#25xtutti la proposta di #flat_tax @istbrunoleoni

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25 giugno 2017

25xtutti.it

Un sistema fiscale più semplice, più efficiente, più equo

Premessa1 Nel mondo non sono pochi i Paesi che hanno scelto di avere una flat tax, un’imposta “piatta”, ad aliquota unica.2 Fra questi non ci sono grandi Paesi occidentali. In Italia, il dibattito sin qui non sembra essersi accompagnato alla chiarezza di idee e alla consapevolezza delle difficoltà che l’introduzione di una imposta proporzionale sul reddito delle persone fisiche meriterebbe e richiederebbe. La confusione è stata acuita dal contemporaneo ingresso sulla scena di strumenti di politica sociale ispirati, nella forma più che nella sostanza, all’idea del reddito di cittadinanza, all’idea cioè di uno schema di trasferimenti monetari universali e incondizionati su base individuale. Ne è derivata una discussione il cui unico possibile esito sembra essere, come spesso è accaduto in passato, la prevalenza dello status quo. Sarebbe un esito non sorprendente ma, con ogni probabilità, una nuova occasione persa per il Paese. Proviamo, per cominciare, a fare un po’ d’ordine. C’è chi pensa che la flat tax “aiuti i ricchi” e che, in qualche forma non meglio specificata, di reddito di cittadinanza si possa e debba, piuttosto, parlare. Nessuna meraviglia: sono posizioni – data la provenienza – tutto sommato comprensibili. Sono molti gli elettori che pensano (sbagliando) che l’unica possibile progressività sia quella che si esprime con aliquote marginali crescenti dell’imposta personale e ripongono (beati loro!) una incondizionata fiducia nelle capacità del settore pubblico di disegnare misure articolate, selettive e condizionate di contrasto alla povertà. Evidentemente, i tanti problemi emersi a seguito della sperimentazione del “reddito minimo di inserimento” hanno insegnato poco o nulla. Di contro, ci sono opinioni piuttosto variegate e scettiche sulle misure universali di contrasto alla povertà (anche perché quanto mai variegate sono le ipotesi di reddito di cittadinanza in circolazione). Alcuni di loro lo considerano come l’ennesimo intervento assistenziale da sommare a quelli già in essere. Altri lo assimilano 1 Alla stesura di questo rapporto hanno collaborato Paolo Belardinelli (Istituto Bruno Leoni), Simone Pellegrino (Università di Torino), Nicola Rossi (Università di Roma Tor Vergata e Istituto Bruno Leoni, che ha coordinato il lavoro) Eugenio Somaini (Università di Parma) e Dario Stevanato (Università di Trieste). Gli autori ringraziano Natale D’Amico, Franco Debenedetti, Vittorio Emanuele Falsitta, Oscar Giannino, Alberto Mingardi, Luca Ricolfi, Serena Sileoni, Stefano Toso, Massimiliano Trovato e Alberto Zanardi per aver pazientemente ascoltato, letto e commentato le tante versioni di questo lavoro. Alberto Mingardi e Serena Sileoni si sono, come se non bastasse, sobbarcati l’ingrato compito di leggere e commentare puntualmente il testo. A loro siamo doppiamente grati. 2 In Europa, ad esempio, Bielorussia (13%), Bulgaria (10), Estonia (24), Georgia (12), Lituania (33), Lettonia (25), Macedonia (12), Romania (16), Russia (13), Serbia (14), Ucraina (15), Ungheria (16). Hong Kong ha una flat tax da settant’anni. Altri Paesi che hanno adottato la flat tax sono Abkhazia (10%), Andorra (10), Arabia Saudita (2,5 - 20 per stranieri), Belize (25), Bolivia (13), Grenada (30), Kazakhstan (10), Kirghizistan (10), Madagascar (21), Mauritius (15), Mongolia (10), Montenegro (9), Ossezia del Sud (12), Paraguay (10), Sant’Elena (25), Seychelles (15), Transnistria (10), Trinidad e Tobago (25), Turkmenistan (10), Tuvalu (30).

Istituto Bruno Leoni

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