Partito popolare popolarismo e fascismo

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D'altra parte, sono lieto di constatare come il senatore Luigi Sturzo si limiti a rettificare una piccola cosa che personalmente lo riguarda, e non altro, evidentemente concordando .sulla esattezza della tesi da me sostenuta: cioè l'importanza della collaborazione del partito popolare per l'affermazione del regime fascista, e l'appoggio fornito dalla chiesa a Mussolini. Questo è, a mio modesto giudizio, il punto fondamentale; perchè l'accordo fra chiesa e fascismo sopravvisse a l P.P.I., e l a democrazia cristiana, riallacciandosi alla fase antifascista del partito popolare, ha finito per ignorare vent'anni di storia, non soltanto italiana, ma anche vaticana, cattolica. Io non ho la fortuna d i conoscere personalmente il senatore Sturzo, d i cui però seguo con profonda stima l'attività. Mi permetto quindi d i pensare che probabilmente il senatore Sturzo, se nel 1923 avesse potuto immaginare ciò che poi è venuto fuori dalle file del cattolicesimo politico, avrebbe forse rinunziato a pronunziare quello che Mussolini chiamò « il discorso d i u n nemico n. Mussolini sbagliò, nessuno lo nega; ma anche i preti che vollero essergli « nemici n insieme al nascente comunismo ebbero l a loro parte d i responsabilità. E ciò sia detto, ripeto, con tutto il rispetto dovuto a l senatore Sturzo che, dopo aver tanto contribuito a far nascere la democrazia cristiana, sta oggi facendo l'impossibile per diminuire i danni causati all'Italia dai democristiani.

MARIOTEDESCHI Dopo questa precisazione, don Sturzo inviava a l prof. Ariuro Carlo Jemolo la seguente lettera, in data 12 giugno 1955: Chiarissimo Professore, Non Le nascondo la sgradita sorpresa avuta nel leggere a pag. 605 del suo volume: Cltiesa e Stato in Italia negli ultimi cento anni le parole a me attribuite dove sta scritto: - don Sturzo dichiara di non comprendere l'atteggiamento intransigente d i Mussolini, perchè il voto di Torino è stato u sinceramente, chiaramente ed esplicitamente favorevole ad una fiduciosa collaborazione con il governo fascista n. Non mi era occorso d i leggere tale passo, pur avendo percorso quasi tutto il volume che Lei con affettuosa dedica mi aveva inviato i l 19 settembre 1949. Al punto, che avendo Mario Tedeschi su Il Borghese riprodotto tale passo senza citare la fonte, inviai in data 25 maggio scorso una netta smentita, come potrà leggere su Il Borghese del 3 giugno c.m. che le invio insieme alla presente. Sicuro che Lei avrà riportato il passo da qualche documento


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