UN’INTRODUZIONE NECESSARIA Con questo scritto abbiamo voluto prendere parola come comitati di lotta per la casa delle città di Milano, Pavia e Bergamo sull’emergenza abitativa e la sua gestione a livello istituzionale. Le occupazioni abitative sono infatti sempre più oggetto di operazioni mass mediatiche in cui si addossano le cause del disagio sociale e dell’abbandono dei quartieri su famiglie e singoli che si sono organizzati per rivendicare il diritto alla casa. Pesanti operazioni giudiziarie e poliziesche si ripetono negli anni nei quartieri e nelle città, con l’obiettivo di “liberare” le case occupate, criminalizzare chi si organizza per resistere e lasciare, nei fatti, migliaia di case vuote senza mai assegnarle. Nemmeno la pandemia COVID-19 ha fermato questo processo: nonostante fino al 30 giugno gli sfratti siano stati sospesi a causa dell’emergenza sanitaria, gli sgomberi delle case occupate sono continuati e, a settembre 2020, Comune di Milano, ALER, MM e prefettura hanno varato un nuovo piano sgomberi. In una recente intervista rilasciata al Corriere delle Sera, un alto dirigente pubblico che segue da anni il “dossier casa” ha dichiarato: «Perché si guarda così tanto agli abusivi? Case vuote da ristrutturare e assegnare ne abbiamo migliaia. Anzi, quelle già libere sono troppe per le attuali capacità di fare appalti rapidi, eseguire i lavori e firmare i contratti con i nuovi inquilini che hanno diritto a una casa. Da anni stiamo insinuando nelle famiglie il dubbio che le case mancano perché sono occupate da abusivi. Non è vero. Migliaia di alloggi restano sfitti. Affondano nelle sabbie mobili» (Corriere della sera, 13 ottobre 2020). Il presente lavoro vuole appunto smontare la narrazione tossica mainstream dell’emergenza abitativa. I veri responsabili delle condizioni dei quartieri popolari vanno 1