iNBiCi magazine anno 8 - Gennaio 2016

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Anno VIII n°1 • gennaio 2016

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IL

NUOVO

circuito granfondistico

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NAZIONALE



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LE CITTA’ DELLA BICICLETTA

Cervia

Mercanti

ORO BIANCO

A cura della Redazione

Da antico borgo salinaro a rinomato centro turistico dell’Adriatico: alla scoperta di Cervia, accogliente paradiso per gli amanti del verde e del pedale

Il sale di Cervia

I

l Comune di Cervia è incastonato nel cuore della costa Adriatica, a circa 20 chilometri a sud della città d’arte di Ravenna, con un litorale di 10 chilometri caratterizzato da fondali bassi e un arenile di sabbia finissima incorniciato dal verde rigoglioso di una secolare pineta. L’antica “città del sale” ed il vecchio “borgo di pescatori” si sono trasformati, nel corso dei secoli, in funzione di un vigoroso sviluppo turistico che si è realizzato in modo pionieristico dalla fine del 1800 fino ad avere un impulso decisivo con la nascita, nel 1912, della “città giardino” di Milano Marittima, oggi epicentro by-night della movida romagnola. Il bene più preziosa di questa terra resta comunque il sale, definito - non a caso anche “oro bianco”. Soprattutto nei tempi antichi il sale era il prodotto che maggiormente si esportava o si barattava e che quindi costituiva una ricchezza per chi ne poteva disporre. Le prime notizie sulle saline risalgono al 965. Oggi Cervia con le

Porto Canale di Cervia

sue località di Milano Marittima, Pinarella e Tagliata, è uno dei più rinomati centri turistici italiani, gode di fama internazionale e conta ogni anno circa 4 milioni di giornate di presenza di italiani e stranieri. Dal 1973 è sede della Fondazione CerviaAmbiente, nata per la valorizzazione e la salvaguardia dell’ambiente. Ad accogliere i turisti un territorio ricco di bellezze naturali, di tradizioni, di cultura, di storia e di luoghi ospitali capaci di offrire innumerevoli

attrattive per una vacanza all’insegna del benessere, del divertimento e del relax. Cervia, che in passato era chiamata Ficocle, è anche una location privilegiata per gli amanti della bicicletta. Nel mese di aprile, infatti, ospita la Gran Fondo Via del Sale, una delle più prestigiose rassegne italiane, mentre la lunga “lingua” verde della sua secolare pineta rappresenta un itinerario ideale per gli amanti dello sterrato.


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LE CITTA’ DELLA BICICLETTA

San Benedetto del Tronto

La riviera DELLE

PALME

A cura della Redazione

Rinomata stazione turistica ed importante porto dell’Adriatico, San Benedetto è la più elegante stazione balneare delle Marche

La passeggiata di San Benedetto del Tronto

E

legante cittadina della riviera marchigiana, attivissimo centro peschereccio e una delle maggiori stazioni balneari del medio Adriatico, la località di San Benedetto del Tronto è situata alla foce del torrente Albula e si estende tra i fiumi Tesino a nord e Tronto a sud. Centro turistico di rinomata fama (le prime strutture alberghiere e il primo stabilimento balneare risalgono agli ultimi decenni dell’800), San Benedetto del Tronto possiede una lunga spiaggia di sabbia finissima e bianca, che degrada dolcemente nel mare, caratterizzato da bassi fondali. Il lungomare si distingue per la ricca vegetazione, formata essenzialmente da innumerevoli palmizi che crescono anche sulla spiaggia. Per questa sua peculiarità San Benedetto è indicata anche come la “Riviera delle palme”. La consistenza ricettiva, tra esercizi alberghieri, appartamenti e campeggi è notevole; numerose sono anche le attività che integrano la vita della spiaggia, come il Porto Turistico, il Club nautico, il Circolo tennis, il Palazzo dello Sport, il complesso di hockey e pattinag-

gio, il bocciodromo, le piscine e la pista di atletica. La sua vicinanza a verdeggianti colline con importanti borghi di origine medievale permette interessanti escursioni per gli appassionati d’arte e di storia nel raggio di pochi chilometri. San Benedetto è la patria del “Brodetto alla sambenedettese”, la cui originalità consiste nell’uso dell’aceto, peperone e pomodoro verde; è anche una zona di vini DOC: qui infatti si producono il Falerio dei Colli Ascolani, il Rosso Piceno e Rosso Piceno Superiore. Dal 1999 la città viene in-

signita ininterrottamente della Bandiera Blu con stella, il riconoscimento che la FEE (Foundation for Environmental Education) rilascia alle località costiere europee che soddisfano criteri di qualità legati a parametri di vario tipo fra cui quelli relativi alle acque di balneazione, alla pulizia delle spiagge e agli approdi turistici. Ogni anno, a primavera, San Benedetto ospita l’omonima Gran Fondo, una delle rassegne cicloamatoriali più attese del calendario nazionale.

Il tramonto sulla spiaggia di San Benedetto del Tronto


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ACCORDO TRA INBICI E SAN MARINO RTV a cura di Mario Pugliese

EDITORIALE

di Maurizio Rocchi

IN COPERTINA

InBici Magazine Direzione e Amministrazione Via Delle Scalette, 431 - 47521 Cesena (FC) Direttore Responsabile Mario Pugliese Direttore Generale Maurizio Rocchi In Redazione Mario Pugliese, Dr. Roberto Sgalla, Paolo Aghini Lombardi, Fabrizio Fagioli (Equipe Velòsystem), Dr. Iader Fabbri, Equipe Enervit, Matteo Gozzoli, Aldo Zanardi, Mario Facchini, Andrea Pelo Di Giorgio, Dr. Maurizio Radi, Roberto Bettini, Paolo Mei, Roberto Zanetti, Dr. Alessandro Gardini, Dr. Piero Fischi, Bruno Filippi, Fotografi Playfull, Studio5, Foto Castagnoli, Bettini Photo, Newspower Archivio fotografico Gianni Rocchi Distribuzione Italian Business Management LTD Progetto grafico Federico Lodesani Responsabile Marketing Sara Falco Responsabile Facebook Gianni Rocchi Stampa Wafra

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Inbici magazine

Inbicimagazine

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ALTA VELOCITÀ

a cura di Mario Pugliese

IL COACH

di Iader Fabbri

a cura di Mario Pugliese

INBICI TOP CHALLENGE a cura della Redazione

L’INTERVISTA A WLADIMIR BELLI a cura di Mario Pugliese

QUANTO CI MANCA ADRIANO DE ZAN a cura di Mario Pugliese

MONDO ACSI

a cura di Mario Pugliese

L’ATLETA DEL MESE a cura di Paolo Mei

DONNA IN BICI

a cura di Paolo Mei

10 DOMANDE A

RICCARDO MAGRINI a cura di Mario Pugliese

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LA GESTIONE FISICA DELL’ATLETA

di Bruno Filippi

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PROMOSSI E BOCCIATI

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RUOTE ROVENTI

a cura di Roberto Sgalla

120

TRENTINO MTB

a cura della Redazione

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A FEBBRAIO IL NUOVO PROGRAMMA TELEVISIVO REALIZZATO DALLA REDAZIONE DI INBICI

ACCORDO FRA

INBICI E SAN MARINO RTV Il direttore generale di Rtv San Marino Carlo Romeo e Maurizio Rocchi

A cura di Mario Pugliese

La trasmissione televisiva prodotta e curata dal magazine approda nell’Antica Repubblica. Firmato l’accordo fra il direttore generale dell’emittente Carlo Romeo e l’editore Maurizio Rocchi. Nel palinsesto 39 puntate a partire dal mese di febbraio

U

na nuova partnership di prestigio per il Magazine InBici che, prima di Natale, ha formalizzato un importante accordo con San Marino Rtv, l’emittente dell’Antica Repubblica partecipata della Rai. Conclusa la positiva esperienza con Teleromagna, sarà infatti l’emittente di Stato di San Marino, dal prossimo mese di febbraio, ad ospitare la trasmissione sul ciclismo

curata dalla redazione del Magazine. Trentanove puntate sul mondo composito delle due ruote, come al solito, declinate nelle sue infinite varianti, dal professionismo ai cicloamatori, passando per turismo “green”, eco-sostenibilità e urbanistica ciclo-pedonale. L’intesa, raggiunta in tempi rapidissimi, è stata siglata, negli studi dell’emittente del Titano, fra l’editore di InBici Maurizio Rocchi ed il direttore generale di San Marino Rtv Carlo Romeo. Per il format ideato e prodotto dalla redazione giornalistica di InBici si tratta di un significativo salto di qualità, visto che la trasmissione - in onda in prima serata - sarà incastonata in un palinsesto di assoluto prestigio, in cui figurano autentici “mostri sacri” della televisione, come Pippo Baudo, Maurizio Costanzo e Paolo Mieli. “La bicicletta è quotidianità e leggenda -

spiega il direttore di San Marino Rtv Carlo Romeo - e, dunque, partendo da questa definizione, proveremo a raccontare il mondo del ciclismo da diverse angolature, spigolando tra fenomeno sociale e valore epico. Per farlo, abbiamo scelto un partner di primissimo livello come InBici che garantirà alla trasmissione quegli standard qualitativi che caratterizzano tutta la nostra programmazione”. “Dopo l’importante esperienza con Teleromagna - aggiunge l’editore del magazine Maurizio Rocchi dopo la firma dell’accordo - avvertivamo l’esigenza di un ulteriore salto di qualità per raggiungere un bacino di spettatori sempre più ampio e trasversale. San Marino Rtv è un’emittente che orbita nell’universo Rai e dunque - in virtù di professionalità di primissimo ordine - sia sul piano della qualità che della copertura del segnale, ci garantirà quella visibilità che il ciclismo, in primis, merita”.


San Marino Rtv è una realtà unica nel mondo dei media. Radiotelevisione di Stato, espressione di un territorio con un’identità inconfondibile, di grande tradizione internazionale, rappresenta anche un sistema multimediale flessibile, rapido, incisivo sul territorio e a livello internazionale. Una struttura moderna, con le tecnologie più avanzate e professionalità con grande esperienza. Nata nel 1991, con un accordo internazionale fra la Rai (Radiotelevisione Italiana) e l’Eras (Ente per la Radiodiffusione Sammarinese), San Marino RTV (consociata RAI) ha un canale televisivo satellitare e due canali televisivi Dn* (ch. 73 • 93). In Italia raggiunge con la sola piattafonna di Sky oltre 7 milioni di famiglie. Il sistema multimediale è completato da due radio di eccellenza e un portale web. Dal novembre 2012, il Direttore Generale è Carlo Romeo, manager e giornalista, nome storico dell’emittenza radiotelevisiva italiana. Fra i volti noti dei palinsesti figurano autentici mostri sacri del sistema radio-televisivo italiano. Fra questi Luciano Onder, che conduce il programma “La Casa della Salute”, Maurizio Costanzo autore e conduttore del format “Scusi, mi racconta…?”, Pippo Baudo che, ad ottobre, ha debuttato con “Una serata sul Titano”, Paolo Mieli, elegante curatore di “Italiani di carta” con la striscia satirica di Dario Vergassola, Italo Cucci ed Eraldo Pecci che firmano il contenitore sportivo “Campioni”.

A L L A D A C I L B B REPU

, A C I T N A PIU’ A R T S E N UNA FI

O D N O SUL M


IL NUOVO

ANNO ricomincia da

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Photo by Bettiniphoto

“Chi si ferma è perduto”, diceva il grande Antonio De Curtis. E InBici, cari lettori, non si ferma mai. L’anno nuovo porta con sé tre novità significative che, come sempre, vogliamo condividere con voi. In primis, la partnership con il CosmoBike Show di Verona, il più importante expò italiano del settore ciclo. Una sinergia “a più livelli” che - in termini di visibilità e consolidamento - garantirà al nostro magazine un nuovo “salto di qualità”. Poi lo sbarco prestigioso a San Marino Rtv, emittente di stato della Repubblica di San Marino e co partecipata della Rai che, dal prossimo mese, ospiterà ben 40 puntate del format tv curato in esclusiva dalla redazione di InBici. Infine, salutiamo con grande entusiasmo i primi cento abbonati dell’InBici Top Challenge, il nostro circuito granfondistico che, benché alla prima edizione, promette di diventare uno dei circuiti di riferimento del calendario nazionale. Dopo il restyling grafico, anche il 2106 si apre dunque all’insegna del rinnovamento. Tre novità che vanno verso un’unica direzione: il miglioramento globale della nostra offerta editoriale per fornire ai lettori un magazine sempre più ricco ed appetibile e ai nostri sponsor servizi sempre più in sintonia con le esigenze del mercato. Maurizio Rocchi



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Partenza col botto

Ha solo pochi mesi ma è già un successo: pioggia di adesioni per il nuovo circuito InBici Top Challenge

P

artito con le cautele che, da sempre, scortano le prime edizioni, l’InBici Top Challenge ha subito “bruciato le tappe” facendo il pieno di iscrizioni. Una partenza al di sopra delle più rosee aspettative per il nuovo circuito granfondistico nazionale che, dunque, merita “ad honorem” la prima copertina di questo 2016. Subito tantissime le adesioni, segno che - benché al suo esordio - il circuito è stato accolto con entusiasmo dal mondo, sempre più esigente, dei cicloamatori. Merito, ne siamo certi, della qualità delle sei Gran Fondo selezionate e merito, forse, anche della sua dimensione internazionale. InBici Top Challenge, infatti, mette in palio qualcosa di unico: a tutti i vincitori delle nove classifiche verranno infatti assegnate le maglie di leader “Inbici Top Challenge” che daranno diritto a partecipare gratuitamente alla Granfondo di Tarragona - prova valida per il World Tour Championship - che si disputerà in Spagna il prossimo mese di ottobre. Il circuito partirà, come noto, il 3 aprile 2016 con la Gran Fondo Selle Italia Via del Sale, una delle rassegne per cicloamatori più importante d’Italia che, quest’anno, celebra fra l’altro il suo ventennale. A maggio (8) si vola invece sul Colle Val D’Elsa, nel cuore della campagna senese, teatro della Gran Fondo della Vernaccia. Terza frazione (il 29 maggio) con la Gran Fondo di San Benedetto, disegnata tra le palme del suggestivo lungomare marchigiano. A giugno (5) il circuito fa tappa sugli appennini romagnoli, dove a Bagno di Romagna si corre la Gran Fondo del Capitano. Poi si torna nelle Marche, tra i tesori Unesco di Urbino che, il 26 giugno, ospita la Gran Fondo Straducale. Gran finale il 17 luglio a Trento con la Gran Fondo Charly Gaul, prova regina del 1° INBICI TOP CHALLENGE, che assegnerà punteggio doppio nella classifica finale.


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ALTA VELOCITÀ COLPO DI RENI

L

ui si chiama Alessandro Petacchi e dunque presentarlo, per chi in questi anni non ha vissuto sulla luna, è del tutto superfluo. Con lui - il più forte velocista del secondo millennio (non è un’opinione, ma una definizione confutata dalle statistiche) - ripercorriamo la storia recente dello sprint mondiale. Spigolando tra passato, presente e futuro, Ale-jet scatta per noi una fotografia fedele e, a tratti inedita, del mondo dell’alta velocità. Qual è stato per Alessandro Petacchi il velocista più forte di tutti i tempi?

Per la mia generazione, ovviamente dopo il sottoscritto (ride), dico Mario Cipollini. Per tutto quello che ha vinto in carriera, ma anche perché il suo modo di correre ha impresso una svolta epocale al ciclismo moderno. Mario è stato l’inventore del “treno” che, alla fine, abbiamo copiato un po’ tutti. Oggi chi è il velocista più forte del mondo? Malgrado sia reduce da una stagione un po’ tormentata dai guai fisici, a me piace molto Marcel Kittel. Del resto, non si vincono per caso otto tappe al Tour. Un velocista, per

imporsi, deve avere una condizione fisica ottimale, ma quando il tedesco sta bene non vedo, al momento, un corridore in grado di mettergli la ruota davanti. E per il futuro su chi scommetterebbe? Mah, ad essere sincero, in Italia vedo buoni prospetti, ma non ancora il potenziale campione. Potrei citare Andrea Guardini o Jakub Mareczko. Sono giovani di belle speranze, anche se mi pare che entrambi abbiano ancora qualche limite di tenuta, soprattutto sulle lunghe distanze.


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A cura di Mario Pugliese

Il mondo degli sprinter raccontato dal più forte: Alessandro Petacchi ripercorre vittorie e sconfitte di una carriera esaltante: “La Sanremo? Per vincerla devi perderla tante volte”

Alessandro Petacchi con la maglia della Fassa Bortolo vince la Milano Sanremo 2005 - Photo by Cor Vos

Petacchi: Volta Ao Algarve 2014 Alessandro in testa al gruppo con i compagni della Omega Pharma – QuickStep Photo by Bettiniphoto

Come è cambiata “l’alta velocità” rispetto ai suoi tempi? Mah, quando correvo io, non tutti avevano in organico uno sprinter e dunque, negli ultimi duecento metri, la concorrenza era meno serrata. Solo negli ultimi anni praticamente tutti i top team hanno deciso di ingaggiare un velocista e, in alcuni casi, hanno costruito la squadra attorno a lui. Perché Petacchi ha vinto così tanto? A dire il vero non ho mai avuto il fisico del velocista puro, alla Robbie McEwen per inten-

derci. Gli sprinter, di solito, sono più minuti ed hanno una potenza esplosiva in grado di macinare velocità in pochi metri. Io, invece, ho sempre puntato sulla progressione e sulla capacità di mantenere una velocità elevata per distanze prolungate. Ero, come si dice, uno da “volata lunga”. Se parlassimo di atletica, possiamo paragonarmi ad uno specialista dei 200 metri, non certo ad un centometrista. Se ho vinto tanto, però, il merito è stato anche dei compagni di squadra, sempre fantastici a portarmi nelle condizioni ideali negli ultimi 150 metri. A proposito, il famoso “treno della Fassa Bartolo” possiamo definirlo il più perfetto dispositivo tattico mai creato per un velocista? Diciamo che, con il lavoro costante ed il perfezionamento quasi maniacale, prima alla Fassa e poi alla Milram, avevamo ormai raggiunto la perfezione. Io ero l’uomo del colpo di reni finale, ma ero un po’ avulso da quel gruppo, nel senso che, talvolta, non conoscevo neppure la strategia. Il mio compito era quello di stare dietro ad una ruota ed è quello che facevo fino agli ultimi 150 metri. I miei compagni, invece, erano molto compatti ed affiatati, studiavano i sincronismi in maniera ossessiva e, in certi momenti, in effetti, eravamo una macchina perfetta.

Non sempre il velocista più forte vince: a lei è capitato tante volte? Sì mi è capitato e le sconfitte me le ricordo tutte molto bene. Anche perché, spesso, la colpa è stata mia. Ad esempio la vittoria nella Sanremo del 2005 nasce dalla bruciante sconfitta dell’anno prima quando persi forse quella che, sulla carta, sembrava la volata più facile della mia carriera. I ragazzi fecero, come al solito, un lavoro formidabile, portandomi ai 150 metri nelle condizioni ottimali. Ma quell’anno, pur essendo reduce da 9 successi, avevo corso poco, ero un po’ sovrappeso e, alla fine, mi mancarono le gambe. Tagliando il traguardo da sconfitto, però, capii che cosa dovevo fare per vincere la Sanremo. E l’anno dopo, infatti, non sbagliai. Resta quella la vittoria più bella? Qualche giorno fa, navigando su youtube, mi sono imbattuto nel video di quella vittoria. L’ho riguardato almeno quattro-cinque volte e, in effetti, ho avuto la sensazione di aver fatto la volata perfetta. Ci sono state vittorie tecnicamente più impegnative, come quando a Rio Decimo il “treno” si spaccò e vinsi dopo una volata partita 800 metri prima, ma la Sanremo era il sogno da bambino e dunque esserci riusciti resta, anche dieci anni dopo, l’impresa di cui vado più orgoglioso.



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GIRO DEL GRANDUCATO DI TOSCANA

TRA VIGNETI E TARTUFI

Granducato di Toscana: Scenari stupendi attendono i partecipanti al Giro del Granducato di Toscana 2016

H

a finalmente i crismi dell’ufficialità il calendario del 18° Giro del Granducato di Toscana. Otto granfondo, da aprile a settembre, che porteranno alla scoperta della splendida terra di Dante, Petrarca e Boccaccio, una regione famosa in tutto il mondo per il suo territorio e per i tanti capolavori artistici che ospita. Si tratta, non a caso, del circuito più “longevo” d’Italia e che annovera come testimonial due campioni del mondo, toscani DOC: Paolo Bettini e Mario Cipollini. Un circuito, inoltre, che porterà a pedalare sulla salita iridata di Fiesole e che promuove alcune delle eccellenze toscane note in tutto il mondo come la Vernaccia, il Chianti e il tartufo di San Miniato. Le novità Tre le novità del 2016. In primis, il ritorno delle manifestazioni puramente cicloturistiche, tra cui il Grand Tour della Val di

Merse, che è quasi una randonnée. Seconda novità è che la classifica di società sarà calcolata sulla base dei chilometri percorsi. Inoltre non ci sarà più il real time. Le corse Si partirà il 10 aprile da Pomarance (Pi) con la Green Fondo Paolo Bettini - Vittoria - La Geotermia, per spostarsi poi il 24 aprile a Chiusdino (Si) per la prima prova cicloturistica del calendario: il Grand Tour della Val di Merse. L’8 maggio a Colle di Val d’Elsa (Si) appuntamento con la Gran Fondo Vernaccia, mentre il 29 maggio si andrà a Fiesole (Fi) per la Gran Fondo Città di Fiesole. Il 2 giugno sarà il turno della seconda cicloturistica del 2016, cioè la Gran Fondo Chianti Classic in programma a Castelnuovo Berardenga (Si), mentre il 5 giugno a Capannori (Lu) largo alla Gran Fondo Mario Cipollini. Dopo la lunga pausa estiva ecco gli ultimi due appuntamenti, entrambi cicloturistici. Il primo sarà l’11 settembre a Galluzzo (Fi),

dove si terrà la Gran Fondo Giro della Toscana, prova jolly, mentre il gran finale sarà il 25 settembre a San Miniato (Pi), palcoscenico della Gran Fondo Tartufo Bianco. Il regolamento Per ogni concorrente che prenderà parte a una delle cicloturistiche verrà assegnato un bonus di 20 punti per la classifica individuale. Per chi volesse abbonarsi a sette prove (ad eccezione della jolly) la quota sarà di 120 euro, mentre per chi volesse partecipare solo alle quattro manifestazioni agonistiche la quota sarà di 100 euro. Chi si iscriverà entro il 31 gennaio avrà la prima griglia, mentre chi si abbonerà dopo il 1° febbraio entrerà in seconda. Prevista, poi, una quota di solidarietà di 200 euro, che prevede la griglia VIP e la cui eccedenza andrà in beneficienza. Iscrizione gratuita per i diversamente abili solo se parteciperanno come cicloturisti.


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A cura della Redazione

Otto prove da aprile a settembre, tra cui quattro cicloturistiche. Classifiche di società per chilometri percorsi e niente più real time. Due le opzioni per abbonarsi. Prevista anche una quota di solidarietà.

Calendario 2016 10 APRILE

2 GIUGNO

Vittoria - La Geotermia - Pomarance (PI) Agonistica

Castelnuovo Berardenga (SI) Cicloturistica

GREEN FONDO PAOLO BETTINI

24 APRILE

GRAND TOUR DELLA VAL DI MERSEA Chiusdino (SI) Cicloturistica

8 MAGGIO

GRAN FONDO CHIANTI CLASSIC

5 GIUGNO

GRAN FONDO MARIO CIPOLLINI Capannori (LU) Agonistica

11 SETTEMBRE

GRAN FONDO VERNACCIA

GRAN FONDO GIRO DELLA TOSCANA

29 MAGGIO

25 SETTEMBRE

Fiesole (FI) Agonistica

San Miniato (PI) Cicloturistica

Colle di Val d'Elsa (SI) Agonistica

GRAN FONDO CITTÀ DI FIESOLE

Galluzzo (FI) Cicloturistica, prova jolly

GRAN FONDO TARTUFO BIANCO

Una vista panoramica della Gran Fondo Vernaccia


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INBICI HOLIDAY

GENNAIO IN

COSTA BLANCA A cura della Redazione

Stanchi della nebbia? Il 16 gennaio parte la ciclo-vacanza sotto il sole della Spagna. Con un tutor d’eccezione: l’ex professionista Wladimir Belli

S

tanchi della nebbia e dei rigori dell’inverno? E quella bicicletta appesa lì in garage comincia ad alimentare un vago senso di nostalgia? Bene, siete ancora in tempo per prenotare un posto alla “Settimana in Bicicletta” (16-23 gennaio e 23-30 gennaio 2016) organizzata in Costa Blanca da InBici Holiday e Marche and Bike. Una vacanza a misura di ciclista, un pacchetto “all-inclusive” ritagliato, come un abito sartoriale, sulle esigenze specifiche di chi, quando parte, non vuole rinunciare al piacere di una rigenerante pedalata oppure, supportato da una condizione fisica ottimale, vuole provare a misurarsi con un ex professionista. Il tutor della vostra vacanza sarà infatti un certo Wladimir Belli, ex professionista di Brescialat, Fassa Bortolo, Festina, Lampre, Domina e Diquigiovanni, uno che nel 1990

vinse il Giro d’Italia Dilettanti davanti ad un certo Marco Pantani. La scelta della location in Costa Blanca - nel triangolo spagnolo di Alicante, Benidorm ed Altea - è il frutto di una scrupolosa selezione. In questo angolo suggestivo di Penisola Iberica, infatti, il clima, soprattutto nel mese di gennaio, è ideale per l’attività sportiva e le strade, oggetto di un recentissimo restyling, sono perfette per pedalare in sicurezza: “In effetti - conferma Wladimir Belli - ho un ricordo molto nitido di quell’angolo di Spagna. In Costa Blanca ho corso diverse gare e, in qualche stagione, ci ho ha fatto anche i ritiri con la squadra per la preparazione. A gennaio la temperatura è ideale e anche le strade, sgombre dal traffico frenetico delle grandi città, consentono pedalate davvero entusiasmanti”. Il territorio ha inoltre una consolidata cultura ciclistica, visto che ha ospitato,

in passato, alcune rassegne ciclistiche di straordinaria importanza, come i campionati mondiali di ciclismo del 1992, quando – sotto il traguardo di Benidorm – sfrecciò proprio il nostro Gianni Bugno. Ma anche nel recentissimo passato, in occasione dell’ultima Vuelta di Spagna vinta da Fabio Aru, la Costa Blanca ha ospitato una tappa della kermesse spagnola: “Il mio compito - prosegue Belli - sarà quello del ‘tutor’: effettuerò cioè dei test biomeccanici sui cicloamatori, darò loro dei consigli e, soprattutto, pedaleremo assieme. Metterò a disposizione le mie conoscenze e la mia esperienza cercando di trasmettere quel patrimonio di informazioni che ho accumulato in quattordici anni di professionismo. Sarò il loro consulente, il riferimento a cui rivolgersi per chiarirsi ogni dubbio legato alla postura, alla preparazione e all’interpretazione delle corse”.


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A cura della Redazione

CHIANCIANO TERME

TUTTO VIENE

Nel cuore della provincia di Siena, tra le sorgenti curative dell’antico centro termale, il prossimo 3 luglio, si svolgerà la Granfondo “Fortunato Baliani”

DALL’ ACQUA

Basilica di San Biagio alle porte di Chianciano Terme

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hianciano Terme è un centro termale in provincia di Siena ricchissimo di acque minerali ad azione curativa, situato a circa 550 metri sul livello del mare. La località, a forte vocazione turistica, offre tutti i vantaggi climatici derivanti dalla sua felicissima posizione geografica, a cavallo tra la Val d’Orcia con le sue crete (dal 2004 patrimonio dell’umanità dell’UNESCO) e la fertile Valdichiana, tra le colline dei vini di Montepulciano e le bellezze rinascimentali di Pienza. Circondato da colline boscose di querce, faggi, lecci e castagni, immerso in un ambiente incontaminato, Chianciano Terme ha conservato una rilevante quantità di verde nei parchi termali e nei giardini pubblici, di ville ed alberghi. Luogo di cura e di relax, Chianciano è anche il punto di partenza per scoprire le bellezze della Tosca-

na e della vicinissima Umbria. Ha avuto nel periodo 1915-1920 un rapido sviluppo con la costruzione di un acquedotto, di uno stabilimento di imbottigliamento e con la ristrutturazione dello stabilimento dell’Acqua Santa. Uno sviluppo proseguito nel secondo dopoguerra con la trasformazione degli stabilimenti termali e l’aumento delle strutture ricettive. Le proprietà benefiche delle acque minerali di questa cittadina erano già apprezzate da Etruschi e Romani, che avevano occupato stabilmente la zona edificando un importante centro abitato. Il periodo ellenistico vide la nascita di alcuni santuari dedicati alle divinità delle acque, anche se alcuni erano già sorti in precedenza. Tra questi il più famoso è il Tempio dei Fucoli; trovato nell’omonima collina ci ha restituito parte dei suoi frontoni in terracotta che raffigurano scene mitologiche. È

proprio in quest’epoca, però, che la civiltà etrusca entra in decadenza sia per problemi interni sia per la sempre crescente romanizzazione. I Romani divisero dunque le terre del Chiancianese in vasti latifondi, che hanno contribuito a eliminare il ceto di piccoli proprietari terrieri che in periodo etrusco si affiancava alla nobiltà. Di questo periodo è la fattoria tardo-etrusca di Poggio Bacherina che ci ha restituito vasche per la produzione di vino ed olio. In questo scenario che sembra disegnato in un affresco, il prossimo 3 luglio, si svolgerà la XVª edizione della Granfondo Città di Chianciano Terme “Fortunato Baliani”. La corsa è valida come prova Master Tricolore, prova Grand Tour “Terre di Siena”, prova Campionato Regionale Fci Granfondo e Mediofondo e per la classifica delle “Terre di Siena”.


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Opera d’arte - Photo by Bettiniphoto


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BOOM DI GRAN FONDO SELLE ITALIA - VIA DEL SALE

ISCRIZIONI L’area Expò della Granfondo Selle Italia - Via del Sale

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randissimo successo di iscrizioni per l’edizione “a numero chiuso” della 20ª Granfondo Selle Italia Via del Sale, in programma il prossimo 3 aprile a Cervia (base logistica, come sempre, il Fantini Club). Per tutto il mese di gennaio restano aperte le iscrizioni riservate ai pacchetti hotel messi a disposizione da Cervia Turismo. E prima si prenota… prima si parte! A tutte le prenotazioni per due notti ed alle prime 50 per una notte è infatti riservata la partenza in griglia gialla (dal 1001 al 2700). Chi invece sceglierà uno dei pacchetti tre notti potrà partire in griglia rossa (dal 51 al 1000).

La storia E’ il 6 aprile del 1997, quando, con 750 iscritti ai nastri di partenza, prende il via la 1ª edizione di quella che viene chiamata “La Corsa del Sale”, su un percorso di 165 km che da Cervia, davanti ai Magazzini del Sale, si snoda verso le colline dell’appennino tosco-romagnolo, proprio come facevano un tempo i salinari che, partendo dalle saline, andavano a consegnare l’oro bianco nei paesini più lontani. Sono passate venti edizioni e tantissimi sono gli amici ‘speciali’ che in questi anni hanno pedalato sulle strade della granfondo: Marco Pantani, Miguel Indurain, Silvio Martinello, Marcellino Lucchi, Mau-

rizio Fondriest, Max Lelli, Davide Cassani, Fabrizio Ravanelli, Mario Cipollini, Roberto Chiappucci, Maria Canins, Michele Bartoli, Arrigo Sacchi, Marco Melandri, Matteo Marzotto, Paolo Belli… solo per citarne qualcuno. Per rivivere insieme questi venti anni di ricordi ed emozioni, gli organizzatori hanno preparato una serata speciale che aprirà il weekend dell’evento. Il Gran Galà dei vent’anni si terrà venerdì 1 aprile nella suggestiva location dei Magazzini del Sale di Cervia. Durante la cena sono in programma premiazioni e spettacoli, alla presenza di tanti testimonial del mondo del ciclismo di oggi e di ieri, e tante sor-


27 A cura della Redazione

Si annuncia una 20ª edizione da record. Ancora disponibili i “pacchetti hotel”, con partenza in “Griglia Gialla” per le prime cinquanta prenotazioni. E chi sceglie di soggiornare (per almeno tre notti) allo Sportur Club Hotel potrà allenarsi sul percorso della Via del Sale in compagnia del Team Zini Cycling e partire in “Griglia Rossa”

prese (tutte le info e le modalità di partecipazione saranno svelate a breve). Allenati con il team Zini Cycling e parti in griglia rossa! Per chi vuole trascorrere qualche giorno a Cervia-Milano Marittima e preparare la Gran Fondo sulle strade della Via del Sale nei giorni che precedono la gara, Sportur Club Hotel, direttamente sul mare, davanti all’area expò ed al villaggio di gara sulla spiaggia Fantini Club, organizza una bike clinic in collaborazione con Zini Cycling con assistenza completa personalizzata, allenamenti specifici, sessioni teoriche, supporto tecnico e spazi dedicati al ricovero bici, oltre alla possibilità di partire in griglia rossa. Una formu-

Per info e prenotazioni 0544.975039, email info@sporturhotel.com

zione, anche quest’anno gli organizzatori dedicano agli amici che vogliono avere un assaggio delle emozioni della Granfondo una “giornata di prova” sul percorso di gara. L’appuntamento è per domenica 13 marzo, con partenza alle 9.30 dal Fantini Club, per un raduno non competitivo aperto a tutti sul percorso medio di 107km, adatto anche a gambe non troppo “allenate”. La pedalata non prevede una quota di iscrizione. Un ristoro di arrivo attenderà i partecipanti al rientro al Fantini Club.

Aspettando la Granfondo… Dopo il successo della precedente edi-

Maggiori info sul sito www.granfondoselleitalia.com

la cucita su misura per tutti gli amanti del ciclismo ma anche per gli accompagnatori, in un territorio - quello della Riviera Romagnola - che, come pochi altri in Italia, si presta perfettamente all’attività cicloturistica. La quota ciclista è di 265 euro a persona per tre notti in camera doppia con trattamento mezza pensione (215 euro per gli accompagnatori) e 494 euro per la full clinic di sei notti (394 euro per gli accompagnatori).


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VINCI LA SPAGNA INBICI TOP CHALLENGE

Un’immagine della partenza Gran Fondo di San Benedetto

A cura della Redazione

Partenza col botto per il nuovo circuito che partirà ad aprile con la Via del Sale. E nel “pacco gara” c’è una grande sorpresa: tutti i vincitori delle nove classifiche potranno partecipare gratuitamente alla Granfondo di Tarragona, prova valida per il World Tour Championship che si disputerà il prossimo mese di ottobre

P

artenza col botto per l’INBICI TOP CHALLENGE, il nuovo circuito granfondistico nazionale che debutterà nel 2016. Subito tantissime le adesioni, segno che - benché al suo esordio - il circuito è stato subito accolto con grande entusiasmo dal mondo dei cicloamatori. Merito, con ogni probabilità, della qualità delle sei Gran Fondo selezionate e merito, forse, anche della sua dimensione internazionale. InBici Top Challenge, infatti, mette in palio qualcosa di unico: a tutti i vincitori delle nove classifiche verranno infatti assegnate le maglie di leader “Inbici Top Challenge” che daranno diritto a partecipare gratuitamente alla Granfondo di Tarragona - prova valida per il World Tour Championship - che si disputerà in Spagna il prossimo mese di ottobre. Il circuito partirà il 3 aprile 2016 con la Gran Fondo Selle Italia Via del Sale, una delle rassegne per cicloamatori più importante d’Italia che, quest’anno, celebra fra l’altro il suo ventennale.

A maggio (8) si vola invece sul Colle Val D’Elsa, nel cuore della campagna senese, teatro della Gran Fondo della Vernaccia. Terza frazione (il 29 maggio) con la Gran Fondo di San Benedetto, disegnata tra le palme del suggestivo lungomare marchigiano. A giugno (5) il circuito fa tappa sugli appennini romagnoli, dove a Bagno di Romagna si corre la Gran Fondo del Capitano. Poi si torna nelle Marche, tra i tesori Unesco di Urbino che, il 26 giugno, ospita la Gran Fondo Straducale. Gran finale il 17 luglio a Trento con la Leggendaria Gran Fondo Charly Gaul, prova regina del 1° INBICI TOP CHALLENGE, che assegnerà punteggio doppio nella classifica finale. Alla consolle organizzativa ci sarà l’Asd Inbici Cycling Team che - in virtù di una lunga esperienza nel mondo del ciclismo - ha selezionato per questo nuovo circuito alcune tra le gran fondo più importanti del Belpaese: “L’idea - spiega Maurizio Rocchi - era quella di riunire, in un unico circuito, le granfondo più importanti d’Italia, quelle che, oltre ad avere una valenza tecnica di

prim’ordine, si svolgono in territori che sanno abbinare al pathos della gara anche il patrimonio storico e naturalistico di località turisticamente all’avanguardia. Crediamo di esserci pienamente riusciti realizzando un circuito che nasce su basi innovative, molto attento alla comunicazione e calibrato sulle esigenze dei cicloamatori ma anche degli organizzatori. Il fatto poi che tutti i vincitori di categoria possano partecipare gratuitamente alla Gf di Terragona è un ‘valore aggiunto’ che, ci auguriamo, possa spingere tanta gente ad iscriversi”. Nella classifica finale è previsto anche un premio alla società con il numero maggiore di atleti e a quella che, al termine delle sei prove, avrà ottenuto il punteggio più alto. L’abbonamento a tutte le prove del Circuito si effettua, in un’unica soluzione, versando la quota di euro 160 per gli uomini, euro 140 per le donne e euro 120 per i diversamente abili, entro la data del 26 marzo 2016. Per favorire la partecipazione delle società più numerose, infine, per ogni dieci iscritti, l’undicesimo sarà in omaggio.


“INBICI TOP CHALLENGE” il nuovo circuito granfondistico nazionale che

racchiude in sé alcune tra le più prestigiose manifestazioni ciclistiche italiane. In rappresentanza di quattro regioni Emilia Romagna, Marche, Toscana e ...LE GARE DEL CIRCUITO “INBICI TOP CHALLENGE” GF SELLE ITALIA - VIA DEL SALE - Cervia (Ravenna) 2. GF DELLA VERNACCIA - Colle Val d’Elsa (Siena) 3. GF SAN BENEDETTO DEL TRONTO (Ascoli Piceno) 4. GF DEL CAPITANO - Bagno di Romagna (Forlì Cesena) 5. GF STRADUCALE - Urbino (Pesaro Urbino) 6. GF LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL - Trento (Trento) 1.

• 03

Aprile 2016 • 08 Maggio 2016 • 29 Maggio 2016 • 05 Giugno 2016 • 26 Giugno 2016 • 17 Luglio 2016

COSTO ABBONAMENTO 2016 UOMINI • Euro 160 DONNE • Euro 140 DIVERSAMENTE ABILI • Euro 120 Thanks to:

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“LA LEGGENDARIA CHARLY GAUL”

L’IMPRESA A cura di Newspower

Una giornata da tregenda, una strada impossibile e uno scalatore lussemburghese che tagliò il traguardo semi-congelato. A luglio, sul Monte Bondone, il suggestivo remake di una corsa epica

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ove ore, 7 minuti e 28 secondi. Fu il tempo da leggenda che impiegò il ciclista lussemburghese Charly Gaul nell’affrontare la ventunesima tappa del Giro d’Italia 1956. Nulla di strano, se non fosse per le terribili condizioni meteo di quella giornata di finta primavera. Era l’8 giugno ma la frazione che attraversava i passi Rolle e Brocon era da tregenda, con neve, vento e gelo che fecero concludere la gara solamente a poche decine di corridori. Gaul fu il primo di questi stoici atleti, ma versava in uno stato di semi congelamento, tant’è che riuscì a proferir parola solamente dopo essere stato immer-

so in una vasca d’acqua calda. L’undicesima edizione de “La Leggendaria Charly Gaul” si terrà dal 15 al 17 luglio e riproporrà una cronometro in Valle dei Laghi, una prova in linea sui percorsi ‘mediofondo’ e ‘granfondo’ ed il consueto epilogo conclusivo sul Monte Bondone, nell’atto di ripercorrere la leggendaria impresa di Charly Gaul. L’idea di un giornalista lussemburghese di rievocare la vicenda con un raduno internazionale di cicloamatori piacque subito all’Azienda per il Turismo Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e all’ASD Charly Gaul Internazionale, e nel 2006 nacque così la granfondo internazionale Charly Gaul.

Quattro storiche tappe del Giro d’Italia si conclusero sulla montagna più rappresentativa di Trento, ma negli occhi e nelle menti degli appassionati rimarrà indelebilmente scolpita quella compiuta da Charly Gaul l’8 giugno 1956 che - dopo 242 km di inenarrabili fatiche - lo portò ad assicurarsi maglia rosa e vittoria finale della corsa. Da quel giorno, quando si parla del Monte Bondone si fa riferimento ad un luogo mitico, vero e proprio “totem” per la città di Trento e per tutti gli sportivi che intendono ‘affrontarlo’. L’appuntamento di luglio prevede una gara a cronometro di 24 km a Cavedine il venerdì, fra i palpitanti saliscendi della Valle dei


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Alcune immagini della La leggendaria Charly Gaul 2015 - Photo by Newspower

Laghi, mentre domenica 17 toccherà alle prove in linea con i tracciati ‘lungo’ e ‘corto’ rispettivamente di 141 km e 4000 metri di dislivello, 57 km e 2000 metri di dislivello, che partiranno da Trento in Piazza Duomo ed arriveranno sul Monte Bondone, celebrando i sessant’anni dall’impresa. La partenza dalla città di Trento, teatro d’innovazione e cultura, regalerà scenari ricchi di storia e tradizione. A pochi minuti dalla città, fra specchi d’acqua da favola (precedente: il regno in cui si specchiano le Dolomiti), la Valle dei Laghi, luogo ricco di borghi caratteristici, vigneti e castelli medievali, palcoscenico della gara contro il cronome-

tro di venerdì 15 luglio. Dalle profondità dei laghi trentini alle imponenti montagne, con la scalata al Monte Bondone, fra il silenzio della natura e il respiro adrenalinico dei cicloamatori. Tutti coloro i quali decidessero di partecipare ad una delle sfide ‘mediofondo’ o ‘granfondo’, alla cronometro o ad entrambe, potranno iscriversi seguendo le apposite istruzioni al sito web di riferimento: www.laleggendariacharlygaul.it L’offerta cicloamatoriale non si fermerà qui, la giornata di sabato 16 luglio sarà riservata alla ciclostorica di Trento, “La Moserissima”, dedicata agli appassionati del ciclismo de-

gli anni “ruggenti” ed unica tappa del Trentino Alto Adige ad essere inserita nel Giro d’Italia d’Epoca. “La Leggendaria Charly Gaul” farà inoltre parte dell’esclusivo circuito a tappe UCI Gran Fondo World Series, che permetterà di qualificarsi ai Campionati del Mondo Amatori e Master, e sarà inclusa nel nuovo InBici Top Challenge. È bastato poco più d’un decennio per ‘consacrare’ la gara come una delle più ricercate competizioni cicloamatoriali, merito dell’organizzazione di ASD Charly Gaul Internazionale, APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi, degli scenari paesaggistici e culturali trentini e di un personaggio da… leggenda.


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GRANFONDO DELLA VERNACCIA

WORK

PRO GRESS

IN

A cura della Redazione

Prende forma la 20ª edizione della granfondo in programma domenica 8 maggio 2016 a Colle di Val d’Elsa. Stessa passione, nuovi tracciati. Iscrizioni a 30 euro fino al 5 maggio I paesaggi della Granfondo della Vernaccia

A

cinque mesi dall’evento, procedono spediti i “lavori in corso” in casa del Gruppo Ciclistico Amatori San Gimignano, la storica società senese che, domenica 8 maggio 2016, organizzerà la 20ª edizione della Granfondo Vernaccia - Città di Colle di Val d’Elsa (www.comune.collevaldelsa.it). L’evento si svolgerà, come tradizione impone, nella splendida località di Colle di Val d’Elsa, famosa in tutto il mondo per la produzione di pregiati cristalli. Qui infatti si concentra il 15 per cento della produzione mondiale ed il 95 per cento della produzione nazionale di articoli in cristallo (d’obbligo una visita al museo che ripercorre, dagli albori ai giorni nostri, la nascita e lo sviluppo delle cristallerie senesi). Malgrado il successo delle scorse edizioni,

gli organizzatori stanno predisponendo un’edizione all’insegna delle novità. Verranno, prima di tutto, cambiati i percorsi, con l’obiettivo di fornire “nuovi stimoli” ai ciclisti, portandoli a pedalare su strade mai affrontate in precedenza e ad ammirare paesaggi inediti. Una scelta resa possibile dalla poliedricità della campagna senese che, sul piano paesaggistico e grazie alla morfologia del territorio, offre varianti pressoché infinite per gli appassionati del pedale. Dunque, nelle prossime settimana verranno svelati i nuovi tracciati che, come al solito, promettono suggestioni e spettacolo. In occasione del ventennale della manifestazione, il Comitato organizzatore sta inoltre predisponendo alcuni omaggi per tutti i partecipanti, una sorta di ricordo-

souvenir per chi prenderà parte alla 20ª edizione della granfondo toscana. Sempre più spazio, inoltre, verrà dato alle giovani leve, con la conferma della minigranfondo in programma sabato 7 maggio che, come da tradizione, sarà riservata ai bambini delle scuole elementari della provincia. La manifestazione è inserita nei calendari del Giro del Granducato di Toscana, dell’InBici Top Challenge e del Dalzero.it. Sarà possibile iscriversi alla Granfondo Vernaccia pagando la quota “scontata” di 30 euro fino al 5 maggio (www.granfondodellavernaccia.it). Nella segreteria della manifestazione, invece, fino alle ore 18 del 7 maggio, ci si potrà iscrivere pagando la quota effettiva di 40 euro.


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L’INTERVISTA

il più forte

il futuro

Christopher Froome e Fabio Aru - Photo by Bettiniphoto

S

ul ciclismo potrebbe scrivere una collana di libri perché, in quasi tre lustri di professionismo, a cavallo del millennio, ha vissuto - da protagonista - alcune delle pagine più belle e maledette di questo sport. Che Wladimir Belli fosse un talento cristallino, il ciclismo italiano se ne accorse nel lontano 1990, quando quel ragazzino di Sorengo vinse il Giro d’Italia Dilettanti. Un’impresa di cui, forse, allora non si valutò compiutamente la portata, ma che oggi - rileggendo quel podio - regala agli

appassionati di ciclismo una sferzata di brividi postumi: 1° Belli, 2° Pantani, 3° Gotti. Da quel giorno, il re dei “regolaristi” di soddisfazioni se ne è tolte parecchie, anche se brucia ancora l’assurda squalifica al Giro 2001 quando, col terzo posto in classifica generale ormai in tasca, venne mandato a casa per aver reagito agli insulti premeditati di un provocatore. Apprezzato commentatore televisivo per Eurosport, Wladimir Belli inaugura in questo primo numero del 2016 una nuova collaborazione con il magazine InBici. Sarà

infatti lui ad analizzare per noi la prossima stagione dei professionisti. Tra l’esplosione di Aru (vincitore della Vuelta), la conferma di Contador al Giro e quella di Froome al Tour, fino al successo di Sagan ai Mondiali, qual è l’impresa del 2015 che più l’ha impressionata? Sono tutte vittorie di grande valore, ma l’impresa di Aru alla Vuelta di Spagna mi ha entusiasmato. Forse non aveva di fronte avversari formidabili, ma non è facile, in una corsa a tappe, vedere un giovane lottare con tanta


L’Ex Pro Wladimir Belli con la maglia della Fassa Bortolo 2001

A cura di Mario Pugliese

Wladimir Belli commenta il 2015 appena concluso e anticipa i temi salienti dell’anno che verrà: “Sagan vincerà molto di più, ma nelle corse a tappe l’Italia può sognare ancora”

determinazione e superare, con la forza della tenacia, momenti così difficili. Non sono stupito perché, in fondo, conoscevo il valore del ragazzo, ma certo, vedendo anche come ha messo in difficoltà Contador nelle ultime tappe del Giro, oggi Aru rappresenta una realtà importante del nostro ciclismo. Al Tour de France, invece, i pronostici sono stati ampiamente rispettati… Credo che Froome oggi sia in assoluto il miglior interprete delle corse a tappe. In questo momento, come ha dimostrato in diverse occasioni, lo vedo superiore a Contador.

Devo dire che il suo modo di correre, il suo stile, non mi entusiasma, ma nel ciclismo contano i risultati e dunque sono convinto che, anche nel 2016, sarà ancora lui l’uomo da battere della Grand Boucle.

errore tattico, come l’attacco di Viviani nel momento sbagliato, ma il problema resta: in questo momento ci manca un corridore alla Bettini in grado di essere davvero competitivo nelle gare di un giorno.

Nelle corse a tappe è mancato un certo Nibali, “solo” 4° al Tour ad oltre 8 minuti dalla maglia gialla. I pronostici erano altri, giusto? I suoi preparatori ci avevano assicurato, prima del Tour, che i test di Vincenzo erano grosso modo quelli del 2014, ma lo sport non è fatto solo di numeri. Sul rendimento di un atleta incide anche l’aspetto emotivo e dunque è probabile che sul Tour di Nibali abbia pesato oltremodo la componente nervosa. La stessa che, in fondo, l’ha tradito alla Vuelta con quella squalifica che l’ha penalizzato anche sul piano dell’immagine. Però, anche se la condizione è cresciuta in ritardo rispetto alle aspettative, Vincenzo ha pur sempre vinto una tappa al Tour ed è stato protagonista di un finale di stagione entusiasmante con i successi al Lombardia, alla Bernocchi e alla Tre Valli Varesine. Dunque, malgrado nelle corse a tappe non sia andato come tutti noi speravamo, il suo 2015 dev’essere considerato un anno comunque positivo.

Mentre nelle grandi corse a tappe l’Italia si difende bene... Direi molto bene: sia Nibali che, soprattutto, Aru nei grandi Giri ci offrono garanzie importanti. Certo, come italiani siamo abituati molto bene, forse troppo. Qualche anno fa avevamo lo scalatore più forte del mondo ed il velocista che vinceva sempre. Oggi le cose sono un po’ cambiate, non abbiamo più l’atleta capace di vincere le gare di un giorno e magari storciamo il naso se un Viviani si piazza dietro a Greipel o Kristoff. Ma i giovani che possono far bene non mancano, bisogna solo avere la pazienza di aspettarli.

Ai Mondiali grande affermazione di Sagan. Se l’aspettava? Certo e, anzi, penso che il prossimo anno farà ancora meglio. In tante corse in linea l’abbiamo visto buttare vittorie ampiamente alla sua portata. Credo che nel 2016 possa vincere molto di più. A proposito di Mondiali, Cassani poteva fare meglio? Con quella squadra obiettivamente era molto difficile. Poi si può parlare di qualche

Un nome? Si parla molto di Gianni Moscon che secondo me ha le qualità per far bene, anche se la storia insegna che il passaggio dagli under 23 ai professionisti non è mai facile. Ci vorrebbe una generazione come la sua… Credo sia stata una generazione unica perché non si è mai visto, nella storia recente del ciclismo, un gruppo così numeroso di giovani italiani imporsi con tanta facilità anche tra i professionisti. Venivano tutti da squadre medio-piccole e dunque eravamo temprati alla lotta e abituati a sgomitare per emergere dal gruppo. Ma alla fine, quando nasce un Pantani, il merito non è delle Federazioni né dei settori giovanili. Perché il buon corridore talvolta lo fa l’ammiraglia, ma il campione lo crea sempre la genetica.



TOUR DE FRANCE 2015 - Photo by Bettiniphoto


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PROMOSSI BOCCIATI LE PAGELLE

& DEGENKOLB: 9

In rapporto alle sue reali potenzialità, mi pare che, tra Sanremo e Roubaix, sia il corridore che merita il voto più alto. Ha fatto cose formidabili, correndo sempre con grande intelligenza. Dove non poteva con le gambe, ci è arrivato con la mentalità. Insomma, più di così proprio non poteva fare.

SAGAN: 8

Per lui è stata la stagione della consacrazione dopo che, in passato, pur andando vicino a tante vittorie di prestigio, ci aveva fatto anche un po’ dubitare sulle sue reali potenzialità. Affrontare una stagione con addosso le pressioni di una maglia iridata non è mai semplice, ma Peter ha tutto per continuare a vincere.

Peter Sagan vince il campionato del Mondo Photo by Bettiniphoto

FROOME: 8

Puntava al Tour e non ha fallito, per cui non gli si può rimproverare nulla. Certo, a me non fa impazzire, soprattutto per quella postura in bicicletta che lo rende, sul piano stilistico, assai meno “bello” di tanti altri. E poi qualche dubbio sulla genesi di questo campione spuntato un po’ all’improvviso è lecito averlo.

CONTADOR: 8

Siamo di fronte ad un campione autentico, oltre che, mi dicono, ad un uomo esemplare, non a caso molto rispettato dal gruppo. Di Alberto mi piace il coraggio di rischiare, quella propensione a mettersi sempre in gioco, anche a costo di perdere.

ARU: 8

Speriamo davvero che l’Italia del ciclismo abbia trovato un altro campione. Di Fabio mi piace, in particolare, la mentalità, quella voglia di provarci sempre e comunque, anche se non ne ha. Lui non si accontenta mai dei piazzamenti e questo lo rende un corridore nato per lo spettacolo e dunque impossibile da non amare.

NIBALI: 7,5

E’ reduce da una stagione jellata, nella quale, per un certo periodo, gli è andato tutto storto. Penso alla foratura al Tour prima dell’Alpe d’Huez, ma catalogherei anche sotto la voce “sfortuna” l’episodio della Vuelta dove, al di là della scorrettezza, si è trovato in una situazione difficilissima. Ma il Nibali dell’ultima parte di stagione, in particolare quello del Lombardia, è un cor-


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A cura di Mario Pugliese

Claudio Di Benedetto dà i voti a dodici protagonisti della stagione appena conclusa. Tempo di pagelle, di oscar e di tapiri. E anche il ciclismo, a cavallo del nuovo anno, deve suo malgrado pagare il “dazio”, sottoponendosi al giudizio - talvolta dolce e talvolta spietato - della critica. In cattedra per noi un “luminare” del settore, Claudio Di Benedetto, vice caporedattore di Premium Sport.

John Degenkolb Vince la Parigi Roubaix- Photo by Bettiniphoto

ridore di grandissima affidabilità, capace di qualsiasi risultato.

VALVERDE: 7,5

Mi ha impressionato soprattutto alla Liegi, dove ha dato una dimostrazione di forza incredibile. Al di là dei rumors che, da sempre, lo circondano, se guardiamo la sua bacheca non possiamo far altro che toglierci il cappello. E’ un corridore che dimostra una freddezza incredibile, sembra quasi che le critiche non lo sfiorino. Credo che la sua forza ed anche il segreto della sua longevità agonistica sia proprio nella mentalità d’acciaio.

GREIPEL (velocista): 7

Ha vinto tanto, anzi tantissimo, per cui meriterebbe un voto molto alto, ma se devo essere sincero, a me come velocista non mi entusiasma.

QUINTANA VOTO: 6

Qualche cosa ci ha fatto vedere anche nel 2015, ma non mi è piaciuto l’atteggiamento col quale ha affrontato diverse corse. Talvolta mi è sembrato troppo “rinunciatario”, come se si accontentasse del piazzamento. A differenza di Aru, ad esempio, nei momenti topici della stagione, ha rischiato troppo poco.

CAVENDISH VOTO: 6

Non ha vinto come in passato, ma mi piace molto più di Greipel. Ha dalla sua qualche attenuante, come gli infortuni e la nascita del secondo figlio. Certo, da lui ci si aspettava molto di più, ma credo che, già dal prossimo anno, il grande Mark tornerà competitivo.

POZZATO VOTO: 5

Sono convinto che Pippo condividerebbe questo voto perché, lui per primo, non può essere soddisfatto di questo 2015. E’ un corridore dalle mille contraddizioni, capace di grandi acuti ma anche di inattese defaillance. E l’ultima stagione non ha fatto altro che confermare ciò che su di lui abbiamo sempre detto.

CASSANI VOTO: N.G.

Per vincere da Commissario Tecnico devi avere i corridori e Davide, bisogna ammetterlo, in questa fase generazionale, di corridori capaci di vincere la corsa di un giorno, eccetto Nibali, non ne ha. E’ comunque un CT che lavora tantissimo e mi piace molto questa sua voglia di tenere unita la nazionale anche al di fuori del Mondiale. Dategli un Bettini e vedrete che non sbaglierà.


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INBICI MEDIA-PARTNER DELLA FIERA SCALIGERA

Siglata la partnership tra

Nella foto Maurizio Rocchi con Paolo Coin manager di Cosmo Bike e Ivana Ruppi res. ufficio stampa

A cura della Redazione

Il magazine sarà il media-partner della fiera scaligera che, a sua volta, sponsorizzerà il circuito granfondistico InBici Top Challenge. Maurizio Rocchi: “Un accordo prestigioso che ci dà stimoli e soddisfazioni”

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n ponte fra Cesena e Verona. Da percorrere, ovviamente, su due ruote. Da una parte il Magazine InBici e l’omonimo circuito granfondistico (InBici Top Challenge) - due realtà nate e cresciute in Romagna - dall’altra il CosmoBike di Verona che, malgrado una sola edizione alle spalle, rappresenta già, per numero di visitatori (oltre 50mila!), la più importante fiera italiana del settore bicicletta. L’accordo è stato siglato prima di Natale in Veneto: da una parte l’editore di InBici Maurizio Rocchi, dall’altra il patron della rassegna scaligera Paolo Coin, l’uomo che - in pochi mesi - ha saputo creare una fiera di respiro internazionale con 500 aziende del settore ciclo provenienti da 24 paesi diversi. Due i punti strategici dell’accordo: 1) per

la 2ª edizione del CosmoBike, in programma a Verona dal 16 al 19 settembre 2016, la rivista InBici sarà media-partner della manifestazione. 2) Il CosmoBike, da parte sua, sponsorizzerà l’InBici Top Challenge, il nuovo circuito granfondistico nazionale che debutterà nel 2016, riunendo sotto un’unica insegna sei tra le più prestigiose manifestazioni ciclistiche italiane ( Via del Sale-Selle Italia, Gran Fondo della Vernaccia, Gran Fondo di San Benedetto, Gran Fondo del Capitano, Gran Fondo Straducale e Gran Fondo La Leggendaria Charly Gaul). “E’ una partnership di cui andiamo particolarmente orgogliosi - spiega Maurizio Rocchi - perché siglata con quella che, come certificano i numeri, rappresenta oggi la più importante fiera italiana del settore ciclo. Un evento nobilitato dalla

presenza di Paolo Coin che, con la forza dei fatti, ha saputo creare in pochissimo tempo una realtà importantissima. Sappiamo che, dopo l’anno del debutto, il Cosmobike Show verrà ulteriormente migliorato con nuovi investimenti finalizzati ad assecondare le specifiche esigenze degli espositori. E’ un presupposto che mira a consolidare ulteriormente l’evento, facendone in futuro un punto di riferimento per il settore della bici. Accompagnare il Cosmobike in questa fase di costante crescita organizzativa, per la nostra rivista, è motivo di stimoli e di grande soddisfazione. Allo stesso modo, poter affiancare un brand tanto prestigioso al nostro nuovo circuito granfondistico rappresenta un’iniezione di grande fiducia e la riprova che, quantomeno nelle premesse, stiamo lavorando nel modo giusto”.


I N T E R N A T I O N A L

B I K E

E X H I B I T I O N

VERO NA 1 6 /1 9 SET TEMBRE/ SEP TEMB ER 2 0 16


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UN PREMIO MONDO ACSI

PER TUTTI I campioni Italiani ACSI

“L

a vita è come il mare, chi ha paura di navigare resta sulla riva a guardare l’orizzonte e tutto rimane un sogno”, diceva un antico detto marinaresco, ma il mondo di ACSI Ciclismo non ha paura di affrontare nuove sfide, ed ha scelto… la riva del mare di Riccione per far dimenticare i rigori dell’inverno e premiare gli atleti della stagione granfondo del proprio Campionato Nazionale 2015. Nell’annata appena trascorsa, ACSI ha messo in fila 45.000 tesserati, 1.800 società e 1.300 manifestazioni orchestrate alla perfezione sulle strade d’Italia. Numeri da capogiro, ma non inaspettati, bensì frutto

del lavoro quotidiano che ha portato il celebre ente di promozione sociale ad essere uno dei più ricercati sul territorio, come confermato dalle parole del responsabile nazionale Emiliano Borgna: “ACSI Ciclismo è in crescita, possiamo continuamente contare su manifestazioni di alto livello, offrendo servizi sempre migliori ai nostri tesserati. Un grazie agli organizzatori, è anche merito loro se la nostra attività prosegue costantemente con successo”. A premiare gli atleti è stato invitato Alessandro Petacchi, un testimonial d’eccezione, nonché primo ciclista in grado di vincere in una sola annata almeno due tappe in ciascuno dei tre grandi Giri, e che

ora sta “studiando” per diventare preparatore atletico di giovani corridori. Il campione spezzino ha consegnato medaglie, attestati e maglie riservate ai vincitori delle graduatorie assolute, a coloro che sono riusciti ad interpretare al meglio lo spirito e l’agonismo delle competizioni cui hanno partecipato. All’Hotel Corallo di Riccione si è svolta una brillante passerella di atleti, cui hanno presenziato i campioni del passato e del presente, oltre ad illustri personalità dell’universo ciclistico. I conquistatori delle rispettive categorie erano quasi tutti presenti, in un’atmosfera gioiosa in cui sono stati narrati svariati aneddoti delle sfide passate, prima che


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Il campione Alessandro Petacchi ospite speciale della giornata, saluta la platea dal tavolo dei relatori.

A cura della Redazione

A Riccione la tradizionale festa di fine anno dell’ente presieduto da Emiliano Borgna. A consegnare i riconoscimenti 2015 uno special-guest d’eccezione: Alessandro Petacchi cominciasse la sfilata dei campioni, con i primi dieci di ogni categoria chiamati a salire sul podio e a ritirare i riconoscimenti che hanno premiato le fatiche ma anche le gioie passate sulle due ruote. Tra i presenti partecipanti da ogni parte d’Italia, con i tesserati romagnoli ad aggiudicarsi il maggior numero di riconoscimenti. I primi chiamati sono stati i migliori delle classifiche assolute, a cominciare dal Campionato Nazionale ACSI Mediofondo, che ha visto primo classificato Devis Cinni della società Rock Racing, secondo Orazio Falconi (Frecce Rosse Rimini) e terzo Stefano Vasco (Asd Gio’n’dent). È toccato poi ai primi tre del circuito Gran-

fondo: Juri Bartolini (Gs Lelli Bike), Luca Vanzin (Asd Gio’n’dent) e Mikhail Joseph Cariaga (Gianluca Faenza Team), e del percorso Fondo: Wladimiro D’Ascenzo (G.C. Melania), Fabio Mantovani (Asd Mkg Cycling Team) e Massimiliano Leoni (Asd Mkg Cycling Team). Riconoscimento dovuto anche alle società oltreché agli atleti: Gianluca Faenza Team si aggiudica il Granfondo, Asd Gs Ars et Robur New Energy Bike Team il Mediofondo e Gc Pedale Civitanovese il Fondo. Tuttavia, non ci si è soffermati solamente ai primi di ogni categoria, molti altri hanno ottenuto ciò che era lecito aspettarsi. ACSI ha voluto fregiare i partecipanti alle

proprie sfide nel modo più completo e soddisfacente possibile, premiando i loro sforzi e suscitando altre emozioni. Il prossimo appuntamento del calendario granfondistico di ACSI sarà per il 13 marzo a Villa Marini nell’abruzzese, regalando anche in questo 2016 i rendez-vous che hanno contraddistinto l’annata passata e nuove manifestazioni, dando appuntamento a dicembre con le premiazioni degli sforzi di ognuno, poiché la bicicletta è un “mondo democratico”, che esalta i primi ma elogia anche tutti coloro che ne fanno parte.



Gregory Bauge - Photo by Bettiniphoto


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CENTRO CITTÀ

Dove Rubano

PRIMA LE BICICLETTE? A cura della Redazione

Bizzarro esperimento del magazine online “We Love Cycling”: tre velocipedi lasciati incustoditi ad Amsterdam, Praga e Roma. Quale mezzo sparisce prima? Scopritelo…

L’

idea - bizzarra ma senza dubbio interessante - è venuta ai redattori del magazine online “We Love Cycling”, da sempre autori d’inchieste originali sul variegato mondo della bicicletta. I geniali ragazzi della rivista si sono posti una domanda molto semplice: ma in quale parte del mondo rubano prima le biciclette? E così, lasciando stare statistiche e ricerche demoscopiche, hanno lanciato un esperimento, lasciando incustodita una bicicletta in tre capitali europee: Amsterdam, Praga e la nostra Roma. Un test “sul campo” per verificare quanto tempo trascor-

re prima che un ladro faccia capolino nei pressi del velocipede, provando a rubarlo. Le tre bici sono state ovviamente parcheggiate in bella vista, ma sotto l’occhio vigile di una telecamera, mentre un cronometro scandiva il tempo. Tre monitor hanno ripreso le biciclette in simultanea. Qual è sparita per prima? Tutti penseranno Roma. E invece, passano 22 minuti e 40 secondi e ad Amsterdam un ragazzo col cappuccio nero e la giacca di jeans entra in azione. Non appena afferra la bicicletta, però, subito esplode dal manubrio una polverina arancione e di colpo viene giù il tendone del camion “We Love

Cycling” dove ci sono tre individui che suonano la tromba e un enorme cronometro. A quel punto il ladro, spaventato, abbandona la bici e fugge, mentre il concertino solo fiati scandisce il momento comico. Roma, dunque, non è la prima. E questa è già una notizia. Ma quanto resiste una bicicletta tutta sola nella capitale? Un’ora e 7 minuti e 54 secondi, prima che s’inneschi lo stesso rituale con lo stesso epilogo. Infine Praga, dove nessuno, sembra notare quella bicicletta incustodita e senza catenaccio. E così, dopo tre ore, il test si conclude e la bicicletta rimane lì.


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Matteo Marzotto - La Leggendaria Charly Gaul Cronometro - Photo by Newspower


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UN

La bici? AFFARE DI L’ATLETA DEL MESE

FAMIGLIA

C

lasse 1991, il valdostano Michael Pesse è nato e cresciuto sulle ruote grasse della mountain bike. Agile e versatile, non disdegna il ciclocross, che spesso e volentieri affronta in sella alla mountain bike Michael, immaginiamo che la sua passione sia nata anche grazie alla sua famiglia, da sempre appassionata di ciclismo. E’ così? E’ così, mio papà mi ha trasmesso la passione per lo sport e in particolare per la MTB. Nel 1991, l’anno in cui sono nato, in Italia la MTB stava esplodendo e mio papà era uno di quegli amatori appassionati e pionieri della mountain bike italiana. Inevitabilmente sono cresciuto tra biciclette e gare in giro per tutta Italia. Caratteristiche tecniche? Sono un atleta abbastanza completo, i miei punti di forza sono sicuramente le salite di breve o media durata; tecnicamente do il meglio di me nei single track, nei boschi con tante radici, mentre in volata nonostante il mio fisico esile sono molto veloce.

Dopo i primi anni, trascorsi sui tracciati di XCO, eccola ormai (quasi) pronto per le gare di distanza. Come mai questa scelta? Sì, il 2015 per me è stato l’anno del cambiamento: sono passato dal XC alle lunghe distanze. Il motivo principale è stato il cambio di team. Giuseppe Giordano, il mio attuale team manager alla SILMAX X-BIONIC, ha visto in me delle doti in questo settore piuttosto che nel cross-country dove ormai da diverse stagioni ristagnavo nei soliti discreti piazzamenti. Io ho raccolto la sfida e al primo anno, in quella che doveva essere una stagione di adattamento, ho vinto la Coppa Piemonte fra gli Elite e ho cominciato a farmi vedere davanti nelle importanti Marathon Italiane. Mai affascinato dalla strada? La strada mi piace, certo, in passato ho corso anche in qualche gara regionale con i dilettanti per allenamento e non è detto che non ne farò ancora qualcuna anche in futuro, ma quello che preferisco è uscire in bici nei boschi e, abitando in una regione come la Valle d’Aosta, non riuscirei pro-

prio a rinunciare ai miei sentieri. Parlando invece di Ciclocross, per lei poche apparizioni (peraltro in MTB), ma ottimi risultati... Io mi ritengo un ciclista abbastanza completo, per questo ho sempre voluto sperimentare tutto. Non a caso ho vinto due titoli italiani nel team relay, ho diversi piazzamenti nei primi 10 ai campionati italiani XC e un 5° posto all’italiano XC eliminator del 2015. Nel ciclocross ho vinto inaspettatamente 2 corse da Elite su 3 mie apparizioni battendo degli specialisti, credo di essere particolarmente portato per questa disciplina ma a causa del mio lavoro, il maestro di sci, d’inverno faccio molta fatica a pedalare ed allenarmi per essere competitivo tutta la stagione. La ciclocrossista di casa attualmente è mia sorella Nicole che sta macinando vittorie su vittorie. Lei, l’ha ricordato, in inverno è maestro di sci alpino. In che modo riesce ad effettuare la preparazione nella stagione fredda? Non è facile preparare una stagione in bici


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A cura di Paolo Mei

Alla scoperta di Michael Pesse, atleta poliedrico con la biografia del “predestinato”

Michael Pesse

con il mio lavoro, sopratutto se sei un elite. La passione e la motivazione giocano un ruolo importante. Cerco comunque di mantenere un minimo di condizionamento aerobico durante l’inverno, con sessioni di rulli prima del lavoro o uscite di sci alpinismo dopo le lezioni da dicembre fino a fine marzo. Ma, inevitabilmente, alle prime gare, non sono mai nelle condizioni dei miei avversari e mi ritrovo ogni anno a rincorrere una condizione che solitamente arriva in estate inoltrata, e non a caso ho sempre ottenuto i miei migliori risultati nei mesi di agosto, settembre e ottobre. Quest’anno, grazie al mio team Silmax X-Bionic che mi supporta maggiormente, potrò finalmente cominciare la stagione nel migliore dei modi. Intorno a metà febbraio metterò da parte gli sci per partire per un ritiro in toscana sull’Argentario di 15 giorni e, da lì in avanti, inizierà la mia stagione. D’estate quali sono le percentuali di allenamento su strada e quali in MTB? Negli ultimi due anni un 50% e 50% in media, invece fino a qualche anno fa, soprat-

tutto nelle categorie giovanili, usavo molto di più la MTB. Risposta secca: meglio la front o la full? Sarebbe bello averle entrambe! A parte gli scherzi, ogni persona ha delle caratteristiche differenti, nel mercato esistono dozzine di tipologie di MTB, ormai bisogna trovare quella che più ti si addice. Io, considerando il mio calendario gare e le mie caratteristiche, ho optato per una front: la Stumpjumper S-works di Specialized. Dopo l’esordio, ormai datato, nel Team Lucchini, ecco il passaggio alla CBE Merida ed infine alla Silmax. Differenze? Ho difeso i colori del Lucchini per tantissimi anni, è la squadra che mi ha cresciuto e a cui sono molto affezionato. Con la maglia del Lucchini ho vinto diverse corse a livello giovanile, ho conquistato la mia prima convocazione in nazionale e ho partecipato ai campionati del mondo in Val di Sole. Credo sia la squadra giovanile meglio organizzata in Italia ed è stata un’ottima scuola per me. Il passaggio alla CBE MERIDA è stato il primo passo verso il semi-professionismo, abbiamo vinto 2 titoli italiani a squadre, ho potuto correre in coppa del mondo, però probabilmente ero troppo giovane e non avevo bene le idee chiare su quello che volessi fare da grande: fare il ciclista, studiare o lavorare? Ho fatto un mix di tutto ciò e di conseguenza ho avuto dei risultati altalenanti. Alla SILMAX sono arrivato al momento giusto, a 24 anni dopo aver terminato gli studi. Giuseppe Giordano il mio team manager mi ha saputo dare degli obbiettivi nuovi e mi ha indirizzato nel settore più adatto alle mie caratteristiche: le gran fondo e le mara-

thon. Nel 2015, fra gli Elite, ho vinto il circuito della Coppa Piemonte e fatto le prime esperienze nel settore marathon in previsione di quest’anno dove spero di essere ancora più competitivo. Da poco lei ha un ruolo importante in seno a Doceo. Di che cosa si tratta? DoceoBike è nato nell’estate 2015 come primo centro biomeccanico per ciclisti in valle d’Aosta. Io dopo che mi sono laureato in scienze motorie, ho conosciuto René Montrosset un collega che ha creato il centro. Unendo le nostre idee e conoscenze siamo riusciti ad ampliare i servizi e attualmente siamo in grado di offrire visite biomeccaniche, valutazioni posturali, valutazioni dei parametri aerobici e anaerobici dell’atleta, consulenze sulla programmazione dell’allenamento, redazione di tabelle d’allenamento personalizzato, sessioni d’allenamento in palestra, massaggi e osteopatia. Il mio sogno è quello di riuscire a vivere di sport e per lo sport, piano piano sto cercando di costruirmi un futuro in questo settore. Ha un modello sportivo? Il mio idolo di sempre è Bode Miller! Obiettivi per il 2016? L’obiettivo che mi sono dato per il 2016 sarà il nuovo circuito Marathon bike cup, che comprende le più belle marathon del nordovest, circuito in cui vorrei centrare il podio nella classifica generale. Non ho invece ambizioni di podi o vittoria ma vorrei riuscire a mettermi in luce con dei piazzamenti ai campionati italiani Marathon e nelle gare internazionali, come la Dolomiti Super Bike, Sellaronda Hero, Val di fassa bike e Roc azur.



Matteo Marzotto - La Leggendaria Charly Gaul Cronometro - Photo by Newspower


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IL COACH

Si fa presto a dire

YOGURT

A

nche se il frigor fa l’eco, lui non manca mai. Parliamo dello yogurt, il più conosciuto tra i prodotti fermentati del latte. Le sue origini lo fanno derivare da una casualità: un’acidificazione naturale del latte munto dalle popolazioni caucasiche. È un prodotto comunque molto antico, già citato nella Bibbia e conosciuto persino da Aristotele, Erodoto e Plinio. I latti fermentati che si conoscono sono, oltre allo yogurt, il Kefyr derivato dal latte di mucca e di capra; il Kumys Komiss prodotto in Mongolia sia dal latte di mucca che di cavalla e il Gioddu, prodotto da latte di vacche e ovini sardi. La definizione di “latte fermentato” deriva dal fatto che il latte viene inoculato con colture lattiche che lo fermentano, convertendo parte del lattosio in acido lattico, insieme a CO2, acido acetico, ecc. Questa conversione ha un effetto con-

servante sul latte, dovuto all’abbassamento del pH che inibisce lo sviluppo dei batteri putrefacenti e dei batteri anti caseari. La durata della fermentazione del latte per produrre yogurt è normalmente compresa tra 3 e 9 ore a circa 42-43 gradi centigradi e la quantità finale di acido lattico presente nello yogurt è compresa tra 0,8 e 1,3%. Esso è presente in forma di isomeri D e L, derivanti dall’attività fermentativa rispettivamente del Lactobacillus bulgaricus e dello Streptococcus thermophilus. Queste specie batteriche, dette probiotiche, sono poi state affiancate da altre specie, normalmente presenti nell’intestino come il Lactobacillus acidophilus e Bifidobacterium spp. che possono essere aggiunte prima del confezionamento. Circa il 20-40% del lattosio viene trasformato in acido lattico, quindi il lattosio residuo alla fine del processo è di circa 2,5-3,0%. Se

vengono aggiunti altri zuccheri, la quantità di zuccheri totali finali presenti nello yogurt può essere anche del 5%. Aspetti nutrizionali Il latte fermentato ha il grande vantaggio di conservare tutti i principi nutritivi del latte, ma può essere consumato anche da chi è intollerante al lattosio e che quindi non può bere il latte. L’intolleranza al lattosio è dovuta alla deficienza nell’individuo dell’enzima Beta-galattosidasi, detto anche lattasi, prodotto dalle cellule epiteliali dell’intestino tenue. L’attività lattasica intestinale nell’uomo è massima alla nascita, comincia a diminuire con lo svezzamento, fino a giungere nell’adulto a un residuo che può essere il 10% dell’attività massima. L’azione probiotica dello yogurt è un altro aspetto nutrizionale fondamentale: i batteri lattici hanno la capacità di colonizzare


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A cura di Iader Fabbri

Citato nella bibbia e nato da una “casualità” è il più consumato tra i prodotti fermentati del latte. Ma occhio alle intolleranze (e alle imitazioni)

Chi è Iader Fabbri Classe ’78, dalla sua esperienza di atleta, matura la voglia di approfondire le proprie conoscenze, passando dall’insegnamento di varie discipline a trainer in molti eventi per aziende sportive, lavorando come mental coach e preparatore atletico. Finiti gli studi da dietista si laurea presso la facoltà di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Camerino in Scienze e Tecnologie del Fitness e dei prodotti della salute. Partecipa come relatore a congressi e conferenze e offre consulenze ad aziende di integrazione alimentare e a varie società sportive. Iader è Consulente in ambito Nutrizionale per tutte le nazionali di Ciclismo della Federazione Ciclistica Italiana, Strada, MTB e BMX. È preparatore del Team Gresini Racing di Motomondiale e membro dell’equipe medico-scientifica della Nazionale Italiana di Football Americano. Oggi esercita la sua attività di professionista presso il suo Poliambulatorio “FIT” a Faenza.

l’intestino umano favorendo l’instaurarsi di condizioni contrarie allo sviluppo di germi del gruppo Coli-Aerogenes, putrefacenti, considerati dannosi. Essi sono in grado di arrivare all’intestino, in quanto resistenti agli acidi gastrici e biliari, aderiscono alle cellule intestinali creando una barriera che ostacola l’adesione di eventuali batteri patogeni. Per svolgere un’azione probiotica, ibatteri lattici devono possedere buone capacità adesive alle mucose intestinali; devono essere in grado di formare degli aggregati stabili ed essere in possesso di effetti antagonisti sulla microflora stanziale dell’intestino, oltre alla capacità di poter essere coltivati, sopravvivere al processo di fermentazione e di rimanere vitali nei prodotti. I benefici che possono dare all’organismo sono molteplici: possono curare la diarrea, ridurre il colesterolo nel sangue, rinforzare il sistema immunitario, ridurre il

rischio di cancro all’apparato digestivo, alleviare i sintomi di malassorbimento intestinale (intolleranza al lattosio). Tipologie di yogurt In commercio lo yogurt si può trovare compatto oppure liquido da bere o ancora congelato tipo gelato, ma le ditte produttrici devono comunque attenersi a due specifiche circolari del Ministero della Salute: la n. 2 del 4/1/1972 e la n. 9 del 3/2/1986, le quali prescrivono sostanzialmente che lo yogurt ed i latti fermentati debbano avere dei batteri lattici vivi. I latti fermentati, pastorizzati prima del confezionamento, non possono perciò essere definiti yogurt. Zuccheri e altri dolcificanti possono essere usati quali ingredienti nella preparazione dello yogurt: saccarosio, glucosio, fruttosio, sciroppi, ecc. La quantità di zuccheri utilizzata non supe-

ra di norma il 10% perché livelli superiori possono ostacolare lo sviluppo dei fermenti lattici e ritardare la velocità di acidificazione. Per la produzione di yogurt dietetici light vengono invece utilizzati dolcificanti a basso contenuto calorico, come l’aspartame. Il contenuto di grasso nello yogurt, invece, va da un livello di grasso minimo del 3.0% nello yogurt intero, a un livello compreso tra 0.5% e il 3.0% in quello parzialmente scremato, ad un livello di grasso massimo dello 0.5% nello yogurt magro. Per concludere, lo yogurt grazie all’azione dei batteri lattici attivi presenti stimola i meccanismi di difesa immunitaria dell’uomo, che oggi vengono spesso compromessi da stili di vita e alimentari scorretti e squilibrati. Per questo può essere definito un “alimento funzionale”, utile per il benessere della vita e della salute umana.


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FOCUS SULLE AZIENDE

ZANNONI

QUESTIONE DI ETICHETTA N

egli anni della crisi infinita, parlare con Riccardo Zannoni - patron dell’Etichettificio LGL di Santarcangelo di Romagna - è una flebo balsamica di ottimismo: “Nel nostro settore - spiega - la crisi non l’abbiamo mai sentita. I nostri fatturati sono in costante aumento, non a caso, molto presto ci trasferiremo in un nuovo stabilimento di 6300 metri quadri sempre

nella zona artigianale di Santarcangelo. In pratica l’azienda triplicherà i suoi spazi. E’ un’operazione per noi necessaria, visto che gli ordini sono in continua crescita”. Ed in effetti, in ossequio alle (benedette) norme sulla trasparenza, la legge attuale impone ai prodotti della grande distribuzione etichette sempre più leggibili e, allo stesso tempo, sempre più complesse. Una necessità del mercato che Zannoni,

con l’abituale perizia imprenditoriale, ha saputo cogliere prima di tutti: “Forse non ci avete mai pensato - dice - ma senza la sua etichetta, un prodotto non può essere neppure venduto. Certo, LGL non è l’unico etichettificio sul mercato, ma forse, più di altri, abbiamo saputo interpretare le necessità delle aziende che, talvolta, ti inoltrano ordinativi che vanno soddisfatti inderogabilmente in pochi giorni. Ecco,


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A cura della Redazione

Imprenditore di successo e sportivo dal genoma vincente. Alla scoperta di mister LGL

Riccardo Zannoni, titolare di LGL

Il gruppo ciclistico LGL Bike

noi siamo in grado, grazie a tecnologie sempre più all’avanguardia, di consegnare il materiale richiesto nei tempi che il mercato richiede”. Un’azienda in costante aggiornamento, dove software e macchinari fanno ormai la differenza: “Investiamo tanto nelle nuove tecnologie - spiega Zannoni - oggi abbiamo dispositivi sempre più raffinati che,

rispetto al recente passato, sono in grado di evadere una mole di lavoro impressionante”. Ma i successi di Zannoni - che a Santarcangelo e dintorni ha la fama di “Re Mida” - non si limitano al settore imprenditoriale. Il suo nome, infatti, è molto noto anche nel mondo dello sport, dove - ovviamente - ha sempre ottenuto grandi risultati. Dopo la passione per il karatè (cintura nera e in bacheca una serie impressionante di trofei) e quella per le moto (per lui anche un Rally dei Faraoni), come dirigente, è stato l’artefice del miracolo-Sanvitese, squadra di rione portata, in poco tempo, a vincere un campionato di Promozione: “Il calcio - ricorda - è stata una grande passione, ma a quei tempi, la gestione di una squadra di calcio, anche fra i dilettanti, aveva costi esorbitanti e, ad un certo punto, dovetti prendere atto che quel meraviglioso ‘gioco’ non valeva la candela”.

Ma Zannoni, che ha l’amore per lo sport impresso nel genoma, ingessato dietro ad una scrivania non ci sa proprio stare. E allora, un giorno ha riunito alcuni amici e, dopo un rapido “sondaggio”, ha deciso la sua nuova sfida: “Ragazzi, ci buttiamo nel ciclismo”. Oggi, dopo qualche anno, la sua squadra conta oltre cento cicloamatori e, lui stesso, nella categoria Gentleman e Supergentleman, continua a fare incetta di successi: campione d’Italia Gentleman nel 2005, campione nei Supergentleman nel 2013 e 2014 e secondo quest’anno: “Penso che un buon imprenditore debba essere anche un buon sportivo. Il ciclismo, ad esempio, è una formidabile scuola di vita, perché t’insegna la cultura della fatica, l’importanza della costanza e quanto sia prezioso il ‘gioco di squadra’. Tutti aspetti che poi cerco di tradurre nel mio lavoro”. Con quali risultati, inutile precisarlo.


Claudio Chiappucci veste la maglia gialla al tour de france del 1990 Photo by Bettiniphoto

A cura di Roberto Bettini

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DIETRO L’OBIETTIVO

Ariba Ariba

Dagli anni dell’anonimato alle prime imprese da copertina. Fino alla consacrazione al Tour. Vi racconto Claudio Chiappucci, un ciclista che ha fatto innamorare un’intera generazione

EL DIABLO

C

laudio lo conosco da quando, nel 1982 a San Rufo, in provincia di Salerno, è diventato campione italiano di seconda serie (allora si chiamava così la categoria che anticipava il passaggio ai dilettanti, e poi al professionismo). In quegli anni i punti te li dovevi “sudare sul campo”, vincendo gare importanti e, se non raggiungevi il range richiesto, ti scordavi il professionismo. Poi il passaggio alla Carrera di Davide Boifava. A quel tempo era uno dei tanti: tanto per capirci, quando si facevano le foto di squadra, lui era in ultima fila e non gli facevano neanche le cartoline.Lui passava da casa mia e ci accordavamo per stampare un po’ di foto per lui e i pochi fan che aveva. Poi dal 1990 è cambiato tutto. Nella prima tappa del Tour, Chiappucci entra in una fuga definita “bidone” che poi entrerà nella storia del 77° Tour de France. Rimane in maglia gialla fino alle porte di Parigi, dove viene superato dal favorito Greg Lemond. Da quel giorno però “Il Diablo” diventa l’attaccante numero 1 del ciclismo mondiale. Foto e cartoline se ne trovano a valanghe, entra nelle foto di squadra nella prima linea e diventa capitano della Carrera. Andiamo ai Mondiali in Giappone, siamo molto legati, abbiamo fatto anche delle vacanze con le nostre famiglie e chiaramente c’è un legame particolare. Un giorno, durante l’allenamento, ci fermiamo sul percorso e prendiamo una bandiera dei Mondiali come ricordo. Ce ne sono tantissime e, in fondo, facciamo quello che fanno tutti. La sera, in camera, scattiamo delle foto vestito da Samurai: a Claudio piace tantissimo farsi fotografare

anche nei modi più strani. Con lui ne combiniamo veramente tante. Nel ’91, dopo la vittoria alla Sanremo, andiamo sul SacroMonte a Varese per scattare le foto sul pavé in maglia di Coppa del Mondo, perché al Fiandre ha quasi la sicurezza di perderla. Al Tour del ‘92 compie l’impresa. Io torno alla Grand Boucle con la sua fidanzata Rita e Claudio ci promette grandi sorprese. Nella tappa che porta da Sain Gervais a Sestriere va all’attacco subito dopo il via. Ci aveva avvisato e noi possiamo seguirlo con la nostra macchina stampa. Rimane da solo, scalando il Col dell’Iseran, incitato da Rita che in auto trema dall’emozione. Per poter vederlo all’arrivo, dopo la discesa, mentre i corridori scalano il Monginevro e poi il Sestriere, noi andiamo a prendere il traforo del Frejus, l’unico modo per raggiungere il traguardo prima di lui. Nel tratto del tunnel non riusciamo a sentire radiocorsa e non sappiamo se Claudio è ancora in testa, quindi procediamo in fretta con paura e speranza. Quando siamo in zona arrivo, sentiamo ancora che è solo e manca poco all’arrivo. E’ uno dei traguardi che ricordo con più emozione: lui, in maglia a pois, che arriva stremato nella tappa in ricordo di Coppi, e che, firmando l’impresa della sua carriera, resiste ad Indurain e Bugno e regala a tutti un’emozione incredibile. A Parigi arriverà secondo, ma per i francesi diventerà il simbolo degli attaccanti. Poi dal 1994 entra a far parte del gruppo anche Marco Pantani e, nei primi anni in squadra, si riusciva a convivere molto bene. Al Giro, dopo le vittorie di Marco a Merano e all’Aprica, Claudio era entusiasta, aveva finalmente una spalla per i suoi attacchi. Insieme anche

ai Mondiali di Duitama in Colombia nel ’95, prima del grave incidente occorso a Pantani alla Milano-Torino. Poi Marco passerà alla Mercatone Uno, mentre Claudio esaurisce le sue forze e prosegue per qualche anno con squadre minori. I suoi momenti privati erano più incasinati di una gara vera. Lo chiamavano tutti e lui non rifiutava mai, piuttosto faceva cambiare date ed orari per essere presente ovunque. Con lui un giorno sono riuscito a fare quattro apparizioni con premiazioni varie. Si portava a casa di tutto: il suo garage era diventato una sorta di Mercatone degli affari. E’ riuscito negli anni ‘90 a spopolare in lungo e in largo. Ha corso contro i cavalli da trotto, scendeva con gli sci, giocava ad hockey, ha fatto gare di nuoto, si lanciava col deltaplano, per anni è stato il portiere della Nazionale ciclisti ed è andato in molte trasmissioni televisive e sfilate di Miss. Dopo il ritiro, ha avuto modo di farsi pubblicità all’isola dei famosi, dove ha confermato la sua posizione di molte gare, secondo. Claudio, uno dei pochi ciclisti in grado di vendere l’esclusiva del suo matrimonio e del viaggio di nozze e di farsi regalare tutto per il pranzo e la logistica da tutti i suoi sponsor. I vini da uno, la frutta da un’altro, il formaggio dallo sponsor, il prosciutto da un altro. I cavalli e la carrozza da un amico siciliano. E’ riuscito a non farsi mancare niente. Ancora adesso, dopo parecchi anni dal suo “ritiro” - ufficialmente non lo ha mai dichiarato - lo incontro in qualche viaggio con i cicloturisti, a delle sfilate di moda o semplicemente in bicicletta, che è rimasta, nel tempo, l’unica compagna vera della sua vita.


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C A M P I O N AT O N A Z I O N A L E G R A N F O N D O E M E D I O F O N D O

29 MAGGIO 2016 A.S.D.

2016

I N F O E I S C R I Z I O N I 3 4 7 3 5 0 0 4 6 9 | 0 7 3 5 5 9 1 1 5 4 | W W W . G F S A N B E N E D E T T O D E LT R O N T O . I T

TROFEO


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DONNA IN BICI

LAVINIA PALAZZO DA PALERMO CON FURORE A cura di Paolo Mei

E’ laureata in architettura, ha praticato il triathlon e arriva dalla terra di Vincenzo Nibali. Alla scoperta di una ciclista che, sui pedali, è un simbolo di determinazione ma che, nella vita di tutti i giorni, si diverte ballando

L

avinia, partiamo dalla sua terra d’origine: la Sicilia. Una terra che ha dato molto al ciclismo, soprattutto negli ultimi anni, in primis grazie a Vincenzo Nibali. Perché una donna siciliana sale in bicicletta? Vengo da una terra con un clima fantastico e luoghi stupendi, motivo in più per trascorrere il tempo all’aria aperta, esplorando e godendo di panorami unici. Forse anche per questo fattore il ciclismo è uno sport molto praticato in Sicilia dove, talvolta, non per caso, sbocciano campioni come Vincenzo Nibali. Lei ha un passato di buon livello anche nel triathlon, che è stato uno degli sport che ha praticato prima di passare in pianta stabile al ciclismo. Tra le sue gare, spicca la partecipazione ad un Ironman: che ricordi ha della triplice disciplina? In verità ho partecipato a diverse compe-

tizioni Ironman e, guardandomi indietro, i ricordi sono tanti ed emozionanti. Sicuramente la preparazione è il momento più duro perché basato su mesi di allenamenti, in cui impari a non dover mollare e in cui focalizzi un obiettivo che pian piano si avvicina e si concretizza nel giorno della gara dove, se stai bene e tutto procede da copione, affronti in primis sfida con te stesso. Credo che l’emozione più grande e indescrivibile sia data dalla fase finale della gara, quegli ultimi chilometri che ti conducono sotto lo striscione. Quello è il momento che ti ripaga di tutti i sacrifici. Dell’ambiente ciclistico cosa ci può dire? E’ un ambiente differente dal mondo del triathlon. Intanto sono tutti più competitivi. Certo, c’è la sfida con te stesso e la voglia di far bene, ma tutto è subordinato anche a come si muovono gli altri, all’applicazione delle strategie. Poi è arrivato, appunto, il ciclismo, sot-

to le insegne di un team che incute, sin da subito, soggezione, solo a sentirne il nome: “Fausto Coppi”. Amore a prima vista con le due ruote? Sì, amore a prima vista! Già, tra le tre discipline che praticavo, la frazione ciclistica era quella che mi piaceva di più. Le due ruote mi hanno sempre affascinato. Mi piace avere un bel mezzo, anche se magari la sofferenza è sempre la stessa, nel senso che la bici in se stessa non fa nulla da sola, ma rende più piacevole la tua passeggiata o il tuo allenamento. Sicuramente far parte di un Team con un nome così blasonato non ti mette subito a proprio agio, ma in fin dei conti mi reputo un amatore, non certo paragonabile a certi nomi di campioni. Ma le soddisfazioni non sono mancate, a partire da una maglia azzurra e relativa partecipazione al mondiale amatori. Non proprio noccioline insomma… Sì, a dire il vero, è avvenuto tutto senza


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Lavinia Palazzo

grandi aspettative. All’inizio della stagione non avrei mai creduto possibile tutto ciò, mi preoccupava arrivare già alla fine del calendario prestabilito dal team, che era abbastanza impegnativo, in quanto c’erano numerose gran fondo fuori dalla regione. La partecipazione al mondiale amatori ad Aalborg in Danimarca è sicuramente stato un momento emozionante della stagione, perché guardarsi allo specchio con una maglia azzurra credo sia il sogno di ogni amatore. Ho tenuto i piedi per terra anche quando qualcuno al mattino diceva e ripeteva la classica frase ‘questa è la gara per te!’. Credo che una vittoria non sia solo frutto di bravura ma di caparbietà, di eventi che hanno navigato a tuo favore, anche di fortuna. L’unica cosa di cui vado fiera è non aver mollato o aver mantenuto la lucidità fino alla fine. Oltre alla strada pratica altre discipline del ciclismo?

Sì, sono stata affascinata dal ciclocross che ho praticato negli anni passati, proprio perché questa disciplina concentra le gare nel periodo invernale per cui era un modo per continuare ad allenarsi gareggiando. Mi piace molto anche partecipare alle competizioni a cronometro perché adoro guidare la bici da crono, mi riporta indietro al mio primo amore, il triathlon. Un suo pregio e un suo difetto? Dovrei fare un’intervista ai miei amici o compagni di squadra! Non ho pregi. Qualcuno ti risponderebbe che sono una capra, un mulo. Come interpretarlo, come pregio o difetto? Difetti tanti. A parte gli scherzi, un pregio può essere il mio sorriso. Un difetto la mia testardaggine. La sua gara preferita e quella meno amata? La mia gara preferita credo sia la Straducale, in quanto si “gioca in casa”, su un territorio che conosco bene. La gara meno amata

non saprei, sarebbe scontato dire quella in cui si ha maggiore difficoltà. Cosa fa Lavinia Palazzo nella vita di tutti i giorni? Nella mia vita quotidiana, in primis, lavoro con serietà. Ho la fortuna di avere un’occupazione che mi piace e che volevo fare, per cui questo mi garantisce una certa serenità. Dopo molti anni di sport, in cui il metodo e la disciplina l’hanno fatta da padrone, adesso mi dedico, appena posso, al divertimento con i miei amici e anche al ballo. Obiettivi per il 2016? L’obiettivo di ogni stagione per me è sempre lo stesso: esserci. Riuscire prima di tutto a mantenere l’impegno preso con la squadra. Non è facile confrontarsi con i risultati o le gare affrontate nella stagione precedente e non ci si deve aspettare mai nulla, per cui tutto ciò che verrà sarà ben accetto. Le stagioni non sono mai tutte uguali.


60 A cura della Redazione

Da una parte un trentino ruvido e testardo, dall’altra un piemontese di Novara lunatico e permaloso. Storia di un dualismo che, negli anni ottanta, ha spaccato in due l’Italia del ciclismo

SFIDE EPICHE

MOSER e SARONNI

Le grandi rivalità

AMICI MAI Campioni del nostro ciclismo Francesco Moser e Giuseppe Saronni - Photo by Bettiniphoto

A

spettando di capire come evolverà il dualismo Aru-Nibali, l’ultima grande rivalità del ciclismo italiano è stata quella fra Francesco Moser e Giuseppe Saronni, la sfida che - a cavallo degli anni ‘80 - vide, per la prima volta nel mondo delle due ruote, nascere il tifo organizzato in club. Francesco Moser assomma sino a 53mila appassionati nel suo magico 1984, anno che annota il doppio primato dell’ora in Messico, la vittoria nella Milano-Sanremo e, dopo tanti tentativi infruttuosi, il successo nel Giro d’Italia. Più o meno lo stesso numero di tifosi contabilizza Saronni nei primi anni ottanta, dopo la vittoria nella corsa rosa edizioni 1981 e 1983 con in mezzo il trionfo iridato di Goodwood dopo l’argento di Praga. Ma al di là degli albi d’oro - per entrambi ricchissimi - il dualismo fra Moser e Saronni

si alimenta, soprattutto, per ragioni extrasportive ed affonda le sue radici nella genealogia dei due contendenti. Da una parte Moser, trentino ruvido e testardo, dall’altra Saronni, piemontese di Novara, altrettanto orgoglioso, ma più lunatico e permaloso. Da una parte il passista, incapace di vertiginosi cambi di ritmo ma efficacissimo nelle sue progressioni; dall’altra il velocista un po’ sonnacchioso, bravo a nascondersi tra le pieghe del gruppo, ma letale negli ultimi metri quando - a gomiti spianati - bisogna sferrare l’ultimo colpo di reni. Moser è il simbolo iconografico della fatica e del portatore d’acqua che si guadagna “sul campo” le stigmati del capitano; Saronni, invece, baciato dal talento, è l’uomo che sfrutta il lavoro dei gregari che gli “apparecchiano” sul rettilineo finale quella volata che, con formidabile tempismo, non

sbaglia mai. Moser è un “Bartali” dei tempi moderni, saggio, brontolone e sempre spietato contro i “succhiaruote”; Saronni è un mix tra Baronchelli e De Vlaeminck, capace come pochi di ottimizzare le sue energie. Moser è soprannominato “Lo sceriffo”, per quell’aria da lider maximo con cui pedala nel cuore del gruppo; Saronni invece lo chiamano “Il Bimbo” perché ha poca barba e per quell’imprevedibilità che solo l’infanzia può garantire. Protagonisti di memorabili scaramucce sotto il traguardo, alimentate con telegenica scaltrezza da Adriano De Zan, Moser e Saronni non si sono mai amati. Divisi da una profonda antipatia reciproca, si sono sfidati fino all’ultima stilla di sudore, dividendosi equamente vittorie e delusioni. Sempre con tenacia e rispetto. Ma - come diceva Venditti - “amici mai”.


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I GRANDI GREGARI

IL TOUR

“RUBATO” A cura di Mario Pugliese

Doveva essere uno degli angeli di Coppi, invece nel 1952 il cesenate Amedeo Barducci venne escluso dalla Grand Boucle perché così aveva ordinato Gino Bartali. Storia di un corridore indistruttibile che rinunciò a tante vittorie per restare fedele alle consegne dei suoi capitani Un’immagine epica del Muro di Sormano

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oveva essere uno dei fedeli gregari di Coppi, l’uomo che avrebbe dovuto scortarlo verso l’olimpo della gloria. Invece il destino per lui ha deciso diversamente, negandogli il visto sul passaporto della storia. Proprio a lui, corridore generoso e uomo leale, sempre pronto a spaccarsi la schiena per i suoi capitani. L’uomo che, assieme all’altro romagnolo Luciano Pezzi, avrebbe dovuto accompagnare - gomito a gomito - il Campionissimo fin sulle prime rampe dell’Alpe d’Huez e del Puy de Dome e poi riceverne l’abbraccio riconoscente durante il giro d’onore al Parco dei principi. Doveva andare così. Ma la storia, si sa, non sempre sa essere riconoscente. Al cesenate Amedeo Barducci quel posto gli spettava di diritto. Se l’era meritato sul campo. Non a caso lo avevano selezionato per la Nazionale al Tour de France del 1952. Ma, a due giorni dalla partenza, il dietrofront che non ti aspetti: “Mi arriva un telegramma della Federazione e mi dice di

restare a casa. Al mio posto va il toscano Giulio Bresci”. Un ripensamento sospetto, figlio della maledetta diffidenza di Gino Bartali: “Preferiva avere un gregario toscano, uno della sua terra”. In effetti è la geografia a fregare Barducci, accasato fin dal 1949 alla Frejus, la squadra capitanata da Ferdi Kubler. Poco importa se lo svizzero è assente in quell’edizione della Grande Boucle e non contano neanche l’amicizia e la stima di Coppi nei confronti di Barducci: “Troppo amico dell’elvetico”, sentenzia Ginetaccio. E tanto basta per sbarrargli la strada e cambiare il corso della sua carriera. “Da quel giorno m’hanno smontato, non è stato più come prima”, raccontava il cesenate qualche anno fa ad un cronista locale. Un’amarezza destinata a diventare bruciante, quando a Parigi il grande Fausto è primo con mezz’ora su Stan Ockers. L’accoppiata Giro-Tour, l’impresa che allora pareva impossibile, è sua per la seconda volta. Barducci doveva essere lì, invece, se-

gue le gesta di Coppi dalla radio. Gioendo e imprecando. A distanza di sessant’anni non si è ancora dato pace: “Quell’anno avrei potuto guadagnare un sacco di quattrini. L’unica volta che mi è andata bene - raccontava Barducci - è stato al Giro del ‘50 quando vinsi la classifica a squadre con la Frejus. Con quel gruzzolo c’ho tirato su la casa. Senza premi prendevo 65mila lire al mese. Non una miseria ma neanche ci diventavi ricco”. Perfetto prototipo del gregario, con Barducci il ciclismo non è mai stato troppo tenero: “Quanta polvere ho mangiato nella mia vita - amava ripetere quando il capitano forava dovevo dargli la mia ruota, arrangiarmi per riparare quella rotta e tornare in gruppo superando ammiraglie, macchine e moto varie. Con lo sterrato si formava un nuvolone bianco che non faceva vedere nulla e toglieva il respiro”. A beneficiare del suo inestimabile lavoro un certo Kubler, uno che non esitava ad attaccarsi alla sella”. Lo sapevano tutti che quel passista-scalatore romagnolo era


Hugo Koblet

‘le gambe di scorta’ del campione elvetico. Una fedeltà che, prim’ancora di quel fatidico Tour, gli costa i Mondiali del ‘51: “Ero la prima riserva, Coppi dette forfait ma scelsero Antonio Bevilacqua. Va bene che lui aveva appena vinto nell’inseguimento ma secondo me non vedevano l’ora di farmi fuori”. Manovra inutile, a Varese la maglia iridata se la infila proprio Kubler. Per Barducci, come per tanti ragazzi di quell’epoca, il ciclismo resta la migliore arma di riscatto sociale. Cinque fratelli, il babbo che lavora come operaio “quando capita”, lui stesso che comincia a 13 anni come garzone di un idraulico e la guerra tra capo e collo: in casi simili, attaccarsi un numero dietro la schiena può salvarti la vita. E pazienza se manca quello spunto veloce che fa di Barducci un piazzato le poche volte che ha il via libera dalla squadra. L’indole, tra l’altro, sarebbe quella dell’attaccante. Già alla prima corsa tra i pro, la Milano-Torino del ‘49, è in fuga: “Ma

sbagliavo sempre i tempi. Ero un testone perché non stavo sulle ruote e buttavo un sacco di energie”, racconta. Quando tutto andava bene arrivava l’ordine di tirare freni per aiutare i compagni in difficoltà: “Ogni tanto qualcuno si lamentava perché mi prendevo certe libertà, ma non ero proprio capace di stare in gruppo. Non avevo paura di andare in fuga e fare fatica”. Dopo aver ingoiato tanti rospi, al Romandia del ‘52 arriva finalmente il successo con un allungo a due chilometri dall’arrivo: “Vinsi con 50 metri di vantaggio su Albani, Coppi e Koblet. Non male, eh?”. Dei suoi sei Giri d’Italia - tra il ‘49 e il ‘54 - restano ricordi indelebili. Come la mitica Cuneo-Pinerolo del 10 giugno 1949, quella del celebre “un uomo solo è al comando, la sua maglia è bianco-celeste, il suo nome è Fausto Coppi”: “Una tappa esagerata. Gli ultimi 500 metri dell’Izoard sono sceso dalla bici. La strada era distrutta, non si andava su. Alla fine feci 48esimo”. L’Airone quel giorno plana nella leggenda del ciclismo, 192 chi-

lometri di fuga. Dietro di lui, con quasi 12 minuti di distacco, un certo Gino Bartali: “Conobbi Coppi nel ‘49 nel negozio di Mario Vicini dove a fine carriera ho lavorato come magazziniere. Mancava poco al Giro di Romagna, gli dissi che lo avrei aspettato sul Trebbio. Si sarebbe sempre ricordato di quell’episodio”. Il giorno della corsa il Campionissimo non delude: “Naturalmente vinse, in salita era già da solo. Lo vidi anche alla partenza a Lugo, tornai a casa a mangiare e mi precipitai in collina”. Totale: 200 chilometri di bici. Un Giro di Romagna anche per Barducci, in pratica. E Bartali? “Di quella storiaccia del ‘52 ne abbiamo parlato diversi anni più tardi. Ormai avevamo smesso di correre. Io volevo sapere la verità, se era stato lui a farmi fuori. Gino era imbarazzato. Mi farfugliò qualcosa del tipo: ‘Ma insomma... guarda un po’ cosa tiri fuori’. Lì ho avuto la conferma dei sospetti ma non gli ho serbato rancore. Siamo sempre rimasti amici”.


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1) La più bella corsa ciclistica che ha commentato nel 2015? Per enfasi, pathos e, anche, per un pizzico di campanilismo, dico la penultima tappa della Vuelta di Spagna, quella in cui Aru ha staccato Dumoulin conquistando la maglia rossa 2) Il momento più imbarazzante da raccontare al microfono? Senza dubbio la bestemmia in italiano di Froome contro il motociclista in diretta tv. In cabina è sceso il gelo… 3) Il commentatore di ciclismo più bravo dopo di lei? Se devo indicare qualcuno al di fuori della A cura di Mario Pugliese redazione di Eurosport, dico la coppia Pancani-Martinello 4) A chi diamo l’oscar al ciclismo per questo 2015? Senza dubbio a Peter Sagan. Al di là del trionfo ai mondiali, penso sia un personaggio di grande impatto mediatico, l’uomo ideale per rilanciare il ciclismo tra i giovani. Sono convinto che nel 2016, con la maglia iridata addosso, ci farà vedere grandi cose Riccardo Magrini è un ex ciclista su strada, diri5) “Nessuno pensa al futuro”, vadano tutti a fanc…” gente sportivo e commentatore televisivo italiano. ha detto Tinkov annunciando il suo ritiro dal ciclismo: Professionista dal 1977 al 1986, vinse una tappa al d’accordo con lui? Giro d’Italia ed una al Tour de France. Oggi è uno dei Non sono quasi mai d’accordo con Tinkov, sulla cui commentatori del ciclismo di Eurosport. passione per il ciclismo ho sempre dubitato. Penso che chi, come lui, gestisce capitali così importanti, dovrebbe pensare a “costruire” più che a “distruggere” 6) Il favorito del prossimo tour? Più di cuore che di testa rispondo Alberto Contador 7) Nibali e Aru: a chi le insegne da capitano? A tutti e due. Aru ci ha fatto vedere grandi cose, ma il valore di Nibali in Italia è assolutamente sottostimato. Anche nel 2015, al di là di qualche colpo a vuoto, ha confermato di essere un campione autentico. Piuttosto considero una disgrazia il fatto che Vincenzo e Fabio gareggino per la stessa formazione. Sono convinto - e lo dico nell’interesse di entrambi - che verrebbero valorizzati meglio in due squadre diverse 8) D’accordo sull’esclusione della Russia dalle competizioni internazionali per lo scandalo doping? Chi bara merita la “pena capitale”. L’ho sempre detto e lo ripeto anche questa volta. Ma diffido delle sentenze postume che arrivano dopo anni. I sette Tour ad Armstrong, ad esempio, non glieli avrei mai tolti. O il dopato lo becchi subito oppure le punizioni esemplari ai corridori già in pensione mi lasciano perplesso 9) Marco Pantani: d’accordo sulla richiesta di archiviazione della Procura? Io Marco preferisco sempre ricordarmelo per le gioie sportive che ci ha regalato. Tutto il resto, per rispetto verso il dolore della famiglia, preferisco non commentarlo 10) Il giovane italiano sul quale puntare nel 2016? Ce ne sono tanti, ma dico Fabio Felline, uno che va solo “messo Riccardo Magrini a regime”. Penso che abbia potenzialità ancora inespresse, ma il talento, quello, non si discute

DOMANDE A...

RICCARDO MAGRINI


Campionati del Mondo Richmond 2015 - Photo by Bettiniphoto


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IL GINOC CHIO RUOTE ROVENTI

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AI RAGGI L’

articolazione del ginocchio è sicuramente quella che subisce le maggiori sollecitazione nel gesto atletico del ciclista. La buona funzionalità del ginocchio è garantita da muscoli e tendini. Il ginocchio è formato da due articolazioni tra tibia e femore e tra femore e rotula. Tra femore e tibia le membrane meniscali hanno funzione di favorire lo scorrimento tra le due ossa. Il ginocchio viene mosso dai muscoli estensori della coscia (quadricipite femorale che con i suoi quattro capi si unisce al tendine rotuleo) e da quelli flessori (femorale, semitendinoso e semimembranoso nella sezione posteriore). Nel ginocchio sono presenti anche strutture legamentose che danno stabilità all’articolazione: sono i due legamenti crociati anteriore e posteriore ed i due legamenti collaterali, mediale e laterale. In particolare il legamento crociato anteriore costituisce lo stabilizzatore statico del ginocchio, opponendosi ai movimenti di dislocazione anteriore dello stesso alla sua iperestensione e rotazione interna. Le patologie a carico dell’apparato osteo-muscolo-ten-

dineo del ginocchio, per le diverse cause che possono provocarle, che possono essere legate sia la gesto atletico che alla tipologia di allenamento che alle caratteristiche dell’attrezzo di gara, sono definite in medicina dello sport tecnopatie. Nel ciclista i disturbi a carico del ginocchio sono principalmente relativi al tendine rotuleo e del quadricipite femorale in quanto costituiscono le prime strutture sovraccaricate nel gesto della pedalata. La distrazione dei legamenti del ginocchio, soprattutto del legamento crociato anteriore, può essere conseguente quando l’uso di pedali fermapiede non idonei provoca difficoltà nel tentativo di liberare il piede a seguito di una caduta dalla bici. Quali possono essere le conseguenze di una lesione del legamento crociato anteriore? Angela Emanuele Dirigente Medico della Polizia di Stato

IL LEGAMENTO CROCIATO ANTERIORE: IMPARIAMO A CONOSCERLO La lesione del legamento crociato anteriore (LCA) è uno degli infortuni sportivi più frequenti. Studi epidemiologici hanno dimostrato come 1 individuo su 3000 ogni anno va incontro a rottura dello stesso. Colpisce prevalentemente soggetti sportivi o comunque giovani attivi con lunghe aspettative lavorative e sportive. Il LCA (fig.1) è il principale (85%) stabilizzatore statico articolare del ginocchio; si oppone alla traslazione anteriore della tibia sul

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A cura di Roberto Sgalla

Impariamo a conoscere l’articolazione più sollecitata dal gesto atletico del ciclista. Come preservarlo e, quando serve, come curarlo nel modo corretto

femore e gioca un ruolo cruciale nel contrastare la rotazione e lo stress in valgo. L’integrità del legamento crociato anteriore è particolarmente importante in soggetti sportivi e in atleti che necessitino una stabilità articolare per eseguire al meglio la pratica sportiva come effettuare una corsa con cambi di direzione, riatterrare da salti e calciare. Nonostante alcuni pazienti più sedentari riescano a vivere tranquillamente con un ginocchio privo del LCA, la maggior parte di essi accusa fastidi ed episodi recidivanti di instabilità. Inoltre, tale riduzione della funzionalità del ginocchio associata a continui cedimenti articolari, aumenta il rischio di ulteriori lesioni alle restanti strutture capsulo-legamentose del ginocchio quali menischi e cartilagini articolari. Tutto ciò a lungo termine comporta una evoluzione pre-artrosica o artrosica a carico di una articolazione del ginocchio di un paziente ancora relativamente giovane. I meccanismi traumatici che possono causare la lesione del LCA sono: Valgo Rotazione Esterna, il più frequente (fig 2); Varo Rotazione Interna (fig 2);

Iperestensione; Iperflessione; Traumi Diretti A – P. La diagnosi di rottura del LCA è prevalentemente clinica, e si basa sulla descrizione che il paziente fa del trauma iniziale e sull’esecuzione di alcuni test specifici da parte del medico specialista. Esami radiografici e RMN del ginocchio rappresentano solo un corollario e sono più che altro utili a rilevare eventuali danni associati sia meniscali che capsulari o l’interessamento di altre strutture legamentose. Non tutte le lesioni del LCA causano lo stesso grado di instabilità articolare e quindi lo stesso grado di disfunzione. Accanto a casi in cui l’instabilità residua si può manifestare anche in banali movimenti, vi sono casi in cui essa si manifesta solo nelle sollecitazioni rotatorie estreme ed altri in cui il ginocchio può mantenersi stabile anche nello sport. Per questo è essenziale che il medico valuti correttamente il grado dell’instabilità articolare per poter scegliere se sia sufficiente un trattamento conservativo (fisiocinesiterapia) o chirurgico. Il trattamento conservativo è indicato in casi di modesta instabilità ed in pazienti non dediti ad attività sportive a rischio, mentre in caso di instabilità gravi ed in pazienti sportivi è senz’altro consigliabile un intervento chirurgico. Per quanto riguarda la ricostruzione del LCA, oggi eseguita con tecnica artroscopicamente assistita, possono essere utilizzate varie tecniche e vari tipi di trapianto: autologo (tendini prelevati dallo stesso paziente), omologo (tendini umani prelevati da cadavere), sintetico (protesi legamentose artificiali). Il trapianto autologo, il più utilizzato, ha il vantaggio di una maggiore vitalità e resistenza ma lo svantaggio di richiedere 2

l’asportazione di una parte di uno o più tendini causando quindi un danno (anche se modesto) nella sede del prelievo con maggiore impatto chirurgico sul ginocchio (morbidità). I legamenti da cadavere, oltre al rischio seppur remoto di trasmissione di malattie infettive dal donatore, sono ovviamente meno vitali e resistenti oltre a richiedere tempi più lunghi di incorporazione nel ginocchio del ricevente. I legamenti sintetici non avendo la capacità di rinnovarsi sono soggetti a maggiori rischi di rottura. La scelta del tendine autologo da prelevare dal paziente per la ricostruzione del LCA è oggi prevalentemente ristretta al terzo centrale del tendine rotuleo e ai tendini semitendinoso e gracile raddoppiati. Ognuna delle due metodiche possiede vantaggi e svantaggi. Noi da oltre 30 anni abbiamo sempre dato la preferenza alla tecnica DGST per la minore invasività del prelievo, i minori danni sul tendine rotuleo (unico tendine estensore del ginocchio) e per le minori complicanze sia nella fase post operatoria di rieducazione funzionale che a distanza con una minore incidenza di degenerazione artrosica del ginocchio. In casi di instabilità articolari particolarmente gravi o in pazienti sportivi di alto livello alla ricostruzione del LCA associamo un rinforzo capsulare sul compartimento esterno del ginocchio che garantisce una maggiore stabilità articolare post operatoria con minimo rischio di rerottura. Una volta ricostruito il LCA, i principali protagonisti diventano il paziente ed il suo fisioterapista. Solo con una buona riabilitazione è possibile ottimizzare i tempi di recupero e cancellare i piccoli fastidi legati all’intervento. Solitamente viene stimato il completo recupero tra i 4 ed i 6 mesi. Per raggiungere un buon risultato è necessario un gioco a tre. Il chirurgo sicuramente ha un ruolo fondamentale dovendo dare una corretta indicazione chirurgica. Il ruolo centrale spetta però al paziente, in quanto è solo lui a poter “gestire” la sua riabilitazione assieme al suo fisioterapista. Fabio Conteduca chirurgo ortopedico ricercatore – Università La Sapienza di Roma Facoltà di Medicina e Psicologia Daniele Mazza fellow – Università La Sapienza di Roma Facoltà di Medicina e Psicologia


70 A cura della Redazione

Tra vino e ciclismo, il prossimo 16 luglio a Trento, si rinnova l’appuntamento con la ciclo-storica internazionale non competitiva dedicata al grande Francesco Moser

“LA MOSERISSIMA”

Il calice

DELLA PASSIONE

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e iscrizioni a “La Moserissima”, la ciclo-storica internazionale non competitiva di Trento, proseguono a pieno ritmo. La 2ª edizione dell’evento tornerà sulle strade del Trentino il 16 luglio 2016 e chiunque volesse partecipare potrà registrarsi al sito www. lamoserissima.it usufruendo della speciale tariffa agevolata di 30 euro, valida per chi si iscriverà entro il 31 marzo. Partecipare è semplice, basterà avere un po’ di gambe, fiato ed il giusto equipaggiamento, ovvero una bicicletta da corsa d’epoca costruita prima del 1987 ed un abbigliamento vintage o d’ispirazione, con maglie e calzoncini di lana. Il leit-motiv della giornata sarà la passione per il ciclismo degli “anni d’oro”, per far rivivere agli appassionati le emozioni del passato tra strade bianche e piste ciclabili lungo un tracciato di 58 chilometri, con start e arrivo nel cuore di Trento. Protagonisti del percorso saranno dunque la città tridentina e i paesi limitrofi della

Francesco Moser guida la prima edizione della ciclostorica di Trento - Photo by Newspower

Valle dell’Adige, tra borghi e paesaggi che toccheranno anche l’antica strada romana Claudia Augusta. Una giornata in onore della Famiglia Moser e in compagnia di Francesco Moser, l’asso trentino delle due ruote che ha riscritto la storia del ciclismo diventando una vera propria icona della disciplina in Trentino, ma anche in Italia e nel mondo. Una carriera iniziata da dilettante all’età di diciotto anni, costellata di successi sin dal 1973, anno in cui iniziò a gareggiare da professionista. Ben 273 le vittorie su strada conquistate, diventando il ciclista italiano con il maggior numero di successi all’attivo davanti a Giuseppe Saronni e Mario Cipollini, riuscendo a distinguersi anche a livello mondiale, palcoscenico in cui è terzo assoluto in quanto a vittorie, alle spalle di Eddy Merckx e Rik Van Looy. Una carriera importante quella di Francesco Moser, seguita da una altrettanto importante attività vitivinicola, alla quale si è dedicato al termine della carriera, portan-

do avanti assieme alla famiglia la coltivazione di svariate varietà d’uve con relativa produzione di vini DOC. Vini che sarà possibile gustare anche durante “La Moserissima”, dove non mancheranno i punti ristoro presso la Cantina e Museo del Ciclismo Moser e Cavit, in un perfetto connubio tra sport, territorio e gastronomia. Non a caso l’evento, organizzato da ASD Charly Gaul Internazionale e da APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi in collaborazione con la famiglia Moser, è l’unica tappa del Giro d’Italia d’Epoca in Trentino Alto Adige. Chi volesse approfittare de “La Moserissima” per vivere un weekend a tutto ciclismo nei luoghi di Trento e dintorni potrà partecipare anche a “La Leggendaria Charly Gaul” del 17 luglio, usufruendo della speciale tariffa di 65 euro per la combinata di entrambi gli eventi, magari decidendo di soggiornare in Trentino giovando della speciale offerta turistica “una vacanza leggendaria”, comprensiva di numerosi vantaggi a partire da 119 euro.


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A cura della Redazione

L’informazione sul mondo del ciclismo è arrivata ad un punto di svolta. La passione si fa digitale per una fruizione rapida, ecologica e sempre puntuale

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iamo un popolo sempre più digitale. A dirlo è l’ultimo rapporto del Censis. Continua a crescere l’utilizzo dello smartphone; pare che il 52,8% degli italiani lo usi regolarmente e che il 70,9% dell’Italia sia connessa a Internet. Un quadro che parla da sé e conferma la tendenza verso una comunicazione sempre meno cartacea. I motivi sono semplici da comprendere: maggiore velocità, facilità nella fruizione, aggiornamenti in tempo reale. La presenza nel mondo digital diventa quindi imprescindibile e il mondo bici non poteva essere da meno. Fra poche settimane farà il suo ingresso sul mercato una APP davvero completa in grado di colmare le necessità di un ciclista sempre più attento ed esigente. Bike Master: diverse sezioni dedicate e tante possibilità per l’utente e

per l’investitore, il quale può essere protagonista all’interno dell’applicazione. Colpisce la sezione Magazine, nata grazie alla collaborazione con InBici che vanta prestigiose collaborazioni come quella con Cosmo Bike e con la TV di Stato di San Marino: notizie e recensioni sempre accurate trovano il loro corrispettivo digitale all’interno di Bike Master. Gli operatori del settore troveranno interessante sapere che è possibile doppiare la propria presenza all’interno della rivista cartacea InBici Magazine usufruendo al tempo stesso dei servizi di Bike Master, con l’indiscutibile vantaggio di una maggiore visibilità. Colpisce la chiarezza con cui sono suddivisi e categorizzati gli argomenti, la circolarità con cui sono collegate le informazioni e la ricchezza di contenuti: caratteristiche che

promettono affidabilità e danno la sensazione di aver trovato finalmente un punto di riferimento esaustivo. Tre formati di articoli per tre modi diversi di comunicare: redazionali ad hoc, news sul mondo bici e advertising. Informazioni su marchi, prodotti, gare, attività commerciali che orbitano nell’universo bike. Una grande opportunità per tutti quei brand - che stanno già cominciando a investire all’interno dell’applicazione - che vogliono finire direttamente nelle tasche dei lori clienti. Valutazione finale: promossa!

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74 A cura della Redazione

LUNGA VIA DELLE DOLOMITI

Alla scoperta della “Lunga Via delle Dolomiti”, la pista ciclabile della Val Pusteria con scorci mozzafiato ed una storia che, ancora oggi, incanta

LE AQUILE “L

unga Via delle Dolomiti”: è questo il nome della pista ciclabile che prende il via da Calalzo di Cadore e termina a Dobbiaco, in Val Pusteria. L’opera è stata ricavata dal tracciato della vecchia ferrovia delle Dolomiti costruita durante la Prima Guerra Mondiale e dismessa nel 1964. Lungo il tracciato si possono ancora vedere le originali stazioni ferroviarie, le gallerie ed i ponti una volta attraversati dal “Trenino delle Dolomiti” ed oggi a disposizione di pedoni e ciclisti. Lungo i 48 km la ciclabile permette di visitare tutti i paesi fra Calalzo e Cortina ammirando i panorami più suggestivi dell’arco dolomitico patrimonio UNESCO. Il miglior punto di partenza è senza dubbio la stazione di Calalzo di Cadore; a circa 800 metri di quota troviamo l’insediamento più antico del Cadore, Lagole. In breve si esce dall’abitato e subito la vista si allarga su di una spettacolare veduta delle Marmarole. Si passa nei pressi di Pieve di Cadore dove, nel 1477, nacque il pittore

Tiziano Vecellio. Proseguendo verso Valle di Cadore, si entra nella valle del torrente Boi¬ te, dove si inizia a scorgere l’Antelao, una delle più eleganti montagne delle Dolomiti. La pista si sviluppa elevata dal fondovalle attraversando boschi e piccole frazioni, dando così la possibilità di ammirare il pro¬ filo del monte Pelmo che ci accompagna verso Borca di Cadore e San Vito. Iniziano quindi a comparire le montagne ampezzane introdotte dalla Croda da Lago con il massiccio delle Tofane. In breve si giunge a Dogana Vecchia, storico posto di frontiera fra il regno d’Italia e l’impero asburgico; qui la pista abbandona il vecchio tracciato ferroviario per scendere tra i boschi di questo tratto selvaggio e solitario del fondovalle che termina a Campo di Sotto. Si torna di nuovo a pedalare sul vecchio tracciato ferroviario, per giungere al piazzale della sta¬ zione tra i prati e le case di Cortina d’Ampezzo. La pista qui si inoltra nei radi boschi dei ghiaioni ai piedi del Pomagagnon dove, nei pressi di Fiames, inizia il tratto sterrato, il più alpe-

stre e solitario del percorso. Si raggiunge quindi il valico di Cimabanche per entrare nell’Alto Adige costeggiando il lago di Landro da dove si vede il monte Cristallo e, più a destra, appaiono maestose anche le Tre Cime di Lavaredo. Si prosegue fino a Dobbiaco attraversando l’omonimo lago per entrare poi in Val Pusteria, luogo d’arri¬ vo di questo straordinario percorso. La Lunga Via delle Dolomiti è percorribile anche in compagnia dell’Applicazione CiclabileDolomiti. Disponibile gratuitamente, sia per dispositivi iOS che Android, fornisce tutte le informazioni sulle bellezze architettoniche, le tradizioni ed i sapori di questi luoghi. Inoltre è possibile trovarci report, informazioni sul percorso, descrizioni dettagliate, mappe e cartine, dislivelli e distanze, servizi, links, forum e molto altro. L’applicazione si può scaricare gratuitamente collegandosi al sito www.ciclabiledolomiti.com, un’iniziativa promozionale a cura del network NuovoCadore.



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ABSA CAPE “EPIC”

La corsa più dura

DEL MON G

ià il nome - Cape “Epic” - dovrebbe far capire di cosa stiamo parlando, ovvero di una corsa “non per tutti”, dove - a meno che non la facciate in pullman - vedere lo striscione del traguardo, non è affatto scontato. Per i bikers di tutto il mondo, la corsa sudafricana, in programma dal 13 al 20 marzo 2016, è una tra le marathon più dure del calendario Uci, sicuramente la più importante

per una serie di fattori: la rigida selezione che la rende, a tutti gli effetti, un appuntamento quasi “a numero chiuso”, l’entità dei montepremi, gli elevati punteggi che assegna nel ranking Uci, la grande copertura mediatica, oltre al fascino di correre su tracciati che, sul piano paesaggistico, possono essere considerati unici. Il tutto curato da un’organizzazione altamente professionale. Sette tappe e un prologo, per un totale di quasi settecento chilometri con oltre

15.000 metri di dislivello in condizioni ambientali estreme tra la natura selvaggia, il terreno che all’improvviso cambia sotto le ruote, un percorso che ti impegna le gambe, ma anche la testa, perché la Cape Epic è, prima di tutto, una sfida con se stessi. Si parte, come detto, il 13 marzo con il prologo da Cape Town. A seguire - tra Tulbagh, Wellington, Stellenbosch e Meerendal - sette tappe “epiche”, in cui si concentrano tutte le insidie che un biker può immaginare.


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A cura della Redazione

A marzo in Sudafrica torna la “regina” delle gara a tappe. Ai nastri di partenza una “strana coppia”: il biker varesino Alzo Zanardi ed il sindaco di Bagno di Romagna Marco Baccini

Il biker Aldo Zanardi

NDO “Senza dubbio è la corsa numero uno al mondo - spiega Aldo Zanardi, 50enne biker di Varese, uno che di ‘corse estreme’ ne ha corse parecchie in carriera - non a caso, tra campioni del mondo e continentali, troveremo in Sudafrica tutti i migliori interpreti della specialità. E’ una corsa unica, forse non la più dura in assoluto, ma certamente la più affascinante e la più difficile per via delle incognite che troveremo lungo il tracciato, dalle condizioni meteo alla morfolo-

gia di un territorio che passa dalla sabbia al fango e dagli sterrati alle pietre. I nostri obiettivi? Siamo nella categoria più dura, cercheremo di fare classifica ma, visto il lotto dei concorrenti, pensare al podio mi pare francamente impossibile”. Compagno di viaggio di Zanardi sarà Marco Baccini, sindaco di Bagno di Romagna, ma anche biker di collaudata affidabilità non nuovo a queste imprese: “La variabile più insidiosa - dice - sarà la grande escur-

Il Sindaco di Bagno di Romagna Marco Baccini sarà presente alla prestigiosa gara nella repubblica sudafricana

sione termica che troveremo dalla sede di partenza all’arrivo. Ho già fatto corse molto impegnative, anche se la Cape Epic ha fama di essere la corsa più dura al mondo. Ci prepareremo nel modo più adeguato - conclude - anche se le mie corse preferite, e dunque il mio vero obiettivo stagionale, restano la Selleronda Hero 2016 e, ovviamente, la Gran Fondo del Capitano che, visto che si corre nel comune che amministro, non posso davvero sbagliare”.


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FIOCCO AZZURRO

TUTTI IN SELLA CON IL TEAM BELTRAMI TSA-ARGON 18-TRE COLLI

A cura della Redazione

A Parma taglio del nastro per il nuovo team. In ammiraglia Giancarlo Raimondi, la punta di diamante è il velocista Gasparrini. Ma il “valore aggiunto” sono i materiali by Beltrami

G

rande entusiasmo e tanta voglia di iniziare: in questa atmosfera è stato presentato, nella sala convegni dell’Albergo delle Rose di Monticelli Terme (Parma), il Team Beltrami Tsa – Argon 18 – Tre Colli, nuova squadra ciclistica di Elite e Under 23 nata nei mesi scorsi grazie all’impegno di dirigenti e sponsor delle province di Parma e Reggio Emilia. Alla mattinata, presentata da Stefano Bertolotti, hanno partecipato, oltre al “padrone di casa” Achille Borrini e al sindaco di Montechiarugolo Luigi Buriola, la vicepresidentessa della Fci Daniela Isetti, il Consigliere della Fci Corrado Lodi, il ct della Nazionale Under 23 Marino Amadori, l’ex campione del mondo Vittorio Adorni, direttori sportivi di team professionistici quali Stefano Zanini (Team Astana) e Roberto Miodini (Androni Giocattoli – Sidermec), il team manager della Bardiani-Csf Bruno Reverberi, diversi ex professionisti parmensi e tanti appassionati che hanno gremito la sala convegni, oltre ai rappresentanti degli sponsor che sostengono il progetto. La nascita del team è stata possibile grazie alla volontà e all’impegno, in primis, di Emanuele Brunazzi (presidente), Stefano Chiari (team manager) e Adriano Riccò, che hanno in-

dividuato in Giancarlo Raimondi il direttore sportivo adatto a guidarlo, che ha a disposizione una rosa di 12 atleti in grado di ben figurare su tutti i terreni e che ha nel velocista marchigiano Rino Gasparrini l’uomo più noto e vincente. “Questa squadra nasce dal nostro entusiasmo – ha detto il presidente Brunazzi - ma fondamentale è stato il sostegno degli sponsor che hanno creduto in noi. Ci abbiamo lavorato per molto tempo, perché da troppi anni mancava, nelle nostre zone, una squadra ben strutturata per questa categoria”. Grande soddisfazione anche nelle parole del team manager Chiari: “Entriamo in punta di piedi nella categoria, ben determinati però a volerci ritagliare uno spazio”. Giancarlo Raimondi ha aggiunto: “Il gruppo è davvero ottimo, con alcuni elementi esperti che potranno insegnare tanto ai giovani. Abbiamo tutte le carte in regola per fare bene, ora tocca a noi”. Graziano Beltrami, della Beltrami Tsa, ha sottolineato come quelli a disposizione della squadra siano materiali di primissimo livello: “Dai telai Gallium Pro e Ntirogen, passando per il gruppo Sram Red e le ruote Corima, la sella Prologo, caschi e occhiali SH+, scarpe Lake e quant’altro, tutto è top di gamma. Abbiamo messo

i ragazzi nelle condizioni migliori per potersi esprimere”. Per Tarcisio Persegona, della Tre Colli, “era impossibile esimersi dal sostenere una squadra così, che nasce nella mia terra. Sono certo che i ragazzi si toglieranno belle soddisfazioni”. Tra gli atleti, Rino Gasparrini ha ringraziato lo staff tecnico “per la grande fiducia che avverto nei miei confronti. Ci sono tutte le premesse per fare bene e le bici sono davvero eccezionali”. Manuel Cazzaro ha spiegato che cercherà di alternare pista e strada, “con una preparazione ad hoc molto accurata” (il preparatore è Giuseppe De Maria, ndr), mentre Moreno Giampaolo non si è nascosto: “Con questa squadra è stato amore a prima vista. Voglio dare il massimo per meritare il passaggio tra i professionisti”. Il ct Marino Amadori s’è complimentato con il management del team, “perché, specialmente in Emilia Romagna, ci voleva una squadra come questa”. Questo l’organico a disposizione del d.s. Giancarlo Raimondi: Matteo Caliari, Manuel Cazzaro, Davide Debenedetti, Luca Gamba, Rino Gasparrini, Moreno Giampaolo, Alessandro Mariani, Riccardo Mariani, Luca Merelli, Kevin Pasini, Giacomo Peretto e Christian Scerbo



A cura di Gian Paolo Mondini

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Da una parte i professionisti ostaggio di pressioni e tabelle inderogabili; dall’altra i cicloamatori che, spesso con famiglia al seguito, interpretano la preparazione in maniera giocosa e approssimativa. Chi ha ragione? Nessuno dei due…

Ritiri CONSIGLI & RIFLESSIONI

o vacanze?

D

i recente ho avuto l’occasione di trovarmi in un hotel che ospitava ben cinque squadre professionistiche e ho potuto vedere le differenze tra un soggiorno di dieci giorni in una località esotica (o comunque dove non ci sono problemi di freddo, maltempo o nebbia) per un professionista e per un cicloamatore. Il professionista affronta il primo ritiro stagionale (a poche settimana dal debutto) con apprensione ed ansia: cominciano i confronti con i colleghi e i dirigenti emettono le prime sentenze, pur prediligendo allenamenti lunghi e senza tratti di esagerata intensità. Vengono stilati i programmi e assegnati ruoli (a volte ingiusti e non combacianti con le aspettative) e si comincia a sentirsi parte di una squadra, di una realtà. Per alcuni ciclisti sono momenti stressanti. È possibile che si debba condividere la camera con una persona molto diversa, che parla un’altra lingua o che ha abitudini incompatibili. Oppure può succedere di star male fisicamente per un malanno o un problema muscolare e, in questi casi, lo splen-

dido hotel in cui si soggiorna si trasforma in un vero e proprio incubo! I tempi della giornata sono scanditi da un’ impressionante rigidità di orari e di compiti da svolgere: ore 08:00 sveglia. Ore 09:00 allenamento. Dalle ore 13:00 alle ore 15:00 pranzo. Alle 17:00 massaggio. Alle 19:00 meeting. Alle 20:00. cena. Alle 23:00 dormire. Tutti i giorni per almeno dieci giorni! Per il cicloamatore, invece, si parla di vacanza. Un appuntamento segnato in rosso sul calendario e programmato molti mesi prima, tanto che i giorni lavorativi precedenti alla partenza sono vissuti con entusiasmo e positività: persino con stati di euforia! Il dover smontare la bicicletta, fare la valigia, preparare tutta la famiglia… la sveglia alle 4 per prendere la navetta per l’aeroporto, il viaggio e l’arrivo in hotel dopo quasi dodici ore di viaggio: niente! Solo sorrisi! Addirittura i più convinti riescono ad uscire in bici all’arrivo nella località nei pochi minuti di luce solare rimasti… Le giornate per gli amatori sono così articolate: sveglia alle 7. Partenza alle 8, per dedicarsi alle famiglie nel pomeriggio. Alle 13

(tassativo) pranzo, altrimenti il patto con il partito delle mogli si rompe ed è una vera e propria crisi di governo! Alle 15, in piscina coi bambini o in giro per centri commerciali (la vendetta delle mogli!). Alle 19, cena poi al bar o fare due passi fino anche oltre la mezzanotte! Da notare che il cicloamatore non è molto calcolatore e affronta ogni uscita in bici come se fosse l’ultima: sempre a tutta! Credo che ad entrambe le categorie manchi qualcosa. Per i professionisti i carichi psicologici sono pesanti e persistenti, tanto che i meno equilibrati sentono il bisogno di evadere ogni tanto e di uscire completamente fuori dagli schemi. Inoltre dovrebbero recuperare quell’intensità, quella motivazione e quel divertimento che contraddistingue il cicloamatore. Il cicloamatore, invece, da parte sua, dovrebbe poter rispettare di più un programma di allenamento e ricordarsi delle leggi del proprio corpo: alimentazione, riposo, recupero sono fondamentali … nonostante quello che sostiene il partito delle mogli!



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LA GESTIONE FISICA DELL’ATLETA

LAVORO

E STRUMENTI AGGIUNTIVI A cura di Bruno Filippi

Tra diagnosi ed obiettivi, ecco come l’atleta può beneficiare del giusto mix

N

egli articoli precedenti ho cercato di trasmettere le informazioni più importanti per condividere con i lettori interessati le tecniche più corrette per gestire manualmente le esigenze di un atleta. Oltre al lavoro puramente manuale, l’operatore può avere a disposizione strumenti e “strategie aggiuntive” che offrono la possibilità di rifinire e/o perfezionare il risultato di un trattamento e, di conseguenza, arrivare più facilmente all’obiettivo ricercato. Classica, molto efficace e di facile utilizzo la CRIOTERAPIA (o terapia del freddo). Si può sfruttare utilizzando vari sistemi, che danno la possibilità di gestire diverse problematiche. Riassumo in un primo gruppo tutto ciò che permette di gestire esclusivamente un problema di origine traumatica o infiammatoria in tempi più ristretti possibile al fine di limitare il processo d’innesco patologico. Si va dalla classica borsa del ghiaccio, che richiede però la necessità di avere a disposizione il ghiaccio in cubetti; la placca in gel, che va comunque conservata in congelatore; le buste di ghiaccio sintetico, comode e

sempre al seguito, che si attivano tramite la rottura di una fiala contenuta all’interno della busta stessa. In un secondo gruppo, invece, strumenti in grado di gestire, oltre a quello sopra detto, anche situazioni fisiologiche più complesse che rientrano nella gamma di problematiche da fronteggiare nella nostra gestione dell’atleta. In particolare apparecchiature con circuito termoregolabile come quella rappresentata in foto.1) 1

Attraverso un circuito chiuso molto simile a quello di raffreddamento del motore, il liquido termoregolabile viene convogliato all’interno di queste fasce anatomiche avvolgenti dando un effetto pressorio alternato. In questo modo si può controllare, ad esempio, una situazione flogistica importante conseguente ad un trauma recente o, addirittura, ad un post operatorio, ottenendo un recupero decisamente più rapido. Ma ancora, e questo diventa interessante, limitare il rilascio di tossine da parte di un gruppo muscolare subito dopo un affaticamento da sforzo. Allo stesso gruppo appartengono anche sistemi di raffreddamento come il crio control, costituito da piscine gonfiabili collegate ad un’unità di controllo della temperatura dell’acqua, all’interno delle quali si immergono gli arti inferiori per una durata di circa 10 minuti e ad una temperatura che oscilla da 8 a 12 gradi. Foto2) Per chi non avesse a disposizione tale sistema si può ottenere lo stesso risultato utilizzando una comune vasca da bagno portando l’acqua in temperatura con l’aggiunta di ghiaccio.


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BENDAGGIO I sistemi di bendaggio sono molteplici, e di rilevante importanza nella nostra gestione è l’ormai conosciutissimo kinesiotaping. Si pratica utilizzando particolari cerotti adesivi-elastici ritagliabili o addirittura già preformati che vengono applicati sulla pelle soprastante i distretti muscolari da gestire in due sostanziali modalità. Praticamente tali applicazioni trasmettono informazioni sui meccanocettori cutanei che attivano a loro volta risposte muscolari riflesse.

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Chi è Bruno Filippi Romagnolo di Rocca San Casciano in provincia di Forli, matura la sua esperienza di fisioterapista alla corte del dott. Costa nell’equipe della Clinica Mobile. Numerose sono le esperienze professionali svolte al fianco di atleti in numerosi sport attualmente è il fisioterapista della squadra di ciclismo AG2R la Mondiale. Oggi svolge la sua attività di professionista presso il suo studio a Rocca San Casciano (Fc).

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In TENSIONE, quando lavoriamo su un tessuto sano per dare al muscolo una prestazione migliore. foto3) In pratica sfruttando un’elasticità che può arrivare fino al 40% della lunghezza del tape utilizzato, si aiuta uno o più segmenti muscolari a svolgere il proprio lavoro con più efficacia. Questo ci dà la possibilità di aumentare la prestazione muscolare oppure di limitare un disturbo eventuale durante l’azione muscolare stessa. In SCARICO, invece, si utilizza per gestire una problematica tissutale con l’insorgenza di gonfiore e ristagno liquido a carico di tessuto connettivo e muscolare.foto4)

In questo caso si applica a tensione 0 sul distretto interessato in modo da provocare durante il movimento la formazione di avvallamenti ondulatori che facilitano il drenaggio dei liquidi congestionati al di sotto del bendaggio stesso. Nella foto sottostante si nota chiaramente l’efficacia di un drenante su un importante ematoma provocato da uno strappo muscolare. foto5) 5


A cura della Redazione

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Ha fatto discutere la proposta (poi ritirata) di un parlamentare che - in cambio di “un’idonea tariffa” - voleva introdurre il censimento ministeriale dei velocipedi. La politica ci riprova, ma anche stavolta ha vinto il “buon senso”

TASSIAMO LE BICICLETTE?

SALASSO SUI PEDALI

SÌ, NO, FORSE...

T

roppe accise sulla benzina e troppi balzelli sulla casa. E le lotterie e i “gratta & vinci”, ormai, non rendono più. Spremuti come agrumi da fisco ed erario, i poveri italiani hanno rischiato di dover fronteggiare un altro odiosissimo salasso. Una tassa sul più “nazional-popolare” dei mezzi di locomozione: la bicicletta. “Arriva il bollo e la targa per le bici” hanno titolato le scorse settimane i quotidiani nazionali. E sui social è scattato, immediato, l’allarme rosso con un colorito campionario d’improperi all’indirizzo del “governo vampiro” e la promessa-minaccia di non pedalare mai più. Per fortuna poi il “buon senso” ha prevalso e chi aveva proposto la nuova imposta, sepolto da una ridda di insulti, ha preferito un saggio dietrofront. Tutto nasceva da un emendamento presentato in commissione Lavori Pubblici del Senato dal capogruppo Dem Marco Filippi alla Riforma sul Codice della Strada su biciclette e motoslitte. Per essere precisi l’emendamento introduceva di fatto nella riforma (ddl n.1638), tra i principi e i criteri direttivi, quello della “classificazione dei veicoli, senza oneri a carico dello Stato e attraverso un’idonea tariffa”. Poche righe che sembravano prefigurare un nuovo balzello, anche se - da subito - fiutando l’ondata di dissenso, l’onorevole Filippi aveva precisato che “in realtà, nessuno voleva tassare le biciclette”. Ma per quanto nebuloso potesse essere l’emendamento, in tanti avevano letto nell’in-

ciso “un’idonea tariffa” come la minaccia conclamata di una nuova imposta. Possibile che lo Stato, dopo averci munto fino allo stremo - si chiedevano i cittadini - adesso decida di introdurre una tassa sulla bicicletta? Un’eresia che, ovviamente, ha creato scompiglio tra i ciclisti e qualche legittima perplessità tra le associazioni ambientaliste, che da sempre chiedono politiche incentivanti sulla cosiddetta “mobilità sostenibile”, altro che balzelli punitivi! Come detto, l’imbarazzo è durato solo pochi giorni, fino a quando Filippi ha annunciato - urbi et orbi - il ritiro dell’emendamento. Ma, poiché i trascorsi della politica autorizzano il sospetto e la diffidenza, la preoccupazione è rimasta ed il braciere del dibattito è divampato come benzina sulla paglia. Da una parte coloro che ritengono equo pagare un obolo allo Stato per avere in cambio il censimento delle biciclette e arginare così il fenomeno atavico dei furti. Dall’all’altra i nemici giurati dell’emendamento, più che mai convinti che almeno la bicicletta, mezzo ecologico per eccellenza, dovrebbe essere risparmiata - per principio - da questi odiosi balzelli. Comunque la pensiate, l’idea di guadagnare qualcosa sulle biciclette è un chiodo fisso della politica. Qualche anno fa si era fatta largo la proposta di introdurre delle polizze assicurative obbligatorie per i ciclisti. “Quello dei ciclisti indisciplinati - aveva spiegato a suo tem-

po sulle colonne de Il Sole 24 Ore l’avvocato Luigi Cipriano, presidente dell’Aneis (l’associazione nazionale esperti infortunistica stradale) - è divenuto un problema serio in molte città italiane, dove la percentuale di chi sceglie questo mezzo è molto alta. Mi è capitato di trattare danni subiti da pedoni urtati da ciclisti che transitavano irregolarmente sui marciapiedi o di seguire casi in cui i ciclisti sono stati causa di incidenti e tamponamenti tra automobili. Fermo restando che chiunque causi danni a cose o persone è tenuto al risarcimento, ex art. 2043 del Codice Civile, credo che sia opportuna - aveva spiegato il numero uno dell’Aneis - una maggiore diffusione della cultura civica, magari proprio a partire dalle scuole, e per chi utilizza la bici suggerirei un’adeguata polizza assicurativa. Sebbene questa prospettiva possa sembrare surreale nel nostro Paese, in altri, come ad esempio la Svizzera - aveva concluso Cipriano - le assicurazioni per i ciclisti sono già obbligatorie”. Anche in quel caso, la proposta venne bocciata dal grande popolo dei ciclisti, per nulla entusiasti di dover aggiungere alle “spese fisse” della propria passione anche quella del tagliando assicurativo. E anche stavolta è finita così.

Bollo bici anni 30


E-Bike




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QUALITÀ O QUANTITÀ

A CIASCUNO

i suoi chilometri A cura di Gian Paolo Mondini*

Oggi come ieri le correnti di pensiero sulla giusta teoria di allenamento si dividono fra qualità e quantità

L’

abitudine di calcolare e riportare i chilometri fatti quotidianamente era molto usata una decina di anni fa dai ciclisti di tutte le categorie ed età. Oggi la tecnologia è venuta in soccorso agli atleti (specie ai professionisti) con software di organizzazione dei report di gare e allenamenti, tipo i cardiofrequenzimetri e i misuratori di potenza espressa in watt. Ma un punto rimane da discutere oggi come ieri. È giusto basare la preparazione sulla quantità dei chilometri? Oppure è meglio verificarne la qualità e i cambiamenti che sono stati apportati applicando le tabelle d’allenamento? Ovviamente la qualità ha la priorità, ma è veramente difficile smantellare l’abitudine di sentirsi più bravi, perché si è stati capaci di fare 40.000 chilometri all’anno. Quando ero professionista, era abbastan-

za facile farne da 30 a 40 mila. Si corre per 100 giornate all’anno e si fa una media di 180km a gara, ma questo rientra in un quadro di attività lavorativa. Anche molti amatori dovrebbero fare un’analisi della qualità dei chilometri percorsi e soprattutto dovrebbero capire qual è la motivazione che spinge a fare tutta questa fatica! A livello pratico, l’allenamento lungo, serve a due scopi fondamentali: a perdere il peso in eccesso e ad aumentare la capacità di resistenza alle gare lunghe come le Gran Fondo. A livello mentale, ho riscontrato che gli allenamenti di endurance provocano veri e propri stati di dipendenza: più si riesce a sopportare la fatica e più si portati a definire obiettivi maggiormente gravosi. La causa deriva dalle endorfine prodotte da questi tipi di sforzi. Infatti, le endorfine sono trasmettitori chimici endogeni, coin-

volti nella percezione di sensazione come il dolore, l’ansia e il piacere. Quindi sono sostanze capaci di riprodurre effetti di tolleranza e dipendenza fisica. Ma il problema è anche insito nella natura umana che tende a spingersi oltre alle proprie capacità fisiche. Si tratta di un vero e proprio bisogno dell’uomo, che viene acuito e soddisfatto proprio con l’attività fisica rivolta al superamento dei propri limiti, piuttosto che alla prestazione agonistica in sé. È in tale ottica che si inseriscono attività estreme come l’Iron man, le ultra maratone e altre prestazioni sportive come le imprese in solitario: le scalate in alta quota, le attraversate oceaniche, ecc.. Chiaramente tali sportivi sono consapevoli del rischio che corrono e perciò… a ciascuno, i suoi chilometri! *Ex professionista di ciclismo


Lars Van der Haar - Photo by Bettiniphoto


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E-BIKE UN MONDO INTORNO A TE

E-BIKE “MADE IN ITALY” A

nche se parliamo di biciclette “a pedalata assistita”, ovvero mezzi in cui la forza propulsiva umana si somma a quella di un motore elettrico, l’Italia - da sempre all’avanguardia nella progettazione delle biciclette - continua a recitare, anche in questo specifico segmento, un ruolo da protagonista. E i concetti cardine del mercato delle due ruote (da una parte il “low-cost” asiatico, dall’altra l’affidabilità artigiana del “Made in Italy”), alla fine, si sovrappongono quasi geometricamente anche al “giovane” settore delle E-bike. Dopo gli anni del “monitoraggio prudente” - con le aziende impegnate in vortico-

se indagini di mercato per capire se le bici elettriche fossero una “moda” destinata ad eclissarsi in poco tempo o, al contrario, una svolta epocale nel mercato delle due ruote - finalmente il “dado è tratto”. Altro che scelta trendy, il settore delle biciclette a “pedalata assistita” è ormai una realtà economica consolidata, tant’è vero che in Europa nel 2014 si sono vendute circa 1.100.000 E-bike, di cui più di 51.000 solo nel Belpaese. E così, vinte le ultime riserve, anche le aziende italiane hanno cominciato a produrre biciclette elettriche. Come la Piaggio, storica azienda italiana famosa

perlopiù per i suoi scooter, che - dopo un’attenta valutazione del mercato - in collaborazione con Enel Energia, ha deciso d’investire ingenti risorse nel comparto delle smart-bike. Modello di punta della casa motoristica la Piaggio Wi-Bike (prezzo attorno ai 2500 euro), dotata di un design innovativo che ingloba nel telaio in alluminio, in modo integrato, motore (con potenze di 350 o 450 W), batteria ed ogni componente. Ma il “valore aggiunto” della Wi-Bike è la connettività. Tramite Bluetooth, infatti, la bici può essere connessa allo smartphone e con l’app apposita sono disponibili tutti i dati delle vostre pedalate, ma soprattutto


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A cura della Redazione

Piaggio, Italjet, Carter e Fantic Motor: dopo le diffidenze degli anni passati, anche il Belpaese investe con decisione sulle biciclette a “pedalata assistita”. E come al solito detta subito legge

le regolazioni tecniche (tre le modalità di erogazione: City, Hill e Standard). La bici è anche dotata di ricevitore GPS, così da poter essere sempre monitorata e poterla parcheggiare senza pensieri, una sorta di antifurto satellitare. Altra azienda storica italiana è l’emiliana Italjet che, nel suo piano di rilancio - sempre fedele al suo stile elegante - ha deciso di puntare proprio sulle bici a pedalata assistita. Grandi investimenti sul fronte della ricerca, ma per ora solo tre i modelli sul mercato: Ascot, modello di chiara ispirazione motociclistica, in cui ritroviamo tutta l’abilità artigianale di un tempo (prezzo 3.800 euro), DiablOne, che fa parte della

categoria big wheels o Fat Bike (prezzo 2.950 euro) e Angel, che riprende in toto il design della DiablOne, abbandonando però le ruote giganti per uno stile più sobrio (2.900 euro). Restando nel “Made in Italy”, molto apprezzati anche i modelli avanguardisti della giovane azienda Carter che, da un’idea dell’imprenditore fiorentino Lapo Ermini, propone una E-Bike con due motori disponibili prodotti dalla Bafang, da 250 W o da 500 W con cambio a cinque livelli e tre diverse impostazioni di pedalata. Ma il tratto più distintivo di Carter è la scocca monoblocco in ABS, facilmente sostituibile e in diverse colorazioni. Così la E-bike

può cambiare in pochi minuti ed essere anche personalizzata con grafiche e disegni di ogni genere. Per chi cerca un prodotto di nicchia, consigliamo infine di dare un’occhiata ai campionari di “Fantic Motor”, azienda acquistata nel 2014 da una cordata di imprenditori veneti, la VenetWork, che hanno lanciato sul mercato la Fantic Fat Sport (3.490 euro) che monta un motore Brose tedesco che garantisce ben 120 km di autonomia. Della stessa casa anche la Seven Days disponibile in tre varianti: Vintage, Carbon (con il particolare della forcella in carbonio) oppure Sport con forcella ammortizzata (da 2.990 a 3.490 euro).


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CLIF-BAR i prodotti per una naturale e corretta integrazione

A cura di Roberto Zanetti - Foto di Roberto Zanetti

Clif-Bar rappresenta un salto di qualità nel mercato dell’integrazione alimentare. La novità principale di questo marchio è l’attenzione rivolta all’atleta nella sua interezza: nel mirino della casa produttrice americana non c’è solo la performance, ma anche e soprattutto il benessere generale di chi pratica lo sport in modo attivo. Per ottenere risultati migliori, infatti, non basta lavorare nell’ottica della singola prestazione dell’atleta, ma è fondamentale compiere un cammino che preveda un’attenzione e una cura costante della forma fisica. I prodotti che offre Clif-Bar sono dedicati proprio a questo aspetto: salvaguardare il benessere e il rendimento dell’atleta sia in gara che in allenamento.


Clif Energy Bar: E’ la barretta energetica naturale per eccellenza. Ogni barretta Clif-Bar contiene elementi naturali ricavati dal grano più proteine e fibre, zero contenuto di grassi; sono ottime per qualsiasi attività, da utilizzare a piacere prima-duranrte-dopo l’attività fisica. Caratteristiche principali • Ricca di carboidrati, fibre, proteine e cereali • 11 vitamine e minerali • Gustose e convenienti: appena 2,50 euro (che è il prezzo medio di una barretta classica con un peso di 35-40 gr. e non di 68 gr. come le Energy Bar) • Non troppo dolci • Non sono ricoperte di cioccolato. Cosa molto importante, soprattutto quando fa caldo… • Tutta energia, nessun grasso aggiunto • Con 68 gr. di prodotto, in termini di valori nutrizionali, praticamente diventa un vero e proprio sostituto al pasto ad appena 2,50 euro… • Priva di latticini (contiene: avena, farro e soia. Potrebbe contenere tracce di: grano, segale, arachidi, latte, noci) ed è un prodotto biologico al 70%; per cui di qualità altissima • Gusti: cioccolato bianco, cioccolato a scaglie, mirtilli, arachidi, noci e uvetta, cioccolato e mandorle • Peso barretta: 68 gr. • Pezzi per scatola: 12 • Prezzo: € 2,50 al pubblico, IVA inclusa, a barretta

Il Produttore Clif Bar www.clifbar.com

Clif Shot Bloks Clif Shot Bloks sono l’ultima invenzione nel campo degli alimenti energetici, indicati per atleti che praticano sport di endurance. I Bloks sono cubetti di 33 calorie da masticare, ottimi se si vuole modulare l’apporto calorico durante la gara. Forniscono carboidrati facilmente digeribili per un apporto energetico immediato, prima e durante l’attività fisica, sia ad alta che a bassa intensità. Caratteristiche principali • Semi-solido, facile da trasportare e comodo da ingerire anche durante la corsa • 6 cubetti per confezione (equivalenti all’apporto di 2 gel) • 3 cubetti = 100 calorie, 70 mg di sodio e 20 mg di potassio • Un equilibrio ottimale di carboidrati e elettroliti • Non contengono gelatine, conservanti o OGM • Adatto anche ai vegani, privo di frumento e derivati dal latte. • Fruibile: si possono masticare a piacimento. La classica bustina di gel, invece, una volta aperta deve necessariamente essere tutta consumata • Economico: una confezione di bloks è equivalente a due confezioni di gel. Per cui, essendo venduto a 3,00 euro, sarebbe come risparmiare 50 centesimi di euro a gel (il prezzo medio di vendita dei gel è di 2,00 euro cad.). • Gusti: fragola e more • Peso: 60 gr • Pezzi per scatola: 18 • Prezzo: € 3,00 al pubblico, IVA inclusa, a Bloks

Clif Shot Gels Clif Shot Gels è il risultato un nuovo approccio nella nutrizione per lo sport. Apporta all’atleta solo ciò che serve per ricaricarlo durante gare e allenamenti. Gli ingredienti biologici apportano una risorsa di energia e idratazione oltre a fornire carboidrati facilmente digeribili, per un apporto energetico immediato durante l’attività fisica. Da utilizzare tranquillamente prima e durante l’attività fisica, sia ad alta che a bassa intensità. Caratteristiche principali Composizione semplice per alta digeribilità a base di carboidrati derivati da maltodestrine diluite in zuccheri semplici per una veloce assimilazione ed energia immediata. • Entra in circolo in meno di 5 minuti. • 85% Organico (doppio espresso) – 90% Organico (limone) • Contenuto di Caffeina: 100 mg (doppio espresso) – 25 mg (limone) • No oli idrogenati, ne sciroppo di fruttosio o aromi artificiali, nessun OGM. • Confezione studiata per rispettare l’ambiente. • Gusti: cioccolato, lampone • Peso: 34 gr • Pezzi per scatola: 24 • Prezzo: € 2,00 al pubblico, IVA inclusa, a gel

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INFANZIA E CICLISMO

COL A cura della Redazione

Chi l’ha detto che in gravidanza non si può andare in bicicletta? Con un ritmo corretto e su tracciati selezionati, per le future mamme il ciclismo “soft” può diventare l’esercizio pre-parto più prezioso

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hi l’ha detto che in gravidanza non si può andare in bicicletta? Certo, con un bimbo in grembo, scordatevi la Nove Colli ed il Passo del Pordoi, ma pedalare col giusto ritmo attenua la tensione, rilassa il corpo e la mente e trasmette un senso di serenità. Insomma, tutto ciò che al vostro piccolo serve nei nove mesi di gestazione. La bici infatti stimola, come noto, la produzione di endorfine che contrastano ansia e depressione; il movimento aerobico, e dunque anche la bicicletta, aiuta ad evitare problemi di stitichezza; chi va in bici inoltre stimola la circolazione periferica prevenendo vene varicose, dolori alla schiena e caviglie gonfie; pedalare aiuta l’ossigenazione della placenta (soprattutto se si pedala in zone verdi dove l’aria è pulita) facilitando il passaggio di alimenti al bimbo; ma soprattutto permette di mantenere una buona forma fisica per sopportare al meglio gli ultimi mesi di gravidanza. Dunque, molti benefici ma, allo stesso tempo, non bisogna sottovalutare alcu-

ni fattori importanti, come ad esempio il tracciato scelto e l’impegno richiesto. Sono decisamente consigliati percorsi pianeggianti ed asfaltati, per evitare il contraccolpo di buche e crateri e non sollecitare eccessivamente l’organismo e il feto. Inoltre, indossare sempre il casco e non dimenticare di fare stretching alla fine di ogni pedalata. Per quanto sia possibile, bisognerebbe scegliere piste ciclabili lontane dal traffico cittadino e dall’inquinamento atmosferico e acustico. Dopo qualche mese dall’inizio della gravidanza, il pancione tenderà a sbilanciare un po’ l’assetto corporeo: per questo bisogna ridurre il ritmo della pedalata, abbassando la sella in modo da poter appoggiare i piedi in tutta sicurezza durante le soste. Non bisogna inoltre dimenticarsi di portare con sé acqua per reintegrare i liquidi e, in estate, la passeggiata è ovviamente sconsigliata nelle ore più calde. Una volta terminata la gravidanza, se avvenuta senza complicazioni, sarà possibile riprendere ad usare la bicicletta fin da subito. In caso di dolori al bacino dovuti al parto si potrà utilizzare, nel primo pe-

riodo, un coprisella imbottito o una sella più morbida. Le donne che partoriscono con il cesareo potranno invece ricominciare a pedalare dopo dieci/venti giorni dalla nascita del bambino. Dovranno proteggere la ferita con gli opportuni accorgimenti, ma con la bicicletta recupereranno prima il tono muscolare degli addominali, i muscoli più sollecitati durante la gravidanza. Esistono tanti percorsi adatti alle donne che stanno affrontando una gravidanza. Il sito lifeintravel.it ne consiglia cinque: la pista ciclabile dell’Adige da Merano a Verona, che si sviluppa esclusivamente su asfalto in sede protetta; la ciclovia del Po che, seguendo il fiume più importante d’Italia, non presenta alcun tipo di dislivello; la ciclabile del Danubio, uno dei percorsi più pedalati per via dei suoi scorci magici; la ciclabile della Martesana, che permette di allontanarsi dal caos di Milano in tutta sicurezza; e la ciclabile da Rimini a Riccione, che si sviluppa sul lungomare adriatico permettendo di respirare l’aria di mare.


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PREPA MONTE BONDONE NORDIC SKI MARATHON

RATE LA SCIOLINA L

a Monte Bondone Nordic Ski Marathon si rifà il “make up” e raddoppia. Dopo la positiva esperienza dello scorso inverno, la gara trentina verrà inserita anche nel 2016 nel calendario nazionale delle gran fondo, ripresentandosi al pubblico degli appassionati degli sci stretti con una interessante serie di novità. La prima, e la più importante, riguarda la formula di gara, che prevede una doppia prova anziché una come nell’edizione d’esordio. Saranno pertanto due anche le giornate della manifestazione, proposta in entrambe le tecniche dello sci di fondo, classica e skating, in scena allo splendido e suggestivo centro del fondo delle Viote del Bondone, con partenza alle 10 del mattino. L’altra news rilevante, invece, riguarda l’inserimento della granfondo del Monte Bondone nel calendario Master Tour, il più importante circuito per la disciplina dello sci nordico. La fresca Monte Bondone Nordic Ski Ma-

rathon si presenta dunque come un “giovane” evento con Dna da big e richiamerà i fondisti sulla montagna che domina la città di Trento nel weekend di sabato 27 e domenica 28 febbraio 2016. La prima giornata sarà dedicata alla tecnica classica, con la possibilità di misurarsi su due percorsi di differente lunghezza, rispettivamente di 30 km con 300 metri di dislivello e di 15 km con dislivello dimezzato (150 metri). La domenica, quindi, la sfida sportiva sarà in tecnica libera, sempre con le due opportunità di percorso. Non mancherà la speciale classifica di combinata per la due giorni di gare, che premierà gli atleti che avranno fatto registrare il miglior risultato combinato nei due giorni di gara. Anche questo evento fonda le sue radici nella proficua collaborazione tra l’APT Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi e il soggetto organizzatore Asd Charly Gaul Internazionale, con Elda Verones in cabina di regia, che nel finale della stagione estiva hanno dato vita a due tappe di Coppa

del Mondo di skiroll a Trento e sul Monte Bondone. Una scelta che testimonia il sempre stretto legame fra le specialità del ciclismo e dello sci di fondo, che spesso diventa un prezioso allenamento invernale per chi d’estate poi vuole mettere carburante nelle gambe in vista delle gran fondo a pedali. Un dato che conferma le capacità organizzative dello staff capeggiato da Elda Verones e che ne alimenta le ambizioni in chiave futura, favorito da una location ideale per questo tipo di manifestazione, senza dimenticare l’altrettanto importante esperienza maturata con la sempre più apprezzata La Leggendaria Charly Gaul, evento riservato ai cicloamatori che tornerà puntualmente anche nel 2016 (17 luglio) e che ha nella mitica salita del Bondone – teatro di storiche battaglie del Giro d’Italia – il giudice supremo di gara. La quota di partecipazione fino al 15 febbraio 2016 è fissata in 34 euro per ciascuna delle due gare, ricordando che le procedure di iscrizione si eseguono sul


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A cura della Redazione

Nuova formula ma stessa passione. Nell’ultimo weekend di febbraio le montagne innevate di Trento si preparano ad ospitare una “due giorni” di grande sport

sito www.skimarathonmontebondone.it. Come detto, atleti e appassionati potranno beneficiare di favorevoli pacchetti promozionali, che abbinano pernottamento, trattamento di mezza pensione, iscrizione alle due gare, un doppio accesso alle piste del centro Fondo Viote e la Guest Card Trentino che offre l’accesso nei musei e nei castelli del Trentino e permette di viaggiare liberamente con tutti i trasporti pubblici locali, treni inclusi. L’edizione 2015 della Monte Bondone Nordic Ski Marathon, ovvero quella che ha sancito il debutto della nuova manifestazione “made in Trentino”, si risolse con un combattuto e appassionante arrivo allo sprint tra il fiemmese Nicola Morandini e il fondista del Primiero Bruno Debertolis, entrambi ex azzurri, con successo del primo sul secondo. Nella gara femminile, invece, la vittoria andò a Roberta Tarter, anche lei fondista fiemmese al pari di Morandini. Potrebbero essere ancora loro i protagonisti dell’edizione 2016, ma per saperlo bisognerà attendere la fine del mese di febbraio.

CAMPIONATI ITALIANI ASSOLUTI SCI DI FONDO Il Monte Bondone sarà inoltre protagonista di un altro grande evento. Nella stagione della ricorrenza dei 50 anni di affiliazione alla Federazione Italiana Sport Invernali lo Sci Club Marzola, in collaborazione con l’Azienda per il Turismo Trento, Monte Bondone, Valle dei Laghi, le Viote saranno teatro dell’atto conclusivo dei campionati italiani di sci di fondo. Nelle giornate del 19 e 20 marzo andrà infatti in scena il 41° Trofeo Amici della Montagna, recuperando la competizione che per tanto anni è stata un punto di riferimento nel calendario nazionale dello sci di fondo. Per il Monte Bondone, che in passato ha visto tante sfide tricolori, si tratta di una fantastica opportunità che si sta rilanciando anche grazie alla granfondo Viote Monte Bondone Nordic Ski Marathon. Nel terzo week-end di marzo saranno dunque in gara alle Viote i migliori fondisti d’Italia, sia delle categorie assolute, sia di quelle giovanili, come gli azzurri Federico Pellegrino, Dietmar Noeckler, Francesco

De Fabiano, Roland Clara, ed in campo femminile Gaia Vuerich, Virginia De Martin Topranin, Ilaria Debertolis, Francesca Baudin, che per l’occasione difenderanno i colori dei gruppi di appartenenza. Ma pure quasi 200 giovani dei 18 Comitati d’Italia, che andranno alla caccia di medaglie e del passaporto per accedere in nazionale la stagione successiva. Il programma prevede la disputa delle staffette assolute senior maschile e femminile, quindi quelle giovanili nella specialità dello skating, mentre il 20 marzo i senior si cimenteranno nella gara su lunghe distanze, ovvero la 50 km a tecnica libera maschile e la 30 km skating femminile. Le categorie giovanili affronteranno invece una 20 e una 15 km junior, e una 10 e 7,5 km le categorie aspiranti. Per info e iscrizioni consultare il sito ufficiale dell’evento www.skimarathonmontebondone.it o scrivere all’indirizzo email info@discovermontebondone.it (tel. 0461/216000).


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ISOLA D’ELBA

SULLE ORME DI

A cura della Redazione

Alla scoperta dell’Isola d’Elba, scrigno di storia e di natura incontaminata Porto Ferraio - Isola D’Elba

L’

isola d’Elba è la più grande delle isole della Toscana e racchiude in sé il fascino e l’esclusività di un territorio ricco di storia, civiltà e natura. È grazie alla sua conformazione geologica e alla sua particolare posizione geografica che quest’isola è considerata un “laboratorio a cielo aperto” per geologi, naturalisti e botanici. Una realtà unica, in cui ammirare fantastici scorci, indimenticabili tramonti e godere dell’immenso fascino di quest’isola. L’Elba è anche ricca di storia e offre testimonianze romane e medioevali. Basti pensare alla zona di Portoferraio, capoluogo ed attracco quasi obbligatorio per chi approda all’Elba. Questo paese è il più popolato dell’isola e custodisce alcuni grandi tesori della cultura elbana e tutto il fascino della dominazione della famiglia De’ Medici. Cosimo I de’ Medici conferì a Portoferraio un lustro ed un’importanza mai raggiunti fino ad allora. Qui, infatti, fece costruire una fortezza inespugnabile che è tutt’ora perfettamente visibile.

All’interno della fortezza si snodano le strade del centro storico, ricco di luoghi suggestivi da visitare. Già prima dei fiorentini – che chiamavano Portoferraio “Cosmopolis” - il paese aveva subito varie dominazioni, tra cui quella romana, documentata dai resti di Villa della Linguella , in fondo al lungomare, e di Villa delle Grotte, sulla provinciale che collega Portoferraio con Porto Azzurro. Per ricordare la presenza dell’imperatore di Francia, Napoleone, costretto ad un lungo esilio sull’Elba, ci sono i Musei napoleonici presenti nella Villa dei Mulini, all’interno del centro storico, e a Villa San Martino, appena fuori la città. Altro luogo ricco di storia è il Castello del Volterraio, sull’omonima strada che collega il comune di Rio Elba con Magazzini. Costruito dai pisani, durante la loro dominazione, come luogo di avvistamento, è oggi una meta irrinunciabile per gli amanti del trekking e per chi vuole ammirare un magnifico panorama sulla parte centrale dell’isola. È ricca di testimonianze anche Porto Az-

zurro, una delle località più conosciute dell’isola d’Elba, che si sviluppa all’interno di un’insenatura protetta del Golfo di Mola. La storia di questo comune è segnata dalla dominazione degli Spagnoli (XVII sec.) che qui costruirono un insediamento. La traccia più imponente e suggestiva dell’invasione spagnola è il Forte San Giacomo che ancora oggi dall’alto sovrasta le moderne abitazioni. Tuttavia a Porto Azzurro tutto è suggestivo: la tranquilla baia su cui approdano i turisti, la piazza circondata da negozi e ristoranti e la vista sullo stesso. All’interno delle mura del Forte si trova la bellissima Chiesa barocca di San Giacomo Apostolo, che ricorda nella forma e nelle strutture le chiese di Barcellona. A tre chilometri dal centro storico sorge il Santuario della Madonna del Monserrato, in cui è conservata l’immagine della Madonna Nera. Dalla piazzetta antistante il Santuario si gode di una magnifica vista sulla spiaggia di Barabarossa, paradiso dei sub.


Photo Newspower

MTB


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TRENTINO MTB

Ruote grasse SULLE

DOLO MITI A cura di Newspower

Torna il circuito più amato dai bikers. In calendario sei tappe collocate nelle principali località trentine. Si parte l’8 maggio tra i meleti della Val di Non. Nel 2015 gli iscritti sono stati 4200

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l Trentino è la patria degli sport outdoor ed è anche la patria di Trentino MTB, il circuito che dal 2009 porta i bikers amanti di ruote grasse a pedalare sugli off-road disseminati tra i più bei territori della provincia di Trento. Centinaia di chilometri tra paesaggi mozzafiato immersi nella natura tra valli, boschi, montagne e altipiani, alternando salite toste a discese adrenaliniche, single track e sentieri sterrati adatti a tutte le esigenze, sia a quelle più agonistiche che a quelle amatoriali. Tutto questo è Trentino MTB. Un challenge che negli anni ha coinvolto più di 40.000 bikers di ogni estrazione, con nomi di spicco anche a

livello internazionale del calibro di Roel Paulissen, Leonardo Paez, Ivan Degasperi e Katazina Sosna, e ben 4.200 iscritti solo nel 2015. È ora tempo di pensare all’anno appena iniziato e alla stagione che verrà e prepararsi per saltare in sella per l’ottava edizione di Trentino MTB. Anche quest’anno gli appuntamenti saranno sei. Sei imperdibili eventi collocati nelle migliori località trentine, iniziando con la ValdiNon Bike l’8 maggio e proseguendo - nell’ordine - con la 100 Km dei Forti il 12 giugno, la Dolomitica Brenta Bike il 26 giugno, La Vecia Ferovia dela Val de Fiemme il 7 agosto, la Val di Sole Marathon il 28 agosto e la 3TBike il 2 ottobre.

Dalla primavera a fine estate, assaporando paesaggi sempre nuovi e off-road graffianti. Ma veniamo al dettaglio di questi sei appuntamenti. Si inizierà per l’appunto in Val di Non, la valle delle mele e dei meleti immersi nel verde, che a maggio saranno in pieno fiore, pronti per essere ammirati dai partecipanti alla ValdiNon Bike. Sarà poi la volta dell’altopiano di Folgaria, Lavarone e Luserna, con i suoi paesaggi suggestivi, e della 100 Km dei Forti lungo i percorsi sterrati dell’Alpe Cimbra. A fine giugno scatterà il terzo appuntamento, la Dolomitica Brenta Bike con i suoi itinerari lungo le strade forestali e i sentieri ai piedi delle Dolomiti di Brenta, patrimonio UNE-


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Alcune immagini del circuito Trentino MTB 2015 - Photo by Newspower

SCO dell’umanità, passando anche dai territori di Pinzolo e Madonna di Campiglio. Lasciate le Dolomiti di Brenta il circuito si sposterà in Val di Fiemme, lungo il tragitto della vecchia ferrovia che collegava la Val d’Adige alla vallata fiemmese, partendo da Ora per arrivare fino a Molina, fra i boschi e i tipici sentieri di montagna rivivendo il fascino e la tradizione del passato a tutta velocità sulle due ruote. Da qui tutti alla Val di Sole Marathon sugli sterrati del Parco Naturale Adamello Brenta, rinomato per gli strepitosi tratti in single track, le belle strade forestali e le discese adrenaliniche, per poi concludere in bellezza con la 3TBike in Valsugana, tra castagneti secolari e sentieri immersi

nel fascino di un paesaggio colorato delle tinte dell’autunno trentino. Dunque sei appuntamenti top targati Trentino MTB, dove sicuramente non mancheranno le novità. Le iscrizioni sul sito www.trentinomtb. com sono già aperte, con delle interessanti proposte per chi decide di iscriversi a più date del circuito, aggiudicandosi uno speciale gadget e accedendo ai sei appuntamenti alla quota di 140 Euro anziché 168 Euro, oppure a cinque tappe alla tariffa di 120 Euro anziché 140 Euro. Una bella opportunità, per risparmiare ma anche per assicurarsi la partenza in pole position, ovvero dalla griglia dedicata e riservata agli iscritti a cinque o sei

prove, direttamente a ridosso della griglia di merito. Per quanto riguarda le squadre, potranno accedere all’iscrizione cumulativa approfittando della proposta “Offerta Speciale Team”, scegliendo tra la formula 3x2, con un concorrente gratis ogni tre e riservata ai team dai 7 ai 12 atleti, e la 2x1, con un’iscrizione gratis ogni due e dedicata invece ai team dai 13 bikers in su. Tutte le informazioni dettagliate e il regolamento aggiornato sono disponibili sul sito del circuito, dunque amanti di ruote grasse unitevi, Trentino MTB e gli off road del Trentino vi aspettano!


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Bagno di ITALIA DA VIVERE

La sorgente del benessere

A cura della Redazione

Acque termali dalle proprietà miracolose, percorsi appenninici che sembrano disegnati per i bikers e un’offerta gastronomica a cinque stelle. Benvenuti a Bagno di Romagna, dove la natura incontaminata si fonde con il comfort di una vacanza perfetta

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atura incontaminata, benessere termale e una capacità ricettiva che ha fatto di questo territorio una scuola di ospitalità. Questo (e molto altro) è Bagno di Romagna, incantevole borgo termale abbarbicato sull’Appennino tosco-romagnolo, a circa 50 km a sud di Forlì. Parte del suo territorio è compreso nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, all’interno del quale è presente la Riserva Naturale Integrale di Sasso Fratino, la prima istituita in Italia e una delle più pregiate d’Europa. Conosciuta nel mondo per le proprietà benefiche delle sue sorgenti termali, Bagno di Romagna, soprattutto negli ultimi anni, si sta sempre più affermando come una delle mete predilette per gli amanti della bicicletta. I suoi territori, infatti, sono l’habitat ideale per i bikers più quotati, ma anche per chi, immerso nella natura tra paesaggi

mozzafiato, vuole concedersi il piacere di una corroborante pedalata. La località è una sintesi perfetta di opportunità per tutta la famiglia. Qui, infatti, ci sono rinomati centri benessere che, con l’ausilio dei fanghi termali, sono in grado di proporre pacchetti “remise en form” di formidabile efficacia. Ed anche per i bambini non mancano le attrazioni, come ad esempio il celebre Sentiero degli Gnomi. E per gli amanti della buona cucina, i prodotti offerti dal territorio - mantecati dall’abilità di chef pluri-stellati - garantiscono un’offerta enogastronomica di altissimo livello. E proprio nel segno del binomio fra sport e territorio, torna il prossimo 5 giugno, tra i passi appenninici di Bagno di Romagna, la Gran Fondo del Capitano che celebra quest’anno la sua settima edizione. Appartenente ai circuiti INBICI TOP CHALLENGE e Romagna Challenge e valida

come prova del Campionato Italiano fondo e granfondo Acsi, quella valligiana è una delle gare più attese ed impegnative per i cicloamatori, che si sfideranno su un tracciato di rara bellezza che - attraversando le località di Santa Sofia e Badia Prataglia - comprende il Passo dei Mandrioli, il Passo della Calla e il Passo del Carnaio. Si tratta di crinali ricchi di storia e cultura, teatro di eremi, mulattiere e di reperti fossili antichissimi. La Gran Fondo del Capitano, fedele alla sua storia, abbinerà anche quest’anno la passione per la bicicletta con l’amore per le eccellenze gastronomiche di questo lembo di Appennino tosco-romagnolo che, tra funghi, miele, vini e salumi, propone un ricco campionario di sapori inimitabili. Le iscrizioni alla 7ª edizione della Gran Fondo del Capitano si sono aperte ufficialmente il 1° gennaio 2016.



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SALUTE E BENESSERE

alleato prezioso per l’endurance A cura del Dr. Alessandro Gardini*

Questo metallo incide in maniera significativa sulle performance di un atleta. Ecco come assorbirlo nel modo più corretto ed efficace

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utti gli sportivi sanno che, ogni qualvolta ci si prepara ad una stagione impegnativa, con obiettivi che richiedono il massimo della forma fisica, occorre valutare i propri parametri sanguigni possibilmente confrontandosi con lo specialista di riferimento. Diventa quindi importante valutare tutti i fattori fondamentali a mantenere e aumentare la propria condizione fisica, con periodi di allenamento alternati a riposo, una dieta ricca di tutti gli alimenti necessari, soprattutto a livello antiossidante, adottare un corretto e professionale piano di integrazione alimentare, per il benessere fisico dell’atleta ed evitare problematiche dovute a mancanza di un adeguato introito di vitamine e minerali necessari a tutti i meccanismi del nostro organismo. Tra questi, riveste particolare importanza nell’integrazione alimentare e nutraceutica per lo sportivo, il ferro. Questo metallo è indispensabile per la salute umana poichè ricopre un ruolo di primaria importanza biologica. Il ferro è necessario a tutte le cellule per il meta-

bolismo dell’emoglobina, per il trasporto di ossigeno, per l’equilibrio del sistema immunitario. Partecipa ad importanti reazioni enzimatiche, alla sintesi degli acidi nucleici e alla crescita cerebrale infantile. Il ferro è un metallo che troviamo in natura in due forme: la forma ferrica (NON EME) e ferrosa (EME), quest’ultima importante per numerosi processi biologici, quali il trasporto di membrana, la deposizione coordinata di ferritina e la formazione del gruppo eme. Il ferro non eme è presente in numerosi prodotti di origine vegetale, latte e derivati, ma presenta una scarsa biodisponibilità non essendo assorbito in maniera efficiente, mentre il ferro in forma Eme, contenuto per la maggior parte in alimenti di origine animale, è assorbito con maggior efficienza. I processi di assorbimento avvengono a livello dell’intestino tenue e, una volta assorbito, il ferro si lega alla transferrina, che grazie alla sua solubilità è in grado di trasportarlo in maniera efficiente e prevenire eventuali reazioni di degradazione che potrebbero verificarsi nel torrente ematico. Anche a livello cellulare, onde prevenire i potenziali

effetti tossici del ferro in forma libera, lo stoccaggio avviene complessandolo alla ferritina. Senza entrare troppo nel dettaglio a livello fisiologico avviene poi un continuo processo di riciclo del ferro, eventuali eccedenze possono essere ben accumulate a livello epatico. Tutti questi processi sono regolati da complicati meccanismi biochimici e ormonali. I parametri a cui fare riferimento per valutare eventuali mancanze sono differenti e devono essere valutati sempre con attenzione dal proprio medico. Primo fra tutti è la concentrazione di ferro totale di un organismo in condizioni normali, che varia circa da 3,5 a 4 grammi; a seguire la ferritina, una molecola il cui significato si traduce nel nostro deposito di ferro (valori normali da 15 a 300 mg/dL) e la transferrina, la principale proteina che trasporta il ferro (valori normali da 200 a 360 mg/dL). Un altro parametro, molto importante per il ciclista, è l’emocromo, quindi emoglobina ed ematocrito: i valori di emoglobina, deputata al trasporto di ossigeno nel sangue, variano da 13 g/dL a 17 g/dL nel


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maschio e da 12 g/dL a 16 g/dL nelle femmine, in condizioni normali. L’ematocrito è il valore che esprime la percentuale del volume della parte corpuscolata del sangue, costituita principalmente dai globuli rossi, sul volume totale del sangue in condizioni normali e presenta questi valori: nell’uomo 38-52% e nella donna 36-46%. Purtroppo diverse situazioni portano il nostro organismo a essere carente di ferro, primo fra tutti il ridotto assorbimento intestinale dovute ad alcune patologie quale il morbo celiaco, le malattie del duodeno e intolleranze alimentari. Altro fattore è l’aumentata perdita di sangue dovuta a mestruazioni abbondanti, emorragie,

gastriti e ulcere. Vi sono poi situazioni in cui ci troviamo di fronte all’incremento del fabbisogno, quali i soggetti anziani, diabetici, convalescenti, stadi di debilitazione generale e, infine, quello che più interessa i nostri lettori, l’esercizio fisico intenso e continuativo. Qualora le necessità lo richiedano, come per esempio nelle donne in gravidanza e allattamento, oppure nel periodo post mestruale, oppure in tutti gli sport di endurance, dopo avere eseguito i controlli periodici di cui sopra, si possono introdurre nutraceutici che contengono le giuste quantità di ferro per ripristinare i valori e soccombere alle maggiori richieste. Il mercato ci offre una vasta scelta di prodotti, sia farmaci con prescrizione medica, sia sotto forma nutraceutica, che ci aiutano a ripristinare le scorte di ferro in affiancamento alla dieta, e grazie alle moderne tecnologie farmaceutiche permettono un assorbimento elevato con minori effetti collaterali a livello gastrointestinale rispetto al passato. I farmaci possono essere somministrati per via parenterale e orale e contengono principalmente solfato ferroso e ferro gluconato. Assunti oralmente vengono efficacemente assorbiti a livello intestinale, soprattutto quando il paziente è a digiuno. Le formulazioni a rilascio controllato permettono, oggi, la liberazione del minerale dopo circa un’ora dall’assunzione, a livello intestinale, riducendo così al minimo le perdite da mancato assorbimento. Nonostante la sicurezza elevata possono comunque provocare disturbi quali vomito, nausea, diarrea che, in caso di sovradosaggio, possono essere gravi e complicati da emorragie gastrointestinali. In coloro che manifestano queste controindicazioni si possono utilizzare nutraceutici contenenti molecole meglio tollerate, quali ad esempio il ferro bisglicinato quasi totalmente assorbibile (circa

80%) e privo di effetti collaterali. Lo troviamo spesso associato all’acido folico, utile nell’eritropoiesi, e alla vitamina C che ne migliora l’assorbimento e l’efficacia della formulazione. Questa particolare associazione la troviamo in Fisioeme prodotto dall’azienda italiana Laborest. Il ferro presente in questo nutraceutico è in forma chelata, una particolare tecnica farmaceutica, associata al rilascio fast slow in compresse a triplo strato. Questo permette di massimizzare l’assorbimento, evitando le problematiche gastroenteriche, quali pesantezza gastrica, reflussi gastroesofagei e diarrea che sono tipiche degli integratori di questo minerale. Occorre infine prestare attenzione alla somministrazione contemporanea di alcuni tipi di medicinali quali antiacidi, antinfiammatori non steroidei e qualche antibiotico come penicilline e tetracicline.

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RALLY DI ROMAGNA MTB

SVELATI I

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A cura della Redazione

Con 15mila seguaci su Facebook, la “cinque giorni” di Riolo Terme si conferma sempre più un fenomeno “social”. E intanto lo staff organizzativo del Romagna Bike Grandi Eventi ha presentato le tappe ed il ricchissimo “pacco-gara” dell’edizione 2016

CCIATI Una immagine del Rally di Romagna MTB 2015 - Photo by Newspower

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nche il Rally di Romagna “Gyproc Saint Gobain” - evento dal respiro sempre più internazionale - è ormai diventato un fenomeno “social”. La pagina facebook ufficiale della manifestazione (facebook. com/RallyRomagnaMTB) - dove si trovano tutte le info della “cinque giorni” di Riolo Terme - ha ormai raggiunto la soglia fatidica dei 15mila seguaci e, giorno dopo giorno, aumentano le condivisioni, i commenti e i “mi piace”. La rete, dunque, si conferma uno strumento ideale per raggiungere gli appassionati della manifestazione riolese sparsi ormai in tutto il mondo. Intanto, lo staff del Romagna Bike Grandi Eventi è già da tempo al lavoro per organizzare l’edizione 2016 che, come al solito, si annuncia ricca di sorprese. Cominciamo dai cadeau del pacco gara: a tutti i partecipanti del Rally di Romagna verrà regalato uno smanicato in tessuto tecni-

co della SIX2. Nel “pacco gara” anche gli occhiali da corsa della NRC ed un prodotto detergente della Resolvbike per pulire la bicicletta. Sempre sul fronte degli sponsor, è stato siglato un accordo con la Gobik, giovane e dinamica azienda spagnola specializzata nell’abbigliamento sportivo che fornirà le divise ufficiali dell’evento, le maglie dei Leader del Rally di Romagna e della Gran Fondo Resolvbike “Vena del Gesso”. Nel campionario di ricchissimi premi segnaliamo infine che, ai primi dieci classificati, andrà un prezioso casco Limar X-Mtb. Inoltre, sono stati già definiti i tracciati ufficiali: confermate le cinque tappe in programma dal 1° al 5 giugno 2016. La partenza si annuncia spettacolare, visto che lo start della prima frazione (14 chilometri per 550 metri di dislivello) verrà dato all’interno di una cava di gesso per concludersi nell’abitato di Riolo Terme. La seconda tappa misurerà, invece, 45 chi-

lometri con un dislivello di 1600 metri. La gara di venerdì 3 giugno - la più dura del calendario - si snoderà lungo un tracciato di 88 km (2900 metri di dislivello). Il giorno dopo si riparte per la quarta frazione: 45 chilometri e 1800 metri di dislivello. Gran finale la domenica con l’appuntamento conclusivo di 40 chilometri e 1200 metri di dislivello. Presenti, come sempre, i più titolati interpreti della disciplina, anche se gli organizzatori quest’anno rivolgono un particolare invito anche ai semplici amatori, coloro cioè che, senza alcuna velleità agonistica, non vogliono rinunciare al piacere di una passeggiata in mezzo a scenari naturalistici di formidabile bellezza. Parola d’ordine di questa edizione sarà infatti “sicurezza”, ovvero la possibilità di gareggiare in uno scenario “a rischi zero”, su un tracciato interamente disegnato su fondi drenanti che, anche in caso di pioggia, garantiscono una tenuta perfetta.


Rally di

Romagna dal

MTB 5 2016

1 al 째

GIUGNO

RALLYDIROMAGNA.COM by


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FOCUS SUL PRODOTTO

PONY, IL NUOVO CAVALLETTO UNIVERSALE BREVETTATO MADE IN ITALY A cura di Roberto Zanetti

Il cavalletto è un articolo indispensabile per ogni ciclista in quanto permette un più comodo uso della bici oltre che, stabilità e sicurezza, nel posizionare verticalmente la stessa alla fine di una gara o di un allenamento Il cavalletto Pony nei dettagli: Grazie al suo funzionamento a forbice brevettato, il cavalletto Pony, consente di trattenere qualsiasi tipo di bicicletta: sia mountain bike, sia da corsa, che city bike o downhill. La bici viene sempre trattenuta in perfetta posizione verticale mentre una protezione antigraffio, proteggerà la ruota nella zona di contatto con il cavalletto.

Cavalletto Pony con particolari azzurro Fluo Sky

aceone® e la sua realtà: Raceone®, la tradizione artigianale italiana incontra la passione per il ciclismo. In poche parole questo è il cuore pulsante dell’azienda padovana. Tutti i prodotti nascono da una decennale esperienza nel campo della lavorazione delle materie plastiche. In Raceone®, progettazione e produzione sono processi integrati; questa sinergia consente di mettere a disposizione dell’utente finale articoli di alta qualità, ideati e realizzati completamente in Italia. Per raggiungere questo obiettivo viene data la massima cura nella scelta dei materiali, che sono costantemente collaudati e monitorati grazie anche alla collaborazione con atleti professionisti e testimonial. Resistenza, performance del prodotto, un accurato sviluppo e rispetto per l’ambiente sono le regole essenziali in Raceone® che, per la propria linea di produzione, utilizza solo energia elettrica ricavata da fonti rinnovabili.

Caratteristiche tecniche del cavalletto Pony (box a parte): • Primo cavalletto di alto livello disponibile sul mercato. • L’unico modello a non rovinare i raggi della ruota durante l’inserimento. • Universale: corsa / mtb. La bicicletta (in modo particolare quella da corsa), una volta alloggiata nel cavalletto, rimane perfettamente in posizione verticale. • Disponibilità colori: azzurro – giallo fluo – verde fluo – arancio fluo – rosso • Confezione: scatola di 4 pezzi (40x30x20 - peso 6 kg) • Montaggio pezzo singolo: fai date - 30X17X33 • Peso cavalletto singolo: 1,5 kg KIT Ricambi rossi

Il Produttore e Distributore per l’Italia Raceone Srl - Via Bacchiglione, 36 35030 Cervarese Santa Croce (PD) Tel. +39 049 9915988 Fax. +39 049 9919001 E-mail: info@raceone.it Web site: www.raceone.it



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DOSSIER SPORT E MEDICINA

ESAME

BAROPODO METRICO A cura di Paola Lanari*

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n cosa consiste l’esame Baropodometrico? L’esame baropodometrico è un metodo diagnostico non invasivo che consente di avere una valutazione computerizzata dell’appoggio plantare in posizione statica (da fermi) e dinamica (in movimento). Le acquisizioni sono precise, istantanee, ripetibili. L’interpretazione dei parametri e delle immagini consente di valutare il comportamento generale del sistema posturale. E’ possibile rilevare le proiezioni a terra dei baricentri, l’andamento del baricentro generale durante il passo e la distribuzione del carico del paziente. Inoltre con la valutazione baropodometrica si ha anche una valutazione stabilometrica misurando le oscillazioni posturali rilevandone l’instabilità, ossia problemi di equilibrio del paziente che potrebbero essere dovuti ad interferenze vestibolari, oculomotori, odontostomatognatici, op-

pure a patologie esterocettive plantari e propriocettive. Le acquisizioni sono precise, istantanee, ripetibili. L’esame baropodometrico è un metodo diagnostico non invasivo. In quale campo medico è utile l’esame baropodometrico? Si hanno richieste nell’ambito ortopedico, fisioterapico, riabilitativo ed è impiegato anche nella medicina dello sport, medicina del lavoro, in campo odontostomatologico ed oculistico. Dall’esame di baropodometria, in caso di necessità, si può realizzare un plantare su misura strettamente personalizzato in grado di correggere, migliorare e stabilizzare patologie che si sono create nel paziente e, conseguentemente, si migliora la postura. I plantari realizzati su misura accompagnano e consolidano le terapie fisiche, fisioterapiche già effettuate o in corso di svolgimento, al fine di far ottenere al paziente tutto il beneficio dei trattamenti.

*Tecnico Ortopedico - centro Fisioradi Pesaro

Quali sono le principali patologie dove trova indicazione l’esame baropodometrico?

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dolore ai piedi mal di schiena controllo della postura disturbi dell’equilibrio disturbi odontostomatognatici

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NOB passione sui pedali

L’atleta durante un test di biomeccanica

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OB è un centro polifunzionale dedicato alle due ruote e allo sport che si apre a tutti gli amanti del pedale. L’obiettivo che i titolari si sono prefissi è quello “di soddisfare le esigenze dei ciclisti a 360°”. Qui è possibile trovare di tutto, sia per l’appassionato che si appresta a salire in sella per la prima volta e sia per chi, invece, pratica il ciclismo ai più alti livelli. In NOB conoscono perfettamente le esigenze dei biker e hanno unito al punto vendita una serie di servizi indispensabili per il benessere in bicicletta. Tutto questo perché la bici, oggigiorno, non è più un semplice hobby ma è uno stile di vita da curare e

perfezionare nei minimi particolari. La storia e la filosofia di NOB NOB nasce dall’esperienza maturata nel campo del ciclismo professionistico dell’ex pro Luca Celli insieme all’amico Francesco Bondi - preparatore atletico - esperto nel mondo del ciclismo su strada e della MTB. Otto anni di professionismo preceduti da numerose stagioni tra le file degli amatori rappresentano un background importante. La filosofia e l’impronta che Luca Celli ha voluto trasmettere all’interno del NOB è la sintesi di queste esperienze. Per questo scopo, all’officina con mecca-

nici specializzati, in NOB è stato affiancato un Pro Shop Assos unico in Emilia Romagna con una vasta scelta di accessori delle migliori marche. NOB è infatti rivenditore ufficiale di prestigiosi marchi come BMC e Cannondale, Lightweight Point e rivenditore dei marchi AX Lightness e SRM, il meglio della tecnologia tedesca applicata al ciclismo. Inoltre, grazie alla collaborazione con Retül, in NOB i ciclisti possono trovare il miglior servizio di biomeccanica al mondo e una serie di altre iniziative che spaziano dalla preparazione atletica personalizzata alla fisioterapia fino ad arrivare alla medicina sportiva.


A cura di Roberto Zanetti

Tradizione e innovazione si incontrano nel punto vendita di San Mauro Pascoli, un grande “open space” dove la storia del ciclismo sposa la modernità L’innovativa tecnologia Vibra Una immagine dello showroom NOB

L’innovativa tecnologia Vibra: funzionamento e risultati ottenuti NOB è il primo centro al mondo specializzato nella preparazione atletica per ciclisti e atleti che adotta questo rivoluzionario sistema specifico per incrementare le performance, la metodica Vibra (A-Circle). Esso consiste in un generatore di onde meccaniche (aria) selettive - applicate sui muscoli e percepite dal corpo come una vibrazione - già utilizzate in riabilitazione per la loro azione sul sistema neuro-muscolare. Le vibrazioni, con frequenze che variano da 50 a 300 Hz, attivano dei recettori presenti nei muscoli. L’informazione arri-

va nei centri motori superiori - sede del comando motorio - che reagiscono differentemente a frequenze diverse, determinandone l’applicazione. Ad esempio, le frequenze medie stimolano un migliore reclutamento delle unità motorie e delle sue fibre muscolari con effetto benefico sulla capacità plastica muscolare, mentre quelle basse generano uno scarico venolinfatico per post gara o post allenamento intenso. Le frequenze alte, invece, generano miglioramenti del gruppo muscolare stimolato assimilabili a quelli indotti da un allenamento di forza tradizionale. Gli effetti del trattamento sono visibili entro 24/48 ore dalla seduta e proseguono

fino a quindici giorni successivi all’applicazione, aumentando di intensità, se l’atleta svolge attività fisica durante e dopo il trattamento stesso.

Il Produttore/Distributore per l’Italia: NOB - Not Only Bike Via Bellaria Nuova, n.514 San Mauro Pascoli (FC) Tel. +39 0541 933413 Web site: www.nob.bike


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CICLISMO & SOCIAL

RUOTANDO NEL CYBERSPAZIO A cura di Sara Falco

Il mondo del ciclismo su Facebook sembra aver trovato il suo habitat ideale con migliaia di pagine dedicate a tutto lo scibile delle due ruote arà il desiderio di “condividere” e socializzare oppure la necessità di diffondere, in maniera rapida ed efficace, informazioni promozionali, sta di fatto che il ciclismo su facebook sembra aver trovato il suo habitat ideale con migliaia di pagine dedicate a tutto lo scibile delle due ruote. Impossibile, in questa sede, scattare una foto esaustiva di tutti i cyberutenti che, per lavoro o per diletto, hanno deciso di veicolare la loro passione per il pedale sui social, ma qualche “chicca”, in questa rubrica, vogliamo comunque regalarla. Pardon… condividerla. Cominciamo con la pagina “Quando sei un ciclista”, che annovera oltre 18mila seguaci. Si definisce una “pagina sociale” sul ciclismo e, in effetti, all’interno, si trova un po’ di tutto: dalle immagini simpatiche e divertenti ai “selfie” sui pedali, dalle curiosità del settore provenienti da ogni angolo del pianeta fino ai consigli tecnici per chi considera il ciclismo “una cosa seria”. Interessante anche la comunità denominata “Ciclista Urbano” (2000 amici) che si presenta così: “La bici come un arto del corpo. Dalla testa ai piedi, sempre su due ruote. Se sei come noi, pedaliamo insieme”. “Se la vita è un viaggio, io voglio farlo in bicicletta”. Così recita invece l’aforisma di presentazione della pagina Fb “CiclismoPassione.com”, emanazione social dell’omonimo sito, dove sono caricati contenuti originali e divertenti (quasi 13mila i follower). Vanta quasi 6000 amici, invece, la pagina “Vento in bicicletta da Venezia a Torino lungo il fiume Po” che, come indica il titolo alla Lina Wertmuller, è dedicato ad un manipolo di poetici ciclisti che, spigolando tra biciclette e panorami, hanno portato a termine un viaggio davvero suggestivo. Ha più un “imprinting” commerciale la pagina “Passione Bicicletta”, dove sono esposti interessanti campionari di biciclette usate (per chi ama questo sport e non può permettersi una Specialized da 10mila euro). E’ dedicato invece all’altra metà del cielo la

pagina “Ciclismo Donna”, che ospita interessanti discussioni sulla preparazione atletica al femminile. Se volete vivere online il ciclismo a 360° la pagina giusta si chiama semplicemente “Ciclismo” che, come certificano i quasi 70mila “amici”, offre un ampio spaccato di questa disciplina declinata in tutte le sue infinite varianti. Ma, nel ranking dei “se-

guaci”, fa ancora meglio la pagina “Ciclismo su strada” con i suoi 70mila e 250 amici. Al grido di “Pedal your passion”, annovera infine oltre 26mila follower la pagina “CiclismoClassico”, mentre usa toni tra il goliardico ed il dissacrante la pagina “Ciclismo Ignorante”, dove toni ed immagini - diciamo la verità non sono adatti a tutti.


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NON SOLO CICLISMO

Pedalando SUL

La Nazionale Italiana di karate

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uando li vedi simulare un combattimento, con quei colpi letali che si arrestano ad un millimetro dal volto, con quelle pose plastiche che sembrano una danza e che disegnano nell’aria geometrie quasi perfette, ecco - in quell’istante esatto - cogli la bellezza mistica e marziale del karate. Siamo al Gran Chalet Soreghen di Canazei, a due passi da Campitello di Fassa, ospiti di Walter Nicolodi, il re del turismo delle Dolomiti. Tra i vacanzieri in scarponi e Moon-Boot, inconfondibili nei loro kimono, ci sono i componenti della nazionale italiana di karate impegnati in

uno stage di preparazione in vista della tappa di Premier League, in programma a metà gennaio a Parigi. Alle falde della Marmolada, dove s’intravede solo un buffetto di neve, sono convocati Luca Maresca, Gianluca Dal Vivo, Michele Giuliani, Luigi Busa, Nello Maestri, Giorgia Gargano, Laura Pasqua e Greta Vitelli. Ma - palmares alla mano - la vera guest-star è il campione del mondo in carica Stefano Maniscalco, un bronzo di Riace alto quasi due metri spalmati in un quintale di muscoli. Potrebbe fare il modello - e in effetti lo showbiz l’ha corteggiato a lungo - ma Stefano (eletto ad honorem capitano degli azzur-

ri) ha pochi grilli per la testa, anche se ogni tanto si concede qualche ribalta nel jet-set, come la copertina di “For Man Magazine” o il reality “Monte Bianco” appena andato in onda su Rai2 con Arisa, Enzo Salvi e Gianluca Zambrotta. Innocenti divagazioni che - in realtà - sembrano avere un obiettivo parallelo, perché Maniscalco, prima che la notorietà per se stesso, vorrebbe i riflettori del grande pubblico sulla disciplina che ama da sempre: “Il Karate - dice - ancor prima che uno sport, è una tradizione millenaria dove si insegnano la disciplina e il rispetto per l’avversario. E invece il nostro sport viene puntualmente


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A cura di Mario Pugliese

Ad inizio dicembre, tra Canazei e Campitello di Fassa, la Nazionale Italiana di Karate ha sostenuto uno stage di allenamento in vista della Premier League di gennaio. Guest-star della spedizione azzurra il campione del mondo Stefano Maniscalco: “Sciare è un divertimento, ma la bicicletta è l’allenamento perfetto” snobbato dai media anche perché percepito come violento”. Un equivoco mai definitivamente chiarito, anche se questa disciplina sportiva, quasi sicuramente, verrà inclusa nel programma olimpico a partire da Tokio 2020. Per preparare al meglio l’appuntamento parigino di metà gennaio, la nazionale - oltre a concedersi qualche sciata tra gli splendidi crinali della Val di Fassa - si allena anche in bicicletta: “E’ uno sport consacrato alla fatica - spiega Maniscalco - dunque l’ideale per curare la preparazione aerobica. Io stesso, qualche anno fa, ho corso una Maratona delle Dolomiti.

Una faticaccia immane, ma alla fine, ho tenuto duro ed ho tagliato il traguardo”. Cresciuto a Palermo in una famiglia di appassionati di arti marziali – il padre è insegnante di karate, la sorella Laura è campionessa europea di Judo – affascinato dai film hollywoodiani con Bruce Lee e Jean Claude Van Damme (campioni di arti marziali prima che attori), Maniscalco sembra nato nel paese sbagliato: “Mi sarebbe piaciuto fare dei film d’azione, alla Schwarzenegger per intenderci, ma in Italia si fanno solo commedie e cinepanettoni. Per i samurai come me non c’è spazio”. Oggi la Nazionale Italiana di karate è com-

posta, quasi esclusivamente, da atleti siciliani: “Non è un caso - dice -. Per riuscire in questa disciplina, che impone sacrificio ed umiltà, bisogna venire dalla strada, non c’è spazio per i ‘figli di papà’. In Sicilia i bambini crescono con una voglia innata di riscatto perché, ancora prima di diventare adulti, sanno che per loro la strada sarà subito in salita. Il karate è un’occasione di riscatto, certo non è la più facile perché t’impone auto-disciplina, costanza negli allenamenti, sacrifici quotidiani e privazioni. Tutte cose che un siciliano - per il retroterra culturale in cui è cresciuto - riesce a sopportare meglio di altri”.


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SPECIALE SALUTE

TUTTO NASCE

DALLE

MANI

A cura della Redazione

Si chiama Manutech BH® l’ultima frontiera della fisioterapia. Ecco, da un brevetto tutto italiano, come funziona il più rivoluzionario sistema terapeutico attualmente a disposizione degli atleti

U

na tecnologia innovativa, interamente made in Italy, per la cura e il miglioramento delle prestazioni degli atleti. Il progetto nasce e si sviluppa nei laboratori di ricerca di un’azienda italiana, la Talamonti group Srl, che vanta un’esperienza ultra-ventennale nella cosidetta “micromolecolarizzazione” di sostanze naturali e nel trattamento delle ulcere croniche e dei linfedemi. Dopo uno screening accurato ed un esame della casistica, l’azienda matura una certezza: l’unico strumento realmente indispensabile ai terapisti sono le loro mani. Da qui la definizione di un obiettivo: dare alle mani la possibilità di superare i limiti di un approccio di tipo prevalentemente meccanico. E dunque garantire agli arti del terapista un’energia fisica valida dal punto di vista scientifico e gestibile da quello ingegneristico. Nasce così dal reparto R&D della Talamonti group, il Manutech BH®.

Barbara Carapia, fisioterapista del centro Poliambulatorio FIT di Faenza, ha adottato per prima questa tecnologia ed è a lei che chiediamo di spiegarci meglio di cosa si tratta. “Il Manutech BH® è un’apparecchiatura elettromedicale ad altissima tecnologia che eroga treni d’onda opportunamente modulati per stimolare o generare delle reazioni fisiologiche nei tessuti che sono funzionali agli obiettivi terapeutici. L’energia fisica utilizzata è quella delle microcorrenti nell’ordine delle micro Ampere, cioè correnti a bassissima intensità, che mimano quelle presenti all’interno del corpo umano”. Ma quali sono i vantaggi di questa metodologia? “Le micro-correnti micro Ampere rappresentano un’energia totalmente biocompatibile e quindi sono in grado di generare risposte più veloci da parte dell’organi-

smo che le riconosce e le accetta senza generare ‘riflessi di difesa’. Per questo i risultati sono più rapidi e stabili. Inoltre, l’erogazione avviene attraverso le mie mani che indossano dei guanti conduttivi così da riuscire ad abbinare le tecniche manuali che ritengo più idonee con lo stimolo biochimico e biofisico che, in quel caso specifico, voglio associare”. Ma come agisce, nello specifico, Manutech BH®? “Le microcorrenti che irradia possono essere definite delle deboli correnti elettriche dell’ordine dei micro Ampere che hanno una serie di effetti fisiologici usati a scopi terapeutici in quanto sono in grado di fungere come catalizzatori di una serie di processi fisiologici endogeni di natura biochimica e bioelettrica. Attraverso le manualità e scegliendo il programma idoneo posso stimolare la produzione di energia endogena attraverso una mag-


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giore produzione di ATP e conseguentemente stimolare la rigenerazione del tessuto lesionato, migliorare il micro-circolo locale e l’ossigenazione, drenare i liquidi, distruggere gli aggregati proteici e smaltire le molecole che sostano nell’interstizio, ripristinando la corretta funzionalità della pompa muscolare. Il mio intervento diventa sistemico e funzionale”. Quali sono i campi di applicazione di questa tecnologia nel ciclismo? “Possono essere svariati. Dai trattamenti per accelerare il recupero delle tossine dopo un allenamento, una tappa o una gara su strada o MTB, per mantenere l’efficienza muscolare, per intervenire su contratture e dolenzie che spesso si presentano soprattutto in zona dorso-lombare fino ad arrivare a interventi su postumi di cadute per il riassorbimento di edemi o ematomi e, se ci sono abrasioni e ferite, per accelerare il processo di guarigione”.

BabySport BH® A spiegarci invece utilizzo ed efficacia del BabySport BH® è Iader Fabbri, preparatore atletico, nutrizionista della Nazionale di Ciclismo e della Federazione. “Il BabySport BH® - spiega Fabbri - è uno strumento indossabile sia durante che dopo le sedute di allenamento, ma anche in gara. Serve per migliorare sia la performance che i tempi di recupero. La tecnologia deriva da quella del Manutech BH® e ‘ragiona’ nello stesso modo. In un pre-gara permette di energizzare i tessuti, in allenamento stimola la perfusione e quindi la capacità di ossigenazione e recupero delle scorie e, dopo lo sforzo, accelera e ottimizza lo smaltimento delle sostanze tossiche residue e minimizza le conseguenze del DOMS. Inoltre, in caso di infortuni o altre problematiche muscolari e no, può rappresentare la continuità terapeutica necessaria tra una seduta e l’altra di fisioterapia per mantenere i risultati e velocizzare i tempi di ripristino”.

Quindi il BabySport BH® può incidere anche sull’espressione della performance? “Sicuramente e oggi, come anche il Manutech BH®, fa già parte del patrimonio di strumentazioni a disposizione di squadre professionistiche, come ad esempio la Southeast di Petacchi, Belletti, Zhupa e Finetto o di atleti di livello come il Paraolimpico Fabrizio Macchi o Andrea Tiberi, Denis Fumarola e Andrea Zampedri. E questo solo per rimanere nel mondo del ciclismo”. Manutech BH® e BabySport BH® nascono dal genio italiano di un imprenditore marchigiano che, per rimanere in tema, vanta anche un curriculum di rispetto nel mondo del ciclismo su strada a cui, evidentemente, è rimasto affezionato. Per info: info@talamontigroup.com


Immagine della Ortler Bike Marathon 2015 - Photo by Newspower

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IN ALTA Suggestioni ORTLER BIKE MARATHON

QUOTA

A cura della Redazione

Ha solo un anno, ma per gli appassionati delle Mtb è già una rassegna-cult. Merito degli scenari mozzafiato dell’Alta Val Venosta, dove la natura incontaminata incornicia, da secoli, le vestigia della storia più antica

L

a “Ortler Bike Marathon” si svolge in uno scenario unico, inimitabile, che fa gola a molte altre granfondo di mountain bike (e non solo). È bastata un’edizione per rendere la manifestazione altoatesina un evento imperdibile per gli appassionati, che anche nel 2016, in occasione della giornata dell’11 giugno, potranno cimentarsi su scenari mozzafiato. La prima edizione ha coinvolto più di millesettecento bikers provenienti da ogni parte d’Europa, che hanno voluto regalarsi una giornata speciale sugli sterrati dell’Alta Val Venosta. Il comitato organizzatore, consapevole di questo successo, manterrà immutati i tracciati che hanno contraddistinto la gara della scorsa stagione. Si partirà nuovamente da Glorenza, la più piccola cittadina dell’Alto Adige, che da sempre affascina e coinvolge con la propria atmosfera medievale e con la particolare conformazione territoriale, costituita da nobili e antichi palazzi, vicoli racchiusi da cinte murarie di rara bellezza, un borgo che non a caso è classificato come uno dei “più belli d’Italia”. Dopo circa otto chilometri il tracciato della Ortler Bike Marathon si dividerà e i bikers potranno scegliere se cimentarsi nell’ambito percorso Marathon di 90 chilometri e 3000 metri di dislivello, oppure dedicarsi ad una competizione sportiva più ‘leggera’, con i 51 chilometri e 1600 metri di

dislivello dell’itinerario Classic. La contesa passerà in secondo piano davanti alla magnificenza dei territori altoatesini, che rendono questa gara di mountain bike una delle più affascinanti d’Italia. Passaggi mozzafiato fra i colori sublimi dell’Alta Val Venosta saranno i laghi di Resia e San Valentino, i borghi Malles e Burgusio, i centri d’interesse culturale e storico di Castel Coira e l’Abbazia benedettina di Monte Maria. Quest’ultima domina il paese di Burgusio e per decenni fu centro spirituale e culturale dell’Alta Val Venosta. Oggi è un centro religioso ed è fonte d’ispirazione per la popolazione locale e per i turisti che si apprestano a visitare il monastero. All’interno vi si trovano numerosi affreschi, un museo, una biblioteca ed una preziosa cripta, emblematiche testimonianze dell’edificio benedettino più alto d’Europa, uno dei più importanti del Tirolo storico. Tuttavia, vero simbolo della gara sportiva e dell’intera Val Venosta è il campanile che emerge dalle acque del Lago di Resia, con le montagne dell’Ortles sullo sfondo; la chiesa di cui fece parte, venne coperta d’acqua dopo la costruzione del lago artificiale negli anni ’50. Gli avventurosi bikers dopo quest’emozionante preludio, faranno tappa a Castel Coira, il maniero che ospita la più grande collezione europea di armature ed una delle fortezze che meno hanno risentito del passare del tempo. Gerald Burger e gli altri

membri del comitato organizzatore, mai domi nonostante l’allestimento dell’evento ‘maggiore’, proporranno anche una Mini Ortler Bike Marathon dedicata ai piccoli appassionati. Anche questa gara giovanile si svolgerà nella giornata di sabato 11 giugno e vedrà Glorenza come partenza e arrivo dell’evento. Due diverse distanze saranno dedicate ai mini bikers, nell’intento di creare una manifestazione non competitiva che possa avvicinare i giovani atleti a quel fantastico mondo che è la mountain bike, ricevendo inoltre un simpatico gadget in omaggio. Le iscrizioni per la prossima edizione della Ortler Bike Marathon sono già aperte e fino al 31 marzo il posto in griglia si potrà prenotare al costo di 65 euro, quota inclusiva di pettorale e pacco gara, il tutto completando la registrazione al sito www.ortler-bikemarathon.it. Oltre ai percorsi Classic e Marathon sarà possibile dedicarsi alla pedalata ecologica ‘Just for Fun’, che permetterà agli appassionati di sport e natura di immergersi fra gli incantevoli paesaggi della manifestazione altoatesina. Il tutto per far assaporare ai cicloamatori tutte le meraviglie proposte dal territorio, che regaleranno loro una giornata di sport e benessere all’aria aperta. In attesa dei prodi bikers, il campanile sommerso del Lago di Resia sta già facendo udire i propri rintocchi, proprio come narra l’antica leggenda.


START & FINISH

Glorenza/Italy PARCOURS MORE INFO www.ortler-bikemarathon.it

51 km (1600 hm) 90 km (3000 hm)


Photo by Newspower

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GRANFONDO RESOLV.BIKE “VENA DEL GESSO”

Pedalando sulla

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a rassegna, organizzata come sempre dal Romagna Bike Grandi Eventi, da quest’anno fa parte del Challenge Torpado e dell’Appennino Superbike. Due partnership di prestigio per un unico obiettivo: promuovere una manifestazione che, benché relativamente giovane, punta a diventare uno degli appuntamenti di maggior richiamo nel calendario granfondistico nazionale: “Sono due circuiti che ci danno grandi stimoli - spiega l’organizzatore Davide De Palma - perché ci consentono di coprire un territorio molto più vasto, in pratica tutto il centro e nord Italia. E’ nella nostra cultura cercare di migliorarci sempre, dunque speriamo che anche la terza edizione segni, sul piano degli

iscritti e della qualità organizzativa, un altro significativo passo avanti”. Il percorso, di 46 chilometri con 1600 metri di dislivello (leggermente modificato rispetto alle precedenti edizioni), sarà ancora una volta disegnato sui crinali degli Appennini occidentali della Romagna in quella dorsale di solfato di calcio che viene comunemente chiamata “Vena del Gesso Romagnola”. In questo parco naturale che attraversa, in Romagna, i comuni di Casola Valsenio, Riolo Terme e Brisighella, si svolgerà una delle Granfondo più particolari d’Italia. E non solo. E il carattere “green” della rassegna è confermato anche dalla presenza di Hera, la multi-utility romagnola sempre sensibile ai

A cura della Redazione

Nuovo sponsor, nuove partnership e stessa passione: così la corsa più “green” del calendario si appresta a vivere, nel cuore di Riolo Terme, la sua terza edizione

temi ecologici che ha scelto proprio la Gran Fondo della Vena del Gesso per diffondere i suoi messaggi sul risparmio e sulla ecosostenibilità ambientale. La novità sostanziale dell’edizione 2016 è però tutta nel nome: Resolv.Bike, azienda cesenate leader nella produzione e commercializzazione di detergenti per la pulizia delle biciclette, sarà il nuovo sponsor della manifestazione riolese. Le iscrizioni sono già aperte e, fino al 31 maggio, la quota sarà di 20 euro (25 euro dal primo giugno e 30 euro il giorno della gara). info 3357282336 Stefano / 3476458548 E-mail: contatti@rallydiromagna.com


Dolomitica Brenta Bike - Photo by Newspower


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THE WINNER GRAN GALÀ IMA SCAPIN

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o scorso 29 novembre, nella suggestiva Rocca di Vignola (MO), è andata in scena la grande festa degli Italian MTB Awards Scapin. Quasi trecento persone si sono ritrovate nella prestigiosa “Sala dei Contrari” alla presenza di televisioni ed operatori della stampa specializzata. La cerimonia si è aperta con un toccante ricordo di Simone Pardini, giovane atleta dell’Haibike Lawley Factory Team, tragicamente scomparso in un incidente nell’a-

gosto di quest’anno. La splendida voce della cantante “Carmen” ha fatto da colonna sonora ad uno spettacolo frizzante. Da tra anni la collaborazione con l’AVIS e la sua iniziativa “Riso fa buon sangue”, garantisce la presenza dei comici di Colorado: quest’anno è stato il turno di Max dei Fichi d’India che, con i suoi interventi, ha reso il pomeriggio molto divertente, coinvolgendo nelle sue performance anche il Presidente della FCI Renato Di Rocco che, con grande simpatia, si è prestato al sim-

Il Presidente della FCI Renato Di Rocco

patico siparietto. Lo speaker trentino Paolo Malfer ha condotto il pomeriggio con l’abituale professionalità, coadiuvato dai due ideatori del circuito, Gianluca Barbieri e Massimo Stermieri. Presentato anche il calendario 2016, con tre nuove tappe e il passaggio da 9 a 10 prove, che renderanno il circuito ancora più interessante e completo. Le tre “newentry” sono la GF degli Etruschi, la GF del Sangiovese e Val di Fassa Bike.


I premiati IMA Scapin 2015

A cura di Aldo Zanardi

A Vignola grande spettacolo per le premiazioni del circuito con un toccante ricordo di Simone Pardini, la sfilata dei vincitori di ogni categoria e la presentazione del calendario 2016

IL CALENDARIO COMPLETO 2016 10 APRILE

12 GIUGNO

Rosìa (SI)

Este (PD)

VAL DI MERSE

24 APRILE

26 GIUGNO

S. Giovanni Ilarione (VR)

Bibbiena (AR)

GF DEL DURELLO Ricche, come sempre, le premiazioni per i protagonisti di stagione, che ha visto come vincitori assoluti Francesco Failli (Cicli Taddei) e Pamela Rinaldi (AS Ciclissimo Bike). Il Gruppo Sportivo Esercito si riconferma campione a squadre, incassando i 5.000 euro previsti per la prima società. Tanti i premi a sorteggio anche per gli All Finicher. Tra i numerosi premi ad estrazione è stata “regalata” anche un’iscrizione all’Himalayan MTB Race.

ATESTINA SUPERBIKE CASENTINO BIKE

8 MAGGIO

28 AGOSTO

Prato

Predappio (FC)

DA PIAZZA A PIAZZA

GF DEL SANGIOVESE

15 MAGGIO

11 SETTEMBRE

Isola d’Elba (LI)

Moena (TN)

22 MAGGIO

18 SETTEMBRE

Marina di Cecina (LI)

Camerano (AN)

CAPOLIVERI LEGEND CUP GF DEGLI ETRUSCHI

VAL DI FASSA BIKE

RAMPICONERO


126

Il maestro Paolo Teverini con la moglie Giordana

HOTEL CYCLE-FRIENDLY

GOURMET

A DUE RUOTE

L

e generalità, Paolo Teverini, ci autorizzano a saltare a piè pari tutti i convenevoli. Perché il suo nome, nel panorama gastronomico internazionale, è da sempre sinonimo di qualità e sperimentazione. Il masterchef dell’hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Romagna, una pietra miliare della guida Michelin, è infatti una delle autorità più celebrate e longeve dell’alta gastronomia italiana. Ma cosa c’entra il “re dei fornelli” con il grande popolo dei cicloamotori? Qual è il sottile fil rouge che, ormai da un biennio, unisce il mondo della bicicletta a quello dei gourmet più raffinati? A spiegarcelo è lo stesso cuoco pluri-stellato: “Bagno di Romagna - spiega Paolo Teverini - è famosa nel mondo per il suo turismo termale. Questa è la nostra eccellenza ed è giusto difenderla e valorizzarla. Ma noi vogliamo sperimentare anche nuovi format, convinti che questo territorio possa attrarre anche altre tipologie di vacanzieri”. Da qui l’idea di puntare sul cicloturismo: “E’ un filone complesso ma, nello stesso tempo, molto interessante - prosegue Teverini - perché la sfida è quella di proporre una cucina calibrata sulle esigenze specifiche degli sportivi senza rinunciare alle gioie del

palato. Il ciclista segue regimi alimentari talvolta spartani, spesso cena con un integratore o con una barretta. La nostra filosofia è quella di proporre, invece, un menù d’alta cucina che, pur garantendo i principi nutrizionali essenziali, esalti il gusto dei piatti. Tante volte, quando si parla di dieta degli sportivi, si prefigura a tavola uno scenario di privazioni e sacrifici. In realtà, confezionando i piatti con il giusto apporto di grassi e calorie, si possono mangiare pietanze gustose anche rispettando le diete più rigide. E per gli sportivi il discorso è lo stesso: avete bisogno d’integratori? Ecco il piatto giusto che sostituisce il flacone di proteine. Servono maltodestrine, minerali o creatina? Nel menù ecco servita la pietanza che soddisfi, al milligrammo, queste necessità nutrizionali”. Ma il cicloturista non ha esigenze soltanto in cucina. Per questo, all’hotel Tosco Romagnolo di Bagno di Romagna, è disponibile anche una nuova bike-room, uno spazio multi-service dedica-

A cura di Gianni Rocchi

Alta cucina al posto delle barrette, una nuova bike-room e un centro benessere pensato per gli sportivi. Così l’hotel Tosco Romagnolo del masterchef Paolo Teverini è diventato il nuovo Eldorado dei cicloturisti

to ai ciclisti: “Stiamo implementando, anno dopo anni, i nostri servizi - spiega Gaia Teverini - l’obiettivo è quello di garantire agli amanti della bicicletta tutto il nécessaire per la loro passione”. E dopo il cibo e la bike-room, non poteva mancare il trattamento massaggiante per ciclisti: “Nel nostro centro benessere - prosegue Gaia – mettiamo a disposizione una serie di pacchetti ad hoc pensati per gli sportivi. I massaggi e le terapie fisioterapiche sono una componente importante dell’attività sportiva. Per questo, anche con la consulenza di ex professionisti, siamo in grado di garantire i trattamenti essenziali per il riscaldamento, lo stretching ed i massaggi defatiganti post-corsa”.


Calendario

UISP sportpertutti

Circuito e in 6 tapp e

2016 Mare & Collina

senza i scart

1ª tappa Domenica 14 FEBBRAIO 2ª tappa Domenica 21 FEBBRAIO 3ª tappa Domenica 28 FEBBRAIO

Info: cell. 338.6834464

4ª tappa Domenica 06 MARZO 5ª tappa Domenica 13 MARZO 6ª tappa Domenica 20 MARZO

MILANO MARITTIMA (RA) MARINA ROMEA (RA) MISANO ADRIATICO (RN)

LIDO DI DANTE (RA) CASTROCARO TERME (FC) FRATTA TERME (FC)

Premiazioni Finali Mare & Collina DOMENICA 20 MARZO ore 12,30

con arti in10 tappe DUE sc

Circuito

1ª tappa 2ª tappa 3ª tappa 4ª tappa 5ª tappa

D D D D D

20 10 01 15 29

MARZO APRILE MAGGIO MAGGIO MAGGIO

Romagna Bike Cup

Itally Ita

www.cycleclub.eu

6ª tappa 7ª tappa 8ª tappa 9ª tappa 10ª tappa

FRATTA TERME (FC) BORGO TOSSIGNANO (BO) VILLAGRANDE (PU) CARPEGNA (PU) OZZANO EMILIA (BO)

D D D D D

05 19 10 07 25

GIUGNO GIUGNO LUGLIO AGOSTO SETTEMBRE

MARRADI (FI) POPPI (AR) BALZE-VERGHERETO (FC) MONTECORONARO (FC) Case Castagnoli CESENA (FC)

Premiazioni Finali Romagna Bike Cup DOMENICA 25 SETTEMBRE ore 12,30 ESORDIENTI - ALLIEVI e JUNIORES ISCRIZIONE GRATUITA

to Circuipe

in

7cotnap o

cart uno s

1a TAPPA

2a TAPPA

03 Aprile

24 Aprile

CORTONA (AR)

CINGOLI (MC)

RAMPICHIANA

9 Fossi

Percorso: km 40 Dislivello: 1.300 m

www.cavallinoasd.it

Percorso: km 49 Dislivello: 1.630 m

www.avisbikecingoli.it

3a TAPPA

4a TAPPA

5a TAPPA

6a TAPPA

12 Giugno

04 Settembre

18 Settembre

COSTACCIARO (PG)

PRATOVECCHIO (AR)

15 Maggio CARPEGNA (PU)

Il Carpegna mi basta Percorso: km 42 Dislivello: 1.570 m

www.ilcarpegnamibasta.net

G.F. Monte Cucco

CAMERANO (AN)

Straccabike

Percorso: km 42 Dislivello: 1.665 m

RampiConero

Percorso: km 53 Dislivello: 1.800 m

Percorso: km 42 Dislivello: 1.140 m

www.cuccoinbike.it

www.straccabike.it

www.rampiconero.it

7a TAPPA 02 Ottobre SINALUNGA (SI)

Sinalunga Bike Percorso: km 53 Dislivello: 1.670 m

www.donkeybike.it

to Circaupipe t in 7 concarto uno s 1a TAPPA

2a TAPPA

03 Aprile

24 Aprile

CORTONA (AR)

CINGOLI (MC)

RAMPICHIANA

9 Fossi

Percorso: km 40 Dislivello: 1.300 m

www.cavallinoasd.it

Percorso: km 49 Dislivello: 1.630 m

www.avisbikecingoli.it

ABBONAMENTI Entro il 25°gennaio: Entro il 1° marzo:

3a TAPPA

4a TAPPA

5a TAPPA

6a TAPPA

15 Maggio

14 Giugno

19 Giugno

03 Luglio

CARPEGNA (PU)

COSTACCIARO (PG)

Il Carpegna mi basta Percorso: km 42 Dislivello: 1.570 m

www.ilcarpegnamibasta.net

G.F. Monte Cucco

POPPI (AR)

Percorso: km 42 Dislivello: 1.665 m

www.cuccoinbike.it

G. F. del Verdicchio

Percorso: km 38 Dislivello: 1.350 m

Percorso: km 45 Dislivello: 1.650 m

www.gspoppi.it

SINGOLO CIRCUITO Mare e Collina € 70,00 Romagna Bike Cup € 100,00

Entro Sabato 6 Febbraio: Tour 3 Regioni o Italian 6 Races € 130,00 Dall’8 Febbraio al 12 Marzo: Tour 3 Regioni o Italian 6 Races € 150,00

MATELICA (MC)

G:F: Città di Poppi

www.ciclistimatelica.com

7a TAPPA 10 Luglio BALZE - VERGHERETO (FC)

Sentieri del Fumaiolo Percorso: km 38 Dislivello: 1.245 m

www.prolocobalze.com

CUMULATIVO Mare e Collina + Romagna Bike € 150,00 Romagna Bike + Caveja Bike Cup € 160,00

Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 150,00 Tour 3 Regioni + Italian 6 Races € 170,00

Tour 3 Regioni + Coppa Toscana € 215,00 Tour 3 Regioni + Coppa Toscana € 225,00

Versamento su CCP 11965449 e/o CC Bancario IBAN: IT27 V076 0113 2000 0001 1965 449 intestato a: Promosport - Via Federico Bondi, 24/A - 47121 Forlì e inviare Copia Versamento, con dati anagrafici, società, codice società, numero tessera al fax 0543 64754

COUPON D’ISCRIZIONE

Cognome Via

........................................................................................

Nome

..........................................................................................................

Società

.....................................................................................

Sesso M � F �

............................................................................

Cap ..................... Città

N° codice Società

Agonista �

Nato il

.........................

.........................................................................................

................................

N° Tessera

.........................................

Escursionista �

Tel. .................................................................... E-mail .............................................................................................................................................................. ROMAGNA BIKE / MARE COLLINA / CAVEJA TOUR 3 REGIONI / ITALIAN 6 RACES / COPPA TOSCANA Mare Collina � 70,00 � Abbonamenti singoli � 130,00 � � 150,00 � Romagna Bike Cup � 100,00 � Abbonamenti cumulativi Mare Col. & Romagna B.C. � 150,00 � 3 Regioni + Italian 6 � 150,00 � � 170,00 � Romagna BC & Caveja � 160,00 � 3 Regioni + Coppa T. � 215,00 � � 225,00 � Mare C.+Romagna+3 Reg.+Italian 6 R. � 250,00 � Mare C.+Romagna+Caveja+3 Reg.+Italian 6 R. � 300,00 �

www.tour3regioni.it - www.romagnamtb.it - info@romagnamtb.it - cell. 338.6834464


Francesco Moser – La Leggendaria Charly Gaul 2015 - Photo by Newspower



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