iNBiCi magazine anno 8 – 05 Maggio/Giugno 2016

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Anno VIII n°4 • maggio-giugno 2016

LA

LEGGENDARIA

CHARLY GAUL Trento 15-16-17 Luglio 2016

La torre Civica e la fontana del Nettuno in piazza Duomo a Trento



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LE CITTA’ DELLA BICICLETTA

Monte Bondone

A DUE PASSI DAL

PARADISO A cura della Redazione

In inverno è il “circo bianco” degli sciatori, in estate l’Eldorado dei grimpeur. Alla scoperta del Monte Bondone, teatro ideale per una vacanza lunga 12 mesi Una vista del Monte Bondone

A

pochi minuti da Trento, il Monte Bondone - con i suoi impareggiabili scorci dolomitici - offre fantastiche opportunità per una vacanza sulla neve davvero speciale: emozionanti discese, rilassanti passeggiate nella natura, piacevoli piste da fondo. Una ski-area con 70 ettari di superficie sciabile, 20 chilometri di piste molto ampie ed un sistema di innevamento programmato integrale sono quello che serve per regalarvi il piacere di una vacanza sulla neve. Il Monte Bondone, grazie ad impianti all’avanguardia, offre anche campi scuola per i principianti, tracciati tecnici per gli amanti dello stile e della serpentina, e moderni impianti di risalita quali la seggiovia esaposto Montesel. E per chi non vuol perdersi nemmeno un centimetro di montagna

c’è la “Gran Pista”, che con i suoi 800 e oltre metri di dislivello, è entrata di diritto ed in ottima posizione - nel ranking delle migliori 100 piste da sci del mondo (CNN 2014). Tra gli eventi in programma in questo mese ricordiamo il 3 marzo il “Trentino Rookie Fest”, ovvero il Black Yeti nello snowpark Monte Bondone, il 12 marzo il “TrentinoSkiSunRise”, colazione e prima sciata sulle piste ancora immacolate alle prime luci dell’alba sulla cima Palon e il 19 marzo i Campionati Italiani Assoluti di sci di fondo alle Viote del Bondone. Alle prime avvisaglie di primavera, poi, gli splendidi scorci del Monte Bondone cedono il passo al ciclismo: dal 15 al 17 luglio tutti in sella con “La leggendaria Charly Gaul”, 11ª edizione di una delle Gran Fondo più spettacolari d’Italia, non a caso valida per il calendario World Tour dell’UCI.



GIRO D’ITALIA AMATORI PADULA - MONTESANO SULLA MARCELLANA - POLLA

3, 4, 5 GIUGNO 2016

Certosa di Padula


01 08 InBici Magazine Direzione e Amministrazione

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MONDO ACSI

a cura della Redazione

Distribuzione Italian Business Management LTD Progetto grafico Federico Lodesani Responsabile Marketing Sara Falco Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa La Pieve Poligrafica Editore Villa Verucchio Srl

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IL COACH

Inbici magazine

Inbicimagazine

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PARIGI ROUBAIX

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EMILIANO BORGNA

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PROMOSSI E BOCCIATI

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L’ATLETA DEL MESE

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10 DOMANDE A

a cura della Redazione

a cura della Redazione

a cura di Riccardo Magrini

a cura di Paolo Mei

a cura di Mario Pugliese

LO STILE AL POLSO

a cura di Gianluca Comandini

ROMAGNA SLOW

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BICIBUS TRENTO

a cura della Redazione

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DONNA IN BICI

a cura dei Paolo Mei

inbicimagazine

GIRO DELLE FIANDRE

a cura della Redazione

a cura della Redazione

Diritti e proprietà INBICI MAGAZINE - SARA FALCO EDITORE - Reg imprese n° REA FO 323603 Iscrizione Registro Tribunale di Forlì nr. 3/2013 del 5 aprile 2013. Tutti i diritti riservati. È vietata la riproduzione anche parziale di articoli, foto e disegni senza autorizzazioni della SARA FALCO EDITORE.

a cura della Redazione

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78 52 92

a cura dei Iader Fabbri

LE CITTÀ DELLA BICICLETTA

FOCUS SULLE AZIENDE a cura della Redazione

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ABSA CAPE EPIC Scarica Layar

a cura di Aldo Zanardi


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RE GIRO DELLE FIANDRE

IL DEI MURI Peter Sagan vince il Giro delle Fiandre 2016

U

n degno vincitore nell’edizione del centenario. Dopo 255 km e 18 muri, sul traguardo del Giro delle Fiandre vince, impennando, il campione del mondo Peter Sagan, l’uomo che - secondo gran parte della critica - è destinato a dominare ancora per tanti anni la scena delle grandi classiche. Dopo il secondo posto del 2013, è il primo Monumento conquistato dal 26enne della Tinkoff. Prima di lui, in maglia iridata, c’era riuscito soltanto Tom Boonen. Lo slovacco - in una corsa in cui i big erano marcati “a uomo” - ha vinto come sanno vincere i grandi campioni. Non una gara tattica, attendendo il momento giusto,

ma una corsa sempre interpretata all’attacco, senza scansare i riflettori dei pronostici, convinto che - su questo tracciato - più della strategia, contino le gambe. E le gambe di Sagan, lo scorso 3 aprile, giravano a meraviglia. Il campione del mondo, però, il suo grande capolavoro l’ha dipinto sull’ultima salita, il Paterberg, 360 metri tutti in pavé con pendenza media del 12,9% e punte al 20,3%. Mancavano ancora 13,2 km all’arrivo di Oudenaarde, ma lo slovacco ha subito fatto capire che questa doveva essere la sua giornata. Il belga Sep Vanmarcke, quando l’asfalto ha iniziato ad impennarsi, ha tentato in

tutti i modi di restare incollato a Sagan il quale, restando composto sul sellino, ha cominciato a mulinare una velocità insostenibile per tutti. Ci ha provato anche l’eterno Fabian Cancellara a rientrare in corsa, ma alla fine, il centenario delle Fiandre si è chiuso con un assolo imperiale del campione slovacco che ha percorso gli ultimi 50 metri a braccia alzate incitando il pubblico e subito dopo il traguardo ha impennato. Sempre in controllo, senza paura, padrone dal primo all’ultimo chilometro del proprio destino. Come se le corse, nel bene come nel male, dipendessero sempre e solo da lui.


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A cura della Redazione

Nell’edizione del centenario, lo show di Peter Sagan. Secondo l’eterno Cancellara che consegna idealmente lo scettro delle Classiche al giovane erede slovacco

Photo by Bettiniphoto

Per Sagan è la vittoria numero 77 in carriera (e pensare che, un anno fa, c’è chi diceva che aveva le stigmate del perdente!). “Sono molto felice, è stata durissima sin dall’inizio - ha detto subito dopo l’arrivo -. Siamo andati a tutta e devo ringraziare la squadra, che mi ha sempre tenuto davanti e mi ha permesso di recuperare da un problema alla bici”. Frasi affatto scontate che denotano una nuova maturità. Per il resto, il Fiandre si è confermato ancora una volta corsa infida e traditrice. Molte le cadute, che hanno fatto vittime illustri fin dai primi chilometri: il giovane talento belga Benoot, il francese Démare, recente vincitore della Sanremo e, soprat-

Fabian Cancellara e Sep Vanmarcke

tutto, il fiammingo Greg Van Avermaet, uno dei favoriti della corsa, terzo l’anno scorso e secondo due edizioni fa. Applausi per Sagan - “Simple the best”, come hanno titolato molti giornali sportivi - ma autentico tripudio per Cancellara.

La locomotiva di Berna è stata battuta proprio sul suo terreno e, forse, questo Giro delle Fiandre segna idealmente il passaggio del testimone tra un campione formidabile ed un giovane che ha tutto per ripeterne le gesta. E forse superarlo.


UNA VOCE

autorevole al servizio del

CICLI SMO

Il mondo del ciclismo si alza sui pedali e imbocca il rettilineo dell’estate, la stagione da sempre consacrata alle due ruote. Dai professionisti agli amatori, il calendario s’infittisce e il grande circo del pedale si appresta a scrivere nuove storie e a riempire nuove pagine. La redazione di InBici sarà, come sempre, in ammiraglia, per seguire dal vivo le fasi salienti delle gare più spettacolari. E ci saranno, soprattutto, le telecamere della nostra trasmissione “InBici. Passione sui Pedali”, in onda tutti i giovedì sera, fino ad autunno inoltrato, sulle frequenze di Tele San Marino. Un format che sta riscuotendo un grande successo di pubblico e che grazie ad ospiti sempre più qualificati (ricordiamo, tanto per citarne alcuni, Francesco Moser il Ct della Nazionale Davide Cassani, Wladimir Belli e Riccardo Magrini) - sta diventando sempre più una trasmissione di riferimento nei palinsesti nazionali dedicati al ciclismo. Siamo solo alle prime puntate e dunque non è ancora tempo di bilanci, ma le premesse, sul piano degli ascolti, sono esaltanti e, già oggi, possiamo parlare di scommessa vinta. Sotto l’abile conduzione di Gianluca Giardini, il programma televisivo ha acquistato sprint ed autorevolezza, diventando una voce importante nel mondo dell’informazione sportiva. La galassia InBici, una multi-utility della comunicazione al servizio del ciclismo, da oggi è ancora più grande. Maurizio Rocchi

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Il trittico dei campioni D

al 15 al 17 luglio le strade di Trento, del Monte Bondone e della Valle dei Laghi accoglieranno l’11ª edizione de “La Leggendaria Charly Gaul”, un grande evento ciclistico che vedrà protagonisti atleti provenienti da tutto il mondo impegnati in un avvincente trittico. Si comincerà con la cronometro in Valle dei Laghi del 15 luglio, lungo 24 km con partenza ed arrivo a Cavedine. La giornata successiva la 2ª ciclostorica “La Moserissima” di 58 km. Infine, domenica la gara “leggendaria” e i percorsi mediofondo e granfondo con partenza da Piazza Duomo a Trento ed arrivo sul Monte Bondone in località Vason. L’organizzazione dell’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e dell’Asd Charly Gaul Internazionale, inoltre, arricchisce la propria offerta con un’interessante proposta di tesseramento, comprendente la tessera della Federazione Ciclistica Italiana master ed una partecipazione a scelta tra la gara a cronometro del 15 luglio, la ciclostorica “La Moserissima” del 16 luglio o la possibilità di competere in uno dei due appuntamenti granfondo o mediofondo de “La Leggendaria Charly Gaul” del 17 luglio, unica tappa italiana dell’UCI Gf World Series, ricevendo inoltre un gadget che celebrerà i 60 anni dall’impresa di Charly Gaul sul Monte Bondone (quota promozionale 65 euro). Le quote per l’iscrizione “tradizionale” alle gare sono invece così distribuite: 59 euro per granfondo o mediofondo, 39 euro per la cronometro ed 89 euro per chi gareggerà sia alla cronometro che alla granfondo o mediofondo de “La Leggendaria Charly Gaul”. Una competizione che ha visto sfidarsi anche numerosi campioni del passato e di altre discipline, come Jury Chechi, Antonio Rossi, Marino Basso, Franco Bitossi, Gilberto Simoni, Cristian Zorzi e naturalmente Francesco e Aldo Moser. Tutti assieme per commemorare le gesta di uno dei più grandi sportivi di tutti i tempi, quando il lussemburghese Charly Gaul, durante la 21ª tappa del Giro d’Italia del 1956, tagliò il traguardo in uno stato di semi congelamento nel corso di una frazione da tregenda, quella che da Merano giunse al Monte Bondone, spiegando così al mondo il perché del proprio soprannome: “Angelo della Montagna”.


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PARIGI ROUBAIX

IL VINCITORE CHE NON

T’ASPETTI

A cura della Redazione

Ignorato dai bookmakers, con due corsette nel palmares, l’australiano Mathew Hayman, al sedicesimo tentativo, è l’inatteso trionfatore del pavé. La sua è l’ennesima storia meravigliosa scritta nell’inferno del Nord La grinta di Tom Boonen - Photo by Bettiniphoto

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bookmakers, malgrado le sedici partecipazioni, l’avevano del tutto ignorato. Ma, come insegna la storia, la Roubaix, a volte, si diverte a confezionare risultati imprevedibili. E certamente quella di quest’anno passerà agli archivi con una delle edizioni più folli e vibranti degli ultimi anni. Alla fine, l’ha spuntata Mathew Hayman, australiano di 38 anni dell’Orica Green Edge. E’ un velocista esperto (“ottimo come guida per i giovani”, si è raccontato davanti ai microfoni dopo il traguardo), ma davvero nessuno, alla vigilia, avrebbe scommesso 10 euro sul suo nome. Ed invece la 114ª Parigi-Roubaix è andata proprio a questo vecchio ragazzo cresciuto alla periferia di Sidney che, prima del 10 aprile, aveva un palmares lungo due righe: successo in volata alla Paris-Bourges del 2011, più qualche corsa molto minore. Oggi, il numero di vittorie resta modesto, ma con

una Roubaix in bacheca è tutta un’altra carriera. Hayman, dopo aver corso per diciassette stagioni all’ombra dei grandi finisseur, in una sola giornata, è diventato una celebrità. La sua è l’ennesima storia meravigliosa scritta nell’inferno del Nord. Bravissimo l’australiano, agevolato però anche da alcune benevoli spintarelle della sorte, quelle che - per intenderci - hanno sparigliato le carte a 110 chilometri dal velodromo di Roubaix con una caduta che ha sorpreso i favoritissimi Sagan, Cancellara e Kristoff nella seconda parte del gruppo. Un quadro astrologico avverso per i big, che si è confermato anche nel “cuore” della corsa, quando uno scivolone sul pavé ha messo fuori gioco Fabian Cancellara e costretto Sagan, pur capace di “saltare” l’avversario caduto davanti a lui con un’incredibile acrobazia, a un inseguimento che ne ha prosciugato le energie. Ma il vero sconfitto di gior-

nata è Tom Boonen che, ad un certo punto, sembrava pregustare la gioia di diventare il primo nella storia a vincere cinque Roubaix. Ci ha provato come sempre Boonen, ma è partito in ritardo e si è dovuto accontentare di un amarissimo secondo posto. “Una cosa del genere – ha detto l’ australiano – ogni tanti anni può succedere, ma solo alla Roubaix: ero venuto per vedere se potevo dare una mano a qualche compagno, visto che qui ho corso già 17 volte. Non avevo pressioni. Ho vinto. E pensare che 40 giorni fa in gara mi ero rotto il radio cadendo proprio in una piccola corsa belga. Ho recuperato bene, niente da dire”. Qualcuno ha definito la Roubaix come “un’attrice bellissima ma capricciosa, spesso inarrivabile”. Hayman gli è stato dietro sedici anni, l’ha sognata senza sperarci più di tanto, la classica idea tenuta segreta, un’ossessione troppo intima per dividerla, ed alla fine ce l’ha fatta.


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DECOLLA anche il EMILIANO BORGNA

CICLOCROSS

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a in archivio con un bilancio ancora una volta positivo la stagione invernale dell’Acsi che brinda, soprattutto, al grande successo del ciclocross, una disciplina - fino a qualche anno fa - poco considerata ed invece diventata, in particolare quest’anno, di grande rilievo per l’ente. Ne parliamo con Emiliano Borgna, Responsabile Nazionale di ACSI Ciclismo. Borgna, come valuta il ‘boom’ del ciclocross? “Con grande soddisfazione perché finalmente siamo riusciti ad ottenere nume-

ri di spessore in una disciplina che non deve essere necessariamente considerata come ‘di preparazione’ alla stagione su strada. Abbiamo avuto decine di manifestazioni, ‘coprendo’ interamente la stagione invernale, in particolar modo tra Lombardia, Piemonte e Veneto, addirittura con picchi di 180 e 190 atleti, numeri di tutto rispetto per il ciclocross. La media totale è stata di 130 concorrenti, un incremento dovuto anche all’inserimento delle gravel bike, biciclette dotate di una ‘commistione perfetta’ fra le mountain bike, le bici da corsa, da ciclocross e trekking, così

da far avvicinare maggiormente gli stradisti alla disciplina”. A proposito di ‘coperture stagionali’, l’annata granfondistica proporrà un circuito interamente sotto l’egida di ACSI Ciclismo: otto tappe all’insegna dell’innovazione e della passione. Di cosa si tratta? “Si tratta dello Zero Wind Show, un circuito che, in effetti, premia la passione ed un nuovo modo di interpretare il ciclismo, senza stress o pressioni di sorta, con l’intento di valorizzare, esaltare e premiare le bellezze culturali e paesaggistiche del


19 A cura della Redazione

Il presidente Borgna brinda al “boom” della disciplina invernale (“Finalmente abbiamo raccolto i frutti di tanto lavoro”) ma guarda già al futuro: “Una scuola di formazione per i dirigenti del domani”

Emiliano Borgna, Responsabile Nazionale di ACSI Ciclismo

nostro paese. Un circuito che non prevede iscrizioni particolari, se non quelle alle singole gare. Non vi saranno dunque abbonamenti, i cicloamatori dovranno semplicemente compilare i moduli online e pagare la quota indicata per partecipare. Siamo fieri di poter garantire la nostra professionalità a tutte le gare in programma, quali GF Cassani, GF Selle Italia, GF Liotto, Colnago, GF degli Squali, 3Epic, Marcialonga Cycling Craft, GF Città di Padova”. Quali sono, al di là dell’ordinaria attività, i nuovi progetti di ACSI Ciclismo?

“Stiamo focalizzando, in particolare, l’attenzione sull’attività formativa, per andare a creare una classe dirigenziale che conosca le nostre normative e quelle del panorama ciclistico. Lo scorso 20 e 21 febbraio a Milano all’Hotel Domina in zona EXPO, per dirigenti e tecnici, abbiamo svolto due giorni di lezioni con insegnamenti incentrati sui principi dell’ordinamento sportivo e sugli aspetti fiscali, un’iniziativa che ha visto partecipazioni da ogni parte d’Italia. Ne organizzeremo altre in futuro, all’incirca ogni tre mesi. La cosa più importante è creare una classe dirigenziale che sia aperta ai cambiamenti, intellettualmente e moralmente preparata, sia per migliorare ciò che ci circonda, ovvero il mondo del ciclismo nazionale, sia la preparazione dei nostri membri ACSI”. Come detto, ACSI Ciclismo ha numeri di tutto rispetto. Come mai gli appas-

sionati della bicicletta dovrebbero scegliere un ente di promozione come il vostro? “Nel 2015 il nostro ente di promozione ha potuto vantare circa 45000 affiliati e 1800 società, il bilancio di quest’anno non lo possiamo ancora fare, ma il numero di partecipazioni e consensi che stiamo avendo è di tutto rispetto. I nostri utenti sono spinti a sceglierci per la nostra offerta sportiva e per la quantità di eventi che settimanalmente proponiamo. Abbiamo tutto ciò che un ciclista può desiderare: ACSI fornisce una miriade di appuntamenti legati alle due ruote, tra granfondo, prove in salita e su pista, ciclocross, mountain bike, endurance, cicloturistiche, eventi promozionali e di beneficenza, ultracycling, gravel, ma anche passeggiate enogastronomiche, oltre ad un numero importante di servizi a tesserati ed organizzatori. Ora la gente dovrebbe veramente scegliere chi fa attività”.



Parigi Roubaix 2016 - Mathew Hayman- Tom Boonen - Photo by Bettiniphoto


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GRAN FONDO DEL CAPITANO

QUANDO IL GIOCO SI FA DURO

I DURI

SI ALZANO SUI PEDALI “Q

uando il gioco si fa duro... i duri si alzano sui pedali”. E’ questo lo slogan scelto dagli organizzatori per la Gran Fondo del Capitano in programma il 5 giugno a Bagno di Romagna. Non si tratta di una gara per ciclisti improvvisati e i manager della manifestazione ci tengono a farlo sapere. Il tracciato - che si divide fra Romagna e Toscana, attraversando i paesi appenninici di Badia Prataglia e Santa Sofia - porta i concorrenti a scalare asperità veramente importanti, richiede un impegno fisico considerevole e la preparazione atletica non può certamente essere approssimativa. Ma la fatica spesa sui pedali viene abbondantemente ricompensata dalla bellezza dei luoghi attraversati e dalla soddisfazione di aver vinto, in primis, una

sfida contro se stessi. Anche per questa settima edizione la partenza è fissata, come sempre, nella piazza antistante l’Hotel Tosco Romagnolo, nel cuore del “Borgo Arancione”, un riconoscimento che non è arrivato per caso. L’accogliente centro che domina la valle del Savio da qualche anno, infatti, può fregiarsi del marchio di qualità del Touring Club. Questa è una terra dove si beve bene e si mangia ancora meglio. Miele, tartufi, funghi o selvaggina: la cucina locale è in grado di soddisfare tutti i palati. Le caratteristiche del territorio, caratterizzato dagli alberi secolari delle foreste casentinesi, ne hanno fatto una meta molto frequentata e apprezzata dagli amanti delle due ruote che qui trovano ottimi percorsi asfaltati e off road, ma questo lembo di Appennino Tosco-Romagnolo è molto amato anche

da chi cerca soltanto ristoro e relax nei suoi famosi stabilimenti termali. Per i romani le acque calde, che in questa zona sgorgano da sempre con una continuità sorprendente, avevano un’origine divina e le fonti venivano venerate come luoghi sacri. L’evoluzione scientifica ha permesso di comprendere quale sia il meccanismo che genera questo fenomeno: le acque piovane penetrano in profondità nelle rocce e risalgono per effetto del riscaldamento geotermico, diventando fisiologiche e curative grazie al processo di discioglimento dei minerali. Nonostante il “mistero” sia stato svelato, il senso del prodigio rimane intatto quando si scopre che gli studi geologici hanno potuto determinare che le acque che oggi riempiono le piscine risalgono al tredicesimo secolo, l’epoca di Giotto. La manifestazione romagnola, che fa par-


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A cura di Gianluca Comandini

Torna il 5 giugno una delle Gran Fondo più dure del calendario. Ma la fatica è ampiamente ripagata dalla bellezza degli scenari naturalistici che, tra Romagna e Toscana, regalano cartoline mozzafiato

te dei circuiti InBici Top Challenge e Romagna Challenge, è valida come prova del Campionato Italiano Acsi Fondo e Granfondo, un “valore aggiunto” che conferisce alla manifestazione un prestigio ancora maggiore. Ecco perché, sul fronte dei tracciati, il banco di prova è di quelli credibili. Dopo la partenza dalla piazza di fronte all’Hotel Tosco Romagnolo, noto per il ristorante gestito dallo chef stellato Paolo Teverini che offrirà un delizioso pasta party a tutti i partecipanti, entrambi i tracciati saliranno verso il lago di Acquapartita prima di prendere due direzioni diverse. L’extended version (140 chilometri per 3100 metri di dislivello) avrà come prima difficoltà importante i 1173 metri del Passo dei Mandrioli, seguita dalla salita verso l’eremo benedettino di Camaldoli. Dal piccolo centro aretino di Poppi inizierà la sali-

ta verso il punto più alto della gara, i quasi 1300 metri del Passo della Calla. Da qui inizierà la discesa in picchiata verso Santa Sofia dove i corridori avranno ben poco tempo per tirare il fiato prima di affrontare il più basso (760 metri) ma non meno impegnativo Passo del Carnaio, l’ultima scalata prima del traguardo. La “Mediofondo” (86 km con un differenziale di 1700 metri) dopo il lago prevede che gli atleti scendano verso Sarsina per poi arrampicarsi sul Monte Finocchio (604 metri). Affrontati i tornanti della discesa verso Ranchio gli atleti torneranno a mettersi in piedi sui pedali per raggiungere i temibili picchi di Spinello e del Passo del Carnaio prima di scendere di sella a Bagno. La kermesse valligiana, che può vantare il prestigioso patrocinio della fondazione

Wellness Valley di Technogym, non ha lasciato nulla al caso per quanto riguarda l’organizzazione tecnica: traffico bloccato durante il passaggio della corsa, tre punti rifornimento sul percorso della GF e due sul percorso medio, oltre ai servizi di assistenza sanitaria e meccanica lungo il tracciato e la possibilità di una doccia rinfrescante presso il Body Art Village della cittadina appenninica. Davvero non si potrebbe chiedere di più. Inoltre, grazie a un vantaggioso accordo con alcuni alberghi locali, i bikers potranno usufruire della formula “2X1” sui pernottamenti. Per iscriversi e per ulteriori informazioni vi consigliamo di consultare il sito della manifestazione www.granfondodelcapitano.it.



E3 Prijs Harelbeke 2016 - Michal Kwiatkowski, Peter Sagan - Photo by Bettiniphoto


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A cura di Gianluca Comandini

GRAN FONDO LUC ALPHAND

Il 9 a 10 luglio, tra i tornanti dell’Hautes-Alpes, tre giornate sui tracciati che da Coppi a Pantani hanno scritto le pagine epiche del ciclismo

SULLE ORME DEI

GRIMPEUR

Atleti sul Col du Galibier

S

e almeno una volta nella vita avete sognato di pedalare sulle stesse strade che hanno visto tutti i più grandi della storia del ciclismo alzare le braccia al cielo, la diciannovesima Gran Fondo Luc Alphand è un’occasione che non potete perdere. Segnatevi queste date: 9 e 10 luglio, due giorni di passione e fatica su e giù per le strade delle Hautes-Alpes in tre gare diverse per chilometraggio, itinerario e difficoltà, ma uguali per fascino dei paesaggi e delle salite che affrontano. La gara che porta il nome dell’eclettico discesista francese vincitore di una Coppa del Mondo di Sci e di un Rally Dakar, porterà i concorrenti al di qua e al di là del confine in piena sicurezza e con un’organizzazione generale assolutamente impeccabile grazie alla chiusura al traffico delle strade, ai 300 volontari messi in campo dagli organizzatori del Club ASPTT di Briançon, alla collaborazione dei comuni attraversati e alla presenza sul percorso della Polizia di Stato italiana e della Gendarmerie francese. Inoltre i cicloamatori potranno contare sulla presenza di ottimi punti ristoro lungo il percorso e di un’area accoglienza con

docce e box biciclette custodito. Fuoco alle polveri alle 7.30 di sabato mattina da Saint Chaffrey con il percorso A, la “Gran Fondo della Val Susa”, con 4200 metri di dislivello da affrontare nei 205 chilometri del tracciato che prevede quattro salite da far tremare i polsi: Montgenevre, Moncenisio, Telegraphe, per finire con i 2645 metri sul livello del mare del Col du Galibier. In pratica, tutta l’epopea del ciclismo condensata in quattro montagne con pendenze che raggiungono anche il 10%. E’ su queste montagne che si è scritta l’epica del ciclismo. In particolare su quest’ultima asperità - classificata come hors-categorie e che vanta il primato di arrivo di tappa più alto del Tour - hanno realizzato le loro imprese campioni come Bartali, Coppi, Gaul e Merckx. Indimenticabile poi la fantastica arrampicata con cui Marco Pantani pose il proprio sigillo sul giro di Francia del 1998. Per chi avesse ancora energie, il giorno dopo la sfida continua con due possibilità che renderanno difficile la scelta degli atleti. Alle 8 tutti in sella per affrontare il “Percorso B”, 108 chilometri con un differenziale di 2000 metri tondi tondi, che prevede la Cote

de Champicella prima della scalata dell’Izoard verso i mitici paesaggi lunari della “Casse Deserte”. Un po’ più corto e pedalabile il “Percorso C”, 85 chilometri con 1300 metri fra il punto più basso e quello più alto, ma non privo di difficoltà con cui misurarsi: Montgenevre e Passo della Scala non sono comunque ascese da sottovalutare. Le tre gare, aperte a tutti, avranno partenza e arrivo presso la piazzetta della funivia di Chantemerle e potranno contare sul cronometraggio basato sui chip che garantirà la bontà degli ordini di arrivo. Le quote di iscrizione alla Gran Fondo previste dagli organizzatori sono di 40€ entro il 31 maggio, 45€ per chi provvederà al versamento prima del 7 luglio e 50€ per le iscrizioni presso la segreteria della manifestazione. Dieci euro in più per chi volesse partecipare anche a una delle due gare di domenica. Interessante lo sconto per i gruppi di almeno cinque componenti che invieranno la loro adesione entro il 5 giugno: 36€. Per ulteriori informazioni è possibile visitare il sito della manifestazione: www.cyclo-lucalphand.com/it/home


APRÈS LA PLUIE 06 15 32 59 80 - ©Photos Zoom

6 1 0 2 o Éditi n

Larre See d n h a h C p l A Luc


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PROMOSSI E BOCCIATI

LODE AL GREGARIATO

E L’ABIURA DEI FRENI A DISCO A cura di Riccardo Magrini UCI President Brian Cookson

PROMOSSI L’impresa di Hayman alla Roubaix è l’atto eversivo di un ciclista “disertore” che, nell’occasione più importante, spariglia ruoli e gerarchie per vestire i panni del protagonista. La sua vittoria - che smentisce tutti gli oracoli della vigilia - è un inno al gregariato, il riscatto epocale dei portatori d’acqua, la rivalsa di chi, abituato a massacrarsi per i propri capitani, si ritrova - per un giorno - senza sapere come, sotto la luce abbagliante dei riflettori. Hayman - ben lungi dall’essere un campione - è il simbolo dei corridori di retroguardia, quelli che corrono perennemente nell’ombra, la riscossa delle “gambe nere”, quelle che pedalano sempre per gli altri e, nell’albo d’oro, non ci finiscono mai. Hayman, per un giorno - e che giorno! - si è divertito a riscrivere la storia, è rimasto in fuga per 190 chilometri e, quando tutti già lo davano per “cotto” (come il copione prevedeva) - ha trovato le ultime energie per portare fino in fondo la sua grande impresa. Un po’ goffo sul podio, poco incline a quei rituali, ha festeggiato per una volta come i campioni veri. Salvo, il giorno dopo, rientrare diligentemente nei ranghi e tornare a sudare per il suo capitano.

BOCCIATI Non sono assolutamente d’accordo con la decisione dell’Unione Ciclistica Internazionale di sospendere la sperimentazione dei freni a disco dopo l’incidente alla Parigi Roubaix in cui Francisco Ventoso ha riportato un taglio profondo all’altezza della tibia sinistra. Mi pare una scelta errata e, a conti fatti, persino ingiustificata. Perché, rivedendo più volte le immagini, non mi pare affatto che l’incidente sia stato provocato dai freni a disco. Tanto si è dibattuto sulla pericolosità - effettiva o presunta - dei nuovi impianti frenanti. Si era anche detto che, durante la sperimentazione, sarebbero stati introdotti dei dispositivi per migliorarli. Ma nulla è stato fatto sul piano dello sviluppo meccanico e dunque oggi l’Uci - credo più sull’onda emotiva che non dopo una riflessione ponderata - ha deciso di interrompere la sperimentazione. Sono sempre stato convinto - avendoli collaudati di persona - che i freni a disco abbiano una loro utilità. E’ una modalità di frenata diversa rispetto a quella tradizionale ma - soprattutto su certi tracciati - il loro apporto è indiscutibile. Il veto al loro utilizzo lascia in sospeso troppe domande e alimenta la sensazione che ciò che è stato fatto fino ad oggi sia stato solo tempo buttato.


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posteriore assume una geometria asimmetrica aumentando la sua rigidità. Nel complesso la KTM Revelator presenta un telaio molto compatto e rigido offrendo massima prestazione e confort. KTM Revelator Prestige, potenza vincente ad un prezzo di € 6.999,-

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“LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL”

CORREVA L’ANNO1956 C

i sono “templi” e mete nello sport che hanno un significato particolare, per qualche partita speciale che vi si è svolta, per qualche evento storico, per qualche curiosa iniziativa, ognuna dotata di un preciso ricordo, ognuna con qualcosa da trasmettere. Come l’Estadio Alberto Jacinto Armando di Buenos Aires, meglio conosciuto come la “Bombonera”, un impianto che sorge nel caratteristico quartiere de “La Boca”, un rione fondato dai genovesi che diedero anche vita alla squadra di calcio del Boca Juniors. C’è Wimbledon tra sacralità e fascino, “il tempio del tennis”, teatro della ‘partita più lunga di sempre’ durata oltre undici ore, o il Madison Square Garden di New York, chiamato per la prima volta con questo nome nel 1879, quando era prima di tutto un velodromo dedicato alle prime competizioni di ciclismo su pista. E,

curiosità che non tutti sanno, il nome di Madison indica una specialità del ciclismo su pista nota in italiano come “americana”, una corsa a punti in cui si affrontano squadre formate da due ciclisti ciascuna che si alternano in gara dandosi il cambio. Ma le strutture “create dall’uomo” perdono tuttavia di fascino e consistenza quando vengono paragonate a quelle della “natura”, come il Monte Bondone, meta suggestiva per tutti gli appassionati di ciclismo e non solo, teatro della manifestazione che ripercorrerà le indimenticate gesta del lussemburghese Charly Gaul ne “La Leggendaria Charly Gaul”, dal 15 al 17 luglio. Un’altura del Trentino occidentale, delimitata a nord dalla forra del torrente Vela, a ovest dalla Valle dei Laghi e dal Basso Sarca, mentre a est dalla Valle dell’Adige, ricco di specie faunistiche e vegetali tipiche degli ecosistemi alpini.

In questo splendido scenario si sviluppò una delle imprese sportive più ‘eroiche’ di tutti i tempi. Correva l’anno 1956, più precisamente l’8 giugno, durante la 21ª tappa di 242 km del Giro d’Italia con partenza da Merano, lo scalatore lussemburghese arrivò al traguardo con più di otto minuti sul secondo classificato, dopo aver pedalato in condizioni atmosferiche proibitive, nel bel mezzo di una vera e propria tempesta di neve. Per altre tre volte il Giro d’Italia si concluse qui, nel 1978 con la 17ª tappa di 205 km partita da Cavalese (TN) e vinta da Wladimiro Panizza, nel 1992 con la 14ª tappa di 205 km scattata da Corvara in Badia (BZ) e vinta da Giorgio Furlan e nel 2006 con la 16ª tappa di 173 km partita da Rovato (BS) e vinta da Ivan Basso, davanti al beniamino di casa Gilberto Simoni. Il quale, sul sito della manifestazione organizzata dall’Asd Charly Gaul Internazionale


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A cura della Redazione

L’8 giugno di 60 anni fa un minuscolo scalatore lussemburghese scriveva, sotto una tempesta di neve, una delle pagine memorabili del ciclismo del dopoguerra. Oggi sul Monte Bondone quel mito torna a vivere Alcune immagini della “La Leggendaria Charly Gaul” 2015 - Photo by Newspower

e dall’ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi, www.laleggendariacharlygaul.it, riserva alcuni consigli agli arditi del pedale: “Il Bondone è la montagna fulcro di tutto il Trentino.. Una salita che domina tutto il territorio circondata da giganti... le Dolomiti di Brenta, l’Adamello... giganti da dominare, da eguagliare... scalando il Bondone hai la sensazione di eguagliarli tutti...”, suggerimenti che partono sin dai primi chilometri: “Il mio consiglio in partenza è quello di non sprecare energie per recuperare posizioni, perché poi in salita sarà tutto più semplice e li sarà gara vera… Sarà il mito del Monte Bondone e della Charly Gaul a imporre la sua legge. Consiglio anche ai più preparati e forti di non esagerare perché il Monte Bondone va rispettato”. Una gara giunta all’undicesima edizione, che nel 2012 ha portato l’Italia nel più grande e qualificato circuito internazionale del settore, l’UCI

Gran Fondo World Series, la serie con prove che concedono la possibilità di qualificarsi per i Campionati del Mondo Amatori e Master, una sfida che assegnerà inoltre punteggio doppio nel 1° InBici Top Challenge, nonché parte del circuito Alpe Adria Tour 2016, a confermare il Monte Bondone come area ‘cult’ del mondo del ciclismo. Il programma de “La Leggendaria Charly Gaul” inizierà il 15 luglio con la cronometro di Cavedine, che si snoderà per 24 km fra i saliscendi della Valle dei Laghi, e si concluderà domenica 17 con la gara dedicata all’“Angelo della Montagna” sui percorsi ‘granfondo’ e ‘mediofondo’ di 141 e 57 km entrambi con partenza in Piazza Duomo a Trento ed arrivo sul Monte Bondone, mentre il ‘dolce intermezzo’ del 16 luglio sarà la seconda edizione della ciclostorica “La Moserissima” con bici ed abbigliamento d’epoca, nata nel 2015 per celebrare il de-

cennale de “La Leggendaria Charly Gaul”. Un’offerta sportiva imperdibile quindi, che propone un altrettanto imperdibile soggiorno in quel di Trento e dintorni. A partire da 119 euro, infatti, è a disposizione il pacchetto “una vacanza leggendaria”, comprendente un soggiorno di due notti in hotel, agriturismo o B&B, inclusivo di prima colazione, due visite guidate di cui una al Castello del Buonconsiglio e l’altra al centro storico di Trento, brindisi di spumante Trento DOC a Palazzo Roccabruna, e la vantaggiosa Guest Card Trentino per visitare in libertà i principali musei, castelli e parchi naturali del Trentino, usufruendo gratuitamente dei mezzi di trasporto pubblici. Per sfruttare quest’offerta e partecipare alle gare consultare il sito web di riferimento www.laleggendariacharlygaul.it. Info: www.laleggendariacharlygaul.it


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CICLO & VENTO 2016

SHOPPING SUI PEDALI

Cesenatico, passeggiata sul Porto canale

A cura della Redazione

Il 20 e 21 maggio a Cesenatico la 21ª edizione dell’expò organizzato da Federimpresa Confartigianato Forlì-Cesena e Confesercenti Cesenate. In mostra le ciclo-novità di oltre cento aziende

I

l mondo del ciclismo si mette in vetrina con tutti i migliori prodotti e ritrovati tecnici applicati alle corse ed al settore delle due ruote a pedali, un’occasione irripetibile per assistere in anteprima alla presentazione di alcuni tra i più prestigiosi marchi a livello internazionale. Giunta alla 21ª edizione, la manifestazione fieristica “Ciclo & Vento”, in programma venerdì 20 e sabato 21 maggio 2016, è organizzata e promossa da Federimpresa Confartigianato Forlì-Cesena e Confesercenti Cesenate. Le due associazioni, ormai 21 anni fa, hanno deciso di creare dal nulla un grande evento collaterale alla Nove Colli: dopo le prime edizioni - promettenti ma non ancora compiutamente strutturate - la

rassegna è cresciuta in maniera esponenziale ed oggi - con le sue cento aziende - è diventata una delle fiere en plein air più ricche e qualificate d’Italia. Il “valore aggiunto” di “Ciclo & Vento”, del resto, è il suo pubblico, ovvero i 13mila della Nove Colli, un bacino di clienti che garantisce agli espositori una visibilità difficilmente replicabile in altre manifestazioni. Per questo molte aziende attendono proprio la fiera cesenaticese per presentare ufficialmente in anteprima le loro novità. Il cuore dell’expo sarà, ancora una volta, la grande tensostruttura allestita in Piazza Andrea Costa, situata tra il Grand Hotel di Cesenatico e il grattacielo, a due passi dal mare. Ogni anno la fiera viene visitata da oltre 30.000 appassionati, ansiosi di vedere e toccare con mano le più moder-

ne e avveniristiche biciclette da corsa e mountain-bike, i modelli più aggiornati e sofisticati di telai, ruote, cambi, manubri, selle, freni e più in generale tutte le novità in materia di componentistica. Un’importante sezione è poi dedicata ai cardiofrequenzimetri e all’informatica applicata al ciclismo. Ampio spazio è riservato a prodotti alimentari e ad integratori dietetici, abbigliamento tecnico e sportivo e a riviste e pubblicazioni specializzate. L’iniziativa, finalizzata a promuovere il ciclismo nella città del campione Marco Pantani, è corredata da prove pratiche di spinning e da iniziative di intrattenimento. L’ingresso alla fiera - che si svolge nell’ambito della Settimana del Cicloturismo di Cesenatico - è completamente gratuito.


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ª

FIERA INTERNAZIONALE DEL CICLISMO

CESENATICO 20-21 maggio 2016

Per info sulla Fiera 0547 78202 - 0547 82096 www.cicloevento.it


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A cura della Redazione

Dal 3 al 5 giugno l’altipiano di Vallo di Diano, in provincia di Salerno, ospiterà la quinta edizione della corsa a tappe tricolore

GIRO D’ITALIA AMATORI

TOCCA ALLA CAMPANIA L

o splendido altipiano di Vallo di Diano sarà lo scenario naturale della quinta edizione del Giro d’Italia Amatori edizione 2016. Dopo Abruzzo, Umbria, Emilia – Romagna e Marche, la manifestazione organizzata dal Gruppo Sportivo Giro d’Italia Amatori del presidente Fabio Zappacenere, approda dunque nella regione Campania. Una terra forse non troppo “familiare” ai ciclisti, ma comunque un palcoscenico naturale di assoluta bellezza, che offrirà scorci panoramici da cartolina. Il Vallo di Diano - composto da quindici comuni della provincia di Salerno - è infatti un fertile altopiano posto tra i 450 e i 480 metri sul livello del mare nel sud della Campania. Il primo riconoscimento internazionale per questo particolare territorio arriva nel giugno 1997, con l’inserimento nella prestigiosa rete delle Riserve della biosfera del Mab-Unesco: su tutto il pianeta (in oltre 80 stati) si contano circa 350 di queste particolari aree protette, che servono per tutelare le biodiversità e promuovere lo sviluppo compatibile con la natura e la cultura. Così il Parco del Vallo di Diano oggi, oltre ai suoi preziosi habitat naturali, può a maggior

diritto salvaguardare quegli scenari consacrati dalla storia dell’uomo e permeati dalle sue immortali tradizioni: borghi e antichi sentieri. Un’area dunque di grande fascino, non a caso vocata al turismo, tutta da scoprire. Tre le tappe in programma che si svolgeranno dal 3 al 5 giugno. Si inizierà con una cronoscalata con partenza da Padula e arrivo a Montesano sulla Marcellana, un tratto di undici chilometri complessivi con una pendenza media del 5%. Un frazione impegnativa che darà subito un’indicazione abbastanza attendibile sui valori in campo. Il 4 giugno sarà la volta della frazione Montesano sulla Marcellana – Montesano sulla Marcellana organizzata, così come la cronoscalata, in collaborazione con la Società ciclistica Marco Pantani Montesano sulla Marcellana. Si tratta di una tappa in linea di 83 chilometri caratterizzata dalle brevi ascese di Teggiano, Sala Consilina e Montesano. Una frazione, sulla carta, congeniale agli scalatori e ai passisti scalatori. Qui, con ogni probabilità, gli uomini che ambiscono alla classifica generale si giocheranno gran parte delle loro carte. La corsa tricolore si concluderà il 5 giugno sul circuito di Polla,

un tragitto molto spettacolare di 22 chilometri che i ciclisti dovranno percorrere quattro volte, per un totale di 88 chilometri. Sarà una frazione senza particolari asperità e dunque particolarmente adatta ai velocisti. Ma non sarà un passerella finale per i leader della generale, perché i due traguardi volanti inseriti nel circuito assegneranno degli abbuoni che, in caso di distacchi risicati, potrebbero anche cambiare la classifica. Una formula dunque che garantisce spettacolo e massima incertezza fino alla fine. Quest’ultima tappa è organizzata in collaborazione con la Tortorabike Criscuolo Petroli.

LE TAPPE DEL GIRO D’ITALIA AMATORI 2016 1ª tappa. Padula – Montesano sulla Marcellana, cronoscalata km 11 2ª tappa. Montesano sulla Marcellana Montesano sulla Marcellana, km 83.96 3ª tappa. Polla – Polla, circuito di km 22,23 da ripetere 4 volte


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MARCIALONGA CYCLING CRAFT

LE DOLOMITI al servizio del

CICLISTA

L

a Marcialonga Cycling Craft, secondo appuntamento dell’universo Marcialonga giunto alla decima edizione, si manifesterà il 12 giugno a tutti gli appassionati del pedale ed alla miriade di tifosi che assisteranno all’evento ciclistico di Fiemme e Fassa in Trentino. Nel frattempo, a rendere ancor più elettrizzante l’atmosfera, ci sta pensando il comitato organizzatore sfornando settimanalmente alcune autentiche “chicche”. A cominciare dal fornito pacco gara che i concorrenti riceveranno una volta completate le procedure d’iscrizione, comprendente il super zaino tecnico fornito da Craft, il brand svedese “presenting sponsor” della manifestazione. Impermeabile, comodo e con ampi e numerosi scomparti per conservare tutto il necessario per ogni uscita sulle

due ruote e non solo, conterrà del formaggio tipico Trentingrana, Pasta Felicetti per reintegrarsi dopo lo sforzo fisico, una borraccia ed una barretta energetica Enervit per avere la carica giusta ed essere pronti ad affrontare anche i percorsi più impegnativi, una fascetta colorata multifunzione marchiata Sportler utile in ogni occasione, lo sgrassante WD-40 ideale per le biciclette dei cicloamatori, del detergente specifico per capi tecnici Nuncas, una crema stick labbra Blistex per un rimedio efficace contro vento, freddo e sole ed una crema soprasella protettiva a lunga durata Ozone Elite, il tutto alla modica cifra di 35 euro. Il comitato organizzatore della Marcialonga Cycling Craft ha inoltre raggiunto un accordo con le strutture alberghiere della Val di Fiemme, garantendo ai propri concorrenti

la possibilità di soggiornare per più giorni nelle valli trentine, gustandosi appieno tutte le opportunità che il territorio propone ed i magnifici paesaggi montani della zona. I relais sono già opportunamente indicati al sito web dell’evento www.marcialonga.it. Il presidente dell’Azienda di Promozione Turistica di Fiemme Renato Dellagiacoma e il direttore Bruno Felicetti hanno espresso così il loro supporto a Marcialonga e a tutti gli atleti che onoreranno della loro presenza il comitato organizzatore e le strutture alberghiere di valle: “Desideriamo confermare la nostra massima collaborazione agli eventi organizzati da Marcialonga con competenza, dedizione e passione. Siamo certi che la collaborazione e la sinergia fra l’organizzazione della Marcialonga e le strutture convenzionate che ospiteranno i concorren-


39 A cura della Redazione

Un pacco-gara mai così ricco, convenzioni con gli hotel della Val di Fiemme e una vasta gamma di servizi (inclusa la bicicletta in camera). Così la decima edizione della manifestazione trentina si presenta agli appassionati del pedale

Atleti impegnati alla Marcialonga Cycling Craft 2015 - Photo by Newspower

ti della Granfondo siano un ulteriore passo verso un turismo che abbina la competizione sportiva con la vacanza”. I servizi di alloggio non sono gli unici per

i concorrenti; contattando direttamente l’Hotel che il ciclista avrà scelto egli potrà garantirsi anche un deposito sicuro per la propria bicicletta, e coloro che non vorran-

no proprio separarsene potranno addirittura… portarsela in camera! Un’abbondante colazione verrà “sfornata” dagli staff dei vari Hotel, anticipatamente rispetto all’orario previsto, in modo da garantire una resa ottimale nel corso della gara. Saranno inoltre messe a disposizione un numero minimo di camere per la giornata di domenica, la possibilità di doccia e deposito bagagli, oltre a prezzi agevolati per chi deciderà di restare per più di una notte. Un successo che è il risultato del lavoro di squadra, da sempre leit motiv dell’organizzazione Marcialonga, che non si basa sull’affermazione dei singoli, bensì sull’apporto che ognuno è in grado di dare alla medesima causa, rendendo sempre più grande ciò che si andrà a realizzare. Il concetto di “team” riguarderà anche gli atleti della decima Marcialonga Cycling Craft, una squadra che saranno loro stessi a scegliere. Tutto ciò è lo speciale contest “Una squadra vincente”, fra tenacia, divertimento, passione e condivisione. Basterà scegliere i componenti della propria squadra e compilare il modulo d’iscrizione presente sul sito web www.marcialonga.it, inviandolo all’indirizzo mail info@marcialonga.it oppure al fax 0462.501120 entro il 7 giugno. L’iscrizione alla sfida è gratuita ed in palio ci sono delle interessanti opportunità per tutti i concorrenti del team. I tracciati di gara rimarranno invariati dopo la pioggia di consensi ottenuta lo scorso anno, con il ‘mediofondo’ di 80 km e 1.894 metri di dislivello ed il ‘granfondo’ di 135 km con un dislivello di 3.279 metri a farla da padroni. La gara farà parte di alcuni innovativi circuiti nostrani del pedale, a cominciare dal Campionato Nazionale ACSI e dallo Zero Wind Show – il circuito che premia la passione – un nuovo modo di vivere ed intendere la bicicletta, un format “no stress” atto a valorizzare le bellezze culturali e paesaggistiche, di cui la Marcialonga Cycling Craft è sempre stata un’autentica perla. Ma la manifestazione agonistica non si fermerà qui perché l’indole del brand Marcialonga è quella di espandersi all’estero, e per questo farà parte anche dell’internazionale Gran Fondo World Tour, questa volta a premiare la ‘passione’ di tre continenti, che svilupperà le proprie tappe in Kuwait e Kazakistan, ad Olso in Norvegia e in Fiemme e Fassa, a Golden in Colorado U.S.A. e a Barcellona, quest’ultima sede della prima gara. Infine, per chi non fosse avvezzo alle due ruote… Marcialonga ha in serbo un’altra “creazione”, la Marcialonga Running Coop del 4 settembre.


40 A cura della Redazione

La fiera internazionale della bicicletta di Verona organizza la seconda edizione del “Premio Tech Award”, che mira a valorizzare le eccellenze tecnologiche applicate al mondo della bicicletta

COSMOBIKE SHOW 2016

A.A.A. CERCASI AZIENDE DA OSCAR C

osmoBike Show 2016, la fiera internazionale della bicicletta in Fiera a Verona dal 16 al 19 settembre, dopo il successo dello scorso anno, mette in pista la seconda edizione del “Premio Tech Award”, che mira a valorizzare le eccellenze tecnologiche applicate al mondo della bicicletta. L’iniziativa si fonda, come sempre, su tre concetti-cardine: tecnologia, innovazione e stile di vita. La bicicletta racchiude un fascino speciale che CosmoBike Show vuole esaltare con un premio dedicato alle aziende che si distinguono, per questi motivi, nel settore ciclo. In linea con le tendenze e gli orientamenti del mercato mondiale, la Giuria del Premio avrà il compito di individuare il “Prodotto Green dell’anno” (verranno valutati l’impegno nell’utilizzo di materiali riciclati ed eco-

compatibili, il ciclo di vita del prodotto, dalla produzione allo smaltimento, e l’impatto ambientale del prodotto stesso), la “Qualità del design” (verranno valutate le caratteristiche di ergonomia, estetica, funzionalità, creatività), “Innovazione” (verranno presi in considerazioni il processo di produzione, l’originalità dei materiali e delle applicazioni), il “Prodotto Tecnico dell’anno” (valutato per performance, efficacia, funzionalità, ricerca e sviluppo), la “Confezione e la presentazione al pubblico” (verranno giudicate l’estetica, l’impatto della comunicazione e lo studio di marketing). Inoltre, in un mercato che si sta evolvendo e aprendo ad un numero sempre maggiore di praticanti di tutte le età, verranno identificati anche il “Miglior Prodotto dedicato alle donne”, il “Miglior prodotto

dedicato ai bambini” ed il “Miglior servizio bike-friendly”, ovvero quei servizi che puntano ad incrementare la ciclabilità urbana ed extraurbana, semplificando la vita del ciclista e migliorando la vivibilità. Da ultimo la Giuria si riserva a suo insindacabile giudizio di assegnare il “Premio Speciale della Giuria” ad un prodotto che si sia distinto in modo particolare. L’iniziativa intende selezionare quelle aziende che hanno lavorato in maniera più qualificata ed intensa sul fronte dello sviluppo e della ricerca, proponendo sul mercato delle vere e proprie anteprime. Tutte le informazioni per partecipare alla seconda edizione del Premio Tech Award sono su http://www.cosmobikeshow.com/area-visitatori/cosmobiketech-award


2 GRANFONDO MARATONA ª

edizione

DELAALCAMONEGA 19 GIUGNO 2016 PIANCOGNO (BS) www.camonega.com


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MONDO ACSI

LIOTTO OMAGGIO A

UNA DINASTIA La partenza della Granfondo Liotto - Photo by Newspower

L

a ‘foresta’ di eventi ACSI Ciclismo è la più ‘fitta’ del territorio nazionale e in questo periodo dell’anno, in particolar modo, gli appassionati stanno percorrendo alcuni fra i ‘sentieri’ granfondistici più prestigiosi d’Italia, a cominciare dallo strepitoso successo ottenuto dalla Granfondo Liotto – Città di Vicenza del Campionato Nazionale ACSI, premiata lo scorso 10 aprile dall’entusiasmo di circa 2000 partecipanti e da una folta cornice di pubblico a ‘circondare’ la manifestazione ciclistica del Vicentino. Un merito attribuibile alla passione della famiglia Liotto, un successo organizzativo partito da lontano, da un’azienda che iniziò la propria storia con l’attività di riparazione biciclette del decano Luigi Liotto, nel 1922. Il figlio Gino, allora dodicenne, crebbe a

pane e… biciclette e, dopo aver frequentato la scuola al mattino, nel pomeriggio aiutava il padre entrando così nel meraviglioso mondo delle due ruote. Il quindicenne Gino e Luigi Liotto realizzano così il primo telaio di una bicicletta da corsa, utilizzando le avveniristiche tubazioni Mannesman, un metodo rivoluzionario che permette di ottenere tubi senza saldatura direttamente da barre di acciaio pieno. Una storia che, come detto, è prima di tutto familiare, Gino tramanda le proprie conoscenze ai figli Luigina, Doretta e Pierangelo, trasmettendo loro anche i ‘segreti’ appresi dal padre Luigi. Nacque così la Cicli Liotto Gino & Figli, formata da una squadra affiatata che fa del giusto mix fra esperienza e freschezza il diktat aziendale. Il responsabile nazionale di ACSI Ciclismo, Emiliano Borgna, era presente alla Gran-

fondo Liotto nelle vesti di… corridore, gareggiando nel percorso ‘mediofondo’ di 95 km e 1400 metri di dislivello: “I fratelli Liotto sono davvero una famiglia speciale, portano avanti con grande onore quella che è stata l’attività del padre, mettendo in piedi una tra le più belle manifestazioni che abbiamo in Italia. Si meritano tutto ciò ed un grande applauso. Questa è una delle gare più importanti per ACSI Ciclismo, ne abbiamo parecchie sparse in ogni regione d’Italia, ma la Granfondo Liotto è sicuramente una manifestazione d’eccellenza per noi e per tutto il movimento”. La Granfondo Liotto era anche il terzo appuntamento dell’innovativo Zero Wind Show ed i circa 2000 concorrenti hanno rispettato ampiamente i ‘precetti’ del circuito, che premia la voglia di partecipare senza ansie o pressioni di sorta, termi-


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A cura della Redazione

Formidabile successo lo scorso 10 aprile a Vicenza per la Gran Fondo dedicata agli storici artigiani della bicicletta. Il presidente Borgna: “Famiglia speciale, per noi questo evento è un’eccellenza di cui andare orgogliosi” La Colnago Cycling Festival a Desenzano del Garda

nando la gara nella città candidata ad essere “Città Europea dello Sport 2017”, in sicurezza, serenità e passione per le due ruote. Il concetto di “Sicurezza” è stato applicato esemplarmente dal comitato organizzatore coordinato dai fratelli Doretta, Luigina e Pierangelo Liotto, lungo tutti e 130 i chilometri del tracciato. Gli appuntamenti di maggio del circuito Zero Wind Show, patrocinato interamente da ACSI Ciclismo, sono il Colnago Cycling Festival e la Granfondo degli Squali di Cattolica & Gabicce Mare, in seguito si giungerà al cospetto delle Tre Cime di Lavaredo nella 3 Epic Cycling Road del 4 giugno, e si concluderà con gli ultimi due contest rispettivamente nelle valli trentine di Fiemme e Fassa con la Marcialonga Cycling Craft del 12 giugno e con la Granfondo Città di Padova del 26 giugno. Oltre alle ‘granfondo’, autentiche perle di ACSI Ciclismo, l’ente di promozione sportiva

‘copre’ e supporta iniziative di ogni tipo, come il “Record dell’Ora Donne ACSI” in cui Christiane Koschier ha saputo mettersi in bell’evidenza. I 43.801 km percorsi al velodromo di Montichiari lasciano ben sperare per il prosieguo, e soddisfano anche il marito-allenatore Nicola Rama: “È andata bene, abbiamo capito dove possiamo migliorare, Christiane si è ‘mangiata’ un po’ di metri non seguendo la linea perfetta a causa delle numerose curve. Il poco allenamento in pista ed una bici a tratti poco guidabile hanno fatto il resto, ma abbiamo svolto un ottimo lavoro. Dal punto di vista organizzativo siamo soddisfatti, c’erano le condizioni ideali per ottenere un grande risultato, e così è stato. Ci piacerebbe provare un’altra pista a Vienna, più lunga e con meno curve. Ringrazio ACSI Ciclismo per averci costantemente supportati”. Il record attuale conquistato il 27 febbra-

io scorso dall’americana Evelyn Stevens in Colorado, a 1800 metri di quota, è di 47.980 km, ma sarà probabilmente avvicinato ulteriormente dalla tesserata ACSI, ‘importante’ non solamente come ente patrocinatore, ma anche come costante ‘supporto morale’ all’impresa. L’offerta ‘base’ di ACSI Ciclismo è di 32 euro, e mette a disposizione degli appassionati del pedale una tariffa di soli 10 euro per la tessera giornaliera che consentirà di partecipare alle manifestazioni di ACSI Ciclismo agonistiche o cicloturistiche, con validità temporale limitata esclusivamente alla durata della competizione, una proposta davvero unica e al riparo da ogni ‘rischio’. Anche bambini, dirigenti, giudici di gara e addetti alle manifestazioni, consultando il sito www.acsi.it/ Ciclismo, potranno scegliere l’offerta che meglio si addice alle proprie attività.



Gand Wevelgem 2016 - Photo by Bettiniphoto


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46ª NOVE COLLI

L’IMPORTANTE

È ESSERCI A cura della Redazione

Il 22 maggio da Cesenatico parte la più antica gran fondo del mondo. Duecento chilometri da scalare sui colli che hanno visto nascere il mito di Marco Pantani

P

er comprendere la dimensione di un evento come la Nove Colli basta un dato: all’apertura ufficiale delle iscrizioni, i primi novemila dorsali sono stati assegnati in quattro minuti! Una media di 37 iscritti al secondo per la granfondo romagnola che si disputerà il prossimo 22 maggio a Cesenatico (60 euro a iscrizione). Si tratta del record assoluto: mai un’iscrizione era avvenuta in così breve tempo. Bruciati in pochi istanti, lo scorso 18 novembre, anche le tremila iscrizioni in quello che è stato ribattezzato il “click-day” più incredibile della storia del ciclismo. Alla fine saranno poco meno di tredicimila al via della grande rassegna romagnola. Ma se gli organizzatori non avessero fissato il paletto delle iscrizioni “a numero chiuso”, è probabile che al via si sarebbero presentati almeno il doppio dei ciclisti. Perché la Nove Colli - una delle più longeve manifestazioni italiane, sicuramente la più antica granfondo del mondo - è prima di tutto una sfida con se stessi, il coronamento di una primavera di duri allenamenti, l’evento clou su cui puntare per dare un senso ad una stagione. L’obiettivo non è vincere (il discorso è ri-

stretto a poco più di una decina di atleti), ma migliorare se stessi, andare più forte dello scorso anno, scalare quella classifica che in fondo certifica, come una patente ufficiale, il valore assoluto di ogni atleta. E’ una sorta di campionato del mondo degli amatori, anche se l’aspetto sociale ed aggregativo è sempre prioritario rispetto ai motivi agonistici. Ed il segreto del successo, in fondo, è soprattutto questo: non dimenticare le origini della corsa che viaggiano di pari passo con quelle del Gruppo ciclistico Fausto Coppi, i cui fondatori nel 1971, ai tavoli di un bar di Cesenatico, per scommessa decisero di creare una gara ciclistica impegnativa quanto quelle alpine. L’occasione sarà - come sempre - anche quella di ricordare il glorioso Marco Pantani che, iscrittosi giovanissimo al Gruppo ciclistico, su quei colli non smise mai di allenarsi. E non può esserci che la sua ombra - esaltante, disperata, malinconica - sulla gran fondo di ciclismo più partecipata d’Italia. Il traguardo è a pochi metri dalla statua che lo ricorda, ricorda uno dei più grandi campioni del ciclismo moderno, passa sulle sue strade, le salite della sua Romagna che erano patria e palestra

di un giovanissimo scalatore. Ed è organizzata dalla società sportiva - l’ormai mitica Fausto Coppi di Cesenatico - che conserva con affetto il suo primo tesserino di allievo. “Era forte Marco, era forte già allora”, ricorda Arrigo Vanzolini, l’ex presidente del sodalizio di Cesenatico, l’uomo che in fondo - con la semplicità e la modestia della sua gestione - ha costruito un evento planetario. I chilometri sono tanti, bellissimi. 130 per chi sceglierà i quattro colli della versione più “breve”. Ma duecento per i tanti che punteranno alla sfida - con se stessi, soprattutto - dei mitici duecentocinque chilometri che si snodano, appunto, su nove degli incantevoli colli romagnoli. Alla fine - tutti sommati - avranno scalato un dislivello di ben 3840 metri, con alcuni passaggi leggendari, come il Barbotto con le sue pendenze finali oltre il 18% o la rocca di San Leucio che si svela all’improvviso dopo una curva. Sarà, come sempre, una folla a incoraggiare tutti fin dalle prime luci dell’alba, attendendoli sotto il traguardo per l’applauso più meritato.



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L’ATLETA DEL MESE

ANDREA PASQUALON

IL FALCO DI ENEGO A cura di Paolo Mei

Il personaggio del mese è un professionista veneto con un passato da sciatore e un presente da corridore professionista nel team Roth. Prestante fisicamente, tenace come pochi, ha un sogno: “Vincere la San Remo”

A

ndrea, quando e come è iniziata la sua voglia di pedalare? L’amore per questo stupendo sport si è manifestato in tarda età in quanto da bambino, almeno fino all’età di 16 anni, ho praticato sci alpino a livello agonistico, anche se per allenarmi durante l’estate utilizzavo proprio la bici. Poi una grande mano l’ho ricevuta da due miei zii - Denis e Francesco - che hanno corso fino alla categoria dilettanti e mi hanno spinto a provare il mondo delle 2 ruote. Nel suo passato sportivo, c’è anche lo sci alpino, praticato anche a buon livello... Arrivo da un paesino di montagna situato sull’Altopiano dei Sette Comuni, il cui nome è Enego e qui la neve di certo non manca mai durante i mesi invernali, per cui non potevo che nascere sugli sci. Sono salito sugli

sci per la prima volta all’età di 3 anni e poco dopo ho iniziato le prime gare e devo dire la verità ero davvero forte, vincevo quasi ogni domenica. Sono stato in comitato Veneto e ho pure vinto un campionato regionale e ho partecipato diverse volte alla finali nazionali arrivando anche a piazzarmi fra i migliori nelle annate della categoria ragazzi in gigante. Perché la chiamano il “falco”? Il soprannome il Falco è arrivato grazie a Francesco, un amico di Enego appassionato di ciclismo che, vedendomi scendere ogni giorno dalle strade ripide e tortuose dalla baita dei miei genitori situata a 1300 m di altitudine verso il paese di Enego, un giorno mi disse: mi sembri il falco Paolino Savoldelli... Dopo quel giorno non mi ha più chiamato per nome. È nato un secondo discesista! Volendo analizzare le sue caratteristiche

fisiche, sorge spontanea una domanda: lei è un velocista puro o un passista-veloce? Sono un passista veloce: riesco a difendermi in salita e, allo stesso tempo, essere veloce allo sprint cosa che mi permette di essere competitivo anche su corse impegnative con dislivelli importanti. Facciamo un passo indietro: dilettante nelle fila di una delle squadre più forti al mondo, se non la più forte in assoluto: la Zalf Desirée Fior. Che ricordo custodisce di quel periodo e quali furono i suoi risultati più importanti? Ho ricordi bellissimi delle annate 20092010, due anni passati alla corte dei Fratelli Lucchetta ed Egidio Fior persone squisite amanti del ciclismo che danno la possibilità ai giovani di crescere e realizzare i propri so-


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Andrea Pasqualon - Photo by Pedro Vididha

gni. Con loro ho vinto 2 corse il primo anno e 7 il secondo anno. La più bella è stata sicuramente il Trofeo Piva (Col San Martino) vinta davanti ad un certo Michael Matthews allo sprint. E poi il Giro del Casentino e Castiglion Fibocchi, solo per citarne alcune. Poi sono arrivati gli anni del professionismo, dapprima un assaggio come “stagista” alla Lampre Fondital, poi alla corte della famiglia Reverberi. Com’è stato l’impatto con la categoria maggiore? Il salto di categoria è enorme, soprattutto in salita il cambiamento è netto: se prima si saliva a 20 km/h su una salita ora qui si va a 30, per farvi capire che i ritmi sono completamente diversi. Non è stato facile i primi anni digerire certe batoste ma ora piano piano con lavoro, impegno amore e dedizione sto arrivando a raggiungere quello che mi sono prefissato nel momento del passaggio. Nonostante un discreto bottino, inteso come vittorie, non crede che forse ha raccolto meno di quanto avrebbe potuto? Non è facile raccogliere, tante volte si semina tanto e si porta a casa davvero poco, l’importante però è sapere che prima o poi il lavoro paga e io sono molto convinto di questo. Concluso il periodo con Reverberi, in un ciclismo sempre più in difficoltà per via anche della crisi globale, lei ha trovato un “salvagente” nel 2014, correndo per una Continental, l’Area Zero, con cui ha peraltro ottenuto anche il podio a Laigueglia e a Donoratico. Poi ecco di nuovo un contratto con una Professional, il Team Rorh Skoda (quest’anno Roth). Nel 2015 le vittorie sono state ben tre, non male. Facciamo un bilancio di questi ultimi due anni? Se vogliamo parlare di queste due annate sicuramente vi dico che non è stato facile ac-

cettare di ritornare dilettante dopo 3 annate da professionista, ma altre possibilità non ne avevo se non di andare a lavorare in ristorante dai miei, ma a quel punto i miei sogni si sarebbero fermati e di certo non era il momento di arrendersi. Se oggi mi ritrovo qui un’ altra volta in questa categoria è perché ho saputo non mollare. Ho raccolto 5 vittorie in 2 anni e vari podi su corse importanti per cui devo che non è poi così negativo il bilancio, se pensiamo che ho rischiato di far finire la mia carriera. Devo solo ringraziare chi ha creduto veramente in me e questi 2 Team Continental lo hanno fatto alla grande. Obiettivo per il 2016? L’obiettivo per questo 2016 è sicuramente quello di vincere un paio di corse prestigiose dato che ho la possibilità di fare un calendario importante. Essendo in una squadra svizzera per me e per il mio Team i due più grandi obiettivi della stagione sono il Giro di Romandia e soprattutto il Giro di Svizzera, due corse World Tour che avremo modo di correre nel mese di aprile e giugno. Qual è la vittoria della sua carriera a cui è maggiormente legato? Sicuramente il Trofeo Piva anche se sono passati diversi anni: ho un ricordo bellissimo di quel giorno perché è una delle 5 corse più belle al mondo della categoria ed era un sogno che mi ero prefissato qualche anno prima ed averlo raggiunto è stato veramente gratificante. La corsa dei sogni da vincere? Si parla sempre di una classica, perché sono un corridore portato per quel tipo di corse ma qui stiamo parlando della prima, la più bella in assoluto perché tutti la possono vincere e quasi mai il favorito di quella stagione ci riesce. Sto parlando della Milano San Remo, una gara con un fascino tutto suo. Per vincerla, bisogna... prima di tutto correrla e quest’anno non abbiamo potuto disporre della wild card. Il mio sogno è arrivare in Via Roma a braccia alzate. Chiudiamo l’intervista parlando del suo agguerritissimo fan club. A Enego un intero paese fa il tifo per lei. Sono stupendi, sono amici veri, sono persone semplici che ogni volta che ritorno in paese mi fanno sentire speciale ma soprattutto uno di loro. Non immagino quel giorno che vincerò la San Remo che cosa succederà in paese, mi vengono già i brividi a pensarci. Per ora sogniamo che non costa nulla ma ricordate che grazie ai sogni e ai desideri Noi Viviamo! Grazie Andrea, arrivederci sulle strade del ciclismo. Grazie a voi: seguitemi anche su Facebook Twitter e Instagram!



Cadel Evans Great Ocean Road Classic 2016 - Photo by Bettiniphoto


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IL COACH

FUNGHI MEDICINALI l’elisir di lunga vita

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agli anni ‘60-‘70 la scienza occidentale ha iniziato ad interessarsi ai funghi oltre che da un punto di vista prettamente alimentare, anche sotto un profilo curativo. I funghi infatti sono il segreto di alcune tra le popolazioni più longeve del pianeta e tutt’ora sono oggetto di numerosi studi scientifici e ricerche. Ma cosa s’intende per “funghi medicinali” e quali origini hanno? L’utilizzo dei funghi a scopo curativo è patrimonio delle millenarie medicine tradizionali, tra le quali la Medicina Tradizionale Cinese. Secondo i testi orientali, il corpo è “un tutto” indiviso ed un buon equilibrio energetico garantisce armonia e benessere psicofisico. Qualsiasi alterazione di questo equilibrio comporta un indebolimento delle capacità difensive e l’insorgere di una patologia. La cura di ogni malattia si basa quindi sul riequilibrio energetico Yin-Yang attraverso diverse tecniche terapeutiche e discipline, come dietetica, farmacopea, massaggi, bagni, esercizi terapeutici, tecniche di rilassamento e meditazione che tendono alla conservazione di uno stato di buona salute. Nel 2000 la FDA statunitense, massima autorità nella tutela e promozione della salu-

te pubblica, ha ufficialmente definito i funghi medicinali super-alimenti, attribuendo loro proprietà di prevenzione e sostegno per una vasta gamma di patologie, incluse quelle croniche e degenerative. Ma quante tipologie di funghi si conoscono in natura? Agaricus: il piu potente fungo modulatore del sistema immunitario Tra i funghi medicinali è quello che contiene una maggiore concentrazione di β-glucani, le sostanze più coinvolte nella stimolazione e nella regolazione del sistema immunitario e attive nel combattere gli agenti patogeni e i microrganismi dannosi per la salute. Inoltre contribuiscono a ridurre i grassi nel sangue, i livelli di colesterolo e a mantenere le arterie elastiche. L’Agaricus è ricco di fibre che ritardano l’assorbimento degli zuccheri nell’intestino e di ergosterolo (provitamina D), che ha un ruolo antivirale. Viene anche considerato un protettore del fegato. Auricaria: il fungo della circolazione Le componenti di questo fungo esercitano una serie di azioni che favoriscono, in primis, la salute dell’apparato cardiovascolare. In primo luogo si distingue per essere un potente fluidificante del sangue e, grazie ai suoi effetti anticoagulanti, sostiene la salu-

Lentinula

te di vene e capillari. Inoltre interviene sul metabolismo di grassi e zuccheri, riducendone l’assorbimento e favorendo la riduzione di colesterolo e glicemia. Coprinus: il fungo che regola la glicemia Tra i funghi medicinali è quello più attivo nel contenere i livelli di glicemia grazie alla presenza congiunta di vanadio, minerale che interviene sul metabolismo dell’insulina per ridurre il glucosio nel sangue, e di ferro, che contrasta l’azione del vanadio stesso nell’inibire l’azione di alcuni enzimi. La modulazione del metabolismo dei glucidi favorisce la riduzione del grasso addominale. Cordyceps: il fungo dell’efficienza psicofisica In natura cresce a grandi altezze, dove l’aria è più rarefatta e sviluppa strategie specifiche per ottimizzare il consumo di ossigeno e produrre energia cellulare: per questo ha un ruolo così importante nell’imprimere tono ed energia. Il Cordyceps, considerato un vero e proprio ricostituente, aumenta infatti i livelli di ATP, ovvero la molecola che rilascia energia alle cellule. Ganoderma: il fungo dell’immortalità Denominato anche Reishi, è soprattutto grazie alla presenza di germanio che que-


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Chi è Iader Fabbri E’ consulente nutrizionale di tutte le Nazionali italiane di ciclismo e commentatore tecnico, in ambito nutrizionale, per la testata giornalistica Rai Sport, per la quale – nell’ultimo Giro d’Italia – ha curato e condotto una striscia quotidiana. E’ relatore in convegni e seminari su sport e alimentazione e collabora, nel settore ricerca, con le Università di Firenze e Pavia. Coach di diversi atleti professionisti di livello mondiale, collabora con diverse riviste giornalistiche nazionali, per le quali cura personalmente rubriche dedicate allo sport, alla nutrizione e al benessere.

A cura di Iader Fabbri

Anti-ossidanti, curativi, energetici e preziosi alleati del sistema immunitario: alla scoperta della micoterapia

sto fungo si mostra particolarmente efficace nello stimolare il sistema immunitario e come disintossicante grazie alla sua capacità di eliminare i metalli pesanti. Questo fungo gode inoltre di spiccate proprietà antivirali dovute alla presenza dell’interferone, proteina attiva contro i virus. Per le sue proprietà antinfiammatorie, viene definito un “cortisone naturale”. Grifola: il fungo della sindrome metabolica e del controllo del peso È considerato un fungo amico della linea perché contribuisce a ridurre l’accumulo di lipidi nel fegato e nei tessuti e perché stimola l’organismo ad utilizzare gli alimenti assunti, limitandone il deposito sotto forma di grassi e migliorando il processo di termogenesi. Aiuta inoltre a stabilizzare il colesterolo

buono e a tenere sotto controllo sia il colesterolo cattivo sia la glicemia. In particolare attiva il metabolismo del glucosio. Hericium: il fungo dell’apparato gastroeneterico È il fungo con la più spiccata proprietà di rigenerazione degli epiteli a livello gastrico e intestinale, rinforzando le mucose e favorendo il ripristino di una corretta flora batterica, soprattutto quando quest’ultima viene alterata da terapie antibiotiche. Agisce inoltre sul sistema nervoso, grazie alla sua capacità di stimolare la sintesi di mielina, che trasmette correttamente gli impulsi nervosi. Lentinula: il fungo amico della flora intestinale I ricercatori hanno dimostrato che, grazie alla presenza di trealosio, uno zucchero di cui è ricco il Lentinula, stimola la formazione dei batteri benefici per il colon, favorendo il benessere di tutto l’organismo. Gli vengono riconosciute proprietà antivirali, contribuendo a rafforzare il sistema immunitario e le difese in generale. Ad un’altra sostanza attiva contenuta in questo fungo e che prende il nome di lantionina vengono inoltre attribuite proprietà antifunginee. In aggiunta è stato dimostrato come il Lentinula sia efficace contro la proliferazione dei batteri della bocca, nel riequilibro del colesterolo e nel prevenire la formazione di ostruzioni nelle arterie. Pleurotus: il fungo che regola i lipidi e l’infiammazione È un fungo ricco di fibre che riducono l’as-

sorbimento intestinale di zuccheri e grassi e di lovastatina, sostanza attiva nel combattere il colesterolo cattivo. La ricerca ha inoltre dimostrato le sue proprietà nel contrastare il dolore infiammatorio cronico. Contribuisce a modulare la risposta del sistema immunitario e favorisce la crescita di microrganismi attivi per il benessere del colon. Grazie alla presenza dell’acido nicotinico, il Pleurotus stimola la produzione di enzimi antiossidanti che hanno una funzione particolarmente efficace nel proteggere il fegato. Polyporus: il fungo dell’apparato urinario È un ottimo coadiuvante per la salute dei reni e del sistema genitourinario. In particolare favorisce la produzione di urina, aiuta a combattere la ritenzione idrica e il gonfiore delle gambe, migliora la stasi linfatica, drena e depura dalle tossine con una caratteristica unica rispetto ai farmaci con funzioni analoghe: consente infatti di eliminare sodio e cloro senza disperdere potassio. Poria: il fungo diuretico e sedativo È un fungo i cui composti attivi sono particolarmente digeribili e assimilabili, con importanti proprietà diuretiche e depuranti ed è quindi indicato nel caso di ritenzione dei liquidi. Attivo nell’eliminare il sodio, correlato con stati di gonfiore e ipertensione, consente invece di risparmiare potassio, indispensabile per preservare l’equilibrio idrico. Il Poria gode di proprietà ansiolitiche che lo rendono un ottimo coadiuvante nel trattamento di disturbi di origine psicosomatica.


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LE GRANDI RIVALITÀ DEL CICLISMO

PANTANI CONTRO ARMSTRONG A cura di mario Pugliese

Al Tour del 2000 la vittoria del Mont Ventoux “sporcata” dalle dichiarazioni a fine gara del texano: “Sì, l’ho fatto vincere”. Ma tre giorno dopo, a Courchevel, il Pirata diede spettacolo e, per la prima ed ultima volta, impartì all’americano una lezione memorabile

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i voltò un paio di volte poi - alzandosi sui pedali - digrignò i denti e diede una fucilata che, in pochi metri, coriandolizzò il gruppo. 13 luglio 2000, Tour de France, tappa Carpentras - Mont Ventoux. In quel pomeriggio di sole, Marco Pantani (in maglia rosa) - alle falde del “gigante della Provenza” - fece provare per la prima volta a Lance Armstrong (in maglia gialla) quanto fosse dura in salita seguire la sua scia. Il Pirata partì all’accelerazione numero quattro e, dopo aver risposto colpo su colpo, il texano restò sui pedali proseguendo per qualche attimo col suo passo. Poi ruppe gli indugi e, come un proiettile, si spostò sulla parte destra dell’asfalto e - con forza ed orgoglio - partì all’inseguimento di Pantani. Marco si voltò e, tradendo un rivolo di stupore, accettò - remissivo - il rientro dell’americano. Sul rettilineo finale vinse il galateo: Armstrong si alzò sui pedali lasciando a Pantani l’onore della vittoria. Poi, davanti a microfoni e taccuini spianati, il galateo si trasformò in becera supponenza: “Sì, l’ho

Armstrong e Pantani - Photo by abc.net.au

lasciato vincere”, disse Lance con il ghigno da superman. Certo, con il senno di poi, quella sfida epica tra due giganti del pedale oggi assume tutta un’altra dimensione. Inchiodato dall’inchiesta dell’Equipe, il texano ammise, arrossendo, che quella potenza deflagrante era (almeno in parte) figlia di pasticche artificiali e che anche lui - il campionissimo che aveva sconfitto il cancro - era caduto nelle spire tentacolari dell’Epo. Chissà come l’avrebbe presa Pantani sapendo che il corridore che lui aveva più rispettato altro non era che il “re dei dopati”, un campione finto ed un uomo bugiardo. Ma, come disse, a quei tempi Davide Cassani, “Pantani non poteva accettare che un altro corridore dicesse di averlo fatto vincere”. E così la rivalità tra i due divenne sempre più caustica ed il rispetto virò molto presto in “stentata sopportazione”. Ad incrociare i loro destini, sempre al primo Tour del nuovo millennio, ci pensò la tappa Briancon - Courchevel di tre giorni dopo. Una frazione massacrante con tre vette in grado - almeno sulla carta - di ribaltare la

classifica e disegnare nuove gerarchie. A sedici chilometri dal traguardo, con uno scattò fulminante, Pantani tornò ad essere, per un attimo, l’imprendibile grimpeur del ‘98. Con Jimenez in fuga, Armstrong si incollò alla ruota del Pirata, per nulla intenzionato a farsi staccare. Ma a cinque chilometri dalla fine, con un conato di orgoglio, Pantani ripartì in salita e, questa volta, fece il vuoto. L’americano tentò di colmare il distacco, ma quella volta dovette arrendersi. Danzando sui pedali, Pantani cancellò in pochi attimi mesi e mesi di fango e malignità, tornando ad essere - in Francia come in Italia - l’idolo incontrastato delle folle. Il Pirata riprese anche Jimenez che, in un tornante, quasi si spostò dalla strada per evitare di finire travolto da quel treno. Sul traguardo si limiterà ad alzare un bracco, come se conoscesse una triste verità: sarà quella la sua ultima vittoria da professionista. Armstrong tagliò il traguardo - stremato - poco dopo e qualche cronista, non resistendo alla tentazione, gli porse il microfono chiedendogli: “Anche stavolta l’hai fatto vincere?”.


FACTORYSPORTWEAR.COM


56 A cura di Gianluca Comandini

GRAN FONDO STRADUCALE

Nella città disegnata da Federico da Montefeltro il 26 giugno si celebra la tredicesima edizione di una corsa unica al mondo

RITORNO AD

URVINUM U

rbino - come la conosciamo oggi - nasce dal sogno di un uomo vissuto seicento anni fa. E’ infatti alla poliedrica personalità di Federico da Montefeltro, capitano di ventura e - al tempo stesso - sovrano illuminato che si deve la realizzazione di questa “città ideale”. Qui, il primo pensiero degli amanti dell’arte va alla maestosità del Palazzo Ducale, alle opere di Piero della Francesca e ai pregiati tesori che custodisce. Chi, almeno una volta, ha passeggiato nel suo meraviglioso centro storico torna con la mente alle caratteristiche strade che dai bastioni salgono verso la cima dei due colli su cui l’antica capitale del

Panorama di Urbino - Foto Angelo Fabio Mulone

ducato fu edificata. Ai “bon vivant”, come dicono i nostri cugini d’oltralpe, viene l’acquolina in bocca pensando ai salumi e ai formaggi da gustare con la “crescia”, una sorta di piadina sfogliata tipica di queste terre. Se invece si cita la storica cittadina ad un appassionato di ciclismo? Non ci sono dubbi, per lui l’idea fissa è una sola: la tredicesima edizione della Straducale. La tradizionale gara marchigiana - inserita nei circuiti InBici Top Challenge, Marche Marathon e Unesco Cycling Tour - quest’anno sarà valida anche come prova unica del Campionato Italiano dei Vigili del Fuoco e farà felici gli amanti delle sfide difficili, ripro-

ponendo le aspre salite del percorso che entusiasmò i concorrenti dell’edizione di tre anni fa. Gli organizzatori per la Straducale 2016, messa in calendario per il 26 giugno, hanno deciso di testare la preparazione dei partecipanti preparando tre itinerari rispettivamente di 175, 130 e 73 chilometri che hanno in comune la caratteristica di essere piuttosto impegnativi, indipendentemente dalla distanza percorsa. Chi affronterà il “lungo” dovrà superare un dislivello di ben 3770 metri e metterà a dura prova le gambe sulle salite di Rocca Leonella e, soprattutto, del Monte Catria e del Mon-


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Atleti impegnati alla Granfondo Straducale - Photo by Playfull

te Nerone, due picchi che anche gli scalatori più esperti non possono affrontare a cuor leggero. Inoltre gli uomini della Ciclo Ducale hanno pensato bene di aggiungere una difficoltà in più per i granfondisti. Il Catria, infatti, verrà scalato dal versante più temibile, quello di Mandrale: undici chilometri da affrontare con prudenza per non rischiare di “piantarsi” sui pedali. Questa prima, lunghissima, salita infatti presenta pendenze medie che superano il 7% ed un tratto di circa tre chilometri, posto proprio al centro dell’ascesa, dove le percentuali si impennano arrivando a sfiorare punte del 20. Una volta raggiunta la vetta i ciclisti potranno

tirare il fiato, ma non potranno certamente permettersi di far calare l’attenzione: la discesa, infatti, alterna tratti estremamente veloci a curve strettissime in cui saranno le doti di guida a fare la differenza. Una volta raggiunto il fondovalle, pochi chilometri di salita pedalabile separeranno gli atleti dall’inizio della arrampicata sul Nerone: 13 chilometri per superare un dislivello di circa 1000 metri con una pendenza media poco inferiore all’8%. Una ascesa molto più regolare rispetto a quella del Catria, senza strappi violenti, ma i corridori dovranno affrontare il sole e il vento forte che la fanno da padroni in questo tratto di strada particolarmente

impervio. Dopo il valico resteranno ancora una cinquantina di chilometri per determinare il vincitore di questa tappa del Campionato Nazionale Acsi, ma non è improbabile che a questo punto della competizione le gerarchie siano già state stabilite. ISCRIZIONI E ALBERGHI Potrete trovare molte altre utili informazioni sulla pagina facebook (https://www.facebook. com/StraducaleUrbino?fref=ts) e sul sito della manifestazione (http://www.straducale. it/) dove sarà anche possibile iscriversi fino alle ore 12 del 24 giugno versando una quota di 35 €.



Giro del Trentino Melinda 2016 - Photo by Bettiniphoto


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A cura di Gianluca Comandini

L’8 maggio si celebra la prima edizione della Gran Fondo intitolata al grande Nevio Valcic. Con Alessandro Ballan testimonial

IL TAGLIO DEL NASTRO

BENVENUTI in Medulin Riviera

L

CROAZIA

a Croazia è, da sempre, una delle mete predilette dai turisti italiani. Le spiagge incantevoli, l’ottima cucina e - soprattutto - l’eccezionale rapporto qualità-prezzo delle sue strutture ricettive hanno fatto le fortune dei nostri dirimpettai d’oltre Adriatico. L’Istria, in particolare, per l’ampia diffusione della nostra lingua, regala agli italiani che la visitano l’impagabile sensazione di sentirsi a casa. E a Pola questa percezione è ancora più forte che nel resto della regione. E’ questo il vero valore aggiunto dell’antica Polensium, una città che racconta, anche al visitatore più distratto, l’inestricabile miscela di memorie dell’antica Roma, delle raffinate architetture veneziana e delle tradizioni italo-croate tipiche di questa zona d’Europa tante volte attraversata dalla storia con la “S” maiuscola. Una passeggiata in centro vi porterà a scoprire l’anfiteatro, uno dei meglio conservati del vecchio continente, a bere un caffè con la statua bronzea di James Joyce che qui fu insegnante d’inglese per gli ufficiali della marina austriaca, o a visitare l’Arco di Trionfo dei Sergi o il Tempio di Augusto o un altro dei reperti giunti fino a noi dall’epoca dei fondatori. Qualunque sia la vostra scelta

Pola non vi lascerà delusi. L’Istria è famosa anche per la sua passione per il ciclismo e per i campioni che nel corso degli anni ha dato a questo sport. La Gran Fondo che si terrà l’8 maggio è dedicata - non a caso - ad uno dei suoi campioni più noti, quel Nevio Valcic che a cavallo fra gli anni ’50 e ’60 vinse un Giro di Yugoslavia e fu per tre volte campione nazionale della disciolta repubblica federale. La manifestazione, che vedrà ai nastri di partenza il Campione Mondiale 2008 Alessandro Ballan, è organizzata dalla Società Ciclistica Pula in collaborazione con la famiglia del campione croato. Lo start è previsto per le 10 nello splendido complesso del “Resort del Mar” di Banjole, un aparthotel molto amato dai cicloturisti che si recano in questa zona. La corsa si snoderà poi su un tracciato di 115 chilometri che attraverserà il centro del capoluogo per poi dirigersi a nord, fra frutteti e uliveti, verso il borgo di pescatori di Fazana. Da qui gli atleti proseguiranno per Vodnjan, Barban e Marcana prima di incontrare il paese natale di Valcic, Loborika. Ennesima deviazione verso Liznjan, per poi raggiungere il mare cristallino di Medulin e ritornare al traguardo del

“Resort del Mar” dove l’organizzazione, in aggiunta ai tre punti ristoro disseminati lungo il percorso, ha previsto un ricco buffet. La location di partenza è stata scelta dagli organizzatori per le sue caratteristiche che incontrano al tempo stesso i favori degli atleti e delle loro famiglie: i ciclisti, infatti, possono usufruire delle strutture tipiche di un hotel bike friendly, mentre i loro accompagnatori possono rilassarsi nella beauty farm, gustare le delizie della cucina istriana, fare un tuffo in piscina oppure dedicarsi ai bagni di sole in spiaggia o nel solarium attrezzato. Anche gli amanti del trekking o della MTB trovano nella vicinissima penisola di Prematura una location perfetta. Dieci chilometri a sud dell’abitato, raggiungerete infatti il selvaggio Rt Kamenjak, il capo che costituisce l’estremità meridionale della regione dove, da un fitto reticolato di sentieri facilmente percorribili, potrete raggiungere piccole baie incontaminate o passeggiare in mezzo ai fiori selvatici. Per questo la neonata Gran Fondo croata è un appuntamento da non mancare: per la competizione certo, ma anche per scoprire quanta somiglianza possa nascondersi nella diversità.



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NALINI SPORTWARE

“CRIT TI” , LA SECONDA PELLE Nasce nei laboratori Nalini la maglia traspirante della linea Blue Label. Per un ciclista che chiede (solo) il meglio reata da Nalini per la collezione estiva 2016, la maglia “Crit Ti” fa parte dei campionari di Blue Label, la linea di abbigliamento più avanzata in termini di stile. Sono capi interpretati secondo un gusto innovativo in grado di mescolare suggestioni anglosassoni allo stile vintage già sperimentato con successo nelle collezioni precedenti (vedi Nalini ’70). “Crit Ti” attrae da subito per la sua particolare grafica sfumata, caratterizzata da contrasti cromatici molto accesi. Per quanto riguarda l’assemblaggio, questa maglia leggera è stata realizzata con filati finissimi e traspiranti che non assorbono il sudore, mantenendo la pelle asciutta più a lungo. La vestibilità estremamente anatomica, inoltre, favorisce elevate performan-

ce avvolgendo il corpo come fosse una seconda pelle. Il trattamento Mantodry a cui è stata sottoposta garantisce a “Crit Ti” elevate prestazioni dal punto di vista dell’asciugatura e della traspirabilità. Quest’ultimo plus si deve anche all’inserimento laterale di due inserti in rete. Per aprire e chiudere la maglietta si utilizza una zip anteriore con tiretto Cam Block, mentre sul retro sono posizionate tre pratiche tasche porta-oggetti. “Crit Ti” è dunque un capo estremamente valido, considerato top di gamma dall’azienda e che non passerà certamente inosservato all’occhio attento di un ciclista moderno ed evoluto. E’ online la ns nuova collezione estiva sul sito www.nalini.com



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GRAN FONDO “SELLE ITALIA”

Edizione

MEMO RABILE

L’ospite d’onore Alex Zanardi festeggia alla Cena di Gala

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ra l’edizione del ventennale, un anniversario da celebrare in modo speciale. E, alla fine - risultato (affatto scontato) di un intero anno di duro lavoro - dal cilindro di Claudio Fantini è uscita un’edizione memorabile. Agli archivi storici della manifestazione consegnamo una Gran Fondo “Via del Sale” sempre più bella e sempre più emozionante, partita con un Galà da mille e una notte - nobilitato dalla presenza di Alex Zanardi che, per un’ora, ha incantato la platea - e conclusa con l’arrivo, domenica pomeriggio, dell’ultimo cicloturista, applaudito come il vincitore, perché più dei risultati, nella “tre giorni” cervese, conta la passione. “Avevamo detto che questa edizione doveva essere speciale - spiega “a freddo” Claudio Fantini - e, con tutta la modestia del caso, mi pare che l’obiettivo sia stato

centrato. Avevamo investito molte risorse per festeggiare nel modo più appropriato i 20 anni della manifestazione e, a giudicare dai commenti dei ciclisti, penso che alla fine il risultato sia andato anche oltre le generali aspettative. Nelle edizione passate, la mattina del lunedì, qualche fisiologica telefonata di protesta l’avevamo sempre; quest’anno, invece, in modo unanime e convinto, abbiamo ricevuto solo complimenti. E’ un aspetto che mi pare giusto sottolineare perché, quando si lavora - con impegno e dedizione - per un anno intero, la speranza è proprio quella di poter dire, nel day after, ‘è andato tutto bene’. I tempi per i brindisi, però, per noi sono già finiti. Dal giorno dopo la gara, infatti, stiamo già pensando alla prossima edizione”. Fiore all’occhiello della Via del Sale 2016 è stato il Galà benefico ai Magazzini del Sale di Cervia: “E’ stato un investimento personale molto

importante - prosegue Fantini - ma, con il senno di poi, penso che sia stato giusto crederci. Alex Zanardi è stato un grande e tutti gli invitati, a fine serata, ci hanno fatto i complimenti. Per questo, mi pare giusto annunciare già da adesso che riproporremo, anche nel 2017, la serata di Gala. Confermeremo la location, cambieremo invece il partner a cui devolvere i proventi dell’iniziativa. L’obiettivo è che il Gran Galà diventi un appuntamento fisso della Sella Italia”. La gara Uno scenario emozionante ha accolto fin dalle prime luci dell’alba i ciclisti sul lungomare di Cervia, in una coreografia di musica e colori che ha reso ancora più spettacolare il momento della partenza, ufficializzato alle ore 8 in punto dal vicesindaco di Cervia Gabriele Armuzzi. Ai nastri di partenza tanti vip, come il campione di sci di fondo Cristian Zorzi (Oro a Torino 2006). Sul piano dei risultati, la cronaca sportiva


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A cura della Redazione

A Cervia si è celebrato il ventennale della “Via del Sale”. Grandi emozioni alla serata di Gala con ospite Alex Zanardi e “solito” spettacolo la domenica in corsa con l’arrivo in tandem di Zanetti e Borrone. La gioia di Fantini: “Quest’anno per noi solo complimenti”

della 20ª Selle Italia Via del Sale non poteva che concludersi meglio, con un bellissimo arrivo fianco a fianco di Igor Zanetti e Marco Borrone, entrambi del team Cannondale-Gobbi-Fsa (staccato di 4 secondi il terzo classificato Giuseppe Corsello, del Gianluca Faenza team). In ambito femminile triplo podio del Team Somec-Mg.K Vis-Lgl, con la vittoria di Simona Parente , il secondo posto di Barbara Lancioni e la terza posizione di Odette Bertolin. Nel percorso medio da 107 km primo gradino del podio per Silver Lazzari del Team Rock Racing, seguito da Davide D’Angelo (Asd Team Go Fast) e Marco Trevisan (High Road Team Asd). Mentre tra le donne si aggiudica la vittoria della medio fondo Marica Tassinari del Team Passion Faentina. Seconda arrivata Michela Bergozza (Asd Hot Wheels Team), seguita da Enrica Furlan (Spezzotto Bike Team Morgantini World).

“Quando qualcuno condivide, tutti vincono!”. L’aforisma del tedesco Wolfgang Petersen ha dunque rappresentato al meglio i segni distintivi del tema della “Condivisione” scelto dagli organizzatori per l’edizione 2016, come ‘voglia di stare insieme’, di condividere la passione per la bici e di vivere insieme momenti irripetibili. Perché la parte migliore di ogni esperienza, che sia un viaggio o una gara, è sempre nelle persone che si incontrano e nel piacere di vivere con altri le emozioni, la fatica, la gioia… e soprattutto il divertimento! Solidarietà Grande soddisfazione, dunque, come detto, per gli organizzatori per un’edizione che ancora una volta si chiude con ‘il botto’. Ma soprattutto un’edizione che ha saputo regalare davvero grandi emozioni, a partire a dal Gran Galà della ventesima Via del Sale che ha commosso e ‘rapito’ tutti i presenti. A partire dalla testimonianza dell’ospite

d’onore Alex Zanardi, che ha raccontato la storia della sua rinascita e della sua associazione BIMBINGAMBA Onlus, a cui saranno devoluti i fondi raccolti nell’edizione 2016 della Via del Sale, per ridare il sorriso a bambini che provengono da ogni parte del mondo, che hanno perso uno o più arti. Record di aziende partecipanti anche per il “Bicycle Show Expo”, la più grande fiera all’aperto d’Italia interamente dedicata al mondo della bici che ha visto più di 100 stand di marchi nazionali ed internazionali. Si è così concluso un grande weekend di sport e divertimento, che ha avuto come cuore pulsante del villaggio hospitality, la spiaggia del Fantini Club di Cervia. Neanche il tempo di rifiatare e già si pensa in grande per la 21ª edizione della manifestazione, che è in programma per il 2 aprile 2017. Le mille pre-iscrizioni disponibili si sono infatti esaurite in poche ore.


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DOMANDE A... A cura di Mario Pugliese

FABIO SACCHI

1) Tu hai preparato le volate per Cipollini e Petacchi: chi era il più forte? Cipollini 2) Chi è oggi il velocista migliore del mondo? Alexander Kristoff 3) E quello sul quale punteresti in futuro? Il giovane colombiano Fernando Gaviria 4) Nibali o Aru? Aru

Fabio Sacchi è un ex ciclista professionista. Ha corso per il Team Polti, vincendo una Coppa Bernocchi (1998). Nel 2001 con il team Saeco fu gregario di Mario Cipollini. Disputò con la maglia azzurra la prova in linea del Campionato del Mondo 2002, vinto da Mario Cipollini. Ha gareggiato per la Fassa Bortolo, vincendo una Milano-Torino, nel 2006 e 2007 ha militato nel Team Milram. Durante il periodo di militanza in queste due squadre fu uno dei componenti del “treno” di Alessandro Petacchi.

5) Hai corso contro grandissimi campioni: Pantani, Armstrong, Indurain. Qual è quello che hai ammirato di più? Lance Armstrong 6) Team Polti, Saeco, Fassa Bortolo e Milram: qual è la squadra che ha visto il miglior Sacchi? La Fassa Bartolo del secondo anno

7) A cavallo del millennio hai vinto qualche corsa di rilievo. Con il senno di poi, se ad un certo punto della tua carriera non ti fossi messo a disposizione dei grandi velocisti, oggi avresti in bacheca qualche corsa in più? No, perché ho sempre pensato che il mio ruolo ideale fosse quel del gregario 8) La vittoria nella quale il tuo contributo è stato più determinante? Direi la Milano-Sanremo vinta da Petacchi 9) Il più grande rimpianto della carriera? Il sesto posto al Giro delle Fiandre. Mi beffarono ad un chilometro e mezzo dall’arrivo. Fino a quell’istante ero convinto di giocarmi almeno il podio 10) Che effetto fa vincere la Nove Colli? Proprio nessuno

Fabio Sacchi


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3EPIC TRE CIME DI LAVAREDO CYCLING ROAD

BRIVIDI

INALTA QUOTA

L

l 4 giugno, nella splendida località montana di Auronzo di Cadore, incantevole meta turistica incastonata nel cuore delle Dolomiti bellunesi, si svolgerà la prima edizione della “3Epic – Tre Cime di Lavaredo Cycling Road”. Sotto l’egida dell’Acsi, il Team Pedali di Marca ha organizzato una manifestazione di grande fascino che, benché appena nata, già si annuncia un grande successo. Il “valore aggiunto” della manifestazione è senza subbio il territorio in cui è disegnato il percorso, ovvero 130 chilometri e spiccioli (con un dislivello di 4273 metri) che si snodano lungo le località più belle del bellunese. Si parte, come detto, da Auronzo di Cadore, per proseguire poi verso Danta di Cadore, Campitello, Santo Stefano di Cadore, Mare, Costalta - Panoramica del Comelico, Costalissoio, Costa, San Nicolò, Padola, Passo Sant’Antonio, Auronzo, Palus San Marco,

Misurina, Carbonin, Cimabanche, Cortina d’Ampezzo, Passo Tre Croci, Misurina, Parcheggio Monte Piana con arrivo al rifugio Auronzo alle Tre Cime di Lavaredo. Per chi desidera un tracciato un po’ più soft c’è il “Panoramic Ride” di 93,8 chilometri e 3.392 metri di dislivello. Questo il tracciato: Auronzo di Cadore, Danta di Cadore, Campitello, Santo Stefano di Cadore, Mare, Costalta - Panoramica del Comelico, Costalissoio, Costa, San Nicolò, Padola, Passo Sant’Antonio, Auronzo, Palus San Marco, Misurina, Parcheggio Monte Piana, Rifugio Auronzo alle Tre Cime di Lavaredo. Infine, per chi vuole concedersi una bella passeggiata ecco pronta la versione “Express Ride” di 33 chilometri con partenza sempre da Auronzo di Cadore e passaggio a Misurina e al Parcheggio Monte Piana, per arrivare - come tutti - al suggestivo rifugio Auronzo alle Tre Cime di Lavaredo.

La quota di iscrizione è di 60 euro, che comprende anche il pacco gara con lo smanicato tecncico underwear della “SIXS”. Si tratta, come detto, di una corsa di grande fascino perché si svolge su un territorio di rara bellezza. In questo angolo di Dolomiti, è possibile visitare il Lago di Misurina, il più grande lago del Cadore, celebre per il suo micro-clima, le Tre Cime di Lavaredo che dopo la lunga stagione invernale - durante l’estate diventa la base ideale per effettuare escursioni di ogni genere, dalle tranquille gite tra pascoli e boschi di larici a quelle più impegnative in alta quota. Ma molto suggestivi, anche nella stagione più calda, sono i comprensori sciistici di Dolomiti Superski oppure, per gli amanti della storia, appena a nord di Misurina, raggiungibile anche con servizio navetta, c’è il Monte Piana, che racconta la tragedia della Prima Guerra Mondiale: l’altipiano è considerato, infatti,


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A cura della Redazione

Il 4 giugno ad Auronzo di Cadore, nel cuore delle Dolomiti bellunesi, la prima edizione di una manifestazione che promette emozioni

un vero e proprio “museo all’aperto”, mentre il Rifugio Bosi ospita un piccolo museo privato con reperti del periodo bellico. Il 9 luglio 1974 cadde tra le Tre Cime e il monte Paterno un elicottero Bell 206 dell’Esercito Italiano (sigla “EI613”), pilotato dal Capitano Pier Maria Medici dell’ALE. A bordo inoltre vi erano due Ufficiali di SM della Brigata alpina “Tridentina” (Ten. Col. Renzo Bulfone Ca. S.M. della Brigata e il Magg. Gianfranco Lastri Capo Ufficio OAIO). A memoria dell’incidente, tra i due monti si trova una lapide commemorativa, composta anche dalle stesse pale dell’elicottero. Nel mese di settembre numerosi giovani da tutto il mondo si ritrovano sul Monte Pina per l’ “Highline Meeting”, proponendo un nuovo modo di vivere la montagna in maniera pacifica e festosa. Ma da segnalare è anche la 44ª edizione della “Camignada poi siè refuge” in programma il 7 agosto, una corsa in monta-

gna non competitiva di 30 km organizzata dal CAI Auronzo e che si svolge con partenza d Misurina, passando sotto le Tre Cime, il Paterno, la Croda dei Toni per poi arrivare ad Auronzo. Il 18 settembre, infine, c’è la Misurina Sky Marathon, l’unica gara che effettua un giro completo delle Tre Cime di Lavaredo (Patrimonio dell’Unesco) su un tracciato di 42 Km di pura bellezza per un’esperienza indimenticabile. L’epicentro della manifestazione, tuttavia, restano le Tre Cime di Lavaredo (Drei Zinnen in tedesco; Tré Thìme in dialetto cadorino), ovvero tre delle cime più famose delle Dolomiti. Sono considerate tra le meraviglie naturali più note nel mondo dell’alpinismo. Situate al confine tra l’estremo nord della provincia di Belluno e l’Alta Pusteria in Alto Adige, le Tre Cime di Lavaredo sono forse le montagne più conosciute al mondo, le più fotografate e le più presenti sulle cartoline e sui calendari. Facilmente raggiungibili e storicamente importanti, sono da sempre una meta turistica molto frequentata dagli amanti della natura per i panorami offerti e per quella loro struttura così unica. Le Tre Cime sono facilmente accessibili sia dalla provincia di Belluno, da Auronzo e dal lago di Misurina, sia dalla Val di Sesto e da Dobbiaco. Al centro della provincia di Belluno, sono state per moltissimo tempo di “proprietà” del comune di Auronzo, ma a partire dal 1752, sono state suddivise in due: la parte settentrionale è diventata oggi di competenza del comune di Dobbiaco, quella meridionale del comune di Auronzo. Per raggiungere le Tre Cime si può percorrere la strada a pedaggio che parte da Misu-

rina e porta fino al rifugio Auronzo, dotato di parcheggi per auto, camper e pullman. Per chi preferisce invece raggiungere le Tre Cime a piedi, diverse sono le soluzioni: dalla Valle della Rienza e dal Lago di Landro, dalla Val Fiscalina, dal rifugio Tre Scarperi a Sesto, dal rifugio Pian di Cengia, oltrepassando il rifugio Comici, da Auronzo lungo la Val Marzon e poi lungo il Vallon di Lavaredo. Due sono i rifugi nei pressi delle Tre Cime, l’Antonio Lucatelli e l’Auronzo. E diversi i laghetti che si possono ammirare. Oltre ad essere meta di escursionisti e turisti, da sempre le Tre Cime di Lavaredo hanno attirato appassionati scalatori e intrepidi alpinisti. Le sue vette iniziarono ad essere esplorate a partire dal 1860. Il primo scalatore fu Paul Grohmann, accompagnato dalla guida Michel Inerrkofler, che scalò anche le due cime più piccole. Le prime vie furono classificate di I e II grado e restano oggi alla portata di molti alpinisti. Il vero boom inizia poco prima della Prima Guerra Mondiale con Angelo Dibona, Paul Preuss e Hans Dulferche aprono vie catalogate di V grado. Dopo la Grande Guerra, l’impresa più stoica spetta ad Emilio Comici e a Giuseppe e Angelo Dimai che scalarono la parete nord della Cima Grande. Successivamente, Comici diede vita ad una delle scalate più celebri , quella dello Spigolo Giallo lungo il versante sud della Cima Piccola, di VI grado. Nei decenni successivi vengono aperte le direttissime alla Cima Grande e alla Cima Ovest Info 0422 1760252 - www.3epic.it - segreteriagara@pedalidimarca.it (iscrizioni) info@3epic.it (info Point)


70 A cura della Redazione

“LA MOSERISSIMA”

IL CICLISMO SI È FERMATO AL

A luglio torna la ciclo-storica di Trento, il raduno vintage che rende omaggio alla dinastia dei Moser. Tanta passione e un solo diktat: vietato gareggiare con biciclette con meno di 30 anni

1987 Photo by Newspower

“L

a Moserissima” è la ciclostorica di Trento, un raduno cicloturistico internazionale non competitivo con un solo ed unico diktat: deve essere disputato con biciclette da corsa d’epoca, ovvero costruite rigorosamente prima del 1987. La manifestazione nacque per celebrare i dieci anni de “La Leggendaria Charly Gaul”, il successo e gli applausi riscossi nella prima edizione furono molti e gli organizzatori riproporranno l’evento anche il 16 luglio prossimo. Unica tappa del Trentino Alto Adige ad essere patrocinata dal Giro d’Italia d’Epoca, la corsa si snoda su un percorso disegnato ad arte da uno dei più grandi campioni del ciclismo nostrano ed un simbolo del Trentino: Francesco Moser. Un atleta che - assieme alla propria famiglia - ha scritto la storia del ciclismo. Ignazio Moser e Cecilia Simoni ebbero ben dodici figli, quattro di questi diventarono professionisti del ciclismo, Aldo Moser nacque nel 1934 e vanta dodici successi in carriera, per quattro volte fu azzurro ai Mondiali su strada, per quindici partecipò al Giro d’Italia e per due volte ottenne la maglia rosa. Enzo Moser, classe 1940, ha conquistato una vittoria da professionista

al Giro del Trentino e la maglia rosa per due tappe. Diego Moser, classe 1947, quattro stagioni da pro, fino ad arrivare allo strabiliante curriculum di Francesco Moser, il corridore italiano più vittorioso di tutti i tempi con ben 273 vittorie, tra le quali due titoli iridati, uno su strada ed un inseguimento su pista, tre Parigi-Roubaix consecutive, una MilanoSanremo, un Giro d’Italia e 57 giorni in maglia rosa. Una tradizione proseguita anche da una parentela che forse non tutti conoscono, quella con Gilberto Simoni, cugino di secondo grado di Francesco, Aldo, Diego ed Enzo, nonché vincitore di due Giri d’Italia ed uno dei corridori a riuscire a trionfare in almeno una tappa in tutti i grandi giri, costruendo una buona parte dei successi sulle propri doti di scalatore nei tratti di montagna. Il papà del “Gibo” era cugino di Cecilia Simoni, la madre dei Moser. La “dinastia” non è finita qui poiché Moreno e Leonardo, figli di Diego, sono stati professionisti, mentre Ignazio, ritirato dal mondo ciclistico nel 2014, assieme ai fratelli Carlo e Francesca ed al cugino Matteo, gestiscono l’azienda agricola del padre Francesco Moser a Maso Villa Warth, tappa di passaggio e degustazione de “La Moserissima”, assieme alla cantina

Cavit, anch’essa tappa di ristoro lungo il percorso. Il fascino del vintage in un evento unico organizzato dall’Asd Charly Gaul Internazionale, ApT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi. Immancabile la partenza in Piazza Duomo, con la città di Trento protagonista con una fitta rete di piste ciclabili, strade bianche immerse nella natura rigogliosa, ed i passaggi caratteristici sulle strade sterrate. Le biciclette da corsa d’epoca utilizzate dai corridori dovranno avere le seguenti caratteristiche: essere prive di cambio o avere le leve del cambio sul tubo obliquo del telaio o sulle estremità del manubrio, i pedali muniti di fermapiedi e cinghietti, con il passaggio dei fili dei freni all’esterno del manubrio. I partecipanti dovranno inoltre indossare un abbigliamento ‘consono’, ovvero maglie e calzoncini di lana, evitando indumenti troppo moderni o costituiti da materiale tecnico di recente ispirazione. Questi sono altresì invitati a curare anche la scelta degli accessori, come scarpe, cappellini e borracce, il casco sarà l’unico ‘attrezzo’ contemporaneo consentito alla manifestazione. Le iscrizioni sono disponibili al sito dell’evento www.lamoserissima.it alla quota di 38 euro. Info suwww.lamoserissima.it


UCI Gran Fondo World Series è il nuovo nome della UCI World Cycling Tour, in cui i ciclisti dilettanti e masters possono qualificarsi per i Campionati del Mondo Gran Fondo UCI. Se finiscono nel primo 25% del loro gruppo di età, hanno diritto di correre per la maglia iridata UCI ambita per ogni gruppo di età. Le serie sono accessibili senza nessuna licenza.

IL CALENDARIO 2016 11-13 Set 2015 13 Set 2015 18 Ott 2015 11-13 Mar 2016 2 Apr 2016 22-24 Apr 2016 6-8 Mag 2016 26 Mag 2016 27-29 Mag 2016 29 Mag 2016 4-5 Giu 2016 10-12 Giu 2016 10 Lug 2016 15-17 Lug 2016 1-4 Set 2016

Poznan Bike Challenge Amy’s Granfondo Amashova Durban Classic UCI Gran Fondo World Series Perth Forrest Grape Ride Rhodes Gran Fondo Tour Gran Fondo Denmark Road Brazil Ride Grey County Road Race L’Albigeoise Tour of Cambridgeshire, Maraton Franja Niseko Classic La Leggendaria Charly Gaul Camp. Del Mondo Gran Fondo UCI

QUALIFICAZIONI PER 2017 10-11 Set 2016 11 Set 2016

Poznan Bike Challenge Amy’s Granfondo

Poznan, Polania Lorne, Australia Durban, Sud Africa Perth, Australia Marlborough, Nuova Zelanda Rhodes, Grecia Helsingor, Danimarca Botucatu, Brasile Blue Mt.Village, Canada Albi, Francia Peterborough, Regno Unito Ljubljana, Slovenia Niseko, Giappone Trento, Italia Perth, Australia

Poznan, Polania Lorne, Australia

www.ucigranfondoworldseries.com



Tour of Croatia 2016 - Photo by Bettiniphoto


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POLVERE DI STELLE

MARIO VICINI,

L’INCUBO DEI FRANCESI A cura di Mario Pugliese

Al Tour del 1937, per favorire Lapebie, gli organizzatori transalpini gli inflissero un minuto di penalità. Arriverà secondo, ma quella Grand Boucle sarebbe stata sua. Storia di un cesenate dai capelli rossi che si ribellò a Bartali e che si arrese solo davanti alla guerra

Mario Vicini

O

rgoglioso e cocciuto, ma anche “guascone” e solare. Per questi tratti distintivi del suo carattere, Mario Vicini è stato definito dal grande giornalista Giuseppe Ambrosini “il più romagnolo dei corridori”. Un ritratto fedele ed appassionato del “gag ad Gabeira”, come veniva chiamato il fortissimo ciclista cesenate per via del colore arancione dei capelli e del soprannome della famiglia, si trova tra le pagine de “La Romagna del pedale”, il libro con cui Dino Pieri ha salutato l’ultimo arrivo del Giro d’Italia a Cesena. Ottimo scalatore e passista affidabile già tra i dilettanti, negli anni compresi tra il 1933 e il 1935, Vicini conquista più di trenta vittorie. Non avendo un grande spunto finale, il rosso di Cesena parte spesso da solo a diversi chilometri dal traguardo, rifilando ai rivali distacchi abissali. I suoi finali sono, spesso, incredibili: quando gli avversari restano col serbatoio vuoto e si aggrappano alle ultime stille di energie per tagliare il traguardo, lui - come punto da una tarantola - inserisce la marcia e, macinando una velocità impressionante, fa il vuoto die-

tro di sé. Una prova di forza talmente schiacciante che qualche rivale, frustrato dalle continue bastonate, arrivò a malignare che, dietro a quei finali al fulmicotone, potesse nascondersi l’utilizzo galeotto di qualche aiutino artificiale, quello che i pionieri del ciclismo chiamavano la “bomba”. L’esordio tra i professionisti avviene nel 1936, quando conquista il 17° posto assoluto al Giro, arrivando 2° tra gli isolati e guadagnandosi un posto nella squadra “Ganna” per l’edizione successiva. Il Giro del 1937, però, non regala grandi emozioni a Vicini che, dopo un avvio positivo, si ritira nella tappa Rieti-Roma a causa di una caduta lungo la discesa di Rocca di Papa. Rimessosi dall’incidente, viene chiamato nella squadra nazionale per il Tour de France. Ai corridori, nella corsa francese, viene chiesto esplicitamente di sostenere Bartali, vincitore delle ultime due corse in rosa. Gli ordini sono chiari, ma e “gag ad Gabeira” poco incline ai sacrifici del gregariato - non ci sta: cede il posto a Romanatti, gregario fedele di Bartali, per correre come isolato. Nelle prime tappe di pianura non brilla, ma

quando iniziano le salite si capisce che il ciclista cesenate è in vena di imprese temerarie. All’indomani del ritiro di Bartali, vittima di una grave caduta, nella più tremenda delle tappe alpine, la Briançon-Digne, Vicini parte dalle retrovie, stacca a uno a uno tutti gli avversari e, davanti ai soliti francesi “che s’incazzano”, conquista la maglia gialla. Un’ora dopo l’arrivo, però, ecco la beffa: i commissari di gara “scoprono” che a Vicini era stata inflitta una penalità di un minuto il giorno precedente e così lo retrocedono al secondo posto. E’ solamente una delle tante scorrettezze dei giudici di gara francesi, che danneggiano platealmente i corridori favoriti, a volte anche senza fornire motivazioni, per avvantaggiare il connazionale Lapebie, sostenuto in diverse salite da un “servizio organizzato di spinte” subdolamente ignorato dai commissari. La squadra belga - bersagliata dai “colpi bassi” - si ritira per protesta, ma Vicini continua eroicamente piazzandosi alle spalle del “campione” francese. Ma per i cronisti più imparziali dell’epoca, il vincitore morale della Grand Boucle è lui. L’anno successivo una brutta caduta gli rovina un Giro promettente e al Tour un’incredibile serie di forature lo mette fuori causa nella tappa decisiva. La riscossa è dietro l’angolo: nel 1939, infatti, dopo un terzo posto al Giro, trionfa al Giro del Lazio e si consacra campione d’Italia. Nel 1940 il ciclismo conosce il grande talento di Coppi, che domina il Giro, trovando l’unico vero avversario proprio in Vicini, che sferra una terribile offensiva in due tappe. E’ una delle sue ultime imprese: l’arrivo della guerra e gli anni successivi vedono emergere altri campioni più giovani e lo penalizzano proprio nel cuore della sua luminosa carriera, ma il ricordo del grande ciclista cesenate, capace di esaltare i tifosi nei bar e nelle strade, non sbiadisce.


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INBICI TOP CHALLENGE

BUONA LA

PRIMA

È

stato il classico “inizio col botto” per l’InBici Top Challenge, il nuovo circuito granfondistico nazionale che riunisce, sotto un’unica insegna, alcune tra le più importanti Gran Fondo d’Italia. Il battesimo ufficiale si è celebrato lo scorso 3 aprile a Cervia, teatro della ventesima edizione della Granfondo Selle Italia “Via del Sale”. Una cornice di grande prestigio per il neonato circuito che ha subito definito le sue prime graduatorie, con l’assegnazione delle maglie di leader per le varie categorie dei percorsi Granfondo e Mediofondo. Nel percorso Mediofondo, dopo una sola prova disputata, guida la classifica parziale il fortissimo Silver Lazzari, portacolori

della Rock Racing, mentre tra le donne comanda Ilaria Sabbatani, punta di diamante dell’Asd Bike Innovation Squadra Corse. Nel percorso Lungo Uomini la maglia di leader è per il momento sulle spalle di Gianni Catalano del Team Promotech Shopto, mentre tra le donne la prima a vestire la casacca di leader è stata Barbara Genga della ASD Team Fausto Coppi Fermignano. Le classifiche complete sono comunque consultabili sui canali di comunicazione ufficiali dell’Inbici Top Challenge, ovvero www.inbicitopchallenge.net o sulla pagina Facebook www.facebook.com. L’organizzazione dell’Asd Inbici Cycling Team rivolge “un ringraziamento specia-

le” all’azienda Pissei, che ha realizzato le maglie ufficiali dell’InBici Top Challenge, e a Xerpa, che ha fornito i prodotti per le premiazioni ai primi due classificati assoluti delle graduatorie. I leader di fascia, contraddistinti dalle maglie rosse per le granfondo e dalle maglie gialle per le mediofondo, dovranno indossare la casacca ufficiale per avere accesso alla prima griglia in occasione delle seconda tappa del circuito, la Granfondo della Vernaccia, che si disputerà domenica 8 maggio a Colle di Val d’Elsa, nel cuore della campagna senese. Dopo la Gran Fondo della Vernaccia, il terzo appuntamento è in calendario per il 29 maggio con la Gran Fondo di San Benedetto, disegnata tra le palme del suggesti-


77 A cura della Redazione

Lo scorso 3 aprile a Cervia ha inaugurato il neonato circuito granfondistico. Aspettando la Vernaccia, ecco chi ha indossato le prime maglie da leader

I leader di categoria percorso lungo

Immagine del gruppo sulle strade della Granfondo Vernaccia - Photo by PlayFull

vo lungomare marchigiano. Il 5 giugno, invece, il circuito fa tappa sugli appennini romagnoli, al confine con Marche e Toscana, dove a Bagno di Romagna si corre la Gran Fondo del Capitano. Poi si torna nelle Marche, tra gli inestimabili tesori Unesco di Urbino che, il 26 giugno, ospita la Gran Fondo Straducale. Gran finale il 17 luglio a Trento con la Gran Fondo Charly Gaul, prova regina del 1° INBICI TOP CHALLENGE, che assegna punteggio doppio nella classifica finale. Alla consolle organizzativa, come detto, l’Asd Inbici Cycling Team che - in virtù di una lunga esperienza nel mondo del ciclismo - ha selezionato per questo nuovo circuito alcune tra le gran fondo più importanti del Belpaese: “E’ stato un inizio

Leader di categoria percorso medio

davvero promettente - spiega il fondatore del circuito Maurizio Rocchi - partire in un’occasione così suggestiva come la 20ª edizione della Via del Sale ha subito regalato ai nostri abbonati una cornice esaltante. Sul piano organizzativo tutto è andato per il meglio e sono convinto che anche alla Gran Fondo della Vernaccia, nella splendida località di Colle Val D’Elsa, i nostri corridori vivranno un’altra indimenticabile giornata di sport”. Ricordiamo, intanto, che lo scorso 24 apri-

le si è svolta la Gran Fondo dell’Isola d’Elba, prima tappa dell’Elbabiketour, a cui tutti gli abbonati dell’InBici Top Challenge potevano partecipare gratuitamente. Una promozione che fa il paio con quella dell’11 settembre, quando in terra austriaca (nella località tirolese di Kufstein) si correrà la “prova jolly” del circuito: la Kufsteiner Land Radmarathon. Anche in questo caso, infatti, tutti gli abbonati dell’InBici Top Challenge potranno partecipare gratuitamente alla manifestazione.


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LOCMAN

AL POLSO LO STILE S

tile, ricerca, sviluppo e made in italy. Anzi… made in Elba. Perché è proprio nella splendida isola dell’arcipelago toscano che, nel 1986, è nata quella che oggi è una delle case orologiere italiane più famose del mondo, un brand che ha fatto della fusione di antiche tradizioni e nuove tecnologie il suo segno distintivo. Un marchio che, in un mercato difficile e molto competitivo, si è fatto apprezzare rapidamente in tutto il mondo, al punto che oggi Locman vanta punti vendita non

solo nelle più prestigiose vie dello shopping di Milano e Firenze, ma è diffuso anche a Tokyo e New York. Gli orologi Locman si riconoscono al primo sguardo. Sportivi, ultra-leggeri, resistenti ed eleganti, sono l’accessorio ideale per chi è alla ricerca di qualcosa di unico, di tendenza ma non vistoso. Proprio per questo sono sempre più spesso al polso di celebrities internazionali: da Jennifer Lopez a David Beckham fino a Dwayne “The Rock” Johnson, la lista dei clienti vip è veramente lunghissima.

Dal fascino retrò della serie “1960”, al modernissimo design super-sportivo dello “Stealth”, tutti i modelli Locman sono caratterizzati da una costante ricerca sui materiali, sul design e sui meccanismi di precisione che sono il cuore dell’orologio. Per raggiungere questi obiettivi di eccellenza nel 2006 l’azienda ha creato proprio all’Elba la Scuola Italiana di Orologeria. E’ nella sede affacciata sullo splendido golfo di Marina di Campo che vengono progettati gli orologi per tutte le collezioni del catalogo dell’azienda della famiglia


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Sede Locman

Nasce nel cuore dell’Isola d’Elba uno dei simboli più apprezzati del “Made in Italy”. Storia di un orologio che, per design e ricerca dei materiali, ha fatto scuola nel mondo

Mantovani. E’ qui che si sperimenta l’efficienza delle leghe high-tech e di metalli come il carbonio e il titanio, qui gli ingegneri affinano i delicati ingranaggi che assicurano l’assoluta precisione dei cronografi Locman Il “Montecristo”, dedicato all’isola vicina all’Elba nota anche per il romanzo di Alexandre Dumas, è forse il modello più conosciuto. Dotato di un movimento meccanico elaborato dalla Scuola Italiana di Orologeria, si contraddistingue per le sue caratteristiche tecniche che lo pongono in una fascia di alta gamma: la

cassa è una lega di titanio e acciaio speciale, i materiali sono totalmente anallergici (utilizzati in ambito chirurgico), la testata resiste a 10 atmosfere di pressione. Lo “Stealth 300 metri Carbon” è invece un subacqueo supertecnico che per le sue caratteristiche di design sportivo e leggerezza è molto apprezzato anche per l’uso quotidiano e rappresenta l’evoluzione del cronografo commercializzato da Locman nel 2003 che fu il primo al mondo con struttura in carbonio. Ispirato al famoso bombardiere invisibile, con cui condivide

diversi aspetti produttivi, questo gioiello di orologeria è il miglior testimonial possibile dell’impegno del marchio elbano nella ricerca sulle nuove tecnologie. Il contrasto fra il materiale della cassa e l’intreccio della fibra del quadrante donano allo Stealth un fascino tutto speciale che viene esaltato dall’attenzione ai particolari che si può riscontrare in tutte le finiture, dalla ghiera girevole ai pulsanti a vite che prevengono manipolazioni accidentali.


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TERRE DI CASOLE HOTEL CYCLE-FRIENDLY

IL NIRVANA

DELLE VACANZE A cura della Redazione

Incastonato nell’incantevole campagna senese, si trova l’hotel Terre di Casole, la dimora ideale per chi ama rilassarsi al suono della natura in un’atmosfera rilassante e familiare. E ad accogliere il cicloturista un pacchetto “all inclusive” di coccole e servizi

L’

hotel Terre di Casole - l’eldorado toscano dei cicloturisti più esigenti - è un’incantevole gemma incastonata in un piccolo Comune della Provincia di Siena - Casole d’Elsa borgo medioevale di circa tremila abitanti. Una realtà di confine storicamente contesa tra Volterra e Siena e poi, suo malgrado, coinvolta inevitabilmente nella celebre disfida tra Guelfi e Ghibellini. L’hotel offre un ambiente confortevole per chi ama rilassarsi al suono della natura, un’atmosfera accogliente e familiare per farvi sentire a vostro agio,

grazie anche ad angoli-salotto allestiti nelle aree comuni vicino al grande camino. Sorseggiare un aperitivo facendo quattro chiacchiere o godere della compagnia di uno dei numerosi libri d’arte a disposizione degli ospiti, renderà questi momenti di relax un puro piacere. Le quaranta camere dell’hotel (divise tra Deluxe e Superior) sono arredate con stile elegante ma contemporaneo e le tappezzerie - dai colori tenui - contribuiscono a creare un’atmosfera rilassante. La colazione, servita nella terrazza panoramica e nella veranda del Ristorante, offre ogni gior-

no un ricco buffet dolce e salato, arricchito di prodotti tipici della zona. La struttura è dotata di un’incantevole piscina esterna che si affaccia sulle colline della campagna senese completata da una vasca idromassaggio riscaldata ed una sauna. Tutto è immerso nel silenzio e nella tranquillità di un tipico giardino toscano, al riparo da sguardi indiscreti. Il Ristorante “L’Orto di Casole” offre una selezione dei piatti della tradizione toscana, rielaborati con leggerezza, semplicità e genuinità. Dopo un aperitivo al Green Bar potrete godervi una cena a lume di can-


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Alcune immagini dell’ Hotel Terre di Casole in provincia di Siena. www.hotelterredicasole.it

dela in veranda o sulla terrazza panoramica attigua, accompagnata da musica dal vivo o da una selezione di brani scelti per creare una magica atmosfera. L’orto allestito sul terrazzo è curato con passione e gli ortaggi, le spezie e gli aromi vengono usati dallo Chef per arricchire i suoi piatti. L’hotel Terre di Casole è una struttura ricettiva cycle-friendly, ovvero un albergo perfettamente attrezzato per soddisfare le specifiche esigenze dei cicloturisti che, in questo lembo di campagna senese, trovano i percorsi ideali per le loro passeggiate, ma anche per gli allenamenti

più impegnativi. Tra i servizi offerti il deposito sicuro per la bicicletta, l’assistenza tecnica per ogni tipo di riparazione, uno spazio attrezzato con tutto il necessario per interventi meccanici di tipo ordinario, lavanderia per abbigliamento tecnico con servizio di lavaggio quotidiano (effettuato al rientro dagli allenamenti o escursioni), angolo wellness, affitto biciclette, mappe con itinerari ciclistici a disposizione, assistenza medica, fisioterapia e massaggi, ristorazione ad hoc con menù energetici pre e post allenamento, servizio cestino snack per i percorsi più

impegnativi, cicloguide, accompagnatore per tour individuali e di gruppo (amatoriali e agonistici), emergency shuttle, proposte di esperienze dedicate a chi accompagna i ciclisti (musei, shopping, lezioni di cucina, degustazioni di vino, ecc.). L’albergo, dotato di una sala per riunioni riservate fino a 100 persone, è un “Pet Friendly Hotel”; è dunque ammesso il libero accesso dei cani a tutte le aree, con zona riservata nel ristorante, area esterna recintata, ciotole, cuscini e coperte a disposizione, per far godere anche a loro una vacanza di benessere e relax.



Tony Martin - foresta di Arenberg Parigi Roubaix 2016 - Photo by Bettiniphoto




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A cura della Redazione

La bicicletta come volano del turismo: Alessandro Bertagnolli - anima del circuito - spiega come si fa

ALESSANDRO BERTAGNOLLI

EMOZIONI IN ALTA QUOTA

Alessandro Bertagnolli presidente di Trentino MTB

C

hi è Alessandro Bertagnolli? Di cosa si occupa e qual è il suo ruolo nel circuito Trentino MTB? “Sono il presidente di Trentino MTB, una cooperativa capace di coinvolgere nel progetto sei associazioni sportive locali e, naturalmente, le Aziende per il Turismo del territorio. Malgrado sia in pensione, resto impegnato nella vita sociale all’interno delle banche di credito cooperativo in qualità di presidente e con altre attività di natura sociale. Questa è la mia attuale posizione. Ribadendo, poi, il concetto di associazionismo, le società che partecipano al nostro progetto sono dislocate nelle zone più svariate del Trentino, da Campiglio alla Val di Fiemme, dalla Val di Non alla Val di

Sole, sino a Folgaria e Lavarone e, non per ultima, la Valsugana. Chiaramente in questi casi c’è il coinvolgimento delle Aziende per il Turismo che credono fortemente nel nostro progetto, tanto da finanziarlo. Importantissima anche la presenza di Trentino Marketing, la società che gestisce il marchio Trentino dal punto di vista turistico e che partecipa anche in veste di finanziatore del nostro piano sportivo. Un progetto condiviso, poi, da una serie di partner e sponsor locali”. Com’è nato questo progetto e come si è evoluto negli anni? “L’iniziativa nasce dalle “ceneri” di una precedente esperienza che vedeva quale coordinatore un soggetto esterno, dopodiché questa storia è andata a chiudersi e,

per merito dell’ufficio stampa Newspower, il piano di lavoro è tornato in auge. Hanno immediatamente aderito cinque soggetti, quattro ex partecipanti al Rampitour d’Italia ed un nuovo partner come “La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme”, un ulteriore e prestigioso inserimento. Questo accadeva sette anni fa, si tratta ormai dell’ottava edizione che ci vede sempre protagonisti, con numeri importanti, anche se lo scorso anno per diverse ragioni, in primis la crisi economico-territoriale, abbiamo avuto una flessione. In quest’edizione possiamo invece parlare di una netta ripresa, grazie alla quale confluiscono copiosamente sul nostro sito le richieste di partecipazione, in maniera molto più sostenuta rispetto all’annata trascorsa.


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Alcuni volti dell’edizione 2015

Un po’ di statistiche: quanti corridori provengono dal Trentino, quanti da altre regioni e quanti, se presenti, da fuori Italia? “Incredibilmente non è il Trentino a farla da padrone, perché solamente il 30% dei bikers proviene dalla nostra regione, mentre chi predomina sono Veneto, Toscana, Emilia-Romagna e Lombardia, le zone più vicine a noi. Non abbiamo mai avuto modo di puntare sull’estero perché dovremmo dotarci di capacità e conoscenze linguistiche maggiori, nel rispetto delle altre nazioni”. Quali saranno le tappe protagoniste? “Si partirà dalla Val di Non con la fioritura dei meleti, la ‘ValdiNon Bike’ dell’8 maggio organizzata dalla ValdiNon SportGestion, il 12 giugno ci si trasferirà a Lavarone per

una tre giorni dedicata alla mountain bike e la ‘100 Km dei Forti’ sarà l’ultimo di questi tre appuntamenti; il 26 giugno ci si sposterà immediatamente in quel di Campiglio e Pinzolo, con un’altra doppia gara dopo quella lavaronese, con due percorsi impegnativi e suggestivi. Luglio sarà il mese di riposo dei bikers, mentre ad agosto si riprenderà con due appuntamenti, il primo, sarà “La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” del 7 agosto con partenza in Alto Adige ed arrivo in Trentino a Molina di Fiemme, nella gara con più partecipazioni in assoluto ed oltre 1500 concorrenti, quest’anno più che mai per i festeggiamenti del ventennale. Lasciata questa tappa d’inizio agosto, si riprenderà a fine mese con la ‘Val di Sole Marathon’ in un’altra contesa con due per-

corsi, prima della sfida conclusiva con la ‘3TBIKE’ di Telve Valsugana ad ottobre, e del gran finale con le premiazioni ufficiali in quel di Trento, una quindicina di giorni dopo”. Cosa avete fatto per riuscire a progredire e cosa farete per migliorare in futuro? “Diciamo che uno degli incentivi per la partecipazione è quella di dare dei bonus alle società sportive quando queste presenteranno le loro iscrizioni in modo ‘cumulativo’, un bonus importantissimo che va a scalare sul numero di concorrenti e che permette loro di partecipare con delle gratuità. Altri bonus riguarderanno il circuito: chi s’iscriverà a tutte e sei le tappe ne avrà una gratuita, tutte promozioni che ci permetteranno di avere delle risposte molto positive”.


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GIRO DELLE MINIERE

L’ALTRA

SARDEGNA A cura dei Gianluca Comandini

Nel Sulcis Iglesiente una quattro giorni dedicata agli amanti della natura più selvaggia

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li stereotipi fanno male. A chi li utilizza perché vede il mondo attraverso una lente deformante, ma anche a chi li subisce perché rischia di rimanere imbrigliato in una gabbia di preconcetti da cui è quasi impossibile evadere. Per anni la Sardegna è stata sinonimo di mega yacht e villaggi turistici e, proprio a causa di questi stereotipi patinati, non è riuscita a raccontare al mondo la sua vera essenza. Da qualche tempo, fortunatamente, il nuovo approccio al turismo che si sta facendo strada - fatto soprattutto di riscoperta di natura e tradizioni - ha scardinato l’assioma “vacanze in Sardegna=Costa Smeralda” e ha portato a svelare nuovi aspetti di questa meravigliosa perla verde incastonata al centro del Mediterraneo. Chi arriva sull’isola non si ferma più soltanto sulle sue meravigliose spiagge, ma si reca sempre più spesso nell’interno a scoprire le suggestioni che la natura selvaggia e incontaminata di questa terra sa regalare. Da questo punto di vista il Sulcis Iglesiente è una delle zone più interessanti dell’isola, un territorio che alterna il mare alla collina, i bellissimi paesaggi caratterizzati dalla rigogliosa macchia mediterranea all’archeologia industriale del Parco Geominerario delle antiche miniere di carbone. E’ indubbiamente questa varietà di aspetti che ha fatto il successo del Giro delle Miniere, la corsa a tappe

organizzata dalla Società Ciclistica Monteponi che, il prossimo 2 giugno, festeggerà la sua diciassettesima edizione assegnando il titolo FCI della gara contro il tempo. La manifestazione del Presidente Mascia, nata come piccola kermesse di livello regionale, è subito diventata uno dei punti fissi del calendario nazionale dei cicloamatori e anche quest’anno manterrà la tradizione che lega l’aspetto strettamente sportivo a quello della promozione turistica della Costa Verde, portando i ciclisti e i loro familiari a scoprire non solo le attrattive, ma anche gli squisiti prodotti della tradizione agricola e pastorale della Terra Sarda che, ovviamente, gli organizzatori dispenseranno in abbondanza nei pacchi gara e nelle premiazioni finali. Come è ormai consuetudine fra i circa 500 partenti previsti vi saranno atleti di livello nazionale e internazionale e diverse squadre provenienti da tutta Italia che si affronteranno per la vittoria della classifica generale che, novità di questa edizione, sarà stabilita non più in base ai punti ma dalla somma dei tempi delle quattro tappe. Fuoco alle polveri il 2 giugno alle 10 quando il primo cronoman partirà dal Comune di Villamassargia in direzione di Iglesias, 14 chilometri da percorrere chini sul manubrio per vestire la maglia tricolore. Il giorno successivo gli atleti se la vedranno con i 62 chilometri appena ondulati del cir-

cuito della Coppa “Città di Siliqua”, mentre sabato 4 staranno in sella per poco meno di 93 chilometri per la “Coppa Città di Villermosa”. Quasi certamente il momento della verità arriverà domenica con il Trofeo Parco Geominerario-Memorial Roberto Saurra che sarà dedicato al ricordo dell’ex commissario tecnico della nazionale azzurra Franco Ballerini. Partenza da Piazza Sella a Iglesias e poco meno di 60 chilometri prima di affrontare il primo strappo che porterà i concorrenti a scollinare i 492 metri del Passo Bidderdi. Tornati a valle i ciclisti inizieranno quasi immediatamente l’ascesa verso il passo Genna Bogai. Superati i 549 metri del punto più alto del percorso saranno solo un paio di saliscendi non troppo impegnativi a separarli dall’arrivo. Non c’è che dire, che siate mossi dall’agonismo o che desideriate semplicemente passare qualche giorno in sella in uno degli angoli più belli e meno noti del nostro paese, il Giro delle Miniere è un’occasione da non perdere per un “ponte” del due giugno fra vento, sole e mare. Per le informazioni ed iscrizioni Luigi Mascia cell. 348 9361032 www.girodelleminiere.it


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Le colline del Valle del Savio

ROMAGNA SLOW A cura della Redazione

Dimentichiamoci per un attimo spiagge e discoteche e andiamo alla scoperta di una terra antica che, tra le vestigia dei Malatesta e le bellezze delle sue colline, custodisce da sempre tesori sorprendenti. Da scoprire ovviamente in bicicletta

Q

uando si pensa alla Romagna, la mente scivola dolcemente verso la riviera, con i suoi parchi tematici, la movida serale, le distese infinite di ombrelloni sulla spiaggia e, in sottofondo, un po’ di liscio e un po’ di techno. I turisti più curiosi, invece, quelli che deci-

dono - saggiamente - di fare qualche chilometro in più verso l’entroterra, possono raccontare storie diverse, fatte di piccoli borghi ricchi di bellezze, di tradizioni e scorci impareggiabili tutti da scoprire. E’ questo il caso di Cesena, una gemma incastonata nel cuore di Romagna, a meno di 20 chilometri dall’Adriatico e alle falde delle

prime colline della Valle del Savio. Un punto di partenza ideale per scoprire una Romagna slow, molto diversa da quella - turistica e “discotecara” - radicata nell’immaginario collettivo. Prima di mettervi in sella alla vostra mountain bike prendetevi una giornata per apprezzare l’eredità lasciata alla città dal-


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la signorìa dei Malatesta che dominò, nell’opulenza e nell’aristocrazia, queste zone prima di passare il testimone allo Stato Pontificio. Concedetevi due pedalate nel parco che circonda la massiccia Rocca che domina il centro storico o immergetevi nelle antiche atmosfere della biblioteca Malatestiana patrimonio dell’Unesco edificata nel 1400. Oppure, se proprio siete impazienti di spingere sui pedali, riscaldatevi per il viaggio del giorno dopo affrontando l’impegnativa salita che porta all’Abbazia del Monte, posta sulla guglia dell’altro colle che domina la città e da cui si può godere una vista mozzafiato che si perde nel mare. L’indomani saranno i primi contrafforti dell’Appennino all’orizzonte a farvi da bussola. Seguendo le indicazioni per Roma abbandonerete la città in un susseguirsi di vigne e frutteti punteggiati di piccoli paesi. Superato il grazioso borgo di Mercato Saraceno, dopo pochi chilometri, vi ritroverete di fronte ad un bivio: a sinistra una ripidissima scalata che vi porterà nella località di Montepetra (minuscolo paese, ormai abbandonato, noto nella zona per i “Sassoni”, rocce sedimentarie risalenti a 50 milioni di

anni fa), mentre proseguendo sulla via maestra incontrerete la città di epoca romana di Sarsina, nota per aver dato i natali al commediografo Tito Maccio Plauto e per l’antica Basilica di San Vicinio, meta di pellegrinaggi per indossare il famoso collare taumaturgico del santo. Dopo una breve passeggiata per le strade della città rimettetevi sui pedali ed inerpicatevi verso la piccola diga del lago di Quarto per poi seguire, per un tratto, il corso del torrente Para. Una volta tornati sulla statale vi aspettano una decina di chilometri piuttosto agevoli fino a San Piero, la piccola frazione di Bagno di Romagna di grande importanza commerciale fin dall’antichità perché proprio qui si

incrociavano la “Sarsinate” (la via che portava all’Umbria) e la “Romipeta”, la strada che, attraversando l’Apennino presso il Passo Serra, giungeva fino alla Città Eterna. E qui, dulcis in fundo, seguendo le orme dei pellegrini, parte un percorso per MTB realizzato dal Club Alpino Italiano in grado di soddisfare i bikers più esigenti. Un anello che alterna boschi meravigliosi ai paesaggi lunari delle brulle cime dell’Appennino, portandovi dal Passo dei Mandrioli al Passo Serra, da Monte Coronaro a Verghereto, per poi tornare al punto di partenza dove potrete rifocillarvi con le specialità gastronomiche locali, come i famosi tortelli alla lastra e i piatti a base di selvaggina e funghi porcini.


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MTBNËSS RICERCA E INTEGRAZIONE

NASCE IN ROMAGNA LA PRIMA LINEA DI INTEGRATORI PER

MOUNTAIN BIKE A cura della Redazione

Dall’esperienza dei laboratori Santini di Cesena un campionario di prodotti dai nomi bizzarri ma dalla qualità assoluta

I

nomi delle referenze, mutuati dal tipico slang romagnolo, non devono depistare: anche se può sembrare stravagante chiamare un integratore “Tenbota!”, “Aisam!”, “Porbia!” o “Donca!, la nuova linea di prodotti di MTBNЁSS rappresenta - sul piano della qualità, del gusto e della digeribilità - la nuova avanguardia della ricerca applicata all’integrazione. I nuovi prodotti, infatti, sono stati formulati nei Laboratori Santini di Cesena dopo oltre venticinque anni di esperienza nel settore della integrazione specialistica. La linea, nata sotto la sigla di “Wellness in bicicletta”, è dedicata primariamente agli atleti della mountain bike: “Sul mercato degli integratori - spiega il Dott. Santini - non esistevano prodotti specifici per questa tipologia di atleti che, invece, hanno esigenze precise, in parte differenti rispetto ai ciclista da strada. Quella dei bikers è una disciplina impostata su forza e resistenza, che richiede scatti

ripetuti e movimenti calibrati in base alle caratteristiche dei tracciati. Pertanto, servivano prodotti incentrati, in particolare, sulla prevenzione dei sovraccarichi e sulla rapidità del recupero. Grazie ad un mix di principi attivi che supportano nell’organismo i fisiologici processi di compensazione, oggi finalmente anche i praticanti della mountain bike hanno a disposizione una gamma di integratori modulati in base alle loro particolari necessità”. MTBNЁSS nasce in una terra di grande passione per la bicicletta in tutte le sue declinazioni: quella Romagna che ha dato i natali al grande Marco Pantani, ma anche una terra che ospita le Gran Fondo più importanti. I nomi dei prodotti sono dunque un connubio tra la tenacia e l’ironia che, da sempre, caratterizzano i romagnoli, gente caparbia ma anche dotata di senso dell’umorismo: “La componente folcloristica però - chiarisce il Dott. Santini - si esaurisce qui”. I prodotti, realizzati seguen-

do una rigida filosofia formulativa, basata esclusivamente su principi attivi derivati da consolidate ricerche scientifiche, sono finalizzati in primis all’ottimizzazione dei processi di compensazione precatabolica e di recupero energetico e muscolare negli sport in cui prevale la componente di resistenza e forza resistente, come la mountain bike appunto: “L’utilizzo di principi attivi a dosaggi efficaci e l’azione sinergica degli integratori MTBNЁSS - conclude il Dott. Santini - permettono una risposta completa in ogni momento della preparazione e della competizione, grazie anche alla facilità di gestione dei tempi di assunzione e ai gusti originali e gradevoli”.


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BICIBUS TRENTO

TUTTI IN SELLA TRA

CITTÀ

LAGHI e MONTAGNE

L

a Provincia Autonoma di Trento e l’Azienda per il Turismo Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi - da sempre all’avanguardia nella sperimentazione di nuovi progetti legati al turismo - hanno “messo in rete” una grande novità per la prossima estate: un’immersione in bicicletta nel cuore delle montagne del Trentino. E così, intercettando i desiderata di molti vacanzieri, hanno deciso di mettere a disposizione degli appassionati delle due ruote un servizio navetta che colleghi, secondo itinerari prestabiliti, le località più belle e più “pedalabili” delle Dolomiti. La base di partenza del progetto è il paesaggio, un territorio poliedrico che offre

tutto ciò che un cicloamatore può chiedere a Madre Natura: dolci declivi per spensierate pedalate nei dintorni di Trento, salite mitiche per i grimpeur più esperti e panorami mozzafiato perché - tra uno strapiombo e un bosco di abeti - è bello fermarsi per un attimo e, col naso all’insù, godersi le meraviglie estive che offrono le guglie dolomitiche. Una rete di tracciati per ogni esigenza, disegnati su piste ciclabili lisce come biliardi. Tragitti ideali per le famiglie ma anche per i bikers più esperti che, su questi percorsi, possono vivere un’esperienza meravigliosa sulle due ruote alla scoperta di natura, cultura ed enogastronomia. Il nuovo Bicibus Trento – Sarche collega i

più bei paesaggi della Valle dei Laghi fino alle Dolomiti di Brenta (Patrimonio Unesco) e al Lago di Garda, con la sua offerta di classe che spigola tra alta gastronomia, sport e shopping. Nelle varie tappe potrete scoprire le bellezze della città di Trento (con il suo intatto patrimonio architettonico) e della sua montagna principe, il Monte Bondone, con la sua natura incantevole, le atmosfere relax, i sentieri escursionistici, le vie ferrate, i voli con il deltaplano e, soprattutto, gli incantevoli percorsi con la mountain bike per i più sportivi. Un ambiente che, da sempre, regala incredibili emozioni e molteplici possibilità di vita all’aria aperta. Gli hotel, rinnovati negli ultimi anni,


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Trento, Piazza Duomo - Itinerari tra storia, arte e scienza. Dai forti alla Grande Guerra ai musei più innovativi…identità del passato proiettate nel futuro

A cura della Redazione

La Provincia Autonoma di Trento e l’Azienda per il Turismo Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi hanno “messo in rete” una grande novità per la prossima estate: una “full immersion” in bicicletta nel cuore delle Dolomiti del Trentino Lago di Toblino Itinerari tra laghi e castelli. Lo splendore dei laghi e la maestosità dei castelli…natura, arte e storia uniti in un unico territorio.

completano l’offerta con centri benessere e proposte anche per i più esigenti. Il servizio navetta porterà i turisti anche nella Valle dei Laghi, habitat ideale per il cicloturismo, con i suoi laghi scintillanti, gli operosi villaggi, gli antichi castelli ed i scenografici rilievi montuosi. La Valle, fra l’altro, gode di una singolare varietà climatica che, declinando dal clima alpino a quello mediterraneo, offre un’ideale alternanza di ambienti naturali. Lo spettacolo offerto è un mosaico storico e naturalistico di inestimabile bellezza che accoglie il turista in ogni stagione dell’anno. Al ritorno è possibile pedalare nella caratteristica Valle dell’Adige e visitare la città di Rovereto con le sue storiche attrattive:

il teatro Zandonai, la biblioteca Tartarotti, il Museo della Guerra, la Campana dei Caduti, la Fondazione del Museo Civico ed il Museo di Arte Moderna e Contemporanea. Il servizio BICIBUS Trento – Sarche è attivo dal 1° maggio al 19 giugno 2016 nei giorni di sabato e domenica e dal 22 giugno al 18 settembre 2016 nei giorni di mercoledì, giovedì, venerdì, sabato e domenica. La tariffa per l’utente è pari a quella ordinaria del trasporto pubblico extraurbano e per la bicicletta è pari a 6,00 Euro a giornata. Nell’ambito del biglietto famiglia (nucleo famigliare composto da uno o due adulti e fino a 4 minori per un massimo di 6 utenti) il biglietto bici per i mi-

nori è gratuito. Un’iniziativa che punta a valorizzare una vacanza eco-sostenibile, in cui la bicicletta rappresenta il mezzo principe, quello che consente di visitare con una formula slow - gli scorci cartolina di una delle più belle regioni montane del pianeta. Una “full immersion” nella natura più selvaggia, ma scortati da un pacchetto di servizi che garantisce comfort e grande serenità. Info e prenotazioni APT Trento, Monte Bondone Valle dei Laghi - Tel. +39 0461 216000 info@discovertrento.it www.discovertrento.it


START & FINISH

Glorenza/Italy PARCOURS MORE INFO www.ortler-bikemarathon.it

51 km (1600 hm) 90 km (3000 hm)


Photo Newspower

MTB


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TRENTINO MTB

COMINCIA

LA SFIDA A cura della Redazione

Per concorrere alla classifica finale sarà obbligatorio partecipare ad almeno quattro delle sei prove in calendario. Il Challenge parte l’8 maggio con la “ValdiNon Bike”

“P

roprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell’azione stessa, vi scorre dentro”, disse il saggista e scrittore Haruki Murakami. È dunque nell’azione stessa di correre che si sviluppa l’‘esistenza’ di un biker, una passione agonistica innata, che non si ‘placa’ se non con la fatica e la gioia che si provano nel competere, anche perché

talvolta si scopre molto di più sul proprio carattere e potenziale nello spazio di una singola sfida sportiva, rispetto ad una vita intera… Trentino MTB mette alla prova gli atleti, e non in un’unica gara, ma nell’arco di un’intera annata, un challenge dedicato alle ruote grasse che richiama a sé partecipanti da ogni parte d’Italia, a cominciare dalle regioni limitrofe come Lombardia e Veneto, ma anche le zone del sud Italia hanno ‘sfornato’ qualche vincitore, come il lucano Vito Buono, trionfatore nella “3TBIKE” 2015. Sono a disposizione ancora per pochi gior-

ni alcune allettanti tariffe ‘cumulative’ per iscriversi a Trentino MTB, utilizzabili entro e non oltre il 6 maggio. I concorrenti che desidereranno ‘esibirsi’ in tutte e sei le tappe godranno della quota di 140 euro rispetto ai 168 euro previsti, mentre chi ne mancherà una soltanto potrà presentarsi ai nastri di partenza alla quota di 120 euro anziché 140 euro. Al momento dell’iscrizione sarà necessario indicare le gare in cui l’atleta intenderà partecipare, compresa la scelta dei percorsi, poiché una volta dato il via al circuito non si accetteranno modifiche. Sono state pensate alcune tariffe vantaggiose


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Photo by Newspower

anche per le squadre, le quali potranno usufruire dell’“Offerta Speciale Team” 3x2, che permetterà a team composti da sette a dodici atleti di registrare gratuitamente un concorrente ogni tre, mentre l’“Offerta Speciale Team” 2x1 include un’iscrizione gratis ogni due per gruppi con tredici o più bikers. Ogni annata di Trentino MTB prevede due contest, a rotazione, indicati come ‘jolly’, ovvero gare in cui il punteggio ottenuto dagli atleti verrà valorizzato con un aumento del 20%; la stagione 2016 proporrà per l’occasione la “ValdiNon Bike” e la “Dolomitica Brenta Bike”. Per concorrere alla

classifica finale sarà obbligatorio partecipare ad almeno quattro prove. Da segnalare, inoltre, la “Classifica dello Scalatore” riservata agli abbonati del circuito, con una salita ‘importante’ individuata e cronometrata in ogni sfida, che determinerà una graduatoria assoluta maschile e femminile. Le categorie ‘ammesse’ al circuito sono: “Junior” e “Master Sport Junior” (partecipazione permessa alle sole ‘classic’), “Open Agonisti”, “Femminile Unica”, “Elite Sport” e le classi da “Master 1” a “Master 6”. Bonus significativi sono dunque all’orizzonte per chi effettuerà tutte e sei le gare, il vero vantaggio per chi vorrà concorrere per un obiettivo importante… con 600 punti ‘messi in saccoccia’ per tutte e sei le gare, e 300 punti per cinque delle sei: attenzione perché i due bonus sono cumulabili, chi porterà a termine tutte e sei le competizioni dedicate alle ruote grasse dunque si porterà a casa 900 punti totali! Tutto questo e molto altro è Trentino MTB, sei tappe da mozzare il fiato, a cominciare dalla “ValdiNon Bike” dell’8 maggio, lo scenario d’apertura, una sfida ‘golden delicious’ di 43 km e 1.220 metri di dislivello che farà scaldare i muscoli ai bikers e togliere loro la ruggine invernale, sfiorare castelli, santuari e montagne, scorgere l’infinito dalla cima del Monte Arsen e fiondarsi nuovamente in direzione Cavareno, da dov’erano partiti. Alpe Cimbra protagonista del secondo appuntamento, con

la “100 Km dei Forti” del 12 giugno ‘spinta’ dagli itinerari ‘classic’ e ‘marathon’ sugli sterrati di Lavarone, Folgaria e Luserna, con le malghe e le fortezze belliche a fare da sfondo ad una serie di appuntamenti off-road inseriti nel “1000Grobbe Bike Challenge”. La “Dolomitica Brenta Bike” pochi giorni più tardi, il 26 giugno, completerà il primo tris di Trentino MTB lungo gli itinerari in musica “Pop” e “Rock”, fra la Val Rendena, Pinzolo e Madonna di Campiglio, al cospetto delle salite panoramiche “Number 1”, “Vertical”, “Panorama”, “Direttissima” e “Top Peak Graffer”, a 2261 metri. Poker con il ventennale de “La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” il 7 agosto a Molina di Fiemme, sul tragitto del trenino che collegava la Val d’Adige alla Val di Fiemme, ed una ‘preziosa’ lotteria a fare da contorno con numerosi premi ed una SEAT Ibiza per il più fortunato. Penultima sfida il 28 agosto in Val di Sole, sui percorsi “classic” e “marathon” con partenza da Malè, saliscendi e strade forestali fra la magnificenza delle Dolomiti di Brenta. Duello finale fissato al 2 ottobre, con la “3TBIKE” di Telve Valsugana, lungo sentieri ricchi di castagni tipici della zona, le sfumature autunnali ed una strana brezza a far capire ai bikers che è giunto il momento di concludere l’annata, tirare le somme e capire se l’“esaltazione della fatica” abbia dato o meno i frutti sperati.


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TEAM GIANT ALPECIN

PROFES SIONISTI

PER GIOCO A cura della Redazione

A metà aprile tra i vigneti di Caldaro due giorni di raduno agli ordini di Jorg Ludewig e con Maurizio Fondriest “cicerone”. Biciclette top di gamma ed assistenza tecnica da Pro Tour, ma sui pedali 50 cicloamatori amanti della birra e senza alcuna ambizione

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a componente agonistica è quasi del tutto assente ma, sul piano dell’organizzazione, dei mezzi meccanici a disposizione (Giant, ovviamente) e dell’assistenza tecnica, questa squadra potrebbe tranquillamente far invidia anche ad un team di professionisti”. Parola di Wladimir Belli, uno che - con i suoi 14 anni di professionismo - il mondo degli amatori l’ha sempre guardato dall’alto al basso. E invece, questa volta, Belli ha voluto esserci. E non si è affatto pentito. A Caldaro - tra il lago, i vigneti ed il vicino Passo della Mendola - il Team Giant Alpecin ha organizzato, a metà aprile, un raduno ciclistico di due giorni. Non per i professionisti alla John Degenkolb, bensì per i cicloamatori che prendono parte alle più importanti granfondo del mondo. Parliamo di 50 ciclisti – otto dei quali tesserati nel 2016 (a fronte di qualcosa come 1.500 domande d’iscrizione) – selezionati tra i lettori del magazine pubblicato in

Germania “Road Bike”. Rappresentate un po’ tutte le fasce: quella dei cicloamatori di alto livello, che hanno in calendario Amstel Gold Race, Gran Premio di Francoforte, Maratona delle Dolomiti, l’Etape du Tour de France e Tour de Pologne (prima del cosiddetto hero-event costituito dalla durissima Ötztaler Marathon), ma anche semplici “pedalatori” della domenica alle prime, primissime armi: “Tra gli otto elementi che abbiano selezionato quest’anno – spiega il direttore sportivo del Team, Jörg Ludewig, ex ciclista professionista con Gerolsteiner e T-Mobile e gregario di Mario Cipollini alla Saeco e alla Domina Vacanze – ci sono anche assoluti neofiti e un ragazzo un po’ sovrappeso, ma siamo sicuri che raggiungeranno tutti i loro obiettivi. Noi pedaliamo assieme, l’importante è divertirsi. E farlo in un luogo come Caldaro, per un cicloamatore, è proprio il massimo: l’ambiente incantevole, la varietà dei percorsi, il clima favorevole, la buona cucina e, ultimo ma non ultimo, il connubio tra il ciclismo e il vino sono

elementi che ci hanno spinto, dopo nove anni di Spagna, verso l’Oltradige”. Il ruolo di “Cicerone” sulle strade di Caldaro è toccato al campione del mondo di Renaix 1988, Maurizio Fondriest, che è anche testimonial per l’Italia dell’azienda famosa in tutto il mondo per i suoi shampoo alla caffeina. L’ex campione, assieme appunto a Wladimir Belli e al caposervizio delle pagine di ciclismo della Gazzetta dello Sport Luca Gialanella - ha accompagnato i granfondisti tedeschi sulle strade della 16esima tappa del Giro d’Italia 2016: la Bressanone - Andalo, in programma martedì 24 maggio: “E’ stato un raduno davvero interessante - conclude Belli - perché, anche se ero circondato da amatori, lo scenario mi ha ricordato, per diversi aspetti, i miei ritiri da professionista. In gruppo l’andatura era certamente più blanda e la sera quasi nessuno faceva ‘vita da atleta’ ma, in fondo, il ciclismo può anche essere interpretato in questo modo, anteponendo il divertimento ai rigorosi protocolli della preparazione”.



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ID MATCH BIKE LAB LA SCIENZA AL SERVIZIO

DELLA BICI A cura di Roberto Zanetti - Fonte di Ergoview

Id Match Bike Lab è il primo sistema al mondo di analisi biomeccanica, abbinato al ciclismo, completamente automatizzato che permette all’atleta di sfruttare al massimo le proprie potenzialità in sella alla bicicletta. COM’È FATTO ID MATCH Il sistema è composto da un apposito software (Id Match Analysis System), progettato e sviluppato nei laboratori di Ergoview, da un hardware con una telecamera 3D (3D K camera) e da un simulatore elettronico di assetto controllato dal PC (Id Match Smart Bike). Il simulatore consente di ottenere qualsiasi configurazione di set up in modo automatizzato. Esso è composto da quattro motori con tolleranza micrometrica che regolano la posizione della sella e del manubrio. In buona sostanza si tratta di un robot che gestisce, in completa autonomia, l’analisi antropometrica e biomeccanica restituendo una serie di informazioni dai dati analizzati. Id Match Smart bike è comandato da un software che consente la regolazione au-

tomatica del setup in funzione degli angoli di pedalata acquisiti con la 3D K camera. Id Match Smart Bike è il primo simulatore di setup per bicicletta che lavora in completa autogestione. Il funzionale aggancio rapido per sella e manubrio consente una rapida sostituzione degli accessori in modo tale da utilizzare sempre quelli più idonei. La speciale pedivella regolabile, invece, permette di predisporre la lunghezza ottimale prima di iniziare la valutazione mentre, il software di analisi biomeccanica e valutazione posturale, è comprensivo di speciale telecamera 3D. Il sistema – prima di iniziare la sessione test - esegue una anamnesi del ciclista e una valutazione antropometrica/funzionale completamente automatizzata; quindi, successivamente, verifica la posizione del ciclista consigliando le adegua-

te modifiche o interagendo direttamente con Id Match Smart Bike. LE PRINCIPALI CARATTERISTICHE DI ID MATCH: Id Match Analysis System è il primo software di analisi biomeccanica tridimensionale con studio degli angoli funzionali derivanti da una lunga esperienza di analisi muscolare elettromiografica. Il sistema acquisisce in maniera dinamica ed in tempo reale, senza l’ausilio di marker o indicatori luminosi, il valore dell’angolo compreso tra i singoli segmenti corporei restituendo una visione analitica delle catene cinetiche del ciclista durante la pedalata. Al termine della valutazione il sistema restituisce le coordinate della posizione ideale e la taglia dei componenti ideali - compreso il telaio - scegliendo da un


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data base di migliaia di prodotti. Questo sistema è flessibile e permette di essere utilizzato anche da soggetti meno esperti nella configurazione guidata o da soggetti maggiormente preparati sotto l’aspetto tecnologico; in entrambi i casi è possibile inserire all’interno di esso le proprie esperienze e conoscenze in materia. Il software Id Match Analysis System è pensato per un utilizzo veloce (al massimo trenta minuti per una valutazione automatica) - con un interfaccia moderna - che consente anche l’utilizzo touchscreen come, per esempio, si può fare con i più moderni tablet presenti attualmente sul mercato. E’ molto importante sottolineare che Id Match Analysis System può essere utilizzato con Id Match Smartbike ma, non solo, anche analizzando il ciclista sulla propria bicicletta montata su un rullo tradizionale. Il software riconosce automaticamente la presenza o meno di del simulatore e seleziona l’interfaccia in funzione della tipologia di output che deve proporre. PLUS DI ID MATCH: STARTUP Rappresenta la configurazione essenziale per lavorare e fare una analisi dettagliata dell’attività del ciclista. Il software e la telecamera 3D permettono di effettuare analisi approfondite ed ottenere utili informazioni per la messa a punto del ciclista sulla propria bicicletta.

BASE Un set completo di accessori necessari a una valutazione approfondita rendono la versione Id Match Bike Lab Base un’ottima soluzione utilizzabile anche per chi viaggia. EXPERT La presenza della Smartbike consente di apprezzare la completa automazione del sistema integrato. Una intelligenza artificiale che lavora pensa e genera risultati scientifici apprezzabili. Il primo e unico sistema al mondo completamente automatizzato. PROFESSIONAL E’ lo strumento ideale per chi opera nel settore biomeccanico. La completezza degli accessori consente di affinare l’analisi anche nei minimi dettagli, offrendo un supporto costante e continuo per l’atleta. SUPER PLUS E’ un vero e proprio laboratorio completo di “corner” dedicato e di tutti gli accessori necessari per lavorare scientificamente nelle migliori condizioni. Un ambiente di lavoro studiato per offrire la massima professionalità ed esperienza ad atleti di ogni livello - dagli amatori ai professionisti - che vogliono pedalare al massimo della performance.

LA FORMAZIONE: Id Match Certified Biomechanic Specialist è un corso più ampio che abbraccia tutte le tematiche della scienza biomeccanica e fornisce gli elementi per una conoscenza scientifica della materia. Verranno toccati tutti gli argomenti necessari all’apprendimento delle tematiche articolari e alla loro applicazione nel mondo del ciclismo. Verranno analizzati tutti gli strumenti che facilitano una analisi completa e la loro interpretazione. Il corso si articola in tre week end suddivisi in: • Biomeccanica del movimento umano • La valutazione biomeccanica e posturale • Applicazione pratica delle scienze biomeccaniche ed ergonomiche nel ciclismo • La durata sarà di trentasei ore e sei giorni. Al termine del corso verrà rilasciato l’attestato di Id Match Certified Biomechanic Specialist - posizionamento della ruota anteriore quando la bicicletta è montata sul rullo.

Il Produttore Distributore per l’Italia: Ergoview S.r.l. Human Wise Interface Via San Cristoforo 47522 Cesena (FC) Web site: www.idmatchbikelab.com


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RALLY DI ROMAGNA “GYPROC - SAINT GOBAIN”

RIOLO SUONA LA SETTIMA

Le maglie del Rally di Romagna

A cura della Redazione

Al Grand Hotel Terme si è svolta lo scorso 16 aprile la presentazione della settima edizione della corsa a tappe in mountain bike. Gli sponsor rinnovano in blocco la fiducia e il sindaco Nicolardi sottolinea lo sforzo dei volontari: “Questo evento è un patrimonio di tutto il territorio”

S

i è celebrata sabato scorso, nell’elegante cornice del Grand Hotel Terme di Riolo, la presentazione ufficiale della settima edizione del Rally di Romagna “Gyproc - Saint Gobain”. Presentata, con l’abituale brillantezza, dal giornalista Gianluca Giardini, la kermesse ravennate ha visto sfilare - uno dopo l’altro - i grandi protagonisti di un evento che, in sette anni, ha acquistato prestigio ed autorevolezza, diventando uno delle più importanti corse a tappe per mtb d’Italia. A fare gli onori di casa il presidente del Romagna Bike Grandi Eventi Stefano Quarneti, che ha illustrato le caratteristiche tecniche delle cinque tappe, ringraziando anche gli sponsor che, in alcuni casi, hanno già manifestato pubblicamente la volontà di investire nell’evento anche nei prossimi anni. E’ il caso dell’azienda Gyproc che, rappresentata dal dottor Sartor (direttore della cava di Casola Valsenio), ha speso parole di grande apprezzamento per il Rally di Romagna: “La corsa - ha detto - sposa perfettamente la nostra filosofia aziendale.

Operando sul medesimo territorio, incontrarci è stato inevitabile e sono sicuro che questa unione proseguirà ancora per tanti anni”. “Questo evento è un patrimonio per tutto il territorio”, ha invece spiegato il sindaco di Riolo Terme Alfonso Nicolardi che, dopo aver rivolto un accorato ringraziamento a tutti i volontari dell’evento (“senza i quali questa manifestazione non esisterebbe”), ha sottolineato in particolare la vocazione turistica di un territorio “che punta a divenire nei prossimi anni la capitale italiana della mountain bike”. Sulle politiche ambientali per i giovani si è invece soffermato Bianchini della Coop Reno, uno degli sponsor più fedeli della rassegna, mentre è una sorta di new-entry quella del Gruppo Hera che, attraverso la dottoressa Gaddoni, ha sottolineato la sintonia che esiste tra la mission della multiutility e quella del Rally di Romagna, da sempre portatore di un messaggio di amore per l’ambiente e di eco-sostenibilità. Dopo gli interventi dei rappresentanti di Decathlon e Six2 (due brand da sempre vicini alla manifestazione riolese) e del de-

legato regionale dell’Acsi (che ha portato i saluti dell’avvocato Emiliano Borgna), ha preso la parola Massimo Cipriani, responsabile fuori strada Fci dell’Emilia Romagna e Gino Dona Delgado, l’anima spagnola della kermesse, nonché mister Gobik, l’azienda che produrrà le cinque (bellissime) maglie ufficiali del Rally di Romagna, presentate sabato in anteprima. Presenti anche i rappresentanti istituzionali delle amministrazioni di Casola, Brisighella e Palazzuolo, i tre comuni toccati dall’evento, che hanno spiegato l’importanza di “fare rete”, concentrando gli sforzi di tutti su un evento che ha “importanti ricadute su Riolo Terme, ma anche sui paesi limitrofi”. Gran finale affidato a Davide De Palma, uno degli organizzatori più preziosi del Rally di Romagna che, dopo aver condiviso un divertente aneddoto ciclistico col presentatore Gianluca Giardini, ha ringraziato tutti gli amici del Rally di Romagna “che, grazie ad un impeccabile lavoro di squadra, hanno trasformato una scommessa in una grande realtà del ciclismo nazionale”.


TERME

Rally di Romagna

MTB

Riolo Terme 01- 05 Giugno 2016 MAIN SPONSOR

rallydiromagna.com

COMUNE DI RIOLO TERME




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DONNA IN BICI

IL RITORNO DI

ODETTE BERTOLIN Odette Bertolin vince la GF Bike Division 2015 - Photo by Fotostudio3

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a “donna in bici” del mese è laureata in scienze motorie, ha un passato nel mondo del ciclismo professionistico, ha partecipato a due Giri d’Italia e ad un Tour de France. Rientrata alle corse nella categoria amatori dall’anno scorso, Odette Bertolin sta mostrando la sua classe con un ruolino di marcia impressionante. Buongiorno Odette, ma soprattutto bentornata nel ciclismo. Come è nata la passione per le due ruote? Nasco come atleta nel mezzofondo veloce (400 e 800 mt) e cresco come triathleta per tre stagioni ottenendo buoni risultati. Lavoravo in proprio e avevo poco tempo a disposizione, quindi scelsi la bici per mantenermi in forma. Un pomeriggio, durante un’uscita sui pedali, incontrai un amatore il quale mi chiese se facessi gare. Alla mia risposta negativa mi invitò a provare. Quello stesso anno colsi oltre 30 vittorie nei circuiti amatoriali, tra i quali il campionato del mondo amatori fino ad approdare, all’età

di 23 anni, al professionismo su strada. Nel suo background ciclistico balza agli occhi un periodo (dal 2007 al 2013) in cui lei ha fatto parte della categoria professionisti, partecipando a Giro e Tour, non proprio due corsette. Che ricordo custodisce di quel periodo? Il ricordo della fatica, del sacrificio, delle rinunce, ma il tutto appagato dalle amicizie, dai bellissimi luoghi, dalle tifoserie a bordo strada, dai giochi di squadra, ai risultati ottenuti anche grazie al mio lavoro di gregaria, alla soddisfazione di portare all’arrivo al meglio il proprio capitano. Tutto questo è impagabile. Il fatto di essere stata Elite le ha imposto uno stop forzato di 2 anni prima di poter rientrare dal punto agonistico: crede sia corretto “fermare” un soggetto solo per la tessera Elite? No, è assurdo. Ritengo che se una persona decida di improntare la propria vita lavorativa come atleta non gli si debba in un futuro escludere la possibilità di continuare come

amatore con “l’aggravante” dello stop forzato, in quanto nel mio caso - da lavoratore - non dedico più la mia giornata alla bici ma ritagli di tempo che richiedono sacrificio e doppio impegno. Peraltro, il suo rientro è stato, come si dice, “col botto”. Nel 2015, facendo parte del Team Somec MgKvis, lei ha vinto 11 Gran Fondo a livello assoluto, tra cui spiccano le vittorie alla Pinarello, alla Gf Padova, alla Colnago, oltre a numerosi piazzamenti da top 5. Possiamo fare un bilancio di questa sua “seconda vita ciclistica? Sì. Possiamo fare un bilancio più che soddisfacente. Se nella categoria Elite correvo al servizio della mia capitana, ora finalmente godo nel correre per me stessa ed i risultati, grazie al sostegno della squadra e del mio fido scudiero Daniele, sono davvero appaganti. Il 2016 è già incominciato con un secondo posto assoluto a Loano: quali sono i suoi obiettivi per questa nuova stagione?


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A cura di Paolo Mei

Dopo i suontuosi trascorsi al Giro e al Tour, lo scorso anno è ripartita dagli amatori. Con la ricetta di sempre: passione, bici e fantasia Odette Bertolin

Sicuramente la prima parte di stagione sarà impiegata per migliorare e definire la preparazione, il calendario di gare è ricco ed io farò in modo di onorare al meglio l’intero anno puntando sull’aver due picchi di forma a maggio e nel finale a settembre. Quali sono le sue caratteristiche tecniche? Nata come passista veloce, le mie fibre muscolari si stanno evolvendo di anno in anno da rosse a bianche, “assottigliando” quella che è la mia naturale costituzione fisica per poter salire con più facilità le vette. Per primeggiare nella categoria amatori, si sa, i sacrifici sono tanti e molti atleti devono fare i conti con gli orari di lavoro: come gestisce il suo tempo libero e qual è il suo impiego lavorativo? Laureata in scienze motorie mi occupo di rieducazione fisica in un poliambulatorio. Il mezzo utilizzato per trasferirmi a lavoro è proprio la bicicletta, unisco così l’utile al dilettevole ottimizzando i miei tempi; ed in

base ai turni lavorativi prolungo gli allenamenti. Di necessità virtù. Differenze tra un’atleta della categoria Elite e una granfondista “top”? I due mondi sono davvero diversi. Da Elite si corrono molte gare a tappe, più brevi ma a velocità molto sostenuta, vi è molta pianura e poca salita. Nel mondo granfondistico l’esatto opposto. Si concentrano metri di dislivello davvero importanti su chilometraggi altrettanto significativi. Somec MgKvis, un team evoluto per il settore granfondo. Come si trova in questa squadra? Squadra storica da oltre 20 anni, il velo club, nello specifico il mio team Mgkvis Somec, mi ha accolta nel 2015 nella formazione supportandomi con tutto il materiale necessario permettendomi di crescere come atleta ed ottenere ottimi risultati. Sono stata insignita del premio “Atleta più combattivo” da parte della squadra e questo mi ha davvero onorata.

Odette, lei ama la libertà, la fantasia e l’essere indipendente. E poi, gli animali… Già, la bici per me è libertà, stile di vita e interiorità. Un viaggio in avanti. Spostare sempre un po’ più in là i propri limiti. Non aver paura del dolore. Ridere infilandosi in un temporale. Cadere e rialzarsi senza pensare alle botte. La carne guarisce ma l’arricchimento spirituale non ha eguali. Per me la bici è anche fantasia, ovvero improvvisare nei percorsi che possono cambiare in base all’umore del momento. Indipendenza perché impari l’arte dell’arrangiarti e poi loro... i miei jack Russell ed i miei mici che, con la loro sensibilità, hanno fatto di me una donna migliore. Sogno nel cassetto? Non ne ho. Vivo la mia realtà quotidiana che già mi appaga. Sono fiera di essere ciò che sono e ciò che ho è frutto del mio impegno. Per me ogni giorno è un punto di partenza. Un viaggio con destinazione “la felicità”.


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VECIA FEROVIA DELA VAL DE FIEMME

SULLE ORME

DELLA STORIA A cura della Redazione

Il 7 agosto tra le guglie trentine si celebra il ventennale della manifestazione Mtb. A corollario della corsa una lotteria che mette in palio una Seat Ibiza!

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a “Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” il 7 agosto celebrerà il ventennale della propria nascita e per l’occasione ha sfornato una lotteria ricca di numerosi premi, a cominciare dal primo, una Seat Ibiza. Al costo di 1 euro al biglietto si potrà essere fra i vincitori anche degli altri nove così distribuiti: una MTB elettrica Conway con motore Bosch, un buono di 500 euro da spendere in negozi Sportler, una City Bike Olympia, un soggiorno a Praga di tre notti per due persone, un materasso Memory Lav System, un buono spesa di 300 euro al Centro Alimentare Coop di Carano, comune trentino della

Val di Fiemme, altri 300 euro per negozi Sportler, un orologio da uomo Locman Stealth ed un ulteriore buono Sportler di 200 euro. L’estrazione avverrà il giorno della competizione proprio nel corso delle premiazioni a Molina di Fiemme, nella zona d’arrivo in località Piazzol. Chi non riuscirà a presenziare, potrà visitare il sito internet dell’evento www.laveciaferovia.it, in cui verranno pubblicati i biglietti estratti. La “Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” sarà il quarto appuntamento del prestigioso Trentino MTB, il circuito dedicato alle mountain bike che coinvolgerà da maggio ad ottobre i ‘patiti’ delle ruote grasse. L’8

maggio la “ValdiNon Bike” segna l’esordio del circuito, si proseguirà poi con la “100 Km dei Forti” di Lavarone del 12 giugno, la “Dolomitica Brenta Bike” di Pinzolo del 26 giugno, il 7 agosto sarà la volta de “La Vecia Ferovia”, seguita dalla “Val di Sole Marathon” di Malè del 28 agosto e dalla “3TBIKE” di Telve Valsugana del 2 ottobre. Le gare indicate come ‘jolly’ per la stagione 2016 saranno la “ValdiNon Bike” e la “Dolomitica Brenta Bike”, sfide per le quali il punteggio assegnato verrà valorizzato con un aumento del 20%. Il comitato organizzatore della Polisportiva Molina di Fiemme, presieduto da Alberto Di


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immagini della La “Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” 2015 Photo by Newspower

Lorenzo e Mauro Dezulian, per la gara del 7 agosto metterà a disposizione dei bikers un percorso unico di 40 km e 1.056 metri di dislivello, sul suggestivo tragitto del vecchio trenino che congiungeva la Val d’Adige con la Val di Fiemme, sulla via di pittoreschi sentieri baciati dal calore estivo d’agosto, e stradine di montagna che riportano alla memoria testimonianze storiche ed immagini passate. La partenza avverrà da Ora in Via San Pietro, provincia di Bolzano, transitando alla vecchia stazione della ferrovia OraPredazzo, proseguendo verso Vadena ed imboccando la pista ciclabile in direzione

Trento. Egna sarà l’obiettivo successivo, raggiunto costeggiando la galleria ed effettuando alcune salite non impegnative. Il primo traguardo volante verrà situato nel paese di Pinzano, procedendo poi in falsopiano verso Montagna ed in salita verso le asperità di Passo San Lugano, a 1099 metri, nome derivante da un santo trentino del V secolo conosciuto come l’“apostolo delle Dolomiti”, un’erta affrontata anche in occasione della quattordicesima tappa del Giro d’Italia 2001, la Cavalese-Arco, e nella quindicesima del Giro d’Italia 2007, la Trento-Tre Cime di Lavaredo, che farà immettere nuovamente sullo sterrato della “vecia ferovia”. Suggestivo il passaggio al ponte di Gleno, prima di immergersi in prati e boschi, fra i pascoli a campo aperto della stazione di Castello, lungo la discesa in sterrato che porterà all’attacco del “Muro della Pala”, una salita arcigna con picchi del 20% di pendenza. La passerella che costeggia il fluire del fiume Avisio accompagnerà dolcemente all’ultima fatica di giornata che porterà i bikers all’arrivo nella pineta di Molina di Fiemme, dopo un’incessante cavalcata densa di fatiche ed inebrianti sensazioni di ‘pura vida’. Le quote per iscriversi a “La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme” sono già a disposizione, con la tariffa fissata a 28 euro fino al 24

luglio, comprensiva di un fornito pacco gara composto da una t-shirt, un paio di calze da MTB personalizzate, gadget e prodotti locali, oltre ad un biglietto della lotteria, magari quello giusto. Un’iniziativa avviata sin dal 2015 sarà la classifica per “Team Aziendali”, riservata ai dipendenti delle aziende, come banche, assicurazioni, enti pubblici, APT, ditte private etc. Verranno premiati anche i primi cinque classificati della categoria assoluta maschile e i primi dieci della femminile, oltre alle categorie escursionisti, i primi cinque team aziendali, le cinque società più numerose, i primi cinque della categoria agonisti ed i primi cinque della categoria Master. I bikers che desiderano prenotare l’alloggio presso gli alberghi della zona convenzionati con l’evento possono fare riferimento ai siti internet www.laveciaferovia.it/hotel.asp, www.visitfiemme.it e www.castelfeder.info. Anche i giovani fino ai 16 anni potranno godere di una manifestazione a loro dedicata, la “Miniferrovia” di sabato 6 agosto a Molina di Fiemme, poiché l’entusiasmo giovanile è sempre importante ed avvicinando i giovani al meraviglioso mondo delle mountain bike si potrebbe anche formare una ‘classe’ di atleti che comporrà l’evento in un prossimo futuro.


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GERALD BURGER

Ortler Bike Marathon

PEDALANDO TRA CASTELLI E MONASTERI A cura della Redazione

Dopo il successo della prima edizione, a giugno nel cuore del Tirolo, torna una delle manifestazioni più suggestive della stagione. Alla consolle Gerald Burger, il vigile urbano che sta facendo le fortune del turismo d’oltralpe

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hi è Gerald Burger? Cosa fa attualmente nella vita e cosa vorrebbe fare in futuro? “Sono un organizzatore di eventi sportivi. Per il momento faccio il vigile urbano, ma in futuro vorrei occuparmi in pianta stabile di manifestazioni dedicate allo sport, come nel caso della Ortler Bike Marathon, una nuova gara che abbiamo creato l’anno scorso con un inaspettato boom di iscritti: ben 1600! La mia avventura come organizzatore è partita 16 anni fa con il Giro Lago di Resia, una gara podistica che è cresciuta enormemente negli ultimi anni; oggi abbiamo circa 4000 podisti fra i partecipanti. È la competizione più numerosa della regione, ma per l’anno prossimo stiamo lavorando ad una novità assoluta: una maratona di corsa sullo Stelvio, con esordio previsto per il 2017”. Quest’inverno, però, si è dedicato anche alle gare invernali...

“Sì, per la prima volta abbiamo organizzato la Coppa del Mondo di ski cross sul Watles, l’impianto sciistico sopra Malles, una bellissima gara poiché diversa dal solito. In Alto Adige ci sono solamente due posti per le gare di Coppa del Mondo: San Candido in Val Pusteria, e proprio Watles qui in Val Venosta. La FIS ci ha già confermato l’evento per l’anno prossimo, per la stagione 20162017 avremo nuovamente la Coppa del Mondo”. Perché la Ortler Bike Marathon si disputa di sabato? “Perché così gli appassionati possono arrivare il venerdì e farsi 2-3 giorni di weekend, rimanendo anche dopo la gara, godendosi l’ottima cucina tirolese e gli splendidi alberghi della zona, tornando a casa la domenica in tutta tranquillità. Ed anche perché nel periodo di giugno il costo dei nostri alberghi è meno elevato rispetto a quando inizierà la stagione”.

Voi avete la caratteristica peculiare dei due percorsi: uno molto duro per chi ama pedalare forte, ed un altro alla portata di tutti... “Per il ‘classic’ di 51 km, chiunque sia un minimo allenato o vada regolarmente a farsi qualche ‘sgambata’ in bicicletta riuscirà a completare senza problemi il percorso, mentre l’altro è un po’ più faticoso perché si arriva a 2300 metri di altitudine, quindi ci si dovrà allenare un po’ di più prima di cimentarsi con il ‘marathon’. Ma il tracciato è bello e comunque i concorrenti potranno scegliere anche all’ultimo momento in quale percorso gareggiare”. Avete dimostrato di avere degli scenari bellissimi e delle iniziative originali, come passare dentro un monastero o dentro un castello, che sarebbe impossibile in altre località. Solitamente in questi luoghi di cultura ci si reca a piedi ed in silenzio...


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Gerald Burger organizzatore della Ortler Bike Marathon

“Abbiamo chiesto di poter passare ai responsabili del monastero di Monte Maria e i preti ne sono rimasti entusiasti, perché la regione è ricca di cultura e la nostra è una manifestazione sportiva che fa parecchia pubblicità per il territorio. Abbiamo un bel monastero e lo stupendo Castel Coira ad esempio, e non potevamo chiedere di meglio con il borgo medievale di Glorenza come quartier generale dell’evento, con i portici e le tre torri. Noi portiamo gli sportivi a toccare punti ricchi di cultura, come il Lago di Resia ed il campanile sommerso, forse la nostra attrazione più conosciuta”. Qual è stata la fatica maggiore nell’allestire questo percorso? E come si svolgeranno le giornate? “Abbiamo imparato tanto dalla prima edizione, che ha funzionato, quindi per la seconda non ci saranno problemi, non abbiamo paura, siamo già messi abbastanza bene. Vorremmo portare la gara ad essere

un vero e proprio evento. Partiremo il venerdì con la festa in tendone e la sfilata di moda ciclistica. Quest’anno faremo anche uno spettacolo con degli acrobati della bici per intrattenere il pubblico, sia venerdì che sabato. In quest’ultima giornata avremo nuovamente una festa con musica dal vivo, oltre a giochi per bambini e l’expo per gli appassionati, con tante ditte espositrici di abbigliamento sportivo, caschi, occhiali, così anche i corridori avranno parecchia scelta nel vedere, curiosare e comprare qualche oggetto a loro utile. A Glorenza ci saranno inoltre negozi in cui si potranno comprare prodotti tipici tirolesi, ognuno insomma troverà qualcosa di utile”. Come riuscite ad avere anche così tanti iscritti dall’estero? “Noi siamo nel triangolo di Svizzera, Austria e Italia, ed anche la Germania non è molto lontana, per questo la percentuale degli stranieri è molto alta, attorno al 25%. Pen-

so che quest’anno ce ne saranno ancora di più perché con il passaparola la gara è ora più conosciuta, sanno come lavoriamo. Sono contento perché tanti partecipanti saranno i nostri prossimi turisti”.



Ortler Bike Marathon 2015- Photo by Newspower


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BIOTEX FOCUS SULLE AZIENDE

Nasce da un’azienda di Faenza che produceva maglieria il marchio leader nell’intimo tecnico. Ieri come oggi la sua mission è la qualità, la sua anima il “made in Italy”. Storia di una grande azienda che, pur fedele ai suoi principi, deve il suo successo a innovazione, sviluppo e ricerca

L’AVANGUARDIA DELLA TRADIZIONE

Barbara Visani con il padre Antonio fondatore dell’azienda

L’

ultima novità è il “refresh” del logo. Un’operazione all’apparenza elementare e che, invece, rappresenta metaforicamente il “Sacro Graal” di Biotex: da una parte la longevità di un’azienda che, con il tempo, resta fedele ai suoi principi; dall’altra la voglia di mantenersi all’avanguardia sul mercato, puntando su sviluppo e ricerca. In questo intreccio fra passato e futuro si muove - da sempre - l’universo Biotex, il primo brand italiano a specializzarsi nel settore dell’intimo tecnico per lo sport. Pioniere di un’idea che ben presto è diventata impresa è Antonio Visani, un artigiano sartoriale con alle spalle oltre 30 anni di esperienza nel mondo della maglieria. E’ lui che, negli anni ‘90, intuendo le grandi potenzialità del settore, decise di investire sull’abbigliamento per lo sport. Ma la sua storia inizia molto prima. Quando i ciclisti, negli anni ‘70, combattevano il freddo pungente con i classici fogli di gior-

nale piegati sotto la maglietta, in laboratorio d’abbigliamento di Faenza qualcuno, dotato di lungimirante spirito pionieristico, cominciò a parlare di “sostegno muscolare differenziato”, di “alta traspirabilità” e di “smart compression”. Concetti che, in quegli anni, sembravano visionari e che, invece, di lì a poco, avrebbero gettato le basi di una nuova, rivoluzionaria cultura dell’abbigliamento sportivo. Da una semplice domanda (“possibile che il laboratorio non sia in grado di produrre tessuti più tecnici di un foglio di giornale?) nacque l’idea Biotex. Dal 1993 la prima azienda italiana specializzata nell’intimo tecnico. Un brand che, anche nell’era della globalizzazione low cost, è rimasto tenacemente fedele al dogma del “made in Italy” e ai suoi principi fondanti: la passione per lo sport abbinata alla rinomata artigianalità della maglieria italiana, quella che - con ago e

filo - ha esportato l’alta moda nel mondo. Dopo gli anni dello sviluppo, i campionari Biotex conquistano subito il mercato e, spigolando tra tradizione e innovazione, parte a pieno regime la produzione dell’intimo tecnico. Chiara la mission: far incontrare tecnologia e natura: “Se da un lato, fin dall’inizio ci siamo dedicati alla ricerca del materiale perfetto per la creazione dei nostri capi - spiega Barbara Visani, che ha ormai ricevuto dal padre il testimone della prestigiosa azienda faentina - dall’altro non abbiamo mai abbandonato la tradizione della maglieria italiana artigianale. Dietro ogni nostro capo si nascondono la cura per il dettaglio, la scelta minuziosa del filato e le attenzioni tipiche dei prodotti fatti a mano, applicate ad una fibra all’avanguardia ad altissimi livelli. La nostra fibra in polipropilene si chiama Btx ed è dotata di caratteristiche uniche: è leggerissima e altamente traspirante, garantisce il miglior clima per la pelle a


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qualsiasi temperatura e migliora le prestazioni”. Per i neofiti del settore, una maglietta d’intimo per ciclisti potrebbe sembrare un capo elementare e, invece, dietro ai campionari Biotex, si nasconde una lunga attività di ricerca anatomica e sartoriale, “perché - come spiega Barbara Visani - l’obiettivo che ci siamo posti è ambizioso: creare per gli sportivi una seconda pelle che impedisca la dispersione dell’energia corporea e garantisca il massimo comfort”. Un’eccellenza che, qualche settimana fa, ha siglato un’importante partnership con la Nove Colli, la regina

delle Gran Fondo: “Già da anni - prosegue Barbara Visani - la nostra azienda collabora nel mondo delle granfondo, ma quest’anno abbiamo deciso di fare il salto di qualità scegliendo la Nove Colli per la sua storia e per il suo fascino”. Rinnovare ed innovare: è questo il mantra di Biotex: “L’esperienza - spiega ancora Barbara Visani - è il primo tra i valori aggiunti delle nostre collezioni. Un’esperienza costruita nel tempo, ricercando le perfette soluzioni per migliorare le prestazioni del corpo durante l’attività fisica. Perché la storia di Biotex si fonda sulla ricerca continua.

La nostra produzione può contare su un patrimonio unico: il know-how dell’artigianale maglieria italiana, frutto di anni di esperienza nella selezione dei migliori filati e nella cura del fatto-a-mano applicata su ogni prodotto. Siamo i primi utilizzatori dei nostri prodotti e sappiamo che l’intimo tecnico è performante solo se rispetta la naturalità del corpo. Lo stile e l’estetica - conclude Barbara - sono indicatori sempre più decisivi nella scelta degli acquisti ed è per questo che, anche Biotex, nelle sue nuove collezioni, ha tenuto in debita considerazione i gusti e gli orientamenti degli acquirenti. Ciò non toglie che l’elemento cardine dei nostri campionari resti la qualità suprema dei nostri capi ed è su quella che, al di là delle mode, abbiamo sempre concentrato le nostre ricerche. Per questo, negli store in cui siamo presenti, ci teniamo, in modo particolare, a ‘spiegare’ i nostri articoli, cercando con il cliente il prodotto più adatto e congeniale per le sue specifiche esigenze”. E per questo, da qualche anno, i capi Biotex hanno debuttato nel mondo del professionismo, offrendo l’abbigliamento tecnico a ben tre team del circuito: Androni Giocattoli, Nippo Vini Fantini e Southeast Pro Cycling Team. Perché l’eccellenza finisce sempre sulla pelle dei migliori.


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A PUNTA SARAGHINO IN BICICLETTA

MARINA

TRIONFA DE LORENZI A cura della Redazione

Il portacolori della Forti e Liberi s’impone nella seconda edizione della corsa per Mtb e Cx. Tra le donne successo della sammarinese Susanna Tappi

A

dispetto del nome - “Saraghino in bicicletta” - che potrebbe far pensare ad una gara puramente folcloristica, è stata battaglia vera sull’impegnativo circuito di Punta Marina, dove si è svolta la seconda edizione della manifestazione organizzata dalla locale Proloco in collaborazione con Paolo Ballardini. Un Gran Premio nato da poco, ma subito apprezzato dagli appassionati della Mountain Bike e della CX perché si svolge su un tracciato tecnicamente molto valido, che parte dal campo sportivo della località ma, dopo qualche chilometro, imbocca subito i sentieri di campagna, prima del suggestivo passaggio nella secolare pineta ravennate e poi tutta la spiaggia di Punta Marina, rasentando la riva del mare. A quel punto, l’itinerario prevede il rientro in pine-

ta nella parte sud del paese con un inedito passaggio nella pineta a fianco dei bunker della seconda guerra mondiale in un saliscendi finale davvero imperdibile. Un tracciato dunque molto interessante che, al di là dei suoi scorci panoramici, rappresenta un banco di prova di grande significato per i migliori interpreti della specialità. Non a caso, ai nastri di partenza si sono presentati oltre 150 iscritti che, nelle varie categorie, si sono dati battaglia fino all’ultimo pedalata. La corsa prevedeva tre giri del circuito per un totale di 27 chilometri. Alla fine, il successo assoluto è andato ad Enrico De Lorenzi, portacolori del team Forti e Liberi che ha superato negli ultimi metri Paolo Raffili del team Spacco Pacco. Per il vincitore un premio sicuramente di valore: una settimana di vacanza per quattro persone in una struttura ricettiva

di Punta Marina. Nella gara femminile, invece, si è imposta la sammarinese Susanna Tappi che si è aggiudicata un weekend per quattro persone sempre nella località turistica di Punta Marina. Gran finale, come tradizione impone, con una scorpacciata di saraghina per tutti nel parco pubblico di Punta Marina, un evento conviviale sempre organizzato dalla Proloco in concomitanta con le premiazioni di tutte le categoria. Durante la giornata grande successo ha riscosso anche l’Expo green con esposizioni di bici di ogni genere, dalle prime del 900 fino ad arrivare a quelle elettriche. A corredo di tutto questo, la suggestiva mostra fotografica dedicata al grande campione Marco Pantani, allestita da Roberto Bettini, fotografo ufficiale del Giro d’Italia.


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ORTLER BIKE MARATHON

SULLA GUGLIA DELLE ALPI A cura della Redazione

L’11 giugno in Val Venosta la seconda edizione della kermesse altoatesina. Alle falde dello Stelvio una sfida per veri scalatori

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recento giorni di sole all’anno in Val Venosta sono di certo una buona media ed abbassano sensibilmente il rischio che la seconda edizione della Ortler Bike Marathon dell’11 giugno si disputi sotto la pioggia o in condizioni meteorologiche sfavorevoli. I bikers “toccheranno ferro”, ma la vallata altoatesina è una delle più aride dell’arco alpino (non a caso permette che prodotti come albicocche, fragole, pere, asparagi ed uva maturino nel migliore dei modi). I pedalatori avranno a disposizione tutto ciò che un amante delle due ruote può desiderare: sentieri lungo le antiche rogge, ovvero canali artificiali di portata moderata, utilizzati prevalentemente per l’irrigazione, tratti che seguono l’antica via romana Claudia Augusta nei dintorni del campanile sommerso del Lago di Resia e - ancora -

monasteri, rocche, castelli che troneggiano sulla valle. La gara partirà ed arriverà nei pressi dei bastioni medievali di Glorenza, la più piccola cittadina dell’Alto Adige e garantirà passaggi all’interno di irresistibili attrazioni culturali, quali la fortezza di Castel Coira, dotata di un’immensa armeria privata e di un favoloso loggiato, e l’Abbazia di Monte Maria che svetta scintillante sopra Burgusio, luogo di pace e spiritualità che conta ad oggi undici monaci, con all’interno un museo ed una cripta. Il comitato organizzatore, presieduto da Gerald Burger, è avvantaggiato, poiché la zona ‘battuta’ dalla Ortler Bike Marathon congiunge Italia, Austria e Svizzera alla triplice frontiera del Passo di Resia, con la Germania non molto distante. Per giunta la percentuale di atleti stranieri si aggi-

ra attorno al 25%, garantendo anche un ottimo riscontro economico-turistico (la manifestazione si svolge proprio di sabato per permettere ai protagonisti di fermarsi ulteriormente a visitare le magnifiche zone venostane). La gara prende il nome dalla cima dell’Ortles (Ortler in lingua tedesca) che - con i suoi 3905 metri - è la vetta più alta dell’Alto Adige, un autentico gioiello montuoso all’interno del Parco Nazionale dello Stelvio, patria delle escursioni ‘impegnative’ fra la natura incontaminata dei nostri prodi bikers. Le tariffe d’iscrizione sono attualmente fissate alla quota di 75 euro, comprensivi di un pacco gara ricco di prodotti tipici della Val Venosta, un’innovativa giacca tecnica, materiale informativo e pettorale di gara, un buono per il “pasta party” inclusivo di una bevanda ed - effettuando la registra-


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immagini della Ortler Bike Marathon 2015 Photo by Newspower

zione tramite Datasport - sarà possibile ordinare una maglietta ad hoc con la scritta “Ortler Bike Marathon” al costo aggiuntivo di 30 euro. Pantaloni e maglietta saranno comunque acquistabili anche durante l’evento stesso. A fine marzo, nel corso della presentazione dell’evento, la Ortler Bike Marathon ha fatto incetta di iscrizioni, con una lunga coda di bikers ad attendere il proprio turno e in una sola serata ha raccolto un centinaio di iscritti. La proposta sportiva verrà completata dalla pedalata ecologica “Just for Fun”, riservata proprio alle bellezze insite nel territorio venostano, un’iniziativa priva delle ansie di classifica talvolta limitanti, gareggiando in tranquillità e soffermandosi maggiormente a gustare le ‘tappe culturali’ del territorio altoatesino. Potranno partecipare alla gara anche i possessori delle biciclette a pe-

dalata assistita, le e-bike. Nel giorno della manifestazione sarà allestito un Expo per intrattenere tutti gli appassionati con stand ad hoc, ricchi di materiale tecnico ed interessanti proposte sportivo-turistiche. La serata di venerdì aprirà le danze con una festa ed una sfilata di moda ciclistica, mentre sia venerdì che sabato ci sarà uno spettacolo per intrattenere il pubblico con degli acrobati della bicicletta, musica dal vivo e giochi per bambini. Ad animare la giornata ‘agonistica’ anche una gara dedicata ai più piccoli sotto i portici di Glorenza, un breve percorso per ‘preparare’ i futuri concorrenti della Ortler Bike Marathon. I percorsi dei ‘grandi’ saranno un ‘classic’ di 51 km e 1600 metri di dislivello ed un ‘marathon’ di 90 km e 3000 metri di dislivello, con i suggestivi passaggi da Malles, Burgu-

sio, Abbazia di Monte Maria, Chiesa di Santo Stefano, Klostersäge, Lataschg, Slingia, Prämajur, Plantapatsch, malga Platzeralm, malga Bruggeralm, maso Greinhof, il lago di Resia, Curon, San Valentino alla Muta, Dörfl, Alsago, Planol, Malettes, Mösl, Mazia, maso Schlosshof, maso Lochhof, Castel Coira ed il ritorno Glorenza, teatro d’avvio. Il primo percorso sarà facilmente completabile, basterà avere un pizzico di dimestichezza con una mountain bike ed un minimo di ‘chilometraggio’ nelle gambe, mentre il secondo tracciato sarà più faticoso, poiché arriva a 2300 metri d’altitudine, ed i bikers dovranno essere ben più pronti ed abili a superare ‘ostacoli’ e stanchezza. Tuttavia, anche i più dubbiosi potranno scegliere anche all’ultimo in quale cimentarsi, a seconda delle sensazioni nel pre-gara e della propria condizione atletica di quel giorno.


124 A cura di Gianluca Comandini

Nell’Istria meridionale, a pochi chilometri da Pola, c’è un piccolo paradiso che offre diversi format di vacanza. Così lui può pedalare in libertà e lei godersi il sole su una spiaggia incontaminata

TEMPO DI VACANZE

RIVIERA DI MEDULIN,

la meta per tutti

C

ercate una meta per la prossima vacanza? Se siete degli sportivi incalliti, ma la vostra “dolce metà” preferisce i “bagni di sole” alle lunghe pedalate in bicicletta, individuare il luogo giusto per trascorrere un periodo di relax che soddisfi tutta la famiglia può diventare davvero complicato. A meno che non abbiate in mente una destinazione: l’Istria meridionale. A pochi chilometri da Pola, il capoluogo della regione, il comprensorio costiero conosciuto come Riviera di Medulin ha conquistato negli ultimi anni sempre maggiori consensi da parte dei turisti di tutta Europa che trovano in questo meraviglioso scorcio di Mediterraneo tutte le risposte per una vacanza poliedrica. Il mare cristallino su cui si affacciano spiagge attrezzate di varia natura, dalla lunghissima e sabbiosa Bijeca alla piccola e ghiaiosa Alba Chiara, costituisce un’attrattiva irresistibile per gli amanti del relax e della tintarella, offrendo al tempo stesso la possibilità di praticare escursioni in kayak verso le piccole isole dell’arcipelago poco

distante. Gli amanti della natura non possono certo rimanere indifferenti di fronte alla bellezza dell’oasi naturale protetta di Capo Kamenjak. In questa penisola, che si estende per circa 10 chilometri verso il mare, crescono spontaneamente più di 500 specie di piante e 20 tipi diversi di orchidee. Anche il fondale marino è estremamente vario e la straordinaria limpidezza delle acque lo rendono una meta molto ambita dagli amanti dello snorkeling. Le radici più antiche di questo territorio sono ben visibili nelle memorie di epoca romana che sono giunte fino a noi, come il famosissimo anfiteatro di Pola o la Villa Vizula di Medulin. Fu l’imperatore Augusto a volere la costruzione di questo grande edificio immerso nella pineta secolare e ancora oggi si possono apprezzare lo splendore dei mosaici, dei capitelli, delle sale dedicate alla vita quotidiana e del complesso termale, un servizio irrinunciabile per l’antica aristocrazia romana. E’ in un’offerta così varia ed articolata che risiede il vero punto di forza del compren-

sorio polese, un’offerta che il prossimo 8 maggio si allargherà ancora di più con lo svolgimento della prima edizione della Gran Fondo Nevio Valcic. Eh già perché questo lembo di paradiso offre anche scenari ideali per gli amanti del cicloturismo, che qui trovano diverse tipologie di tracciati. Insomma, preferite le gite in barca a vela o volete volare su un piccolo aereo sulle piccole isole, vere perle verdi incastonate in un mare azzurrissimo? Volete ballare fino al mattino o preferite avventurarvi in un trekking lungo le pareti rocciose a picco sul mare? La riviera di Medulin vi offre tutto questo dandovi la possibilità di soggiornare in resort a cinque stelle, in piccoli campeggi ben attrezzati circondati dai pini marittimi o di scegliere un grazioso appartamento nei piccoli villaggi di pescatori. A voi la scelta, in ogni caso sarà la scelta giusta. E per orientarvi al meglio nella variegata mappa delle proposte della Riviera di Medulin vi invitiamo a visitare il sito http://www.medulinriviera.info/it



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ABSA CAPE EPIC

IL TOUR DE FRANCE DELLA

MTB L a Absa Cape Epic è senza dubbio la gara di mountain-bike più conosciuta al mondo, da molti considerata la più dura, ma le ragioni di questa fama, per la verità, sono molteplici. INBiCi Magazine quest’anno ha voluto essere presente all’evento, “toccando con mano” questa realtà, analizzando “dalla pancia” l’evento sudafricano per cercare di spiegarlo ai suoi lettori. Ed ecco le nostre conclusioni. Le gare a tappe stanno prendendo sempre più piede nel panorama delle competizioni di MTB. Per molti atleti, anche tra i top rider, rappresentano delle ottime occasioni per fare un’intensa preparazione, ma negli ultimi anni il prestigio, la copertura mediatica e l’inserimento nei calendari UCI, stanno dando a questa formula un interesse in costante crescita. Basti pensare che tre elicotteri, telecamere fisse, telecamere mobili e bike-cam montate sui manubri di tutti i top biker, garantiscono una copertura televisiva degna dei grandi giri su strada. E per chi vuole seguire la gara in tempo re-

ale da casa, niente di più semplice, basta collegarsi al sito, mettere il numero del concorrente che si vuole seguire ed ecco che appare la posizione e la situazione di classifica ai vari check point. Questo per tutti, perché ogni coppia ha un tracker satellitare che garantisce la tracciabilità in ogni momento, un elemento vitale che garantisce anche grande sicurezza in caso d’errori di percorso. Molti top team stanno trovando nelle gare a tappe la giusta dimensione ed alcuni si sono ormai strutturati proprio per questa tipologia di competizioni. Team Bulls, Centurion Vaude, Topeak Ergon, sono alcuni dei principali team che - per primi - hanno creduto in questa formula. E non a caso in gara sono loro che dettano legge. In Italia, fino ad oggi, non ci si è mai davvero creduto: solo da un paio di anni i nostri top team si stanno affacciando a questa disciplina, ma senza renderla l’attività principale, anche per via dei costi delle trasferte, che obbligano a stanziare notevoli fondi, a discapito di altre attività fin’ora ritenute più importanti.

Bike TransAlp, le numerose gare spagnole e quelle sudamericane, sono i principali scenari dove confrontarsi, e l’UCI sta riconoscendo sempre più gare, inserendole nel calendario internazionale. Da anni la gara più blasonata è però la Absa Cape Epic, che si corre nel mese di marzo in Sudafrica, ritenuta la gara a tappe più dura al mondo, definita il “Tour de France della MTB”. La sua attrattiva richiama ogni anno migliaia di concorrenti, malgrado i costi di partecipazione siano tutt’altro che trascurabili. Vediamo di analizzare questo fenomeno e i motivi del suo successo. Il Sudafrica ha un richiamo particolare; è una nazione multirazziale, dal fascino indiscusso. Un paese dai forti contrasti, dalle tradizioni delle popolazioni indigene alla modernità delle sue principali città. Cape Town è una città moderna, accogliente che offre molte attrattive per i turisti, una città frizzante, con la sua università frequentata da giovani di tutto il mondo. E proprio a Cape Town, e più precisamente in Waterfront, la zona più turistica della città, è collocata la sede logistica della corsa, dove


127 A cura di Aldo Zanardi

Organizzazione perfetta, paesaggi incredibili, sforzi massacranti: tutto questo (e molto altro) è la corsa sudafricana. InBici l’ha vissuta da protagonista e oggi ve la racconta dalla prima all’ultima tappa

I nostri eroi Aldo Zanardi e Marco Baccini

sbrigare tutte le procedure preliminari, assistere alle conferente stampa ed entrare in un clima internazionale che avvolgerà tutta la carovana per tutto il periodo della competizione. L’organizzazione è impeccabile e offre tutti i servizi necessari, transfer compresi. La gara negli ultimi anni aveva avuto proprio l’università di Cape Town come sede del prologo, con un percorso che si snodava sul Table Mountain, la montagna che sovrasta e domina la città con il suo caratteristico profilo piatto, da cui deriva il suo nome. Quest’anno, per questioni organizzative, non è stato possibile utilizzare questa sede e il prologo é stato spostato a Meerendal, località preposta anche all’arrivo dell’ultima tappa. Un percorso tecnico e divertente, 26 km di ripide salite, tortuose discese, toboga e drop che hanno esaltato le capacità di guida dei più tecnici, divertendo tutti e andando a determinare la prima classifica, dalla quale ripartire il giorno successivo in base al ranking qui determinato. Infatti il regolamento prevede che nelle tappe della Cape Epic i primi a partire siano gli UCI Man, alle 7.00 am,

seguiti a 5 minuti dalle UCI Woman, che negli anni precedenti dovevano conquistarsi l’ordine di partenza con i risultati; a seguire - di 5 minuti in 5 minuti - tutte le altre griglie, composte ognuna da 50 coppie, determinate solo in base della posizione nella generale, un sistema molto efficiente per evitare intoppi sul percorso, con partenze piuttosto omogenee che garantiscono uno svolgimento fluido della gara. Visti gli orari delle partenze, il campo prende vita molto prima dell’alba: alle 4 già inizia a movimentarsi e alle 5.00 passa la sveglia tra le tende, un suonatore di cornamusa in perfetto completo scozzese, annunciando l’apertura del tendone per le colazioni. Dopo il breve ma spettacolare ed emozionante prologo, seguono 7 durissime tappe, prima di fare ritorno proprio a Meerendal, dopo aver percorso in totale 654 km e oltre 15.000 metri di dislivello positivo. Gli altri campi, sedi di partenze e arrivi, quest’anno sono stati Tulbagh, Wellington e Stellenbosch, e hanno visto una carovana impressionante: oltre ai quasi 1.400 concorrenti, tra assistenti, accompagnatori e personale dell’organizzazione, sono più di 3.000 persone ad affollare i campi, oltre agli spettatori quotidiani, numerosissimi sia sui percorsi sia nelle zone di partenza e arrivo. Come dicevamo, dopo il prologo, sette durissime tappe, che hanno messo a dura prova professionisti e dilettanti. Tutti si sono dovuti confrontare con terreni di ogni genere: rocce, sabbia, fango, pietre, interminabili single track tecnici e forse l’elemento più selettivo, il caldo, un fattore che ha determinato tanti ritiri o cali di prestazioni. Due tappe in particolare sono state flagellate dal sole con temperature vicine ai 40°: lo stage 1 e lo stage 3, due prove che

hanno messo a dura prova le doti di resistenza di tutti i concorrenti. Diversi sono gli stimoli per professionisti e amatori, con i primi impegnati ad ottenere il massimo risultato possibile, mentre per la maggior parte l’obiettivo principale è di portare a termine la competizione, cosa già di per sè da considerarsi un’impresa. Ma la Absa Cape Epic non è una gara comune e richiede una preparazione scrupolosa. Per i team professionisti l’impegno è gravoso, sia dal punto di vista atletico che da quello economico. Un investimento ingente e molto rischioso, basta un nulla per mandare tutto a monte, senza possibilità di recuperare in nessun modo. La formula di gara prevede la completa autonomia dei concorrenti, che non possono essere assistiti da personale esterno. Anche per i rifornimenti idrici ed alimentari si può contare solo sui water point, previsti dall’organizzazione, ben organizzati e forniti, ma che costringono tutti ad una sosta, o per recuperare le borracce consegnate prima della partenza, servizio fornito a pagamento, o per usufruire di quanto messo a disposizione dallo staff, che non fa mancare proprio nulla. L’unico aiuto supplementare per i pro è che ai water point possono trovare dei ricambi personali, ruote principalmente, che in caso di necessità devono sostituire in autonomia. Proprio per questo motivo, quasi tutti i principali team corrono supportati da un “backup team”, ovvero una squadra si supporto, con gli stessi mezzi meccanici, che in caso di necessità possano passare ricambi o prestare assistenza, ma perché questo possa essere veramente utile il livello del team di supporto non deve essere troppo inferiore a quello principale, in modo possa essere sempre vicino o addirittura affiancato.


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Sono tante le componenti che portano ad ottenere il successo alla Cape Epic, non basta certo avere due atleti in forma, ma ci vuole anche una buona assistenza e tanta, tanta, fortuna. Non incappare in cadute, incidenti meccanici, problemi di salute, questo e tanto altro ancora è indispensabile per raggiungere un buon piazzamento. Lo sa benissimo il team Bulls che, con tanta esperienza alle spalle, ha letteralmente

dominato la gara con la collaudata coppia composta dal tedesco Karl Platt e lo svizzero Urs Huber, egregiamente supportati dal Bulls 2 dei tedeschi Simon Stiebjahn e Tim Boheme che hanno terminato settimi nella generale. Al secondo posto Centurion Vaude by Meerendal 2, con lo svizzero Nicola Rohrbach e il tedesco Matthias Pfrommer. Sorprendente terza posizione finale per gli esordienti Samuele Porro e Damiano Ferraro (Trek-Selle San Marco), che hanno lottato tutta la gara con i più esperti avversari, dimostrando grande grinta, soprattutto nelle ultime due tappe, quando problemi di salute hanno afflitto Ferraro, mettendo a rischio il meritato podio. Alla fine, stringendo i denti, la coppia italiana è riuscita a conservare un vantaggio di 40” sul duo tedesco-brasiliano composto da Manuel Fumic e Henrique Arancini, del Cannondale Factory Racing. Grande la soddisfazione del team manager di Trek-Selle San Marco, Marco Trentin, che ha tremato e sofferto per tutta la gara, forse più degli atleti stessi, ma alla fine ha potuto gioire per il gran risultato ottenuto, coronato dall’ottavo posto del team di backup composto da Ivan Alvarez Gutierrez e Fabian Rabensteiner, che più volte sono stati chiamati in causa a supporto di Ferraro e Porro, svolgendo egregiamente il loro compito, pronti a sa-

crificarsi all’occorrenza. Quinta posizione per Dolomiti Superbike-Protek del greco Periklis Ilias e del portoghese Tiago Ferreira, uno dei pochi top team a correre senza una squadra di supporto. Il team Manager, Andrea Marconi, ha fatto di tutto per mettere i suoi atleti in condizione di lottare per il podio, cosa che hanno dimostrato di poter fare, ma un pizzico di sfortuna e una condizione altalenante non ha permesso loro di andare oltre al quinto posto. Nelle prime tappe Ferreira era in gran forma, mentre Ilias faticava a reggere il ritmo del compagno, con la situazione che si è capovolta nelle tappe finali. Un ottimo risultato anche per loro. Perseguitati dalla sfortuna uno dei team favoriti, il Topeak Ergon del campione del mondo marathon, l’austriaco Alban Lakata e il ceco Kristian Hynek. Problemi ad una scarpa per Hynek nella seconda tappa, con lo stesso vittima di una caduta nelle tappe successive, caduta che lo avrebbe poi costretto al ritiro, non hanno consentito loro di lottare per la vittoria, ma in queste gare bisogna mettere in conto tutto e anche atleti della loro esperienza non sono esenti da errori. La Absa Cape Epic - riassumendo - è una gara unica, dove nulla è mai dato per scontato e fino agli ultimi metri tutto può essere messo in discussione. Una gara che si vive in un contesto incredibile, su percorsi tecnici e duri, con centinaia di chilometri di single track che non consentono distrazioni, avvolti da una natura selvaggia e incredibile. Tutto questo è la Absa Cape Epic, ed ecco così spiegato il motivo di tanto successo, un successo che cresce ogni anno, e credetemi, un successo meritato.


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