Lezioni dalla crisi: perché il Parlamento dovrebbe sfiduciare la Commissione (il testo del mio intervento al convegno "Morire per l'euro?", organizzato dal gruppo EFD presso il Parlamento Europeo il 3 dicembre 2013. Qui il video originale). ( English version here) Grazie Magdi per l'invito a questo incontro così importante. Vi parlerò in inglese, e in questo c’è un’amara ironia. Perché? Perché l'inglese è la lingua del paese dov'è nata la scienza economica, almeno così come la conosciamo oggi, e che forse per questo motivo non è entrato nell'euro e sta seriamente considerando l'uscita dall'Unione Europea. È abbastanza paradossale che per poter essere capito dalla fetta più vasta possibile di cittadini europei io debba utilizzare proprio la lingua di questo paese. È una lezione importante per quanti credono che gli Stati Uniti d'Europa siano una possibilità vera, concreta. In effetti la lezione è duplice. Primo: qui c'è una maggioranza di italiani e la soluzione più democratica sarebbe che io parlassi in italiano. Ma vi do una lezione di politica europea: io appartengo ad un'élite, ne vado fiero, quindi decido per voi e parlo in inglese. E questa è la prima lezione. Seconda lezione: non sono contro l'Europa. Posso viaggiare in Europa, parlando nelle rispettive lingue con buona parte delle popolazioni che incontro. La prima volta che sono andato in Portogallo mio figlio ha detto a mia moglie: “Questo è il primo paese dove il babbo non parla la lingua locale!”, ed è vero, perché purtroppo non parlo il portoghese e non lo capisco. Ma con l'inglese si può praticamente girare il mondo, e anche l'Europa. Fatta questa premessa, andiamo avanti con il contenuto. Nel mio intervento cercherò di mettere i problemi che stiamo vivendo nella giusta prospettiva. La prima cosa che vi mostrerò è che gli squilibri finanziari, e quindi le crisi debitorie, derivano spesso da squilibri di distribuzione del reddito. Questo non va sottovalutato perché ci dà indicazioni positive rispetto a quello che dovremmo fare una volta fuori dall'euro. Secondo punto: il matrimonio tra moneta unica e riforme economiche è burrascoso. Ci è stato detto che la moneta unica ci avrebbe costretto a riforme che erano assolutamente necessarie, ma ora sappiamo che la letteratura economica presenta molte argomentazioni per confutare queste argomentazioni e sostenere la tesi contraria: i tassi di cambio fissi, o peggio la moneta unica, in realtà sono strumenti utili per procrastinare le riforme economiche. Poi andrò avanti presentando le due principali lezioni derivanti dalla crisi: la prima è che dovremmo cominciare da una riforma del mercato del lavoro a livello europeo, la seconda è che dovremo togliere di mezzo l'euro. Queste sono due condizioni necessarie, per i motivi che presto vi spiegherò e che in parte sono stati spiegati anche da Antonio (Maria Rinaldi, ndr) e da Claudio (Borghi Aquilini, ndr). Un’altra premessa: la crisi della zona euro ha origine nella finanza privata. Gli squilibri finanziari nel settore privato sono stati promossi da problemi di competitività e da mercati finanziari non regolamentati. È un’impostura presentare la crisi della zona euro come crisi di debito pubblico. Questo non ve lo dice Claudio Borghi Aquilini, ma Vítor Constâncio... E chi è questo Vítor Constâncio? Il vice presidente della Banca Centrale Europea. Sentiamo dunque la parola di questo signore con la “S” maiuscola: “Gli squilibri han trovato origine principalmente dalle spese nel settore privato”, punto secondo: “finanziate dal settore bancario dei paesi creditori e debitori”, punto terzo: