Moroni in Nero

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Gianriccardo

PICCOLI MORONI IN NERO

lubrina bramani editore


Socio promotore: Comune di Bergamo Soci cofondatori: Fondazione Emilio Lombardini, Humanitas, Metano nord Partner: Fondazione Credito Bergamasco, Rulmeca

Consiglio di amministrazione Giorgio Gori, presidente Giuseppe Fraizzoli Marco Maria Fumagalli Tito Lombardini Luca Zanchi Willi Zavaritt Comitato dei garanti Giorgio Gori, presidente Ruggero Barzaghi Ignazio Bonomi Deleuse Alessandro Cainelli Mario Ratti Comitato scientifico Keith Christiansen Roberto Contini Davide Gasparotto Alessandro Morandotti Sindaco Giorgio Gori Assessore alla cultura, turismo, tempo libero e marketing territoriale Nadia Ghisalberti Dirigente area servizi ai cittadini Massimo Chizzolini Responsabile GAMeC e relazioni con l’Accademia Carrara Mirella Maretti

Direttore M. Cristina Rodeschini Responsabile operativo Gianpietro Bonaldi Conservatori Paolo Plebani Giovanni Valagussa Ufficio prestiti Deborah Bonandrini Segreteria amministrativa Laura Luzzana Giacomo Terzi Segreteria organizzativa Giulia Barcella Comunicazione, marketing e sviluppo museale Paola Azzola

Questo catalogo è stato realizzato in occasione dell’esposizione

Gianriccardo Piccoli Moroni in nero Accademia Carrara Piazza Carrara, Bergamo 9 febbraio - 10 giugno 2019 Progetto M. Cristina Rodeschini Gianriccardo Piccoli Comunicazione Paola Azzola Ufficio stampa Adicorbetta, Milano Allestimento e trasporto Cuminetti, Bergamo Catalogo Testi Simone Facchinetti Gianriccardo Piccoli M. Cristina Rodeschini

Servizi educativi Lucia Cecio, responsabile Anna Maria Spreafico

Fotografie Marco Mazzoleni

Facility management Simone Longaretti

Editore Lubrina Bramani, Bergamo isbn 978 88 7766 685 7

Ufficio stampa Adicorbetta, Milano

Si ringrazia


Sommario

‌ suoi ritratti presso i Conti Spini sembrano tuttora spirare e vivere‌ M. Cristina Rodeschini

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Moroni tradotto Simone Facchinetti

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Coincidenze di nere ombre Gianriccardo Piccoli

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Ciclo moroniano

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Nota biografica

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… suoi ritratti presso i Conti Spini sembrano tuttora spirare e vivere…* M. Cristina Rodeschini

Giovan Battista Moroni è un punto fermo della ritrattistica lombarda e non solo. Insuperato per saper rappresentare indimenticabili personaggi di una società di provincia nella quale si è calato ed è vissuto, egli trasmette attraverso la pittura una vicinanza al sentire umano che ci sorprende nella sua comunicativa. L’interpretazione di Moroni è distante dal ritratto di stato di Tiziano ed è orientata a sottolineare la naturalezza, oltre che la realtà, la semplicità, l’immediatezza delle persone che raffigura. La sala a lui dedicata in Accademia Carrara è una delle più nobili del museo per la compiuta armonia tra un pittore e la società cui appartenne, della quale ci ha lasciato un’immagine fedele e ancora oggi viva attraverso le sembianze dei soggetti ritratti. Negli ultimi anni alcune esposizioni stanno portando all’attenzione internazionale questo sensibile artista e dunque Bergamo, nell’ordine le mostre alla Royal Academy of Arts di Londra del 2014-2015, __________ * Luigi Lanzi 1796 7


che favoriva l’esposizione in Carrara nel 2015-2016 de Il sarto, gentilmente concesso dalla National Gallery; al Rijksmuseum di Amsterdam che includeva i ritratti di Pace Rivola e Bernardo Spini di Moroni nella straordinaria parata di coppie e ritratti a figura intera di maestri della pittura europea e non solo, offerta dall’esposizione High Society nel 2018; per finire con la mostra che dal 21 febbraio di quest’anno celebrerà Moroni alla Frick Collection di New York. Le attenzioni di studio a lui dedicate da Simone Facchinetti e Arturo Galansino che hanno curato le mostre di Londra e di New York, stanno finalmente accreditando nel mondo il pittore, dei cui ritratti Roberto Longhi diceva essere “così veri, semplici, documentarî da comunicarci addirittura la certezza di averne conosciuto i modelli”. Il prestito dei coniugi Spini a New York offre l’occasione per presentare un lavoro di ottimo profilo sviluppato autonomamente da Gianriccardo Piccoli. Artista di lungo corso Piccoli ha spesso lavorato per cicli pittorici, sollecitato dall’osservazione - meditazione su alcuni grandi testimoni del passato (tra i quali, per non fare che un altro esempio, Lorenzo Lotto) che lo attraggono per l’intensa partecipazione umana del loro lavoro d’artista, personalità che danno voce con la pittura a sentimenti profondi nella sobrietà d’immaginari personali dall’alto tenore poetico. 8


La meditazione su Moroni ha indotto Piccoli a non sfidare la personalità del ritrattista, ma a evocare attraverso le immagini dei protagonisti della sua pittura, la memoria di quegli uomini e di quelle donne riproposti nelle stesse pose, ma rigorosamente senza volto. Da una posizione di rispetto e d’interesse per il passato, il pittore si pone in relazione con esso da un punto di osservazione contemporaneo: la nobiltà del nero, di cui Moroni è stato artista prodigioso, diviene per Piccoli, che padroneggia la trasparenza con effetti raffinati ottenuti attraverso l’uso di garze che filtrano l’apparenza, il simulacro della ritrattistica moroniana. Piccoli sposa l’intimità e la sobrietà della poetica di Moroni con la decantazione di una memoria del nero profonda, sensibile e ricca di vibrazioni.

Antefatto Appresi da Gianriccardo Piccoli del ciclo moroniano in un incontro casuale a Basilea nel giugno 2016. Durante un fine pomeriggio sereno e senza obblighi di lavoro ci confrontammo piacevolmente e qualche immagine suscitò la curiosità di vedere dal vivo. L’intero ciclo pittorico è offerto in questo catalogo. 9


Fig. 1 - Gianriccardo Piccoli, Studio, 2016 carbone su carta, cm 32 x 18


Moroni tradotto Simone Facchinetti

Non è la prima volta che Gianriccardo Piccoli si confronta con gli antichi maestri. Credo l’abbia sempre fatto, sin dai tempi dell’Accademia di Brera. Nel suo catalogo si trovano derivazioni tratte da Goya e Manet, Géricault e Courbet, eseguite a partire dagli anni ’60. Non sono copie fedeli ma pretesti per esercizi di stile, molto personali. In fondo equivalgono a delle riappropriazioni che segnano dei momenti di pausa, di provvisorio allontanamento dal lavoro più impegnato e militante nel contemporaneo. Periodicamente Piccoli è tornato a rileggere i classici, ricavandone anche dei d’après, in particolare in occasione di due mostre del 2010 e del 2012: El Greco, Vermeer, Corot e Morandi sono alcuni dei nomi che disegnano un diagramma preciso, una mappa dove si individua un articolato percorso mentale. In qualche modo è come se Piccoli ridefinisse le proprie origini, tracciando un’ideale genealogia. L’idea di tradurre Moroni è molto più recente. Tutto è nato per caso. Un giorno Piccoli ha disegnato il Ritratto di Bernardo Spini (fig. 1, p. 10), in piccolo 11


formato. Deliberatamente ha tralasciato il volto, si è concentrato sulla silhouette nera, l’ombra portata, il gesto e la posa delle mani. La cornice dell’Ottocento conferiva al disegno un’aria ambigua, non si capiva più di che epoca fosse, del 2018 o del 1858? Arrivati a questo punto il progetto ha iniziato a scivolare su un piano inclinato, seguendo un percorso obbligato. Bastava selezionare i ritratti in nero di Moroni, riprodurli a grandezza naturale, secondo le caratteristiche tecniche peculiari della garza dipinta. Le opere sono l’equivalente di un’evocazione, fantasmi di prototipi. Sono come delle apparizioni. Sprigionano in chi le guarda un ricordo deformato dell’originale. La memoria può giocare brutti scherzi, perché è assente la parte più intensa del modello, il volto, la fisionomia, la sede della psicologia apparente. Mancano anche i dettagli delle mani, l’altro elemento espressivo dei quadri di Moroni. Il pittore albinese è diverso da tutti i suoi contemporanei per la fiducia nella traduzione documentaria dei personaggi che immortala. Ha messo in posa i modelli secondo le regole della ritrattistica contemporanea – da Tiziano a Bronzino – cancellando però qualsiasi riferimento di casta e di ambiente. In questo modo ha azzerato la distanza di tempo che li separava dai postumi, rendendoli 12


perennemente attuali, perché fedeli e documentari. Certo è stato necessario oltrepassare l’Ottocento, l’età per eccellenza della classe borghese, perché si chiudesse il cerchio. Il formato delle traduzioni di Piccoli, esattamente identico agli originali, aiuta l’osservatore in questo gioco. Si trova vis à vis con un oggetto del tutto simile al modello e allo stesso tempo assolutamente diverso: con la mente può allucinarlo e immaginarne i dettagli, simili o difformi, in ogni caso frutto della sua personale fantasia. L’essenzialità dei ritratti moroniani è restituita negli elementi principali. In un solo caso è stata soppressa una parte rilevante del soggetto: la visione del devoto che riproduce, tramite la pratica dell’orazione mentale, l’episodio del Battesimo di Cristo. Qui Piccoli si è lasciato prendere la mano dai dettagli del paesaggio brulicante di vita, forse ricordando quelli di fiume che lui stesso dipingeva negli anni ’80. Molti artisti Pop italiani hanno attinto al repertorio dei modelli antichi, penso in particolare a Tano Festa e alle sue gioiose interpretazioni di Michelangelo. In Piccoli non c’è niente di divertente, al contrario si respira un’aria tetra, da Controriforma, forse suggestionata dall’uso esclusivo del colore nero. Solo nel Ritratto di Pace Rivola Spini si percepisce un’ombra di rosso. Da qualche tempo 13


Piccoli è sedotto dal nero e dalle sue sfumature. I meandri di questo colore lo soggiogano nel profondo. Nelle riflessioni che seguono Piccoli ricorda di essere stato avviato alla conoscenza di Moroni sin dagli anni dell’Accademia, associando il nome del grande ritrattista a quello del Piccio. Anche quest’ultimo da giovane era stato sollecitato dal suo maestro, Giuseppe Diotti, a copiare un ritratto di Moroni, all’epoca in collezione Suardi e ora alla Brooks Memorial Art Gallery di Memphis. Sull’argomento esiste un aneddoto piuttosto divertente di Gustavo Frizzoni che ricorda una visita alla Galleria Lochis di un influente storico dell’arte tedesco, sedicente esperto di Moroni: “non appena varcata la soglia della sala principale, scorgendo di fronte il ritratto del conte Guglielmo Lochis, dipinto poche decine d’anni or sono da altro ritrattista bergamasco, Giovanni Piccio detto il Carnevali, ebbe ad esclamare con un’aria di sicurezza più unica che rara: “Ah ecco dove riconosco la mano del nostro egregio Moroni!”. È un rischio che non si può correre con le traduzioni di Piccoli a meno che la conoscenza di Moroni crolli a tal punto da consentire a un influente storico dell’arte tedesco…

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Coincidenze di nere ombre Gianriccardo Piccoli

Il mio primo rapporto con Moroni risale agli anni ’60 quando Guido Ballo, professore di storia dell’arte all’Accademia di Brera, mi consigliò una tesina sulla ritrattistica lombarda conservata alla Pinacoteca dell’Accademia Carrara, progetto che credo ricavò dal mio accento di provenienza, non tipicamente milanese. La lettura che proposi era condizionata dal clima anti informale che una certa figurazione proponeva al premio San Fedele. Il ritratto di Piccio della vecchia Spini, indagato in una prospettiva da “nuova oggettività”, rimandava a Otto Dix e sembrava il punto di partenza per scoprire la pittura della realtà in una specificazione di matrice longhiana. In Moroni, Fra’ Galgario e Piccio, coglievo le capacità di penetrare il personaggio ritratto, un acume psicologico reso con franchezza e partecipazione. Devo dire che un certo vizio di lettura mi fu evidenziato dal professore, invitandomi a cogliere aspetti più interni alla pittura. Dopo 20 anni la costante segreta della luce lombarda si è manifestata in alcuni pastelli d’interno e i grigi moroniani continuavano a ronzarmi 15


in mente. Sono menzionati nel testo critico della mostra antologica che tenni alla Fondazione Matasci di Tenero. L’interesse per Moroni è una costante che si presenta con cadenza ventennale, affiora e cerca timidamente di proporsi, come è successo in questi ultimi quadri. Avevo sperimentato che la garza appoggiata su dei fondi scuri sottolineava un tono grigio molto particolare e coincideva con l’impressione dei neri e dei bianchi restituita dall’emozione moroniana. Il fondo grigio rilevava assenze naturalistiche quasi esondando in implicazioni concettuali ma tratteneva solo il ricordo della pittura. Ho perciò deciso di “filmare” in bianco e nero i ritratti che tanto mi avevano affascinato. La misura delle tele coincideva con gli originali moroniani, i personaggi ritratti sono evocati all’interno di uno spazio che corrisponde anche a una memoria dell’oggetto quadro. La doppia superficie dipinta – sulla garza e nel quadro – implica una messa a fuoco da parte dello spettatore e richiede un tempo lungo di osservazione per entrare in relazione con l’opera. Bisogna potersi fermare qualche istante e non lasciarsi prendere solo dalla necessità di apparire. Andare in profondità è poco in relazione con 16


il nostro tempo ma è l’unica cosa che ci resta da fare per non essere dei “surfisti”, o peggio, solo delle ombre.

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Ciclo moroniano


Opere esposte in Accademia Carrara 9. Ritratto di Alessandro Vittoria, 11. Maestro di scuola di Tiziano 12. Ritratto di Medea Rossi 13. Ritratto di Pietro Spini 14. Ritratto di Bernardo Spini 15. Ritratto di Pace Rivola Spini 20


1. Ritratto di Giovanni Ludovico Madruzzo, 2016 olio su tela e garza, cm 205 x 110


2. Ritratto di Faustino Avogadro, 2016 olio su tela e garza, cm 200 x 100


3. Ritratto di Pietro Secco Suardo, 2016 olio su tela e garza, cm 190 x 100


4. Ritratto di gentiluomo ventinovenne, 2016 olio su tela e garza, cm 60 x 50


5. Ritratto di Lucrezia Agliardi, 2016 olio su tela e garza, cm 90 x 70


6. Devoto in contemplazione della Madonna con il Bambino, 2016 olio su tela e garza, cm 55 x 60


7. Devoto in contemplazione del Battesimo di Cristo, 2016 olio su tela e garza, cm 105 x 109


8. Ritratto di Giovan Pietro Maffei, 2016 olio su tela e garza, cm 90 x 70


9. Ritratto di Alessandro Vittoria, 2016 olio su tela e garza, cm 90 x 70


10. Ritratto di Giovanni Bressani, 2016 olio su tela e garza, cm 110 x 80


11. Maestro di scuola di Tiziano, 2016 olio su tela e garza, cm 95 x 70


12. Ritratto di Medea Rossi, 2016 olio su tela e garza, cm 90 x 70


13. Ritratto di Pietro Spini, 2016 olio su tela e garza, cm 95 x 80


14. Ritratto di Bernardo Spini, 2016 olio su tela e garza, cm 200 x 100 opera esposta in Accademia Carrara


15. Ritratto di Pace Rivola Spini, 2016 olio su tela e garza, cm 200 x 100



Nota biografica

Gianriccardo Piccoli è nato a Milano nel 1941. Si è diplomato all’Accademia di Brera, sotto la guida di Pompeo Borra, nel 1964. Ha partecipato alla Biennale di Venezia nel 1986. Le principali mostre personali sono a Bergamo (Teatro Sociale, 1986), Wiesbaden (Brunnenkolonnaden am Karhaus, 1988), Tenero (Galleria Matasci, 1990), Monza (Musei Civici al Serrone di Villa Reale, 1990) e Varese (Villa Panza, 2009). Hanno scritto di lui Roberto Tassi, Dante Isella, Fabrizio d’Amico.

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Finito di stampare nel mese di febbraio 2019 per i tipi di Lubrina Bramani Editore.



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