Ridimensionamento Per rifare un Fanfani-Saragat centro-sinistra (e non centro sinistro) non valeva la pena portarci ad una crisi ministeriale, sospendere i lavori parlamentari, incomodare il Presidente della Repubblica, fare versare fiumi d'inchiostro sui giornali, leggere sul Emeso su Le Mondeche siamo in piena crisi di regimee così di seguito. Bastava che si accettassero le dimissioni di Vigorelli e si provvedesse lì per lì con un interim, salvo un rimpasto di buona farina. Ma la malattia che ha colpito il ministero Fanfani-Saragat era congenita: ministero di minoranza di.. . attesa; minoranza insuperabile sia all'interno dei partiti sia nei rapporti con altri partiti democratici; attesa negativa, quella di un Nenni capace di svincosindacali e larsi sul serio dai comunisti, rompendo anche i vincoli con le organizzazioni cooperative, nonché i legami spirituali con i neutralisti internazionali e con i massimalisti di tutti i tempi. Le due infezioni congenite resterebbero identiche nella nuova reincarnazione; basta aver letto le dichiarazioni di Saragar fatte dopo il colloquio con il Presidente Gronchi (dichiarazioni opportunamente biasimate, per la forma, da un comunicato del Quirinale); e basta tener presente le affermazioni della Direzione della DC riguardo il programma di Governo che non fu potuto portare avanti e che bisogna riprendere tale e quale. Se si vuol capire il significato della crisi, quello vero e profondo che deriva da una concezione strettamente politica di Governo, al di fuori di una sua ambientazione adatta alla realtà presente e agli sviluppi necessari di questa realtà, bisogna cominciare a lasciare la bassura della valle rnefitica della partitocrazia (cioè governo di partito o di partiti, nel caso presente di due partiti di minoranza detti di centrosinistra) per sollevarci alla concezione di governo nazionale-europeo, nazionale perché italiano, europeo perché inserito nel Mercato comune della piccola Europa.
I1 problema d'oggi è questo; ogni elenco di affari normali e anormali messi in fila come programma di un quinquennio (meno sette mesi) per un governo che non si sa se avrà e per quanto tempo avrà il voto del Parlamento, è uno sforzo vano, inutile, e per giunta dannoso perché ci porta fuori strada. I1 problema di ridimensionamento o di adeguamento della economia italiana a quella del Mercato comune europeo (e di conseguenza a quella degli altri mercati), è in fondo il problema della stabilità della lira, della produttività dell'econornia, della eliminazione della disoccupazione, della fiducia nell'iniziativa personale, della moralizzazione della vita pubblica e privata, del ritorno al rispetto delle leggi in uno Stato di diritto, nel quale non può essere lecito e tollerabile I'occupazione delle fabbriche tipo Galileo di Firenze, né la mancata tutela del disoccupato senza sbocco, ritornando alla libertà legale e funzionale della ricerca di lavoro e offerta di manodopera. Su questo terreno gli unici che non ci starebbero a posto in un governo nazionaleeuropeo sarebbero i partiti e le frazioni di sinistra, quelli come i comunisti che accetterebbero il dono della collaborazione (secondo l'opinione di Terracini); quelli che lo rifiuterebbero (secondo la dichiarazione di Nenni); quelli che pencolano fra PSI e PSDI