Amare richiede cura
progetto intrecciando competenze e saperi diversi. Anche all’interno della stessa scuola, sono spesso state superate le barriere disciplinari portando i ragazzi a fare accostamenti inconsueti e a utilizzare materiali e tecniche inusuali. Conoscenze, talenti personali e risorse sono state combinate all’insegna della collaborazione e dell’innovazione. Le molteplici collaborazioni attivate e il coinvolgimento della comunità territoriale. In questa edizione si è registrato un notevole aumento delle istituzioni coinvolte. Ogni progetto si è trasformato in un catalizzatore di energie sul territorio e l’intera comunità educante si è unita attorno alle nuove generazioni: fotografi, architetti, storici dell’arte, grafici, pubblicitari, attori professionisti, così come associazioni di ogni genere, biblioteche, fattorie, centri di educazione ambientale e aziende hanno collaborato in sinergia con gli studenti mettendo a disposizione tempo, spazi e risorse preziose. Fondamentale è stata anche la partecipazione dei rappresentanti delle istituzioni nell’investire i ragazzi nel loro ruolo strategico di cura e valorizzazione del patrimonio culturale. La durata dell’esperienza come fattore di qualità. Il fatto che il progetto si sia snodato nell’intero arco scolastico ha consentito di creare un percorso articolato, stimolante e capace di coinvolgere tanti soggetti. I ragazzi, grazie all’adeguata quantità di tempo disponibile, hanno potuto effettuare ricerche approfondite sui beni culturali che dovevano valorizzare, hanno potuto partecipare alle attività di gruppo a seconda delle proprie abilità personali, linguistiche e tecnologiche, passando da un atteggiamento competitivo a un approccio collaborativo. Un ritmo di apprendimento più lento e più efficace è stato capace di motivare anche studenti in difficoltà, con disabilità e a rischio di dispersione. L’esperienza diretta ha insegnato un metodo di lavoro efficace, il rispetto dei tempi di lavoro, il valore della cooperazione. L’intergenerazionalità. Molte iniziative hanno creato una rete di soggetti di età differente, sia tra alunni di classi e scuole diverse, sia con persone che, al di fuori del contesto strettamente scolastico, hanno contribuito a un vero e proprio passaggio di memorie attraverso i loro racconti su usanze, cibi, tradizioni e dialetti: si pensi agli anziani della famiglia o della comunità, ai mugnai o alle “rezdore”.
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