. 963 - Indict. VI. Nyciforus169. [123r] A.D. 969 - Indict. XII. Landulfus filius supradicti Pandolfi. Hoc anno facta est eclipsin solis XI kal. ianuarii, hora diei inter tertiam et quartam170. A.D. 970 - Indict. XIII. Iohannes cognomento Simiscli, interfecto Nyciforo, regnat cum Basilio et Constantino pueris171. 960: eius] om. Muratori 963: Nyciforus] Nicephorus Muratori 969: Landulfus-quartam] in inf. marg., in circulo, scr. T1 eclipsin] eclypsis Muratori XI] rubr. litt. scr. T1 970: Iohannes-pueris] in inf. marg., in circulo, scr. T1 Simiscli-Nyciforo] Simischi interfecto Nicephoro Muratori, qui ad ann. 973 ref. Salernitanum, ed. U. Westerbergh, Stockholm 1956, dove si dice che le reliquie furono rinvenute «in Lucanie finibus» e che la traslazione fu ordinata da Gisulfo principe di Salerno (946-978). Cfr. anche N. Acocella, La traslazione di san Matteo. Documenti e testimonianze, Salerno 1954. 167 Landolfo III, principe di Benevento e di Capua dal 959 al 968, associato al padre Landolfo II e al fratello Pandolfo I: cfr. V. Beolchini, Landolfo, in DBI, 63, 2004, pp. 478-480. L’annotazione si ricollega a quella del 946: entrambe sono scritte in caratteri minuscoli e con inchiostro nero. 168

Romano II, imperatore bizantino dal 959 al 963; il figlio Basilio II, nato nel 958. L’annotazione si collega con quella del 944, ed entrambe sono scritte in caratteri minuscoli e con inchiostro nero. 169

Niceforo II Foca, imperatore bizantino (963-969).

170

Landolfo IV, figlio di Pandolfo I Capodiferro, principe di Benevento e di Capua dal 968 al 982: V. Beolchini, Landolfo, in DBI, 63, 2004, pp. 480-482. Riguardo all’anno in cui datare l’eclissi di sole c’è un problema: l’annotazione si riferisce al 969, facendo riferimento alle calende di gennaio. Il computo dei giorni rimanda al 22 dicembre: ma di quale anno, quello del 969 o quello del 968, a cui si giungerebbe se si partisse dal primo gennaio 969? Non è possibile dirlo con precisione, perché non è facile stabilire lo stile di datazione. Di tale eclissi parlano anche gli Annales Beneventani cit., p. 176 (Bertolini, Gli Annales Beneventani cit., p. 124), e, in una redazione, è posta al 10 dicembre; e il Chronicon S. Sophiae cit., p. 227, all’anno 969. 171

Giovanni Zimisce, imperatore bizantino dal 969 al 976, uccise Niceforo II Foca l’11 dicembre 969, e regnò assieme ai figli di Romano II, Basilio II e Costantino VIII.


CAVENSES

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A.D. 976 - Indict. IV. Ioanne defuncto, regnat Basilius, et Constantinus172. [124v] A.D. 1034 - Indict. II. Solis pars maxima obscurata est in festivitate sancti Petri173. A.D. 1037 - Indict. V. Sexto kal. februarii mons Vesubius eructavit incendium, ita ut usque ad mare discurreret174. A.D. 1038 - Indict. VI. Chuonradus imperator ingressus est Capuam vigilia Pentecostes, et alia die coronatus est. Adenulphus episcopus reconciliatur. Pandulfus princeps Capuae exiliatur. Guai-

976: Ioanne-Constantinus] in inf. marg., in circulo, scr. T1; ad ann. 978 ref. Muratori Ioanne] corr. ex Ioannes T1; Iohanne Muratori, Gaetani 1034: festivitate] festo Muratori 1037: Sexto kal.] Kalendis Muratori 1038: Chuonradus] Conradus Muratori; Chonradus Gaetani vigilia] om. Muratori 172

Giovanni Zimisce morì di tifo il 10 gennaio 976; gli successero Basilio II (976-1025), e Costantino VIII (1025-1028). 173

La festa di san Pietro cade il 29 giugno. Riguardo a questa eclissi cfr. anche gli Annales Beneventani cit., p. 178 (Bertolini, Gli Annales Beneventani cit., p. 134), dove, però, una redazione la ricorda come avvenuta «mense iunio in die sancti Petri» del 1033 e un’altra nel giorno di san Pietro del 1034; nonché gli Annales Casinenses, ed. G.H. Pertz, in MGH, SS, XIX, Hannoverae 1866, p. 306, dove, con una formula del tutto simile a quella usata qui, in una redazione è datata al 1033; cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti, ed. G. Smidt, in MGH, SS, XXX 2, Lipsiae 1934, pp. 1412-1413. La discrepanza potrebbe essere spiegata col differente stile di datazione, basato su un diverso inizio dell’anno, ma simili oscillazioni sono sistematiche. A partire da questo anno (in connessione con un sicuro cambio di mano), e con certezza fino al 1091, il testo degli Annales Cavenses dimostra una stretta dipendenza dagli Annales Casinenses. 174

La data corrisponde al 27 gennaio. Tuttavia, anche se una redazione degli Annales Casinenses cit., p. 306, ripete in maniera assolutamente identica l’informazione qui riferita, un’altra redazione data l’eruzione al 1036, pur usando un’identica formula, ma omettendo solo l’indicazione del giorno: «mons Vesubius eructavit incendium, ita ut usque ad mare discurreret»; cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1414-1415. La discrepanza, come già in precedenza, potrebbe essere attribuita al diverso momento in cui si faceva cominciare l’anno.


ANNALES

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marius princeps Salerni in loco eius subrogatur. Et Richerius fit abbas monasterii Casinensis175. A.D. 1042 - Indict. X. Luna XIII obscurata est per quinque horas, cum nulla nubes appareret in caelo V idus ianuarii176. [125r] A.D. 1045 - Indict. XIII. Richerius abbas eiecit Normannos de terra sancti Benedicti177. 1038: monasterii Casinensis] Montis-Casinensis Muratori 1042: Luna XIII] Iunii 13. Luna XIII Muratori V idus ianuarii] om. Muratori 175

Tutta la nota riferita a quest’anno è riprodotta in maniera pressoché identica in una redazione degli Annales Casinenses cit., p. 306; cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1414-1415. In base a quanto qui detto, l’imperatore Corrado II (1027-1039), durante la sua seconda discesa in Italia, arrivò a Capua il 13 maggio, e vi si fece incoronare il giorno dopo: cfr. anche Chronica monasterii Casinensis cit., II 63, p. 291; inoltre, O. Rinaldo, Memorie istoriche della fedelissima città di Capua, II, Napoli 1755, p. 71, che, tuttavia, attinge agli Annales Cavenses e agli Annales Casinenses; H. Wolfram, Conrad II. 990 - 1039, Emperor of three Kingdoms, University Park 2006 (ed. or. München 2000), pp. 135 ss.; nonché J.F. Böhmer, Regesta imperii, III 1, Köln 1951, 280d. Adenolfo fu arcivescovo di Capua, allontanato da Pandolfo IV e poi reintegrato: cfr. Amato di Montecassino, Storia de’ Normanni di Amato di Montecassino volgarizzata in antico francese, ed. V. De Bartholomaeis, Roma 1935 (FSI, 76), II 6, p. 64. Su Pandolfo IV, principe di Capua e di Benevento, sostituito nel principato da Guaimario IV principe di Salerno, cfr. A. Bedina, Guaimario IV, in DBI, 60, 2003, pp. 107-111. Sull’elezione di Richerio, abate di Leno (Brescia), già monaco di Niederaltaich, in Baviera, ad abate anche di Montecassino (1038-1055) cfr. i Chronica monasterii Casinensis cit., II 63, p. 291; G. Archetti, Il monachesimo bresciano nella storiografia di fine secolo, in Dove va la storiografia monastica in Europa, cur. G. Andenna, Milano 2001, p. 473; nonché Böhmer, Regesta imperii, III 1, 280c. 176

La data corrisponde al 9 gennaio. La nota si legge in maniera pressoché identica negli Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1414-1415), dove però una redazione colloca l’eclissi nel 1041 e l’altra nel 1042. 177 Notizia identica è negli Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1414-1415), dove però, nelle differenti redazioni, l’evento è collocato al 1044 o al 1045. Cfr. anche i Chronica monasterii Casinensis cit., II 71 s., pp. 309 ss.; Desiderius abbas Casinensis, Dialogi de miraculis Sancti Benedicti, edd. G. Schwartz - A. Hofmeister, in MGH, SS, XXX, 2, Hannoverae 1934, II 22, pp. 1138 s.; Amato di Montecassino, Storia cit., pp. 108-109.


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A.D. 1047 - Indict. XV. Henricus imperator venit Capuam, et reddidit eam Pandulfo principi iuniori178. A.D. 1050 - Indict. III. Leo papa ordinatus est179, et domnus Adelferius, abbas monasterii Sanctae Trinitatis, obiit180. A.D. 1052 - Indict. V. Guaimarius princeps Salerni interficitur, et Bonifacius marchio181. A.D. 1054 - Indict. VII. Leo papa cum Normannis in Apulia dimicavit182. A.D. 1055 - Indict. VIII. Leo papa obiit183, et Victor papa fit. 1052: interficitur] efficitur Muratori, Gaetani marchio] dux et marchio Muratori 1054: in Apulia dimicavit] dimicavit in Apulia Muratori 178

Notizia identica è negli Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1414-1415), dove però, a seconda delle redazioni, la datazione oscilla dal 1046 al 1047. L’imperatore Enrico III (1046-1056) si trovava a Capua il 3 febbraio 1047: cfr. Diplomata Henrici III, edd. H. Bresslau - P. Kehr, in MGH, DD, V, Berolini 1931, 184, pp. 227-230. Sulla restituzione del principato di Capua a Pandolfo IV cfr. Bedina, Guaimario IV cit., p. 109. Cfr. anche i Chronica monasterii Casinensis cit., II 78, p. 323. 179 Cfr. Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1416-1417), con le consuete oscillazioni di datazione tra 1049 e 1050. Leone IX fu papa dal febbraio 1049 all’aprile 1054. 180

Su Alferio Pappacarbone, primo abate del monastero della Ss Trinità di Cava, cfr. Ugo da Venosa, Vitae quatuor priorum abbatum cavensium Alferii, Leonis, Petri et Constabilis, ed. L. Mattei - Cerasoli, in RIS2, VI, 5, Bologna 1941, pp. 5-11: alla nota 1 di p. 10, l’editore ricorda anche una annotazione contenuta nel ms. 19 dell’abbazia di Cava, in cui, riferendosi al 12 aprile 1050, che era il giovedì santo, si dice così: «Pridie idus april. Depositio domni Alferii abbatis». 181

Cfr. Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1416-1417), con le solite oscillazioni di datazione tra 1051 e 1052. Sulla morte di Guaimario, avvenuta forse il 3 giugno 1052, cfr. Bedina, Guaimario IV cit., p. 110. Su Bonifacio, figlio del canossiano Tedaldo, che fu figura di primo piano nella prima metà dell’XI sec., marchese e duca di Toscana dal 1027, ucciso a San Martino dell’Argine il 6 maggio 1052, cfr. M.G. Bertolini, Bonifacio, in DBI, 12, 1970, pp. 96-113. 182 Cfr. Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1416-1417), che pongono l’evento al 1053. Si fa riferimento alla battaglia di Civitate, che si combatté nel luglio 1053. 183

Cfr. Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1416-1417), che pongono l’evento al 1054. Papa Leone IX morì il 19 aprile 1054: cfr. M. Parisse, Leone IX, in EP, 2, p. 159.


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Richerius abbas defungitur, et Petrus abbas Casinensis statuitur184. A.D. 1057 - Indict. X. Fridericus fit abbas Casinensis, qui et postmodum Stephanus papa185. A.D. 1058 - Indict. XI. Stephanus papa obiit, et Nicolaus papa fit, et Desiderius, monachus domni Adelferii, abbas Sanctae Trinitatis, Casinensis abbas eligitur186. A.D. 1062 - Indict. XV. Alexander papa ordinatus est, et Riccardus princeps Capuae factus est XII kal. iunii187. 1055: Richerius abbas] Casinensis add. Muratori, Pertz, Gaetani Casinensis statuitur] statuitur Pertz 1057: Fridericus-papa] om. Muratori 1058: abbas Sanctae] abbatis sanctae Muratori, Pertz, Gaetani Casinensis] Cavensis Muratori, Pertz 1062: Alexander-iunii] om. Muratori 184

Cfr. Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1416-1417), che pongono l’evento al 1055. Vittore II fu papa dall’aprile 1055 al luglio 1057. Sulla morte di Richerio, abate di Montecassino dal 1038 al 1055, e sull’elezione di Pietro I, abate dal 1055 al 1057, cfr. il Catalogus abbatum monasterii Casinensis, ed. G. Waitz, in MGH, SS. rer. Lang. cit., p. 489; Chronica monasterii Casinensis cit., II 88-89, pp. 340-341. 185

Cfr. Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1416-1417), che pure pongono l’evento al 1057. Sull’elezione di Federico di Lorena ad abate di Montecassino (1057-1058), che poi fu papa Stefano IX (1057-1058), cfr. il Catalogus abbatum monasterii Casinensis cit., p. 489; Chronica monasterii Casinensis cit., II 92-93, p. 351. Sembra che qualcuno abbia tentato di abradere questa annotazione. 186 Cfr. Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1416-1417), che pure pongono l’evento al 1058. Papa Stefano IX morì il 29 marzo 1058: cfr. M. Parisse, Stefano IX, in EP, 2, p. 167; gli successe Niccolò II (1058-1061). Sull’elezione di Desiderio ad abate di Montecassino (1058-1087) cfr. il Catalogus abbatum monasterii Casinensis cit., p. 489; Chronica monasterii Casinensis cit., II 96, p. 354. Sembra che qualcuno abbia tentato di abradere questa annotazione. 187

Cfr. Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1416-1417), con datazione oscillante tra il 1061 e il 1062. Alessandro II fu papa dal primo ottobre 1061 al 21 aprile 1073: cfr. C. Violante, Alessandro II, in EP, 2, pp. 178-185. Il normanno Riccardo Drengot, conte di Aversa, già nel 1058 prese le porte e le torri di Capua, divenendone principe fino al 1078: cfr. F. Chalandon, Histoire de la domination normande en Italie et en Sicile, I, Paris 1907, p. 216. La data del 22 maggio 1062, riportata solo dagli Annales Casinenses e dalle altre cronache che da essi derivano, fa evidentemente


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[125v] A.D. 1067 - Indict. V. Stella cometes apparuit. Gotfridus dux cum valido exercitu in Campaniam venit usque Aquinum. Richardus princeps terram Marsorum introivit188. A.D. 1071 - Indict. IX. Ecclesia nova Sancti Benedicti dedicata est a domno papa Alexandro die kal. octobris cum quinque altariis suis189. A.D. 1073 - Indict. XI. Alexander papa defungitur, et Hildebrandus archidiaconus in papam Gregorium ordinatur mense aprilis190. A.D. 1075 - Indict. XIII. Termino huius anni, id est ipsa nocte Natalis Domini, captus est praedictus papa super sanctum altare a quibusdam Romanis infidelibus, sed vi et constantia omnium Romanorum eadem die receptus est191. 1067: introivit] intravit Muratori, qui ad ann. 1062 ref. 1071: altariis] altaribus Muratori; altaris Gaetani 1075: Termino-est] ad ann. 1073 ref. Muratori idest] idem Muratori riferimento alla seconda e definitiva conquista della città, di cui si parla anche nei Chronica monasterii Casinensis cit., III 15, p. 379. Sembra che qualcuno abbia tentato di abradere anche questa annotazione. 188 Cfr. Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1418-1419), con medesima datazione. L’apparizione della stella cometa è datata al 1066 dagli Annales Beneventani cit., p. 180 (Bertolini, Gli Annales Beneventani cit., p. 142); dal Chronicon S. Sophiae cit., p. 244, all’anno 1066. Goffredo III, il Barbuto, fu duca di Lorena dal 1065 al 1069: sul suo itinerario cfr. E. Dupréel, Histoire critique de Godefroid le Barbu, duc de Lotharingie, marquis de Toscane, Uccle 1904, pp. 115-123. Ad Aquino assediò Riccardo, principe di Capua, accorso in aiuto di Oderisio II conte dei Marsi: cfr. Chronica monasterii Casinensis cit., III 23, p. 390; Amato di Montecassino, Storia de’ Normanni cit., VI 8, pp. 266-270. 189

Cfr. Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1418-1419), con medesima datazione. Cfr. anche Chronica monasterii Casinensis cit., III 29, p. 398. 190

Cfr. Annales Casinenses cit., p. 306 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1418-1419), con medesima datazione. Papa Alessandro II morì il 21 aprile 1073; gli successe papa Gregorio VII, al secolo Ildebrando di Soana, eletto già il giorno dopo: cfr. O. Capitani, Gregorio VII, in EP, 2, p. 188-212. 191

Cfr. Annales Casinenses cit., pp. 306-307 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1418-1419), con datazione oscillante tra il


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A.D. 1076 - Indict. XIV. Robbertus dux venit super Salernum prid. non. magias, et obsedit eam terra marique, et cepit eam die idibus decembris192. A.D. 1077 - Indict. XV. Riccardus princeps obsedit Neapolim mense maio193. A.D. 1078 - Indict. I. Riccardus princeps obiit V. feria cenae Domini, et Iordanus eius filius fit princeps, et Neapolis est obsidione soluta194. A.D. 1079 - Indict. II. Leo abbas Sanctae Trinitatis obiit, et Petrus abbas statuitur, nepte domni Adelferii, abbatis eiusdem monasterii195. 1076: Robbertus] Robertus Muratori magias] majas Muratori 1077: Riccardus] Richardus Muratori 1078: Riccardus] Richardus Muratori cenae] coena Muratori, Pertz ta] liberata Muratori 1079: nepte] nempe Muratori; neptem Pertz

solu-

1074 e il 1075. Cfr. anche Chronica monasterii Casinensis cit., III 36, p. 413; nonché G.B. Borino, Cencio del prefetto Stefano, l’attentatore di Gregorio VII, «Studi Gregoriani», 4 (1952), pp. 373-440. Per un confronto tra gli Annales Cavenses e la loro fonte cassinese, a proposito delle informazioni contenute in questa annotazione, cfr. F. Hirsch, De Italiae inferioris annalibus saeculi decimi et undecimi, Berolini 1864, pp. 52-53. 192 Cfr. Annales Casinenses cit., pp. 306-307 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1420-1421), con datazione oscillante tra il 1075 e il 1076. Secondo l’indicazione qui fornita, la venuta di Roberto il Guiscardo corrisponde al 6 maggio e la presa di Salerno al 13 dicembre: sulla questione cfr. Chalandon, Histoire cit., I, pp. 243-246. 193 Cfr. Annales Casinenses cit., pp. 306-307 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1420-1421), con datazione oscillante tra il 1076 e il 1077. Riccardo Drengot fu conte di Aversa dal 1049 e principe di Capua dal 1058 al 1078. Cfr. Chalandon, Histoire cit., I, p. 246. 194

Cfr. Annales Casinenses cit., pp. 306-307 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1420-1421), con datazione oscillante tra il 1077 e il 1078. La morte di Riccardo corrisponde al 5 aprile; gli successe il figlio Giordano I, che fu principe di Capua fino al 1090: A. Daga, Giordano, in DBI, 55, 2000, pp. 230-232. Cfr. Chalandon, Histoire cit., I, p. 251. 195

Leone morì il 12 luglio 1079: cfr. Ugo da Venosa, Vitae cit., p. 15 e nota 4. Gli successe Pietro Pappacarbone, nipote di Alferio: cfr. anche P. Guillaume, Essai historique sur l’abbaye de Cava, Cava dei Tirreni 1877, pp. 31-43; A. Polverino, Descrizione istorica della città fedelissima della Cava, II, Napoli 1717 (rist. an. Bologna 1981), pp. 8-12; A. Carraturo, Ricerche storico-topografiche della città


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A.D. 1081 - Indict. IV. Henricus rex cum magno exercitu venit Romam, sed obsistentibus Romanis cum papa Gregorio, sine effectu reversus est. Robbertus dux, transito mari, Romaniam debellaturus ingreditur196. [126r] A.D. 1083 - Indict. VI. Henricus rex, iterum Romam veniens, porticum sancti Petri per vim cepit, et ex magna parte dextruxit. Archiepiscopum Ravennensem invasorem apostolicae sedis, absque consilio et voluntate totius Romanae Ecclesiae, papam constituit197. A.D. 1084 - Indict. VII. Henricus rex Romam a Romanis intromissus XII kalend. aprilis stetit ibi usque XII kal. iunii. Post haec venit Robbertus dux cum ingenti exercitu, et tradita est ei Roma a quibusdam Romanis, et multa ibi mala committens, accepto papa Gregorio, egressus est198. 1081: Robbertus] Robertus Muratori 1083: ex magna] in magna Muratori Ravennensem] Ravennatem Muratori totius] om. Muratori Robbertus] 1084: Henricus-egressus est] in inf. marg., in triang., scr. T4 Robertus Muratori e territorio della Cava, III, Cava de’ Tirreni 1976, pp. 178-183. Sembra che qualcuno abbia tentato di abradere questa annotazione. 196

Cfr. Annales Casinenses cit., pp. 306-307 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1420-1421), con datazione oscillante tra il 1080 e il 1081. Sulla venuta di Enrico IV, re dei Romani dal 1056 e imperatore dal 1084 al 1105, cfr. G. Meyer von Knonau, Jahrbücher des deutschen Reiches unter Heinrich IV. und Heinrich V., III, Leipzig 1900, pp. 377-393. Sulla spedizione del Guiscardo contro l’impero bizantino cfr. Chalandon, Histoire cit., I, p. 268. 197 Cfr. Annales Casinenses cit., pp. 306-307 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1422-1423), con datazione oscillante tra il 1082 e il 1083. Cfr. Meyer von Knonau, Jahrbücher cit., III, pp. 470-489. L’antipapa Clemente III fu insediato, effettivamente, il 24 marzo 1084. Cfr. anche i Chronica monasterii Casinensis cit., III 70, p. 452, dove si parla della sua “invasione”; su di lui cfr. almeno C. Dolcini, Clemente III, antipapa, in EP, 2, pp. 212-217. 198

Cfr. Annales Casinenses cit., pp. 306-307 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1422-1423), con datazione oscillante tra il 1083 e il 1084, dove, però, non tutte le redazioni forniscono le date con altrettanta precisione. Cfr. anche gli Annales Ceccanenses cit., p. 181, che qui derivano certamente da una redazione degli Annales Casinenses. La data di ingresso di Enrico corrisponde al 21 marzo, e quella della sua uscita al 21 maggio. Cfr. Meyer von Knonau, Jahrbücher cit., III, pp. 526-549; Chalandon, Histoire cit., I, pp. 277 ss.


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A.D. 1085 - Indict. VIII. Fames et mortalitas maxima fuit. Gregorius papa apud Salernum moritur. Robbertus dux in Romaniam199. A.D. 1086 - Indict. IX. Tertio decimo kal. martii, incipiente nocte, stella clarissima in circulum lunae primae ingressa est. Desiderius abbas Romae in Victorem papam invitus eligitur ab episcopis et cardinalibus Romanis ipso die pentecosten200. A.D. 1087 - Indict. X. Desiderius abbas in papam Victorem ordinatur VII id. maii. Quo die sancti Nicolai corpus Varim devenit. Idem Victor aput Casinum, omnium fratrum consensu ordinato abbate Oderisio, post tertium diem defungitur XVI kal. octobris. Pisani apud Africam debellaverunt, et vicerunt Sarracenos201. 1085: Robbertus] Robertus Muratori Romaniam] Romania Muratori, Gaetani 1086: Desiderius-pentecosten] ad annum 1087 ref. Muratori pentecosten] pentecostes Muratori, Gaetani Desiderius1087: Desiderius-Sarracenos] in inf. marg., in triang., scr. T4 maii] 7. die Maji Muratori Varim] Uliarium Muratori; Varin Pertz XVI] XV Muratori; 15 Pertz Sarracenos] ad perpendiculum scr. T4 199

Cfr. Annales Casinenses cit., pp. 306-307 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1422-1423), con datazione oscillante tra il 1084 e il 1085. Cfr. anche gli Annales Ceccanenses cit., p. 181, che qui derivano certamente da una redazione degli Annales Casinenses. Gregorio VII morì a Salerno il 25 maggio 1085. Il Guiscardo morì a Cefalonia il 17 luglio 1285. 200

Cfr. Annales Casinenses cit., pp. 306-307 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1422-1423), con datazione oscillante tra il 1085 e il 1086. Cfr. anche gli Annales Ceccanenses cit., p. 181, che qui derivano certamente da una redazione degli Annales Casinenses. La data relativa all’apparizione della stella corrisponde al 17 febbraio. Desiderio, abate di Montecassino, papa Vittore III, venne eletto il 24 maggio 1086, giorno di pentecoste: cfr. C. Colotto, Vittore III, in EP, 2, p. 219. 201

Cfr. Annales Casinenses cit., pp. 306-307 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1424-1425). Cfr. anche gli Annales Ceccanenses cit., p. 181, che qui derivano certamente da una redazione degli Annales Casinenses. Desiderio, ovvero Vittore III, venne consacrato il 9 maggio 1087: cfr. C. Colotto, Vittore III, in EP, 2, p. 221. Riguardo alla traslazione, nello stesso giorno, delle reliquie di San Nicola a Bari (la forma Varim è anche negli Annales Casinenses) cfr. anche Chronica monasterii Casinensis cit., III 68, pp. 450-451. Papa Vittore III morì a Montecassino il 16 settembre 1087, tre giorni dopo che Oderisio era stato eletto abate di quel monastero (1087-1105): cfr. anche Chronica monasterii


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A.D. 1088 - Indict. XI. Oddo Ostiensis episcopus in papam Urbanum eligitur IV id. martii202. A.D. 1091 - Indict. XIV. Iordanus princeps obiit, et Capuani rebellaverunt203. A.D. 1092 - Indict. XV. Ecclesia Sanctae Trinitatis de Cava dedicata est ab Urbano II papa nonis septembris204. A.D. 1096 - Indict. IV. Luna XII obscurata est, cum caelum serenum esset, et stella clarissima venit in circulum lunae VIII id. augusti. Roggerius comes Siciliae cum exercitu valido Christianorum et Sarracenorum, Syleris fluenta pertransiens, obsedit Nuceriam II kal. iunii, vigilia Pentecostes, et tradita inde profectus Melfiam obseditque eam cum Roggerio, dux Apuliae et Calabriae, terra 1088: martii] mā T4; maii Muratori, Pertz, Gaetani 1092: de Cava] om. Muratori papa] om. Gaetani 1096: Roggerius] Rogerius Muratori iunii] iulii T4, Muratori, Pertz, Gaetani: conieci tradita] tradita est Muratori obseditque eam] obsedit Muratori Roggerio] Rogerio Muratori dux] duce Muratori Casinensis cit., III 73, p. 455-456; Catalogus abbatum monasterii Casinensis cit., p. 489. Sulla spedizione contro al-Mahdia compiuta da Pisani, Genovesi e Romani, guidati dal console amalfitano Pantaleone hypatus, cfr. Chronica monasterii Casinensis cit., III 71, p. 453, nonché Bernardo Marangone, Annales Pisani, ed. G.H. Pertz, in MGH, SS, XIX, Hannover 1866, p. 239 e G. Scalia, Il carme pisano sull’impresa contro i Saraceni del 1087, in Studi di filologia romanza offerti a Silvio Pellegrini, Padova 1971, pp. 565-627. 202

Cfr. Annales Casinenses cit., p. 307 (cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1424-1425). Oddone, cardinale vescovo di Ostia dal 1080, fu eletto papa il 12 marzo 1088, assumendo il nome di Urbano II. Cfr. anche Chronica monasterii Casinensis cit., IV 2, p. 468, nonché S. Cerrini, Urbano II, in EP, 2, p. 222. 203

Cfr. Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1424-1425, che pongono al 1090 la morte di Giordano (assieme alla notizia della consacrazione della chiesa di San Martino, a Montecassino), e al 1091 la ribellione dei Capuani (assieme alla notizia della presa del castello di Fratta: cfr. anche Annales Casinenses cit., p. 307). Lo stesso fanno anche gli Annales Ceccanenses cit., p. 181, che qui derivano certamente da una redazione degli Annales Casinenses. Giordano I, principe di Capua, morì il 20 novembre 1090: cfr. Daga, Giordano cit., p. 232, nonché le note in Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., p. 1425. 204

La data corrisponde al 5 settembre. Cfr. anche Ugo da Venosa, Vitae cit., p. 19, nonché l’Historia dedicationis pubblicata ivi in appendice, pp. 45 ss.


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marique. Mox Amalfitani Marinum Sebastes ducem sibi statuunt. Reversusque est comes sine effectu iter quo venerat. Gens multa Normannorum et Italorum mare transierunt205. A.D. 1097 - Indict. V. Ecclesiam Sancti Pauli dedit Urbanus papa Petro abbati Sanctae Trinitatis de Cava206. Antiocia capta est207. 1096: Sebastes] Sebastos Muratori sibi statuunt] subsistunt Muratori 1097: Ecclesiam-est] non in marg., sed sub lin. anni 1096 scr. T5; ad ann. 1096 ref. Pertz, Gaetani Antiocia] Antiochia Muratori, Pertz, Gaetani 205

Sulla presa di Nocera da parte di Ruggero, il gran conte, non mi pare che si abbiano altre notizie. Sull’assedio di Amalfi, alla quale parteciparono Ruggero Borsa, nipote del gran conte, e il suo fratellastro Boemondo, figli del Guiscardo, nonché su Marino Sebaste, o Pansebaste, dux Amalfitanorum, e sulla successiva partenza dei Normanni per la crociata, invece, si veda Lupus Protospatarius, Chronicon, ed. G.H. Pertz, in MGH, SS, V, Hannoverae 1844, p. 62, all’anno 1096; Gaufredus Malaterra, De rebus gestis Rogerii comitis, ed. E. Pontieri, in RIS2, V, 1, Bologna 1928, p. 102; Romualdus Salernitanus, Chronicon, ed. C.A. Garufi, in RIS2, VII 1, Bologna 1935, p. 200; nonché M. Camera, Memorie storico-diplomatiche dell’antica città e ducato di Amalfi, I, Salerno 1896, pp. 289-291; U. Schwarz, Amalfi im frühen Mittelalter (9.-11. Jahhundert), Tübingen 1978, pp. 65-68 (trad. it., cur. G. Vitolo, Amalfi 1985, pp. 120-124). Va sottolineato, comunque, che Melfia indica Amalfi e che Syleris, evidentemente, indica il fiume Sarno, che scorre nei pressi di Nocera, oppure il fiume Sele, che però scorre circa 50 chilometri più a sud. Relativamente alla data dell’assedio di Nocera, la correzione al 31 maggio (nel ms. è scritto, invece, «II Kal. iulii»: 30 giugno) è basata sulla constatazione che nel 1096 la pentecoste cadeva il primo giugno, e non il primo luglio: quindi si è intervenuti pensando a un errore di lettura di una fonte precedente da parte del compilatore degli Annales. Sull’assedio di Nocera cfr. anche E. Jamison, Some notes on the “Anonymi Gesta Francorum”, in Studies in French Language and Mediaeval Literature presented to Prof. M.K. Pope, Manchester 1939, pp. 183-208, spec. 190 s. 206

Si fa riferimento all’affidamento ai monaci di Cava e all’abate Pietro Pappacarbone, da parte di papa Urbano II, della chiesa di S. Paolo fuori le mura, sulla via Ostiense, a Roma, perché vi operassero la riforma: cfr. la nota a p. 39 dell’edizione curata da Gaetani d’Aragona, nonché Guillaume, Essai cit., p. 71. Cfr., comunque, anche infra la notazione relativa all’anno 1103. 207

Antiochia fu presa il 3 giugno 1098: cfr. almeno S. Runciman, Storia delle Crociate, Torino 1993 (ed. or. London 1951), pp.184-202. L’annotazione, posta al di sopra dell’anno 1097, potrebbe ancora derivare da una redazione degli Annales Casinenses cit., p. 306, dove però l’evento è datato al 1098; cfr. anche Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 1426-1427, con datazione oscillante tra il 1097 e il 1098. Poiché le annotazioni di questa carta sono molto confuse e sono state apposte da più mani, risulta difficile, qui e altrove, una chiara comprensione delle stratificazioni. Per gli anni precedenti, le note aggiunte successivamente erano


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A.D. 1098 - Indict. VI. Roggerius comes Siciliae et Roggerius dux obsederunt Capuam cum magno exercitu, et ceperunt eam, et reddiderunt eam Riccardo filio Iordani208. Ierusalem a Christianis capta est209. A.D. 1099 - Indict. VII. Urbanus papa defungitur, et Paschalis papa fit210. Roggerius dux obsedit Amalfiam, et cepit eam211. A.D. 1100 - Indict. VIII. Boammundus in proelio captus est a Saracenis212. 1098: Roggerius-capta est] non in marg., sed sub lin. anni 1097, et Riccardocapta est in int. marg., scr. T5; Roggerius-Iordani ad ann. 1097 ref. Pertz, Gaetani Roggerius] Rogerius Muratori 1099: Urbanus-fit] non in marg., sed sub lin. anni 1098 scr. T5; ad ann. 1098 ref. Pertz, Gaetani Roggerius-eam] in int. marg. scr. T5; ad ann. 1100 ref. Muratori Roggerius] Rogerius Muratori, Gaetani 1100: Boammundus] Boamundus Muratori, Pertz state apposte al di sotto, e non al di sopra del rigo, ma qui e nei due anni successivi si è supposto che sia stata seguita una prassi diversa. 208

Cfr. gli Annales Casinenses de annalibus antiquis excerpti cit., pp. 14261427, con datazione al 1098. Poiché potrebbero costituire una possibile fonte, si è pensato di riferire l’annotazione a quest’anno, anche se è posta al di sopra della linea riferita al 1098, mentre nelle precedenti occasioni, tali annotazioni erano state aggiunte al di sotto del rigo. Cfr. anche Lupus Protospatarius, Chronicon cit., p. 63; Gaufredus Malaterra, De rebus gestis Rogerii cit., pp. 105 ss.; Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., p. 201, che pure pongono l’evento al 1098. 209

Gerusalemme fu presa il 14 luglio 1099: cfr. almeno Runciman, Storia cit., pp. 241-248. L’annotazione potrebbe ancora derivare da una redazione degli Annales Casinenses cit., pp. 306-307, dove l’evento è datato al 1098: per questo si è deciso di riferire l’annotazione, scritta sul rigo del 1098, a quest’anno. 210 Urbano II morì il 29 luglio 1099 e il suo successore Pasquale II venne eletto il successivo agosto. 211

Non si hanno altre notizie di questo assedio: cfr. anche Camera, Memorie cit., p. 297. L’annotazione è scritta sul margine interno, leggermente sporgente rispetto a quella relativa alla morte di Urbano. Potrebbe, in realtà, essere riferita anche al 1100, perché è all’altezza di quell’anno; tuttavia, la nota relativa alla cattura di Boemondo, scritta sull’altro margine, non occupa tutto lo spazio disponibile, dove potevano essere facilmente aggiunte altre informazioni. Si è pensato, quindi, che continuasse invece l’annotazione relativa alla morte di Urbano. 212

Tra le fonti dell’Italia meridionale, cfr. Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., p. 202, dove, alla corrispondente nota, si possono trovare ulteriori rimandi. Cfr. anche C. Carpini, La prigionia di Boemondo, in Boemondo. Storia di un principe normanno, cur. F. Cardini - N. Lozito - B. Vetere, Galatina 2003, pp. 67-73; J. Flori,


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A.D. 1101 - Indict. IX. Roggerius comes Siciliae obiit213. Paschalis papa obsedit Beneventum cum valido exercitu Apuliae et Calabriae, et cum Roggerio duce cepit eam214. A.D. 1103 - Indict. XI. Quando domnus abbas Petrus dimisit ecclesiam Sancti Pauli215. A.D. 1105 - Indict. XIII. Oderisius abbas Casinensis defungitur, et Gregorius statuitur216. Riccardus princeps, filius Iordanis, obbiit217. Stella cometes apparuit de mense februario218. A.D. 1106 - Indict. XIV. Petrus abbas Sanctae Trinitatis Cavensis emit casalem in Apulia, qui dicitur Frabica mille et centum sclyfatis219. 1101: Roggerius] Rogerius Muratori Roggerio] Rogerio Muratori 1103: Quando-Pauli] inter ann. 1103 et 1104 scr. T5; ad ann. 1104 ref. Muratori 1105: Gregorius] inde Muratori princeps] P. Muratori Iordanis] Jordani Muratori 1106: Frabica] Fabrica Muratori sclyfatis] schifat. Muratori . Bohémond d’Antioche. Chevalier d’aventure, Paris 2007, pp. 210-249; L. Russo, Boemondo. Figlio del Guiscardo e principe di Antiochia, Avellino 2009, pp. 133-152. 213

Ruggero morì il 22 giugno 1101.

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Cfr. i Chronica ignoti monachi Cisterciensis Sanctae Mariae de Ferraria, ed. A. Gaudenzi, Napoli 1888, p. 15, che datano al 1102, come Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., p. 203; Annales Beneventani cit., p. 183 (Bertolini, Gli Annales Beneventani cit., p. 151). 215

La notazione si connette con quella dell’anno 1097. Evidentemente era stata completata l’opera di riforma della chiesa: cfr. Guillaume, Essai cit., p. 71. 216 Oderisio, abate di Montecassino, morì il 2 dicembre 1105, ma gli successe Ottone: cfr. Catalogus abbatum monasterii Casinensis cit., p. 489. 217 Cfr. Annales Casinenses cit., p. 308, nonché Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., p. 203, nei quali, però, l’evento è datato al 1106. 218 Cfr. Annales Casinenses cit., p. 308, e Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., p. 204, nei quali, però, l’evento è datato al 1106; nonché gli Annales Beneventani cit., p. 183 (Bertolini, Gli Annales Beneventani cit., p. 152). 219

Lo sclifatus o schifatus era una moneta concava d’oro. Cfr. la nota a p. 39 dell’edizione curata da Gaetani d’Aragona, in cui si fa riferimento anche a un documento da cui risulta che il casale di Fabrica, presso Foggia, fu ricevuto in dono dal duca Ruggero (Borsa) nello stesso anno. Cfr. però Guillaume, Essai cit., Appendice, pp. XVIII-XIX, che pubblica un documento di Ruggero del novembre 1100; nonché G.A. Loud, The Abbey of Cava, its Property and Benefactors in the


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Robbertus filius Iordanis invasit Capuam, et ex parte igne eam succendit220. A.D. 1107 - Indict. XV. Luna XIV sanguinea facta est per totam noctem III id. ianuarii. A.D. 1109 - Indict. II. Paschalis papa a Carulo, rex, captus est, et iterum reconciliatus221. A.D. 1110 - Indict. III. Domnus abbas Petrus Sanctae Trinitatis Cavensis emit castrum Sancti Adiutoris mille et D sclifatis de mense frevuario222. Eodem mense Roggerius dux obbiit, et Boammundus obbiit postea octavo die223.

1106: Robbertus] Roberti Muratori; Robertus Pertz, Gaetani succendit] non bene legitur in ms 1109: a Carulo-reconciliatus] ab Henrico rege est captus, et iterum reconciliatur Muratori, qui ad ann. 1110 ref. 1110: D] decem Gaetani sclifatis] Schifat Muratori frevuario] Februario Muratori Boammundus-postea] Boamundus postea obiit Muratori Norman Era, in Anglo-Norman Studies, IX, Proceedings of the Battle Conference 1986, cur. R. Allen Brown, Woodbridge - Totowa 1997: 163; V. Loré, Monasteri, principi, aristocrazie: la Trinità di Cava nei secoli XI e XII, Spoleto 2008, p. 56. 220

Roberto I fu principe di Capua dal 1106 al 1120: cfr. Chalandon, Histoire cit., I, p. 312. L’incendio di Capua non sembra attestato da altre fonti. 221 In realtà papa Pasquale II fu fatto prigioniero dal re Enrico V, figlio dell’imperatore Enrico IV, venuto a Roma: cfr. Falco Beneventanus, Chronicon Beneventanum, ed. E. D’Angelo, Firenze 1998, 1110.1.2, p. 4; Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., p. 205, che data al 1111, conformemente con gli Annales Romani, in Liber pontificalis, ed. L. Duchesne, II, Paris 1892, pp. 340-341. 222 Sul castello di S. Adiutore, posto sulla cima di un colle nella vallata di Cava, cfr. Ugo da Venosa, Vitae cit., p. 28 e nota corrispondente; nonché Polverino, Descrizione cit., I, pp. 103-108. Inoltre, nello specifico, cfr. C. Carlone, Falsificazioni e falsari cavensi e verginiani del secolo XIII, Altavilla Silentina 1984, p. 61; Loud, The Abbey of Cava cit., p. 164; Loré, Monasteri cit., pp. 56 e 161. 223 Ruggero Borsa, duca di Puglia, figlio del Guiscardo, morì il 22 febbraio 1110; contrastata, invece, è la data precisa di morte di Boemondo d’Altavilla, suo fratellastro. Cfr. Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., pp. 205-206, dove però si dice che Boemondo morì 14 giorni dopo, cioè il 7, e non il primo marzo; Falco Beneventanus, Chronicon cit., 1110.2.1, p. 4; nonché A. Gadolin, Prince Bohemund’s death and apotheosis in the church of San Sabino, Canossa di Puglia, «Byzantion», 52 (1982), pp. 124-153.


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A.D. 1113 - Indict. VI. Sarraceni ab Africa venientes Lucaniam depopulantur. Salernum applicuerunt. Auctore Deo, Salernitani, Amalfitani et Neapolitani ceperunt eos, et interfecerunt in mari224. A.D. 1118 - Indict. XI. Obiit domnus papa Paschalis, et Iohannes cancellarius in papam, Pelagius, ordinatur225. Et IX die stante mense iunio domnus Petrus abbas, dum ad capitulum secundum consuetudinem veniret, subito in extasi factus est, ita ut putaretur defunctus esse, et statim Deo ad mentem rediit. Et domnus Constabilis ab ipso ordinatus est abbas XVII die intrante mense octobri226. A.D. 1119 - Indict. XII. Pelagius papa obiit, et Callixtus papa eligitur227. A.D. 1120 - Indict. XIII. III non. iunii obiit Robbertus princeps. VI kal. iun. unctus est Riccardus filius eius in principem.

1113: applicuerunt] applicaverunt Muratori 1118: papa Paschalis] Paschalis papa Muratori, Gaetani Pelagius] sup. lin. scr. T5; Gelasium Muratori Et IX-octobri] in ext. marg. praecedentis notae postea scr. T5, ubi rubra macula tegitur; om. Muratori ab ipso] ad ipsum Pertz 1119: Pelagius] Gelasius Muratori Callixtus eligitur] Calixtus eligitur. Domnus Constabilis ordinatus est abbas add. Muratori 1120: III non.-Iordanus princeps] in inf. marg., in triang., scr. T5 Robbertus] R. T5; Riccardus Muratori, Gaetani; Roggerius Pertz 224 Non pare che questa informazione sia riportata da altre fonti. Cfr. M. Schipa, Il Ducato di Napoli, «Archivio Storico per le Province Napoletane», 19 (1894), p. 241. 225

Cfr. anche Annales Casinenses cit., p. 308, con il corretto nome, che non è Pelagio ma Gelasio II, papa dal gennaio 1118 al gennaio 1119. 226 Stando a quanto viene qui detto, Pietro infermò il 22 giugno, e, al suo posto, il 17 ottobre, venne eletto Costabile: Ugo da Venosa, Vitae cit., p. 30 e nota corrispondente; nonché Guillaume, Essai cit., p. 79; Polverino, Descrizione cit., II, 9-12; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 183-184. I termini stante e intrante, entrambi usati in questa notazione, non sono equivalenti, come sostiene Gaetani d’Aragona nella nota a p. 40 della sua edizione. Secondo una consuetudine diffusa, intrans indica i giorni a partire dall’inizio del mese, e stans quelli a partire dalla fine del mese: cfr. A. Cappelli, Cronologia, cronografia e calendario perpetuo, Milano 19886, p. 26, nota 1. Comunque, sembra che qualcuno abbia tentato di abradere questa annotazione, che risulta anche aggiunta successivamente. 227

Ancora una volta il nome è sbagliato: Gelasio II morì il 28 gennaio 1119. Gli successe, fino al dicembre 1124, Callisto II.


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IV id. iunii obiit Riccardus princeps. IV nonas iulii unctus est Iordanus princeps228. [126v] A.D. 1121 - Indict. XIV. Obiit Robbertus, Evulanus comes229. A.D. 1123 - Indict. I. Domnus Petrus, abbas venerabilis, constructor atque institutor huius monasterii Sanctae Trinitatis, cum eo perenniter regnaturus, migravit ad Dominum230. Anno ab incarnatione Domini nostri Iesu Christi MCXXIII, indictione III, temporibus nostri domni Wilielmi magnifici ducis atque religiosi abbatis nostri Constabilis, decimo die astante men-

1120: IV id.] 2. id. Muratori; III yd. Gaetani 1121: Obiit-comes] om. Muratori 1123: Dominus-Dominum] ad annum 1120 ref. Muratori; ad annum 1122 ref. Pertz, Gaetani Domnus-venerabilis] Domnus Abbas venerabilis Petrus Muratori, Gaetani Anno-Amen] in inf. marg. c. 125v, in triang., infra ann. 1082, ubi inciAnnopit secundus cyclus decennovennalis, scr. T7; ad ann. 1120 ref. Muratori Wilielmi] Eodem anno Indict... 3. temporibus nostri Domini Gulielmi Muratori astante] intrantis Muratori; astantis Pertz 228 Si tratta certamente di Roberto I, principe di Capua, nonostante che, nel codice, il nome sia indicato solo con l’iniziale, e che il personaggio non sia stato correttamente identificato dai precedenti editori. Da quanto risulta qui, Roberto morì il 3 giugno 1120; già il 27 maggio, evidentemente prima della sua morte, gli successe il figlio Riccardo III, che morì il 10 giugno; a lui, il 5 luglio, successe Giordano II, principe fino al 1127. Falco Beneventanus, Chronicon cit., 1120.3.14, p. 54, dice che Riccardo fu eletto principe il 5 maggio, perché il padre era ammalato, e fu consacrato lo stesso giorno (ma deve esserci un errore nel testo, perché la successione degli eventi viene presentata in maniera tale da far pensare che elezione e consacrazione siano avvenuti in giorni diversi), che il padre Giordano morì 8 giorni dopo (informazione che, all’incirca, coincide con quella degli Annales Cavenses), cioè il 13 maggio, e che Riccardo fu principe solo 10 giorni, quindi fino al 15 maggio. Cfr. anche Annales Casinenses cit., p. 308; Chronica monasterii Casinensis cit., IV 65, p. 528. 229

Roberto, conte di Eboli: cfr. J.H. Drell, Kingship and conquest: family strategies in the principality of Salerno during the Norman Period, 1077-1194, Cornell University 2002, p. 183. 230 Pietro morì il 4 marzo 1123: cfr. Ugo da Venosa, Vitae cit., p. 26 e nota corrispondente; Guillaume, Essai cit., p. 79.


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sis octubris, castellum nostrum Sancti Angeli in Cilentum firmare coepimus. Gratias Deo et beatae Mariae semper virgini, beato Michaheli Archangelo et omnibus sanctis eius. Amen231. A.D. 1124 - Indict. II. Domnus Constabilis, huius monasterii Sanctae Trinitatis venerabilis abbas, obiit. Et domnus Symeon, venerabilis abbas, ei successit232. A.D. 1126 - Indict. IV. Domnus Callixtus papa obiit XIX kal. ianuarii, cui tertio die successit Honorius233. A.D. 1127 - Indict. V. Obiit Wilielmus dux, et Iordanus princeps234. A.D. 1128 - Indict. VI. Roggerius comes Siciliae et Calabriae factus est dux235. 1123: Cilentum] Cilento Gaetani sanctis] sancti Gaetani 1124: Et domnus-successit] ad ann. 1126 ref. Muratori ei successit] successit eum Pertz 1126: Domnus-Honorius] ad ann. 1125 ref. Pertz 1127: Wilielmus] Guilielmus Muratori 1128: et] om. Muratori 231 Sulla costruzione del castello di Sant’Angelo, detto poi dell’Abate e, più brevemente, Castellabate, ottenuto in concessione dal duca Guglielmo, cfr. Ugo da Venosa, Vitae cit., p. 34, nota 6; Guillaume, Essai cit., pp. 92-93; D. Ventimiglia, Notizie storiche del Castello dell’abate e de’ suoi casali nella Lucania, Napoli 1827, pp. 5 ss. Tuttavia è da notare che l’anno dall’incarnazione e quello indizionale non corrispondono. Del resto, l’annotazione è stata aggiunta da una mano diversa. 232

Costabile morì il 17 febbraio 1124. Cfr. Ugo da Venosa, Vitae cit., p. 30 e nota corrispondente; nonché Guillaume, Essai cit., p. 94; Polverino, Descrizione cit., p. 12; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 183-184. 233

La data corrisponderebbe, correttamente, al 14 dicembre, ma papa Callisto II morì nel 1124: cfr. G. Miccoli, Callisto II, in EP, 2, p. 254. Gli successe Onorio II, papa fino al 1130. 234 Si tratta di Guglielmo d’Altavilla, duca di Puglia, figlio del Guiscardo: sulla data della sua morte, avvenuta quasi certamente il 28 luglio, cfr. H. Houben, Guglielmo d’Altavilla, in DBI, 60, 2003, pp. 775-778; e di Giordano II, principe di Salerno e di Capua, morto il 19 dicembre: cfr. A. Sennis, Giordano, in DBI, 55, 2000, pp. 233-235. 235 Sulle circostanze in cui Ruggero II assunse e si fece riconoscere il titolo ducale cfr. H. Houben, Ruggero II di Sicilia: un sovrano tra Oriente e Occidente, Roma-Bari, 1999, pp. 55-66; E. Caspar, Ruggero II e la fondazione della monarchia normanna di Sicilia, Roma-Bari 1999 (ed. or. Innsbruck 1904), pp. 59-83.


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A.D. 1129 - Indict. VII. Henricus IV imperator obiit, cui successit Lotterius dux Saxoniae236. A.D. 1130 - Indict. VIII. Honorius papa II defungitur, cui successit Innocentius papa II. Quidam vero Romanorum subito duxerunt filium Petri Leonis, qui obiit post VIII annos, et ecclesia quievit237. Roggerius dux rex efficitur VIII kal. ianuarii. Eodem anno, dum dux esset, obsedit Salernum terra marique, et cepit eam. Et anno, quo factus est rex, obsedit Amalfiam, et cepit eam238. A.D. 1132 - Indict. X. Rogerius rex obsedit Barum terra marique, et cepit eam. Eodem anno obsedit Nuceriam, et pugnavit cum principe apud Scifatum flumen, et aufugit239. A.D. 1134 - Indict. XII. Cepit idem Capuam, Aversam, et Nuceriam240. 1129: Henricus-Saxoniae] in int. marg. scr. T8 Lotterius] Lotharius Muratori 1130: Honorius-quievit] in int. marg. scr. T8 duxerunt] dixerunt Muratori Roggerius] Rogerius Muratori, Gaetani rex] rege Gaetani 1132: Rogerius-aufugit] in int. marg. scr. T8 Scifatum] Schifatum Muratori 1134: idem] om. Muratori 236 Si tratta, in realtà, di Enrico V, morto il 23 maggio 1125, e di Lotario II, che gli successe fino al 1137. 237 Effettivamente, papa Onorio II morì nella notte tra il 13 e il 14 febbraio 1130, e gli successe Innocenzo II: cfr. S. Cerrini, Onorio II, in EP, 2, p. 258. La sue elezione, però, fu contestata da Pietro Pierleoni, che, eletto antipapa, assunse il nome di Anacleto II, e morì il 25 gennaio 1138. Cfr. T. di Carpegna Falconieri, Innocenzo II, in DBI, 62, 2003, pp. 410-416; R. Manselli, Anacleto II, in DBI, 3, 1961, pp. 17-19. 238 Sull’incoronazione regia di Ruggero, avvenuta a Palermo il 25 dicembre del 1130, e sulle precedenti conquiste di Salerno e di Amalfi cfr. Houben, Ruggero II cit., pp. 63-74. 239

Sull’assedio di Bari, nel maggio 1132, e sulla battaglia di Nocera, combattuta il 25 luglio 1132 contro il principe Roberto a Scafati, sul fiume Sarno, cfr. soprattutto Falco Beneventanus, Chronicon cit., 1132.3.2-3 e 1132.10.4-24, pp. 120 e 134-138, nonché Alexander Telesinus Abbas, Ystoria Rogerii regis Sicilie, Calabriae atque Apulie, ed. L. De Nava, Roma 1991 (FSI, 112), II 18-32; Houben, Ruggero II cit., pp. 81-82. 240

In realtà, queste città furono prese nel 1135: cfr. Houben, Ruggero II cit., pp. 87; Caspar, Ruggero II cit., pp. 139 ss.


ANNALES

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A.D. 1135 - Indict. XIII. Idem rex ad obsidendam Neapolim terra marique ivit. Pisani ceperunt Amalfim, sed ab eodem Rogerio rege fugati sunt, et plures capti nonnullique perempti241. A.D. 1137 - Indict. XV. Lotterius imperator intravit Apuliam cum papa Innocentio et cepit Salernum salvus cum Pisanis, et, constituto duce Raynone, reversus est, et in ipso itinere defunctus. Cui successit Conradus, nepos Henrici imperatoris242. Eo anno factum est bellum inter regem Rogerium et ducem Raynonem, ubi multa milia hominum regis interfuerunt, inter Rinianum et Casale Novum, et rex aufugit <Saler>num. Et inde, mortuo duce Raynone, dum rex Sicilia degeret, Melfia reddita est illi243. Post hoc, Salernum veniens, mons Besubius magnum eructavit incendium, quod secutus est pulvis tantae densitudinis, ut totum aerem obtenebraret, et totam hanc operuit regionem usque

obsidendam] obsidendum 1135: Idem-interempti] in int. marg. scr. T8 Muratori, Pertz ivit] vacuum spatium sequitur in ms. plures] quamplures Muratori perempti] interempti Muratori 1137: Lotterius] Lotharius Muratori; Lotarius Gaetani et cepit Salernum] salvus Muratori et in-defunctus] om. Muratori Rinianum] non legit Muratori; Ranianum Pertz <Saler>num] non bene legitur in ms.; integr. Pertz Et inde-constituit] ad annum 1138 ref. Pertz et inde] non bene legitur in ms., om. Muratori, Pertz, Gaetani dum-degeret] dum in Sicilia ageret Muratori Melfia] Malfia Muratori Besubius] Vesuvius Muratori 241

L’assedio di Napoli cominciò, effettivamente, nell’estate del 1135. Cfr. Houben, Ruggero II cit., p. 90; Caspar, Ruggero II cit., pp. 137 ss. 242

L’imperatore Lotario, accompagnato dal papa Innocenzo II, prese possesso della Puglia nel maggio del 1137, poi prese Salerno, già assediata dai Pisani, in agosto, con l’aiuto del duca Rainulfo; morì, poi, mentre tornava in Germania, il 4 dicembre: sulla vicenda cfr. anche Chronica monasterii Casinensis cit., IV 106 ss., p. 568; Chronica ignoti monachi Cisterciensis cit., p. 21; Falco Beneventanus, Chronicon cit., 1137.7.1-1137.10.9, pp. 186-188; Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., pp. 222-223. Gli successe Corrado III. 243 Sulla battaglia di Rignano Garganico cfr. Falco Beneventanus, Chronicon cit., 1137.20.1-7, pp. 196-198, secondo il quale la battaglia avvenne il 2 ottobre; Chronica ignoti monachi Cisterciensis cit., pp. 22 s.; Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., pp. 224-225. Inoltre, cfr. Houben, Ruggero II cit., p. 92. Il duca di Puglia Rainulfo morì a Troia il 30 aprile 1139: cfr. Falco Beneventanus, Chronicon cit., 1139.2.1, p. 216, secondo il quale la battaglia avvenne il 2 ottobre; Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., p. 226.


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Principatum, et Calabriam, et coepit tertio kal. iunii, et paulatim decrescens, per XXX dies, totidemque noctes, sicut ventus eumdem pulverem agitabat, terram operiebat; quievit die apostolorum Petri et Pauli244. Post haec Innocentius papa cum exercitu Romanorum Campaniam adveniens, rex aggressus contra; tum fugam papa arripiens, captus est a rege cum maxima parte exercitus Romanorum. Qui, coactus captione, non tantum sui, set populi Romani regi vexilla tria tradidit, unum Regni Siciliae, aliud Ducatus Apuliae, tertium Principatus Capuae245. Postea rex Barum proficiscens cum magna difficultate reddita est illi, ubi principem et barones interfecit. Et siluit terra in conspectu eius. Et veniens Salernum, filium suum, quem Capuae principem fecerat, etiam Neapoli dominatorem constituit246.

1137: tertio-decrescens] paulatim decrescere Muratori sicut] siccus Muratori agitabat] asportabat Muratori quievit] qui quievit Muratori; qui desiit Pertz aggressus] egressus Muratori tum] et Muratori captione] est ... Muratori set populi] populi Muratori regi] rege Gaetani Regni Siciliae] regni ... Muratori principem] principes Muratori 244

Secondo le indicazioni qui fornite, l’eruzione dovrebbe essere iniziata il 29 maggio e finita il 29 giugno. Tuttavia, Falco Beneventanus, Chronicon cit., 1139.4.1-2, p. 218, dice che l’eruzione iniziò il 28 maggio e durò 8 giorni, pur se la polvere rimase in aria per 30 giorni. Cfr. anche Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., p. 226; e Chronica ignoti monachi Cisterciensis cit., p. 25, dove, però, si parla del monte di Pozzuoli, che iniziò a eruttare il 28 giugno (iiii kl. iulii, dove però, forse, si intendeva dire iunii), e che l’eruzione durò 8 giorni, mentre la polvere rimase in aria per 30 giorni. 245

Cfr. Falco Beneventanus, Chronicon cit., 1139.8.1-16, pp. 220-222, dove, al par. 1139.8.14, però, dice che il papa «Regi vero Rogerio statim Siciliae regnum per vexillum donavit, duci, filio suo, ducatum Apuliae, principi, altero filio eius, principatum Capuanum largitus est». Cfr. anche Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., p. 225, dove si parla solo dei vessilli del regno di Sicilia e del ducato di Puglia; Chronica ignoti monachi Cisterciensis cit., p. 25. Cfr. anche Houben, Ruggero II cit., pp. 93 s. 246 Sul lungo assedio di Bari e sulla sua caduta cfr. Falco Beneventanus, Chronicon cit., 1139.12.1-14, pp. 228-230, dove, a seguire, si parla anche dell’arrivo di Ruggero a Salerno. Cfr. anche Chronica ignoti monachi Cisterciensis cit., p. 26; Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., p. 226. Il figlio di Ruggero è Guglielmo I.


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A.D. 1141 - Indict. IV. Domnus Symeon, huius monasterii Sanctae Trinitatis venerabilis abbas, obiit, et domnus Falco abbas successit ei247. A.D. 1143 - Indict. VI. Innocentius papa II defungitur, et unanimitate omnium Romanorum, tam clericorum quam laicorum, Guido cardinalis eius loco eligitur. Qui sexto die suae ordinationis obiit, et Giraldus cardinalis pro eo est ordinatus in papam Lucium248. A.D. 1145 - Indict. VIII. Obiit Lucius papa secundus XV kal. martii, et ordinatus abbas Sancti Anastasii in papam Eugenium249. A.D. 1146 - Indict. IX. Octavo yd. iunii obiit domnus Falco nostrae congregationis abbas, et VII yd. iulii Marinus vesterarius loco eius successit250. 1141: Domnus-ei] in inf. marg. scr. T7; ad ann. 1140 vel 1141 ref. Pertz Trinitatis] vacuum spatium sequitur in ms. venerabilis] Cavensis Muratori 1143: Innocentius-Lucium] in int. marg. scr. T8 II] om. Muratori eligitur] qui Caelestinus II dictus est add. Muratori 1145: Obiit-Eugenium] in inf. marg. scr. T7 XV] non bene legitur in ms.; XI Muratori ordinatus] est add. Muratori, Gaetani 1146: Octavo-eam] in ext. marg. scr. T8 247

Cfr. la nota di Mattei - Cerasoli ai Cavensium abbatum nomina versibus comprehensa a monacho Iohanne Capuano, in Ugo da Venosa, Vitae cit., p. 38, dove si dice che Simeone fu abate dal 18 febbraio 1124 al 16 novembre 1141, e Falcone dal 16 novembre 1141 al 6 giugno 1146. Nella lista di Giovanni Capuano, tuttavia, p. 37, si dice che Simeone fu il quinto abate per 16 anni e Falcone gli successe per 5 anni. Cfr. anche Guillaume, Essai cit., pp. 101-116; Polverino, Descrizione cit., II, pp. 12-13; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 184-187. 248 Innocenzo II morì il 24 settembre, e gli successe Celestino II, al secolo Guido Castello, cardinale diacono di S. Maria in Via Lata, che effettivamente morì l’8 marzo 1144: questi, però, fu eletto, unanimemente, il 26 settembre, e incoronato il 3 ottobre 1143: cfr. D. Girgenson, Celestino II papa, in DBI, 23, 1979, pp. 388-392. A lui successe Geraldo, cardinale prete di S. Croce in Gerusalemme, che, eletto papa il 12 marzo 1144, assunse il nome di Lucio II: cfr. G. Milani, Lucio II, in EP, 2, pp. 276-277. 249

Lucio II morì il 15 febbraio 1145. Gli successe Eugenio III, al secolo Berardo dei Paganelli, abate del monastero dei SS. Anastasio e Vincenzo a Roma, eletto lo stesso 15 febbraio e morto l’8 luglio 1153: cfr. H. Zimmermann, Eugenio III papa, in DBI, 43, 1993, pp. 490-496. 250

Cfr. la nota di Mattei - Cerasoli ai Cavensium abbatum nomina cit., p. 38, dove si dice che Marino fu abate dal 9 luglio 1146 al 15 dicembre 1170. Nella lista di Giovanni Capuano, tuttavia, p. 37, si dice che fu abate per 24 anni. Cfr., poi,


CAVENSES

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In praedicto mense iunio Roggerius rex Siciliae misit stolium suum et cepit Neapolim et tenuit eam251. A.D. 1147 - Indict. X. Rex Rogerius stolium suum in Romaniam misit, et Corpho et Cephaloniam et Estivam et Corinthum omnemque illam maritimam usque ad Malvasiam cepit. Principes etiam et omnes maiores, et cunctos Iudaeos illius terrae captivos ad Siciliam duxit252. A.D. 1154 - Indict. II. Obiit Rogerius rex, et Guilielmus filius eius substituitur253. [127r] A.D. 1160 - Indict. VIII. Obiit Adrianus papa, et Alexander tercius subrogatur; et facta est scisma in ecclesia Dei per XX annos254. A.D. 1165 - Indict. XIII. Obiit Guillelmus rex, et filius eius Guillelmus rex efficitur255.

1146: praedicto] praefato Muratori Roggerius] Rogerius Muratori, Pertz, Gaetani et cepit-eam] om. Muratori Corpho] Corfu Muratori etiam] 1147: Rex-duxit] in ext. marg. scr. T7 om. Muratori 1154: Obiit-substituitur] in int. marg. scr. T8 1160: Dei] om. Muratori Guillaume, Essai cit., pp. 116-124; Polverino, Descrizione cit., II, p. 13; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 187-188. 251

Si tratta della città di Nauplion, nel Peloponneso: cfr. Caspar, Ruggero II cit., pp. 351 s.; Houben, Ruggero II cit., p. 110. 252 Houben, Ruggero II cit., pp. 110 s.; Caspar, Ruggero II cit., p. 348. Con Estiva si intende probabilmente Hestiaea (ovvero Istiaia), che si trova sulla costa nord-occidentale di Eubea, e con Malvasia la città che si trova in Morea, Monemvasia, corrispondente all’antica Epidauro. 253

Ruggero morì a Palermo il 26 o 27 febbraio 1254. Cfr. Caspar, Ruggero II cit., p. 400; Houben, Ruggero II cit., p. 210. 254

Adriano IV, eletto papa il 4 dicembre 1154, morì il 1 settembre 1159. Alessandro III fu eletto il 7 settembre e consacrato il 20 settembre 1154: dalla sua elezione iniziò lo scisma che si protrasse fino al 1178. Cfr. P. Lamma, Adriano IV papa, in DBI, 1, 1960, pp. 330-335; P. Brezzi, Alessandro III papa, in DBI, 2, 1960, pp. 183-189. 255

Guglielmo I morì a Palermo il 7 maggio 1166, e gli successe il figlio Guglielmo II.


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A.D. 1169 - Indict. II. Mense februario terrae motus factus est magnus in Sicilia, et eversa est Cathenensium civitas256. A.D. 1170 - Indict. III. Domnus Marinus abbas Sanctae Trinitatis obiit, XIX kal. ianuarii257. A.D. 1171 - Indict. IV. Domnus Benencasa eligitur abbas Sanctae Trinitatis secundo kal. februarii258. A.D. 1178 - Indict. XI. Sol obscuratus est ex magna parte media die259. In hoc anno multitudo Sarracenorum interfecta est in partibus orientis ab habitatoribus Ierusalem260. A.D. 1179 - Indict. XI. In hoc anno Synodus facta est in urbe Roma, et condempnata est ibi incontinentia clericorum et usura, ut nullus usuram accipiat et nullus concubinam habeat261.

1169: Cathenensium] Catanensium Muratori; Cathaenensium Gaetani 1170: XIX kal. ianuarii] om. Muratori 1171: Benencasa] Benēca scr. T8 1178: interfecta-Ierusalem] in partibus Tarentum ab habitatoribus ... Muratori habitatoribus Ierusalem] non bene legitur in ms.; abitantibus Ierusalem Pertz 1179: et condempnata-habeat] om. Muratori ibi incontinentia] non bene legitur in ms. concubinam] non bene legitur in ms. 256 Il terremoto avvenne il 4 febbraio. Cfr. Romualdus Salernitanus, Chronicon cit., p. 258; Ugo Falcando, La Historia o Liber de regno Siciliae e la Epistola ad Petrum Panormitanae ecclesiae thesaurarium di Ugo Falcando, ed. G.B. Siragusa, Roma 1897 (FSI, 22), p. 164. 257

La data corrisponde al 14 dicembre, tuttavia, Mattei - Cerasoli nella nota ai Cavensium abbatum nomina cit., p. 38, dice che Marino fu abate fino al 15 dicembre 1170. Cfr. anche Guillaume, Essai cit., p. 123; Polverino, Descrizione cit., II, p. 13; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 187-188. 258 La data corrisponde al 31 gennaio; cfr. anche Mattei - Cerasoli nella nota ai Cavensium abbatum nomina cit., p. 38, che dice che Benincasa fu abate dal 31 gennaio 1171 al 10 gennaio 1194. Cfr. anche Guillaume, Essai cit., p. 124; Polverino, Descrizione cit., II, p. 13; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 189-190. 259

Cfr. Annales Ceccanenses cit., p. 285, che data l’eclissi al 13 settembre.

260

Probabilmente si fa riferimento alla battaglia di Montgisard, dove l’esercito di Baldovino IV fece gran strage di musulmani; essa, però, avvenne il 25 novembre 1177: cfr. almeno Runciman, Storia cit., pp. 637-638. 261

p. 188.

Su questo concilio lateranense cfr. almeno Brezzi, Alessandro III cit.,


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In hoc anno et sequenti facta est mortalitas magna per totam terram Laboratoriam, ita ut in lecticis mortuorum corpora ponerentur insepulta. A.D. 1181 - Indict. XIV. Obiit Alexander papa et Lucius tercius papa efficitur262. In hoc anno facta est fames magna per totam Italiam. A.D. 1185 - Indict. III. Rex Wilielmus II misit storium suum in Romaniam, et apprehendit Durrachium, et totum illud ducatum usque Thesalonicam, et ipsam Thesalonicam cepit263. A.D. 1186 - Indict. IV. Obiit Lucius tercius papa, et Urbanus tercius papa III efficitur264. A.D. 1187 - Indict. V. XI kal. octobris obiit Urbanus III papa et nonus Gregorius papa efficitur, et hic obiit IV kal. ianuarii, et Clemens papa efficitur265. A.D. 1189 - Indict. VII. Rex Wilielmus II obiit et Tancredus comes rex efficitur. Primo anno regni cuius venit Henricus Testa

1179: In hoc anno et-insepulta] om. Muratori; ad ann. 1180 ref. Pertz, Gaetani sequenti] in sequenti Pertz insepulta] non bene legitur in ms. storium] stolium Muratori 1185: Wilielmus] W. T7; Guilielmus Muratori illud] illum Muratori, Durrachium] sup. lin. scr. T7; Durachium Muratori Gaetani Thesalonicam] Thessalonicam Muratori 1186: Urbanus tercius papa] Urbanus papa III Muratori, Pertz, Gaetani 1187: XI kal.] II kal. Muratori octobris] sup. lin. scr. T8 hic obiit] hic Pertz et Clemens-efficitur] sup. lin. scr. T8 1189: Rex-reversus est] ad an. 1190 ref. Muratori Wilielmus] W. T7; Guilielmus Muratori Primo-reversus est] in inf. marg. scr. T7 cuius] ejus Muratori 262

Alessandro III morì il 30 agosto 1181; Lucio III fu eletto il successivo 1 settembre e incoronato il 6 dello stesso mese. 263

Cfr. F. Panarelli, Gugliemo II d’Altavilla, in DBI, 60, 2003, pp. 789-790.

264

Lucio III morì il 25 novembre 1185; gli successe, nello stesso giorno, Urbano III, che venne incoronato il successivo 1 dicembre. 265 Urbano III morì il 20 ottobre 1187: cfr. P. Grillo, Urbano III, in EP, 2, pp. 311-314. Gregorio VIII (l’indicazione nonus è da considerare un errore generato dall’errata lettura di una fonte precedente dove il numero era, evidentemente, scritto VIII, confuso con VIIII), eletto il 21 ottobre, morì il 17 dicembre dello stesso anno (e non il 29 dicembre, come risulta da questo testo): cfr. T. di Carpegna Falconieri, Gregorio VIII papa, in DBI, 59, 2002, pp. 164-166. Clemente III fu eletto il 19 dicembre: cfr. J. Petersohn, Clemente III, in EP, 2, pp. 316-319.


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cum Alamannis in Apuliam, et destruxit ibi Cornetum, et venit usque ad Aquam Pudidam, et postea reversus est266. A.D. 1190 - Indict. VIII. Imperator venit usque Neapolim, et obsedit eam, et postea illic267 infirmatus rediit in Alamannia268. A.D. 1193 - Indict. XI. Quarto ydus ianuarii obiit Benencasa abbas Sanctae Trinitatis269. A.D. 1194 - Indict. XII. Hoc anno reversus est imperator Henricus, et misit ante se stolium in Siciliam, et ipse venit per terram super Salernum, et obsedit eam, et secundo die obsidionis suae capta est civitas, quintodecimo videlicet kalendas octobris, quarto die ante festum beati Mathaei, et omnes fugerunt viri et mulieres, et civitas depopulata est et dispoliata. Et postea perrexit, et cepit totam Siciliam. Cepit etiam Wilielmum, filium Tancredi, quem fecerant regem, et matrem eius, sorores, et archiepiscopum in 1189: Alamannis] corr. ex Alannis T7; Alemannis Muratori, Gaetani Apuliam] sup. lin. add. T7 Pudidam] Pudridam Muratori 1190: illic] ibi Pertz, Gaetani Alamannia] Alemanniam Muratori, Gaetani 1193: Benencasa] Benecā T7 1194: stolium-Alamannia] in inf. marg. scr. T7 secundo] eadem Muratori quintodecimo videlicet] videlicet 5. Muratori kalendas] kalendarum Gaetani beati Mathaei] S. Matthaei Muratori Wilielmum] W. T7; om. Muratori sorores] et sorores Muratori, Pertz, Gaetani 266

Guglielmo II morì a Palermo il 18 novembre 1189: cfr. Panarelli, Gugliemo II cit., p. 790. La fazione normanna elesse a suo successore il conte Tancredi di Lecce. Sulla distruzione di Corneto, pertinenza della badia di Venosa, nel 1190, ad opera del maresciallo imperiale Enrico Testa, cfr. Annales Casinenses (in MGH, SS, XIX) cit., p. 314; nonché P.F. Palumbo, Tancredi conte di Lecce e re di Sicilia e il tramonto dell’età normanna, Roma 1991, p. 127. Mi sembra, però, che solo qui si faccia menzione dell’arrivo ad Acquaputrida (che doveva trovarsi nei pressi dell’attuale Mirabella Eclano). 267

Una macchia rossastra copre l’intera riga successiva, che evidentemente è stata abrasa. 268

Napoli, nel maggio-giugno del 1191, resistette all’assedio dell’imperatore Enrico VI, che, in seguito a un’epidemia che si diffuse tra i suoi soldati, fu costretto a tornare in Germania: cfr. Regesta Imperii, IV, 3, edd. J.F. Böhmer - G. Baaken, Köln 1972, 154-163. 269 Cfr. Mattei - Cerasoli nella nota ai Cavensium abbatum nomina cit., p. 38, che dice che Benincasa fu abate fino al 10 gennaio 1194. Cfr. anche Guillaume, Essai cit., p. 136; Polverino, Descrizione cit., II, p. 13; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 190-191.


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Salernitanum, et fratres eius, et multos alios, et vinctos duxit secum in Alamannia270. [127v] A.D. 1197 - Indict. XV. Hoc anno mortuus est Henricus imperator in civitate Messana271. A.D. 1208 - Indict. XI. Domnus Balsamus eligitur abbas Sanctae Trinitatis, VI ydus martii, et post tertium diem obiit abbas Petrus secundus Sanctae Trinitatis272. A.D. 1215 - Indict. III. In hoc anno facta est synodus in urbe Roma273. A.D. 1216 - Indict. IV. Obiit Innocentius papa III et Honorius tertius papa efficitur274.

1194: Alamannia] Alemanniam Muratori; Alamanniam Gaetani Henricus imperator] imperator Henricus 1197: est] add sup. lin. T8 Muratori, Gaetani 1208: Domnus-Trinitatis] ann. 1208 vel 1209 ref. Pertz sanctae] om. Muratori 270

Secondo le informazioni qui fornite, Enrico VI iniziò l’assedio di Salerno il 15 o 16 settembre, e prese la città il 17 settembre 1194, ovvero 4 giorni prima della festa di s. Matteo, che cade il 21 settembre: cfr. anche Regesta Imperii, IV, 3 cit., 375b; Annales Ceccanenses cit., p. 292. Su Guglielmo, figlio di Tancredi (morto il 20 febbraio 1194), che fu incoronato re a Palermo nel natale del 1194, cfr. F. Panarelli, Gugliemo III d’Altavilla, in DBI, 60, 2003, pp. 792-793. Sulla sua cattura e deportazione cfr., più specificamente, F. Panarelli, Il monastero di S. Maria di Picciano (MT) e gli ultimi sovrani della dinastia Altavilla, «Quellen und Forschungen aus italienischen Archiven und Bibliotheken», 90 (2010), pp. 53-72. 271

Enrico VI morì a Messina il 28 settembre 1197.

272

Da quanto viene qui detto si ricava che Balsamo fu eletto abate il 10 marzo 1208, e che il 13 morì Pietro II. Cfr. comunque Mattei - Cerasoli nella nota ai Cavensium abbatum nomina cit., p. 38, che dice che Pietro II fu abate dal gennaio 1195 al 13 marzo 1208, e Balsamo dal 13 marzo 1208 al 24 novembre 1232. Cfr. anche, correttamente, Guillaume, Essai cit., p. 142; Polverino, Descrizione cit., II, p. 14; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 192-194. 273 274

Si fa riferimento al concilio lateranense indetto da papa Innocenzo III.

Innocenzo III morì il 16 luglio 1216; Onorio III fu eletto il 18 e incoronato il 24 luglio: cfr. W. Maleczek, Innocenzo III, in EP, 2, pp. 326-350; S. Carocci - M. Vendittelli, Onorio III, ivi, pp. 350-362.


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A.D. 1219 - Indict. VII. Capta est a Christianis civitas Damiate, in festo videlicet sancti Leonardi275. A.D. 1220 - Indict. VIII. In hoc anno coronatus est domnus Fredericus imperator, et domna Constantia uxor eius imperatrix a domno Honorio papa III in urbe Roma, in festo videlicet sanctae Caeciliae276. Eodem etiam anno recuperavimus castrum Sancti Adiutoris, in vigilia scilicet Natalis Domini, domno Balsamo venerabili abbate multum proinde laborante277. Et ipsomet anno Capuana curia extitit celebrata per ipsum domnum imperatorem278. A.D. 1229 - Indict. II. Kal. iunii depositus est domnus I. abbas Cavensis de abbatia sententialiter279.

1219: Damiate] Damiata Muratori, Gaetani domnus Fredericus] Federicus Muratori; 1220: In hoc-Caeciliae] scr. T9 proinde] perinde domnus Federicus Gaetani Eodem-laborante] scr. T10 Muratori Et ipsomet-imperatorem] scr. T11 1229: Kal.-sententialiter] scr. T10 et rubra macula tegitur; om. Muratori deabbatia sententialiter] a. s. T10 positus] dep T10 Cavensis] cā T10 275 La festa di s. Leonardo cade il 6 novembre, ma Damietta venne presa il 5 novembre 1219: cfr. almeno Runciman, Storia cit., p. 825. 276 Sull’incoronazione imperiale di Federico II, avvenuta il 22 novembre, cfr., da ultimo, F. Delle Donne, La rappresentazione del potere e le sue liturgie: le testimonianze letterarie, in Un regno nell’impero. I caratteri originari del regno normanno nell’età sveva: persistenze e differenze (1194-1266), Atti delle diciottesime Giornate normanno-sveve, Bari - Barletta - Dubrovnik 14-17 ottobre 2008, cur. P. Cordasco - F. Violante, Bari 2010, pp. 493-533. 277 Sulla perdita, dopo il 1204, e sul recupero del castello di S. Adiutore, posto sulla cima di un colle nella vallata di Cava, cfr. Guillaume, Essai cit., p. 142 e 145; Carraturo, Ricerche cit., II, pp. 384-385. 278

L’assise di Capua fu tenuta nel dicembre del 1220: cfr. Regesta Imperii, V, edd. J.F. Böhmer - J. Ficker - E. Winkelmann, Innsbruck 1881, 1260b. 279

La menzione di questo abate, in questa nota che appare abrasa e coperta da una macchia rossastra, contrasta con quanto è detto anche in questi stessi Annales, dato che si parla dell’abate Balsamo come eletto nel 1208 e morto nel 1232. La notizia, in effetti, sembra riferirsi all’anno 1266, quando fu deposto l’abate Giacomo (Iacobus), come viene detto, appunto, all’anno 1266: cfr. anche la nota di Gaetani d’Aragona, a p. 56 della sua edizione degli Annales Cavenses.


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A.D. 1232 - Indict. V. VIII kal. decembris obiit Balsamus nostrae congregationis abbas, et domnus Leonardus vestararius abbas eligitur ydibus decembris280. [128r] A.D. 1240 - Indict. XIII. Obiit Gregorius papa281. A.D. 1243 - Indict. V. Innocentius papa IV eligitur282. A.D. 1245 - Indict. III. Hoc anno depositus fuit Fredericus imperator apud Lugdunum per domnum Innocentium papam IV in concilio generali, et excommunicati sunt omnes adhaerentes ei283. A.D. 1249 - Indict. VII. In hoc anno destructa est civitas Beneventana et translatum est corpus beati Bartholomaei, et alia multa corpora sanctorum et reliquiarum, a domno Leonardo abbate in monasterio Cavensi, videlicet XIX kal. februarii284.

1243: IV] add. sup. lin. T13 1245: Hoc anno-ei] om. Muratori 1249: et translatum] in hoc etiam anno translatum Muratori Muratori reliquiarum] reliquiae Muratori i

beati] om.

280

Balsamo morì il 24 novembre 1232 e Leonardo fu eletto abate il 13 dicembre dello stesso anno. Cfr. anche Mattei - Cerasoli nella nota ai Cavensium abbatum nomina cit., p. 38, che concorda nelle date, dicendo inoltre che Leonardo fu abate fino al 19 agosto 1255; nonché Guillaume, Essai cit., pp. 151-152; Polverino, Descrizione cit., II, p. 14; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 192-194; G. Vitolo, Il registro di Balsamo decimo abate di Cava, «Benedictina», 21 (1974), pp. 79-132. 281

Gregorio IX morì il 22 agosto 1241: cfr. O. Capitani, Gregorio IX, in EP, 2, pp. 363-380. 282

Innocenzo IV, dopo il breve intermezzo di Celestino IV (dal 25 ottobre al 10 novembre 1241) e una lunga vacanza papale, fu eletto il 25 giugno 1243: cfr. A. Paravicini Bagliani, Innocenzo IV, in EP, 2, pp. 384-393. 283 Il concilio di Lione fu aperto da una sessione preliminare tenuta il 26 giugno 1245. Federico II fu scomunicato e deposto nella terza e ultima sessione, del 17 luglio. Cfr. Regesta Imperii, V cit., 7552. 284

La data corrisponde al 14 gennaio. Sulla distruzione di Benevento, che, però, probabilmente, avvenne nel 1250, cfr. Regesta Imperii, V cit., 3807a; nonché S. Borgia, Memorie istoriche della pontifizia citta di Benevento dal secolo VIII al secolo XVIII, III, Roma 1769, p. 236; Guillaume, Essai cit., p. 156; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 167-168 (che, però, propone l’anno 1240); G. Cappelletti, Le chiese d’Italia: dalla loro origine sino ai nostri giorni, III, Venezia 1845, pp. 88-89.


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Et in sequenti anno mortuus est Fredericus imperator in partibus Apuliae, in castello Florentini285. A.D. 1252 - Indict. X. In hoc anno Conradus rex venit de Alamannia, et oboedivit ei totum regnum, praeter Neapolim, Capuam et Nuceriam, et quasdam alias terras286. A.D. 1253 - Indict. XI. In hoc anno omnes terrae, quae rebellatae fuerunt Conrado regi, reversae sunt ad eum, praeter Neapolim; unde iratus congregavit totum Regnum, et obsedit eam XVIII iunii a mari et a terra, et circumdata est civitas viriliter, et fecit contra eam multas machinas, et exquisita ingenia. Decimo itaque die intrante mense octubris, cogente eos fame simul et exercitu, reversi sunt ad eum, et praecepit rex, et destruxerunt totum murum eius per circuitum usque ad solum, et multos ex eis exiliavit. Similiter fecit Capuae287. A.D. 1254 - Indict. XII. In hoc anno mortuus est rex Henricus parvulus in civitate Melfiae, videlicet in mense decembris. In hoc etiam anno mortuus est rex Conradus, videlicet in mense madio XXI eiusdem288.

1249: Florentini] qui anno 1245. depositus fuerat apud Lugdunum per Dominum Innocentium PP. IV. in Concilio Generali, et excommunicati sunt omnes adhaerentes ei add. Murator fuerunt] fuerant Muratori, 1253: In hoc-Capuae] in inf. marg. scr. T 14 Gaetani a terra] terra Muratori, Gaetani et exercitu] per alteram man. additur In hoc anno] eodem 1254: In hoc anno-eiusdem] in ext. marg. scr. T13 anno Muraotori, ubi VII non.-praedictae civitatis praecedit etiam] om. Muratori videlicet-eiusdem] om. Muratori; ividem in mense madio XXI eiusdem Gaetani 285

Federico II morì a Fiorentino di Puglia il 13 dicembre 1250: cfr. Regesta Imperii, V cit., 3835a. 286

Corrado giunse a Siponto nel gennaio del 1252: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4569b. 287

Non ci sono altre fonti che forniscano notizie tanto precise sull’assedio di Napoli: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4596a e 4605a, nonché P. Schirrmacher, Die letzten Hohenstaufen, Göttingen 1871, p. 407. Capua, invece, era stata presa già nel gennaio del 1253: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4590a. 288 Sulla morte di Enrico minore, o Carlotto, figlio di Federico II e di Isabella d’Inghilterra, avvenuta a Melfi nel dicembre del 1253, cfr. Regesta Imperii, V cit., 4616c. Sulla data e sul luogo di morte (Melfi o Lavello) di Corrado cfr. Regesta Imperii, V cit., 4632a.


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VII mens. dec. obiit Innocentius papa IV in civitate Neapoli289, et secundo die obiit ibidem Stephanus cardinalis, quorum corpora tumulata sunt in maiori ecclesia praedictae civitatis290. A.D. 1255 - Indict. XIII. Octavo decimo intrante mense augusti obiit Leonardus Cavensis abbas, et domnus Thomas prior magnus claustralis eligitur abbas291. A.D. 1258 - Indict. I. In hoc anno Manfredus princeps Tarenti, cum esset baiulus regni, vocavit omnes praelatos, et apud Panormum accepit coronam in festo Sancti Laurentii292. A.D. 1259 - Indict. II. In hoc anno Trapani de terraemotu destructa est, et civitas Messana igne cremata est. In nocte sancti Francisci plures civitates et castra terraemotu concussae sunt293. VII mens.] VII non. T14, 1254: VII mens.-civitatis] in inf. marg. scr. T14 Pertz, Gaetani; Octavo non. Muratori, ubi haec pars, usque ad civitatis, praecedit: conieci ibidem] idem Muratori 1258: cum-regni] add. sup. lin. T14, qui scr. r. pro regni; om. Muratori; cum esset baiulus regis Gaetani praelatos] cum esset Baiulus Regis add. Muratori accepit coronam] om. Muratori 1259: et civitas-cremata est] om. Muratori Messana] Messane Pertz 289 Innocenzo IV morì il 7 dicembre 1254, ma le nonae (così come è scritto nel cod.) corrisponderebbero invece al 5, a meno che non si ponessero erroneamente le idi al 15; si è supposto, pertanto, un errore di lettura dell’antigrafo al quale si attingeva la notizia, dove forse era scritto mens. invece di non. Sulla data di morte di Innocenzo IV cfr. F. Pagnotti, Niccolò da Calvi e la sua Vita di Innocenzo IV con una breve introduzione sulla istoriografia pontificia dei secoli XII e XIV, «Archivio della R. Società Romana di storia patria», 21 (1898), pp. 7-120: 120. 290

Il cardinale è Stefano de Normandis, cardinale diacono di S. Adriano, morto l’8 dicembre 1254. Cfr. A. Paravicini Bagliani, Cardinali di curia e “familiae” cardinalizie. Dal 1227 al 1254, I, Padova 1972, pp. 15-16. 291

Secondo Mattei -Cerasoli, nota ai Cavensium abbatum nomina cit., p. 38, Leonardo fu abate fino al 19 agosto 1255, mentre non elenca Tommaso, non nominato da Giovanni Capuano. Cfr. anche Guillaume, Essai cit., pp. 158 e 161; Polverino, Descrizione cit., II, pp. 14-15; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 194-197. 292

Manfredi fu incoronato a Palermo il 10 agosto (o, secondo lo pseudoIamsilla, Historia, in RIS, ed. L.A. Muratori, VIII, Mediolani 1726, col. 583, l’11 agosto) 1258: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4670a e, da ultimo, Delle Donne, La rappresentazione del potere cit., pp. 513 ss. 293 Su questi eventi cfr. anche Annales Scheftlarienses minores a. 814-1272, ed. Ph. Jaffé, in MGH, SS, 17, Hannoverae 1861, p. 344; Menkonis Chronicon, ed. L. Weiland, in MGH, SS, 23, Hannoverae 1874, p. 547. La festa di s. Francesco cade il 4 ottobre.


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A.D. 1264 - Indict. VII. IX kal. april. obiit Thomas abbas Cavensis, et Iacobus abbas Sancti Benedicti de Salerno, ex mandato Urbani papae IV, effectus est abbas Cavensis294. Stella cometes apparuit a festo Sancti Iacobi usque kal. Octobris295 A.D. 1266 - Indict. IX. Kal. iulii depositus est Iacobus abbas Cavensis de abbacia sentencialiter per domnum Radulfum cardinalem sedis Apostolicae legatum, et a domno papa Clemente III missus est frater Amicus monachus Casinensis, et a praedicto legato aput Melfiam consecratus est abbas in die sancti Iacobi apostoli, et primo kalendarum augusti intravit in monasterium Cavense296. In hoc anno Carolus comes Provinciae intravit Romam XIII. kal. iun. et senator effectus est. Nonis decembr. Manfridus, qui vocabatur rex, destruxit terram Cavensem et depopulavit eam297. 1264: IX. kal.-Cavensis] scr. T14 IX. kal. april.] Octavo Kal. April. Muratori de Salerno] add. sup. lin. fortasse alia manus; om. Muratori est] add. sup. lin. T13 Stella-Octobr.] scr. T13; ad annum 1265 ref. Muratori 1266: Kal. iulii-Cavense] in ext. marg. scr. T13; om. Muratori; post In hoc anno Carolus-terra Cavae add. Gaetani In hoc anno Carolus-terra Cavae] in inf. marg. scr. T14 In hoc anno Carolus-effectus est] ad ann. 1265 ref. Gaetani kal. iun.] kal. ian. Muratori decembr.] Octob. Muratori Manfridus] Manfredus Muratori, hic et alibi Cavensem] cavēē T14; Cavae Muratori, Pertz, Gaetani depopulavit eam] depopulavit Pertz 294

Da quanto viene qui detto si ricava che Tommaso morì il 24 marzo. Cfr. anche Guillaume, Essai cit., p. 166; Polverino, Descrizione cit., II, p. 15; Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 196-197. 295

L’annotazione è effettivamente in linea con l’anno 1265, ma un tratto di penna la collega alla precedente. 296

Sulla vicenda cfr. la nota di Gaetani d’Aragona alla sua edizione degli Annales Cavenses, p. 56: la notizia era già stata erroneamente connessa con l’anno 1130. Il cardinale che procedette alla deposizione, evidentemente il primo luglio, fu Raoul Grosparmi, cardinale vescovo di Albano e legato papale. Stando a ciò che viene qui detto, il monaco cassinese Amico venne consacrato abate di Cava il giorno di s. Giacomo, che si festeggia il 25 luglio, e il primo agosto prese in consegna il monastero. Cfr. anche Polverino, Descrizione cit., II, pp. 15-16, che chiama l’abate Americo. 297

Secondo questa informazione, Carlo d’Angiò entrò a Roma il 20 (e non il 23) maggio 1265, e Manfredi devastò Cava il 5 dicembre: cfr. anche Guillaume, Essai cit., p. 168; Polverino, Descrizione cit., I, p. 145; Carraturo, Ricerche cit., II, p. 386. Sui problemi relativi alla contestata incoronazione regia di Manfredi cfr. Delle Donne, La rappresentazione del potere cit., pp. 513 ss.


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In die sanctae Epyphaniae per voluntatem sanctae Ecclesiae Carolus coronatus est rex, et venit cum exercitu magno, et in Purificatione sanctae Mariae intravit Regnum, et octavo die cepit Sanctum Germanum per vim, et expugnavit exercitum Manfridi. Tunc Manfredus fugit de Capua, et rex Carolus persecutus est eum usque Beneventum; et tertio die stante mense februarii pugnavit cum eo; et cecidit exercitum Manfridi, et tunc Manfridus mortuus est, et totum Regnum oboedivit Carolo regi, et omnes homines reversi sunt in terra Cavae298. A.D. 1267 - Indict. X. Mille CCLXVII, indictione XI299, secundo februarii, Saraceni Luceriae et multi alii perfidi Christiani contra illustrissimum domnum Karolum, filium regis Franciae, regem Siciliae, rebellionis spiritum assumpserunt300, habentes spem in Conradino filio regis Conradi, qui de Alamania cum duce Austriae et pluribus Theotonicis recesserat, et venerat Veronam, et ab inde 1266: Kal. iulii-Cavense] in ext. marg. scr. T13; om. Muratori; post In hoc anno Carolus-terra Cavae add. Gaetani In hoc anno Carolus-terra Cavae] in inf. marg. scr. T14 In hoc anno Carolus-effectus est] ad ann. 1265 ref. Gaetani kal. iun.] kal. ian. Muratori decembr.] Octob. Muratori Manfridus] Manfredus Muratori, hic et alibi Cavensem] cavēē T14; Cavae Muratori, Pertz, Gaetani depopulavit eam] depopulavit Pertz rex Carolus] Carolus rex Muratori, Gaetani exercitum] exercitu T14, Pertz; exercitus Muratori, Gaetani et mortuus] Tunc Manfridus mortuus Muratori terra] terram Muratori, Gaetani secundo] sex1267: Mille-supradictae] in inf. marg. c. 127v scr. T14 to Muratori Luceriae] Luter Muratori Karolum] Carolum ibi et aliis locis Muratori, Gaetani Siciliae] Sicilia Gaetani spiritum] Gaetani assumpserunt] assumpserunt Muratori habentes] hinc Gaetani Alamania] Alemannia Muratori, Gaetani 298

Carlo d’Angiò fu incoronato re il 6 gennaio 1266: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4800a, 9630a. Le nonae di dicembre corrispondono al 5 dicembre, e, quindi, in quella data del 1265 fu devastato il territorio di Cava: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4767a. La purificazione di Maria si festeggia il 2 febbraio, e, dunque, allora Carlo entrò nel Regno, e dopo otto giorni espugnò San Germano: cfr. B. Capasso, Historia diplomatica Regni Siciliae, Neapoli 1874, nn. 508-509, p. 302-303. Dell’opera di Capasso è stata approntata una nuova edizione, cur. R. Pilone, Battipaglia 2009. La battaglia di Benevento, infine, avvenne il 26 febbraio (corrispondente al terzo giorno contando dalla fine del mese, ovvero stante mense februarii). 299

È notevole, qui, la discrepanza nell’indicazione dell’indizione, che viene esplicitamente ripetuta nell’annotazione, ma che è sbagliata. 300

Da questa affermazione si ricava con tutta evidenza che l’annotatore di questa informazione era antisvevo.


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recedens venit Papiam, et postea Pisas, et ibi tam Theotonicorum, quam Yspanorum et Pisanorum, nec non et Italicorum exercitu maximo congregato, cum ipsis se contulit Romam, et ibi stetit per paucos dies cum ipso duce et comite Galvano, et adiuncto sibi domno Henrico, filio dompni Ferrantis regis Castellae, senatore Urbis, et etiam Romano populo, de ipsa urbe recedens cum toto exercitu dicto, regnum coepit invadere et intrare301. Quod idem domnus rex Karolus audiens, cum gente sua versus eumdem Conradinum et gentem eius iter suum direxit. Et cum idem Conradinus callidiose vellet intrare regnum, seque coniungere Saracenis, venit inter Albam et Pontum, et ibi castra sua defixit. Ad quem locum dictus domnus rex Karolus cum dicta gente sua se conferens castrametatus est ibi. Cumque uterque exercitus ad invicem se videret, vicesimo III augusti initum est proelium, et demum pluribus ex utraque parte cecidentibus in proelio supradicto, dictus domnus Karolus rex cum divino auxilio prosequente et adiuvante fide, quam habebat in sancta Romana ecclesia, proelium ipsum vicit; et facta fuit tanta strages hominum Conradini, quod innumerabilis fuit numerus eorumdem, et alii per valles, et nemora fugierunt. Quod Romanus populus audiens eundem domnum regem Karolum elegerunt senatorem eorum302. 1267: venit] venerat Muratori, Gaetani Yspanorum] Hispanorum Muratori; Hyspanorum Gaetani stetit] additur sup. lin. exercitu dicto] dicto exercitu Pertz invadere] in additur sup. lin. quem locum] quem Muratori ad invicem se] se ad invicem Muratori, Pertz, Gaetani et demum] om. Muratori cecidentibus] cadentibus Muratori proelio supradicto] proelio praefato Muratori domnus Karolus rex] dominus Carolus rex Muratori, Gaetani elegerunt] elegere Muratori 301 Corradino di Svevia, insieme con Federico di Baden, duca d’Austria, partì da Augusta l’8 settembre 1267: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4834b. Arrivò a Verona il successivo 21 ottobre: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4838b; a Pavia il 20 gennaio 1268: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4848h; a Pisa il 7 aprile: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4850g. A Roma, accompagnato da Galvano Lancia, giunse il 24 luglio, dove fu accolto festosamente dai Romani e dal senatore Enrico, figlio di Ferdinando III e fratello di Alfonso X, re di Castiglia: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4857e. Restò in quella città fino al 18 agosto: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4858a 302 Saputo che Corradino stava avanzando verso Roma, Carlo d’Angiò, alla fine di luglio del 1268 abbandonò l’assedio di Lucera (iniziato il 20 maggio), non riuscendo a domare la sommossa dei Saraceni. Marciando lungo la via Valeria, attraverso la Marsica, il 4 agosto si fermò ai Campi Palentini, a nord-ovest di Avezzano. Dopo


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Postmodum vero, cum ipse Conradinus una cum duce Austriae praedicto, comite Galvano et filio eiusdem comitis, de ipso proelio fugissent, iverunt Asturam, et ipsi volentes per mare evadere, ibi capti fuerunt et adducti ad dictum domnum regem Karolum, in carcere mancipati. Quibus in sua potestate habitis et detentis, et adductis ad eum apud Genazanum, ibi dictum comitem Galvanum eiusque filium coram omni populo decapitari iussit. Quo facto idem domnus rex contulit se ad Urbem303. Dictus autem dompnus Henricus, dum de ipso proelio similiter fugisset, accessit ad quoddam monasterium, quod dicitur Sancti Salvatoris, et ibi notus, captus fuit, et adductus ad ipsum domnum regem Karolum. Qui domnus rex, ducens secum captum dictum Conradinum, ducem praedictum et dompnum Henricum, ut ipsos sic captivos videret omnis homo, intravit regnum, et venit Neapolim, ubi idem domnus rex, post paucos dies, dictum 1267: Austriae praedicto] Austriae praefato Muratori ipsi volentes] ibi volentes Muratori in carcere] et in carcere Muratori Genazanum] Senaganum Muratori; Genaganum Gaetani notus] om. Muratori captum dictum] captum Muratori; captum victum Gaetani ducem praedictum et] et ducem praedictos et Muratori; ducem praedicti Gaetani aver saputo che Corradino, il 20 agosto, stava oltrepassando Carsoli, spostò l’accampamento a Ovindoli; il 21, Corradino, raggiunta l’alta valle del Salto, scese a sud, in direzione dei Campi Palentini, dove anche Carlo si spostò nuovamente. La sera del 22 agosto i due eserciti si trovarono l’uno di fronte all’altro tra Magliano e Cappelle, presso il torrente Riale, vicino ad Albe e a Villa Pontium. Il giorno dopo, il 23, ci fu la sanguinosa battaglia (vi furono, a quanto pare, circa 4000 morti), che venne detta di Tagliacozzo, dove l’esercito di Corradino fu sbaragliato: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4858c-h; inoltre P. Herde, Carlo I d’Angiò, in DBI, 20, 1977, pp. 208-210; Herde, Corradino di Svevia, in DBI, 29, 1983, pp. 373-374. 303

Dopo la battaglia, Corradino, insieme con Federico di Baden, duca d’Austria, e con Galvano e Galeotto Lancia, fuggì verso Roma, dove giunse il 28 agosto. Accolto ostilmente, il 31 agosto lasciò la città e si diresse al castello di Saracinesco, sulla via Valeria. Tra il 7 e il 9 settembre, sempre accompagnato da Federico di Baden e da Galvano e Galeotto Lancia, si diresse al porto di Astura, a sud di Anzio. Giovanni Frangipani, però, li catturò e li affidò a Roberto di Laveno, il quale, il 12 settembre, a Genazzano, li consegnò a sua volta a Carlo d’Angiò. Tra il 12 e il 13 settembre, a Genazzano, Carlo d’Angiò fece decapitare prima Galeotto Lancia, e poi suo padre Galvano. Il 16 settembre Carlo tornò a Roma in veste di senatore. Cfr. Regesta Imperii, V cit., 4858k-o; inoltre Herde, Carlo I d’Angiò cit., p. 210; Herde, Corradino di Svevia cit., pp. 374-375; A.A. Settia, Lancia Galvano, in DBI, 63, 2004, p. 334.


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Conradinum et ducem puplice decapitari iussit; quorum corpora sepulta fuerunt iuxta sepulcra Iudaeorum. Quo facto, idem domnus rex, ducens secum dictum domnum Henricum captum, ab ipsa civitate recessit, et ivit ad obsidionem Luceriae supradictae304. A.D. 1268 - Indict. XI. Hoc anno XXIII ianuarii mortuus est frater Amicus abbas Cavensis monasterii Neapoli, et eodem die delatum est corpus eius ad ipsum monasterium, et sequenti die traditum sepulturae. Altero vero die, scilicet in festo Conversionis beati Pauli apostoli, congregato collegio ipsius monasterii in unum, unanimi voluntate fratrem Leonem monachum nutritum et camerarium eiusdem monasterii elegerunt in abbatem eorum et monasterii supradicti, et post paucos dies idem electus per domnum Radulfum episcopum Albanensem, apostolicae sedis legatum, fuit aput Beneventum vocatus, et ibi confirmatus per eum, et ab eo ibi munus benedictionis accepit V februarii305. 1267: puplice] predicti Gaetani sepulcra] sepulchrum Muratori, Gaetani Luceriae supradictae] Luceriae supra praefatae Muratori 1268: abbas Cavensis] abbas Venerabilis Cavensis Muratori ipsius monasterii] ipsius Muratori nutritum] om. Muratori Radulfum] Rodulphum Muratori 304

Enrico di Castiglia, perso il suo cavallo, dopo la battaglia di Tagliacozzo si avviò verso Rieti, ma a sud della città si imbatté in Sinibaldo Vallecupola, fratello dell’abate Egidio di S. Salvatore Maggiore, e fu catturato. Dopo breve prigionia nel monastero, il 7 settembre fu consegnato a Carlo d’Angiò, che lo portò a Napoli, assieme agli altri prigionieri, e lo fece dapprima condannare a morte, poi alla prigionia a vita, che fu scontata fino al marzo 1277 nel castello di Venosa, e poi fino al luglio 1291 in Castel del Monte: cfr. N. Kamp, Enrico di Castiglia, in DBI, 42, 1993, p. 732. Corradino, invece, insieme con Federico di Baden, fu fatto decapitare pubblicamente il 29 ottobre 1268, sulla piazza del mercato di Napoli, e i loro corpi furono, inizialmente, sotterrati nella sabbia in riva al mare, vicino a un cimitero ebraico: cfr. Regesta Imperii, V cit., 4860a; nonché Herde, Corradino di Svevia cit., pp. 375-376. 305

L’abate Amico, o Americo, morì a Napoli, nel monastero dell’Arcangelo Michele della Porta dei monaci, il 23 gennaio del 1268; il suo corpo fu trasferito a Cava nello stesso giorno: cfr. Guillaume, Essai cit., p. 171. Su Leone II, che da quanto si ricava qui, fu eletto unanimemente abate il 25 gennaio 1268, e confermato tale a Benevento, il 5 febbraio, da Raoul Grosparmi, cardinale vescovo di Albano e legato papale (già menzionato per il 1266), cfr. anche i Cavensium abbatum nomina cit., p. 38, e la corrispondente nota di Mattei - Cerasoli, nonché Guillaume, Essai cit., p. 171; Polverino, Descrizione cit., II, p. 16.


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A.D. 1269 - Indict. XII. In hoc anno mortuus est domnus Clemens papa IV et stetit ecclesia per duos annos et menses decem sine pastore306. [128v] A.D. 1275 - Indict. III. Hoc anno factum est concilium apud Ludunum per quondam domnum papam Gregorium X, in quo concilio affuit abbas Leo II307. A.D. 1281 - Indict. IX. Hoc anno mortuus est Karolus rex primus in die sanctae Epiphaniae308. Anno dominicae incarnationis Millesimo CCLXXXI, die lunae II stante mense marcio, civitas Panormitana occidit omnes Francos, quos invenire potuerunt in dicta civitate, et exinde rebellata est tota Sicilia309. IV] om. Muratori et 1269: In hoc anno-pastore] in int. marg. scr. T14 menses decem] om. Muratori 1275: Hoc anno-II] in int. marg. scr. T15 Ludunum] Lugdunum Muratori quondam] om. Muratori, Gaetani 1281: Hoc anno-Epiphaniae] in ext. marg. scr. T19, ubi notula reclamans apposita est; ad ann. 1283 ref. Pertz, qui post Anno-in Sicilia scr.; ad ann. 1285 ref. Gaetani Karolus rex] Rex Carolus Muratori primus in-Epiphaniae] 4. Maii, et Carolus filius eius Primogenitus coronatur in Provincia in civitate Avinioni a D. Clemente papa Primo die Dominico mensis Augusti Muratori; in die sancti Epiphani Pertz Anno-Sicilia] in inf. marg. scr. T16 lunae] iunii Muratori potuerunt] potuit Muratori 306

Clemente IV morì il 29 novembre 1268: cfr. N. Kamp, Clemente IV, in EP, 2, p. 409. Il successivo papa, Gregorio X, fu eletto solo il primo settembre 1271: cfr. L. Gatto, Gregorio X, ivi, p. 413. 307

Il quondam che viene qui usato indica, evidentemente, che questa nota è stata aggiunta non molto dopo il 10 gennaio 1276, data di morte di Gregorio X. Il concilio di Lione fu inaugurato il 7 maggio 1274 e si concluse il successivo 17 luglio: cfr. Gatto, Gregorio X cit., 415-420. Notizia sulla partecipazione dell’abate di Cava, Leone II, ricavata, tuttavia, da qui, è data anche in Conciles et bullaire du diocèse de Lyon: des origines à la réunion du Lyonnais à la France en 1312, ed. J.B. Martin, Lyon 1905, p. 414, n. 1734. 308

Nel ms. la notizia è all’altezza dell’anno 1281, con una corrispondente nota di rimando; tuttavia, Carlo, avendo fatto testamento il 6 gennaio, morì il 7 gennaio del 1285: cfr. Herde, Carlo I d’Angiò cit., p. 222-223. 309

Si fa riferimento all’inizio dei Vespri siciliani, scoppiati il 30 marzo 1282, lunedì di pasqua (secondo giorno a contare dalla fine del mese, cioè stante mense).


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A.D. 1283 - Indict. XI. Anno dominicae incarnationis Millesimo CCLXXXIII, die lunae IX mensis iunii, domnus Karolus princeps apud Neapolim pugnavit cum galeis Siciliae, et captus est in ipso proelio cum baronibus et pluribus aliis Francigenis et hominibus regni, et deportati sunt in captivitate in Sicilia310. A.D. 1288 - Indict. I. Die veneris, ultimo mensis octobris, domnus Carolus, filius regis Caroli primi, exivit de carcere et de manibus quondam Petri et haeredum eius, dictus rex Aragonum gentis311. A.D. 1291 - Indict. IV. Hoc anno mortuus est Nicolaus papa 312 IV .

Karolus] Carolus Muratori 1283: Anno-Sicilia] in inf. marg. scr. T16 Francigenis] non bene legitur in ms.; om. Muratori; Francis Pertz, Gaetani et hominibus regni] om. Muratori sunt] add. sup. lin. T16 1288: Die-gentis] in marg. inf. scr. T16; ad annum 1283, ad initium, ref. Muratori; ad annum 1283, ad finem, ref. Pertz dictus rex] dicti regis Muratori 1291: Hoc-IV] sub lin. ann. 1290 scr. T18; ad ann. 1290 ref. Pertz; ad ann. 1292 ref. Gaetani Sui Vespri cfr. almeno M. Amari, La Guerra del Vespro Siciliano, 2 voll., Firenze 18768; S. Runciman, I Vespri siciliani. Storia del mondo mediterraneo alla fine del tredicesimo secolo, Bari 1971 (ed. or. London, 1958); S. Tramontana, Gli anni del Vespro. L’immaginario, la cronaca, la storia, Bari 1989. 310

Carlo II, in realtà, venne catturato il 5 giugno 1284, in seguito a una battaglia navale combattuta, nel golfo di Napoli, contro le navi aragonesi comandate da Ruggero di Lauria: cfr., oltre ai volumi sui Vespri, già citati nella nota precedente, anche A. Nitschke, Carlo II d’Angiò, in DBI, 20, 1977, pp. 228. 311 L’annotazione è all’altezza del 1288, ma c’è un richiamo che la lega al 1283; tuttavia, Carlo II venne liberato nel novembre del 1288, dopo la tregua biennale siglata il 28 ottobre 1288 a Canfranc, sui Pirenei: cfr. almeno Amari, La Guerra del Vespro cit., I, p. 396; Runciman, I Vespri cit., p. 346; Nitschke, Carlo II cit., p. 229. Anche qui, l’uso di quondam, riferito a Pietro III d’Aragona, morto l’11 novembre 1285, potrebbe stare a significare che l’annotazione fu fatta non molto dopo quella data. 312

L’annotazione è scritta sotto l’anno 1290, e, in precedenza, talvolta, è stata usata la stessa tecnica di collocazione cronologica, aggiungendo la nota sotto la linea dell’anno. Tuttavia, in questa carta, sembra che le note di rimando siano state apposte al di sopra dell’anno a cui si riferiscono. In ogni caso, Niccolò IV morì il 4 aprile 1292: cfr. G. Barone, Niccolò IV, in EP, 2, p. 459.


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A.D. 1293 - Indict. VI. Hoc anno eligitur frater Petrus de Morrone in papam mense iunii, qui vocatus est Coelestinus V, et venit Neapolim313. A.D. 1294 - Indict. VII. In hoc anno mense iulii apparuit stella cometes314. Hoc anno Coelestinus papa V praefuit in papatu mensibus septem, numerando a mense iunii, quo fuit electus, usque ad mensem decembris sequentis, quo mense apud Neapolim in Castronovo, coram omnibus cardinalibus, renunciavit papatui. Et eodem mense eligitur in papam domnus Benedictus Gaietanus, qui vocatus est Bonifacius VIII, apud Neapolim315. A.D. 1296 - Indict. IX. Hoc anno, XIV kal. septembris, mortuus est abbas Leo huius nostrae congregationis, et de gratia, non de

1293: Hoc-Neapolim] scr. T17; ad ann. 1294 ref. Pertz, Gaetani Morrone] Morone Muratori ap1294: In-cometes] scr. T17; ad ann. 1298 vel 1299 ref. Pertz, Gaetani paruit-cometes] stella cometes apparuit Muratori Hoc-Neapolim] in int. marg. scr. T18 Hoc] Eodem Muratori numerando] numerandos Muratori 1296: Hoc anno-abbatem] in marg. ext. scr. T17; ad ann. 1295 vel 1296 ref. Pertz; ad ann. 1295 ref. Gaetani 313

L’annotazione è posta sul margine esterno, all’altezza dell’anno 1293, con un richiamo posto tra il 1283 e il 1284. Pietro da Morrone fu papa effettivamente nel 1294, come viene rettificato nella annotazione successiva, riferita a quell’anno. 314

L’annotazione è posta sul margine all’altezza dell’anno 1294, ma la nota di richiamo è posta tra il 1298 e il 1299: poiché in questa carta le note di richiamo sembrano riferirsi alla linea inferiore e non a quella superiore, potrebbe essere connessa con il 1299, ma, se fosse così, non si spiegherebbe perché, pur essendoci spazio sufficiente, non sia stata accorpata a quella riferita alla devastazione di Lucera. Sull’apparizione di questa cometa nel 1298 cfr., comunque, Chronica regia Coloniensis (Annales maximi Colonienses) cum continuationibus, ed. G. Waitz, in MGH, SS. rer. Germ., 18, Hannoverae 1880, p. 361; Die Weltchronik des Mönchs Albert 1273/77 - 1454/56, ed. R. Sprandel, in MGH, SS. rer. Germ., n. ser., 17, München 1994, p. 196. 315

Celestino V venne eletto papa il 5 luglio 1294, fu incoronato il 29 agosto e rinunciò alla carica il 13 dicembre dello stesso anno. Al suo posto venne eletto, a Napoli, in Castel Nuovo, Bonifacio VIII, al secolo Benedetto Caetani, il successivo 24 dicembre. Cfr. P. Herde, Celestino V, in EP, 2, pp. 460-472, e E. Dupré Theseider, Bonifacio VIII, ivi, p. 474; nonché A. Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII, Torino 2003, pp. 57-77.


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consuetudine, expectaverunt fratres praesentes absentes, qui commode potuerunt venire, et nono kal. sept. concorditer elegerunt fratrem Raynaldum monachum et praepositum eiusdem monasterii in abbatem ipsius monasterii, cuius electio per venerabilem patrem domnum L. Sancti Angeli diaconum cardinalem, apostolicae sedis legatum, fuit confirmata IV id. septembris in hospitali Montis Virginis, et XIV kal. octobr. apud Rapollam fuit consecratus in abbatem316. Hoc anno dictus domnus Bonifacius papa VIII devenit ad lites cum duobus cardinalibus de domo Columpnensium de urbe Roma et cum tota domo eorum, et deposuit eos a cardinalatibus suis, et expulit eos de urbe Roma cum tota progenie eorum, et privavit eos castris, terris et villis omnibus, quas intra Romam et extra ubiubi possidebant easdem. Qui cardinales restituti sunt ad gratiam ecclesiae Romanae per domnum papam Clementem V anno primo papatus ipsius317. 1296: ipsius monasterii] eiusdem monasterii Muratori Montis-abbatem] Mon. Viginti 4. Kal. Octobris apud Rapellam fuit consecratus Muratori Hoc anno dictus-easdem] in marg. int. scr. T18 ; ad ann. 1307 ref. Muratori; ad ann. 1295 vel 1296 ref. Pertz Columpnensium] Columnensium Muratori ubiubi] ubilibet Muratori Qui cardinales-ipsius] in marg. int. continuando scr. T19 ecclesiae Romanae] om. Muratori Clementem V anno primo] Clementem papam anno II Muratori primo] 2p Gaetani 316 L’annotazione è posta all’altezza dell’anno 1296, ma il richiamo è posto sopra il 1296, e quindi dovrebbe riferirsi a quell’anno, perché in questa carta sembra che si sia seguita questa tecnica di rimando (sopra e non sotto la linea dell’anno). Dunque, da quanto viene qui detto, Leone morì il 19 agosto; Rainaldo, invece, fu eletto il 24 agosto; la sua elezione fu confermata il 10 settembre da Landolfo Brancaccio, cardinale diacono di S. Angelo in Pescheria († 1312); e fu consacrato il 18 settembre a Rapolla. In una nota, a p. 64 della sua edizione, Gaetani d’Aragona afferma che Leone morì nel 1295, citando due documenti, che lo dimostrerebbero: in realtà, il secondo, da cui si dovrebbe desumere che Leone era già morto nell’ottobre del 1295 (Gaetani d’Aragona, per errore, qui parla addirittura del 1294), in base all’indizione sembra essere del 1296. 317 L’annotazione è posta sul margine interno, in corrispondenza dell’anno 1307; tuttavia sembra preceduta da due note di richiamo, delle quali una è tra il 1295 e il 1296, e l’altra è accanto al 1301. In realtà, la bolla di deposizione dei due cardinali Colonna, Giacomo e Pietro, con cui furono inflitte sanzioni anche a tutta la famiglia, fu prodotta il 10 maggio 1297: cfr. Dupré Theseider, Bonifacio VIII cit., pp. 476-477; Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII cit., pp. 143-148. Ai due Colonna, da papa Clemente V (1305-1314), fu restituito il cardinalato il 14 e 15


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A.D. 1299 - Indict. XII. Hoc anno per domnum Iohannem Pipinum depopulata est civitas Luceriae Saracenorum mense augusti318. A.D. 1300 - Indict. XIII. Hoc anno praedictus abbas Raynaldus, III kal. iulii citatus a domno Bonifacio papa VIII ad curiam Romanam pro quibusdam suis enormibus excessibus, de mandato praedicti domni summi pontificis renunciavit abbatiae praedicti monasterii IV id. septembr. Et eodem anno, IV id. ianuar. venerabilis frater Robbertus abbas monasterii Sancti Benedicti de Salerno, de mandato eiusdem domni nostri summi pontificis, translatus est in abbatem monasterii Cavensis319.

1299: Hoc-augusti] in int. marg. scr. T18 Iohannem] Iōm T18, Gaetani; ... Muratori Luceriae] Nuceria Muratori augusti] Augusto Muratori 1300: Hoc anno praedictus-Cavensis] om. Muratori; ad ann. 1299 vel 1300 ref. Pertz IV id. septembr.] non bene legitur in ms. venerabilis] non bene legitur in ms. monasterii sancti Benedicti] non bene legitur in ms. mandato eiusdem] non bene legitur in ms. pontificis] non bene legitur in ms. dicembre 1305, e furono abrogate le sentenze di Bonifacio contro tutti i Colonna il 2 febbraio 1306: cfr. D. Waley, Colonna Giacomo, in DBI, 27, 1982, p. 312, e Waley, Colonna Pietro, ivi, p. 400; inoltre, J. Coste, Boniface VIII en procès. Articles d’accusation et dépositions des témoins, Roma 1995, pp. 219-221 e ad ind. La parte di annotazione relativa alla restituzione del cardinalato è aggiunta da altra mano: la confusione di lettura, presente nell’edizione di Gaetani, sull’anno di papato di Clemente V è generata dalla sovrapposizione di un’abbreviazione pertinente al rigo inferiore. 318 L’annotazione è posta nel margine interno, all’altezza dell’anno 1299. Lucera, tuttavia, fu devastata da Giovanni Pipino, di Barletta, tra il 15 e il 18 agosto 1300. Cfr. P. Egidi, La colonia saracena di Lucera e la sua distruzione, Napoli 1912, pp. 130 ss.; J.A. Taylor, Muslims in Medieval Italy. The Colony at Lucera, Lanham 2003, pp. 178 ss. 319 Questa annotazione è collocata sul margine esterno, tra gli anni 1301 e 1302; tuttavia, il richiamo è posto al di sopra dell’anno 1300. Da quanto viene qui detto, Rainaldo fu citato dal papa il 29 giugno e rinunciò al titolo il 10 settembre; il 10 gennaio fu traslato a Cava Roberto, abate del monastero di S. Benedetto di Salerno. Tuttavia, dai registri di Bonifacio VIII si ricava che Roberto fu trasferito a Cava il 25 novembre 1300: cfr. Les registres de Boniface VIII, edd. G. Digard M. Faucon - A. Thomas - R. Fawtier, Paris 1884-1935, col. 827, n. 3761, in cui si dice che Roberto fu trasferito «per liberam resignationem fratris Raynaldi, olim abbatis, in manibus Landulfi, Sancti Angeli diaconi cardinalis»; cfr. anche ivi, col. 832, n. 3765.


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A.D. 1301 - Indict. XIV. In hoc anno mense ianuarii, die iovis decimo octavo eiusdem mensis, in sero, in noctis tenebris, arenam parvissimam pluit Dominus super terram; et in eadem nocte, ante auroram usque ad diem, pluit cinerem mixtam cum sulfure in aliquibus partibus in maxima quantitate. Et eodem die iovis insula Ysclae ardere incepit, ita quod homines habitantes in ipsa insula abinde recesserunt320. A.D. 1303 - Indict. XVI. Hoc anno dictus domnus Bonifacius papa VIII devenit ad lites cum domno rege Franciae, ita quod puplice excommunicavit eundem, et revocavit privilegia dicti regni, quod non posset excommunicari. Et exinde dictus rex revocavit ad se ambos cardinales depositos per eundem domnum papam, et omnes alios laycos, qui dicti sunt de Columpna, et fovit eos in tantum, quod misit decanum suum de Francia, qui ivit cum Iacobo layco dicto de Columpna, qui vocatur cardinalis, et fratre ipsorum cardinalium cum maximo comitatu, et ceperunt eundem domnum papam de persona apud Anagniam de mense septembr. VII eiusdem, et nono die eiusdem ipse domnus papa liberatus est a domno Matheo Rubeo cardinali, et ivit Romam et mansit ibidem usque ad XXIX diem dicti mensis et mortuus est. Et VIII mensis octubr. sequentis electus est in papam frater Nicolaus cardinalis,

parvissimam] plurimam 1301: In hoc-recesserunt] in marg. int. scr. T18 Muratori auroram] aurorem Gaetani mixtam] mixtum Muratori Et eodem] e eodem Gaetani Ysclae] Isolae Muratori; Ysscle Pertz incepit] coepit Muratori recesserunt] recesserint Muratori 1303-1305: Hoc anno-cardinales] in inf. marg. scr. T18; om. Muratori; ad ann. 1302 vel 1303 ref. Pertz, Gaetani 1303: regni] regis Pertz, Gaetani dictus rex revocavit] non bene legitur in ms. depositos] non bene legitur in ms. decanum] dencanum T18; vicarium Pertz, Gaetani Francia] Francie Gaetani qui ivit-dicto de] non bene legitur in ms. cardinalis] non bene legitur in ms. die eiusdem ipse] non bene legitur in ms. a domno-cardinali] add. sup. lin. T18 et non bene legitur Rubeo] pubeo fortasse scr. T18; pubeo Gaetani 320

Si fa riferimento all’ultima eruzione lavica del vulcano Arso che si ebbe a Ischia. Cfr. G. Buchner, Eruzioni vulcaniche e fenomeni vulcano-tettonici di età preistorica e storica nell’isola d’Ischia, in Tremblements de terre, éruptions volcaniques et vie des hommes dans la Campanie antique, Napoli 1986, pp. 145-188, con riferimenti alle altre fonti.


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de ordine praedicatorum, qui vocatus est Benedictus, et in sequenti anno, mense iunii, diem clausit extremum321. A.D. 1305 - Indict. III. Anno autem Domini MCCCV, mense iunii, sexto eiusdem, in die videlicet pentecostes, creatus est in papam domnus Bertrandus archiepiscopus Burdellensis, qui vocatus est papa Clemens quintus. Qui domnus papa, veniens Provinciae, convocari fecit ad se omnes cardinales322. A.D. 1309 - Indict. VII. Hoc anno mortuus est rex Karolus secundus IV madii, et Robertus, filius eius primogenitus, coronatur in Provincia, in civitate Avinioni, a domno Clemente papa quinto, primo die dominico mensis augusti323. 1303: de ordine-vocatus est] non bene legitur in ms. 1305: Anno-cardinales] in inf. marg. scr. T18, post notam anni 1302 Provinciae] Provincia Gaetani 1309: Hoc anno-augusti] in marg. et infra lin. scr. T19; om. Muratori; ad ann. 1308 vel 1309 ref. Pertz IV] VI Gaetani i 321

Il 15 febbraio 1302 Filippo IV il bello convocò gli Stati generali, che vennero riuniti il 10 aprile, e che segnarono formalmente l’inizio del duro scontro che vide contrapporsi il re di Francia – presso cui si erano rifugiati i deposti cardinali Giacomo e Pietro Colonna – al papa Bonifacio VIII, il quale scomunicò Filippo con una bolla destinata a essere resa pubblica l’8 settembre 1303. Venuto a sapere della notizia in anticipo, il giorno prima, ovvero il 7 settembre, Guglielmo Nogaret, accompagnato da una truppa di uomini armati guidati da lui stesso e da Sciarra Colonna (fratello di Pietro e nipote di Giacomo), assaltò Anagni, dove si trovava Bonifacio, e lo catturarono, probabilmente dopo averlo percosso. Due giorni dopo, il 9 settembre, Bonifacio fu liberato dagli abitanti di Anagni, e il 16 si mise in viaggio per Roma, sotto la protezione di alcuni cardinali e in particolare di Matteo Rosso Orsini; giunse in città il 18. Morì nella notte tra l’11 e il 12 ottobre 1303. Su queste vicende cfr. Dupré Theseider, Bonifacio VIII cit., pp. 485-491; Paravicini Bagliani, Bonifacio VIII cit., soprattutto pp. 325-343. Il papa Benedetto XI, al secolo Nicolò Boccassini, benedettino, prima cardinale prete di S. Sabina, poi cardinale vescovo di Ostia e di Velletri, fu eletto il 22 ottobre e incoronato il 27 ottobre 1303; morì il 7 luglio 1304: cfr. I. Walter, Benedetto XI, in EP, 2, pp. 493-500. 322

L’annotazione è scritta nel margine inferiore, di seguito a quella del 1303, evidentemente per farla entrare nella pagina. Tuttavia, c’è una piccola nota di richiamo posta all’altezza dell’anno corrispondente. Papa Clemente V, al secolo Bertran de Got, arcivescovo di Bordeaux, fu eletto il 5 giugno e incoronato il 14 novembre 1305. Nel 1310 indisse un concilio a Vienne, che si svolse dall’ottobre 1311 all’aprile del 1312. Cfr. A. Paravicini Bagliani, Clemente V, in EP, 2, pp. 501-512. 323 Carlo II d’Angiò morì a Napoli nella notte tra il 4 e il 5 maggio 1309. Nel ms. il giorno è scritto IIII e non VI, come sorprendentemente sosteneva di


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[129r] A.D. 1311 - Indict. IX. Hoc anno factum est concilium apud Biennam per domnum Clementem papam V, in quo cum praelati de Regno, de mandato dicti summi pontificis, affuissent, frater Robertus huius monasterii venerabilis abbas, in ipso itinere apud Marsiliam graviter infirmatus, XX octobris diem clausit extremum. Unde ipsius monasterii monachi in unum, more solito, congregati fratrem Bernardum, priorem Sanctae Mariae Montis Serrati, concorditer elegerunt; cuius electio, per quinque annorum curricula prorogata, per domnum Iohannem papam XXII tamdem extitit annullata; et de ipsius mandato frater Philippus, abbas Sancti Iohannis in Veneris, in abbatem dicti monasterii est translatus324. A.D. 1315 - Indict. XIII. Hoc anno stella cometes apparuit a festo sancti Thomae apostoli usque in Epiphaniam325.

1309: Avinioni] Avenioni Gaetan Biennam] 1311: Hoc anno-translatus] scr. T20; ad ann. 1318 ref. Muratori Viennam Muratori, Pertz in quo] quo Muratori Veneris] Venere Muratori 1315: in] ad Muratori leggere Gaetani d’Aragona. Gli successe il figlio (il quartogenito e non il primogenito) Roberto, che fu incoronato ad Avignone il 3 agosto del 1309, ovvero la prima domenica del mese. Cfr. Nitschke, Carlo II cit., p. 235; R. Caggese, Roberto d’Angiò e i suoi tempi, I, Napoli 1930, p. 106. 324

L’annotazione è all’altezza dell’anno 1318, ma c’è un richiamo che la lega all’anno 1311: forse sostituisce quelle, ormai non più leggibili perché abrase e coperte da una macchia rossastra, che erano apposte sul margine superiore e nella parte alta di quello esterno della carta; di quella sul margine superiore si continuano a intravedere le parole iniziali e quella finale: «Hoc anno factum est concilium apud Viennam - obiit». Sulla base di ciò che si ricava da questa annotazione, l’abate di Cava, Roberto, si ammalò lungo il viaggio che lo conduceva al concilio di Vienne, e morì a Marsiglia il 20 ottobre. Al suo posto fu eletto Bernardo, priore di S. Maria di Montserrat, ma la sua elezione, prorogata per 5 anni, fu poi annullata da papa Giovanni XXII, e al suo posto fu fatto abate Filippo de Laia o de Haia, già abate di San Giovanni in Venere, nell’arcidiocesi di Lanciano. Cfr. le note di Gaetani d’Aragona alla p. 70 della sua edizione, nonché Guillaume, Essai cit., pp. 188-190; Polverino, Descrizione cit., II, p. 16. 325 Su questa cometa, che, a quanto pare, fu visibile dal 21 dicembre (festa di s. Tommaso apostolo) al 6 gennaio, cfr. anche Die Weltchronik des Mönchs Albert cit., p. 220; Annales SS. Udalrici et Afrae Augustenses a. 1106–1334, ed. Ph. Jaffé, in MGH, SS, 17, Hannoverae 1861, p. 435.


Appendix Annalium Cavensium1

Anno Domini 1364 - Dominus Calvarinus de Thesono, Dominus Riccardus Tramontanus de Cava, milites, Henricus de Ambrosio, Ioannes Nucerinus, Vinellus Nucerinus, Henricus Nucerinus, Vincellus Marmorarius, notarius Guilielmus de Ambrosio, Berardus de Perucra, Zardullus de Salvato, Ioannes Villanus et quamplures de terra Cavae et aliunde, Dei timore postposito ac reverentia monasterii Cavensis, ducti sipiritu nequitiae accedentes ad monasterium cum illicita comitiva malandrinorum et aliorum malorum hominum, monasterium ipsum et cameram domini abbatis Maynerii frangere non veriti sunt, mitram cum perlis et auro ac lapidibus preciosis, crocchiam de argento cum candelario de argento unciarum XII, cultras, capulettos et res alias monasterii, ad valorem ultra M unciarum, fractis scrineis, cassis et aliis vasis per violentiam, ubi erant reposita praedictae res, abstulerunt et portaverunt foras. Necnon carceraverunt dominum abbatem Maynerium et monachos, et dictum nostrum monasterium et domos eius ignis incendio concremarunt, in eorum animarum periculum et dicti monasterii dedecus et damnum. Qui omnes excomunicati et publicati fuerunt per omnes ecclesias Cavenses, inter quos incendiarios fuit quidam nomine Tucius Longus. A quorum domibus ipse dominus abbas auferri et levari fecit trabes, pinces et imbrices et alia lignamina opportuna, et deportari iussit ad ipsum monasterium pro reparatione ipsius, et capi fecit omnia bona sta1

Le annotazioni relative agli anni 1364-1507 non si leggono nel ms. T, ma in M, alle cc. 19r-20r (pp. 59-61); quella al 1538, invece, è riportata dai mss. A (c. 215r), B (c. 58v), C (c. 207r).


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bilia ipsorum proditorum disrobantium bona praedicta et facinora praenarrata committentium2. In libro praedicto sic proprie legitur. Totum quod subsequitur falsum est et ideo deletum. Sed ego notavi, ut exinde videatur. Subsequens commendatarius praedicti monasterii. 2 Sui saccheggi operati dalla gente di Cava ai danni dell’abbazia cfr. Carraturo, Ricerche cit., III, pp. 171-176, secondo il quale ci furono nel 1355, nel 1365, nel 1501 e nel 1508. In particolare, citando dalla Storia della badia Cavense, scritta nel 1611 dall’abate Alessandro Ridolfi e che si conserva manoscritta nell’abbazia di Cava, data al 1355 il saccheggio di cui si parla qui, pur indicando gli stessi nomi dei colpevoli e lo stesso bottino. Tuttavia, sia Gaetani d’Aragona nella sua edizione degli Annales Cavenses, pp. 71-72, sia Guillaume, Essai cit., p. 207, che trascrivono questa annotazione riprendendola dalle inedite Addictiones dictionarii Cavensis monasterii dell’abate Agostino Venereo (1630), che si conservano a Cava de’ Tirreni, Abb. Ss. Trinità, ms. XIV 227, lib. II, c. 72v (nonché dall’inedito Chronicon Cavense dell’abate Salvatore De Blasi, datato al 1780, conservato a Cava de’ Tirreni, Abb. Ss. Trinità, ms. XIII 172, c. 125v-126r, ad ann. 1364), che si rifanno agli Annales, datano l’evento al 1364. Si riporta di seguito il testo tràdito dal Venereo: «1364. Ex annotationibus libri De temporibus in pergameno ms. Hoc anno 1364 Calvarinus de Tesono, Riccardus Tramontanus de Cava, milites, Henricus de Ambrosio, Ioannes Nucerinus, Vincellus Nucerinus, Henricus Nucerinus, Vincellus Marmorarius, notarius Willelmus de Ambrosio, Berardus de Perucia, Zardullus de Salvato, Ioannes Villanus, et alii quamplures de terra Cavae et aliunde, Dei timore postposito ac reverentia monasterii Cavensis procul eiecta, ducti spiritu nequam, accedentes ad monasterium, malandrinorum et aliorum malorum hominum illicita comitiva, monasterium ipsum et cameram domini abbatis Maynerii frangere non veriti fuerunt; mitram cum perlis et auro ac lapidibus pretiosis, chrochiam de argento, calices et alia ornamenta ad divinum cultum spectantia, et coclearia de argento, bocale unum de argento unciarum auri decem, cultras quinque, et res alias monasterii ad valorem ultra mille uncias, fractis scriniis, capsis et aliis vasis, ubi erant repositae res praedictae, per violentiam abstulerunt et portaverunt pro eorum libito voluntatis. Nec non dictum dominum abatem Maynerium et monachos dicti monasterii carceri mancipaverunt. Nec non dictum monasterium et domos eius ignis incendio concremarunt, in eorum animarum periculum, et dicti monasterii contemptum, et damnum satis grave. Qui omnes excommunicati et publicati fuerunt per omnes ecclesias Cavenses. Inter quos incendiarios fuit quidam Tucius Longus. A quorum domibus auferri et elevari fecit ipse dominus abbas trabes, pinces et imbrices et alia lignamina opportuna, et deportari iussit ad monasterium praedictum pro reparatione ipsius, ac capi fecit omnia bona stabilia ipsorum proditorum temere accedentium ad dictum monasterium, et per violentiam intrantium et disrobantium bona praedicta, ac dictum monasterium ignis incendio concremantium ac carceri mancipantium dictum abatem, et monachos, prout supra».


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Anno 1394 - Sub pontificatu Bonifacii papae IX, pontificatus anno V, 7 id. augusti, ecclesia monasterii Cavensis per eundem pontificem erecta est in cathedralem ecclesiam, volens semper in futurum civitatem nuncupari, et fecit episcopum ipsius ecclesiae Franciscum de Aiello de Salerno, et eodem die quo supra Ligorius de Salerno, qui fuit ultimus abbas dicti monasterii Cavensis, ab eodem pontifice fuit creatus archiepiscopus Salerni3. Qui quidem Franciscus, post sui episcopatus certa tempora, ob sua facinora et praesertim quia de quadam eius comatre procreaverat quoddam monstrum medium hominem et medium lupum, a Cavensibus fuit expulsus ab episcopatu, et nisi aufugisset clam, iam fuisset occisus; praefuitque ipse Franciscus, ante eius expulsionem, in dicto monasterio cum priore decano et monachis, iuxta ordinem pontificis volentes ipsam ecclesiam officiari et gubernari per monachos, annos XV. Deinde post eius eiectionem fuit creatus episcopus Franciscus Mormilis qui praefuit per annum I; cui successit Sagax de Comitibus, de urbe Roma, gerens vitam peiorem quam Franciscus, cui, cum Cavenses ob eius facinora insidias paravissent, clam aufugit Romam, nec voluit umquam Cavam reverti4. Successit in episcopatum dicti monasterii, tempore Eugenii papae, Angeloctus, qui primus omnium habuit eundem episcopa-

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Bonifacio IX fu papa dal novembre 1389 all’ottobre 1404. La data indicata per l’elevazione del monastero a chiesa cattedrale – evento che comportava anche l’assunzione del titolo di civitas – corrisponde al 7 agosto. Il primo vescovo fu Francesco de Aiello, che il 30 dicembre 1407 venne nominato vescovo di Todi: cfr. C. Eubel, Hierarchia catholica Medii aevi, I, Monasterii 19132, pp. 179, 502; P.B. Gams, Series episcoporum Ecclesiae catholicae, Leipzig 19312, pp. 735, 875. Il precedente abate fu Ligorio Maiorino, che lo stesso 7 agosto divenne vescovo di Salerno, e rimase in quella carica fino al 1394: cfr. Eubel, Hierarchia catholica cit., I, p. 430; Gams, Series episcoporum cit., p. 919. Cfr. anche Guillaume, Essai cit., pp. 217 ss.; Polverino, Descrizione cit., II, pp. 17-18. 4 Si sa che Francesco Mormile, già vescovo di Siena, morì il 13 novembre 1419; stando, dunque, a quanto viene qui detto, fu vescovo di Cava un solo anno, e quindi dalla fine del 1418; in precedenza l’abbazia fu retta dai monaci per 15 anni, e quindi a partire dal 1403. Sagace dei Conti, invece, fu vescovo fino al suo trasferimento alla sede di Carpentras, il 4 febbraio 1426. Cfr. Eubel, Hierarchia catholica cit., I, pp. 179, 446; Gams, Series episcoporum cit., pp. 530, 752, 875; Guillaume, Essai cit., pp. 227-229; Polverino, Descrizione cit., II, p. 19.


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tum cum episcopatu in commendam, quam tenuit ipse Angeloctus usque ad annum 14445, hucusque prosequitur: cassatur6. Secundus commendatarius fuit in dicto episcopatu Ludovicus Aquilegensis, tituli Sancti Laurencii in Damaso, presbiter Cardinalis, qui tenuit ipsum in commendam usque ad annum 1453, et ipse compilavit processum circa reintegrationem et recuperationem Castri Abbatis contra principem Salerni7. Tertius commendatarius fuit Ioannes de Aragonia, filius regis Ferdinandi I, qui multum fovit monasterium et eius iura, et, nisi morte fuisset praeventus, reintegrasset multa bona occupata et recuperasset Castrum Abbatis, si dominus rex eius pater assentisset eius recuperationi8.

1394: hucusque prosequitur: cassatur] lineam subter ducit M 5 Angelotto Fosco, vescovo di Cava dal 22 maggio 1426, all’epoca di papa Eugenio IV (marzo 1431-febbraio 1447), il 19 settembre 1431 divenne cardinale di S. Marco e commendatario dell’abbazia, e morì assassinato, in seguito a una rapina, a Roma il 12 settembre 1444: cfr. Eubel, Hierarchia catholica cit., I, p. 179, II, p. 124; Gams, Series episcoporum cit., p. 875; L. Cardella, Memorie storiche de’ cardinali della Santa Romana Chiesa, III, Roma 1793, pp. 63-65; Guillaume, Essai cit., pp. 229-233; Polverino, Descrizione cit., II, pp. 19-20. 6

Qui è da intravedere una stratificazione di annotazioni: l’espressione «hucusque prosequitur», che poi dovette essere cancellata (cassatur va sicuramente considerata una esplicitazione di Bolvito o di chi esemplò originariamente il codice cavese), infatti, indicava che la nota era stata apposta prima della morte di Angelotto, cioè anteriormente al settembre 1444. 7

Ludovico Trevisan, ovvero Scarampi, patriarca di Aquileia, cardinale di San Lorenzo in Damaso, in realtà, fu commendatario dell’abbazia di Cava dal settembre 1444 al 22 marzo 1465, data della sua morte: cfr. Eubel, Hierarchia catholica cit., II, p. 124; Gams, Series episcoporum cit., p. 875; Guillaume, Essai cit., pp. 233-236; Polverino, Descrizione cit., II, pp. 20-22; infine, P. Paschini, Lodovico cardinale camerlengo, Roma 1939. 8

Giovanni d’Aragona, figlio di Ferrante d’Aragona, re di Napoli, cardinale prete di S. Adriano e poi di S. Sabina e di S. Lorenzo in Lucina, divenne commendatario dell’abbazia di Cava a partire dalla morte di Ludovico Trevisan (22 marzo 1465), e lo fu fino alla sua morte, avvenuta a Roma il 17 ottobre 1485. Cfr. Gams, Series episcoporum cit., p. 875; inoltre Guillaume, Essai cit., pp. 236-241; Polverino, Descrizione cit., II, pp. 12-13; Cardella, Memorie cit., III, p. 209; E. Pásztor, Aragona, Giovanni d’, in DBI, 3, 1961, pp. 697-698. Il Castrum Abbatis corrisponde all’attuale Castellabate, nel Cilento.


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Anno Domini 1484 - Dominus papa Innocentius dedit in commendam domino Oliverio Carrafa de Neapoli, tamquam monasterium, non autem tamquam episcopatum, qui fuit quartus commendatarius, et in anno 1497, nonis augusti, dictus cardinalis Oliverius renunciavit dictum monasterium congregationi Casinensi, alias sanctae Iustinae de observantia, sub pontificatu Alexandri VI, et reservavit sibi de pensione annuatim ducatos 2000, delatos Romam usque, sua vita tamen durante, et quod monasterium suis expensis expediret bullas apostolicas9. Anno Domini 1502 - Tota universitas Cavensis, videlicet Andreas Longus, Thomas Longus, filius domini Gentilis Longi, et notarius Andreas de Priato et alii, quia tunc temporis illustrissimus Magnus Capitaneus inierat bellum contra Gallos, expulerunt abbatiam de montaneis et earum pasculatione, et dominus abbas, genuflexu se, protestavit se coactum renunciare sanguini domini nostri Iesu Christi; et dicti sindici et alii omnes quasi per miraculum omnes mortui sunt, et se humari in cemiterio monasterii voluerunt10. 9

Oliviero Carafa, cardinale prete dei SS. Marcellino e Pietro, da papa Innocenzo VII fu nominato commendatario dell’abbazia di Cava a partire dalla morte di Giovanni d’Aragona, quindi successivamente al 17 ottobre 1485; morì il 22 gennaio 1511. Cfr. Gams, Series episcoporum cit., p. 875; Guillaume, Essai cit., pp. 242-251; Polverino, Descrizione cit., II, p. 24; F. Petrucci, Carafa, Oliviero, in DBI, 19, 1976, pp. 588-596. La data qui indicata per l’unificazione della badia con la Congregazione di Santa Giustina di Padova, detta poi Cassinese, e quindi per la rinuncia alla commenda, corrisponde al 5 agosto 1497, data che effettivamente rientra nel periodo di pontificato di Alessandro VI (1492-1503). 10 Il Magnus Capitaneus è il Gran Capitano del Regno di Napoli Consalvo di Cordova (1453-1515). Nel 1502, abate di Cava era Vincenzo de Riso (1501-1503): cfr. Polverino, Descrizione cit., II, p. 25. Su questa vicenda, però, cfr. Guillaume, Essai cit., p. 287, che data al 28 dicembre 1503 l’insurrezione dei Cavesi, che godevano dell’appoggio di Consalvo di Cordova, dimostrato da una sua lettera, e dice, quindi, che l’abate era Giustino de Argenta, cioè Giustino da TadericoHarbès. Guillaume cita un passo – che di seguito si riporta – dei già menzionati Additamenta dell’abate Venereo, ms. Cava XIV 227, lib. II, c. 72v, che però data al 1501, e non cita dal cod. T, come, invece, aveva fatto per le notizie relative all’anno 1364: «Deinde insurrexit tota ipsa universitas conventa in sacro consilio, et accesserunt ad illustrissimum Magnum Capitaneum Hispanum sindici et electi ipsius universitatis, videlicet Andreas Longus et Thomas Longus, filii domini Gentilis Longi, et Notarius Antonius de Priato, et nonnulli alii de civitate Cavae, quia tunc temporis inerat bellum contra Gallos, a quo obtinuerunt directas abbati monasterii predicti, ne aliquid eis innovaretur, nec etiam aliquid molestiae inferretur eis, tam de montaneis, quam de aliis gravaminibus. Qui sindici revertentes


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Et in die nativitatis Domini dominus Innocentius, prior dicti monasterii, cum esset sollenniter paratus ad vesperas, in medio vesperarum dimisso pluviali, aufugit per silvas et montes, a facie furoris hominum Cavensium, quos venire illexerat ad monachorum expulsionem. Sed Dei gratia expulsi non fuimus. Anno Domini 1506 - Per abbatem dominum Benedictum de Vicencia, abbatem dicti monasterii, mota fuit lis contra universitatem Cavensem, non cessantem in dies toto conamine extorquere iura monasterii et bona eius, in revocatione omnium eius immunitatum ac usu montanearum praedictarum11. Anno Domini 1507 - Universitas Cavensis, exceptis quibusdam, commota est in monachos manu armata, et eos ex monasterio eiecit, et monaci Nuceriam Paganorum, circa secundam noctis horam, devenerunt. In prioratu eorum, sub vocabolo sancti Angeli, per XV dies immorantes, reversi sunt in monasterio. Et a papa Iulio II destinato commissario, praecedente excommunicatione, universitas Cavensis fuit condennata ad refectionem damnorum, et quod singulis annis sindicus et electi Cavae se personaliter debeant praesentare in monasterio et, auditis missis et facta charitate, inde abire, in memoriam illius diei, quo expulerunt monachos, qui fuit primus dies quatragesimae anni praedicti12. compellerunt metu et minis dictum Abatem sub expulsionis minis, ut una cum conventu permitteret, seu de novo concederet quedam capitula contra immunitatem ipsius monasterii, ut nullo tempore contra dictam universitatem posset uti privilegiis ipsius monasterii. Qui dominus Abbas, ne in dedecus religionis una cum monachis expelletur de monasterio, concessit, genuflexus ante Reginam coeli, se protestando coram eis qualiter coacte renunciabat sanguini domini nostri Iesus Christi. Quo facto dominus Thomas, filius Gentilis Longi, domum suam revertens a Domino correctus, de perpetrata iniquitate venia petita a monasterio, infirmatus ad mortem migravit ex hac vita, relinquens corpus suum sepeliri in coemeterio fratrum dicti monasterii; et non post multum tempus iudex Antonius de Priato morti traditus fuit. Ac etiam quidam alius Thomas Longus inimicus etiam monasterii migravit e vita». 11

Su Benedetto da Vicenza, abate negli anni 1506-1507, cfr. Guillaume, Essai cit., p. 289; Polverino, Descrizione cit., II, p. 25. 12

Su questa insurrezione, che costrinse i monaci a recarsi a Lucera, nel priorato di S. Angelo della Cripta, nonché sull’invio a Cava, da parte di Giulio II (1503-1513), del legato papale, il cardinale di S. Prisca Niccolò Fieschi (1456 ca.1524), cfr. Guillaume, Essai cit., pp. 289-290, che data al 6 marzo, mercoledì delle ceneri; ma il primo giorno di quaresima, nel 1507, cadeva il 24 febbraio, tanto più che il 6 marzo era sabato.


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Sed Cavenses, minus contenti de tali paenitentia, prosecuti sunt commissarium apostolicum, functum iam officio, ad Cammarellas13, ut commutaret paenitentiam perpetuam in aliam finitam; qui fuit contentus ut deferant semel tantum in monasterium faculam unam ceream, et essent in aeternum liberati. Sed non creditur eos bene fuisse absolutos a praedicta paenitentia perpetua ab eodmet commissario, functo iam suo officio, et maxime quia non desistunt molestare monasterium, iniurando monachos et praesentem dominum Chrysostomum de Alexandro de Neapoli abbatem14. Duces et fautores sceleris, ut fertur, fuere dux Ferrandinae, nomine Ferdinandus Castriota de Albania, qui mortuus fuit; episcopus de Bovino, de domo de Gagliardis de Cava, inimicus acerrimus monasterii, qui miserabiliter mortuus fuit; Theseus Longus; Ioannis Baptista Longus; Floravante de Trisio; Hieronimus Casabura; quidam alius de Casali Pasciani in Cava, cuius corpus, cum fuisset sepulturae traditum, inhumatum fuit repertum; Pyrrus Loysius Quaranta, morbo scabioso percussus: qui omnes et alii miserabiliter sunt mortui, nonnulli vulnerati, interfecti et profugi, et iam cecidit quaedam domus, quae oppressit filios cuiusdam ex eis15. A.D. 1538 - Ind. XI. Hoc anno 1538 Dominus pluit cinerem et arenam exientem ex ore montis Puteolorum in magna quantitate, et mare ibi desiccatum fuit per unum miliare16.

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Camerelle, nei pressi di Nocera Superiore.

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Sull’abate Crisostomo d’Alessandro (1512-1513) cfr. Polverino, Descrizione cit., II, p. 25-26; nonché Guillaume, Essai cit., pp. 291 ss. 15 Sulla partecipazione di Ferdinando Castriota Scanderbeg, duca di Ferrandina, cfr. Guillaume, Essai cit., p. 289. Il vescovo di Bovino è Giovanni Battista Gagliardi, che ricoprì quell’ufficio dal 10 maggio 1499 alla sua morte, avvenuta nel 1510: cfr. Eubel, Hierarchia catholica cit., II, p. 107; Gams, Series episcoporum cit., p. 861. 16 Come già detto, questa annotazione non si legge nel ms. M, copiato da Bolvito, ma solo nei mss. A, B e C, che derivano dalla copia esemplata da Camillo Capuano. La notizia fa riferimento all’eruzione, molto ben attestata dalle fonti coeve, del Monte Nuovo di Pozzuoli.



Tav. I – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 97v-98r


Tav. II – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 98v-99r


Tav. III – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 99v-100r


Tav. IV – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 100v-101r


Tav. V – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 101v-102r


Tav. VI – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 102v-103r


Tav. VII – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 103v-104r


Tav. VIII – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 104v-105r


Tav. IX – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 105v-106r


Tav. X – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 106v-107r


Tav. XI – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 107v-108r


Tav. XII – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 108v-109r


Tav. XIII – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 109v-110r


Tav. XIV – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 110v-111r


Tav. XV – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 111v-112


Tav. XVI – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 112v-113r


Tav. XVII – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 113-114r


Tav. XVIII – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 114v-115r


Tav. XIX – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 115v-116r


Tav. XX – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 116v-117r


Tav. XXI – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 117v-118r


Tav. XXII – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 118v-119r


Tav. XXIII – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 119v-120r


Tav. XXIV – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 120v-121r


Tav. XXV – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 121v-122r


Tav. XXVI – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 122v-123r


Tav. XXVII – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 123v-124r


Tav. XXVIII – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 124v-125r


Tav. XXIX – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 125v-126r


Tav. XXX – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 126v-127r


Tav. XXXI – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 127v-128r


Tav. XXXII – Cava de’ Tirreni, Badia della Ss. Trinità, cod. 3, cc. 128v-129r


INDICE DEI NOMI*

‘Abd Allāh b. ‘Ali (Abdellas), califfo, 22 ‘Abd Allāh b. al-Zubayr (Abdellam, Abdila), califfo, 18 ‘Abd al-Malik b. Marwān (Abimelech), califfo, 18, 19, 20 Abrachim, v. Ibrāhīm Abū ‘Ubayda, comand. musulmano, 14 Abū Bakr (Abubachar), califfo, 14 Abū Ja‘far ‘Abd Allāh (al-Mansūr, Alim), califfo, 22 ACOCELLA, N., 30 Acquaputrida (Aqua Pudida), 54 Adaloaldo (Adepaldus), re dei Longobardi, 13 Adelchi, princ. di Benevento, 26 Ademario, princ. di Salerno, 26 Adenolfo, arcivesc. di Capua, 32 Adriano, imp., 5 Adriano IV, papa, 51 ‘Affān (Tuphan), padre di ‘Uthmān, 16 Agilulfo, re dei Longobardi, 13 Aiello, v. Francesco Aione II, princ. di Benevento, 27 Alarico, re dei Visigoti, 10 Albe (Alba), 62, 63 Albania, 79 Albano, 60, 64 Albertus monachus, 67, 72

Alboino, re dei Longobardi, 12 Alessandro, imp., 28 Alessandro, figlio di Basilio, co-imp., 26 Alessandro II, papa, 34 Alessandro III, papa, 51, 52, 53 Alessandro VI, papa, 77 Alessandro di Telese, 47 Alferio Pappacarbone, ab. di Cava, 33, 36 Alfonso X, re di Castiglia, 62 al-Hajjāj b. Yusuf, comand. musulmano, 18 ‘Alī b. Abī Tālib, califfo, 16 ALLEN BROWN, R., 43 al-Mahdī, califfo, 23 al-Mahdia, 39 al-Tabari, 21 Altavilla, v. Boemondo, Guglielmo, Ruggero Al-Walīd I b. ‘Abd al-Malik (Ubalet), califfo, 19, 20, 21 al-Walīd II b. Yazīd II, califfo, 21 al-Zubayr b. al-‘Awwām (Zuber), compagno di Maometto, 18 Amalfi, XXI, XXIX, 39, 40, 41, 44, 47, 48, 60 — v. anche Marino, Pantaleone AMARI, M., 66 Amato di Montecassino, 32, 35

* Sono stati indicizzati, in corsivo, anche i titoli delle fonti utilizzate. In maiuscoletto sono riportati i nomi degli studiosi moderni.


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INDICE DEI NOMI

AMBROSIO, A., XIX Amico (Americo), ab. di Cava, 60, 64 Anacleto II, antipapa, 47 Anagni, 70, 71 Anastasio I, imp., 11 Anastasio II (Arthemius), imp., 19, 20 ANDENNA, G., 32 Angiò, v. Carlo I, Carlo II, Roberto Annales Beneventani, 25, 27, 29, 30, 31, 35, 42 Annales Casinenses, XXVII, XXXV, XXXVI, XXXVII, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 40, 41, 42, 44, 45, 54 Annales Ceccanenses (Chronicon Fossae Novae), XIX, XXXIV, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 16, 19, 20, 24, 37, 38, 39, 52, 55 Annales regni Francorum, XXXIX Annales Scheftlarienses minores, 59 Annales SS. Udalrici et Afrae Augustenses, 72 Ansprando, re dei Longobardi, 19 Antemio, imp., 10 Antiochia, XVI, XXV, 14, 40 Antonino Pio, imp., 5 Anzio, 63 Aquileia, 76 Aquino, 35 Arabi, XXV, 14, 15, 17, 18, 20, 22, 23, 25 Aragona, v. Ferrante, Giovanni, Pietro Arcadio, imp., 10 Arcangelo Michele della Porta, monastero, 64 ARCHETTI, G., 32 Arechi I, duca di Benevento, 13 Arechi II, princ. di Benevento, XXVI, 23, 24 Arioaldo, re dei Longobardi, 14 Ariperto I, re dei Longobardi, 16 Ariperto II, re dei Longobardi, 19 ARNALDI, G., XIV, XXXIX Arso, vulcano, 70 Asparuch (Isperich), imp. bulgaro, 17 Asti, 19 Astolfo, re dei Longobardi, 22

Astura, 63 Atenolfo I, princ. di Benevento e di Capua, 28 Atenolfo II, princ. di Benevento e di Capua, 28, 29 Atenolfo III, princ. di Benevento e di Capua, 29 Audelais (Audelachis), duca di Benevento, 20, 21 Augusto, v. Ottaviano Aureliano, imp., 8 Austria, v. Federico di Baden Autari, re dei Longobardi, 12 Aversa, 47 Avezzano, 62 Avignone, 72 BAAKEN, G., 54 Baalbek (Eliopoli?), 17 Balbino (Balbianus), imp., 7 Baldovino IV, re di Gerusalemme, 52 Balsamo, ab. di Cava, 55 Banachas, v. Barmak Bari (Vari), 38, 47, 49 Barmak (Banachas), vizir, 23 BARONE, G., 66 Bartolomeo, santo, 57 Basilio I Parakoimomenos (Paracimumenius), 26 Basilio II, imp., 30, 31 Beda, XIV, XIX, XXXII, XXXIV, 3, 13 BEDINA, A., 16, 20, 21, 26, 27, 28, 32, 33 Benedetto, santo, 11 Benedetto XI, papa, 71 Benevento, XXXIII, 12, 13, 16, 18, 19, 20, 21, 22, 23, 24, 25, 26, 27, 28, 29, 30, 31, 32, 35, 42, 57, 61, 64 — duchi, v. Arechi I, Audelais, Gisulfo I, Gisulfo II, Godescalco, Gregorio, Grimoaldo I, Grimoaldo II, Liutprando, Romualdo I, Romualdo II, Zottone — principi, v. Adelchi, Aione II, Arechi II, Atenolfo I, Atenolfo II, Ate-


INDICE DEI NOMI

nolfo III, Gaideris, Grimoaldo III, Grimoaldo IV, Guido, Landolfo I, Landolfo II, Landolfo III, Landolfo IV, Orso, Pandolfo I, Pandolfo IV, Radelchi I, Radelchi II, Radelgario, Sicardo, Sicone Benincasa, ab. di Cava, 52, 54 BEOLCHINI, V., 28, 29, 30 Berardo dei Paganelli, ab. del monastero dei SS. Anastasio e Vincenzo di Roma, v. Eugenio III Bernardo, ab. di Cava, priore di S. Maria di Montserrat, XXX, 72 BERTOLINI, M.G., 33 BERTOLINI, O., 12, 13, 25, 27, 30, 31, 35, 42 BERTOLINI, P., 12, 13, 14 Bertran de Got, arcivesc. di Bordeaux, v. Clemente V Bizantini, 17, 27, 28 Boccassini, Nicolò, card. prete di Santa Sabina, card. vesc. di Ostia e di Velletri, v. Benedetto XI Boemondo d’Altavilla, 40, 41, 43 BÖHMER, J.F., 32, 54, 56 Bolvito, G. Battista, XXI, XXII, XXIX, XXX, XXXII, XXXIIII, 76, 79 Bonifacio III, papa, 13 Bonifacio VIII, papa, 67, 68, 69, 71 Bonifacio IX, papa, 75 Bonifacio di Canossa, marc. e duca di Toscana, 33 Bordeaux, 71 BORGIA, S., 57 BORINO, G.B., 36 Bovino, 79 Brancaccio, v. Landolfo Brescia, 32 BRESSLAU, H., 33 BREZZI, P., 51 BROWN, V., XV BUCHNER, G., 70 Bulgaria (Vulgaria), 17, 19 Caetani, Benedetto, v. Bonifacio VIII CAGGESE, R., 72

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Calabria, 39, 42, 46, 49 Caligola (Gaius Calicula), imp., 3 Callinico di Eliopoli, 17 Callisto II, papa, 44 Calvi, v. Niccolò CAMBINI, L., XX CAMERA, M., 40, 41 Camerelle, 79 Camerino, 28 Campania, 35, 49 Campi Palentini, 62, 63 Canfranc, 66 CAPASSO, B., XVIII, XVIX, XXXIII, XXXV, 61 CAPITANI, O., 35, 57 CAPO, L., 12 Cappelle, 63 CAPPELLETTI, G., 57 CAPPELLETTI, V., XVIII CAPPELLI, A., XXXVII, 44 Capua, XX, XXXIII, XXXVI, 28, 29, 30, 31, 32, 33, 34, 35, 36, 39, 41, 43, 45, 46, 47, 48, 49, 56, 58, 61 — arcivesc., v. Adenolfo, — principi, v. Atenolfo I, Atenolfo II, Atenolfo III, Atenolfo I, Giordano I, Giordano II, Guglielmo, Landolfo I, Landolfo II, Landolfo III, Landolfo IV, Pandolfo I, Pandolfo IV, Riccardo Drengot, Riccardus Dendans, Roberto I Capuano, Camillo, XX, 79 Capuano, Giovanni, 50, 59 Caracalla (Caracolla), imp., 6 Caracciolo, Eustachio, XIX, XXI, XXII, XXIX, XXX, XXXIII Carafa, Oliviero, card. comm. di Cava, card. prete dei SS. Marcellino e Pietro, XXXI, 77 CARDINI, F., 41 Carino, imp., 8 Carlo I d’Angiò, re di Sicilia, XL, 60, 61, 62, 63, 64, 65 Carlo II d’Angiò, re di Sicilia, XXIII, 66, 71 Carlo Magno, imp., 25


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INDICE DEI NOMI

CARLONE, C., 43 Carlotto, v. Enrico Caro, imp., 8 CAROCCI, S., 55 CARPINI, C., 41 CARRATURO, A., 36, 44, 46, 50, 51, 52, 54, 55, 56, 57, 59, 60, 74 Carsoli, 63 CARTELLIERI, O., XVIX Casabura, Girolamo, citt. di Cava, 79 Casale novum, 48 CASPAR, E., 46, 47, 48, 51 Castel del Monte, 64 Castellabate, v. Sant’Angelo Castiglia, v. Alfonso X, Enrico, Ferdinando III Castriota Scanderbeg, Ferdinando, duca di Ferrandina, 79 Catalogus abbatum monasterii Casinensis, XXXIV, 34, 39, 42 Catalogus comitum Capuae, XXXV Catalogus regum Langobardorum et ducum Beneventanorum, XXXIV, 13 Catania (Cathenensium civitas), XXXVI, 52 Cava, XIII, XIV, XV, XVI, XXI, XXII, XXIII, XXVIII, XXIX, XXXI, XXXII, XXXV, XXXVI, XXXVII, XXXIX, XL, 33, 34, 36, 39, 40, 42, 43, 45, 46, 50, 52, 54, 55, 56, 57, 60, 61, 64, 65, 69, 72, 73, 74, 75, 76, 77, 78, 79 — abati, v. Alferio, Amico, Balsamo, Benincasa, Bernardo, Costabile, d’ Alessandro, da Vicenza, de Argenta, De Blasi, de Riso, Falcone, Filippo, Giacomo, Leonardo, Leone I, Leone II, Mainiero, Maiorino, Marino, Pietro I, Pietro II, Rainaldo, Ridolfi, Roberto, Simeone, Tommaso, Venereo — cittadini, v. Casabura, de Ambrosio, de Perucia, de Priato, de Salvato, de Tesono, de Trisio, Longo, Marmorario, Nocerino, Quaranta, Tramontano, Villano,

— commendatari, v. Carafa, Fosco, Giovanni d’Aragona, Trevisan — priore, v. Innocenzo — vescovi, v. Fosco, Francesco, Mormile, Sagace, — v. anche Fabrica, Pasciano, Sant’ Adiutore CAVALLO, G., XIV Cecilia, santa, 56 Cefalonia, 51 Celestino II, papa, 50 Celestino IV, papa, 57 Celestino V, papa, 67 CERRINI, S., 39, 47 CHALANDON, F., 34, 36, 37, 43 Chronica monasterii Casinensis, 27, 32, 33, 34, 35, 36, 37, 38, 39, 45, 48 Chronica regia Coloniensis, 67 Chronica S. Benedicti Casinensis, XXXIV, 13 Chronica S. Mariae de Ferraria, 42, 48, 49, 89 Chronicon ducum et principum aliquot Beneventi et principum Salerni, XXXII Chronicon Fossae Novae, v. Annales Ceccanenses Chronicon Sacri Monasterii Ss. Trinitatis Cavensis (Chronicon Cavense), I Chronicon Salernitanum, 29 Chronicon S. Sophiae, XXXIV, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9, 10, 11, 12, 13, 23, 24, 27, 30, 35 Cilento, 45, 46, 76 CILENTO, N., XIII, 27, 28, 29 Civitate, 33 Cizico, 17 Claudio, imp., 3 Claudio il Gotico, imp., 8 Clefi (Clappho), re dei Longobardi, 12 Clemente III, antipapa, 37 Clemente III, papa, 53, 60 Clemente IV, papa, 65 Clemente V, papa, XXX, 68, 69, 71, 72


INDICE DEI NOMI

Colonna, Giacomo, card. diac. di S. Maria in Via Lata, 68, 69, 71 Colonna, Pietro, card. diac. di S. Eustachio, 68, 69, 71 Colonna, Sciarra, 71 COLOTTO, C., 38 Commodo, Marco Aurelio (Lucius Aurelius Commodus, Lucius Antoninus Commodus), imp., 5 Consalvo di Cordova, Gran Capitano del Regno di Napoli, 77 Conti, v. Sagace CORDASCO, P., 56 Cordova, v. Consalvo Corfù, 51 Corinto, 51 Corneto, 54 Corradino di Hohenstaufen, 61, 62, 63, 64 Corrado II, Salico, imp., 32 Corrado III di Hohenstaufen, imp. 48 Corrado IV di Hohenstaufen, re di Sicilia, 58 Cosroe II, re di Persia, 15 Costabile, ab. di Cava, XXVIII, 44, 45, 46 Costante, imp., 9 Costante II, imp., 16 Costantino I, imp., 9 Costantino II, imp., 9 Costantino III, imp., 13, 14, 15 Costantino IV, imp., 16, 17, 18 Costantino V, imp., 20, 21 Costantino VI, imp., 23, 24 Costantino VII, Porfirogenito, imp., 28, 29 Costantino VIII, imp., 30, 31 Costantino, figlio di Basilio, co-imp., 26 Costantino, figlio di Teofilo, co-imp., 25 Costantinopoli, 9, 17, 20 Costanzo Cloro, (Constantius), imp., 8 Costanzo II, imp., 9 COSTE, J., 69 Creta, 25 Cristo, 3, 77, 78 Cumania, 15

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Cuniperto, re dei Longobardi, XXIV, 18, 19 d’Alessandro, Crisostomo, ab. di Cava, 79 D’ANGELO, E., 43 da Vicenza, Benedetto, ab. di Cava, 78 Damasco, 15, 16, 18 Damietta, 56 Danubio, 17 de Ambrosio, Enrico, citt. di Cava, 73, 74 de Ambrosio, Guglielmo, citt. di Cava, 73, 74 de Argenta (da Taderico-Harbès), Giustino, ab. di Cava, 77 DE BARTHOLOMAEIS, V., 32 De Blasi, Salvatore, ab. di Cava, XXXII, 74 DE BOOR, C., 15 DE NAVA, L., 47 de Perucia (Perucra), Berardo, citt. di Cava, 73, 74 de Priato, Andrea, citt. di Cava, 77 de Priato, Antonio, citt. di Cava, 77 de Riso, Vincenzo, ab. di Cava, 77 de Salvato, Zardullo, citt. di Cava, 73, 74 DE STEFANO, S., XV, 2 de Tesono (Thesono), Calvarino, citt. di Cava, 73, 74 de Trisio, Fioravante, citt. di Cava, 79 DELLE DONNE, F., XXXIX, 56, 59, 60 DELOGU, P., XXXVI, 20 Desiderio, ab. di Montecassino, papa Vittore III, XXVIII, 32, 34, 38 Desiderio, re dei Longobardi, 22 DI CARPEGNA FALCONIERI, T., 28, 47, 53 Diacono, v. Paolo DIGARD, G., 69 Diocleziano, imp., 8 DOLCINI, C., 37 Domiziano, imp., 4 DRELL, J.H., 45 DU CANGE, C., 18 DUCHESNE, L., 13, 43


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INDICE DEI NOMI

DUPRÉ THESEIDER, E., 67, 68, 71 DUPRÉEL, E., 35 Durazzo (Durrachium), 53 EGIDI, P., 69 Ebrei (Iudaei), 15, 51, 64 Egidio, ab. di S. Salvatore Maggiore, 64 Egitto, 18 EHRENFEUCHTER, E., 3 Elena, imp., 29 Elia Pulcheria, imp., 10 Eliogabalo, (Marcus Aurelius Antoninus), imp., 6 Eliopoli, v. Baalbek, Callinico Emiliano, Marco Emilio, imp., 7 Enrico III, Salico,, imp., 33 Enrico IV, Salico, imp., 37, 43, 47 Enrico V, Salico, imp., 43, 47, 48 Enrico VI di Hohenstaufen, imp., 54, 55 Enrico de Ambrosio, 73, 74 Enrico di Castiglia, sen. romano, 62, 63, 64 Enrico minore (Carlotto) di Hohenstaufen, figlio di Federico II, 58 Enrico Testa, maresc. imperiale, 53, 54 Epidauro, 51 Eracleona, v. Eraclio II Eraclio I, imp., 13, 14, 15 Eraclio II (Heracleonas), imp., 14, 15 Estiva, v. Hestiaea Eubea, 51 EUBEL, C., 75, 76, 79 Eudocia, imp., 15 Eugenio III, papa, 50 Eugenio IV, papa, 76 Eusebio, XXXIV, 7 Fabrica, casale, 42 Falcando, v. Ugo Falcone Beneventano, 43, 45, 47, 48, 49 Falcone, ab. di Cava, 50, 53 FALKENHAUSEN, von, V., 27 FAUCON, M., 69 FAWTIER, R., 69

Federico di Baden, duca d’Austria, 61, 62, 63, 64 Federico di Lorena, ab. di Montecassino, papa Stefano IX, 34 Federico II di Hohenstaufen, imp., 56, 57, 58 FENIELLO, A., XXI Ferdinando III, re di Castiglia, 62 Ferrandina, 79 Ferrante d’Aragona (Ferdinando I), re di Napoli, 76 FICKER, J., 56 Fieschi, Niccolò, cardinale di S. Prisca, legato papale, 78 Filippico (Bardanius), imp., 19 Filippo l’Arabo, imp., 7 Filippo II, Marco Giulio Severo Filippo, imp., 7 Filippo IV il bello, re di Francia, 71 Filippo de Laia (de Haia), ab. di Cava, ab. di San Giovanni in Venere, 72 Fiorentino di Puglia, 58 FLORI, J., 41 Floriano, imp., 8 Foca, imp., XXV, 13 Foggia, 42 FOLKERTS, M., XVIII Fosco, Angelotto, vesc. comm. di Cava, card. di S. Marco, XXXI, XXXII, 76 Fossanova, abbazia, XXXIV Francesco de Aiello, vesc. di Cava, vesc. di Todi, 75 Francesco, santo, 59 FRANCI, R., XVIII Frangipani, Giovanni, 63 Fratta, castello, 39 GADOLIN, A., 43 GAETANI D’ARAGONA, B., XV, XXIII, XXIV, 40, 42, 44, 56, 60, 68, 72, 74 Gagliardi, Giovanni Battista, vesc. di Bovino, 79 Gaideris, princ. di Benevento, 27 Galba, imp., 4 Galeotto, v. Lancia, Gallieno (Galienus), imp., 7 Galvano, v. Lancia


INDICE DEI NOMI

GAMS, P.B., 75, 76, 77, 79 Garibaldo, re dei Longobardi, 16 GARUFI, C.A., XXXVI, 40 GATTO, L., 65 GAUDENZI, A., 42 Gelasio II (Pelagius), papa, 44 Genazzano, 63 Genova, 39 Geraldo, card. prete di S. Croce in Gerusalemme, v. Lucio II Germania (Alamannia), 54, 55, 58, 61 Gerusalemme, 14, 41, 52 Geta, imp., 6 Giacomo, ab. di Cava, XXVIII, 56, 60 Giacomo, santo, 60 Giordane (Iordanes), 3 Giordano I, princ. di Capua, XXXVI, 36, 39 Giordano II, princ. di Capua e di Salerno, 45, 46 Giorgio (Georgius), stratega, 27 Giovanni d’Aragona, card. comm. di Cava, card. prete di S. Adriano e di S. Sabina e di S. Lorenzo in Lucina, XLI, 76, 77 Giovanni Capuano, 50 Giovanni I, Zimisce (Simiscli), imp., 30, 31 Giovanni XXII, papa, 72 Giovanni Pipino, 69 Gioviano, Claudio Flavio, (Iobianus), imp., 9 Girbertus archivarius, XIII GIRGENSON, D., 50 Girolamo (Hieronymus), XXXIV Gisulfo I, duca di Benevento, XXVI, 18, 19 Gisulfo II, duca di Benevento, 21 Gisulfo, princ. di Salerno, 30 Giuliano l’Apostata, (Iulianus Apostata), imp., 9 Giulio II, papa, 78 Giustiniano I, imp., 12 Giustiniano II Rinotmeto, imp., 18, 19 Giustino I, imp., 11 Giustino II, imp., 12

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Godeperto, re dei Longobardi, 16 Godescalco, duca di Benevento, 21 Goffredo Malaterra, 40, 41 Gordiano I, imp., 7 Gordiano II, imp., 7 Gordiano III, imp., 7 Graziano, imp., 10 Gregorio I (Magno), papa, 60 Gregorio II, papa, 60 Gregorio VII, papa, 35, 37, 38 Gregorio VIII, papa, XXXVII, 53 Gregorio IX, papa, XXXVII, 53, 57 Gregorio X, papa, 65 Gregorio, duca di Benevento, 20 Gregorius, 20, 42 GRILLO, P., 53 Grimoaldo I, duca di Benevento e re dei Longobardi, 16 Grimoaldo II, duca di Benevento, XXVI, 18 Grimoaldo III, princ. di Benevento, XXVI, 24 Grimoaldo IV, princ. di Benevento, 24 Grosparmi, v. Raoul GROTZ, H., XIV Guaiferio, princ. di Salerno, 26, 27 Guaimario I, princ. di Salerno, 27, 28 Guaimario II, princ. di Salerno, 28 Guaimario IV, princ. di Salerno, 32, 33 Guarna, v. Romualdo GUENÉE, B., XII Guglielmo, princ. di Capua, XX Guglielmo d’Altavilla, duca di Puglia, 45, 46 Guglielmo I d’Altavilla, re di Sicilia, 49, 51 Guglielmo II d’Altavilla, re di Sicilia, 51 Gugliemo III d’Altavilla, 54, 55 Guido, princ. di Benevento, 28 Guido Castello, card. diac. di S. Maria in Via Lata, v. Celestino II GUILLAUME, P., 36, 40, 42, 44, 45, 46, 50, 51, 52, 54, 55, 56, 57, 59, 60, 64, 72, 74, 75, 76, 77, 78, 79


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INDICE DEI NOMI

HELM, R., XXXIV HERDE, P., 63, 64, 65, 67 HERKLOTZ, I., XXI Hestiaea (Istiaia), 51 HIRSCH, F., XXXV, 36 Hishām b. ‘Abd al-Malik (Hysan), califfo, 20 Historia principum Langobardorum, XIII, XXXIV Hizit, v. Yazīd Hohenstaufen, v. Corrado III, Corrado IV, Enrico VI, Enrico minore, Federico II, Manfredi HOFFMANN, H., 27 HOFMEISTER, A., 32 Holste (Holstenius), Lukas, XX HOUBEN, H., 46, 47, 48, 49, 51 Iamsilla, Nicola (pseudo), XIX, 59 Ibrāhīm b. al-Walīd (Abrachim), califfo, 22 Ildebrando (Hilprandus), re dei Longobardi, 22 Ildebrando di Soana, v. Gregorio VII Innocenzo II, papa, 47, 48, 49, 50 Innocenzo III, papa, X, 55 Innocenzo IV, papa, XXXVII, 57, 59 Innocenzo VII, papa, 77 Innocenzo, priore di Cava, 78 Irene (Yrini), imp., 24 Isabella d’Inghilterra, imp., 58 Ischia, 70 Ischia, v. anche Arso Isidoro di Siviglia, X, XV, XXXIV Istiaia, v. Hestiaea Italia, 12, 53 JAFFÉ, Ph., 59, 72 JAMISON, E., 40 JONES, C.W., XXXIV KAMP, N., 64, 65 KEHR, P., 33 Khālid al-Barkamī, vizir, 23 KÖPKE, R., XIII LA ROCCA, E., 9 LA SALVIA, V., 16

LAMMA, P., 51 Lancia, Galeotto, 63 Lancia, Galvano, 62 Lanciano, 72 Lanciano, v. anche S. Giovanni in Venere Landolfo I, princ. di Benevento e di Capua, XXV, 28, 29 Landolfo II, princ. di Benevento e di Capua, 29, 30 Landolfo III, princ. di Benevento e di Capua, 29, 30 Landolfo IV, princ. di Benevento e di Capua, 30 Landolfo Brancaccio, card. diac. di S. Angelo in Pescheria, 68 Lauria, v. Ruggero Lavello, 58 Laveno, v. Roberto, Leno, 32 LEONARDI, C., XII Leonardo, santo, 56 Leonardo, ab. di Cava, 57, 59 Leone I, imp., 11 Leone II, imp., 11 Leone III Isaurico (Leo Surus), imp., 20 Leone IV, Cazaro (Cazaris), imp., 23 Leone V, Armeno, imp., 24 Leone VI, imp., 26, 28, 29 Leone IX, papa, 33 Leone I, ab. di Cava, XXVIII, 36 Leone II, ab. di Cava, 64, 65, 68 Leonzio, imp., 19 Libano, 17 Liber Pontificalis, 13, 43 Lione, 57, 65 Liutperto, re dei Longobardi, 19 Liutprando, duca di Benevento, 22 Liutprando, re dei Longobardi, 19 LO JACONO, C., 18 Lombardia, XIX Longo, Andrea, citt. di Cava, 77 Longo, Gentile, citt. di Cava, 77, 78 Longo, Giambattista, citt. di Cava, 79 Longo, Teseo, citt. di Cava, 79


INDICE DEI NOMI

Longo, Tommaso, citt. di Cava, 77, 78 Longo, Tuzio, citt. di Cava, 73, 74 Longobardi, XXIII, XXXII, 12 LORÉ, V., 43 Lorenzo, santo, 59 Lotario II, imp., 47, 48 LOUD, G.A., 42, 43 LOWE, E.A., XV LOZITO, N., 41 Lucania, 30, 44 Lucera, 62, 67, 69, 78 — v. anche Sant’Angelo della Cripta Lucio II, papa, 50 Lucio III, papa, 53 Lucio Vero (Verrus), imp., 5 Lupo Protospatario, 40, 41 Macrino, imp., 6 Macro, Lucio Clodio (Lucius), 4 Magliano, 63 Mainerio, ab. di Cava, 73, 74 Maiorino, Ligorio, ab. di Cava, vesc. di Salerno, 75 Malaterra, v. Goffredo MALECZEK, W., 55 Malvasia, v. Monemvasia Manfredi di Hohenstaufen, re di Sicilia, 59, 60, 61 MANSELLI, R., 47 Maometto, 14, 16, 18, 22 Marangone, Bernardo, 39 MARAZZI, F., 27 Marciano, imp., 11 Marco Aurelio (Marcus Antonius), imp., 5 Maria, santa, 46, 61 Marino Sebaste (Pansebaste), dux Amalfitanorum, 40 Marino, ab. di Cava, 50, 52 Marmorario, Vincello, citt. di Cava, 73, 74 Marsica, 35, 62 Marsiglia, XXX, 72 MARTIN, J.B., 65 MARTIN, J.M., XXXIV, 3 Martina, imp., 14, 15 Martin Polono (Oppaviensis), XXXIX

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Marucham, v. Marwān Marwān b. al-Hakam (Marucham), califfo, 18, 22 Marwān II b. Muhammad (Marucham), califfo, 22 Massimiano, (Herculius), imp., 8 Massimino Trace (Maximianus), imp., 6 MASTROJANNI, O., XVIII, XIX MATTEI - CERASOLI, L., XV, 33, 50, 52, 54, 55, 57, 59, 64 Matteo Apostolo, 29, 55 Mauchias, v. Mu‘āwiya Maurizio Tiberio, imp., 13 Mazara, 25 MCCORMICK, M., XIV, XXXIX Medina, 14 Melfi, 58 Melfia, v. Amalfi MENESTÒ, E., XIV Menkonis Chronicon, 59 Merv, 15 Messina, 59 MEYER VON KNONAU, G., 37 MICCOLI, G., 46 Michele I, Rangabe (Kuropalates, Coropalati), imp., 24 Michele II, Balbo, imp., XXVII, 25 Michele III, Porfirogenito, imp., 25, 26 MILANI, G., 50 Mirabella Eclano, 54 MIRTO, A., XX MOMMSEN, T., XXXIV, 3 Monemvasia, 51 Montecassino, XIX, 38, 39 — abati, v. Desiderio, Federico, Oderisio, Ottone, Pietro I, Richerio, Ridolfi — S. Martino, chiesa, 39 — v. anche Amato Montevergine, 68 Montgisard, battaglia, 52 MORCALDI, M., XV Morea, 51 Mormile, Francesco, vesc. di Cava, vesc. di Siena, 75


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INDICE DEI NOMI

Mu‘āwiya b. Abī Sufyān (Mauchias), califfo, 15, 16, 18, 21 Mu‘āwiya b. Yazīd (Mu‘āwiya II) califfo, 18 Mu‘awiyah b. Hishām, califfo, 21 Muchamech (Maometto?), 22 MURATORI, L.A., XXI, XXII, XXIII, XXIV, 3

Ostia, 39, 71 Ostiense, via, 40 OSTROGORSKY, G., 15, 17, 19, 20, 25, 28, 29 Otone, imp., 4 Ottaviano Augusto, imp., 3 Ottone, ab. di Montecassino, 42 Ovindoli, 63

Nahāvand, battaglia, 15 Napoli, XXXVII, 48, 54, 58, 64, 66, 67, 71 — Castel Nuovo, 67 Narducci, E., XVIII Nauplion (Neapolis), 51 Nerone, imp., 4 Nerva, imp., 4 Niccolò II, papa, 34 Niccolò IV, papa, 66 Niccolò da Calvi (de Curbio), 59 Niceforo I, imp., 24 Niceforo II, Foca, imp., 30 Nicola, santo, 38 Niederaltaich, 32 NITSCHKE, A., 66, 72 Nocera, 39, 40, 47, 58, 79 Nocerino, Enrico, citt. di Cava, 73, 74 Nocerino, Giovanni, citt. di Cava, 73, 74 Nocerino, Vincello (Vinello), citt. di Cava, 73, 74 Nogaret, Guglielmo, 71 Numeriano, imp., 8

PADIGLIONE, C., XIX, XXI Padova, v. S. Giustina PAGLI, P., XVIII PAGNOTTI, F., 59 Palermo, 47, 51, 54, 55, 59 Palestina, 18 PALUMBO, P.F., 54 PANARELLI, F., 53, 54, 55 Pandolfo I Capodiferro, princ. di Benevento, di Capua e di Salerno, 29, 30 Pandolfo IV, princ. di Benevento e di Capua, 31, 32, 33 Pannonia, 12 Pantaleone hypatus, console amalfitano, 39 Paolo, santo, 49 Paolo Diacono, 12, 13 Paolo, esarca, 20 Pappacarbone, v. Alferio, Pietro I PARAVICINI BAGLIANI, A., 57, 59, 67, 68, 71, 75 PARISSE, M., 33, 34 PASCHINI, P., 76 Pasciano di Cava, casale, 79 Pasquale II, papa, 41, 42, 43, 44 PÁSZTOR, E., 76 PAULI, R., XXXVIII Pavia, 23, 62 PEDUTO, P., XXXVI Pelagius, v. Gelasio II Pellegrino (Peregrinius), Camillo, XIII, XIX, XX, XXXIII, XXXIV, XLII PELLICCIA, A.A., XXII, XXIII Peloponneso, 51 Persia, 15 Pertarito (Pertari), re dei Longobardi, 16, 18

Oddone, cardinale vescovo di Ostia, v. Urbano II Oderisio II, conte dei Marsi, 35 Oderisio, ab. di Montecassino, 38, 42 Onorio, imp., 10 Onorio II, papa, 46, 47 Onorio III, papa, 55, 56 Origene, XIII Origo gentis Langobardorum, 12 Ormisda VI, re di Persia, 15 Orosio, 7 Orsini, Matteo Rosso, card. diac. di S. Maria in Portico Octaviae, 71 Orso, princ. di Benevento, 27


INDICE DEI NOMI

Pertinace, Publio Elvio, (Elibius Pertinax), imp., 6 PERTZ, G.H., XIII, XVIII, XIX, XXII, XXIII, XXXIII, XXXIV, XXXV, 3, 25, 29, 31, 39, 40 Perucia (Perucra), v. de Perucia PETERSOHN, J., 53 PETRUCCI, F., 77 Petrus abbas Cavensis (compilatore del Chronicon Cavense), XIII Petrus de Salerno cancellarius (autore del Chronicon Cavense), XIII Pierleoni, Pietro, v. Anacleto II Pietro, santo, 49, 64 Pietro da Morrone, v. Celestino V Pietro di Ripalta, XVIII Pietro I, Pappacarbone, ab. di Cava, XXVIII, 36, 40, 44, 45 Pietro II, ab. di Cava, 55 Pietro I, ab. di Montecassino, 34 Pietro III d’Aragona, re di Sicilia, 66 PILONE, R., 61 Pipino, v. Giovanni Pirenei, 66 Pisa, 38, 48, 62 Plinio il Vecchio, XV POLVERINO, A., 36, 43, 44, 46, 50, 51, 52, 54, 55, 57, 59, 60, 64, 72, 75, 76, 77, 78, 79 Ponte di ferro, battaglia, 14 PONTIERI, E., 40 Pontum, v. Villa Pontium Postumo, Marco Cassiano Latinio, (Postumius), imp., 7 Pozzuoli, 49, 79 — Monte Nuovo, 79 PRATILLI (Pratillus), F.M., XIII Priato, v. de Priato Principato, 25, 49 Probo, imp., 8 Puglia (Apulia), 33, 39, 42, 43, 46, 48, 49, 54, 58 Pupieno (Pompianus), imp., 7 Quaranta, Pirro Aloisio, citt. di Cava, 79 Quintilio, imp., 8

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Rachis, re dei Longobardi, 22 Radelchi I, princ. di Benevento, 25, 26 Radelchi II, princ. di Benevento, 27, 28 Radelgario, princ. di Benevento, 26 Radulfus, v. Raoul Rainaldo, ab. di Cava, 68, 69 Rainulfo (Rayno), duca di Puglia, 48 Raoul Grosparmi, card. vesc. di Albano, legato papale, 60, 64 Rapolla, 68 Riale, fiume, 63 Riccardo Drengot, conte di Aversa, princ. di Capua, 34, 36 Riccardus Dendans, princ. di Capua, XX Richerio, ab. di Montecassino, 32 Ridolfi, Alessandro, ab. di Cava, 74 Rieti, 64 Rieti, v. anche San Salvatore Maggiore Rignano Garganico, battaglia, 48 RINALDO, O., 32 Riso, v. de Riso Roberto d’Angiò, re di Sicilia, 71, 72 Roberto I, princ. di Capua, 43, 45, 47 Roberto di Laveno, 63 Roberto il Guiscardo, duca di Puglia e Calabria, 36, 37 Roberto, ab. di Cava, ab. di S. Benedetto di Salerno, XXX, 69, 72 Roberto, conte di Eboli, 45 Rodi, 15 Rodoaldo, re dei Longobardi, 14 Roma, 7, 10, 13, 35, 37, 38, 39, 40, 43, 47, 49, 50, 52, 56, 60, 62, 63, 68, 70, 71, 75, 76, 77 — S. Adriano, 59, 76 — S. Angelo in Pescheria, 68 — S. Croce in Gerusalemme, 50 — S. Lorenzo in Damaso, 76 — S. Lorenzo in Lucina, 76 — S. Marco, 76 — S. Maria in Via Lata, 50 — S. Paolo fuori le mura, 40, 42 — S. Prisca, 78 — S. Sabina, 71, 76 — SS. Anastasio e Vicenzo, 50 — SS. Marcellino e Pietro, 77


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INDICE DEI NOMI

Romano I, Lecapeno, imp., 29 Romano II, imp., 29, 30 Romualdo I, duca di Benevento, 16 Romualdo II, duca di Benevento, XXVI, 19, 21 Romualdo Guarna (Romualdus Salernitanus), XXXIV, 40, 41, 42, 43, 48, 49, 52 Rotari, re dei Longobardi, 14 Ruggero I d’Altavilla, il gran conte, 39, 40, 41, 42 Ruggero II d’Altavilla, re di Sicilia, XX, XXXVI, 46, 47, 48, 49, 51 Ruggero Borsa d’Altavilla, duca di Puglia, 39, 40, 41, 42, 43 Ruggero di Lauria, 66 RUNCIMAN, S., 40, 41, 52, 56, 66 RUSSO, L., 42 Sabbaticio (Simbaticio), protospatario, 27 Sagace dei Conti, vesc. di Cava, vesc. di Carpentras, 75 Salerno, XX, XXXIII, 25, 32, 33, 36, 38, 44, 47, 48, 49, 54, 60, 69, 75, 76 — principi, v. Ademario, Giordano II, Gisulfo, Guaiferio, Guaimario I, Guaimario II, Guaimario IV, Pandolfo I, Sichenolfo, Sicone — vesc., v. Maiorino — v. anche Petrus, San Benedetto Salto, fiume, 63 Salvato, v. de Salvato Salvio Giuliano, Marco Didio (Salbius Iulianus), imp., 6 San Benedetto, monastero di Salerno, 60, 69 San Germano, 61 San Giovanni in Venere, monastero di Lanciano, 72 San Martino dell’Argine, 33 San Salvatore Maggiore, monastero di Rieti, 64 Sant’Adiutore, castello di Cava, 43, 56 Sant’Angelo della Cripta, priorato di Lucera, 78

Sant’Angelo, castello in Cilento (Castellabate), 45, 46 Santa Giustina di Padova, Congregazione (Cassinese), 77 Santa Maria di Montserrat, monastero in Catalogna, 72 Saraceni, XXXIII, 15, 17, 18, 20, 25, 38, 39, 41, 44, 52, 61, 62, Saracinesco, castello, 63 Sarno, 40, 47 Scafati, 47 SCALIA, G., 39 Scarampi, v. Trevisan SCHIANI, M., XV SCHIPA, M., XXI, 44 SCHIRRMACHER, P., 58 SCHWARTZ, G., 32 SCHWARZ, U., 40 Sele, fiume, 40 SENNIS, A., 46 SETTIA, A.A., 63 Settimio Severo, Lucio Pertinace (Severus Pertinax), imp., 6 Severo Alessandro (Aurelius Alexander), imp., 6 Sicardo, princ. di Benevento, XXVII, 25 Sichenolfo, princ. di Salerno, 25, 26 Sicilia, XXXVI, 25, 46, 48, 49, 51, 52, 54, 65, 66 Sicone, princ. di Benevento, XXVII, 24, 25 Sicone, princ. di Salerno, 26 Simbaticio, v. Sabbaticio Simeone, ab. di Cava, XXVIII, 50 SIMI, A., XVIII Sinibaldo Vallecupola, 64 Siponto, 58 SIRAGUSA, G.B., 52 Siria, 15, 18 SMALLEY, B., XIV SMIDT, W., XXXV, 31 Sofronio, patriarca, 14 Soliman, v. Sulaymān Solino, XV Spagnoli (Yspani), 62


INDICE DEI NOMI

SPIRITO, A.P., XXI Spoleto, 28 SPRANDEL, R., 67 Stauracio, imp., 24 Stefano IX, papa, v. Federico di Lorena Stefano de Normandis, card. diac. di S. Adriano, 59 STORK, H.-W., XX Sucheliman, Suelinam, v. Sulaymān Sulaymān b. ‘Abd al-Malik (Suelinam), califfo, 20, 21 Sulaymān, b. Hishām (Sucheliman), califfo, 21 Syleris, v. Sarno, Sele Tacito, Publio Cornelio, XIII, Tacito, imp., 8 Taderico-Harbès, v. de Argenta Tagliacozzo, 63, 64 Tancredi, conte di Lecce, 53, 54, 55 Taranto, 59 TAYLOR, J.A., 69 Tedaldo di Canossa, marc. e duca di Toscana, 33 Teodosio I, imp., 10 Teodosio II, imp., 10, 11 Teodosio III, imp., 20 Teofane, 15, 17 Teofilo, imp., XXVII, 25 Terra di Lavoro (Terra Laboratoria), 53 Tessalonica, 53 THOMAS, A., 69 Tiberio, imp., 3 Tiberio II, Costantino, imp., 13 Tiberio III, Apsimaro, imp., 19 Tito, imp., 4 Tommaso, apostolo, XXX, 72 Tommaso, ab. di Cava, 59, 60 Tommaso Tosco, 3 Torino, 19 Tosco, v. Tommaso Traiano, imp., 4 TRAMONTANA, S., 66 Tramontano, Riccardo, citt. di Cava, 73, 74 Treboniano Gallo, (Gallus), imp., 7

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Trevisan (Scarampi), Ludovico, card. comm. di Cava, patriarca di Aquileia, card. di San Lorenzo in Damaso, XXI, 76 Troia, 48 TROMBETTA, V., XXII Tutini, Camillo, XIX, XXI, XXXII, XXXIII Ubalet, v. al-Walīd Ugo da Venosa, 33, 36, 39, 43, 44, 45, 46, 50 Ugo Falcando, 52 ‘Umar b. al-Khattāb (Hummarus), califfo, 14, 16 ‘Umar II b. ‘Abd al-‘Azīz (Hymmar), califfo, 20 Urbano II, papa, 39, 40, 41 Urbano III, papa, 53 Urbano IV, papa, 60 ‘Uthmān b. ‘Affān (Mauchias), califfo, 16 Valente, imp., 9, 10 Valentiniano I, imp., 9, 10 Valentiniano II, imp., 10 Valentiniano III, imp., 11 Valeria, via, 63 Valeriano, imp., 7 Vallecupola, v. Sinibaldo Varna, 17 Velletri, 71 VENDITTELLI, M., 55 Venereo, Agostino, ab. di Cava, XXIII, XXXII, XLII, 74, 77 Venosa, 64 Venosa, Ss. Trinità, X, 54 VENTIMIGLIA, D., 46 Vero, v. Lucio Verona, 61, 62 Vespasiano, imp., 4 Vesuvio, 31, 48, 49 VETERE, B., 41 Vienne, XXX, 71, 72 Villano, Giovanni, citt. di Cava, 73, 74 Villa Pontium, 62, 63 VIOLANTE, C., 34


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INDICE DEI NOMI

VIOLANTE, F., 56 Vitellio, imp., 4 VITOLO, G., 40, 57 Vittore II, papa, 34 Vittore III, papa, v. Desiderio Volusiano, Gaio Vibio, imp., 7 VON DEN BRINCKEN, A.D., XXXIX WAITZ, G., XXXIV, XXXV, 12, 13, 34, 67 WALEY, D., 69 WALTER, I., 71 WEILAND, L., 59 WESTERBERGH, U., 29 WILLIAMS, J.A, 21 Winchester, XXXVIII

WINKELMANN, E., 56 WOLFRAM, H., 32 Yazdegerd III, re di Persia, 15 Yazīd b. Mu‘āwiya (Hizit), califfo, 18 Yazīd II b. ‘Abd al-Malik (Hyzit), califfo, 20 Yazīd III b. al-Walīd b. ‘Abd al-Malik (Hyzid), califfo, 22 Yrini, v. Irene ZABBIA, M., XXXVI Zenone, imp., 11 ZIMMERMANN, H., 50 Zoe Carbosina, imp., 28 Zottone, duca di Benevento, 12


INDICE GENERALE

PREFAZIONE

p. XI

INTRODUZIONE

» XIII

I. La tradizione manoscritta

» XV

I.1. Il codice originale

» XV

I.2. Le grafie delle annotazioni del codice originale

» XVI

I.3. Copie degli Annales

» XVIII

I.4. Le precedenti edizioni degli Annales

» XXII

II. La struttura degli Annales Cavenses

» XXIV

II.1. La stratigrafia e il sistema di annotazione del ms. T » XXIV II.2. Le annotazioni soppresse e la loro trasmissione III. Gli Annales Cavenses come opera storica

» XXIX » XXXIII

III.1. Le fonti

» XXXIII

III.2. Elaborazione dell’opera

» XXXVIII

IV. Criteri di edizione ANNALES CAVENSES Appendix Annalium Cavensium

» XL » 1 » 73

TAVOLE FUORI TESTO (I-XXXII) INDICE DEI NOMI

» 81


PAGINA BIANCA

Composto e impaginato nella sede dell’Istituto storico italiano per il medio evo Finito di stampare nel mese di giugno 2011 dallo Stabilimento Tipografico « Pliniana » Viale F. Nardi, 12 - 06016 Selci-Lama (PG)


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