LA DONNA E I L DIRITTO D I VOTO (*) Ogni epoca ha i suoi atteggiamenti e i suoi bisogni. Oggi si domanda alla donna i l suo contributo attivo nella politica. fi la contropartita del diritto a l voto che le è stato riconosciuto, tardivamente, ma legittimamente. È anche u n dovere più profondo che deriva dalla coscienza di cristiani, quella di concorrere, anche con la politica, al benessere del paese ed alla elevazione delle classi lavoratrici. Non pochi, uomini e donne, credono di assolvere a tale dovere solo partecipando al voto (quando non sia di troppo incomodo o quando non se ne astengano di proposito). Vi sono di. quelli che sono indotti a votare per convenienza sociale, per simpatie personali, per sentimenti di casta, senza avere approfondito i l significato del voto e i suoi effetti nella vita del paese. Un voto è come una goccia d'acqua; una più, una meno non giova alle piante, nè toglie la sete: così si pensa o si dice. Ma le gocce fanno i fiumi; le pietre e le pietruzze unite insieme vi danno un palazzo, u n laboratorio, una cattedrale; i fili collegati insieme fanno la tela, le vesti, gli arazzi. Gli uomini e le donne uniti insieme formano i nuclei sociali: la famiglia, il comune, lo stato, la chiesa. Nè in alcun ordine della natura, nè in quello della vita dell'umanità può aver valore il singolo, l'individuo, al di fuori della coordinazione e solidarietà con gli altri. Quale pretesa quella di far la politica da sè? È fare il nulla. Quale assurdo quello di appartarsi con l'astensione? È appartarsi dalla realtà. Una volta fissato u n diritto sociale e politico, per la sua intima finalità è fissato u n dovere sociale e politico, cioè collettivo, insieme ad altri, in cooperazione con altri, per fini specifici vissuti insieme. Far la politica da sè è u n non senso; la politica è un atto (*) Messaggio al lo congresso nazionale femminile democristiano in Assisi.