Ticino7

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№ 12

del 23 marzo 2012

con Teleradio 25–31 marzo

La compagna deL parroco

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Ticinosette n° 12 del 23 marzo 2012

Agorà Le donne dei preti

Salute Per una nascita totale Arti Jack & John

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GiancaRlo FoRnasieR

Fabio MaRtini

Società I nuovi Barbablù

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nicoletta baRazzoni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Kronos Chi paga cosa e a chi di

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RobeRto Roveda . . . . . . . . . . . . . . .

FRancesca RiGotti . . . . . . . . . . . . . . . . . .

KeRi Gonzato . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Reportage SUPSI . Dal massimo al minimo Luoghi Parco Sempione Tendenze Ebike

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Media Emozioni e social network Vitae Romano Migliarini

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RobeRto Roveda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Reza KhatiR . . . . . . . . . . .

euGenio KlueseR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

GiancaRlo FoRnasieR . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

Astri . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Cruciverba / Concorso a premi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . .

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Alla ricerca del passato Riceviamo puntualmente e sempre con maggiore frequenza richieste di articoli, segnalazioni, recensioni e contributi apparsi in precedenti numeri di Ticinosette, a volte riferiti anche agli scorsi anni . Un aspetto che ci rallegra e che dimostra come sovente uno scritto e una riflessione non rimangono “congelati” al momento e al contesto nei cui sono stati scritti, ma possono essere un punto di partenza per ulteriori approfondimenti anche a distanza di mesi . Da qualche giorno dalla pagina internet del nostro settimanale (ticino7.ch) è possibile accedere a un Archivio online dove consultare le uscite a partire dall’aprile 2008, periodo in cui la testata è apparsa in edicola con una diversa impostazione grafica e redazionale . Visitando il nostro archivio potrete, per esempio, rispolverare un Reportage apparso nel maggio del 2009 (www.issuu.com/infocdt/ docs/ti7_n19) . Nelle fotografie di Reza Khatir erano ritratti i giovani componenti del Coro Calicantus, una scuola di canto e una formazione che da un ventennio educano e formano ragazzi e ragazze dai 4 ai 18 anni d’età alla musica corale e allo scambio culturale . Guidati dal maestro Mario Fontana, in questi giorni il giovane Coro sta partecipando al 5° Festival internazionale di voci bianche “Ponte del canto”, organizzato dalla stessa scuola di canto . La manifestazione si è aperta ieri, 22 marzo, e si conclude domenica 25 . Per ulteriori informazioni vi rimandiamo al sito www.corocalicantus.org o telefonicamente allo 091 743 21 81 . Buona navigazione, Giancarlo Fornasier

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Impressum Chiusura redazionale 16 marzo 2012

Tiratura controllata 70’634 copie

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Amministrazione via Industria 6933 Muzzano tel . 091 960 33 83 fax 091 960 31 55

Direttore editoriale Peter Keller Redattore responsabile Fabio Martini Coredattore Giancarlo Fornasier Photo editor Reza Khatir

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In copertina La coppia impossibile Elaborazione grafica di Antonio Bertossi

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Relazioni. Le donne dei preti

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Agorà

I sentimenti dei sacerdoti rappresentano ancora un argomento delicato e spesso taciuto nella Chiesa cattolica, che, nelle sue più alte cariche, si appella al principio della sacralità del celibato ecclesiastico. Ciò nonostante, anche i preti si innamorano, come accade a tutti gli altri uomini, e hanno donne che li amano in silenzio, spesso soffrendo per l’impossibilità di vivere la relazione alla luce del sole di Roberto Roveda

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on è facile parlare di sacerdoti e dei loro sentimenti . Anche il solo accenno alla possibilità che al prete, come a tutti gli uomini, possa accadere di innamorarsi e di desiderare di avere accanto una persona con cui condividere la quotidianità, provoca reazioni spesso esagitate, soprattutto in seno al mondo ecclesiastico e accuse di voler fare del sensazionalismo e di cercare lo scandalo a tutti i costi . Come se il celibato sacerdotale fosse un’imposizione celeste e non una norma dettata da uomini per altri uomini . Ancora più spinoso è provare a parlare di quelle donne che vivono la loro vita a fianco dei sacerdoti, di nascosto, accettando relazioni ambigue e mai del tutto soddisfacenti . Relazioni dominate dal silenzio che è l’elemento che contraddistingue questo genere di situazioni, in ogni loro forma . Quando inizia il legame, si instaura tra il sacerdote e la donna un reciproco patto di silenzio . Per portare avanti la storia si promette e si pretende un’assoluta riservatezza . Spesso i superiori del sacerdote ne sono a conoscenza, ma tacciono purché tutti gli altri facciano altrettanto . Da qualche tempo, però, grazie anche a Internet, alcuni veli si stanno sollevando e molte donne hanno trovato il coraggio di raccontare il loro disagio e la loro sofferenza . Lo fanno rivolgendosi al blog “Amore Negato”, che tratta di celibato obbligatorio e delle “donne dei preti” (www.ildialogo.org/phpBB302) sul sito “Il Dialogo” . Sono donne che accettano di rompere il silenzio in preda a una profonda disperazione, spesso presentandosi con un nome di fantasia perché temono di tradire la fiducia del sacerdote e per questo motivo di compromettere il legame affettivo . Di loro ci ha parlato la coordinatrice del blog Stefania Salomone . Signora Salomone, cosa si trovano ad affrontare le donne che vivono un coinvolgimento affettivo con un sacerdote? “Innanzitutto, per quanto la persona possa essere convinta di quello


che sta vivendo deve fare i conti con pregiudizi e ipocrisie. Prima di tutto i propri. La cultura cattolica in cui siamo cresciuti fa sì che una donna che si innamora del suo parroco, per fare un esempio, si senta in qualche modo colpevole di aver tentato un uomo di Dio. Da sempre ci è stato insegnato che il prete è colui che compie la scelta suprema di dedicare tutta la sua vita al Signore e alla Chiesa e che quindi va trattato con particolare rispetto. Salvo poi che magari è proprio lui ad ammiccare quando si trattiene più a lungo a parlare con qualcuna... Comunque, una volta avviata la storia, di solito inizia la sconsolante danza del «vorrei ma non posso». E solitamente la donna, comprensiva di fronte ai doveri pastorali e morali cui lui starebbe mancando, gli lascia gestire tempi, modi, luoghi. Molto spesso il prete impone dei periodi di separazione, durante i quali tenta di eliminare il senso di colpa che lo opprime, per poi capitolare e tornare a illudersi e a illudere. Non è raro però che il sacerdote abbia superato la fase dei sensi di colpa, magari perché è già stato coinvolto in altre relazioni. Ciò non rende più facile la questione. Infatti è proprio in questi casi che ci si trova di fronte a un fenomeno altrettanto inquietante: il religioso diventa un collezionista, seminando trambusto e sofferenza tra le tante malcapitate che incrociano i suoi passi. Comunque il filo conduttore di tutto è non legarsi. Gli stessi superiori, quando vengono a sapere delle relazioni che coinvolgono i loro sottoposti, tendono a suggerire di non impegnarsi”.

dei due sia conosciuto, e un po’ di tempo durante la settimana, ove possibile. Ma non c’è traccia di una normalità accettabile. Lei praticamente vive da single (o meglio da vedova) pur non essendolo, nascondendo a tutti il fatto di avere un compagno. Ciclicamente poi avviene la crisi; a partire da un qualunque fatto, torna a galla l’insoddisfazione – e spesso la delusione – della donna che incomincia a reclamare e pretendere di più, ben sapendo quale sarà la risposta. Lui le ricorda di essere un prete, di avere dei doveri da anteporre a qualunque altra questione, di amare profondamente la propria missione. E, per finire, le promette che cercherà in futuro di creare degli spazi da dedicarle. Promessa quasi sempre disattesa, ovviamente”. Chi sono le donne che hanno legami sentimentali con sacerdoti? “Per la mia esperienza personale e soprattutto di ascolto attraverso il blog, posso affermare che le donne coinvolte nelle storie appartengono alle più svariate categorie. Sono donne a volte molto giovani, a volte più mature, spesso in carriera. In massima parte frequentano la parrocchia e sono molto attive al suo interno, giungendo a divenire una sorta di braccio destro o consigliere particolare del parroco. Non di rado sono esperte catechiste o gestiscono alcuni settori dell’amministrazione parrocchiale. A ogni modo tutte le donne coinvolte in queste relazioni sono persone tendenzialmente insicure di sé, del proprio valore, pronte a considerare il prete mille volte superiore o comunque ad accettare che lui si consideri tale. Certo la mentalità clericale non aiuta il processo di evoluzione, ma devo dire che la cosa per cui mi batto con maggiore frequenza è che esse arrivino a guardare alla storia con lucidità, come se riguardasse qualcun’altra”.

“Sono storie che si sviluppano attorno alle esigenze del prete, alle quali la donna riesce a opporsi molto di rado, pretendendo solo qualche giorno in estate da trascorrere insieme in luoghi dove nessuno dei due sia conosciuto, e un po’ di tempo durante la settimana, ove possibile”

Già, quale atteggiamento tengono le autorità ecclesiastiche in questi casi? “Il problema per l’establishment non è, come si potrebbe pensare, la castità, il rispetto del celibato, ma la libertà del sacerdote da ogni legame. La storia deve continuare in gran segreto. O meglio, possono anche esserne a conoscenza in tanti (vescovo compreso), ma l’essenziale è che non ci siano chiacchiere in giro, che i panni sporchi rimangano in famiglia. Se arrivassero voci alle orecchie sbagliate – ai giornali, per esempio – allora bisognerebbe prendere provvedimenti. Ma anche qui, contrariamente a ciò che si pensa, difficilmente si va oltre la tirata d’orecchi. A quel punto si lascia che le acque si calmino e tutto può procedere come prima. La parola d’ordine, insomma, è discrezione. Con buona pace di tutti, specie di quelli che sanno e fanno finta di non sapere, magari riaffermando (lo ha fatto anche il pontefice in una lettera inviata nell’ottobre 2010 a tutti i seminaristi) la sacralità del vincolo celibatario”. Come viene portata avanti allora la relazione? “Con la continua ricerca di una normalità irrealizzabile. Lei solitamente lamenta l’immaturità affettiva e il poco tempo che lui concede alla relazione: «tutto viene prima di me», mi scrivono sul blog. Lui lamenta il fatto che la donna non comprende quanto sia importante il ministero presbiterale, quella che per lui è una «scelta di vita».Conosco storie che vanno avanti da oltre vent’anni e hanno raggiunto una qualche stabilità. Sono storie che si sviluppano attorno alle esigenze del prete, alle quali la donna riesce a opporsi molto di rado, pretendendo solo qualche giorno in estate da trascorrere insieme in luoghi dove nessuno

E ci riescono? “Mah, una delle domande che mi viene rivolta spesso è: «Vorrei allontanarlo, ma alla fine non ci riesco. Cosa posso fare?» Ecco, ammetto che di fronte a questa domanda resto sempre abbastanza sconcertata. Quando si arriva a voler allontanare chi ci fa soffrire si presuppone che la decisione sia presa, pur sapendo a quale dolore si va incontro. Viceversa è sufficiente un sms o una telefonata da parte di lui per far crollare i «buoni propositi». A quel punto propongo delle soluzioni semplici: cambia scheda telefonica e allontanati dalla parrocchia per tutto il tempo necessario. Non starò qui a dire quante e quali ragioni vengono addotte per spiegare l’impossibilità di dare seguito anche a uno solo dei suggerimenti! C’è però un caso in cui la donna riesce ad allontanarsi dal prete che la fa soffrire: quando scopre che il prete frequenta altre donne. In un sussulto di dignità molte si sono defilate, poiché la gelosia, la rabbia e la delusione hanno preso il sopravvento sull’illusione. Anche qui, però, bisogna capire cosa fa scaturire la delusione. Spesso, infatti, la donna non resta delusa dal comportamento dell’uomo, ma da quello del prete. Cioè sente che lui ha tradito il suo ruolo, o meglio l’immagine che lei ne aveva, e non la sua compagna. Insomma l’ennesima vittoria di una certa mentalità clericale e maschilista che vige nella Chiesa cattolica”.

Agorà

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Per una nascita totale In inglese è conosciuto come Lotus Birth ed è una diversa interpretazione del comune parto. Considera la placenta un organo essenziale per il bambino, anche dopo la sua venuta al mondo di Giancarlo Fornasier

Il taglio del cordone ombelicale rappresenta il definitivo distacco del nascituro dal grembo materno, un gesto che viene (quando possibile) lasciato alla figura paterna . Alessio, padre da qualche mese, si ricorda molto bene quel momento . . . “Non credevo fosse così duro. Mi sono sentito un imbranato davanti al personale della sala parto” . Lui e la sua compagna hanno partorito in clinica e la placenta – che per nove mesi ha accolto e protetto la loro bambina, l’ha nutrita, le ha permesso di respirare, di crescere e di svilupparsi – è stata donata . Ma non sempre questo avviene: se i genitori non approvano, la placenta viene eliminata secondo le normali procedure ospedaliere . Un atto che per alcuni è poco rispettoso della vita . Salute

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placenta anche dopo la sua definitiva uscita dal ventre materno . Altri mammiferi la mangiano – la placenta è ricca di sostanze nutrienti e ricostituenti –, altri ancora la recidono attraverso l’apparato orale . Anche in Ticino, naturalmente, esiste la possibilità per una donna di partorire conservando (sino al momento del distacco naturale) la placenta e il cordone ombelicale . Questo può essere fatto sia nelle cliniche ospedaliere sia per chi partorisce al proprio domicilio . E anche da noi esistono figure professionali di accompagnamento al parto, le doule, alle quali un recente contributo del settimanale “Cooperazione” e una trasmissione radio della RSI hanno dato risalto . Una di loro, Clarissa Semini (www. partocongioia.com) – con la signora Sabine Lanfranchi (www. doula-ticino.ch) le uniche doule formate e attive oggi nel nostro cantone – ha già avuto modo di accompagnare alcune donne che hanno scelto di vivere l’esperienza del parto integrale .

Lotus Birth e la nascita A partire dalla metà degli anni Settanta si è sviluppata la Lotus Birth o nascita integrale . È una variante alla “comune” nascita, ma in cui il cordone ombelicale non viene reciso e il neonato resta legato alla sua placenta . Signora Semini, come si è Considerato dai suoi fautori avvicinata a questa forma di “un modo più dolce, sensibile e parto e quale è stata a oggi la rispettoso per entrare nella vita”, sua esperienza? esso prevede che “pochi giorni “Ho sentito parlare del Lotus Birth dopo la nascita – di media 3-4 – il la prima volta da un’amica che cordone si separi in modo naturale aveva scelto di viverlo con il suo dall’ombelico del bambino. Il diIl bambino e la sua placenta (15esima settimana di gravidanza) secondo bambino, nato in casa. stacco avviene quando entrambi, Uno dei compiti della doula è bambino e placenta, hanno realmente concluso il loro rapporto e quello di dare tutte le informazioni necessarie affinché la donna/ decidono sia giunto il momento della separazione”, come viene coppia possa prendere le proprie decisioni consapevolmente e poi spiegato in uno dei più completi siti internet in lingua italiana accompagnare con rispetto quelle scelte. Non spetta alla doula scededicati all’argomento (www.lotusbirth.it) e al quale riman- gliere né tanto meno influenzare. Quando incontro una donna in diamo i lettori per ulteriori informazioni, storico-tecniche e gravidanza la informo sulla possibilità del Lotus Birth, lasciando bibliografiche . Oltre a permettere al bambino di ricevere tutta che sia poi lei – e il suo compagno – a documentarsi e a chiedere la la quantità del preziosissimo sangue placentare che è presente mia collaborazione. Come tutte le scelte che coinvolgono la nascita, alla nascita – e che la natura ha previsto per la costituzione del anche quella per il Lotus Birth è intima e personale. Come doula ho sistema immunitario –, il legame prolungato con la placenta accompagnato diverse nascite Lotus. Credo che la nascita si possa porta altri numerosi benefici, sia legati alla salute fisica sia di ritenere totalmente avvenuta solo quando il bambino si è staccato tipo psicologico/relazionale . Il Lotus rappresenterrebbe dunque dalla placenta, per cui un taglio immediato del cordone può essere “un modello” di nascita non disturbata da seguire . Quando la considerato come un ulteriore intervento per accelerare i tempi. Il salute di madre e nascituro lo permettono, evidentemente . Lotus Birth invece permette al bambino di prendersi tutto il tempo a lui necessario per nascere – inteso nel senso più ampio del termine Il momento del parto e la “doula” –, con calma e rispetto, evitando interventi frenetici che di routine La non recisione del cordone ombelicale negli istanti appena si mettono in moto sia durante sia dopo il parto. Se si concede al posteriori la nascita è in parte diffuso nel regno animale, e bambino di seguire il proprio e unico ritmo vitale fin dalla nascita, alcuni primati conservano il cordone ombelicale legato alla il bambino continuerà a pulsare nel mondo a un ritmo che sarà


Secondo alcuni, la placenta dovrebbe essere considerata un sorta di “secondo feto”. Con un destino segnato, ma proprio per questo bisognoso di un’attenzione particolare... “La placenta è composta dallo stesso materiale genetico che, suddividendosi dopo la fecondazione, da una parte diventa bambino e dall’altro placenta appunto. Per cui sì, è come se fosse una sorellina o un fratellino; è la prima compagnia che il bambino ha sperimentato e merita tutte le cure, il rispetto e l’amore che si dedicano al bambino stesso. L’OMS, Organizzazione Mondiale della Sanità, dice: «Il taglio del cordone tardivo o nessun taglio sono la procedura fisiologica . Il taglio immediato è una procedura invasiva che deve essere giustificata . Nel parto fisiologico non è giustificata». Credo non ci sia molto da aggiungere... Si pratica il taglio immediato del cordone per praticità: si può spostare il bambino in un’altra stanza allontanandolo dalla madre, lo si può lavare, pesare, misurare, vestire, esaminare, ecc. Il bambino è così più «maneggevole» nell’eventualità di un’emergenza. Purtroppo questa è una frase talmente ricorrente che si continua a intervenire «nell’eventualità di un’emergenza» senza rendersi conto che spesso l’emergenza è proprio la conseguenza degli interventi stessi. La nascita è un momento cruciale: in quegli attimi madre e bambino dovrebbero essere avvolti da silenzio, dalla calma e dal calore. L’uno a contatto con l’altra mentre indisturbati si guardano e si innamorano reciprocamente”. Per quale ragione secondo lei, malgrado la grande esperienza ormai raggiunta, il Lotus Birth non è una normale prassi per tutte le madri che partoriscono naturalmente? “Il Lotus richiede che il secondamento – cioè la fase d’espulsione della placenta – avvenga in modo fisiologico, quindi indisturbato. Spesso la parola «naturale» ci confonde: è comunemente definito parto naturale quello che avviene per via vaginale. Quindi, senza tenere in considerazione tutti gli eventuali interventi che possono essere stati praticati, se un bambino nasce per via vaginale si dice che la donna ha avuto un parto naturale. Fisiologico è definito un parto che avviene rispettando appunto la fisiologia stessa del parto che la natura ha previsto in maniera direi perfetta. Quindi un parto indisturbato e senza interventi esterni. L’ambiente in cui avviene il parto già di per sé è un fattore fondamentale perché una nascita possa avvenire fisiologicamente; ancor più durante una nascita Lotus. Dal mio punto di vista la cornice più idonea per un Lotus Birth è quella del parto in casa o in una casa maternità, che purtroppo in Ticino ancora non esiste. Il parto ambulatoriale può essere un compromesso, per cui la donna partorisce in ospedale e dopo qualche ora dal parto torna a casa. Ma se una donna che sceglie il Lotus desidera restare qualche giorno in ospedale deve prima discuterne la fattibilità con il proprio ginecologo e con i pediatri che lavorano nella struttura. Dalla mia esperienza so che in alcune strutture cantonali la donna che pratica il Lotus non può essere ricoverata nel reparto maternità insieme ad altre donne e bambini. So anche di medici che si sono interessati alla nascita integrale e che, pur non sapendo di cosa si trattasse, si sono informati e documentati, e hanno rispettato la scelta della loro paziente. Ma certo, per loro cambiano le pratiche ospedaliere e questo stravolge i protocolli che il personale deve seguire”.

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Caduta dei capelli … Capelli deboli … Unghie fragili …


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Jack & John Uno scrittore e un musicista. Due grandi artisti americani, praticamente coetanei. Due vite diverse ma per certi versi parallele, se non altro per intensità e brevità. E due opere che paiono essere state create l’una per l’altra di Fabio Martini

Arti

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Ho letto Sulla strada di Jack Kerouac quando avevo diciotto e mai invadenti, sono accreditati a Eric Dolphy e a McCoy Tyanni . Era il 1975 . Lo stile fluido e incalzante di Kerouac, che lui ner . A differenza di moltissimi altri dischi jazz del periodo, la stesso definiva “prosa spontanea” (“Prima soddisfa te stesso, e poi registrazione è particolarissima: vi è un uso molto marcato del al lettore non mancherà lo choc telepatico e la corrispondenza signifi- riverbero che, unitamente alle sezioni misurate della big band, cante perché nella tua e nella sua mente operano volutamente sullo sfondo, consentono a Colle stesse leggi psicologiche”, The Essentials of trane e ai suoi comprimari – Elvin Jones alla Spontaneous Prose), la curiosità per il mondo e batteria, Reggie Workman al contrabbasso e i rapporti umani che in ogni istante appaiono McCoy Tyner al piano – di predominare . Inai suoi occhi come sempre nuovi e sorprenteramente dedicato all’identità afroamericana denti, la frenesia del girovagare attraverso e al recupero delle radici africane, The Africa gli Stati Uniti in compagnia dell’amico Dean Brass Sessions, oltre a contenere la bellissima Moriarty/Neal Cassady alla ricerca di una versione di “Greensleves”, i brani “Africa”, condizione di libertà assoluta, hanno fatto di “Blues Minor” e “The Damned don’t cry”, questo romanzo un classico della letteratura include un frenetico brano intitolato “Song di formazione . Nello svolgersi della vicenda of the Underground Railroad” . Ispirato alla di Sal Paradise (pseudonimo che Kerouac si rete di strade e percorsi segreti creata nel diede in seguito alla richiesta di revisione corso dell’Ottocento negli Stati Uniti per imposta dall’editore; nella stesura originale i favorire la fuga degli ex schiavi verso gli stati nomi sono infatti quelli delle persone reali), abolizionisti, definita appunto Underground tutto si offusca, la realtà trasfigura progressiRailroad, il pezzo è basato su un tempo vevamente in delirio fino all’allucinante conloce e si articola a partire da un tema fluido clusione . I viaggi, le corse in auto, gli incontri e scattante, contrassegnato da una scala micon le persone e gli amici artisti e scrittori, nore discendente a note ribattute . Un brano le sbornie e le bisbocce, le riflessioni sulla jazz evocativo e di grande effetto, saturo di società e sulla letteratura americana, tutto è un’atmosfera elettrica e febbrile . animato da un ritmo incessante e vertiginoso che ha portato numerosi critici a paragonare Sincronicità di suoni e parole la scrittura del romanzo a una lunga suite Benché svariati critici musicali e letterari abjazzistica, una jam-session senza fine, in cui biamo riconosciuto nella scrittura di Keroauc l’improvvisazione del protagonista (Kerouac, una vicinanza ai ritmi, ai temi e alle svettanti fra l’altro, scriveva molto velocemente) si improvvisazioni del be-bop di Charlie Parker, intreccia alle vicende dei personaggi con cui dal mio punto di vista nulla rappresenta condivideva esperienze e stile di vita . meglio il clima di Sulla strada del brano sopra Jack Keroauc e John Coltrane durante il servizio militare nella citato di Coltrane . Il senso di feroce entusiaMarina degli Stati Uniti Un album singolare smo che questi due capolavori della letteraQuello stesso anno, un amico mi fece ascoltare per la prima tura e della musica del Novecento trasmettono, l’atmosfera volta The Africa Brass Sessions vol. II di John Coltrane dando tragica e di profonda nostalgia che entrambi evocano, l’ideale vita al mio interesse, mai sopito, per il musicista afroamericano . intrinsecamente libertario che li accomuna – da una parte la Datato al maggio-giugno del 1961 ma pubblicato nel novembre disperata rivoluzione antiborghese di un gruppo di giovani dello stesso anno, è il primo LP che Coltrane registra dopo il intellettuali bianchi e dall’altra l’aspirazione all’uguaglianza e suo passaggio alla Impulse!, la casa discografica per la quale alla libertà del popolo afroamericano – si incrociano, creando pubblicherà gli album più importanti della sua maturità artistica una suggestione fortissima . e a cui sarà legato sino alla morte, avvenuta a soli quarantuno Praticamente coetanei, morti entrambi piuttosto giovani a soli anni nel 1967 . Si tratta di un disco inusuale e affascinante in due anni di distanza l’uno dall’altro ma estremamente diversi cui il sassofonista di Hamlet, principale solista in tutti i brani, nell’ispirazione e nel modo di intendere la vita, Jack e John a è accompagnato da una big band composta da musicisti di un certo punto paiono essersi accordati per regalarci un pezzo prima grandezza e i cui arrangiamenti, estremamente misurati di America, quella migliore .


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Con noi per nuovi orizzonti


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I nuovi Barbablù Ricorrere alle fiabe per comprendere il significato di alcuni comportamenti umani può aiutare a liberarci dalle paure. Perché spesso le fiabe simboleggiano le reazioni della nostra psiche testo di Nicoletta Barazzoni illustrazione di Rachele Masetti

Società

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Si dice che nella nota fiaba di Charles Perrault, Barbablù si mimetizza nell’uomo nero, abitando così nella psiche delle donne particolarmente esposte all’ingenuità . Anche le sanguinarie sorelle Papin, il cui aneddoto assassino ci riporta al racconto Rue de La Morgue di Edgar Allan Poe, rappresentano l’insegnamento fiabesco della disumanità . Nella fiaba di Barbablù invece, il potere dell’uomo sulla donna, propone il leitmotiv del predatore innato . Pensatori e psicanalisti come Sigmund Freud e Bruno Bettelheim hanno interpretato alcuni episodi, presenti nel racconto di Barbablù, come un castigo psicologico riconducibile alla curiosità sessuale delle donne1 . Non ne facciamo di certo una questione sessista o di genere, relegando gli uomini nel girone dei cattivi e le donne in quello delle anime buone, poiché non vi sono distinguo tra uomini e donne ma solo tra esseri umani . È incoraggiante constatare come nella realtà ci siano uomini sensibili che si indignano di fronte ai soprusi nei confronti delle donne . Essi si sforzano di capire cosa significa, per una donna, subire violenza sessuale ma non riescono sempre a riconoscere il ruolo invisibile della violenza simbolica2, che si esercita sulla psiche in assenza di una costrizione fisica . Quando si tratta della prevaricazione ai danni delle donne dovremmo domandarci, dunque, se sia più distruttivo un uomo che stupra una donna o un uomo che, con la sua invisibile manipolazione, la assoggetta per vendicarsi e punirla . A nostro parere non troviamo molta differenza tra chi violenta sessualmente e chi violenta simbolicamente . Il volto nascosto Chi attua una violenza fisica è condannato perché è un criminale, in quanto compie un’azione contro l’integrità della persona e contro la sua volontà, un’aggressione di regola riconoscibile dai segni inferti sul suo corpo . Ma mescolati a questa prepotenza fisica vi sono anche i colpi delle minacce mute, dei ricatti morali e delle intimidazioni che non lasciano tracce fisiche, consumati di solito all’interno delle relazioni di coppia . Si tratta della violenza simbolica3, che non è contemplata nel reato contro l’integrità della persona come un crimine punibile dalla legge, perché è difficile da misurare e dimostrare agli atti . Esistono donne che non sono state violentate carnalmente, ma che subiscono però terrorismo psicologico dai loro compagni

che esercitano la loro prevaricazione su di esse per motivi spesso futili, per farla pagare loro, o per non aver sfoderato finte doti o semplicemente perché sono più intelligenti di loro . Siccome non tutte le donne sono disposte a recitare per ottenere qualche cosa in cambio, esse si scontrano ancora con la natura predominante maschile . La violenza domestica non si manifesta, dunque, solo in caso di tradimento del coniuge . La rivalità tra uomo e donna trova le sue radici profonde nell’educazione ricevuta in famiglia, a iniziare dal modo con cui veniamo separati sin dalla nascita . Gli antagonismi sono convinzioni che acquisiamo indirettamente dal momento in cui veniamo classificati . Resta l’incontrovertibile realtà, riportata nelle cronache giudiziarie, che ancora oggi molte donne soggiacciono al dominio maschile . Relegate dentro schemi retrogradi, alcune si ribellano, non accettando l’ingiustizia che le priva della loro dignità e del loro valore . La prepotenza può insorgere quando l’uomo si scontra con una donna che gli tiene testa, proprio come accade nella fiaba di Barbablù . Nel momento in cui l’astuta moglie apre la porta segreta del gigante sanguinario, ella deve fare i conti con la malvagità del marito, dalle sembianze aggraziate, dietro le quali si nasconde un pluriomicida . Forse nemmeno l’arte sarebbe in grado di ritrarre il gioco macabro di Barbablù, il quale soppresse indisturbato e con crudeltà tutte le mogli disubbidienti . Siccome abbiamo imparato dalla fiaba che non tutto quel che è azzurro assomiglia al cielo, molti personaggi incensurati, all’anagrafe cittadini al disopra di ogni sospetto, hanno tristemente consentito a molte donne di distinguere ciò che appare da ciò che è . Questo naturalmente vale anche all’inverso, poiché bisognerebbe sempre tener presente che non è prerogativa maschile avere il controllo assoluto sulla donna, ma non è nemmeno prerogativa femminile farsi sottomettere . Purtroppo, molte donne ancora oggi sono costrette a sperimentare il lato oscuro della fiaba che, nel peggiore dei casi, non ha un lieto fine . note 1 Si veda Donne che corrono coi lupi di Clarissa Pinkola Estes, Frassinelli, 1993 . 2 Il concetto è del sociologo Pierre Bourdieu tratto dal saggio Il dominio maschile, Feltrinelli, 1998 . 3 Sulla violenza simbolica rimandiamo al film La Cérémonie (1995) di C . Chabrol e a La principessa che credeva nelle favole di Marcia G . Powers, Piemme, 2008 .


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Emozionati con me Gioco da condividere con vecchi e nuovi amici oppure strumento rigoroso, basato sulla psicologia e la statistica, per conoscere meglio se stessi e le emozioni provate? EmotID, il primo social network dedicato alle emozioni è entrambe le cose. Ma attenzione… testo di Roberto Roveda illustrazione di Davide Frizzo

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Lo ammetto, il fatto di essere stato ragazzo in un’epoca in cui il Commodore 64 sembrava il cervellone HAL 9000 di 2001: Odissea nello spazio e l’aggettivo “digitale” veniva associato solo alla parola “impronta”, mi fa essere sempre un po’ scettico rispetto alle continue novità offerte dal web . Pregiudizi, lo so bene: ogni strumento è “buono” o “cattivo” a seconda dell’uso che se ne fa . Così, per una volta, ho resistito alla tentazione di un bel “elimina” quando via mail mi è stato segnalato emotID (www.emotid.com), presentata come la prima e unica piattaforma sociale dedicata alle emozioni . A incuriosirmi è stato soprattutto il fatto che questo nuovo social network nasce da uno studio scientifico e statistico dell’intelligenza emotiva, cioè di quell’aspetto dell’intelligenza legato alla capacità di riconoscere, valutare e gestire in modo consapevole le proprie e le altrui emozioni . Uno studio in un campo per nulla semplice in cui si è cimentato un team composto da psicologi e informatici che ha messo a punto un test sperimentato su un campione rappresentativo di oltre 15 .000 persone, l’emoTAG (www.emotag.it). Uno strumento divertente e user-friendly che consente, in cinque semplici passaggi, di definire lo stato emotivo di ogni utente, la sua emotion identity, su un set di cinquanta emozioni possibili . Un modo giocoso e spontaneo per comprendersi e riflettere su noi stessi, ma anche un nuovo mezzo per raccontarsi agli altri e condividere il proprio lato più sensibile e privato . Questa in sintesi la filosofia che sta alla base di un progetto nato in Italia e che punta a essere innovativo in un settore, quella della socialità via web, stracarico di iniziative . Condividere tutto Oggi nelle relazioni online si condivide praticamente tutto, anche impressioni e pensieri, espressi in lunghissimi status e o nei 140 caratteri di un tweet . E ancora: i profili dei vari Facebook, Twitter, LinkedIn e molti altri non nascondono età, vecchi e nuovi amori, opinioni politiche e curriculum lavorativo degli iscritti . Sono, insomma, una finestra aperta sulla vita personale di ciascuno . In questo contesto emotID rappresenta un piccolo passo in avanti per avvicinare e rendere meno “virtuali” le relazioni digitali . Spesso infatti capita

di voler comunicare un’emozione a un’altra persona, ma di non sapere quali parole usare e in quale contesto esprimere i propri sentimenti: con l’emoTAG ogni stato emotivo può essere condiviso con tutta la rete dei contatti o solo con la persona desiderata, a seconda del livello di privacy e trasparenza che si desidera mantenere . Oppure – secondo la pratica del social browsing – si avverte l’esigenza di entrare in contatto e intrecciare relazioni con persone nuove, che condividono il nostro stesso stato emotivo: attrazioni e simpatie che nascono non dalla curiosità per la foto del profilo, ma dall’affinità interiore . Oppure si può semplicemente monitorare lo stato emotivo dei propri amici, interagendo con loro in modo creativo: rispetto al commento univoco che indica gradimento presente in alcuni social network (il pulsante “mi piace” di Facebook, spesso contestato dagli utenti della rete), emotID propone un largo spettro di reazioni differenti, comprese pacche sulle spalle, baci e abbracci, ma anche critiche e gesti di disapprovazione . Per valorizzare al massimo la componente relazionale della piattaforma, è poi possibile – accendendo alla sezione “Topic of the week” – effettuare “sondaggi emotivi” intorno ai temi dell’attualità: qual è l’atteggiamento generale nei confronti dell’ultimo fatto di cronaca oppure delle più recenti statistiche sui giovani e il mercato del lavoro? Quali i sentimenti prevalenti prima di un evento sportivo o di un decisivo summit internazionale? L’utente può esprimere la sua interiorità in tutte le sue differenti sfumature, dalla preoccupazione alla fiducia, dall’eccitazione alla curiosità attraverso le cinquanta emozioni predefinite . Molto più che un semplice test psicologico, emotID non consente solo di definire e comunicare stati emotivi, ma associa a essi degli emoTIPS, suggerimenti per riflettere sulle proprie sensazioni e provare a cambiare in meglio quelle ritenute più spiacevoli . Insomma, l’emoTID di carne al fuoco ne mette parecchia e seguirlo nelle sue evoluzioni cybernautiche è piuttosto divertente, oltre che non così scontato e freddamente tecnologico come ci si potrebbe aspettare . Niente di miracolistico comunque, ma uno strumento da non considerare come la panacea dei nostri mali interiori . Quest’ultima, semplicemente, non esiste .


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Chi paga cosa e a chi Nello stesso arco di tempo, in un angolo del Mediterraneo, tra la Grecia del VI e V secolo a.C. e le sue colonie di lingua greca, si assiste a una straordinaria produzione culturale: la nostra testo di Francesca Rigotti illustrazione di Rachele Masetti

Il poeta francese Paul Valéry scrisse persino che “mai, in nessun

luogo, in un’area così ristretta e in un intervallo di tempo così breve poté essere osservata una tale fermentazione di spiriti, una tale produzione di ricchezza”1 . È in quel luogo e in quel periodo infatti che nascono straordinarie forme culturali, mirabili invenzioni intellettuali tese allo sviluppo della potenza della parola, disciplinata e diretta a scoprire verità astratte dirette a costruire la geometria o le relazioni che permettono la giustizia: fu in quel piccolo spazio e in quel breve tempo che la Grecia produsse e lasciò in eredità al mondo la filosofia, la tragedia, la democrazia, ma anche l’arte figurativa, la poesia epica, la scienza, la commedia . Furono gli antichi greci all’origine della strabiliante trasformazione tecnica e psicologica che ha così profondamente contraddistinto il nostro pensiero, ed è nei loro confronti che ognuno di noi, e dei nostri precursori e successori ha un debito impagabile . Basterebbe questo a farci correre in aiuto alla Grecia, nonostante il comportamento non virtuoso (anche la virtù comunque la inventarono loro, nella forma dell’areté) delle loro attuali classi dirigenti e di buona parte della popolazione .

storico, la battaglia di Salamina, del 480 a .C . Davanti alla piccola isola di Salamina, di fronte ad Atene, si svolse infatti una battaglia navale tra la flotta persiana e le navi dell’alleanza greca, numericamente inferiori, ma agili e mobili . L‘astuto calcolo dell’ammiraglio Temistocle chiuse le pesanti navi persiane nello stretto di mare tra la terraferma e le isole, dando la vittoria ai greci . Il particolare che qui conta è quello dell’agilità e della mobilità – emblemi della libertà – delle piccole e veloci navi greche, di fronte alla pesantezza e all’immobilità – sembianze del dispotismo – delle massicce navi persiane . È su questo particolare che nasce e si impone il topos, cioè il luogo comune, che contrappone la libertà dell’Europa al dispotismo dell’Asia . L’Asia – recita questo argomento – è il paese della tirannide, dell’immobilità, della schiavitù indegna dell’uomo . L’Europa invece è il paese dalle “ampie vedute”, come dice una delle sue etimologie, da euros (ampio) e ops (occhio, viso, apparenza), è la terra dell’autodeterminazione, del dinamismo, quindi della libertà .

Luce e mare Per cercare di dare una spiegazione al fenomeno di quella straordinaria nascita, molti autori hanno posto in rilievo il ruolo delle acque marine e del sole del Mediterraneo, nella produzione di tali forme di pensiero, e soprattutto della dottrina politica democratica, sulla quale in particolare ci soffermeremo, considerandola un lascito fondamentale per il quale siamo noi creditori nei confronti della Grecia . Basterebbe (e avanzerebbe) questo a farci rimettere i debiti ai nostri debitori . È nella sfida dell’uscita in mare aperto, non più della navigazione sottocosta, osata a un certo punto dai naviganti greci, che si volle vedere, da parte di diversi studiosi, l’impulso alla conquista della libertà e dell’autonomia individuale, ovvero i capisaldi della democrazia . Furono già gli antichi greci stessi a dare di sé questa interpretazione . Per Eschilo, Erodoto, Aristotele, la libertà della polis nasce sul mare e dal mare torna alla città, al cui centro non si trova il palazzo reale ma la piazza dell’agorà, il luogo in cui gli uomini si incontrano alla pari .

Il nome e l’idea di Europa E pure l’Europa, nome e idea, ci lasciarono i Greci antichi in eredità, narrandocelo con un mito, il più antico dei miti greci . Europa era una principessa che sulla spiaggia di Sidone (nell’attuale Libano) venne rapita da un bellissimo toro bianco, sotto le cui le fattezze si celava Zeus, il padre degli dei, il don Giovanni dell’Olimpo . La fanciulla gli stava seduta sul dorso, aggrappata alle sue lunghe corna mentre il toro fendeva l’acqua col petto in una pazza navigazione che si interruppe soltanto con l’arrivo nell’isola di Creta . Colà Europa partorì Minosse, colà la moglie di Minosse, Pasifae, sedotta da un altro toro, diede alla luce una creatura ibrida, corpo di uomo, testa di toro: Minotauro . Intorno a Minotauro poi, il primo architetto dell’antichità, Dedalo, edificherà il labirinto dove Téseo, con l’aiuto di Arianna, ucciderà il mostro liberando il paese da quella piaga . Europa, che sulla groppa del toro teneva stretto il bordo del peplo gonfio come una vela, reggeva in mano il suo destino, il nostro destino: un toro l’aveva rapita all’Asia e l’aveva portata nella terra che si sarebbe chiamata, come lei, Europa . E dalla quale qualcuno oggi vorrebbe escludere i greci medesimi .

Un’allegoria dello scontro libertà-dispotismo Si può leggere un’allegoria di questo fenomeno in un episodio

note 1 Paul Valéry, “Inspirations méditerranéennes”, in Oeuvres, Gallimard, 1957, Vol . I, pp . 1098 .

Kronos

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» testimonianza raccolta da Keri Gonzato; fotografia di Igor Ponti

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Romano Migliarini

Vitae

cose . Poiché la falda freatica del Guaranì è ricca d’acqua il maggior polo farmo-chimico dell’America Latina vi si era installato senza però avere strutture adeguate per trattare i deflussi liquidi: tutto finiva nel fiume e nella terra . Con il ministero pubblico, l’università locale e l’appoggio del direttore della SUPSI, abbiamo creato una piattaforma in loco per trovare soluzioni . Dopo un lavoro di sensibilizzazione durato 2 anni, hanno iniziato a multare e a far chiudere grosse imprese non regolamentate mentre gli altri si sono adeguati . Abbiamo lavorato strategicamente senza esporci, per proteggerci . È convinto che siamo tutti legati da Pensate che io non percepivo un’energia unica e universale che ci ren- nemmeno un salario ma in de uguali, e crede che questa sia la sola cinque anni siamo riusciti a far si che le leggi ambientali speranza per un futuro di pace. Il divino venissero rispettate . Un picè nel nostro cuore... colo ticinese ha tirato fuori un gran vespée! ATMA, che vuol utilizzavano ogni genere di dire anima, “Associazione Ticinese Missione prodotti agro-tossici . Aiuto all’auto sviluppo” è nata nel 2000 da Con Pietro Quadri, originario un’ispirazione divina: il simbolo è un fiore di di Taverne, anche lui emiloto, un fiore che per portare alla luce la sua grato in Goiàs, ho aiutato a bellezza deve intingere le radici nel fango . fondare l’associazione ADAO Le radici sono la rete di contatti, persone ed per sostenere l’agricoltura oresperienze e da lì si attinge per trasformare ganica . Ogni giorno portavo i il fango in bellezza . ATMA aiuta bambini bifigli a scuola in città dove ho sognosi e le scuole in difficoltà, perché una iniziato a notare grosse ingiuvolta appagata la fame al bambino bisogna stizie sociali, grandi problemi fornire cultura per renderlo autosufficiente e a livello degli ospedali, della garantirgli una vita dignitosa . Nel 2004 siamo povertà, con discariche abitornati in Ticino, e il rientro è stato duro . Nel tate da intere famiglie, oltre frattempo la casa in Brasile è diventata anche a enormi carenze nello smalla sede di ATMA DO BRASIL mentre la sede timento dei rifiuti . Osservavo locale del segretariato è a casa mia . ATMA è e mi documentavo, deciso a un’associazione composta da volontari che, cambiare la situazione . Se scoper quanto piccola, ha potuto aiutare più di privo che bruciavano pneu300 .000 persone con benefici anche indiretti . matici all’aria aperta, andavo Nei primi anni investivo circa 1 .800 ore andi notte a fotografare . Per un nue nel volontariato, ora vi dedico le vacanze periodo sono stato assessore e le ore libere a lato del mio lavoro presso la “volontario” del segretario di Fondazione Madonna di Ré . gestione e dello sviluppo delNon è facile con due figli: anche mia moglie la città di Anàpolis, 350 .000 lavora e alla fine del mese non resta il suffiabitanti . Insistendo sul tema ciente neanche per uno spettacolo culturale . dei disastri ambientali ho Ma non mi lamento: ho un tetto, un lavoro e avuto un mandato per introuna bellissima famiglia che voglio ringraziare durre tecnologie dall’Europa . profondamente per la grande pazienza e comIn Ticino analizzavo come prensione . La ricerca di un equilibrio è stata si processano i rifiuti e coal centro della mia vita e, dopo dieci anni di me funzionano gli ospedali lotta, sento di averlo raggiunto . Con i miei per esportare il modello: uno figli ora stiamo elaborando un progetto per scambio assai soddisfacente . tornare in Brasile e creare un villaggio ecoGrazie a queste alleanze absolidale dove si coltivino la terra e il rispetto biamo cambiato tantissime dell’uomo con amore .

»

A

lle elementari ho avuto un grande maestro, Giovanni Cansani, che si occupava anche di volontariato e seminò in me la sensibilità verso il prossimo . L’attenzione alle persone in difficoltà era però già nel mio cuore, essendo cresciuto in una famiglia povera . Ricordo gli sforzi per comprare i libri scolastici, la fatica di mio padre che lavorava giorno e notte e la soddisfazione che ho provato quando mi sono guadagnato la mia prima bicicletta . Ho fatto la gavetta come radio-elettricista e nel tempo libero aiutavo i ciechi riparandogli le radioline . Ho iniziato spostando carrelli in un grande magazzino e poi sono cresciuto fino a diventare esperto di informatica . Negli anni della grande espansione ho lavorato per grosse aziende dando consulenze in hardware e software . Guadagnavo bene ma lavoravo tantissimo, a volte entravo nel mio ufficio il venerdì sera e uscivo il lunedì mattina . Poi nel 1993 è nata mia figlia Maya; quando l’ho presa fra le braccia la prima volta era attorniata da una luce che mi ha toccato il cuore e ho iniziato a piangere . Lì ho scelto la famiglia e, nonostante il disappunto generale, ho mollato tutto e siamo andati in Brasile, il paese di mia moglie . Abbiamo comprato una vallata con fonti cristalline e terra fertile che abbiamo iniziato a coltivare, aiutati dalla famiglia contadina di mia moglie . Volevo crescere i miei figli nel modo più naturale possibile, e anche se vivevamo in otto in una casettina minuscola e senza elettricità, era bellissimo . Ho imparato cosa vuol dire vivere in armonia con la natura e gli animali . Nove mesi più tardi è venuto alla luce Ray e in sua attesa abbiamo costruito una casa confortevole per la famiglia . Per vivere vendevamo i prodotti organici che coltivavamo portando un messaggio di tutela ambientale alle famiglie che, spinte dalle multinazionali,


testo di Reza Khatir; fotografie degli studenti CV3 SUPSI 2012


antonio Rotunno

“Amare il proprio lavoro, che purtroppo è privilegio di pochi, costituisce la migliore approssimazione concreta alla felicità sulla terra” (Primo Levi) Credo di poter dire di essere uno di questi privilegiati, amo il mio lavoro e cerco di trasmettere questa passione anche quando insegno . Come i lettori forse ricorderanno, ogni anno propongo su Ticinosette una selezione di lavori dei miei studenti del corso di laurea in Comunicazione

visiva (CV3), iscritti all’atelier di progettazione da me coordinato presso il Dipartimento ambiente costruzioni e design della SUPSI . Il progetto che ho affidato ai ragazzi nel 2011 è stato “Dal massimo al minimo”, ovvero ho chiesto loro di immaginare uno stesso soggetto in condizioni estreme e opposte, di beautitudine e di disagio, in modo da sensibilizzarli a percepire la realtà in modi diversi e a non cristallizzarsi su una visione univoca delle cose e delle persone e di imparare a guardare oltre


Valentina Bucksch

l’apparenza, in modo da dare allo stesso soggetto valenze opposte . Ognuno di loro doveva realizzare due serie di fotografie: un dittico e un trittico, il primo pertinente al tema assegnato, mentre il trittico poteva spaziare anche nel surreale creando, a seconda della propria sensibilità, qualcosa di diverso . Ovviamente, visto che il mio è un modulo di fotografia, ho dato molta importanza anche alla cura e al livello tecnico ed estetico della realizzazione, oltre che alla pertinenza del soggetto

rispetto al tema richiesto . I lavori spaziano dalle situazioni delle coppie ai problemi dell’alimentazione moderna, dalla crudeltà verso agli animali ai disagi della solitudine e della povertà . Temi da “adulti” che ancora una volta dimostrano la sensibilità e la capacità dei giovani di percepire e vivere il nostro mondo in modo lucido e attento . Come docente non posso che dichiararmi soddisfatto del risultato e dell’impegno che hanno profuso in questo lavoro .


Paloma canonica

gabriella TrauTmann

giovanni occhiuzzi



robin bervini

michela belli

magda azab


alex Furgiuele

Silvia vicario


Parco Sempione. Il giardino di Milano testo di Eugenio Klueser; fotografie di Flavia Leuenberger

Park in miniatura, parco e giardino allo stesso tempo . Nasceva così il Parco Sempione che il suo progettista concepì come un parco “romantico” all’inglese: con alberi d’alto fusto, attraversato da corsi d’acqua, sentieri, dolci declivi e collinette . Il tutto inserito in un continuum prospettico di grande effetto tra il Castello Sforzesco e il neoclassico Arco della Pace, progettato a inizio Ottocento da Luigi Cagnola per celebrare i trionfi di Napoleone .

Luoghi

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A ll’inizio, e siamo sul finire del Medioevo, era il Barcho, il grande giardino ducale dove i signori di Milano, i Visconti prima, gli Sforza poi, trascorrevano le loro ore liete . Poi, giunti gli spagnoli a dominare la città, il giardino fu diviso in poderi e messo a coltura . Infine, e siamo all’inizio dell’Ottocento, il grande spazio aperto che Milano ancora conservava a ridosso del Castello Sforzesco divenne una piazza d’armi buona per le parate e i caroselli militari che le teste coronate dell’epoca tanto amavano . Quando però l’Italia divenne una e indipendente e Milano conosceva la sua prima grande espansione urbana legata all’industrializzazione, l’amministrazione cittadina cominciò a chiedersi cosa fare di questa area libera situata in pieno centro . Lasciarla così, a disposizione di tutti pareva insensato e ci fu chi propose di abbattere anche parte del Castello Sforzesco per realizzare un lungo e unico viale che dal Duomo portasse fuori città, senza ostacoli di vestigia antiche a rallentare il progresso . Ai lati del meneghino boulevard tante case per alloggiare i milanesi e per riempire le tasche degli imprenditori edili, che allora come oggi erano perennemente avidi di aree verdi da cementificare . Un parco romantico A salvare Milano da questa colata di calcestruzzo – altre ne verranno e ben peggiori, negli anni a venire – fu il sopraggiungere della crisi edilizia di fine Ottocento . Insomma c’erano più case che abitanti e quindi si decise di destinare l’antica piazza d’armi al piacere dei milanesi, che già vi si ritrovavano abitualmente per passeggiare, per qualche corsa a cavallo o per celebrare la sopraggiunta indipendenza dall’imperatore d’Austria, quel Cecco Beppe che per decenni – così sosteneva la vulgata patriottica allora in voga – aveva succhiato il sangue ai laboriosi sudditi meneghini . Così, tra il 1890 e il 1893 venne dato il via libera al progetto dell’architetto Emilio Alemagna – riuscite a immaginare un cognome più milanese? – per trasformare l’area attigua al castello in una zona verde in mezzo al centro storico, una sorta di Central

Un luogo raro Vi era quindi, fin dal progetto originario, questo particolare connubio tra ambiente naturale e opera dell’uomo che ancora oggi è la cifra complessiva del parco . Vi si passeggia con tranquillità e i bambini giocano chiassosamente rincorrendosi nel verde, le anatre percorrono i canaletti e gli stagni, per poi ritrovarsi all’Arena civica, l’anfiteatro ottocentesco dove si svolgevano le naumachie allagando il tutto con le acque del Naviglio . Oppure si giunge all’Acquario di Milano, edificio in stile liberty che abbellisce il Sempione da quando il parco fu sede del 1906 dell’Esposizione universale, quella che oggi si chiama, alla moderna, Expo e dovrebbe tornare a Milano nel 2015, ritardi nei lavori e beghe politiche permettendo . Chi ama vedere tutto dall’alto può invece salire sulla sommità dei 109 metri della Torre del Parco, che all’epoca della sua costruzione (1932), in pieno fascismo era detta Torre Littoria e deve la sua struttura in tubi di acciaio al progetto di Giò Ponti . Così come, rimanendo a terra, a passi lenti, se si è in una delle tante giornate d’afa del bel tempo milanese, ci si può imbattere ne I bagni misteriosi, scultura di Giorgio De Chirico oppure attraversare il Ponte delle Sirenette che fino al 1930 si trovava in uno dei tratti dei navigli oggi ricoperti . Tempo libero e arte, è questa la sintesi del parco e non a caso il Sempione è stato sede a partire dal 1933 della Mostra triennale di arte decorativa che si teneva nel Palazzo dell’Arte, dove oggi è ospitata la Triennale di Milano, istituzione dedicata a tutto ciò che è tendenza e contemporaneità nell’universo artistico . Insomma di motivi per una passeggiata al Parco Sempione ce ne sono tanti anche se poi la ragione per la quale i milanesi lo amano particolarmente è il suo essere un poco il giardino bello di tutti, un luogo dove essere fieri della propria città e dimenticare tante brutture architettoniche e i tanti deliri estetici dei nostri tempi . Un luogo in cui c’è un senso di cura e di rispetto . Un luogo raro, a Milano e non solo . Per informazioni sul Parco Sempione e i “luoghi” che ne fanno parte si veda anche www.comunedimilano.it. per saperne di più Vittore e Claudio Buzzi Le vie di Milano. Dizionario di toponomastica milanese Hoepli, 2005



Mobility

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Tendenze p . 48 – 49 | a cura di Giancarlo Fornasier

● È una SMART ma non è un veicolo a quattro ruote; è una bicicletta ma non ha la catena in metallo; è elettrica ma dalla forma elegante e dal design ricercato; ha la batteria estraibile, si ricarica, ma non è un cellulare; è tutta in alluminio ma non è una motocicletta da corsa; è dotata di un’interfaccia USB ma non è un computer . . . Per chi già non sa resisterle la notizia più interessante è che l’inedita ebike prodotta dal Gruppo Mercedes-Benz sarà disponibile (almeno in Ticino) già a partire dal prossimo mese di maggio, e inizialmente sarà venduta solo attraverso i rivenditori ufficiali Mercedes-SMART a un prezzo inferiore a 3 .500 franchi . Nel frattempo la BRABUS – nota azienda attiva da tempo nell’elaborazione del marchio tedesco – ne ha già confezionato una versione “potenziata” tutta nera . . . e molto, molto veloce!

TELAIO

Il peso totale della bicicletta, compresa la batteria, è di circa 22 kg . Il telaio è in lega di alluminio e al momento sono previste due colorazioni, il bianco (come nell’immagine) e il grigio . Le ruote sono da 26 pollici e il gruppo ottico posteriore utilizza la tecnologia LED . Per il suo impiego non sono necessari permessi di circolazione e di immatricolazione .


BATTERIA

Con tutta la batteria carica, la Smart ebike permette di percorrere sino a 100 km . La bicicletta può essere ricaricata sia con la batteria integrata nel veicolo sia separatamente tramite qualsiasi presa domestica . Il tempo di ricarica è di circa 4-5 ore (ricarica completa) .

INTEGRAZIONE PER LO SMARTPHONE

L’equipaggiamento di base comprende un display con il quale si gestiscono tutte le principali funzioni della bicicletta: velocità, distanza, livelli di rigenerazione della batteria, ecc . Inoltre, una comodissima porta USB nell’area del manubio permette di collegare il proprio smartphone . . . Un’intelligente modalità di ricarica “con le proprie gambe” per l’inseparabile telefonino . Inutile aggiungere che la SMART ha già reso disponibile tutta una serie di accessori (per la ebike e per il conducente) dai portapacchi alle borse da trasporto .

CINGHIA DENTATA IN CARBONIO

Dimenticatevi i salti di catena e la sua regolare e minuziosa lubrificazione: nella Smart ebike la catena è in carbonio, non richiede praticamente nessuna manutenzione ed è molto leggera . Grazie alla sua struttura “dentata” e al materiale utilizzato ha una lunghissima durata .

FRENI

L’impianto frenante è idraulico e non con le classiche “cordine” . La pinza agisce su un disco in metallo come nelle più performanti mountain bike . Questo permette una modularità della frenata ottimale e un arresto preciso e lineare . Ma c’è dell’altro: con la frenata il motore elettrico arresta l’alimentazione di energia, che viene recuperata per ricaricare la batteria .


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Astri toro

gemelli

cancro

Con il transito di Giove nella seconda casa solare si apre un nuovo periodo per la gestione delle risorse finanziarie . Spese per la casa . Notizie in arrivo per i nati nella prima decade . Successi professionali .

Grazie a Giove fortuna, successo e promozioni . Riconoscimenti pubblici in ordine al proprio operato . Vita sociale frenetica per i nati in aprile grazie agli effetti del transito di Marte . Momenti di seduzione .

Se volete essere meno irascibili dovete imparare a fare una cosa alla volta e a non disperdere le energie . Stress per i nati nella terza decade a causa di Mercurio nel segno dei Pesci . Disturbi di stagione .

Approfittate della primavera per liberarvi di ogni zavorra e fare pulizia di tutto quello che può esservi dannoso . Novità e cambiamenti professionali per i nati nella seconda decade . Positivi il 25 e il 27 marzo .

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bilancia

scorpione

Primavera 2012 segnata da eventi straordinari: cambiamenti professionali ed eredità . Ritorno di un vecchio amico per i nati nella terza decade . Atteggiamenti al di sopra delle righe per i nati nella seconda decade .

La primavera inizia con una iniezione di energia vitale . Non adottate quindi strategie attendiste perché non è certo il momento . Canalizzatevi sui vostri obiettivi e attaccate . Vita sentimentale in crescita .

Se volete andare avanti dovete rischiare senza fare prima un passo avanti e poi due indietro . Puntate dritti al risultato seguendo sempre voi stessi . Collaborazioni professionali proficue per i nati in settembre .

La primavera si apre positivamente grazie ai buoni influssi di Marte . State comunque attenti in amore a tener sotto controllo la vostra gelosia . Non fatevi dei film . Accettate le persone per quelle che sono .

sagittario

capricorno

acquario

pesci

Opportunità professionali per i nati nella prima decade . Possibili passi avanti nelle attività da voi intraprese . Soddisfazioni derivanti dai figli . Ritorno di vecchi amici e/o collaboratori grazie a Mercurio .

Primavera ricca di sfide: se volete andare avanti dovete rischiare in prima persona . Senza compromessi i nati nella terza decade . Situazioni amorose con Marte nel segno amico della Vergine . Possibilità all’estero .

Primavera baciata da novità professionali . Se saprete sfruttare appieno le potenzialità uraniane potrete dare una svolta alla vostra vita . Progetti a lungo termine favoriti dal trigono con Saturno . Riposatevi .

Grazie a Mercurio la vita intellettuale tende a vivacizzarsi . Il momento si presenta propizio per chiudere una vertenza legale lasciata in sospeso, o portare a termine un percorso di studi . Calo energetico .

» a cura di Elisabetta

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Orizzontali 1. Un formaggio prelibato • 10. Gigaro • 11. Tony, indimenticato attore • 12. La Bovary • 14. Il dio greco della guerra • 15. Fulmine • 18. Antenate • 19. Il nome di Bennato • 21. Le divide la “p”• 22. Preposizione semplice • 23. Roger, regista • 25. Copricapi militari • 26. Dei nordici • 28. Articolo maschile • 29. C’è anche quella polare • 32. Strumenti ottici • 34. Eterodossie • 36. Elogiata • 38. Dubitativa • 39. Danno un punto a scopa • 40. Passeraceo americano • 43. Commissario Tecnico • 44. Canta con le Storie Tese • 45. La fine di Aramis • 46. Onde... radiofoniche • 48. Touring Club • 50. La belva che ride • 52. Sono barbare quelle del Carducci • 54. Profondo, intimo • 55. Perenne, infinita. Verticali 1. Lo visita Pinocchio • 2. Mammiferi corazzati • 3. Ama Giulietta • 4. Novantanove romani • 5. La testa del gufo • 6. Rabbia • 7. Oscura per il poeta • 8. Ippolito, scrittore • 9. Rendere omaggio • 13. Ancestrale • 16. Tarda senza pari • 17. Mesti, afflitti • 20. Dittongo in Coira • 24. Henri, pittore francese • 27. Svezia e Thailandia • 30. Idrocarburo non saturo • 31. Risuona nell’arena • 33. Privi di abiti • 35. Il giorno trascorso • 37. Campicello coltivato • 41. Cifra imprecisata • 42. Vale a dire • 44. Estate losannese • 47. Fiumiciattolo • 49. La solita rima per amor • 51. Antico Testamento • 53. Consonanti in daino.

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La soluzione verrà pubblicata sul numero 14

Risolvete il cruciverba e trovate la parola chiave. Per vincere il premio in palio, chiamate lo 0901 59 15 80 (CHF 0 .90/chiamata, dalla rete fissa) entro giovedì 29 marzo e seguite le indicazioni lasciando la vostra soluzione e i vostri dati . Oppure inviate una cartolina postale con la vostra soluzione entro martedì 27 mar. a: Twister Interactive AG, “Ticinosette”, Altsagenstrasse 1, 6048 Horw . Buona fortuna!

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Le FFS offrono 2 carte giornaliere per la libera circolazione in 2ª classe sul raggio di validità delle Ferrovie Federali Svizzere. Per maggiori informazioni visitate il sito internet ffs.ch.

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La soluzione del Concorso apparso il 9 marzo è:

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Viaggiare, scoprire e divertirsi in tutta libertà con la carta giornaliera delle Ferrovie Federali Svizzere La carta giornaliera consente di circolare liberamente durante un giorno intero sull’intera rete delle Ferrovie Federali Svizzere. Lucerna, Zurigo, Basilea, Berna, San Gallo, Ginevra e molte altre destinazioni vi aspettano per una visita! Sono innumerevoli le proposte che il territorio svizzero offre, specialmente in queste settimane che annunciano la stagione primaverile e le prossime vacanze pasquali. Approfittatene subito!

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