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Un mito insuperabile Figura chiave dell’architettura moderna Le Corbusier, di cui ricorre quest’anno il cinquantenario della morte, ha lasciato un’eredità importante e in costante trasformazione di Stefania Briccola

Sono trascorsi cinquant’anni dalla scomparsa di Le Cor-

busier (1887–1965) e fioccano le celebrazioni dell’opera dell’architetto svizzero. Il padre del Movimento moderno progettò edifici a misura d’uomo e autentiche macchine per abitare dove “solo l’utente ha la parola”. Dietro l’icona di stile con gli occhiali rotondi e il farfallino si nascondevano i mille volti dell’intellettuale, dell’artista totale e di un instancabile viaggiatore. Ne abbiamo parlato con Daniele Vitale, esperto del Movimento moderno e docente al Politecnico di Milano dove ha tenuto di recente una conferenza sul tema “Cinquant’anni dopo la morte di Le Corbusier” nell’ambito delle iniziative in omaggio a Charles-Edouard Jeanneret. Era infatti questo il vero nome del maestro che non aveva una laurea in architettura e sulla carta d’identità fece scrivere alla voce professione homme de lettres.

tro degli edifici se vuoi imparare. Chiudi gli occhi davanti ai prospetti sulla strada. Poi vai a misurare un edificio decente dietro la facciata. Studia questa costruzione anonima avendo come prospettiva una successiva costruzione di scala maggiore, forse in acciaio (una casa prefabbricata) o in calcestruzzo armato (montando delle parti modulari)”. E conclude dicendo: “Le proporzioni bastano ma però c’è bisogno anche di molta immaginazione, e più modesto è il problema tanto maggiore è l’immaginazione di cui vi è bisogno. Architettura è organizzazione. Tu sei un organizzatore, non uno stilista da tavolo da disegno”.

Che cosa erano i viaggi per Le Corbusier? I viaggi sono stati per lui un’esperienza fondamentale. E i viaggi sono i disegni e i carnets, il fascino che esercitano su di lui le architetture e le situazioni, la capacità di osservare, annotare, ripensare. C’è in questo del metodo, una Quale è l’attualità della lezione di estrema costanza, per tutta la vita, una Le Corbusier? precisione quasi da orologiaio. E una La figura di Le Corbusier è inscindibile grande curiosità e capacità di imparare, dal suo mito, che aveva con pazienza Le Corbusier (da adejc.wordpress.com) la spinta ad abbandonare le pantofole e costruito. Su nessun architetto moderno esiste una mole così imponente di testi e di studi, sino a quelli a correre l’avventura. Ma il rapporto che Le Corbusier stabilisce recenti e preziosi legati al restauro delle opere. Non possiamo che con le cose osservate è analogico, fatto di vincoli e adattamenti, continuare a rileggerne la storia, in tutte le sue contraddizioni e somiglianze e distanze. Ciascuno in un’opera trova i punti su cui i suoi risvolti, dagli aspetti ideologici e dal sistema dei pensieri poggiare e le parentele possibili sono infinite. Così la memoria ai disegni e alle opere. Ma la critica, dentro di sé, ha sempre e della Certosa di Ema, il rapporto tra la piccola casa del monaco, in modo implicito una finalità prospettica. Critica e progetto la sua solitudine, il chiostro, la chiesa, può contagiare l’Unità vivono in stretto rapporto: l’una considera le opere e l’altro le d’abitazione e la riflessione sulla casa collettiva. continua. Le opere sono sempre un ponte, una possibile mediazione. Ma la nostra voce non può che essere altra da quella del Le Corbusier rileggeva spesso una copia del Don Chipassato e soggettiva. Non c’è un’attualità astratta del lavoro di sciotte di Cervantes ricoperta con il pelo del suo amato Le Corbusier. Esistono tanti modi di interpretarlo e di riprendere cane Pinceau… Nutriva una speciale predilezione per quest’opera. In uno le questioni e le soluzioni che il suo lavoro ancora propone. schizzo raffigura se stesso come Don Chisciotte che corre verso un mulino a vento. È un’identificazione che ha amato molto Perché Le Corbusier attaccava gli accademici? L’educazione per lui passava soprattutto attraverso l’esperienza, soprattutto nell’ultima parte della sua vita, mentre al cugino i viaggi, l’osservazione, il lavoro. Le Corbusier credeva poco Pierre Jeanneret (anch’egli architetto e designer che fu a lungo nella scuola. Nella sua idea, è il pubblico che deve essere prima suo collaboratore) assegnava il ruolo di Sancho Panza. Il mudi tutto educato, il destinatario del grande messaggio dell’ar- lino a vento rappresenta i suoi ideali, l’impotenza è quella del chitettura moderna. C’è un suo testo che si intitola Se dovessi cavaliere. Le Corbusier è stato un uomo pieno di contraddizioni, insegnarvi l’architettura? E in quel discorso afferma: “E ora, con un’idea demiurgica del ruolo dell’architetto. Ma il racconto amico mio, ti prego di tenere aperti gli occhi. Hai gli occhi di Cervantes è una parabola, e nella letteratura come nella vita aperti? Sei stato educato a tenere gli occhi aperti?… Che il possibile e l’impossibile si sovrappongono e si moltiplicano cosa guardi quando esci per una passeggiata? Guarda il re- senza fine.

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