iNBiCi magazine anno 6- n7 Luglio 2014

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Granfondo delle 5 Terre 14 Settembre Deiva Marina

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Attenti a quei due... vent’anni di successi


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“MANE CUM DIU”

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BELLA E AUSTERA, CULLA DEL MEDIOEVO, UDINE È UNA CITTÀ CHE SI SPOGLIA POCO A POCO. PER ASSAPORARNE L’ANIMA NON BASTA UNA GUIDA TURISTICA, BISOGNA FAVELÀR CON I SUOI “FURLANS” E FERMARSI CON LORO A GUSTARE UN TAJUT DI TOCAI

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Udine – capoluogo di provincia, con poco meno di 100.000 abitanti – è considerata la capitale “storica” del Friuli. Sorge all’estremo nord-est della Penisola in una regione – il Friuli-Venezia Giulia – che va dall’alto Mare Adriatico alle Alpi Retiche, ai confini con l’Austria e la Slovenia. Con la caratteristica ritrosia delle città di provincia, Udine non s’impone al turista, non svela subito il suo vero volto, il suo “genius loci”. Per scoprirne le realtà e le bellezze nascoste, gli angoli caratteristici che si conservano nel tempo, gli scorci più interessanti, le architetture austere o quelle snelle ed eleganti, bisogna girare la città in lungo e in largo, passeggiare nelle piazze e per le vie, guardarsi attorno. Pian piano le chiese e i palazzi cominciano a parlare, sommessamente. Raccontano le lontane origini, la presenza dei Romani, le infinite invasioni, le scorribande dei barbari, le lotte medievali e gli splendori del Rinascimento. Si scopre ben presto che ogni popolo, ogni secolo ha lasciato qui la sua impronta, ma che Udine è soprattutto medievale e veneziana: a queste due epoche risalgono i monumenti e le costruzioni più rilevanti. Percorrendo un itinerario ideale, incontri il Castello, simbolo del potere civile, sorto nel X secolo per opera di alcune nobili famiglie, che lo abitarono e dettero inizio al feudalesimo: è l’inizio, la culla della città, il punto in cui la storia di Udine diventa Storia. Medievale è pure il non lontano Duomo, tempio e simbolo dello spirito, che risale alla prima metà del Duecento e fu fondato dal patriarca Bertoldo di Andechs e inaugurato – dopo i lavori durati un secolo – dal patriarca Bertrando di San Genesio. Di epoca veneziana sono invece i palazzi e i monumenti – fra cui il Palazzo del Comune, il Porticato di San Giovanni e la Loggia del Lionello – che circondano e caratterizzano la monumentale Piazza della Libertà: considerata da sempre cuore

della città, e tempio del sentimento civico, la piazza si stende ai piedi del colle del Castello e testimonia la ricchezza e lo splendore che la città raggiunse sotto il dominio della Serenissima. Oltre alla città dei monumenti, c’è la città degli uomini. Per cogliere quest’altra dimensione – certo non ultima – di Udine, bisogna percorrere i vicoli e le stradine del centro, annusare i profumi dell’antica cucina e ascoltare gli accenti del dialetto friulano: poi bisogna favelàr (ossia parlare, ciacolàr) con i suoi “furlans”, e fermarsi con loro a gustare un tajut di Tocai (un bicchiere di vino bianco locale, che qui si beve anche a mo’ d’aperitivo), magari alla “Spezieria pei sani” di Via Poscolle, prendendosela comoda ed ascoltando la storia, o le mille

storie della città. Scopri allora che, come altre città del Veneto e di altre regioni, Udine è città a dimensione umana, custode gelosa delle proprie tradizioni e della propria lingua; ti senti a tuo agio, ti senti persona fra persone. Alla fine di una lunga chiacchierata, dopo averti raccontato tutto e niente, l’interlocutore prende commiato con un dolcissimo “mandi”, saluto friulano che significa “Mane cum diu”, cioè Dio sia con te.


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OLBIA TEMPIO, IL CUORE ACRE DELLA GALLURA

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INCORNICIATO DA UNA NATURA ANCORA SELVAGGIA E INCONTAMINATA, IN QUESTO SCORCIO DI SARDEGNA CONVIVONO MIRABILMENTE ANTICHE TRADIZIONI E BOOM TURISTICO

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La giovane provincia di Olbia Tempio (nel Maggio 2005 si sono svolte le prime elezioni provinciali), situata nella regione nord orientale della Sardegna, racchiude in sé l’intera regione storica della Gallura con una parte del Monte Acuto e piccoli avamposti delle Baronie, del Logudoro e del Nuorese, offrendo, con i suoi 26 comuni, tante piccole e grandi peculiarità che incantano chiunque vi giunga per la prima volta. Il mare cristallino, dai riflessi unici e spettacolari è senza dubbio il biglietto da visita più conosciuto di questo territorio. La Costa Smeralda, l’Arcipelago della Maddalena ma anche la Costa Paradiso, Santa Teresa Gallura, Budoni e San Teodoro sono tutte perle di un ambiente costiero caratterizzato da imponenti scogliere granitiche, cale incantevoli, spiagge di sabbia candida e fine. L’attento visitatore non potrà però non farsi ammaliare da un paesaggio interno ancora selvaggio, dominato dai massicci granitici e dalle rocce cui il vento di maestrale, sempre presente e parte vitale di questo microcosmo, ha attribuito forme bizzarre. Tra gli anfratti ed i fitti boschi di querce, lecci,

ginepri, custodi di rare essenze endemiche e percorsi da piccoli corsi d’acqua pura e limpida, non è poi difficile incontrare animali ed uccelli pregiati ed ormai rari ovunque. Altrove dominano verdi pascoli e l’organizzazione rurale degli stazzi, le antiche fattorie tipiche di questo territorio, che hanno segnato per secoli, con le attività legate all’allevamento e all’agricoltura, lo scorrere della vita di queste zone. Questa terra, abitata dall’uomo sin dalla preistoria, racchiude tesori archeologici inestimabili e ancora poco valorizzati. Dolmen, Domus de Janas, Tombe dei Giganti e Nuraghi sono presenti ovunque così come le tracce di floridi insediamenti romani e punici mentre rocche e castelli e le numerose chiese testimoniano un turbolento ma vitale Medioevo che vide l’affermazione del Giudicato di Gallura. Oggi la Provincia Olbia Tempio rappresenta l’area della Sardegna con la maggiore concentrazione di strutture turistico ricettive, molte delle quali di primo piano in campo internazionale, possiede il primo porto passeggeri del Mediterraneo (Olbia) ed un moderno e funzionale aeroporto (il Co-

sta Smeralda di Olbia) primo in Italia per il traffico privato. Tutti i comuni costieri ormai posseggono attrezzati porti turistici che rendono questi lidi, i preferiti dagli amanti della navigazione da diporto. Tutto ciò ha portato ad un rapido sviluppo e modernizzazione delle infrastrutture e dei centri abitati ma non ha sminuito l’importanza dell’economia tradizionale legata ancora alle colture agricole e all’allevamento oltre che ai settori dell’estrazione e lavorazione del granito, esportato in tutto il mondo, e alla raccolta e trasformazione del sughero, con cui solo in questa zona vengono creati manufatti di altissimo pregio artistico. Il permanere di antiche tradizioni culturali e religiose, le ricercate prelibatezze enogastronomiche (paste fresche, dolci, miele, vini in primis) che danno vita ad una cucina di terra e di mare superlativa, le preziose creazioni dell’artigianato locale, unite alla naturale cordialità ed alla proverbiale ospitalità degli abitanti fanno di Olbia una terra da amare, vivere e sognare.


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SOMMARIO 78

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Gran Fondo del Capitano

La Leggendaria Charly Gaul a cura di Newspower

a cura della Redazione

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L’intervista

Pagine Gialle

a cura di Mario Pugliese

a cura della Redazione

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98 Il telaio ideale

Ruote Roventi a cura di Roberto Sgalla

a cura di Roberto Zanetti

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Dolomitica Brenta Bike

Sicurezza in gara a cura di Gianluca Barbieri

a cura di Newspower

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136 Cicloscopio

Consigli e riflessioni a cura di Gian Paolo Mondini

a cura della Redazione

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Donna In... Bici

La playmate di luglio

a cura di Roberto Zanetti

a cura di Mario Pugliese

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Gran Fondo ACSI “Città di Teramo”

La bici d’epoca

a cura della Redazione

a cura di Adriano Vispi e Dario Corsi

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Inbici Magazine Direzione e Amministrazione Via Delle Scalette, 431 - 47521 Cesena (FC) Direttore Responsabile Mario Pugliese In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Massimiliano Muccini, Fabrizio Fagioli (Equipe Velòsystem), Equipe Enervit, Gian Paolo Mondini, Nicoletta Brina, Matteo Gozzoli, Aldo Zanardi, Anna Budini, Federico Tosi, Ricky Mezzera, Mario Facchini, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Gianluca Barbieri, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Dr. Alessandro Gardini, Dr. Piero Fischi, Luciana Rota, Lorenzo Comandini Fotografi Playfull, Studio5, Foto Castagnoli, Bettini Photo, Ido Talenti, Leonardo Morelli, Newspower Archivio fotografico Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Responsabile Grafica Loredana Cramarossa Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa Wafra Responsabile marketing Sara Falco Piede_Inbici_red22.pdf

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LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

CARPE DIEM IL 20 LUGLIO TRA TRENTO E MONTE BONDONE TORNA LA PIÙ ATTESA DELLE GRANFONDO. RICORDANDO LA STORIA CHE L’HA RESA UNICA, ECCO I MILLE MOTIVI PER NON MANCARE

Tempo di lettura

Elda Verones insieme a tutti i VIP in gara prima della partenza

Ma Charly ai pronostici non badava, al meteo men che meno e, fin da subito, iniziò a dettare il suo ritmo. Chissà se si accorgeva del freddo che faceva condensare il respiro dei pochi, coraggiosi spettatori e che gli gelava la maglietta sulla pelle. Chissà se era consapevole del miracolo che stava compiendo. Charly Gaul quell’8 giugno 1956 vinse la tappa e in sostanza il suo primo Giro d’Italia (lo avrebbe vinto ancora nel 1959), sotto una bufera, staccando il secondo di otto minuti. La sua storia è oggi leggenda. Charly Gaul è tornato sul Bondone nel 2005 per assistere all’intitolazione della salita di Vason con il suo nome. Quella è stata l’ultima volta e proprio quel giorno, dalla proposta di un giornalista lussemburghese, è nata “La Leggendaria Charly Gaul Trento-Monte Bondone – Trofeo Wilier Triestina” che a luglio foto NEWSPOWER CANON

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20 luglio 2014, ci siamo: “La Leggendaria Charly Gaul” torna ai blocchi di partenza. Per iniziare, però, andiamo un po’ indietro nel tempo per raccontare una storia probabilmente nota ai più, ma sempre emozionante. È la storia di un ragazzo che in groppa al suo cavallo affrontò come un leone il nemico per conquistare l’amata Rosa. Il nome di questo ragazzo è Charly, il suo cavallo una bicicletta, il suo nemico una tempesta di pioggia e neve, e Rosa il colore della maglia in palio per il primo in classifica. Era il 1956 e Charly non aveva ancora 24 anni. Sulla linea di partenza della 21ª tappa, la Merano-Monte Bondone, era in 24ª posizione generale e le speranze di vittoria erano decisamente fievoli, prima ovviamente di aver fatto i conti con i 242 km che si sarebbero conclusi con la scalata al Monte Bondone.

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festeggia la sua 9ª edizione e per il terzo anno consecutivo è l’unica tappa italiana valida per la qualificazione alle finali mondiali dell’UCI World Cycling Tour (UWCT). UN ULTIMO ANNO DA SBALLO La celebrata salita intitolata al grande campione sarà arena della lotta all’ultimo pedale di domenica 20 luglio, quando da Trento partiranno le due prove in linea, Granfondo e Mediofondo. Il sipario si aprirà però venerdì 18 con la cronometro di Cavedine dove i fulmini della bici da strada percorreranno un anello di 24 km, una vera e propria “lotta contro il tempo”. Le due prove della domenica saranno rispettivamente di 57 e 141 km ed entrambe si concluderanno ai 1654 metri di quota di Vason, sul Bondone. Un programmino da veri intenditori della salita, ne sono attesi oltre 2000

fra appassionati, campioni e “ciclisti della domenica”. L’anno scorso l’evento – organizzato dall’ASD Charly Gaul Internazionale e dall’ApT Trento, Bondone, Valle dei Laghi – era per il secondo anno consecutivo nel circuito UWCT, una serie di gare internazionali valide come qualificazione ai Mondiali amatori e master. Essendo l’unica tappa italiana fu un vero e proprio trionfo per la presidente Elda Verones, a rimboccarsi le maniche per rendere ciclisti e paesaggi… fotogenici. Sì, perché la Granfondo Charly Gaul 2013 non è stata solo l’unica tappa italiana di qualificazione ai campionati mondiali, ma un vero e proprio test di collaudo per le finali dell’UCI World Cycling Tour tenutesi proprio a Trento dal 19 al 22 settembre. Vista la portata dell’evento era prevedibile che le telecamere RAI ci mettessero gli occhi sopra e l’evento fu “oggetto” di quasi 10 ore di programmazione, tra dirette e differite sui canali RAI Sport e su RAI Trentino-Alto Adige. A onor di cronaca, sul podio delle finali UWCT 2013 disputate in Trentino lo scorso settembre, sono stati incoronati 38 nuovi campioni e campionesse del mondo master e cicloamatori. Gli italiani Ciuffini (F16-29), Di Salvo (M16-29), Borrelli (M40-44), Janes (M55-59), Mu (M70+) e Vigl (M60-64 – cronometro) hanno vinto foto NEWSPOWER CANON


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l’oro, Benedet, D’Ascenzo, Vigl, Felici e Nicoletti (2 medaglie) si sono messi al collo l’argento e Lattanzi ha conquistato un bronzo. Il medagliere azzurro è stato il più nutrito tra tutte le nazioni. A PROPOSITO DI UCI WORLD CYCLING TOUR Si tratta di un circuito internazionale che quest’anno conta 13 tappe di avvicinamento e si chiuderà negli ultimi giorni di agosto a Lubiana in Slovenia. Per qualificarsi alla finale dei campionati mondiali cicloamatori e master è necessario partecipare ad almeno 3 delle tappe che si disputano in ogni parte del Mondo, dall’Europa all’Australia, negli Stati Uniti, in Brasile e in Sud Africa, oppure classificarsi fra i migliori, in proporzione nel 25%. La Leggendaria Charly Gaul Trento-Monte Bondone è la penultima tappa prima della foto NEWSPOWER CANON

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Leggendario”, un pacchetto di 4 o 7 giorni per visitare luoghi unici, musei e le altre meraviglie offerte da Trento e zone limitrofe. La parola d’ordine però sarà sempre… pedalare! ISCRIZIONI TIC, TOC, TIC, TOC… Non vi siete ancora iscritti? Attenzione, perché il tempo sta per scadere! Il termine ultimo per registrarsi è fissato al 14 luglio e la quota di partecipazione dal primo del mese in poi ammonta a 68 €. Che state aspettando?! Provate anche voi l’ebbrezza di correre sui percorsi dove ha pedalato il “leggendario” Charly. Marina Ilmer vincitrice della Granfondo Charly Gaul (femminile) 2013 foto NEWSPOWER CANON

finale slovena. Dopo la “leggendaria”, la tappa spagnola “Val D’Aran Cycling Tour” del 23 agosto sarà l’ultima possibilità per provare a strappare un biglietto di partecipazione per le finalissime del 28-31 agosto. BICICLETTA… CON CONTORNO La manifestazione organizzata dall’ASD Charly Gaul internazionale e dall’ApT Trento, Bondone, Valle dei Laghi non è solo competizione. In zona Trento Fiere sarà allestito il Trento Bike Expo per conoscere più da vicino gli sponsor della manifestazione e acquistare, perché no, quell’accessorio che ancora manca nel vostro set da bici. Ce ne sarà anche per accontentare i bambini a cui, si sa, lo shopping non va troppo giù. Sabato 19 luglio, quindi, nella centralissima Piazza Duomo verrà dato il via alla Mini Charly Gaul, un percorso a gimkana per gli aspiranti campioni dai 7 agli 11 anni. Per chi volesse vivere un’esperienza a tutto tondo, infine, l’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi ha pensato al “Bike Tour


È arrivata l’estate, la stagione deputata alle vacanze. Ma non per il grande popolo dei cicloamatori che proseguono – dalle Alpi alle piramidi – i loro weekend sui pedali. La stagione delle gran fondo è già al suo giro di boa, ma restano in calendario appuntamenti formidabili, su tutti la prestigiosa Gran Fondo Charly Gaul di Trento-Monte Bondone, valida come tappa di qualificazione dell’UCI World Cycling Tour, il campionato mon-

diale amatori e master, le cui finali si svolgeranno in agosto in Slovenia. Si avvicina al suo epilogo anche il Circuito degli Italici che, al momento di andare in stampa, vede in calendario ormai solo due gare (Sibillini e La Magnifica). Con un occhio al mese appena trascorso e un altro a quello che verrà, INBICI vi regala altre 148 pagine di cultura ciclistica, riportando i verdetti delle più importanti rassegne di giugno, ma divagando – come al solito – anche nel mondo

della bio-meccanica, della componentistica, della preparazione atletica e della nutrizione. A tal riguardo, vi segnalo la lunga intervista in esclusiva al mental-coach Iader Fabbri, uno dei grandi protagonisti del new-deal azzurro. Non mancherà, infine, un tocco di glamour con la nostra playmate di luglio che, per l’occasione, non poteva che arrivare dal Brasile, la terra del mondiale di calcio. Dopo il doloroso flop della nazionale italiana, consoliamoci con Priscilia.

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L’EDITORIALE l’editore MAURIZIO ROCCHI



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IN COPERTINA info@inbici.net

LA GRANFONDO DELLE CINQUE TERRE CELEBRA IL VENTENNALE IL 14 SETTEMBRE TUTTO CONFERMATO PER L’EDIZIONE NUMERO VENTI DELLA MANIFESTAZIONE DEIVESE. SARANNO DUE I PERCORSI DELLA PROVA, TRA GLI SPLENDIDI PANORAMI DELLA RIVIERA SPEZZINA. LA PROVA APRIRÀ IL GP MARE D’AUTUNNO. ISCRIZIONI APERTE A 35 EURO.

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Deiva Marina (SP) – L’edizione del ventennale della Granfondo delle Cinque Terre e della Riviera Spezzina sarà il 14 settembre. Molte le conferme per la manifestazione, imperdibile appuntamento di fine stagione per tutti gli appassionati e occasione per pedalare tra i meravigliosi panorami di uno dei più suggestivi tratti di costa delle riviera ligure di levante, dichiarato dall’UNESCO, nel 1997, Patrimonio dell’Umanità. La partenza e l’arrivo della manifestazione saranno sempre a Deiva Marina (SP), con lo start della prova che avverrà alle ore 8.30 dal lungomare. Due i percorsi della prova ligure: il granfondo, da 158 chilometri e con 3100 metri di dislivello, e il mediofondo, da 87 chilometri e con 1600 metri di dislivello. Entrambi i tracciati si snoderanno nell’entroterra, tra le bellezze del Parco Nazionale delle Cinque Terre, dove l’Appennino Ligure si fonde con l’ambiente mediterraneo tipico della costa. La Granfondo delle Cinque Terre e della Riviera Spezzina aprirà ufficialmente il GP Mare d’Autunno, il trittico fondistico che, insieme alla Granfondo Noberasco e alla Granfondo Sitè da Prìa, darà occasione ai suoi partecipanti di trascorrere le ultime domeniche dell’annata sportiva pedalando a ridosso del mare. Le iscrizioni alla Granfondo della Cinque Terre e della Riviera Spezzina sono aperte alla quota di 35 euro, valida fino a venerdì 12 settembre. Nelle giornate di sabato 13 e domenica 14 settembre ci si potrà iscrivere solamente sul posto, presso la segreteria della manifestazione collocata nella palestra comunale di Deiva Marina, con un sovrapprezzo di 10 euro.

Le procedure di registrazione e pagamento possono essere effettuate on-line tramite il sito www.mysdam.it.

Tutte le informazioni sulla granfondo sono disponibili sul sito ufficiale della manifestazione www.granfondo5terre.com


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UCI WORLD CYCLING TOUR a cura della REDAZIONE

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IL GIRO DEL MONDO FINISCE IN SLOVENIA CONSEGNATA AGLI ARCHIVI ANCHE LA GRAN FONDO EDDY MERCKX, SI AVVIA ALLA CONCLUSIONE IL CIRCUITO PIÙ PRESTIGIOSO DEL MONDO. IN ATTESA DEL GRAN FINALE DI LUBIANA, FARI PUNTATI SU ITALIA E SPAGNA

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Dici UCI e pensi ai grandi giri. E, invece, fedele al suo statuto, l’Union Cycliste Internationale governa anche il ciclismo degli amatori, la vera linfa planetaria dell’intero movimento. E così torna anche quest’anno, spalmato in quattordici tappe equamente disseminate per tutto il globo, l’UCI World Cycling Tour (UWCT). Oltre ai tradizionali paesi europei, quelli da sempre con una consolidata cultura ciclistica – come l’Italia, il Belgio, la Spagna, la Francia e l’Austria (a cui si aggiungeranno nel 2014 la Grecia e la Danimarca) – le manifestazioni si svolgeranno in tutto il mondo con tappe anche in Sud Africa, Brasile, Stati Uniti e Australia. Nel mese di marzo e aprile sono state organizzate due corse a tappe: una a Perth (28-30), sulla costa dell’Australia (una “tre giorni” con cronometro, gara in circuito e granfondo finale) e l’altra nell’isola di Creta, in Grecia (25-27 aprile), dove si sono disputate due cronometro ed una corsa su strada. Come da tradizione, entrambe le tappe – divise tra loro da migliaia di chilometri – hanno riscosso un grandissimo successo di pubblico e partecipanti, confermando la validità della formula. Lo stesso vale per le due tappe ufficiali di maggio, che si sono disputate negli Stati Uniti, a Winston Salem, con il Tour of Winston-Salem e in Francia, a Nevers, con la prestigiosa “La Look”. Il mese di giugno è partito con la Gran Fondo di Copenaghen ed è proseguito, dal 6 all’8, con la Maratona di Franja di Lubiana, in Slovenia, la città che, dal 28 al 31 agosto, ospiterà anche la gara conclusiva. Già definiti anche i tracciati di gara: il gruppo di corridori appartenenti alla categoria

più giovane dovrà coprire un percorso di 157 km, mentre la categoria di corridori più anziana si cimenterà su una distanza di 100 km. La cronometro sarà invece di 19 km, disegnata su un tracciato totalmente piatto e tradizionalmente battuto dal vento. Nel mese di giugno, intanto, il circuito ha anche toccato la città austriaca di Sankt Polten (15 giugno) e quella brasiliana di Botucatu (19 giugno). Sempre il mese scorso (22 giugno), nel cuore della Ardenne, si è svolta la Gran Fondo Eddy Merckx. Ricordiamo, infine, che per l’Italia, la tappa ufficiale di qualificazione sarà la leggenda-

ria Charly Gaul, in programma a Trento dal 18 al 20 luglio prossimi, penultima tappa del calendario (l’ultima, prima della finalissima di Lubiana, sarà la Val d’Aran Cycling Tour nella città spagnola di Vielha). Per quanto riguarda le licenze ammesse, i corridori che parteciperanno al Campionato del mondo dovranno essere in possesso di una licenza nazionale, che invece non sarà necessaria per le prove di qualificazione. Per qualsiasi informazione consultare il sito www.uciworldcyclingtour.com


UCI World Cycling Tour è una serie di eventi in cui i cicloamatori avranno la possibilità di vincere la maglia iridata UCI. Attraverso prove di qualicazione in tutto il mondo, i corridori potranno guadagnare un posto per partecipare al Campionato del Mondo Strada Amatori, che assegnerà il titolo di Campione del Mondo, strada e cronometro individuale, per ogni categoria.

Il calendario 2014 15 Settembre ‘13

: Lorne, Australia

26-27 Ottobre ‘14

: Pietermaritzburg, Sud Africa

28-30 Marzo ‘14

: Perth, Australia

25-27 Aprile ’14

: Chania, Grecia

17-18 Maggio ‘14

: Winston-Salem, Stati Uniti

18 Maggio ‘14

: Nevers, Francia

30 Maggio - 1Giu ’14

: Copenhagen, Danimarca

6-8 Giugno ‘14

: Ljubljana, Slovenia

15 Giugno ‘14

: Sankt Pölten, Austria

19 Giugno ‘14

: Botucatu, Brasile

22 Giugno ‘14

: Andenne, Belgio

18-20 Luglio ‘14

: Trento, Italia

23 Agosto ‘14

: Vielha, Spagna

28-31 Agosto ’14

: Campionato del Mondo strada Amatori Ljubljana, Slovenia

Qualificazioni per 2015 14 Settembre ‘14

: Lorne, Australia

12 Ottobre ‘14

: Durban, Sud Africa

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CON IL SENNO DEL PRIMA a cura della REDAZIONE

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QUANTO VALE QUESTO NIBALI? IN OMBRA PER TUTTA LA STAGIONE, IL SICILIANO HA TROVATO L’ACUTO TANTO ATTESO AL CAMPIONATO ITALIANO. BASTERÀ PER INSIDIARE AL TOUR DE FRANCE FROOME E CONTADOR? L’ITALIA DEL CICLISMO INCROCIA LE DITA

foto BETTINIPHOTO

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Se dopo una prima parte di stagione un po’ così, serviva una flebo di fiducia in vista del Tour de France, beh la maglia tricolore, per Vincenzo Nibali, può rappresentare la svolta tanto attesa. Lo si capisce dalle lacrime dopo il traguardo e da quella dichiarazione, fatta di pancia come un conato, davanti ai microfoni della tv: «Mi sono liberato». Il verdetto tricolore del Trofeo Melinda restituisce ottimismo e credibilità al siciliano dopo un digiuno che durava dal 25 maggio di un anno fa, quando lo Squalo trionfò, sulle Tre Cime di Lavaredo, nella penultima tappa di un Giro d’Italia dominato in lungo e in largo (due settimane secche in maglia rosa). Nibali aveva già indossato in carriera la maglia di campione italiano da Juniores ad Asolo, ma questo successo ha tutto un altro sapore perché, almeno questo è l’unanime auspicio dei tifosi italiani, potrebbe essere la rampa ideale per correre da protagonista la prossima Gran Boucle. Il successo è nobilitato anche dal 2° posto di Davide Formolo che, dopo un grande Giro di Svizzera (7° posto nella classifica generale), si conferma – a 22 anni – uno dei prospetti più interessanti del ciclismo italiano. Ora, il corridore che ha vinto al Trofeo Melinda potrà essere Dopo il richiamo ufficiale di Vinokourov (“Solo competitivo al Giro di Francia (5-27 luglio)? Se i trascorsi un incoraggiamento”, ha stemperato i toni Nibali in conferenza stampa) e dopo i dubbi che statistici nel ciclismo contassero qualcosa si potrebbe rispondere tranquillamente di sì. Magari ricordando la malo avevano accompagnato durante tutta la glia di campione italiano del 1991 portata al Tour da Gianni prima parte di stagione, ecco – nel momento Bugno arrivato poi 2° a Parigi: «Questo tricolore – ha detto più importante – il colpo di reni del campione, Nibali – è una grandissima motivazione». Ma ricomposti i quello che dirada le nebbie e ci ricorda che il cocci dell’auto-stima, resta da capire, sul piano tecnico, Giro d’Italia di un anno fa non è stata l’impresa estemporanea di una meteora. quanto vale oggi il campione dell’Astana. E non a caso, Davide Cassani – fine conosciLa sensazione è che Nibali rappresenti, ancora adesso, la tore dell’animo umano – ha subito spesperanza più concreta per l’Italia di tornare sul gradino più dito una cartolina di elogi alto del podio del Tour dopo l’epica vittoria di Pantani a Nibali, aggiornando del 1998. – qualora ce ne fosse Detto questo – dopo il suo sorprendente terzo posto nel 2012 – bisogna anche ammettere che Nibali, stato bisogno – le guardando gli altri super-favoriti (Froome e Contador attuali gerarchie del in primis, almeno stando alle ultime quotazioni dei ciclismo italiano: bookmakers), è il corridore che, nella prima parte di «Oggi – ha detto stagione, ha impressionato di meno. il Ct azzurro – Nibali resta il nostro Per il siciliano una Parigi-Nizza senza acuti e una corridore di punta. Milano-Sanremo corsa da protagonista con un Poi abbiamo Aru attacco convinto sulla Cipressa spentosi però e, al terzo posto, sulle prime rampe del Poggio. Le classiche Formolo». Un’indelle Ardenne non hanno portato piazzacoronazione afmenti di rilievo, alimentando l’idea che il sifatto scontata per ciliano non fosse più quello di un anno fa. ribadire, più al diretAnche al Giro del Delfinato Nibali è sembrato to interessato che un paio di gradini al di sotto di Chris Froome all’opinione pubblie Alberto Contador, ma la sua forma fisica – ca, che il ciclismo si sono affrettati a precisare i suoi allenatori italiano crede anco– era ancora lontana dall’ottimale. ra ciecamente nelle Una preparazione mirata, dunque, per un L’urlo liberatorio di Nibali al Trofeo Melinda possibilità di Nibali. solo obiettivo. Lo Squalo dello Stretto, con la conquista della maglia tricolore foto BETTINIPHOTO


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Vincenzo Nibali al recente Giro del Delfinato foto BETTINIPHOTO

si addicono alle sue caratteristiche. Già la seconda tappa, in terra inglese, fornirà i primi significativi verdetti sulle gerarchie in campo. Anche il pavè e le discese potrebbero favorire Nibali, che deve assolutamente sfruttare ogni occasione per provare a mettere dei secondi tra sé e gli avversari diretti per i tre gradini del podio. Un Tour, dunque, da correre di gamba, ma anche di testa, sfruttando, laddove consentito, l’acume tattico e la strategia. Le quote degli allibratori danno Froome a 2, Contador a 2.50 e Nibali, potenziale terzo, a 9. Ma lo Squalo, come ha già annunciato, questa volta non si accontenterà del podio e, per un ragionamento logico prima che patriottico, la sua candidatura alla maglia gialla merita fiducia. foto BETTINIPHOTO

Vincenzo Nibali con il CT della nazionale Davide Cassani

dopo aver vinto il Giro d’Italia e aver sfiorato la Vuelta chiudendo poi quarto posto il Mondiale lo scorso anno, ha iniziato il 2014 faticando a trovare la giusta condizione. Il corridore dell’Astana ha concluso l’ultimo ritiro, una sorta di rifinitura, al Passo San Pellegrino, durante il quale dovrebbe aver raggiunto – almeno questa è la speranza – la brillantezza atletica necessaria per affrontare l’appuntamento francese. Ritrovata la gamba, serviva solo ritrovare la convinzione e la maglia tricolore potrebbe rappresentare, in questo senso, lo spartiacque della stagione. Forse inferiore a Chris Froome e ad Alberto Contador, l’azzurro potrebbe provare a mettere in difficoltà gli avversari, e in particolar modo il britannico del Team Sky, attaccando da lontano o in frazioni che più


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PRESTIGIO EXPERIENCE a cura della REDAZIONE

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IL PRIMO TRICOLORE DEL MILLENNIO IL 25 GIUGNO DEL 2000 MICHELE BARTOLI VINSE A TRIESTE IL CAMPIONATO ITALIANO SU STRADA. L’AZIENDA DI SAN MARINO HA DECISO DI RICORDARE QUESTO STORICO ANNIVERSARIO CON UNA BICICLETTA CELEBRATIVA DISEGNATA PROPRIO DAL LEONCINO DELLE FIANDRE

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Doveva essere, sulla carta, una gara senza insidie. Forse un po’ di selezione – profetizzò qualche cronista alla vigilia – la farà la salita di Chiusa, ma chi, solo qualche settimana prima, al Giro d’Italia, aveva scalato Selva di Val Gardena o il Sestriere, poteva mai perdere il sonno per quella dolce ascesa friulana? E, invece, quel 25 giugno del 2000, a Trieste, su 187 partenti, arrivarono sotto il traguardo appena in 25. Il podio di quel campionato italiano racconta già molto: primo Bartoli, secondo Simoni, terzo Nardello. Ciclisti veri, gregari di se stessi, gente – per dirla alla Federico Buffa – consacrata alla sofferenza che, in un giorno come tanti, si ritrovarono a pedalare in un inferno di vento e pioggia. Nel corso dei 228 km di corsa in 162 gettarono la spugna. Neanche sul Gavia o sul Tourmalet. In quel pomeriggio di tregenda, Michele Bartoli regalò uno scampolo di classe dei suoi. Partì di rimessa, dopo la Chiusa, e subito guadagnò venti secondi. Da quel momento, fu un crescendo rossiniano e l’uomo che, due anni prima aveva dominato le Ardenne, varcò la linea di gesso dopo 5 ore, 59 minuti e 17 secondi (media 38.076), indossando la prima maglia tricolore del millennio. Un giorno epico che l’azienda Prestigio di San Marino, di cui Michele Bartoli è consulente bio-meccanico, ha deciso di celebrare in modo solenne, costruendo – a quindici anni esatti da quella memorabile impresa – una straordinaria bicicletta. Si chiamerà MB2000, avrà un telaio speciale in carbonio stratificato di 850 grammi con le tubazioni realizzate a Pordenone, fasciate a Imola e verniciate nelle officine dell’Antica Repubblica. Una bicicletta disegnata, progettata e costruita secondo le indicazioni di Michele Bartoli, che così presenta la neo-nata

di Casa Prestigio: «È una bicicletta semplicemente stupenda – dice – che, a mio avviso, rasenta la perfezione. Da consulente bio-meccanico, sono convinto che siamo di fronte ad un telaio di altissima qualità, un prodotto che rappresenta la sintesi di un progetto molto ambizioso e che nasce dall’incontro di tante eccellenze. In questo momento, con l’amico Giancarlo Di Marco, dopo aver assemblato il telaio, stiamo occupandoci della grafica, ovvero della componente che dovrà conferire alla bicicletta anche un certo appeal estetico. Alla fine, ne sono convinto, verrà fuori un capolavoro». Scontata la domanda: perché – potendo scegliere tra Liegi, Fiandre e Freccia Vallone – si è deciso di celebrare proprio l’anniversario di un campionato italiano? Secca la risposta del Leoncino: «Ma perché


19 Prestigio è un’azienda che lavora col made in Italy e perché quel 25 giugno di quindici anni fa, a Trieste, si assegnava la prima maglia del millennio. È vero, in carriera, ho vinto corse anche più prestigiose, ma quella maglia tricolore ebbe un sapore particolare e oggi è bello poterla ricordare».

IL 13 LUGLIO SUL TITANO LA 2ª GRAN FONDO DI SAN MARINO Il prossimo 13 luglio rombano… le biciclette sul Titano. Ai nastri di partenza della 2ª edizione della Gran Fondo della Repubblica di San Marino by Prestigio ci sarà, infatti, anche il pilota sammarinese Manuel Poggiali. L’ex campione del mondo della 125 e della 250 è un grande appassionato di ciclismo e dunque, ricevuto l’invito dall’AD di Prestigio Giancarlo Di Marco, non ha resistito alla tentazione di essere al via della Gran Fondo “di casa”. La rassegna, infatti, valida come penultima prova del Romagna Challenge, è organizzata dalla Federazione Sammarinese Ciclismo, con la collaborazione di tutto il movimento ciclistico sammarinese e con l’Alto Patronato della Segreteria di Stato per il Turismo e lo Sport. Una manifestazione giovane, ma dalle potenzialità importanti che, da quest’anno, avrà come main-sponsor l’azienda “Prestigio” che, oltre a Poggiali, ha garantito la presenza anche di Michele Bartoli, il “Leone delle Fiandre” (vincitore in carriera anche di una Liegi e di una Freccia Vallone), oggi consulente biomeccanico dell’azienda sammarinese. Le iscrizioni alla corsa, che avrà il suo quartier generale nella prestigiosa sala Multieventi Sport Domus di Serravalle, sono già aperte: quota d’iscrizione a 30 euro. http://www.lagranfondosanmarino.com

FIOCCO AZZURRO IN CASA PRESTIGIO È nato a San Marino il primo outlet monomarca di Prestigio, un nuovo spazio commerciale dove acquistare i celebri telai in carbonio dell’azienda del Titano ad un prezzo mai visto prima. Il punto vendita si trova in località Dogana, al civico 149 di via Cesare Cantù (Info 393-81111829).


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L’INTERVISTA info@inbici.net

a cura di MARIO PUGLIESE

IADER FABBRI “NIENTE DI NUOVO, MA NUOVI OCCHI”

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NUTRIZIONISTA E MENTAL COACH, L’EX CICLISTA FAENTINO RAPPRESENTA OGGI IL NEW-DEAL DEL CICLISMO. LA SUA ULTIMA SFIDA SI CHIAMA FILIPPO POZZATO («PROFESSIONISTA ESEMPLARE»), I SUOI NEMICI SONO I LUOGHI COMUNI («COME LA BANANA COL POTASSIO»), NEL SUO FUTURO VENTI NUOVI PROFESSIONISTI. VESTITI D’AZZURRO

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«Non ci sono studi che lo certificano, ma sul piano empirico, so di non sbagliare se dico che la mente può aggiungere o togliere alla performance di un atleta circa il 30%». Iader Fabbri – mental coach, nutrizionista e preparatore atletico – rappresenta l’avanguardia olistica dello sport, quella che, per dirla alla Jan Smuts, sovrappone geometricamente l’anima al corpo. Le sue convinzioni – un compendio tra esperienza e didattica – sono semplici e, nello stesso tempo, terribilmente complesse: «Nella preparazione di un atleta – dice – allenamento e tabelle restano fondamentali, ma quando si analizza un corridore non si può ignorare la sua sfera emotiva, che può essere, a seconda dei casi, fionda o zavorra». Iader Fabbri, in un mondo del ciclismo spesso genuflesso a false verità, rappresenta il new-deal. Per questo la Federazione l’ha “convocato” per il primo stage della nazionale azzurra di ciclismo in Trentino, inserendolo – al fianco del Centro Studi – nello staff dei consulenti del nuovo Ct Davide Cassani.

Il suo credo – e in fondo anche il suo successo – parte sconfessando un luogo comune: «L’alimentazione, nel mondo del ciclismo professionistico, è una componente tanto importante quanto sottovalutata. La maggior parte degli atleti è convinta di nutrirsi in maniera corretta, ma in molti casi non è così. I corridori, oggi in maniera sempre più omologata, si orientano verso prodotti light, dietetici, con un basso range calorico, limitandosi a seguire le cosiddette ‘diete di squadra’. Ma gli organismi hanno metabolismi differenti e dunque reagiscono in maniera difforme agli alimenti; per questo ogni atleta dovrebbe avere il suo regime alimentare personalizzato, che va calibrato con rigidi criteri scientifici, magari partendo proprio dagli obiettivi individuali». La sua ultima sfida si chiama Filippo Pozzato, l’atleta sul quale aleggia, da sempre, il mantra stucchevole delle «potenzialità inespresse». «In effetti – spiega Fabbri – l’immagine di Pippo è sempre stata questa: potenziale immenso ma, per usare un inciso che ha perseguitato l’infanzia di molti di noi, “il ragazzo non si applica”. Ecco, vorrei ribadire

con forza, ma soprattutto con cognizione di causa, che questa è un’idea completamente errata. Lavorando assieme a lui ormai da qualche mese posso dire che l’uomo Pozzato è l’antitesi esatta della sua immagine mediatica. Pippo è un professionista autentico e, in ogni circostanza, si

Iader qui in compagnia con Davide Cassani alla conferenza stampa del Romagna Challenge


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comporta come tale. Forse è un po’ più estroso rispetto al profilo classico del corridore, ma la sua immagine da ‘viveur’ è un’invenzione giornalistica. Per quello che ho visto io, lui è un atleta che si allena in maniera metodica, curando i dettagli in maniera quasi maniacale. Non ‘taglia’ mai gli

allenamenti e rispetta le tabelle con grande scrupolo. Sottoscrivo invece l’altra parte di verità: lui ha un motore davvero incredibile». E con Pozzato, Iader Fabbri partirà proprio dalla… tavola: «Pippo non ha mai curato in maniera corretta la sua alimentazione. Oggi, invece, il suo regime dietetico è cambiato radicalmente e sono certo che questo gli garantirà il salto di qualità». È convinto di vincerla questa scommessa Iader Fabbri, che così definisce la figura del mental-coach: «È una persona che ti sta vicino e ti sostiene nei momenti belli e brutti. Ma soprattutto è una persona che ti dice sempre come stanno le cose. E se hai fatto una cazzata non la occulta né la

mistifica, ma l’analizza serenamente assieme a te». Fabbri lavora nel mondo del professionismo, ma sempre di più ha a che fare con l’universo composito degli amatori, dove – dice – «si sta diffondendo una nuova sensibilità verso la cultura dell’alimentazione applicata allo sport. L’amatore è più informato rispetto al passato, rivolge domande tecniche, parla di aminoacidi e di proteine, usa abitualmente gli integratori. Ora, non è detto che lo faccia in maniera sempre corretta, ma l’attenzione verso nuove tematiche, che non siano sempre per forza il telaio in carbonio o la soglia anaerobica, rappresenta lo specchio di una cultura che, fortunatamente, sta cambiando». E l’amatore più celebre nella sua rubrica di clienti è, noblesse oblige, tale Matteo Marzotto, il re della moda sartoriale, da anni anche grande appassionato di ciclismo: «Matteo, che negli anni è diventato anche un amico, oltre ad essere un grande imprenditore, è anche un ciclista estremamente scrupoloso. Il suo problema, come per tanti, è il poco tempo a disposizione e dunque, con lui, in maniera quasi sartoriale, per usare un termine che gli si addice, abbiamo costruito un programma di allenamento in cui il regime alimentare ha un ruolo predominante. Matteo è l’atleta ideale, perché segue alla lettera tutte le indicazioni. Ecco, lui è la prova vivente che, coltivando con costan-

za una precisa filosofia di allenamento, si possono ottenere risultati incredibili». Iader Fabbri, non c’è dubbio, sta portando concetti innovativi nel mondo giurassico del ciclismo. Per la verità, come lui stesso ammette, non ha brevettato nulla di nuovo, semplicemente sta cercando di portare i corridori verso emisferi più scientifici e meno improvvisati. Cominciando ad annientare, uno dopo l’altro, tutti quei luoghi comuni che, da sempre, sgomitano contro la scienza: «Si potrebbe organizzare un seminario sulle false verità che aleggiano sul mondo della nutrizione, non solo sportiva. Come ad esempio che le uova aumentano il colesterolo o che la banana garantisce un elevato apporto di potassio. O ancora che, contro l’osteoporosi, è necessario utilizzare più latticini, quando invece, come certificano studi autorevolissimi, sono frutta e verdura gli alimenti che garantiscono ossa più forti. Non servono cose nuove, ma occhi nuovi per imparare a capire la differenza fra verità scientifiche e credenze popolari. Per avere quel 30% in più, si parte anche da qui». Iader Fabbri tedoforo, Torino 2006


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GRANFONDO DELLE CINQUE TERRE a cura di PAOLO MEI

NON SOLO CICLISMO TORNA A SETTEMBRE, NELL’ANGOLO PIÙ SUGGESTIVO DELLA LIGURIA, LA “TRE GIORNI” DEDICATA ALLA BICICLETTA. DALLE INIZIATIVE PER I BAMBINI ALL’OMAGGIO A DE ANDRÉ, MAI COSÌ RICCO IL CALENDARIO EVENTI

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La Liguria, terra di turismo che declina amabilmente sul mare, sarà ancora protagonista il prossimo 14 settembre. Per la ventesima volta andrà in scena, infatti, una delle regine delle manifestazioni ciclistiche del Nord Ovest: La Gran Fondo delle Cinque Terre e della Riviera Spezzina. Il sodalizio organizzatore sarà ancora una volta la Ciclistica Deivese, presieduta da Massimo Nunziati e da Franco Belloglio che, con il loro collaudato staff, e con l’aiuto della Pro Loco di Deiva, sede della manifestazione, hanno predisposto un programma davvero corposo per il ventennale. L’attesa per l’evento è altissima, tanto che il comitato organizzatore ha già messo in piedi per il secondo fine settimana di set-

tembre una serie di eventi che vanno a comporre il complesso e articolato “puzzle” di una delle gare più belle (e anche più dure) d’Italia. Il fine settimana sportivo partirà da venerdì 12 settembre, quando andrà in scena la seconda edizione di Miss Gran Fondo Cinque Terre. Dopo lo spettacolo dello scorso anno, anche per il 2014 il team della Ciclistica Deivese ha deciso infatti di abbinare all’evento sportivo una gradevole parentesi legata alla bellezza. Naturalmente, la vincitrice della corona di Miss Gran Fondo sarà poi impegnata la domenica per le premiazioni ufficiali. Sabato 13 settembre si inizierà a respirare aria di ciclismo: arriveranno i primi iscritti, gli appassionati e – nel pomeriggio, alle


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foto WWW.TRIMAGESPORT.COM

verso Pignone. A seguire, un insidioso tratto in leggero falsopiano che potrebbe essere reso impegnativo dal vento contrario. Una volta raggiunto Carrodano, ecco l’ultima asperità: il Passo del Bracco. Si tratta dell’ultima erta di giornata, da affrontarsi con rapporti più lunghi (gambe permettendo). Una volta scollinato, superato un falsopiano, si scende tra tornanti impegnativi foto WWW.TRIMAGESPORT.COM

ore 16 – andrà in scena una Gimkana per i più piccoli. Sarà un’occasione preziosa per i campioncini in erba per familiarizzare con le due ruote. A seguire, l’immancabile Nutella Party, per reintegrare le energie. E siamo arrivati alla serata del sabato, che renderà omaggio a Fabrizio De Andrè, con una serata di musica dal vivo, a partire dalle ore 21.

foto PLAYFULL NIKON

Ed eccoci al piatto forte, in tutti i sensi dell’edizione numero della classica ligure, che tra le altre cose è intitolata a uno dei componenti del sodalizio organizzatore, scomparso qualche anno fa, Luigi Visini. Due saranno i percorsi, come da tradizione. Il percorso medio misurerà 86,7 km, con 1600 metri di dislivello, suggestiva location di una vera e propria cavalcata all’interno degli scorci più belli della Liguria orientale e, appunto delle Cinque Terre, patrimonio UNESCO. Dal punto di vista tecnico non si sale mai sopra i 600 metri di quota, ma si parte con la salita di Castagnola e Framura, per raggiungere, dopo una veloce e impegnativa discesa, Levanto. Da qui il gruppo affronterà la salita più impegnativa di giornata, il Passo Termine, prima di tuffarsi, ancora in discesa a velocità altissime,

e curve da sogno fino a raggiungere il traguardo posto a Deiva Marina, nello stesso punto della partenza. Il percorso lungo misura invece 157,9 km, con 3100 metri di dislivello positivo e racchiude al suo interno la stessa prima parte della Medio Fondo, sino alla località di Pignone. Nel percorso lungo da Pignone si pedala in direzione Martinello, per affrontare la scalata di Madrignano e relativa discesa, quindi la salita di Santa Maria del Carmine, quella della Foce di La Spezia, per poi puntare verso Carrodano e salire, ancora salire, verso la Galleria Monte Persico. Da qui la strada scende con pendenze impegnative sino a Levanto. A questo punto, la Gran Fondo percorrerà lo stesso finale della Medio Fondo, con salita e discesa del Passo del Bracco e discesa verso il lungo mare di Deiva. Da ricordare per la giornata di domenica, per la quale sono attesi 1500 ciclisti, la partenza alle ore 8.30 dal lungo mare Cristoforo Colombo a Deiva Marina, il tempo massimo sarà di 8 ore e mezza per la lunga e di 7 ore per la media. Se c’è un aspetto al quale gli organizzatori e i partecipanti sono sempre stati molto legati, è quello del post-gara: il pasta party a Deiva ancora una volta sarà di quelli indimenticabili. Quest’anno la scelta del team, coordinato dalla premiata ditta BelloglioNunziati, è caduta su Pasta al pesto, al pomodoro, ai frutti di mare. E per secondo, un fritto di totani e l’immancabile piatto tipico di sgabei. Chi ha scelto questa manifestazione, è sempre ritornato, vuoi per il percorso, vuoi per i luoghi, vuoi per l’organizzazione, una vera e propria famiglia: quella degli amici del ciclismo.


24 a cura della REDAZIONE

CENTRO CITTÀ

FINALMENTE ONLINE LA RETE NAZIONALE VOLUTA DALLA FEDERAZIONE ITALIANA AMICI DELLA BICICLETTA. SU BICITALIA.ORG DICIOTTO ITINERARI SUGGESTIVI E DI GRANDE INTERESSE TURISTICO

IL CENSIMENTO DELLE CICLABILI

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5 min

Non saremo l’Olanda e neppure la Norvegia, ma con quasi 20 mila all’interno del settore turistico. Sechilometri di piste ciclabili, 18 itinerari e 50 ciclovie di qualità, l’Ita- condo alcune stime del Parlamenlia – da sempre paese di poeti, navigatori e… ciclisti – si mantiene to europeo, infatti, il cicloturismo quantomeno all’altezza della sua fama. rappresenta a livello continentale Lo riporta un’inchiesta de Il Sole 24 Ore che ha illustrato, con dovi- un giro d’affari di circa 44 miliardi zia di particolari, i numeri di Bicitalia, la rete ciclabile nazionale voluta di euro all’anno. E per quel che ridalla FIAB, Federazione Italiana Amici della Bicicletta, e dallo scorso guarda l’Italia si stima che la rete mese di maggio disponibile sul sito Bicitalia.org, nuovo punto di Bicitalia, ogni anno, potrebbe generare un fatturato pari a 3,2 miriferimento per il cicloturismo in Italia. L’iniziativa nasce da una collaborazione con il Ministero dell’Am- liardi di euro. Proiezioni rese crebiente e propone una dettagliata mappatura di 10 mila chilometri dibili dai numeri del Trentino che, di strade ciclabili (sui 18 totali), oltre ad offrire un’ampia varietà di con la sua rete ciclabile di 400 spunti per escursioni quotidiane, gite nel weekend e veri e propri chilometri, costata dai 20 al 400 viaggi a pedali. Una sorta di vademecum aggiornato del perfetto euro al metro, produce ogni anno cicloturista, quello che abbina come un sacramento il rito della va- 100 milioni di euro di indotto. canza con la passione per la bicicletta. I 18 itinerari di Bicitalia offrono collegamenti suggestivi e richiami turistici di grande interesse. Basti pensare alla Ciclovia Francigena che, attraverso vari percorsi, conduce fino a Roma, alla Ciclovia dei Borboni, che collega in un percorso storico non solo ideale le città di Bari e Napoli, oppure alla Ciclovia degli Appennini, che dalla Liguria conduce fino alla Calabria, con uno sviluppo complessivo di quasi 2 mila chilometri. Non si tratta di piste ciclabili, ma di grandi direttrici che alternano percorsi protetti a passaggi sulla rete stradale ordinaria e che, anche grazie a futuri interventi e migliorie, rappresentano l’ossatura dell’offerta cicloturistica in Italia. Le 50 ciclovie di qualità, invece, sono itinerari che si sviluppano prevalentemente su pista ciclabile e che, per caratteristiche del paesaggio, sicurezza e servizi offerti, sono stati valutati al di sopra della media nazionale. Si tratta – riferisce sempre il Sole 24 Ore – di Questi, nel dettaglio, i 18 itinerari proposti dal sito Bicitalia. percorsi ideali per escursioni di una sola giornata, adatti anche alle famiglia con bambini. Ciclopista del Sole: dal Brennero a Santa Teresa di Gallura Tra i servizi “collaterali” di Bicitalia c’è anche Ciclovia del Po: dalla sorgente al delta Albergabici (www.albergabici.it), un innovativo Ciclovia Francigena: da Como a Brindisi motore di ricerca in tre lingue (italiano, inglese, Ciclovie dei Fiumi del Triveneto: percorsi lungo il corso dei fiumi Adige, Brenta, Livenza, Sile, Piave, Tagliamento e Isonzo tedesco) concepito per il mondo del ciclotuCiclovia Romea: da Tarvisio a Roma rismo. Le 2 mila strutture ricettive selezionaCiclovia Adriatica: da Trieste a Santa Maria di Leuca te, tra cui hotel, bed & breakfast, campeggi, Ciclovia Romagna Versilia: da Rimini a Viareggio agriturismi e rifugi montani, offrono un’accoCiclovia Conero Argentario: tra due promontori passando per il cuore verde d’Italia glienza su misura per i turisti a due ruote, con Ciclovia Salaria: dalla capitale a San Benedetto del Tronto servizi come deposito bici, spazio officina, laCiclovia dei Borboni: da Bari a Napoli vanderia… e abbondante colazione. Ciclovia degli Appennini: dal Colle di Cadibona a Reggio Calabria L’iniziativa Bicitalia, a cui FIAB lavora dal 2002, Ciclovia Pedemontana Alpina: da Trieste a Savona fa parte del progetto EuroVelo, una rete ciclaCiclovia dei Tratturi: da Vasto a Gaeta bile europea che si estende per oltre 70 mila Ciclovia dei Tre Mari: da Otranto a Sapri Ciclovia Svizzera Mare: da Locarno a Ventimiglia chilometri e stabilisce un principio di contiCiclovia Tirrenica: da Verona a Roma nuità territoriale tra diversi Paesi dell’Unione Ciclovia dell’Adda: dallo Stelvio a Cremona europea attraverso il mezzo di trasporto più Fano-Grosseto: sulle strade dove il paesaggio è diventato arte ecosostenibile e di crescente rilevanza anche


Le Granfondo ciclistiche come veicolo di messaggi non solo sportivi e agonistici, ma anche culturali,storici, ambientali.

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Partecipa alle tre prove precedenti e potrai goderti “Le Cinque Terre� GRATUITAMENTE! Media partner:

www.unescocyclingtour.it


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RUOTE ROVENTI

a cura di ROBERTO SGALLA

E SE PRENDESSIMO ESEMPIO DAL CICLISMO? 5 min

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LA RINASCITA DI QUESTO SPORT, CERTIFICATA DALL’ULTIMO ENTUSIASMANTE GIRO D’ITALIA, È LA METAFORA DI UN’ITALIA CHE, CON ETICA E SACRIFICIO, HA LA POSSIBILITÀ DI RISCATTARSI

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Chi nutrisse dubbi sulla vitalità del ciclismo si riveda le immagini della gente che assiepava le strade del Giro d’Italia e non solo le tortuose strade che salgono alle mete epiche: Montecampione, Montegrappa, Zoncolan… Ho avuto il privilegio di seguire le ultime tappe; mi ha impressionato la marea di gente assiepata ai lati della strada tra Gemona e Trieste, nell’ultima frazione.

foto LAPRESSE/GIAN MATTIA D’ALBERTO

Va bene, era domenica; ma in tutti i paesi attraversati – e la zona è abbastanza antropizzata – la popolazione era in strada per vedere il fugace passaggio dei ciclisti; una macchia di colore che a 50 km transitava davanti ai loro occhi. Usando categorie sociali, possiamo dire di aver visto uno “stadio lineare” ma senza i problemi, le violenze e le polemiche tipiche degli stadi italiani. Il tifo era “per tutti” e, comunque, chi incitava un corridore non correva il rischio di essere “processato” od offeso perché “nemico”. Uno stadio “rosa” con coreografie che sarebbe bello raccogliere in un libro fotografico, coreografie fatte in casa solo per amore dello sport; bici di tutte le forme e dimensioni colorate di rosa; animali vivi o impagliati, vestiti di rosa; fiori giganti realizzati con piatti di plastica rigorosamente rosa shocking; nastri sulle piante; l’erba tosata per inneggiare al Giro.


27 Ho partecipato ad un solo giorno alla scelta e devo dire che è stato difficile individuarne uno solo, perché, purtroppo, erano in parecchi a dimostrare il “peggio” di loro stessi. Ho visto, ad esempio, uno pseudo-tifoso che, con un animale impagliato (una povera volpe), incitava un corridore o chi con maschere impossibili li infastidiva. Ma l’oscar del “cretino” lo merita lo pseudo-tifoso che ha costretto a metter i piedi in terra a Francesco Manuel Bongiorno nella tappa dello Zoncolan. Il Giro ha fatto emergere una nuova generazione di ciclisti di 23, 24 anni; il futuro è tra questi. Alcuni italiani, tra questi Fabio Aru, terzo in classifica finale. Uno scalatore sardo a cui le montagne non fanno paura. Tra le altre mi ha colpito una bici realizzata da una stazione dei Vigili del Fuoco: una bici costruita con scale e manichette su uno sfondo rosa. Oramai si corre il rischio di essere ripetitivi, nel ciclismo non c’è il nemico, si tifa in modo “globale”, si riconosce il campione, lo si “adotta”, qualsiasi sia la sua provenienza o nazionalità. Ma, purtroppo anche il ciclismo annovera tra le fila dei suoi tifosi dei “cretini”. Bene ha fatto Marino Bartoletti (complimenti! ampiamente meritato il premio “Ischia” al miglior commentatore sportivo nella sua quotidiana trasmissione di avvio della tappa: un appuntamento pieno di leggerezza ma con tanta cultura, dati, storie, valori; giornalisti così sono sempre più rari) ad istituire il “premio” al più “cretino”.

E allora non ci sono problemi!? Sicuramente no, ma molti di meno di quelli che hanno sport più ricchi e non di più di quelli di un paese che fa fatica a far emergere la speranza e la volontà di riscatto. Non dimentichiamoci che molti commentatori ripetono che siamo un paese in grande difficoltà e non solo economica, ma morale; una crisi di classe politica e dirigente senza precedenti. Un paese che, oltre alle difficoltà occupazionali e di equa redistribuzione delle ricchezze, deve trovare un nuovo passo sul piano dell’etica e dei valori. Eppure il ciclismo (non prendetemi per utopista o troppo innamorato del ciclismo) è una metafora in “positivo” di quello che dovrebbe essere il paese. La fatica, l’impegno, come premessa per il risultato, onestà, rispetto dell’avversario, una scala valoriale, in cui etica e moralità sono al primo posto, il tifo non violento (a parte i cretini che non sono “molti”, ma per esibizionismo e qualche altra “patologia psicologica”, pensano che correre dietro ad un corridore in salita impegnato in uno sforzo notevole sia “incoraggiarlo”!). Mi è piaciuto e plaudo al corridore che ha tolto gli occhiali ad uno di questi e glieli ha gettati nel bosco. Archiviato un “grande Giro” con nuovi campioni, tanti tifosi convinti che non possiamo archiviare i problemi che ci sono, ma che sono comuni a molti sport, ma che ci fa dire che il ciclismo, e permettetemi di dire anche l’Italia, sono vivi. Dott. Roberto Sgalla


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CIRCUITO DEGLI ITALICI ZUEGG a cura della REDAZIONE

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IL FATTORE “F” ULTIME TAPPE NEI GIRONI ETRUSCO E LATINO, DOVE SONO AL COMANDO MATTIA FRATERNALI E MARCO FOGNANI

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Prosegue, tappa dopo tappa, il Circuito degli Italici Zuegg, iniziato lo scorso 16 marzo con la Gran Fondo Davide Cassani e ormai arrivato alle sue battute finali. Il Circuito – diviso per la prima volta quest’anno in girone Etrusco e girone Latino (“e per il prossimo anno è già in cantiere un terzo raggruppamento”, ha annunciato Alfredo Molendi) – è proseguito con la Gran Fondo dell’Amore di Terni, con La Garibaldina di Mentana, con la Gran Fondo Terre dei Varano di Camerino e con la Maratona degli Appennini di San Sepolcro. Il mese di giugno si è aperto con La Strasubasio di Spello ed è proseguito, l’8 giugno, con una ghiotta concomitanza. Per il Circuito Etrusco è andata in scena la Gran Fondo del Capitano di Bagno di Romagna e per quello Latino la Gran Fondo Fara in Sabina di Passo Corese. Lo scorso 15 giugno si è svolta la Gran Fondo di Arezzo, mentre il 29 giugno a Urbino si è corsa la Straducale. A questo punto, alla conclusione del circuito, mancano solo due tappe: quella del 6 luglio a Caldarola con la Gran Fondo dei Sibillini e quella del 7 settembre a Forlì con La Magnifica. Intanto, però, la strada ha già fornito i suoi primi verdetti parziali e dunque, ad una sola tappa dalla conclusione (la Gran Fondo dei Sibillini), facciamo il punto della situazione nelle varie classifiche del raggruppamento Latino. Per la graduatoria individuale (Lungo) è sempre al comando Mattia Fraternali dell’ASD Fausto Coppi di Fermignano con 2355 punti, che precede Andrea Borgia (Piesse Cycling Team) con 2060 punti e Matteo Zannelli (Cycling Rieti) con 1500 punti tondi. Per la classifica Lui&Lei, al comando sempre la coppia Testoni-Rigon (AS Roma Ciclismo) davanti a Sopranzetti-Chiappini (ASD Newteam Essebi). Nella graduatoria a squadre al primo posto c’è nettamente l’AS Roma Ciclismo con 212 punti. Al 2° posto la ASD VC Santa Maria degli Angeli con 78 punti e al 3° il Piesse Cycling Team ASD con una lunghezza in meno. Partners ufficiali del Circuito degli Italici

Passiamo, invece, al raggruppamento Etrusco. Al momento in cui andiamo in stampa, la classifica non tiene conto dell’esito della Straducale. In ogni caso, al comando c’è Marco Fognani (GS Poppi) con 1455 punti, che precede nella classifica generale il portacolori del Pedale Senese Fabio Cini che insegue a 1303 lunghezze e quello della GSC Terracina Desco Romano Neri (1220 punti).

Ma, oltre alle granfondo, il Circuito degli Italici si sta facendo notare anche per la grande qualità delle sue aree expò, a cui partecipa – ad ogni tappa – un fedelissimo pool di aziende sponsor. Oltre a Zuegg, main sponsor del Circuito, i brand abbinati alle dodici granfondo del calendario Etrusco e Latino sono Lunique Sport, Corri col Cuore Pissei, Fria, Pantacicli, +Watt e Scaldì l’attiva calore.


SE NON LO SPRAY, NON LO SAI! PER OTTENERE SEMPRE IL MASSIMO DELLA FUNZIONALITÀ DALLA PROPRIA BICICLETTA LA COSA MIGLIORE DA FARE È QUELLA DI SOTTOPORLA A UNA MANUTENZIONE PERIODICA ED ACCURATA. WD-40 È IL PRODOTTO IDEALE, EFFICACE E VELOCE CHE FA AL CASO DI OGNI BUON CICLISTA (E MECCANICO, OVVIAMENTE) CHE SI RISPETTI a cura di ROBERTO ZANETTI Lubrificare, proteggere, sbloccare, detergere: sono gesti fondamentali per mantenere funzionante il mezzo a due ruote o riportarlo in perfetta efficienza. WD-40 è la soluzione più indicata per tutti questi interventi, la risposta pratica – da tenere in garage, ma anche in sella per il “pronto intervento” nel formato “nomade” dal 250 ml – per risolvere con un colpo di spray un’infinità di fastidiosi inconvenienti. Un prodotto che ha battuto in volata ogni record, fin dall’inizio della sua storia: innovativo già nel DNA, il prodotto nasce nel lontano 1953 quando la Nasa commissionò, a quella che allora si chiamava Rocket Chemical Company, un rivoluzionario anticorrosivo e idrorepellente. Da quelle ricerche, dopo la messa a punto di ben 40 formule, nacque WD-40, la cui composizione segreta è tuttora custodita gelosamente. Il prodotto si rivelò presto utile per un’infinità di usi, oltre all’impiego aerospaziale per cui era stato creato; era nato il primo, vero multifunzione per uso professionale e domestico. In un solo prodotto, cinque eccezionali funzioni: idrorepellente, anticorrosivo, lubrificante, detergente e sbloccante. L’alleato indispensabile per risolvere un’infinità di problemi, da tenere sempre a portata di mano. DOVE SI USA IL WD-40 MANUBRIO • Sblocca senza sforzo le viti a brugola di bloccaggio del manubrio e le ghiere di regolazione del canotto di sterzo. • Lubrifica la calotta e i cuscinetti dello sterzo. • Evita il grippaggio dei meccanismi del campanello e lo mantiene efficiente. TELAIO • Dopo il lavaggio della bici, elimina l’acqua formando una perfetta barriera protettiva contro gli effetti dell’umidità e del gelo, con un’azione antiossidante e anticorrosiva duratura e preventiva. • Rende brillanti tutte le parti cromate e può essere usato su tutte le superfici metalliche e plastiche.

• Agevola il funzionamento di tutti gli elementi ad incastro, come le forcelle ammortizzate, riduce gli attriti e non attira polvere. FRENI – RUOTE • Lubrifica le leve dei freni e del cambio. • Facilita lo scorrimento dei cavi di tiraggio nelle guaine e ne limita l’usura per sfregamento. • Mantiene efficienti i morsetti dei freni. • Lubrifica i mozzi e i perni delle ruote per il massimo della scorrevolezza. SELLA • Consente di svitare e avvitare facilmente i dadi e le viti di regolazione della sella. • Facilita lo scorrimento del canotto della sella. PEDALI • Riduce l’attrito del movimento centrale migliorando le prestazioni. • Assicura l’efficienza del perno dei pedali. • Sblocca i perni delle pedivelle e ne consente lo smontaggio senza spanare la filettatura del bullone. • Lubrifica e mantiene efficienti le moltipliche a corona della pedaliera. • Assicura la perfetta sincronia del deragliatore centrale. CAMBIO • Applicato sulla catena, ne agevola lo scorrimento e la mantiene pulita. • Migliora il funzionamento del pignone del cambio tenendolo pulito e lubrificato. • Lubrifica le rotelline di guida del cambio posteriore e protegge dall’ossidazione e dall’umidità le boccole e le viti a brugola di regolazione. Il Produttore/Distributore per l’Italia: WD-40 Company Via Dante, 6 40125 Bologna Web site: www.wd40.it


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GRAN FONDO DELLA NOCCIOLA ALTA LANGA a cura di PAOLO MEI

SULLA SCIA DEI CAMPIONI IL 24 AGOSTO, NELLA TERRA DEI VINI E DEI SAPORI, UNA RASSEGNA UNICA, DIVENTATA GIÀ FAMOSA PER LE SUE SALITE INTITOLATE AI GRANDI SCALATORI DEL PASSATO

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Tra le granfondo italiane uno spazio speciale lo occupa la Gran Fondo della Nocciola Alta Langa. La corsa è molto particolare, perché viene organizzata – come si evince dal nome – nella zona delle Langhe, terra di vini, panorami e sapori. Questa manifestazione ciclistica, relativamente giovane, non è altro che la sorellina minore della più famosa Gran Fondo Fausto Coppi le Alpi del Mare (che quest’anno va in scena il 13 luglio). Creatura voluta e realizzata da Emma Mana e Davide Lauro, i due “capitani” della Coppi, l’Alta Langa viene organizzata, dalla Fausto Coppi On The Road, appunto, con la collaborazione della Comunità Montana Alta Langa. Dal punto di vista paesaggistico e culturale, la corsa si snoda tra i vigneti e i noccioleti più famosi al mondo, celebrando la noc-

La partenza in una passata edizione

foto FOTOSERVICE-CN.IT

ciola e, naturalmente, il grande ciclismo. La data della gara è il 24 agosto 2014, dunque un appuntamento di fine stagione, una rassegna in cui le salite impegnative non mancheranno. Interessante la scelta dei percorsi, che quest’anno saranno ben tre: la granfondo di 120 km, la mediofondo di 84 km e la cicloturistica, per i più tranquilli, con i suoi 49 km. La caratteristica unica di questa granfondo è legata al nome delle sue salite: ogni erta di giornata è intitolata ad un campione. La prima asperità misura 6,3 km, porta da Bonvicino a Murazzano ed è intitolata a Jacques Anquetil, che a proposito di classe, posizione in bici e… passione per lo champagne, potrebbe essere il simbolo della corsa piemontese. La pendenza media è del 5% e il dislivello di 318 metri. La seconda erta porta dalla strada Lungo Belbo a Mombarcaro e misura 3,6 km ed foto FOTOSERVICE-CN.IT

è intitolata all’Airone: Fausto Coppi. Il dislivello è di 261 metri. La terza salita, da Bosia a Lequo Berria, misura 7,05 km ed è intitolata al Pirata: Marco Pantani, il vincitore del Giro e del Tour del 1998, l’ultimo degli eroi moderni del ciclismo. Il dislivello misura 361 metri e la pendenza media è accettabile: 5,1%. La quarta scalata di giornata conduce a Boscasco, da Campetto, la distanza in questo caso è di 7,6 km ed è intitolata al leggendario scalatore Charly Gaul. Il dislivello è di 342 metri e la pendenza media è del 4,5%. La quinta erta di giornata conduce da Ponte Talloria ad Albaretto Torre ed è intitolata a colui che da pochi mesi è stato insignito del titolo di “Giusto tra le Nazioni”: Gino Bartali, uno dei simboli non solo del ciclismo, ma dello sport mondiale. La lunghezza è di 3,7 km, il dislivello di 326 metri, ma quel che salta all’occhio è la pendenza: 10,1%. Il punto cardine di questa asperità è l’inizio, certamente il più duro di tutte le Salite dei Campioni della granfondo. La sesta fatica farà selezione nel tratto compreso tra Cissone e Bossolaschetto. Intitolata a Luoison Bobet, misura poco meno di 6 km, con un dislivello di 310 metri e una pendenza media del 5,2%. Il tratto più impegnativo si esaurisce nella località “bivio case nuove”. Nella mediofondo le salite sono le stesse della granfondo, ma non vengono scalate la quarta e la quinta erta, vale a dire quella di Boscasco e quella di Albaretto Torre. Infine, la cicloturistica, nella quale le salite sono solo due, ovvero Murazzano e Mombarcaro, il totale, come detto è meno di cinquanta km e potrebbe davvero essere un terreno di prova per chi si è avvicinato da poco al ciclismo. Insomma, gli ingredienti per un finale di stagione all’insegna della leggenda, non mancano, l’appuntamento dunque, con le salite è per il 24 agosto 2014.



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MASTER CLUB TRICOLORE a cura della REDAZIONE

WEEKEND METEOROPATICO PIOGGIA SULLA GRANFONDO COLLI AMERINI, MENTRE IL SOLE “BACIA” LA GRANFONDO DEL CASTELLO. CAMBIAMENTO DI DATA PER LA GRANFONDO CHIANCIANO TERME CHE CHIUDERÀ IL CIRCUITO

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Una quarta tappa piuttosto ‘bagnata’ quella della Granfondo dei Colli Amerini che, lo scorso 15 giugno, ha dovuto fare i conti con i dispetti del meteo. L’organizzazione comunque non si è scoraggiata e, malgrado uno scenario complesso, nulla è stato lasciato al caso. I partecipanti hanno ricevuto una splendida accoglienza ed il pubblico si è mantenuto folto e presente nonostante il maltempo, incoraggiando gli atleti che sfidavano fango e acqua.

Il percorso livornese ha impegnato sia tecnicamente che fisicamente tutti i partecipanti, mettendoli alla prova tra salite impegnative e discese panoramiche, fino al traguardo di Rosignano Marittimo. Primo fra tutti, Alessandro Calzolari (La Bagarre Ciclistica Lucchese) che ha tagliato il traguardo seguito a breve distanza da Yuri Gorini del Genetik Cycling Team e da Luca Maestroni del Velo Club Maggi, che ha chiuso in bellezza il podio dei vincitori.

È andata senz’altro meglio alla Granfondo del Castello “Diego Ulissi”, la quinta tappa del circuito svoltasi domenica 22 giugno in condizioni meteo decisamente più favorevoli.

Prossima tappa: 13 luglio con la prestigiosa Granfondo di Prato Abetone. Due saranno i percorsi per questa terzultima tappa del circuito: quello classico di 94 km con arrivo all’Abetone e quello più

foto PLAYFULL NIKON

corto di 62 km con termine al Passo dell’Oppio. La gara sarà inserita nella classifica del Challenge e supporta l’iniziativa Dynamo Camp, il primo camp in italia di terapia ricreativa per bambini con patologie gravi e croniche. Nel frattempo, la tredicesima edizione della Granfondo Città di Chianciano Terme prevista per il 27 luglio, comunica lo spostamento di data al 21 settembre per chiudere in bellezza il circuito Master Tricolore. Le quote di iscrizione sono: 25 euro fino al 16 settembre, 30 euro fino al 19 Settembre, 40 euro la mattina della gara e includono un ricco ed ‘enologico’ pacco gara!


foto NEWSPOWER CANON


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GRAN FONDO “LA MAGNIFICA” a cura della REDAZIONE

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RISERVATA AI GRIMPEUR TORNA IL 7 SETTEMBRE LA CORSA CICLISTICA PIÙ DURA D’EUROPA, VALIDA COME “PROVA JOLLY” DEL CIRCUITO ROMAGNA CHALLENGE E COME ULTIMA TAPPA DEL GIRONE ETRUSCO. TRACCIATO LEGGERMENTE RIDOTTO RISPETTO AL 2013, MA SUL CIPPO DEL CARPEGNA SARÀ COMUNQUE UNA SFIDA PER SCALATORI PURI

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Cresce l’attesa per la 3ª edizione de “La Magnifica”, la granfondo forlivese del prossimo 7 settembre che, da quest’anno, è valida come “prova jolly” del Romagna Challenge, il circuito che riunisce le più importanti granfondo della Romagna. Alla consolle i volontari della MM Organization ASD che – in collaborazione con la Palace Sport Events di Forlì e sotto l’egida dell’ACSI – anche per l’edizione 2014 ribadiscono i principi fondamentali che ispirano questa manifestazione, ovvero «il sostegno verso le realtà culturali e paesaggistiche del territorio romagnolo, nonché verso quella passione ciclistica che contraddistingue da sempre le nostre zone», tutti aspetti che uniscono le rassegne del Circuito “Romagna Challenge”. La Magnifica, fra l’altro, da quest’anno aderisce attivamente alla partnership fra il Circuito e la Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica di Matteo Marzotto, «poiché – ricordano gli organizzatori – lo sport non deve mai perdere di vista la sua missione educativa e deve sempre lavorare, concretamente, in simbiosi con la solidarietà». La kermesse forlivese sarà valida anche come prova dei Circuito degli Italici, ultima tappa del raggruppamento Etrusco. La manifestazione, dopo il successo ottenuto nel 2013, sia per iscritti e sia per quei contenuti che l’hanno eletta come la più dura prova ciclistica d’Europa, non intende snaturarsi, tuttavia la lunghezza complessiva della terza edizione sarà inferiore, anche se di poco, ai 200 chilometri. Un trac-

ciato che, pur mantenendo tratti in sterrato, con partenza da Piazza Saffi di Forlì ed arrivo sul Velodromo Glauco Servadei della medesima città, vedrà il punto di ritorno nella difficilissima e fascinosa asperità di Cippo Carpegna, nel cuore del Montefeltro, percorsa stavolta da Villagrande, col Passo della Cantoniera in discesa, ovvero lo stesso versante dell’ottava tappa dell’ultimo Giro d’Italia (17 maggio). Novità anche sul versante delle manifestazioni collaterali alla Granfondo. Venerdì 5 settembre si terrà in Piazza Saffi un evento dedicato al mondo della bicicletta,

Partners ufficiali del Circuito degli Italici

mentre sabato 6 settembre, sempre nella stupenda cornice della principale piazza forlivese, intera serata dedicata alle fixed (biciclette a scatto fisso), un versante del pedale che sta vivendo una crescita esponenziale, ormai un boom, specie nelle città, soprattutto del nord. Tra gli sponsor della manifestazione la webradio, ovvero la prima emittente radiofonica interamente dedicata alla bicicletta, fruibile sia su Pc che su smartphone. Due i canali dedicati: il Work (per allietare il lavoro in ufficio), il Work out (per dare la giusta carica durante gli allenamenti). Inoltre, tramite l’apposita app, si possono registrare le sensazioni, i pensieri e le avvertenze da condividere in diretta con gli altri utenti all’ascolto. Già aperte, ovviamente, le iscrizioni che, fino al 1 agosto, sono ferme a quota 35 euro. Nei giorni successivi, l’iscrizione costerà 5 euro in più ed il 5 e 6 settembre (vigilia della manifestazione) la quota salirà a 50 euro.



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GRAN FONDO “LA SAGRANTINO” a cura della REDAZIONE

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IL GIORNO DEL GIUDIZIO A PERUGIA SALE LA FEBBRE PER IL “DOOMSDAY”. AI BLOCCHI TUTTI I PIÙ FORTI (ISCRIZIONI APERTE ANCHE AGLI ABBONATI DEGLI ITALICI). IN PALIO LE MAGLIE DEI GIGANTI 2014

La piazza di Montefalco

Partiamo subito con una grande novità: viste le numerose richieste pervenute agli organizzatori si è deciso che anche gli abbonati al Circuito degli Italici Etrusco e Latino potranno partecipare al “Doomsday” (Il giorno del giudizio) e quindi gareggiare per la conquista delle supermaglie finali di Gigante 2014. Ma cos’è il Doomsday? È la grande novità del 2014, che nelle intenzioni dell’organizzazione deve diventare un appuntamento fisso di fine stagione e un’occasione per incontrarsi tutti a Montefalco e trascorrere una giornata insieme, battagliando con gli amici per decidere, in una gara secca, i migliori dell’anno. Questa grande sfida sarà aperta, dunque, ai primi tre di ogni categoria delle classifiche finali di Circuito degli Italici, Pedalatium, Centro Italia Tour, Circuito dei due Mari, Circuito del Cuore, Scudetto Campano, Granducato di Toscana, Marche Marathon e Romagna Challenge. I vincitori delle varie categorie indosseranno, appunto, le supermaglie di Gigante 2014. Va anche ricordato che quest’anno la gara montefalchese sarà finalissima del Circuito degli Italici. I vincitori dell’Etrusco e del Latino e tutti gli altri abbonati si sfideranno, infatti, per la conquista delle supermaglie finali di Italico 2014. Per gli abbonati ai circuiti sopraindicati, che partiranno da griglie dedicate, la quota d’iscrizione sarà sempre di 25 euro, mentre per tutti gli altri sarà di 25 euro fino al 31 agosto, di 30 euro fino al 21 settembre e di 35 euro fino al 26 settembre. Riconfermata, inoltre, la partenza alla francese, che prevede una quota d’iscrizione di 20 euro fino al 31 agosto e poi di 25 euro fino al 26 settembre. Come simpatico ricordo della propria partecipazione i ciclisti potranno riportarsi a casa il numero di gara, che quest’anno sarà personalizzato. Tutti coloro che si iscriveranno entro il 21 settembre avranno, infatti, il dorsale con il proprio nome. Ulteriori dettagli al sito www.granfondosagrantino.it. Visto il successo dell’edizione passata tornerà anche quest’anno il “Sagrantino Party”, degustazione di piatti tipici umbri che si terrà la sera di sabato 27 settembre. Si tratta di un momento conviviale ideato dagli organizzatori per far trascorrere ai corridori e alle loro famiglie una serata in allegria. foto MARCO CARDINALI

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In mezzo c’è ancora un’estate da archiviare, ma intanto, nell’affascinante Montefalco – in provincia di Perugia – sale l’attesa per l’ottava edizione della Gran Fondo “La Sagrantino”, in programma il prossimo 28 settembre.


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SETTEMBRE 2014

granfondo dei campioni


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QUANDO L’ARTE INCONTRA IL CICLISMO a cura della REDAZIONE

VIAGGIO NELL’ARCHEOLOGIA PARALLELA DELL’ARTISTA DADAGABEM, DOVE LA CREATIVITÀ HA SCOPERTO LE DUE RUOTE: «PERCHÉ L’ARTE, COME LA BICICLETTA, È L’ANTICAMERA DELLA LIBERTÀ»

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DADAGABEM è il nome d’arte di Grazia Marino. Dal 1992 questa singolare artista scolpisce la pietra esclusivamente a mano utilizzando scalpello e mazzuolo secondo l’antica tecnica dei Maestri scalpellini. Ha esordito con la sua prima mostra personale nel 2001 a Peschiera del Garda spinta dagli amici. Da qualche anno l’esigenza di colore l’ha indotta a produrre quadri con la tecnica dell’acrilico, creando le così dette “Figure Cangianti” poiché l’utilizzo dei metalli cambia le opere a seconda della luce e della posizione dell’osservatore. Ecco cosa dice di sé l’artista: «Dal mio amore per le cose belle, l’antico, l’archeologia, mi sono ritrovata a fare arte, dapprima inconsapevolmente, poi con studi approfonditi. Partendo dagli archetipi, simboli e antichi miti, ho iniziato a riproporre gli antichi Dei, Eroi, e antiche Madri, in una chiave moderna e se vogliamo futurista, per avvicinare i giovani e non far dimenticare da dove veniamo e dove andiamo». Lungo il suo percorso, Dadagabem, ha più volte innovato la sua arte cercando nuove forme espressive per appagare l’ansia tipica, insita nell’artista, che è quella di raggiungere l’assoluto. In questo percorso, Dadagabem, grazie alla sua passione per lo sport, in particolar modo per la bicicletta, si è avvicinata al mondo del ciclismo, mantenendo il suo stile inalterato. Il primo lavoro realizzato per l’ambiente ciclistico, è il Supereroe della Granfondo Città di Padova Fondriest. «L’arte e il ciclismo hanno molti elementi in comune come la fatica nel costruire un’impresa, il genio e la follia – puntualizza Dadagabem –. Il mio disegno creato per la Granfondo, rappresenta un Supereroe che con leggerezza pedala all’interno dell’Isola Memmia del Prato della Valle. Tutt’intorno è sospeso, le cupole della Chiesa di Santa Giustina

e i pinnacoli del Prato. La forza del Supereroe ciclista diventa un tutt’uno con la leggerezza e il senso di libertà rappresentato dalla bici nel librarsi con eleganza sopra l’acqua. Il concetto espresso è che tutti noi possiamo essere dei Supereroi, anche se non tagliamo il traguardo per primi, perché ciò che conta è la libertà che solo la bicicletta e l’arte sanno offrire». L’artista, sulla scia di questo primo successo, ha elaborato altri bozzetti che saranno esposti, assieme ad altre sue opere, fino al 6 luglio, presso il Bike Friendly Hotel, “Grand Hotel Terme” in Viale Stazione, MontegrottoPadova.



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KTM CITY LINE 7 28” a cura di ROBERTO ZANETTI

PEDALARE IN CITTÀ NON È PIÙ UN PROBLEMA LA CITY LINE 7 28” DI KTM, PIÙ CHE UN SEMPLICE MEZZO DI TRASPORTO URBANO, È UN VERO E PROPRIO STRUMENTO IN GRADO DI MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA NELLE NOSTRE METROPOLI. EVITARE IL TRAFFICO E SPOSTARSI PER LE VIE CITTADINE ANCHE NELLE ORE DI PUNTA CONSENTE DI PRATICARE DEL SANO MOVIMENTO, ANCHE NEL CASO IN CUI NON SI ABBIA TEMPO A SUFFICIENZA DA DEDICARE ALLA PALESTRA O AD ALTRI SPORT

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Utilizzare la bicicletta per gli spostamenti urbani è diventata un’esigenza diffusissima. In molte città italiane spostarsi a bordo di una bici è una consuetudine, in altre invece, dove più semplicemente per cultura la bici è utilizzata molto poco, le city bike si stanno ritagliando degli spazi sempre più importanti. I vantaggi nel muoversi su una bicicletta come la KTM City Line 7 28” sono davvero molteplici: prima di tutto, dal punto di vista ecologico, si azzerano le emissioni inquinanti. Sicuramente un fattore molto importante, anche in considerazione del fatto che, in molte località del nostro bellissimo paese, vi sono rigide restrizioni del codice della strada per la circolazione delle auto (le famose ZTL).

Il Produttore e Distributore per l’Italia: KTM Fahrrad Gmbh Harlochnerstrasse, 13 5230 Mattighofen (A) Tel. +43 7742 40910 • Fax: +43 7742 409171 E-mail: office@ktm-bikes.at • Web site: www.ktm-bikes.at

Inoltre, aspetto non poco trascurabile, il risparmio economico: alla luce del continuo aumento dei prezzi dei carburanti, scegliere la bici per i propri spostamenti urbani significa effettivamente garantirsi un notevole abbattimento delle spese, anche nell’ottica di un breve periodo. La KTM City Line 7 28” è appositamente conformata in modo da assicurare massimo comfort e totale sicurezza a chi la guida. Le ruote sono riparate con due parafanghi (anteriore e posteriore) e la catena con il carter, in modo tale da garantire stabilità e protezione anche con strade bagnate, pioggia o fango. Inoltre, la comoda sella montata su un reggisella ammortizzato, è

L’anteriore della KTM City Line 7 28” con la forcella Suntour e il campanello montato sulla parte destra del manubrio

regolabile sulla base delle caratteristiche fisiche di chi utilizza il mezzo e l’impianto luci (anche questo anteriore e posteriore) permette di utilizzare la KTM City Line 7 28” anche di notte, o quando la visibilità è ridotta dalle condizioni atmosferiche. Caratteristiche tecniche del prodotto: • Telaio: City Alloy Alloyframe Al6061 – Herren • Forcella anteriore: Suntour SF13 CR8 700C • Freni: Tektro 855AL V-Bremse • Cambio: Shimano Nexus 7 Rücktritt Nabe • Peso: 17,50 Kg

La parte posteriore della KTM City Line 7 28” con il portapacchi in alluminio, posizionato sopra al parafango della ruota


foto NEWSPOWER CANON


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GRAN FONDO “MEMORIAL GIOVANNI PASCOLI” a cura della REDAZIONE

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QUANDO LA BICICLETTA È… POESIA IL PROSSIMO 14 SETTEMBRE A VILLA TORLONIA A SAN MAURO TORNA LA TRADIZIONALE CICLOTURISTICA DEDICATA AL CELEBRE LETTERATO

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Torna, il prossimo 14 settembre, la Gran Fondo “Memorial Giovanni Pascoli” che abbina due passioni che così distanti non sono: l’amore per la bicicletta e l’identità storica di una località, San Mauro Pascoli, che – come rileva la genealogia stessa del suo nome – da almeno un secolo vive in simbiosi con il suo poeta-simbolo: Giovanni Pascoli. Teatro della manifestazione sarà, non a caso, la splendida cornice di Villa Torlonia, un luogo intriso di storia e suggestioni, per aver ispirato al poeta romagnolo i famosi versi de “La cavallina storna”. Per i cicloturisti è l’avamposto ideale da cui partire alla scoperta dell’entroterra che, come sempre, li saprà stupire e affascinare. Il primo ristoro è collocato dopo la breve ma ripida salita che termina in piazza a Talamello, cittadina della Valmarecchia nota per il suo formaggio di fossa “Ambra di Talamello” e il suo museo intitolato al pittore Fernando Gualtieri. E rimarrà impresso nella mente il passaggio a Perticara, dominata dalle rocce del Monte Aquilone che la rendono inconfondibile e inaspettatamente suggestiva. Oltre alla logistica, sono confermati i tre percorsi di 49, 87 e 128 chilometri e il sistema di rilevamento dei passaggi con il sistema a lettura ottica Optipass Card. Infatti, come nell’edizione 2013, la Gran Fondo Memorial

foto PLAYFULL NIKON

Ristori sempre più ricchi al Memorial Pascoli

La seconda è invece rivolta ai biker. In concomitanza all’evento cicloturistico, si svolgerà infatti la 17ª tappa dell’Adriaticoast 2014, un circuito di manifestazioni escursionistiche off road. Due i percorsi proposti di circa 25 e 45 chilometri. Le iscrizioni alla granfondo costeranno 7 euro fino a venerdì 12 settembre. Ci si potrà di nuovo iscrivere solo la domenica mattina direttamente a Villa Torlonia al costo di 10 euro. Si ricorda a tutti i possessori di Optipass Card La splendida Villa Torlonia di S. Mauro Pascoli farà da cornice alla Gran Fondo Memorial Giovanni Pascoli che, all’atto dell’iscrifoto PLAYFULL NIKON zione, dovranno comunicare il codice della loro card. Per offrire ai ciclisti il massimo dell’accoglienza e del comfort, l’organizzazione e la Fondazione Verdeblu hanno predisposto alcuni pacchetti turistici di uno, due o tre giorni ritagliati sulle esigenze dei ciclisti a partire dal trattamento di mezza pensione fino a piccole grandi attenzioni quali il deposito bici, il servizio lavanderia e l’iscrizione alla granfondo incluso nella tariffa. Giovanni Pascoli farà parte del circuito CT League, insieme alla Gran Fondo Mareterra e alla Gran Fondo Fondriest (entrambe già disputate). Quest’anno ci saranno anche due importanti novità. La prima riguarda le famiglie e gli accompagnatori: a Villa Torlonia troveranno, infatti, delle cicloguide che li accompagneranno in tutta calma alla scoperta dei luoghi pascoliani. Si potrà partecipare ai tour sia con bici propria che noleggiandola sul posto.


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SICUREZZA IN GARA

a cura di GIANLUCA BARBIERI

ATESTINA SUPERBIKE: “MEA CULPA”

gianlucabarbieri.inbici@gmail.com

A DETTA DI TUTTI LA GRANFONDO PADOVANA È STATO UN GRANDE EVENTO PER LA MTB, MA COME SEMPRE NON SONO MANCATI I RETROSCENA. ECCO UN REPORT CIRCOSTANZIATO PER RIFLETTERE

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La nostra rubrica ha una mission ormai dichiarata: analizzare molti degli aspetti legati all’attività della sicurezza e dell’organizzazione, sempre prendendo spunto da fatti e gare disputate nel territorio italiano, ma senza, ovviamente, puntare il dito contro alcun organizzatore. L’abbiamo sempre detto – e lo ribadiamo anche oggi – che il nostro intento non è quello di fare “lectio magistralis” sulla sicurezza e neppure abbiamo la pretesa, in un ambito così complesso, di fare i “tuttologi” della situazione. Il nostro obiettivo è solo quello di far riflettere su aspetti spesso tenuti in secondo piano e che, invece, sul piano della sicurezza, sono spesso “dettagli” decisivi. In questa circostanza si parla della gara organizzata dal sottoscritto, pertanto mi sento di analizzare, assieme a voi lettori, alcuni casi che sono accaduti in questa occasione che, fortunatamente, si sono conclusi con il “lieto fine”, ma che – diciamolo subito – non dovevano essere gestiti così. Il primo errore è stata la gestione di alcuni ragazzini della categoria “giovanissimi” su strada che, di fatto, dovevano partire un po’ prima della gara e, in parata, arrivare alla prima curva, per poi spostarsi, cosa che invece non è avvenuta. Sono stati viceversa fatti partire col gruppone, sottoponendoli ad inutili rischi. Il secondo problema è stato causato dalle auto di apertura gara, che dovevano accompagnare i biker fino al termine della prima salita asfaltata. Non sono state minimamente gestite ed hanno creato qualche problema in località Calaone. Entrambe le problematiche dovevano essere gestite direttamente dal Direttore di Corsa, evitando di fidarsi su quanto pianificato nel pre-gara. In questo caso fidarsi è bene, ma non fidarsi è meglio e la prossima volta i bambini verranno gestiti da personale della gara e non dai loro accompagnatori e le auto di apertura gara le accompagnerò personalmente su quad fino al punto di deviazione su sterrato per i biker, tenendole più allungate e facendole anticipare di molto all’arrivo del punto “X” che si trova in un tratto in discesa. Qui devo fare il “mea culpa” poiché avevo pensato di gestire le cose di testa mia, ma poi mi sono fidato delle rassicurazioni dei collaboratori, poiché tendenzialmente sono un organizzatore che delega molto. Altro problema importante è stata l’assenza di un ponte radio sanitario che doveva essere installato ma che, per problemi tecnici, gli addetti non sono riusciti a collegare. Qui il consiglio che possiamo dare è quello di non attendere il giorno della gara per provare le attrezzature, ma di farlo ben prima per poter, even-

tualmente, rimediare per tempo. In questo caso il mio responsabile di percorso, Giampaolo Ruzzarin, al quale faccio i miei più sinceri complimenti, ha messo in campo tutta l’esperienza accumulata in 20 anni di organizzazione gare, riuscendo a gestire lo stesso alcune situazioni di primo soccorso con i mezzi a disposizione. Comunque è stato aiutato anche dall’apparato radio di gara (altra frequenza) che prevedeva decine di persone sul tracciato. Questo è stato determinante. Infine, vorrei fare un plauso ai componenti di giuria, che hanno certamente fatto sì che i tempi delle premiazioni si allungassero, ma il tutto a causa dei soliti “furbetti” che hanno corso rimanendo a casa. Questa volta, tuttavia, sono stati “beccati”.



46 a cura di GIAN PAOLO MONDINI

CONSIGLI E RIFLESSIONI

info@inbici.net

TABELLE DI ALLENAMENTO? MEGLIO ASCOLTARE LE GAMBE GIUSTO PIANIFICARE IL VOSTRO TRAINING, MA LA FATICA È UNA “SPIA” CHE NON PUÒ ESSERE IGNORATA. QUINDI, PER MIGLIORARE LE PERFOMANCE, IN PRIMIS DATE RETTA ALLE VOSTRE SENSAZIONI

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Sono sempre di più gli amatori che seguono tabelle d’allenamento (più o meno dettagliate) fornite da esperti preparatori o consigliate da amici o, magari, semplicemente trovate su internet. Valide o meno che siano, il problema fondamentale resta solo uno: le tabelle non pensano... Non sono cioè in grado di dirvi qual è il vostro reale grado di affaticamento al momento dell’allenamento, perché nessuno vi ha spiegato qual è l’obiettivo di un esercizio specifico. Partendo dalla considerazione che le regole per le quali l’acido lattico si accumula nei muscoli e impedisce (di fatto) la prosecuzione dello sforzo sono piuttosto semplici... ora ci troviamo di fronte ad un paradosso. Abbiamo bisogno che un “componente esterno” ci dica che stiamo cominciando a fare fatica... ma come? Se le gambe cominciano a “bruciare” e ad indurirsi, che bisogno ho che il cardiofrequenzimetro e/o il wattometro mi dica che sto lavorando ad un ritmo medio della soglia anaerobica? È ormai consueto trovare atleti professionisti o amatori che, avendo smesso di cercare di capire quali sono le proprie sensazioni, semplicemente dicono: non mi si alzano i battiti. Scusate, ma in questi casi basterebbe dire: sono stanco... oppure mi fanno male le gambe. Invece no. Viviamo con l’ansia di allenarci, di non perdere neanche un giorno scritto nella “sacra” tabella, come se si rischiasse una “scomunica” da tutte le classifiche agonistiche e sociali! Non è così. Siamo tutti diversi, ma le leggi fisiche alle quali il nostro corpo risponde sono imprescendibilmente uguali per tutti! Ho male alle gambe, quindi riposo... recupero. Non vorrei banalizzare. L’argomento è senza dubbio complicato e il percorso di autoconoscenza è motivo di culto perfino da

parte di alcune religioni. Del resto siamo nel allenamento lungo su parametri calcolati in 2014 e le tecnologie ci affiancano e ci aiuta- laboratorio puó essere pericoloso, perché no. Ma non si sostituiscono a noi. Possiamo non viene preso in considerazione il recuverificare da noi stessi che, quando comin- pero. Specie se, come capita non di rado, si ciamo a sentire mal di gambe, i battiti o i parte da casa già con il mal di gambe! watt ci danno un valore, ma non si tratta di un dato assoluto: un numero primo indisso- Insomma se proprio non riuscite a stare lonlubile nel tempo. Si tratta di un dato che può tani dalla vostra bici, riscoprite le belle pasvariare di giorno in giorno e, normalmente, seggiate primaverili! può decrementare dufoto TYLER STABLEFORD/GETTYIMAGES rante un allenamento. Il fattore fondamentale in questi casi è il recupero. Basare un

foto 4EVER.EU



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GRAN FONDO “CITTÀ DI CESENA” a cura di ELISA GARDINI

SUI PEDALI VERSO IL RISTORO LO SCORSO 15 GIUGNO, IN ROMAGNA, È ANDATA IN SCENA LA PRIMA EDIZIONE DELLA CICLOTURISTICA MALATESTIANA. AL BANDO LE CLASSIFICHE, QUELLO CHE CONTAVA ERA… APPAGARE L’APPETITO

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Il prestigioso riconoscimento di “Cesena città europea dello sport 2014” è anche il frutto dell’opera promozionale di due importanti società ciclistiche del cesenate che, in questi anni, hanno sempre tenuto alto l’onore dello sport malatestiano: la storica Ars Et Robur (arte e forza) e l’emergente USD San Marco. I due sodalizi, unendo tradizione ed entusiasmo, hanno organizzato la prima edizione della Gran Fondo cicloturistica “Città di Cesena” che si è svolta sotto l’egida di ACSI Ciclismo. Al via circa seicento corridori partiti alle ore 6.30 del 15 giugno, sotto un cielo decisamente plumbeo, che non prometteva nulla di buono ma che, alla fine, non è riuscito a “rovinare la festa”. Tantissime le donne presenti a questa prima edizione, supportate anche questa volta da Alice Zoffoli, titolare di Alice Bike. Si poteva scegliere tra cinque percorsi: uno corto di 60 km che presentava la sua unica asperità sulla Rocca delle Caminate, uno medio di 115 km con massima difficoltà localizzata al Passo del Carnaio, uno lungo di 130 km con il passaggio a Monte Finocchio (la vera novità di giornata) e una Gran Fondo di 155 km che richiedeva buone gambe e un discreto allenamento per affrontare le ascese di Monte Vecchio e Monte Leone. Per i più golosi, invece, quelli che si definiscono “ciclisti-gourmet”, gli organizzatori avevano allestito il giro del Buongustaio, ovvero 40 km di autentica passeggiata intervallati da svariati ristori. E infatti, una volta scalate le prime colline, nemmeno le avverse

condizioni meteo hanno scoraggiato i partecipanti che si sono lanciati, con decisione, verso i rigogliosi punti ristoro. Ad attendere i partecipanti nell’elegante cornice dell’ippodromo del Savio di Cesena un abbondante e ricco pasta party, degno coronamento di una bella, seppur uggiosa, giornata di sport. La Gran Fondo Città di Cesena ha rappresentato l’evento clou di una settimana interamente dedicata agli amanti della bicicletta, partita martedì sera con la notturna in MTB, proseguita sabato pomeriggio con una gimkana per bambini e una lezione di spinning all’aperto. Soddisfatti Gastone Ercolani presidente di Ars Et Robur e Renato Quadrelli presidente di USD San Marco che danno appuntamento ai tanti cicloturisti al prossimo anno.



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GRAN FONDO EDDY MERCKX a cura di NEWSPOWER

pressoffice@newspower.it

IN 2000 SULLA SCIA DEL CANNIBALE A RIVALTA DI BRENTINO BELLUNO SI È DISPUTATA L’8ª EDIZIONE INTITOLATA AL FUORICLASSE BELGA, CHE HA PEDALATO SUL PERCORSO “MEDIO” ASSIEME AI SUOI “VECCHI” GREGARI. CLAUDIA GENTILI E FEDERICO CERRI PADRONI DEL PERCORSO LUNGO

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Domenica 8 giugno a Rivalta di Brentino Belluno, nel veronese, è andata in scena la festa a tinte “fluo” della Granfondo Eddy Merckx. Giallofluo, rosafluo e verdefluo sono, infatti, i colori di casa Alé, il giovane ma affermato marchio di abbigliamento ciclistico dell’azienda APG, che da sempre organizza questa manifestazione. L’antipasto all’evento è stata la Pedalata al femminile Alé, una non competitiva dedicata alle donne che si è svolta, sempre a Rivalta, sabato 7 giugno e dove si sono visti anche tanti maschietti con il “cannibale” Eddy Merckx in prima fila. Il grande campione belga ha fatto il bis il giorno successivo prendendo parte alla granfondo a lui intitolata e completando il percorso “mediofondo” di 84 km assieme a tanti dei suoi gregari di un tempo. Nelle prime file della griglia di partenza non sono mancati nemmeno il presidente della Federciclismo Renato di Rocco né le professioniste e i professionisti delle squadre “targate” Alé come la Bardiani Csf, la Neri Sottoli Alé e ovviamente la squadra femminile dell’Alé Cipollini Galassia. Decine di pro si sono divertiti al fianco dei 2000 appassionati e fra loro erano presenti anche atleti del calibro di Elena Berlato, Simone Ponzi, Mauro Finetto o dei vincitori di tappa al Giro d’Italia Enrico Battaglin e Marco Canola. Il via è stato dato

domenica 8 giugno alle 8.30 dal neosindaco di Rivalta, Alberto Mazzurana, e da una commossa Alessia Piccolo, la general manager di Alé che, a causa di una caduta, quest’anno non ha potuto prendere parte alla “sua” granfondo. La festa fluo è poi continuata anche in gara con la vittoria nel percorso “granfondo” femminile della romana Claudia Gentili: la forte granfondista, portacolori dell’Alé Cipollini Galassia, ha dominato sui 135 km dell’itinerario più lungo che portava gli atleti sulle salite della Valpolicella, della Lessinia e sulle strade trentine dell’Altopiano di Brentonico e presentava un dislivello di 2879 metri. Claudia Gentili ha vinto la gara nettamente e i distacchi con le più immediate inseguitrici sono stati simili a quelli che un tempo il “cannibale” Eddy Merckx rifilava ai propri avversari. La seconda classificata, Claudia Avanzi, ha chiuso a oltre 13’ dalla vincitrice, mentre Elisa Benedet ha terminato la sua prova al terzo posto con 16’ di distacco dalla Gentili. In campo maschile il più bravo è stato il toscano Federico Cerri che, in sella alla sua Cipollini giallofluo, ha imposto un ritmo indiavolato sui 16,5 km di salita verso San Valentino di Brentonico e si è così presentato da solo sul traguardo di Rivalta. L’azione

La partenza con il campionissimo Eddy Merckx, Alessia Piccolo, il presidente della Federciclismo Renato di Rocco e il sindaco di Rivalta Alberto Mazzurana foto NEWSPOWER CANON

dell’atleta del Team Maggi è stata travolgente e, sulle difficili rampe dell’ascesa finale, solo il professionista della Neri Sottoli Alé Simone Ponzi, fuori gara, è riuscito a tenere il passo del toscano. Alle spalle del vincitore, infatti, sono giunti due forti atleti del 71 Sport Team, Matteo Bordignon e Domenico Romano che assieme a Cerri avevano dato vita all’azione decisiva sull’erta di San Valentino. La trentina Serena Gazzini ed il bergamasco Antonio Camozzi sono stati i dominatori del percorso “mediofondo” da 84 km e 1523 metri di dislivello, trionfando in solitaria sotto la finish line di Rivalta. La calda e soleggiata giornata si è chiusa con un ricco riso party finale in cui volontari e staff di APG, rigorosamente in tenuta fluo, hanno servito un pranzo luculliano a granfondisti e accompagnatori. Al termine della giornata Alessia Piccolo guardava già alla prossima edizione della Granfondo Eddy Merckx: «Ringrazio tutti i partecipanti alla gara, i volontari e tutto lo staff APG. Qui si respirava passione, entusiasmo, voglia di fare e, per i corridori, voglia di vincere. Mi hanno emozionata tutti. Ho persino sfidato i divieti degli ortopedici per essere qui e sono felice. Ora non ci si ferma e si inizia già con i preparativi per il 2015». foto NEWSPOWER CANON


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MONDO FREWHEELING a cura della REDAZIONE

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LA GRAN FONDO FRW NEL 2015 SI CORRERÀ SEMPRE A SAN BENEDETTO CLAUDIO BRUSI ANNUNCIA IL RINNOVO DELLA SPONSORIZZAZIONE: «NELL’ULTIMA EDIZIONE TUTTI GLI SFORZI ORGANIZZATIVI SONO STATI VANIFICATI DAL MALTEMPO, MA IL PEDALE ROSSOBLU PICENUM MERITA ANCORA LA NOSTRA FIDUCIA». E INTANTO A TORINO PARTONO I TEST-BIKE CON LE LEGGENDARIE MARIN

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«Contro le condizioni meteo avverse un organizzatore non può fare nulla, ma la Gran Fondo San Benedetto è stata preparata in maniera esemplare e dunque merita nuovamente la nostra fiducia». Claudio Brusi, titolare della Frewheeling di Ravenna, spiega così la scelta di rinnovare, anche per il 2015, la sponsorizzazione alla manifestazione marchigiana. «Gli iscritti erano quasi un migliaio – prosegue Brusi – dunque, più o meno sul livello dell’anno prima. Se poi i partenti sono stati poco più di un terzo, la colpa è solo del maltempo. Perché, vorrei ricordarlo, nel weekend del 4 maggio, a San Benedetto del Tronto, non è semplicemente piovuto, ma c’è stato il finimondo, inoltre, il tam tam dei media, nell’immediata vigilia della gara, ha disegnato scenari apocalittici e dunque ci voleva una bella dose di coraggio per correre, quel giorno, la gran fondo FRW». «Ciò non toglie – prosegue Brusi – che la manifestazione sia stata organizzata con grande passione e professionalità. Il Pedale Rossoblu Picenum, con in prima fila Sonia Roscioli, aveva preparato la corsa da almeno sei mesi, organizzando eventi collaterali, invitando ospiti vip, curando i minimi dettagli logistici senza lasciare nulla al caso. È stato dunque un dispiacere veder vanificati tutti quegli sforzi per colpa del maltempo. Anche per questo, abbiamo deciso di dare un’altra chance agli amici marchigiani e dunque, anche per il 2015, sono lieto di annunciare che la gran fondo FRW si correrà a San Benedetto del Tronto». Intanto, con l’arrivo della bella stagione, è partito il Giro d’Italia dello storico mar-

chio “Marin”, le mitiche biciclette californiane distribuite in esclusiva in Italia da Freewheling. Con un educational-tour che toccherà tutte le regioni, l’azienda di Claudio Brusi e Liliana Raimondi ha organizzato, a partire dal mese di luglio, dei test-bike in tutti i suoi punti vendita italiani per rilanciare le biciclette nate esattamente 28 anni fa tra i sentieri del Monte Tamalpais e le strade di San Francisco. Ma dalla leggendaria 29 pollici disegnata da Robert Buckley, il marchio Marin ne ha fatta di strada ed oggi l’azienda offre un campionario di circa 90 modelli per tutti i tipi di livelli e preferenze. «Abbiamo cre-

duto, da subito, al rilancio di questo marchio – spiega Brusi – e, a giudicare dalle prime incoraggianti risposte del mercato, penso di poter dire che ci abbiamo visto giusto. I test bike verranno effettuati in tutta Italia e, per un’intera giornata, gli appassionati del mondo Marin avranno l’opportunità di provare i nuovi modelli della casa californiana». Il ciak è in programma il prossimo 4 luglio nel torinese a Superga, dove verranno effettuati test bike con bici Marin da Enduro. A seguire il tour arriverà nel veneto, sul Lago di Garda, per la precisione nella località di Raffa. Claudio Brusi, titolare della Frewheeling

foto CYCLINSIDE.COM/GUIDO P. RUBINO



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GRAN FONDO FARA IN SABINA a cura della REDAZIONE

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NARDECCHIA PIÙ FORTE DEL CALDO

foto CASTAGNOLI/MICHELE BAZZANI

TEMPERATURA DA “SAUNA” A PASSO CORESE, DOVE ALLE 7.30 IL TERMOMETRO SEGNAVA QUASI 30 GRADI. MALGRADO LE CONDIZIONI ESTREME, CONVINCE IL NUOVO PERCORSO E LA NUOVA LOGISTICA

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Giunta alla sua nona edizione, la Gran Fondo Fara in Sabina, valida come prova del Circuito degli Italici Zuegg (raggruppamento Latino), si è presentata, lo scorso 8 giugno, in una veste totalmente rinnovata. Nuovo nome (addio alla Granfondo delle Cerase) e soprattutto nuovo tracciato, con l’epicentro della manifestazione trasferito nel centro dell’abitato di Passo Corese, nei pressi della suggestiva Parrocchia di Santa Croce. La corsa, organizzata con l’abituale perizia da Paolo Imperatori, ha offerto uno spettacolo superiore rispetto alle passate edizioni. Merito, probabilmente, di un tracciato reso ancora più impegnativo e merito anche del nuovo arrivo, collocato in via Matteotti, dove un’ascesa di circa trecento metri ha aggiunto alla corsa un tocco di imprevedibilità. Dopo un sabato dedicato alla promozione del ciclismo tra i più piccoli (grande folla alla gimkana baby), la gara vera e propria è andata in scena la domenica successiva e subito, dando un’occhiata alla colonnina di mercurio, ci si è resi conto quale sarebbe stato il vero “nemico” di giornata: il grande caldo. Alle 7.30 del mattino il termometro segnava, infatti, già 26 gradi centigradi, preludio ad una giornata che, sul piano ambientale, riserverà difficoltà impreviste. Su tutto il tracciato, infatti, il caldo non ha concesso tregua e, a quel punto, l’elemento idratazione è diventato fondamentale. Forse per questo, gli atleti sono partiti un po’ in sordina, preoccupati soprattutto a risparmiare energie preziose in una gara che, sul piano atletico, si annunciava davvero massacrante. Poche schermaglie anche sulla salita di Talocci, anche se la discesa successiva sarà segnata da qualche caduta. La selezione successiva, in ogni caso, sembra più

figlia dell’eccessiva cautela di molti atleti che non il risultato di un forcing convinto. Sarà dunque l’impegnativa salita di Castelnuovo di Farfa ad operare una selezione più importante, anche se non decisiva. Intanto, la corsa si anima sullo scatto di Matteo Zannelli, che approfitta di un momento di rilassamento del gruppo e parte in un’azione che sembra temeraria e che, invece, gli regala ben presto un vantaggio di circa due minuti. Altro snodo cruciale della corsa la temuta ascesa di Muro Pizzo, che vede l’azione vigorosa di Cristian Nardecchia che raggiunge Zannelli. Sarà questo tandem a giocarsi la vittoria, con Nardecchia bravo a precedere il compagno di fuga. Al terzo posto Vincenzo Pisani. Tra le donne, invece, brinda Manuela Lazzerini che si impone davanti a Mar-

cella Lombino e a Cristina Rulli. Sul percorso medio invece, la spunta Giordano Mattioli, alla seconda vittoria consecutiva, che supera nel finale Cristian Bisonni e Matteo Cecconi, ormai abbonato al podio. La gara al femminile è invece andata a Deborah Mascelli, davanti a Manuela De Iuliis e Teresa Vigorito. La vittoria tra le società, infine, va all’AS Roma Ciclismo. Molto gradevole il dopo gara con un abbondante pasta party, l’ideale per rigenerarsi dalle fatiche di una granfondo che, malgrado lo spettacolo superbo, con i suoi 30 gradi, ha messo a dura prova la tenuta dei corridori. Come sempre ricca l’area expò con le aziende che, da sempre, seguono il Circuito degli Italici Zuegg: Lunique, Corri col Cuore, Fria, Pantacicli e Scaldì.

foto CASTAGNOLI/MICHELE BAZZANI

Partners ufficiali del Circuito degli Italici


foto NEWSPOWER CANON


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GRANFONDO DELLE MINIERE a cura di LUCA ALÒ

CIPOLLETTA E VACCARONI: SCACCO MATTO IN 4 MOSSE NOMI DI PRESTIGIO NELL’ALBO D’ORO DI QUESTA 15ª EDIZIONE ORGANIZZATA DALLA SC MONTEPONI. TRA IGLESIAS E PORTOSCUSO, IN SARDEGNA SPORT E TURISMO MAI COSÌ VICINI

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Tempo Festa grande ad Iglesias per l’avvio della 15ª di edizione del Giro delle Miniere con la Granfonlettura do di 116 chilometri intitolata a Roberto Saurra min e valevole come Trofeo Parco Geominerario. In Sardegna sono arrivati atleti non solo da ogni parte della regione, ma anche dalla penisola: alla fine i partenti sono stati circa 170, un numero più che apprezzabile per la gara organizzata dalla SC Monteponi grazie al pregevole lavoro sul campo di Luigi Mascia che si è superato allestendo una manifestazione di alto contenuto tecnico. Dopo 50 km il gruppo si selezionava e rimaneva al comando un drappello di 25 corridori. Lungo gli ultimi due chilometri del Passo Bidderdi, Francesco Cipolletta (Team Promotech, primo tra i master 2) ha provato un forcing che ha scremato ulteriormente il gruppo, ma sulla lunga e decisiva ascesa al Passo Genna Bogai, l’ennesimo allungo di Cipolletta lo lanciava al comando in compagnia del campione del mondo in carica Tiziano Baldini (ASD BBM Baldo Stefano; primo di fascia tra i master 5). I due attaccanti procedevano di comune accordo fino al traguardo dove Cipolletta riusciva a prendere il tempo a Baldini e a trionfare a braccia alzate. Sul terzo gradino del podio, con un ritardo di 2’ 14”, è salito il promettente atleta di casa e uomo di punta della SC Monteponi, Andrea Pillai, primo di categoria tra gli élite sport. Al femminile, puntuale la “stoccata” vincente della campionessa olimpica di scherma 1992 Dorina Vaccaroni, che si è lasciata alle proprie spalle Michela Evaristo (ASD Techno Bike) e Laura Multineddu (SC L’Oleandro Budoni). Vaccaroni da quest’anno è tesserata nella società organizzatrice ed ha onorato al meglio l’esordio con la maglia della SC Monteponi proprio al Giro delle Miniere. Ai già citati Cipolletta, Baldini e Pillai, ad ottimi livelli si sono messi in evidenza gli altri leader di categoria: Alessandro Taras (SC Monteponi) tra i master junior, Antonello Praolini (Fancello Cicli Terranova) tra i master 1, Alessandro Fancello (Fancello Cicli Terranova) tra i master 3, Giulio Cappello (Ciclistica Senese) tra i master 4, Pasqualino Piras

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(ASCD Il Fornaio) tra i master 6, Mauro Barbieri (Ciclistica Senese ) tra i master 7 e Nicolò Mu (Cycling Team Gallura) tra i master 8. SECONDA GIORNATA COPPA CITTÀ DI GONNESA La terra sarda è conosciuta nel mondo per il meraviglioso mare e le suggestive coste teatro della 2ª e breve frazione a cronometro (11 km) da Gonnesa a Nebida a picco sul tratto di costa non molto lontano dallo scoglio di Pan di Zucchero, da cui dista poche centinaia di metri, presso la località mineraria di Masua (frazione di Iglesias). La firma è stata messa dal leader del Giro Francesco Cipolletta (Team Promotech, primo della master 2) che ha chiuso col tempo di 13’ 00”, ben oltre i 40 km/h di media, 22 secondi meglio di Emanuele Marianeschi (Ciclistica Senese, primo della master 1), mentre l’iridato in carica Tiziano Baldini (BBM Baldo Stefano) non è andato oltre la terza posizione chiudendo a 45” dal vincitore. In ambito femminile podio fotocopia della gara inaugurale di Iglesias con Dorina Vaccaroni (SC Monteponi, prima tra le master donna 2) che ha fermato le lancette con il tempo di 16’ 31” rifilando 1’ 33” a Michela Evaristo (Techno Bike, prima tra le master donna 1) e 2’ 15” a Laura Garau (SC Monteponi, seconda tra le master donna 2) La Vaccaroni ha incamerato punti importanti per non lasciarsi sfilare la maglia di capoclassifica: «Ho cercato di impegnarmi e di dare il massimo anche se la cronometro è una disciplina faticosa». Oltre a Cipolletta, Marianeschi, Baldini, Vaccaroni ed Evaristo, si sono messi in evidenza gli altri leader di categoria: Piero Desideri tra i master 4 (SC Fausto Coppi 1972, tempo 13’45”), Matteo Fundoni tra i master junior (SC Fausto Coppi 1972, tempo 13’ 55”), Andrea Ciacci tra i master 3 (Ciclistica Senese, tempo 14’ 17”) Andrea Pillai tra gli élite sport (2000 Ricambi; tempo 14’ 19”), Mauro Barbieri tra i master 7 (Ciclistica Senese, tempo 15’ 03”), Carlo Ritota tra i master 6 (Faga Gioielli Racing, tempo 15’ 45”) e Nicolò Mu tra i master 8 (Cycling Team Gallura, tempo 17’ 26”). TERZA GIORNATA COPPA CITTÀ DI SILIQUA Nel giorno di Rino Zampilli, vittorioso a Siliqua (Cagliari) allo sprint, l’iridato Tiziano Baldini ed Emanuele Marianeschi hanno provato in tutti i modi a ribaltare la classifica del Giro delle Miniere. Ma il leader Francesco Cipolletta ha stretto i denti e resistito agli assalti dei due amici-avversari che hanno vivacizzato una frazione sulla carta per le ruote veloci. Nella Coppa Città di Siliqua-Circuito del Cixerri, sulla distanza di 94 km (frazione più lunga del Giro delle Miniere costeggiando il Castello di Acquafredda), Marianeschi è stato il primo in assoluto a dar fuoco alle polveri, provando a far saltare il banco in solitaria (per lui vantaggio massimo di una trentina di secondi). Lo stesso Marianeschi è stato successivamente uno dei mattatori principali della fuga decisiva di giornata in compagnia di Mirko Puglioli (M3, GS Baglini), Davide Sampieri (M2, Ciclistica Senese), Stefano Giuntoli (M4, BBM Baldo Stefano), Fabio Menchini (M4,


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BBM Baldo Stefano), Rino Zampilli (M1, Faga Gioielli Racing), Simone Zugarini (M2, Ciclistica Senese), Daniele Muscas (élite sport, MTB Piscina Irgas), Andrea Ciacci (M3, Ciclistica Senese), Andrea Pillai (élite sport, 2000 Ricambi), Luca Santimaria (M2, 2000 Ricambi), Alvise Montisci (M5, Lex Bike Sardinia), Maurizio Cherchi (M3, 2000 Ricambi), Francesco Cipolletta (M2, Team Promotech), Alessio Cancedda (élite sport, SC Monteponi), Danriclo Pompili (M2, Faga Gioielli Racing), Simone Spiga (M2, 2000 Ricambi) e Davide Sampieri (M2, Ciclistica Senese). Con il grosso del gruppo a due minuti e mezzo, i battistrada procedevano d’amore e d’accordo fino al traguardo, salvo un’accelerazione di Cancedda ai 10 chilometri dall’arrivo, prontamente stoppata dai portacolori della 2000 Ricambi e della BBM Baldo Stefan. Con una potente progressione, prima dell’ultima curva a sinistra che immetteva al traguardo, Zampilli (primo di fascia tra i master 1) riusciva a rilanciare successivamente l’andatura, imprimere velocità e forza sui pedali per aggiudicarsi la gara sull’iridato Baldini (primo dei master 5) e Marianeschi (primo dei master 2). Una gara da applausi per Dorina Vaccaroni (SC Monteponi, prima della master donna 2) che ha dovuto fare una sorta di cronometro per recuperare la coda del gruppo a causa di un guasto alla ruota posteriore. Oltre ai già citati Zampilli, Marianeschi, Baldini, Vaccaroni, si sono messi in evidenza gli altri leader di categoria: Menchini tra i master 4, Cipolletta tra i master 2, Alessandro Taras tra i master junior (SC Monteponi), Puglioli tra i master 3, Pillai tra gli élite sport, Mauro Barbieri tra i master 7 (Ciclistica Senese), Carlo Ritota tra i master 6 (Faga Gioielli Racing) e Nicolò Mu tra i master 8 (Cycling Team Gallura). QUARTA GIORNATA COPPA CITTÀ DI PORTOSCUSO Il Giro delle Miniere nel Sulcis-Iglesiente non è stato solo sinonimo di agonismo e colpi di pedale: anche quest’anno la manifestazione targata SC Monteponi è riuscita a portare tante persone e “ciclo-

turisti” dal continente e che ogni anno tornano e rimangono rapiti dalle bellezze paesaggistiche del sud-ovest della Sardegna. Questo è stato il principale leit-motiv che ha contraddistinto l’ultima giornata di corsa a Portoscuso (borgo in riva al mare dedito alla pesca del tonno e alla raccolta dei coralli) con il Circuito dei Nuraghi, sulla distanza di 68 km, in cui gli oltre 50 ciclo-master rimasti alla partenza hanno reso onore alla gara. Lungo il nervoso circuito finale con la scalata al gran premio della montagna di Terras Collu si erano messi in luce, a turno, Piero Desideri (M3, BBM Baldo Stefan), Filippo Ortu (M3, Techno Bike) e l’iridato master 5 in carica Tiziano Baldini (BBM Baldo Stefan) che tentava di mettere alle corde il leader della corsa Francesco Cipolletta (M2, Team Promotech). Esaurita la breve fuga di Giulio Cappelli (M3, Ciclistica Senese) e Gianluca Pirroni (M1, SC Monteponi) al secondo passaggio a Terras Collu, tutte le attenzioni erano rivolte sul continuo marcamento tra Cipolletta e Baldini che si sono annullati a vicenda. Ne ha approfittato il terzo in classifica Emanuele Marianeschi (M1, Ciclistica Senese) che, su un percorso a lui più congeniale, è salito in cattedra conquistando il traguardo in perfetta solitudine con 1’ 20” di vantaggio sui più immediati inseguitori capitanati da Alessio Cancedda (élite sport, SC Monteponi), Andrea Ciacci (M3, Ciclistica Senese) e Carlo Ritota (M6, Faga Gioielli Racing Team). Nel finale Cipolletta è riuscito a controllare la corsa quel tanto che bastava per aggiudicarsi la sospirata vittoria finale proprio su Marianeschi che scavalcava in generale il campione del mondo master Baldini a due punti dal leader. Nel gruppo ha pedalato la testimonial del Giro delle Miniere 2014 Dorina Vaccaroni (prima delle master donna 2 davanti alla master donna 1 Michela Evaristo della Technobike): incurante del caldo e delle ultime salite di giornata, l’ex olimpionica del fioretto di Barcellona 1992 ha chiuso la bellissima esperienza in Sardegna con il sorriso sulle labbra, onorando la maglia di leader e della società di casa. A conclusione della manifestazione, ricevuta dal sindaco di Iglesias Emilio Gariazzo, ha avuto l’occasione per evidenziare come lo sport può diventare un prezioso strumento per la valorizzazione e promozione del territorio. Il master 1 Marianeschi, l’èlite sport Cancedda, il master 5 Baldini, il master 2 Cipolletta, il master 6 Ritota, il master 4 Desideri, la master donna 1 Evaristo e la master donna 2 Vaccaroni, in evidenza nei quartieri alti della classifica, sono i leader delle proprie categorie di appartenenza senza dimenticare anche Alessandro Taras tra i master junior (SC Monteponi), Mauro Barbieri tra i master 7 (Ciclistica Senese) e Nicolò Mu tra Classifica Finale Giro delle Miniere i master 8 (Cycling 1° Francesco Cipolletta - 76 punti Team Gallura). 2° Emanuele Marianeschi - 74 punti 3° Tiziano Baldini - 69 punti Classifica Giro delle Miniere Femminile 1a Dorina Vaccaroni - 120 punti 2a Michela Evaristo - 69 punti 3a Laura Garau - 34 punti Classifica GPM Maschile 1° Francesco Cipolletta - 18 punti 2° Tiziano Baldini - 18 punti 3° Emanuele Marianeschi - 5 punti Classifica GPM Femminile 1a Dorina Vaccaroni - 30 punti 2a Michela Evaristo - 16 punti 3a Laura Multineddu - 16 punti Classifica A Squadre 1a Ciclistica Senese - 8 punti 2a SC Monteponi - 7 punti 3a Bbm Baldo Stefan - 5 punti


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La partenza della Granfondo Città di Padova-Fondriest

GRANFONDO CITTÀ DI PADOVA-FONDRIEST

Tempo di lettura

5 min

a cura della REDAZIONE

BUONA LA PRIMA VINCONO SUL LUNGO MICHELE REZZANI ED ELISA BENEDET, MA LA VERA VITTORIA È PER LA CITTÀ DI PADOVA

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Mille ciclisti, Prato della Valle e i colori bianco-verdi della Padovani. Non s’era mai vista, in una delle piazze più grandi d’Europa, una tale moltitudine di ciclisti. Semplicemente bellissimo! Ad aprire la corsa è stata la giovane vicesindaco Eleonora Mosco con la maglia della Padovani, assieme all’omonima società e a Maurizio Fondriest. Il via è stato dato alle ore 8.30 ad andatura controllata fino a circa 7 km e poi via “a tutta” verso la prima salita di Treponti che fa già la prima selezione. Alla divisione dei due percorsi (158 km il lungo e 110 il corto) in zona Boccon, si forma un gruppetto di dodici che procede per il lungo, in prossimità del GPM di Zovencedo. Ci sono tre uomini in fuga: Zanetti, Rezzani e Lovse. Ben presto il trio diventa un duetto con Rezzani e Zanetti che conducono la gara sempre insieme fino alla fine. Nelle posizioni di rincalzo, l’ASD Barbariga con i tre sloveni, ipoteca il terzo gradino del podio con Gregor Sikosek. Nel percorso corto, Stefano Fontana della ASD Cicli Fontana, stacca un gruppetto di quindici effettivi allo scollinamento della salita cronometrata del Roccolo e rimane in solitaria fino alla fine. Tra le donne, sul percorso lungo, vince Elisa Benedet staccando subito le sue avversarie alla prima salita. Sul percorso corto vince Manuela Sonzogni dell’ASD Team Isolmant. Ovazione per l’arrivo della SC Padovani con Maurizio Fondriest e alcuni atleti della Nankang Fondriest ospiti dell’evento. Grande soddisfazione per l’ottima riuscita di questa prima edizione, a detta di tutti ben orgaL’arrivo dei padovani con Fondriest

nizzata, soprattutto in termini di sicurezza. Presente anche la biker Daniela Veronesi del Torpado Factory Team, neo campionessa italiana, oggi in versione stradista, ospite dell’evento e premiata con un riconoscimento speciale per i suoi meriti sportivi. Ricordiamo che Daniela Veronesi, prima di passare alla MTB, ha avuto un lungo trascorso di ciclista su strada. Terza classificata sul percorso lungo l’ex schermidora Dorina Vaccaroni, partita col suo ritmo e poi, come sempre, in progressivo recupero nella seconda metà del percorso. La parola ai protagonisti della giornata, cominciando – noblesse oblige – da Maurizio Fondriest: «È stata una giornata straordinaria, ho fatto tutto il percorso corto assieme ai ragazzi della Sc Padovani e, oltre ad essermi divertito, ho avuto modo di apprezzare l’ottima organizzazione dell’evento. Mille iscritti a una prima edizione è senz’altro un grande successo». Michele Rezzani 1° classificato sul lungo con il tempo di 04.32.00 con una media di oltre 34 km orari, ex prof della Riso Scotti: «Que-

sta è la mia prima vittoria stagionale. Sono andato quasi subito in fuga con Igor, una pazzìa su una gara così lunga. Inizialmente eravamo in tre e poi siamo rimasti io ed Igor. Ci siamo dati regolarmente il cambio arrivando insieme al traguardo in volata. Igor Zanetti, che è un gran signore, ha lasciato la volata a me: io non avevo ancora vinto quest’anno invece lui è un collezionista di vittorie. Una gara impegnativa ma perfetta sotto tutti i punti di vista, la rifarò di sicuro il prossimo anno. Dedico questa vittoria a una persona che mi è stata vicina e mi ha aiutato molto, si chiama Daria». Elisa Benedet, 1ª classificata sul percorso lungo, pordenonese, è alla sua quarta vittoria stagionale: «Sono partita nella prima griglia assieme al mio compagno di squadra. Sulla prima salita abbiamo staccato le mie due avversarie e siamo arrivati in solitaria. Percorso impegnativo molto nervoso e veloce. Ottima organizzazione con incroci ben segnalati. Ritornerò sicuramente anche il prossimo anno». All’arrivo, tutti sono stati accolti da un ottimo pranzo party, by Polo Ristorazione, che ha soddisfatto tutti i palati. Premiazione dei primi tre assoluti, sul grande palco allestito per l’occasione, assieme ai bambini della SC Padovani e Maurizio Fondriest. La premiazione è stata enfatizzata dal bravissimo speaker Paolo Mei. Doverosi da parte della SC Padovani i ringraziamenti finali «a tutti i volontari che si sono impegnati, la polizia municipale, l’ACSI nazionale e provinciale nella figura di Andreose, Maurizio Fondriest e gli sponsor. Tutti ma proprio tutti, hanno reso grande l’evento!». Info www.gfcittadipadova.it


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foto NEWSPOWER CANON

Un bel primo piano di Chiara Ciuffini

‘sacrificio’ e cercare di riposare il più possibile quando si può. Anche se non ti nascondo in questo periodo un calo di forma e una stanchezza accentuata che spero di recuperare nel più breve tempo possibile.» Hai la fortuna di indossare una maglia gloriosa come quella della MG.K VIS, uno tra i team amatoriali più organizzati in questo momento in Italia. Quanto conta per te la squadra e che rapporto hai con gli altri o le altre componenti del gruppo? «È vero, sono molto fortunata a far parte di una squadra così prestigiosa, per me è un onore e un onere che mi porta ad avere sempre più voglia di far bene per rendere merito ai colori che indosso. Il team è molto coeso e con alcuni dei miei compagni il rapporto è strettissimo, alcuni mi accompagnano lungo le corse e mi rendono più facile ogni domenica arrivare al traguardo. Le mie compagne sono fortissime, nutro per loro una profonda ammirazione.»

Donna In... Bici

a cura di ROBERTO ZANETTI

CHIARA CIUFFINI, SEMESTRE DA REGINA HA COMINCIATO LA STAGIONE CON LA GRANFONDO LAIGUEGLIA E, DA FEBBRAIO, NON SI È PIÙ FERMATA. «LA NOVE COLLI IL MOMENTO PIÙ BELLO. IL PASSAGGIO TRA I PROF L’ERRORE DA NON RIPETERE» Chiara Ciuffini, il weekend centrale di giugno, lo ha dedicato al riposo. Un break “meritatissimo”, visto che da metà febbraio non si è mai fermata. Ma andiamo a sentire dalla sua voce chi è e come vive la passione per la bici una delle granfondiste italiane più vincenti. Allora Chiara, hai cominciato a febbraio a salire sul podio vincendo la Granfondo di Laigueglia. Sono passati quasi cinque mesi e sul podio ci sei salita ancora parecchie volte. Qual è il segreto per mantenere uno stato di forma così prolungato nel tempo? «In effetti, ho cominciato molto presto quest’anno con la Granfondo Laigueglia, il 23 febbraio. Da quella mattina mi sembra trascorso già moltissimo tempo, in tutto quattordici corse, quattordici

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bellissime corse... Non ci sono segreti, ma solo tanta passione, dedizione e voglia di faticare, come del resto richiede questo sport. Una sola parola magica:

Il podio femminile dell’ultima Nove Colli di Cesenatico si è tinto di bianco/rosso, i colori dell’MG.K VIS: tu, l’eterna Monica Bandini e la fortissima altoatesina Marina Ilmer, vincitrice del percorso lungo. Non capita spesso di vedere una cosa simile: questa corsa era stata preparata nei minimi dettagli o è successo tutto così per caso? «L’arrivo alla Nove Colli credo sia stato un momento veramente storico. Per me è stato un onore salire su quel podio con la fortissima Marina Ilmer e con la grandissima Monica Bandini, dalla quale vorrei imparare tutto. Io ho provato ad andar via nella prima parte della gara, poi l’inesperienza su percorsi così lunghi mi ha messo un po’ in crisi ma dietro avevo una splendida Marina Ilmer che si è involata sul traguardo. Una giornata memorabile da ricordare e da prendere come esempio.» Chiara Ciuffini in azione

foto PLAYFULL NIKON


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del malleolo della caviglia destra. Per la riabilitazione provai a pedalare e fu amore a prima vista. Dopo poco più di un anno feci una ‘semi stagione’ da Elite che fondamentalmente mi ha dato poco se non un po’ di esperienza. Preferisco non commentare il mondo Elite; le ragazze, troppo spesso, vengono buttate in mezzo a far numero ma di professionismo viene loro concesso proprio poco. Sono tornata tra gli amatori dove sicuramente mi diverto di più, anche se credo che le corse sono molto-molto-molto più dure, ma anche molto più belle.»

foto NEWSPOWER CANON

E per concludere la nostra intervista una battuta. Mi hanno detto che i tuoi tifosi sono rimasti un pochino delusi quando ti sei tagliata i capelli. A parte che, sotto al casco non si vede, ma pensi di farli ricrescere per accontentarli o il tuo fascino è rimasto e rimarrà invariato anche così?

Fra di voi – “donne big” – c’è solo una sana rivalità sportiva, siete amiche al di fuori della bici o, come capita in molti altri ambienti di lavoro, ci possono essere anche delle invidie o delle gelosie? Rispondimi sinceramente… «Come in ogni ambiente agonistico in corsa tra di noi c’è la giusta rivalità, che in fondo è il ‘sale’ delle corse; poi però, dopo l’arrivo, si deve tornare donne – ragazze – persone che si rispettano. Le invidie e le gelosie non portano a nulla di buono, ma non nascondo che spesso ci sono...»

Ho letto da qualche parte che hai scoperto il ciclismo non proprio da ragazzina e che, per breve tempo, hai “assaggiato” il mondo professionistico nella categoria donne Elite. Perché questa scelta e cosa ti ha spinto (o convinto) a tornare negli amatori? Quali sono le grandi differenze che hai trovato in questi due mondi così simili ma, allo stesso tempo, così diversi? «Ho scoperto il ciclismo per caso solo cinque anni fa dopo una brutta caduta da cavallo che mi procurò la frattura

foto PLAYFULL NIKON

Chiara Ciuffini sul podio della Nove Colli 2014 con le compagne di squadra Marina Ilmer e Monica Bandini

«Avevo i capelli lunghi che, per comodità e in un momento di pazzia, ho tagliato in una sola volta. Ora stanno crescendo di nuovo; pian piano li farò tornare lunghi, puoi star tranquillo Roberto e possono stare tranquilli tutti i miei fan.»


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MARCIALONGA CYCLING CRAFT

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pressoffice@newspower.it

a cura di NEWSPOWER

CUNICO E SCHARTMUELLER PASSISTI DOC LA PIOGGIA NON ROVINA LA FESTA SULLE DOLOMITI. IL PORTACOLORI DEL TEAM BERALDO REGOLA TANTI BIG. LA PUNTA DI DIAMANTE DELLA MG.K VIS DOMINA DAL PRIMO ALL’ULTIMO CHILOMETRO. SERENA GAZZINI E ANDREA PONTALTO SI PORTANO A CASA LA MEDIOFONDO

foto NEWSPOWER CANON

2011 e che è stato accolto con un caloroso bentornato da tutti i partecipanti. Il via è stato dato alle 8.00 in punto dalla voce arcinota di Mario Broll, che da anni racconta in diretta la storia della Marcialonga, e il lungo serpente di biciclette ha iniziato la sua marcia verso Ziano di Fiemme, Cavalese e la prima salita di Monte San Pietro. Ad agguantare il GPM Craft sul Lavazé ci ha pensato il bolognese Luigi Salimbeni che ha scollinato in allungo davanti ad Andrea Pontalto e all’atleta di casa Jarno Varesco. In vista di Predazzo Salimbeni e Pontalto hanno messo la freccia e si sono diretti verso il centro paese, direzione traguardo degli 80 km. Un pubblico entusiasta e un cielo molto più cupo di quello che li aveva salutati alla partenza hanno accolto la volata vinta dal veronese Pontalto, che si è aggiudicato la classifica del Mediofondo per soli 3 secondi su Salimbeni. Terzo gradino del podio per Simone Orsucci del Ciclo Team San Ginese.

Il resto del gruppo con i vari Varesco, Podestà, Bordignon, Kairelis, Romano, Poeta, Corbetta e Cunico proseguiva invece in direzione Moena per dare l’assalto al San Pellegrino e tentare di aggiudicarsi il secondo GPM. È stato il vicentino del Team Beraldo a scollinare in solitaria per primo e lanciarsi in discesa subito dopo, con gli avversari attardati di circa 20 secondi. Tra tutti là dietro, il più in palla è risultato Domenico Romano, il quale non aveva nessuna intenzione di lasciarsi sfuggire il vicentino e sui tornanti del Valles è andato a riprenderlo e superarlo. A decidere il risultato è stata però la discesa di rientro in Val di Fiemme e il meteo visto che, proprio sull’ultimo passo, le nubi che avevano continuato ad accumularsi per tutta la mattinata non si sono più trattenute e dal cielo è iniziata a cadere una pesante pioggia che ha reso il fondo stradale viscido e insidioso. «So di non essere male in discesa e so

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In Val di Fiemme e Val di Fassa chi dice bici dice… Marcialonga Cycling Craft. Domenica 29 giugno Predazzo ha aperto gli occhi con 2200 atleti di una quindicina di paesi muniti di due ruote e caschetto, tutti schierati sulla linea di partenza in centro paese. Si è capito fin da subito che la giornata, a dispetto del calendario, non sarebbe stata proprio estiva, ma per spaventare un team ben collaudato come quello della famiglia Marcialonga ci vuole ben altro. Per l’ottava edizione della granfondo su strada il comitato organizzatore trentino guidato da Angelo Corradini ha rispolverato il vecchio tracciato che si arrampica sui tre passi di Lavazé, San Pellegrino e Valles, un itinerario (135 km e 80 km erano le due varianti Granfondo e Mediofondo) che i marcialonghisti sulle due ruote non calcavano dal


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che Domenico ha paura del fondo bagnato. Per cui mi sono detto di stringere i denti e buttarmi in discesa, sapevo di non poter chiedere un’opportunità migliore» ha detto un sorridente Cunico dopo l’arrivo. Il portacolori del Team Beraldo ha infatti tagliato per primo il traguardo della 135 km, seguito da Matteo Podestà, mentre Romano ha chiuso terzo, comunque soddisfatto del risultato della sua prima Marcialonga di carriera. Fradicia è arrivata anche la prima donna, la bolzanina d’adozione Astrid Schartmueller, che veniva dal trionfo alla Granfondo Giordana della settimana prima, e a Predazzo ha chiuso con un abissale distacco su Claudia Avanzi e foto NEWSPOWER CANON

Roberto Cunico vincitore della Granfondo

Lorna Ciacci. Con lei fino a Predazzo era stata la roveretana Serena Gazzini la quale ha poi vinto la Mediofondo imponendosi sull’austriaca “veronese” Christiane Koschier e la romana Milena Felici. La Marcialonga Cycling Craft 2014 ha assegnato punti per il noto Alé Challenge, per la Combinata Punto3 Craft di casa Marcialonga ed era valida come Campionato Italiano Maestri AMSI Ciclismo su Strada i cui titoli sono andati a Federico Pallanch, Thomas Gschnitzer, Luca Zanon, Lino Davarda ed Elisa Fleischmann nelle rispettive categorie. Si è così chiuso un altro capitolo ricco di trepidazione e di successo firmato dal team Marcialonga e dal suo esercito di volontari, e non c’è tempo di riposarsi perché tra le valli di Fiemme e Fassa si sta già pensando al prossimo grande evento, la Marcialonga Running del 7 settembre con scarpette allacciate e podisti alla corte delle Dolomiti.


Controllo alla partenza

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LA GINO BARTALI a cura della REDAZIONE

È TUTTO SBAGLIATO? STAVOLTA NO... A MONTECATINI GRANDE SUCCESSO PER LA PRIMA EDIZIONE DELLA CICLOTURISTICA DEDICATA AL GRANDE CAMPIONE. IN 250 RENDONO OMAGGIO ALLA SUA FIGURA LEGGENDARIA. E TRA LORO ANCHE CHI L’HA CONOSCIUTO DAVVERO

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Giornata splendida e organizzazione perfetta per la prima edizione della cicloturistica “La Gino Bartali” organizzata dall’ASD Montecatini Terme & Sport, per l’occasione supportata dallo staff collaudassimo del Folgore Bike. In 250 hanno scelto di partecipare a questa manifestazione che aveva una mission tanto semplice quanto profonda: ricordare la figura leggendaria di Gino Bartali, lo sportivo italiano che – nel dopoguerra – ha incantato un’intera generazione. Al via, la mattina alle ore 8 in punto (la partenza era alla francese), anche il primo cittadino di Montecatini Terme Giuseppe Bellandi, grande appassionato di ciclismo che non ha voluto mancare a questa ghiotta occasione. Presenti anche ex corridori del passato come Paolo Fornaciari, Riccardo Magrini e l’intramontabile Walter Passeullo che si sono divertiti pedalando, con l’abituale verve, su e giù per le strade della Toscana. Per loro, che Ginetaccio l’hanno conosciuto davvero, è stata una giornata ancora più speciale. La Cicloturistica toscana ha preso il via dall’ippodromo Sesana che, per l’occasione, ha aperto i suoi cancelli – di solito riservati ai purosangue – per ospitare l’inedito spettacolo dei cicloturisti.

Considerando che si trattava della prima edizione, promossa a pieni voti l’organizzazione della manifestazione, supportata da Leonardo Iozzelli e Sabrina Gilardi, titolare dell’Agenzia Ranieri Viaggi, main-sponsor de La Gino Bartali. Accanto a loro uno staff di

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CLASSIFICA SOCIETÀ A PUNTI 1. Cicli GM ASD l080942 2. Pucci Club Ciclismo 3. Nuova Team Cicloidea ASD 4. UCD Alta Lunigiana 04 5. Freestyle Triathlon Valdinievole 6. Folgore Bike ASD TOS 7. Team Extreme Bike Competition 8. GS lV Giusfredi Verinlegno 9. Team Giovannelli ASD 10. Valdinievole UC ASD 11. ASD Gli Amici della Domenica 12. AS Dilettantistica LA.QUI.LA. INS 13. UISP Lucca 14. GC Bici Cucchietti 15. GS Passuello

Presenti anche gli ex corridori Riccardo Magrini e Walter Passeullo

volontari, che ha lavorato in grande sintonia, senza tralasciare il benché minimo dettaglio. Anche il Pasta Party finale, il pacco gara e la premiazione sono stati all’altezza delle migliori granfondo. Anche se la componente agonistica, mai come stavolta è passata in sottordine, per la cronaca il più veloce a percorrere il tratto con il rilevamento del tempo di percorrenza è stato Paolo Moricci, portacolori della Polisportiva Italy Team ASD che, con il tempo di 00:03:56 – alla media di 27.53 km/h – ha scalato il tratto in salita che da Nievole portava a Vico.


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GRAN FONDO ACSI “CITTÀ DI TERAMO” a cura della REDAZIONE

L’IMPRESA DI SISTARELLI CON UNA VOLATA REGALE, IL PORTACOLORI DEL MELANIA TRIONFA SUL VINCITORE DELLA NOVE COLLI DIMITRI NIKANDROV. NEL MEDIO VINCE ANDREA DI GIUSEPPE, TRA LE DONNE PRONOSTICO RISPETTATO CON L’ENNESIMO SUCCESSO DI SANDRA MARCONI. IL DELEGATO NAZIONALE ACSI EMILIANO BORGNA: «ORGANIZZAZIONE PERFETTA»

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Sirio Sistarelli dell’AD GC Melania si è aggiudicato, in una vibrante volata “a due”, la 5ª edizione della Gran Fondo ACSI “Città di Teramo”, organizzata da Raffaele Di Giovanni. Sistarelli, con grande acume tattico e soprattutto con più energie nel tecnicissimo tratto finale, ha regolato allo sprint Dimitri Nikandrov dell’AD Team Kyklos Abruzzo che si è arreso solo negli ultimi metri, quando non ha più trovato lo spunto per reagire allo scatto decisivo del portacolori del Melania. Al 3° posto Luca Rubechini dell’AD Sauro Simoncini che la settimana precedente si era imposto, in terra umbra, nella Gran Fondo dei Colli Amerini. «Con Dimitri – ha spiegato Sisterelli all’arrivo – ci siamo giocati questa corsa in volata dopo che, negli ultimi 40 chilometri, abbiamo collaborato nell’azione decisiva. Sono contento di aver avuto, nel finale, lo spunto per vincere, ma Nikandrov, lo conosciamo tutti, resta un grande corridore e averlo

battuto dà ancora più prestigio alla mia affermazione. A chi dedico il successo? A me stesso, perché i sacrifici sono sempre tanti e battere questi corridori è sempre difficile. L’obiettivo della stagione? Il Mondiale in Slovenia a fine agosto». Accetta il verdetto Dimitri Nikandrov che, dopo il successo nella Nove Colli, spiega così la sconfitta in volata: «È dall’inizio della stagione che sono in bicicletta – dice il russo atteso il prossimo anno da una nuova avventura con il team Continental di Gabriele Marchesani – forse, sul piano della freschezza atletica, comincio a pagare qualcosa. Per questo farò una corsa a luglio e poi sicuramente mi fermerò per ricaricare le batterie». Nella Medio Fondo, invece, successo per Andrea Di Giuseppe dell’AD Team Kyklos Abruzzo, che ha preceduto – anche lui dopo uno sprint a due – Emidio Celani dell’AD GC Melania, regolato con facilità sul rettilineo finale. A completare il podio è

stato Mario Bastianelli dell’AD SBT Team. Tra le donne successo per la favoritissima Sandra Marconi (Copparo Bike Store): «Era la prima volta che gareggiavo qui – ha detto la Marconi, partita non a caso con il pettorale numero 1 – e devo dire che, malgrado un tracciato molto impegnativo, è stata una gara molto bella. Col il caldo ho sofferto un po’, ma alla fine, sono contenta di aver vinto anche questa corsa. Quest’anno, fra l’altro, sto gareggiando anche con la mtb e dunque è bello sapere di non aver perso lo smalto su strada». Presente a Teramo anche il delegato nazionale ACSI di ciclismo, l’avvocato Emiliano Borgna che, come al solito, si è presentato anche al via della corsa: «È un mio dovere – ha spiegato Borgna – presenziare alle corse ACSI e devo dire che qui ho trovato paesaggi davvero bellissimi ed un’organizzazione che, sul piano della logistica e della sicurezza, non esito a definire impeccabile».

Il vincitore della Gran Fondo ACSI “Città di Teramo” Sirio Sistarelli

foto VMPHOTOSPORT.COM



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CRITERIUM CONTINENTALE SU STRADA 1° TROFEO INKOSPOR a cura della REDAZIONE

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ECCO I NUOVI CAMPIONI EUROPEI A RIOLO TERME (RA) BRINDANO SOTTO LA PIOGGIA AMERIGHI, COLONNA, CECCARONI, MORELLI E BALDI. TRA LE DONNE TRIONFA LA PATRIGNANI

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Il maltempo che si è abbattuto lo scorso 15 giugno su Riolo Terme (RA), non ha rovinato il Criterium continentale di ciclismo su strada – 1° Trofeo Inkospor, anche se – come sottolineano gli organizzatori del Romagna Bike Grandi Eventi – «se le previsioni meteo non fossero state così nefaste, al via avremmo avuto almeno il doppio dei ciclisti». In ogni caso – per la serie “pochi ma buoni” – ai blocchi di partenza si sono allineati in 151, un numero – come detto – sensibilmente condizionato dalla pioggia, anche se in griglia si sono notati alcuni nomi altisonanti del ciclismo, tra cui diversi ex professionisti.

Alla fine, la pioggia si è abbattuta solo nelle prime ore della mattinata, condizionando le prime due prove, ma durante la giornata, Giove Pluvio ha concesso finalmente una tregua e il torneo continentale – aperto a tutte le Consulte ma targato UISP – si è svolto regolarmente, senza intoppi né incidenti. Gli atleti, alcuni dei quali – come detto – dal palmares prestigiosissimo, si sono sfidati su un percorso leggermente ondulato di circa 16 chilometri, con partenza e arrivo da via Zaccagnini (rettilineo finale in leggera ascesa). Nel gruppo G1 (18-39 anni) si è imposto l’ex professionista Fabrizio Amerighi, portacolori del Gruppo CiclistiUna delle categorie premiate, il vincitore della cat. G3 Mario Ceccaroni co Borello, uno dei favoritissimi della vigilia reduce dalla prestigiosa vittoria al Mondiale cronocoppie del mese scorso; nel gruppo G2 (40-47 anni) ha vinto un altro ex prof, il toscano Federico Co-

lonna, che ha preceduto in una splendida volata Silver Lazzari (Rock Racing), sprinter temibilissimo come aveva dimostrato nell’ultima edizione della GF Cassani; nel gruppo G3 (48-55 anni) si è imposto Mario Ceccaroni (Santarcangiolese); nel gruppo G4 (56-62 anni) brinda Gian Paolo Morelli (Bd Fast di Lugo); nel gruppo G5 (63-75 anni), infine, successo per Albertino Baldi (Bellariese), già campione italiano in carica. Tra le donne si è imposta la scalatrice Mariangela Patrignani (SS Italia in Miniatura). La corsa era valida anche come prima edizione del trofeo Inkospor, l’azienda toscana leader sul mercato degli integratori, che in Romagna ha proseguito la sua crociata contro le aziende “poco serie” del settore: «Oggi – spiega il titolare Benedetto Catinella – sul mercato italiano, ci sono atleti che non conoscono i reali benefici di un integratore, perché – attratti dalle sirene degli slogan e dei testimonial – si sono indirizzati verso prodotti di scarsa efficacia. Questo è un mercato in cui regna l’improvvisazione e dove le competenze sono spesso svilite. Inkospor, invece, ha una storia e un percorso di ricerca di altissimo livello. I nostri integratori sono prodotti e garantiti dalla Nutrichem Diat+Pharma Gmbh, prestigiosa azienda tedesca, dal 1977 leader nell’alimentazione clinica, dietetica e sportiva. La Nutrichem, da quasi 40 anni, è un punto di riferimento europeo nella filiera della nutrizione applicata allo sport. È questa la vera linea di demarcazione fra le aziende che investono (solo) in pubblicità e quelle che, al contrario, come noi, scelgono la strada della ricerca per sviluppare prodotti di alta qualità».



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HOTEL TOSCO ROMAGNOLO a cura della REDAZIONE

Cycle dly n e i r F info@inbici.net

COCCOLE E PEDALI NEL PRIMO BIKE HOTEL DELLA VALLE DEL SAVIO LA SINTESI PERFETTA TRA MODERNITÀ E TRADIZIONE. QUI, AL CONFINE TRA ROMAGNA E TOSCANA, SI TROVANO GLI SCENARI NATURALI PER UNA RIGENERANTE PEDALATA TRA LA NATURA O PER UN VERO ALLENAMENTO DA PROFESSIONISTA

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Coccole e pedali. L’inedito binomio trova la sua sintesi perfetta all’Hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Romagna, il primo bike hotel della Valle del Savio. Qui, nella placida quiete del Parco delle Foreste Casentinesi – regno di sorgenti termali, abbazie e gustosi porcini – si trova l’eremo di Casa Teverini, una struttura in cui convivono modernità e tradizioni, comfort e antichità. In questo territorio al confine tra Romagna e Toscana – fatto di palazzi e borghi di pietra, di opere d’arte che ingemmano le chiese e di “tabernacoli” che santificano i bivi di campagna – il cicloturista trova il suo Eldorado naturale. Ci sono percorsi per neofiti, dove si pedala annusando gli odori dei gelsomini e delle campagne “lavorate”, ma anche tracciati più impegnativi, con pendenze oltre il 10% in cui allenare la gamba rodata del grimpeur. Ci sono sterrati da esplorare, ma anche ascese leggendarie, ben note agli scalatori professionisti, quelli che, su queste strade, preparano da sempre i grandi giri. Qui si allenava, non a caso, il grande Marco Pantani che su queste rampe e declivi trovava gli scenari e la concentrazione giusta per disegnare le sue memorabili imprese. L’ombelico di questo eden della bicicletta è Casa Teverini, un luogo magico forgiato sulle tradizioni e sulla tipica cordialità di queste terre. Qui, dopo gli allenamenti o dopo una semplice escursione, il ciclista trova l’ambiente ideale per rigenerarsi.

L’elegante Spa offre un ricco campionario di trattamenti per gli atleti, ma anche per le loro compagne. Come il pacchetto “più snella e più bella”, cinque notti di relax per ritrovare la forma ideale; o come il pacchetto “Tempo per me”, quattro notti in pensione completa a buffet e tre trattamenti per allontanarsi dal quotidiano facendosi accarezzare dal benessere.


Insomma, dall’addio al nubilato all’anniversario di nozze, dalla “fuga d’amore” ai “peccati di gola”, lo staff di Casa Teverini è in grado di proporre sempre una vacanza “su misura”. Nel mese di luglio, fra l’altro, Bagno di Romagna propone un ricco calendario di eventi, come la “Mostra delle mostre”, collettiva di pittura al Palazzo del Capitano o la Fiera del martedì dedicata agli amanti dell’antiquariato e del vintage; o ancora le visite all’Ecomuseo della diga di Ridracoli o le conferenze “Tra cielo e terra”, per concludere con gli gnomi, da sempre “cittadini onorari” di Bagno di Romagna. Tutto questo (e molto altro ancora) è l’hotel Tosco Romagnolo: la vacanza ideale per i ciclisti e per le loro famiglie. Info http://www.paoloteverini.it http://www.hoteltoscoromagnolo.it


CASCHI GIST ITALIA CORSA, MTB E FREE RIDE: PER OGNI ESIGENZA, C’È UNA RISPOSTA ARES, X-BULL E MIGHTY FALL OUT PER UN DIVERTIMENTO SICURO IN OGNI SPECIALITÀ Quale momento migliore dell’estate per gli amanti della bici? È proprio questo il momento più propizio per cimentarsi in lunghi percorsi panoramici o lanciarsi su sterrati adrenalinici. Ma divertimento a 360 gradi vuol dire anche sicurezza: più siete sicuri, più vi rilassate e più potete concentrarvi sulle vostre prestazioni! Per questo Gist Italia propone una linea di caschi comoda e sicura, fatta apposta per alleggerire la testa dai pensieri. Tra i ‘best seller’ di Gist c’è Ares, un casco di fascia medio-alta che pesa 240 grammi, dotato di ampie aperture per una ventilazione ottimale. È disponibile in due taglie, S/M e L/XL, e ha una gamma di colori molto varia: si va dalla finitura opaca alla lucida arrivando alla fluo. Il design è accattivante e il rapporto qualità prezzo davvero ottimo: costo al pubblico 54,00 euro. Per chi cercasse qualcosa di più aggressivo, adattissimo per la MTB, ma sempre sulla stessa fascia di prezzo (53,80 euro) Gist Italia consiglia il casco X-Bull, con tecnologia I-Molding, per una maggior compattezza, ampie aperture laterali e posteriori per la ventilazione e retina anti insetto. Facile da agganciare, pesa 240 grammi ed è disponibile in due taglie (S-M/ L-XL) e vari colori, tra cui tre colorazioni fluo: giallo, verde e arancione per non farsi mancare nulla. Per i bikers più scatenati alla ricerca delle emozioni forti che solo il Free Ride può dare, Gist Italia ha pensato a due caschi perfetti per il Downhill: il Mighty “Fall Out” e il “Downhill Helmet”. Il primo è un casco di fascia medio-alta (49,00 euro) con scocca in Thermoplast e rinforzo in rete metallica per assorbire gli impatti più duri. Dotato di 18 fori, garantisce una ventilazione ottimale e un’ottima vestibilità grazie all’imbottitura interna. Pesa 870 grammi ed è disponibile in due taglie: M (53- 56 cm) per bambini e L (57- 61 cm) per adulti. Il secondo, più economico (28,00 euro), è dotato di scocca in Nylon ABS con protezione mento staccabile e visiera fissa. Disponibile nelle taglie M (54-58 cm) per bambini e L (58- 62cm) per adulti, è regolabile fino a tre misure grazie a speciali inserti in dotazione.


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CHIP CHALLENGE 2014

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a cura della REDAZIONE

QUELLI CON UNA MARCIA IN PIÙ È PROSEGUITA A DESENZANO LA SFIDA PER “DIVORATORI DI CHILOMETRI”. IN TESTA CEGLIA (PODISIMO), ROMITA (BICI DA CORSA) E BIONDA (MTB)

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Quante emozioni e quanto divertimento durante il Colnago Cycling Festival a Desenzano (2-4 maggio), a cui era ovviamente presente anche lo stand di “Chip Challenge”. Prima di competere nella granfondo, grazie alla collaborazione con l’innovativa azienda Gobat, amico del Chip Challenge, alcuni ciclisti interessati hanno potuto mettersi alla prova ed effettuare gratuitamente un test di potenza sui rulli da allenamento MagneticDays. Per quanto riguarda l’evento, inizialmente il tempo non sembrava promettere niente di buono, ma domenica, giorno della gara, il sole è tornato a risplendere, offrendo alla

manifestazione una cornice ambientale ideale. «La carica di entusiasmo con la quale siamo tornati dal Lago di Garda – spiegano gli ideatori di Chip Challenge – ci ha permesso di ideare e sviluppare un progetto dedicato a tutti gli appassionati sportivi, partecipanti alla sfida. È stato, infatti, pubblicato il nuovo sito del Chip Challenge: chipchallenge.it». Ma passiamo al punto cardine dell’iniziativa: le classifiche. Nonostante siano passate diverse settimane dall’ultimo aggiornamento, Davide Bionda e Marco Romita mantengono salda la testa rispettivamente della classifica MTB e di quella dedicata al ciclismo su strada. Cambia invece la situazione per il podismo e Luca Ceglia, dopo aver superato David Luberto, conquista la prima posizione.

Lo spirito di competizione che ha accompagnato nei mesi scorsi gli atleti miglior (David Luberto, Marco Romita e Davide Bionda) è piaciuto in particolar modo a uno degli Amici del Chip Challenge, EthicSport, che ha deciso di premiarli con un esclusivo kit di prodotti per l’integrazione alimentare, affinché possano migliorare ulteriormente le loro già ammirevoli prestazioni. Ma le sorprese non finiscono qui! Tenete d’occhio la pagina Facebook di Chip Challenge, a breve vi verrà svelata una nuova iniziativa per cui anche i più attivi sui social network avranno la loro opportunità di aggiudicarsi un premio speciale. Di seguito il podio delle tre classifiche aggiornato all’11 Giugno 2014:

PODISMO P. Ass.

Nome

Anno

Km

N. Gare

1

CEGLIA LUCA

1971

237.9

19

2

LUBERTO DAVID

1965

233.6

13

3

D’AMBROSIO ANTONIO

1966

225.9

18

P. Ass.

Nome

Km

N. Gare

BICI DA CORSA Anno

1

ROMITA MARCO

1958

1707.0

13

2

VALENTINI CESARE

1966

1612.6

12

3

BIANCO EMANUEL

1977

1547.0

12

MTB P. Ass.

Nome

Anno

Km

N. Gare

1

BIONDA DAVIDE

1969

507.8

15

2

BARBERO RICCARDO

1969

502.8

15

3

BALLINI GIUSEPPE

1970

469.8

14


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GRAN FONDO DEL CAPITANO a cura della REDAZIONE

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6 min

info@inbici.net

NELL’EREMO DI ZANETTI IL PORTACOLORI DELLA CANNONDALE TRIONFA A BAGNO DI ROMAGNA. NEL MEDIO BRINDA FALCONI, TRA LE DONNE SI IMPONGONO CHIARA CIUFFINI E DEBORA MORRI. AI BLOCCHI ANCHE IL CT DAVIDE CASSANI: «SU QUESTE STRADE DIVERTIMENTO GARANTITO». L’ORGANIZZATORE MASSIMO BARDI: «UNA GRANDE PROMOZIONE PER LA NOSTRA LOCALITÀ. FORSE, DOPO IL TERMALE, STA NASCENDO UN NUOVO FILONE TURISTICO» foto BISO

«È

«È stata una manifestazione davvero esaltante, che ha dimostrato tutte le potenzialità ciclo-turistiche di questa località». Nelle parole di Massimo Bardi, presidente delle “Strade del Benessere” ed organizzatore della 5ª edizione della Gran Fondo ACSI di Bagno di Romagna Nalini, c’è la sintesi di un progetto tanto ambizioso quanto inebriante: trasformare questo spicchio di Valle del Savio nella nuova capitale della bicicletta. Non a caso, l’incoronazione arriva da un nome che più autorevole non si può. Il Ct della Nazionale di ciclismo Davide Cassani, schierato in griglia di partenza, ha avuto parole dolcissime per la rassegna: «Qui – ha detto il selezionatore azzurro – ci sono percorsi straordinari, l’ideale per chi ha doti da scalatore». «La Gran Fondo del Capitano – prosegue Bardi – è la sintesi di un lungo lavoro promozionale, ma noi vorremmo che Bagno di Romagna fosse frequentata da cicloturisti in tutti i mesi dell’anno. Da noi, del resto, ci sono percorsi ideali sia per gli stradisti che per gli amanti della MTB. A Bagno, in pochi chilometri, convergono ben tre regioni ed anche le strutture ricettive, dopo qualche diffidenza, stanno cominciando a credere in questo nuovo filone attrezzandosi di conseguenza». Presente, nella centralissima piazza Ricasoli, anche una ricca area expo, con gli stand di Velosystem, INBICI Magazine, Delta

Attimi prima della partenza

Point e Nalini, main-sponsor della rassegna. Ed è stato proprio il direttore di Nalini, dottor Paolo Pizzamiglio, ad abbassare la bandierina a scacchi dello start. In giornata poi ha fatto visita allo stand dell’azienda anche il titolare del marchio, il dottor Claudio Mantovani. Presente anche uno stand del Circuito degli Italici, rappresentato da Alfredo Molendi, che ha voluto parole di elogio per la manifestazione romagnola. All’interno della Gran Fondo del Capitano, infine, si è disputata anche la quarta edizione del Campionato Italiano Gommisti “Arti e Mestieri” sponsorizzato dalla casa olandese di pneumatici Vredestein, presente al Bike Village con un suo gazebo. La gara Alle 8 in punto dello scorso 2 giugno, baciati da un sole già alto, si sono ritrovati in mille sul traguardo della 5ª edizione della Gran Fondo ACSI di Bagno di Romagna Nalini. Davanti all’hotel Tosco Romagnolo di Teverini, in prima fila, tra gli altri, il commissario tecnico della nazionale azzurra di ciclismo Davide Cassani («Sono qui perché su questi percorsi, di solito, ci si diverte sempre»), Iader Fabbri (tradito da una foratura quando stava lottando per le prime cinque posizioni) ed il delegato nazionale del ciclismo ACSI, avvocato Emiliano Borgna. Nel percorso lungo si è imposto, in solitaria, il favoritissimo Igor Zanetti (Cannondale-

Gobbi FSA), mentre nel medio ha vinto allo sprint Orazio Falconi (Frecce Rosse Rimini). Il caldo si è avvertito, in particolare, sul Passo del Carnaio, ma a conti fatti – a parte un paio di cadute (lieve commozione cerebrale con trasporto in elicottero per un atleta, clavicola fratturata per un altro) – la corsa non ha avuto intoppi. Nel lungo, la gara si è decisa sul passo della Calla, dove si sono presentati una quindicina di unità. Dopo qualche chilometro sono partiti Igor Zanetti e Marco Spada (Gianluca Faenza Team), che ha tenuto il passo dell’uomo Cannondale solo per qualche chilometro. Zanetti, infatti, ha impresso alla corsa un ritmo forsennato, ha staccato il rivale e – dopo 4 ore, 22 minuti e 52 secondi – si è presentato a mani alzate sul rettilineo finale. Spada è giunto dopo poco meno di 4 minuti (4h 26’ 31’’), mentre sul terzo gradino del podio è salito Matteo Podestà (Mg.K.Vis) col tempo di 4h 28’ 35’’. Tra le donne, ha vinto Chiara Ciuffini (Gobbi Mg.K Vis), che ha tagliato il traguardo in 4h 53’ 53’’ davanti a Maria Cristina Prati del GS Cicli Matteoni FRW (4h 59’ 23’’) e a Monica Bandini del Gobbi Mg.K Vis (5h 02’ 11’’). Nel percorso medio, il successo è andato ad Orazio Falconi (Frecce Rosse Rimini) che, in volata, ha regolato, senza troppa fatica, Andrea Gianessi (Rock Racing) ed il compagno di squadra Christian Pazzini (Frecce Rosse Rimini). La selezione qui si

Da sx: il delegato nazionale dell’ACSI ciclismo l’avvocato Emiliano Borgna, Iader Fabbri, il ct della nazionale Davide Cassani e Marco Baccini sindaco di Bagno di Romagna foto SMORFIA


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foto BISO

Gli atleti appena partiti

è originata fin dai primi cavalcavia di San Piero, quando in testa si è subito formato un plotoncino di una ventina di unità. I battistrada si sono pian piano sgranati fino all’inevitabile epilogo in volata deciso, come detto, dalla progressione imperiosa di Falconi che ha alzato le mani con largo anticipo rispetto al traguardo. Il portacolori delle Frecce Rosse di Rimini, che ha consolidato anche la sua leadership nel Circuito degli Italici, ha stabilito il nuovo record della manifestazione, percorrendo i 92 chilometri del percorso (1938 metri di dislivello) in 2 ore, 17 minuti e 48 secondi, circa quattro minuti prima del precedente primato, stabilito nell’edizione 2013. «Sulla linea di partenza – spiega Falconi, che lo scorso anno era giunto terzo dietro ad Alessiani e Tugnoli – avevo fatto una battuta: “Ragazzi, andate piano e state tutti dietro di me”. Devo dire, che mi han-

foto BISO

I premiati del campionato Italiano Vredestein

no dato retta… a parte gli scherzi, è stata una gara molto dura, condotta ad un’andatura media piuttosto elevata, come dimostra il riscontro cronometrico. Ho fatto una bella volata e, ovviamente, sono contento». Tra le donne, successo per Debora Morri (ASD Medinox), che – col tempo di 2h 36’ 37’’ – ha preceduto Valentina Mabritto (Racing Rosola Bike, 2h 37’ 18’’) e Veronica Pacini (ASD Cicli Copparo – Ancona, 2h 37’ 46’’). Presente sulla linea del traguardo anche Alfredo Molendi, organizzatore del circuito degli Italici: «Questa tappa di Bagno di Romagna – ha detto – è stata veramente bellissima. La location è superba ed anche l’organizzazione si è rivelata all’altezza della situazione. Per quanto riguarda il circuito, posso solo anticipare che, il prossimo anno, i raggruppamenti, oltre agli Etruschi e ai Latini, saliranno a tre. Nord o sud? Stiamo valutando».


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CAMPIONATO EUROPEO MASTER STRADA

info@inbici.net

a cura di LUCA ALÒ

L’EUROPA NASCE SUI PEDALI A CASERTA GRANDE SPETTACOLO NELLA RASSEGNA CONTINENTALE. ECCO I VINCITORI DI TUTTE LE CATEGORIE

U

Una domenica ricca di emozioni a Caserta con tanto spettacolo e la promozione del territorio grazie alla Leisure Sport ASD e all’Idea Management Srl che hanno allestito, con entusiasmo e professionalità, il Campionato Europeo Master Strada, sotto l’egida dell’Unione Europea del Ciclismo. All’ombra di Palazzo Reale, le gare in linea della rassegna continentale si sono disputate in totale sicurezza con una logistica degna di una gara professionistica. Il tracciato si è sviluppato a nord della città campana in un circuito che ha messo in evidenza le ricchezze inestimabili della Terra del Lavoro che furono la visione incompiuta del progetto borbonico. Sul lato squisitamente tecnico, la salita di Vaccheria (3800 metri al 6%) e alcune lievi ondulazioni attorno Piano di Monte Verna, hanno favorito le caratteristiche dei corridori più completi, quelli che sono riusciti a districarsi tra i continui cambi di ritmo e il saper gestire il finale all’uscita del circuito nel tratto in linea che riportava al traguardo collocato sotto la Reggia. Per alcune categorie non è stato possibile assegnare il titolo in quanto non si era raggiunto il numero minimo come da regolamento. La carica dei 500, suddivisi tra partecipanti, accompagnatori e tecnici, ha dato valore aggiunto alle iniziative collaterali a contorno della gara master con le sessioni di group cycling e il villaggio espositivo dei partner 2014 dell’evento europeo: Banca del Sud, Acqua Vera, Cetex Group, Cicli Magnum, Cicli Schiano, Fincontatto, Fratelli Orlando, Garby, Giannini Bike, Legea, Lem Industry, Medicina Futura, Mercury, Mya Service, Palmesano, Pro Action e Sannio Lab. «Un ringraziamento particolare alla Prefettura, alla Questura e a tutte le Forze dell’Ordine – è il commento di Stefano Pilato della Leisure Sport ASD – al servizio di scorta tecnica di Boscoreale e al cambio ruote improntato ai massimi livelli. Anche gli sponsor sono stati al nostro fianco così come le autorità presenti sul percorso con in testa l’assessore Stefano Mariano. Mi complimento per l’eccezionale presenza degli stranieri, diventati amici e fedelissimi del nostro appuntamento in Italia, senza dimenticare l’adeguata partecipazione degli amatori campani per qualità sportiva, come dimostrano i risultati».

I CAMPIONI EUROPEI 2014 STRADA W 40+: Marina Osipova (Russia, Spartak Tambov) M 30-34: Antonio Valletta (Rummo Barra-Iannicelli-Di Micco Bike) M 35-39: Alfonso D’Errico (GS Studio Moda) M 40-44: Stefan Mayer (Germania, Rockfeller Cycling Team) M 45-49: Thomas Kapuste: (Germania, Individual Day Licence) M 50-54: Giovanni Lattanzi (GS Studio Moda) M 55-59: Franco Abruzzetti (GS Studio Moda) M 65+: Bruno Maccioccu (SC Monteponi) Antonio Valletta e Alfonso D’Errico

I campioni europei



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BIOMECCANICA INBICI

a cura di FABRIZIO FAGIOLI*

ESTATE, TEMPO DI CHECKUP

info@velosystem.com

BRACCIA, PIEDI E RUOTE: ECCO COME NON SBAGLIARE LA “MESSA A PUNTO”

N

Negli ultimi anni – specialmente in Italia – si stanno moltiplicando gli sportivi che si dedicano alla disciplina del triathlon, uno sport relativamente giovane (nato negli anni ’70) che unisce tre discipline storiche come il nuoto, il ciclismo e la corsa a piedi. Il triathlon si compone quindi di tre discipline di tipo aerobico, tre sport di fondo che presuppongono impegni diversi sotto il profilo dei distretti muscolari. Per praticare al meglio questa disciplina occorre avere uno sviluppo muscolare completo e armonico. Le prove di triathlon si possono suddividere in 5 grandi categorie: Sprint (0,750 km nuoto, 20 km bici, 5 km corsa), Olimpico (1,5 km nuoto, 40 km bici, 10 km corsa), Medio (2,5 km nuoto, 80 km bici, 20 km corsa), Lungo (4 km nuoto, 120 km bici, 30 km corsa) e infine l’Ironman (3,8 km nuoto, 180 km bici, 42 km corsa). La stagione estiva è per antonomasia il periodo delle grandi sfide e dei nuovi obiettivi da conquistare e, parlando di triathlon, è sicuramente la stagione più favorevole per praticarlo. Le giornate si allungano e si ha più tempo per allenarsi; la bella stagione offre inoltre la possibilità di allenarsi in mare (oltre che in piscina), favorendo gli allenamenti in bicicletta e a piedi. Velosystem® ha sviluppato e messo a punto un servizio completo dedicato ai triatleti, chiamato CheckUp Triathlon, il primo servizio di biomeccanica studiato apposta per i praticanti di triathlon in tutte le sue discipline: Sprint, Olimpico, Doppio Olimpico, Ironman 70.3 (o half Ironman), Ironman. Il CheckUp Triathlon viene personalizzato in funzione delle caratteristiche corporee e posturali con una netta distinzione fra assetto per Sprint e Olimpico, in cui è consentito stare a ruota (scia) e le distanze sono brevi, e Ironman dove la scia non è consentita e le distanze sono lunghe.

foto TIZIANO BALLABIO TRIATHLON TIME PHOTO

Gli obiettivi del CheckUp Triathlon sono i seguenti: • individuare e suggerire dimensioni e caratteristiche tecniche di telaio e componenti della bici personale; • ottimizzare i principali parametri di assetto con particolare riferimento alla posizione della sella e dell’appendice manubrio per le specialità Ironman e Ironman 70.3; • rispondere a specifiche esigenze di efficienza biomeccanica e aerodinamica in compromesso con le esigenze neuromuscolari del running, frazione successiva a quella di bici in ogni specialità del Triathlon. Il CheckUp Triathlon viene certificato con l’apposita scheda dati rilasciata dal Tecnico Velosystem® in cui vengono riepilogate tutte le misure ideali consigliate e le regolazioni di tacchette, sella e appendici del manubrio. SINTESI DEL SERVIZIO: • COBI_ Indice di Ottimizzazione Biomeccanico Ciclismo • Scelta e Regolazione Appoggi (Tacchette, Sella, Manubrio) • Elaborazione Parametri Assetto TRIATHLON • Video Analisi Pedalata • Analisi Tecnica Assetto TRIATHLON • Riporto Misure su Banco Professionale • Prog.Telaio Ideale e/o RicercaTaglia Ideale • Consegna Dati e Certificazione Durata: 60’ minuti. Resoconto: cartella dati personali

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Cesenatico FC Monza-Brianza MB Fondi LT Luzzi CS Roma RM Nuoro NU Pergine V. TN Piacenza PC Massagno - Svizzera Capriolo BS Malo VI Carpi MO Cascina PI Città di Castello PG Argenta FE Novoli LE Tovo di S. Agata SO Brasilia Brasile Varese VA Terni TR Pinerolo TO Civitavecchia RM Boffalora S.T. MI Impruneta FI Crema CR Forlì FC Bari BA Manfredonia FG Cesenatico FC

0547 675940 348 5179391 0771 537644 0984 543780 06 8553828 0784 39050 331 4266446 334 8984694 +41 79 6237763 333.8786175 0445 607702 331 1769295 328 5516679 338 7989271 0532 852233 0832 711052 0342 770066 (61) 3248 0460 0332 1810073 324 6232614 0121 3258151 0766 3 20 39 02 97255461 055 2020004 0373 278063 338 8723018 080 8964504 0884 536306 0547 673499

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PAGINE GIALLE info@inbici.net

a cura della REDAZIONE

UNO SCATTO VAL BEN 550MILA LIRE

Tempo di lettura

8 min

NEL GIRO DEL 1956 L’ITALIA IMPARA A CONOSCERE MIGUEL POBLET, SPRINTER SPAGNOLO CHE QUELL’ANNO VINCERÀ QUATTRO TAPPE. I CRONISTI DELL’EPOCA, CELEBRANDO LA SUA PRIMA IMPRESA ROSA, NON RESISTONO ALLA TENTAZIONE DI FARGLI I CONTI IN TASCA…

T

Torniamo al Giro d’Italia del 1956, quello stravinto dal lussemburghese Charly Gaul con oltre tre minuti di vantaggio in classifica generale su Fiorenzo Magni e quasi sette su Agostino Coletto. A Milano cinque corridori italiani nei primi sei, ma i protagonisti veri, quelli che lasciarono un segno indelebile sul silicio della memoria, in quell’edizione – malgrado gli exploit iniziali di Alessandro Fantini – furono alla fine tutti stranieri. Come lo spagnolo Miguel Poblet, celebrato sulle pagine de La Gazzetta dello Sport il 23 maggio 1956 dopo il trionfo nella quinta tappa del Giro, la Voghera-Mantova (per la cronaca, fu il primo dei quattro successi che l’iberico conquistò in quel Giro). La Rosea rese omaggio alla sua «spettacolosa volata di 198 chilometri a quasi 42 di media!», parlando in prima pagina, in un bellissimo corsivo del cronista Giuseppe Ambrosini, di «una gara d’eccezione». «Dopo una sferzata quasi brutale che il Penice, preceduto dalla Scoffera e dalla snervante altalena appenninica, aveva dato a tutti – compresi gli assi, anzi, a costoro soprattutto – c’era da essere poco ottimisti sulla vivacità di tono di questa Salice-Mantova; tanto più che il brutto tempo che s’era sfogato nella notte in roboanti bordate di tuoni annunciava una cupa minaccia di pioggia, per fortuna rimasta solo tale sin quasi alla fine. Si sapeva, inoltre, per vecchia esperienza, che fra la terza e la quarta tappa cade, di solito, il periodo più scabroso per l’organismo in via di adattamento alla ripetizione degli sforzi. Invece, previsioni e considerazioni tecniche, sono state smentite dalla bellissima realtà di una tappa di cui non sarebbe facile trovare l’eguale, in fatto di velocità e di incessante, generale combattività, in tutta la storia di tutte le tappe di pianura del Giro. Quella di oggi era, infatti, la tappa più piatta fra quelle già disputate, senza neppure la parvenza di un dislivello. Una volta, su percorsi del genere, i nostri corridori non avrebbero trovato lo spunto per animare la corsa. Quale trasformazione di sistema e di temperamento si sia avuta in questi ultimi tempi lo si è visto oggi, nella gara che gli italiani hanno ingaggiato con gli stranieri per tener sempre accesa la fiamma della lotta a base di allunghi e di scatti con cui il gruppo era continuamente mitragliato, a tutto vantaggio della media, che è risultata particolarmente alta e, quel che più conta, dell’interesse della corsa, risultata un’ininterrotta punteggiatura di tentativi di disgregamento, una sequela di botte e risposte, di cui solo l’ultima ha avuto esito positivo».

E nel commento, sempre in prima pagina di Guido Giardini, si celebra “Il ritorno degli sprinters”. «“Mai fidarsi delle tappe all’apparenza insignificanti, per facilità di percorso”. Girardendo aveva così parlato al suo Poblet questa mattina


85 ammicca furbescamente, con quell’aria scanzonata da eterno monello che tante simpatie gli accattiva. Di tanto in tanto, qualche corridore va a strofinare sul manubrio la punta del naso. Bagarrette. Ma Fantini, oggi, non concede libertà. A Soresina, anzi, va a conquistarsi persino il premio di traguardo: le rette buone da mettere in saccoccia. E allorché, con furore belluino, taluna azzarda ancora a prendere il largo, il Sandrino d’Abruzzo lo va ad agguantare con stizzosa caparbietà. I suoi occhietti vivaci si sono fatti quasi cattivi, di piombo.

a Salice. Poblet, lo sapete già, è il più pericoloso velocista del Giro d’Italia. Diciamo pure il corridore più veloce tra i 105 partiti da Milano sabato scorso. Ne aveva già dato prova vincendo due traguardi volanti nelle tappe precedenti. Ma i traguardi volanti sono soddisfazioni ‘effimere’, servono alla saccoccia, per quel che rendono, e un po’ anche all’ambizione personale; non lasciano però tracce importanti nella corsa. Bisogna vincere una tappa, diceva l’ex campionissimo, e tanto meglio se insieme ad un traguardo volante, per via della rendita cospicua delle trecentomilalire supplementari». Poi un profilo di Poblet, «ragazzo svelto, intelligente, pronto», che – prosegue nel suo editoriale il cronista – «questa sera può dirsi ben soddisfatto sotto tutti gli aspetti: morale, in quanto ha vinto la sua prima tappa, ed economico, poiché la vittoria di Mantova, in soli premi (e senza quello che gli spetterà dalla direzione della squadra), gli ha fruttato ben 550mila lire fra il traguardo volante di Cremona (150), il premio di tappa (100) e il premio supplementare di 300mila lire che si assegna al vincitore di tappa che abbia anche all’attivo un traguardo volante nella stessa giornata». Infine, la Gazzetta punta il focus su Alessandro Fantini, il «monello d’Abruzzo», vincitore – prima di questa frazione – di due del-

le prime quattro tappe del Giro. «Una grossa fatica difendere la maglia rosa», si legge sempre in prima pagina in un titolo profetico. Fantini, infatti, dopo nove tappe in rosa, si arrenderà alla cronometro di Lucca, quando la maglia gli venne sfilata da Pasquale Fornara, che la conserverà per sette giornate, fino alla celebre tappa Merano-Monte Bondone, che consacrerà al mondo intero un piccolo grande grimpeur di nome Charly Gaul. Ma a raccontare la “vie en rose” di Fantini fu, quello stesso giorno sulla Rosea, il giornalista Emilio Violanti. «La gente lo indica col dito e lui

No pasaran. L’illusione di qualche istante di tregua, se di tregua si può parlare allorché le lancette, con la loro assoluta mancanza di fantasia, son sempre lì a gingillarsi attorno al 42 che dichiara la media. Sguardi nient’affatto carezzevoli a chi indossa la maglia rosa. Molti nemici molto onore, per dirla col buon’anima. Ma Alessndro Fantini, con un pizzico di guasconesca straffottenza, non se ne dà per inteso. L’ha sognato tanto questo gran giorno, se l’è coccolato nei momenti in cui la solitudine gli metteva nell’animo un indefinibile smarrimento… È in mezzo al gruppo, adesso: è, mentre un piccolo plotone di pensieri gioca a rimpiattino nel suo cervello, sente l’indice puntato su di lui, capta il ‘j’accuse’ di ci non gli perdona il vivacchiare passivo e fannullone nella scia degli altri. Undicesimo comandamento, dice l’accusa: non desiderare la ruota altrui».


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Ormai è chiaro a tutti: il ciclista non si mette in strada senza la dotazione necessaria in caso di foratura. Non è certamente una regola, ma si può dire che solamente una piccola percentuale di appassionati delle due ruote, tramite l’immancabile telefonino, chiede un passaggio ad amici o parenti nella sfortunata evenienza di rimanere appiedati. Dove contenere, quindi, l’attrezzatura? Che spazio riservare a tutti i presidi utili per riparare una foratura? Quante camere d’aria? E la pompa è necessaria? Diciamoci la verità, ognuno di noi risponderebbe diversamente. La tendenza degli ultimi anni ha però sancito una regola: la funzionalità abbraccia sempre di più il concetto del design. Molto spesso si vedono ciclisti che pur di mantenere un look estremamente ricercato e minimalista, nonostante questa abitudine sia pericolosissima e sarebbe da evitare, si caricano nelle tasche della maglietta qualsiasi cosa: dalle chiavi alle camere d’aria, alle minipompe o bombolette d’aria compressa! C’è, poi, chi non può fare a meno della finta borraccia. Contenitore certamente capiente, ma il prezzo da pagare nelle calde giornate d’estate o nelle lunghe granfondo è la disidratazione: solamente una borraccia a disposizione, soprattutto per chi suda parecchio, è ben poca cosa. Proprio in questi casi viene da chiedersi perché l’idea del nuovo brand Xerpa non sia arrivata prima. Le possibilità di utilizzo dei prodotti che questa azienda propone al mercato sono molteplici, come molteplici sono le esigenze di ogni ciclista. L’innovativo sotto sella che contiene elementi di gonfiaggio, denominato XP1, è certamente meno invadente del classico borsino in cordura (quasi si nasconde sotto la sella), è di facile installazione (praticamente sulla maggior parte delle selle in commercio) ed è personalizzabile nel contenuto: bomboletta CO2 e mini erogatore oppure doppia bomboletta. Il porta borraccia-contenitore, denominato XP2, è un prodotto indicativamente universale, è proposto con già una camera d’aria e due leve smonta gomme al suo interno (per non dimenticare nulla a casa), è personalizzabile attraverso la scelta di due colori di base, nero e bianco, e 5 colori di tendenza che caratterizzano anche il tappo della borraccia abbinata. Xerpa pensa a tutto: nel catalogo 2015, che sarà presentato alla prossima manifestazione EuroBike, presenti anche un porta borraccia singolo XP3 (in versione termoplastica e “carboned”, così anche per XP2), una luce posteriore integrabile con il sotto sella, un kit dedicato al triathlon, un kit dedicato ai ciclisti “tubeless” e un kit “all-in-one” dove tutto il materiale sarà contenuto, nella forma più compatta possibile, dentro il sotto sella. Per adesso, in commercio troviamo le versioni standard di XP1 e di XP2 e sono acquistabili dal sito ufficiale www.xerpa.it oppure presso i rivenditori autorizzati (la lista è sul sito web o sulla pagina di Facebook Xerpakit). Prezzo indicativo: XP1: € 28,90 - XP2: €24,90 - Kit completo: €49,90

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GRAN FONDO STRADUCALE a cura della REDAZIONE

info@inbici.net

A URBINO FESTEGGIANO I ROMAGNOLI NELLA MANIFESTAZIONE ORGANIZZATA DALLA CICLO DUCALE, SUPERATO ANCHE QUEST’ANNO IL TETTO DEI MILLE ISCRITTI. ALLA FINE BRINDANO I CESENATI LOMBARDI E PRATI NEL PERCORSO LUNGO, IL PESARESE BIANCHI E LA RIMINESE NERI IN QUELLO MEDIO E IL RAVENNATE BEZZI E LA PESARESE PALAZZO NEL CORTO. TRA LE SOCIETÀ SUCCESSO PER LA JESINA NEWTEAM ESSEBI

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7 min

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Un successo. Superato anche quest’anno il tetto dei mille iscritti alla Granfondo Straducale, edizione numero 11, organizzata lo scorso 29 giugno a Urbino dalla Ciclo Ducale. Un grande evento che ha offerto a ciclisti e accompagnatori un ricco carnet di manifestazioni e attività collaterali: tornei medioevali, concerti, spettacoli, visite guidate e passeggiate a piedi e in MTB per la città e concorso fotografico. Senza dimenticare la randonnée, che presentava percorsi ad anelli con passaggi, controlli e ristoro a Urbino presso il Palazzetto dello Sport e che ha portato i partecipanti ad attraversare gran parte della provincia di Pesaro e Urbino. Giordano Biancacci di Corropoli (TE) è stato il primo randonneur all’arrivo. Venendo al lato agonistico, alla divisione tra il lungo e il medio, il drappello di testa si separa. Federico Castagnoli della Cicli Copparo e Tiziano Lombardi della MG.K Vis-LGL-Gobbi-Dedacciai scelgono il percorso lungo di 205 chilometri. I due mettono in atto la loro azione senza che nessuno riesca a raggiungerli. Quando alla fine mancano circa 15 chilometri, Lombardi attacca e si porta al comando. Alla fine Lombardi, che è di San Mauro Pascoli (FC), giunge tutto solo al traguardo. Secondo Castagnoli e terzo Michele Cartocci della Cavallino ASD Specialized. Tra le donne successo per Maria Cristina Prati della Cicli Matteoni FRW, che vive a Cesenatico (FC) e aveva già vinto in passato a Urbino. Sul secondo gradino del podio è salita Veronica Pacini della Cicli Copparo e sul terzo Irene Marzoli dell’AVIS Frecce Azzurre. Nel percorso medio di 130 chilometri Gregory Bianchi del Team Saccarelli Alpin, che è di Chiaserna di Cantiano (PU), attacca a meno di dieci chilometri dal traguardo, staccando i compagni di fuga. Bianchi scivola e cade, ma subito risale in sella e riparte. Alla fine arriva a tagliare solitario il traguardo. Bianchi aveva già vinto alla Straducale nel 2009. Sul secondo gradino del podio è salito Leonardo Viglione del Team UCSA e sul terzo Andrea Giannessi del Rock Racing Faenza. In campo femminile successo per Florinda Neri della Frecce Rosse Rimini, che vive a Santarcangelo di Romagna (RN), davanti a Rita Gabellini del GC SGR Servizi SpA e a Valentina Mabritto del Racing Rosola Bike. Sul percorso corto di 73 chilometri allo sprint ristretto si impone il faentino Marco Bezzi della Scuderia Prestigio. Alle sue spalle Daniele Battelli del Team Fausto Coppi Fermignano e Mirko Pierini del 5311 SC. In campo femminile successo per Lavinia Palazzo della 5311 SC, che

è di Fano (PU), che aveva vinto il corto anche nel 2013 e che proprio nel giorno della gara festeggiava il suo compleanno. Alle sue spalle Debora Morri della Medinox e Michela Spuri Silvestrini del Newteam Essebi. Tra le società successo per la jesina Newteam Essebi. I sei vincitori sono stati premiati con le esclusive maglie “Straducale Winner 2014” firmate Marcello Bergamo e fornite da Mondo Ruote, mentre i primi tre assoluti di tutti i percorsi agonistici hanno ricevuto degli orologi da tavolo ideati e realizzati da Luca Polidori, che presentavano sullo sfondo i torricini di Palazzo Ducale. Insomma, anche quest’edizione della Granfondo Straducale è stata una gran bella festa (Info www.straducale.it). CLASSIFICA ASSOLUTA MASCHILE PERCORSO LUNGO: 1° Tiziano Lombardi (MG.K Vis-LGL-Gobbi-Dedacciai) 06:21:26.62 2° Federico Castagnoli (Cicli Copparo) 06:24:06.00 3° Michele Cartocci (Cavallino ASD Specialized) 06:29:04.40 CLASSIFICA ASSOLUTA FEMMINILE PERCORSO LUNGO: 1a Maria Cristina Prati (Cicli Matteoni FRW) 07:13:32.06 2a Veronica Pacini (Cicli Copparo FRW) 07:25:39.95 3a Irene Marzoli (AVIS Frecce Azzurre) 08:15:38.36 CLASSIFICA ASSOLUTA MASCHILE PERCORSO MEDIO: 1° Gregory Bianchi (Team Saccarelli Alpin) 03:47:24.99 2° Leonardo Viglione (Team UCSA) 03:48:35.70 3° Andrea Giannessi (Rock Racing Faenza) 03:48:37.49 CLASSIFICA ASSOLUTA FEMMINILE PERCORSO MEDIO: 1a Florinda Neri (SS Frecce Rosse Rimini) 04:13:39.76 2a Rita Gabellini (GC SGR Servizi SpA) 04:15:36.51 3a Valentina Mabritto (Racing Rosola Bike) 04:15:43.51 CLASSIFICA ASSOLUTA MASCHILE PERCORSO CORTO: 1° Marco Bezzi (Scuderia Prestigio) 01:56:14.34 2° Daniele Battelli (Team Fausto Coppi Fermignano) 01:56:20.34 3° Mirko Pierini (5311 SC) 01:56:26.61 CLASSIFICA ASSOLUTA FEMMINILE PERCORSO CORTO: 1a Lavinia Palazzo (5311 SC) 02:04:11.66 2a Debora Morri (Medinox) 02:07:12.41 3a Michela Spuri Silvestrini (Newteam Essebi) 02:07:24.17

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Attimi prima della partenza della Gran Fondo Straducale



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GRAN FONDO INTERNAZIONALE GIORDANA

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a cura di NEWSPOWER

APRICA, GAVIA, MORTIROLO E SANTA CRISTINA E DALLE GUGLIE SPUNTA CONTADOR GRANDE SPETTACOLO SULLE SALITE CHE HANNO SCRITTO LA STORIA DEL CICLISMO. ALLA FINE VINCE BORDIGNON, MA LA GUEST-STAR (INATTESA) DELLA GIORNATA È STATO UN CORRIDORE IN MAGLIA SAXO TINKOFF…

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Ci sono alcuni luoghi che fanno battere forte il cuore agli appassionati di ciclismo. Si tratta di salite, punti panoramici o interi itinerari che si distinguono dai percorsi di routine per la bellezza dei paesaggi, per la durezza particolare delle ascese da superare o per essere stati teatro di imprese memorabili nella storia delle due ruote. La Granfondo Internazionale di Aprica, Gavia, Mortirolo e Santa Cristina possiede tutte queste caratteristiche e, infatti, domenica 22 giugno, ben 3000 granfondisti si sono dati appuntamento ad Aprica (SO) per la 10ª edizione della gara organizzata dal GS Alpi, capitanato come sempre dall’infaticabile Vittorio Mevio. Le celebrazioni del decennale della Granfondo si sono aperte ufficialmente sabato La partenza foto NEWSPOWER CANON

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5 min 21 giugno, quando nel corso centrale di Aprica sono stati premiati i 31 “fedelissimi” della manifestazione, vale a dire tutti quei granfondisti che hanno terminato tutte e nove le edizioni della granfondo dal 2005 al 2013. La festa è continuata poi il giorno successivo con 3000 ciclisti ad affollare il corso centrale di Aprica per la partenza della gara. In prima fila non è voluto mancare nemmeno l’assessore allo Sport della Regione Lombardia Antonio Rossi che, dopo gli allori olimpici in canoa, adesso ama pedalare e divertirsi alle granfondo su strada. Il lungo serpentone ha impiegato ben quindici minuti per “liberare” il centro di Aprica e scendere, a velocità controllata verso Edolo, nel bresciano, dove era prevista la

partenza “reale” della corsa, quinta tappa del circuito Alè Challenge. I corridori sono subito saliti verso Ponte di Legno, mettendo nel mirino i 2650 metri di quota del Passo Gavia. Uno splendido sole illuminava i tornanti della salita verso il “tetto” della granfondo e il transito sul Gavia è stato davvero spettacolare dato che lassù, ai piedi delle immacolate vette del Parco Nazionale dello Stelvio, hanno fatto capolino persino gli stambecchi. In salita è stato Tommaso Elettrico il primo ad accendere la miccia: il forte granfondista lucano ha provato l’azione da lontano fra le lingue di neve del Gavia, ma è stato tenuto a bada dal gruppo dei big con i vari Kairelis, Bordignon, Orsucci, e Muraro. Alla fine della discesa del Gavia, Matteo Bordignon è stato lesto ad inserirsi in un gruppetto di contrattaccanti che, puntando al successo nel “mediofondo”, hanno dato tutto nel tratto di pianura fra Bormio e Mazzo di Valtellina, ai piedi del Mortirolo. Sull’ascesa resa famosa dall’impresa di Pantani nel 1994, Bordignon ha proseguito in compagnia di Riccardo Toia che inseguiva Luigi Salimbeni e Niki Giussani, due fuggitivi della prima ora all’attacco fin da Edolo per portarsi a casa il bersaglio grosso nell’itinerario “mediofondo” di 155 km. Al bivio fra i due percorsi Toia puntava verso il traguardo del “medio”, mentre Bordignon, gardesano di Desenzano, proseguiva verso il Santa Cristina ed il meritato successo alla finish line di Aprica. Tommaso Elettrico e Matteo Podestà hanno completato il podio concludendo la prova a 2’ 19” dal vincitore che ha impiegato 5h 53’ 54’’ per superare i 175 km e i 4500 metri


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Lo spettacolo del Gavia

di dislivello dell’itinerario “granfondo”, caratterizzato dalla tripletta Gavia, Mortirolo e Santa Cristina. Quando i corridori hanno affrontato il Mortirolo hanno fatto capolino anche alcuni ospiti… inattesi ma molto graditi. Sui prati a fianco alla strada una mucca dava alla luce un vitellino, mentre fra i 3000 granfondisti spuntava addirittura Alberto Contador. Il campione spagnolo, in piena preparazione per il Tour de France, ha voluto testarsi, assieme ai suoi gregari della Saxo Tinkoff, sulla tosta ascesa valtellinese e per qualche chilometro ha pedalato a fianco di Astrid Schartmueller. Nella prova femminile, l’altoatesina è rimasta sola al comando fin dal Gavia e si è portata a casa il successo finale nell’itinerario “granfondo”. Dietro all’imprendibile Schartmueller chiudeva Claudia Gentili, mentre il terzo posto è andato alla comasca Cristina Lambrugo. Nel “mediofondo”, con l’abbinata Gavia-Mortirolo, Luigi Salimbeni è riuscito a coronare la sua “pazza” azione con la vittoria, mentre il suo compagno d’avventura Giussani ha esaurito le proprie energie sul Mortirolo, rimbalzando inesorabilmente nelle retrovie. Riccardo Toia ha terminato la prova alle spalle del vincitore ed il terzo posto è stato appannaggio di Marco Spada. Il successo nella gara femminile è andato all’abruzzese Chiara Ciuffini che è arrivata davanti alla valtellinese Valentina Mabritto e alla romagnola Florinda Neri. La gara proponeva anche un percorso “fondo” di 85 km con il Mortirolo dal versante di Monno e il Santa Cristina, e qui si sono imposti i bergamaschi del Team Isolmant Giulio Magri e Manuela Sonzogni.

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Matteo Bordignon vincitore del percorso granfondo di 175 km foto NEWSPOWER CANON


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EDITORIA

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a cura di EMANUELE CONTI

«RICCÒ? POETA IN ARMI CREATO DA BOB DYLAN» È IN USCITA IN LIBRERIA UNA NUOVA OPERA SULLA VITA DEL COBRA. L’HA SCRITTA L’INTELLETTUALE ITALO-FRANCESE SALVATORE LOMBARDO: «RICCARDO È COME D’ANNUNZIO, JAMES DEAN E IL COMANDANTE MASSOUD. PER LUI LA BICI NON È UNO SPORT, MA UN MODO DI COMBATTERE»

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si piglia un sacco di aggettivi: in effetti su quella maglietta che fino a qualche anno fa gli sponsor si contendevano a peso d’oro e che oggi schifano come il virus Ebola potrebbe farci scrivere «Me ne frego» come il motto del Vate; o «Little bastare», come l’incisione sulla Porsche del divo di Gioventù bruciata. Oppure va bene proprio così, il nero assoluto, senza parole: «Non abbiamo più niente da dire, dobbiamo solo vomitare», canta il rocker di Zocca. foto IAN LANGSDON/ANSA

Riccardo Riccò e il comandante Massoud. Il Cobra di Formigine e il Leone del Panjshir. Il corridore che il mondo del ciclismo vorrebbe dimenticare, quasi non fosse mai esistito, e il condottiero della resistenza contro l’Unione sovietica prima e i talebani poi, eroe popolare afghano. Ad unire queste due figure estreme e apparentemente inconciliabili ci ha pensato un intellettuale, non un uomo di sport dai confini segnati da un campo da gioco o da partenza e arrivo di tappa, ma uno scrittore italo-francese da sempre schierato con i dissidenti e le rivoluzioni popolari di tutto Si chiama Salvatore Lombardo, è un profondo conoscitore del mondo arabo e, appunto, vanta un’amicizia con Massoud che definisce «un poeta in armi che pareva uscito da una canzone di Bob Dylan, proprio come Riccò». Il giudizio schietto di Lombardo, discendente di un’antica famiglia nobiliare, sfida qualsiasi codice etico, è un pugno in faccia ai farisei del pensiero unico, una schioppettata al conformismo: «Per me – scandisce – Riccò si può paragonare a un D’Annunzio o ad un James Dean». Modenese come l’adorato Vasco Rossi, da quando l’antidoping gli ha affibbiato 12 anni di squalifica, Riccò gira su una bici nera, prevalentemente vestito di nero e ogni volta che apre bocca o si pronuncia sui social network divide, fa incazzare,

Che parlino gli altri, allora. Specie quelli come Lombardo che hanno conosciuto e vissuto vicende umane che vanno al di là dell’ematocrito, dei Watt e delle ruote ad altro profilo: «Riccardo non è solo un campione maledetto, è un’icona della post modernità – insiste –. Uno che vive la sua vita con sempre presente un sentimento di malinconia. E che ha un certo fascino per la morte?». Coerentemente Lombardo, più di trenta opere in curriculum e – poteva essere altrimenti? – una passionaccia per Coppi e Bartali, ha intitolato il suo libro su Riccò, in uscita in questi giorni Oltralpe, “Funérailles en jaune”, Funerali in giallo. Un po’ macabro, sostiene qualcuno, ma d’altronde il simbolo degli arditi e dei Legionari di Fiume non era proprio un teschio con un pugnale in bocca? «È un romanzo romantico e barocco – sostiene l’autore – sulla vita drammatica di un uomo molto diverso da come viene presentato sui giornali: per lui la bici è un modo di vivere e di combattere, non solo uno sport». Un guerriero, un Giovanni dalle Bande nere nato nell’epoca e nel posto sbagliati: «L’Italia – conclude Lombardo – vuole degli eroi ma non accetta il diritto di questi eroi alla differenza».


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DOSSIER SPORT E MEDICINA

a cura di ALESSANDRO MARIANO*

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L’IMPORTANZA DELLA BIOMECCANICA APPLICATA AL CICLISMO

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Per parlare di biomeccanica nel ciclismo dobbiamo innanzitutto partire dal concetto che la biomeccanica è una “scienza multidisciplinare” in cui troviamo concetti di anatomia, fisiologia, chinesiologia, ortopedia e bioingegneria. L’obiettivo principale è quello di studiare le relazioni che avvengono in determinate strutture fisiologiche quando vengono sollecitate e stimolate da movimenti. Nel ciclismo tutto questo, naturalmente, viene studiato in correlazione alla postura della persona prima in posizione neutra e poi in correlazione del mezzo meccanico (la bicicletta) per verificare le soluzioni che permettono al ciclista una corretta posizione in sella. La “posizione in bici” è stata sempre un capitolo importante preso in considerazione da tutti sin dai tempi storici di Coppi e Bartali perché già allora si erano resi conto dell’importanza di una corretta posizione in sella, ma naturalmente con metodologie molto empiriche che, con il passar del tempo, grazie alla tecnologia ed ai materiali, ci ha permesso di ottenere consulenze sempre più qualificate e risultati migliori. Dopo questa premessa come possiamo fare ancora più chiarezza su questo argomento? Partendo dal presupposto che tutto nasce da una valutazione iniziale di un Biomeccanico qualificato ed esperto che deve studiare e sviluppare la corretta ergonomia e postura del soggetto sul mezzo meccanico. Si tratta di una figura professionale che si interfaccia con una persona che può presentare problemi fisici e quindi deve conoscere i propri limiti. Per questo è bene che sia sempre affiancato da altri professionisti quali fisioterapisti, osteopati, ortopedici, medici dello sport e preparatori per poter diagnosticare e risolvere un’eventuale problematica a carico del sistema articolare e scheletrico. Considerando le criticità e le variabili che troviamo nel nostro corpo, oggi si deve cercare sempre più di fare “un lavoro di equipe” e di avere una visione multidisciplinare per garantire all’atleta un risultato di massima qualità. La valutazione Biomeccanica serve solo ad atleti professionisti o anche a cicloamatori? Oggi sempre più professionisti ed amatori si rivolgono ad un Biomeccanico e spesso si sente nel mondo del ciclismo questa domanda: «Non sono un professionista vado in bici solo per divertirmi e stare bene, a me cosa serve?». Diciamo che, inizialmente, lo studio della posizione in sella può essere nato per migliorare la performance agonistica e il comfort, ma oggi possiamo dire che un corretto posizionamento in sella può prevenire una serie di complicanze posturali che spesso possono sfociare in vere e proprie patologie a carico del sistema muscolare, tendineo e scheletrico.

Quindi oggi dobbiamo dire che la visita da un Biomeccanico è di notevole importanza sia per il professionista che per il granfondista e cicloturista considerando che oramai tutti si cimentano, magari con ritmi diversi, su grandi distanze e quindi anche la comodità può fare la differenza. Teniamo sempre in considerazione che prevenire è sempre meglio che curare. Naturalmente la differenza a questo punto viene fatta tenendo in considerazioni le abitudini diverse di vita delle persone che ci ritroviamo davanti. Il professionista sarà colui che si allena tutti i giorni, farà 250 km ad un certo ritmo, ma poi – arrivato a casa – ha tutto il tempo per integrare, fare massaggi e riposare. Tutto diverso dal cicloamatore che potrebbe uscire in bici solo 2/3 volte alla settimana e fare la sua uscita in bici dopo una giornata di lavoro e dopo 8 ore in piedi, oppure di andare al lavoro dopo una uscita in bici e quindi chiudere la giornata stando in piedi dopo un allenamento. Quindi consiglierebbe a tutti coloro che vanno in bici una valutazione Biomeccanica? Sicuramente sì, possiamo tranquillamente affermare che una corretta posizione in bici migliora le prestazioni dell’atleta, ma può anche prevenire infortuni, infiammazioni e dolori articolari. Partendo dal presupposto che il movimento del ciclista è un insieme di forze e leve che si devono muovere su tre punti fissi – piedi, bacino e mani – dobbiamo cercare di ottimizzare questo lavoro con una postura che favorisca il miglior equilibrio funzionale muscolare.


95 Oggi fortunatamente, rispetto al passato, l’uso di materiale tecnologico e computerizzato ci permette di studiare in modo più preciso l’equilibrio e la forza che il soggetto riesce ad imprimere sulla bici. Quindi l’esigenza per un buon professionista biomeccanico è di affidarsi a strumenti tecnologici sempre più all’avanguardia e di un continuo aggiornamento costante per poter soddisfare le esigenze dell’atleta. Dopo questo excursus sulla biomeccanica, possiamo capire chi è il biomeccanico? È un esperto che studia e sviluppa la corretta ergonomia e postura del ciclista in relazione con il mezzo meccanico. In effetti

è un consulente che si interfaccia con una persona che ha bisogno di essere ascoltata, valutata con un mezzo meccanico e con un corpo in movimento che devono essere osservati per verificare ed, eventualmente, risolvere anomalìe e problematiche. Quindi è importante rivolgersi sempre a professionisti competenti che abbiano un’adeguata esperienza e dimostrare di avere cognizioni specifiche in tale ambito. Un tecnico biomeccanico professionale nel settore deve conoscere bene le proprie competenze ed i suoi limiti e svolgere sempre un lavoro di equipe con altri professionisti del settore. *Biomeccanico - Centro Fisioradi Pesaro


96 a cura di RICKY MEZZERA

“ONE TV SO MANY EMOTIONS”

CH.112 DTT

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SEMPRE IN PRIMA FILA Lo studio di ONE TV foto RICKY MEZZERA

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Comincia anche per lo staff di ONE TV NBC la stagione outdoor: il primo grande evento abbinato alla triplice disciplina è stato proprio il più atteso: la seconda edizione del “CHALLEGE RIMINI 2014”, un evento a cui non si poteva mancare. Una sfida lunga 1900 metri di nuoto nella zona antistante il Grand Hotel di Rimini, 92 chilometri di bici nell’entroterra romagnolo ed infine 21 chilometri di corsa sul lungomare riminese. Lo stand rosso di “ONE TV” e “IRONMAN RADIO” era posto strategicamente subito dopo la linea del traguardo, pronto a raccogliere le impressioni a caldo. La festa comincia il sabato con una giornata dedicata al “Paratriathlon” ed al “Gran Prix Italia”, un evento blindatissimo dai diritti televisivi, del quale purtroppo non abbiamo potuto documentare nessuna immagine agonistica, ma solo le interviste del dopogara. Sono presenti tutti i numeri uno della specialità, compresi gli infortunati che non hanno potuto gareggiare ma non hanno voluto mancare, gli unici assenti giustificati sono i triathleti impegnati nelle gare all’estero. Domenica, per il nostro staff è stato un grande momento con la diretta radiofonica

foto RICKY MEZZERA

Atleti del Paratriathlon


durata 5 ore live dalla spiaggia durante la prima frazione, dalla moto durante la movimentata frazione ciclistica e dalla bici durante la passerella finale di Passuello e della Mullen. Circa 3000 ascoltatori si sono sintonizzati su www.IronmanRadio.it per ascoltare lo scambio avvincente di collegamenti e battute tra Fabio d’Annunzio dallo studio centrale di Piazza Fellini e Ricky Mezzera dalla postazione mobile. Parecchi ospiti sono passati dalla nostra postazione durante le cinque ore di diretta, tra cui la mamma di Domenico Passuello che, commossa, ha vissuto con noi le concitate fasi finali del Challenge. Quelli che si sono persi la diretta radiofonica, hanno potuto vedere su ONE TV ch.112 DTT le puntate 61 e 62 d’Extreme People con le immagini delle due gare; quelli che se le sono perse, possono cercarle su YouTube e vedersele con calma. Gran lavoro della macchina organizzatrice d’Alessandro Alessandri e quindi grandi soddisfazioni quando si è chiuso il sipario sul piazzale Fellini al termine della domenica.

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Smontato lo studio rosso, ci spostiamo su altri eventi anche d’atletica: “5 Mulini Summernight” e la nuovissima “Crazy Green Run” corsa di 21 km ad ostacoli il vincitore Domenico Passuello foto CHARLIE CROWHURST/GETTY IMAGES

foto RICKY MEZZERA

naturali. E noi saremo lì, sempre pronti a documentarvi con la radio e con le immagini gli eventi più importanti del panorama nazionale. Ci vediamo sui campi di gara.


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IL TELAIO IDEALE

a cura di ROBERTO ZANETTI foto di ROBERTO ZANETTI

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7 min CREDERCI!

robertozanetti65@gmail.com

IN CASA WILIER “CREDERCI” È IMPERATIVO! LA CONTINUITÀ DEL LAVORO SVOLTO IN QUESTI ANNI HA FATTO SÌ CHE LA ZERO.7 MOD. 2015 SIA L’EVOLUZIONE IN TERMINI DI PESO, DESIGN E FUNZIONALITÀ DEL PROGETTO ZERO.7 GIÀ ESISTENTE

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Il test: La creazione di un “family feeling” ha dato vita a una sorta di continuità progettuale tra modello e modello come, per esempio, il tubo orizzontale con la classica angolazione in prossimità dello sterzo o la forcella completamente integrata che garantisce al ciclista uno stile di guida “pulito” ed estremamente sicuro. Questi particolari, insieme a un notevole incremento della rigidità torsionale del telaio, richiamano le linee dei modelli Cento1 SR ed AIR, top di gamma di Wilier ormai da alcuni anni, e sono i segni distintivi della crescita tecnologica dell’azienda di Rossano Veneto. Anzi, oserei affermare che nel corso del test effettuato (purtroppo di un giorno solo), mi sono parsi addirittura migliori rispetto alle precedenti versioni. Resistenza aerodinamica e scorrevolezza, per merito della forcella integrata, sono altri due punti forti della nuova Zero.7 mentre il passaggio dei cavi è stato completamente pensato e ridisegnato dai tecnici di Wilier. Tramite un’elegante placchetta posizionata sul tubo obliquo il telaio Zero.7 mod. 2015 (che si assesta, nella taglia M, sull’ago della bilancia al disotto degli 800 grammi) si caratterizza per avere la totale integrazione dei cavi freno e dei cavi dei comandi. Anche la scatola del movimento centrale oversize offre una base più ampia portando un irrigidimento complessivo a tutta la struttura portante del telaio. Il sistema BB386EVO è compatibile con quasi tutti gli standard presenti sul mercato e permette una discreta riduzione del peso grazie all’impiego di materiali dalle elevate caratteristiche meccaniche che consentono di ridurre gli spessori ai minimi termini ma, comunque, sempre nelle tolleranze di assoluta sicurezza ed affidabilità. Il materiale utilizzato per lo stampaggio della Zero.7 è carbonio 60TON e il SEI Film (Special Elastic Infiltrated Film), cioè uno speciale inserto in materiale viscoelastico. Fra una maglia di carbonio e l’altra è previsto l’inserimento di uno strato di materiale viscoelastico che aumenta la resistenza agli impatti, migliora la dissipazione delle vibrazioni e di conseguenza il comfort; due fattori che non sempre si riesce a coniugare in un unico risultato finale.

Test bike


Caratteristiche Tecniche • Telaio: Carbonio 60TON S.E.I. Film (Special Elastic Infiltrated Film), • Cambio: Shimano Dura Ace 9070 Di2 • Deragliatore: Shimano Dura Ace Di2 • Guarnitura: Shimano Dura Ace 9070 Di2 compact 50x34 • Catena: Shimano Dura Ace 9070 Di2 • Ruota libera: Shimano Dura Ace 9070 Di2 11x28 11V • Movimento centrale: BB386EVO • Freni: Shimano Dura Ace 9000 • Serie sterzo: 1” e 1/8 inferiore e 1” ¼ superiore • Forcella: intergrata in carbonio • Attacco manubrio: FSA OS-99 CSI in carbonio • Piega manubrio: FSA compact in carbonio • Reggisella: Ritchey in alluminio • Sella: Selle Italia Flite Flow • Cerchi: Mavic Ksyrium SLR • Coperture: Mavic Yksion Pro Griplink 23-622 copertoncini • Mozzi: Mavic • Taglie: XS-S-M-L-XL-XXL • Colori: 5 colori disponibili con possibilità, da gennaio 2015, di configurare tramite il portale infinitamente.wilier.it il telaio con finitura personalizzata • Peso telaio: 780.00 gr, forcella esclusa • Peso bici completa (come in foto): circa 6,3 Kg

Quelli di cui vi ho appena parlato sono solo alcuni dei piccoli dettagli che fanno la differenza tra una buona e un’ottima bicicletta da corsa. Sulla Zero.7 di Wilier non è stato lasciato nulla al caso e quindi, per quanto mi riguarda, non ho nessun dubbio a classificarla come un’ottima specialissima. Zero.7 guarda al futuro per tutte le soluzioni tecnologiche delle quali si fregia ma non rinnega la tradizione di casa Wilier e la qualità delle lavorazioni artigianali con le quali è stata costruita. In evidenza: Il volume delle tubazioni del telaio Zero.7 è stato ridotto del 19% grazie alle nuove tecnologie costruttive di casa Wilier. Nel processo produttivo vengono sostanzialmente usati degli speciali controstampi in materiale termoplastico che seguono la forma perfetta del telaio. Essi permettono di pressare dall’interno dello stesso gli strati di carbonio sullo stampo in modo uniforme ottenendo, di conseguenza, un totale controllo sullo spessore. La pressione che si genera dall’interno è distribuita in ugual misura in tutti i punti del telaio conferendo una notevole rigidità nei punti più critici, evitando di aggiungere carbonio (e di conseguenza peso) e, come ovvia conseguenza, mantenendolo estremamente leggero.

Wilier Zero.7 Test bike


100 Da rivedere: Per quanto mi riguarda la Zero.7 è promossa a pieni voti ma, volendo proprio fare il pignolo, trovo che la grafica “nero opaco” del modello testato sminuisca un pochino il carattere sportivo della bicicletta. Per questo, comunque, c’ha già pensato Wilier ad inserire nella rosa delle proposte in catalogo altri colorazioni più vivaci (in totale cinque colorazioni disponibili poi, da inizio 2015, configuratore per colori custom) che i fedeli appassionati del glorioso marchio veneto potranno scegliere presso i rivenditori autorizzati presenti in tutta Italia. Il Produttore e Distributore per l’Italia: Wilier Triestina S.p.A. Scatola del movimento centrale BB386EVO Via Fratel M. Venzo, 11 36028 – Rossano Veneto (VI) Tel. +39 0424 540442 Accessori e materiali utilizzati per il test Fax. +39 0424 540441 Gli accessori e i materiali che ho usato per il test sono: E.mail: info@wilier.it • Web site: www.wilier.it • Casco: Carrera Nitro www.carreraworld.com • Occhiali: In vendita a partire da: Briko www.briko.com Luglio 2014 • Scarpe: Tempo di consegna: Lake Cycling mod. CX 401 SPDPLY www.lakecycling.com 30 giorni • Abbigliamento: Wilier custom project www.wilier.it Prezzo: • Pedali: € 8.948,00 al pubblico, IVA inclusa, come modello Speedplay mod. Zero www.speedplay.com raffigurato nelle immagini statiche con gruppo Shimano Dura Ace Di2 e ruote Mavic Ksyrium SLR € 5.848,00 al pubblico, IVA inclusa, come modello Prospettiva bassa della forcella integrata in carbonio raffigurato nelle immagini dinamiche del test bike con gruppo Shimano Ultegra Di2 e ruote Mavic Ksyrium Equipe

Deragliatore posteriore del cambio Shimano Dura Ace 9070 Di2


MTB www .inbic

i.net


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“TRENTINO MTB PRESENTED BY CRANKBROTHERS” a cura di NEWSPOWER

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IL TRENTINO PIÙ BELLO SULLE RUOTE GRASSE PROSEGUE IL CIRCUITO DI SETTE TAPPE CHE PERCORRE VALLATE E SENTIERI DOLOMITICI. PROSSIMI APPUNTAMENTI LA LESSINIA BIKE IL 27 LUGLIO E LA VECIA FEROVIA DELA VAL DE FIEMME IL 3 AGOSTO

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“Trentino MTB presented by crankbrothers” è il circuito per ruote grasse di sette tappe che percorre in lungo e in largo vallate e sentieri trentini. Le prove di cui si compone questo affermato challenge sono fra le più affascinanti gare di mountain bike del panorama nazionale. L’edizione 2014 del circuito ha già all’attivo tre gare: la ValdiNon Bike disputata il 4 maggio, la 100 Km dei Forti del 15 giugno e la Dolomitica Brenta Bike che ha preso il via lo scorso 29 giugno all’ombra delle pareti “rosa” del Gruppo del Brenta, patrimonio UNESCO dell’umanità. Nella settimana a cavallo fra luglio e agosto, “Trentino MTB presented by crankbrothers” propone la Lessinia Bike il 27 luglio e la Vecia Ferovia dela Val de Fiemme il 3 agosto. Due gare a distanza di una settimana che sicuramente assegneranno punti pesanti per le classifiche del circuito, ma che rappresentano anche un’ottima opportunità per scoprire le tante attrattive turistiche offerte dall’Altopiano della Lessinia e dalla Val di Fiemme.

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La partenza della Lessinia Bike 2013

La “Lessinia Bike” parte dai prati di Malga Fratte, una località di Sega di Ala dove la natura fa da regina, nel vero senso della parola, visto che da secoli “Sua Maestà il Faggio del Campeggio” e la “Reginetta delle piante” si stagliano a poche decine di metri dal via: i due maestosi faggi sono tanto imponenti che non si può fare a meno di andare ad ammirarli da vicino, visto che la circonferenza del fusto in entrambi i casi supera i 5 metri. Il percorso di gara si inerpicherà poi sui sentieri dei Monti Lessini, al confine fra la provincia di Trento e il Veneto e, un secolo fa, fra l’Impero austroungarico ed il Regno d’Italia. Il paesaggio profuma di storia, dopo il Rifugio Castelberto, ex caserma della Prima Guerra Mondiale, ci si imbatte nei resti delle trincee della Grande Guerra e il giorno della gara l’Asd Nordic Walking Vallagarina di Avio si offrirà di accompagnare chi lo desidera in località Busoni, per vedere le gallerie di roccia scavate dai soldati. L’Altopiano della Lessinia è anche un parco naturale, mèta stimata dai turisti e dagli appassionati di attività outdoor, e per tutto l’anno offre una vasta gamma di attività: escursioni, nordic walking, percorsi permanenti per mountain bike, piste da sci e per i più spericolati… arrampicata e parapendio. I Monti Lessini sono celebri per le malghe dai caratteristici tetti di pietra: il percorso di gara “tocca” le malghe Lessinia, Cornafessa e Lavacchione in cui è possibile assaggiare i prodotti tipici, mentre in zona arrivo verrà allestito il tradizionale mercato contadino. Infine, a Passo Fittanze vengono organizzate passeggiate a cavallo e, per non dimenticare l’intelletto, la rassegna teatrale “storie a pancia piena”. Anche il percorso della Vecia Ferovia dela Val de Fiemme è intriso di storia e immerso nella natura. Durante la Grande Guerra migliaia di operai e prigionieri di guerra russi e serbi costruirono appunto… la vecchia ferrovia che serviva per collegare il fronte del Lagorai alla Valle dell’Adige e poi è

Gruppo di atleti


103 rimasta attiva per l’uso turistico e civile fino al 1963. La strada della ferrovia oggi è utilizzata come ciclabile ed è un percorso molto suggestivo che attraversa gallerie, ponti e viadotti dal nome fiabesco come quello “dei briganti” o dal grande valore architettonico, come quello di Gleno che domina la Valle dell’Adige. L’itinerario di gara attraversa il biotopo di Castelfeder, disseminato di ruderi di diverse epoche storiche. Pedalare, ma anche camminare sulla via in lieve, ma costante pendenza fino alle porte della Val di Fiemme è un po’ come immergersi in un mondo di ricordi. Affascinante, no? Inoltre, in Località Piazzol a Molina di Fiemme dove la gara avrà la sua “finish line”, c’è un’incantevole pineta dove si svolgerà il pasta party di fine gara e dove i più dinamici potranno provare il percorso sugli alberi con imbraghi e corde dell’Acropark di Castello Molina di Fiemme. Il divertimento continua (o inizia, a seconda dei punti di vista) con le “mini-iniziative” del 26 luglio e del 2 agosto quando anche i più piccoli, armati di MTB e caschetto, si daranno battaglia per provare a vincere una medaglia. La Mini Lessinia Bike e la Mini Ferrovia sono un momento di sport e divertimento, un buon modo per stare insieme e passare del tempo in famiglia. In Lessinia dopo la gara dei piccoli ci sarà un gustoso Nutella party, mentre in Val di Fiemme

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foto NEWSPOWER CANON foto NEWSPOWER CANON

è previsto un simpatico gadget per tutti i partecipanti. Ancora indecisi? In Val di Fiemme alcuni hotel convenzionati (che è possibile trovare sul sito ufficiale www.laveciaferovia. it) offrono prezzi e proposte speciali per i partecipanti al circuito “Trentino MTB presented by crankbrothers”. Non fatevi scappare l’occasione! Info: www.trentinomtb.com


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SPORT & BENESSERE

a cura del dottor ALESSANDRO GARDINI*

alessandrogardini@gmail.com

44° NOVECOLLI 18 MAGGIO 2014: UNA GRANDE EMOZIONE

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6 min

foto THOMAS SCHERMER/SPORTOGRAF

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La Nove Colli è stata per me, e lo sarà per molti, una giornata sportiva indimenticabile, un evento con un sapore unico e talmente coinvolgente che è impossibile non parlarne con tutti gli appassionati di sport. Una giornata stupenda per una manifestazione imponente che ogni anno porta nella nostra amata terra di Romagna migliaia di ciclisti: dai più competitivi ai più romantici, ai semplici appassionati con le loro famiglie. Sono nato e cresciuto ai piedi della famosa salita del Barbotto, fin da bambino ogni giorno la percorro o in macchina o in bicicletta, per gustare i sapori della cucina romagnola di mia mamma che possiede un ristorante poco distante dalla cima della salita. I racconti epici di mio nonno Ottavio, dilettante negli anni trenta, e, di mio zio Antonio poi, mi hanno trasmesso la passione per la bicicletta anche se non ho mai praticato a livelli competitivi, un po’ per studio e lavoro, un po’ perché come molti ragazzi preferivo le feste in spiaggia e vivevo la bicicletta come un modo per tenermi in forma, assieme ad altri sport che ho sempre praticato, ma senza sacrifici eccessivi. Da farmacista sportivo, ho un particolare e costante interesse per l’alimentazione nello sport, le tecniche di allenamento, l’integrazione alimentare e la più recente e professionale Nutraceutica, ogni giorno in farmacia sono in contatto con sportivi un po’ a tutti i livelli, che trovano qui consigli sulla corretta e specifica integrazione, con uno staff di professionisti dedicati alla salute ed al benessere, prima che alla prestazione. E così circa un anno fa, si presentano da me due atleti con i fiocchi Bicio e Sandro dell’USD San Marco di Cesena, con i quali ho poi intrapreso una bella e sana collaborazione, per quello che era una grande manifestazione di ciclismo amatoriale, il Romagna Sprint, e grazie anche alla voglia e alla passione che ho visto nei loro occhi ho ripreso a pedalare, e mi sono iscritto proprio con i Diavoli Rossi. Per farla breve a 38 anni suonati, in pochi mesi, ho messo in pratica tutto quello che anni di corsi e aggiornamenti sulla materia mi hanno trasmesso, e nonostante il poco tempo a disposizione, sono salito in sella alla mia Prestigio RT12 e con un costante allenamento, la pazienza e l’entusiasmo di mia moglie che mi sostiene in queste imprese disparate, un’alimentazione quasi perfetta, l’integrazione quanto basta e i consigli di un grande nutrizionista sportivo, il mio amico Alexander, ho raggiunto il sogno di un bambino che voleva fare la Nove Colli. Il giorno della gara, alle cinque del mattino a Cesenatico raggiungo gli amici e spinto dalla brezza del nostro mare mi posiziono in griglia dove centinaia di ciclisti di tutte le età e nazionalità fanno finta di mascherare le loro emozioni con i metodi più bizzarri. L’ora precedente alla partenza, per molti è davvero tutta la gara, e così vedi le file al bagno, quelli che cercano di ridere ma hanno gli occhi sbarrati, quelli che hanno freddo ma a poco a poco si scoprono, quelli che attaccano bottone per non pensare troppo e far passare il tempo. E poi purtroppo vedi le abitudini alimentari più scorrette, ma quel giorno è un altro giorno! Per quel che mi riguarda le cose più semplici: una polpa di frutta con carboidrati a lento rilascio, una gelatina come quella del pacco gara, il sorriso degli amici che fanno selfie prima di andar a letto e l’incoraggiamento dell’amico Vito, pure lui lì per la prima volta. Ma quando l’ultimo della griglia davanti a te parte non hai più scampo e così arrivi su quel canale tanto amato che ti accompagna fino alla prima rotonda. Da li in poi è reale, è la Nove Colli!

Complice una fantastica giornata, la voglia di fare e strafare si vedeva su tutti i volti dei partecipanti, lungo il tragitto, gli appassionati incitano i loro amici e familiari come se fosse un grande giro. Ottimi ed organizzatissimi i ristori, considerato il caldo l’idratazione é stata uno dei punti fondamentali della corsa, di grande funzionalità le isole ecologiche dove buttare gli involucri di gel e barrette che, trascorsa la prima ora e mezza di prestazione sono fondamentali per sostenere la performance. Alla prima salita vedi subito chi va all’attacco, chi cerca di limitare i danni, e chi invece è proprio in giornata no, chi comincia a mangiare e buttare giù di tutto pensando di riprendersi, molti non li ho più visti. Alla seconda salita invece raggiungi quelli della griglia prima e ti senti felice, il cuore si alza un po’, forse per gioia più che per stanchezza, e intanto piano piano la gara va avanti, tanta gente ovunque e cerchi di tirare senza strafare per raggiungere quella salita tanto amata, ma da molti di sicuro tanto odiata: il Barbotto. Giri a sinistra sul ponte del fiume Savio e di lì ti si apre un mondo, cominci a pedalare e se stai bene sì che fai la differenza. Così quando arrivo su, all’ultimo chilometro stavo bene e andavo forte, vi dico che mi sono proprio divertito, poi giù fino a Cesenatico. Un sali e scendi di 40 km per volare di nuovo sul lungomare per abbracciare la moglie e gli amici. Non vogliatemi male, ma quest’anno con poco più di 2000 km mi sono dovuto accontentare della 130, perché il lunedì comunque ci si deve alzare, ma questa prima Nove colli è stata come me lo aspettavo, una cosa talmente grande, che se sei romagnolo e vai in bicicletta non puoi non farla. Certo, ottenere risultati importanti richiede sicuramente molto più tempo di quello che gli ho dedicato io, ma anche con i ritmi frenetici di oggi, un fisico allenato e sano dal punto di vista cardiovascolare, con la giusta dose di allenamenti, la giusta alimentazione e integrazione può sperare di vivere queste emozioni in sella alla propria bicicletta! Ci vediamo il prossimo anno. *Responsabile Reparto Nutraceutica e Integratori Alimentari Farmacia del Bivio



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SÜDTIROL SELLERONDA HERO a cura della REDAZIONE

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QUATTROMILA CUORI IN ALTA QUOTA SULLE GUGLIE INNEVATE DELLA VAL GARDENA È ANDATA IN SCENA LA GARA DI MTB PIÙ IMPEGNATIVA DEL PIANETA. SUL TRAGUARDO DOLOMITICO IL TRIS DI LEONARDO PAEZ. TRA LE DONNE VINCE LA TEDESCA BRANDAU. ITALIANI GIÙ DAL PODIO, LONGO (5°) PRIMO DEI TRENTINI

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Sulle guglie dolomitiche della Val Gardena (quasi tutte innevate), in quella che viene definita «la più difficile gara di mountain bike del pianeta» – la Südtirol Selleronda Hero – si sono dati appuntamento in 4014! Mai nella storia della MTB italiana si era avuto un colpo d’occhio del genere: un’autentica muraglia umana che, in questa edizione, si è sfidata su due tracciati: quello di 84 km e 4300 metri di dislivello e quello di 62 km per 3300 metri di dislivello. Qui la classifica conta per pochissimi, qui l’importante è arrivare in fondo. Il percorso sembra l’elettrocardiogramma di un grillo, con continui saliscendi disegnato intorno al massiccio del Sella e al Sassolungo, passando per la Val Gardena, l’Alta Badia, Arabba, la Val di Fassa e l’Alpe di Siusi. La prima salita, già durissima, è il Dantecepies, poi la discesa corroborante di Corvara prima del traverso che porta a Campolongo e alla discesa verso Arabba. Ma è sulla rampa dell’Ornella, con i suoi saliscendi sfiancanti, che si comincia a soffrire. Poi si arriverà al Pordoi, la discesa verso Canazei, la risalita di Campitello di Fassa fino al Duron, il 4° colle, quello più impegnativo, perché si affronta con il serbatoio delle energie ormai munto. Infine Selva, con la linea di gesso che, mai come in questa occasione, sembra un miraggio rigenerante. Ad aprire le danze, con un colpo di cannone, è stato il presidente del comitato organizzatore, Gerhard Vanzi. Prima partono le donne (62 km), quindi nella seconda batteria tocca ai big, che sfideranno le Dolomiti sulla distanza degli 84 km. Dopo il tratto Dantercepies-Campolongo al comando della 84 km ci sono Juri Ragnoli e Urs Huber, con Daniele Mensi, Leonardo Paez, quest’ultimo vincitore nel 2012 e 2013, e Paulissen a seguire. Più staccati, invece, Tony Longo, Johann Pallhuber. Ragnoli, comunque, prosegue come un treno, facendo selezione. Huber, Mensi e Paulissen perdono terreno e si staccano, mentre Paez è sempre lì, nonostante una caduta, e transita secondo sul Pordoi a 10 secondi dal battistrada. In terza posizione, invece, risale il compagno di squadra del sudamericano, ovvero Tony


Longo, che si trova a una cinquantina di secondi da Ragnoli. La situazione, però, cambia: Paez, classe 1982, passa Ragnoli nel tratto fra il Pordoi e il Duron, presentandosi sul passo davanti a tutti. Il più è ormai fatto, ora non resta che amministrare il vantaggio facendo attenzione alla discesa verso Selva Gardena. Detto, fatto. Il colombiano dell’i.idro Drain Bianchi, già vincitore a Selva negli ultimi due anni, vola come un falco sul traguardo e chiude la sua fatica con il tempo di 4h 45’ 07, confermandosi il re della Hero. «Sono molto felice – ha commentato Paez all’arrivo – questa gara è tanto bella quanto dura e, per questo, è adatta alle mie caratteristiche. Sono caduto in occasione della prima discesa, mi sono fatto male, ma ho stretto i denti e sono riuscito a riprendermi. Ringrazio la mia squadra, che mi ha sostenuto, la vittoria va a tutti loro». Dietro, invece, è bagarre per il podio. Gli italiani si staccano, sorpassati dallo svizzero Urs Huber e dal belga Roel Paulissen. L’elvetico del Team Bulls, classe 1985, prevale sul 38enne del Torpado Factory Team, che finisce terzo: «L’inizio è stato molto duro – commenta Paulissen – sulla prima salita ho speso molto e ho avuto anche problemi di digestione e, alla fine, posso ritenermi soddisfatto di questo terzo posto. L’atmosfera che si vive qui è veramente bella. Il Mondiale del 2015? Sarà molto difficile contro un Paez che qui ha già vinto tre volte». Restano giù dal podio Juri Ragnoli (Scott Racing Team), autore comunque di una gara positiva, e Tony Longo (i.idro Drain Bianchi): «Dopo il quarto posto dell’anno scorso, speravamo in un piazzamento sul podio. – spiega Longo – Ci ho creduto fino all’ultima salita, quando ero terzo, poi sono saltato». Tra le donne, a trionfare è la tedesca Elisabeth Brandau, che vince la 62 km lasciando a tre minuti la polacca Michalina Ziolkowska, seconda, davanti alla norvegese Borghild Løvset, che completa il podio. Nella fase iniziale della gara lasciano sfogare le avversarie (su tutte Verena Krenslehner ed Elena Gaddoni), poi sono loro a scandire il ritmo. Quello della Brandau, portacolori dell’EBE


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Racing Team è indiavolato, tanto che la concorrenza deve alzare bandiera bianca. La tedesca vince con il crono di 4h 23’ 52: «All’inizio – dirà – non mi sentivo benissimo, poi è andata meglio e ho potuto tirare un bel sospiro di sollievo”. La Ziolkowska (Kross Racing Team) chiude a praticamente tre minuti dalla vincitrice, mentre la Løvset (Orkla Ck) finisce a quasi 4’: «Sono stata lenta nella prima fase della gara, – spiega la polacca – poi sono riuscita a risalire e sono molto felice di questo secondo posto». «La HERO è una gara davvero dura, ma molto bella. – dice la Løvset – Nel tratto centrale pensavo che non sarei arrivata al traguardo, invece ci sono riuscita e posso ritenermi soddisfatta». Anche in campo femminile, sul podio non c’è spazio per l’Italia. Elena Gaddoni, seconda un anno fa, è quarta, davanti alla cam-

pionessa italiana Marathon, la sammarinese Daniela Veronesi: «Potevo fare di più, ma non ero in condizione, molto lontana dal 100%. – commenta la Veronesi – Poi ho fatto una scelta meccanica sbagliata, che ho pagato sull’ultima salita, in cui ho faticato troppo». Sul percorso corto (62 km), invece, il successo va a Walter Costa (3h 57’ 51) del Team Selle San Marco, che precede nell’ordine Stefano Del Grande (Full Dynamix) e il compagno di squadra Damiano Ferraro, con Daniel Kiebacher quarto. «La gara è andata alla grande – commenta il vincitore – devo ringraziare un mio compagno, che ha fatto un grandissimo lavoro nonostante non fosse in condizioni fisiche buone. Ho sempre avuto la situazione sotto controllo ed è stata una bella vittoria».

Il vincitore Leonardo Paez



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100 KM DEI FORTI a cura di NEWSPOWER

RAGNOLI E MENSI, NON PASSA LO STRANIERO

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SUGLI ALTIPIANI DI LAVARONE I DUE BRESCIANI TRIONFANO NEL “MARATHON” E NEL “CLASSIC”. TRA LE DONNE COMANDANO ZOCCA E BRESCIANI

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Le fortezze della Grande Guerra, come sempre, hanno regalato un grande spettacolo a tutti gli amanti della mountain bike. Domenica 15 giugno, infatti, ben 1200 bikers si sono dati appuntamento sugli Altipiani trentini di Lavarone, Luserna e Folgaria per la 19ª edizione della 100 Km dei Forti, seconda tappa del noto circuito “Trentino MTB presented by crankbrothers”. La gara è scattata dal parco di Lavarone e il lungo serpentone di ruote grasse si è lanciato sugli itinerari che attraversavano sentieri e sterrati degli Altipiani Cimbri. La pioggia ha risparmiato i corridori, ma le abbondanti precipitazioni della nottata precedente hanno reso i tracciati ancor più impegnativi a causa del fango e delle radici bagnate. Il percorso “marathon” di 92 km e 2700 metri di dislivello ha visto trionfare il bresciano Juri Ragnoli e la veronese Lorena Zocca, mentre la prova “classic” di 57 km è stata appannaggio del bresciano Daniele Mensi e della bergamasca Nicoletta Bresciani. Dopo lo start era già tempo di innestare i rapporti agili sulle prime salite verso Passo Vezzena e Forte Campo, dove si è subito formato il gruppo dei migliori in testa alla corsa. I vari Ronchi, Pallhuber, Baretto, Ragnoli, Deho, Botero Salazar, Arias Cuervo, Sarai, Ferraro e Cattaneo hanno proseguito La partenza

compatti per tutta la prima metà di gara, lasciandosi alle spalle l’abitato di Luserna e il Forte Belvedere, una delle tante fortezze austroungariche disseminate sugli Altipiani, ora restaurata e adibita a museo. In località Carbonare i primi hanno approcciato la doppietta di salite Forte Cherle - Forte Sommo Alto e su queste ripide rampe Ragnoli ha letteralmente spiccato il volo. Nessuno ha saputo resistere alle accelerate del bresciano dello Scott Racing Team che poi ha proseguito in solitaria sino al trionfo sul traguardo di Lavarone. Il piemontese Luca Ronchi, secondo, è giunto a 6’ 31 dal vincitore, mentre il trevigiano Damiano Ferraro si è aggiudicato la terza piazza a 8’ 00 da Ragnoli. La gara femminile è stata incerta e combattuta, con Lorena Zocca e Lorenza Menapace protagoniste di uno splendido duello lungo i 92 km di percorso. La veronese Zocca, già a segno nella ValdiNon Bike, ha preso subito il comando delle operazioni avvantaggiandosi lungo l’ascesa verso Passo Vezzena. La trentina Menapace, però, era tutt’altro che remissiva e nella zona di Luserna riusciva a raggiungere e superare l’avversaria. Zocca a quel punto ha tenuto nel mirino per parecchi chilometri la Menapace, ma il suo

inseguimento è stato rallentato da alcuni problemi al cambio. Al km 67 la malasorte colpiva anche Lorenza Menapace, vittima di una foratura, e così Lorena Zocca ha messo la freccia involandosi tutta sola verso il traguardo di Lavarone, dove ha potuto festeggiare il secondo successo di fila nel circuito “Trentino MTB presented by crankbrothers”. Lorenza Menapace ha dovuto accontentarsi ancora una volta del secondo posto alle spalle della Zocca, mentre la bresciana Roberta Seneci ha completato il podio di giornata. La prova “classic” di 57 km è stata terreno di caccia per il bresciano Daniele Mensi, altro portacolori dello Scott Racing Team, che ha letteralmente dominato la tre giorni di MTB sugli Altopiani di Lavarone, Luserna e Folgaria vincendo tutte le tre prove in programma nel fine settimana: la Lavarone Bike, la Nosellari Bike ed appunto la 100 Km dei Forti classic. Dietro all’imprendibile Mensi sono giunti il trentino Ivan Degasperi e l’asiaghese Walter Costa, con il primo lesto ad anticipare il compagno d’avventura nella volata dei battuti. La gara femminile ha visto protagoniste Anna Ferrari e Nicoletta Bresciani. La prima è balzata subito in testa, ma lungo il foto NEWSPOWER CANON


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percorso si è scontrata con un altro concorrente battendo anche la testa per terra. L’atleta vicentina ha dovuto attendere qualche minuto prima di riprendersi dal colpo ed ha preferito proseguire col proprio passo terminando la prova con un sasso conficcato nel casco. La Bresciani invece continuava di gran carriera e regalava così allo Scott Racing Team una splendida tripletta alla 100 Km dei Forti. Dietro alla vincitrice e ad Anna Ferrari è giunta la terza classificata, la romagnola Chiara Gastaldi. Anna Ferrari e Daniele Mensi, grazie agli ottimi risultati alla 100 Km dei Forti, si sono aggiudicati il 1000Grobbe Bike Challenge, la combinata che somma i tempi delle tre prove che si sono svolte durante il week end. Le premiazioni ed il pasta party conclusivo hanno chiuso alla grande una splendida giornata di sport e divertimento, organizzata sempre in maniera impeccabile dallo Sci Club Millegrobbe che, assieme a 300 volontari, ha mandato in scena la 19ª edizione della 100 Km dei Forti.

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Podio Maschile Marathon, da sx Luca Ronchi, Juri Ragnoli e Damiano Ferraro

Il gruppo di atleti

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MENTE IN SELLA

a cura di ALDO ZANARDI e CLAUDIA MAFFI

LA VERA SFIDA È CONTRO SE STESSI

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SOPPORTARE LA SOFFERENZA ESTREMA E GESTIRE MENTALMENTE LA FATICA? CON UN PO’ DI TRAINING SI PUÒ

Un po’ di tempo fa mi è capitato di leggere queste parole, tratte da un’intervista fatta a Mirko Celestino – capitano della nazionale di Mountainbike e del team Avion Axevo – in riferimento ad uno dei tanti percorsi che i biker professionisti e amatori percorrono ogni domenica. Questo stralcio d’intervista ha attirato la mia attenzione ed è proprio partendo da queste parole che intendo aprire con voi una riflessione: cosa significa che – al pari di forza fisica, doti atletiche, allenamento, preparazione sportiva e competenza tecnica – «la prima sfida da vincere sarà quella contro se stessi e le proprie forze?». Un noto ciclista, in una delle sue massime più famose, una volta dichiarò che i veri campioni sono quelli che «sanno soffrire più degli altri!». Già, ma come si impara a “saper soffrire?”. Sono domande che ci portano direttamente nell’alveo della psicologia dello sport: infatti è la potenza della mente che ci permette di fare tutto ciò. Ed è proprio alla capacità di sopportare la sofferenza estrema, alla capacità di continuare a lottare fino alla fine anche quando siamo al limite della sopportazione che intendo dedicare questo articolo. Ciò che ci tiene in sella e ci permette di continuare a spingere su quei pedali – anche se fa tanto male e se siamo stremati – è la motivazione, la fiducia in noi stessi, il fatto che ci crediamo, che sappiamo di potercela fare, il fatto che siamo lì e ci stiamo riuscendo. Il cuore ci crede perché la mente ci crede e le gambe e tutto il nostro corpo resistono in funzione di quella passione enorme, e talvolta illogica, che è la MTB. Non è magia, è psicologia che insegna ad usare la testa per impegnare il nostro corpo verso sforzi umani considerevoli. Non solo il nostro corpo, anche la testa deve essere allenata alla sofferenza, in caso contrario la mente potrebbe agire da freno inibitore proprio quando la prestazione richiede

da noi il massimo sforzo: ricordiamoci che la testa vuole farci fermare per preservare il nostro corpo da sforzi estremi, ma la sua è soltanto una funzione inerziale difensiva. Tuttavia, se ben utilizzata, la mente può divenire una risorsa preziosa per gli atleti nella gestione della sensazione di fatica che accompagna sforzi immani. Il cervello è infatti in grado di regolare l’intensità delle sensazioni di fatica (aumentandola o riducendola) ed ora vi spiego come riesce a farlo. Numerosi studi scientifici hanno evidenziato come la sensazione di fatica sia l’esito di “un insieme di componenti”, tra i quali anche i fattori mentali, ad esempio: • È stato provato che un livello d’ansia elevato può accentuare la sensazione di affaticamento; se il biker entra in ansia non appena avverte la sensazione di fatica, a catena il cervello scatena delle reazioni di vasocostrizione periferica che affaticano ulteriormente le fibre del corpo e, alla luce di questa sensazione, il biker sarà portato a rallentare; • Una forte motivazione dispone l’atleta ad accettare livelli di fatica per altri impensabili; • L’aspettativa circa la durata dello sforzo: il grado di fatica percepito è minore quando il biker si aspetta di sostenere uno sforzo molto più lungo di quello effettivamente sperimentato; • Ognuno di noi ha un suo personale rapporto con la fatica: se l’intensità dello sforzo richiesto dalla prestazione supera il livello di fatica che riteniamo accettabile, percepiremo maggior affaticamento e tenderemo a perdere il ritmo. I veri campioni non sono certo immuni dalle sensazioni di fatica, casomai hanno imparato a gestirla. Come? Ad esempio distogliendo l’attenzione da essa: nel pieno dell’affaticamento, quando la testa ti dice “Devo fermarmi, non ce la faccio più!”, i biker concentrano l’attenzione sul ritmo da tenere o su altri stimoli sempre legati alla prestazione; altri ancora ricorrono ad auto-istruzioni verbali ed è stato provato da numerosi studi che l’utilizzo di queste strategie può davvero inibire la percezione dell’affaticamento. Ovviamente non possiamo aspettarci di annullare la fatica, tuttavia modificando il “focus attentivo” è possibile minimizzarne gli effetti negativi sull’andatura di gara. Ricordate però che

non tutti i segnali del corpo vanno ignorati, infatti alcuni di questi ci avvisano del pericolo imminente nel caso di crampi per esempio o in presenza di sintomi da disidratazione e pertanto non vanno ignorati. Come tutte le strategie anche quella di ri-direzionare l’attenzione richiede un costante allenamento, a maggior ragione dal momento in cui si chiede al biker di modificare il proprio focus attentivo nel pieno dello sforzo estremo, in una situazione in cui l’atto del pensare è tutt’altro che semplice per l’atleta. Gli atleti interessati ad approfondire questo argomento potranno rivolgersi ad un mental trainer; grazie all’aiuto di questo professionista è anche possibile impostare un programma di allenamento basato sulla gestione mentale della fatica in gara. Infatti, sempre più numerosi sono gli strumenti e le tecniche che la ricerca sta mettendo a disposizione degli psicologi sportivi, così da aiutare gli atleti a focalizzare l’attenzione, concentrarsi meglio sul percorso di gara, auto-motivarsi e contrastare l’ansia che precede la performance. Nei prossimi articoli vedremo assieme alcune tra le principali e più diffuse tecniche utilizzate dai mental trainer, nel frattempo se aveste domande o curiosità oppure argomenti di psicologia sportiva che vi piacerebbe veder trattati vi invito a scrivermi una mail all’indirizzo indicato sopra. Alla prossima ragazzi e… come sempre “mente in sella”! Mirko Celestino

foto ALDO ZANARDI

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«Conosco bene il tracciato e questi sentieri… con questo chilometraggio e questo dislivello si inizia a fare sul serio, si arriva al punto dove non basterà più avere grandi doti atletiche o conoscere a memoria il tracciato. La prima sfida da vincere sarà quella contro se stessi e le proprie forze». (Mirko Celestino)



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L’OFFICINA

a cura di LORENZO COMANDINI

FOCUS SUL MONDO DELLE DUE RUOTE

NOVITÀ 2015: LE FORCELLE A STELI ROVESCIATI

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5 min

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Con il lancio da parte di Rock Shox della nuova forcella RS1, si sono aperte numerose discussioni sulle forcelle a steli rovesciati. Approfittando di questa novità abbiamo deciso di dedicare l’Officina di oggi alle forcelle “upsidedown”. Quali sono i vantaggi di questa soluzione? E gli svantaggi? Abbiamo sempre visto queste forcelle rivolte ad un uso gravity, perché Rock Shox ha deciso di sfornare una forcella a steli rovesciati da XC? Il 95% delle forcelle oggi in commercio fanno parte della grande famiglia delle forcelle tradizionali, ovvero che hanno gli steli in alto ed i foderi in basso. In una forcella “tradizionale” possiamo individuare i seguenti elementi: Cominciando dall’alto, troviamo:

• Il cannotto, un tubo attraverso il quale la forcella si innesta dentro la serie sterzo e quindi al telaio • La testa (o crociera), che ha il compito di collegare steli e cannotto. • Gli steli, che sono dei tubi, opportunamente trattati, che scorrono su e giù all’interno dei foderi per permettere alla forcella di muoversi. • I foderi (o monolite), un elemento a forma di ferro cavallo che ha il compito di collegare la ruota al resto della forcella. Costituisce il “guscio” dentro cui scorrono gli steli. I foderi comprendono anche l’archetto ed il meccanismo di fissaggio ruota, in questo caso un perno passante. Foderi e cannotto costituiscono un unico pezzo, gli steli sono invece collegati alla ruota tramite l’asse passante, elemento fondamentale in una forcella di questo tipo. Da notare come manchi l’archetto, elemento che sarebbe impossibile da posizionare in mezzo ai foderi, a causa dello spostamento della ruota verso l’alto. Quando si comprimono le due forcelle lavorano insomma nel seguente modo:

Le forcelle a steli rovesciati sono invece delle forcelle tradizionali capovolte:


115 Quando si affronta il tema delle sospensioni è fondamentale mettere a fuoco la differenza tra masse non sospese e masse sospese. Le prime devono necessariamente muoversi seguendo le asperità del terreno mentre le masse sospese sono ininfluenti. Parlando di mountain bike le masse non sospese sono le ruote, i freni, il carro posteriore e ovviamente i foderi della forcella. Le masse sospese invece sono il rider, il manubrio, la sella e gli steli della forcella. In sostanza quando la ruota impatta su un ostacolo sale e la forcella deve comprimersi ed estendersi subito dopo riportando così la ruota a contatto con il terreno. Minori sono le masse non sospese, meglio lavora la nostra sospensione. Le forcelle a steli rovesciati nascono proprio con questo obiettivo: ridurre queste fastidiose masse con un design che sposta buona parte del peso nella parte superiore. Da questo punto di vista sembrerebbe che la forcella “upsidedown” offra caratteristiche nettamente superiori a quelle tradizionali ma la forcella rovesciata porta in dote anche alcuni svantaggi che la rendono ancora minoritaria sul mercato. Uno su tutti è la minor rigidità di torsione, dovuta al fatto che la forcella rovesciata “perde” uno dei vincoli di incastro, ossia l’archetto. Le case produttrici hanno cercato di ovviare a questo aspetto rafforzando la rigidità del perno passante, tuttavia alcune criticità restano. LA ROCK SHOX RS-1 Rock Shox RS-1 è una forcella a steli rovesciati pensata per il Cross Country (XC). La casa produttrice statunitense sembra aver azzeccato la scelta, puntando sull’XC, una disciplina molto tecnica che non stressa eccessivamente la forcella e che non richiede un’elevata rigidità torsionale. I vantaggi della RS-1 sono collegati anche al fatto che nell’XC si montano generalmente ruote e coperture molto leggere e i primi test indicano che la forcella rovesciata dà buoni riscontri anche con le ruote da 29” in quanto viene eliminato il problema dell’archetto. Infine c’è il vantaggio del peso, le forcelle rovesciate come la RS-1 hanno testa e foderi in un unico pezzo di carbonio e quindi più leggere. Per il momento siamo di fronte ad una novità assoluta, i prossimi mesi ci diranno se la RS-1 si rivelerà all’altezza delle aspettative.


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DOLOMITICA BRENTA BIKE a cura di NEWSPOWER

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A RITMO DI ROCK E POP NELL’ULTIMO WEEKEND DI GIUGNO A PINZOLO È ANDATA IN SCENA LA 1ª EDIZIONE DELLA NUOVA RASSEGNA TRENTINA. LUCA BRAIDOT E LORENA ZOCCA PADRONI DEL PERCORSO “ROCK”, STEFANO DAL GRANDE E CLAUDIA PAOLAZZI A SEGNO NEL “POP” DI 65 KM. LA CORSA ERA VALIDA COME 3ª TAPPA DI “TRENTINO MTB PRESENTED BY CRANKBROTHERS”

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Debutto bagnato... debutto fortunato per la 1a Dolomitica Brenta Bike, andata in scena domenica 29 giugno sugli sterrati trentini di Pinzolo, di Madonna di Campiglio e della Val Rendena. La gara era anche la terza tappa del circuito “Trentino MTB presented by crankbrothers” e, nella bella cornice del centro di Pinzolo, 500 irriducibili delle ruote grasse hanno voluto sfidare il maltempo presentandosi alla partenza della prova. I primi chilometri in asfalto sono serviti a tutti per scaldare le gambe prima di affrontare i tratti più impegnativi dei due itinerari di gara allestiti dall’ASD Dolomitika Brenta Bike: il “rock” di 83 km e 2900 metri di dislivello ed il “pop” da 65 km e 2300 metri di dislivello. La prima salita impegnativa, verso Malga Plan e il passo Bandalors, ha subito stabilito le gerarchie in corsa: il padovano Giacomo Antonello ha sferrato un attacco deciso e, alle sue spalle, i gemelli goriziani Luca e Daniele Braidot si mantenevano a distanza di sicurezza in compagnia del trentino Ivan Degasperi. Nella lunga discesa verso Valagola e l’omonimo lago, i due fratelli, portacolori del GS Forestale, braccavano il fuggitivo e in breve tempo anche Degasperi riusciva a raggiungere il trio di testa. I quattro hanno proseguito compatti nel tratto successivo, ma lungo la salita verso i 2261 metri di quota del Rifugio Graffer Antonello ha attaccato ancora, rimanendo nuova-

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mente da solo al comando. La pioggia, intanto, cadeva copiosa sul tracciato e assieme al freddo rendeva la corsa ancor più difficile per tutti i biker: le basse temperature hanno messo fuori gioco Ivan Degasperi che, una volta raggiunto il rifugio, è stato costretto ad uno stop forzato per riscaldarsi. Nel frattempo, Luca Braidot dava il meglio di sé sulle discese bagnate e riusciva a ricucire il gap con Antonello e riportarsi al comando della gara. Dopo aver realizzato di essere il più veloce nei tratti con le pendenze favorevoli e in single track, l’atleta della Forestale ha deciso di andarsene via lungo i 15 km della discesa che portava alla finish line di Pinzolo. Nel tratto finale Luca Braidot ha dato una notevole di dimostrazione di superiorità tecnica giungendo al traguardo per primo con un vantaggio di ben 2’ 17 su Antonello e di 2’ 48 sul fratello Daniele, terzo. La gara femminile ha proiettato sugli schermi della Val Rendena l’oramai classico “film” dell’edizione 2014 di “Trentino MTB presented by crankbrothers”, con il duello fra la veronese Lorena Zocca e la trentina Lorenza Menapace, seguite a distanza dalla bresciana Roberta Seneci. L’ordine d’arrivo della Dolomitica Brenta Bike è stato lo stesso delle due precedenti tappe del circuito, la ValdiNon Bike e la 100 Km dei Forti, con la Zocca prima, la Menapace seconda e la Seneci terza. Lorena Zocca sugli sterrati delle Dolomiti di Brenta ha lasciato sfogare la


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Menapace sulla prima salita per poi riprenderla e superarla nella seconda metà di gara. Grazie al terzo successo consecutivo sugli off road di “Trentino MTB presented by crankbrothers” la Zocca ha rafforzato la sua leadership in seno al circuito e adesso punta forte alla vittoria finale.

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Partenza Dolomitica Brenta Bike da Pinzolo

Luca Braidot vincitore del percorso Rock 82 km

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Podio Rock 82 km femminile da sx Lorenza Menapace, Lorena Zocca e Roberta Seneci

La Dolomitica Brenta Bike proponeva anche il tracciato “pop” di 65 km e 2300 metri di dislivello che ha visto trionfare in solitaria il vicentino Stefano Dal Grande e la trentina Claudia Paolazzi. I due vincitori sono rimasti da soli in testa alla gara fin dalle prime fasi di corsa e la concorrenza si è dovuta accontentare dei piazzamenti d’onore. Maximilian Vieider e Loris Casna hanno completato il podio maschile, mentre, fra le donne, Karin Sparber si è classificata al secondo posto e Monica Santello al terzo. Gli arrivi di tutti i concorrenti sono stati salutati da un folto pubblico, che, nonostante le cattive condizioni atmosferiche, ha tributato il giusto onore alle fatiche dei biker. Durante la mattinata, mentre i più grandi si destreggiavano fra boschi e malghe della Val Rendena, le vie di Pinzolo sono state preda dei biker in erba della DoloMini che si sono sfidati in una divertente staffetta in sella alle proprie MTB. Inoltre, a coronamento della giornata, l’ASD Dolomitica Brenta Bike ha allestito un gustoso polenta party in cui atleti e seguito hanno potuto saggiare alcune delle specialità tipiche della Val Rendena. La prima edizione della Dolomitica Brenta Bike si è chiusa nel migliore dei modi con il sole che ha fatto capolino fra le nubi e ha illuminato le premiazioni dei vincitori.


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FOCUS SULLE SOCIETÀ

a cura della REDAZIONE

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MULAZZANESE, 12 ANNI SULLA BRECCIA NEL 2002 PARTIRONO CON QUATTRO CORRIDORI. OGGI, SOPRATTUTTO SUL PIANO ORGANIZZATIVO, SONO UNA DELLE PIÙ IMPORTANTI REALTÀ DELLA LOMBARDIA: «MA IL SODALIZIO HA BISOGNO DI NUOVE ENERGIE, PER IL FUTURO SERVE UN RICAMBIO GENERAZIONALE»

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La ASD Ciclistica Mulazzanese 2002 è nata nel febbraio di 12 anni fa con sette soci, di cui appena quattro corridori. Ma già nel secondo anno di attività gli atleti salgono a 40, facendola diventare – ipse facto – la prima società ciclistica amatoriale nel lodigiano. Nel 2004, con 40 affiliati, conquista il titolo di campione regionale e provinciale e, a Misano, partecipa al campionato italiano classificandosi in ottava posizione. È il preludio ad un salto di qualità che, negli successivi, riempirà di trofei la bacheca societaria. Nel 2005 la “famiglia” si allarga ulteriormente: i corridori arrivano a quota 75: nasce così anche la categoria agonistica. L’anno dopo, alla sua seconda stagione tra i big, la ASD si laurea campione provinciale per il numero di adesioni e, nel 2008, organizza il campionato europeo di cicloturismo a Mulazzano a cui partecipano ben 600 corridori provenienti da tutto il continente. La Mulazzanese, profeta in patria, vince il titolo. Il sodalizio partecipa poi al campionato italiano e si classifica 2ª, aggiudicandosi anche la combinata. La categoria agonistica regala numerose soddisfazioni e si arriva persino al podio

con la prestigiosa affermazione di Davide Pampagnin al campionato mondiale, chiuso con uno storico 3° posto. Nel 2009, per una scelta ponderata del consiglio direttivo, si decide di ridurre il numero di cicloturisti. Qualche “rumor”, del tutto infondato, parla persino di un disimpegno e di uno scioglimento del sodalizio. Ipotesi visionarie: proprio in quell’anno ci si rimbocca le maniche e si riparte con nuovo vigore. Nel 2010, la squadra partecipa al campionato regionale e all’europeo (combinata). Inoltre si classifica 3ª al campionato italiano. Ma alla fine di quella stagione, per l’insorgere di alcune problematiche, si decide di sciogliere la categoria agonisti, proseguendo l’attività con i corridori a livello cicloturistico e granfondistico. La scelta paga e, nel settore delle granfondo, la squadra vince il brevetto a livello nazionale. A livello cicloturistico, la Mulazzanese partecipa al campionato europeo e combinata, infiocchettando la stagione con un 4° posto al campionato italiano. Nel 2013 l’annata della consacrazione. Il sodalizio, con uno sforzo immane, organizza il campionato europeo a livello agoni-

stico, guadagnandosi i complimenti unanimi dell’intero movimento ciclistico. Non a caso, sempre nel 2013, il Comitato Nazionale sceglie la Mulazzanese per organizzare il campionato europeo a livello cicloturistico che si svolgerà a Cervignano d’Adda. Purtroppo, a causa del maltempo, i partecipanti saranno soltanto 150. Ma la Mulazzanese si “consola” con il podio nella combinata. E arriviamo a quest’anno. La ASD prende parte al campionato regionale e al campionato italiano, dove chiude al 5° posto. Va ancora meglio all’Europeo quando – lo scorso 8 giugno – la squadra centra il terzo posto. L’ultima tappa del 2014 sarà il campionato italiano mediofondo che si terrà proprio a Mulazzano nel prossimo mese di settembre. Ma è in cantiere anche l’allestimento della tradizionale corsa memorial di agosto a Cervignano d’Adda, dove la Mulazzanese ricorderà, con immutato affetto, i soci che non ci sono più. Con il cuore al passato e la mente proiettata verso il futuro, i vertici della Mulazzanese auspicano un ricambio generazionale e l’avvento di nuove forze e nuove energie.



X-KROSS

nati per la performance

C’è grande attesa per la nuova linea tedesca di occhiali multi sportivi distribuiti in Italia da Sziols. L’elemento innovativo? La modularità

Beate Gabelt, questo è il nome della designer industriale – sportiva praticante – che ha dato origine a questa nuova linea innovativa di occhiali per le diverse discipline sportive: «Tutto iniziò nel 1999 quando correvo intensamente, mi accorsi che tutti gli occhiali si appannavano costantemente, non calzavano bene ma, soprattutto, non erano adatti a tutti gli sport. Come portatrice di occhiali da vista a tutto questo si aggiungevano altri problemi. Come designer industriale decisi, immediatamente, di inventare un sistema per occhiali che rispondesse pienamente alle esigenze multi sportive, adattabili a tutti i visi, funzionali per portatori di occhiali da vista e, infine, che fossero di tendenza. Grazie alla mia esperienza nel settore design per automobili, mi è venuta l’idea, semplice ma rivoluzionaria, di applicare agli

flessibili, semplici, vari e individuali. Tutti i test effettuati, anche in Groenlandia, rispondevano perfettamente a tutte le richieste». Dal 1999, gli occhiali X-Kross hanno fatto molta strada e oggi sono usati da numerosi atleti di successo, alcuni tra i migliori al mondo e a livello estremo, da atleti olimpici ma, semplicemente, anche da sportivi amatoriali. Giusto per citare alcuni campioni che usano gli occhiali X-Kross: Reto Schoch vincitore RAAM e Tortour 2012, Elisabeth Egarter vincitrice Transalpinerun 2010 e Fredric Loof medaglia d’oro vela alle Olimpiadi di Londra. Gli elementi di forza di questi occhiali sono: • Il sistema modulare, ossia ogni occhiale è adattabile individualmente e liberamente nell’assemblaggio. Esiste poi un clip interno per i portatori di occhiali da vista. • Air Clima Management, fornisce una perfetta regolazione della ventilazione evitando alle lenti di appannarsi anche in condizioni di eccessiva sudorazione. • X-Grip Ergo Design, la particolare architettura della montatura si adatta in modo ergonomico alla testa dell’atleta. • 100% protezione UVA-UVB 400, questa protezione è garantita per tutte le sfumature, anche per quelle più chiare. • Pad di Neoprene, per il blocco della sudorazione. • TR 90 Plastica di alta sicurezza, sicuri anche in caso di cadute. • Sostegno nasale, modificabile in altezza e in combinazione con diverse misure di lenti si adattano a tutte le anatomie nasali e a tutte le teste.

Sono previste lenti funzionali per il Running, Biking, Winter e Water. Infine si può anche acquistare un set di colori per il design individuale. Gli occhiali X-Kross sono distribuiti per l’Italia da Sziols di Davide Beccaro con sede a Soave (VR) www.sziols.it

Nella foto la giornalista Sandra Pinato con Davide Beccaro titolare di Sziols

occhiali il principio del flusso aerodinamico. Insieme ad un’equipe di ingegneri, ho sviluppato una nuova linea tecnologica di aerazione per occhiali sportivi, ACM (Air Clima Management). Siamo riusciti a creare un sistema per rendere gli occhiali



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GRANFONDO DEL MONTE CUCCO a cura della REDAZIONE

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IN MILLE DIETRO A VITO BUONO IL FORTE ELITE DEL TEAM BI&ESSE CONQUISTA LA QUARTA PROVA DELL’UMBRIA MARATHON PISSEI DAVANTI A DAVIDE DI MARCO E LEOPOLDO ROCCHETTI. TRA LE DONNE VINCE ROBERTA MONALDINI. MA IL FUTURO È DI TOMAS SEGATORI

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È Vito Buono, portacolori del Team Bi&Esse, il trionfatore di Costacciaro che, lo scorso 8 giugno, ha ospitato la sesta edizione della Granfondo del Monte Cucco. In questo lembo suggestivo di campagna umbra, il forte Elite ha regolato un parterre di rivali temibilissimi, tagliando il traguardo in 2h 03’ 47’’. «Sono particolarmente felice di questo successo – ha detto Buono al traguardo – soprattutto perché in gara c’erano tantissimi atleti di livello e in grande forma. Questa vittoria, arrivata su un percorso bellissimo, mi ripaga del lavoro svolto giorno dopo giorno. Spero che da qui in avanti – ha aggiunto – arriveranno per me altre vittorie». E per capire il senso dell’impresa di Vito Buono basta leggere le generalità degli altri atleti sul podio: al 2° posto Davide Di Marco (Race Mountain Pro Team), terzo classificato Leopoldo Rocchetti (Team Cingolani-Specialized), fin qui grande protagonista della stagione MTB in Umbria. Nella categoria Donne trionfa la Romagna con l’affermazione di Roberta Monaldini (GC Santarcangiolese), mentre tra i giovani brinda Tomas Segatori, portacolori della Cavallino-Specialized, splendido primo nel percorso corto: «Sono felice – ha detto a fine gara Tomas Segatori – per questa mia affermazione in una prova dell’Umbria Marathon. Mi sono divertito tantissimo! Complimenti davvero all’organizzazione per la spettacolarità del percorso». Per il Team Cavallino-Specialized è stata una giornata da ricordare con la seconda piazza conquistata da Samuele Bidini, che ha preceduto Marco Castelli dell’AVIS Pratovecchio. Ma a dispetto della componente agonistica, per la Granfondo del Monte Cucco è stata una 6ª edizione da incorniciare. Oltre un migliaio i bikers al via, un numero davvero importante nel mondo delle ruote grasse. «Vanno fatti i complimenti all’ASD Cucco In Bike – ha detto Carlo Roscini, presidente del Comitato Regionale della Federciclismo – Sul podio femminile Roberta Monaldini, Daniela Stefanelli e Monia Contini

Il vincitore Vito Buono

per il grande lavoro di organizzazione portato avanti in questi mesi. È stata una giornata di sport straordinaria con oltre mille atleti che hanno avuto anche la possibilità di conoscere in questi giorni lo splendido territorio del Monte Cucco. Sono segnali che il movimento ciclistico regionale sta camminando nella giusta direzione». Soddisfatto, e non potrebbe essere altrimenti, anche Andrea Capponi, neosindaco di Costacciaro e membro del comitato organizzatore: «Voglio rivolgere il mio ringraziamento alle società e agli atleti che hanno partecipato davvero in massa a questa sesta edizione. Gli sforzi, soprattutto delle ultime settimane, sono stati ampiamente ripagati da una giornata di sport meravigliosa, resa indimenticabile dalla cittadina di Costacciaro, che si è dimostrata ancora una volta impeccabile sotto il profilo dell’accoglienza e dell’ospitalità». Un successo che l’ASD Cucco In Bike ha voluto condividere con i tanti volontari che «in modo encomiabile hanno messo a disposizione il proprio tempo e le proprie energie per l’allestimento di questa 6ª edizione» e con l’intera città di Costacciaro «per aver predisposto un’accoglienza degna di questo evento». E il ringraziamento finale va, ovviamente, anche ai tanti sponsor che hanno supportato l’evento: KeForma e naturalmente Pissei, sponsor ufficiale del circuito Umbria Marathon MTB 2014. Percorso lungo 1° Vito BUONO (Bi & Esse) in 2h 03’ 47’’ 2° Davide Di MARCO (Race Mountain Pro Team) in 2h 04’ 16’’ 3° Leopoldo ROCCHETTI (Team Cingolani-Specialized) in 2h 05’ 32’’ 4° Matteo FABBRI (Team Cingolani-Specialized) in 2h 05’ 51’’ 5° Serghey MIKHAILOUSKI (Mondobici Tecnoplast) in 2h 07’ 34’’ Percorso corto 1° Tomas SEGATORI (Cavallino-Specialized) in 34’ 15’’ 2° Samuele BIDINI (Cavallino-Specialized) in 35’ 35’’ 3° Marco CASTELLI (GS AVIS Pratovecchio) in 35’ 53’’ 4° Luca TESTA (Mondobici Tecnoplast) in 36’ 08’’ 5° Christian BROCCHI (GS AVIS Pratovecchio) in 36’ 44’’



foto NEWSPOWER CANON

LORENA ZOCCA



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foto TIM DE WAELE

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POC È UN’AZIENDA SVEDESE CON UNA MISSION MOLTO FORTE: RIDURRE GLI INFORTUNI AGLI ATLETI ED APPASSIONATI CHE PRATICANO GLI ACTION SPORTS. IN MOLTI SETTORI POC È GIÀ UNO STANDARD DI RIFERIMENTO PER QUANTO RIGUARDA PROGETTAZIONE, SOLUZIONI TECNICHE E MATERIALI. GLI ATLETI DEL TEAM POC SONO PARTE INTEGRANTE DELLO SVILUPPO DEI PRODOTTI, I LORO FEEDBACK VENGONO RACCOLTI DALLA DIVISIONE R&D PER MIGLIORARE IL PRODOTTO DI SERIE. ALICE BIKE PUNTO VENDITA ESCLUSIVO POC



Il vincitore Leonardo Paez

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foto STERMIERI

ATESTINA SUPERBIKE MTB a cura di ALDO ZANARDI

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A ESTE LE STELLE PARLANO STRANIERO

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AL VIA TUTTI I BIG DELLA SPECIALITÀ: ALLA FINE BRINDANO IL COLOMBIANO LEONARDO PAEZ E LA LITUANA KATAZINA SOSNA

Este (PD) – Sotto un sole già estivo sono stati tantissimi i big al via della manifestazione di Este. Dopo una sola settimana dal Campionato Italiano Marathon, la quasi totalità degli Elite ha voluto infatti confrontarsi in questa gara che, anno dopo anno, acquista sempre più credito e autorevolezza. Al via i più blasonati team del panorama nazionale: I.Idro Drain Bianchi, Scott Racing Team, Team Selle San Marco-Trek, Torpado Factory Team, KTM Protek Torrevilla, Cicli Olympia, Scapin Factory Team, Avion Axevo, Gruppo Sportivo Forestale e ben quattro rappresentanti del team femminile Velo Club Vaiano ASD, professioniste su strada in preparazione per il Giro d’Italia femminile, un vero parterre d’eccezione. Sono stati oltre 900 i partenti della settima edizione dell’Atestina Superbike. Un grande successo, con tutti i migliori specialisti al via. La vittoria è andata al colombiano Leonardo Paez (I.Idro Drain Bianchi), già vincitore nel 2013, che ha preceduto Nicholas Pettinà (Gruppo Sportivo Forestale) e l’ex campione del mondo, il belga Roel Paulissen (Torpado Factory Team). Anche la gara femminile ha avuto una vincitrice straniera. La lituana Katazina Sosna (Velo Club Vaiano ASD) ha dominato la prova al femminile precedendo la compagna di squadra Lija Laizane (Velo Club Vaiano ASD) e la trentina Lorenza Menapace (Titici LGL Pro Team). La prova era valida come quarta tappa del circuito nazionale IMA Scapin. Già la sera precedente si era respirato aria di festa con la presentazione ufficiale in Piazza Maggiore, in occasione della mani-

festazione “Riso fa buon sangue”, organizzata dall’AVIS di Este. Prima del via un toccante ricordo di Luca Ponzin, morto di SLA a 33 anni. Luca era un appassionato di MTB e Gianluca Barbieri lo ha voluto ricordare consegnando un mazzo di fiori alla sua famiglia. Quest’anno è stata proposta anche la novità del traguardo volante Terme Euganee posto in località Val Sanzibio. Alle ore 10.00 prende il via, dalla centralissima via Matteotti, l’edizione più spumeggiante mai corsa della gara estense, con un pronostico difficilissimo, visti i tanti campioni ai nastri di partenza. Sulla prima salita, quella asfaltata che porta a Calaone, il folto gruppo si allunga e comincia a sfoltirsi. Al comando resta un nutrito gruppo che comprende tutti i migliori. La gara prosegue con un continuo susseguirsi si salite e discese e molti restano vittime di inconvenienti meccanici, forature e qualche caduta. A farne le spese tanti potenziali protagonisti, tra i quali anche Damiano Ferraro (Team Selle San Marco-Trek), incappato in una brutta caduta, fortunatamente risoltasi senza gravi conseguenze. Sul “Dente del Diavolo”, un ripido strappo oltre i 30% di pendenza, restano in tre al comando: Leonardo Paez (I.Idro Drain Bianchi), Ivan Gutierrez (Team Selle San Marco-Trek) e Nicholas Pettinà (Gruppo Sportivo Forestale) con – staccato di una manciata di secondi – Roel Paulissen (Torpado Factory Team). Anche Gutierrez subisce una foratura e abbandona la testa della gara. Paez e Pettinà proseguono appaiati fino all’ultima salita, dove il colombiano sferra l’attacco decisivo, allungando perentoriamente e andando a bissare il successo del 2013. Pettinà chiude secondo e Paulissen conquista un meritato podio. Cristian Cominelli (ASD

I Leader con le maglie IMA foto ALDO ZANARDI


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Podio femminile

Avion Axevo MTB) è quarto, Johnny Cattaneo (Team Selle San Marco-Trek) quinto e, a seguire, Juri Ragnoli (Scott Racing Team), Ivan Gutierrez, Diego Alfonso Arias Cuervo (KTM Protek Torrevilla MTB ASD), Pierluigi Battelli (Bi&Esse) e Marco De Polo (Team FullDynamix) a completare la top ten. Anche la gara femminile aveva nomi illustri al via. Lorenza Menapace (Titici LGL Pro Team), Anna Ferrari (Team Corratec-Keit), Simona Mazzucotelli (GS Massi’ Supermercati), tante forti atlete amatoriali e il team femminile (Velo Club Vaiano ASD) con le sue professioniste su strada in preparazione per il giro d’Italia. Lorenza Menapace è la prima a prendere l’iniziativa, mentre Anna Ferrari, incappata in una giornata negativa, finisce nelle retrovie, per poi ritirarsi. Ma è la lituana Katazina Sosna (Velo Club Vaiano ASD) la vera protagonista di giornata. Prende il comando della gara e incrementa costantemente il suo margine sulle avversarie, fino ad arrivare sul traguardo con sei minuti di vantaggio sulla compagna di team Lija Laizane, che precede di un minuto la trentina Lorenza Menapace. Al termine il consueto “processo alla tappa”, che ha visto intervistati tutti i protagonisti di giornata. La gara si è svolta in condizioni meteo ottimali, il percorso era ottimamente preparato, segnalato e presidiato. Il tracciato, molto nervoso, con molti single track, ha impegnato e divertito tutti nella guida e i duri strappi in salita hanno reso la gara molto impegnativa, pur trattandosi di un chilometraggio di circa 43 km, con quasi 1500 m di dislivello.

Grande soddisfazione del Comitato Organizzatore, presieduto da Gianluca Barbieri, sia per l’andamento della manifestazione che per il numero degli iscritti. Avendo come base i soli abbonati dell’IMA Scapin, superare i 900 iscritti ha dato conferma della maturità e dell’apprezzamento raggiunti dall’Atestina Superbike. Ricordiamo che, in rappresentanza della Federazione Ciclistica Italiana, era presente la vicepresidente Daniela Isetti, che ha fatto i complimenti alla Este Bike di Gianfoto STERMIERI carlo Ruzarin, Robero Palma e Gianluca Barbieri, oltre a complimentarsi con il Sindaco di Este, Giancarlo Piva, per il sostegno dato all’iniziativa. CLASSIFICHE Maschile 1° Leon Hector Leonardo Paez (I.Idro Drain Bianchi) 01:40:08 2° Nicholas Pettinà (Gruppo Sportivo Forestale) 01:41:29 3° Roel Tony Paulissen (Torpado Factory Team) 01:42:11 4° Cristian Cominelli (ASD Avion Axevo MTB) 01:42:48 5° Johnny Cattaneo (Team Selle San Marco-Trek) 01:43:43 Femminile 1a Katazina Sosna (Velo Club Vaiano ASD) 02:14:01 2a Lija Laizane (Velo Club Vaiano ASD) 02:20:14 3a Lorenza Menapace (Titici LGL Pro Team) 02:21:14 4a Luisa De Lorenzo Poz (ASD Team Estebike Zordan) 02:21:51 5a Ewelina Szybiak (Velo Club Vaiano ASD) 02:22:38

Lo Spettacolo del sabato con i protagonisti di Zelig

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Podio maschile


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CAMPIONI

a cura di PAOLO MEI

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MASSIMO DE BERTOLIS, IL FRATELLO D’ARTE FIN DA PICCOLO HA RESPIRATO IN FAMIGLIA ARIA DI SPORT E, ALLA FINE, NON HA TRADITO LA NOMEA DEL PREDESTINATO. STORIA DI UN CAMPIONE SENZA RIMPIANTI

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Nato a Feltre nel 1975, Massimo De Bertolis ha respirato “aria di sport” sin da giovanissimo. Dapprima fedele allo sci, disciplina praticata con successo dal fratello maggiore Riccardo (campione del mondo di mountain bike tra i veterani nei primi anni ’90, ndr), ha seguito le sue orme dirottandosi verso le ruote larghe della bici da montagna. Anni di ostinata dedizione lo hanno portato al successo più importante per un corridore: il titolo di campione del mondo marathon nel 2004 in Austria. Buongiorno Massimo. Lei ha un cognome che è quasi un sinonimo degli sport di fatica. I suoi cugini sciatori fondisti di alto livello, suo fratello è stato nazionale di sci e poi splendido biker. Aveva solo l’imbarazzo della scelta. Ci racconti. «In effetti, provengo da una famiglia di sportivi. A parte Riccardo, anche gli altri fratelli praticavano, e praticano tuttora, sport, quindi essendo il più giovane della famiglia sono stato contagiato da questa meravigliosa passione. Ho iniziato con lo sci di fondo a 5 anni, ho continuato sugli sci stretti sino ai 15 anni. Successivamente ho avuto qualche problemino fisico e un incidente con gli sci da discesa. Nel frattempo Riccardo aveva iniziato con la MTB e io non ho potuto far altro che innamorarmi di questa disciplina fantastica.» I suoi primi anni in mountain bike sono stati discreti, non ottimi. Siamo nei primi anni ’90: il panorama nazionale è dominato dai vari Acquaroli, Cioni, Belloni, solo per citare i migliori junior. Lei iniziò in sordina,

migliorando anno dopo anno, forse guidato da Riccardo? «È vero: i primi anni per me sono stati in… salita. Il livello di chi vinceva in quegli anni era diverso dal mio. D’altra parte, sono riuscito a migliorarmi progressivamente con tanti sacrifici e tanti consigli di Riccardo. Questa situazione ha giovato, perché il fatto di essere uno dei tanti e non una “star”, mi ha insegnato a non mollare mai. Devo dire che ho avuto anche molto coraggio nel mettermi in gioco, perché anche dal punto di vista economico ho dovuto sostenere dei grossi sacrifici.»

Massimo De Bertolis con la maglia di Campione del Mondo Marathon

La sua carriera è stata un crescendo. Tra le sue squadre spiccano: Carraro (una delle prime vere e proprie realtà italiane), Diamond Back (forse la squadra più forte del mondo) e Full Dynamix di Giovanni Battaglin. Tre squadre di “serie A”, tre realtà diverse. Ne parliamo? «In Carraro io non ero ufficiale, ma ero tesserato per una squadra satellite: su ‘pressione’ di mio fratello loro mi fornivano il materiale tecnico. Il primo anno fu senza infamia e senza lode, mentre al secondo anno da senior (allora non esisteva ancora la U23) ottenni dei buoni risultati e mi si presentò l’occasione di passare in una squadra satellite della DBR. Era il 1996 e Renzo Minella all’epoca mi propose di passare dalla Dalla Rosa Girelli DBR al team ufficiale DBR, nel 1997. Quella, ancora oggi, per me rimane la miglior squadra a livello organizzativo di tutta la mia carriera. Sono rimasto con loro sino al 2001, anno in cui Brusi decise di chiudere la gestione diretta del team: feci


131 così un anno in Olympia. Qui mi trovai bene, ma i miei obiettivi non coincidevano con i loro, così passai l’anno successivo alla corte di Battaglin alla Full Dynamix, dove rimasi per ben otto stagioni. Fu un periodo magico, un gruppo straordinario, qui ottenni le vittorie più belle della carriera. Sarò per sempre grato a Giovanni Battaglin per questa opportunità. Full Dynamix a livello organizzativo non era certo DBR, ma a livello umano una vera e propria famiglia. Nell’ultimo periodo, non nascondo di avere avuto qualche attrito con loro, ma non posso certo negare di essere stato benissimo in quel periodo.» E “nel mezzo del cammin” della sua vita, nel 2004 in una giornata umida e piovosa, ecco il capolavoro a Bad Goisern. Massimo De Bertolis dal Trentino, vince il mondiale marathon tra gli elite. È l’apoteosi. Qual è il suo ricordo? «Un ricordo meraviglioso, un periodo magico, una giornata perfetta. La gestione della gara fu impeccabile, riuscii a mantenere la calma e la freddezza. Che dire? Sono passati 10 anni! Ricordo con felicità l’ultimo km: mi dissi “ti rendi conto di cosa stai facendo?”. La risposta arrivò molto tempo dopo!» Fu l’occasione per “pareggiare” i conti in famiglia con Riccardo, che fu iridato crosscountry nei veterani nel 1993° Métabief. C’è mai stata rivalità in famiglia? «Rivalità no, anche perché parliamo di due epoche diverse. Io ho sempre ammirato Riccardo, anche perché visto che gli anni di differenza sono 17, è chiaro che per me lui è stato sempre un riferimento e una guida.» Risposta secca, e dica la verità: in una gara unica, il Riccardo del 1993 contro il Massimo del 2004. Chi vince? «Facile: io!» Ritorniamo alla carriera: lei ha avuto compagni di squadra incredibilmente forti: Pallhuber, Acquaroli, Sauser, Bruschi, Zoli, Bui, Tcherkassov, Kessiakov. Chi è che l’ha impressionata maggiormente? Ha qualche aneddoto particolare da raccontarci? «Il compagno di squadra che più mi ha impressionato è sicuramente Marco Bui. Purtroppo la sfortuna non gli ha permesso di raccogliere tutto quello che avrebbe meritato. Aveva numeri fisici e tecnici impressionanti. Era un po’ ‘matto’, ma forse anche per questo è rimasta un’amicizia bellissima. Ricordo che nel 2001 io correvo in DBR, lui Marin (stessa famiglia), prima di una gara mi disse che tra brutto tempo e impedimenti vari, non era

riuscito ad allenarsi per una settimana intera. Risultato: vinse davanti a Miguel Martinez...» Il suo più bel ricordo da corridore, probabilmente è il mondiale. Il peggiore? «Il più bello, chiaramente il mondiale 2004. Il peggiore la tappa di Coppa del Mondo a Bourg d’Oisans 2005. Ero in testa, avevo la vittoria in tasca, caddi e mi presi 20 punti di sutura sopra la rotula.» Ha mai pensato di passare alla strada? «Sì, ma concretamente non ne ho mai avuto la possibilità. Mi spiace perché, vista la mia propensione per le corse a tappe, mi sarebbe piaciuto provare.» Lei ha 39 anni, ha incominciato a correre in mountain bike agli albori. Ha visto vincere Tomac, Friscknecht, che ora hanno smesso. D’altro canto ha corso fianco a fianco contro Fontana, Schurter, Kulhavy, Absalon. Due epoche, due modi di interpretare gli sterrati. Come è cambiato il mountain biking? «Una volta c’era meno distinzione tra XC, Marathon, Granfondo. Tutti facevano tutto, ora c’è la specializzazione, anche perché gli XC, a mio parere sono esageratamente tecnici.» E se nel 1992 le avessero detto che nel 2014 le mountain bike avrebbero avuto ruote da 29 pollici, una sola corona anteriore e pignoni posteriori con dentature di 42 denti? «Sicuramente se penso alla mia prima MTB, e guardo quella che uso ora, mi rendo conto dei miglioramenti incredibili grazie alla tecnologia. Oppure potrebbe essere che sono vecchio?» Domanda scomoda: nel suo palmares non figura la partecipazione ai Giochi Olimpici. Crede che col senno di poi avrebbe potuto ambire ad una convocazione? «Quando potevo pensare ad un posto per le Olimpiadi, era il periodo del mondiale. Quindi la scelta era tra Marathon e XC. Forse, ragionevolmente, nell’XC non sarei riuscito ad ottenere risultati di spicco.» Lei ha realizzato molti dei suoi sogni. Ha ancora qualche desiderio da realizzare? «Un uomo senza sogni e senza stimoli è un uomo finito. Io ho realizzato molti dei miei sogni, ma tuttora sogno e continuerò a sognare, per andare avanti con nuovi stimoli e motivazioni.» Che cosa farà Massimo De Bertolis una volta sceso dalla bici? «Mi piacerebbe riuscire a creare un Team, mettere a disposizione la mia esperienza ai corridori. Mi piacerebbe essere il riferimento per qualche giovane, guidarli e aiutarli a crescere sino a diventare campioni.»


Nel

cuore verde

Nella valle del monte Tezio, a pochi chilometri da Perugia, si trova dal 1864 il Casale dei Dotti, un antico edificio rurale, meta ideale per una vacanza “total green” Il Casale dei Dotti è un antico casolare rurale risalente al 1864 di recente ristrutturazione circondato da un oliveto secolare con piscina e solarium che consente agli ospiti di immergersi nei colori, nei profumi e nella quiete della verde campagna umbra. Il Casale dei Dotti rappresenta al meglio “l’Arte di Vivere”, caratteristica tipica dell’Umbria, Cuore Verde d’Italia.

La struttura nasce dal desiderio della famiglia Dottorini di condividere con i turisti l’amore per la natura, preservando le antiche tradizioni della valle del Monte Tezio, una zona ancora incontaminata pur trovandosi a soli quindici minuti dal centro storico di Perugia. Circondato dall’azienda agricola della famiglia, che produce olio extravergine di oliva di altissima qualità, il Casale offre ai suoi ospiti l’esperienza

del contatto diretto con la natura circostante permettendo di vivere le emozioni più genuine e ruspanti della cultura contadina umbra. Il Casale dei Dotti si trova all’interno del Parco Regionale di Monte Tezio, un territorio ricco di percorsi adatti per escursioni in mountain bike, a passeggio ed a cavallo. In posizione baricentrica rispetto alle principali città d’arte e siti turistici della Regione, si trova a soli tre

chilometri dal Golf Club di Antognolla. Il Casale è composto da sei accoglienti e spaziosi appartamenti dotati di ogni confort con ingresso indipendente. Con una capienza massima di 24 posti, la struttura ricettiva propone pacchetti personalizzati con la formula della mezza pensione, degustazioni, lezioni di cucina tipica umbra, lezioni di golf ed escursioni guidate a cavallo. L’intervento di recupero, terminato nel 2011, è stato ispirato al rigoroso rispetto dell’architettura tradizionale risaltando le antiche travi in rovere e la pietra locale che predomina sia le facciate esterne


dell’Umbria che le pareti interne. Ogni appartamento ha mantenuto alcuni elementi caratteristici dell’antica destinazione d’uso della casa colonica in modo da narrare all’ospite che vi soggiorna le storie e le consuetudini della vita rurale. All’interno dell’appartamento “l’Etruschetto” è stata infatti realizzata una grande vasca da bagno in pietra, recuperando parzialmente il canale dove originariamente avveniva la pigiatura dell’uva, all’interno della quale è possibile rilassarsi mentre si viene dolcemente irrorati dal getto d’acqua proveniente dal soffione.

Alcuni appartamenti sono provvisti di caminetto accendibile anche in camera da letto. Nei mesi invernali è possibile ritrovare il piacere della lettura davanti al fuoco acceso, magari degustando un bicchiere del pregiato vino che si produce nella zona, dimenticando così i ritmi frenetici della città. Il Casale dei Dotti offre ai propri ospiti e, in particolare, ai bambini l’esperienza

del contatto diretto con gli animali e la natura circostante con la possibilità di godere dei cibi sani e genuini tipici del territorio prodotti ancora secondo i tempi e le regole della terra. Gli ospiti hanno la possibilità di visitare l’azienda agricola e dare da mangiare agli animali allevati (pecore, agnelli, galline, vitelli, conigli). Nel periodo di ottobre e novembre gli ospiti che lo desiderano potranno partecipare alla raccolta delle olive e concludere il soggiorno ricevendo come souvenir una confezione dell’olio che avranno contribuito a produrre. Nel mese di maggio è invece possibile assistere e partecipare alla tosatura delle pecore. ll Casale offre una vasta serie di servizi: ampia piscina con solarium, lettini ed ombrelloni, area giochi per bambini e un grande parco esterno con tavoli, sedie, panchine e barbecue. La piscina ha una massima profondità di 1,5 metri permettendo così alle famiglie con bambini di fruirne in assoluta sicurezza.

Natura e paesaggio incontaminati, cultura e tradizioni, enogastronomia, borghi etruschi e medievali: una vacanza al Casale dei Dotti è un’ottima occasione per rilassarsi e scoprire da protagonisti l’Umbria, il Cuore Verde d’Italia.

www.casaledeidotti.it


foto ALDO ZANARDI

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CAMPIONATO ITALIANO MARATHON FCI a cura di ALDO ZANARDI

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6 min

PORRO E VERONESI VESTONO IL TRICOLORE DOPO UNA GARA VIBRANTE, SU UN TRACCIATO MOLTO IMPEGNATIVO, LA VALCAVALLINA SUPERBIKE ASSEGNA I VERDETTI PIÙ ATTESI

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Alla Valcavallina Superbike, su un percorso tecnico e impegnativo, sono stati assegnati i titoli italiani Marathon FCI, sia per gli Elite che per gli amatori. Sono state grandi battaglie ed è stato necessario aspettare gli ultimi chilometri per avere la certezza dei vincitori. Per i titoli assoluti Elite, due gare lottate e vibranti hanno consegnato le maglie tricolori marathon 2014 al comasco Samuele Porro e alla sammarinese Daniela Veronesi. A Grumello del Monte (BG) è andata in scena la 10ª edizione della Valcavallina Superbike, con oltre 1100 bikers al via, tra percorso marathon e granfondo. Tutti gli atleti italiani più quotati erano presenti al via. Alle 9 lo start, il gruppo che si lancia sulla prima salita asfaltata, verso Grandosso, con gli uomini che devono percorrere circa 80 km, mentre per le donne il percorso ne prevede circa 69. Dopo la discesa, in un tecnico single track che porta verso Zandobbio, si affronta un piccolo guado, al 15° km di gara, apparentemente senza insidie, ma molti optano per la variante su una passerella di legno, probabilmente per risparmiare i mezzi meccanici, ma la sua scivolosità crea non poche insidie, causando anche qualche caduta. Il gruppo è ancora piuttosto compatto, con Pettinà e Porro al comando, seguiti a breve distanza da tutti i migliori. Elena Gaddoni, campionessa uscente, è la prima donna a transitare, poco dietro Daniela Veronesi, ed è subito chiaro che saranno loro due a giocarsi il titolo. Dopo un tratto di pianura si va ad affrontare la salita di

Testa della Gara con Porro, Mensi e Ronchi

Juri Ragnoli in azione

San Bernardo per poi scendere a Entratico, dove si imbocca la temuta salita di Faeto. Superato il GPM si scende su sterrato prima di arrivare ad imboccare l’asfalto, e qui la selezione è già pesante. Al comando transitano Porro, Mensi e Ronchi, con Ragnoli che segue a pochi secondi. Più staccato passa Ferraro e frazionati, a seguire, Di Marco, Pettinà, Antonello, Pallhuber, Chiarini, Buono e il campione uscente Tony Longo. La salita prosegue su asfalto e alla zona assistenza si fa il punto anche sulla gara femminile. Il forcing della Veronesi dà qui i suoi frutti, riuscendo a superare la Gaddoni.

foto ALDO ZANARDI


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foto ALDO ZANARDI

La gara prosegue verso Fonteno, dove è posto il bivio per uomini e donne. Qui gli uomini hanno un anello di 11 km da percorrere prima di imboccare il tecnico single track che porta a Adrara, cosa che invece fanno subito le donne. Infatti ad Adrara sono proprio le donne a transitare per prime, con la Veronesi che ha preso un discreto margine sulla Gaddoni. Poi arrivano gli uomini, Porro è al comando, con a breve distanza Mensi, poi Ragnoli e Ronchi. Dopo di loro, il divario è più pesante, con Longo in decisa rimonta. Cristina Roberti è qui terza assoluta nella gara femminile. A questo punto l’attesa è sul traguardo, dove il servizio di radiocorsa di Mirko Celestino aggiorna costantemente sulla situazione. Samuele Porro allunga con decisione nel finale e giunge solitario sul traguardo per una meritata vittoria.

foto ALDO ZANARDI

Il vincitore Samuele Porro

Staccato di oltre quattro minuti, è Juri Ragnoli il secondo sul traguardo e dopo altri due minuti arriva Luca Ronchi a completare il podio. Daniele Mensi, incappato in una caduta, ha perso terreno e viene raggiunto anche da Tony Longo, riuscendo comunque a conquistare la quarta posizione. La gara femminile si conclude con la vittoria di Daniela Veronesi, con oltre tre minuti di vantaggio su Elena Gaddoni. Terza piazza assoluta per Lorena Zocca, prima delle donne amatori. A completare il podio delle donne elite è Francesca Bugnone.

CLASSIFICHE Marathon maschile 1° Samuele Porro (Silmax X-Bionic Racing Team) 03:56:30 2° Juri Ragnoli (Scott Racing Team) 04:01:03 3° Luca Ronchi (Avion Axevo MTB Pro Team) 04:03:41 4° Daniele Mensi (Scott Racing Team) 04:04:47 5° Tony Longo (I.Idro Drain Bianchi) 04:04:48 Marathon femminile 1a Daniela Veronesi (Torpado Factory Team) 04:11:32 2a Elena Gaddoni (FRM Factory Racing Team) 04:14:42 3a Lorena Zocca (SC Barbieri) 04:33:51 4a Simona Bonomi (MTB Parre) 04:37:10 5a Francesca Bugnone (Controltech ASD) 04:37:17

foto ALDO ZANARDI

I campioni Italiani delle categorie amatoriali EWS Simona Bonomi (MTB Parre) MW1 Lorena Zocca (SC Barbieri) MW2 Roberta Seneci (Racing Rosola) ELMT Carmelo Di Pasquale (Team Lombardo) M1 Ivan Degasperi (Team Todesco) M2 Simone Colombo (KTM Protek Torrevilla) M3 Klaus Fontana (ASC Olang) M4 Fabrizio Pezzi (Torpado Surfing Shop) M5 Gilberto Perini (Torpado Surfing Shop) M6 Leonardo Arici (Racing Rosola Bike)

Il podio femminile, Daniela Veronesi, Elena Gaddoni e Lorena Zocca


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C CLOSCOPIO

a cura della REDAZIONE

AL LAVORO IN BICICLETTA? PER L’INAIL È PROIBITO

IL LATO MIGLIORE DI BRITNEY

«Alcuni deretani sono più espressivi dei visi». La massima di Riccardo Cataldi si addice alla perfezione alla nostra Britney, biker di origini britanniche che mostra (quasi) tutto fuorché il volto. La sua foto è un inno alla seduzione e se guardandola, per caso, vi cade l’occhio sul bloccaggio rapido del mozzo, vuol dire che nella vita avete capito tutto…

Andare a lavorare in bicicletta fa bene alla salute. O meglio dovrebbe. Sempre che non vi capiti di avere un incidente, perché in quel caso l’Inail non accetta di indennizzarvi. È quanto accaduto a una donna di Cossato, Paola Tal che, lo scorso 3 aprile, è caduta dalla bicicletta rimediando una prognosi di dieci giorni. Sembrerebbe un normalissimo caso di infortunio «in itinere», ovvero avvenuto durante il percorso di andata e ritorno dal luogo di abitazione a quello di lavoro. Invece, dopo alcune settimane l’Inail ha mandato una comunicazione lapidaria: «Cara signora, non le spetta alcuna indennità, in quanto l’infortunio si è verificato a bordo di un mezzo privato, il cui uso non era necessario». Paola Tal è rimasta di stucco: «Si parla tanto di inquinamento, di non usare l’auto e poi ci scontriamo con queste situazioni».

LA CROCE ROSSA? ARRIVA PEDALANDO

ARRIVA LA BICICLETTA SAMSUNG

Dalla sinergia fra il colosso Samsung e il maestro telaista Giovanni Pelizzoli è nata la futuristica SmartBike di Samsung, pensata per garantire al ciclista il massimo della sicurezza grazie al supporto di alcune dotazioni hi-tech. Dotata di una videocamera che riprende tutto quel che accade alle spalle del ciclista, a bordo della Smart Bike si trova anche un modulo gps in grado di effettuare un tracking passivo dei percorsi, per suggerire alle autorità municipali (almeno quelle in grado di recepire dati di questo genere) i tratti di strada più critici. La Smart Bike sfrutta la tecnologia gps anche in chiave social: grazie alla possibilità di localizzare le bici, infatti, i loro proprietari potranno sfruttare la funzione SmartBike Group per trovare compagni di viaggio nelle ore più pericolose ed evitare di pedalare da soli.

La Croce Rossa di Novellara (Reggio Emilia) ha attivato, prima in Italia, l’unità di Croce Rossa in bicicletta. Il soccorso sui pedali è uno strumento utilissimo nelle manifestazioni ad alta concentrazione di persone, durante le camminate o le maratone, ma anche durante le fiere o feste. L’esperimento, che ha avuto la sua data zero lo scorso 15 giugno in occasione della biciclettata “Biciblues” organizzata dalla Novellara ciclabile, è stato possibile grazie alla donazione di una somma di denaro della Pro-bike, azienda novellarese che vende biciclette.


Il BAR CICCIO è il luogo di ritrovo dei ciclisti della riviera, in partenza per gli itinerari e percorsi della Valle del Savio e colline romagnole. Offre agli amici ciclisti, un punto di ristoro con un ampio parcheggio privato e un prezioso servizio di lavaggio bici (rivolgersi al bar) per coloro che rientrano dai percorsi del fuoristrada. Orari abituali di partenze e ritrovi: • martedì ore 12.30 • giovedì ore 12.30 • sabato ore 13.00

foto 4EVER.EU

Tutti i sabati ritrovo per escursioni in MTB Colazioni e aperitivi con ricco buffet Servizio di pagamento bollette luce, gas, acqua, telefono e multe Sala TV Sky con dirette sportive tutte le partite in diretta del Cesena con Sky HD

Sala giochi • Ricariche telefoniche • Wi-fi libero Bar Ciccio - Via Romea, 120 Cesena (FC) 47522 - t. 0547 331984 - e. barciccio@hotmail.it -

BAR CICCIO


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LA PLAYMATE DI LUGLIO

a cura di MARIO PUGLIESE

PRISCILIA, SAMBA E PERESTROJKA NELLE SUE VENE SCORRE SANGUE BRASILIANO, MA D’INVERNO VIVE E LAVORA A MOSCA, DOVE LE BALLERINE CARAIBICHE SONO UN’ATTRAZIONE NAZIONALE. «PREGO DIO CHE IL BRASILE VINCA IL MONDIALE. MA SE DOVESSE ANDAR MALE, BALLEREMO LO STESSO»

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Nelle vene di Priscilia Pereira scorre puro sangue brasiliano, ma in inverno vive e lavora a Mosca, «dove – dice – le ballerine caraibiche sono un’attrazione nazionale». Corpo statuario, sguardo da amazzone, lunghe ciocche di capelli corvini e carnagione d’ebano, Priscilia è una ballerina di Samba di San Paolo do Brasil, una di quelle bellezze esotiche che, in occidente, hanno il karma estetico della divinità. È alta più di 180 centimetri e, quando sale sui tacchi a spillo e indossa la chapelaria (il tipico copricapo floreale da samba), mette un pizzico di soggezione: «In realtà – spiega – il ballo è libertà e seduzione e, dunque, rappresenta l’espressione più creativa della femminilità. Quando io ballo mi sento felice, il samba è come una benzina che met-

FOTO ALBERTO PAZZAGLIA/BETOBAHIA

te in moto tutto, una scarica di elettricità che rianima da ogni saudade (tristezza). Il ballo, per noi brasiliani, ha una funzione quasi terapeutica, è la ‘droga buona’, quella che ti lascia stremata e felice,

come dopo aver fatto l’amore». Ma se sei brasiliana, oltre al samba, devi avere per forza anche un’altra passione, quella per il pallone: «Sono una tifosa sfegatata di Neymar e incrocio le dita perché il Brasile vinca il mondiale dei mondiali. Per il mio paese sarebbe un risultato storico». E se poi andasse male… c’è sempre il samba per consolarsi.



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CASENTINO BIKE

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a cura di ALDO ZANARDI foto di GIANLUCA BARBIERI E ALDO ZANARDI

IL POKERISSIMO DI CASAGRANDE

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5 min

L’EX PROF FIORENTINO SENZA RIVALI A BIBBIENA, DOVE VINCE LA SUA QUINTA EDIZIONE. MONOLOGO ANCHE NELLA GARA FEMMINILE COL SUCCESSO ANNUNCIATO DI DANIELA VERONESI Attimi prima della partenza della Casentino Bike

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A Bibbiena (AR), nel bellissimo e selvaggio Casentino, Francesco Casagrande colpisce ancora. Con quello del 2014, sono ben cinque i successi dell’ex pro fiorentino nella gara casentinese. Ma al di là dei record personali, la ventiduesima edizione della Casentino Bike va in archivio con un grande successo: quasi 600 i biker al via, malgrado una leggera pioggia e le previsioni nefaste che hanno scoraggiato molti potenziali partenti. Francesco Casagrande (Cicli Taddei), come da copione, la fa da padrone, dominando nettamente la prova maschile. Alle sue spalle salgono sul podio Simone Tassini e Nicola Corsetti. Daniela Veronesi (Torpado Factory Team), neo campionessa italiana marathon, non ha rivali invece nella gara femminile: per lei netto successo davanti a Roberta Monaldini e Martina Giovanniello. La gara era valida come quinta prova dei circuiti IMA Scapin e Coppa Toscana. Alle ore 9.30 il via dalla classica sede logistica dei centri commerciali di Bibbiena. Il percorso, con la seconda parte modificata rispetto alla precedente edizione, prevedeva 54 km con 1600 m di dislivello positivo.

Il processo alla tappa


Il vincitore Francesco Casagrande

141 Dopo i primi chilometri a velocità controllata su asfalto, s’inizia a salire verso Chiusi della Verna, dove il primo a transitare è Francesco Casagrande che, già nel primo tratto di single track, sferra il suo attacco, guadagnando rapidamente un paio di minuti sugli inseguitori. Alle sue spalle sono in cinque: Nicola Corsetti (Errepi Lee Cougan), Simone Tassini (Cavallino – Specialized), Roberto Crisi (Kento Racing Team), Marco Forzini e Roberto Rinaldini (Scott-Pasquini Stella Azzurra). Casagrande prosegue con un passo insostenibile per gli avversari e incrementa costantemente il suo vantaggio. Al suo inseguimento, dopo il GPM e la successiva discesa, rimangono in tre, Corsetti, Rinaldini e Tassini, poi transita Crisi e a seguire Rincon Rodriguez (Scapin Factory Team). Francesco Casagrande prosegue la sua cavalcata solitaria, guidando con attenzione per evitare errori e giunge sul traguardo di Bibbiena solitario, con il tempo di 2 ore 24’ e 42”. Simone Tassini, nel finale, riesce ad allungare sui due compagni del gruppo, andando a conquistare la seconda posizione. Corsetti riesce a precedere Rinaldini, aggiudicandosi il terzo gradino dl podio.

CLASSIFICHE Maschile 1° Francesco Casagrande (Cicli Taddei) 02:24:42 2° Simone Tassini (Cavallino – Specialized) 02:31:10 3° Nicola Corsetti (ASD Errepi Lee Cougan) 02:31:22 4° Roberto Rinaldini (Scott-Pasquini Stella Azzurra) 02:31:28 5° Roberto Crisi (ASD Kento Racing Team) 02:31:31 Femminile 1a Daniela Veronesi (Torpado Factory Team) 02:54:17 2a Roberta Monaldini (GC Santarcangiolese) 03:02:47 3a Martina Giovanniello (Torpado Factory Team) 03:04:21 4a Monia Conti (GC Santarcangiolese) 03:07:14 5a Pamela Rinaldi (AS Ciclissimo Bike) 03:08:27

Il podio femminile

Anche la gara femminile ha avuto un dominatore assoluto. Daniela Veronesi (Torpado Factory Team) prende subito il largo, per poi gestire il margine guadagnato fino al traguardo. Seconda piazza per Roberta Monaldini (Santarcangiolese) e terza Martina Giovanniello (Torpado Factory Team). Durante il pranzo è andato in scena il processo alla tappa, organizzato dallo staff degli IMA Scapin, dove tutti i presenti hanno potuto ascoltare le interviste a tutti i protagonisti di giornata. A seguire le ricchissime premiazioni, che hanno visto distribuire una grande quantità di premi. I complimenti doverosi vanno dunque a Stefano Gangi e alla sua MTB Casentino per essere riusciti ancora una volta a realizzare una manifestazione di altissimo livello.


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LA BICI D’EPOCA info@inbici.net

a cura di ADRIANO VISPI e DARIO CORSI Tempo di lettura

L’ANTENATA DEL CARBONIO

7 min

RITORNIAMO AGLI ANNI ’80 PER RIPERCORRERE LA LEGGENDARIA STORIA DELLA METAURO MOBILI-CICLI PINARELLO E DEL SUO FORMIDABILE CAPITANO, LUCIEN VAN IMPE

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Agli inizi degli anni ottanta fu fondata a Pesaro una piccola squadra di esordienti e giovanissimi. Obiettivo: offrire ai giovani talenti la possibilità di correre in bici e divertirsi. Molti genitori, tra cui alcuni ex corridori, dedicarono molto del loro tempo libero per dar vita a questa società che trovò il main sponsor nella generosità del Cav. Sauro Gennari. La società si chiamò SAGME ARREDAMENTI e, grazie ad un direttore sportivo d’eccezione (Renzo Mazza) e ad un consiglio direttivo di appassionati – ricordiamo Mario Tittarelli (attuale dirigente FCI) e Amilcare Corsi (secondo direttore sportivo) – riuscì a portare cultura ciclistica nelle Marche e nelle regioni limitrofe, sfidando le tante squadre giovanili dell’epoca in un clima di sana competizione. La squadra ottenne tante vittorie e piazzamenti, distinguendosi sempre per la serietà e la professionalità di atleti, accompagnatori e dirigenti. La passione verso il ciclismo del Cav. Gennari e i suoi contatti a livello sportivo portarono in pochissimi anni a creare un nuovo Team professionistico denominato: METAURO MOBILI – CICLI PINARELLO e a continuare l’attività giovanile con squadre di esordienti e allievi. Nel 1982 due realtà industriali (la Metauro mobili di Pesaro e la Cicli Pinarello di Treviso) si riunirono per dar vita ad un Team Professionistico di buon livello con partecipazione al Giro d’Italia e al Tour de France. Il team riuscì a vincere, in soli due anni (1982-1983), le maglie di miglior scalatore al Giro e al Tour e a vincere la maglie di Campione d’Italia e Campione del Belgio. Lucien Van Impe

Nella squadra militavano Alfio Vandi, Vittorio Algeri, Daniele Caroli, Groppo e Magrini. Ma l’alfiere con il curriculum più ricco, nonché Capitano in pectore del Team METAURO MOBILI-CICLI PINARELLO, era Lucien Van Impe, nato a Mere in Belgio nel 1946. Vincitore del GP della Montagna al Tour dell’Avvenire nel 1968 diventò professionista nel 1969. Van Impe partecipò a diversi Tour de France, arrivando sempre nelle primissime posizioni: 3° nel 1971 e vincitore della maglia a pois di miglior scalatore, 4° nel 1972 e sempre vincitore del GP della montagna, 5° nel 1973 , 3° nel 1975 e vincitore maglia a pois, 3° nel 1977 e maglia a pois, 2° nel 1981 e maglia a pois dietro a Bernard Hinault, 4° nel 1983. Riuscì finalmente a vincere il Tour de France nel 1976, correndo contro corridori del calibro di Zoetemelk, Poulidor, Merckx e Thèvenet e facendo valere le sue caratteristiche di eccelso scalatore. Da ricordare, inoltre, il 4° posto al Giro d’Italia del 1982 e il 9° posto nel 1983 (in entrambe le stagioni vinse la maglia verde di miglior scalatore). Vincitore di tappe al Tour de France, al Giro d’Italia, al Giro di Svizzera e alla Vuelta (con 5° posto finale), riuscì nella sua lunga carriera a mettersi in evidenza soprattutto in salita e risultò penalizzato nelle corse in linea dove le sue caratteristiche fisiche gli negarono spesso la gioia piena del successo. Lucien Van Impe riuscì a vincere in ogni caso anche il Campionato nazionale del Belgio nel 1983 con la maglia della METAURO MOBILICICLI PINARELLO. Negli anni 1982 e 1983 la CICLI PINARELLO fornì le biciclette a tutto il team professionistico e anche al team di esordienti ed allievi che imitavano i campioni del Giro e Tour. Quella che vediamo in foto è la stessa Pinarello che Van Impe ha utilizzato sulle strade del Giro e Tour (seppure con una colorazione diversa). La bici è interamente pantografata nell’attacco manubrio, reggisella, levette cambio e sulle congiunture del telaio (vedi l’attacco dei forcellini posteriori al blocco reggisella). Si può ammirare la perfetta congiunzione dei tubi del telaio (in acciaio rigorosamente Columbus) degno della maestrìa dei migliori telaisti italiani. La Pinarello qui in fotografia monta un gruppo Campagnolo Super Record del 1982. Caratteristica di questo gruppo sono il cambio posteriore serigrafato in neretto, i pedali anodizzati neri in lega ed i mozzi record con anellino nero per coprire foro oliatore del mozzo stesso. Per i collezionisti o per chi vuole identificare l’anno di produzione del gruppo Campagnolo è necessario osservare la parte superiore del cambio posteriore vicino all’entrata del filo. Sul cambio, infatti, è impressa la scritta PAT 82 come riferimento all’anno di produzione. Anche le pedivelle riportano l’anno di produzione con un rombo (se prodotte nella decade 1980-1989) o un cerchio (se prodotte nella decade 1970-1979) inciso all’interno della pedivella ed un numero all’interno del cerchio o rombo in riferimento all’anno di produzione. La sella della bici è una San Marco modello Concor in quegli anni molto in voga per bellezza e comfort. Per curiosità il peso della bici raffigurata è di 10,6 kg. In trenta anni si è arrivati a biciclette di 6,8 kg (limite ammesso dall’UCI) ma anche di circa 6,2 kg. Si parla, in media, di circa 125-150 grammi l’anno di peso in meno, e in trenta anni significa una diminuzione di peso di circa 3,8-4,6 kg, corrispondente ad un 42%!


La Pinarello 1982 di Lucien Van Impe

Certamente la diminuzione di peso ha significato notevoli miglioramenti della performance, ma da quando le emozioni si pesano con la bilancia? Pedalare con una vecchia bici di acciaio sicuramente vi farà riscoprire vecchi sapori ed emozioni, e ricordare magari che la vostra Pinarello in carbonio aveva una cara nonna in acciaio altrettanto bella e affascinante‌ se non di piÚ.


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Alex Lupato in azione

CAMPIONATO ITALIANO FCI ENDURO a cura di LUCA ALÒ

ALL’OMBRA DI MONTE CAVO ASSEGNATE LE COCCARDE TRICOLORI A ROCCA DI PAPA LA LEGGE DI ALEX LUPATO, TRA LE DONNE TRIONFA LAURA ROSSIN. UNICA NOTA STONATA GLI ATTI VANDALICI LUNGO IL PERCORSO

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Grande spettacolo quello offerto dai migliori enduristi della penisola – tra categorie agonistiche, amatoriali e giovanili – in gara lo scorso 8 giugno a Rocca di Papa (Roma), per il Campionato Italiano che si è svolto sotto l’egida della Federazione Ciclistica Italiana. Sole e temperature torride per la prima e storica kermesse tricolore della specialità nel Centro-Sud Italia che, organizzato dal BikeStore Racing Team, ha visto ai nastri di partenza circa 200 atleti dell’off road impegnati all’ombra del Monte Cavo, lungo un tracciato di 50 chilometri circa, con 1400 metri di dislivello e disegnato nel “polmone verde” dei Castelli Romani. Sin dalla prima “PS” (acronimo di prova speciale) si era capito subito che sarebbe stata la giornata perfetta di Alex Lupato della FRM Factory Racing Team. Erano ben chiare le intenzioni del campione italiano uscente della categoria élite che è riuscito a ribaltare il prologo cittadino della vigilia che lo ha visto relegato in nona posizione a 2 secondi da Bruno Zanchi (Team Airox Axo). Lupato non ha trascurato alcun dettaglio tecnico tra i sentieri vulcanici e i boschi di castagno della seconda montagna più alta dei Castelli e i distacchi sono subito cresciuti tra una PS e l’altra: nella prima, “Pinzata e Canada”, Lupato era passato in vantaggio con 11” su Davide Sottocornola (Cicobikes-Dsb-Ion) e Vittorio Gambirasio (Officine Red Bike); nella seconda, denominata “Sentiero 3”, sempre Lupato avanti con 5” su Sottocornola a 9” su Francesco Colombo (Team Airox Axo Santacruz); nella terza, “Lycra”, ancora Lupato avanti con 2” su Marco Milivinti (Torpado Factory Team) e 8” su Sottocornola. Se Lupato era inarrestabile nella prova maschile, in quella femminile è stata un’altalena di emozioni tra Laura Rossin (Dream Team Genova) e Chiara Pastore (Cicobikes-Dsb-Ion). Grande soddisfazione per la neo élite Rossin (lo scorso anno conquistò il titolo tricolore tra le master a Madesimo) ma Pastore non si è data per vinta: tra le due atlete appena due secondi di margine nella prima PS, poi Pastore è riuscita ad avvantaggiarsi di quasi 1 secondo su Rossin nella seconda PS e poi il sigillo della neo tricolore 2014 alla terza PS quando la diretta avversaria ha ceduto ben 19 secondi. Un po’ più lontana dal vertice Valentina Macheda (Ibis Life Cycle) che ha accusato un gap finale di 51 secondi dalla vincitrice.

foto TIZIANO MAMMANA

I CAMPIONI ITALIANI FCI ENDURO 2014 Esordienti/Allievi: Alessandro Levra (Alpina-Bikecafe) Juniores: Luigi Bianchi (ASD Alessi Racing) Elite: Alex Lupato (FRM Factory Racing Team) Donne élite: Laura Rossin (Dream Team Genova) Master Donna: Prisca Castlunger (Rideaway ASD) Elite Sport: Enrico Fucci (AS Tartana Bike) Master 1-2: Francesco Fregona (Weekend Wheels) Master 3-4: Alessandro Gennesi (Team Bike O’Clock) Master 5-6: Francesco Baroni (Cicobikes-Dsb-Ion) La gara è stata considerata valida nonostante gli spiacevoli episodi di boicottaggio lungo il percorso (tavole chiodate e segnalazioni divelte) che ha portato all’annullamento della quarta prova speciale. Poi tutto è filato liscio nel corso della giornata grazie alla forza d’animo e alla sinergia tra gli organizzatori e i commissari di gara che hanno deciso ugualmente di assegnare i titoli tricolori enduro in tutte le categorie. www.bike-store.it Il podio Elite

I nuovi tricolori enduro 2014 foto TIZIANO MAMMANA

foto TIZIANO MAMMANA


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