Vol v chiesa e stato, vol i (1939)

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Costanza e Basilea), con chiara tendenza per la libertà delle chiese nazionali appoggiate a l favore dei sovrani di ciascun reame. I gesuiti, corpo scelto intellettuale e volitivo, pensarono di saldare la rottura fra il papato, il popolo, la gente colta e le corti facendo uno sforzo di conquista in tutti i campi e riaflermando allo stesso tempo i diritti del papato e quelli del popolo. Tra l'ala estrema di coloro che rimettevano in circolazione 1'Unam Sanctam di Bonifacio VI11 e coloro che negavano al papa il diritto d'intervento delle cose temporali, Bellarmino introdusse la teoria del potere indiretto. 1' papa non ha potere in materia temporale, ma solo in materia spirituale; però se, decidendo in materia spirituale, viene di conseguenza toccato il potere secolare, questo deve subirne le limitazioni. Se u n re diviene eretico e i l papa lo scomunica come u n fedele che viene meno alla fede catto!ica, il papa è nel suo pieno diritto spirituale. Se poi, per gli effetti della scomunica, i sudditi, non potendo più comunicare con lui, lo depongono per scegliere u n altro re, sarà questa una legittima conseguenza che deriva da un atto spirituale del papa, e non mai un atto diretto di potere papale in materia temporale. La teoria d i Bellarmino in sul primo momento fece scandalo a Roma, tanto che Sisto V aveva preparato il decreto di messa all'indice dello scritto audace. Dall'altro lato fu combattuta in Francia C altrove non solo dai legisti o politici che escludevano ogni intervento papale, ma anche dalla gran parte del clero alto e basso, dalla Sorbona e dalla corrente gallicana moderata. Questa sosteneva una tesi alquanto diversa da quella di Bellarmino: - I1 papa può certo scomunicare un re, per ragioni spirituali, ma resia a l popolo il diritto di deporlo o no; se lo depone la scomunica avrà effetto temporale; se non lo depone la scomunica riguarderà i l re nell'uso dei sacramenti e negli altri rapporti con la chiesa, ma non potrà impedirgli l'esercizio della magistratura regia, ch'è per il bene del popolo e della nazione e che è un diritto di natura, che nessun diritto ecclesiastico potrà mai far perdere. Questa non era la tesi dei politici, i quali, p u r non arrivando a negare un certo intervento della volontà popolare nella costituzione di uno stato, negavano ogni diritto


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