iNBiCi magazine anno 9 – 05 Maggio/Giugno 2017

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Anno IX n°3 • maggio - giugno 2017

GIRO DELLE MINIERE 2-3-4 GIUGNO 2017 IGLESIAS (CA)





Milano Sanremo 2017 - Photo by Bettiniphoto


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LA TRAGEDIA DI MICHELE SCARPONI

LE LACRIME VERE DEL CICLISMO Photo by Bettiniphoto

A cura della Redazione

In un mondo segnato da tanti (troppi) lutti, la morte del capitano dell’Astana ha lasciato attoniti gli amici, i tifosi ed i colleghi

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l pappagallo Frankie che non si dà pace e, appollaiato sul ciglio della strada, attende all’infinito il passaggio dell’amico Michele Scarponi, resterà una delle immagini più struggenti della storia del ciclismo moderno. Lo attenderà invano, come tutti gli amici, i tifosi ed i colleghi che, nelle ultime settimane, hanno voluto testimoniare l’affetto ed il cordoglio per un corridore speciale che, evidentemente, durante la sua vita terrena, ha seminato tanto e bene. Perché anche se ogni tragedia ha le sue lacrime, questa non è una storia come le altre. “Michele deve rimanere un patrimonio per tutte le sue qualità umane che apparten-

gono alla storia di questa cittadina”. Lo ha detto il cardinal Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, officiando i funerali. Non parole gettate al vento, ma l’omaggio sincero di chi l’ha semplicemente conosciuto. “Ciao Michele. Sei morto da capitano, lo eri e lo sarai sempre”, è stato il ricordo commosso del ct Cassani, che ha portato anche il cordoglio del grande Eddie Merckx che lo ha chiamato per esprimere il suo dolore. “Non hai vinto come Merckx - ha detto Cassani - ma sei un campione come lui, di dedizione e di lealtà. C’è la tua firma sul Giro vinto da Nibali. Nel pc, oltre al video di Cipollini del 2002 per dimo-

strare la forza della squadra, ho quello di quando l’hanno scorso ti sei fermato e hai aspettato Nibali”. E Sagan, ha detto Cassani, “non è qui perché è un campione ma perché è tuo amico”. Insomma, in un ciclismo segnato da tanti (troppi) lutti, la morte di Scarponi - giunta in circostanze assurde - ha lasciato attonito il mondo del pedale che - da Nibali a Valverde - ha voluto dedicare le sue vittorie alla memoria del lider-maximo dell’Astana. Non è stata una volata come avrebbe voluto, ma Michele Scarponi ha fatto il suo ultimo chilometro tra due ali di folla, da grande campione.


Michele Scarponi - Photo by Bettiniphoto


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EDITORIALE

a cura di Maurizio Rocchi

L’INTERVISTA

a cura di Mario Pugliese

L’OCCHIO DI MAGRINI

a cura di Riccardo Magrini

WLADIMIR BELLI

GRUPPO EDITORIALE INBICI Direzione e Amministrazione

Viale della Repubblica, 100 - 47923 Rimini (RN) Direttore Responsabile Mario Pugliese Direttore Generale Maurizio Rocchi In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Riccardo Magrini, Wladimir Belli, Gian Luca Giardini, Silvano Antonelli, Prof. Fabrizio Fagioli (Equipe Velosystem), Iader fabbri, Paolo Mei, Silvia Baldi, Claudia Maffi, Nicola Zama, Dr. Alexander Bertuccioli, Silvano Antonelli, Carlo Gugliotta, Bruno Filippi, Manuela Ansaldo, Dr. Maurizio Radi, Guido Rubino, Enrico Pastori Fotografi Playfull, Bettini Photo, Newspower, Andrea Magnani Bikenews.it Archivio fotografico selezione fotografica a cura di Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Progetto Grafico Starter Responsabile Marketing Sara Falco Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio Srl

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a cura di Mario Pugliese

COSMO BIKE SHOW a cura della Redazione

MONDO ACSI

a cura della Redazione

INBICI TOP CHALLENGE

a cura della Redazione

a cura di Gian Luca Giardini

MENTE IN SELLA

a cura di Claudia Maffi

DOSSIER SPORT E MEDICINA a cura del Dr. Maurizio Radi

IL COACH

a cura di Iader Fabbri

L’ATLETA DEL MESE a cura di Paolo Mei

FASHION ON THE ROAD

a cura di Eleonora Pomponi Coletti

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10 DOMANDE A

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IL PUNTO DI VISTA

a cura di Mario Pugliese

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CENTRO CITTÀ

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a cura di Silvia Baldi

Inbici magazine

Inbicimagazine

ULTIMO CHILOMETRO

a cura di Carlo Gugliotta

inbicimagazine

SICUREZZA IN PRIMO PIANO a cura di Silvano Antonelli

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COME NUTRIRSI

a cura del Dr. Alexander Bertuccioli


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Criterium du Dauphine 2016 - Opera d’arte by Bettiniphoto


NEL MESE

CONSACRATO AL CICLISMO, UNA DEDICA A MICHELE

Maggio è, storicamente, il mese del ciclismo che conta. Per i professionisti scocca l’ora del Giro d’Italia, quest’anno nobilitato dalla prestigiosa ricorrenza del centenario, mentre per i cicloamatori è il mese della Nove Colli, la regina delle Granfondo, quella nata prima di tutti e - 47 anni dopo - numeri alla mano, ancora davanti a tutti. InBici sarà, come sempre, in prima linea negli appuntamenti più importanti della stagione, raccontandovi le storie ed i personaggi di questo 2017 attraverso le pagine del magazine, il programma televisivo e le sue dirette social. L’edizione primaverile che abbiamo preparato per voi spigola, ancora una volta, tra i grandi palcoscenici del ciclismo internazionale e le rassegne amatoriali dedicate ai cicloturisti. Due mondi, all’apparenza agli antipodi, ma legati dal comune denominatore della passione. Quella stessa passione che, alla fine, è costata la vita a Michele Scarponi. E così, senza enfasi né retorica, questo numero di InBici è doverosamente dedicato a lui. Maurizio Rocchi



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INBICI PASSIONE SUI PEDALI

TUTTO IL CICLISMO

MINUTO PER MINUTO

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rosegue con grande successo la seconda stagione di “InBici Passione sui pedali”, il format televisivo in onda in prima serata tutti i giovedì sulle frequenze di San Marino Rtv. Dopo la prima edizione, il programma edito dall’omonimo magazine in collaborazione con la redazione sportiva dell’emittente di Stato dell’Antica Repubblica - ha ormai acquisito grande autorevolezza sotto la conduzione del giornalista Gianluca Giardini, la voce (assieme a Paolo Sa-

voldelli) di Bike Channel. Sugli schermi di San Marino Rtv, i riflettori si sono riaccesi lo scorso 16 febbraio ed è stato subito record di ascolti: “Merito soprattutto - spiega lo stesso Giardini - dell’aumento del minutaggio delle puntate, passato dai 40 ai 56 minuti. E’ un tempo televisivo che ci consente di avere qualche ospite in più e di affrontare ogni argomento in maniera più puntuale ed esaustiva”. Quaranta le puntate che, come al solito, orbitano sul mondo composito delle due ruote, declinate nelle sue infinite varian-

ti, dal professionismo ai cicloamatori, passando per turismo “green”, eco-sostenibilità, benessere e urbanistica ciclopedonale: “La mission del programma - prosegue Giardini - è, oggi come ieri, sempre quella di parlare di ciclismo a 360° perché il mondo della bicicletta, così come il suo pubblico, è estremamente eterogeneo e variegato. Uno dei nostri cavalli di battaglia è proprio la cosiddetta ‘bike economy’, ovvero quell’ambito, sempre più ampio, della società civile che crea business con la bicicletta. Si tratta di


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A cura della Redazione

Record d’ascolti per la trasmissione in onda tutti i giovedì in prima serata su San Marino Rtv. Merito delle puntate più lunghe e di qualche incredibile scoop… Il campione Bernard Hinault ospite a INBICI passione sui pedali

un contenitore enorme e di grande interesse che, negli ultimi anni, ha registrato una crescita esponenziale. Perché sono aumentati, in maniera vertiginosa, gli italiani che, per ragioni di salute, di risparmio o di scelta ecologica, iniziano a privilegiare sempre di più la mobilità ad emissioni zero. Il ciclismo va valorizzato perché non ha controindicazioni. Una società che pedala, infatti, sarà sempre una società più sana”. Malgrado il programma non sia ancora al suo giro di boa, sono stati già tanti gli ospiti prestigiosi che hanno partecipato a “InBici Passione sui Pedali”. Uno su tutti il grande Bernard Hinault, il ciclista francese più vincente della storia: “E’ stato quello che, in gergo giornalistico, si definisce abitualmente un ‘grande scoop’ - spiega Giardini - perché, anche se non è la prima volta che in studio ospitiamo grandi campioni, Hinault rappresenta un personaggio che sui media italiani vediamo piuttosto raramente. Si tratta, albo d’oro alla mano, di una pietra miliare del

ciclismo del secolo scorso, un campionissimo che, con le sue imprese memorabili, ha segnato un’intera epoca. Averlo avuto in studio è stato un grande onore ed anche una soddisfazione personale, ma credo che l’aspetto più importante sia quello di aver regalato ai nostri affezionati telespettatori un ospite davvero superbo. Di Bernard mi ha impressionato soprattutto la grande disponibilità perché, quando correva, non era propriamente considerato un personaggio facile”. Il format proseguirà, sempre con grandi ospiti, anche durante l’estate, quando seguirà - con l’ausilio delle immagini esclusive fornite dalla Rai - tutte le grandi corse a tappe del 2017: “Poter contare, ogni settimana, sui servizi dell’emittente di stato - aggiunge il direttore generale di InBici Magazine Maurizio Rocchi - è un valore aggiunto che ben poche trasmissioni oggi si possono permettere. Questo ci consente di corredare le analisi in studio con immagini sempre fresche e pertinenti”.

Nella seconda parte della stagione, oltre al focus sui professionisti, la trasmissione proseguirà anche con la sua campagna di sicurezza dedicata all’utenza debole: “E’ un aspetto che ci sta particolarmente a cuore - prosegue Rocchi - soprattutto dopo l’immane tragedia che ha colpito Michele Scarponi. Purtroppo gli incidenti mortali per i ciclisti sono sempre più frequenti e non sempre hanno il clamore mediatico che ha avuto la tragica fine del capitano dell’Astana. Noi, nel nostro piccolo, cerchiamo di dedicare sempre più spazio al tema dell’educazione stradale e della sicurezza, ma è chiaro che è una battaglia che non possiamo vincere da soli. Servono infrastrutture urbane all’altezza, piste ciclabili realmente percorribili, servono soprattutto istituzioni sensibili al tema ed un’educazione che parta dalle giovani generazioni e dunque anche dalla scuola. Spero che tutto questo, un giorno, possa diventare realtà. Nel frattempo, noi continueremo a fare la nostra


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IL GIRO DELLE

MINIERE

DIVENTA MAGGIORENNE

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ella fantastica costa sud-occidentale della Sardegna, nel cuore del suggestivo Parco Geominerario, si celebra dal 2 al 4 giugno la 18ª edizione del Giro delle Miniere. Fin dalla sua prima edizione, la classica del Sulcis-Iglesiente ha riscontrato notevoli apprezzamenti per la bellezza dei paesaggi e la variegata tipologia del percorsi, attirando una moltitudine di campioni dalla penisola e facendo il pieno degli atleti nostrani che l’hanno ormai eletta come “gara di casa”. Il Giro delle Miniere, nel ricordo dell’indimenticabile ex Commissario Tecnico della nazionale di ciclismo Franco Ballerini, si inserisce in un territorio conosciuto per il suo mare meraviglioso e le suggestive coste, ma il Sulcis Iglesiente rappresenta anche il simbolo - per eccellenza - della Sardegna selvaggia e incontaminata. La “tre giorni” che scandisce Il Giro delle Miniere si dipana lungo una corsa a tappe impegnativa, completa, per scalatori, passisti e cronomen. Ma al di là delle implicazione tecniche, la mission primaria della società organizzatrice è quella di far conoscere e valorizzare il territorio, cercando di incrementare e migliorare il turismo della zona presentando agli atleti e alle loro famiglie le bellezze di quest’incantevole isola. Inoltre, in qualità di società ospitante, la SC Monteponi offre la disponibilità ricettiva agli atleti che arrivano e hanno la residenza oltre Tirreno. Tra l’altro il Presidente Luigi Mascia con tutto il suo staff mette a disposizione un’incredibile cerimonia di premiazione con tutte le prelibate eccellenze culinarie che la Sardegna da sempre è in grado di offrire.


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Giro delle Fiandre 2017 - Muro de Grammont - Muur Kapelmuur - Photo by Bettiniphoto


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L’INTERVISTA

IL “FALCO” SCEGLIE QUINTANA Paolo Savoldelli - Photo by Playfull

A cura della Redazione

Due vittorie, un secondo posto e qualche rimpianto. Paolo Savoldelli è stato uno dei più grandi interpreti del Giro d’Italia: “Con tappe così corte potrebbe anche scapparci la sorpresa anche se il colombiano parte favorito”

S

ul Giro d’Italia, Paolo Savoldelli potrebbe scrivere intere enciclopedie perché - con dieci partecipazioni, due vittorie (2002 e 2005) ed un 2° posto (nell’edizione della celebre squalifica di Pantani) - il “Falco” può sedere, ad honorem”, nel banchetto dei “grandi di sempre” della corsa rosa. Re dei discesisti, cronoman di livello mondiale ed una grande capacità di difendersi in salita, Savoldelli era il prototipo del corridore da grandi giri, anche se qualche infortunio l’ha un po’ frenato nel cuore della sua carriera. In ogni caso, ogni qual volta il Giro si leva dai blocchi, è quasi doveroso interpellarlo, anche perché - da quando fa il cronista per BikeChannel - con le sue disamine “tecnicamente impeccabili”,

è diventato uno degli oracoli più autorevoli del ciclismo mondiale. Paolo, che Giro d’Italia dobbiamo aspettarci? E’ l’edizione del centenario, un numero che dimostra, in maniera più che eloquente, il peso storico di un evento che, in questo secolo, ha segnato la storia del ciclismo mondiale. E’ un valore aggiunto rispetto alle passate edizioni perché chi lo vince resterà davvero nella storia per sempre. Un Giro che, però, partirà listato a lutto… La morte di Scarponi è un evento tragico che segnerà il mondo del ciclismo per tanto tempo. Lui era un atleta incredibile, ma anche un uomo molto amato nel gruppo. Non si potrà fare finta di nulla, anche se, come lo

stesso Michele avrebbe voluto, la vita continua ed il ciclismo, anche con la morte nel cuore, deve andare avanti. La tragedia ha riportato d’attualità il problema, mai risolto, della sicurezza dei ciclisti sulle strade italiane… Rispetto ai rischi potenziali che si corrono ogni giorno, io penso che la percentuale d’incidenti gravi sia anche bassa. La morte di Scarponi ha segnato profondamente tutti i colleghi anche perché, al di là del cordoglio, tutti sanno che, al posto di Michele, potevano esserci loro. E’ un problema, a volte, di fatalità e di destino, ma sul piano dell’educazione stradale e delle infrastrutture urbane per l’utenza debole si potrebbero fare tante cose. Che, ad oggi, non sono state mai fatte.


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Nairo Quintana - Photo by Bettiniphoto

Chi è il favorito al Giro? Sicuramente Nibali è un autorevole pretendente. Per altro, la vittoria ottenuta al recente Giro di Croazia dimostra che Vincenzo si presenta a questo Giro d’Italia in condizioni fisiche ottimali. Il mio personale favorito, però, resta Nairo Quintana che, nelle corse a tappe, mi pare davvero spietato. Peccato per l’assenza di Philippe Gilbert… Non poteva certo ambire alla vittoria del Giro, ma nelle singole tappe avrebbe regalato spettacolo. E qualche vittoria l’avrebbe portata a casa. In generale, le piace il percorso del Giro 2017? Non tantissimo, perché secondo me ci sono tante, troppe tappe corte. A parte Bormio (217 km) e Canazei (219), e qualche altra frazione senza grandi difficoltà, gli organizzatori hanno disegnato tante tappe attorno ai 150km e questo potrebbe

Vincenzo Nibali - Photo by Bettiniphoto

sparigliare un po’ i valori effettivi, regalando qualche sorpresa. Quindi alla fine potrebbe anche non vincere il più forte? Può darsi, perché un corridore con le mie caratteristiche, ad esempio, oppure con quelle di un Simoni, avrebbe faticato parecchio con tappe così corte. Non voglio togliere nulla a tanti fantastici corridori, ma nei grandi giri, il vero campione si è sempre visto nelle tappe lunghe. Altre incognite? La partenza dalla Sardegna che, storicamente, per il vento e la morfologia del territorio, riserva sempre corse complicate. L’Etna potrebbe già fare selezione? L’Etna arriva dopo un giorno di riposo e già questo potrebbe riservare sorprese. Non credo che sconvolgerà la classifica, ma qualcosa - sui valori in campo - ci dirà. Le due cronometro saranno decisive?

La Foligno - Montefalco sicuramente sì. Dopo quei 40 chilometri avremo un’idea più precisa di chi può davvero vincere il Giro del Centenario. La Monza - Milano, invece, non la vedo determinante. Credo infatti che, a quel punto, dopo 3500 chilometri, la classifica sarà già ben delineata. E allora, parliamo proprio di sorprese: un giovane italiano che potrebbe fare bene? Mi aspetto tanto da Davide Formolo. Magari non andrà sul podio di questo Giro, ma io lo vedo protagonista. Sicuramente, se la squadra lo assiste, potrà fare un ulteriore salto di qualità. La squadra da tener d’occhio? Il Team Sky ha sicuramente corridori che potrebbero lasciare il segno. Penso a Geraint Thomas che ha appena vinto il Tour delle Alpi, ma anche allo spagnolo Mikel Landa che, su certi terreni, è sempre molto competitivo.


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L’OCCHIO DI MAGRINI

GILBERT E VAN AVERMAET DA COPERTINA, MA L’ITALIA S’È DESTA Greg Van Avermaet vincitore della Parigi – Roubaix - Photo by Bettiniphoto

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opo le Classiche Monumento e alla vigilia del Giro d’Italia del centenario, il pit-stop con Riccardo Magrini è quasi d’obbligo, anche perché, in questo primo scorcio di stagione, gli spunti - dal Poggio alle Ardenne - non sono mancati. Spigolando tra passato e futuro, ecco il punto di vista del più sagace cronista del ciclismo moderno. Parigi - Roubaix. Per una volta i titoloni sono anche per chi non ha vinto. Tom Boonen, all’ultima gara in carriera, non ce l’ha fatta… Avrei voluto, come tutti, vederlo chiudere la carriera con le braccia alzate e devo dire che, come accadde lo scorso anno quando venne battuto solo da Matthew Hayman,

anche quest’anno ci è andato molto vicino. Non ha vinto ma, ancora una volta, ha brillato per stile e professionalità… In effetti, un altro corridore al suo posto, una volta capito che non avrebbe mai potuto vincere, si sarebbe defilato dal gruppo per ricevere l’ultimo applauso del pubblico che, per altro, non vedeva l’ora di tributargli il meritato omaggio. Lui, invece, ha deciso di rinunciare ad ogni passerella e ha fatto la volata per il sesto posto. Il momento più bello della Roubaix? Mi è rimasto impresso il commovente abbraccio tra il vincitore Greg Van Avermaet e Daniel Oss. Non è stato un gesto convenzionale, ho visto sincerità ed un sentimento di vera gratitudine. Un momento che, devo ammettere, mi ha fatto venire il groppo

in gola. Incontrando poi Daniel Oss, a fine gara, lui stesso mi ha confidato che, per la prima volta, dopo il traguardo, ha pianto. Milano - Sanremo, che cosa le viene in mente? E’ stata una corsa splendida e mi fanno ridere quelli che storcono il naso perché, alla fine, tutto si risolve sempre in volata. Per chi capisce di ciclismo, è stata una Classicissima davvero bella. E, mi spiace per Sagan, ma anche se la sua azione sul Poggio è stata bellissima, il successo di Michal Kwiatkowski va accettato con sportività. E il Giro delle Fiandre? Anche in questo caso, abbiamo assistito ad una cavalcata esaltante e ricca di emozioni. L’impresa di Philippe Gilbert, con gli ultimi 55 chilometri percorsi in meraviglio-


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Philippe Gilbert protagonista assoluto e vincitore del Giro delle Fiandre

Chi è Riccardo Magrini Ex ciclista professionista, dirigente sportivo e commentatore per il ciclismo di Eurosport

A cura di Riccardo Magrini

“Che emozione l’abbraccio tra Van Avermaet e Oss. Ma con Colbrelli e l’exploit delle Fiandre, anche il tricolore è tornato a risplendere” La volata spettacolare della Milano Sanremo - Michal Kwiatkowski, Peter Sagan, Julian Alaphilippe

sa solitudine, è stata semplicemente fantastica. Nell’albo d’oro delle classiche 2017, per ora, soltanto campioni… In effetti, nelle gare che contano, i migliori hanno sempre corso da protagonisti. E questo ha fatto sì che, in questa prima parte di stagione, la gente si sia appassionata di più. E infatti, durante tutte le gare, mi è parso di percepire un entusiasmo particolare nel pubblico. Parlando degli italiani, si è messo in luce in questa prima parte di stagione un certo Sonny Colbrelli. Un suo giudizio sul giovane velocista? Mi aveva già impressionato durante la Parigi-Nizza, quando vinse in maniera convincente una volata molto lunga. Ha cambiato

squadra ed oggi gareggia per un team abbastanza ambizioso che, evidentemente, ha saputo sfruttarne le qualità, come poi si è visto anche nella Freccia del Brabante. E gli altri italiani? Al Giro delle Fiandre, quei tre nelle prime dieci posizioni con Trentin subito dietro è un segnale molto incoraggiante. Ci è mancato forse un pizzico di fortuna per vincere qualcosa d’importante, ma in ogni caso per le corse in linea siamo tornati competitivi. E per le corse a tappe, invece, non si può non parlare del Giro d’Italia. Quali le tappe che faranno la differenza? La prima salita importante è quella con arrivo a Blockhaus alla nona tappa. Non ci dirà chi vince il giro, ma potrebbe fornirci

qualche indicazione significativa su chi non lo vincerà. Si tratta di una salita storica, che è sempre stata decisiva. Sarà una frazione molto interessante, anche se, prima, avremo qualche trabocchetto. Il tappone del Giro, invece, è quello che da Rovetta porta a Bormio, con la doppia scalata dello Stelvio… Sulla carta può essere la frazione decisiva, ma sul piano climatico, è sempre rischioso disegnare una tappa del genere a maggio. Se ci sarà il sole, però, lo spettacolo è garantito. Infine, la breve cronometro dell’ultimo giorno… Sulla carta sarà una passerella, ma tutto dipenderà dai distacchi che avremo il 27 maggio dopo il traguardo di Asiago.


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GIRO D’ITALIA

BELLI: “FAVORITI NIBALI E QUINTANA, MA OCCHIO A LANDA”

A cura di Mario pugliese

L’ex professionista di Sorengo fa le carte alla corsa rosa: “Subito il pericolo Etna, ma la corsa si deciderà sullo Stelvio”

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on quattordici anni di professionismo ed un’infinità di storie da raccontare, Wladimir Belli quando si parla di Giro d’Italia resta una delle voci più autorevoli ed affidabili tra i commentatori del ciclismo. E così, per l’edizione del Centenario, interpellarlo è quasi un dovere. Wladimir, chi lo vince il Giro del Centenario? I favoriti sono quelli sulla bocca di tutti con Nibali e Quintana un gradino sopra gli altri. C’è chi parla di possibili sorprese… Un outsider potrebbe essere Landa, che è un atleta imprevedibile. A volte corre da comparsa, ma se è in condizione, come ha già dimostrato in passato, non ha paura di niente. Un’altra possibile sorpresa potrebbe essere Steven Kruijswijk, anche se gli olandesi, al Giro d’Italia, non hanno mai combinato granché.

Un giovane da tener d’occhio? Mi auguro il nostro Davide Formolo che all’ultima Liegi ha dimostrato di essere un prospetto in convincente crescita. Si parla di un tracciato con tappe corte e dunque pieno di trabocchetti… Sono d’accordo, anche se alla fine vincerà, come sempre, il ciclista più forte. Si parte però subito con un’insidia… L’Etna non è una salita che ti demolisce, ma ti perdona poco. Bisognerà subito partire con la gamba giusta, perché il rischio di ritrovarsi attardati di qualche minuto, già subito dopo la prima tappa, è piuttosto concreto. Altre tappe da cerchiare in rosso? L’arrivo di Blockhaus qualcosa ci dirà, anche se, come al solito, sarà la terza settimana a decidere il Giro. Troppo dura la Rovetta - Bergamo? Scalare due volte lo Stelvio non è uno scher-

zo e, inoltre, su quella tappa c’è l’incognita meteo. Se nevica c’è il serio rischio di dover accorciare il percorso. Poi si arriva a Canazei, Ortisei e Piancavallo... Tre arrivi che disegneranno definitivamente la classifica. Anche Piancavallo non è una salita terribile, ma dopo due tappe del genere, le energie cominciano a scarseggiare e dunque, anche lì, può accadere di tutto. Infine, la cronometro di Milano… Prevedo una passerella. Non credo infatti che, a quel punto, la maglia rosa sia ancora in discussione. Cosa le ricorda, in generale, questo Giro d’Italia? Scorrendo le 21 tappe, la mente corre subito al Mortirolo dove ho vissuto, sia da dilettante che da professionista, pagine indimenticabili della mia carriera, ma anche delle amarezze che ancora oggi mi bruciano.


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LA SARDEGNA IN BICICLETTA

IL GIRO DELLE MINIERE COMPIE 18 ANNI Una vista panoramica delle miniere a Iglesias

A cura della Redazione

Dal 2 al 4 giugno nella fantastica costa sud-occidentale dell’isola si corre una tra le manifestazioni più belle del panorama nazionale

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l Giro delle Miniere, la splendida corsa a tappe che si corre in Sardegna, quest’anno diventa maggiorenne. Sono passate infatti ben 18 edizioni da quel lontano 2000 quando 33 arditi si cimentarono nella prima edizione di una corsa dura e impegnativa che divenne, col tempo, una tra le manifestazioni più belle e attuali del panorama nazionale. Da allora la classica del Sulcis-Iglesiente ha registrato una crescita costante, impreziosita dai panorami del Parco Geominerario della Sardegna nella fantastica costa sud-occidentale e dalla magistrale organizzazione firmata SC Monteponi capitanata dal presidente Luigi Mascia. Fin dalla sua prima edizione, la rassegna isolana ha riscontrato notevoli apprezzamenti per la bellezza dei paesaggi, la variegata tipologia del percorsi sui quali si corre, attirando una moltitudine di campioni dalla penisola e facendo il pieno degli atleti nostrani. Il Giro delle Miniere, nel ricordo dell’indimenticabile ex CT della nazionale di ciclismo Franco Ballerini, si inserisce in un territorio conosciuto per il suo mare meraviglioso e le suggestive coste, ma il Sulcis Iglesiente rappresenta anche il simbolo - per eccellenza - della Sardegna selvaggia

e incontaminata. La purezza della natura, i numerosi siti archeologici, la storia mineraria che si tramanda da secoli, si sposa con una tradizione culinaria che, servita con una quasi maniacale ospitalità, rendono il Giro delle Miniere un appuntamento irrinunciabile. Come sempre infatti, lo scopo del Giro - tre gironi di corsa - è quello di far soggiornare ciclisti e accompagnatori nelle tante strutture del territorio (hotel, resort, B&B, ristoranti) e far apprezzare loro il sapore di una tradizione particolarmente ricca: dalla ristorazione alle bellezze dei luoghi, terminando con i prodotti tipici locali quali olio, formaggi, liquori, salumi, pane e dolci. Giorni di vacanza che, dal 2 al 4 giugno, diverranno terreno di gara per i corridori e momenti di piacevole relax per le famiglie al seguito. Il programma La “tre giorni” che scandisce Il Giro delle Miniere si dipana lungo una corsa a tappe impegnativa, completa, per scalatori come nella prima giornata di gara - la “Gran Fondo delle Miniere Trofeo Parco Geominerario-Memorial Roberto Saurra” che quest’anno è valida per l’assegnazione della maglia tricolore, sull’ormai collaudato circuito di 142Km con partenza e arrivo ad Iglesias; per passisti come nella 2° giornata

in un percorso prevalentemente piatto nella “2° Coppa Città di Villamassargia” di 90 Km; e per i cronomen, impegnati nella terza ed ultima giornata nella “Cronometro della Terracotta”, 15 Km che separano Gonnosfanadiga da Pabillonis. Anche quest’anno è in palio la Maglia Bianca, rosso-blu: per le Fascie: “A” 17-39 anni, “B” 40-70 anni e Donne con classifica finale che premierà i primi quindici atleti per ogni fascia. La mission L’obbiettivo della società organizzatrice, oltre a quello prettamente sportivo, è quello di far conoscere e valorizzare territorio, cercando di incrementare e migliorare il turismo della zona presentando agli atleti e alle loro famiglie le bellezze di quest’incantevole isola. Inoltre, in qualità di società ospitante, la SC Monteponi offre la disponibilità ricettiva agli atleti che arrivano e hanno la residenza oltre Tirreno. Tra l’altro il Presidente Luigi Mascia con tutto il suo staff mette a disposizione un’incredibile cerimonia di premiazione con tutte le bontà che la Sardegna produce (oltre al buono benzina per la classifica generale finale). Info e contatti per iscrizioni 348 9361032 - www.girodelleminiere.com www.scmonteponi.com


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TRE GIORNI DI EMOZIONI Atleti impegnati alla Marcialonga Cycling Craft 2016

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a gustosa portata ciclistica dell’11ª Marcialonga Cycling Craft del 4 giugno nelle spettacolari Valli di Fiemme e Fassa (TN) avrà non uno, ma ben due gustosi antipasti. La Minicycling si disputerà infatti sabato 3 giugno, mentre venerdì 2 giugno i corridori potranno misurarsi con una novità assoluta, la Marcialonga Cycling Craft a scatto fisso, disciplina “narrata” nientemeno che da Ivan Ravaioli, da gregario del “pirata” Pantani alle bici cosiddette “fixed”. Corridori velocissimi sfrecceranno fra le vie del centro storico di Predazzo (TN), senza freni e con un solo rapporto, esultando tutti assieme all’arrivo, poiché questa nuova iniziativa di Marcialonga comunque vada… sarà un successo. Ivan Ravaioli, il più celebre ciclista Fixed italiano, classe 1980 ed ex professionista della Mercatone Uno, ha trovato una seconda vita in questa disciplina, vincendo nel 2015 la classifica finale del circuito Red Hook Criterium, il campionato internazio-

nale articolato nelle quattro tappe di Brooklyn, Barcellona, Londra e Milano. Secondo l’atleta del team Cinelli Chrome, le doti richieste a chi corre con le fixed sono “abilità di guida, coraggio, ma anche una buona condizione, visto le medie delle gare (giri di qualifica a 50km/h di media e gare da 30 a 45 km/h di media). Negli ultimi anni il livello è cresciuto tantissimo, grazie anche all’arrivo di dilettanti e professionisti in attività. Consiglio di provare almeno una volta una di queste gare. Sono semplicemente meravigliose”. Ravaioli racconta anche come si sia avvicinato alla disciplina: “Mi sono avvicinato al mondo delle bici a scatto fisso grazie all’amico Omar Presti, che mi ha chiamato per partecipare ad una gara fixed organizzata da lui stesso a Moriago della Battaglia (TV). All’inizio i protagonisti erano i messenger americani, poi, quando la Red Hook è arrivata in Europa, ha incominciato a parteciparvi anche qualche cicloamatore. E secondo me ci sono ancora ampi margini di

crescita. La nascita di nuove gare e nuovi campionati è sicuramente una cosa buona, perché dà modo ai ciclisti di confrontarsi molto più spesso di quanto accadeva fino a 3-4 anni fa. Avere inoltre un mezzo molto performante e sicuro è fondamentale. Non dimentichiamo che viviamo spesso sul filo dei 60km/h e non abbiamo i freni”. La Marcialonga Cycling Craft a scatto fisso, prova ufficiale del Campionato Nazionale ACSI, partirà sin dalle ore 17 di venerdì con le qualifiche (per iscriversi basterà saldare la modica cifra di 15 euro che permetterà di portarsi a casa anche una canotta tecnica ed uno zaino Craft Sportswear). Le sfide si disputeranno a Predazzo, con fulcro Piazza Santi Apostoli, competendo spalla a spalla tra asfalto e pavé, sfrecciando nell’ordine fra la curva dell’Ubaldo, il rettilineo del Cinema, il tornante del Poinelin, il rettilineo del Carletto, la curva del Giardino, il rettilineo dell’Oratorio, la chicane de Pramaor, la curva del Fior di Bosco, il rettilineo del Rosat, il pavé del Bortoleto, il


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A cura della Redazione

Nel primo weekend di giugno torna la classicissima del Trentino. Si parte venerdì con la corsa a scatto fisso, a seguire Minicycling e undicesima edizione della Granfondo

rettilineo del Bincio, il tornante del Longo, il rettilineo del Cimec ed in conclusione la curva Pantuso, con le finali previste per le ore 20 e le premiazioni conclusive un’ora più tardi. La partecipazione è riservata a cicloamatori di ambo i sessi, regolarmente tesserati agli enti di promozione sportiva riconosciuti dal CONI per attività su strada ed in possesso di idoneità medico sportiva per il ciclismo, mentre coloro i quali fossero sprovvisti di tessera valida potranno richiedere il tesserino giornaliero ACSI a soli 10 euro all’atto dell’iscrizione. La lunghezza del tracciato è di 1.000 metri da percorrere per 30 giri per la categoria maschile, completando un totale di 30 km, mentre le femmine porteranno a termine un totale di 25 km su 25 giri. Ovviamente saranno ammesse alla contesa solamente le biciclette a rapporto unico coronapignone, dotate di trasmissione a scatto fisso, con pedali a sgancio rapido o a gabbietta fermapiede e con ruote non lenticolari o a razze, con le bandiere di sicurezza

ad aiutare gli atleti nei punti “salienti”. Le premiazioni celebreranno poi i primi 3 maschi, le prime 3 femmine e le prime 3 squadre. Quella della Marcialonga Cycling Craft è una vera e propria “tre giorni in bicicletta”, con un evento a tutto tondo dal 2 al 4 giugno, con l’organizzazione della Marcialonga unica nel suo genere ed al servizio dell’atleta. I percorsi di 135 ed 80 km della Marcialonga Cycling Craft valevoli per i rinomati circuiti Campionato Nazionale ACSI, InBici Top Challenge, Gran Fondo World Tour e Zero Wind Show sono un grande spettacolo fra le Dolomiti patrimonio dell’Umanità UNESCO, ed in quest’undicesima edizione i team saranno più avvantaggiati che mai, essi infatti avranno a disposizione un’iscrizione gratuita ogni 10 concorrenti (9+1), con la possibilità di ritirare i pacchi gara congiuntamente, facilitando così la logistica e la distribuzione alla squadra. I team si esibiranno poi nel contest “Una squadra vincente”, realizzato ad hoc per i gruppi da

5 a 7 concorrenti, tra i quali almeno una donna, tutti iscritti regolarmente alla 11.a Marcialonga Cycling Craft. I bimbi si potranno invece divertire sabato in sella alla Minicycling, gara promozionale in MTB dedicata ai giovani ciclisti fino a 16 anni e parte del Circuito Minibike di Fiemme e Fassa, che si svolgerà lungo una gimkana di 850 metri anch’essa fra le vie del centro storico di Predazzo, come per i campioni dello scatto fisso, cosicché genitori e parenti si possano godere le prime pedalate dei propri figli, rilassandosi tutti assieme poi con una visita all’expo, prima di partecipare alla gara dei grandi. Tante iniziative necessitano anche di un alloggio adeguato, per questo il C.O. elenca al sito web www.marcialonga.it la lista delle strutture alberghiere affiliate che offrono servizi dedicati (colazione anticipata, deposito bici), assicurando il dovuto comfort prima di partire alla volta di alcune fra le sfide più affascinanti che lo stivale ciclistico conosca.


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GRANFONDO NOVARA “MARCELLO BERGAMO”

PEDALANDO NELLA “TERRA DEL RISO”

A cura della Redazione

Sotto l’egida del Gs Alpi di Vittorio Mevio, il 14 maggio si corre a Novara la terza edizione della manifestazione intitolata all’ex ciclista

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Novara non ci sono gregari, ma tanti protagonisti che sfileranno nel corso della terza edizione della Granfondo Novara “Marcello Bergamo”, organizzata dal GS Alpi di Vittorio Mevio. Novara, città storica e affascinante, appassionante e soprattutto sportiva, lo scorso anno ha visto all’arrivo 1800 concorrenti, impegnati ad affrontare una sfida piacevole che ha attraversato scenari unici nel panorama italiano, ed il prossimo 14 maggio porterà gli atleti nella “terra del riso” a completare tre percorsi dal chilometraggio sostenuto, rispettivamente un lungo, un medio e un corto di 171, 148 e 125 km. Dopo la partenza da piazza Martiri della Libertà a Novara (partenza alle ore 9 ed apertura griglie alle ore 8), queste le tappe più significative che i corridori troveranno al proprio cospetto: a Trivero i ciclisti passeranno davanti allo stabilimento di Ermenegildo Zegna, nominato, nel 1935, Cavaliere del lavoro per meriti lavorativi. Lasciando il paese di Coggiola, risaliranno la piacevole stradina che porta all’Alpe di Noveis, luogo panoramico adatto per escursioni a piedi ed un tempo rinomato luogo turistico (chia-

mato “La piccola Svizzera del Biellese”). A metà strada tra Boca e Grignasco, fra boschi e colli, si trova poi il Santuario del SS. Crocefisso di Boca, meta di frequenti pellegrinaggi. Il castello di Barengo, invece, sorge su di un rilievo collinare lungo la strada che in origine univa la via Francigena con i guadi sul fiume Sesia. Successivamente fu soggetto a numerosi restauri ed ora i corridori potranno gustarsi uno dei fiori all’occhiello della manifestazione del GS Alpi. Il maniero di Castellazzo completerà l’opera, con la rocca a permettere una veduta panoramica fra eleganti murature, merli e piccoli fori circolari destinati agli archibugi, nei quali edifici spicca un palazzo quattrocentesco denominato Vescovado. La Granfondo Novara “Marcello Bergamo” è valevole per i circuiti Gran Trofeo GS Alpi, Coppa Lombardia, Nord Ovest Road Cup, Campionato Nazionale ACSI e Dalzero, ed una parola finale sulla questione sicurezza che tanto eccelle nelle prove agonistiche firmate GS Alpi non poteva che spettare al patron Vittorio Mevio: “La Granfondo Novara è una delle gare del GS Alpi dove l’organizzazione è gestita con il sistema satellitare,

con 50 mezzi fra scorte tecniche, macchine, direttori di gara, ambulanze. I miei collaboratori sanno che quando suona il loro telefono il secondo squillo è già troppo, e nel momento in cui li chiamo ho già bisogno della loro presenza. Leggendo ed approvando il regolamento un ciclista dichiara di non essere “positivo”, qualora lo si trovasse la sanzione pecuniaria sarà a dir poco sostanziosa e verrà devoluta in beneficenza alle società che il comune della gara ci segnalerà. Alla Granfondo Novara sabato mattina ci sarà l’apertura dell’area expo, poi la verifica tessere nella prestigiosa Sala Borsa di Novara. Il sabato pomeriggio Piazza Martiri della Libertà ci regalerà adrenalina con live music e spinning dalle 17 alle 19. La mattina partenza alle ore 9, alla volta dei tre percorsi completando nell’ordine 2.235 metri di dislivello, 1.762 metri per il medio e 889 metri per il corto. Ringrazio Marcello Bergamo e lo voglio vedere in prima fila il prossimo 14 maggio”. Marcello Bergamo infatti competerà nel corto, aggiungendo il proprio “pesante” curriculum alla Granfondo Novara: “Farò il percorso breve, spero sia una bella gara e noi saremo di certo presenti”.




Tom Boonen Parigi Roubaix 2017 - Photo by Bettiniphoto


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COSMOBIKE SHOW 2017

LE GRANDI AZIENDE

SFILANO A VERONA

A cura della Redazione

Shimano, Merida e KTM tra i primi ad aderire alla grande rassegna scaligera di settembre: “Parteciperemo per esporre le nostre novità, ma anche per contribuire ad accrescere la cultura della sostenibilità ambientale e dei trasporti ad emissione zero”

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opo il successo planetario dello scorso anno, CosmoBike Show 2017 si prepara ad un’altra edizione da record, rinnovando l’appuntamento a tutto il mondo della bikeeconomy dal 15 al 18 settembre a Veronafiere (www.cosmobikeshow.com). E intanto, forte del suo successo crescente, l’evento riceve l’adesione da parte di aziende internazionali ed opinion leader di tutto il settore ciclo. Aziende che condividono il progetto e, insieme alla rassegna, contribuiscono a creare un’immagine della bici nuova e diversa. L’obiettivo comune, del resto, oltre ogni logica commerciale, è soprattutto quello di diffondere e sostenere la cultura della bicicletta. Così, ad esempio, la pensa lo storico marchio Shimano la cui mission, come spiega l’Amministratore Delegato Eduardo Roldan “è quella di fornire componenti di altissima qualità e ad alte prestazioni per ogni tipo di bicicletta, da quella realizzata per i migliori atleti del mondo a quella per il praticante di tutti i giorni. Per questo motivo - aggiunge Roldan - noi di Shimano abbiamo quale obiettivo quello di sostenere la diffusione di una cultura ciclistica fondata sullo sport, ma anche sui valori della mobilità sostenibile, che speriamo incoraggi

sempre più persone a utilizzare la bici, con la conseguente diffusione di uno stile di vita più eco-compatibile e la promozione della tutela ambientale”. Anche quest’anno, dunque, in perfetta sintonia con lo spirito della rassegna, Shimano ha confermato la sua presenza a CosmoBike Show, “una rassegna fieristica di riferimento in Italia - prosegue Roldan - che offre al consumatore la possibilità concreta di toccare con mano tutte le novità 2018 e quindi presentare il meglio della nostra offerta di componenti, accessori e abbigliamento per la bici”. “Abbiamo confermato la partecipazione a CosmoBike Show 2017 - interviene Massimo Sganzerla di Merida Italy - perché desideriamo incontrare i nostri clienti, parlare di biciclette e presentare tutte le novità al maggior numero di appassionati possibile. Stiamo vivendo una fase intensa della nostra attività e gli stimoli e la frenesia dei giorni di fiera ci daranno la giusta carica per affrontare la nuova stagione commerciale”. “KTM già da molti anni si è confermata tra i leader del mercato delle due ruote a pedali ed oggi ci definiamo un’azienda sempre molto attenta agli sviluppi e alle esigenze di questo mercato - dichiara Fausto Maschi responsabile per l’Italia di KTM -. Crediamo

fermamente nell’esigenza di un contatto diretto con il pubblico, che in questo momento solo un evento come CosmoBike Show è in grado di offrire in Italia. Ktm presenterà in anteprima italiana tutti i modelli novità 2018 proprio a CosmoBike”. CosmoBike Show è l’appuntamento fieristico a servizio del mondo bici e di un intero sistema e si dimostra, grazie alla sua grande capacità attrattiva in termini di pubblico, lo strumento migliore di marketing e comunicazione a disposizione delle aziende per supportare la loro primaria e fondamentale esigenza che è quella di allargare il proprio mercato: “E’ riduttivo definirci una semplice fiera - dichiara il Project Manager di CosmoBike Paolo Coin - noi vogliamo essere i principali testimonial della mobilità sostenibile, della circolazione ‘ad emissioni zero’, della bicicletta intesa come stile di vita, come sorgente di benessere e come simbolo planetario delle smart city. E l’adesione di aziende leader del mercato rappresenta la conferma dei risultati tangibili che la Fiera è in grado di assicurare”. Le adesioni continuano, per informazioni e preventivi contattare info@cosmobikeshow.com


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“LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL”

SCATTO FISSO IN ALTA QUOTA Atleti impegnati alla La Leggendaria Charly Gaul edizione 2016 - Photo by Newspower.it

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omenica 9 luglio a Trento e dintorni andrà in scena una gara che definire “leggendaria” sembra quasi riduttivo. Ed anche quest’anno i succosi eventi de “La Leggendaria Charly Gaul UCI Gran Fondo World Series” sono pronti ad entusiasmare tutti gli appassionati di ciclismo, con le scoppiettanti “La Moserissima” dell’8 luglio e la cronometro di Cavedine in Valle dei Laghi di venerdì 7 luglio. Ad arricchire il programma, come se non bastasse, ci sarà un’ulteriore prova: la prima edizione di una gara senza limiti e senza… freni, ovvero a scatto fisso. La novità assoluta del dodicesimo anno di vita delle competizioni ciclistiche firmate ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e Asd Charly Gaul Internazionale andrà in scena nel palcoscenico di sabato, nella medesima giornata della ciclostorica dedicata a Francesco Moser, vera e propria icona del Trentino e del ciclismo nostrano. La gara “regina” del weekend è quella realizzata in onore del “leggendario” Charly

Gaul, che proprio in Trentino si rese protagonista di un’opera d’arte ciclistica, arrivando al traguardo e vincendo nonostante condizioni meteo a dir poco proibitive che nel Giro d’Italia 1956 misero i bastoni fra le ruote non solo ai risultati dei corridori, ma anche alla vita degli stessi. Ma il lussemburghese strinse i denti e ce la fece, portando a compimento una delle prove agonistiche più “grandi” di tutti i tempi. I corridori de “La Leggendaria Charly Gaul” ripercorreranno dunque queste orme, cimentandosi nei percorsi ‘granfondo’ e ‘mediofondo’, rispettivamente di 141 km e 4000 metri di dislivello e di 57 km e 2000 metri di dislivello, entrambi con partenza da Piazza Duomo a Trento ed arrivo sulla cima del Monte Bondone, a 1654 metri di quota. Il weekend allungato de “La Leggendaria Charly Gaul” porta tanti benefici ai pedalatori anche dal punto di vista del benessere, visto che la bicicletta non ha controindicazioni. Secondo la Fondazione Veronesi,

infatti, pedalare giova al cuore, abbassa la pressione ed aiuta a perdere i chili di troppo, e le due ruote rappresentano lo svago ideale che consente a chiunque di rimanere in ottima salute senza dover per forza di cose sottoporsi ad allenamenti massacranti. Ovviamente Trento sarà l’assoluta protagonista del weekend riservato ai pedalatori, una città capace di emanare da ogni angolo una narrazione millenaria, dalla storica Piazza Duomo, alle università all’avanguardia sino ai centri di ricerca, “cardini” su cui si posa la nazione tricolore. Una zona unica al mondo, nei dintorni della quale respirano gli scenari montani del Monte Bondone, rilievo poco distante da Trento e capace di offrire sensazionali opportunità di godersi una vacanza sulla neve o gli imponenti scenari verdi d’estate, venendo da molti considerato una autentica “palestra all’aria aperta”. La terza cornice che l’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi è in grado di offrire è proprio quest’ultima, la valle


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A cura della Redazione

Il 9 luglio a Trento si rende omaggio all’impresa del mitico grimpeur lussemburghese nell’inferno del Bondone. Oltre alla Moserissima del giorno prima, grande attenzione per la prima edizione della gara… senza freni

ove Trento si specchia, con una dozzina di laghetti incantati, vini e vigneti dai sapori e dalle gradazioni uniche, villaggi ricchi di cultura e tradizione, e castelli medievali. La Valle dei Laghi è tutto ciò che uno sportivo desidera, una zona in cui si possono esaltare sia le mountain bike sia le biciclette da strada o quelle a cronometro, come dimostra la crono di Cavedine del 7 luglio, disciplina che proprio in Valle dei Laghi ha una delle proprie massime espressioni. “La Leggendaria Charly Gaul” è inoltre parte dell’Alpe Adria Tour, di Alé Challenge e di InBici Top Challenge, circuiti rinomati che attireranno una vera e propria frotta di cicloamatori. Fino al 30 aprile, inoltre, i concorrenti potranno iscriversi al percorso granfondo/mediofondo o alla cronometro di Cavedine alla cifra altrettanto competitiva di 42 euro, mentre la speciale promozione per chi desidera affrontare entrambe le competizioni sarà di 60 euro. Le tariffe di partecipazione comprendono gadget tecnico e numero di pettorale personaliz-

zato, ristori sul percorso e all’arrivo, rivista ufficiale La Leggendaria Charly Gaul UCI Gran Fondo World Series, assistenza medico-sanitaria, prodotti del territorio, lunch all’arrivo e servizio trasporto indumenti dalla partenza all’arrivo. In occasione della dodicesima edizione, inoltre, l’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e l’Asd Charly Gaul Internazionale offrono una maglia tecnica ufficiale chiamata “SS Venice”, da prenotare extra iscrizione alla cifra super agevolata di 30 euro. Un capo dalle caratteristiche tecniche davvero significative, con maniche taglio raglan con polsini in Lycra, fianchetti laterali con sovra cuciture ornamentali, taglio aderente Racing Fit, inserti in tessuto altamente traspirante su fianchetti e maniche, sicurezza attiva con inserti in piping catarifrangente sulla tasca superiore e in laterale integrato nella cerniera del taschino, cerniere a chiusura Camlock, tasca multimediale con alloggiamento passacavo. I tessuti Interlock e Air sono Made in Italy 100%, certificati Oeko-

Tex Standard, un capo leggero, altamente traspirante e la trama liscia permette una perfetta aderenza al corpo dell’atleta aumentandone la performance aerodinamica. Il tessuto Air microforato, morbido ed elastico, ottimizza la traspirazione permettendo al corpo di rimanere fresco anche durante lo sforzo fisico. Il morbido polsino infine con maniche in Lycra mantiene la maglia nella posizione ottimale senza comprimere la muscolatura. Visti i numerosi eventi, chi desidera alloggiare a Trento e dintorni può anche sfruttare la proposta “Una vacanza leggendaria”, a partire da 49 euro e valida dal 6 al 10 luglio, abbinandola alla Trentino Guest Card, la ‘chiave’ per entrare nei musei, castelli, parchi naturali e viaggiare liberamente in tutto il Trentino con il trasporto pubblico provinciale per tutta la vacanza. Per avere ulteriori ragguagli è a disposizione il sito www.laleggendariacharlygaul.it



Tour Down Under 2017 - Photo by Bettiniphoto


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GRANFONDO DON GUANELLA

GIRA LA RUOTA

DELLA SOLIDARIETÀ

A cura della Redazione

Parata di campionissimi l’8 ottobre a Lecco per la gara benefica organizzata dal Gs Alpi. Ai blocchi Cadel Evans, Chiappucci, Alex Zanardi e tanti altri personaggi dello sport mondiale

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l GS Alpi organizzerà una manifestazione particolare, dedicata a Don Luigi Guanella, presbitero italiano fondatore delle congregazioni cattoliche dei Servi della Carità e delle Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza, proclamato santo da papa Benedetto XVI nel 2011. Come ultima prova della stagione, Vittorio Mevio pensa dunque alla beneficenza, mettendo in scena la Granfondo Don Guanella, ultima “faticata” su due ruote questa volta per aiutare il prossimo. La data della manifestazione è stata fissata all’8 ottobre, da Lecco a Lecco passando per Bellagio, Ghisallo, Colma, ancora Bellagio, Colle Brianza e l’Alpino, completando un totale di 130 chilometri e 2087 metri di dislivello con l’obiettivo di raccogliere denaro per finanziare la sala-ristorante dell’agriturismo donguanelliano, assieme a tanti fuoriclasse dello sport che si riuniranno per fare del bene. Il ciclismo è una “missione” e la Granfondo Don Guanella dimostrerà che quando sport e solidarietà si uniscono possono nascere grandi cose. Le attività guanelliane sono rivolte al sostegno degli emarginati,

di “coloro che sono poveri nell’ingegno o nella salute o nelle sostanze”, sia giovani che anziani. Una “sfida solidale”, a cui si potrà partecipare con una quota di 40 euro (o 50 euro direttamente in loco nei giorni 7 ed 8 ottobre), con il ricavato interamente devoluto a sostegno del completamento delle opere della cascina Don Guanella. Partenza ed arrivo della gara avverranno sul Lungolario Isonzo a Lecco, in un evento al quale hanno dato il proprio assenso anche tanti ex campioni delle due ruote come Cadel Evans, celebre anche per la frase “Io, per principio, non mi ritiro. Io, sulla bici, piuttosto ci muoio”, e soprattutto biker di livello nel cross country, specialità in cui vinse due Coppe del Mondo; poi passato nel 2001 al professionismo su strada specializzandosi nelle corse a tappe, aggiudicandosi il Campionato del Mondo nel 2009, la Freccia Vallone nel 2010 e il Tour de France nel 2011, e ancora Claudio Chiappucci, il quale vinse una Milano-Sanremo, tre tappe al Tour de France e una al Giro d’Italia; Alex Zanardi, atleta straordinario che non ha bisogno di presentazioni, pilota automobilistico e paraciclista laureatosi campione

CART nel 1997 e 1998, e campione italiano superturismo nel 2005, quattro medaglie d’oro ai Giochi paralimpici di Londra 2012 e Rio 2016, e otto titoli ai campionati mondiali su strada. Ci saranno poi Gianbattista Baronchelli, nel 1980 medaglia d’argento ai mondiali di Sallanches, vincendo inoltre due Giri di Lombardia, sei Giri dell’Appennino consecutivi e cinque tappe al Giro d’Italia; Gianni Bugno, campione del mondo su strada nel 1991 e nel 1992, con 72 vittorie in carriera considerato uno degli ultimi corridori versatili capaci di competere ai massimi livelli sia nelle classiche che nelle grandi corse a tappe, e ancora Giancarlo Perini, Marzio Bruseghin, Giacomo Nizzolo, campione italiano in linea 2016, il campione olimpico e mondiale nel kayak Antonio Rossi: “Tra i tanti campioni ci sono anch’io, quindi chi vuole andare piano venga con me, lo sport è passione - spiega Rossi - divertimento, stare con tante persone che si conoscono o non si conoscono, ma soprattutto solidarietà”. Chiusura affidata allo sguardo minaccioso del “Diablo” Chiappucci: “Vi aspetto tutti alla Granfondo Don Guanella, e se non venite…”.


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“LA MOSERISSIMA”

IL VINTAGE CHE PEDALA I ciclisti impegnati alla Moserissima edizione 2016

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alvolta una rassegna “di contorno” può diventare un main event. E “La Moserissima” dell’8 luglio, sesta tappa del Giro d’Italia d’Epoca, è una delle chicche di un circuito che raggruppa e coordina le ciclostoriche d’Italia. Ogni ciclostorica rappresenta una “tappa” del Giro ed ogni tappa è soprattutto un’occasione per fare della bicicletta un momento di festa autentica e di incontro tra gli appassionati. Trento è una città dalla storia e dal cuore millenari, e per questo non poteva non avere un evento che la rispecchiasse e che rendesse omaggio ad uno dei suoi personaggi simbolo: Francesco Moser, il ciclista italiano più vincente della storia. A lui “La Moserissima” è dedicata, ed è il corridore trentino a dar prova di tutta la propria abilità allestendo anche i percorsi lungo i quali si svilupperà la manifestazione. La terza edizione dell’evento avrà luogo l’8 luglio a Trento con partenza da Piazza Duomo ed arrivo in Piazza Fiera, con le

iscrizioni fissate a 40 euro comprensive di numero di gara da fissare alla maglia e alla bicicletta, prodotti tipici del territorio, assicurazione di “responsabilità civile” verso terzi, ristori lungo il percorso e all’arrivo, lunch al termine della manifestazione, servizi igienici e docce all’arrivo. Gli atleti avranno l’occasione unica di cimentarsi con il fascino del retrò, immedesimandosi con le caratteristiche principali del ciclismo d’epoca, fra maglie in lana, caschi in cuoio, puntapiedi e cinghiette, pantaloncini d’un tempo, biciclette fabbricate rigorosamente prima del 1987: questi i requisiti fondamentali per partecipare a questo salto nel tempo. Nella seconda edizione dello scorso luglio a ricordare il ciclismo dei tempi che furono c’erano i grandi campioni del passato a due ruote come Gianni Motta, vincitore del Giro d’Italia 1966, Marino Basso, campione del mondo a Gap in Francia nel 1972, “Cuore Matto” Franco Bitossi, Palmiro Masciarelli, fidato gregario di Moser per dieci stagioni,

e Luciano Armani, uno in grado di battere Merckx in volata al Tour de France 1971. Il percorso di 55 km e 678 metri dislivello permetterà di riassaporare i fasti del ciclismo degli anni d’oro, gustandosi in amicizia e fratellanza i ristori siti alle cantine Moser e Cavit. Prima dell’agonismo e di qualsiasi tipo di “belligeranza sportiva”, l’atmosfera ed il regolamento della manifestazione, sottolineano l’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e l’ASD Charly Gaul Internazionale, vanno severamente rispettati, i partecipanti sono altresì obbligati ad indossare abbigliamento d’epoca o d’ispirazione, evitando di mettere in vista indumenti con materiali tecnici di recente manifattura. Nel rispetto dello spirito rievocativo della manifestazione, i partecipanti sono invitati a curare anche la scelta di tutti gli altri accessori, a partire dalle scarpe, i cappellini, le borracce, mentre per quanto riguarda l’utilizzo del casco di sicurezza omologato questo è l’unico accessorio moderno


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A cura della Redazione

L’8 luglio a Trento la sesta tappa del Giro d’Italia d’Epoca. A “tirare il gruppo”, oggi come ieri, il leggendario “Sceriffo” Il Campione Francesco Moser brinda al successo dell’evento

di cui è consentito e consigliato l’utilizzo, seguendo le norme tecniche dell’attività ciclo pedalata vintage internazionale, con il regolamento ufficiale a prevederne proprio l’utilizzo. La prima grande teorizzazione della bicicletta risale al “genio” di Leonardo da Vinci, nel 1490. Questi progetti contemplavano ruote dello stesso diametro con un sistema di trasmissione a pedali e cinghia che ricalcava fedelmente il nostro concetto di catena. Evoluzioni successive hanno coinvolto il “mezzo” nei secoli a venire, ma la vera bicicletta fu inventata attorno al 1839 dal maniscalco scozzese Kirkpatrick Mac Millan. Qualche decennio più tardi nacquero anche le prime gare, esclusivamente a fini di tipo commerciale e di promozione. Nel 1868 fecero la loro prima apparizione telai e forcelle di acciaio forgiato, ruote di legno cerchiate in ferro, rivestimenti delle ruote in caucciù, e nel 1869 nacque in Francia la Parigi-Rouen (prima grande

corsa ciclistica su strada), vinta dal veterinario inglese Moor. In Italia la prima competizione risale invece alla FirenzePistoia del 1870 e, sei anni dopo il primo “Tour de France”, nel 1909, rispondemmo organizzando il primo Giro d’Italia. Grazie all’inventiva di Uccio Costamagna de “La Gazzetta dello Sport” 127 corridori si presentarono al via della corsa che non aveva ancora come simbolo del primato la maglia rosa, e la classifica non era redatta in base al tempo impiegato da ciascun corridore, ma in base ad un punteggio assegnato al termine di ogni arrivo di tappa. E già nella prima frazione il “Giro” perse due dei probabili favoriti: l’astigiano Giovanni Gerbi soprannominato il “diavolo rosso” e il francese Lucien Mazan che si faceva chiamare “Petit Breton”, entrambi coinvolti in due differenti cadute. La classifica finale vide primeggiare Luigi Ganna che precedette di due punti Carlo Galetti e di 15 Giovanni Rossignoli. Sfide sui pedali culminanti con la nascita,

nel 1912, del professionismo. 39 anni più tardi nacque invece a Palù di Giovo, piccolo paesino in provincia di Trento, Francesco Moser, capace di conquistare 273 vittorie su strada assieme a tutte le più grandi classiche del calendario nazionale e internazionale, la cui combattività gli consegnò il nickname di “Sceriffo”. L’organizzazione dell’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e dell’ASD Charly Gaul Internazionale è inoltre una delle più apprezzate del panorama nazionale, in particolar modo quest’anno con una miriade di eventi fra la dodicesima edizione de “La Leggendaria Charly Gaul”, la cronometro di Cavedine e la prova a scatto fisso che si svolgerà proprio nella giornata de La Moserissima. La parola vintage si definisce “lo status e il valore di un oggetto prodotto almeno un ventennio prima del tempo presente”, ma nel caso del ciclismo, ogni anno passato avvicina sempre più all’olimpo di chi cominciò una storia destinata a durare per sempre.


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MONDO ACSI

IL CALENDARIO DELLE

CICLOTURISTICHE A

Atleti impegnati alla Granfondo Terre dei Varano - Photo by Playfull

CSI Ciclismo svetta su tutti e lo fa ancora una volta con sfide ciclistiche intense, ricche di spettacolo e pathos all’insegna dell’assoluta sicurezza su due ruote. Gli scorsi mesi hanno visto scattare il Campionato Nazionale ACSI granfondo-mediofondo, costantemente impegnato con prove agonistiche degne di una tappa del Giro. Ma le manifestazioni di ACSI Ciclismo sono anche vicine al prossimo e alla solidarietà, ne darà dimostrazione la Granfondo Terre dei Varano e Camerino (MC), con l’Avis Frecce Azzurre e Camerino che ripropone la manifestazione anche in modalità cicloturistica, devolvendo parte del ricavato all’associazione “IoNonCrollo”, intenta a realizzare un villaggio destinato alle varie associazioni. L’appuntamento da segnare in calendario è la giornata di domenica 11 giugno, con pranzo gratuito per atleti ed accompagnatori. La prova si disputa nella stessa data che, precedentemente al terremoto, era

stata fissata per la IX Granfondo Terre dei Varano, ma gli eventi sismici hanno causato gravi danni a Camerino e al territorio circostante, costringendo ad annullare la granfondo agonistica. Tuttavia il comitato, spinto dall’orgoglio e dalla volontà di ripartire, ha deciso di “organizzare una pedalata di solidarietà che ci permettesse di vivere una giornata insieme a tutti i nostri amici e allo stesso tempo fungesse da cassa di risonanza per denunciare l’inerzia e l’incapacità dello stato e della regione di restituire speranza per il futuro alla nostra gente”. A dar voce a questa importante iniziativa ci hanno pensato tanti campioni dello sport e del ciclismo tra i quali Yuri Chechi (testimonial dell’Associazione IoNonCrollo) e Andrea Tonti. Come sempre l’organizzazione del C.O. e di ACSI Ciclismo sarà impeccabile al fine di trascorrere una giornata in allegria anche assieme ai propri familiari. La partenza della gara avverrà “alla francese” dallo stadio universitario Livio Luzi, ov-

vero in un arco temporale prestabilito (dalle ore 10 alle ore 10.30), nel quale il tempo di gara praticamente non conta ed ogni cicloamatore potrà prendere il via a propria discrezione. Il percorso sarà di circa 60-70 km, con un dislivello che si assesterà attorno ai 1500 metri, permettendo così a tutti di partecipare. L’arrivo scenografico avverrà invece presso la Rocca Borgesca dove, nei giardini posti all’interno, verranno allestite la tensostruttura per il pranzo (pasta fredda, porchetta, insalata, dolce) e verrà anche sfornata al momento della pizza calda. Nel pranzo verranno serviti prodotti de La Pasta di Camerino, Salumificio Bartolazzi di Muccia e la pizza della Svila di Visso (tutte aziende che hanno avuto la forza di risorgere dopo i danni subiti dal terremoto), sarà inoltre istituito un servizio di navette che farà la spola tra la zona di partenza e l’arrivo, per permettere anche agli accompagnatori di usufruire del pranzo che sarà gratis per tutti. Un’iniziativa più che lodevole dunque, con un costo


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A cura della Redazione

A Camerino il ciclismo è più forte del terremoto e a Misano è tutto pronto per il Campionato Nazionale di Cicloturismo

di partecipazione di 25 euro, di cui 10 devoluti all’associazione IoNonCrollo, che ha come finalità “la costruzione del Quartiere delle Associazioni ossia casette di legno che ospiteranno le circa 100 associazioni di Camerino che non hanno più una sede dove svolgere la propria attività, e quindi ricreare un minimo di aggregazione che non abbiamo più nella nostra città”. A proposito di cicloturismo, inoltre, a Misano Adriatico (RN) si svolgerà il Campionato Nazionale ACSI Cicloturismo, organizzato dall’ASD Euro Bike guidata da Valeriano Pesaresi. Domenica 28 maggio i partecipanti si riuniranno in Piazza della Repubblica, con la partenza sempre alla francese stabilita fra le ore 7 e le ore 8. Tre i percorsi del Campionato Nazionale ACSI Cicloturismo: ogni iscritto potrà scegliere il percorso preferito e più adatto alle proprie possibilità rispettando i punti di controllo, mentre i punteggi assegnati terranno conto del percorso effettuato, dispensando 10 punti a chi effettuerà il percorso corto, 15

punti per il percorso medio, e 20 punti a chi s’impegnerà ad affrontare il percorso lungo. A tutti i tesserati ACSI delle province di Ravenna, Pesaro-Urbino e Forlì-Cesena che raggiungeranno la partenza direttamente in bicicletta, senza compiere uno dei tre percorsi previsti, verranno accreditati 7 punti. L’ASD Euro Bike sottolinea inoltre che dovrà essere raggiunto il punto di arrivo entro le 12, orario di chiusura del punto di controllo. Chi non dovesse arrivare in tempo utile non verrà classificato. L’itinerario corto di 50.1 km denominato “frecce azzurre” è il percorso suggerito per ragazzi e over 70enni, e toccherà Misano Adriatico Piazza della Repubblica, Cattolica, Gradara, Fanano, San Giovanni in Marignano, Croce di Montecolombo, Coriano, Sant’Andrea in Besanigo, Scacciano, per tornare nuovamente in Piazza della Repubblica. Il medio di 77.7 km “frecce verdi” scatterà anch’esso da Misano Adriatico e, dopo aver passato San Giovanni in Marignano, si direzionerà verso Morciano,

Osteria Nuova, Sassofeltrio (ristoro e controllo), la stessa erta di 2.7 km che animò la Gran Fondo Città di Riccione, e ancora Montegiardino, Faetano, Pian della Pieve, innestandosi a Coriano e concludendo sullo stesso gran finale caratterizzante il percorso corto. Per il percorso lungo di 103.4 km “frecce rosse” viene invece consigliata la partenza alle ore 7 da Misano Adriatico in Piazza della Repubblica, toccando le seguenti località: Cattolica, Gradara, Monteluro, Montecchio, San Giorgio, Mondaino (ristoro e controllo), Saludecio, Morciano, Osteria Nuova, Sassofeltrio (ristoro e controllo), Montegiardino, Faetano, Pian della Pieve, Coriano, Sant’Andrea in Besanigo, Scacciano e Misano Adriatico Piazza della Repubblica. Il Campionato Nazionale riserverà poi coppe e trofei alle prime 10 società del Campionato femminile e alle prime 30 società del Campionato assoluto. ACSI Ciclismo non è solamente agonismo, ma anche una festa per il cicloturismo nazionale.


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CROAZIA IN BICI

RIVIERA DI MEDULIN

LA META PER GLI AMANTI DELLA NATURA A cura della Redazione

Nell’Istria meridionale, a pochi chilometri da Pola, c’è un piccolo paradiso che offre diversi format di vacanza. Così lui può pedalare in libertà e lei godersi il sole su una spiaggia incontaminata

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ercate una meta per la prossima vacanza? Se siete degli sportivi incalliti, ma la vostra “dolce metà” preferisce i “bagni di sole” alle lunghe pedalate in bicicletta, individuare il luogo giusto per trascorrere un periodo di relax che soddisfi tutta la famiglia può diventare davvero complicato. A meno che non abbiate in mente una destinazione: l’Istria meridionale. A pochi chilometri da Pola, il capoluogo della regione, il comprensorio costiero conosciuto come Riviera di Medulin ha conquistato negli ultimi anni sempre maggiori consensi da parte dei turisti di tutta Europa che trovano in questo meraviglioso scorcio di Mediterraneo tutte le risposte per una vacanza poliedrica. Il mare cristallino su cui si affacciano spiagge attrezzate di varia natura, dalla lunghissima e sabbiosa Bijeca alla piccola e ghiaiosa Alba Chiara, costituisce un’attrattiva irresistibile per gli amanti del relax e della tintarella, offrendo al tempo stesso la possibilità di praticare escursioni in kayak verso le piccole isole dell’arcipelago poco distante. Gli amanti della natura non possono certo rimanere indifferenti di fronte alla bellez-

za dell’oasi naturale protetta di Capo Kamenjak. In questa penisola, che si estende per circa 10 chilometri verso il mare, crescono spontaneamente più di 500 specie di piante e 20 tipi diversi di orchidee. Anche il fondale marino è estremamente vario e la straordinaria limpidezza delle acque lo rendono una meta molto ambita dagli amanti dello snorkeling. Le radici più antiche di questo territorio sono ben visibili nelle memorie di epoca romana che sono giunte fino a noi, come il famosissimo anfiteatro di Pola o la Villa Vizula di Medulin. Fu l’imperatore Augusto a volere la costruzione di questo grande edificio immerso nella pineta secolare e ancora oggi si possono apprezzare lo splendore dei mosaici, dei capitelli, delle sale dedicate alla vita quotidiana e del complesso termale, un servizio irrinunciabile per l’antica aristocrazia romana. E’ in un’offerta così varia ed articolata che risiede il vero punto di forza del comprensorio polese, un’offerta che il prossimo 28 maggio si allargherà ancora di più con lo svolgimento della seconda edizione della Gran Fondo Nevio Valcic, tappa del circuito gran fondistico INBICI TOP CHALLENGE. Due

i percorsi offerti ai ciclisti, un percorso di 60 km adatto ai cicloturisti ed un percorso di 120 km, che si snoda nell’entroterra un mangia e bevi come si dice in gergo ciclistico. Questo lembo di paradiso offre scenari ideali per gli amanti del cicloturismo, che qui trovano diverse tipologie di tracciati. Insomma, preferite le gite in barca a vela o volete volare su un piccolo aereo sulle piccole isole, vere perle verdi incastonate in un mare azzurrissimo? Volete ballare fino al mattino o preferite avventurarvi in un trekking lungo le pareti rocciose a picco sul mare? La riviera di Medulin vi offre tutto questo dandovi la possibilità di soggiornare in resort a cinque stelle, in piccoli campeggi ben attrezzati circondati dai pini marittimi o di scegliere un grazioso appartamento nei piccoli villaggi di pescatori. A voi la scelta, in ogni caso sarà la scelta giusta. E per orientarvi al meglio nella variegata mappa delle proposte della Riviera di Medulin vi invitiamo a visitare il sito www.medulinriviera.info/it/.



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GRANFONDO INTERNAZIONALE GAVIA & MORTIROLO

PEDALANDO TRA LE NUVOLE I duri tornanti del Mortirolo - Photo by PlayFull

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l 25 giugno andrà in scena una delle manifestazioni ciclistiche dedicate agli amatori che più si avvicina alle sfide fra i grandi del pedale: la Granfondo Internazionale Gavia & Mortirolo all’Aprica (So) tocca infatti i Passi Gavia e Mortirolo, dove è transitata la storia del Giro d’Italia e dove i percorsi granfondo di 175 km, mediofondo di 155 km e fondo di 85 km regaleranno prove agonistiche davvero imperdibili, sia per i pedalatori più accaniti che per i semplici appassionati. I Passi del Gavia e del Mortirolo hanno contribuito forse più di ogni altra cima, asperità od erta leggendaria, all’epopea gloriosa del ciclismo internazionale e del Giro d’Italia in particolare. Il Mortirolo collega la Valtellina, in provincia di Sondrio, alla Valcamonica, in provincia di Brescia, e non è una salita bensì una raffinata opera d’arte che esalta gli sportivi più arditi; scalato dal Giro per la prima volta nel 1990, nella diciassettesima tappa MoenaAprica. A tornare in grande spolvero per la

Granfondo Internazionale ci penserà anche l’ascesa del Gavia, classificabile come una salita alpina lunga, dall’importante dislivello e dall’elevata quota altimetrica (è stata “Cima Coppi” per ben sette volte nel Giro d’Italia 1989, 1996, 1999, 2004, 2006, 2008, 2010). La prima ascesa risale al 1960, con il vicentino Imerio Massignan - soprannominato “gamba secca” per la sua caratteristica pedalata dovuta ad una gamba più corta dell’altra - che giunse solitario in vetta prima di cedere all’angelo della montagna Charly Gaul a causa di ben tre forature in discesa, con la strada allora in molti tratti ancora in sterrato, poi asfaltata negli anni ’90 nella seconda parte della salita dal versante bresciano di Ponte di Legno proprio per favorire il passaggio della competizione ciclistica. L’ennesima sfida firmata dal GS Alpi di Vittorio Mevio dopo Laigueglia, Alassio e Novara, propone tre spettacolari percorsi, quello della granfondo vera e propria, che

con i suoi 175 chilometri e un dislivello complessivo di 4.500 metri pretende un allenamento perfetto, una strategia puntuale e soprattutto una volontà ferrea, per affrontare in un solo colpo i Passi Gavia, Mortirolo e Santa Cristina; il mediofondo, che taglia il Passo Santa Cristina e si concentra su Gavia e Mortirolo per un totale di 155 chilometri e un dislivello di 3.600 metri; infine il corto, che si ‘limita’ a Mortirolo e Santa Cristina, per una distanza comunque tutta da pedalare di 85 chilometri e 1.850 metri di dislivello. Oggi, assieme al Passo del Mortirolo, il Gavia rappresenta la meta più ambita dai cicloamatori, un’area, quest’ultima, tristemente famosa anche per essere stata teatro, durante la seconda guerra mondiale, di alcune battaglie fra partigiani e fascisti in ritirata verso il Trentino. Il Mortirolo, invece, è uno dei luoghi più densi di significato nella storia italiana: due sono infatti le battaglie che portano il suo nome, entrambe combattute nel 1945 tra i partigiani delle


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A cura della Redazione

Il 25 giugno all’Aprica il grande popolo dei cicloamatori si sfiderà tra le salite leggendarie del ciclismo moderno

Fiamme Verdi e le truppe della Repubblica Sociale Italiana. Nello specifico, la Seconda Battaglia del Mortirolo, combattuta per tre lunghe settimane tra il 9 aprile e il 2 maggio ’45, è ricordata come la più grande battaglia campale della Resistenza italiana. Il Mortirolo è salito alla ribalta anche nel mondo dello sport per le pendenze accentuate e costanti, e per imprese entrate nella leggenda del ciclismo, come quando un allora emergente Marco Pantani staccò i più quotati avversari in occasione del Giro d’Italia 1994, rappresentato anche in località “Piaz de l’acqua” con una scultura di Alberto Pasqual dedicata al “pirata”. Non si può dunque dire di essere dei granfondisti fatti e finiti se non si sono portate a termine delle determinate ascese scolpite nella storia del ciclismo nazionale ed internazionale: e nel taccuino di qualsiasi cicloamatore ci sono disegnate le due scalate del Gavia e del Mortirolo, due passi che, solo a nominarli, provocano brividi lungo la schiena del vero appassionato.

Chi ha già affrontato queste due salite non riesce a dimenticarle e sogna di affrontarle di nuovo, magari migliorando la propria prestazione; chi invece non le ha ancora aggiunte al proprio palmarès… beh, sa che deve recuperare terreno. La Granfondo Internazionale Gavia & Mortirolo permette dunque di inanellare questi mitici passi e di dare una spinta di vitalità al proprio animo, contando inoltre che le sfide proposte dalla Granfondo Internazionale Gavia & Mortirolo sono valevoli per circuiti del calibro del Gran Trofeo GS Alpi, Prestigio, Zero Wind, InBici Top Challenge e Coppa Lombardia. Questi luoghi mitici sono stati attraversati dai più grandi campioni della storia del ciclismo e, per riviverne le gesta, basta sfruttare le quote d’iscrizione della Granfondo Internazionale Gavia & Mortirolo, alla cifra di 50 euro fino al 21 giugno, a 25 euro per i concorrenti disabili, ed a 60 euro nelle giornate del 24 e del 25 giugno in loco (30 euro per gli atleti disabili). E l’offerta sportiva non è finita qui, poiché i competitors più

accaniti avranno a disposizione un ulteriore pacchetto, il quale originerà una speciale classifica formata dai tempi ottenuti dagli atleti sulle due principali salite della Granfondo Gavia & Mortirolo (il Gavia e il Mortirolo sui percorsi medio e lungo) sommati alle due salite della 3Epic Cycling Road (Tre Cime di Lavaredo e Val Visdende sul percorso lungo), le quali assegneranno la maglia verde di scalatore maschile e femminile. Partecipandovi si potrà approfittare di una quota speciale di 80 euro per entrambi gli eventi, accedendo alla pagina riguardante le iscrizioni della 3Epic Cycling Road e selezionando alla voce modalità di pagamento l’opzione “Combinata dello Scalatore”. L’occasione, per i cicloamatori, è dunque quella di affrontare due oppure tre dei mostri sacri del loro sport preferito, con la carica che solo una competizione agonistica come questa può dare, potendo inoltre contare su tutto il supporto e la gestione della sicurezza che contraddistinguono gli eventi targati GS Alpi.


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DORELAN

IL SOGNO

DI UN CICLISTA? IL SISTEMA LETTO “SU MISURA” F

are sport, ad ogni livello, significa, tra le altre cose, impegnarsi al 100% per un obiettivo. Ma nel desiderio di spostare costantemente verso l’alto l’asticella dei propri limiti si rischia di esagerare e perdere di vista il benessere. Un buon sportivo è una persona in salute, che conosce il proprio corpo e se ne occupa con cura e attenzione. Ecco perché un riposo corretto è da sempre uno dei migliori alleati degli atleti. All’allenamento “attivo”, costituito da attività fisica, corrisponde infatti un allenamento “passivo”, che riguarda l’alimentazione e soprattutto il sonno, funzione fondamentale che occupa un terzo della giornata. In quest’ottica il letto assume un’impor-

tanza centrale. Anzi, il “sistema letto”, composto da materasso, guanciale e rete. Lo attestano grandi sportivi come Andrea Tonti, uno dei protagonisti del ciclismo italiano, 14 anni di attività professionistica alle spalle e di militanza nelle squadre più importanti, manager di team e di singoli atleti, membro della Commissione tecnica per la Lega professionistica. “C’è una frase che mi ripeto spesso: un buon riposo è meglio di un cattivo allenamento. Questo concetto mi è stato inculcato fin da quando ero ragazzino, agli esordi” racconta. “Si tende a pensare che allenamento e performance siano direttamente proporzionali, ovvero che aumentando il primo cresca inevitabilmente anche la seconda. Non è

così. Esagerare è dannoso, può portare all’overtraining. Al contrario, riposare confortevolmente rigenera l’attività muscolare, reintegra i livelli metabolici e porta un beneficio che si ripercuote in ogni aspetto della vita”. Ed è qui che scende in campo la tecnologia: Dorelan, azienda italiana leader nel settore sonno, ha ideato e brevettato dei supporti e dei materiali esclusivi, capaci di migliorare sensibilmente la qualità del riposo. Due i prodotti di punta: la linea di molle Twin System e il Myform Air. Per merito di queste e altre innovazioni Dorelan ha ricevuto, come sigillo di garanzia, la certificazione Ergocert: i suoi materassi hanno ottenuto un Indice di Comfort medio elevato, e quin-


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di sono certificabili per quanto concerne l’area biomedica. Grazie alla ricerca scientifica e tecnologica i prodotti Dorelan sono in grado di venire incontro alle esigenze degli atleti, che necessitano di un sonno ristoratore per migliorare le proprie performance sportive in allenamento e in gara. Basta pensare a ciò che accade a livello neuro-metabolico. Nella fase di sonno profondo raggiungiamo il picco di produzione degli ormoni della crescita (il livello di GH), avviene la sintesi proteica, che permette di ricostruire i muscoli e quindi la massa magra, si reintegrano i sali minerali e i dischi vertebrali. Anche il cervello lavora: memorizziamo processi mentali e fisici imparati durante il giorno. “Provare per credere” si è

detto, pragmaticamente, Andrea Tonti, che ha voluto sperimentare in prima persona questo percorso. “Da sportivi siamo sempre alla ricerca dell’eccellenza, del materiale più performante, sicuro e adatto alle proprie esigenze – scarpe, abbigliamento, attrezzature – perché non fare lo stesso con il letto?”. Primo passo, la scelta. “Sono stati i consulenti dell’azienda ad indicarmi il tipo di materasso e di supporto adatto alle mie esigenze. Il mio letto è praticamente su misura, “customizzato” in base alle mie caratteristiche fisiche, come il peso o l’altezza, alle mie abitudini relative al sonno e alla mia attività atletica, sempre intensa”. Questo approccio personalizzato è stato in grado di fare la differenza. “Sto dormen-

do su un materasso Dorelan da 3 mesi, e sono veramente soddisfatto, la qualità del sonno è migliorata e posso definirla eccellente. Il riposo è fondamentale per chi fa agonismo ma anche semplicemente ha un hobby sportivo: la mattina il corpo deve essere tonico, pronto ad affrontare la giornata. Non si insiste mai abbastanza sull’importanza del cosiddetto recupero. Di giorno consumiamo energie che in qualche modo dobbiamo reintegrare”. Un beneficio “contagioso”: “ho un materasso matrimoniale, e devo dire che anche mia moglie, che pratica sport in modo meno costante di me, ha constatato un sollievo evidente, e si sveglia riposata come non accadeva da tempo”.



Sonny Colbrelli - Giro delle Fiandre 2017 - Photo by Bettiniphoto


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CICLO & VENTO

LA FIERA DEL PEDALE A cura della Redazione

Il 19 e 20 maggio a Cesenatico riapre la fiera ciclistica en plein air più grande d’Europa. Attese cento aziende e oltre trentamila visitatori

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e amate il ciclismo, cerchiate in rosso sul calendario questi tre giorni: 19, 20 e 21 maggio 2017. Come ben sanno tutti i ciclo-amatori d’Europa è il weekend consacrato alla Nove Colli e dunque, a corollario della più importante gran fondo d’Europa, torna a Cesenatico anche la fiera “Ciclo&Vento” che quest’anno celebra la sua 22ª edizione. Subito le cifre per spiegare le dimensioni dell’evento: due giorni di fiera, oltre cento aziende espositrici, dodici nazioni rappresentate ed oltre 30mila visitatori che nella città di Leonardo andranno a caccia delle ultime novità del pedale. Anche nel 2017, infatti, il mondo del ciclismo si mette in vetrina con tutti i migliori prodotti del mercato, un’opportunità preziosa per assistere in anteprima alla presentazione di alcuni tra i più prestigiosi marchi a livello internazionale e per testare gli articoli più interessanti dei vari campionari aziendali. Giunta alla 22ª edizione, la manifestazione fieristica è organizzata e promossa da Federimpresa Confartigianato Forlì-Cesena

e Confesercenti Cesenate. Le due associazioni, ormai 22 anni fa, hanno deciso di creare dal nulla un grande evento collaterale alla Nove Colli: dopo le prime edizioni - promettenti ma non ancora compiutamente strutturate - la rassegna è cresciuta in maniera esponenziale ed oggi, con le sue cento aziende rappresentate, è diventata una delle fiere en plein air più ricche e qualificate d’Italia. Non a caso, malgrado l’ampia sede espositiva, sono sempre di più le aziende che non riescono a trovare uno spazio disponibile. Il “valore aggiunto” di “Ciclo & Vento”, del resto, è il suo pubblico, ovvero i 13mila della Nove Colli, un bacino di clienti che garantisce agli espositori una visibilità difficilmente replicabile in altre manifestazioni. Per questo molte aziende attendono proprio la fiera cesenaticese per presentare in anteprima le loro novità. Il cuore dell’expo sarà, ancora una volta, la grande tensostruttura allestita in Piazza Andrea Costa, situata tra il Grand Hotel di Cesenatico e il grattacielo, a due passi dal mare. Una location suggestiva che consente agli appassionati

di ammirare gli stand e ai loro familiari di rilassarsi in riva al mare, santificando - se il meteo lo consente - il rito della tintarella. Ogni anno, come detto, la fiera viene visitata da oltre 30.000 appassionati, ansiosi di vedere e toccare con mano le più moderne e avveniristiche biciclette da corsa e mountain-bike, i modelli più aggiornati e sofisticati di telai, ruote, cambi, manubri, selle, freni e, più in generale, tutte le novità in materia di componentistica. Un’importante sezione è poi dedicata ai cardiofrequenzimetri, al settore emergente dell’e-bike e all’informatica applicata al ciclismo. Ampio spazio è riservato a prodotti alimentari e agli integratori dietetici, all’abbigliamento tecnico e sportivo e alle riviste e pubblicazioni specializzate. L’iniziativa, finalizzata a promuovere il ciclismo nella città del campione Marco Pantani, è corredata da prove pratiche di spinning e da svariate iniziative di intrattenimento. L’ingresso alla fiera - che si svolge nell’ambito della Settimana del Cicloturismo di Cesenatico - è come sempre completamente gratuito.


FOTO DI SPORTOGRAF / NOVECOLLI

CesenatiCo 19-20 maggio 2017

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ª Fiera

internazionale del CiClismo Per info sulla Fiera 0547 78202 - 0547 82096 www.cicloevento.it


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NOVE COLLI

LA PIÙ BELLA, LA PIU AMATA C

ome certificano i numeri - che non mentono mai - è la regina delle Granfondo d’Europa, l’evento che, ormai da mezzo secolo, stuzzica l’immaginario degli appassionati del pedale. Il 21 maggio, a Cesenatico, si rinnova il rito laico della Nove Colli, che celebra la sua 47esima edizione. Un nuovo sponsor (Selle Italia), ma in fondo la ricetta di sempre: un grande festival della bicicletta con numeri da capogiro, ma lo stesso mood che nel lontano 1971 ispirò i pionieri di questa formidabile avventura. Cominciamo dalle novità: la Nove Colli sarà, per la prima volta, in diretta su Rai 3. La rete nazionale seguirà, infatti, le parti cruciali dell’evento. Per la Granfondo più antica del mondo si tratta della prima apparizione su una tv generalista come Rai 3, a conferma del fatto che la manifestazione sta diventando un “global mass event” per tutti gli appassionati di ciclismo e non solo, tanto da catturare l’attenzione dei vertici Rai che hanno deciso di investire su un prodotto in forte crescita.

Per produrre questa diretta della durate di tre su Rai 3, Nove Colli, ha l’onore di avvalersi della collaborazione come consulente di Nazareno Balani, registra storico del Giro d’Italia, che in questa edizione sarà parte integrante dell’organizzazione. A testimoniare gli importanti risultati che la manifestazione sta ottenendo, è intervenuto il presidente della Nove Colli, Alessandro Spada: ”Voglio esprimere il mio più grande orgoglio per i risultati che abbiamo raggiunto, risultati che sono il frutto di un lavoro prolungato e oculato che ci ha permesso di arrivare ad ottenere la diretta su un canale importante come Rai 3 che può farci raggiungere numeri, in termini di spettatori, molto importanti”, e con un velo di emozione aggiunge “non nascondo poi una certa soddisfazione a lavorare a fianco di un professionista come Nazareno Balani che ricordo molto bene essere stato l’anima delle dirette Rai del Giro d’Italia degli ultimi diciotto anni. Sapere che oggi lavoriamo insieme per un progetto comune come la Nove Colli non può far altro che emozionarmi”.

La seconda novità di questa edizione è l’introduzione, per la prima volta in Italia, del pacco gara virtuale che andrà ad affiancarsi al consueto kit fornito alla vigilia della manifestazione, un’iniziativa che vuole essere un servizio supplementare per tutti i ciclisti, ma anche strizzare l’occhio all’aspetto green. Tramite “Virtual Event Bags”, piattaforma leader mondiale del settore, verrà infatti creato uno spazio web accessibile esclusivamente ai partecipanti della Granfondo all’interno della quale si potranno trovare tutte le informazioni sull’edizione in corso: il gadget 2017, le promozioni studiate ad hoc per i ciclisti da parte degli sponsor, comunicazioni ed attività proposte dagli organizzatori, eventuali contest, suggerimenti alimentari di avvicinamento alla prova e così via. L’obiettivo è quello di erogare maggiori servizi agli iscritti, fargli vivere la manifestazione per un arco di tempo prolungato e impattare meno sull’ambiente, riducendo lo spreco di carta che abitualmente troviamo nel tradizionale pacco gara. Il kit virtuale può aprire, infatti, un


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A cura della Redazione

Il 21 maggio a Cesenatico, per il 47° anno di fila, si rinnova l’appuntamento con la più antica e famosa Granfondo del mondo. Tra le novità di quest’anno, la diretta su Rai 3 ed il pacco gara “virtuale”

nuovo modo di informare, eliminando per quanto possibile lo spreco e fare qualcosa per il nostro pianeta. Spesso lamentiamo la poca attenzione all’ecologia da parte di qualche ciclista lungo le strade, cosa che la Asd Fausto Coppi sta cercando di combattere avendo inserito nel regolamento una clausola che prevede l’espulsione dalla gara in caso di flagranza. Ma se rimane complicato avere le prove di chi non ha un’educazione civica appropriata con dodicimila e più ciclisti sulle strade, diventa più facile eliminare alla fonte, seppur in minima parte, uno spreco inutile. Nei giorni scorsi, invece, sono state presentate le nuove maglie che faranno parte del pacco gara dei 12.000 partecipanti alla Granfondo più antica del mondo. L’organizzazione regalerà a tutti i partenti della Nove Colli una prestigiosa maglia colore antracite/magenta della Sportful BodyFit Pro Team, già a disposizione di campioni come lo spagnolo Alberto Contador e l’italiano Vincenzo Nibali. Per la prima volta nella storia della Nove

Colli sarà anche proposta una maglia completamente dedicata alle donne, una maglia Sportful Bodyfit Pro W riservata a tutte le cicliste presenti. Per comprendere la dimensione di un evento come la Nove Colli basta un dato: all’apertura ufficiale delle iscrizioni, i primi novemila dorsali sono stati assegnati in quattro minuti! Una media di 37 iscritti al secondo per la granfondo romagnola. Si tratta del record assoluto: mai un’iscrizione era avvenuta in così breve tempo. Bruciati in pochi istanti anche le tremila iscrizioni in quello che è stato ribattezzato il “click-day” più incredibile della storia del ciclismo. Alla fine saranno poco meno di tredicimila al via della grande rassegna romagnola. Ma se gli organizzatori non avessero fissato il paletto delle iscrizioni “a numero chiuso”, è probabile che al via si sarebbero presentati almeno il doppio dei ciclisti. Perché la Nove Colli - una delle più longeve manifestazioni italiane, sicuramente la più antica granfondo del mondo - è prima di tutto una sfida con se stessi, il coronamento di una primavera di duri allenamenti, l’evento clou su cui

puntare per dare un senso ad una stagione. L’obiettivo non è vincere (il discorso è ristretto a poco più di una decina di atleti), ma migliorare se stessi, andare più forte dello scorso anno, scalare quella classifica che in fondo certifica, come una patente ufficiale, il valore assoluto di ogni atleta. E’ una sorta di campionato del mondo degli amatori, anche se l’aspetto sociale ed aggregativo è sempre prioritario rispetto ai motivi agonistici. I chilometri sono tanti, bellissimi. 130 per chi sceglierà i quattro colli della versione più “breve”. Ma duecento per i tanti che punteranno alla sfida - con se stessi, soprattutto - dei mitici duecentocinque chilometri che si snodano, appunto, su nove degli incantevoli colli romagnoli. Alla fine - tutti sommati - avranno scalato un dislivello di ben 3840 metri, con alcuni passaggi leggendari, come il Barbotto con le sue pendenze finali oltre il 18% o la rocca di San Leucio che si svela all’improvviso dopo una curva. Sarà, come sempre, una folla a incoraggiare tutti fin dalle prime luci dell’alba, attendendoli sotto il traguardo per l’applauso più meritato.



Foresta di Arenberg Parigi Roubaix 2017 - Photo by Bettiniphoto


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INBICI TOP CHALLENGE

TUTTI DIETRO A CELLI E GENGA I leader indossano le maglie

A cura della Redazione

Dopo due delle sei tappe del calendario, ecco le classifiche provvisorie del circuito granfondistico

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Dopo la Granfondo Internazionale Laigueglia Alè dello scorso 26 febbraio e la 21ª edizione della Gran Fondo Via del Sale di Cervia andata in scena il 2 aprile, prende forma la classifica provvisoria dell’InBici Top Challenge, il circuito granfondistico che riunisce alcune tra le più importanti rassegne amatoriali del Belpaese. Come previsto, c’è grande incertezza ai vertici delle classifiche che, fino all’ultimo, si annunciano estremamente interessanti. Sarà, come lo scorso anno, la leggendaria “Charly Gaul” del 9 luglio ad assegnare il titolo? Classifiche Intanto, dopo le prime due gare del calendario, al primo posto assoluto delle classifiche provvisorie ci sono, per gli uomini, Luca Celli (Team Nob

Jollywear) e, per il gentilsesso, Barbara Genga (Team Fausto Coppi Fermignano). Entrambi sono partiti con il piede giusto e, anche se mancano ancora quattro appuntamenti alla conclusione, hanno già posto un’interessante ipoteca sul successo finale del circuito. Pullman Inbici Intanto, grande successo, lo scorso 1 aprile a Cervia, per il Bike Village, che ha ospitato anche il maxi-pullman hospitality di InBici, il mezzo di marketing itinerante che si sta sempre più affermando come una delle grandi novità del mondo granfondistico. Nell’area dell’Inbici Top Village hanno esposto alcune aziende partner del circuito, tra cui Fsa – Prologo- Argon 18 (La bicicletta di Fabio Aru), Inkospor - Velosystem - Giro - Bell - Pissei - Vision e Cosmo Bike Fiera di Verona. Il calendario Dopo

Cervia, il circuito granfondistico prosegue con la suggestiva Granfondo della Vernaccia, che si disputerà domenica 7 maggio a Colle di Val d’Elsa, nel cuore della rigogliosa campagna senese. La quarta tappa sarà invece una prestigiosa new-entry: la Granfondo Marcialonga Cycling Craft, la cui undicesima edizione sarà in programma a Predazzo (Trento) il 4 giugno 2017. Il 25 giugno, invece, il calendario propone un’altra grande classica: la Gran Fondo Gavia - Mortirolo, l’affascinante manifestazione dell’Aprica che gli appassionati, negli anni scorsi, ricordavano come “La Campionissima”. Poi gran finale il 9 luglio a Trento con la Gran Fondo Charly Gaul, prova regina del circuito ed un’unica tappa italiana dell’Uci Gran Fondo World Series.



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IL PUNTO DI VISTA

L’ITALIA CHE NON CI PIACE A cura di Gian Luca Giardini

Nel dibattito - purtroppo sempre attuale - sulla sicurezza dei ciclisti, troppo spesso si dimentica lo stato pietoso delle nostre strade. Ma adesso dall’Europa arriva una speranza…

A

rmai da diverso tempo stiamo trattando, con puntiglio e costanza, il tema della sicurezza. In corsa ed anche fuori dalle gare. Purtroppo le recenti e tragiche vicende ci impongono di sottolineare ulteriormente il problema. Il livello di sicurezza e di professionalità degli addetti durante le manifestazioni si é alzato tantissimo. Purtroppo la prudenza, il rispetto e l’educazione di chi circola sulle strade non altrettanto. Credo però sia venuto il momento di riflettere tutti, ciclisti ed automobilisti. Infatti non è più tollerabile che 250 ciclisti l’anno perdano la vita sulle strade italiane, come è totalmente insopportabile che vi siano anche oltre 700 pedoni vittime di incidenti mortali (fonte Istat media 2001/2015). Io non credo che leggi più severe o i regolamenti più stringenti possano fare più di tanto. La grande differenza la deve fare il nostro buon senso quando guidiamo, un’automo-

bile così come una bici. Oppure nell’attraversare la strada sulle strisce pedonali. Cerchiamo di diffondere questa cultura a tutti i nostri amici e mostriamoci sempre critici nei confronti di coloro che non rispettano le regole fondamentali di sicurezza. Vacanze sui pedali tra le buche Un altro argomento che mi sta particolarmente a cuore è la prorompente crescita del turismo sportivo legato alla bicicletta. Naturalmente su questo dato molto incide l’aumento dei praticanti. Ciclisti che potremmo chiamare anche “principianti”. Evidentemente non sono dotati dell’abilità di guida di un biker esperto ed è qui che, oltre alle norme da rispettare ed al buon senso reciproco, entra in gioco un fattore a volte determinante: lo stato ignobile delle nostre strade. Tranne alcune “isole felici”, Trentino o Maremma, troviamo asfalti iperdegradati ovunque. È impossibile cercare di attrarre turisti in bicicletta quando le vie somigliano molto di

più a un percorso di trial che ad una strada provinciale. In una delle terre a maggior vocazione turistica e ciclistica, la nostra amata Romagna, esiste un progetto che con fondi europei dovrebbe vedere cambiata completamente la situazione in non troppi mesi. Sarà possibile infatti - grazie agli stanziamenti vincolati provenienti dall’Ue - riasfaltare e mettere in sicurezza centinaia di chilometri di strade. Noi siamo molto speranzosi, ma purtroppo anche scettici, ed è per questo che vigileremo sull’iter di questo progetto e terremo informati tutti i nostri amici appassionati. Nel frattempo cari amici ciclisti, diamo il buon esempio per primi: circoliamo in fila tutte le volte che il traffico lo richiede, non mandiamo a quel paese chi suona il clacson per avvisarci del loro arrivo e mettiamo piede a terra ai semafori e agli stop. Non perderemo nulla, né classificazione ma soprattutto nemmeno la vita. Saluti a tutti



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FORMULA BICI

GRANFONDO , ARRIVA IL CERTIFICATO DI QUALITA La GF Campagnolo Roma

È

nata lo scorso anno “Formula Bici”, un’associazione che si propone di migliorare a 360° l’offerta degli eventi cicloturistici. Ne fanno parte 13 soci fondatori, tutti organizzatori degli eventi più qualificati in Italia accomunati da un’unica mission: far crescere il ciclismo amatoriale. Il ciclismo delle granfondo ma anche d’epoca, delle randonnée e delle mountain bike, ha dunque bisogno di crescere, di offrire nuove proposte, di allettare gli stranieri e di andare a braccetto con la “Bike Economy”. Formula Bici, recependo le esigenze del settore, opera e lavora con queste finalità. Fanno parte dell’associazione Maratona dles Dolomites, L’Eroica, GF Campagnolo Roma, Sportful Dolomiti Race, GF Gimondi Bianchi, La Fausto Coppi, GF Cooperatori, GiroSardegna, GF Stelvio Santini, GF Gavia&Mortirolo, GF Strade Bianche, Chianti Classic per le randonnée e Dolomiti Superbike per la mtb. A presiedere il neonato sodalizio è stato chiamato Gianluca Santilli, cicloamatore praticante, organizzatore,

coordinatore del settore per la FCI, membro della Commissione degli eventi di massa dell’UCI e vicepresidente di World Association Cycling Events (WACE). Non ha dubbi Santilli nel dichiarare che “dieci granfondo di media a settimana, per un totale di oltre 500 a stagione, rappresentano un’offerta del tutto spropositata rispetto alla domanda e di questo troppo spesso ne risente la qualità, a scapito del partecipante e della sua sicurezza. Ė indispensabile elevare, e di molto, gli standard qualitativi ed organizzativi, onde offrire un prodotto all’altezza delle esigenze di chi va in bicicletta con uno spirito amatoriale ed attrarre chi oggi non si avvicinerebbe mai ad un evento di questo genere, considerato troppo impegnativo o non sufficientemente sicuro”. Gli sforzi di Formula Bici si impegneranno anche a favore della promozione del ciclismo giovanile, ed in Formula Bici sono rappresentati anche Assofondo e gli Enti di Promozione Sportiva, nello specifico da Emiliano Borgna, responsabile nazionale di ACSI Ciclismo: “Come nelle competizioni

ciclistiche, anche noi lavoriamo in gruppo, perché da soli si fa poco - spiega Borgna -. Il nostro compito sarà quello di individuare e certificare quegli eventi che raggiungono standard organizzativi e di sicurezza di qualità. La nostra ‘mission’ è quella di migliorare l’ambiente, limitando l’agonismo sfrenato e soprattutto bandire il doping, in altre parole coinvolgere tutti gli appassionati del pedale che oggi ci guardano da fuori, assicurando loro sicurezza negli eventi”. C’è molta curiosità ed interesse attorno a questa nuova iniziativa, che andrà poi a coinvolgere tutti i migliori eventi amatoriali d’Italia, sempre che siano in possesso dei requisiti che le linee guida indicheranno in merito a qualità dei servizi, sicurezza, professionalità e rispetto delle norme e dell’etica sportiva. A tal proposito è intervenuto anche il presidente Malagò: “Il progetto è decisamente importante - ha detto la massima figura dello sport italiano - ed è significativo che operi sotto il cappello della Federazione Ciclistica insieme a quello degli Enti di Promozione


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La firma dei Soci Fondatori - Photo by Newspower.it

A cura della Redazione

Le più importanti manifestazioni ciclistiche italiane si “consorziano” in un nuovo sodalizio presieduto da Gianluca Santilli: “Cinquecento granfondo a stagione sono troppe, bisogna iniziare a selezionare per offrire ai partecipanti più qualità e sicurezza”. Atleti impegnati sul percorso della La Fausto Coppi

Sportiva. Far crescere le granfondo e le attività del ciclismo per tutti è un obiettivo encomiabile”. Vi era, in effetti, l’esigenza di un organismo che fosse il punto di riferimento autorevole dei tanti eventi amatoriali di massa e che assurgesse ad interlocutore primario del mondo del ciclismo con amministrazioni, istituzioni, politici, produttori, per tutto quanto concerne il cicloturismo e la ciclomobilità urbana. I soci di Formula Bici settimanalmente si riuniscono in ‘conference call’ per confrontarsi sui temi e promuovere e sviluppare iniziative legate all’associazione. Un recente incontro, nella sede del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, ha inoltre segnalato l’esigenza ormai imprescindibile di arrivare ad avere nel nostro paese una segnaletica di sicurezza, di direzione e di informazione stradale che, benché rivolta ad una utenza ciclistica-turistica, sia compatibile per l’utenza veicolare motorizzata e, soprattutto, con i criteri del Codice della Strada. Il comitato di Formula Bici ha così manife-

stato al Ministero la disponibilità a diventare parte integrante del progetto pilota da svolgersi sui “campi di gara” dei percorsi delle proprie manifestazioni. Il progetto - appoggiato in toto dal Dottor Sgalla, direttore centrale delle specialità della Polizia di Stato (stradale, ferroviaria, postale e frontiera) - è stato approfondito nel dettaglio e i presenti hanno convenuto che, una volta avuto il tempo di esaminare la prima proposta introdotta da Formula Bici, il Ministero invierà una descrizione delle specifiche su cui bisognerà impostare il progetto definitivo. Non solo proposte, ma anche obiettivi concreti già raggiunti, come l’unione fra Formula Bici e DataHealth, con Luigi Simonetto responsabile della tutela sanitaria di Formula Bici. DataHealth è una sofisticata procedura che garantisce gli organizzatori, i presidenti dei team e lo stesso partecipante, della piena e conforme regolarità del certificato medico agonistico. Pochi sanno, infatti, che la tessera da sola non garantisce che il certificato medico sia stato emesso o che sia regolare o che sia valido, e ciò espo-

ne a gravissime responsabilità in caso di incidenti. Il servizio DataHealth raccoglie, vidima e conserva i documenti attestanti il possesso della prevista certificazione di idoneità da parte dei soggetti partecipanti a gare o eventi sportivi, consentendo agli organizzatori di verificare il corretto possesso del certificato di idoneità da parte di coloro che presentano domanda di iscrizione e che sono registrati al servizio. Formula Bici è la prima associazione di ciclismo in Italia a ravvisare l’esigenza di risolvere questo problema, offrendo, attraverso i propri eventi, gratuitamente e a tutti i partecipanti la possibilità di inviare il certificato, facendolo verificare e registrare nel database di DataHealth. Una volta inviato, non occorrerà più preoccuparsene per tutta la durata del certificato stesso. DataHealth invierà un codice valido per tutti gli eventi aderenti e per tutti coloro che lo adotteranno. Tanti dunque gli obiettivi che Formula Bici si prefigge, che man mano si stanno conseguendo, con la sicurezza e la salute tra le assolute priorità.


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L’ATLETA DEL MESE

PAOLO COLONNA UNA VITA SUI PEDALI

Paolo Colonna a braccia alzate con la maglia di Campione Italiano Elite 2013 - Photo by Bettiniphoto

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uella di Paolo Colonna è la storia di un ragazzo del sud che ha coronato, seppur per poco tempo, il sogno di diventare professionista. Una vita sempre in viaggio, tra Altamura e Bergamo, nel segno del ciclismo. Da ottimo stradista si è trasformato in validissimo mountain biker. E le idee per il futuro non gli mancano affatto. Paolo, partiamo dal 2013, da quella incredibile vittoria al Campionato Italiano Elite. Fu il suo ultimo anno da dilettante e forse la sua ultima occasione per strappare un contratto nella categoria dei professionisti: che cosa ricorda di quel giorno e che significato ha quella vittoria? Quella vittoria al campionato italiano fu un evento incredibile che cambiò la mia carriera. Fu ovviamente determinante per il mio passaggio al professionismo. Devo però dire che ero convinto di meritare il profes-

sionismo anche senza dover “vincere” quel titolo. La mia vita è cambiata in meglio perché ho realizzato un sogno. Un sogno difficile perché, quando arrivi dal sud, è tutto molto più complicato. Nella mia carriera ho avuto momenti molto difficili, per esempio nei primi anni da Under 23, quando a causa di problemi in famiglia, dovetti addirittura interrompere l’attività sportiva. Riprendere da Elite, nel ciclismo moderno, è stato molto, ma molto difficile. Del resto, non fu l’unica affermazione. Il Giro del Friuli, le regalò comunque grandi gioie... Nell’anno da Elite, vinsi in effetti anche una tappa al Giro del Friuli. Centrai la vittoria anche a Osimo in una gara nazionale. In totale feci cinque secondi posti e diversi piazzamenti che, insieme al titolo italiano, mi permisero di passare tra i professionisti. Ci racconti l’inizio della sua carriera, non così semplice per un ragazzo del sud...

L’inizio risale a molti anni fa. Incominciai nella categoria allievi di secondo anno. La passione l’ho ereditata da mio zio, che però abitava a Bergamo. Io in estate andavo a trovarlo in treno, rimanevo su tre mesi e, in quel periodo, rimasi folgorato dalla bici. Una volta rientrato partecipai alle gare coi colori del Leonessa di Puglia, da allievo. Poi mi trasferii in una squadra del nord, a Trento, prima di correre per un team piacentino. Poi passai alla Delio Gallina e poi la squadra di Luca Scinto. Per un ragazzo del sud, come detto, non fu per niente facile. D’altro canto tutto questo mondo, tutti questi viaggi, forse mi hanno maturato più velocemente come uomo. Parliamo ora del suo passaggio alla Bardiani doge, forse, non ha ottenuto ciò che avrebbe voluto nella categoria maggiore. Perché? Nella Bardiani feci tutto quello che mi dissero di fare. Credo di essere anche andato ab-


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Paolo Colonna i azione con la maglia del Team Bardiani CSF

A cura di Paolo Mei

Fin da ragazzino ha girato in lungo e in largo lo Stivale inseguendo il suo sogno: diventare un ciclista professionista. Dopo aver centrato l’obiettivo, la scelta di passare al fuoristrada. Storia di un pugliese tenace che al Nord ha trovato la sua dimensione Paolo Colonna durante una gara in MTB - Photo by Michele Carobbio

bastanza forte. Finivo comunque le corse, che non è poco. Alle Strade Bianche chiusi nei quaranta. Al Giro di Turchia non andai male. Penso che avrei meritato di partecipare al Giro d’Italia. Feci un buon Tour de Panne, però come tutti sanno queste squadre cercano i giovani e non fu facile continuare. Non ho comunque rimpianti perché, in quell’esperienza, ho dato sempre il massimo. Dalla Bardiani al Team Scott il passo è stato naturale. Perché la scelta di trasferirsi sulle strade sterrate? Sono passato al fuoristrada perché comunque questo mondo mi ha sempre affascinato, sin da bambino. Mario Noris mi ha dato la possibilità di far parte di questo team, che più che una squadra è una bellissima famiglia. Non manca mai la serenità e soprattutto mi diverto. Spero di ripagarli già dal 2017 perché loro hanno fatto tanto per me.

Difficile ambientarsi nel settore fuoristrada? No, perché se uno apprende la tecnica e di suo ha già il motore, piano piano inevitabilmente migliora. Bisogna soffrire, come in tutte le cose. Non sono certo Sagan, ma piano piano spero di togliermi le mie soddisfazioni. Ad oggi il suo bottino in MTB conta ben 8 affermazioni. Non male per uno che ha iniziato da poco. Dove può arrivare nel fuoristrada Paolo Colonna? Il mio obiettivo è andare più avanti possibile. Mi piace anche aiutare i più giovani e credo che per farlo è importante aver corso ad alti livelli. Lei ha una vita sempre in movimento, tra la sua Puglia e Bergamo. Si sente più pugliese o bergamasco? Bella domanda! Quando sono a Bergamo mi sento bergamasco e quando sono in Puglia, pugliese. Vado fiero della mia terra,

ma al nord sto benissimo e ho tanti amici. Forse ho seminato bene, sono una persona seria. La sua vita non è solo bicicletta. Ha una progetto importante al quale sta lavorando da tempo... Il mio progetto è di trasferire la mia esperienza tecnica e agonistica alla gente. Adoro trasmettere la mia passione soprattutto ai ragazzi. Proprio adesso sta nascendo, in collaborazione con Scott, al Sud, “Scott Lab Colonna”, un centro di biomeccanica, ovviamente in collaborazione con Scott. Faremo test di valutazione. Sono poi fortemente convinto che prima di tutto sia necessario lavorare sulla testa e poi sulla biomeccanica. Sono motivato e credo di aver fatto una buona gavetta. Il mio motto non è solo pedalare e seguire tabelle, ma usare la testa. Chissà che poi più avanti non mi venga in mente di fare un team tutto mio nella categoria Junior.



Tour of Croatia 2017 - Photo by Bettiniphoto


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MENTE IN SELLA

RECUPERA LE ENERGIE

CON LE TECNICHE DI RILASSAMENTO “Se non hai recuperato bene, non potrai performare bene”

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l recupero psico-fisico è tanto importante per un ciclista quanto l’allenamento fisico, anzi direi che il recupero È PARTE integrante dell’allenamento. Tuttavia, spesso non è sufficiente sdraiarsi sul divano a pancia all’aria per definirsi RILASSATI. I ritmi frenetici della vita quotidiana, gli allenamenti intensi, il lavoro, la gestione famigliare - oltre a generare uno stress mentale - possono portare anche alla comparsa di piccole o grandi tensioni nel corpo. Talvolta le tensioni sono così impercettibili che l’atleta non se ne rende conto, tuttavia SILENZIOSAMENTE possono ostacolarne il completo recupero.

Ecco allora che la psicologia dello sport ha messo a punto le cosiddette “TECNICHE DI RILASSAMENTO GUIDATO” che nascono proprio con l’obiettivo di individuare queste tensioni fisiche, ma anche mentali, per distenderle e favorire così un ottimale processo di recupero. LE TECNICHE DI RILASSAMENTO A seconda dell’obiettivo l’atleta può scegliere la tecnica più adatta a lui in un determinato momento: la sera prima della gara, dopo allenamenti intensi, la mattina della competizione… insomma, ad ogni obiettivo la sua tecnica. Lo sapevi che 20 minuti di tecnica di rilassamento portano gli stessi benefici riscontrabili durante le ore di sonno profondo? Impressionante vero?! Ecco perché gli at-

leti hanno imparato ad abbinare all’allenamento fisico delle sedute strutturate di rilassamento. Il ciclista non deve far altro che sdraiarsi su un comodo lettino o su una poltrona ed abbandonarsi alla voce guida del professionista (un esperto in psicologia dello sport) che lo accompagnerà in un viaggio all’interno dell’unità corpo-mente alla scoperta e allo scioglimento delle tensioni accumulate. Nell’articolo di oggi vediamo insieme due differenti tipologie di rilassamento: il rilassamento progressivo di Jacobson ed il Training Autogeno di Schultz. IL RILASSAMENTO PROGRESSIVO DI JACOBSON Edmund Jacobson negli anni ‘30 ideò una


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Chi è Claudia Maffi Laureata in Psicologia all’università Cattolica, specializzata in psicologia dello sport presso Psicosport di Milano. Conosciuta nel mondo sportivo come Psicologa dello sport e Mental Training per atleti.

a cura di Claudia Maffi

Relax progressivo e training autogeno: il contributo della psicologia dello Sport

tecnica che - attraverso specifici esercizi di contrazione e distensione dei diversi distretti corporei - farebbe sperimentare all’atleta un’accentuata sensazione di rilassamento. A volte pensiamo di essere completamente rilassati, in realtà piccole tensioni quasi impercettibili si annidano nel corpo e possono ostacolare il pieno recupero. La tecnica di Jacobson nasce proprio con l’obiettivo di individuare queste tensioni per imparare a distenderle. IL TRAINING AUTOGENO Ideata dallo psichiatra Johannes Schultz, questa tecnica di auto-distensione fisica e mentale permetterebbe all’atleta di coltivare dentro di sé una dimensione di serenità ed equilibrio: condizione che non si esaurirebbe al momento dell’esecuzione

della tecnica bensì i benefici si estenderebbero ad ogni istante della quotidianità. Attraverso la gestione del dialogo interno e la creazione di immagini mentali, il Training Autogeno consente di raggiungere uno stato di completa distensione. L’apprendimento della tecnica è graduale: sono necessarie almeno 6 sedute, con la frequenza di una a settimana, per completare l’apprendimento. I sei esercizi che compongono il TA agiscono su diversi distretti corporei: - L’esercizio della pesantezza porta ad una completa distensione dell’apparato muscolo- scheletrico - L’esercizio del calore, attraverso una dilatazione delle vene, porta ad un aumento della percezione di calore in tutto il corpo - L’esercizio del cuore per calmarne e regolarizzarne il ritmo cardiaco - L’esercizio del respiro per renderlo calmo e regolare e prevenire così l’insorgenza di ansia e tensioni eccessive - L’esercizio del plesso solare: una struttura nervosa collocata a livello addominale che è in contatto con gli organi interni al fine di provocarne la massima distensione - L’esercizio della fronte fresca che agisce a livello cefalico creando una vasocostrizione. Le ricerche relative all’applicazione del TA nello sport evidenziano come l’integrazio-

ne di questa tecnica con l’esercizio fisico favorisca il pieno recupero delle energie psico-fisiche influendo positivamente sulla qualità della prestazione dell’atleta. ESERCIZI DI BIOENERGETICA “Gli esercizi di bioenergetica, se praticati regolarmente, possono favorire in chi li esegue una maggiore padronanza di sé, una respirazione più profonda, una consapevolezza maggiore del proprio corpo e del senso di radicamento, sensazioni più intense, più vitalità e spontaneità di movimento” (Alexander Lowen) L’obiettivo di questi esercizi è diventare consapevoli delle tensioni muscolari accumulate e, attraverso un lavoro sulla respirazione, favorirne la distensione. Le tensioni infatti ostacolano il libero fluire dell’energia: scioglierle migliora la motilità dell’atleta e procura una percezione generale di benessere. Una condizione di serenità interiore favorisce uno stato di massima concentrazione, lucidità mentale e maggior energia, tutti aspetti che si riflettono positivamente sulla qualità degli allenamenti e della performance. Ti piacerebbe ottimizzare il recupero attraverso le tecniche di rilassamento? E imparare a gestire l’ansia pre gara che precede le gare più importanti? Io posso aiutarti! Contattami all’indirizzo mail info@claudiamaffi.it e visita il mio sito www.claudiamaffi.it *Dott.ssa Claudia Maffi (psicologa dello sport e mental trainer)


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modelli R-ACE di Vifra si contraddistinguono per l’innovativo design e per l’accurata ricerca di tessuti studiati per migliorare la vestibilità e il comfort di chi li indossa. Grazie al nuovo taglio ergonomico e la scelta dell’utilizzo di tessuti leggeri ultrafit, la linea R-ACE presenta prestazioni avanzate proponendo una vasta gamma di articoli disponibili sia per la stagione estiva che invernale, studiata e diversificata per ogni esigenza climatica. Nella versione estiva proponiamo delle finiture appositamente studiate per migliorare le performance durante la pedalata, senza rinunciare al design lineare ed esteticamente accattivante. Il nuovo sistema di grip in silicone al fondo gamba del pantaloncino R-ACE, permette di sostituire l’elastico grazie al nuovo taglio vivo della stoffa, eliminando l’uso di ulteriori cuciture; si tratta in particolare di un’innovativo sistema siliconato interno, non visibile esternamente, che permette una perfetta aderenza sulla pelle e un fit unico. Per quanto riguarda la versione invernale, la gamma R-ACE si caratterizza per vari articoli come la mantellina, il giubbino e la maglia a manica lunga che si distinguono per i tessuti termoregolatori e adatti ai climi più rigidi invernali, con dettagli pensati per chi li indossa come il copricerniera, il polsino al fondo manica e altre particolarità che potrete scoprire e provare personalmente. Gli articoli R-ACE sono il risultato di un fit estremo che si combina con il design innovativo e di tendenza delle nuove linee e forme. Tutti gli articoli di questa serie sono completamente personalizzabili, nelle grafiche e nei colori richiesti oltre alle nostre proposte di catalogo. www.vifra.it - Facebook: Vifra Sportwear Vi-Fra s.n.c. Via M.L. King, 36-38, Z.I. Fontanelle 56020 Montopoli V/A - Pisa (ITALY) E-mail: info@vifra.it.




Tirreno Adriatico 2017 - Photo by Bettiniphoto


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GRANFONDO INTERNAZIONALE TORINO

NON SOLO CALCIO E GIANDUIOTTI Photo by PlayFull

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l 3 settembre al grande pubblico dello stivale ciclistico si presenterà la terza edizione della Granfondo Internazionale Torino, fra tracciati rinnovati e suggestivi (eliminato il tratto pianeggiante di 60 km), con partenza dal Castello Medievale ed arrivo alla Basilica di Superga dopo aver affrontato il percorso granfondo di 130 km o il mediofondo di 100 km, in una delle manifestazioni più spettacolari del GS Alpi. La città di Torino - è arcinoto - si divide fra “Juve” e “Toro”, ma è una passione comune ad unire i supporter di entrambe le squadre per la Granfondo Torino del 3 settembre, una manifestazione che è già una parentesi ciclistica di rilievo, ma che necessitava di qualche leggera modifica per raggiungere l’apice dopo i 1500 partecipanti dello scor-

so anno. Ed il GS Alpi - che come sempre sa ascoltare le richieste dei propri aficionados - ha provveduto in tal senso a modificare entrambi i percorsi, togliendo i circa 60 km in piano che “rallentavano” la spettacolarità della contesa, aggiungendo costanti saliscendi fra i vigneti prima del Torinese e poi dell’Astigiano, percorsi “pronti per la vendemmia” visto il periodo in cui si disputerà la sfida, l’ideale per far ricominciare a correre le gambe dopo la pausa dalla calura estiva. Gli itinerari di gara della prossima edizione saranno di 130 km e 2643 metri di dislivello e di 100 km e 2099 metri di dislivello, con partenza davanti al Castello Medievale, altra novità firmata dal patron Vittorio Mevio, ed arrivo alla Basilica di Superga dopo aver

percorso le salite delle colline torinesi e del Monferrato. Appena dopo la partenza dal Valentino si affronterà la salita di 6 km verso Pino Torinese per proseguire sulla panoramica di Superga, al termine della quale - dopo aver sfiorato la sede di arrivo - si sfilerà in picchiata verso Rivodora/San Mauro sulle tracce dei professionisti durante la passata edizione della Milano/Torino. A seguire, dopo aver attraversato i paesi di Castiglione e di Gassino, si inizierà a salire gradualmente nel territorio di Rivalba (cittadina nota in autunno anche per la sua fiera del tartufo) per andare ad affrontare la discesa di San Rocco verso Casalborgone dove sarà posizionato il primo fornitissimo ristoro. Lasciata questa località si entrerà


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Le colline alle porte di Torino

A cura della Redazione

Nella città di Juve e Toro, il ciclismo amatoriale sta diventando una realtà sempre più importante. Il 3 settembre tra il Castello Medioevale e la Basilica di Superga torna - migliorata e corretta - la più spettacolare granfondo dell’Impero Sabaudo

nel territorio di Asti e dei suoi vini, in località Besolo è prevista la separazione dei percorsi, ove il medio s’inserirà subito nella spettacolare salita di Campolongo in mezzo a noccioleti e vigneti per scollinare ad Albugnano, con la successiva velocissima discesa verso Pino d’Asti al termine della quale ci sarà il ricongiungimento con gli atleti che avranno affrontato il percorso lungo. Il panorama sarà veramente unico, vigneti ovunque con le colline astigiane e lo sfondo delle Alpi. Il percorso lungo, invece, dopo la separazione porterà i ciclisti, passando velocemente nel territorio di Aramengo, al cospetto della salita verso Cocconato d’Asti con il passaggio in centro paese, e poi in successione si attraverseranno le località di Montiglio, Cunico dove si troverà il secondo ristoro,

Piea, Cortazzone, Montafia, Cerreto e Passerano, per ricongiungersi con il percorso medio in località Boscorotondo. Anche nel caso di questo percorso alzare lo sguardo per apprezzare il panorama sarà d’obbligo. I due itinerari a questo punto affronteranno insieme gli ultimi 40 km della manifestazione con il suggestivo passaggio in località Morialdo nella strada del Papa con in primo piano la vista della basilica di Don Bosco. In quel tratto di strada chi vorrà potrà ricaricare il serbatoio di energia al ristoro che sarà posizionato appositamente per degustare qualche prodotto locale e molto altro. E poi via verso il traguardo, pedalando fra tanti “su e giù” passando per i comuni di Castelnuovo Don Bosco, Moriondo, Moncucco, Marentino con il ristoro idrico, Montaldo, Pavarolo, Baldissero... prima di arrivare finalmente a Superga. Lo scorso anno il toscano Stefano Cecchini arrivò mano nella mano con il milanese Paolo Castelnovo, primo a tagliare il traguardo di Superga, mentre fra le donne Olga Cappiello, che giocava in casa, si rese protagonista di una fuga in solitaria. Nel mediofondo trionfarono invece Niki Giussani e Chiara Costamagna, con la Squadra Corse Rodman Azimut ad imporsi fra le società. Uno start a dir poco spettacolare e scenografico quello della terza edizione, il Borgo Medievale di Torino è un museo a cielo aperto che sorge lungo le rive del fiume Po, nel Parco del Valentino. Un castello che scruterà dall’alto i ciclisti, fra portici, fontane, giardini e botteghe artigiane. Il Borgo

nacque nel 1884 come sezione di arte antica dell’Esposizione Generale Italiana di Torino, per riprodurre un borgo feudale del XV secolo. Nella costruzione decorazioni ed arredi vennero riprodotti fedelmente da esempi piemontesi e valdostani del ’400, con grande cura e perizia nei particolari e nei dettagli. L’arrivo degli atleti della Granfondo Torino sarà altrettanto scenografico, la basilica di Superga sorge sull’omonimo colle ad est di Torino e fu fatta costruire dal re Vittorio Amedeo II dopo aver sconfitto i francesi che assediavano Torino nel 1706. Una narrazione risalente al 2 settembre 1706 racconta che il duca di Savoia Vittorio Amedeo II e il principe di Carignano Eugenio di Savoia salirono sul colle per osservare Torino assediata dai franco-spagnoli: Vittorio Amedeo, inginocchiatosi dinanzi ad un vecchio pilone, giurò che, in caso di vittoria, avrebbe edificato un monumento alla Madonna. Ai concorrenti della Granfondo Torino verrà riservata anche una festa celebrativa degna di questo nome al padiglione 5 del Parco del Valentino, altra novità significativa del GS Alpi di Vittorio Mevio. Fino al 30 agosto la quota d’iscrizione sarà di 50 euro, con una tariffa di 25 euro riservata ai concorrenti disabili, e di 60 euro in loco il 2 e 3 settembre (30 euro per i disabili). Il GS Alpi e Vittorio Mevio sottolineano inoltre che parte del ricavato delle sponsorizzazioni verrà devoluto all’ospedale infantile Regina Margherita di Torino.


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GRAN FONDO TRE VALLI VARESINE

SULLA SCIA DEL MITO I

l nome è di quelli altisonanti, prestigiosi, praticamente uguale alla stessa conosciutissima “Tre Valli Varesine” dei professionisti. L’organizzazione fa capo ormai alla collaudata “Alfredo Binda”, mentre la collocazione nel calendario pare strizzare l’occhio agli amatori che avranno voglia di riprendere le corse dopo una salutare pausa estiva. La Gran Fondo Tre Valli Varesine, dopo l’ottimo debutto dell’anno scorso, è più che mai decisa a compiere da subito il definitivo salto di qualità, entrando a far parte del prestigioso circuito UCI Granfondo World Series, che raggruppa alcune delle perle riservate agli amatori. L’edizione 2017 sarà anche prova di qualificazione per il campionato mondiale master di Gran fondo che, oltretutto, si svolgerà nel 2018, pro-

prio sullo stesso percorso. E quel mondiale assegnerà ovviamente le maglie iridate per ciascuna delle categorie master dell’Unione Ciclistica Internazionale per la prova in linea, ma anche per la prova contro il tempo, la cronometro individuale. Ci sarà spazio anche per la staffetta a squadre riservata alle nazionali, anche se questo evento non è ancora ufficiale. Tornando alla ormai vicina edizione 2017, i giorni di gara saranno due: cronometro il 30 settembre e gran fondo il primo ottobre. Come detto in precedenza, queste due gare saranno valide come qualificazione al mondiale 2018, che invece si svolgerà tra il 29 agosto e il 2 settembre 2018. L’attesa cresce di giorno in giorno e le aspettative sono certamente marcate per que-

sto evento che dovrebbe portare circa 50 nazioni ai nastri di partenza e circa 3000 partecipanti. Ma non ci sarà solo la dimensione agonistica: imperativo del comitato organizzatore è infatti certamente quello di trovare una sinergia tra l’aspetto tecnicoagonistico e quello turistico. Varese, oltre ad essere una bellissima città, con una grande percentuale di verde e di luoghi di grande interesse, è anche stata la sede del Mondiale di ciclismo su strada 2008, vinto da Alessandro Ballan, l’ultimo vinto da un azzurro, oltretutto in casa. Per comprendere meglio la portata dell’appuntamento, abbiamo rivolto alcune domande ad Andrea Nicosia, del Comitato Organizzatore. Nicosia, l’appuntamento con i due giorni


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A cura di Paolo Mei

Dopo l’incoraggiante debutto dello scorso anno, la manifestazione lombarda compie subito un importante salto di qualità, diventando prova ufficiale di qualificazione per l’UCI Gran Fondo World Series

di gara è davvero allettante, ma se dovessimo convincere i cicloamatori, per quale motivo non bisognerebbe perdere questa corsa? Di motivi ce ne sono tanti, tra cui sicuramente i bellissimi percorsi immersi nel verde delle valli varesine dove si allenano ogni giorno campioni del calibro di Nibali, Contador, Aru, Clarke e tanti altri. Oppure la doppia prova Cronometro e Granfondo, novità di quest’anno. Ma da amatore appassionato quale sono io, soprattutto non rinuncerei alla possibilità di correre in anteprima sul percorso del Campionato del mondo Granfondo UCI 2018. Ci illustra brevemente il percorso della cronometro? Sarà lo stesso del campionato del mondo

Elite del 1951, quando a vincere fu un certo Koblet. Un circuito di 25,8 km con partenza e arrivo all’ippodromo di Varese. I primi 6,5 km sono i più impegnativi, con la salita al passo Motta Rossa che attraversa la rasa di Varese, un tratto che alterna falsopiani a breve salite con pendenze fino al 10%. Da lì in poi il percorso diventa molto veloce con un prima discesa rettilinea fino all’abitato di Brinzio e poi una serie di curve all’ombra del parco del Campo dei Fiori. Al km 12 si affronterà un duro strappetto di 500 metri al 10% per poi lanciarsi lungo la veloce Valganna, praticamente in continua leggera discesa fino all’arrivo dell’ippodromo di Varese. A livello di granfondo e mediofondo, come può descrivere i percorsi? I tracciati sono affascinanti e coerenti con il nostro territorio, ovvero ricchi di salite di media difficoltà e discese a tornanti, ma anche di tratti veloci lungo le sponde dei laghi che rendono sia la GF che la MF impegnativi ma comunque alla portata di tutti gli ama-

tori. Nel dettaglio, la granfondo prevede 140 km con 2650 m di dislivello con 5 salite principali, di cui 2 sopra gli 8 km, con pendenze medie intorno al 6,5-7%. La Medio fondo invece è decisamente più “scorrevole” con 97km e 1350 m di dislivello, con 3 salite principali la cui lunghezza massima è di circa 6km, con pendenze medie tra il 6-7%. Per quanto riguarda le “star” al via, a quanto pare la pluridecorata “S.C. Alfredo Binda” non si è certo risparmiata… Decisamente no. Anche quest’anno avremo al via tanti campioni che hanno fatto e stanno tutt’ora facendo la storia del nostro ciclismo, come Ivan Basso, Diego Rosa, Eros Capecchi, Dario Cataldo, Noemi Cantele, Oscar Freire e tanti altri. La settimana delle classiche lombarde è un’opportunità unica per tutti gli appassionati che possono partecipare alla Granfondo della domenica (e alla Crono del Sabato) e poi godersi dal vivo la Tre Valli Varesine Pro il martedì e per finire il Giro di Lombardia il sabato.


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GF LUCA AVESANI VERONA CYCLING MARATHON

VERONA SALE SUI PEDALI A cura della Redazione

In mille lo scorso 1° maggio per celebrare il grande evento scaligero

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artiamo dalla fine, ovvero dai podi. Nel percorso Mediofondo il successo è andato al portacolori dell’Avesani Bike Oscar Bertolini, mentre tra le donne ha brindato Serena Gazzini del Team Lapierre - Trentino Alè. Nella classifica Granfondo, invece, successo per Enrico Zen (Team Terenzi) e per Enrica Furlan (Spezzotto Bike Team). Questi dunque i verdetti della Granfondo Luca Avesani Verona Cycling Marathon, partita il 1° maggio da una magnifica Piazza Brà gremita di biciclette. Oltre 1000 i ciclisti che, nel giorno della festa di tutti i lavoratori, si sono schierati in griglia alle 8.15 per dare vita ad una grande edizione con numeri da record. Mai così tanti iscritti, infatti, in una granfondo che promette di diventare uno degli appuntamenti più attesi del calendario nazionale. Da segnalare anche la “scomessa vinta” del primo maggio, un giorno deputato al dolce non far niente che, tuttavia, non ha allontanato i ciclisti dalla loro passione. La gran

fondo Luca Avesani nasce dalla voglia di ricordare la grande passione che Luca aveva per il ciclismo e per il suo territorio. Una passione condivisa con il marchio Avesani che, da sempre, con le sue iniziative, intende esaltare il territorio veronese. Quella stessa passione dalla quale è germogliata una manifestazione che si svolge su un particolare percorso che unisce i territori circostanti e in primis la Valpolicella. Sui due percorsi di gara - il Classico con i suoi 86 km e 1450 metri di dislivello e il Superiore con 125 km e 2300 metri di dislivello - si è consumata così una giornata fitta di sorrisi e grandissimo piacere di pedalare insieme, incorniciata dalle meraviglie di un percorso di rara bellezza. Ai blocchi di partenza, a testimonianza dell’affetto di tutta la città, c’era anche il Sindaco di Verona Flavio Tosi, che ha voluto ringraziare pubblicamente la famiglia Avesani e l’organizzazione dell’evento “per questa bellissima giornata di sport. È un piacere - ha detto il primo cittadino - esse-

re in griglia e vivere insieme alla città questo grande evento di socializzazione”. Ed in effetti, al di là delle classifiche, l’aspetto saliente della giornata scaligera è stata proprio la voglia di stare insieme e di condividere una grande giornata di aggregazione. Soddisfatto anche il Team Manager Marino Martini: “Siamo molto contenti - ha detto di come sta crescendo questo evento. Si è così concluso questo emozionante fine settimana di sport, siamo felicissimi del calore con cui è stato accolta la manifestazione. Triplicati i numeri dello scorso anno. Ringraziamo autorità, sponsor e tutti i volontari che sono sempre indispensabili per la buona riuscita della prova. Già confermata l’edizione 2018 per martedì primo maggio, con tantissime novità in serbo che verranno presto svelate”. Doveroso, infine, il “grazie agli sponsor privati, alle Istituzioni e a tutti i volontari, che hanno permesso la realizzazione di tutto questo”.



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GREEN FONDO – PAOLO BETTINI – LA GEOTERMIA

20ANNI DI SUCCESSI Il campione Paolo Bettini attorniato dai suoi tifosi

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omenica 9 aprile si è svolta la “Green Fondo – Paolo Bettini – La Geotermia”. Un evento incastonato nella splendida cornice delle colline che da Pomarance si sviluppano fino a Larderello e ritorno. Un luogo magico dove il tempo sembra essersi fermato. Accompagnati da una giornata quasi estiva, anche quest’anno i granfondisti della Green Fondo sono stati lo spettacolo nello spettacolo. La manifestazione è stata organizzata come sempre dallo staff Velo Etruria che, quest’anno, per il ventesimo anniversario

dell’evento toscano, si è superato inserendo nel pacchetto gara una maglia celebrativa per questo importante traguardo. Dopo esser stata una delle tappe del Giro d’Italia nel 2015 e l’arrivo della TirrenoAdriatico lo scorso marzo, Pomarance ha corso per la ventesima volta con il suo “ragazzo d’oro”: Paolo Bettini. Due mondiali ed un oro olimpico, Paolo è stato uno dei più importanti corridori degli anni 2000 ed il suo passaggio rimarrà indelebile sulle più grandi corse di sempre. Quello di cui si è parlato meno, negli anni,

è dell’amore di questo ragazzo per il suo territorio e per la “sua corsa”. Un amore che dura da vent’anni, quello di Paolo per la Green Fondo; una storia lunga come la sua carriera, come lui stesso ci racconta: “La gran fondo (divenuta in seguito “green”) è nata per volontà dei ragazzi del Velo Etruria l’anno prima del mio passaggio al professionismo; a passaggio avvenuto, venne immediatamente l’idea di agganciare il mio nome alla corsa, che inizialmente prendeva il nome di “Gran fondo della Geotermia – Club Paolo Bettini”, ed è stata probabilmente una


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Atleti impegnati alla Granfondo Paolo Bettini

A cura di Eleonora Pomponi Coletti

Lo scorso 9 aprile si è corsa la Granfondo intitolata al Grillo: “Capii subito che poteva diventare un grande evento, ma fin dall’inizio misi subito una condizione: prima delle 10 non si parte”

delle prime gran fondo ad essere abbinata al nome di un corridore. Tutto è andato avanti così fino all’anno del mio ritiro, nel 2008; anno in cui mi fu chiesto, poiché non avevo più impegni sportivi in quel periodo, di partecipare personalmente. Mi chiamarono pochi giorni prima per comunicarmi che la corsa partiva verso le 8:30 del mattino; io che avevo rispettato per una vita di professionismo quegli orari, dissi subito che prima delle 9:30 a quel punto, non c’ero per nessuno. Da lì l’idea di far partire il tutto alle 10:00 del mattino, un orario un po’ anomalo rispet-

to alle altre gran fondo, e di passare definitivamente al nome ‘Paolo Bettini’ e di trasformarla da ‘gran’ a ‘green’; una scelta voluta sì per differenziarsi dalle altre gran fondo d’Italia, ma anche perché, di fatto, la bicicletta, è il mezzo di trasporto più ecologico che abbiamo ed essendo una gran fondo legata ad un territorio che è quello della geotermia, energia verde al 100%, è sembrata da subito la scelta più azzeccata” Con 700 partenti in media (toccando negli anni anche quote di 1350 persone) si riconferma un grande appuntamento;

evento del quale Stefano Gazzarri, colonna portante dell’organizzazione, va particolarmente fiero: “Siamo partiti nel 1998 con 293 iscritti; a darci la spinta è stato l’esser capaci di organizzare tutto con continuità, nonostante i cambiamenti e nonostante i venti anni in più sulle nostre spalle. Non siamo organizzatori professionisti, ma siamo un bel gruppo sportivo e questo ci permette di continuare a lavorare per i partecipanti, per il ciclista, in quanto noi in prima persona siamo dei granfondisti”.


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DOSSIER SPORT E MEDICINA

POSTURA E BICICLETTA

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os’è la postura? E’ la posizione del corpo nello spazio e la relativa relazione tra i suoi segmenti corporei. La corretta postura altro non è che la posizione più idonea del nostro corpo nello spazio per attuare le sue funzioni con il minor dispendio energetico sia in dinamica che in statica. Un miglior equilibrio posturale permette al sistema muscolo-scheletrico di lavorare con un rapporto di equilibrio ed efficienza ed avere un vantaggio funzionale. In che modo la postura può influenzare la pedalata sulla bici? Considerando la pedalata come movimento ritmico e ripetuto nel tempo in una particolare posizione riteniamo che la postura influenzi il confort e la resa atletica. Quindi possiamo affermare come sia importante una corretta postura in bicicletta per evitare moltissime patologie infiammatori associate a frequenti e fastidiosi microtraumi. Tutto questo porta sicuramente anche un miglioramento delle prestazioni atletiche. Per ottenere tutto questo abbiamo bisogno di ottimizzare l’equilibrio funzionale muscolare di tutti i gruppi muscolari.

Come migliorare la propria postura in bicicletta? Innanzitutto affidandosi a professionisti capaci di fare valutazioni e trattamenti completi a 360° gradi. Questo vuol dire che ci sono diverse cose da prendere in considerazione per un miglioramento della postura. Ci deve essere un lavoro sinergico di equipe tra Biomeccanico, fisioterapista, osteopata, preparatore atletico. Quindi da dove partiamo? Possiamo partire da una Valutazione Biomeccanica, iniziando a differenziare il concetto di Valutazione da quello di Posizionamento perché dopo anni di esperienza li abbiamo ben distinti tra loro per avere alla fine di una Corretta Valutazione il miglior Posizionamento. E possibile spiegare meglio questo concetto? Certo, nella Valutazioni gli atleti sono sottoposti ad un esame, mediante pedana stabilometrica, per determinare con esattezza quale fosse il corretto posizionamento delle tacchette in base alla effettiva zona di scarico della forza del piede. Un concetto semplice e basilare, ma quante volte lo abbiamo fatto? Una scorretta posizione delle

tacchette può determinare seri problemi alle articolazioni di tutti gli arti inferiori, che a lungo andare si deteriorano. Dopo di ché il lavoro passerà tramite una analisti scheletrica della spina dorsale tramite apparecchiatura computerizzata per finire con una analisi della pedalata mediante l’utilizzo di strumenti tecnologici e appositi rilevatori. Tutto questo rappresenta una serie di valutazioni e di dati comparati che, in modo “sufficientemente” scientifico ma, comunque, riproducibile, ci portano a determinare una soluzione che banalmente definiamo Posizionamento. Come potete vedete in questo modo viene prodotto un Posizionamento customizzato per ogni persona ed esigenza per cercare la miglior prestazione o la soluzione a patologie articolari. Quindi fatta la visita e sistemato l’atleta abbiamo finito? Assolutamente no, dobbiamo considerare una serie di cose. Non possiamo alla prima seduta cambiare totalmente la posizione, ma adattarla progressivamente in quanto l’apparato muscolo-scheletrico si adatta nel tempo alla nuova posizione e quindi avrà dei cambiamenti che vanno seguiti periodi-


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a cura del Dr. Maurizio Radi

Siamo sempre più consapevoli che la postura del corpo influenzi il movimento. Cerchiamo di far chiarezza come la postura influenzi il gesto della pedalata.

le tacchette per non dire il telaio della bicicletta sono tutti cambiamenti che vanno controllati. Una scarpetta con una suola di mm 2 più alta o un telaio con un grado di inclinazione diversa, possono creare dei veri problemi. Inoltre abbiamo parlato di lavoro di equipe, in quanto se nella prima valutazione rileviamo alcune problematiche muscolo scheletriche (blocchi articolari, rigidità muscolare) quelle nel frattempo vanno

ideostampa.com

camente. Pensate solo se ad un innalzamento della sella di circa 0,5 cm. Nulla direte, ma provate a chiedervi quante rotazioni al minuto compie la vostra gamba in un ora di biciletta (80rpm x 60 min = 4’800 rotazioni). Un calcolo banale, ma che fa capire come ogni dettaglio in bici determini grandi cambiamenti. Non per questo i professionisti sono costantemente monitorati. Pensate anche quando cambiate la sella, le scarpe,

risolte con trattamenti tipo Rieducazione posturale globale (Mezieres, Souchard), trattamenti fisioterapici e osteopatici. Quindi un ciclista deve essere seguito costantemente? A nostro modesto parere si, infatti da noi nel prezzo della prima visita sono inclusi tutti i successivi controlli per completare il posizionamento fino ad un anno. Ci raccomandiamo a tutti di non cambiare mai tacchette, scarpe e sella da soli.

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RIMINI OFF ROAD SHOW

TUTTI PAZZI PER IL FUORI STRADA È

stato un grande successo di pubblico e critica la prima edizione del “Rimini Off Road Show”, il nuovo spettacolare evento che ha debuttato a Rimini Fiera dal 21 al 23 aprile. Presenti i grandi marchi dell’industria internazionale dell’auto e della moto, ma anche del settore ciclo, che ha presentato alcune novità del mercato. La declinazione off road ha caratterizzato tutta l’area espositiva: dalla sicurezza delle vetture da turismo (SUV e berline 4×4) ai veicoli ad uso sportivo per il tempo libero, quelli specializzati e capaci di affrontare terreni e pendenze estreme fino ai quad

e moto. Ma uno dei settori più ammirati, come detto, è stato quelle delle Mountain Bike che hanno sfilato in un padiglione appositamente allestito dallo staff di InBici Magazine. Grande interesse è stato riscosso anche dalle e-bike, i velocipedi a “pedalata assistita” che stanno conquistando, anno dopo anno, fette sempre più grandi del mercato. In generale, per il settore ciclo - abituato ad altre grandi vetrine - si è trattato di una nuova opportunità, visto che il pubblico del “Rimini Off Road Show”, per estrazione ed interessi, era sensibilmente diverso rispetto a quello delle grandi fiere del ciclismo.

Con un crescendo appassionante e spettacolare si sono dunque spenti i motori della 1ª edizione di RiminiOffRoad Show, dedicato al ‘pianeta fuoristrada’, firmato da IEG Italian Exhibition Group. L’evento, inaugurato alla presenza del campione di rally e fuoristrada Miki Biasion, per tre giorni ha trasformato il quartiere espositivo riminese in un grande parco dei motori: da una parte i padiglioni con auto, moto, quad e bike, accessori e componenti; dall’altra l’enorme area di 54mila metri quadri con piste per test drive (quasi 3mila quelli effettuati), gare di cross e di rally. Ad accendere l’entusiasmo del pubblico


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Sara Clerici (moglie di Pucci Grossi) il pilota Miki Biasion il presidente di IEG Lorenzo Cagnoni, Corrado Facco - Direttore di IEG

A cura della Redazione

Grande successo per la prima edizione dell’evento romagnolo che, per la prima volta, ha riunito in un unico grande contenitore dalle auto alle biciclette - tutti i mezzi “Off Road” disponibili sul mercato Presente a Rimini Off Road anche lo staff di Inbici

e dei media (80 i giornalisti accreditati e una visibilità importante sui grandi mezzi), anche un programma sportivo eccezionale e articolato su tre piste esterne che ha lasciato stupefatti sia i piloti che gli spettatori. Unanime il consenso: “Mai visto niente di simile in Italia”. Non solo: le escursioni di auto, moto e bike hanno ampliato l’offerta e creato una forte connessione col territorio. Importanti i marchi che hanno creduto nel successo di ROR 2017: Ssangyong ha presentato il nuovo modello di Suv sportivo Korando, e poi Toyota, Mitsubishi, Jeep e Suzuki con la loro gamma di modelli

4×4, i concessionari ACAR Confcommercio con la loro gamma di mezzi; inoltre, le principali aziende di accessori. Business internazionale in primo piano con 190 incontri d’affari tra i top buyers da Ungheria, Slovenia, Israele e le aziende di ROR. Rimini Off Road ha saputo anche puntare i riflettori sulla convegnistica: focus su formazione, attenzione al mondo dei disabili, omologhe degli accessori. Il progetto “Offroad design event by IED” ha poi visto venti studenti dell’Istituto Europeo Design, dalle sedi di Milano e Torino, mettere alla prova in fiera la loro

creatività per progettare nuovi soluzioni e prodotti a tema offroad. Si chiude quindi con soddisfazione la prima edizione di ROR che ha confermato ottime potenzialità di sviluppo e che promette di aggiungersi con un valore nuovo alla grande offerta del settore active – in cui brilla il progetto espositivo di IEG – e alla proposta che caratterizza la Motor Valley, bacino delle più straordinarie esperienze motoristiche al mondo. Un segmento nel quale, da oggi, ha debuttato con grande successo anche il mondo del ciclismo.


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SELLE SMP TOURISM

NUOVA GRAFICA, MIGLIOR COMFORT E NUOVE TECNOLOGIE

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a mission di SMP è una costante ricerca di nuovi materiali e nuove tecnologie, per offrire delle selle sempre in linea con le nuove esigenze del mercato. Da questa ricerca nascono i nuovi modelli Tourism, Trk (Medium e Large), Extra e Hybrid. Il rivestimento dei modelli Trk, Extra e Hybrid, è il primo elemento che salta subito all’occhio per la sua maggior morbidezza e naturalità al tatto e per un miglior “effetto pelle”. Maggiore anche l’elasticità

e la resistenza agli agenti atmosferici che allungano la vita della sella. Anche l’imbottitura è cambiata per assicurare un comfort maggiore, grazie ai migliorati polimeri della schiuma poliuretanica, messa a punto dai laboratori del reparto ricerca e sviluppo, che aumenta la morbidezza del 10 % (da 3 a 5 Shore A). Il telaio, infine, ha una maggiore resistenza alla corrosione (per i modelli con telaio in acciaio) ottenuta applicando il medesimo procedimento del settore automobilistico: un primo trattamento di cataforesi

(elettroforesi) e una successiva verniciatura superficiale. Per chi ama la bicicletta in tutte le sue sfaccettature, city bike, ciclo turismo e trekking, la nuova linea Tourism soddisfa pienamente le esigenze di comfort abbinate a tecnologie avanzate. Quest’anno Selle SMP segna una data importante nel suo calendario: settant’anni di storia (1947-2017). Una storia importante tutta da raccontare che ha insegnato a SMP quanto sia fondamentale essere il più possibile vicini al cliente, alle sue necessità e alle sue problematiche.



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CICLISMO & SOCIAL

RUOTE SGONFIE A cura della Redazione

Un recente studio condotto da Forbes e Hookit sui campioni che fatturano maggiormente sui social network dimostra, per l’ennesima volta, lo strapotere economico del calcio. E i ciclisti? Non pervenuti...

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iclismo e social network: il binomio stenta a decollare, almeno stando ad un recente studio condotto assieme da Forbes e da Hookit (piattaforma che analizza il peso finanziario degli atleti sui social media) sui campioni che fatturano maggiormente sui social network. Ebbene, nella graduatoria si conferma la popolarità planetaria del calcio, con Cristiano Ronaldo incontrastato mattatore, e le posizioni di retroguardia dei ciclisti che, rispetto ai colleghi degli altri sport, occupano le posizioni di rincalzo. Sui social network il calcio corre più forte degli altri sport, confermando anche sul virtuale la sua popolarità. E al primo posto svetta il più social dei bomber, quel Cristiano Ronaldo che annovera quasi 215 milioni di appassionati messi assieme tra Facebook (tre anni fa arrivava a quota 100 mln per primo su Fb), Twitter, Instagram e le altre

piattaforme social. Una serie sterminata di clic che hanno spinto ovviamente le multinazionali ad associare i propri prodotti al viso e al fisico di CR7. Che finora ha incassato da queste partnership commerciali circa 176 milioni di dollari. Il bilancio annuale di un’azienda di grosse dimensioni. Alle spalle della punta del Real Madrid, ecco Stephen Curry, star del basket Usa, l’uomo delle triple e delle magie con i Golden State Warriors, due titoli da miglior giocatore della Lega e una grande capacità di far fruttare le preferenze dei suoi ammiratori. Curry conta 22 milioni di followers complessivi e finora ha guadagnato grazie ai social oltre 23,5 milioni di dollari. Dietro di lui, ecco Leo Messi, che si piazza sul terzo gradino del podio anche senza un account ufficiale su Twitter. Alla Pulce bastano Facebook e i migliaia di clic sulle sue foto tra calcio e vita privata su Instagram: 130,5 milioni di affezionati, quasi 20 milioni di dollari ac-

creditati sul suo già corposo conto in banca. Sulle stesse cifre di Messi, per numero di fan sui social e per guadagni, anche il compagno di squadra al Barça Neymar jr, 129,6 milioni di followers e 17 milioni di dollari scarsi per il funambolo brasiliano. Oltre ai calciatori, come detto, trova posto nella classifica di Forbes e Hookit anche il pluricampione olimpico e mondiale Usain Bolt (23,9 milioni di seguaci, oltre 10 milioni dai social). Stessi incassi ma meno impatto nel numero di adepti per Serena Williams (13,9 milioni), mentre Lewis Hamilton almeno sui social viaggia con un giro di vantaggio sugli avversari che si affronta in pista (9,9 milioni di clic a favore, 6,7 milioni di dollari incassati), sino a Nico Rosberg che nella sua precoce pensione dorata di Montecarlo dalla Formula 1 si gode 3,7 milioni di fan, con un ritorno economico da sei milioni di dollari. E i ciclisti? Non c’è traccia nella classifica di Forbes…


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HUTCHINSON FUSION 5 DEL TUBELESS

LA NUOVA FRONTIERA

A cura della Redazione Tecnica

Più affidabili nel rotolamento e più resistenti alla foratura: così è nata la nuova generazione dei copertoncini

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he le gommature stradali di tipo Tubeless si pongano al vertice della corrente tecnologia del “copertoncino” non è mistero per nessuno. Tale tecnologia, seppure con vari contrattempi, rappresenta di fatto la prossima generazione di pneumatici per biciclette. I vantaggi che offre sono molteplici: ottima resistenza al rotolamento (grazie all’assenza di una camera interna e i suoi inevitabili attriti con il copertone) ed una probabilità più bassa di foratura (soprattutto per pizzicamento). E, sempre in tema di affidabilità massima, c’è da precisare che una gommatura tubeless, in caso di foratura, mostra due non trascurabili vantaggi: in caso di lacerazioni rimane tendenzialmente sul cerchio evitando di stallonare. In caso di forature con perdita di pressione graduale, invece, consente generalmente un facile rientro a casa anche se a pressione ridotta. Inevitabile dire che questa tipologia di gommatura rappresenti un interesse concreto per un appassionato ciclista. La Fusion 5 Tubeless Ready persegue questo obbettivo cercando di massimizzare i sei elementi che stanno alla base di ogni performance: attrito

di rotolamento, grip, durata, resistenza alla perforazione, leggerezza e comfort. Ma, vi chiederete, cosa differenzia una gommatura cosiddetta “tubeless ready” da un normale copertoncino? La più grande differenza tra le due tipologie si può trovare nell’area del tallone e all’interno della gommatura. La versione Tubeless possiede, infatti, uno strato extra di gomma nella zona interna che si prende cura di mantenere l’aria in pressione nei valori molto elevati utilizzati in una bicicletta con pneumatici tubeless. Offerta nella misura 25 mm (per 255 g) e carcassa rinforzata da 127 TPI questo pneumatico fa tesoro dei risultati del HDF 5 Project. Ovvero il Group Intelligence formato da ricerca, sviluppo e esperienza nella composizione del migliore “compound” per uso ciclistico che annovera numeri di tutto rispetto: come 105 combinazioni di differenti miscele di battistrada, 80.000 miglia di sperimentazioni sul terreno e 21000 miglia in sella alla bicicletta. Il tutto per offrire al ciclista Hutchinson la miglior soluzione possibile. Questa ricerca ha portato all’affinamento di tre compound di battistrada: HDF 5,1 HDF 5,2 e HDF 5,3. Il 5,3 è stato concepito ponendo come ob-

biettivo prioritario il dato di longevità, e gli 1,6 mm di spessore del battistrada ne sono testimonianza; la mescola 5,1, è stata concepita per la pura performance. E’ nei fatti un battistrada sottile da 0,8 mm che offre un’elevata leggerezza associato ad un riforzo leggero che conferisce efficienza ed un incredibile presa al suolo. Il compound 5,2 infine, quello adottato dalla Fusion 5 Tubeless Ready (53,90 euro), offre un compromesso ideale tra leggerezza e robustezza (garantita da un rinforzo antiforatura in Kevlar®) abbinato ad una durata del battistrada che si pone in posizione intermedia tra gli spessori appena elencati ed è pari a 1,2 mm. Il disegno del battistrada mostra delle di incisioni a freccia di tipo convergente ben distanziati tra di esse. Occorre infine ricordare che questa copertura, quando utilizzata senza camera, in configurazione Tubeless, deve essere impiegata con il liquido a base di lattice Protect’Air MAX, opzione obbligatoria per sigillare gli pneumatici Tubeless Ready, medesimo sigillante raccomandato come preventivo delle forature anche per le gommature tubolari.


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IL COACH

SI FA PRESTO A DIRE

PASTA P

arlando di regimi alimentari, diete e stili di vita, la cosiddetta “dieta mediterranea” - e cioè l’insieme delle abitudini alimentari dei popoli che vivono nel bacino del Mediterraneo - è un concetto che richiama subito alla mente il consumo di cereali e, in modo particolare, della pasta. Alla base del concetto di questo stile di alimentazione, infatti, oltre alla quantità di calorie, troviamo che la provenienza di tali calorie dovrebbe derivare per circa il 60% dai cereali, oltre che da verdure, legumi, frutta, pesce e carne bianca. In realtà, già da molti anni siamo a conoscenza dell’indice glicemico inventato da Jenkins nel 1982 che ci aiuta a distinguere l’impatto che un alimento ha sul nostro organismo: l’indice glicemico misura la capacità di un determinato alimento di alzare la glicemia dopo il pasto, rispetto a uno standard di riferimento che è il glucosio puro.

Questo indice sta lentamente soppiantando il concetto di caloria, ma purtroppo è ancora troppo poco utilizzato, soprattutto in ambito sportivo, dove invece dimostra di avere un’utilità fondamentale. Per uno sportivo è determinante trovare il giusto equilibrio tra macronutrienti (carboidrati, proteine e grassi), in particolar modo rispetto alla disciplina sportiva praticata e rispetto al momento in cui tali macronutrienti vengono assunti, se prima, durante o dopo l’attività fisica. La massima performance non può prescindere dal giusto rapporto di tali elementi e dalla qualità degli stessi e anche la fase dopo lo sport, cioè quella deputata al recupero, necessita di un’attenzione fondamentale: in altre parole, ogni sportivo e atleta deve scegliere accuratamente la qualità dei macronutrienti che mette nel piatto, perché la performance ne uscirà migliorata o compromessa anche in base a questa scelta.

Quale pasta consumare? I carboidrati come frutta e verdura, con un basso indice glicemico, quindi sono sicuramente indispensabili, perché gli sbalzi glicemici durante l’attività sportiva possono indebolire la performance, ma altrettanto importanti diventano i carboidrati ad alta densità nella fase di supporto e di recupero del dispendio energetico avuto durante l’attività fisica. La pasta in particolare è molto consumata da tutti gli sportivi, in particolare dagli sportivi di endurance che, seguendo una pratica consolidata nel tempo nella fase pre gara, rischiano spesso di eccedere con comportamenti dettati dalla moda, come la pasta con la marmellata, solo perché qualche campione del passato la consumava. Detto questo, la pasta può comunque rappresentare un’ottima scelta di carboidrato ad alta intensità sia prima che dopo la per-


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A cura di Iader Fabbri

Dai carboidrati all’indice glicemico, ecco vantaggi e controindicazioni della pietanza più consumata nella “dieta mediterranea”

Chi è Iader Fabbri E’ consulente nutrizionale di tutte le Nazionali italiane di ciclismo e commentatore tecnico, in ambito nutrizionale, per la testata giornalistica Rai Sport, per la quale – nell’ultimo Giro d’Italia – ha curato e condotto una striscia quotidiana. E’ relatore in convegni e seminari su sport e alimentazione e collabora, nel settore ricerca, con le Università di Firenze e Pavia. Coach di diversi atleti professionisti di livello mondiale, collabora con diverse riviste giornalistiche nazionali, per le quali cura personalmente rubriche dedicate allo sport, alla nutrizione e al benessere.

formance, seguendo comunque un corretto timing di assunzione. Di paste in commercio ne esistono di moltissime varietà: dalle più comuni di grano duro, al kamut, al riso, all’avena, alla soia, al farro, proteiche e senza glutine. Oggigiorno la scelta è molto vasta, ma la cosa prima di tutto da chiarire è che qualsiasi sia l’origine della pasta che andremo a consumare, la prima scelta da compiere è sulla lavorazione a cui è stata sottoposta prima della vendita: essa può principalmente essere integrale oppure raffinata. La raffinazione è un processo che comprende una serie di trasformazioni alimentari capaci di eliminare determinate sostanze o parti di alimento, per concentrare sempre più le proprietà di interesse. Durante la raffinazione della farina, si asportano il germe e la parte esterna del chicco. Purtroppo, però, allo stesso tem-

po si eliminano anche alcuni nutrienti importanti per l’organismo. Dal punto di vista nutrizionale, la pasta integrale è molto simile a quella “di semola” o “di semolato” bianca; vanta però un maggior contenuto in fibre, un apporto lipidico e proteico leggermente superiori e una minor concentrazione di carboidrati (anch’essa poco significativa). Si evidenziano anche quantità più importanti di vitamine (soprattutto del gruppo B, in particolare la Niacina, ma anche della E) e di sali minerali (prevalentemente magnesio, ferro e potassio). Gli unici svantaggi della pasta integrale sono che è meno conservabile ed in generale risulta meno appetibile di quella raffinata. La pasta integrale ha “più o meno” le stesse calorie della pasta bianca, ma presenta un Indice Glicemico decisamente più contenuto (con variazioni legate alla forma del trafilato), mentre l’indice di sazietà è leggermente superiore.

Attenzione ai falsi integrali È necessario fare attenzione ai casi di “falsi” prodotti integrali: la maggior parte di essi è prodotta con farina raffinata industrialmente (la cosiddetta 00) a cui viene aggiunta una crusca devitalizzata e finemente rimacinata, ossia un residuo della lavorazione di raffinazione. I benefici dell’alimento integrale in questo caso non esistono più, mentre il prezzo è notevolmente superiore alla pasta raffinata. Oggi esistono anche moltissimi tipi di pasta che danno ottimi apporti proteici, adatti sia agli sportivi per supportare la crescita o il mantenimento muscolare, sia adatti per chi segue regimi dietetici per il dimagrimento. Sono prodotti solitamente preparati appositamente dalle industrie produttrici di integratori ed hanno un elevato apporto proteico, un basso indice glicemico e un ridotto apporto di carboidrati.


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LE CITTÀ DELLA BICICLETTA

IN BICI ALLA SCOPERTA DELLE VILLE DELL’URBE

Vista di Roma

A cura di Silvia Baldi

Un recente studio condotto da Forbes e Hookit sui campioni che fatturano maggiormente sui social network dimostra, per l’ennesima volta, lo strapotere economico del calcio. E i ciclisti? Non pervenuti...

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oma non è la città più bikefriendly d’Italia, ma è comunque possibile visitare alcune aree della capitale sui pedali evitando il traffico che, da sempre, la caratterizza. Un itinerario sicuro per i cicloturisti è quello che permette di esplorare i tre grandi parchi cittadini: Villa Ada, Villa Borghese e Villa Pamphilj. Il percorso corre in gran parte su piste ciclabili e su strada per qualche breve tratto. La traccia allegata riporta semplicemente il percorso più breve che collega le tre ville, in totale 11 km, ma niente vieta di inoltrarsi lungo i sentieri dei parchi ed esplorarli con calma. Si pedala su fondo misto di asfalto, sampietrini e sterrato. La soluzione migliore è quindi quella di utilizzare una bici da trekking o una mountain bike front. Lungo alcuni sentieri del parco di Villa Ada e Villa Pamphilj si trovano anche piccoli ostacoli che i biker della capitale utilizzano per allenarsi quando restano in città.

LUOGHI D’INTERESSE ATTRAVERSATI Villa Ada si è trasformata in parco urbano in seguito all’espansione della città, ma era nata come tenuta agricola fuori dal centro. Oggi è uno dei polmoni verdi di Roma, una vasta area grande circa 180 ettari, ricca di flora e fauna variegata. Villa Borghese è forse il parco più amato e frequentato dai romani, famoso anche per i turisti grazie alla collezione d’arte presente all’interno della villa. E’ sede del bioparco e vi si trova anche il suggestivo tempietto di Esculapio. Il Gianicolo è un colle verde che si trova sul percorso, ci si arriva superando una breve salita. Da quassù si ha una splendida vista di Roma. Villa Pamphilj è invece il parco più grande della città: ben 184 ettari. Vi si trovano vasti prati molto ben tenuti, specialmente nei pressi della villa, ma anche aree selvagge nella zona ovest. Il parco è diviso in due da una strada trafficata, ma si attraversa facilmente grazie ad un ponte pedonale. Villa Borghese Giardino del lago e Tempio di Esculapio



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VALLE DEI LAGHI

SPECCHI D’ACQUA DA FAVOLA A cura della Redazione

I mille volti della Valle dei Laghi

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na decina di incantevoli laghetti alpini, vigneti che regalano aromi e sapori unici, caratteristici borghi e castelli medievali. Venite a trovarci, la Valle dei Laghi vi stupirà. In sella tra città, montagna e laghi Un’immersione in bicicletta nel cuore del Trentino. Spensierate pedalate nei dintorni di Trento, salite mitiche, panorami mozzafiato. Itinerari e piste ciclabili per famiglie e a prova di biker per vivere un’esperienza meravigliosa sulle due ruote alla scoperta di natura e cultura. Una palestra all’aria aperta Uno spettacolo davvero unico tra paesaggi alpini e panorami lacustri, meta ideale per famiglie che cercano una vacanza nella natura e per gli sportivi che intendono godere di una palestra all’aria aperta.

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OUTWET FOCUS SULLE AZIENDE

TUTTI I PREGI DEL CARBONIO A cura della Redazione Tecnica

Dai laboratori di Outwet® è nata l’unica maglia con trama a rete che riduce le contratture, migliora il rendimento elettrico nel corpo e accelera il processo di evaporazione del sudore

È

insolubile, inodore ed insapore. Degli oltre 90 atomi riscontrabili in natura, il Carbonio è l’unico ad essere presente in tutte le molecole organiche. Dopo l’idrogeno, l’elio e l’ossigeno, è l’elemento più abbondante nell’universo in termini di massa e, nel corpo umano, la sua presenza è seconda solo a quella dell’ossigeno. E’ per tutte queste proprietà che il Carbonio è stato scelto da Outwet® per creare una linea che, non a caso, coniuga l’eccellenza con il benessere. Nata dall’unione di tre imprenditori accomunati dalla passione verso lo sport e dall’esperienza verso tessuti tecnici e tecnologicamente innovativi, la sede operati-

va di Outwet® Italia si trova nella bellissima cittadina medioevale di Marostica (VI) ai piedi dell’Altopiano di Asiago. “Performing the difference” è l’impegno che il brand Outwet® persegue quotidianamente con la sua costante attività di ricerca. Grazie ai test di laboratorio, alla cura dei dettagli, alla creatività e soprattutto grazie alla passione verso lo sport, Outwet® è un marchio ormai rinomato sia in Italia che all’estero. I prodotti Outwet®, caratterizzati da un’elevata concentrazione di carbonio (SLP1 CARBON, LP1 CARBON, LP2 CARBON, ULTRACARBON SOCKS, EXTREME CARBON1, EXTREME CARBON2), garantiscono, infatti, il massimo della performance in tutte le sfide sportive. E la ragione è scientificamente spiegabile in cinque punti. 1) Le speciali fibre conduttive del carbonio assorbono e disperdono le cariche elettriche, evitandovi contrazioni muscolari, affaticamento e crampi, diminuendo del 12% la concentrazione di acido lattico nel sangue; 2) Il carbonio migliora il rendimento elettrico del vostro corpo, favorendo la circolazione del sangue e l’apporto di ossigeno alle cellule; 3) L’elemento del carbonio accelera il processo di evaporazione del sudore, lasciandovi la pelle asciutta e mantenendo costante la temperatura; 4) Quoziente respiratorio e frequenza cardiaca migliorano: con le fibre di carbonio si necessita, infatti, di una quantità minore di ossigeno e si risparmiano battiti cardiaci durante l’attività fisica; 5) Il carbonio migliora ulteriormente il vostro benessere fisico grazie alle caratteristiche antibatteriche. La linea Carbon è dunque particolarmente consigliata a chi pratica discipline sportive che richiedono sforzi prolungati o a chi si

allena ad elevate temperature e necessita di un capo leggero ma performante. Tutti i prodotti, acquistabili anche in e-commerce, garantiscono comfort ed affidabilità totale. Outwet®, in particolare, produce in esclusiva l’unica maglia con trama a rete esistente, in cui l’elevato quantitativo di carbonio inserito (circa il 15%), permette di ottenere eccellenti risultati nell’ambito sportivo.




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IL CICLISMO DEL FUTURO

METRON 40 SL OLTRE LA RUOTA A cura di Enrico Pastori - Redazione Tecnica

Da una ricerca innovativa è nato un equilibrato compromesso tra peso e aerodinamica. Disponibile sul mercato ad un prezzo interessante

L’

abitudine di definire una ruota da corsa attraverso l’altezza del suo fianco è sicuramente una modalità che appartiene alla “vecchia scuola” del ciclismo, ma resta sempre e comunque un’abitudine efficace. E’ così anche per la Vision Metron 40 SL che viene catalogata attraverso l’altezza del fianco per distinguerla dalle altre due opzioni appartenenti al medesimo gruppo di prodotti: la 55 e la 81 appunto. Questa Metron 40 SL appare come un equilibrato compromesso tra peso e prestazioni aerodinamiche accompagnata ad un prezzo interessante (€ 1950 versione copertoncino e 100 euro in meno per la tubolare). Versione tubolare sensibilmente più leggera, come d’abitudine per questo tipo di gommatura, poichè priva di un profilo rinforzato necessario a sopportare la pressione di esercizio di un copertoncino. Nella Metron 40 SL si deve evidenziare un differente schema del layout di laminazione del carbonio rispetto al passato, oltre ad una particolare lavorazione che segue la stesura del gel-coat di finitura. La zona di attrito con i pattini viene infatti ripassata con un laser al fine di rimuovere il sottile strato di resina e ripristinare la ruvida superficie in carbonio. Questo consente di incrementare la frizione con i pattini SwissTop a corredo equiparandola - sostengono i tecnici Vision - a quella ottenuta con un cerchio in lega di alluminio. Anche i mozzi sono stati ampiamente rivisti (il solo mozzo anteriore col nuovo design si dice risparmi mezzo watt in galleria del vento) e questo ha interessato tanto la foggia esterna quanto la meccanica interna, che abbandona il classico cuscinetto

per approdare a dei nuovi cuscinetti a contatto angolare. Si tratta, nello specifico, di parti di scorrimento che sono progettate per offrire le migliori prestazioni quando su di essi sono applicati carichi combinati radiali e assiali, come capita sempre ad una ruota di bicicletta specialmente in curva. Il rinnovamento ha interessato anche le flange, maggiorate nel diametro, e soprattutto l’architettura della raggiatura: ora la coppia di Metron 40 SL corre su 18 raggi radiali anteriori e 21 posteriori di profili aerodinamico, questi ultimi incrociati in 3a (di cui 14 lato trazione e 7 lato opposto). E che le cose si siano fatte seriamente lo dimostra anche il dettaglio più intimo, quello nascosto agli occhi dell’appassionato. La ruota libera, infatti, ha ora un nuovo meccanismo: gli arpionismi di ingaggio (ora spinti

da molle indipendenti) si innestano su di un anello con molti più denti di prima per una più pronta ripresa della trazione, dopo aver fermato il moto dei pedali. Per completare la disamina del profilo del cerchio si deve annotare come questo si presenti decisamente corpulento: larghezza di 25 mm con gola interna di 17 mm, che l’azienda produttrice raccomanda di montare con gommature aventi un minimo di 23 mm, per massimizzare il vantaggio aerodimanico ma anche per ottenere un impronta al suolo più allargata e di conseguenza un migliore valore di attrito per rotolamento. Disponibili per cassette standard Campagnolo e Shimano 10 e 11 velocità, peso 1490 g, senza quick release. Anche versione tubolare per freni a disco con montaggio rotore a 6 bulloni.


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MISURATORI DI POTENZA

QUARQ DZERO

T

utto ebbe inizio quando Jim Meyers, uno dei rappresentanti del team di triatleti statunitensi, ruppe il powermeter in dotazione. Si trovava a Kona, nella più vasta delle isole Hawaii, celebrata location degli amanti della triplice disciplina nonché ambientazione del big show: l’Ironman più famoso del pianeta. Al tempo, al giovane Jim - fresco di laurea in ingegneria meccanica al MIT - non giravano in tasca molti quattrini, quindi si rassegnò a riparare da sé il misuratore. Fu allora che nella mente di Jim Meyer cominciò a farsi strada l’idea che avrebbe potuto progettare e costruire la sua interpretazione del misuratore di potenza. Assieme alla moglie Meike fondò la compagnia Quarq Powermeter che, diversi anni più tardi, nel 2011, venne venduta a Sram. Ci sarebbe da chiedersi cosa fece credere a Jim che l’idea di Quarq avrebbe potuto essere vincente, in altre parole cosa avrebbe potuto sviluppare di meglio, di nuovo o differente rispetto a quanto fatto fino ad allora. Lui risponde così: “A quei tempi i protagonisti ben consolidati nel settore erano due: SRM e PowerTap. Il primo, preciso ma veramente costoso, il secondo dal costo molto più abbordabile. Ma entrambi afflitti da un limite: la cablatura che li collegava all’unità centrale. Così l’idea iniziale fu quella di progettare un sistema wireless basato sulla guarnitura

che avrebbe avuto la stessa funzionalità del sistema SRM ma che avrebbe dovuto essere commercializzata ad un prezzo più in linea con il sistema Powertap”. Poi, siamo ai giorni nostri, questo evolse con l’uscita dello standard ANT+ (protocollo di comunicazione in grado di garantire l’interoperabilità di dispositivi di differenti marchi). Ora, nel 2017, i risultati di quel percorso si ritrovano in una nuova piattaforma di misura, la Quarq DZero, pedivella che ha fatto diventare il powermeter di casa Sram un device sostanzialmente più semplice e anche più vantaggioso nel rapporto prezzo/qualità. La Quarq in edizione DZero annovera un numero di miglioramenti rispetto alla precedente unità di misurazione della potenza, pari ad almeno 150 punti documentati. Non solo, miglioramenti ci sono stati anche in termini di tecniche di costruzione, come l’utilizzo di robot nella fase produttiva, per raggiungere una elevata ripetitività e una migliorata qualità costruttiva generale. Rinnovato è quindi il circuito di misurazione della potenza, che consente alla DZero di raggiungere un margine di errore dello 1,5%. Un avanzamento complessivo della tecnologia di impermeabilizzazione ha permesso di conseguire un livello IPX7 che nella scala internazionale dell’impermeabilità significa la possibilità di essere completamente immerso in 1 metro di acqua per una durata di 30 minuti. Infine

non va dimenticato il sistema di misurazione AxCad, basato su di un accelerometro che fornisce il dato di cadenza senza richiede sensori o magneti addizionali. In definitiva, la DZero propone quattro punti cardine: 1 Potenza misurata separatamente per le gambe. Ereditando questa prerogativa dal precedente modello Elsa, la DZero è in grado di misurare e monitorare la potenza generata individualmente dalle gambe, evidenziandone la percentuale di attività, il cosiddetto Power Balance. Meyer sostiene che il dato è ottenuto attraverso una misurazione partizionata in due tempi: la coppia di torsione generata nella prima metà della rivoluzione dei pedali comparata a quella prodotta nella seconda metà. Una caratteristica di serie per la Dzero, anche se talvolta è offerta dai competitori a fronte di un incremento del prezzo di acquisto. 2 Compatibilità della comunicazione dati. L’aggiornamento a cui è stato sottoposto la DZero ha riguardato anche l’addizione del sistema di comunicazione Bluetooth LE, che si aggiunge al preesistente protocollo ANT+ e che, in definitiva, annulla completamente la diatriba su quale protocollo sia preferibile utilizzare per consentire al sistema di interfacciarsi correttamente alla “head unit” centrale. 3 Facilità di impiego. Pochi giri di contro-


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A cura di Enrico Pastori Redazione Tecnica

Focus sulla pedivella che ha fatto diventare il powermeter di casa Sram un device più semplice e più vantaggioso nel rapporto qualità/prezzo

pedalata (solo tre) e i lampeggi dei led (nella DZero di tipo multicolore), informano del risultato del check al sistema, stato di salute della batteria compresa. Nello stesso modo si ottiene anche l’azzeramento manuale. La tecnologia detta Omnical (sostanzialmente basata su delle viti autocentranti) corre in soccorso a chi desidera sostituire gli ingranaggi anteriori senza compromettere l’accuratezza del sistema. La nuova applicazione Qalvin, per iOS e per Android, permette di impostare il sistema utilizzando qualsiasi telefono cellulare, di fissare lo Zero Offset, di controllare lo stato della batteria, eseguire la diagnostica e l’aggiornamento del firmware. La già conosciuta batteria standard a pastiglia CR2032 fornisce energia al sistema per 200 ore di lavoro (anche di più, ma dato per via conservativa), e permette di essere sostituita a mano, cioè senza l’ausilio di attrezzi. Inoltre, l’unità DZero arriva equipaggiata della compensazione 10K, una sorta di insensibilità alle influenze ambientali rispetto al rilevamento della potenza, che attiva circa 10000 punti dati assicurando una continua elevata accuratezza a qualsiasi temperatura “ciclabile” da 0°C fino a 54,4°C. 4 Compatibilità con la maggior parte degli standard più diffusi della scatola movimento, a partire da quelli con cui l’azienda ha precedentemente lavorato, ed in particola-

re BB86EVO. Al modello contrassegnato con i colori di bandiera del produttore: Quarq DZero Etap Carbonio, nell’omonimo materiale e siglato con il marchio Red (929,00 euro), si affianca la disponibilità dell’opzione Quarq DZero Alluminio (779,00 euro), che propone le stesse caratteristiche tecniche (eccettuato il materiale) e si candida a montare le corone a 5 bulloni della maggior parte dei produttori (sia 10V che 11V, 1X e 2X), con le uniche eccezioni delle corone Campagnolo e Shimano 11V del nuovo DuraAce 9100. La DZero alluminio si presta bene a tale scopo anche graficamente, perché do-

tata di una scritta limitata al solo nome del misuratore: Quarq. Infine l’opportunità di allenarsi monitorando la potenza anche in ambito MTB. Qui la pedivella DZero assume le forme della XX1 Eagle Carbonio (979,00 euro) distribuita in esclusiva da Beltrami. Braccio Carbon Tuned e spider in alluminio, si adatta a dovere a movimenti centrali con standard GXP, Press Fit GXP, BB30, Press Fit 30 e Bbright. Ancora una opportunità: della DZero è disponibile anche solo lo spider, il cuore del sistema, nelle due versioni con interfaccia tradizionale e nella versione Boost, a 729,00 euro.


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L’Eroica 2016 - Gaiole in Chianti


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PROLOGO 2017 TEAM REPLICA COLLECTION

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rologo da sempre si caratterizza come brand tecnico e fortemente legato all’esperienza che deriva dalla collaborazione con i migliori Team Pro-Tour sulla base della quale vengono realizzati prodotti di altissima gamma. Anche quest’anno ha sviluppato una collezione Team Replica, un range di selle declinate graficamente con i colori dei maggiori team sponsorizzati nella stagione 2017: Astana, Bahrein, Cofidis e Direct Energie, Top Sport Vlaanderen, Caja Rural. Tutte le selle forniscono un eccezionale grip e assorbimento delle vibrazioni in qualsiasi condizione grazie alla tecnologia brevettata CPC (Connect Power Control), disponibile già nella nuova versione Airing, la quale aumenta i benefit del CPC tradizionale del 10-15%. Le selle team replica sono molto popolari per diversi motivi: • La tecnologia Airinig disponibile anche per il rail in Tirox (acciaio di derivazione aeronautica), attualmente non ancora presente nella gamma tradizionale; • Un design unico, aggressivo che riprende le grafiche e i colori dei Team. • Materiali robusti di altissima qualità testati direttamente dagli atleti per supportarli nelle gare più impegnative come le Classiche del Nord. Le selle sono disponibili nelle tre forme che caratterizzano la gamma Prologo: TONDA, SEMI TONDA e PIATTA nei modelli corrispondenti SCRATCH 2, NAGO EVO, ZERO II. La collezione Team Replica è un’edizione straordinaria limitata nei negozi da fine Giugno 2017.

Per maggiori informazioni: www.prologotouch.com


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FASHION ON THE ROAD

CAMPIONI IN BLUE JEANS P

roseguendo sul solco delle rivoluzioni epocali nel mondo della moda, è davvero impossibile ignorare i leggendari Blue Jeans, la scoperta che ha segnato la storia e il costume di intere generazioni, rappresentando l’abbigliamento “casual” per eccellenza. I blue jeans nascono a metà ‘800, in California, nell’età dell’oro. I jeans, ideati da Levi Strauss come abbigliamento da lavoro per i cercatori d’oro che in quegli anni avevano preso d’assalto quello spicchio di mondo, iniziarono ad esser prodotti dalla Levi Strauss & Co, l’azienda fondata a San Francisco (oggi più comunemente conosciuta come Levi’s) che, con il celebre ed intramontabile modello 501, ha creato il marchio di jeans più conosciuto e venduto di sempre. Perché il Denim approdi nell’universo della moda in maniera dilagante, dobbiamo

però aspettare la fine degli anni ’60, inizio ’70, anni in cui le varie case di moda più celebri decisero di “nobilitare” questo capo d’abbigliamento, dandogli un tocco di classe ed eleganza e portandoli sulle passerelle di tutto il mondo. I ragazzi li adorano e da quel momento non ne faranno più a meno. In Italia nasce a fine anni ’60 la celebre azienda Carrera, a Verona, città in cui si è poi sviluppato il suo successo e dove ancora oggi si trova la sede centrale. È proprio con l’azienda Carrera - un nome celebre nel mondo del ciclismo professionistico - che inizia questa storia, più precisamente a cavallo degli anni ‘90. Il primo ciclista italiano a portare in trionfo la trama denim fu Claudio Chiappucci (classe 1963), che fece il suo esordio con il team Carrera nel 1985. Dopo anni da gregario al servizio di nomi più illustri, divenne “El Diablo” nel 1990,

quando stupì il mondo durante il Tour de France di Greg Le Mond. In quell’anno la vita da corridore di Claudio Chiappucci cambiò per sempre: fu infatti l’unico del suo team a resistere fino alla fine, indossando la maglia gialla che, solo alla crono del penultimo giorno, fu costretto a cedere al campione del mondo statunitense che poi vinse quella Grand Boucle. Ma El Diablo si aggiudicò il secondo posto, ed era un secondo posto che valeva più dell’oro, perché ottenuto su un palcoscenico di prestigio assoluto, superato soltanto da un campione che il mondo avrebbe imparato ad apprezzare come uno dei più grandi fuoriclasse del pedale dell’ultimo secolo. Quel Tour decretò comunque la nascita del fenomeno “El Diablo” del quale tutti finalmente si accorsero. E quel diavolo che correva in “blue jeans” ebbe con la Carrera un sodalizio lungo ben 12 stagioni.


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Team Carrera Vagabond 1991

A cura di Eleonora Pomponi Coletti

Da Chiappucci a Pantani, negli anni ‘90, una nuova svolta fashion attraversa il mondo del pedale. Che scoprì - grazie a due protagonisti indimenticabili - i denim e la bandana Il Campione Marco Pantani con Marcello Siboni - Team Carrera Tassoni 1994

Fu un sodalizio talmente lungo il suo, che vide, nel 1994, l’ingresso e la progressiva crescita nella squadra di un ragazzo di Cesenatico, passato professionista nel settembre 1992 proprio con questo team; il suo nome era Marco Pantani e nella stagione 1994 appunto, quello che poi sarebbe divenuto il più celebre “Pirata”, finì sul podio sia del Giro d’Italia, terminando al secondo posto, che al Tour de France, nello stesso anno; impresa compiuta solo da Coppi prima di quel momento. E fu così, insieme a Claudio e Marco, che il denim si affermò nell’universo a pedali; e quale modo migliore poteva esserci per fare un ingresso trionfale, se non vestendo i più grandi di tutti!? Marco Pantani attraversò come una cometa luminosissima tutti gli anni ’90 fino ai primi del nuovo millennio, vincendo tutto ciò che si poteva; nato ragazzo di mare, divenne un Pirata d’alta quota.

Amava le salite più di ogni altra cosa e le affrontava con quel suo stile inconfondibile, lasciandosi tutti gli altri corridori alle spalle, come se le sue gambe non sentissero fatica. E fu proprio dal 1992 al 1996, prima di passare al team Mercatone per il quale correva con la celebre divisa gialla, che Marco regalò all’Italia e al mondo le sue più grandi imprese, indossando un abbigliamento interamente in “denim”. E’ sempre di questi anni una svolta radicale nel mondo del fashion applicato allo sport. A lasciare il segno, con un gesto casuale e per nulla premeditato, fu proprio Marco Pantani che, nei primi anni ’90, decise di sostituire il classico cappellino da ciclista - che secondo lui non era adatto alla forma della sua testa e alle sue orecchie - con una bandana che divenne ben presto un’icona in ogni parte del globo; quell’accessorio, portato nei più svariati

modi e simbolo di appartenenza in diversi contesti e momenti storici, divenne più che mai il simbolo, la firma di Marco Pantani. Lui si presentava in gara così: completo interamente in trama denim, finanche ai guanti, bandana, orecchino, pizzetto e una grinta che in pochi conoscevano. Pantani è stato forse il personaggio più iconico che il ciclismo abbia conosciuto e che, più di qualunque altro nella storia, ha legato la sua immagine ad un accessorio, la mitica bandana, così come ad una texture, il denim. Quando la malinconia per la prematura scomparsa lascia il posto ai ricordi indelebili, alla gioia e all’immortalità delle sue vittorie, quando si parla di ciclismo, il pensiero di ognuno va sicuramente a lui. Alla sua sagoma inconfondibile e quei “dettagli” che, a modo loro, hanno fatto la storia del ciclismo.


Se dico ciclismo, cosa vi viene in mente? Michele: Senza dubbio Marco Pantani Luca: Il Pirata Romagnolo come voi… Michele: Sì, ma è un’ammirazione che va oltre il campanilismo Luca: A Pietracuta, dove abito io, è nato uno dei primi fans club di Pantani. Impossibile non amarlo

DOMANDE A...

Quando il primo giro in bicicletta?

A cura di Mario Pugliese

I CAMPIONISSIMI DEL BEACH-TENNIS Il cesenate Michele Cappelletti e il riminese Luca Carli sono la coppia campione del mondo in carica di beachtennis. Giovani e ambiziosi, con un albo d’oro quasi inimitabile, coltivano soprattutto un sogno: “Dopo il beachvolley vedere anche i racchettoni alle olimpiadi”.

Michele: Direi all’asilo Luca: Credo di aver imparato prima a pedalare che a camminare Cosa invidiate ai ciclisti? Michele: La resistenza Luca: La capacità di tenere alto il livello della performance per distanze lunghissime Cosa non invidiate ai ciclisti? Michele: La sofferenza quando la strada sale Luca: L’acido lattico nelle gambe Vi allenate con la cyclette?

Michele: Certo, il lavoro aerobico è parte integrante della nostra preparazione Luca: Sì, ma preferisco pedalare all’aria aperta La vostra cima Coppi? Michele: I Mondiali di Cervia Luca: Idem Esiste il doping nel beach tennis? Michele: Mai visto Luca: Assolutamente no Più forte l’Italia del ciclismo o del beach tennis? Michele: Più forti noi Luca: Mi spiace per i ciclisti, ma non c’è paragone Con i racchettoni si vince in fuga o in volata? Michele: Noi spesso vinciamo con distacco... Luca: L’importante non è come si vince, ma vincere e basta

Michele Cappelletti

Luca Carli


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MISURATORI DI POTENZA

FSA CARBON POWERBOOK

A cura di Enrico Pastori - Redazione Tecnica

Dall’incontro tra due eccellenze è nata la nuova frontiera delle pedivelle 2.0.

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a questa ricerca nascono i nuovi model. In un mondo sempre più affollato di misuratori di potenza, quello nato per opera di FSA e di Power2Max racconta di una partneship perfettamente riuscita che ha dato origine ad un prodotto interessante e concorrenziale: la FSA Carbon Powerbook. Una collaborazione tra un’azienda - FSA che affonda la propria competenza soprattutto nella progettazione e nella produzione di pedivelle (oltre che a gruppi completi, ruote ed altri accessori), già da tempo anche consolidata fornitrice di guarniture all’azienda tedesca, e Power2Max, realtà tedesca dal 2010 impegnata nell’approntare spider di guarnitura di tipo “strumentato”, intendendo con ciò la dotazione di sensori di tipo “strain gauge” in grado cioè di leggere e monitorare la coppia di forze agente sull’asse

di guarnitura, corroborata dal supporto dei team agonistici Etixx, Bora e Cofidis di cui l’azienda brianzola è sponsor. La struttura si basa su un consolidato prodotto di casa FSA: delle leggere pedivelle cave al proprio interno (hollow carbon) dalla riconosciuta solidità e robustezza (ma è prevista anche l’opzione in alluminio), abbinato ad un supporto ingranaggi ABS Spider System e da un’asse da 30 mm, come prevede lo standard BB30. Dal lato della misurazione della potenza, la parola “semplicità” è stato l’elemento guida di tutta la progettazione. Un sistema battezzato Auto Zero provvede a rinnovare l’azzeramento del sistema dopo ogni uscita, operazione che viene eseguita in maniera totalmente autonoma (nel momento stesso la pedalata vien fermata per 3 secondi consecutivi). La vita della batteria viene garantita per 400 ore (più o meno 10/12,000 km) e qualora sia

opportuna la sostituzione, questo potrà avvenire ad opera dell’utilizzatore. Sul piano dell’accuratezza di misurazione, le PowerBox di FSA garantiscono un margine di errore pari al 2%. Per accontentare tutti, a prescindere dal sistema utilizzato, la trasmissione dei dati avviene grazie al protocollo ANT+ oltre al classico Bluetooth, mentre la facoltà di monitorare in maniera indipendente è consentita anche se non direttamente. Nel sistema ideato da Power2Max, la lettura della potenza viene misurata tutta a livello del perno dell’asse del movimento ma la stima della spinta destra e sinistra viene calcolata attraverso il software, in funzione di quale punto della rivoluzione dei pedali viene generata. La FSA powerbox carbon è offerta a € 1249,00 IVA compresa, mentre la versione in lega di alluminio, la FSA Powerbox Alloy viene proposta a € 649,00 IVA inclusa.


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CENTRO CITTÀ

7 CONSIGLI

PER PEDALARE NEL TRAFFICO A cura di Silvia Baldi

Strade come il far west? Seguendo alcune semplici regole si possono ridurre i rischi ed evitare i pericoli

L’

idea che pedalare in mezzo al traffico delle città sia pericoloso è molto diffusa nel nostro paese. In realtà abbandonare l’auto in favore della bicicletta, almeno per brevi spostamenti quotidiani (casa – lavoro, casa – supermercato, casa – scuola), non è un’operazione così terribile come si pensa. Certo non è priva di rischi, ma non più di quanto lo sia scendere le scale. Fondamentale è mantenere la propria bicicletta in perfette condizioni con freni e luci funzionanti. Lasciando perdere l’uso del casco, che secondo la legge è facoltativo, ma che decisamente vi consigliamo, per raggiungere un grado di sicurezza soddisfacente pro-

vate a mettere in pratica questi 7 consigli. 1.Pedalata agile Pedalare in città significa sperimentare frenate e ripartenze continue; perciò lasciate stare i rapporti lunghi, più adatti per la velocità, e ripiegate su un rapporto agile che vi permetta di far girare bene le gambe. Il ritmo giusto è tra le 90 e le 100 pedalate al minuto: sarete più svelti ad uscire da situazioni di potenziale pericolo e, all’occorrenza, ad aggirare le auto. 2.Evitare le ore di punta Buona parte del traffico cittadino si concentra in due fasce orarie: 6:30 – 8:00 e 17:00 – 20:00. Evitare questi orari permette di pedalare più facilmente su strade più sgombre e quindi meno pericolose. Se avete necessità di uscire proprio in quelle ore,

perché corrispondono anche ai vostri orari di lavoro, seguite il prossimo consiglio 3.Più lungo, ma più sicuro Il percorso più breve tra casa e la vostra destinazione non è sempre il più sicuro. A volte per evitare il traffico nelle ore di punta è meglio allungare la strada di qualche chilometro, magari passando all’interno di quartieri residenziali (decisamente più tranquilli dei viali principali). Percorrere una strada nuova o più lunga è un’ottima idea anche per spezzare la routine. Prima di intraprende un nuovo percorso però provatelo quando avete del tempo libero così da poter valutare in tranquillità se si tratta di una strada sicura o meno. 4.Il potere degli occhi Oltre ad usare gli occhi per guardare a


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destra e sinistra, usateli come arma di dissuasione. La bicicletta è normalmente in svantaggio rispetto alle auto ed allora, quando ad un incrocio o ad una rotatoria vi sentite in difficoltà, fissate l’automobilista pericoloso dritto negli occhi. Vedrete che si accorgerà di voi e presterà più attenzione. Provare per credere. 5.Fatevi notare e siate decisi La strada è di tutti quindi non abbiate paura ad occupare il vostro spazio sulla carreggiata e segnalate apertamente le vostre intenzioni ogni volta che svoltate a destra o sinistra. Essere titubanti non serve a niente, essere decisi nei propri spostamenti riduce di molto il livello di pericolosità del pedalare sulla strada. 6.Riconoscere le situazioni L’atteggiamento di automobilisti, autisti di mezzi pesanti, pedoni ecc… è piutto-

sto standardizzato: una volta abituati a riconoscere le situazioni più comuni ed imparato ad evitare i pericoli che portano con sé, la vostra sicurezza aumenterà moltissimo. Es: non riuscite a guardare negli occhi un automobilista perché a capo chino? Forse sta mandando un messaggio e presta attenzione solo al telefono, aspettate che rimetta gli occhi sulla strada. Es: un’auto procede lentamente ed accelera solo per brevi tratti? Probabilmente si tratta di qualcuno che non conosce la strada o di una persona anziana e va trattato con la dovuta cautela.

7.Rispettare il CDS I primi responsabili della vostra sicurezza siete voi, quindi evitate di tagliare la strada alle auto, bruciare i semafori rossi, compiere manovre senza segnalarle. In poche parole rispettate il Codice della Strada, anche quando vi sembra che non lo faccia nessun altro. Ricordate che essere ossessionati dall’idea del pericolo non vi aiuta.Quando il cervello si focalizza su un oggetto o su un’idea gli dedica tutta la sua concentrazione. Quindi non focalizzatevi sul fatto che le strade siano pericolose o su quanti ciclisti sono vittima di incidenti nel mondo o finirete per commettere degli errori.


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ULTIMO CHILOMETRO

L’URLO DELLE

FIANDRE

Le fasi salienti della gara

A cura di Carlo Gugliotta

Dai pronostici della vigilia al trionfo di Gilbert, viaggio dietro le transenne della grande classica fiamminga dove chi vince è sempre il pubblico

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ifo, emozione, brivido. Se si potesse sintetizzare il Giro delle Fiandre, queste tre parole sarebbero ideali per descrivere una corsa che ha pochi eguali nel mondo. Il Fiandre è l’esplosione del tifo, paragonabile a quello di uno stadio di calcio. Con la differenza che le persone sono molte di più di quelle contenute in uno stadio, perché tutte le strade del Belgio fiammingo si fermano per un’intera domenica per poter seguire da vicino un evento di cui si parlerà per tutto l’anno. L’emozione è raccolta tutta nell’immagine della piazza alla partenza. Quest’anno, dopo numerose partenze da Bruges, la località di partenza cambia: è Anversa ad ospitare il depart della Ronde Van Vlaanderen. Rispetto a Bruges, Anversa è più “decentrata”, in quanto si trova quasi al confine con l’Olanda. C’è tanta confusione in questa città e non potrebbe essere altrimenti, visto che ospita uno dei porti più importanti del Mare del Nord. In una giornata insolitamente calda si innalza il tifo per tutti i corridori, in particolare per il duo della Quick Step: Tom Boonen, all’ultima apparizione nella corsa di casa, e Philippe Gilbert, che ha l’onore di correre la corsa più importante per i belgi con la maglia di

campione nazionale. Il palco del foglio firma farebbe invidia a qualsiasi rock star: sembra di essere ad un concerto, ma per il pubblico presente la musica proviene solo dal rumore del cambio sul pacco pignoni. Tutti pronti ad acclamare i loro idoli: bandiere, urla, applausi. Lo stadio naturale della piazza di Anversa è un brivido che difficilmente potrà essere dimenticato. Anche i giorni che precedono la Ronde Van Vlaanderen sono un susseguirsi di emozioni. Sui giornali, in tv e alla radio non si parla d’altro. Ogni pretesto è buono per parlare del Giro delle Fiandre. L’apertura di tutti i tg è dedicata alla corsa. L’ultima di Boonen, il ritorno di Gilbert, Van Avermaet in forma stratosferica, Sagan che vuole riconfermarsi. Gli ingredienti sono talmente tanti che è impossibile per i belgi non pensare almeno una volta al giorno alla gara regina. E’ stata proprio la città di Anversa ad accendere la miccia a un week end scoppiettante. Il venerdì che precede il Giro delle Fiandre è il giorno riservato alle conferenze stampa pre gara. La Quick Step Floors invita tutti i giornalisti su uno yacht attraccato al porto della città che ospiterà la partenza della Ronde. Tutti i corridori sono presenti alla conferenze, ma naturalmente

l’attenzione è tutta su Gilbert e Boonen. E su un Muro di Geraardsbergen, conosciuto comunemente come Grammont o più semplicemente Muur, che ritorna finalmente sul percorso dopo alcuni anni di assenza. Non sarà più il penultimo muro da affrontare, come avveniva in precedenza, ma Gilbert non ha dubbi: “Sarà un momento fondamentale della corsa. Dovremo imporre un ritmo elevato se vogliamo mettere alle corde gli avversari. Sagan e Van Avermaet? Le altre squadre hanno individualità molto importanti, ma come squadra noi siamo i più forti”. Poco tempo dopo, non lontano da lì, si tiene la conferenza di Greg Van Avermaet, il grande favorito dopo aver vinto ad Harelbeke e alla Gand-Wevelgem In Flanders Fields. “Mi sento bene e sono sicuro di essere in ottima condizione. Vincere il Fiandre sarebbe un sogno, ma non baratterei quel successo con la mia medaglia olimpica”. Il sabato è invece la giornata della gara amatoriale. Appassionati provenienti da tutto il mondo si sfidano sulle strade del Giro delle Fiandre: oltre 10.000 persone formano questo fiume umano di ciclisti, ed è incredibile vederli transitare sulla cima del Grammont davanti a una folla immensa di persone,


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Chi è Carlo Gugliotta Giornalista sportivo e scrittore, esperto del mondo ciclistico in particolare legato al ciclocross, disciplina per la quale ha scritto il libro ” pedalare nel fango” Inoltre è conduttore del programma radiofonico Ultimo Chilometro sulla web radio Bike Live.

molte delle quali - probabilmente - resterà nei dintorni fino al giorno seguente per non perdere il posto tanto faticosamente conquistato. Anche questo è il tifo dei belgi: e anche in questo caso è bellissimo vedere che ogni amatore viene incitato e tifato fino a quando non ha finito di affrontare l’ultima pietra. Ma in fondo tutto questo è un semplice prologo. La domenica arriva la Ronde. La corsa per eccellenza. La piazza, il palco, il tifo, gli applausi commoventi all’arrivo di Boonen. L’orgoglio di un’intera regione, quella delle Fiandre, dove la vera religione è il ciclismo. Poco prima del primo passaggio sull’Oude Kwaremont mancano più di 100 km all’arrivo, eppure la festa è già iniziata da un bel pezzo. All’arrivo sul muro non sembra di essere a una gara di ciclismo, ma sembra di essere in una discoteca a cielo aperto. Tutti che cantano, ballano e mangiano patatine fritte, le belgian fries il cui odore è irresistibile. A giudicare da come la gente urla e ride, tanti di loro devono aver alzato il gomito, ma del resto è inevitabile. Una macchina si ferma per assistere al passaggio della corsa, tutti scendono per aprire il baule, con

dentro un frigo box pieno di birra. E via con il tifo. Poco dopo il primo passaggio sul Kwaremont si concretizza il capolavoro tattico della Quick Step: la squadra forza il ritmo sul muro successivo, il Grammont, e così si forma un gruppetto con tutti i migliori uomini. Pochi chilometri dopo Gilbert attaccherà e per lui sarà una lunghissima cavalcata trionfale fino al traguardo. La storia sarebbe potuta andare molto diversamente. Se Sagan non avesse colpito quella giacca lasciata da un tifoso a bordo transenna, che ha fatto cadere sia lui che Van Avermaet, cosa sarebbe successo? E cosa sarebbe accaduto se due guasti meccanici, accaduti contemporaneamente sia alla prima che alla seconda bici, non avessero fermato Tom Boonen? E cosa dire di Niki Terpstra, che ha corso quasi come se avesse voluto centrare un risultato personale? Sono domande alle quali è impossibile dare una risposta certa, ma non bisogna sminuire quanto ha fatto Gilbert. Il ritorno del Grammont ci ha fatto vivere un Fiandre incredibile, con un’azione da antologia. Una Ronde Van Vlaanderen vinta dopo una fuga così lunga da un corridore

campione nazionale belga, proveniente dalla regione della Vallonia ma vincitore in terra fiamminga, è senza dubbio una storia molto bella da raccontare. A questo proposito, Gilbert è stato sempre molto equilibrato: non ama definirsi “vallone”, ama definirsi “belga”. E anche per questo è amato nel Belgio di lingua olandese. Alla fine del Giro delle Fiandre resta comunque un unico grande e importante vincitore: il pubblico, che anno dopo anno aumenta sempre di più su queste strade. Zone riservate dove si pagano fior di quattrini per assistere alla gara, zone libere prese d’assalto, birra e tifo. Questo è il Giro delle Fiandre. In una domenica dove un’intera regione si ferma per una gara di ciclismo le emozioni si susseguono continuamente. Anche dopo l’arrivo, quando circa 200 tifosi di tutte le età fanno capolino davanti agli studi di Sporza, dove Boonen è ospite per un commento a caldo. Tutti con la speranza di poter fare una foto con il campione di Mol, all’ultima apparizione alla Ronde. Lui che ha fatto crescere tanti bambini con il sogno di diventare un ciclista. Un corridore forte come lui.


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RALLY DI ROMAGNA

IL MONDO SI DA’ APPUNTAMENTO A RIOLO TERME Photo by Paolo Bernabini

A cura della Redazione

Presentata alla Rocca sforzesca l’ottava edizione della corsa a tappe di MTB. Al via 250 atleti provenienti da tutto il pianeta. Il presidente Quarneti: “Valori tecnici sempre più importanti, ma al primo posto c’è sempre l’aggregazione”

A

d inizio aprile, nella suggestiva cornice della Rocca Sforzesca di Riolo Terme, è stata presentata ufficialmente l’ottava edizione del Rally di Romagna - Gyproc Saint Gobain, gara internazionale a tappe di Mtb in programma dal 1° al 5 giugno nella frazione faentina. “Ancora una volta - ha spiegato il presidente del Romagna Bike Grandi Eventi Stefano Quarneti - abbiamo il piacere di presentare un’edizione record. Saranno infatti quasi 250 gli atleti al via, come sempre in rappresentanza di tanti paesi europei, ma anche sudamericani e dell’emisfero australe. Ogni anno a Riolo si compie un piccolo miracolo: in un paesino delle colline faentine si danno appuntamento i grandi interpreti della specialità per un evento che, al di là dell’aspetto agonistico, è sempre stato, e sarà sempre, una splendida occasione di socialità ed aggregazione. In questa rassegna, infatti, che grazie ad un indotto di circa 700 persone riempie i cinque alberghi della località, Riolo Terme ha imparato a ‘fare rete’ e tutto il territorio oggi collabora compatto per un unico obiettivo”.

E il segreto di questa manifestazione che, dal 2009 ad oggi, è sempre cresciuta in maniera costante, è proprio la capacità degli organizzatori di saper abbinare ad un’organizzazione da grande evento la tipica ospitalità della terra di Romagna: “Gli atleti, anche quelli più titolati - ha aggiunto Davide De Palma - tornano soprattutto per l’atmosfera accogliente che trovano in questa terra. Un altro aspetto per nulla scontato è che tutti gli sponsor che hanno iniziato con noi questa avventura, in otto anni, hanno sempre rinnovato il loro impegno e, a questi, nella varie edizioni, se ne sono aggiunti altri”. E così, lo stesso Giampiero Proli, responsabile della Gyproc Saint Gobain, ha annunciato che l’azienda confermerà la sua sponsorizzazione anche negli anni a venire: “E’ una partnership in cui crediamo fortemente - ha ribadito Proli - e dunque nelle prossime edizioni Gyproc e Rally di Romagna cammineranno sempre a braccetto”. Parole condivise anche dai rappresentanti di Hera e Coop Reno, altre realtà del territorio da sempre molto vicine alla kermesse riolese: “Hera ha origine

da ex aziende municipalizzate dalle quali ha ereditato il radicamento nel territorio – ha spiegato Giuseppe Gagliano, Direttore delle Relazioni Esterne -. Vogliamo che la sostenibilità ricopra un ruolo centrale nella nostra azienda perché crediamo che rappresenti un importante strumento per l’aumento della competitività e un elemento chiave per uno sviluppo sostenibile del territorio di riferimento”. Infine, grande entusiasmo da parte dei sindaci di Riolo Terme e Palazzuolo, che hanno rinnovato la loro “totale disponibilità” per fare del Rally di Romagna “un evento sempre di maggior richiamo”. Durante la conferenza, presentate impeccabilmente dal giornalista Gianluca Giardini, sono state anche presentate nel dettaglio le cinque tappe del Rally edizione 2017, tra cui anche la Gran Fondo “Vena del Gesso” di 45 km giunta quest’anno alla sua quarta edizione e, per la prima volta, “griffata” aken, marchio della famiglia Solmec, leader nella componentistica “Made in Italy”.



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SICUREZZA IN PRIMO PIANO

GIOVANI DA EDUCARE A cura di Silvano Antonelli

Grazie ad una lodevole iniziativa di Progetti Scorti, in Romagna è nata una vera e propria cultura della sicurezza ciclistica. Perché bastano poche nozioni per evitare incidenti

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arafrasando un vecchio slogan pubblicitario, potremmo dire che un’ora di lezione «allunga la vita» o, quanto meno, nel caso del ciclismo, aiuta parecchio a non farsi male. Non solo, un’ora di lezione dedicata alla sicurezza aiuta molto a tutelare gli organizzatori, i quali, meno incidenti registrano nelle loro gare, più aumentano le notti di sonni tranquilli. É incredibile come i ragazzi per un’ora prestino attenzione, partecipi di quello che per la loro incolumità preparano gli organizzatori e i direttori di corsa. Alla fine della lezione è spontaneo il loro applauso assieme a quello dei direttori sportivi, dirigenti di società e, ancor più, dei genitori, convinti di aver assistito a qualcosa di veramente utile, quanto straordinariamente semplice. Di converso, è sorprendente come il maggior numero di società non trovino uno ritaglio di tempo per istruire i loro ragazzi su come proteggersi adeguatamente in gara. Basterebbe inserire l’argomento in una della tante riunioni invernali fatte

coi loro ragazzi, normalmente dedicate alla preparazione atletica, fisica e mentale. Una sorta di breve corso del “buon ciclista”, anche se alle prime armi, consapevoli che la prima vittoria che insieme possiamo raggiungere é proprio quella della sicurezza, importante per gli atleti e ad altrettanto per i loro genitori, la cui tranquillità è fattore di promozione. Esattamente quello che pensano le società della Romagna, dove su questo terreno hanno accumulato convinzione, partecipazione, protagonismo. È grazie a loro se, nel mese scorso, a Cesenatico, Cotignola, Ravenna, è stato possibile coinvolgere oltre 140 tra ragazzi e ragazze, dagli Esordienti agli Juniores, che non si sono persi una battuta del percorso illustrato dal relatore che, gratuitamente ed ovunque lo chiamino, da anni porta avanti il “Progetto sicurezza giovani”. Un progetto che il G.S. Progetti Scorta sostiene con risorse proprie anche oltre i confini dell’Emilia-Romagna. Si è tenuta una lezione anche a Bologna, tentativo lodevole del Comitato Provinciale FCI,

ma il risultato non e stato all’altezza delle previsioni, deludente sul piano della partecipazione: solo una ventina di ragazzi quando se ne potevano raccogliere minimo tre volte tanto. Quando si affronta il tema “sicurezza”, tanti hanno grandi cose da proporre, dalle modifiche al Codice della Strada all’impiego di più scorte di Polizia Stradale, per limitarci a quelle più ricorrenti, ma altrettanti sono quelli che sulla sicurezza ignorano che la prima pietra dell’immaginifico castello della sicurezza è già nelle loro mani: dare ai ragazzi la consapevolezza di come una gara venga organizzata, gestita e quali accortezze avere per utilizzare opportunamente ciò che per loro viene predisposto. Sapete una cosa? Nessun ragazzo o quasi conosce la definizione formale del loro campo di gara: «quel tratto di strada delimitato dai veicoli con i cartelli inizio e fine gara ciclistica». Con una lezione di sicurezza si può insegnare tanto: il ruolo e l’operatività delle moto di scorta e come interagire con esse, gli ASA, la cartellonistica supplementare in prossimità


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L’intervento del Presidente della Regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini con a fianco il Sindaco di Faenza Givanni Malpezzi

dei punti pericolosi, le segnalazioni con la bandierina, il superamento delle rotonde, i trasferimenti iniziali, l’ispezione preventiva del percorso o dell’ultimo Km (quando possibile, ovviamente), le discese quando i distacchi superano i 2 o 3 minuti, l’assenza della staffetta davanti ai corridori, la specificità delle cronometro dove il traffico non viene completamente bloccato, i rientri dopo una foratura o una caduta, il comportamento da tenere quando superati dal fine gara, come orientarsi seguendo la frecciatura del percorso, ecc, ecc. Con una parte finale necessariamente dedicata agli allenamenti dove, a fronte dei rischi piuttosto seri che si possono incontrare nel bel mezzo del traffico, occorre insegnare ai nostri ragazzi il minimo indispensabile della prudenza: dallo scegliere le strade proposte dai loro genitori o direttori sportivi perché meno trafficate, al rispetto del Codice della Strada, dal non usare auricolari o telefonini mentre si pedala, alle particolari cautele di quando si viene superati da veicoli di lunghe dimensioni come gli autoarticolati. Credo tanto in questo modo semplice ed efficace di fare sicurezza che, dipendesse da me, istituirei l’obbligo per tutte le società della FCI, di certificare ogni anno, l’avvenuto svolgimento di una riunione sulla sicurezza, quale condizione per poter pro-

cedere al tesseramento dei propri atleti. L’OBBLIGO (DISATTESO) DELLA SCORTA In questi primi mesi di attività, come G.S. Progetti Scorta, abbiamo avviato una precisa procedura: chiedere agli organizzatori l’invio preventivo delle autorizzazioni e delle ordinanze relative alle loro gare, per essere anche noi, addetti alle scorte, più informati e più consapevoli di come si dovrà svolgere correttamente il nostro lavoro. Le conseguenze sono piuttosto sorprendenti. Questa documentazione, purtroppo difforme da provincia a provincia, oltreché per molti versi “poco chiara”, non viene praticamente letta dagli organizzatori, trascurando l’applicazione di importanti prescrizioni. Per esempio, abbiamo scoperto che diversi organizzatori di gare amatoriali, ignorano che la corsa debba per forza avere una scorta ufficiale, di Polizia o scorta tecnica, senza la quale (art 9 del codice della strada) la corsa non può essere svolta, nonostante la presenza dell’autorizzazione e dell’ordinanza di sospensione temporanea del traffico. Trattandosi spesso di circuiti locali, ci si arrangia con motociclisti del posto, volonterosi ma non abilitati, ignorando che in caso di ispezione della Polizia, la corsa sarà sospesa, oppure, che in caso di incidenti gravi, le responsabilità dell’organizzatore saranno quelle proprie di aver svolto una gara che,

di fatto, non aveva più l’autorizzazione sufficiente per essere svolta, con molte incertezze di come, in casi simili, le Compagnie assicurative vorranno comportarsi. Pertanto, rimanendo sempre nel caso di manifestazioni prettamente locali, se la Polizia Municipale assicura la propria presenza, nel senso che con i loro motociclisti o auto seguono costante la corsa anticipando i corridori per regolare il traffico, la corsa si può fare, altrimenti occorrerà rivolgersi alla Polizia Stradale e chiedere il loro intervento, oppure, in subordine, il rilascio dell’autorizzazione allo svolgimento della scorta tecnica, che a sua volta contiene anche l’indicazione di quante moto mettere altre ai soliti veicoli inizio e fine gara. Un documento che nei giorni successivi alla gara va restituito di nuovo alla Polizia Stradale compilato con i dati dei veicoli usati e le generalità dei soggetti abilitati che li hanno condotti. A qualcuno potrà anche sembrare una seccatura, ma credetemi, nel concetto di sicurezza delle gare ciclistiche, bisogna inserire anche la necessità di mettere in sicurezza la responsabilità dell’organizzatore, il quale, per aver fatto qualcosa di bello e di utile per lo sport, non può improvvisamente trovarsi con la casa ipotecata. Quindi, se, come si usa dire, «la carta canta», nel nostro caso... facciamola anche “pedalare”!


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Juri ragnoli - 100 km dei Forti - 1000Grobbe Bike2016 - Photo by Newspower.it


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TRENTINO MTB PRESENTED BY ROTALNORD

“VALDINON BIKE”CIAK SI CORRE

Atleti impegnati alla ValdiNon Bike - Photo by Newspower

A cura della Redazione

Il 7 maggio, negli scenari impareggiabili delle dolomiti in fiore, si disputa la nona edizione di una delle corse più suggestive del mondo

L

a bellezza e l’agonismo di “Trentino MTB presented by Rotalnord”, in quanto a gare di mountain bike, non hanno davvero eguali, fra prove spettacolari di assoluto livello, premi in denaro ai vincitori, percorsi studiati al dettaglio, lotterie, comitati organizzatori unici in Italia e quote d’iscrizione… davvero imperdibili. Trentino MTB ti fa dunque più… bello e ricco ed ora i bikers sono pronti a partire con la “ValdiNon Bike” che scatterà domenica 7 maggio. La prova nonesa regalerà una suggestiva prim’uscita fra i meleti in fiore, le cime, i bacini lacustri ed il verde della natura trentina, una prova d’apertura “dolce” ma capace d’infiammare anche i bikers dal palato più esigente. La “ValdiNon Bike” è giunta alla nona edizione e vedrà ancora una volta fra le proprie fila la nonesa DOC Lorenza Menapace, campionessa in carica sia della gara che del circuito Trentino MTB, la quale racconta un percorso dai notevoli risvolti agonistici: “È un percorso all’apparenza facile, ma in realtà molto veloce e non di facile interpretazione, soprattutto nella parte finale dove le ultime salite secche e particolarmente ripide fanno “bruciare” le gambe. La varietà di ambienti che incontri

durante la gara sono unici: colline verdissime intervallate da boschi fitti, da paeselli caratteristici e da una magnifica vista sul Brenta. Il percorso della “ValdiNon Bike” sarà - come consuetudine - di 43 km e 1220 metri di dislivello, con start ed arrivo previsti al Centro Sportivo Altanaunia di Cavareno (TN), una prima prova scenografica ed un circuito che in questa stagione si prospetta ampiamente rinnovato, ma che garantirà la consueta qualità organizzativa, afferma ancora la Menapace: “In ambito nazionale i comitati organizzatori trentini sono sicuramente tra i migliori, la professionalità è assicurata e l’attenzione a particolari e sicurezza è sempre al top. Avendo corso anche altri circuiti nazionali posso tranquillamente affermare che Trentino MTB è già un circuito che si colloca, sia per organizzazione che per tipologia di gare nonché per premi per singolo evento e premiazione finale, al vertice assoluto nazionale, nessun altro circuito premia infatti così tanto gli atleti e le squadre”. Ma un grande circuito ha sempre bisogno di grandi eventi, e la terza Passo Buole Xtreme di Ala del 21 maggio, novità assoluta per il challenge, faceva proprio al caso di Trentino MTB presented by Rotalnord,

premiata dalla partecipazione di atleti del calibro del bicampione marathon Roel Paulissen, degli altoatesini Hannes Pallhuber e Johannes Schweiggl, e del livignasco Mattia Longa. Il Passo Buole è situato a 1.460 metri ed è un valico alpino delle Prealpi venete, fra il Gruppo del Carega e il Coni Zugna, in provincia di Trento, e non è interamente transitabile dagli autoveicoli. Uno scenario “ideale” per gli appassionati di mountain bike, in una zona passata inoltre alla storia con il nome di “Termopili d’Italia” per la terribile battaglia che vi si svolse. Nel 1916 in quella stretta ed impervia gola la resistenza italiana impedì l’offensiva lanciata dagli austriaci e nota con il nome di Strafexpedition, evitando così che questi ultimi riuscissero ad irrompere nelle valli venete. Il percorso 2017 scatterà dalle vie del centro storico di Ala e vi farà ritorno con l’arrivo suggestivo in Piazza San Giovanni. Gli escursionisti della mountain bike a distanza di un secolo potranno ergersi a testimoni di questi teatri all’aperto, con Passo Buole in testa, ove si scorgono ancora le trincee risalenti ai primi decenni del ’900. Trentino MTB proseguirà poi con la “100 Km dei Forti” fra Folgaria, Lavarone e Luserna dell’11 giugno, la gara più


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Dolomitica Brenta Bike

longeva del circuito. La competizione cimbra è una delle più elaborate e complete del circuito, e proporrà tre giornate “intensissime”, dal 9 all’11 giugno, fra Lavarone Bike, Nosellari Bike e 100 Km dei Forti, con le prime due ed il percorso classic di quest’ultima a completare il 1000Grobbe Bike Challenge. Tante le “suggestioni” che i bikers dovranno affrontare nel corso della gara, dai 1550 metri di Forte Busa Verle, a Forte Lusérn, citato anche con l’appellativo di “Padreterno”, a Forte Belvedere, oggi museo con installazioni interattive, a Forte Cherle, conosciuto anche con il nome di Forte Sebastiano, passando poi a Forte Sommo Alto, disposto su tre piani di cui solamente uno in superficie, e Forte Dosso delle Somme, ultima “postazione” sino al traguardo nella frazione Gionghi di Lavarone. La “Dolomitica Brenta

Bike” di Pinzolo del 25 giugno, proposta su un percorso unico di 55 km e 2300 metri di dislivello in gran parte rivoluzionato, proseguirà l’opera, con Pinzolo per la quarta annata consecutiva punto fermo e scenario di partenza ed arrivo, nel mezzo una miriade di novità, con nuovi passaggi fra single track e sentieri a snodarsi fra gli sterrati della Val Rendena. La salita più lunga sarà costituita dalla Top Peak–Graffer di 5.8 km e con una pendenza massima del 28%, mentre le altre erte importanti saranno la Circinà di 5 km, la Masi Valagola di 1.2 km e la Foresta di 2.5 km. Al cospetto delle Dolomiti di Brenta, patrimonio dell’Unesco, ci sarà l’aggiunta di una nuova salita verso Prà Rodont, una tecnica discesa su single track verso il Ponte di Cavrados, una nuova impegnativa erta in direzione dei Masi di Valagola, uno spettaco-

lare single track in salita verso Valagola, un passaggio al rifugio Graffer con la salita Top Peak a 2261 metri che regalerà anche una cronoscalata a partire dal rifugio Boch, concludendo con l’ultima discesa sui sentieri di Madonna di Campiglio che condurranno fino a Pinzolo. Le prove successive che i bikers dovranno affrontare saranno la “Val di Sole Marathon” di Malè del 16 luglio Campionato Italiano Marathon, “La Vecia Ferovia” fra Ora (BZ) e Molina di Fiemme del 6 agosto, la prova più amata fra le donne, chiudendo poi con un’altra gara ampiamente rinnovata, la “3TBIKE” valsuganotta del 27 agosto, la quale attraverserà ben sette comuni e si effettuerà su di un percorso marathon, ponendo la ciliegina sulla torta alla stagione 2017 di Trentino MTB presented by Rotalnord.


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COME NUTRIRSI

LE ALLERGIE INDOTTE DALLA ATTIVITÀ DI ENDURANCE

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ra i molteplici fattori che possono compromettere un allenamento o l’immediato post allenamento la risposta allergica indotta dall’attività di endurance rappresenta un quadro piuttosto insidioso. Chi ha avuto modo di sperimentare questa condizione patologica si è trovato, infatti, a dover fronteggiare una reazione allergica più o meno grave, a seconda delle proprie caratteristiche, in seguito all’ingestione di alimenti normalmente consumati senza problemi. Prima di proseguire oltre nella descrizione delle conoscenze attuali su questo fenomeno, è utile definire i concetti fondamentali per la sua comprensione. Si parte dal concetto di Atopia, cioè la tendenza (o predisposizione) individuale o famigliare a produrre anticorpi (in genere IgE) in risposta a basse dosi di sostanze (in genere proteine o polisaccaridi) che normalmente non sono in grado di evocare una risposta dell’organismo, portando a manifestazioni

quali asma, rinocongiuntivite e/o sindrome eczema allergico/dermatite (AEDS). Si parla invece Ipersensibilità quando il contatto con un antigene, che non ha nessun effetto nel soggetto sano, è in grado di scatenare segni e sintomi clinici in maniera ripetibile. A questo punto è pertinente parlare di Allergia, ovvero una reazione da ipersensibilità iniziata da meccanismi immunologici anticorpo mediata (cioè dovuta ad anticorpi in genere IgE, ma sono possibili reazioni mediate anche da altre classi di anticorpi) o cellulo mediata (cioè innescata direttamente dalla risposta di cellule del sistema immunitario). Nei casi più gravi la risposta allergica può configurare un quadro di anafilassi: una condizione di emergenza che può culminare con uno stato di shock e - se non dovutamente e rapidamente trattato - morte del soggetto. Come mai quindi possono verificarsi reazioni allergiche correlate ad alimenti nor-

malmente consumati in seguito o in concomitanza dello svolgimento di un’attività di endurance? Recenti studi (1-4) hanno iniziato a chiarire quali meccanismi vi siano alla base di questo fenomeno. Lo studio in questione è stato effettuato su 10 soggetti sani, non allergici, non fumatori, non in terapia con farmaci antinfiammatori o per patologie intestinali, che non effettuassero più di tre ore di allenamento a settimana, valutando quali variazioni nell’assorbimento fossero riscontrabili in seguito all’ingestione di uno degli alimenti maggiormente allergizzanti di cui fossero facilmente identificabili antigeni resistenti ai processi di digestione: le arachidi. Previa astensione dal consumo di arachidi e dallo svolgimento di attività fisica, ai soggetti sono stati somministrati 100 grammi di arachidi contestualmente alle sostanze normalmente utilizzate per la valutazione della permeabilità intestinale: lattulosio e ramnosio, valutandoli a riposo e a distanza


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Chi è il Dr Alexander Bertuccioli Biologo nutrizionista - Perfezionato in Nutrizione in Condizioni Fisiologiche Professore (a.c.) - Laboratorio di valutazione antropometrica Dipartimento di Scienze Biomolecolari DISB - Scuola di Scienze Biomediche, Università degli Studi di Urbino “Carlo Bo” www.uniurb.it Comitato scientifico Associazione Italiana Fitness e Medicina - AIFeM - www.aifem.it Comitato scientifico Federazione Italiana Fitness – FIF - www.fif.it

A cura del dottor Alexander Bertuccioli e del dottor Michele Moretti*

Focus su un potenziale problema (anche) per il ciclista

di una settimana di tempo nel corso dello svolgimento di un allenamento su ciclo ergometro della durata di un ora al 70% del proprio carico di lavoro massimale, effettuando prelievi ematici in basale e dopo 30, 60 , 90 120 e 240 minuti dall’ingestione. I risultati sono stati piuttosto interessanti in quanto è immediatamente emerso un significativo incremento nell’assorbimento sia dell’allergene delle arachidi ricercato (Ara h 6) che del lattulosio quando i soggetti erano sottoposti a intenso carico di lavoro, dimostrando una significativa variazione della permeabilità intestinale, fenomeno molto probabilmente alla base di molte di queste reazioni allergiche correlate all’attività fisica. Infatti, incrementando la permeabilità intestinale, è possibile ritrovare in circolo sostanze generalmente non assorbite, in grado quindi di evocare una risposta da parte del sistema immunitario. Altro fattore estremamente importante chiarito con questo lavoro è quello

relativo alle tempistiche. Infatti, i prelievi ematici seriati hanno permesso di mettere in evidenza come il picco di allergene delle arachidi sia riscontrabile dopo i primi 30 minuti di esercizio e come in seguito tenda a decrescere gradualmente. Chiariti questi aspetti, quali sono gli alimenti maggiormente allergizzanti a cui prestare più attenzione? Tra i primi 8 troviamo: • LATTE • UOVO • ARACHIDE • SOIA • FRUTTA A GUSCIO • CROSTACEI • GRANO • PESCI Quali possibilità di trattamento esistono? Primariamente l’astensione dal consumo di alimenti potenzialmente allergizzanti prima dell’attività fisica, in secondo luogo - qualora non fosse possibile identificare con chiarezza le classi di alimenti implicati - il consulto con il medico allergologo potrà chiarire quali possibilità terapeutiche esistono in merito. Dal punto di vista nutrizionale, una possibile strategia potrebbe essere quella di consumare nel pre-attività miscele di fibre di diversa viscosità opportunamente bilanciate per modulare, o a livello di parete intestinale o a livello di materiale in digestione, le dinamiche di assorbimento, anche se quest’ultima strategia deve essere testata esclusivamente su quei soggetti che non mostrino problemi con il consumo di fibra solubile e comunque trovando con ripetuti test, il dosaggio efficace in grado comunque di non limitare eccessivamente

l’assorbimento dei nutrienti normalmente utilizzati in corso di attività. 1) JanssenDuijghuijsen LM, van Norren K, Grefte S, et al. Endurance Exercise Increases Intestinal Uptake of the Peanut Allergen Ara h 6 after Peanut Consumption in Humans. Nutrients. 2017;9(1):84. doi:10.3390/ nu9010084. 2) JanssenDuijghuijsen LM, Mensink M, Lenaerts K, Fiedorowicz E, Protégé study group., van Dartel DA, Mes JJ, Luiking YC, Keijer J, Wichers HJ, et al. Physiol Rep. 2016 Oct; 4(20). 3) Matsuo, H.; Morimoto, K.; Akaki, T.; Kaneko, S.; Kusatake, K.; Kuroda, T.; Niihara, H.; Hide, M.; Morita, E.Exercise and aspirin increase levels of circulating gliadin peptides in patients with wheat-dependent exerciseinduced anaphylaxis. Clin. Exp. Allergy 2005, 35, 461–466. [CrossRef] [PubMed] 4) Barg, W.; Medrala, W.; Wolanczyk-Medrala, A. Exercise-induced anaphylaxis: An update on diagnosis and treatment. Curr. Allergy Asthma Rep. 2011, 11, 45–51. [CrossRef] [PubMed] 5) Opinione EFSA, Allergy to milk and dairy products, pp.72-82 6) Opinione EFSA, Allergy to eggs, pp.82-91 7) Opinione EFSA, Allergy to peanuts, pp106-116 8) Opinione EFSA, Allergy to soy, pp.107-117 9) Opinione EFSA, Allergy to nuts, pp.91-106 10) Opinione EFSA, Allergy to crustaceans, pp.136-145 11) Opinione EFSA, Allergy to cereals containing gluten, pp.63-71 12) Opinione EFSA, Allergy to fish, pp-127-136 *(Farmacista preparatore, Esperto in nutraceutica e Atleta di Endurance)


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APPENNINO BIKE TOUR

LA PIÙ GRANDE PEDALATA D’ITALIA Assisi - veduta - Photo by Michele Tortoioli

A cura della Redazione

Da 15 luglio al 25 agosto il ciclo-viaggio istituzionale per il rilancio del patrimonio ambientale dell’Appennino

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a 15 luglio al 25 agosto Appennino Bike Tour, la più grande pedalata d’Italia alla scoperta dell’Appennino. Un ciclo viaggio istituzionale per il rilancio del patrimonio ambientale dell’Appennino, la presentazione si terrà a giugno a Bologna al G7 Ambiente. Da Altare, in Provincia di Savona, dove inizia la cresta dell’Appennino ligure, fino ad Alia in provincia di Palermo: un Giro d’Italia sui generis, lungo 2611 chilometri, attraverso 14 Regioni e 25 Parchi. L’obiettivo è scoprire le bellezze e le eccellenze dell’Appennino, permettendo un rilancio delle prospettive turistiche di luoghi di grandissima ricchezza culturale, paesaggistica e naturale, promuovendo in questo modo uno sviluppo sostenibile di queste aree anche attraverso un turismo eco-sostenibile. Una risposta, con lo strumento della promozione ambientale, al rischio di spopo-

lamento, alla crisi economica e anche alle difficoltà derivanti dagli ultimi gravi episodi sismici. Ad ogni tappa saranno promossi e valorizzati i luoghi attraverso eventi che accoglieranno l’arrivo dei partecipanti. E’ prevista una “staffetta istituzionale” con il passaggio di mano del drappo tricolore tra i rappresentanti dei 296 comuni attraversati: al viaggio però potranno liberamente unirsi con la propria bicicletta anche associazioni, pro-loco, gruppi sportivi, ciclisti professionisti ed amatoriali. Vivi Appennino è il grande contenitore all’interno del quale saranno presentati i diversi territori, con le loro peculiarità, tradizioni, luoghi da scoprire, itinerari ed offerte turistiche. Per la prima volta un punto di riferimento per tutti coloro che cercano una tipologia di soggiorno o vacanza alla riscoperta di luoghi naturalistici rimasti immutati nel tempo, tradizioni agroalimentari tramandate di generazione

in generazione, antichi saperi e autentici sapori montani con i molteplici prodotti tipici che si potranno scoprire. Lungo il percorso si potranno vivere esperienze uniche come l’osservazione del cielo presso l’Osservatorio Astronomico Astrobrallo a Brallo di Pregola, visitare a lume di candela il Castello di Bardi, scoprire alcuni tratti della via Francigena, fare un giro panoramico sulla Transiberiana d’Italia, vivere la sacralità nel pese natio di Padre Pio, Pietrelcina, avventurarsi nel Volo dell’Angelo, nelle Dolomiti Lucane, nel cuore della Basilicata, un volo sospesi su un cavo d’acciao tra le vette di due paesi, Castelmezzano e Pietrapertosa, vivere il folklore della comunità Arberesche nell’Appennino meridionale, ritirarsi spiritualmente dinanzi alla Madonna della Grotta di Orsomarso, visitare i luoghi di produzione del pistacchio e i suoi utilizzi a Bronte, poter ammirare e fare una passeggiata mozza-


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Pietrapertosa – Basilicata

fiato lungo le pendici dell’Etna, patrimonio Unesco nonché vulcano più grande d’Europa e più attivo del mondo. Per il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, il Professor Carlo Maria Medaglia, Capo della Segreteria Tecnica del Ministro, sottolinea l’importanza dell’iniziativa atta a valorizzare i territori appenninici promuovendo uno sviluppo sostenibile anche attraverso un turismo eco-sostenibile: “Il Ministro Gian Luca Galletti - ha detto - dà la sua massima disponibilità per iniziative pregevoli come questa affinché possano aver risalto e si parli di ambiente e di territorio in modo differente rispetto ai soliti tavoli e riunioni ove se ne parla in modo negativo evidenziando solo problemi e criticità come il dissesto idrogeologico. E’ importante invece far emergere l’esistenza di una coesione tra tutti i livelli istituzionali. Il Ministro vuole aprirsi all’Appennino, unica realtà territoriale che percorre tutta l’Italia dalla Liguria alla Sicilia, puntando al suo ambiente, all’unicità dei suoi parchi attraverso forme di turismo eco-sostenibile. Appennino Bike Tour deve essere un racconto del territorio, un rac-

conto delle istituzioni ed il pomeriggio deve essere pensato come un unicum. Ogni volta che c’è energia il Ministero collabora. La presentazione ufficiale di Appennino Bike Tour avverrà durante il G7 Ambiente a Bologna. E’ indispensabile far emergere la bellezza del nostro patrimonio naturale, non parlando più solo dei problemi che affliggono i territori”. Entusiasta Enrico Della Torre, direttore Vivi Appennino e coordinatore di Appennino Bike Tour, che afferma: “Ci siamo riuniti per la prima volta il 12 aprile alla Sala Europa del Ministero dell’Ambiente per presentare ai Comuni l’idea e definire l’organizzazione del Giro. C’è stato sin da subito grande entusiasmo e crediamo che con Appennino Bike Tour avremo l’opportunità sempre più di fare rete e valorizzare tutte le eccellenze dell’Appennino, un’Italia ancora tutta da scoprire”. Sul sito www.appenninobiketour.com sono aggiornate tutte le tappe con indicati i luoghi da visitare, strutture ricettive ed eventi in programma in ogni Comune. Rossiglione panorama serale


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LA VECIA FEROVIA DELA VAL DE FIEMME

LA GARA PIÙ AMATA DALLE DONNE Greta Seiwald

A cura della Redazione

Torna il 6 agosto sugli sterrati dell’Alto Adige la 21ª edizione della bike marathon. Quaranta chilometri di spettacolo puro, che piace soprattutto al gentilsesso

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ui binari de ‘La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme’ partirà un lungo treno formato da un numero indefinito di bikers, una carovana di atleti di diversa età ed estrazione che domenica 6 agosto si cimenteranno nella 21ª edizione della bike marathon trentina, nuovamente in rampa di lancio e pronta a regalare spettacolo e divertimento. La gara scatterà da Ora, in Alto Adige, per poi concludersi a Molina di Fiemme, in Trentino, dopo 40 km e 1000 metri abbondanti di dislivello sugli sterrati che ripercorrono il tracciato dell’antico trenino della Val di Fiemme, fra viadotti, gallerie e vecchie stazioni. I punti più ‘caldi’ del percorso sono rappresentati dallo strappo in pavé che immette sul traguardo volante di Pinzano, i GPM di San Lugano e del temibile Muro della Pala e l’ardito tratto finale, ridisegnato

qualche annata fa dagli organizzatori della Polisportiva Molina di Fiemme con una serie di tornantini e una rampa di 400 metri, trampolino di lancio verso la finish line allestita nel cuore della pineta di Piazzol. Il Trentino è un autentico paradiso terrestre per i patiti delle ruote grasse, e “La Vecia Ferovia” è un appuntamento storico per gli appassionati di mountain bike, una gara che è anche la più amata dalle donne di Trentino MTB presented by Rotalnord: sarà l’atmosfera delle Dolomiti, l’esemplare organizzazione o lo storico percorso sul tragitto del treno che congiungeva la Val d’Adige con la Val di Fiemme, fra sentieri, natura e stradine di montagna, fatto sta che le bikers ‘in rosa’ paiono apprezzare questa competizione dedicata alle ruote grasse più di ogni altra. La prima edizione targata 1997 si sviluppò lungo 20 km, e a vincere fu il fiemmese DOC

Jarno Varesco, mentre fra le donne trionfò Monika Schuler con un tempo di percorrenza di poco più di un’ora. La seconda edizione vide l’affermazione personale di Martin Pramstraller e Rosi Wieser. Nel 1999 il grande Silvano Janes s’impose su Kurt Messner portando per la prima volta il tempo di gara al di sotto dell’ora su un tracciato di 25 km, fra le donne vinse invece Monica Doliana. Un contest in cui si notò la presenza di tre campioni del mondo di diverse specialità: Maurizio Fondriest, Kristian Ghedina ed Antonella Bellutti. Edizione 2000 a Claudio Vandelli, con Janes secondo, e ad Elena Giacomuzzi. Nel 2001 Varesco sopravanzò Janes al fotofinish mentre Anna Ferrari comandò la truppa femminile. La sesta edizione di 34 km fu interamente di stampo altoatesino, con le vittorie di Johann Pallhuber su Klaus Fontana, ed il successo di Alexandra Hober. Edizione


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Atleti impegnati alla La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme 2016

2003 all’indomabile ‘vecchio leone’ Marzio Deho, ancora con Janes in seconda posizione, e a Marion Gufler. 8ᵃ edizione con Andrei Moukhine, mentre parlando di gentil sesso da sottolineare la vittoria di Anna Ferrari, la quale dopo aver marcato stretto Alexandra Hober sulla salita verso Pinzano e Montagna ha poi allungato il passo distanziando l’altoatesina. Nel 2005 fu nuovamente il ‘vecchio leone’ Deho a sbranare gli avversari, mentre Alexandra Hober fu la più lesta fra le donne. Decima edizione a Tony Longo e all’‘anaconda’ Annabella Stropparo, fenomenale sugli sterrati fiemmesi. Un anno più tardi torna in vetta l’Alto Adige con Johann Pallhuber ed ancora la ‘caccia grossa’ dell’‘anaconda’. Annata 2008 ad Alexey Medvedev ed Anna Ferrari, per un evento che annualmente cresce in numeri e qualità, e che si sta dimostrando una delle gare più apprezzate d’Italia. 13ᵃ edizione con una splendida giornata di sole condita dalla presenza di campioni del calibro di Paola Pezzo, Katerina Neumannova e Maurizio Fondriest, ed il trionfo di Franz Hofer ed Anna Ferrari. Nel 2010 Pallhuber ebbe ancora una volta una marcia in più, mentre

Elena Giacomuzzi si riprese il trono di reginetta dieci anni dopo. 15ᵃ edizione con il repeat di Pallhuber e la vittoria di Michela Benzoni, 2012 con Tony Longo sul gradino più alto del podio e Lorenza Menapace alla prima affermazione personale alla “Vecia Ferovia”, ennesima giornata di successo per una manifestazione che con 1500 iscritti si conferma una delle gare più gettonate della MTB italiana. Alla diciassettesima sfida Johnny Cattaneo sconfisse Cominelli di un soffio, mentre Elena Gaddoni questa volta non lasciò scampo ad Anna Ferrari. La Gaddoni si confermò in formissima nell’annata successiva, mentre fra i maschi nessuno riuscì a tenere il passo di Fabian Rabensteiner. Un’edizione che ha lasciato spazio anche alla gara di e-bike, vinta da Eugenio Soppelsa. Poi giunse finalmente l’ora dell’ex iridato marathon Roel Paulissen: dopo due anni senza successi alla terza presenza il belga fece centro, imponendosi nel finale dopo una lotta serrata che vide protagonisti anche Fabian Rabensteiner ed il materano Vito Buono. Tra le donne, invece, terza vittoria consecutiva per la romagnola Elena Gaddo-

ni, che si aggiudicò la sfida con la brianzola Mara Fumagalli e con la lituana Katazina Sosna. I più vincenti di sempre a “La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” sono Johann Pallhuber con 4 successi, ed Anna Ferrari con altrettante vittorie. E lo scorso anno la Polisportiva Molina di Fiemme capitanata da Alberto Di Lorenzo e Mauro Dezulian fece registrare un nuovo record superando gli oltre 20000 concorrenti in 20 anni di storia. Ad aggiudicarsi la prestigiosa ventesima edizione fu il piemontese Andrea Tiberi, bravo a resistere agli attacchi di Longa e Fruet in quella che fu la quarta tappa del circuito Trentino MTB. Al successo del biker occitano fece eco la vittoria al femminile della toscana Maria Cristina Nisi, sul podio con Greta Seiwald e Mara Fumagalli. Nell’edizione del prossimo agosto ci sarà inoltre la tradizionale “Miniferrovia”, la quale ha l’intento di far divertire tutti i giovani pedalatori e di sostenere la ricerca sulle malattie dei bambini. Le iscrizioni per la gara dei grandi sono invece a disposizione alla cifra di 30 euro da saldare entro il 23 luglio, o a 35 euro dal 24 luglio al 2 agosto.


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LE NUOVE FRONTIERE DEL CICLISMO

TUTTI PAZZI PER IL BIKEPACKING

Trieste il palazzo del municipio

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ikepacking. Negli anni recenti, con lo sviluppo planetario della bike-economy, anche in Italia si è cominciato a sentire sempre più spesso pronunciare questa parola. Ma di cosa si tratta? È un modo di viaggiare in bicicletta (principalmente mtb e gravel, ma non solo)

con l’ausilio di borse specifiche che permettono di portare con sé tutto il necessario per poter assaporare al meglio un viaggio, meglio ancora un’avventura, liberi da vincoli di fermate obbligatorie anche per lunghi tratti. Di norma si parla di bikepacking per viaggi la cui durata minima è di 2 giorni, fino

ad attraversare continenti o addirittura affrontare il giro del mondo in 91 giorni. Questo record è stato stabilito da Mike Hall, recentemente scomparso, unanimemente riconosciuto come l’ambasciatore ed ispiratore di questo tipo di attività. Oltre oceano, negli States, il Bikepacking è una disciplina che vanta oltre un decennio


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A cura della Redazione

Due borsoni per essere autosufficienti ed una naturale predisposizione all’avventura: così oltre oceano è nata una nuova disciplina a due ruote. Che ha nel Friuli la sua “culla” italiana

di storia, scandita da manifestazioni che promuovono il turismo ciclistico permettendo, nel contempo, di scoprire il territorio. Generalmente non si parla di gare, ma di avventure, dove non si guarda il cronometro ma in cui bisogna essere pronti ad adattarsi a qualsiasi condizione atmosferica e quindi equipaggiati a dovere per non dover ricorrere ad aiuti esterni dato che vige - rigorosa ed ineludibile - la filosofia dell’autosufficienza. E’ quindi normale portare con sé sacco a pelo, tenda, acqua, cibo, vestiti, materiale per fare manutenzione, luci e quant’altro possa servire durante l’esperienza. Ma sempre con un occhio di riguardo al peso complessivo per poter viaggiare veloci. La madre di tutte le manifestazioni è il Great Tour Divide, un percorso che si snoda dal Canada al Nuovo Messico correndo lungo la dorsale del continente in una affascinante ed estenuante galoppata di 4400 km e 60.000 m di dislivello. In Italia, nonostante una storia recentis-

sima, c’è molto fermento e vari eventi, negli ultimi anni, hanno visto la luce. Tra questi vogliamo evidenziarne uno che si presenta molto interessante e che vedrà la sua prima edizione il 17 giugno 2017 con partenza collettiva nella mattinata da piazza del Ferro a Gemona del Friuli con traguardo in Piazza Unità a Trieste: stiamo parlando di FVG EXPERIENCE-BIKEPACKING ADVENTURE. L’evento prevede che i partecipanti siano dotati di GPS dove caricheranno la traccia fornita dagli organizzatori e che dovranno seguire passo passo percorrendo sentieri, strade forestali, città, fiumi, laghi e montagne presenti sul territorio. Il viaggio prevede un intreccio perfetto tra storia, natura, cultura e - perché no? - gastronomia, alla scoperta del Friuli Venezia Giulia, regione poco conosciuta ma che ha molto da offrire a chi avrà la curiosità e la voglia di partecipare. Non mancheranno due sconfinamenti in Austria e Slovenia, a voler rimarcare la vocazione ed il fa-

scino di questo evento in terra di confine. Il percorso sarà lungo oltre 550 km (70% sterrato e 30% asfalto) con un dislivello di 12.500 m e - per chi lo vorrà - ci sarà la possibilità di scegliere in corsa se scalare l’ormai leggendaria salita del Monte Zoncolan e portare con sé anche questo indelebile ricordo. I tempi di percorrenza previsti sono di due giorni per i più temerari che pedaleranno anche di notte, fino ai 5/6 giorni per chi deciderà di godersi con calma la regione. A tutti i partecipanti verrà offerta una cena la sera pre-evento durante la quale riceveranno un pacco gara con integratori Named Sport ed una maglietta dedicata realizzata da Dopogara. Verranno inoltre estratte a sorte cinque borse da bikepacking prodotte da Rusjan Bags, un laboratorio artigianale che produce borse per bici di alto pregio ed impermeabili. Avete ancora dei dubbi se partecipare? Dimenticateli e buttatevi nell’avventura: tagliato il traguardo, avrete molto da raccontare!


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Gemona Il Duomo

NEW FRONTIERS IN CYCLING

EVERYONE’S CRAZY ABOUT BIKEPACKING Two seat-bags to be self-sufficient, plus a penchant for adventure: that’s how, on the other side of the ocean, a new discipline on two wheels was born. And the Friuli region is its Italian cradle

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ikepacking. In recent years, with the global development of the bike-economy, this word is being heard increasingly more often, even in Italy. But what is it? It’s a way of travelling by bike (mainly mtb and gravel, but not exclusively) with the aid of specific bags that enable the cyclist to carry all the necessities for an enjoyable trip, or better yet, an adventure, free from the burden of making necessary stops,

even over long stretches. Bikepacking trips are normally at least two days long, but can be more epic transcontinental trips or even a world circumnavigation in 91 days. This record was set by Mike Hall – who recently passed away – unanimously recognised as the ambassador and inspiration behind this type of activity. Overseas, in the States, the Bikepacking discipline has been around for over a decade, marked by events that both promote

cycle tourism and are a means to explore unknown areas. Rather than races, these events are generally viewed as adventures in which your time isn’t clocked, but you must be ready to adapt to changing weather conditions. Being properly equipped to avoid having to resort to external aids is mandatory, given the inexorable and rigorous pursuit of the philosophy of selfsufficiency. Gear to be carried normally includes a sleeping bag, tent, water, food,


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clothing, bike tool kit, lights and anything else that might be of use during the experience. But with an eye kept on the overall weight, to facilitate speed. The mother of all events is the Great Tour Divide; a route that winds its way from Canada to New Mexico along the continental divide in an amazing and exhausting slog of 4,400 kilometres and 60,000 metres of elevation gain. In Italy, despite its short history, bikepacking has generated a lot of buzz and many events over the past few years. A really interesting event we’d like to highlight – the first edition of which will be on June 17, 2017 – has a collective start in the morning from Piazza del Ferro in Gemona del Friuli, and finishes in Piazza Unità in Trieste: we’re talking about the FVG EXPERIENCE-BIKEPACKING ADVENTURE. Participants of the event are expected to be equipped with a GPS, and will have to upload the route supplied by the organisers, which must be followed step by step as they cover trails, forest roads, cities, rivers, lakes and mountains in the territory. The trip provides a perfect mix of history, nature, culture and – why not? – gastronomy, and goes in exploration of Friuli Venezia Giulia, the little-known region that has much to offer to those who have the curiosity and desire to take part. Two border-crossings into Austria and Slovenia are included, to highlight the mission and appeal of the event to the neighbouring countries. The route is more than 550 kilometres long (70% dirt road and 30% asphalt) with an elevation gain of 12,500 metres, and anyone who’s keen can decide along the way whether to tackle the legendary Monte Zoncolan climb, and take home this unforgettable memory as well. The trip should take two days for the more daring who continue riding at night, and up to 5/6 days for those who decide to quietly enjoy the region. A pre-event dinner is offered to all the participants, during which they’ll receive a race goodie bag with Named Sport electrolytes and a dedicated Tshirt designed by Dopogara. Five bikepacking bags manufactured by Rusjan Bags, an artisanal lab that makes high-end, waterproof bike bags, will be randomly drawn. Do you still have any doubts about participating? Forget them and launch yourself into this adventure: after crossing the finish line, you’ll have a lot to tell!


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VDO M7

TUTTO IN UN CLIC A cura di Enrico Pastori - Redazione Tecnica

Grazie alla trasmissione GPS, questo mini-computer è in grado di gestire tutte le più importanti funzioni ciclistiche

È

risaputo: il digitale, il computer e la rete internet hanno ormai cambiato la vita anche ai ciclisti. Ma, al di là dei luoghi comuni, in quale direzione si sta muovendo la tecnologia al servizio della bicicletta? Se dovessimo guardare alla vasta gamma di ciclocomputer VDO e ai servizi che i prodotti sul mercato propongono, la tendenza sembra tanto semplice quanto scontata: primo, garantire sempre e comunque il piacere universale di pedalare. Solo qualche anno, fa per conoscere i chilometri percorsi, la frequenza con cui si

pedalava, la media oraria, il valore del dislivello e la percentuale di ascesa di una salita, si doveva ricorrere ad una montagna di sensori e a una cofanata di magneti. Bene, scordateli: la strumentazione di generazione 2.0 ricorre alla tecnologia GPS per gestire tutte le più popolari funzioni ciclistiche, lasciando all’utente il piacere di concedersi pienamente al suo sport preferito. Questo è quanto proposto dal VDO M7 equipaggiato da un sistema di localizzazione basato sulla trasmissione GPS. Con tale sistema vengono gestite tutte le funzioni strettamente ciclistiche, di distanza e di velocità, ma anche quelle più strettamente legate alla variazione di altimetria, come elevazione, pendenza della salita, pendenza istantanea, altimetro, altitudine massima (fino a 4999 m) e pure il profilo altimetrico del circuito. A gestire tutte le funzioni (e molto altro) provvedono tre pulsanti collocati sotto il display; da sinistra il pulsante ALTI che, a seconda del tempo che si tiene premuto, alterna il richiamo delle funzioni altitudine oppure l’apertura delle stesse; al centro il pulsante O che gestisce lo start/stop dell’allenamento nonché apertura/chiusura dei menù, ed infine a destra il pulsante BIKE che può anch’esso alternare il comando di

richiamo delle funzioni ciclistiche oppure la memorizzazione e il reset dati del percorso. Come già anticipato, le variazioni di altitudine sono determinate mediante precise misurazioni barometriche, mentre l’altezza della partenza potrà essere facilmente e rapidamente calibrata basandosi sui dati forniti dalla rilevazione GPS, ovvero con il pulsante ALTI. Allo stesso modo saranno calcolate tutte le variazioni di altimetria anche quando queste non prevedono un ascesa ma semplicemente la discesa. Una connessione USB provvede sia alla ricarica della batteria che a connettere direttamente il ciclocomputer al PC per il download dei dati di corsa in formato .fit. L’analisi di questi ultimi potrà avvenire attraverso l’apposito software VDO o attraverso la condivisione su social media come Facebook o attraverso il caricamento su app come Strava o simili. L’interfaccia del M7prevede una visualizzazione trilineare: nella parte alta sono visualizzate le informazioni riguardanti l’altitudine corrente, il livello di segnale GPS e lo stato delle batterie; nella parte intermedia è visualizzata a caratteri grandi e ben leggibili la velocità corrente; mentre nella parte bassa del display sono visualizzati i dati dell’uscita corrente e una freccia di corpose dimensioni che indica la direzione da prendere, in pratica una immediata visualizzazione se ci si avvicina oppure allontana dal punto programmato. Infine il prezzo, il VDO M7 viene venduto a 89,95 €.


3TBIKE 2016 - Photo by Newspower.it


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DONNA IN BICI

MARIA

CRISTINA DALLA STRADA NISI AGLI STERRATI A cura di Paolo Mei

E’ nata in Maremma, ma abita in Liguria. Ha vinto tanto sull’asfalto, ma oggi, per un cavillo regolamentare, gareggia in mountain bike. Storia di un talento delle due ruote che, malgrado la sua feroce autocritica, promette scintille Maria Cristina Nisi in azione - Photo by Newspower.it

L

a “donna in bici” del mese arriva dalla Maremma ma abita in Liguria, per la precisione ad Albenga. Amante delle camminate, della buona musica e dello sport, ex granfondista di rango nel settore stradale, Maria Cristina Nisi in poco tempo è diventata un asso della mountain bike italiana. Maria Cristina, lei ha fatto un percorso opposto rispetto a campioni del calibro di Evans, Hesjedal, Sagan, Péraud e molti altri. Dalla strada alla mountain bike: perchè? Ho iniziato ad andare in mountain bike per motivi di regolamento della Federazione Ciclistica Italiana in quanto, avendo fatto l’atleta Elite su strada, anche se solo per qualche mese, i regolamenti prevedevano che dovessero passare più di due anni per poter tornare a correre come amatore. Allora mi sono voluta mettere in gioco nel mondo della MTB, anche se è stata molto dura soprattutto nei primi due anni. Comunque non ho voluto mollare e adesso

mi ritrovo a competere ad alti livelli e mi sto togliendo un bel po’ di soddisfazioni. Eppure nel mondo granfondistico legato alla strada si era tolta le sue belle soddisfazioni... Vero, anche se mi reputo un cavallino un po’ selvaggio! Ho corso per team importanti, dal team Cinelli al team Boss, per arrivare al team Max Lelli. In ogni caso, malgrado il passaggio al fuoristrada sia stato obbligato, mi sono subito innamorata di questa disciplina. A quando risale la sua prima gara in MTB? Cinque anni fa all’isola d’Elba, anche se ancora correvo come amatore. Era l’ultimo anno e diciamo che in due settimane di relax ho avuto la brillante idea di andarmi a misurare su una Granfondo così impegnativa. Anche se, risultati alla mano, non è andata nel migliore dei modi, mi sono comunque divertita un sacco. Quali sono le sue caratteristiche tecniche?

Mi definisco una scalatrice, ma ho ancora da lavorare molto per affinare la mia tecnica anche se sono sulla buona strada. Diciamo che la pazienza non è proprio il mio forte, però ho la fortuna di avere accanto a me un compagno che invece di pazienza ne ha tanta. Ciclista preferito a cui ispirarsi? Il mio ciclista preferito è Nino Schurter, mentre tra le donne mi piacciono Jolanda Neff ed Eva Lechner. Non ha mai pensato di fare la professionista? L’opportunità di fare la professionista è capitata in un periodo della mia vita non molto felice, motivo per cui è durato molto poco. Dopo circa sei mesi, infatti, ho dovuto abbandonare i sogni. Come detto in precedenza, lei ormai è diventata a tutti gli effetti una biker. Gli appassionati sono sempre attratti dal tipo di vita che conduce una top biker: cosa fa nella vita quotidiana, ma soprattutto come e quanto si allena?


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Chi è Paolo Mei Giornalista sportivo e speaker ufficiale del Giro D’Italia Maria Cristina vince la Tre Epic 2016 - Photo byAlessandro Billiani

Nella vita di tutti i giorni collaboro con il mio compagno nel suo negozio di bici. I miei allenamenti, invece, si sviluppano soprattutto dalla tarda mattinata al primo pomeriggio e si alternano tra bici da corsa e mountain bike; in più svolgo alcune sedute in palestra con esercizi a corpo libero. Comunque mi alleno per un totale di 18, 22, 23 ore settimanali. E’ seguita da qualche preparatore? Sì, sono seguita nella preparazione dal mio team. Diventare biker è piuttosto difficile a causa della tecnica. Lei però si ritrova in casa un ottimo maestro, quell’Ottavio Nattero che, oltre ad essere il suo compagno nella vita, è stato un ottimo biker ligure negli ultimi dieci anni del vecchio millennio… Sì, la passione nella mountain bike e la tecnica nella guida è stata una caratteristica che sono riuscita a condividere con lui. Ottavio si allena con me e non si dimentica mai di darmi i suoi consigli e,

quando serve, anche un pizzico di morale. Le vittorie alla Tre Epic, alla Val di Fassa Bike, alla Vecia Ferrovia, oltre al terzo posto nella temibile e prestigiosa Sellaronda Hero, sono certamente un ottimo biglietto da visita per un’atleta: ma dove può arrivare Maria Cristina Nisi? Non saprei, per adesso l’unica cosa certa è che voglio divertirmi perché se nello sport non c’è divertimento prima di tutto non si possono raggiungere certi risultati. Pertanto io continuerò a lavorare e ad imparare, poi staremo a vedere in futuro dove riuscirò ad arrivare. Molti corridori hanno la propria “bestia nera”, l’avversario più ostico: qual è la sua? La mia bestia nera molte volte è la mia testa che ragiona un po’ troppo. Mi faccio dei problemi inesistenti, però ci lavoro bene e lotto contro tutto e tutti e, nello sport come nella vita, cerco di trasformare le mie debolezze in punti di forza.

La gara dei sogni, quella che vorrebbe vincere a tutti i costi? Non c’è una gara in particolare che inseguo, però ci sono gare che, solo al pensiero di poterle vincere, mi danno enormi soddisfazioni. E il suo percorso preferito? Quello con lunghe salite, lunga distanza, ma amo anche le discese lente e tecniche. Quest’anno lei fa parte del Team Bike Innovation Focus Pissei, stesso team di un ex professionista di rango: Elia Favilli, oltre a Nina Gulino. Quale atmosfera si respira in questa squadra? La mia squadra prima di tutto è un gruppo di amici e di ragazzi che sono sempre pronti ad ascoltarti: in Elia Favilli e Nina Gulino ho trovato due ottimi compagni di squadra con cui condivido i momenti prima e dopo le gare. Inoltre, con il mio team manager Matteo Baldissarri, ho trovato una persona in grado di ascoltarmi e pronto ad aiutarmi nei momenti difficili.


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TERAPLANDO

PEDALA CHE TI PASSA della Dott.ssa Manuela Ansaldo *

Un progetto scientifico dimostra la relazione fra una regolare attività aerobica ed il tono dell’umore

“P

er far sì che l’uomo avesse successo nella vita, Dio lo fornì di due risorse: l’educazione e l’attività fisica. Non separatamente, l’una per l’anima e l’altra per il corpo, ma per entrambe insieme. Con queste due risorse, l’uomo può ambire alla perfezione” (Platone, IV Sec. a.C.) Perché pedali? Quali sono state quelle coincidenze di eventi, situazioni ed incontri che ti hanno portato a salire su una bicicletta? Quale la motivazione primaria che ti ha spinto verso quello che sembra avere i connotati di un vero e proprio innamoramento? Perché senza di lei - la tua bicicletta - non puoi più stare, magari facendo sacrifici, cercando di incastrare lavoro, famiglia, affetti ed impegni vari? Guai, però, a chi o cosa si frappone tra te e la tua intenzione di fare una passeggiata, una “sgambatina”, un al-

lenamento (indoor o outdoor). Qualunque sia stata la ragione originaria (una sfida, un’eredità familiare, lo stare in compagnia, ritrovare un peso forma, seguire il consiglio di un amico, familiare o medico), ti sei mai chiesto perché continui a farlo? Nonostante il ciclismo sia uno sport di fatica, in cui occorre una motivazione tale da dare energia ad ogni pedalata, continui non solo a volerlo, ma ad averne bisogno. Teraplando, ovvero “fare terapia pedalando”, vuole essere un connubio di tutte queste tue motivazioni, a volte spinte inconsapevoli che accompagnano quella che diviene quasi un’insostituibile “compagna di vita”: la bicicletta. Attraverso un gesto motorio ripetitivo come pedalare, anche semplice quando compiuto nella sua automaticità, è possibile esprimere un repertorio di emozioni inestimabile, alimentare pensieri che

possono rivelarsi come nuove idee, quasi “illuminazioni”. Pedalare diviene veicolo di espressione di un mondo interno che si racconta e si rinnova ad ogni giro di pedale, tanto da avere il potere di cambiare la visione di ciò che accade intorno a noi, come una sorta di “catarsi”. Come e perché accade tutto questo? Potrò spiegarlo descrivendo la nascita ed il razionale scientifico di Teraplando. IL PROGETTO Teraplando nasce nel 2015 da uno studio approfondito sugli effetti benefici dell’attività aerobica sul tono dell’umore. Questo progetto si concretizza grazie alla mia personale storia ed esperienza di vita, nonché formativa. Iniziai da adolescente andando in palestra, poi nuoto negli anni di Università (Psicologia), poi ore e ore dedicate all’indoor cycling. Nel frattempo la mia


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visione olistica dell’essere umano mi portò ad una formazione secondaria con un Master in Psiconeuroendocrinoimmunologia - PNEI - (scienza che studia la comunicazione bidirezionale tra i sistemi endocrino, immunitario, neuropsicologico e psichico, con un approccio che vuole superare la visione compartimentale tipica della didattica medica e paramedica) e ad un Dottorato di Ricerca in Neuroscienze Cognitive. Alla fine di quest’ultimo percorso, mentre con grande passione lavoravo come trainer MAC Cycling presso diversi centri sportivi su Roma, studiai la letteratura scientifica riguardante la cura della depressione e dei disturbi d’ansia attraverso l’attività aerobica. Molti articoli testimoniano come pedalare possa costituire un valido supporto terapeutico, oltre alla farmacoterapia e psicoterapia, a questo tipo di sofferenze psichiche (Babyak et al., 2000; Blumenthal et al., 2007; Carek et al., 2011). Teraplando, grazie ad una raccolta fondi ricavata da eventi indoor cycling con l’ASD

MAC Italia, inizia aprendo gratuitamente i suoi corsi bisettimanali (svolti all’interno di una palestra, con biciclette a volano fisso, della durata di 60 minuti) ai pazienti affetti da psicopatologia afferenti al Centro di Salute Mentale (CSM) di Roma Cinecittà (ASL RM2), direttore Prof. Roberto Parravani. I risultati ottenuti dopo circa due mesi con coloro che partecipavano alle lezioni, hanno convinto i medici psichiatri della validità del progetto e del metodo, tanto che Teraplando farà parte delle attività riabilitative del Dipartimento stesso. Nel corso del tempo, Teraplando ha esteso la sua mission, ampliando la sua utilità alle persone che possono giovare dell’indoor cycling perché affette da patologie che riguardano non solo la salute psichica, ma anche fisica (malattie metaboliche quali obesità, diabete, malattie di tipo cardiovascolare, riabilitazione da infortuni). Ciò che riguarda l’uso della bicicletta (che per praticità, aspetti logistici e metodologici, è quella a volano fisso, la cosiddetta spin-bike) a

finalità terapeutica, per la salute psicofisica dell’individuo, è Teraplando. Questo progetto si avvale di una rete multidisciplinare, ovvero di persone che credono nella sua validità e che ne supportano la sopravvivenza e la crescita. Sto parlando dei medici che sollecitano i loro pazienti a prendersi cura di sé non solo assumendo dei farmaci, ma anche facendo qualcosa di attivo per la loro salute, ovvero cambiando lo stile di vita, che diviene poi una risorsa non solo per il corpo, ma contemporaneamente per la mente (effetti sul tono dell’umore, sull’autostima e sull’autoefficacia percepita). Teraplando è costituente essenziale di coloro che vivono il ciclismo nella sua componente di benessere e ludicità, poiché il suo messaggio veicola non un’appartenenza ad una squadra, ad un gruppo o ad un marchio, ma ad un modo di fare proprio “l’andare in bicicletta”. Il ciclismo racchiude in sé la socialità, lo stare insieme, attraverso aspetti quali il supporto e l’empatia, la motivazione


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e la sfida, la convivialità e la collaborazione, la profondità e la goliardia. Al contempo, essendo uno sport individuale, può diventare una potente risorsa di autoconsapevolezza, intesa sia in termini psicologici che fisici (la consapevolezza del corpo è un processo di crescita molto complesso!). La bicicletta permette di conoscere e percorrere il territorio, di ammirare luoghi altrimenti inesplorati. Permette un viaggio fuori e dentro di sé. Grazie a questa sua filosofia, Teraplando è stato accolto in cornici prestigiose del ciclismo amatoriale, promotrici del benessere veicolato attraverso l’uso bicicletta. Ad ottobre 2016, l’Avv. Gianluca Santilli, presidente del Comitato organizzatore di GF Campagnolo Roma, scrive: ”Mettere a disposizione di Teraplando e delle sue logiche riabilitative Granfondo Campagnolo Roma è per noi dell’organizzazione del tutto logico e coerente con le nostre finalità. L’attività fisica svolta attraverso la bicicletta ha effetti di straordinaria valenza come Teraplando dimostra e siamo orgogliosi di poter promuovere questa bellissima iniziativa”. In tale manifestazione, alcuni pazienti, grazie a sinergie di intenti, ovvero persone sensibili (tra i quali coloro che hanno fornito Sponsor in grado di fare sopravvivere economi-

camente Teraplando) hanno pedalato (con e-bike) la cicloturistica “In bici ai Castelli” in questa bellissima festa del ciclismo a Roma. Pensare che qualcuno di loro non andava in bicicletta da anni! Nella stagione 2017, Teraplando è presente con il suo stand al circuito di gare Pedalatium (5 appuntamenti: 9 Aprile - GF Città di Fara in Sabina; 7 Maggio – GF Città di Fiuggi Valerio Agnoli; 11 Giugno – GF dell’Appennino Reatino; 3 Settembre – GF di Cassino Terre di San Benedetto e San Tommaso; 8 Ottobre – GF Campagnolo Roma). L’organizzazione, rappresentata da persone con una spiccata sensibilità e capacità, ha voluto Teraplando con sé poiché simboleggia, nei valori che veicola, il ciclismo che fa bene, il ciclismo pulito. Le maglie del circuito Pedalatium, numerose nelle premiazioni che rappresentano, prodotte dall’azienda ALE’, hanno Teraplando come logo inserito nella loro manica, logo che significa unmodus pedalandi! Nel concreto, ad oggi, Teraplando si sostiene, oltre al ricavo ottenuto dagli sponsor (AREG Elevatori; Dolcemente Donna di Antonella Antonelli; AudioCompany; Dai Maroncio – Ristorante Pizzeria; Pendenze Pericolose - Carnia Cycling), grazie alle donazioni

ricavate dalla vendita della sua linea di abbigliamento tecnico - ALE’ Cycling. Le divise “girano” letteralmente in diverse regioni d’Italia, poiché tanti sono i ciclisti che hanno voluto indossare Teraplando (anche persone che pedalano in palestra) perché vivono la bicicletta come la loro “terapia”, la loro attività di benessere, il loro spazio e tempo da custodire. Questo permette a coloro che usufruiscono del servizio, una spesa mensile minima per partecipare alle lezioni di indoor cycling presso la palestra Passion Fitness Tuscolano, Via Flavio Stilicone 238, Roma. L’obiettivo a lungo termine del progetto è far sì che in più Regioni possa essere svolta un’attività aerobica specificamente a scopo terapeutico per pazienti portatori di patologie, ovvero in altre città d’Italia si possa fare ciò che Teraplando fa a Roma: prendere per mano le persone che hanno problematiche fisiche e/o psichiche (come se nella realtà tale scissione fosse davvero reale!) e aiutarle a scoprire un patrimonio di risorse che non riuscivano a vedere da sole. Il corpo e la mente sono scrigni di diamanti. Occorre solo sapere che ci sono. E come cercarli. Per fare questo occorre beneficiare del sostegno di una equipe con diverse specializzazioni finalizzate alla salute, una rete


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multidisciplinare che lavora in maniera cooperativa e sinergica per uno scopo comune. Come in una squadra, l’atleta singolo può avere molte risorse, ma per vincere va sostenuto dal suo Team. LE TESTIMONIANZE DEI PAZIENTI DEL CSM Cinecittà – Roma “E’ davvero bella questa attività e come si ‘muove’. Per la prima volta mi sento di fare parte di un gruppo che mi piace tanto, che NON mi fa sentire ‘diversa’, pur con i miei limiti e le mie difficoltà … mai veramente ho preso la decisione di mollare, semmai di continuare … in attesa di una montagna finalmente da scalare fino alla fine”, “.... mi ha dato modo di provare la commozione e la gioia che anche io posso riuscire nelle cose per me impossibili”. “Pensavo che questa attività fosse qualcosa di sterile ed invece c’è un bagaglio di emozioni da vivere ed esplorare” “Per la prima volta dall’esordio della mia malattia riesco a vivere un’esperienza di vita, in questo caso di sport, per il corpo e per la mente, con una certa continuità …” “... ero arrabbiato nero con il mondo intero e, pedalando, pedalando, sono tornato a sorridere... perché ho incontrato persone che con coraggio e volontà affrontano i loro disagi...” “Il traguardo è uguale e raggiungibile per tutti noi, per un gruppo che pedala, ognuno con le proprie sofferenze che a volte sembrano essere insormontabili, ma che si fa forza l’un l’altro”. “Pedalare è fatica e impegno non solo fisico. Ma man mano che il tempo passa, l’impegno lascia il posto alla necessità, sembra

strano, fisica e mentale, di venire a pedalare e sudare … non è per me un impegno solo fisico, è come buttare fuori il buio e quello che spesso mi opprime, mi imprigiona, facendomi avvitare sui miei pensieri negativi. Per questo sono contenta quando vengo, oltre ad incontrare persone speciali davvero, perché sento calore e affetto. Quando pedaliamo tra noi passa energia e le emozioni sono forti … ci fa sentire uniti e mai soli. Non avrei mai creduto di potermi appassionare alla fatica di pedalare, alla possibilità di andare in astinenza per non potere partecipare, e trarne gioia e piacere quando posso. Quando torno ai miei impegni quotidiani, spesso ho avuto delle illuminazioni! Come vedere soluzioni possibili a problemi che poco prima mi sembrava non potessi risolvere. Il mio stato psicologico è migliorato, la mia tendenza a chiudermi si è attenuata. Credo che questo progetto debba essere inserito nei programmi di aiuto al disagio mentale …”. “Questo progetto è un sogno bellissimo e c’è tanto bene e tanto amore in questo. Perché c’è in te per quelli come me. Tu ci metti il cuore … è una vocazione la tua e le persone lo sentono. Io ammiro quello che fai e come sei e voglio dirti grazie” “Ho provato una grande fatica fisica, ma anche un grande appagamento psicologico per i risultati raggiunti e le relazioni che si sono stabilite. Il contatto con l’istruttrice mi ha stimolato e spinto ad uscire da un isolamento, più con i fatti che con le parole. L’organizzazione del gruppo ho fornito una rete di relazioni umane più che soddisfacente” “Ho 53 anni e dallo scorso mese di settembre ho iniziato questa esperienza con la Dr.ssa

Ansaldo dietro consiglio del mio medico curante. Da due anni sono in menopausa e i miglioramenti che ho ottenuto per quanto riguarda soprattutto il tono dell’umore sono stati notevoli. Mi sento molto più serena ed è migliorata anche la qualità del sonno. Dal punto di vista fisico, avendo avuto parecchi problemi legati alle articolazioni, questi sono molto diminuiti specialmente quelli legati alle ginocchia (prima una semplice passeggiata bastava a farmi zoppicare, per un dolore fortissimo al ginocchio sinistro). Alla Dr.ssa Ansaldo va anche il merito di aver creato un gruppo molto affiatato con cui è bellissimo condividere tutto, la gioia, ma anche la fatica di arrivare ogni volta alla fine di ogni pedalata stremati ma con la consapevolezza di essere arrivati alla meta.” “… siamo stati guidati con professionalità, competenza e grande attenzione, oltre all’aspetto fisico dell’allenamento, anche allo stato emotivo di tutti noi. In questo clima di totale disponibilità all’ascolto della persona nella sua interezza, si è creato un gruppo davvero speciale, al quale tengo molto. Penso che Teraplando sia un’attività adatta e consigliata a tutti, anche per affrontare momenti difficili della vita. Il fisico si fortifica ed insieme ai muscoli si rafforza anche l’autostima. Grazie a tutto il gruppo di Teraplando per la condivisione di un percorso che a volte è stato emotivamente molto forte (mi è successo un giorno di piangere per quasi tutto il tempo della pedalata)”. *Dottore di Ricerca in Neuroscienze, Psicoterapeuta Cognitivo Comportamentale e Psicologa dello Sport


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VACANZA

SLOW

Le piste ciclabili in sicurezza totale - Photo by R. Kiaulehn

A cura della Redazione

Alla scoperta della via trentina al turismo eco-sostenibile, quattrocento chilometri immersi nella natura, dalle Dolomiti al Lago di Garda

U

na segnaletica ben curata, percorsi adatti anche alle famiglie con bambini e “bicigrill” disseminati lungo la strada dove sorseggiare un caffè, gustarsi uno snack o controllare la pressione delle gomme. E ovviamente dei paesaggi spettacolari dovunque si posi lo sguardo. Sono questi gli ingredienti della via trentina al turismo eco-sostenibile, un percorso riservato ai turisti su due ruote che si snoda per oltre quattrocento chilometri e che permette di attraversare tutta la regione sui pedali, dalla città di Trento a quella di Rovereto, dalle Dolomiti di Brenta Patrimonio Unesco al Lago di Garda. Gli itinerari sono studiati per assecondare tutte le esigenze. Dalla salita mitica percorribile con bici da strada o mountain bike che si inerpica sulle pendici del Monte Bondone dedicata alla memoria di Charly Gaul alla pista ciclabile che attraversa la Valle dei Laghi qui trovano il loro “habitat naturale” sia il ciclista esperto che cerca la salita impegnativa sia il neofita che vuole semplicemente godersi una corroborante passeggiata con il vento fra i capelli. Si pedala fra i campi di mele o fra i vigneti, nei centri urbani o lungo i boschi, in riva ai laghi o costeggiando l’Adige, su percorsi il

cui grado di difficoltà è ben segnalato dai cartelli che aiutano il ciclista ad orientarsi e a capire se le difficoltà da affrontare sono eccessive o adeguate. Tanti tracciati, con mille caratteristiche differenti, ma accomunati da un’unica peculiarità: permettono di vivere questa esperienza in totale sicurezza. E se la stanchezza accumulata dovesse essere eccessiva tornare al punto di partenza non sarà un problema grazie alla fitta rete di trasporti pubblici che consente di trasportare le biciclette con facilità.

HOLIDAY ON TWO WHEELS

A look at the Via Trentina for Eco-friendly Tourism, 400 kilometres of bikeways immersed in nature, from the Dolomites to Lake Garda Clear and detailed signage, a variety of routes for families with children, and “bike stops” scattered all along the road where you can sip on a coffee, enjoy a snack or check the pressure of your tires. Plus, of course, breathtaking vistas wherever you turn. These are the ingredients of the Via Trentina for Eco-Friendly Tourism, a cycling path

that unfolds over more than 400 kilometres and lets you visit the entire region with your feet on the pedals, from Trento to Rovereto and from the Dolomite mountains to Lake Garda. The different itineraries were planned to have something for all tastes: from the iconic climb up Monte Bondone, named for Charly Gaul and suitable for both street and mountain bikes, to the cycling path that wanders through the Valley of Lakes, there are plenty of options for both the challenge-seeking expert and the novice who just wants to enjoy an invigorating ride in a beautiful setting. Breeze passed fields of apple trees and vineyards, through towns and villages or into the woods, alongside lakes and the Adige river, all on bikeways where the degree of difficulty is clearly indicated by signs which help bikers get their bearings, and understand if the difficulties ahead are appropriate or excessive. Each of the many routes has its own distinctive features, but all share one common trait: they allow cyclists to enjoy this experience in total safety. And should you become excessively fatigued, getting back to the base is never a problem, thanks to an extensive public transportation network that allows for easy bike transport.



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