TENDENZE + PROTAGONISTI + CONSIGLI
Nel segno del colore
























































ROSAVERDE


THE NEWFEEL-GOOD FRAGRANCE









EDITORIALE SOMMARIO
NON SOLO SCHLEIN LE DISCROMIE DELLA POLITICA

di EDOARDO LUSENA
Imperdonabile. Sbagliare un accostamento, osare un verde col celeste, per le nonne e le mamme di un tempo almeno. Oggi, in politica, imperdonabile è rivolgersi all’armocromista. Chiedetelo a Elly Schlein, segretaria del Pd all’epoca appena eletta alla guida del principale partito di opposizione. Scelse di concedere la sua prima intervista al patinato Vogue nell’aprile 2023. Imperdonabile, frivola. Per settimane la «commentistica» parlamentare di maggioranza (ma non solo) si scatenò non sulle posizioni e sulle intenzioni di colei che al grido «non ci hanno visto arrivare» prendeva in mano una sinistra da rinvigorire. Diritti? Ricette anti-crisi? Nazionalismi? No, più facile scagliarsi contro l’ammissione di Schlein di avvalersi del contributo di una «consulente d’immagine» e «personal shopper» esperta in armocromia. Insomma, quella «scienza» (non lo è), secondo cui ciascuno di noi è associabile a categorie cromatiche legate per convenzione a una delle quattro stagioni. Rendendolo più o meno compatibile quindi ad abbinamenti con colori che ne esaltino i tratti. Nuances, sfumature, scivoloni fashion da evitare. Che volgarità. Eppure è la politica stessa a insegnare che il pendant, così come i massimi siste-
mi, non va bene per ogni stagione. Ed è così dai tempi della Bicamerale per le riforme che fece sussurrare e poi gridare all’«inciucio» fra Silvio Berlusconi e Massimo D’Alema, prima di naufragare. Fino ad arrivare alle inedite intese che videro fianco a fianco il leader del Movimento Cinque Stelle, Giuseppe Conte e il segretario della Lega Matteo Salvini. Gialloverde, così fu ribattezzato in uno slancio cromatico-cronistico quel governo. Che poi, ad accostare giallo e verde, probabilmente qualche armocromista avrebbe avuto da ridire. Fu poi il tempo del governo giallorosso, che vide Salvini uscire dai giochi nei giorni del Papeete, con una mossa orchestrata dall’allora segretario dem Matteo Renzi che sostituì la Lega con il Pd. Vale tutto? Sarebbe semplicistico dirlo, sia in politica, che nella moda — anche se a volte passerelle e cronache dalle Camere indurrebbero a pensarlo. No, i principi restano, ma sperimentare e aggiornarsi può premiare. Schlein: fughe in avanti in cerca di nuovi voti nella platea dei rotocalchi, ma anche ritorni ai cancelli delle fabbriche, dove da tempo il Pd non si vedeva più. Il blu delle tute domina. Categoria: inverno (per gli armocromisti in ascolto).
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PRIMO PIANO
Occhi, capelli, carnagione, l’armocromia del beauty 8-9
VISO
La crema per pelli sensibili che parte da un premio Nobel.......11
Leggera o ricca? La formula delle stratificazioni..........................17
L’incontro Oriente-Occidente in nome della luminosità...............20
MAKE UP
Noi, il rossetto delle nostre mamme e la conquista del beauty 27
Anni 60 e 70, sguardi con nostalgia 31 PROFUMI
Il nonno, gli scacchi: profumo di famiglia
Romanticismo e passione colti in castagna
Una «bomba» olfattiva come vogliono i giovani 41
C’è una grande debutto, il cetriolo 43
Cucinelli, l’attimo preciso in cui si entra nel sogno 45
UOMO
Le punturine? Ho avuto fiducia (con l’aiuto dei pesciolini).......48
Maschera Led e crioterapia, mio figlio e quella ruga... .............49 CAPELLI
Coppola, parole d’ordine: vibrare e fluire
Sofia, Gaia, Aitana, la bellezza del successo 56-57
Carine, la regina (francese) della rasatura
PIACERI Filosofia olistica. Alla siciliana
La longevità in «salsa» verde
La bellezza della danza, un ascolto di sé dietro le quinte 73
LA TESTIMONIANZA
Il make up, per noi ucraine un gesto di resistenza e speranza
Il trucco è sempre stato una parte essenziale dell’espressione personale, un simbolo di umore, fiducia e persino ribellione. Prima dell’invasione su larga scala, le ragazze ucraine sperimentavano il make up, seguivano le tendenze e si ispiravano ai brand internazionali di moda. In generale amavano distinguersi attraverso il trucco e provare a creare accenti vivaci. Ma oggi tutto è cambiato. Le ragazze si truccano di meno, perché spesso non c’è più uno scopo per farlo. Lo stile è mutato: il make up è diventato più sobrio, leggero e meno intenso. La guerra ha trasformato non solo il modo di vivere, ma anche l’approccio alla bellezza. Ci sono giorni in cui le donne non possono uscire di casa

di YELYZAVETA
KOLESNYK
per lungo tempo, il che le porta a truccarsi meno spesso. Oggi si preferisce la naturalezza, utilizzando tonalità più tenui e riducendo il numero di passaggi nel make up. L’attenzione si è spostata maggiormente sulla cura della pelle. Molte ragazze investono in prodotti skincare per rinfrescare e illuminare l’incarnato. Tuttavia, quando la vita torna a una certa tranquillità, si risveglia anche il desiderio di valorizzarsi, applicando un po’ di trucco. Anche il clima ha un forte impatto sulla beauty routine.
L’Ucraina si trova in una zona climatica stabile, e le variazioni stagionali influenzano le scelte di trucco. In inverno si preferiscono tonalità più fredde e scure, accentuando i tratti del viso con il con-
Ha collaborato: Letizia Rittatore Vonwiller
Progetto grafico: Michele Lovison
Art director: Bruno Delfino

touring. In estate, invece, si prediligono colori più chiari, con un tocco di blush pesca per un effetto fresco e naturale. In ogni caso, la bellezza delle ucraine rimane straordinaria, indipendentemente dalla situazione del Paese.
Il make up non è solo una questione estetica: aiuta a contenere le emozioni, migliora l’umore e dona sicurezza in se stesse. Nonostante le difficoltà e i cambiamenti che la guerra ha portato, le donne continuano a trovare forza nel loro fascino. E il make up non è più solo un modo per esprimere stile o seguire le tendenze, ma diventa un gesto di resistenza, un simbolo di speranza e di voglia di vivere.
IN PRIMO PIANO
Il grande architetto dava nel 1952 con l’uso di differenti tonalità un indirizzo vivace alla ricostruzione della città dopo la guerra. Il settore cosmetico è tra i più coinvolti in un gioco di sfumature ora regolate da una disciplina che spopola nei social e nelle app. Ognuno di noi può identificarsi in una delle quattro stagioni corrispondente a una precisa palette cromatica
Occhi, capelli, carnagione
Il triangolo del beauty che segue l’armocromia Così si utilizzano i colori come un’architettura (ispirati da Gio Ponti)
di KATIA D’ADDONA
Tutto al mondo deve essere coloratissimo». Lo scriveva Gio Ponti nel 1952 per dare un indirizzo alla ricostruzione di case, città e vite che si rialzavano dalla guerra, diventando poi un manifesto di rinascita. Un principio di progettazione seguito per rimettere in piedi dopo piccole e grandi battaglie lo spazio in cui abiteremo più a lungo che è il nostro corpo. E che oggi si riflette in una serie di specchi – dall’hairstyling al beauty, dalla terapia ai social – che hanno trasformato il suggerimento dell’architetto milanese in una profezia. Coloratissimo è il settore cosmetico. In crescita nel 2024 del 6,7% e con un valore di 13,4 miliardi di euro solo in Italia, popolato da un numero crescente di sfumature che da qualche anno sono regolamentate da una disciplina, l’armocromia. Nata in America negli Anni 60, la popolarità che ha acquisito negli ultimi tempi ha registrato su Instagram 220.000 post e su Tik Tok 250.000 visualizzazioni che rispondono all’hashtag #armocromia. L’idea alla base è quella di
individuare le tinte più adatte a valorizzare l’aspetto personale, partendo dall’analisi di tre caratteristiche individuali: occhi, capelli, carnagione. Ognuno di noi può identificarsi in una delle quattro stagioni – Primavera, Estate, Autunno, Inverno – corrispondente a una precisa palette cromatica, suddivisa, a seconda delle intensità in tre sottogruppi. «In Italia, la stagione più diffusa è l’inverno, principalmente deep e cool, ma anche la summer soft» spiega la personal stylist Roberta Rocca nel podcast Armocromia,Istruzioni per l’uso realizzato in collaborazione con Deborah Milano.
Sapere qual è il mondo di nuance più adatto a esaltare la propria bellezza rende più semplice e mirata la scelta di abbigliamento, accessori, capelli e make up. Per scoprirlo si può richiedere la consulenza di un esperto come Rossella Migliaccio, guru italiana dell’armocromia, che ha reso popolare attraverso libri, social e la fondazione dell’Italian Image Institute. Oppure cercare brand di moda,


Gio Ponti (1891-1979), è stato uno degli architetti e designer più importanti del ‘900. Celebre la sua raccomandazione di «persuadere al colore la vota» come reazione agli anni bui della guerra
negozi e profumerie che effettuano questo servizio. Sono nate anche diverse app che mediante un selfie e una serie di domande indicano all’utente la sua stagione di colori, ma «la consulenza dal vivo mostra tante altre sfumature», spiega Luca Mannucci, make up artist di Deborah Milano. «L’armocromia non è una gabbia, ma uno strumento per valorizzarsi. Il colore può subire delle modifiche nel corso degli anni — prosegue Mannucci —. Con il tempo perdiamo brillantezza e consistenza, l’incarnato si ingrigisce, l’occhio e lo sguardo cambiano. Sono variazioni che dipendono dall’età e dalle scelte, fattori che noi make up artist dobbiamo considerare. Se, ad esempio, una donna dai colori freddi ha scelto un rosso ramato per i capelli, si è allontanata dal suo dna cromatico, per questo è molto importante anche il parere dell’hairstylist». Coloratissimo è anche il mondo dei capelli, dove diventa cruciale il rapporto con la luce. Salvo Filetti, hair designer e fondatore del gruppo Compagnia della Bellezza nella
UNA TAVOLOZZA DI SFUMATURE PER RAPPRESENTARE AL MEGLIO LA PERSONALITÀ

In Italia va di moda l’inverno deep e cool ma anche la summer soft

Sapere le nuance più adatte facilita la scelta di vestiti e make up

L’armocromia non deve essere una gabbia ma uno strumento per valorizzarsi

sua collezione di colori ha associato a ogni stagione cromatica una fase del giorno: l’aurora per l’Estate, il mattino per la Primavera, il pomeriggio per l’Autunno, il crepuscolo per l’Inverno. «Oggi bisogna immaginare una moda declinata su quattro stagioni perché se mi concentro su una sola sfumatura di tendenza, escludo tutto il resto della popolazione», spiega Filetti. Poi, si può giocare con la luce come con il colore. Come succede a tanti personaggi del mondo dello spettacolo, che ribaltano l’armocromia per trasmettere un messaggio o una personalità più accesa. Coloratissimo, in effetti, è il palcoscenico reale o virtuale su cui si muovono le star, spesso infrangendo le regole della combinazione. Su quello di Sanremo, Rose Villain che ha lanciato anche una linea di cosmesi ispirata all’armocromia, ha esibito punte di capelli turchese su un abito rosso. O Angelina Jolie, donna Inverno ha sfoggiato all’ultima Biennale del Cinema di Venezia un biondo inadatto alla sua stagione, e qualche anno fa Levante si è



Le tinte devono proteggere l’unicità del proprio racconto

lanciata in una chioma arancione, in contrasto con la sua palette dell’Autunno. Ma le regole e le tendenze servono a tracciare una guida, non una legge inviolabile. E se i trend di questa primavera vanno dall’azzurro al vintage mint e al giallo burro, la direzione ormai intrapresa dal mondo della moda e del beauty è quella di una consapevole personalizzazione. «Le tinte devono valorizzare il proprio racconto, presentare una storia armonica e proteggere l’unicità contro l’omologazione che c’era prima» commenta Michele Magnani, make up artist di Mac Italia. Coloratissimo quindi è soprattutto l’universo di fasi, personalità e sensazioni che i colori ci aiutano ad esprimere. Forse non sappiamo ancora riconoscere l’azzurro ceruleo delle cinture nel film Il Diavolo veste Prada, ma seguendo ancora Gio Ponti, ci siamo convinti a «persuadere al colore la vita, il costume, di far tornare queste cose e il gusto di tutti al colore: tutto al mondo deve essere coloratissimo». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Nella foto grande, Rose Villain a Sanremo. La cantante ha lanciato una linea di cosmetici ispirata all’armocromia. Qui a fianco dall’alto: le attrici Zoe Saldana ed Ellen Fanning agli Oscar con un beauty look nude e rosa; Angelina Jolie, donna Inverno, in un biondo inadatto alla sua stagione
Anna Piaggi signora del Vintage L’estro cromatico contro ogni tendenza

Il rossetto e la bocca a cuore erano due imperativi sui quali Anna Piaggi non transigeva. Quando arrivava al Makeup Studio in Brera, a Milano, col suo ciuffo turchese, era per tutti noi un momento di leggerezza e di creatività: per il sottoscritto, che aveva fondato quel luogo pensando di togliere le frontiere ai vecchi concetti del make up, e per i miei collaboratori, ai quali affidavo il compito di «certificare» le labbra della Piaggi secondo i suoi dettami e i suoi voleri. Sin da allora, questa donna insolita non gradiva interferenze sulle sue decisioni e ascoltava solo chi stimava. Detestava la parola tendenza (forse perché era abilissima a creare le sue) e sovvertiva con ironia e autoironia ogni luogo comune. Amava stupire attraverso l’intelligenza e una certa umiltà, doti che faceva convivere con una creatività davvero esplosiva: quell’estro sorprendente che sapeva arginare prima che diventasse eccentricità. Era antesignana di «vezzi» che sarebbero

diventati, nel tempo, storia del costume. Nel suo percorso, lontana da ogni teoria algebrica, miscelando esperienze, influenze di altri tempi, colte sperimentazioni e rifiuti delle regole comuni, ha inventato un fenomeno che, dopo qualche decennio, si sarebbe chiamato Vintage. Ma lei lo sapeva fare con arte e intuizioni, a volte istintive e causali, stupefacenti. Infatti, detestava gli abbinamenti «tono su tono» e le cromie armonizzanti. La sua legge consisteva nell’osare, nel sovrapporre, nel giocare, nell’immaginare e nello sperimentare. Soprattutto, nel sognare. Amava essere anticonvenzionale e, quindi e per l’appunto, realizzare dei «sogni».
Aveva vissuto la Rivoluzione culturale degli anni 60 a Londra, dove aveva potuto fondere il suo talento fra arte e design di quel tempo straordinario.
Anna Piaggi ha saputo sovvertire l’ovvio e rendere fulgidi persino certi brutti abiti che i critici di allora chiamavano «errori di interpretazione». Ha sempre vissuto da donna libera, significativa icona di quell’era, ed è stata un’artista casta e visionaria perché detestava le caste. La Piaggi era apprezzata da chi contava, anche perché nessuno osava «prezzarla». Ha vissuto esprimendo il suo linguaggio ineguagliabile fra stupori, candori e colori. Nacque in tempo di Carnevale e morì in un bel giorno d’Agosto.
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Sisley Paris lancia un prodotto basato sullo studio della reazioni delle fibre nervose cutanee a stimoli di solito inoffensivi. Come spiega il direttore scientifico José Ginestar
La crema per pelli sensibili che parte da un premio Nobel
di LETIZIA RITTATORE VONWILLER
Formicolio, tensione cutanea, sensazioni di calore o bruciori, e poi arrossamenti in alcune parti del viso, soprattutto nella zona nasolabiale. Questi sono i sintomi della pelle sensibile, di cui si dichiarano di soffrire il 60 % delle donne e del 50% degli uomini.
Tanti i fattori scatenanti, fisici e psicologici, come lo stress, i cambiamenti stagionali e climatici, i prodotti aggressivi, persino le emozioni. «Per questo è difficile stabilire se un’epidermide è davvero sensibile, ma possiamo dire che lo è, in base alla definizione dell’associazione internazionale per il trattamento e lo studio del prurito, se reagisce in modo esagerato a stimoli esterni, a cui la pelle normale non reagisce», chiarisce José Ginestar, direttore scientifico Sisley Paris.
Con l’idea di offrire a chi in un periodo della sua vita ha questi disturbi «un prodotto dalla qualità cosmetica molto alta e da una texture sensoriale che non tutte le creme di farmacia danno», i laboratori del marchio francese hanno formulato dopo due anni di studi Soin Apaisant Peaux Sensibles. Tutto è cominciato da una straordinaria scoperta, a cui è stato assegnato un premio Nobel nel 2021, riferisce lo scienziato: «Di fronte a stimoli solitamente inoffensivi, le fibre nervose cutanee hanno una reazione eccessiva e liberano mediatori pro-infiammatori che si fissano sui cheratinociti (cellule epidermiche), estendendo l’infiammazione a tutte le strutture». Con il risultato che il cervello la recepisce come un messaggio di aggressione e trasmette sensazioni di disagio. Non solo. «A livello del derma i


Soin Apaisant Peaux
Sensibles di Sisley Paris racchiude principi attivi di origine vegetale che lavorano per contrastare l’irritazione
MEDITERRANEA
capillari sanguigni vengono indeboliti, provocando la diffusione di pigmenti e la conseguente comparsa di arrossamenti — continua Ginestar — mentre a livello dell’epidermide la barriera cutanea diventa permeabile agli agenti irritanti, generando altre molecole infiammatorie. Un circolo vizioso».
Le pelli più a rischio? «Quelle molto chiare, secche, sottili, disidratate, che possono avere la predisposizione a carenze lipidiche — risponde Ginestar — sono infatti i lipidi o ceramidi, a formare il cemento della struttura dei cheratinociti. Se questi sono disfunzionali, si separano e sono più esposti ai cambiamenti esterni».
All’interno di Soin Apaisant Peaux Sensibles sono stati inseriti principi attivi di origine vegetale — una caratteristica del marchio
Un soin water-free per proteggere il microbioma cutaneo
Nei laboratori di Mediterranea Cosmetics, brand italiano con sede sulla riviera ligure di ponente, è stata sviluppata, in collaborazione con l’università di Ferrara, la linea dermo-cosmetica per pelli delicate che comprende anche Crema Viso Pelli Sensibili (nella foto a destra). Il soin racchiude attivi utili a mantenere equilibrato il microbiota cutaneo, sistema fondamentale per proteggere la barriera della pelle. «La formula di questo trattamento è water-free — spiegano i responsabili — ed è arricchita con prebiotici e postbiotici che, in sinergia, favoriscono la crescita dei micror-

ganismi benefici e contrastano quelli patogeni, proteggendo la biodiversità del microbioma cutaneo. Questo permette alla flora batterica naturale di agire come barriera contro infezioni, infiammazioni, prurito, irritazioni e arrossamenti, rafforzando la risposta immunitaria della pelle». Per questo è un prodotto coadiuvante nel trattamento della couperose. A completare la formula, 99 per cento di origine vegetale, anche l’estratto da fiori di fico d’India e da rucola, centella asiatica o erba della tigre e olio extravergine di oliva biologico. G.Gh
— e multifunzionali, che lavorano su più fronti. Un duo, composto dal polisaccaride di ramnosio e dall’alga laminaria, contrasta l’infiammazione dei cheratinociti, la reattività delle fibre nervose e il rilascio del neuropeptide Cgrp, che scatena il dolore. Mentre il mix emolliente di estratto di mughetto del Giappone, olio di nocciolo di prugna e burro di karité aumenta la soglia di tolleranza della pelle. «La formula minimalista, grazie a un processo di sterilizzazione a 60 gradi, è senza conservanti», conclude Ginestar, «certo, non ha proprietà anti-age, ma ha un duplice obiettivo: liberare la pelle dai disagi quotidiani, riducendo la sensibilità, e permetterle in un secondo tempo di concedersi una routine di trattamento rigenerativa». © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ESPERTA
Le cause? Farmaci, diete e molto stress
di CORINNA RIGONI
Si capirebbe se la pelle alzasse bandiera bianca solo di fronte a temperature estreme o agenti atmosferici irritanti, come un forte vento. E invece, a volte, a scatenare la reazione di una pelle sensibile è sufficiente una doccia bollente o perfino un cibo speziato, ed essendo il viso la zona del corpo più esposta, è il punto dove le irritazioni sono più visibili. Chi ne soffre è più incline ad allergie e ad arrossamenti, prurito, secchezza, sensazione di punture di spilli e non sempre vede la sua condizione riconosciuta. Il primo consiglio è la visita dermatologica per una corretta diagnosi, anche perché questo tipo di pelle è più soggetta a rosacea e couperose. Va ricordato che la risposta sensoriale anomala, che può essere innescata anche da farmaci, cosmetici e da una dieta squilibrata, si aggrava in condizioni di stress. Quasi tutte le aziende cosmetiche hanno ormai linee dedicate: vanno quindi utilizzati solo detergenti appositi e creme anallergiche, emollienti e delicate, che aiutano a prevenire arrossamenti e disidratazione. I prodotti make up vanno scelti senza allergeni, profumi e conservanti. Dosare l’esposizione solare, non dimenticando mai la protezione. Corinna Rigoni è presidente e fondatrice Donne Dermatologhe Italia. Testo raccolto da Marta Ghezzi © RIPRODUZIONE RISERVATA
Una tecnologia che ottimizza il trasporto di ossigeno
La respirazione cellulare della pelle, secondo le ricerche dei laboratori Dior, si degrada con l’età, influendo direttamente sulla rigenerazione cutanea. E questo già a partire dai 20 anni. Con un effetti che vanno dalla diminuzione della produzione delle cellule che sintetizzano il collagene all’accumulo di quelle senescenti, accelerando l’invecchiamento dei tessuti. La maison, avvalendosi della consulenza dei professionisti della medicina rigenerativa, hanno creato, a partire da un biopolimero di origine vegetale, la tecnologia Ox-c Treatment, che, ottimizzando il traspor-

to di ossigeno, stimola il processo virtuoso nella pelle e ne accelera le capacità di rigenerazione. L’azione viene rinforzata da un estratto di giglio rivitalizzante e un dipeptide pro-collagene. Questo potente mix è protagonista della linea Dior Capture, nata correggere le rughe e compattare. Ne fanno parte Le Sérum (nella foto a sinistra) e La Crème. La formula del primo racchiude l’eso-liposoma pro-penetrante, che diffonde gli ingredienti in modo prolungato e profondo. La crema, oltre che da acido ialuronico, è arricchita da polimeri dall’azione modellante. L.R.V.
Lavorando in sinergia con l’università di Pavia, L’Erbolario lancia una skincare routine in cinque prodotti per rimpolpare e rassodare. Il test che ha coinvolto 500 volontarie
Biomimetico e purissimo Il collagene con la «laurea»
di GIOVANNA MAFFINA
Né di origine animale, né idrolizzato. Ma biomimetico e purissimo. Una differenza non solo semantica che spalanca mondi e approcci scientifici molto diversi tra loro. È andando dritti in questa direzione che L’Erbolario ha lanciato CollagenAttivo, skincare routine di 5 prodotti antiage ad azione rimpolpante, rassodante e liftante a base, appunto, di collagene biomimetico. «Il primo non è stato neanche considerato, L’Erbolario è da sempre paladina del green e del naturale — spiega Daniela Patri, responsabile ricerca&sviluppo dell’azienda —. L’idrolizzato è stato invece scartato poiché non c’era evidenza che la sequenza di aminoacidi fosse la stessa del collagene umano. Il nostro biomimetico di derivazione vegetale la riproduce invece fedelmente, mimando alla perfezione le funzioni del collagene cutaneo di tipo I». Il che, in sostanza, significa maggior efficacia, grazie alla sua capacità di penetrazione nella pelle: «Dove rimpolpa, ridensifica, rassoda, tonifica, anche stimolando la naturale produzione della proteina di sostegno — riprende l’esperta, che aggiunge dettagli sul procedimento per produrla —. Per assicurare il massimo della purezza e qualità ci siamo serviti di un processo di fermentazione sostenibile da substrati vegetali e rinnovabili: mais, barbabietola o canna da zucchero ritenuti ideali per le loro caratteristiche intrinseche».
A fianco dell’azienda, il dipartimento di Biologia e Biotecnologie dell’Università degli Studi di Pavia. «Una volta confermata efficacia e tollerabilità della sostanza, è nata l’idea di creare la linea di skincare, poi procedendo con test in vitro e


Crema Viso Rimpolpante Effetto Lifting Giorno di L’Erbolario con collagene biomimetico e acido ialuronico L’ESPERTO
BIOLOGIQUE RECHERCHE
Il collagene è un elemento importante nelle formule di Biologique Recherche, la maison francese fondata più di 45 anni fa da Yvan Allouche biologo e Josette Allouche, fisioterapista. Collagène Originel (nella foto a destra) è uno dei quattro sieri proposti per una cosmetica personalizzata, da utilizzare da solo o abbinato agli altri. «Agisce — spiegano — sulle quattro principali tipologie di collagene per ridensificare la pelle in tre dimensioni. Questa formula innovativa si basa su un principio attivo unico e brevettato, il collagene di tipo 0, progettato per imitare

in vivo, clinici e strumentali, per valutarne efficacia rimpolpante, rassodante, antirughe. Dei sei parametri analizzati, l’effetto lifting, il levigante e l’illuminante sono risultati essere i più vincenti dalle sperimentazioni scientifiche», continua l’esperta. Da ultimi, i test di autovalutazione, che hanno coinvolto 500 volontarie, 100 per ciascuno dei cinque prodotti: Detergente in Polvere Levigante Illuminante, Crema Viso Giorno Rimpolpante Effetto Lifting, Crema Viso Notte Rimpolpante Rassodante, Contorno Occhi e Labbra Rimpolpante Anti-rughe e Siero Allungaciglia Volumizzante. Il siero, in particolare, segna una prima volta per L’Erbolario. «È stata una scelta venuta spontaneamente quando abbiamo compreso che il collagene biomimetico, nella formula unito a vitamina C, acido ialu-
e ottimizzare le proprietà di quello naturalmente presente nella pelle». Di colore blu, racchiuso in un flacone che ricorda quelli farmaceutici è di facile utilizzo. Anche la struttura dell’epidermide ci guadagna. «Permette — concludono in laboratorio — di ricostruire e ridefinire l’armonia del viso. Aumenta del 22 per cento infatti l’indice della giunzione dermo-epidermica. Non va dimenticato che con l’età o per l’effetto di fattori esterni (Uv, stress ossidativo), la sintesi del collagene diminuisce alterando la compattezza».
G.Gh.
ronico niosomiale ed estratto di semi di miglio, dava turgore e densità anche alla cute delle rime palpebrali e dell’arcata sopraccigliare fornendo sostegno al bulbo pilifero di ciglia e sopracciglia. I test clinici e strumentali universitari hanno confermato allungamento e volumizzazione di ciglia e sopracciglia» chiude la responsabile ricerca&sviluppo dell’azienda.
A completare l’offerta, altre due novità. Il massaggiatore in acciaio che prepara la pelle di viso e collo a ricevere al meglio gli attivi delle creme viso e giorno, distendendo, rilassando e favorendo microcircolo superficiale e ossigenazione cutanea. E il vaso delle due creme, la cui ricarica interna consente di evitare sprechi a tutto vantaggio dell’ambiente. E non è certo poco. © RIPRODUZIONE RISERVATA
GIVENCHY
La svolta con l’origine vegana
di UMBERTO BORELLINI
Le creme a base di collagene circolavano già alla fine degli Anni 80. L’industria cosmetica assicurava che fossero in grado di superare la barriera dell’epidermide e garantiva che, arrivando a contatto con gli strati più profondi del derma, giocassero un ruolo importante sui fibroblasti. Il loro super potere sarebbe stato quello di riattivare quelli che avevano smesso di produrre collagene, e questo invogliava all’acquisto soprattutto le donne di età matura, consapevoli dell’influenza negativa della carenza di estrogeni sul dinamismo cellulare. Il collagene è entrato così nel lessico comune. Rimane un eccellente ingrediente di origine proteica, ma va chiarito che si comporta in modo quasi opposto da quello spiegato in passato: invece di penetrare in profondità si deposita sulla superficie cutanea e crea una specie di vernice naturale, non occlusiva, ammorbidente e lucidante. Oggi viene infatti utilizzato, oltre che come base per sieri e creme, anche per balsami e shampoo, per la sua capacità disciplinante. La novità è che ora disponiamo di un valido eco-collagene, ricostruito partendo dalle proteine del riso e quindi vegano. I consumatori ignorano che quello utilizzato in precedenza aveva origine animale. Umberto Borellini, chimico cosmetologo. Testo raccolto da Marta Ghezzi
Rimodellare i contorni del volto con un approccio «scultoreo»
Design e rosso iconico, per rendere omaggio ai codici couture della maison. La nuova linea Sculptural Givenchy — composta dal siero (nella foto a destra), due creme, una delle quali con una texture più ricca, e un contorno occhi — si affida a una nuova tecnologia brevettata che racchiude il cisto fenice e agisce sui vari tipi di collagene cutaneo.
«Per creare questa nuova gamma — spiegano in laboratorio — i ricercatori si sono ispirati a Hubert de Givenchy. Il grande couturier, quando frequentava le lezioni all’École des Beaux Arts di Parigi,

coltivava la passione per le linee eleganti e i volumi strutturati. L’approccio di questa scuola ha contribuito a plasmare la sua prospettiva sulla moda aumentando il desiderio di creare abiti che scolpissero la silhouette femminile. La linea offre un approccio anti-età che mira a rimodellare i contorni del viso attraverso formule innovative». Il siero, in cui è concentrato l’attivo, si presenta come un’emulsione leggera con un effetto tensore. La confezione rossa è un omaggio al colore preferito di Hubert de Givenchy, che firmava tutti i suoi schizzi in rosso. G.Gh.
Clarins, pioniera in materia di tonicità cutanea, propone la nona riformulazione di una linea cosmetica che ora ha un mezzo in più per contrastare il processo di carbamilazione
Come recuperare il turgore nella principale proteina del derma
di RACHELE BRIGLIA
Inutile girarci attorno: siamo fautori del nostro destino. Anche in materia di invecchiamento cutaneo.
«L’alimentazione, la durata e la qualità del sonno, il numero di sigarette quotidiane, l’esposizione al sole, la sensibilità allo stress: sono tutti fattori che entrano pesantemente in gioco nel condizionare la quantità e la qualità del collagene», esordisce Marie-Hélène Lair, responsabile della comunicazione scientifica per la maison Clarins. «Parliamo della principale proteina del derma. Dotata di una struttura a tripla elica, a livello tissutale si dispone in modo tale da formare una rete tridimensionale naturalmente restia a stiramenti e rughe». Perlomeno fino ai 20-25 anni, quando comincia a deteriorarsi progressivamente.
È (ri)partito da qui il team Clarins: «Di concerto all’Università di Reims Champagne-Ardenne, abbiamo scandagliato il meccanismo che porta alla perdita di turgore, “scoprendo” il processo della carbamilazione — sostiene Lair — Indotto dall’aggressione di un acido naturalmente presente a livello organico ai danni delle fibre di collagene, ne compromette gradualmente la funzionalità».
Il che, in termini pratici, si traduce in segni del tempo accentuati, in una pelle meno compatta, in un ovale poco definito.
Dalla teoria, la maison frances, nata nel 1954, è passata alla pratica. Pioniera in materia di tonicità cutanea (il primo soin anti-gravità firmato Clarins è datato 1978), la Casa ha sviluppato una linea cosmetica che è in grado di ripristinare compattezza ed elasticità, al contempo agendo sui principali


Extra-Firming Giorno di Clarins si avvantaggia di un complesso innovativo, la Collagen 3 Technology, a base di tre attivi: gli estratti biologici di pecan e di mitracarpus e il polipeptide biomimetico di collagene
fattori legati alla giovinezza. Quindi attenuando la visibilità di rughe, macchie e segni di affaticamento; accentuando la polposità dell’ovale; uniformando la grana; ripristinando la vitalità cellulare; ridefinendo i volumi del viso.
«Giunta alla nona riformulazione, la nuova Extra-Firming - questo il nome della gamma - si avvantaggia di un complesso innovativo, la Collagen 3 Technology, per incoraggiare quello che, in termini tecnici, è definito collagen banking», continua Lair.
Un invito a capitalizzare la proteina, stimolandone la produzione e contrastandone il deterioramento. Cuore pulsante della linea è un ensemble di tre principi attivi selezionati per agire sinergicamente sul turgore tissutale: l’estratto biologico di pecan argina i danni indotti da carbamilazione; l’estratto biologico (e brevettato) di mitracarpus concorre a rafforzare la struttura delle fibre, il polipeptide biomimetico di collagene raggiunge gli strati cutanei profondi e sollecita la produzione di proteine cutanee.
Le tre formule in gamma dettano tempi e modi: al mattino, su pelle detersa, è il momento di Extra-Firming Giorno o di Extra-Firming spf 15 che assicura una protezione dai raggi Uv; la sera, rimossi maquillage e impurità, si punta su Extra-Firming Notte (quest’ultima, addizionata da peptidi di avocado, sollecita il processo di eliminazione delle proteine danneggiate che raggiunge l’apice tra le 23 e le 2). Le texture sensoriali sono formulate con una selezione di emollienti e agenti strutturali, come l’estratto di zuccheri d’avena, che dona un effetto lifting.
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«Liftare» e distendere (ma non è botox)
Il siero ristrutturante per pelli mature di Bakel: trentasei ingredienti, due sono protagonisti
di MARTA GHEZZI
Solo Anna Magnani le amava, celebre la sua frase detta al truccatore poco prima di andare in scena, «lasciamele tutte, non me ne togliere nemmeno una. C’ho messo una vita a farmele!». Per noialtri, invece, sono un tormento, davanti allo specchio le osserviamo sempre con aperta ostilità. L’azienda friulana Bakel, marchio che utilizza solo ingredienti clean (certificati vegan, gluten free e testati ai metalli pesanti), lancia The One Serum, un siero ristrutturante per pelli mature che riduce visibilmente solchi e rughe con un’azione diretta sull’uniformità della texture cutanea. Nella formula esclusiva sono presenti trentasei ingredienti che, oltre a minimizzare i

The One Serum di Bakel è un siero, a base di 36 ingredienti, ristrutturante per pelli mature che riduce visibilmente solchi e rughe e dà elasticità
segni, restituiscono alla pelle elasticità e compattezza. Non è botox, ma l’effetto si avvicina grazie a un peptide biomimetico di sintesi che agisce da liftante, associato a una molecola di un altro peptide ricco di aminoacidi, che lavora sulla distensione cutanea. A questi due ingredienti star sono stati aggiunti vitamina E (che contrasta i radicali liberi), acqua distillata di rosa centifolia (addolcente e lenitiva), olio di macadamia (antiossidante) e olio essenziale di cedro e di sandalo Nuova Caledonia (energizzanti). The One Serum è studiato per un uso quotidiano ed è applicabile anche su contorno occhi, palpebre, labbra, collo e décolleté. L’elegante flacone in ceramica consente il refill.
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Levigatezza e idratazione ben oltre il booster

Ncef-Revitalize, maschera in foglio a base di 10 potenti attivi, tra cui acido ialuronico
Ci siamo talmente abituati ai booster potenti per la pelle da non riuscire più a farne a meno. Sono i (micro) miracoli della nuova scienza estetica: un viso affaticato, tirato, disidratato, che con la complicità di una crema ritrova, abbastanza rapidamente, energia e luminosità. Filorga sposta ora il confine del risultato ancora più in là, combinando l’azione di una maschera a quella del siero. L’abbinamento potenzia l’effetto: maggiore elasticità, levigatezza e idratazione. Il nuovo duo agisce sui processi di rivitalizzazione cellulare grazie al complesso cosmetico Ncef (New cellular encapsulated factors), l’iconico brevetto del laboratorio francese riformulato di recente. Nel nuovo Ncef, i dieci attivi presenti — vitamine, minerali, antiossidanti e aminoacidi —, selezionati fra quelli più potenti normalmente usati per le iniezioni rivitalizzanti, sono associati all’ingrediente idratante top, l’acido ialuronico a basso peso molecolare, in grado di trattenere fino a mille volte il suo peso in acqua. Il complesso viene concentrato all’interno di sfere più piccole delle cellule cutanee, che penetrano facilmente nell’epidermide e rilasciano, con maggiore precisione e più in profondità, gli attivi. La maschera in foglio NcefRevitalize, appena lanciata, è un delicato velo nella fibra naturale del bambù, con una texture fresca e piacevole. Un quarto d’ora di posa e già quando si solleva il tessuto si nota la differenza: nuova luce sulla pelle, che appare riposata e con la grana più definita. Step numero due, l’applicazione del siero polirivitalizzante anti età NcefRevitalize, un fluido leggero, non unto, che intensifica l’azione della maschera e duplica la propria efficacia attenuando l’aspetto di linee sottili e rughe. Nella routine anti-age perfetta è previsto anche il passaggio della crema polirivitalizzante rassodante Ncef-Revitalize. M.Gh.
L’attrice, modella, scrittrice Porizkova, ora anche attivista pro-age, torna a interpretare le campagne di Estée Lauder. «Porto nel viso una vita di sorrisi e lacrime»
I valori rivitalizzanti dell’ambasciatrice Paulina
di VERONICA EREDI
L’epoca della bellezza inclusiva e dell’accettazione di sé ha una nuova strada da percorrere: quella dell’età. Se fino a qualche anno fa si concentrava l’attenzione sull’abbattimento di tabù estetici relativi a brufoli e punti neri, smagliature e corpi di diversa grandezza e morbidezza, ora è l’invecchiamento a guidare un nuovo dialogo. L’obiettivo? Celebrare la propria bellezza e unicità, a qualsiasi età. E soprattutto superata una «certa» età. Una filosofia che, a pensarci bene, tanto nuova non è e che si fa portavoce di una visione più realistica e accogliente del tempo che passa: quella di Anna Magnani, per esempio, che raccomandava al suo truccatore di non coprirle le rughe perché ci aveva messo una vita a farsele. Nuovi prodotti cosmetici e di make up scelgono sempre di più la strada pro-age. Nuove formule nascono per prendersi cura di volti maturi e consapevoli del fascino che un viso che racconta una vita, con le sue rughe, le macchie e i rilassamenti, può evocare negli altri. Lo fanno con gentilezza (e attivi tecnologicamente molto avanzati), rivelando la bellezza a qualsiasi età anagrafica.
In questo contesto cosmetico all’avanguardia, che scrive un nuovo capitolo della storia della bellezza, certe ambasciatrici sono come gli amori. Fanno dei giri immensi e poi ritornano, anche dopo 30 anni. Così Paulina Porizkova, attrice, modella, scrittrice e ora anche attivista pro-age, di origine cecoslovacca, torna a interpretare le nuove campagne di Estée Lauder, come nuova global brand Ambassador. Prima testimonial, dal 1988 al


In alto, Paulina Porizkova, 60 anni, attrice, modella e global brand ambassador di Estée Lauder. Sopra, Revitalizing Supreme+
DEBORAH MILANO
1995, ora ambasciatrice, con un ruolo nuovo e dal più alto significato. Paulina, in attesa di compiere 60 anni, il prossimo 9 aprile, simboleggia «con la sua autenticità e la sua capacità di entrare in sintonia con le donne a un livello più profondo, l’incarnazione di tutto ciò che Estée Lauder rappresenta», afferma Justin Boxford, global brand president. «Noi vogliamo essere il megafono che contribuisce ad amplificare il suo messaggio».
Quali sono i valori di Paulina Porizkova ora? «Negli ultimi 30 anni sono diventata una donna con una voce, opinioni forti e un senso di sé ancora più determinato. Estée Lauder mi ha contattata per tornare a lavorare con loro non “nonostante” questi valori ma proprio grazie a loro» spiega la nuova glo-
Disidratazione, sfregamento continuo
Tre trattamenti in soccorso delle labbra
Sempre in vista, le labbra sono uno dei punti più delicati e critici del nostro viso.
Fra gli inestetismi più importanti ci sono le screpolature e la secchezza, favorite dalla perdita di elasticità e di idratazione. Con una fastidiosa e continua sensazione di bruciore associato a quella di «pelle che tira».
Le cause più diffuse possono essere la disidratazione, lo sfregamento continuo con la lingua o con le mani, l’eccessiva esposizione al sole, il vento ed il freddo. Gli alleati migliori sono i cosmetici. Come i tre trattamenti della

collezione Lip care di Deborah Milano per tre step. il Lip Scrub (nella foto a sinistra), è un esfoliante delicato che leviga e prepara le labbra al make up. La formula è arricchita da un pool di acidi ialuronici a diverso peso molecolare, aloe vera e un estratto di melograno.
Da indossare tutta la giornata Lip Jam Melting Balm, balsamo nutriente dall’effetto glossato. La routine si conclude la sera prima di andare a dormire con Lip Mask, maschera arricchita da un pool di oli di Jojoba e melograno, che offre un boost di idratazione intensa. R.E.
bal brand ambassador. «Nella mia precedente partnership con il brand ero un’immagine, una tela bianca su cui proiettare desideri e aspirazioni, sostenendo una visione della bellezza inestricabilmente legata alla giovinezza. Questa volta, e per via della mia età, sono una donna matura, tridimensionale, con delle opinioni. Il mio viso porta le rughe di una vita di esperienze, di sorrisi e lacrime». L’immagine di una nuova femminilità da sostenere e celebrare, che vedremo riflessa nella prima campagna del brand dedicata alla collezione Revitalizing Supreme+. Oltre 37 anni dopo il primo spot, in bianco e nero, diretto da Peter Kagan, di Paulina Porizkova per la fragranza Knowing di Estée Lauder. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’ESPERTA
Ogni parte ha l’intervento ideale
di FIORELLA DONATI
Dopo i 40 anni il viso inizia a mostrare con più evidenza i segni del passaggio del tempo. La prevenzione — un’attenta esposizione al sole e una cura costante della pelle — rallenta ma non ferma il processo fisiologico. È soprattutto lo sguardo a rivelare: può essere la pelle in eccesso delle palpebre a dare al viso un aspetto sempre un filo assonnato o e classiche borse a creare disarmonia. Per ritrovare vivacità c’è la blefaroplastica. Le tecniche oggi sono tagliate su misura, io chiedo al paziente una foto del passato per restituire lo stesso tipo di sguardo, inoltre le piccole cicatrici risultano invisibili perché vengono nascoste nelle pieghe naturali o a livello infracigliare. Per ridefinire il disegno di labbra iper sottili o svuotate, sono sufficienti iniezioni filler di acido ialuronico, che può essere usato anche sulle rughette sopra il labbro superiore (chiamate codice a barre). Nel caso di una migrazione importante del labbro superiore verso il basso, tale da coprire l’arcata superiore dentale quando si sorride, si può intervenire con un mini lifting (la cicatrice è celata nel naso). Con infiltrazioni di acido ialuronico è possibile infine ridefinire un contorno mandibolare che ha perso compattezza e ridare proporzione al mento. Fiorella Donati, chirurgo plastico, ricostruttivo ed estetico. Testo raccolto da Marta Ghezzi. © RIPRODUZIONE RISERVATA
I cosmetici nutrienti spagnoli contro prime rughe e linee di espressione
Il livello di inquinamento in costante aumento è tra i principali nemici della nostra pelle. Le polveri sottili ne riducono l’ossigenazione e la produzione di elastina e collagene, fondamentali per il rinnovamento cellulare, e occludono i pori. Sono quindi importanti i cosmetici nutrienti e protettori per evitare un’accelerazione dell’invecchiamento cutaneo. Lavora in questo senso Isdinceutics Hyaluronic Concentrate (nella foto a destra) di Isdin, azienda spagnola specializzata in prodotti dermatologici e cosmetici, dalla texture acqua-gel ultraleggera e a

rapido assorbimento. «Grazie alla combinazione di acido ialuronico a doppio peso molecolare e a un polimero dà un’idratazione superficiale e profonda – spiegano - migliora la struttura di sostegno della pelle con un ingrediente biomarino, stimola la produzione di collagene con un mix di peptidi e oligosaccaridi, rendendo la pelle tersa, tonica e luminosa». Il risultato? Si combattono le prime rughe e le linee d’espressione, e soprattutto viene uniformato l’incarnato perché, grazie al PoreReducer, si riduce, appunto l’aspetto dei pori. R.E.

























































































































































































































































Nivea punta sui vantaggi (in efficacia e praticità) dell’applicazione delle varie texture nel layering cosmetico. Ma è necessario conoscere il proprio profilo cutaneo
Dalla più leggera alla più ricca La formula delle stratificazioni
di GIOVANNA MAFFINA
Da tre a cinque strati (dal più leggero al più pesante) per uno stesso outfit. È il layering così come tradizionalmente inteso nell’abbigliamento.
Un approccio poi traslato nello skincare dalla cosmesi orientale e occidentale. Lo sa bene Nivea che lo ha fatto suo sfruttando le formule fondenti dei suoi quattro sieri: Cellular Expert Filler Siero Vitamina C Illuminante, Cellular Expert Filler Siero Acido Ialuronico Rimpolpante, Cellular Expert Lift Siero Lift 3-Zone, Cellular Expert Filler Fluido Uv Siero Quotidiano spf 50+. Perfetti da soli ma ancor più efficaci se stratificati. Il risultato? Nivea Serum Layering. «La stratificazione offre il vantaggio di concentrare più funzioni in un’unica routine: illuminare e proteggere, ridurre le rughe e ridefinire i contorni. In più si adatta alle esigenze del momento», sottolinea André Mahns, responsabile sviluppo globale Face Care di Beiersdorf. Test di laboratorio alla mano, a guadagnarne è soprattutto l’idratazione: «Abbiamo scelto questo parametro perché è facilmente misurabile e fornisce un immediato feedback del beneficio riscontrato — riprende Mahns —. Partendo da una condizione di pelle piuttosto secca si è visto ad esempio che stratificando il Cellular Expert Filler Siero Acido Ialuronico Rimpolpante sul Siero Vitamina C Illuminante, già di per sé idratante, si registrava un significativo aumento dell’idratazione su tutto il viso». È fatto noto: regola d’oro del layering cosmetico è l’applicazione in sequenza delle texture, dalla più leggera alla più ricca. La ragione? Aumentando via via la componen-


Cellular Expert Filler
Siero Acido Ialuronico Rimpolpante di Nivea può essere associato a uno degli altri tre sieri del marchio
te acquosa, aumenterà la capacità di assorbimento cutaneo degli attivi. Essendo l’acqua l’elemento che la pelle riconosce subito e meglio, aumentando via via la componente acquosa del cosmetico aumenterà la sua capacità di assorbimento. Ma l’approccio stratificato allo skincare può essere adottato da chiunque senza riserve?
Ecco il parere di Mahns: «Quando si utilizzano principi attivi noti per il loro potenziale irritante, come acidi ad alta concentrazione o retinolo, bisogna prestare attenzione alla loro combinazione. Alcune sostanze possono risultare aggressive se usate insieme e aumentare il rischio di irritazioni. Non è questo il caso dei nostri sieri, che possono essere combinati in totale sicurezza perché clinicamente testati e approvati dagli esperti».
Regola generale è comunque quella di adattare la routine al proprio profilo cutaneo. La stratificazione va sempre testata per gradisu pelle detersa, prima un siero fatto ben assorbire e poi l’altro - e adattata a esigenze che cambiano secondo climi e stagioni. Non esistono regole predefinite, insomma. «Se la cute è secca o matura, può trarre particolare beneficio da questa tecnica grazie all’azione combinata di più principi attivi con funzioni differenti. Ma se è sensibile o reattiva meglio procedere con cautela, introducendo gradualmente i prodotti per evitare possibili irritazioni», chiude Mahns. Ultimo ma non ultimo, per creare una routine cento per cento personalizzata sul sito dell’azienda è disponibile il test Serum Layering. © RIPRODUZIONE RISERVATA
ALESSANDRA
MARIA CANTÙ
Fino a 10 strati di prodotti, applicati uno di seguito all’altro, secondo passaggi precisi. È il layering, la metodologia di detersione e cura della pelle diffusa in Corea e Giappone, che sta prendendo piede anche da noi. Siamo così convinte che questo iper dosaggio sia, a livello dermatologico, consigliabile? Le asiatiche sono maniacali in questa cerimonia quotidiana: pulizia con struccante oleoso a cui segue un detergente a base di acqua, tonico, esfoliante, acqua idratante per riequilibrare il pH, e ancora via di maschera, di siero e crema. A parte contorno occhi e bocca e alla fine protezione solare. In verità, non si tratta solo di banale sovrapposizione, c’è un metodo preciso di applicazione, con massaggi specifici per ogni parte del viso, per stimolare la circolazione sanguigna, agire sul rinnovamento del sistema linfatico, drenare. Un rituale decisamente complesso. Io suggerisco: un buon prodotto di pulizia — volendo diversificare, di mattina una mousse o un gel, di sera acqua micellare —, e poi un siero, avendo l’accortezza di non utilizzare sempre lo stesso (per sfruttare al meglio le diverse composizioni), la crema e il solare (oggi molti solari svolgono anche un’ottima funzione idratante). Alessandra Maria Cantù, dermatologa di Donne Dermatologhe Italia. Testo raccolto da Marta Ghezzi
Il «combo» per rivitalizzare e rigenerare dopo un periodo di stanchezza
Una delle innovazioni di Miamo, marchio creato nel 2012 dalle farmaciste, Elena Aceto di Capriglia e Camilla D’Antonio, presidente e direttore scientifico, è il Serum Layering, ossia la tecnica che prevede l’utilizzo combinato di diversi sieri, applicati sequenzialmente a seconda delle esigenze o necessità e in base a un protocollo personalizzato, anche dopo una consulenza gratuita con le Skin Expert sul sito del marchio.
Oltre ai 15 sieri ad azione antiage, rigeneranti, rassodanti e rimpolpanti, L’Epigenage Shot della linea Age Reverse (nella foto a destra) è MIAMO
Dalla seta più pregiata del Giappone uno stimolatore
dell’idratazione

un booster che può essere utilizzato per rivitalizzare e rigenerare la pelle in pochi giorni, soprattutto dopo un periodo di stanchezza. «È un trattamento anti-età globale, realizzato sotto forma di siringhe - dicono dall’azienda – al cui interno si trova un’elevata concentrazione di ingredienti ad azione epigenetica per riattivare i processi di autoriparazione cutanei». Poi peptidi che attenuano la contrazione muscolare e stimolano la produzione di collagene e di proteoglicani che forniscono fermezza ed elasticità, e le vitamine B3 e B5, antiossidanti e schiarenti. L.R.V.
La linea Cellular Performance di Sensai propone un’ampia scelta di texture per le esigenze specifiche della pelle. Con Fresh Cream (nella foto) vuole offrire un’idratazione profonda con un finish leggero e vellutato. La formula racchiude un derivato dal prezioso bozzolo Koishimaru, la seta più pregiata del Giappone, questo raro ingrediente è in grado di stimolare la sintesi di acido ialuronico assicurando le naturali riserve di idratazione della pelle.

«È ideale per tutti i tipi di pelle — spiegano — in particolare per quelle a tendenza mista/grassa o per chi desidera un effetto rinfrescante e leggero nella stagione calda e umida. Agisce sui principali segni dell’età: disidratazione, perdita di tono, rughe sottili e colorito spento». Il brand giapponese anche con questo prodotto continua l’impegno verso la sostenibilità: sono utilizzati packaging ottimizzati e ingredienti selezionati per ridurre al minimo l’impatto ambientale. G.Gh.













































































































































































Le Memory T Cell capaci di rigenerare in una settimana
Shiseido e il booster che riesce a raggiungere trenta milioni di cellule
di GIOVANNA MAFFINA
Immaginate migliaia di cellule in tenuta antisommossa, pronte a respingere gli attacchi di sostanze potenzialmente dannose. Un’efficiente prima linea di difesa dell’organismo. È il sistema immunitario della pelle, che i laboratori Shiseido hanno indagato negli ultimi trent’anni sino alla recentissima scoperta delle Memory T Cell, booster del nuovo Ultimune Power Infusing Serum. Il loro ruolo nella compatta task force? Decisivo.
«Individuano e riconoscono le cellule invecchiate del derma e le eliminano prima che abbiano il tempo di “contaminare” quelle sane» ci spiega Nathalie Broussard, scientific communication director di Shiseido. L’evidenza sorprendente è che: «Il numero di cellule senescenti non è strettamente legato all’età biologica ma dipende dalla presenza di Memory T Cell e decresce al loro aumentare. Dunque, in sostanza, se ad oggi ignoriamo perché il numero di Memory T Cell vari da individuo a individuo, sappiamo per certo che rilanciandone la produzione possiamo rallentare l’insorgenza di rughe, cedimenti, discromie» riprende Broussard.
Passo successivo è stato trovare uno starter che attivasse questi booster di giovinezza. Ed eccolo: Power Fermented Camellia, attivo brevettato, frutto di un processo di bio-fermentazione made in Japan in cui i residui di semi del fiore vengono fermentati con un fungo koji. Non solo. In un’ottica anti spreco, della pianta, una particolare varietà coltivata solo sull’isola di Gotoh, nel Giappone occidentale, oltre ai semi sono state utilizzate foglie e petali. Riprende la responsabile della comunicazione: «L’attivo agisce potenziando le Memory T Cell accelerando così l’eliminazione delle senescenti ed è potente al punto da raggiungere 30 milioni di cellule del derma. In fase di test il 95% delle utilizzatrici ha notato una pelle nel complesso più giovane in una sola settimana». Pensata per tutti i tipi di pelle, la formula ricca e fresca va usata mattina e sera dopo la pulizia e prima della crema specifica. Quando e a chi consigliarla? « Anche a partire dai 25 anni, in un’ottica di prevenzione, essendo le Memory T Cell presenti sin dalla giovane età» chiude Broussard. La casa cosmetica giapponese non è nuova a queste scoperte. Dalla storica collaborazione con il Cutaneous Biology Research Center, presso il Massachusetts General Hospital, sono arrivate altre evidenze sulla fisiologia cutanea e il suo potere immunitario, che hanno portato a mettere a fuoco il ruolo delle cellule di Langerhans e delle Natural Killer (Nk). Due pilastri della scienza cosmetica. © RIPRODUZIONE RISERVATA
WIQO
L’integrità della pelle e il benessere psicofisico

Crema Ristrutturante a base di un estere dell’acido retinoico e vitamina C di WIQo che agiscono con un’intensa azione anti-age
A ogni decennio una formula Con la tecnologia transdermica
Labo Suisse e i «facilitatori» del passaggio delle sostanze attive
di RACHELE BRIGLIA
Ultimune Power Infusing Serum di Shiseido rafforza la barriera idratante e attenua i segni visibili d’invecchiamento


WiQo, brand internazionale della medicina estetica rigenerativa, si è ampliato formulando una nuova linea da poter utilizzare a casa. Fondato nel 1994 dalla dermatologa e medico estetico Rossana Castellana, il marchio ha sempre avuto l’obiettivo di innovare nel campo della dermatologia estetica, sviluppando soluzioni avanzate, non iniettive e sicure, per la rigenerazione cutanea. «Creato e interamente prodotto in Italia e distribuito in oltre 67 Paesi — raccontano — WiQo mira a preservare la bellezza di tutti i tipi di pelle con un protocollo di biorivitalizzazione che dal 2011 a oggi ha coinvolto più di 40mila medici per un totale di oltre 8 milioni di applicazioni». Adesso, dopo il grande successo con la PrxTherapy, ecco il programma di biorivitalizzazione su cui si focalizza la proposta del brand che si basa sull’utilizzo di una formula brevettata sviluppata nei propri laboratori per una beauty routine completa. «La nostra missione — dice Rossana Castellana — è promuovere la bellezza autentica e la fiducia interiore, fornendo trattamenti che rispettano e valorizzano tutte le tipologie di pelle, questo il compito della medicina estetica. Il compito deve essere duplice: donare bellezza senza mai perdere di vista la salute del paziente e ripristinare l’integrità della pelle per restituire il benessere psicofisico. L’epidermide non è un semplice involucro, ma un organo che dialoga con il mondo esterno, libera ormoni e aiuta l’organismo a conformarsi all’ambiente in cui si trova». Le formule della nuova linea si adattano a tutti i tipi di pelle. Come la Crema Ristrutturante a base di un estere dell’acido retinoico e vitamina C che agiscono con un’intensa azione anti-age. Qual è il suo effetto? «Stimola e rigenera — conclude la dermatologa — viso, collo, décolleté e mani. Combatte le rughe e rende l’incarnato visibilmente più compatto e radioso». G.Gh)
URetinoina è la gamma di trattamenti dermo-cosmetici di Labo Suisse, formulati per pelli mature e molto mature e caratterizzati dalla presenza di quattro retinoidi diversificati


na formula anti-età per ogni fase della vita. A partire dai 35 anni, di decennio in decennio, fino ai 75. È quanto offre Labo Suisse con Retinoina. «Osservare i marcatori dell’aging cutaneo e il modo in cui si manifestano nel tempo ci ha portati a sviluppare formule caratterizzate da concentrazioni diverse degli attivi», racconta Daniela Montanari, responsabile del dipartimento R & S di Labo International. Il risultato è una gamma di quattro preparati dalle funzionalità specifiche in quattro varianti. «Gli ingredienti sono gli stessi — riprende l’esperta — ma le percentuali crescono a seconda che ci si trovi nella prima, nella seconda, nella terza o nella quarta fascia d’età “supportata” da Retinoina». Cuore della formula è un blend composto da quattro retinoidi diversificati e potenziato da proretinolo di origine marina. «Derivati chimici della vitamina A, si sono dimostrati efficaci nell’incoraggiare il rinnovamento cellulare, nel sollecitare la produzione di collagene, nel correggere le discromie, nell’attenuare la profondità delle rughe», spiega Montanari. Ad agevolarne la penetrazione agli stati tissutali profondi, è la Tecnologia Transdermica sviluppata da Labo: «Coniata alla medicina estetica, sfrutta la presenza di enhancer, o facilitatori, che formano canali temporanei tra cellule epidermiche, agevolando il passaggio delle sostanze attive».
Il consiglio è avvicinare la linea a partire dal kit Trattamento Intensivo: «Promette risultati immediati anche con le creme di mantenimento», suggerisce Daniela Montanari. «Il coffret prevede tre preparazioni da applicare la sera, per 12 giorni (10 applicazioni, con le prime due a giorni alterni), per poi continuare tutte le sere su viso, collo e décolleté. Si parte da Gel Retinoina Anti-Wrinkle (attenua la profondità delle rughe), si prosegue con il Gel Retinoina Bio-Firming (stimola la sintesi di fibre elastiche), si conclude con l’Emulsione Retinoina Anti-Age (aumenta lo spessore degli strati dermici)». Per quanto riguarda la regolarità nell’applicazione, l’esperta invita alla gradualità: «A contatto delle pelli più delicate potrebbero indurre un lieve pizzicore iniziale». O reagire all’esposizione solare. Ecco perché, nelle formule giorno c’è una minor concentrazione di retinoidi in favore di molecole retinol-like: «Sostanze affini al retinolo in termini di efficacia, ma prive degli effetti collaterali dei raggi UV»
Yves Rocher si ispira allo skincare coreano oltre che alla sua identità «bio»
Al centro della formula, l’estratto di gemma floreale di syringa
L’incontro Oriente-Occidente in nome della luminosità
di GIOVANNA MAFFINA
Sospeso tra skincare coreano e bioispirazione. Tra un approccio che ha trasformato la cura del viso in paziente rituale e un altro che mette al centro l’ingegno della natura. Il percorso che ha portato alla creazione della Lozione Essenziale Rinnovatrice di Luminosità di Yves Rocher fonde Oriente e Occidente in una perfetta sintesi.
Perché proprio una lozione? Le parole di Alexa André, responsabile della comunicazione scientifica del marchio francese arrivano dritte al punto. «Con la gamma AntiÂge Global rilanciamo i processi della longevità cellulare epidermica e la specialità si inserisce perfettamente in questo solco offrendo una soluzione tecnologica a un’esigenza tra le più sentite: predisporre la pelle a beneficiare al massimo dei trattamenti successivi».
Come? Agendo sul turnover cellulare, naturalmente. «Una funzione essenziale per riparare i danni cutanei e mantenere le funzioni ottimali e che va stimolata prima di agire sui meccanismi biologici anti-età più profondi».
Al centro della formula, l’estratto di gemma floreale di syringa, prerogativa della gamma Anti-Âge Global. Frutto di tre brevetti e sette anni di ricerca, associato a un estratto botanico con effetto di AHA (alfa idrossiacidi).
«Il primo è stato scelto per la sua capacità di rinnovare i fibroblasti, cellule che permettono la sintesi di componenti essenziali, come collagene ed elastina a livello della matrice cutanea per sostenere e prolungare la vitalità cellulare, il secondo attiva delicatamente il meccanismo di eliminazione delle cellule (resurfacing) morte favoren-


NUXE
Un prodotto giorno-notte
Lozione Essenziale
Rinnovatrice di Luminosità di Yves Rocher è un prodotto in più che arricchisce la beauty routine.
Adatto a tutte le pelli, predispone la pelle a beneficiare al massimo dei trattamenti successivi
che risponde alle necessità crono-biologiche della pelle
Un trio di ingredienti, come un acido ialuronico di origine naturale derivato dalla bio-fermentazione, che ha un effetto rinnovatore sulle fibre di supporto della pelle, l’estratto di alfalfa, concentrato botanico rigenerante, e quello di hemerocallis, dalle proprietà antiossidanti e anti-glicazione. Sono tra gli attivi di Nuxuriance Ultra (nella foto) di Nuxe, soin dalla texture ultra-sensoriale. «Abbiamo combinato due prodotti in uno per rispondere alle necessità

crono-biologiche della pelle: una crema per proteggere, levigare, uniformare e ravvivare la luminosità durante il giorno che di notte diventa invece ideale per la riparazione, il rinnovamento e il mantenimento dell’idratazione», spiegano i laboratori del marchio francese, fondato oltre 30 anni fa da Aliza Jabès, che creò Huile Prodigieuse, olio secco sensoriale e multi-funzione, ancora oggi di grande successo. Da allora, la filosofia di «ottimizzare» accompagna tutte le linee. G.Gh.
do una migliore assimilazione degli attivi» riprende André.
Tre i benefici che ne derivano: «Un’esfoliazione biologica superficiale, una doppia stimolazione del rinnovamento epidermico e la limitazione dell’espressione dei marcatori della senescenza» sottolinea la comunicatrici scientifica «Test in vitro alla mano, l’estratto ottenuto da cellule vegetali native, selezionate per la loro spiccata capacità di rigenerarsi, rilancia la produzione di cheratinociti di un + 43 per cento. Mentre nel derma, già dopo 72 ore, stimola il rinnovamento dei fibroblasti del 20 per cento in più».
Adatta a tutte le pelli, utilizzata in abbinamento al siero Supra Essence della stessa gamma, il prodotto che inaugura il rituale di trattamento mattutino e serale, rimpolpa, idrata e illumina da subito. Ma come costruire una beauty routine su misura? Yves Rocher ha messo a punto Skindiag, servizio fruibile instore e online. Fa chiarezza Evelina Locatelli, direttrice marketing e comunicazione Italia e Portogallo. «È un’analisi virtuale in due step. Con un questionario si mettono a fuoco le esigenze della persona, nel secondo si elaborano i risultati incrociandoli con mapping del volto e misurazioni algoritmiche, per un consiglio mirato». La manager conclude: «Lozione Essenziale è una novità per noi, uno step addizionale il cui beneficio glow, visibile sin dalla prima applicazione, attinge alla routine coreana, ma allontanandosene per rispondere a un pubblico più trasversale, combinando l’expertise orientale con le necessità occidentali».
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L’ESPERTA
Microrughe Addio aghi ora c’è un gel
di MARIA GABRIELLA DI RUSSO
Per avere un viso luminoso e tonico il trattamento medico estetico ideale è il PRX T33 una biostimolazione chimica non ablativa, senza aghi e indolore. È un gel a base di tricloracetico al 33%, perossido d’igrogeno e cogico al 5%, che viene applicato dal medico, con un massaggio sulle aree, stimola in profondità l’attività dei fibroblasti per riattivare la produzione di collagene e elastina. I risultati sono visibili da subito, non richiede tempi di recupero, in assenza di effetti collaterali, ematomi o dolore, ma soprattutto non è foto-sensibilizzante.
Altra soluzione è il peeling non peeling, B-Twin Sistem, illuminante che riduce gli ispessimenti, linee sottili e controlla la sebo-regolazione della pelle. Il medico applica sul viso una soluzione preparatoria, dopo un tempo di posa di 3-5 minuti si sovrappone il peeling vero e proprio, a base di mandelico 20%, lattico 15%, fitico 1%, in seguito si neutralizza. Ogni acido ha proprietà specifiche, che agiscono a livelli cutanei differenti e si potenziano a vicenda.
Un trattamento, invece, iniettabile che dona un aspetto più luminoso e fresco si chiama “Beauty booster”. Attraverso microiniezioni con piccolissimi aghi, la pelle viene “nutrita” mediante l’inserimento di acido ialuronico e una formula brevettata a base di otto aminoacidi, tre antiossidanti, due minerali e una vitamina. Medico Estetico a Milano e Formia
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Il retinolo «fa pace» con altri componenti e raddoppia la velocità di
È dedicato a tutti tipi di pelle l’attivo protagonista di Rénergie C.R.x. Triple Serum Retinol di Lancôme (nella foto a destra). Questo retinolo, in grado di contrastare diversi problemi dell’aging cutaneo, come rughe sottili, pori dilatati, è proposto con una nuova formula. Infatti i laboratori del brand francese hanno trovato una soluzione che gli permette di agire in sinergia con altri componenti solitamente incompatibili.
Brevettata fino al 2039, la composizione di questo siero, adatto a tutte le pelli, combina il retinolo puro che corregge i segni del tempo, con

rigenerazione
la vitamina C, utile a dare radiosità, l’X-peptide e ceramidi per migliorarne la grana. Con questo mix la pelle si rigenera due volte più velocemente rispetto all’uso del solo retinolo.
«Essendo il retinolo un attivo molto potente — spiegano i ricercatori — consigliamo di applicarlo la sera, quando la pelle inizia il processo di rigenerazione, e di giorno di non fare mai a meno della protezione solare. Il flacone, dal design innovativo, ha un triplice erogatore con camere separate per proteggere la formula dall’esposizione alla luce e alle impurità. G.Gh.














Dal 21 al 29 marzo il Milan Longevity Summit che ha come partner cosmetico Filorga. Come può una crema sintonizzarsi con le esigenze di una
popolazione destinata a vivere sempre più a lungo?
La cute e le promesse di longevità
di VERONICA EREDI
Quali sono le esigenze di una pelle che vivrà sempre più a lungo? Alla vigilia della seconda edizione del Milan Longevity Summit, in programma dal 21 al 29 marzo, e con una crescita dei centenari in Italia del 30% nell’ultimo decennio (di cui più dell’80% sono donne), secondo ultimi dati Istat (gennaio 2024), il tema diventa centrale. Accanto alle questioni multi-disciplinari che il vertice esplorerà tra dibattiti, interventi e laboratori l’invecchiamento e il benessere cutanei occuperanno un posto di primo piano.
Grazie anche a Filorga, primo laboratorio francese di medicina estetica dal 1978, che sostiene il summit come unico partner cosmetico e Fondazione SoLongevity, che organizzerà le giornate dal 27 al 29 marzo della kermesse, presso il Teatro Franco Parenti. La pelle, in particolare, sarà protagonista di una tavola rotonda su misura: Skin Longevity, bellezza e salute della pelle nel tempo, in programma sabato 29 marzo. «La longevità in salute presuppone un equilibrio fra i vari elementi biologici che influenzano l’invecchiamento cellulare e sistemico — afferma il professor Alberto Beretta, presidente del comitato scientifico del Milan Longevity Summit e di SoLongevity, opinion leader Filorga —. La cute è lo specchio di quasi tutti i sistemi e organi e una cute giovane tipicamente si associa a un organismo giovane. Non a caso abbiamo a disposizione algoritmi che misurano l’età biologica, partendo da una fotografia del viso».
Come può, quindi, una nuova crema sintonizzarsi con le esigenze di una popolazione destinata a vivere sempre più a lungo? Con una probabilità sempre più concreta di raggiungere e superare i 90 e i 100 anni? «Una crema può andare a mitigare gli effetti dei processi di invecchia-

mento sulla pelle, promuovendone la rigenerazione, il rimodellamento della matrice extracellulare, riducendo al minimo le risposte infiammatorie — spiega Carmela Boccomino, scientific relations & corporate communication manager Filorga —. Il nostro team Ricerca & Sviluppo indaga i meccanismi della senescenza cutanea concentrandosi sulla vitalità delle cellule staminali dermiche, sulla funzione mitocondriale e sulle modifiche epigenetiche associate all’invecchiamento. Le tecnologie cosmetiche stanno facendo passi da gigante. L’obiettivo è ottimizzare la qualità e la resilienza della pelle in tutte le sue fasi della vita, anche per
«C’è l’obiettivo di ottimizzare la qualità e la resilienza della pelle in tutte le fasi della vita, anche per un’età oltre i 70 anni»
l’invecchiamento cutaneo più avanzato che si estende oltre la tradizionale fascia di 60-70 anni. Affrontando le esigenze degli individui più adulti di 80 e 90». Le nuove frontiere della Longevity Medicine, che saranno rivelate al Milan Longevity Summit, possono avere, quindi, un risvolto immediato anche sull’aspetto della pelle. Quali sono le previsioni? «Se guardiamo a un futuro ancora lontano credo che le tecnologie di riprogrammazione genetica delle cellule potranno un giorno essere impiegate per ringiovanire i tessuti di una persona sana — risponde il professor Beretta —. Al summit sarà il medico giapponese
Shynia Yamanaka, premio Nobel, a parlare dei progressi in questo campo. Nel frattempo, stiamo facendo passi avanti nella fase diagnostica, con lo sviluppo di test che misurano con precisione l’invecchiamento dei singoli tessuti e organi. Il fine è riuscire a lavorare con interventi sugli stili di vita, ma anche con principi attivi naturali e molecole farmacologiche. Una ricerca di Steve Horvath, padre del test degli orologi biologici, mostra una significativa riduzione dell’età biologica su un campione di persone sane che hanno aderito a un protocollo di tre anni che combina attività fisica con l’assunzione di vitamina D e omega 3». La conferma, ancora una volta, che mantenersi giovani necessita di un approccio inand-out.
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Siero Ncfe-Revitalize di Filorga è un’emulsione polirivitalizzante anti-età che favorisce il metabolismo cellulare cutaneo

EUCERIN
L’ingrediente che «inverte» il tempo correggendone i dieci segni principali
Lo stile di vita e i fattori ambientali, come abitudini alimentari, attività fisica, esposizione al sole, inquinamento, possono influenzare l’espressione dei geni, e modificarne il funzionamento, influenzando l’attività delle cellule cutanee. Lo dice l’epigenetica, branca della genetica che si occupa dei cambiamenti ereditabili da una cellula. Significa che i geni della giovinezza della nostra pelle possono disattivarsi, accelerando la comparsa dei segni dell’invecchiamento. Eucerin, marchio che da oltre 100 anni si dedica alla ricerca e all’innovazione in campo scientifico ed

è pioniere nello studio epigenetico della pelle, ha realizzato un prodotto basato sulla tecnologia brevettata Age Clock, in grado di riportare indietro l’età biologica della pelle. I suoi ricercatori hanno infatti identificato un ingrediente in grado di invertire il tempo, Epicelline. Lo racchiude Eucerin Hyaluron-Filler Siero Epigenetico (nella foto a sinistra): già dopo quattro settimane — hanno potuto verificare con dei test — riesce a modificare i processi epigenetici responsabili dell’invecchiamento, correggendone i 10 segni principali, come le rughe e le linee sottili. R.E.
Il forte potere riparatore del miele dell’ape
Quattro anni fa, Guerlain ha avviato uno studio con il laboratorio francese Restore sulle cellule stromali mesenchimali. «Dalle ricerche è emerso — spiegano dalla maison — che hanno una forte capacità di riparazione dei segni visibili dell’invecchiamento. Il problema è che con l’età o sotto l’influenza dello stress ossidativo, perdono alcune delle loro funzioni, entrando in senescenza. È quindi necessario identificare i meccanismi in grado di preservarle e rivitalizzarle per aiutarle a mantenere queste caratteristiche». Ecco perché è stato formulato Abeille
nera di Ouessant

Royale Youth Watery Oil Serum (nella foto a sinistra), che fa parte della linea Abeille Royale, al centro della quale c’è il miele dell’ape nera di Ouessant dal forte potere riparatore. Per potenziare il siero sono stati aggiunti altri due mieli, uno irlandese e uno norvegese, miscelati con la pappa reale. In sinergia con ingredienti, come acido ialuronico, collagene, ed elastina, questi prodotti dell’alveare hanno il potere di stimolare le cellule stromali, attivando i meccanismi di riparazione cutanea e contrastando i segni del tempo. L.R.V.
L’APPUNTAMENTO
L’appuntamento fieristico di Bologna, dal 20 al 23 marzo, raduna diecimila brand di 65 Paesi. L’Italia nel beauty fa la parte del leone e ha i numeri per affrontare le eventuali turbolenze nella stagione dei dazi
Cosmoprof, un affare sempre più globale

Enrico Zannini, direttore generale di BolognaFiere Cosmoprof, sopra. A destra, un momento della manifestazione 2024

Cdi MARIA ELENA VIGGIANO
osmoprof, la fiera della bellezza made in Italy che si svolgerà a Bologna dal 20 al 23 marzo, diventa sempre più internazionale. La manifestazione di riferimento per l’industria cosmetica prevede quest’anno la partecipazione di oltre 250mila operatori e più di 3mila aziende, in rappresentanza di oltre 10mila brand, provenienti da 65 Paesi. «Alla 56esima edizione, Cosmoprof è una delle poche fiere ad avere un respiro internazionale — dice Enrico Zannini, direttore generale di BolognaFiere Cosmoprof — che è riuscita ad affermarsi come brand a livello globale. Solo un quarto delle aziende partecipanti è italiana, il resto proviene dall’estero».
Oltre l’evento di Bologna, ci sono altri cinque show internazionali a
marchio Cosmoprof: due negli Stati Uniti (Miami e Las Vegas), tre in Asia (Hong Kong, Mumbai e Bangkok). Inoltre, grazie a partnership con gli organizzatori di fiere locali, è presente in manifestazioni dedicate al mondo del beauty a livello globale.
«La presenza costante ci ha permesso di diventare punto di riferimento nei mercati strategici. Consapevoli che l’evoluzione della politica economica americana e l’eventuale imposizione di dazi possano avere un impatto sia sulle aziende esportatrici, sia sulle manifestazioni di Las Vegas e Miami, confidiamo nella capacità di trovare sinergie a livello di industria per affrontare al meglio questo scenario».
Il settore è comunque in continua crescita. Secondo l’agenzia Euromo-
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aziende, in rappresentanza di oltre 10 mila brand, provenienti da 65 Paesi, partecipano alla 56° edizione del Cosmoprof, la fiera della bellezza made in Italy che si svolge a Bologna dal 20 al 23 marzo
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show internazionali a marchio Cosmoprof: due negli Stati Uniti (Miami e Las Vegas) e tre in Asia (Hong Kong, Mumbai e Bangkok)
Il direttore generale Zannini: «La Cina rallenta, non è più una destinazione ambita per il nostro export. La vera novità è l’Africa»
mercati dove si registra un maggiore sviluppo e, quindi, sono i più richiesti dagli operatori». Continua a rallentare la Cina, pur rimanendo il secondo mercato mondiale. «Era una destinazione ambita soprattutto prima del Covid, oggi la maggior parte delle aziende vorrebbe espandersi in Giappone, ma è un Paese molto selettivo con una forte presenza di brand locali», continua Zannini. L’Europa rimane stabile, mentre la vera novità è rappresentata dall’Africa che, grazie a un forte incremento demografico, sta registrando le percentuali di crescita più alte nel settore beauty. «Ma la difficoltà — spiega sempre Zannini — è riuscire a individuare un hub di raccordo per il continente africano. Ha grandi potenzialità, però l’instabilità politica e la frammentarietà rendono difficile l’accesso. Bisogna ragionare su modalità diverse rispetto al resto del mondo».
nitor International, il valore dell’industria cosmetica a livello mondiale nel 2024 si è attestato a oltre 568,2 miliardi di euro e le previsioni per il 2025 indicano un fatturato di oltre 612,8 miliardi. In Italia il fatturato nel 2024 è stato di 16,5 miliardi di euro (+9,2% rispetto al 2023) con una previsione di crescita per il 2025 a 17,7 miliardi di euro. A trainare il comparto sono le esportazioni che negli ultimi venti anni hanno più che raddoppiato il loro peso sul fatturato totale (dal 23 per cento del 2004 al 48 per cento stimato al 2024).
Ma quali sono i mercati di riferimento? L’Europa per il 61,3 per cento, l’America per il 19,1 per cento e l’Asia per il 16,6 per cento. «In questo momento — afferma Zannini — Stati Uniti e Medio Oriente sono i
E l’Italia ha tutte le carte in regola per affrontare la sfida essendo riconosciuta in tutto il mondo per l’alta qualità e l’innovazione dei suoi prodotti. «È un riferimento nel settore, primato che si contende con la Corea del Sud dove la cura di sé è un aspetto essenziale. In Italia si consumano in media 9 prodotti al giorno, invece in Corea almeno 20». Per rimanere competitivi, è fondamentale la ricerca, «siamo uno dei Paesi che investe di più in soluzioni innovative con una particolare attenzione alle materie prime e alla sostenibilità». Senza perdere di vista le sfide future, «preservare la nostra posizione di leader nel settore e consolidare la presenza sui mercati internazionali», conclude Zannini.
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«Dal mio Kenya ho creato una linea adatta alle nostre
di LORENZA CERBINI
Lo sviluppo del digitale e dell’interconnessione ha favorito l’affermazione di nuovi mercati. Interessanti per gli analisti i risultati del settore beauty in Africa, che grazie a un forte incremento demografico è nelle posizioni più alte del ranking mondiale, tant’è vero che il settore ha raggiunto un valore di 30 miliardi di dollari.
Tra i tanti talk del Cosmoprof di Bologna, incuriosirà il pubblico «La ricchezza naturale dell’Africa: alla scoperta dei suoi ingredienti più autoctoni», dove parla Suzie Wokabi, make up artist keniota, con studi negli Usa, imprenditrice, che si è messa in testa di fornire alle connazionali cosmetici

e trucchi adatti alle loro esigenze. Riuscendoci. Prima è nata SuzieBeauty, poi Sb Dada (2024, con target le millennial), quindi la linea O’Bao, anche con semi di baobab, pianta emblema. «Qui abbiamo una popolazione giovane e le donne giocano un ruolo nella vita quotidiana — dice da Nairobi, dove vive —. Quindi ci sarebbe molta richiesta. La mia prima linea è nata dalla frustrazione. Tutti i prodotti sugli scaffali erano importati, costosi e inappropriati per le esigenze della pelle delle donne africane. Ho così deciso di fare da sola. Ho studiato molto, valutato i livelli di umidità locale, i microclimi e cercato di orientarmi sui prodotti di cui c’era un immediato bisogno. Il successo è stato repentino». Esiste una donna africana tipo? «Il target
è ampio: oltre alle connazionali, ci sono le terze generazioni di donne bianche, le indiane, le afro-americane che vivono Oltreoceano. Mi rivolgo a chi ha la pelle bruna». Un continente ricco non solo di minerali rari e pietre preziose, l’Africa ha risorse naturali, come il burro di karité, l’olio di baobab, la moringa e la marula, tra gli ingredienti più ricercati dall’industria cosmetica. Con O’Bao, Wokabi lancia un messaggio di sostenibilità ambientale e sociale. «È la prima linea di detergenti, sieri, creme e polveri davvero made in Kenya, dalle materie prime al prodotto finale. Un progetto per sostenere i nostri agricoltori e la manifattura locale. E di questo sono orgogliosa».
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La bellezza? «Il nostro rifugio». E la lettura è semplice: per Domenico Dolce e Stefano Gabbana la bellezza è tutto. E nel racconto che fanno, è sorprendente cogliere che per loro è «un’emozione» provata sin da bambini.
Il primo ricordo?
SG «È quello di mia madre negli anni Settanta e della sua borsetta di lucertola marron: quel gesto di aprirla, prendere il rossetto rosso e poi la cipria. Lei non si truccava molto, ma non avrebbe mai rinunciato a quel rito. E io restavo lì ad annusare il profumo di rosa che usciva da quello scrigno. Quando decidemmo di fare il primo lip, chiesi proprio di riportarmi a quei momenti e volli che i nostri rossetti profumassero di rosa».
DD «Anche per me è stato così. M’incantavo a guardare mia madre mentre si metteva il suo rossetto preferito, solo quello. E mi sembrava un’attrice quando si voltava e mi diceva: “Come sto?”».
Poi la ricerca della bellezza è diventata la vostra storia.

Domenico Dolce e Stefano Gabbana parlano del loro impegno diretto nel mondo della bellezza.
«Era l’ultimo tassello per fare tutto in casa, come Chanel, da sempre il nostro esempio»
Noi e il rossetto delle nostre mamme
Così abbiamo conquistato il beauty
di PAOLA POLLO
SG «Io non mi sono mai reso conto di questa cosa, all’inizio. Almeno sino a quando non ho conosciuto Domenico. Amavo un luogo, Fiorucci. Non c’era altro per me, entravo in quel posto così magico dove c’erano la fontana, le anatre, i commessi con i pattini e poi Levi’s, nei tempi non c’era niente, c’erano i Ray-Ban, i Levis, la Lacoste, le camicie hawaiane e l’olio Monoi: non sapevo fosse la moda. Per me io ero nel mio parco giochi».
DD «Sono nato in sartoria. Mi mettevano lì al caldo tra le stoffe dell’atelier dei miei genitori.Non è forse lì che la bellezza si cerca e si trova?».
Non era un po’ nel vostro Dna?
«Certo, ma perché siamo italiani. Viviamo in un Paese dove si respira, si studia, si tocca la bellezza. Non esiste luogo cosi».
Beauty e sfilate?
«Ci piacciono le donne e gli uo-
Passi enormi in tre anni, vanno bene make up e profumo. E ora lo skincare
I giovani oggi tengono molto alla pelle e preferiscono un volto naturale



mini in ordine, curati. significa che si prendono cura di loro. Le nuove generazioni ci tengono poi molto: ai capelli, alla pelle. Lo vediamo ai casting. E oggi preferiscono un volto naturale. Stiamo facendo un grosso studio su questo e abbiamo messo a punto un make up molto leggero e prodotti come creme colorate che curano . Diciamo che rispetto agli Novanta è veramente un’altra storia. Allora non solo non ci proteggevamo ma per abbronzarci facevamo qualsiasi cosa! Ora le parole sono: protezione e skincare. E sembra stia finendo la mania di labbra enormi e il resto». Entrare direttamente nel beauty: un progetto enorme.
«Un grosso studio per mettere a punto un maquillage molto leggero e prodotti skincare come creme colorate»
«Fare tutto in casa era il nostro obiettivo! Quando cominciammo, ventenni, nell’84, avevamo un solo sogno: diventare come la maison Chanel. Con il nostro stile, certo. Ma un progetto come il loro, prodotto all’interno: ci mancava il beauty... Eccoci. Come agli inizi, tutti ci hanno guardato scettici e invece guarda dove siamo: sessanta punti vendita, un team di 150 dipendenti e cinque sedi nel mondo in soli tre anni. I costi sono altissimi e gli investimenti enormi. Per fortuna o bravura sta funzionando: sia make up che profumo. E prossimo step la linea skincare». Negli espositori ci saranno una ventina di tonalità di fondotinta!



«Noi dobbiamo lavorare con tutto il mondo. Noi partiamo dal Messico per arrivare alla Corea. Comunque pochi se ne rendono conto ma in Italia produciamo il top del make up, stesso livello dello skincare coreano. Diciamolo». E packaging con il cuore sacro «Ogni cosa viene dalle nostre mani, che siano vestiti o le caffettiere della Bialetti o il beauty: dal prodotto, al come e da chi viene fatto. Non siamo chimici, ovvio che ci sono esperti della Intercos per farli. Ma noi diamo tutte le indicazioni. I nostri team si parlano sempre e tutto contamina tutto». Un profumo nuovo?
«Dopo Devotion, al caffé? Ci stiamo assaporando questo successo persino inaspettato. Ma appena lo abbiamo sentito abbiamo capito che sarebbe piaciuto a donne e uomini. Avevamo chiesto qualcosa che profumasse quasi di panettone, il nostro naso ci propose tre test, in uno di queste quel profumo di caffè. Abbiamo detto: lui! Ma siccome non sappiamo aspettare ne abbiamo voluto subito un po’ di flacone per noi. E ci vogliono tre anni per il risultato finale». Voi e il beauty?
SG «Non posso molto perché ho problemi di sensibilità della pelle. Uso creme speciali e non rinuncio mai allo skincare
DD «Non ho nulla quindi, io, provo tutto, dalle creme alle maschere, ai massaggi».
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Kiss My Gloss! 4D Gloss Stick & Lip Liner Duo, accanto, dona alle labbra una lucentezza multidimensionale.
Da sinistra, Everink Liner – 24H Precision Liquid Eyeliner; una modella nel backstage della sfilata A/I 2025 che ha indossato Mint Oil Lip Plumper; Everfull Hi-Definition Mascara –36H Defined Volume & Length Mascara
MAKE UP
Un libro-omaggio alla bellezza firmata Chanel celebra un passato che rimanda sempre più al contemporaneo. Con una sfilata eccezionale di testimonial, come Keira Knightley, Gisele Bündchen o Vittoria Ceretti
L’allure del maquillage, garanzia di futuro
Natasha A. Fraser, giornalista e scrittrice, ha potuto fare quello che molti di noi vorrebbero fare: curiosare negli archivi che custodiscono la bellezza firmata Chanel. E ha sfruttato il privilegio per un libro. Non un libro qualunque: Chanel. The Allure of Makeup, questo il suo titolo, è il volume numero uno dedicato al maquillage di rue Cambon in cent’anni di esistenza (data 1924 la prima linea trucco di Mademoiselle).
Nelle oltre 400 pagine pubblicate da Thames & Hudson, l’autrice condivide quanto visto in un excursus fatto di parole e numerose immagini. Sette i capitoli, ognuno intitolato a una cromia della palette Chanel: Nero, Bianco, Beige, Oro, Blu, ma anche Rosa (chi non ricorda lo smalto Ballerina?), ovviamente Rosso («il colore della vita», parola di Coco).
Let’s celebrate. Ecco sfilare gli inconfondibili packaging in bianco e nero, il carré galbé (il famoso quadrato arrotondato) e la «fissa» per il lipstick di Gabrielle, rivissuta nel rosso senza tempo di Rouge Allure. Un passato che, più lo guardi, più sembra rimandarti, però, al contemporaneo. Complici anche certi volti. Nell’album, accanto a foto storiche di Mademoiselle, sono molte quelle di testimonial e modelle introdotte nella maison prima da Jacques Helleu e poi da Thomas du Pré de Saint Maur, dal 2014 alla guida creativa della divisione fragranze e beauty del brand. Il pantheon, che accoglie Keira Knightley e Whitney Peak, Gisele Bündchen e Vittoria Ceretti, Lily-Rose Depp e Margot Robbie, evidenzia l’attitudine moderna alimentata da Chanel anche nell’universo-trucco. Un processo che continua.
A pagina 292, il libro apre una finestra sul domani del maquillage. Vi si incontra, infatti, un team impegnato dall’ottobre 2022 a plasmare il futuro dei prodotti makeup della griffe francese. Chiamato, in omaggio a uno dei portafortuna di Gabrielle, Comète Collective, verrebbe quasi da definirlo una band. Rompendo gli schemi, Chanel, infatti, ha affidato l’eredità di Peter Philips, il make up artist cui si deve tra l’altro l’introduzione della linea Les Beiges, e del-




l’italiana Lucia Pica, non a un unico creativo, ma a tre talenti emergenti, portatrici di molteplici punti di vista. Nel collettivo, che studia «che trucco farà», c’è Cécile Paravina, padre jugoslavo e madre francese, che porta in dote la visione più surrealista; c’è Valentina Li, che vive tra Shanghai e nel piccolo paese natale del Guangxi, la più incline ad accogliere l’eccentrico; c’è Ammy Drammeh, con un heritage gambiano e spagnolo e
Ieri e oggi. Accanto, Coco Chanel, sopra Vittoria Ceretti, nuovo volto della maison che indossa il maquillage della collezione P/E , sopra e a destra. In alto a destra, Rouge Coco Baume Blushing Pink; in basso a sinistra, la cover del libro di Natasha A. Fraser, pubblicato da Thames & Hudson
oggi di stanza a Londra, capace, secondo du Pré de Saint Maur, «di passare da un trucco sofisticato a un look che mette in scena il colore saturo». Ne dà prova proprio nella collezione Chanel appena firmata per la primavera-estate che, per l’uso ludico del colore, potrebbe essere un capitolo aggiuntivo del libro di cui sopra. Ombretti declinati in viola, verde menta, beige, rosa/rame istigano indifferentemente al color




La maison ha rotto gli schemi affidando a un collettivo multiculturale le creazioni di domani
block o al mix & match. E sei inedite tonalità di Rouge Coco Baume lanciano una sfida: una delle maggiori icone di Rue Cambon si propone come «la risposta» alla generazione del gloss, quella che oggi del rossetto sembra avere paura. Voilà un trucco che, fuori dalle pagine, si materializza in un invito — firmato Chanel — a lasciarsi tentare dal comfort del colore.
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Campagne pubblicate nel libro Chanel The Allure of Makeup (sopra, a sinistra). Da sinistra. Ligne et Cils magiques (1992). Modella: Patricia Van Ryckeghem. Fotografi: Walter Chin and Didier Roy. Les Noirs Obscurs (2009). Modella: Malgosia Bela. Fotografo: Solve Sundsbo. L’été Papillon de Chanel (2013). Fotografo: Richard Burbridge
L’aneddoto da cui nacque il brand Maybelline, gli sguardi enigmatici di Garbo e Dietrich, la rivoluzione Twiggy. E gli uomini non sono da meno
Galeotto, evocativo Perché il mascara non tramonta mai

La fortuna del mascara inizia sicuramente al cinema. Già verso la metà degli Anni 20 il trucco degli occhi diventa più audace per imitare il languore seducente delle eroine del grande schermo: per valorizzare le ciglia, si ricorre al mascara in pasta o in crema, che si applica con uno spazzolino e che esce anche in una versione resistente all’acqua.
Negli Anni 30 la divina Greta Garbo e l’enigmatica Marlene Dietrich incurvano con il ferro le ciglia e le rivestono di mascara, che già allora esiste in variante liquida e colorata, blu, verde, anche se la nuance preferita rimane il bruno con un tocco di nero sulle punte. Lo sguardo diventa star assoluta del viso, messo ancor più in evidenza dalle ridotte dimensioni dei capelli che lo vogliono scoperto.
Il primo mascara allungante, il mitico Rimmel, nato nel 1860 grazie al visionario francese Eugène Rimmel, consisteva essenzialmente in polvere di carbone e vaselina, ma certo rivoluzionò il mondo della cosmesi. E le donne lo amarono per sempre.
Senza dimenticare il trucco galeotto che nel 1913 «combina» le nozze tra Maybel Williams e Chet Hewen. Lo sposo è già seriamente
fidanzato e occorre qualcosa di speciale per aiutare Maybel nella conquista. Ci pensa il fratello, un chimico geniale che studia una formula per rendere sensuali e irresistibili gli occhi della sorella. Mescola polveri e vasellina e les jeux sont faits, l’amore vince, le nozze si celebrano e, da allora, il marchio Maybelline sforna mascara per ogni tipo di risultato che si desidera ottenere. Un vero colosso della cosmetica che all’inizio produce appunto solo mascara chiamato Lash-Brow-Line, è venduto localmente e lo si può acquistare solo per corrispondenza.
Ma è una donna, Helena Rubinstein che nel 1957 intuisce che la praticità, in un mondo che cambia

velocemente è fondamentale e si deve a lei il geniale «pezzo unico», il tubetto con spazzolino integrato. Normalmente l’applicazione interessa l’arcata sopraccigliare superiore, solo nel 1966 Lesley Hornby, l’androgena modella grissino Twiggy, lanciò l’irresistibile sguardo tra l’adolescente e la cerbiatta, applicando in abbondante dose il mascara sulla parte inferiore delle ciglia. Neppure gli uomini sono immuni dal richiamo di tale oggetto del desiderio.
Sempre negli Anni 60, cantando Se piangi, se ridi, Bobby Solo forse per l’emozione o per eccessivo riscaldamento si trovò sul viso tracce di mascara liquefatto. Grande fu la polemica.
Oggi lo usa anche il selvaggio Johnny Depp e quest’anno al Festival di Sanremo l’occhio con ciglia enfatizzate non faceva distinzioni tra i sessi. Scegliere non è facile, tra scovolini di ogni forma e dimensione, packaging di vario tipo, colorazioni arcobaleno e nuove formule bio, vegane, ipoallergiche. Così, pare proprio che il mascara avrà vita eterna. Sempre perfetto in ogni situazione perché citando Charlotte Tilbury: «Ogni donna merita un uomo che rovini il rossetto, non il mascara!».
ARMANI BEAUTY
Lunghezza estrema e massima precisione

Per dare vita a Vertigo Lift Mascara, Armani Beauty ha ricercato una formula scorrevole e leggera, ispirata a principi skincare. Fulcro dell’innovazione, Lash Extender Complex, una combinazione di emollienti, agenti che aderiscono alle ciglia e cere leggere, studiata per garantire lunghezza estrema e massima precisione ad ogni applicazione.
Lo scovolino Infinity Loop Brush, è stato progettato per dosare la giusta quantità di prodotto, garantendo una lunghezza senza grumi. Grazie alla sua struttura, lo scovolino afferra e avvolge la formula, raggiungendo tutte le ciglia, dalle più corte alle più lunghe, assicurando un’applicazione perfetta senza eccessi o residui. R.E.
L’ORÉAL PARIS
Il movimento a zig-zag che intensifica lo sguardo

Paradise Big Deal di L’Oréal Paris con scovolino cross-conico che separa le ciglia
Paradise Big Deal di L’Oréal Paris è già una promessa. La sua formula Smoothfinity, scorrevole e morbida, avvolge ogni singola ciglia moltiplicandone il volume senza appesantire e permette di raggiungere facilmente sia le superiori sia inferiori, dalla radice alla punta. Mentre lo scovolino cross-conico, progettato con una forma speciale, volumizza e separa le ciglia in modo uniforme ad ogni passata Come applicare il mascara Paradise Big Deal? Lo spiegano gli esperti del marchio: fare un leggero movimento a zig-zag dalla radice alla punta, ripetendo l’applicazione per intensificare lo sguardo. Si può stendere fino a 30 strati di mascara, senza creare grumi, ottenendo al 100% in più di volume e lunghezza. R.E.
PRADA BEAUTY
L’innovativo scovolino in nylon rigenerato

Lash Extending
Un innovativo scovolino 180° lift and grip caratterizza Pradascope Lash Extending Volume Mascara l’accessorio per sublimare lo sguardo di Prada Beauty.
Garantisce una perfetta separazione e definizione delle ciglia, catturandole dalla radice alla punta grazie alle setole in fibra di nylon. Emblema al centro del design della maison milanese e materiale introdotto da Miuccia Prada a fine anni ’70, il nylon Sun, oggi, è realizzato oggi attraverso processi di rigenerazione.
Racchiuso in un pack nero intenso e sensoriale, Pradascope offre un’esperienza tattile unica: il tocco freddo del metallo sul tappo contrasta con la texture del flacone, impreziosito dall’iconico lettering. R.E.
Una seconda pelle liscia e uniforme grazie al cactus e alla stevia
Pupa lancia uno skin tint fluido «Il maquillage può rivelare la nostra versione migliore»
di CATERINA RUGGI D’ARAGONA
Il make up come una seconda pelle per sublimarla e uniformarla. Anche nella bella stagione diventa difficile rinunciare. Pupa, brand made in Italy, presenta tre novità che abbracciano la sua filosofia: valorizzare la bellezza di ciascuna unicità. «Molte volte si pensa che ci si debba truccare per mascherarsi, invece il maquillage può rivelare la versione migliore di se stessi», spiega Giorgio Forgani, make-up artist di Pupa, presentando Wonder Me Nude, fluido skin tint. «Questo prodotto di nuova generazione è formulato con il 90% di base skincare, tra cui estratto di cactus siciliano dalle proprietà idratanti e antiossidanti, ed estratto di stevia, che aiuta a levigare e uniformare. La sua texture leggerissima si fonde in tre secondi con la pelle, migliorandone la grana, minimizzando le piccole imperfezioni e rendendo l’incarnato più liscio e uniforme. L’effetto è quello della pelle distesa al risveglio, dopo una bella dormita.
L’ideale per chi di solito non usa il fondotinta».
Il secondo passaggio proposto è con Wonder Me 3 in 1, correttore multifunzione da applicare con la spugnetta, solo nei punti necessari. «Tre le sue funzioni: corregge occhiaie, piccole imperfezioni e zone d’ombra del viso; leviga, riducendo visibilmente l’aspetto di pori e sgranature; minimizza i segni dell’età. Il prodotto è unico, ma idealmente ognuno può sceglierne quattro. Una tonalità più chiara del proprio incarnato per un utilizzo trasversale sulle piccole imperfezioni; una ancora più chiara come illuminante; il peach (050) per neutralizzare occhiaie bluastre e macchie scure; lo 008 per scolpire il viso», suggerisce l’esperto. «Dare tridimensionalità al viso — conferma — resta un’esigenza, anche se si è evoluta nel tempo, dai contouring molto teatrali e poco realizzabili fai-da-te alla praticità di texture che consentono di dare ombreggiature al viso, e quindi definirlo in 3D, con pochi semplici passaggi». Ultimo step fondamentale delle nuove creazioni make up è, naturalmente, il blush, che la collezione Wonder Me lancia in un innovativo packaging. «Wonder Me Shake Blush va agitato come uno shaker perché l’applicatore sia avvolto dalla texture water cream, che si fonde istantaneamente con la pelle e si sfuma facilmente, senza lasciare chiazze di colore», dice Forgani. Ecco i suoi consigli sul blush: «Per un effetto bambola va appiccato sulla gota centrale, anche sul naso per apparire “baciata dal sole”, se cercate la tridimensionalità riprendete i punti tipici del contouring». Gesti diversi per trovare la propria unicità.
IL COMMENTO
Glamour e protettivi Sì ai fondotinta anche d’estate

Pablo Ardizzone, make up artist, cura il maquillage di personalità della musica, tivù, moda, sport, spettacolo
L’effetto nude che mette insieme praticità e luminosità
Dior, un gioco di materie prime evanescenti infuse di pigmenti di origine minerale di ROSSELLA BURATTINO
LWonder Me Nude, Fluido
Skin Tint Perfezione istantanea di Pupa


La tentazione, appena compare il primo sole primaverile, è dare l’addio ai fondotinta abituali per affrontare le giornate a «pelle nuda». Non ne vedo la ragione: aggiungono glamour senza togliere naturalezza, e sono anzi alleati di good aging. I fondotinta di nuovissima generazione si sono infatti ibridati e, oltre ad assicurare ottime prestazioni di make up, sono diventati veri e propri prodotti di skincare perché potenziati con principi attivi. Non è più necessario, quindi, sovrapporli a una crema da giorno, è sufficiente un passaggio di siero o di lozione, a seconda di abitudine e preferenza, e poi via di fondotinta, avendo l’accortezza di sceglierne uno con un buon filtro Spf. Il colore? Quello che si fonde con l’incarnato, che sparisce, è quello giusto, l’errore più comune è cercare di correggere la nuance della propria carnagione. Per evitare stacchi di colore e ottenere uniformità e armonia, sarebbe meglio stenderlo anche sul collo. La scelta del tipo di prodotto è molto personale, entrano in gioco fattori come la manualità e il risultato che si vuole ottenere. In generale quelli in emulsione sono i più facili da applicare, non c’è neppure bisogno della spugnetta, si possono usare i polpastrelli e sfumare con un pennello. Quelli in gel sono invece ideali per l’estate perché danno un leggero effetto abbronzante. Per qualsiasi formulazione, un’unica avvertenza: più prodotto se si vuole ottenere un risultato più carico, meno per chi preferisce l’evanescenza. In realtà, soprattutto per le pelli più mature, coprire troppo può evidenziare i segni di espressione e le macchie, io preferisco una trasparenza che l’effetto maschera. Testo raccolto da Marta Ghezzi © RIPRODUZIONE RISERVATA
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a bellezza è una cosa seria: basta prenderla con leggerezza. E la domanda da porsi diventa: «Si può essere «naturalmente belle anche se ci si trucca?». La risposta per la primavera-estate 2025 è la triplete magique di Dior: fondotinta, polvere abbronzante e acido ialuronico.
Willow Smith e Anya Taylor-Joy, muse ispiratrici di Dior Beauty, sotto. Dior Forever Hydra Nude, fondotinta ricco di acido ialuronico, agisce come un siero skincare, assicurando idratazione, in basso


Il nuovo fondotinta Forever Hydra Nude, dal finish impercettibile, propone 24 ore di tenuta e una formula costituita per il 55% da acqua, essenziale per regalare 48 ore di idratazione. Ed è arricchito con acido ialuronico, l’alleato numero uno contro i segni del tempo. Freschezza sì, ma per un effetto «baciata dal sole». Peter Philips, direttore creativo Dior Makeup, ha messo a punto anche Forever Nude Bronze, polvere abbronzante per un viso naturalmente luminoso. Make-up e skincare si incontrano e offrono una routine nude inedita e facile da applicare con formulazioni esperte. «L’estate è sinonimo di benessere e bellezza naturale, senza sforzi — racconta Philips —. La formula, leggera e delicata, del nuovo fondotinta è stata rivisitata per sublimare il colorito. E per celebrare una radiosità senza fine proponiamo una polvere abbronzante che regala un’abbronzatura divina». Dior Forever Hydra Nude è disponibile in 18 tonalità. «Crea, istantaneamente e facilmente — continua il direttore creativo —, un colorito perfetto e assolutamente naturale grazie a un gioco di materie prime evanescenti infuse di pigmenti di origine minerale che perfezionano il viso e attenuano le imperfezioni in maniera impercettibile». E Dior Forever Nude Bronze, con il suo astuccio impreziosito da un cannage couture dai toni ambrati, prolunga l’effetto bonne mine grazie all’essenza del complesso tan beautifier infuso di acido ialuronico. Questa terra è disponibile in due finish: «Naturale luminoso — spiega Peter Philips — per ottenere una pelle baciata dal sole, possibile grazie ai pigmenti perlati che riflettono la luce. E Mat per un effetto naturale che si fonde perfettamente con la pelle grazie alle polveri sottili». Ogni finish è proposto in quattro nuance che si adattano ai diversi tipi di carnagione. Due le muse ispiratrici che incarnano la bellezza fresca e spontanea: Anya Taylor-Joy e Willow Smith. La star di Hollywood e la cantante. Insieme prestano i loro volti a una nuova visione del nude che promette di far risplendere ogni donna adattandosi a ogni stile. rburattino@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA
Twiggy con gli occhi immensi; i colori della natura dell’epoca hippy; il glitter di Grace Jones, androgina e potente. Molte maison propongono un revival e forse sotto la moda c’è un desiderio più grande
Anni 60 e 70, sguardi con nostalgia
di ANNA MASUCCI
Balorda o canaglia, è sempre nostalgia. Che si fa sentire quando il presente non ti piace e pensi che il passato non era poi così male. I revival sono rassicuranti, carichi di promesse. E, come ci insegna la moda, mai uguali a se stessi. Adesso torna il segno forte dei favolosi Sixties e degli esplosivi Settanta, anni di rinnovamento, energia creativa, ribellione alle regole. Quando si pensava di poter cambiare il mondo e si sentiva l’obbligo di «metterci la faccia». E dato che il makeup è una scelta espressiva d’impatto immediato, perché non cominciare da lì?
Gli occhi, in primo piano. Che dovevano essere grandi, un po’ rotondi, spalancati sul mondo. L’effetto si otteneva con eyeliner nero, ciglia finte a mazzetti e soprattutto con la sottolineatura della piega della palpebra superiore per uno sguardo sognante, a volte un po’ attonito. La tecnica era denominata «cut crease» perché «tagliava» la palpebra nel mezzo con un tratto deciso di matita nera o marrone. Sono gli occhi di Twiggy, indimenticabili. Che lei rendeva immensi con piccoli tratti paralleli di eyeliner sulla rima inferiore, la firma del suo look. Legato anche al broncio sfrontato con cui lanciò la minigonna. Lei era «lo stecchino», la sua rivale Jean Shrimpton, occhi azzurri cerchiati dal kohl, era «il gamberetto», le ragazze dei Sessanta non potevano che essere magrissime. E pallide. Cipria evanescente, fondotinta avorio, spesso steso anche sulle labbra per quell’effetto «nude» fortemente voluto come reazione al rossetto rosso degli anni ‘50. Che stonava anche con il taglio geometrico ideato da Vidal Sassoon per la Swinging London e adottato per sempre da Mary Quant. Lunghi e al naturale, invece, i capelli di Jackie Kennedy quando sposa Onassis e stupisce per l’abito bianco corto con inserti di pizzo firmato Valentino.
Era l’ottobre ’68, la fiammata della contestazione giovanile aveva già incenerito regole non più adeguate ai tempi. Dopo la conquista della



Luna nel luglio 1969 e i tre giorni di Woodstock in agosto, i temi della libertà, del femminismo e della controcultura diventano dominanti. Le parole d’inizio dei Settanta sono pace, amore, individualismo. Oltre a fiori nei cannoni, droghe psichedeliche, sesso al posto della guerra. Il makeup si frantuma in mille pezzi, restano l’eyeliner, il mascara per ispessire le ciglia, le labbra senza colore. I capelli si portano sciolti, con la riga in mezzo. Sulla fronte, spesso un piccolo nastro o una coroncina di fiori stile hippy.
Gli occhi scelgono i colori della natura, diventano arcobaleni di azzurro, verde, rosso, viola assoluto. Torna il blush, per guance arrossate come dopo una giornata all’aperto. Si trascura la depilazione sotto gonnellone a fiori e pantaloni a zampa, si mostra il punto vita con il croc top.
La fine della guerra in Vietnam nel 1975 attutisce le spinte ribellistiche e apre a una visione più rock, sull’onda della febbre del sa-





Il make up era la scelta espressiva immediata di tempi in cui si pensava di cambiare il mondo. Mettendoci la faccia
bato sera. Del film con John Travolta si copia il trucco-disco, colorato e aggressivo, con ombretti glitterati, adesivi gioiello, segni grafici sul viso. L’icona è Grace Jones, androgina e potente. C’è anche Mina, che nel ’76 cantava «Amor mio», sopracciglia rasate, occhi esaltati dall’effetto smokey. E Farrah Fawcett, la più famosa delle Charlie’s Angels, capelli biondi di esagerata bellezza. Tendenze diverse di quei formidabili anni. Adesso, tra i flash dei SessantaSettanta c’è Saint Laurent che lancia un blush rivisitato dalla tecnologia, Naj Oleari che si rivolge alle giovani fan degli ombretti azzurri, Chanel che propone il verde menta, Kiko il gloss smaltato da discoteca, brand come Dior e Guerlain che puntano su lipstick glitterati dal rosa sorbetto al mirtillo.
È solo moda? O c’è anche il pensiero magico di poter riportare nell’oggi le parole di quei giorni? Che, non dimentichiamolo, erano pace e amore. © RIPRODUZIONE RISERVATA

Bios Line, che sin dalla sua fondazione ha avuto un approccio ecologico, propone una miscela di fitoestratti per combattere inestetismi dovuti a diete rigorose o gravidanze. Protagoniste, le alghe della Bretagna
Un «cocktail» per l’elasticità
di CATERINA RUGGI D’ARAGONA
Ritornare in forma non è solo questione di peso, e di taglia. I dimagrimenti molto rapidi, così come un inadeguato (o carente) esercizio fisico, l’eccessiva esposizione al sole, e naturalmente gravidanza e allattamento, mettono a dura prova elasticità, tono e compattezza della pelle. «Sebbene meno esposta di quella del viso, la pelle del corpo risente anche di altri fattori, come alimentazione scorretta, stress e tensioni emotive. Tutti questi elementi incidono sul suo equilibrio di base, quello idrolipidico, e possono accelerare la disidratazione e la perdita di tono ed elasticità. Bisogna saper ”ascoltare” la propria pelle, saperne vedere i cambiamenti e non sottovalutarli», spiega Roberta Scarpa, marketing manager per la Fitocosmesi di Bios Line, che ha appena lanciato un Concentrato Intensivo Rassodante, con il 96% di ingredienti di origine naturale. «Fin dalla sua fondazione nella metà degli anni Ottanta — sottolinea Scarpa — Bios Line si è impegnata a tutelare la natura e l’ambiente circostante per fornire soluzioni naturali che rispondano alle esigenze della clientela e che contribuiscano anche a mantenere l’equilibrio dell’ecosistema a cui dobbiamo il nostro benessere». Al centro della formulazione di Cell- Plus Concentrato Intensivo Rassodante una miscela di fitoestratti (cardo mariano, alchemilla, equiseto, peptidi di soia e rafano); acido ialuronico a due diversi pesi molecolari; olio di melone del Kalahari; alghe azzurre della Bretagna. «La scelta di utilizzare le alghe della Bretagna (lavorate attraverso un rigoroso procedimento di raccolta ed essiccazione che ne garantisce la sicurezza) — continua Roberta Scarpa — è nata dalla loro indiscussa capacità di favorire il metabolismo cellulare negli stati adiposi e quindi aiutare a contrastare la formazione degli inestetismi tipici della cellulite. L’acido ialuronico, già naturalmente presen-
Il principio base è sempre l’idratazione. L’azienda cresce e apre la sua prima filiale europea a Barcellona

te nel nostro organismo, è poi una molecola straordinaria, capace di trattenere fino a mille volte il suo peso in acqua. Grazie ai due pesi molecolari, agisce sui diversi livelli della pelle: uno penetra maggiormente e favorisce la rigenerazione cellulare; l’altro crea una barriera

protettiva che preserva l’equilibrio dell’epidermide». «L’idratazione è sicuramente il principio base (sempre!) perché, più la pelle è idratata, più è in grado di proteggersi, mantenersi elastica e assecondare il cambio di forme/taglia cui è sottoposta nel caso, per esempio, di una dieta o della gravidanza— dichiara Scarpa —. Vero che fino ai 25-30 anni la pelle ha una sua naturale morbidezza ed elasticità ma in gravidanza, anche si è giovanissime, si può avere bisogno di apportare elementi rassodanti ed elasticizzati proprio per evitare che nei punti critici, come il ventre o il gluteidove la pelle è sottoposta a una maggiore tensione - si possano poi formare smagliature o l’epidermide si “svuoti” e si rilasci eccessivamente. Se la pelle tende ad essere particolarmente disidratata o secca, come può accadere durante una dieta rigida, consigliamo di utilizzare prima il Concentrato poi la Crema. La loro sinergia aiuta a mantenere l’equilibro idrolipidico ottimale, infonde tono e compattezza e contrasta la formazione delle smagliature. Lo stesso vale per le donne in menopausa quando, a causa dei cambiamenti ormonali, la pelle tende ad essere decisamente più secca e meno compatta». Indicato per tutte le zone del corpo, seno compreso, il nuovo Concentrato Intensivo Rassodante può dunque essere usato da solo o in abbinamento alla Crema Rassodante.
Un tassello in più nel trattamento per la silhouette proposto da CellPlus, storico marchio di Bios Line, dell’azienda padovana che, dopo aver superato nel 2023 i 45 milioni di fatturato, ha continuato la sua crescita con oltre 48 milioni di giro d’affari e l’apertura, a Barcellona, della prima filiale europea.
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L’autoabbronzante gentile, senza disturbare il sole
di SOFIA CATALANO
Ancora una volta il trend si inverte: la tendenza pelle chiara, predominante negli ultimi anni, lascia spazio a quello che è già stato definito effetto «bonne mine» tutto l’anno. Si ritorna a parlare di abbronzatura, non quella intensa e selvaggia degli Anni 70, ma consapevole, senza lunghe esposizioni. E per questo gli autoabbronzanti sono i primi alleati di questo periodo. I laboratori Lierac, marchio francese, hanno messo a punto due formule innovative per la linea Sunissime, di cui fanno parte il Siero Autoabbronzante Viso e il Trattamento Autoabbronzante Corpo. Il primo autoabbronzante nasce nel

1928, ideato dallo stilista Jean Patou: l’huile de Chaldée, primo solare della storia. Negli Anni 50, poi, una ricercatrice di nome Eva Wittgenstein notò che un dolcificante per diabetici che stava testando macchiava la pelle dei pazienti, ma non i loro vestiti. Riuscì a riprodurre costantemente l’effetto di pigmentazione e vide che il Dha (la sigla della molecola impiegata) sembrava non penetrare oltre lo strato corneo. Certo i primi messi in commercio, se non applicati bene, tendevano a macchiare momentaneamente la pelle.
«Oggi — spiega Orietta Viziale , direttore scientifico Lierac — le formule sono cambiate e gli autoabbronzanti rappresentano un’interessante soluzione per chi
vuole avere un colorito più sano senza esporsi al sole. Il colore della pelle che si determina è legato a una reazione superficiale tra le cellule dello strato corneo e gli attivi del prodotto. Non viene sollecitata in alcun modo la produzione di melanina ad azione protettiva quindi, se ci si espone al sole, deve essere usato un filtro solare. Prima dell’applicazione è fondamentale utilizzare un esfoliante insistendo sulle zone più cheratinizzate come le ali del naso, e la zona a T per evitare la comparsa di iperpigmentazioni». Il prodotto, dalla texture leggera e dalla fragranza delicata può essere utilizzato da solo per una colorazione più intensa oppure essere miscelato alla crema abituale. © RIPRODUZIONE RISERVATA
BioNike lancia una nuova linea che ruota attorno alle argille bianca, rossa e rosa per detossinare, attivare il microcircolo cutaneo e levigare. L’obiettivo di fondo è prevenire l’invecchiamento della pelle
Tonicità con la strategia del fango
di ANNA TAGLIACARNE
Un sottile equilibrio nell’abbinamento con gel, creme e integratori. «Agire in contemporanea dall’interno e dall’esterno»

L’argilla bianca, nota anche come caolino, ha proprietà detossinanti mentre quella rossa, che deve la colorazione all’elevato contenuto di ferro, è considerata la più attiva sul microcircolo cutaneo. Infine, quella rosa, che ha un’azione levigante. Ecco la base dei trattamenti tonificanti a base di fango da applicare sulla cute per rimodellarla e ridurre la buccia d’arancia, il tutto stando a casa ma come fossimo alle terme. «Un attivo vegetale, l’estratto di garcinia, che ha azione antiossidante e protettiva del microcircolo completa la formulazione che ha una texture cremosa e di facile risciacquo. Partendo da principi attivi che sono iden-
tici ai fanghi delle spa, otteniamo fanghi cosmetici che possono essere applicati con estrema facilità e non solo stimolano la microcircolazione, ma favoriscono il rinnovamento cellulare e migliorano il tono e l’elasticità della pelle — spiega Reginetta Trenti, responsabile marketing scientifico di BioNike —. Questo trattamento fa parte della nostra linea corpo Defence Body, che ora si è evoluta diventando Defence My Body, per sottolineare come il nostro approccio sia quello di porre sempre maggior attenzione al benessere oltre che all’estetica, e per far sentire una maggior personalizzazione al consumatore. La bellezza nasce da una condizione di benessere, dunque
olistica, che vede la salute nella sua globalità. Ed è per questo che abbiamo rinnovato il nostro impegno rilanciando Defence My Body, pensando a un approccio globale e complementare». Ma come orientarsi tra fanghi e gel, creme e integratori? Come scegliere la soluzione migliore per risolvere i problemi di cellulite e di mancanza di elasticità cutanea? «Dobbiamo partire dal problema specifico, e capire quale inestetismo vogliamo trattare, su quale problema ci vogliamo concentrare. Sicuramente gli integratori, formulati con attivi selezionati per supportare i meccanismi fisiologici della pelle e dell’organismo e che interagiscono con i trattamenti
Defence My Body ReduxCell, Fango Tonificante di BioNike, arricchita di tre argille, migliora il tono e l’elasticità della pelle e aiuta a ridurre la buccia d’arancia

dermocosmetici, favoriscono risultati più duraturi. Agire contemporaneamente dall’interno e dall’esterno, è la soluzione migliore per favorire i processi di depurazione dell’organismo e di drenaggio dei liquidi — continua Trenti —. Scegliere tra un fango e un gel, tra una crema, un olio e un fluido, è una questione che dipende da noi: siamo noi, in base alle nostre esigenze di idratazione oppure di rassodamento che ci orienteremo e costruiremo il programma migliore. Quello che vogliamo comunicare rinnovando questa linea è che come quando parliamo di cosmesi per il viso e parliamo di “preventivismo”, quindi di prevenire l’invecchiamento cutaneo e di preservare più a lungo possibile la pelle giovane, lo stesso vale per la pelle del corpo. Perciò, come BioNike, con la nuova linea Defence My Body abbiamo arricchito i prodotti, aggiungendo oli essenziali come quello di mandorle dolci che favorisce l’azione elasticizzante e l’olio di crusca di riso, antiossidante che aumenta le proprietà elastiche della pelle, o l’olio di limnanthes alba, che ha elevato potere idratante alla crema per le smagliature. Resta inalterata la formulazione della crema Gel Drenante Riducente, poiché è un dispositivo medico depositato». Nel caso degli integratori la soluzione arriva sempre dalle piante: pilosella, mais, finocchio favoriscono il drenaggio dei liquidi corporei, betulla e tarassaco sostengono i processi di detossificazione epatica, mentre ibisco e fillanto favoriscono la funzionalità delle vie urinarie. E poi moringa, perché regola l’equilibrio del peso corporeo e infine mirtillo, che migliora la funzionalità del microcircolo, attenuando al contempo la classica sensazione di pesantezza alle gambe.
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«Un laser (attento a metabolismo) contro le cellule adipose»
di ROSSELLA BURATTINO
Tre trattamenti corpo. Fondamentali per contrastare adiposità, cellulite e lassità. Si inizia con «Classys Scizer - spiega Marco Bartolucci, medico estetico - progettato per manipolare gli adipociti nello strato di grasso sottocutaneo utilizzando una procedura a ultrasuoni focalizzati non invasiva. È la soluzione definitiva per la riduzione delle circonferenze corporee. Le sedute (da una a tre, dipende dalla quantità di grasso sottocutaneo da trattare) sono veloci, quasi indolori e permettono al paziente di ritornare immediatamente all’attività sociale». Emerald Laser rappresenta una svolta

nella medicina estetica, come funziona? «Durante una seduta di 30 minuti - racconta Bartolucci -, il laser Emerald agisce sulle cellule adipose, liquefacendo il loro contenuto in modo delicato ma efficace. Grazie al suo design e alla lunghezza d’onda specifica, questo laser penetra nelle cellule adipose senza danneggiare i tessuti circostanti, preservando l’adipocita e mantenendo intatto il funzionamento metabolico. Si distingue per la sua azione selettiva ed indolore. Rispetto ad altri trattamenti, questo laser preserva le cellule adipose mantenendo intatta la loro funzionalità metabolica. È consigliato per la riduzione non invasiva del pannicolo adiposo sottocutaneo e per gli accumuli di grasso localizzato in varie parti del corpo». E la carbossiterapia continua ad essere il trattamento di elezione per la ritenzione idrica e non soltanto. «Infatti - continua il medico estetico - è una metodica che torna utile anche nel caso di cellulite, piccoli accumuli di grasso localizzato, smagliature, occhiaie o calvizie. Grazie ad una tecnologia all’avanguardia, Modula Carbiox si colloca tra i trattamenti più completi ed efficaci sul mercato. L’innovativo metodo di somministrazione del gas, sviluppato da Wavemed, allevia il dolore, con erogazione ad alti e bassi flussi, controllati da un avanzato sistema di gestione che regola l’effettiva insufflazione di Co2 nei tessuti». rburattino@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA

PROFUMI
Natalia Outeda, alla guida della maison argentina Frassaï, racconta come la nuova fragranza sia nata davanti a una vecchia foto in bianco e nero. E con in mente le parole del grande Borges
Il nonno, gli scacchi: profumo di famiglia
di MARTA GHEZZI
«Lo spunto iniziale? Una stanza rivestita di legno, un sentore di tabacco nell’aria, un rimando alla colonia dei giocatori»

Nella foto, un vintage in bianco e nero di fine anni Cinquanta, lo si vede intento a giocare a scacchi. Non è una partita qualsiasi, è un torneo nazionale. Ernesto Outeda indossa una camicia immacolata, perfetta nell’assenza di pieghe e giacca e cravatta, ancora all’epoca davanti alla «regina armata, ai pedoni battaglieri, all’obliquo alfiere» — è la descrizione del grande scrittore argentino del Novecento, Jorge Luis Borges nella poesia Ajedrez, che significa scacchi —, era d’obbligo l’eleganza, come segno di rispetto. Outeda appare concentrato, in quella sorta di rapimento silenzioso che si osserva di frequente negli scacchisti. «Il nonno era un matematico, con un grande amore per gli scacchi, è stato lui a insegnarmi a giocare», spiega la nipote Natalia Outeda, «quando è mancato, la nonna ha voluto che fossi io a ereditare la sua preziosa scacchiera da tasca, minuscola come un portafoglio». L’imprenditrice alla guida di Frassaï, la maison argentina di profumeria di nicchia che ha fondato a Buenos Aires nel 2013, rivela che l’eau de parfum Ajedrez è nata davanti a quella vecchia foto di famiglia. «È stato il brief di partenza», dichiara, «avevo in mente una fragranza che oltre a evocare la nobiltà degli scacchi e la signorilità dei giocatori di metà del secolo scorso, alludesse all’idea del tempo che si ferma e diventa circolare, metafora della vita». E così diventa obbligatorio citare ancora Borges, i suoi magnifici versi, «Quando si lasceranno i due rivali, quando il tempo li avrà finiti, il rito certo non sarà concluso», e anche, «como el otro,
Natalia Outeda, fondatrice di Frassaï, sopra. Nella foto a destr (Claudio Furlan /Lapresse), il nonno di Natalia Ernesto, a sinistra, grande giocatore di scacchi, a cui è dedicata l’eau de parfum Ajedrez, distribuita in Italia da Calè, a destra, in alto
este juego es infinito» (come l’altro, è infinito questo gioco).
Per Ajedrez, Outeda ha scelto di affidarsi, mantenendo la direzione creativa, a un naso con cui non aveva mai lavorato in precedenza, il tedesco Ralf Schwieger, «un professionista che non insegue le mo-

de, non si piega alle tendenze, un vero outsider anche se riconosciuto a livello internazionale». Confessa che tradurre lo spunto iniziale, «una stanza da gioco rivestita di legno, con un vago sentore di tabacco nell’aria e il rimando alla colonia dei giocatori», non sia stato
CREED
Variazioni
affatto semplice. «Quanti tentativi, quante prove andate a vuoto, ci siamo trovati immersi in una partita che sembrava non giungere mai al termine, ci sono volute ben 61 mosse prima della vittoria!», afferma ironica. Nell’essenza convivono lavanda, pepe nero e un luminoso
attorno alla rosa in un bouquet lussureggiante

In arabo significa, «paradiso lussureggiante», Eladaria rappresenta la visione di un giardino che si illumina nella nebbia argentea del mattino. Quest’immagine ha guidato il processo di creazione della fragranza della maison Creed, un millésime, termine francese utilizzato nel mondo dei vini per indicare un’annata eccezionale e che in profumeria rappresenta una fragranza di altissima qualità. Eladaria (distribuita in Italia da Calé), dall’estrema persistenza, si apre con note fresche ed energizzanti di mandarino che evolvono nel cuore fiorito, un mix di note di rosa centifolia, rosa damascena e di un morbido accordo di rosa realizzato in laboratorio per evocare la sensazione della rugiada alle prime luci dell’alba. Il bouquet impreziosito, dalle sfumature di mughetto e peonia, evolve in un fondo di legno di cashmere, vaniglia e muschio. Il risultato è l’interpretazione moderna di una nota classica come la rosa. R.E.

bergamotto, a regalare calore sono i legni, l’ambra e le note di cuoio e di muschio, mentre al centro, nel cuore, brilla un iris speziato, «un estratto di olio essenziale purissimo».
Più maschile che femminile ma senza reali confini, Outeda conferma e parla di una fragranza unisex. «Il profumo è appena uscito, il mio pensiero è di lasciarlo camminare per il mondo, sarà il pubblico a decidere».
Frassaï è, dalle origini, fedele a un’unica tipologia di flacone, una bottiglia in vetro italiano dal raffinato taglio geometrico con il tappo in legno (la versione da 9 ml da viaggio è ricaricabile e offerta con una custodia in pelle riciclata, mentre dal packaging di qualsiasi formato è stato eliminato il cellophane). La profumiera rimarca la scelta di non intervenire sul flacone, «è un modo per essere immediatamente riconosciuti, l’unica variazione che inserisco ogni volta è il colore dell’etichetta».
Per Ajedrez è stato selezionato un azzurro carta da zucchero, nella stessa nuance della bandiera argentina. «Un piccolo escamotage perché l’omaggio al nonno e ai giocatori di scacchi del suo periodo arrivi a comprendere anche le nuove generazioni di scacchisti», precisa. E subito ricorda Faustino Oro, classe 2013, «il più giovane di sempre a fregiarsi del titolo di maestro internazionale. Un giocatore bambino con un talento eccezionale, uscito vincitore perfino dal confronto con Magnus Carlus, il numero 1 al mondo. Non a caso lo abbiamo soprannominato il “Messi degli scacchi”».

























Kendall, modella 19enne emersa dai social durante la pandemia, è il volto della nuova campagna del profumo più iconico di Narciso Rodriguez: una personalità intensa come la fragranza
Angelina «surfa» sulla celebrità con un mix di culture esotiche
di ROSSELLA BURATTINO
La sua carriera è dipesa dalle sliding doors (porte girevoli). Sarebbe potuta diventare un medico o una surfista professionista, invece, si è affermata (per caso) come modella. Angelina Kendall, 19 anni, calca le passerelle di punta delle sfilate di New York, Londra, Milano e Parigi per le griffe più famose. Ed ora è anche il volto della nuova campagna di for her, l’iconico profumo di Narciso Rodriguez. Nata a Sydney, il successo di Angelina è arrivato dai social media con l’uso «compulsivo» delle piattaforme (soprattutto Instagram) durante la pandemia da Covid-19. Le sue foto al mare, mentre cavalcava le onde con il surf o scattate per raccontare la sua quotidianità, hanno fatto il giro del mondo, e i suoi follower hanno avuto un picco. La giovane australiana è stata notata da tutti, ma proprio tutti. Anche dagli stilisti. E ha debuttato nel mondo della moda a partire dall’autunno-inverno 2023.
«Per adesso mi diverte stare in passerella ma in futuro vorrei provare a recitare. O fare l’agente immobiliare»
Una star in divenire: «Credevo fosse un lavoro all’insegna del glam – ha rivelato Angelina Kendall -. In effetti lo è, ma fino a un certo punto. Vorrei continuare, ma spero anche di divertirmi e magari in futuro di provare a recitare o di diventare un’agente immobiliare, ma per ora non vorrei essere altrove». Cioè, sulle passerelle più importanti del fashion system: Alaïa, Dior, Dion Lee, Hermès, Jason Wu, The Attico, Ralph Lauren, Tory Burch, Tom Ford, Paco Rabanne, Tod’s, Khaite e Michael Kors Collection e Max Mara.
La sua personalità rispecchia l’ultima novità della fragranza: l’intensità del cuore di muschio rendendo for her ancora più seducente e caratterizzato da un accordo di fiori bianchi e di sontuosa vaniglia. Un’altra donna ha reso questo profumo «materialmente» affascinante: è la sua creatrice, Sonia Constant: «Con questa fragranza –ha svelato il naso - il cuore dell’emblematico muschio viene reinventato per rivelare una nuova intensità magnetica. La profumiera, infatti, ha sviluppato il nuovo cuore di muschio combinando le tecniche tradizionali per la creazione di fragranze con l’intelligenza artificiale e la tecnologia headspace, che le ha permesso di catturare la scia di for her dopo quattro ore di evaporazione creando, così, l’espressione più pura della firma emblematica del profumo di Narciso Rodriguez.
Lineamenti decisi, sguardo intenso e accattivante, mix di culture (le radici della sua famiglia sono brasiliane): «Angelina possiede un tipo di bellezza rara, perfetta e senza tempo. La sua intensità, la sua grazia e il suo fascino sono stimolanti e straordinari. Incarna ogni aspetto della moderna donna», ha raccontato il designer Narciso Rodriguez. La campagna for her eau de parfum intense è firmata dal celebre fotografo Mario Sorrenti: «Ho cercato un ritratto intimo della nuova musa».
MAISON CRIVELLI

Formule segrete, ingredienti selezionati
Si comincia da un campo di zafferano
I sentori dell’Oriente si ritrovano nella nuova fragranza di Maison Crivelli che entrerà a far parte della collezione Olfactory Mysteries. Si tratta di una serie di extrait. Creazioni che vogliono inaugurare un nuovo filone di vivere la fragranza: le formule rimarranno completamente segrete e gli ingredienti super selezionati.
Thibaud Crivelli, fondatore del marchio, è uno spirito nomade, per tre generazioni la sua famiglia ha vissuto nei quattro angoli del globo, tra cui Vietnam, Marocco, Libano e Australia, e fin da bambino ha subito il fascino delle altre

culture e dei profumi. Adesso vuole proporre architetture olfattive uniche.
Come Safran Secret (nella foto a sinistra) è il primo extrait de parfum della collezione Olfactory Mysteries, creato in collaborazione con Gaël Montero di Givaudan. Crivelli, che si è ispirato al ricordo di campi di zafferano coperti da una fitta coltre di nebbia, spiega: «Concentrato al 30%, Safran Secret è costruito intorno a uno zafferano speziato, morbido e sensuale, che viene avvolto da note naturali, calde e legnose per una scia deliziosamente potente». G.Gh.

for her eau de parfum intense di Narciso Rodriguez. Il muschio protagonista viene reinventato con un cuore che fonde l’accordo di vetiver e muschio e le note calde di ambra e vaniglia
Catturando questa «fotografia» olfattiva della quintessenza del cuore del muschio, Sonia Constant è stata, poi, in grado di integrarla all’interno di for her eau de parfum intense amplificando la sua firma emblematica e massimizzandone potenza e intensità.
La fragranza si apre con note di testa di pesca e di bergamotto calabrese enfatizzate da fiori bianchi, combinati con un accordo di giglio rosso per creare il cuore ipnotico. Infatti, il nuovo cuore intensificato di muschio amplifica la firma inconfondibile della linea, esprimendo l’essenza in modo più potente. Il cuore si evolve in una scia inconfondibile fondendo l’accordo di vetiver e di muschio con note calde di ambra e di vaniglia.
Il colore del flacone non poteva che adeguarsi a questa spinta di fascino: il rosa blush di for her diventa un fucsia profondo riflettendo l’intensità della fragranza racchiusa all’interno.
Un profumo definito «afrodisiaco». Per lo stilista Rodriguez ha il potere di «trasformare la seduzione in un gioco olfattivo a fior di pelle».
rburattino@corriere.it
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Ispirata alla natura, forgiata dalla scienza Si
parte da una succosa mela zuccherata
La fiducia in se stessi è contagiosa. La sensazione di poter fare qualsiasi cosa è un potere che viene da dentro. Con una nuova audace identità floreale legnosa, racchiude questa fiducia interiore Idôle Power L’Eau de Parfum Intense (nella foto a destra) di Lancôme, Anche perché è interpretata dalla personalità magnetica di Olivia Rodrigo, la cantautrice di successo che a soli 21 anni ha scalato le classifiche globali. Con la prima vaporizzazione, si percepisce la molecola Pomarose, ispirata da una succosa mela zuccherata, in bilico tra il gourmand

fruttato ed il fiorito. Emerge poi un cuore bouquet di rosa intensa, che incontra una base legnosa cremosa di due tipi di legno di sandalo e note di muschio.
Ispirata alla natura e potenziata dalla scienza, Idôle continua a definire il futuro della profumeria, scoprendo nuovi orizzonti del mondo di fragranze.
Il flacone che riprende l’iconica silhouette Idôle è un totem realizzato con una laccatura sfumata color ruggine. L’effetto ombré a due tonalità accentua le linee pulite e architettoniche, come la cornice metallica color oro rosa. L.R.V
PROFUMI
La nuova declinazione di una fragranza di Emporio Armani nata nel 2017 sta ora cavalcando lo spirito dei tempi con un ingrediente insolito per la profumeria. Global Ambassador, l’emergente attore inglese Nicholas Galitzine
Romanticismo e passione colti in castagna
di GIANCARLA GHISI
Ci sono tutti gli ingredienti per rendere questa fragranza, l’ultima creazione firmata Emporio Armani, intrigante. A cominciare dal nome: Stronger With You Parfum, nuova declinazione di un classico nato nel 2017. A cui si aggiunge un global ambassador come Nicholas Galitzine, emergente attore inglese. E ovviamente la composizione olfattiva caratterizzata da una nota insolita: la castagna.
«L’obiettivo — spiega Cécile Matton, maestro profumiere che lo ha realizzato — era stato sin dall’inizio quello di creare un profumo magnetico, sensuale e irresistibile, capace di raccontare la storia d’amore tra un uomo e una donna. Perché Stronger with you nasce come componente maschile di due fragranze di coppia. Siamo partiti dalla nota di castagna, dolce e sensuale, per armonizzarla con l’intera struttura mascolina. L’idea era sviluppare un profumo fougère, una famiglia olfattiva classica, arricchito da una sfumatura cremosa e morbida, in grado di evocare romanticismo e passione, ma con un tocco innovativo e distintivo». Un ingrediente raramente utilizzato in profumeria. «Diciamo che è stata una sfida introdurre una nota così dolce all’interno di una struttura maschile — racconta il naso. Quando ho iniziato a lavorarci non esistevano fragranze per lui così sensuali, con una sfumatura quasi “alimentare”, è stato un approccio innovativo. Non lo definirei un profumo gourmand perché mantiene una struttura fougère dove il contrasto dato dall’intensità dei legni bilancia la dolcezza del frutto. C’è un perfetto equilibrio tra le note per cui la castagna apporta sensualità ma senza essere stucchevole. È stato un percorso impegnativo, la difficoltà è stata nel dosare i contrasti. E nell’ultima versione, Parfum, la castagna passa dal-

le note iniziali alle note di fondo, intensificata dalla vaniglia, come piace alla generazione di giovanissimi, la gen Z. Sono loro ad aver reso virale Stronger with You».
La maison milanese voleva un prodotto moderno che evocasse la forza e la libertà dello stare insieme. Non per niente la campagna, realizzata dal regista Jonathan Alric è ambientata «all’interno» della fragranza, dove è stato ricostruito un club dall’atmosfera soffusa racchiuso simboli-
LE LABO
Il
«naso»
Cécile Matton:
il miglior profumo rischia di non ottenere il consenso del pubblico se non è pronto ad accoglierlo — aggiunge Matton —. Abbiamo corso il rischio introducendo questo elemento inusuale per un maschile. Probabilmente, il segreto del successo è stato integrarlo armoniosamente nella struttura classica del fougère, bilanciando i contrasti. La nuova declinazione Parfum si aggancia ancora di più al presente, perché in questo momento sono di tendenza i profumi forti, dalle note di testa fresche e di impatto, e più legnosi, ricchi, al cuore e al fondo».
«Il successo di Stronger with You è diventato virale grazie alla Generazione Z»

Una nuova fragranza arricchisce la collezione olfattiva di Le Labo, azienda produttrice di profumi artigianali fondata a Grasse, in Francia, e sviluppatasi a New York. «È stato creato Eucalyptus 20 — spiega Deborah Royer, global brand president & creative director — che prende ispirazione proprio dall’eucalipto. Ci siamo immaginati un luogo così vasto e remoto dove poter camminare per settimane senza incontrare anima viva. Infiniti chilometri di sabbia rossa e cielo blu. Nel caldo implacabile, un albero bianco solitario che si staglia all’orizzonte può sembrare un mi-

raggio. L’eucalipto è come un’oasi, un rifugio in cui le erbacce e la polvere rossa vanno a depositarsi sotto l’ombra soffusa delle sue foglie argentate». Nell’architettura olfattiva la freschezza dell’eucalipto e del legno di cedro è bilanciata dal calore fougère del labdano e sostenuta da un letto di note di muschio e frankincenso. «Una fragranza — conclude Royer — che è soprattutto un invito: stacca la spina, perditi nella natura». Unisex, ricaricabili, miscelate ed etichette a mano a cui possono essere aggiunti messaggi personalizzati. G.Gh
camente nel tappo.
E qui Galitzine si muove al ritmo delle note di Born Slippy degli Underword mentre l’aquila simbolo del brand lo accompagna.
Stronger With You ha saputo intercettare e persino anticipare l’air du temps e a distanza di otto anni dal suo lancio sta vivendo oggi il suo momento più importante.
A volte arrivare sul mercato troppo presto non aiuta, ma in questo caso la tempistica è stata perfetta. «Anche
Il successo virale di Stronger with You fra i giovanissimi fa pensare che si possa replicare quello di un’altra famosa creazione maschile della maison Armani, Acqua di Giò, che a distanza di tempo rimane un’icona. «Quando un profumo — spiega Matton, che lavora per la maison essenziera Mane — resta a lungo sul mercato, continuando ad essere amato nel tempo, inaugura un nuovo filone olfattivo. In qualche modo diventa il “capofamiglia” di una serie. Stronger With You, dal suo lancio nel 2017, ha mantenuto un forte consenso e si è affermato come un simbolo di una idea di mascolinità più fresca e contemporanea». Come in tutte le sue proposte, Armani Beauty pone una forte attenzione alla sostenibilità. In questa fragranza troviamo la vaniglia bourbon premium, il cuore di salvia sclarea e il cuore di lavandino. La vaniglia bourbon proviene dal Madagascar, dove un processo di coltivazione ed estrazione garantisce un equo reddito ai produttori e preserva l’ecosistema forestale.
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ROBERTO CAVALLI
Passeggiare in un giardino fiorito seguendo con l’olfatto il colore rosa
Paradiso Rosa, un nome in sintonia con la maison. Non poteva essere che di questo colore la creazione olfattiva di Roberto Cavalli, brand che rappresenta l’essenza dell’eccellenza italiana, del savoirfaire artigianale e delle sue radici mediterranee.
«Realizzata in collaborazione con il naso Laurent Le Guernec di Iff — raccontano in azienda — la fragranza è stata concepita come una creazione floreale fruttata. Si apre con pompelmo rosa, pepe rosa, bergamotto italiano e lampone. Il cuore richiama una passeggiata in giardino fiorito con petali di peo-

nia, acqua di rosa e gelsomino acquatico. Il tutto su un fondo di muschio e resina di benzoino che contribuiscono a rendere il jus persistente».
Ispirato agli iconici motivi e disegni di Roberto Cavalli, il flacone si veste di una tonalità metallizzata con tappo in cristallo gioiello. Riconoscibile dall’iconico logo a specchio: il serpente simbolo del brand.
Mentre il packaging esterno arricchito con scintillanti glitter, esalta lo spirito glamour della Maison, da sempre giovane e audace. G.Gh.






















































































Mugler conferma con una nuova fragranza la scelta di profumi molto intensi. Il naso Ropion:
«Deve essere un vettore di emozioni. Per la Gen Z un modo di sentirsi sicuri»
Una «bomba» olfattiva come vogliono i giovani
di PAOLA GARIBOLDI
Il neologismo coniato dal New York Times la primavera scorsa ha già una pagina dedicata su Wikipedia. In momenti in cui l’economia rallenta, i consumatori tentennano, lo Smellmaxxing, la passione per profumi forti e complessi, è tra i fenomeni più osservati: già lo scorso anno ne ha sostenuto i profitti con vendite che negli Usa hanno segnato un più 12% nel segmento delle fragranze prestige - e che aumenta a un più 43% se si isolano le eau de parfum ad alta concentrazione (fonte Circana).
Rilanciati su TikTok anche con hashtag come SmellBig e Smell Expensive, le fragranze XXL – che latitavano dagli Anni 80 - piacciono alle nuove generazioni che li scoprono come novità.
Ma c’è chi questo stile olfattivo l’ha scelto come impronta estetica di tutti i suoi profumi e sarebbe quindi improprio dire che casa Mugler con la nuova versione di Alien Extraintense stia seguendo una tendenza o ceda alle pressioni degli uffici marketing. «Il Dna di Mugler offre la libertà di andare oltre le convenzioni. Non ci sono limiti all’intensità delle materie prime dei loro profumi, che si possono lavorare in overdose e contrastare sino a creare shock olfattivi», conferma il creatore della fragranza Dominique Ropion, uno dei big tra i maestri profumieri (con un curriculum di 384 profumi tra cui Alien ideato nel 2005), ammirato proprio per la
sua capacità acrobatica di gestire ingredienti potenti in qualità importanti. È lui ha presentare il nuovo Mugler.
Qual è stata la materia prima che ha scatenato la sua creatività nella creazione di questa nuova edizione di Alien?
«Amo pensare al profumo come a un vettore di emozioni. Per creare questo suo potere seduttivo, ho scelto la tuberosa, fiore olfattivamente sfaccettato perché possiede, insieme, una freschezza verde, una morbidezza densa e lattea, e anche toni animali. È un fiore speciale per me: la sua complessità è tanto attraente quanto incomprensibile».
In che modo Extraintense si inserisce nella «famiglia» Alien e nella maison Mugler nel suo complesso?
È stato coniato il neologismo
Smellmaxxing: le fragranze forti e complesse fanno volare le vendite in tempi di crisi
«Alien dalla nascita (2005) è sempre stato sinonimo di potere, misticismo e presenza. Ora abbiamo enfatizzato questo approccio, così questo profumo è una overdose di sensualità e, tenendo presente l’ambizione di Mugler di trasgredire i codici e reinventarsi a ogni creazione, la formula è coinvolgente, affascinante e ha una ricchezza floreale narcotica, intensificata appunto dalla tuberosa».
La fragranza è pensata per «essere il personaggio principale della stanza». In che modo si realizza questo concetto?
«L’Alien originale è già nota come “bomba olfattiva”, in Extraintense questa potenza è accentuata
LAURA BIAGIOTTI

Bergamotto e limone invernale uniti con l’aiuto dell’intelligenza
C’è anche la mano dell’intelligenza artificiale nella realizzazione della formula olfattiva di Roma Uomo Nero Estremo, l’ultima creazione di Laura Biagiotti (nella foto). La fantasia dei maestri profumieri Annick Ménardo e Suzy Le Helley (quest’ultima appassionata di tecnologie e sperimentazione digitale) è stata resa ancora più unica dal supporto di un algoritmo che, guidato dal loro estro, ha agito come un booster di creatività. La piramide olfattiva si apre con le note fre-

artificiale
sche di due agrumi: quella frizzante del bergamotto e l’altra più morbida e dolce del limone invernale, a cui si aggiungono mix di fiori bianchi, anice e liquirizia. Il tutto reso sensuale da vaniglia, sentori boisé del vetiver di Haiti, e toni smoky della fava tonka. Il flacone si presenta in tutte le sue sfaccettature realizzate con materiali e finish diversi che donano dinamicità alla bottiglia. Il tappo è specchiato e lucido, a contrasto con il corpo centrale in vetro dall’effetto vernice. G.Gh


dall’uso di vaniglia e muschi che avvolgono la fragranza in un caldo effetto seconda pelle, bilanciandone la tuberosa con una sensualità coinvolgente e confortante. La maggiore concentrazione di ingredienti, poi, conferisce una maggiore durata e diffusione, assicurando un’aura indimenticabile».
Cosa rende questa fragranza attraente per la Gen Z?
«Questa generazione vuole distinguersi e abbracciare la propria identità unica e Alien Extraintense incarna questo desiderio. L’universo audace che crea parla alla loro ricerca di qualcosa che sia potente e seducente. E permette loro di sentirsi sicuri e forti».
© RIPRODUZIONE RISERVATA CRAIG MCDEAN PER MUGLER
SANTA MARIA NOVELLA
Come un giardino d’inverno fiorentino l’omaggio alla dinastia dei Medici
Due nuove fragranze entrano a far parte della collezione I Giardini Medicei di Santa Maria Novella che vuole rendere omaggio alla Firenze Rinascimentale: città crocevia di culture e profumi provenienti da terre lontane, insieme ai giardini delle Ville Medicee, simboli di bellezza, arte e natura. Grazie anche alla nobile e potente famiglia dei Medici che con il contributo di influenze locali e internazionali è stata capace di creare una fusione unica di stili e tradizioni.

Ambra Eau de Parfum (nella foto) è una combinazione olfattiva che intreccia il mistero dell’oriente con gli agrumi, unisce con eleganza note calde e avvolgenti, evocando un giardino d’inverno nella corte fiorentina. Il flacone racchiude la freschezza del bergamotto e la ricchezza sensoriale di ambra e mirra. Il cuore resinoso si evolve verso un fondo di patchouli e sandalo, intensificando la profondità della composizione. Mentre Incenso Eau de Parfum, un orientale-legnoso, evoca atmosfere contemplative. G.Gh.
Simone Andreoli racconta la genesi della sua nuova fragranza che cattura le sensazioni da lui provate nell’incontro con un curandero nel Paese latino-americano. E regala nel flacone anche un estratto del suo diario di viaggio
Un’euforia sciamanica ispirata dal Messico
«Ho avuto una immersione nel trascendente, poi ho pensato a questo profumo come a una danza di passione e spiritualità»

di MARTA GHEZZI
In tempi antichi, gli sciamani del popolo Maya utilizzavano il veleno del Bufo alvarius, un rospetto dalla livrea grigia (alquanto bruttino) diffuso nelle zone desertiche del Messico settentrionale, per curare le ferite psicologiche dei guerrieri. L’animale produce uno stupefacente naturale che agisce amplificando la sensazione di euforia, e arriva a indurre (oltre ad allucinazioni, se le dosi vengono superate) uno stato di benessere profondo. Una medicina alternativa ultramillenaria, tramandata con sapienza di generazione in generazione.
Il profumo di Simone Andreoli Venom-Secret of Shaman, fragranza dalla forza ipnotica che evoca mondi misteriosi e avvolge in un’aura di energia e assoluto piace-
re, si ispira a questa tradizione. Di più: nasce da una esperienza vissuta dallo stesso Andreoli durante un viaggio nel Paese latino. «Sapevo dell’esistenza di un rituale, una sorta di cerimonia rimasta intatta nei secoli, ho convinto un curandero a farmi partecipare — racconta —. Cosa ho sperimentato? Un’immersione totale nel trascendente, il cuore che si libera, accetta e lascia scorrere, aprendosi a un percorso di rinascita e di nuova consapevolezza». Il naso, interprete di tutte le essenze del brand di profumeria d’autore che porta il suo nome — fondato a Carpi, provincia di Modena, nel 2014, oggi presente sul territorio italiano con 150 concessionari e con una diffusione capillare in oltre 40 Paesi del mondo, da Europa ad Asia, a Stati Uniti —,

Nello Yucatan, in Messico, Chichén Itzá, il più grande ed importante sito archeologico Maya, civiltà precolombiana, a cui è dedicata l’eau de parfum di Simone Andreoli
sorride mentre assicura che il profumo, vagamente ipnotico, «non è psichedelico, non induce stati di trance, è piuttosto pensato come una meravigliosa danza di passione e spiritualità».
Tradurre in una essenza l’esperienza onirica travolgente provata in Messico, «non assimilabile ad alcun odore conosciuto», è stato, rivela Andreoli, lungo e complesso.
«La meta, la sfida, era celebrare il rito rendendolo olfattivo». VenomSecret of Shaman conduce nella terra dei Maya con un bouquet dove gli accordi di tabacco e cuoio, «volutamente esagerati, quasi in overdose», contrastano le note speziate di zafferano, pepe nero e frutta secca, rese più morbide da una trama di datteri. Forse più maschile che femminile, anche se lui pre-

ferisce connotarlo come genderless e scommettere su un destino luminoso, «è un gioiello olfattivo audace, destinato a chiunque ami le note ruvide e graffianti».
L’Eau de parfum Intense, che fa parte della collezione Poetry of the Night, viene presentato nell’elegante flacone nero trasparente, con le scritte in rilievo in oro, accompagnato da un estratto del diario di viaggio dello stesso Andreoli. Il naso precisa: «È il mio modo di farlo volare, racconto come è nata l’ispirazione, come abbia preso forma a partire da una suggestione iniziale, e attraverso ricordi, sensazioni, piccoli aneddoti, trasporto chi lo ha scelto nel lido originario lontano dove è scattata la scintilla».
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La Colonia è cresciuta. Ed è diventata profumo
di CRISTIANA PROVERA
Che profumo ha una colonia? All’apparente paradosso ha risposto Acqua di Parma reinterpretando in modo contemporaneo la prima fragranza lanciata dalla maison nel 1916, una Colonia per l’appunto, trasformandola in Profumo con la P maiuscola. Affidata alla «regia» del naso Alexis Dadier del team Robertet di Parigi, Colonia Il Profumo (questo il nome della nuova composizione olfattiva) riparte dalla freschezza degli agrumi italiani (bergamotto, pompelmo e arancia rossa), succo del jus originale, per aggiungervi la profondità e la persistenza di due nuove note: ylang-ylang e patchouli. Così, la nuova composizione non ha limiti

di genere ed è fatta per rimanere a lungo sulla pelle e nella memoria di chi la incontra. «Ho sentito il peso di una grande responsabilità», ammette il maestro profumiere francese. «Da un lato non volevo deludere le persone affezionate alla formulazione della Colonia originale, dall’altro volevo attrarre nuovi consumatori, in particolare tra i più giovani». Una vera e propria sfida vinta dopo 119 test grazie al frazionamento dell’ylang ylang che esalta i contrasti e aggiunge un tocco luminoso al cuore della sinfonia olfattiva senza cancellare l’identità di colonia. «Il frazionamento è un processo di distillazione che isola alcune componenti specifiche degli oli essenziali rimuovendo i tratti che potrebbero risultare troppo intensi e sgradevoli — spiega Dadier che ha usato
questo metodo anche nelle note di fondo —. È solo grazie a questo sistema di estrazione che ho potuto affiancare l’ylang ylang al rosmarino per esaltare le note agrumate del cuore e il patchouli al vetiver per dare vita a una base fresca e pulita». A lasciare il segno in Colonia Il Profumo è anche l’iconico flacone art déco, ora avvolto da riflessi dorati, personalizzabile con incisioni speciali. Per «spostarlo» al meglio Acqua di Parma ha creato una collezione di oggetti lifestyle ad hoc tra cui lo Scrigno Colonia Portami in pelle naturale con interni gialli, impreziosito da impunture a contrasto, e il Vassoio Colonia Posami in grado di contenere fino a tre profumi da 180 millilitri. Il Profumo di Colonia è servito.
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SDelphine Jerk, naso di Guerlain, si è innamorato dell’estratto del vegetale e lo ha messo al centro di una eau de toilette. «Ho pensato a un
prodotto a metà strada tra profumo e cura della pelle»
C’è una grande debutto, il cetriolo
Per valutare i benefici della fragranza, la maison ha sviluppato il protocollo Scienza delle Emozioni
ì, il cetriolo può trasformarsi in una nota olfattiva e diventare parte di un’eau de toilette feel-good. Ad affrancarlo dal suo ruolo culinario è Delphine Jelk, Guerlain Fragrance Creative Director & Perfumer, che, odorando il suo estratto, se n’è innamorata e l’ha messo al centro di Rosa Verde, una eau de toilette della collezione Aqua Allegoria.
«Si tratta di una materia prima molto rara — racconta il naso della maison francese — mentre la studiavo ho pensato di creare qualcosa che esprimesse l’idea di un’eau de beauté, a metà tra profumo e cura della pelle. Ho aggiunto così note acquatiche e vegetali per dare un’impressione di idratazione e freschezza e la rosa, che rappresenta la bellezza e l’eleganza. Infine, menta e pera, per imprimere un delicato tocco fruttato».
Non a caso, Jelk, che abbiamo raggiunto su Zoom nel suo studio a Parigi,ha esposto sul moodboard alle spalle le sue fonti d’ispirazione: foto di fiori nell’acqua, rugiada, strati di brina, texture bianche di creme, acqua di rosa, quarzo, una pietra dalle proprietà terapeutiche e riequilibranti, fette di cetriolo su un viso di donna, foglie di menta e un’etichetta degli anni ‘80 del XIX secolo di un latte di cetriolo di Guerlain, consigliato alle signore

per raffrescare le tempie e addolcire la pelle.
Per definire i benefici emozionali di Rosa Verde è stato sviluppato per la prima volta dalla maison il protocollo Scienza delle Emozioni, in cui sono state confrontare le misurazioni fisiologiche basate sull’elettroencefalografia e su quella del ritmo respiratorio, con quelle psicometriche. E dai test su una quarantina circa di soggetti è risultato che l’eau de toilette aumenta molto la sensazione di piacere e rilassamento. Non ha dubbi in pro-
posito Jelk, una laurea in aromacologia: «Le fragranze hanno un effetto benefico sulla psiche, legato a due cose. Alle piante con proprietà che agiscono sul cervello e alle emozioni suscitate dalle note olfattive, emozioni che sono diverse a seconda della sensibilità, delle esperienze e della cultura».
Nel caso di Rosa Verde l’idea è che regali una sensazione rigenerante e energizzante, come un tuffo in acqua fresca. «L’effervescenza che tramette il cetriolo è diversa da quella degli agrumi, è idratante.
Un’isola immaginaria da raggiungere con una fragranza artistica
Rendere ogni giorno speciale, avvolgendosi in una fragranza couture: una nuvola al mattino e un’altra prima di uscire per una serata. È questa la mission di Davide Martini e Stefano Torreggiani, classe 1987 e 1990, che insieme hanno fondato nel 2020 il marchio di profumeria artistica Rito, con sede a Desenzano del Garda.
Sei le composizioni olfattive, unisex e suddivise in due collezioni, Elegant e Icon. Appartiene alla prima Golden Island (nella foto a destra), dedicata alla perfezio-

ne di una giornata in barca a vela verso un’isola immaginaria. Il percorso olfattivo si apre con le note luminose di frutto della passione, e agrumi, tra cui limone di Sicilia e bergamotto di Calabria.
Nel cuore, il mirto di Sardegna si intreccia con il cedro dell’Atlante e i fiori mediterranei, richiamando la serenità di paesaggi incontaminati. Il fondo, composto da vaniglia del Madagascar, ambra e sandalo, lascia una scia persistente e avvolgente.
L.R.V.


Una caratteristica che ho voluto potenziare con le note acquatiche e ozoniche di sintesi, come Florhydral, e Calone, che danno dimensione trasparente».
Un consiglio su quando indossarla? «Sicuramente di mattina per partire col piede giusto. O quando ci si vuole regalare un momento di relax, spruzzandola sui polsi e facendo respirazioni. La sera la si può rinforzare con un estratto di rosa», conclude Jelk. Composta fino al 95% con ingredienti di origine naturale e formu-
lata con alcol di barbabietola bio, la fragranza è un esempio di un approccio globale della maison che ha due obiettivi: garantire la qualita e la longevità delle sue creazioni, salvaguardando al contempo la natura. Rientra in questa ottica green anche il flacone Api, la Bee Bottle, tipica della collezione Aqua Allegoria, nata nel 1999, che è stata realizzata da Pochet du Courval, azienda vetraia, da sempre partner Guerlain: ricaricabile e con il 15% di vetro riciclato.
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Una scia giocosa e sensuale dentro un gioiello da borsetta
E se il segreto di un fascino irresistibile potesse essere indossato e portato sempre con sé, per poi rivelarsi con un gesto? Un gesto che può dare una svolta a una giornata o una serata. Anche grazie a un profumo che diventa un gioiello da borsetta, come Coco Mademoiselle Eau de Parfum Intense di Chanel (nella foto a destra), vaporizzatore ricaricabile in versione bijoux, impreziosito da una catena di perle.

La fragranza, dalle note orientali boschive, è stata costruita intorno a una profusione di patchouli resa più intensa dal calore di un accordo ambrato di assoluto di vaniglia e fava tonka. Un cuore di rosa e gelsomino e la freschezza a contrasto degli agrumi completano questa composizione olfattiva profonda e sensuale, che rivela una donna giocosa, irriverente e libera di reinventarsi giorno dopo giorno. L.R.V.
PROFUMI
Valentino rende omaggio alla città eterna ispirandosi agli scenari di molti momenti della giornata.
Sensazioni intense rappresentate anche dai protagonisti dell’ultima campagna, Adut Akech e Anwar Hadid
Roma in tutte le sue fragranze
di FLAVIA FIORENTINO
Comun denominatore: Roma. Anzi, «Essere nati a Roma». Una dimensione densa di bellezza, colori, arte, cultura, luci. Così Valentino ha voluto declinare la sua fragranza Born in Roma donna, che celebra la vibrante bellezza e i paradossi della città eterna, in tante versioni, ognuna «scolpita» e ritratta in una tinta diversa e dedicata al suo mondo libero, mai racchiuso dentro schemi o limitato da stereotipi. Alla prima, Born in Roma, semplicemente pink, nata nel 2019, sono poi seguite Born in Roma Intense e Born in Roma Extradose, esaltate dal fascino di Adut Akech e Anwar Hadid (fratello delle più famose Bella e Gigi), protagonisti dell’ultima campagna. In questa riscrittura della tradizione olfattiva, le maestre profumiere Honorine Blanc e Amandine Clerc-Marie, ridefinendo l’essenza femminile di una fragranza, hanno creato un profumo completamente nuovo: orientale, floreale e haute couture, sferzato da un’overdose «legnosa». Un jus che nasce da un trio di fiori di gelsomino selezionati tra le migliori varietà del mondo, miscelati con vaniglia bourbon, uno degli ingredienti più pregiati
della profumeria. Il duo Clerc-Marie e Blanc ha puntato sulla vaniglia fin dall’originale Born in Roma Donna per poi aumentare progressivamente questo ingrediente sia nella versione Intense che in quella ancora più estrema dell’Extradose, miscelandola con un accordo di rum sensuale e inaspettato, con l’intenzione di creare un’audace sinfonia di bacca di vaniglia con note liquorose. Nella versione uomo di Born in
Roma Extradose, il naso Guillaume Flavigny ha invece spiegato che «fin dalle prime note le spezie apportano una sfaccettatura audace e sofisticata, con un tributo alle materie prime, mettendo in risalto le note legnose di vetiver e l’accordo ambrato. Intensificando questi ingredienti chiave — precisa — ho ridisegnato la piramide olfattiva, espandendo il cuore e il fondo per offrire una versione più concentrata, ricca e profondamente struttu-

rata. Le sfaccettature legnose e ambrate, portate dalla vaniglia, diventano più misteriose, calde e intensamente strutturate».
Alle creazioni che giocano sulle sfumature del rosa, un colore che per Valentino non è solo romantico, ma audace e irriverente, si affianca un altro trio di fragranze che catturano l’essenza della città eterna, raccontando diversi momenti della giornata attraverso note olfattive vibranti e sofisticate. Con Born


Adut Akech e Anwar Hadid (fratello delle più famose modelle Bella e Gigi), protagonisti dell’ultima campagna dei profumi Born in Roma Intense e Born in Roma Extradose di Valentino Beauty
Una nuova versione di Terre d’Hermès, cult della profumeria maschile, ha un intreccio nel olfattivo che gioca sulla metafora della fiamma vitale
Note fresche sul magma lavico
«Ogni volta che lo sentirai necessario, accendi un sogno e lascialo bruciare in te», scriveva Shakespeare. Un invito a non spegnere mai la fiamma della propria essenza, a tenere acceso in ogni modo il proprio fuoco interiore, simbolo di forza vitale anche quando tutto sembra immobile o difficile.
Quasi vent’anni fa, Terre d’Hermès nasceva come omaggio olfattivo proprio a questa energia potente, racchiusa in fragranza. Creata nel 2006 da Jean-Claude Ellena, la composizione è un inno alla vitalità senza fine simboleggiata dal fuoco, il respiro primordiale della terra, così simile, in fondo, all’anima dell’uomo, dotata della stessa forza inestinguibile.
Il maestro profumiere ha evocato la solidità vitale della terra mescolando note fresche di arancia e pompelmo con sfumature verdi, erbacee, posate sulla profondità calda e terrosa di vetiver, cedro e patchouli.
Negli anni Terre d’Hermès ha
conquistato molti cuori, diventando un cult della profumeria maschile.
Non solo per la sua composizione magistralmente elegante e raffinata, ma proprio per l’aura che regala a chi lo indossa: solidità, energia e autenticità, come la terra sotto ai piedi. Oggi, più che mai, alimentare la fiamma vitale è un sogno collettivo. Un nuovo lusso, interiore.
«Per questo nuovo capitolo di Terre d’Hermès Eau de Parfum In-

tense, ho cercato di esprimere un’altra sfaccettatura della terra, quella del suo spirito sotterraneo caldo e potente che ora sale con forza in superficie», spiega Christine Nagel, direttrice della creazione e del patrimonio olfattivo di Hermès Parfums.
Il magma si risveglia, e la sua energia viscerale e intensa, dopo anni sotto la superficie, esplode con tutta la sua potenza, come un nuovo inizio.
Attraverso il profumo, raggiunge

l’uomo contemporaneo, a ricordare che tutto è possibile. La freschezza del bergamotto «brucia» sotto il calore della lava, ricreata con sentori di legno affumicato, chicchi di caffè e note profonde di liquirizia.
La materia, il magma fuso, si solidifica poi in roccia lavica, che lascia una intensa scia di pietra e pelle.
Questa nuova intensità di Terre d’Hermès riscrive non solo la composizione olfattiva, ma anche il design del flacone.
Firmato Philippe Mouquet, si tinge di un riflesso rosso-bruno laccato, come se il vetro fosse in punto di fusione.
La lettera «H» impressa sul fondo, lascia un’impronta incandescente nella terra. Mentre il tappo nero opaco, sembra davvero scolpito nella pietra lavica. Un’esplosione olfattiva che ricorda che la vita è fuoco, e può brillare in ogni momento.
Riaccendersi fino ad esplodere, in ogni piccolo gesto, in ogni nuovo inizio.
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in Roma Yellow Dream una luce gialla, calda e avvolgente, tipica delle assolate mattine romane, pervade le strade della città evocando, con le sue note agrumate, la spensieratezza e l’ottimismo di un nuovo giorno. Quando il sole cala, i palazzi storici si tingono di un bagliore color arancio, sempre più intenso con il giungere del tramonto. Questa golden hour diventa l’ispirazione per Born in Roma Coral Fantasy, una fragranza floreale e fruttata, omaggio a quel momento magico del giorno. Con l’arrivo dell’alba, Roma si sveglia con una nuova vitalità racchiusa in Born in Roma Green Stravaganza, dove il mix di note floreali, ambrate e boisé evoca un senso di esclusività e lusso, mentre l’accordo di kiwi e le sfumature succose dell’arancia aggiungono un tocco fresco e vivace per esprimere il lato giocoso della città.
Ogni fragranza è protetta da una struttura a forma di corazza, con elementi di design dell’iconica rockstud di Valentino (ripetuti sulla ghiera del tappo) ispirati all’architettura delle mura della città, simbolo della forza alla base della collezione
© RIPRODUZIONE RISERVATA«
TOM FORD

Bois Pacifique è una creazione firmata da Tom Ford (sopra) ed evoca una sensazione di libertà e di vitalità. La costruzione olfattiva è il risultato della collaborazione visionaria del naso con l’IA: un riequilibrio delle sfaccettature boisé che conferisce al profumo una luminosità penetrante. Troviamo l’essenza del cardamomo che ricorda la radiosità del sole, la brillantezza dell’akigalawood fa risaltare la nota speziata aromatica e fresca della curcuma e poi legni di sandalo, cedro e quercia. Un blend che evoca una dirompente sensualità. R.E.
PROFUMI
Dall’esperienza di Brunello Cucinelli una linea di fragranze che esplora le sue suggestioni ispirate dal paesaggio e dalla cultura italiane e mediterranee. Sei le tappe olfattive, ognuna nata dalla creatività di un naso famoso
L’attimo preciso in cui si entra nel sogno
di VERONICA EREDI
Con la stessa accurata attenzione con cui vengono scelti i tessuti e i pregiati filati delle collezioni di Brunello Cucinelli, così vengono selezionate le migliori materie prime che compongono le fragranze Incanti Poetici. Sei profumi, nati dalla partnership tra la casa di moda, fondata nel 1978, ed Euroitalia, concepiti come opere d’arte.
Esclusivi, ricercati, contemporanei, sono espressione in note dell’universo e dell’essenza stessa della maison, con sede nel borgo di Solomeo, in provincia di Perugia. Dietro ogni jus c’è la creatività di un naso famoso che, come uno stilista dell’olfatto, crea e «cuce» composizioni ispirate allo stile di vita italiano e a una filosofia di eccellenza manifatturiera. Trame olfattive destinate ad evocare un mondo di emozioni.
Un viaggio magico che parte con il primo incanto, l’eau de parfum Vie Eteree, firmata dal naso Benoist Lapouza: bergamotto italiano e cedro si fondono a basilico e cardamomo. «Credo di aver trovato l’ispirazione tra le coste mediterranee e la terra italiana — spiega Lapouza —. Quando si sente per la prima volta questo profumo si deve essere sorpresi da un’esplosione di freschezza».
La seconda tappa olfattiva è Soffio Zenit di Florian Gallo che rivisita l’identità mediterranea con note di fico, lavanda e rosmarino. «Questo profumo risponde alla filosofia di Brunello Cucinelli, nel fare le cose in modo unico e moderno. Ricorda una calda giornata estiva», afferma Gallo.
Il percorso di Incanti Poetici si fa più avvolgente con Sogno Notturno di Quentin Bisch, grazie alla morbidezza di legni, come quello di sandalo. Unito alla delicatezza floreale dell’osmanto e al balsamico

vetiver. «L’ispirazione è stata creare un profumo luminoso per evocare quel momento in cui entriamo nei sogni», spiega Bisch.
Dalla notte al chiarore di un nuovo pensiero: Brezza Gentile di Daphné Bugey è un viaggio attraverso note stimolanti. Come l’arancia amara che risveglia l’anima e l’accordo di ambrox che dona armonia. «Volevo creare un jus che riflettesse una vita interiore ricca, un mondo dove potersi rifugiare. Ho immaginato un giardino che invita alla meditazione e ho scoperto che a Solomeo esiste un giardino così, il Giardino dei Filosofi».
La poesia è la guida della collezione.
E ogni flacone contiene un componimento al suo interno
Dall’Umbria al Medio Oriente,
PISTERZI
Eleganza italiana e atmosfera americana
Un omaggio alle barberie di New York
La bottega del barbiere in latino è detta «taberna tonsoris» o tonstrina. «E proprio questo luogo ci aiuta nei nostri momenti di ispirazione. Qui, è stato creato Tonstrina 55 la fragranza di Pisterzi, famosa barberia con diverse sedi nel mondo», dicono dall’azienda.
Tonstrina 55 (nella foto a destra) è un parfum de cologne legnoso che si ispira a New York. Come tutti è prodotto in Italia. «Con le nostre fragranze abbiamo voluto — spiegano — cogliere il salotto di variegata umanità che hanno le barberie e cercato di tradurre in creazioni olfattive le atmosfere, gli

odori, i profumi dei differenti luoghi dove si trovano che legano le persone a ricordi precisi». Il profumo, realizzato da Joelle Lerioux Patris, è legato all’ultima apertura della maison nel financial district di New York, al 55 di Wall Street, all’interno del Cipriani Club Lounge. Il flacone racchiude note di rabarbaro, limone e bergamotto rese inedite e intense da una combinazione di cedro e patchouli. «È una creazione — aggiungono — che vuole raccontare il legame e complicità tra l’eleganza dello stile italiano e la città americana». G.Gh.
Ombra Lirica di Alberto Morillas è composta di sfumature di olibano vulcain e legno di gaiac, in omaggio ad antiche ritualità mistiche. «Al centro del profumo c’è l’oud, che ha una storia così lunga di cui non si conosce l’origine. È come indossare un bellissimo abito fatto con materiali pregiati», precisa Morillas. Ingredienti esotici di qualità evocano il potere della resilienza nell’ultima tappa di Incanti Olfattivi. Racchiusi in Vento Ardente di Jordi Fernandez, zafferano, amyris e legno di sandalo costruiscono un jus profondo. «L’elemento chiave che lo collega alla filosofia di Brunello Cucinelli è
la costruzione sui materiali più pregiati: come gemme per un profumiere», chiude Fernandez. La poesia, elemento fondante della collezione, non è solo una suggestione: ogni fragranza, a sorpresa, ne contiene una (di un autore italiano) al suo interno. La progettazione sostenibile del pack rappresenta un altro punto di fusione tra le due aziende, caratterizzate da un Dna rispettoso dell’ambiente. © RIPRODUZIONE RISERVATA
La sede di Brunello Cucinelli nel borgo di Solomeo, in provincia di Perugia, sopra. La collezione Incanti Poetici di Cucinelli, sotto

ELIE SAAB
Solare e tenebroso: il debutto maschile del couturier libanese
È la prima fragranza maschile di Elie Saab, couturier libanese che con le sue creazioni riesce a coniugare la magnificenza dell’Oriente e lo stile dell’Occidente. Alter ego del femminile Le Parfum del 2011, L’Homme (nella foto a destra) combina materie prime luminose con note sensuali. Per catturare questa alchimia tra luce e ombra, il naso profumiere Pierre Guéros ha creato una fragranza di contrasti, esplorando sia il lato solare sia quello tenebroso. In apertura L’Homme parte con la freschezza del pepe rosa e del bergamotto, poi evolve verso ac-

cordi più sofisticati. Un duo di vetiver con accenti fumé, si sposa con la profondità del legno di cedro. La mirra, dai sentori balsamici, si intreccia con le note di cacao del patchouli. Il profumo interpreta l’uomo secondo Elie Saab: carismatico, sicuro di sé, un Principe dei Tempi Moderni, come il modello serbo Aleksa Gavrilovic, che ha prestato per la prima volta il suo volto a una fragranza. Il flacone, ricaricabile, un mix architettonico di linee grafiche, è stato disegnato da Sylvie de France. R.E.

PROFUMI
Mavive lancia una nuova linea di fragranze rievocando l’attività dei padri domenicani
nel Quattrocento. Ma l’anima dei prodotti è anche in Calabria, terra delle materie prime
La colonia nella sua forma più pura un omaggio alle spezierie veneziane
di PEPPE AQUARO
Quando non basta la parola. Dici, per esempio, acqua di Colonia, e pensi subito alla capitale tedesca della Renania: invece, anche qui c’è un pezzo di storia italianissima, soprattutto Serenissima (e con un pizzico di Calabria).
L’ha riscoperta, mettendosi come sempre sulle tracce dell’arte della filologia profumiera, Mavive Spa, veneziana (sono quelli, tra le altre cose, di The Merchant of Venice, la linea di profumi ispirata alla gloriosa storia di Venezia e alla corporazione dei Muschieri), creando Spezieria di San Marco, una «nuova» storia delle acque di colonia.
«Nate prima in ambito monastico, dove gli speziali preparavano medicamenti ad uso interno ed esterno, e poi, dal Rinascimento in avanti, nelle corti più importanti d’Europa, per arrivare nella forma più conosciuta di oggi nella città di Colonia, grazie alle capacità commerciali di Giovanni Maria Farina, originario di Santa Maria Maggiore, nel Novarese, ma nipote della profumiera veneziana Caterina Gennari», spiega Marco Vidal, amministratore delegato di Mavive, le cui parole, come le strade, parlando di arte profumiera portano sempre nella Città lagunare.
Un passo indietro nel tempo, all’Orto dei Semplici, nell’attuale Scuola Grande di Venezia, perché proprio qui, i padri domenicani avevano messo su una spezieria, nel 1437: è la data che ritroviamo sull’etichetta del flacone Spezieria di San Marco - con il Leone di San Marco sia sul fronte del flacone in vetro, sia sul tappo - accompagnata, in basso, dalla scritta, Eau de Cologne.
E il gioco fra passato e presente è

L’ad
Vidal: «In futuro formulazioni innovative: tripla estrazione del bergamotto e utilizzo del limone nero»
tutto qui: «Come prima linea di fragranze abbiamo interpretato la tradizionale ricetta di acqua di colonia, che a Venezia si chiamava Acqua Nanfa ed era un prodotto di spezieria più che di profumeria», aggiunge Vidal, ricordando quanto innovazione e tradizione siano due concetti che possono andare benissimo a braccetto: «Se questa prima fragranza, creata dalla profumiera

Eau de Cologne di Spezieria di San Marco. Un’antica spezieria, a cui il brand si ispira, accanto
Nisrine Grillié, interpreta la Colonia nella sua forma più pura, molto presto lanceremo una linea di prodotti caratterizzata da una serie di formulazioni innovative: dalla tripla estrazione del bergamotto portata in profumo al limone nero della Calabria, la cui maturazione sull’albero è più lunga rispetto agli altri», sottolinea Vidal, ricordando l’essenzialità della ricerca estrattiva degli ingredienti dalle piante. E che avviene in Calabria, appunto, terra delle materie prime (gli agrumi) e ultima tappa del viaggio sulle tracce dell’arte degli speziali veneziani, senza lasciare scarti di lavorazione: «Noi lavoriamo molto bene con Capua 1880, l’azienda di Reggio Calabria specializzata nella produzione di oli essenziali di agrumi, alla base delle nostre fragranze, compresa l’ultima creazione: la Spezieria di San Marco», conclude l’ad di Mavive.
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MUSICOLOGY
Note e accordi come quelli di un compositore

The Rose di Musicology, brand di Fabien Boukobza, appassionato di musica, che ha creato sette fragranze utilizzando, come un compositore, note e accordi
Musica e profumo vanno di pari passo, perché come i due sensi che li percepiscono, olfatto e udito, si trasmettono attraverso l’aria. Un veicolo poetico, impalpabile ed evanescente, ma che arriva dritto al cuore. A questo ha pensato il creatore del brand Musicology, Fabien Boukobza, appassionato di musica, amante dei profumi, che ha deciso di esprimere così i suoi ricordi e le sue emozioni musicali ed olfattive. Con la professionalità della master perfumer Nathalie Lorson, la collezione trasforma in profumo questi due sensi e i momenti di vita a loro legati: «Come un compositore ho usato note e accordi per creare profumi che trasmettono emozioni». Sette le fragranze che stuzzicano la memoria e creano un rapporto tra suoni e molecole che viaggiano sulla stessa lunghezza d’onda. Si va da un rock sensuale della famiglia olfattiva fiorita, alla febbre notturna siglata da ambra e caffè; dai petali cosmici di ispirazione gourmand rosa all’aroma orientale legnoso fino a mare, sabbia. S.C.
Il british style che vuol creare dipendenza
Floris, l’eau de toilette amata dalla regina Elisabetta, Churchill e Ian Fleming (ma anche da Marilyn), punta ora sui toni decisi della porpora di MARTA GHEZZI
Dell’affetto di Ian Fleming, il creatore dell’agente 007, per l’Eau de Toilette «Floris No. 89», di cui ha disseminato traccia perfino in qualche romanzo della sua celebre serie, si sa da tempo. Altrettanto note la predilezione di Winston Churchill che optava per un classico londinese, la Floris Special 127, e della regina Elisabetta, per lei Floris White Rose, indossata anche nel giorno del matrimonio. Scelte patriottiche che non destano stupore, appare scontato che sua altezza e i due gentiluomini si affidassero al marchio storico della profumeria britannica, fondato nel 1730, bottega in Jermyn St, nel quartiere

Purple Mémoire, eau de parfum di Floris, con note fresche di lavanda, affiancate da bergamotto e coriandolo
di St James. Sorprende, invece, che a tradire Chanel n°5 per avvolgersi in una nuvola british, fosse anche la regina americana Marylin Monroe, stregata da Floris Rose Geranium. Oggi le fragranze del brand, in mano all’ottava generazione, simboleggiano il british style, un lusso che non insegue le mode ma riesce ugualmente a fare tendenza (e a creare dipendenza). Fra meno di un mese è previsto il lancio di una nuova eau de parfum, Purple Mémoire, creato in omaggio allo charme di Ivy Lodge, la dimora di famiglia di Mary Anne Floris e del marito James R.D. Bodenham a Chiswick, nella West London (vi abitarono per oltre cinquanta anni dalla seconda metà dell’Ottocento). A indicare la
composizione della sofisticata essenza è il colore, purple, che richiama la lavanda presente nel parco della casa, a fianco di erbe aromatiche preziose e di coriandolo. Così in Purple Mémoire convivono le note fresche di lavanda, affiancate da quelle di bergamotto e da un lieve accenno di coriandolo, con echi di fiori bianchi e iris, su una base sensuale di ambra, legno di sandalo, labdano e fava tonka. «È un profumo concepito intorno a un’audace lavanda mediterranea, ma che mantiene l’eredità di ingredienti inglesi. È stato ideato giocando su forti contrapposizioni, per i gusti decisi di una nuova generazione di clienti», dichiara la manager Roberta Ion. © RIPRODUZIONE RISERVATA
UOMO/ LA PROVA
L’esperienza dell’acido ialuronico nello studio (con video di acquari) del professore Marco Iera che dirige l’Istituto
Clinico Brera. «I social sono una gran cassa di risonanza - dice - ma quello che conta è un buon curriculum»
La clientela maschile di medicina e chirurgia estetica è il 40% del totale. Le richieste? Per fronte, occhi e adipe

Le
punturine? Ho avuto fiducia (mi hanno aiutato i pesciolini)
di GIAN LUCA BAUZANO
Effetto acquario. La soluzione a tutte le paure. Almeno a quelle che spesso ha chi si sottopone a interventi di chirurgia plastica e medicina estetica. Comprovato scientificamente: le immagini a colori di pesci che nuotano in fondali variopinti hanno effetto calmante. «Specialmente sui pazienti uomini, i più paurosi», spiega il dottor Marco Iera, specialista in chirurgia plastica, ricostruttiva ed estetica oltre che in medicina estetica. Nel suo studio milanese a due passi dalla Pinacoteca di Brera di video-acquario ne ha uno in bella vista sulla parete. Colpisce lo sguardo il fluttuare dei pesci sospesi sulla parete, la tensione forse si diluisce nell’acqua, personalmente però è più la curiosità per il procedimento medico a prevalere: micro punture su guance e zigomi per bio rivitalizzare la pelle del viso con Volite di Allergan Aesthetics. «Oggi una delle priorità della medicina estetica è la skin quality», spiega Iera mentre prepara la siringa. «Serve per idratare la pelle con vitamine e acido ialuronico. Andrebbero poi fatti dei richiami di mantenimento. Fondamentale. L’intervento non risolve tutto. Non è magia». Tutto avviene velocemente: piccole punture sui due lati del volto e sulla fronte. Risulta più lunga la preparazione dell’iniezione che il trattamento. Tutto fatto alla «luce del sole». «La preparazione davanti al paziente è d’obbligo, conferma la serietà dello specialista». Però è il medico che fa e sa tutto, replico. «Il
Come non vuoi più vederti? Mi propongono una serie di cards, sceglierei tutti gli interventi ma sono possibili solo due opzioni, altrimenti mi verrebbe una faccia in stile cubismo

paziente però riceve la sua garanzia»: gli viene consegnata l’etichetta del prodotto, così può controllare. Serve per ogni evenienza, compresi i richiami. «Fondamentale però è l’anamnesi. Se fatta con consapevolezza ovvia i problemi». Prima di qualsivoglia procedimento medico o intervento estetico il medico studia il paziente mentre si racconta. Viene poi mostrata una tabella con una serie di cards con altrettante risposte alla domanda: Come non vuoi più vederti? Praticamente (come avevo proposto) si sceglierebbero tutti gli interventi. «Ne sono concessi solo due», la lapida-
ria risposta. Se così non fosse, ci sarebbe il rischio che dopo tutti gli interventi fatti assieme ci si ritrovi un volto in stile cubismo. Figlio di un cardiologo con plurime specializzazioni, 44 anni, Marco Iera dirige l’Istituto Clinico Brera e vanta un illustre curriculum di esperienze internazionali. Un bel curriculum, come s’usa dire, oggi fa ancor più che in passato da spartiacque sulla scelta del medico in questo settore. «I social sono una gran cassa di risonanza per questo mondo, ma bisogna fare attenzione a chi si propone. Spesso con foto che non rispondono a realtà. Mo-
strano il pre e il post intervento con risultati miracolosi. Ma se si osservano bene sono scatti ottenuti giocando con luci e filtri. Ecco che un buon curriculum pubblico permette di scegliere»: il medico Mago Merlino non esiste. Solo doveri del paziente? Anche del medico. «L’obbligo di dire dei no a richieste nocive per i clienti».
La medicina estetica oggi parla un linguaggio che non è più quello dell’alterazione dei volumi, per capirci le labbra a canotto e i nasi scolpiti, ma prevenzione e longevità. Campi dove Iera è pioniere. Non che la vanità sia scomparsa. Anzi. I più vanitosi sono gli uomini e rappresentano il 40% della popolazione totale che si rivolge al mondo di medicina e chirurgia estetiche; il restate 60% sono donne. Preferenze di interventi? Gli uomini si focalizzano su fronte, occhi (palpebre e borse) e adipe; le donne naso, labbra e seno. «Però c’è una percezione di sé stessi diversa. Star bene è prioritario, il ritocchino o l’intervento migliorativi sono legati anche a una sicurezza psicologica più che per mera vanità»: la bellezza uniformata non è più di moda. «Le rughe hanno fascino. Non si può pensare di cancellarle, sono simboli di vita vissuta. Le parole d’ordine sono prevenire e benessere psicologico. A volte un intervento può avere un doppio effetto salvifico». E aggiunge, salutandoci: «Complimenti, non ha avuto paura». Soglia del dolore molto alta o vanità? «©
UOMO/ LA PROVA
«Il tempo che passo davanti allo specchio non ha mai superato i dieci secondi e la mia pelle gridava vendetta per mancanza di idratazione». L’esperienza «rivoluzionaria» nella spa Clarins e my Blend a Milano
Dopo il viso, i massaggi. «Li avevo sempre fatti per il recupero muscolare ma con gli oli energizzanti è un tripudio di aromi»

Maschera Led e crioterapia (colpa della ruga notata da mio figlio)
di
MICHELE LOVISON
Non sono mai stato il tipo da trattamenti estetici.
Ma arriva un momento nella vita in cui non basta più non fare nulla. Ho quasi 50 anni, faccio sport e sono in discreta forma. E non hai mai dedicato particolare attenzione al tuo viso. Porto i capelli rasati, la barba e il tempo netto che davanti ad uno specchio non supera i 10 secondi. A darmi la dura dose di realtà è bastata una frase di mio figlio adolescente, senza nessuna pietà mi dice: papà ti è spuntata un’altra enorme ruga sulla fronte. E allora indosso gli occhiali e mi guardo allo specchio con attenzione. Fosse solo una ruga. Passa poco e una mattina arrivo in zona San Babila, Milano. Varco le porte di Mazzolari e salgo al secondo piano, dove si trova la spa Clarins & my Blend. Ecco, finalmente sono pronto.
Il mio primo trattamento estetico ha inizio. Mi affido alla tecnologia di my Blend, un brand che propone un particolare approccio skincare: la perfetta sinergia di formule innovative e sofisticati strumenti high-tech. Inizio con un’analisi della pelle tramite l’app mySkinDiag. In pochi secondi, arrivano i risultati sotto forma di una mappa della pelle: aree verdi nella norma, quelle rosse… eh, il rosso occupava quasi tutto il mio viso. Rughe, occhiaie, la pelle che urla idratazione! Come non accorgersene prima? L’analisi sembrava sapere più di me sulla mia faccia. Veniamo al trattamento vero e proprio. Prima, una doppia detersione
Chiudo gli occhi e per 5 minuti sono immerso in luci a infrarossi, del tutto ipnotizzato. Poi l’alternanza di caldo e freddo che rilassa. Come una lezione di yoga, ma qui non devi fare nulla


con burro di karité seguito da una schiuma con acidi di frutta, per una prima esfoliazione. Poi, si passa alla seconda fase del trattamento: una pellicola di biocellulosa ricopre tutto il viso. Servirà come veicolante per il passaggio successivo. Avevo diverse opzioni a disposizione: radiofrequenza, elettrostimolazione o crioterapia. Scelgo la crioterapia. L’idea di alternare caldo e freddo sulla pelle mi sembrava più interessante. Un’ora prima avrei pensato che il freddo sul viso fosse una pratica medievale, ma in questo contesto si è rivelata un’elisir di bellezza. Un’alternanza di caldo e freddo che


sgonfia, rilassa e tonifica la pelle. E rilassa ancora. È come una lezione di yoga, solo che non devi fare nulla, se non lasciare che le temperature facciano il loro mestiere. Durerà 20 minuti, ma sembra passare in un istante. Poi arriva la maschera Led di my Blend. Ha l’aspetto di una maschera di porcellana bianca, che viene appoggiata sul mio viso. Ha un’azione anti-age e rigenerante a livello cellulare. Chiudo gli occhi e per cinque minuti sono immerso in luci rosse a infrarossi. Sono completamente ipnotizzato. Le tensioni sembrano dissolversi, come se il mio viso fosse finalmente in pace
con sé stesso. Tolta la maschera Led, la pelle è più liscia, azzarderei setosa. Si conclude con un massaggio rilassante a viso, spalle e braccia. Mi alzo, indosso l’accappatoio bianco e le ciabatte bianche d’ordinanza per raggiungere la cabina dedicata ai trattamenti Clarins, brand con una esperienza di 70 anni nelle spa. Fino ad ora il massaggio per me è sempre stato associato al recupero muscolare post-allenamento. Ma quello che sto per fare è diverso: non ci sono legamenti da stirare o spalle doloranti da sbloccare. Oh no, qui si tratta di un massaggio corpo che promette di arrivare in profondità. Mi hanno fatto scegliere tra olio rilassante e uno energizzante. Ho scelto la seconda opzione. Si parte dai piedi, fino alle spalle e si conclude con un massaggio al cuoio capelluto. L’aroma di rosmarino, menta e geranio si diffonde nell’aria. Mentre il massaggio drena e decontrae, il mio corpo fa pace con le sue tensioni, e io mi perdo in un turbinio di aromi. Le spalle, solitamente rigide come la stecca di un violino, si rilassano magicamente. A un certo punto, sono così disteso che mi sembra quasi che la mia pelle stia dicendo: Finalmente, ci siamo.
Esco dalla spa Clarins & my Blend che è quasi mezzogiorno. Il sole è alto nel cielo azzurro di inizio primavera. La mia mente è più serena e la pelle decisamente morbida, rigenerata, distesa. Chissà se mio figlio se ne accorgerà.
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L’Oréal Professionnel lancia una nuova linea pensata per far durare nel tempo la brillantezza, la lucentezza, la luminosità e la vivacità del colore. E l’hashtag #GlassHair invita a giocare
Tre mosse per l’effetto «glossy»
E la sfida dei social può cominciare
di FLORINDA CORDELLA
In un mercato professionale della cura dei capelli, che offre soluzioni su misura per acconciature, colorazioni e trattamenti, e che gode di ottima salute (vedi dati nel box), L’Oréal Professionnel, pioniera dell’haircare all’avanguardia lancia una nuova linea.
Vitamino Color Spectrum è stata pensata per far durare nel tempo la brillantezza, la lucentezza, la luminosità e la vivacità del colore. Intercettando un’esigenza forte delle consumatrici, ovvero di avere capelli glossy effetto specchio.
Il trend #GlassHair è tra gli argomenti più discussi sui social media con oltre 376 milioni di visualizzazioni su Tik Tok e più di 298mila post su Instagram.
I prodotti Vitamino Color Spectrum, dalle note avvolgenti di limone, rabarbaro rosa e legno di sandalo, sono mirati ad assicurare il colore vibrante per più di tre mesi, grazie, in particolare, al binomio vincente di due principi attivi, l’acido ferulico e l’acido citrico (che caratterizzano shampoo, conditioner e maschera della gamma).
L’azione è mirata sulle cinque dimensioni del colore: la brillantezza (per un effetto specchio ultraelevato), la saturazione (per colori pieni e vibranti), il contrasto (per una profondità ottimale tra diverse tonalità), il riflesso (per la neutralizzazione dei riflessi indesiderati), e la luminosità. «Queste dimensioni evolvono nel tempo, portando il colore a sbiadire e, a volte, facendo emergere riflessi indesiderati», afferma Grazia Cassanelli titolare del salone I Grant di Milano e storica hairstylist ambassador di L’Oréal Professionnel.


Glass Shine Serum Vitamino Color Spectrum di L’Oréal Professionnel,sigilla la luminosità effetto specchio
YVES ROCHER
Il siero per il cuoio capelluto che unisce otto specie vegetali
Otto estratti di piante, non poteva essere altrimenti per un prodotto firmato Yves Rocher. I laboratori del brand francese, infatti, da 65 anni studiano le proprietà delle piante per sviluppare formule composte da ingredienti di origine naturale.
Tra i tanti prodotti c’è il Siero per il Cuoio Capelluto Balance (nella foto a destra) che combina attivi ottenuti da coltivazioni di agricoltura biologica e un complesso saccaridico botanico brevettato.
«Gli esperti in fitochimica di Yves Rocher — spiega Alexa André direttrice della comunicazione scien-

«Tra un servizio di colore e l’altro, le aggressioni quotidiane possono alterare il colore dei capelli, rendendolo opaco e sbiadito. Inoltre le fibre capillari sono naturalmente idrofobiche perché avvolte da molecole lipidiche, ma con il tempo questi lipidi superficiali si degradano, quindi l’acqua penetra più facilmente nella fibra velocizzando il rilascio dei pigmenti colorati».
La promessa di Vitamino Color Spectrum è quella di mantenere i risultati del colore fino a 100 giorni dopo il servizio di colorazione.
«Agisce infatti sui principali responsabili dell’alterazione del colore dei capelli: l’acqua ed i raggi
tifica del marchio — hanno condotto ricerche approfondite per identificare e mettere insieme otto specie vegetali con proprietà lenitive complementari allo scopo di attenuare la sensazione di fastidio al cuoio capelluto. Come nasturzio, menta piperita, fiordaliso, malva, camomilla, melissa, verbena e calendula. Infuse in un olio prezioso, queste piante rilasciano attivi altamente concentrati, che aiutano a lenire e riequilibrare il cuoio capelluto». Per la realizzazione di questo siero, protetto da due brevetti, sono stati impiegati nove anni di ricerca. G.Gh.
La promessa è di mantenere i risultati del colore fino a cento giorni dopo il servizio
Uv», prosegue Grazia Cassanelli. «Si tratta di un protocollo haircare in tre step che inizia con la detersione: lo shampoo Vitamino Color Spectrum deterge delicatamente i capelli preservando i pigmenti di colore nella fibra, lasciando i capelli più lucenti, morbidi e forti lavaggio dopo lavaggio — spiega l’hairstylist — Si procede poi con il Deep Conditioner, un trattamento ultra intenso, con la più alta concentrazione di attivi; è l’ideale per capelli da fini a medi, e fissa i pigmenti di colore all’interno della fibra preservando la brillantezz. In alternativa, con la stessa funzionalità, si può optare per la maschera, ricca e cremosa, da preferire al conditioner, se si hanno capelli più grossi». Fiore all’occhiello della linea è il Siero Glass Shine, un siero «magico» che sigilla la luminosità effetto specchio. «Si tratta di un leave–in potenziato con Alfa-Silane, un ingrediente altamente reattivo attivato dal calore, che crea uno strato protettivo attorno alla fibra del capello, proteggendo anche dai raggi Uv, dall’effetto crespo e dall’umidità», conclude Cassanelli. © RIPRODUZIONE RISERVATA
BIOPOINT
+3%
le stime di crescita previste tra il 2025 e 2027 per il mercato italiano della bellezza professionale per la cura dei capelli
13%
il peso dell’e-commerce nel mercato italiano della bellezza professionale nel 2023, rispetto al 5% del 2019
+3% previsione di crescita del mercato totale di bellezza professionale tra il 2025 e il 2027 nel nostro Paese
1,2
miliardi è il valore del mercato della cosmetica professionale per capelli
24,6
La quota di mercato dei marchi professionali del gruppo L’Oréal (L’Oréal Professionnel, Kérastase, Shu Uemura, Redken, Matrix, Biolage)
75.000
I saloni italiani che utilizzano i prodotti del gruppo francese
Il trattamento per le chiome ispirato dalla cura della pelle
La linea capelli Biopoint Volumizer si rifà il look. «La nuova collezione — raccontano — rappresenta un incontro perfetto tra innovazione formulistica e design moderno, proponendo soluzioni avanzate che rispondono alle esigenze delle beauty routine contemporanee con risultati sensoriali e performanti e un design raffinato e accattivante». Le composizioni si affidano a un attivo di peptidi di origine vegetale dalle proprietà condizionanti, riparatrici e fortificanti, ispirato dalla cura della pelle. «Al suo interno sono stati inte-

grati ingredienti funzionali avanzati nei trattamenti capillari — spiegano — La filosofia skin-inspired riflette l’impegno del marchio nell’offrire innovazione tecnologica e attenzione al benessere della cute e della chioma».
Come il Siero Filler Extravolume (nella foto a sinistra) che aiuta a riequilibrare il film idrolipidico, preservando l’integrità di cuoio capelluto e capelli e che racchiude anche niacinamide e biotina, due attivi per ridare volume. Indicato per chi ha capelli fini. G.Gh.
Stefano Lorenzi, direttore creativo Aldo Coppola, anticipa le tendenze in arrivo per la primavera-estate: «Riflessi color avorio, mandorla, cannella, fino alle tonalità più intense»
Parole d’ordine: vibrare e fluire Con fili di luce danzanti in testa
di ORNELLA SGROI
Corto o lungo, la parola d’ordine è vibrazione. Anche per la media lunghezza. Perché vibranti e fluenti sono i capelli che accolgono la primavera in arrivo, confermando una tendenza ormai consolidata da qualche anno, ovvero quella della naturalezza. Per il racconto di una femminilità libera di esprimersi, per come è o per come si sente.
A guidare istinto e creatività è «un’impalpabile leggerezza che plasma e trasforma ogni sensazione per renderla silenziosamente visibile» anticipa Stefano Lorenzi, direttore creativo Aldo Coppola. Per una primavera/estate 2025 giocata su «tagli dalla doppia personalità, per interpretare ogni donna con una attitude spontanea. In particolare, il “vibes” nasce dall’idea di unire due tagli nella stessa forma per dare nuova identità al taglio corto, con contrapposizioni di medio, corto e frange essenziali che coesistono ed esaltano eleganza e personalità».
Nel segno di un sapere artigiano, tramandato come chiave di lettura di una freschezza contemporanea. Che avvolge anche le acconciature, con intrecci, nodi e ricami, per rispondere alla voglia di giocare. E che contagia anche il mondo del colore, soprattutto il biondo, deciso a riscoprire il proprio carattere con nuance multidimensionali. «La luce scivola tra le lunghezze con accenti più carichi e profondi, strategicamente posizionati» spiega Lorenzi. «Riflessi color avorio, mandorla, cannella, fino alle tonalità più intense del caffè, rivelano l’unicità che ogni viso nasconde, mentre un filo di luce danza tra le ciocche».
Perché la bellezza non è statica, ma è un’energia in continuo divenire, che si modella con naturalezza. E


che fluisce seguendo l’onda del dinamismo. «Il “flow” è un nuovo trend che dona armonia e leggerezza ai tagli, seguendo i movimenti di chi Ii indossa» anticipa Mauro Situra, art director Go Coppola. «La tecnica di taglio con l’accessorio flow si ispira alla fluidità della natura, rispettando la forma dei capelli e valorizzandone la struttura con linee morbide e armoniose. I ciuffi si fondono nel taglio, creando una cornice che esalta i lineamenti senza forzature». Un approccio che non impone mai, ma accompagna la bellezza autentica di ogni donna. Anche nelle asciugature, che seguono lo stesso principio di leggerezza e dinamismo, con forme strutturate ma flui-
de, per dare corpo ai capelli senza appesantirli. Mentre il colore esalta ogni nuance con sfumature luminose. «I biondi catturano la luce con naturale brillantezza, mentre i castani rivelano riflessi profondi, come chiome accarezzate dal sole» spiega Situra «in un perfetto equilibrio tra naturalezza e raffinatezza». Che si ritrova anche nell’acconciatura con un’essenzialità sofisticata, attenta al dettaglio.
Vibrare e fluire, dunque. Sono i due volti di una stessa tendenza, che in questa primavera/estate rilancia la libertà di esprimersi, per essere in sintonia e armonia con se stessi. Senza rinunciare all’eleganza.
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La
piastra mette in piega con una sola passata

L’eleganza degli Anni 60 con un tocco di modernità. Ovvero onde sinuose e destrutturate, accompagnate da una frangia retro-chic. Il look portato sul palco dell’ultimo Sanremo da Sarah Toscano, la cantante più giovane in gara tra i Big, evocava l’atmosfera del suo brano Amarcord. E questa coincidenza è stata raggiunta in collaborazione con il team di ghd, grazie alla piastra Chronos Max, che con la sua tecnologia avanzata, ha contribuito a realizzare un’acconciatura capace di esaltare bellezza naturale e lucentezza dei capelli. Dotata della tecnologia HD motion responsive e di lamelle closeedge più larghe dell’85%, ghd Chronos Max offre uno styling in alta definizione tre volte più veloce in una sola passata. Senza danni da calore estremo. Pensata per capelli lunghi, folti e ricci, la piastra consente di lavorare su sezioni più ampie, ottenendo capelli ultra lisci, con una lucentezza effetto specchio. Le lamelle close-edge permettono di avvicinarsi ancora di più alle radici, domando la parte più ostile. O.Sg.
Un colore discreto, che evolve e sbiadisce con naturalezza
The Present Time, la linea Davines alcalina demi-permanente senza ammoniaca, promette schiariture delicate e migliora la struttura capillare
Vivere il momento. E onorarlo. Perché il tempo presente è l’unico di cui disponiamo. Anche in termini di bellezza. A partire dai capelli, che dicono molto di noi. Nel caos del quotidiano, aiutano colori «evolutivi» poco vincolanti e servizi rapidi. Per una schiaritura delicata o una copertura discreta ma duratura, che doni alla chioma vivacità, lucentezza e profondità. Come fa The Present Time, la linea Davines alcalina demi-permanente senza ammoniaca. Per ogni tipo di capello. Capace di coprire il bianco fino al 70% sui capelli naturali e al 50% sui riflessi moda. Un colore che «evolve» sbiadendo gradualmente nel rispetto della tonalità. Fino a 24 lavaggi. Arricchito con olio di

cocco e Omega 9 da fonti responsabili, alla base della tecnologia Biomimetic Hair Restoring, The Present Time ripristina fino al 76% i lipidi persi durante la colorazione, migliora la struttura capillare e ne aumenta la resistenza alla rottura. Giocando con colore, taglio e styling, Tom Connell, hair art director Davines, ha creato tre look di punta per la nuova linea colore demi-permanente, da utilizzare in salone. Per un’estetica che cattura il momento presente. Una ricca tonalità olivastra, Colour Graduation Tarnished Olive, parte con una sfumatura chiara del verde, che aumenta di intensità arretrando verso l’orecchio e scendendo verso la nuca. Su un taglio corto scalato, che valorizza la forma natu-
rale della testa, porta a «un look strutturato con un accenno di morbidezza». L’Offset Blonde, invece, esprime ciò che Connell definisce «un equilibrio senza simmetria», creato con una disposizione sfalsata dei toni del biondo e del cioccolato e con scriminature e texture diagonali in aree asimmetriche, che esaltano tagli medio-lunghi e styling naturali. Infine, A Holiday in Reverse utilizza su taglio corto angoli indipendenti per allungare il collo e rendere gli zigomi più pronunciati. Il colore è chiaro all’interno, per attirare lo sguardo, con radici biondo freddo che si scuriscono uniformemente fino alle punte perlacee. Proprio come «una vacanza al contrario». O.Sg. ©
CAPELLI
Salvo Filetti, hair stylist e fondatore del brand Compagnia della Bellezza, ha ideato il Face Design
Volto allungato? Serve una compensazione push up, mentre per i visi larghi meglio sforbiciate «slim»
Ogni volto cerca il proprio taglio
di FEDERICA BANDIRALI
Niente deve essere lasciato al caso. Tutto deve essere studiato nei minimi dettagli. Anche nel mondo della bellezza e dei capelli. E lo sa bene Salvo Filetti, hair stylist e fondatore del brand Compagnia della Bellezza. È stato lui a pensare e creare il Face Design, un vero e proprio metodo e strumento tecnologico per trasformare la scelta di un taglio in un gioco di armonie e proporzioni, esaltando l’unicità di ogni donna.
«Una volta capite e comprese forma e qualità del volto, si possono fare scelte che servono per valorizzarlo al meglio» racconta Filetti «il Face Design è l’arte di far incontrare forme e volumi dei capelli con forme e volumi dei visi, per creare bellezza e armonia». Un piccolo miracolo che avviene grazie all’uso di Cornici Magiche decodificate su Face Catalog, dove si scoprono tutti i tagli amici del proprio volto e i suggerimenti del caso. Ogni donna, con l’aiuto di uno specialista dello strumento, deve individuare che tipo di viso ha. I volti si suddividono in tre macro categorie, oltre alla forma ovale, che è idealmente quella «regolare»: «Ci sono i visi allungati, quelli allargati e quelli spigolosi» racconta l’hair stylist.
Non esiste il volto perfetto, ma esiste quello che deve essere valorizzato al meglio «perché la cosa bella è che la natura ci ha fatto tutti diversi e ci sono i capelli che, pur lasciando il viso con le sue caratteristiche, consentono di portare tutto in armonia».
Si tratta di un lavoro di precisione che deve fare l’hair stylist, ovvero quello di incorniciare il viso, compensando la parte più vuota e svuotando quella più piena perché «in tutte le aree della testa è me-
glio che accadano certi movimenti, certi volumi, certe aderenze per valorizzare la donna sulla base della forma del volto».
Secondo i codici del Face Design, su chi ha un viso allungato bisogna puntare su tagli di compensazione push up per donare al volto maggiore pienezza e orizzontalità. Invece la scelta per chi ne ha uno allargato «è quella di tagli a compensazione slim, per slanciare e verticalizzare il volto» svela Filetti che, per quello spigoloso, suggerisce la
«compensazione sweeten per addolcirlo, incorniciarlo e armonizzarlo». L’hair designer svela che con questo metodo lui «dialoga con il volto, perché alla fine è il protagonista, anche se la cliente può e deve esprimere una preferenza. Ma insieme discutiamo del metodo di azione».
Alla fine di questo servizio, che si effettua all’interno dei saloni della Compagnia della Bellezza, vengono consigliati anche la giusta tipologia di orecchini e quella degli occhiali

da vista e sole. «Io so che i capelli e gli occhiali non possono avere due codici uguali — conclude Filetti —. Ma se stiamo lavorando per valorizzare il viso è giusto che si dia un consiglio completo». E le donne come stanno reagendo al servizio di Face Design? «Benissimo perché sapere che tipo di viso si ha è fondamentale per l’estetica. E quello proposto è un livello di ascolto che oggi è indispensabile». ©

strumento utilizzato per fare il taglio più adatto al viso di una donna
Per la prima volta, Nuxe ha sottoposto l’olio di camelia a un lungo processo di bio fermentazione. Nasce così l’ingrediente star della linea capelli best seller dell’azienda. L’altra novità è un latte spray
Un super olio concentrato
di CATERINA RUGGI D’ARAGONA
C’è chi dice che fosse l’ingrediente segreto per l’eterna giovinezza (e bellezza) delle geishe. Fin dall’antichità, l’olio di camelia japonica, noto anche come olio di tsubaki (ricco di vitamine e polifenoli) è utilizzato dalle donne giapponesi per idratare e nutrire pelle e capelli, senza appesantirli. «Per la prima volta, Nuxe ha sottoposto l’olio di camelia a un lungo processo di bio fermentazione, lasciandolo per 150 ore all’azione di un lievito all’interno di bioreattori, per sprigionarne tutta la potenza. Attraverso questa biotecnologia all’avanguardia — spiega Letizia Paltrinieri, marketing manager di Nuxe — i ricercatori hanno ottenuto un super olio concentrato di molecole attive, contenente un glicolipide dalle proprietà riparatrici».
L’olio di camelia rosa fermentato è l’ingrediente star della linea capelli Hair Prodigieux, nome del best seller dell’azienda. «Richiama l’Huile Prodigieuse nella profumazione — spiega Paltrinieri — note
di magnolia, vaniglia e fiori di arancio che, sebbene rilavorate, rilasciano quella stessa fragranza sensuale e riconoscibile». Ma è l’olio di camelia rosa, da sempre utilizzato dalle donne asiatiche come antiossidante e nutriente, l’attivo di tutta la collezione capelli.
«Siamo entrati nel mercato dei prodotti haircare in farmacia — dominato da aziende che rispondono a problematiche specifiche — alla nostra maniera: portando l’expertise di Nuxe nelle formulazioni efficaci e sensoriali all’interno di una linea snella, composta

da quattro referenze trasversali. Nutrizione, morbidezza e riparazione: questi gli obiettivi della routine, che comincia con Le Masque, un pre-shampoo in forma di olio, da applicare su capelli asciutti e tenere in posa tra i 10 e i 30 minuti, che va a chiudere le cuticole, ripara

Hair Prodigieux, Maschera Nutriente Pre-shampoo di Nuxe all’olio fermentato di camelia rosa. Trattamento che ripara la fibra e rende luminosi e setosi i capelli
ed evita le rotture», dice Letizia Paltrinieri presentando la collezione Hair Prodigieux che, finora, comprendeva Shampoo e Balsamo Effetto lucentezza, e Crema Leavein protettrice. Ora, a un anno dal lancio italiano, arrivano due nuovi prodotti riparatori e protettivi. Uno è Le Baume, una maschera cremosa, arricchita con burro di karité e pantenolo (provitamina B5), da applicare dopo lo shampoo e tenere in posa appena 3 minuti. «Un’alternativa al balsamo, da scegliere in caso di capelli particolarmente secchi o danneggiati», suggerisce. L’altra novità è Le Lait, un leavein in latte spray, formula più leggera rispetto alla Crema, ideale per capelli più fini che hanno bisogno di nutrizione e protezione dal calore di asciugacapelli, piastre o altri strumenti di styling.
«Siamo ora al lavoro sul ampliamento della linea, confermando sempre la sua natura di un rituale adatto a ogni tipo di capello», conclude Paltrinieri. ©
Gama lancia il nuovo iQ3: in soli 294 grammi, è ancora più ergonomico dei precedenti, ha un motore digitale intelligente che velocizza ulteriormente i tempi di asciugatura e permette di risparmiare sull’energia
La leggerezza di un giocattolo prezioso
di MARTA GHEZZI
Non arriva a 300 grammi. Leggero, anzi leggerissimo, poco di più di uno smartphone. Lo diresti un giocattolino, ma in quel peso piuma è celata una tecnologia potentissima. Quando nel 2019 è uscito sul mercato iQ, il primo asciugacapelli ultra-compatto di Gama Italy Professional, chi lo ha avuto fra le mani ha (per un millisecondo) pensato a uno scherzo. Sembrava impossibile che, con quelle micro dimensioni, potesse garantisse le stesse prestazioni dei phon tradizionali. E invece. Silenzioso ed efficiente. Veloce e potente. Rivoluzionario. L’azienda bolognese, fondata nel 1969 da un elettricista, Mario Gardini, e oggi fra i leader a livello mondiale nella produzione di strumenti elettrici per capelli, ha da subito avuto la capacità di fiutare le richieste dei consumatori (e di chi lavora nel settore) e anticiparle. Il primo brevetto di Gama, invenzione dello stesso Gardini, è stata una leggendaria piastra per capelli, in un’epoca, va sottolineato, quando ancora non esisteva nulla per lisciare le chiome. Il brand, oggi di proprietà italo-argentina, diffuso in 50 Paesi del mondo ma con il cuore delle operazioni saldo nel Bel Paese — alla sede storica di San Pietro in Casale, in provincia di Bologna, si è aggiunto di recente lo stabilimento di Gossolengo, alle porte di Piacenza, che realizza motori ultraleggeri —, ha continuato a studiare versioni sempre più evolute e innovative dell’asciugacapelli super leggero. E ora, dopo i primi modelli, e con in tasca il brillante risultato riportato da iQ2, che nel 2022 si è aggiudicato il Cosmoprof Award di categoria, fa la comparsa un nuovo iQ: il numero 3. Il gioiellino da 294 grammi, ancora più ergonomico dei precedenti, ha un motore digitale intelligente che velocizza ulteriormente i tempi di

asciugatura e permette di risparmiare sull’energia. Le novità di iQ3? Vediamole. Durante l’asciugatura dei capelli può essere necessario dover posare ripetutamente il phon — capita alle consumatrici a casa ma anche agli hair stylist nei saloni —, operazione che richiede, ogni volta, lo spegnimento. Fra le sorprese del numero 3 c’è la tecnologia stand-by: vuol dire addio al tasto on/off, perché il phon si interrompe automaticamente quando viene posizionato sullo Smart Pad, un magico tappetino creato dal centro ricerca di Gama. Funzione turbo: come nelle auto di alta gamma, anche il phon è provvisto di un
C’è dietro la spinta della tecnologia Oxy Active (mix di ioni negativi e ozono), valido aiuto contro il crespo
turbo che aumenta la velocità del motore (da 110.000 a 120.000 rpm per 30 secondi), consentendo di ottenere una piega rapida anche sui capelli più difficili. Il consumo di energia, e questa è la nota positiva, resta uguale, il flusso d’aria viene moltiplicato sfruttando una legge della fisica, l’effetto Venturi. «Per Gama la sostenibilità è un impegno concreto che perseguiamo da anni con azioni tangibili. Abbiamo iniziato molto prima che diventasse un tema centrale, integrando progressivamente innovazione e responsabilità sociale in ogni aspetto del nostro business», dichiara Leonardo Facchini, direttore marketing e com-
COISTEL
Costanza Caracciolo e quell’idea nata dalla beauty routine delle figlie
La linea Coistel nasce da un esigenza personale di Costanza Caracciolo.
«Le mie figlie hanno capelli ricci e sottili, che si aggrovigliano facilmente. Come tante donne, anche noi siamo sempre alla ricerca di qualcosa che in qualche modo possa semplificare e agevolare la nostra hair beauty routine. In questi anni non sono riuscita a individuare un prodotto per capelli che potesse essere delicato, utile e versatile allo stesso tempo. Sono partita dalla cosa che più sarebbe servita a me, ma anche alle mie bambine. Ho pensato ad un solo prodotto
per tutte e tre, qualcosa che potesse essere utile al benessere dei capelli».

Così, con l’aiuto di laboratori, Caracciolo ha formulato una linea completa che comprende anche Glossy Shampoo (nella foto a sinistra) adatto a tutte le chiome. Il prodotto contiene niacinamide che aiuta la crescita di capelli lunghi e acido ialuronico dalle proprietà idratanti. E un mix di oli dall’azione nutriente: di mandorle, d’oliva, di lino e di borragine. Nella linea si trovano anche spazzole, lo spray scioglinodi e quello termoprotettore. G.Gh.

merciale.
Sui risultati c’è la spinta della tecnologia Oxy Active (mix di ioni negativi e ozono), valido aiuto contro il crespo e la mancanza di lucidità, mentre con l’effetto Color Lock restano a lungo luminosi anche i capelli tinti. iQ3 è inoltre super accessoriato, provvisto di un diffusore ultra-profondo per la definizione delle capigliature ricce, di una bocchetta a stella brevettata per dare volume alle radici e proteggere il cuoio cappelluto e di due bocchette professionali. Infine, a garantire lunga vita all’asciugacapelli, oltre alla funzione di auto cleaning (la pulizia avviene con la rotazione della turbina del motore al contrario), ci sono i filtri magnetici rimovibili, lavabili con semplice acqua e sapone. © RIPRODUZIONE RISERVATA
MY ORGANICS
Romeu Felipe , global ambassador di Gama Professional, sopra a sinistra. Il phon ergonomico iQ numero 3 da 294 grammi, sopra
Oli essenziali, ingredienti naturali per un effetto districante e nutriente
My Organics è un’azienda italiana nata nel 2012 che formula prodotti per capelli realizzati con ingredienti naturali al 100%, certificati e coltivati con tecniche di agricoltura biologica e biodinamica. Le alte concentrazioni di oli essenziali puri, estratti dalle piante e dai fiori secondo le più tradizionali ed antiche tecniche di raccolta, sono racchiusi in varie linee per rispondere a ogni esigenza: purificare e ossigenare la cute; rigenerare, idratare e nutrire il capello; fortificare e donare lucentezza, colorare grazie all’utilizzo di terre tintorie naturali. Per esempio, della linea

My.Pure fa parte il leave-in Biphasic (nella foto a sinistra), idratante, districante e anticrespo, con burro di karitè e pantenolo, che nutre i capelli in profondità. Gli aromi e i colori che caratterizzano ogni essenza, vengono conservati senza utilizzare additivi di origine petrolchimica e conservanti chimici. Tutti sono inoltre privi di conservanti e parabeni. Dalla materia prima al packaging, l’attenzione all’eco-sostenibilità è presente anche nella produzione di flaconi realizzati con un tipo di plastica green a base di etanolo ricavato dalla canna da zucchero del Brasile. R.E.













La bellezza come ossessione. E il rifiuto, quasi totale, dell’invecchiamento. Stiamo esagerando? Risale allo scorso dicembre l’ultimo monitoraggio dell’EngageMinds Hub, il centro di ricerca in psicologia dei consumi e della salute dell’Università Cattolica che ciclicamente, in media ogni quattro mesi, sonda i comportamenti degli italiani su salute e stili di vita. Fermandosi a una lettura superficiale, si potrebbe dire che i dati raccolti — su un campione rappresentativo di mille persone — indichino un rapporto abbastanza equilibrato dei connazionali con il corpo e la cura di sé. Si nota che cinque italiani su dieci utilizzano prodotti di cura della pelle, che il 45% ne fa un uso quotidiano, il 35% più volte al giorno, e solo il 7% meno di una volta a settimana. Andando più a fondo emerge che a rivolgersi al mondo del beauty sono soprattutto le donne, 7 su 10, soprattutto quelle di giovane età (46%) e con un aumento fra chi si è sottoposta a interventi di chirurgia estetica (66%). Gli uomini, però, non rimangono indietro, e questo è il primo elemento innovativo. La ricerca rivela un trend di consumi al maschile in crescita, il 19% conferma di fare uso di prodotti di cosmesi, il 36% una volta al giorno, il 30% ogni due giorni.
È continuando a studiare i dati che lo scenario cambia. Fra le ragioni dell’utilizzo dei prodotti di bellezza, appare lo scontato desiderio di proteggere la pelle (5 su 10), ma poi interviene anche un altro tipo di spinta, più subdola: 4 su 10 cercano attraverso creme e lozioni di accrescere la propria autostima. Rendiamo chiaro il concetto: il report indica che il 32% degli italiani ricorre ai cosmetici per apparire più giovane, il 26% per sentirsi approvato, il 25% per avere un’immagine professionale. Non sorprende, quindi, che 1 su 3 sia favorevole alla chirurgia estetica (soprattutto la fascia d’età fra i 18 e i 34 anni) e che il 35% ritenga probabile di ricorrervi per sembrare più giovane. «I criteri estetici proposti a livello sociale, sempre più esigenti e standardizzati, creano falsi bisogni, fino a rendere la corsa verso la bellezza spasmodica. Il confine fra la cura di sé e l’ossessione è sempre labile,

Più prodotti anti-age, specie nella fascia 18-24 anni, un giovane su tre favorevole alla chirurgia estetica. Aspetti controversiali dall’indagine della Cattolica
Gli italiani e la bellezza
Indizi di un’ossessione
alimentare narcisismi personali può essere pericoloso», avverte Guendalina Graffigna, direttore di EngageMinds Hub e responsabile scientifico dell’indagine, Il dato preoccupante, però, che deve suonare come campanello d’allarme, riguarda i giovani. Nel campione della fascia d’età 18-24, emerge che 4 ragazzi su 10 scelgono prodotti antiage per la cura della pelle, e di questi il 41% ne fa un uso frequente, anche più volte al giorno. Le motivazioni? Il 72% dichiara di voler ritardare i segni dell’età, il 68% vuole apparire più giovane, il 66% è convinto che sia il metodo migliore di protezione.
di MARTA GHEZZI
La direttrice scientifica dello studio: «C’è l’allarme di una dipendenza e di una insoddisfazione cronica che può sfociare in ansia»
In alto, giovani universitari alla Cattolica. Influencer e social trainano anche la crescita dei consumi maschili (foto Università Cattolica)
«Influencer e social dettano il ritmo, l’idea di una prevenzione precoce è ambigua e non tiene conto dell’incognita sul lungo periodo. Molti ragazzi non sono consumatori alfabetizzati e, avendo un potere di acquisto inferiore a quello degli adulti, sono obbligati a orientarsi su versioni economiche di trattamenti e prodotti, non sufficientemente testati — sottolinea Graffigna —. Per non parlare del rischio di dipendenza e di cronica insoddisfazione perché l’asticella si sposta sempre più in alto, che possono sfociare in stati di ansia, depressione, disturbi alimentari. È il dark side della bellezza». © RIPRODUZIONE RISERVATA
50%
degli italiani utilizza prodotti per la cura della pelle. Di cui il 45% ogni giorno, il 35% più volte al giorno e il 7% meno di una volta a settimana
36%
degli italiani usano prodotti di make up. Il 67% sono donne il 46% sono di giovane età, il 4% sono uomini
ragazzi su 10 scelgono prodotti anti age: il 72% lo fa per ritardare i segni dell’età, il 68% per apparire più giovane, il 66% per proteggersi
4
italiani su 10 ne fanno uso per aumentare l’autostima: il 32% per apparire più giovane, il 26% per sentirsi approvato e il 25 per immagine professionale
1
italiano su 3 è favorevole agli interventi di chirurgia estetica: favorevole il 36% tra i 18 e i 34 anni
66%
donne che si sono sottoposte a interventi di chirurgia estetica. Il 35% degli italiani ritiene che nel futuro è probabile che ricorrerà alla chirurgia estetica
Ricerca EngageMinds Hub dell’Università Cattolica di Milano su un campione di 1.000 persone
La beauty community si ritrova a Milano
Dal 28 al 30 marzo l’evento internazionale organizzato da Sephora: 35 brand, quattro aree servizi, masterclass e consulenze private
Dopo il successo dell’edizione dello scorso ottobre in Francia con oltre 4.600 visitatori, Sephoria, l’evento internazionale organizzato da Sephora, debutta in Italia, aprendo le porte a Milano al The Mall in Porta Nuova, il 28, 29 e 30 marzo. L’appuntamento, aperto a tutti gli appassionati, si svolge in una location trasformata per ospitare una vera e propria beauty Funhouse con esperienze immersive, servizi di bellezza realizzati dai migliori make up artist internazionali, masterclass con i founder di alcuni dei brand più amati del momento e molto altro. Sephoria nasce nel 2018 a Los Angeles e viene bissata nel 2019. Negli anni successivi, a causa della pandemia, si trasforma in un evento virtuale, per permettere di partecipare on line ad esperienze interattive e sessioni educative. Nel

2023 a New York si svolge la prima edizione con un evento ibrido che combina la presenza nella Grande Mela con una manifestazione virtuale. Nel 2024 fa tappa, oltre che a Parigi, a Shanghai, Rio de Janeiro, Dubai, Atlanta (nella foto).
A Milano l’universo beauty di Sephora prende vita nello spazio di oltre 3mila mq con numero-
se aree, dedicate a make up, skincare, haircare e fragranze, e un programma con 35 brand, quattro aree servizi, masterclass e consulenze private. «Non vediamo l’ora di aprire le porte di questo evento magico e offrire un’esperienza di bellezza indimenticabile alla community italiana insieme ai migliori brand beauty del panorama mondiale», ha dichiarato Beyhan Figen, direttore generale di Sephora Italia. Anche perché la mission del marchio, nato nel 1969 a Limoges, in Francia, e parte del gruppo Lvmh dal 1997, che offre oltre 500 marchi e la private label Sephora Collection, prodotti beauty di prestigio, è di cambiare il modo in cui il mondo vede la bellezza e valorizzare ciò che di straordinario c’è in ognuno di noi.
La sua rete globale, per cui lavorano 50mila dipendenti che operano in 35 mercati, è di oltre 3mila negozi e flagship, di cui 130 in Italia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Sofia Goggia è il volto di una campagna pubblicitaria di Kiko Milano, brand bergamasco come lei. «Superiamo lo stereotipo delle sportive che non pensano a valorizzarsi»
«Con la pochette prima del podio»
di
PEPPE AQUARO
«Nello zaino, in gara, ho il mio beauty, con una pochettina nella quale porto sempre con me un po’ di mascara, crema e matita colorata per il contorno labbra: mi piace essere sempre in ordine». Succede a tantissime donne. Solo che in questo caso, la donna che ama truccarsi al lavoro è una sportiva capace di scendere da una montagna alla velocità di 130 chilometri orari.
Fa un certo effetto soltanto a pensarlo: «Ma per me è normale. Se salgo sul podio, a fine gara amo festeggiare e farmi vedere con un trucco molto naturale. Chiaramente, prima di una gara non mi trucco gli occhi: ho paura che entri un po’ d’aria attraverso la maschera. Per il resto sono sempre io», racconta Sofia Goggia, 60 podi alle spalle, la sciatrice che tutto il mondo ci invidia e che vorremmo che continuassero a farlo, soprattutto il prossimo anno, in occasione di «Milano Cortina 2026», 26esima edizione dei Giochi olimpici e paraolimpici invernali.
La campionessa olimpica di sci alpino nella discesa libera a Pyeongchang 2018, vincitrice di quattro Coppe del Mondo di discesa libera e di due medaglie mondiali, è il volto di una campagna pubblicitaria di Kiko Milano, brand make-up italianissimo che ha scelto l’atleta bergamasca per un percorso di collaborazione realizzato insieme alla Fondazione Milano Cortina 2026.
E poi, Kiko e Sofia era destino che si incontrassero: per affinità bergamasca (entrambi lo sono) e per quel claim made in Kiko «Every Journey has a colour», nato per celebrare tutti i colori che rendono unica ogni sfida, nella vita come nello sport. Per esempio, il bianco e il blu, dominanti nel video girato con Sofia, perfetta-

mente a suo agio («È lo spot più divertente che abbia mai realizzato») nello scendere in pista dopo aver chiuso con la mano quattro palette di ombretti, il cui suono ricorda la chiusura degli scarponi alla partenza, e dopo aver «indossato» la maschera formata sempre da due palette, giù, a rotta di collo, lasciando scie di bellezza con i «Bastoncini di mascara blu».
Per la serie, autoironia, ma soprat-
Aitana Bonmatì
figlia della Cantera
«Il calcio non stoppa la cura dei capelli»
La giocatrice-fenomeno del Barcellona scelta da Revlon per la sua capigliatura
«Mi fa sentire bene con me stessa»
di LUCA BERGAMIN
Nello spot scende in pista dopo aver chiuso quattro palette di ombretti con un suono che ricorda la chiusura degli scarponi
Ènata a Sant Pere de Ribes ventisette anni fa, pesa 53 chilogrammi, è alta 162 centimetri, ha vinto due volte il pallone d’oro assegnato a quella che viene annualmente nominata la migliore giocatrice di calcio al mondo. Ha vestito già trecento volte la maglia del suo Barcellona. Questi sono i numeri sportivi che fanno di Aitana Bonmatí un fenomeno dello sport contemporaneo.
Per far conoscere un po’ meglio anche la sua passione per la moda, l’attenzione che riserva al look e all’aspetto fisico, in particolare ai capelli, colei che è diventata la nuova ambasciatrice globale del celebre trattamento per capelli UniqOne di Revlon Professional (offre dieci benefici reali per riparare, proteggere e nutrire i capelli secchi e danneggiati) ha deciso di svelare le sue abitudini più perso-
tutto personalità da vendere, racchiusa in una frase: «Nello sport come nella vita non esistono trucchi per arrivare in cima. Però io conosco un trucco che valorizza la mia bellezza». Se volessimo andare oltre la reclame? «È una frase che ho scelto per Kiko e che mi rappresenta molto bene: l’unico vero ascensore sociale è il lavoro. E soprattutto nello sport, dove è la meritocrazia a farla da padrona, ti devi guadagnare tutto, superando con i fatti gli altri. Non servono trucchi», risponde l’atleta, sincera quanto basta per parlare di bellezza senza slalom di parole: «Bisognerebbe superare lo stereotipo un po’ retrogrado sulle sportive che non amano valorizzarsi; secondo me si può essere belle anche in un gesto fisico molto potente che abbia qualcosa di intrigante e misterioso, ma senza mai perdere il controllo della situazione. Restando sé stesse».
Ed è come se il Kiko pensiero e la Goggia si ritrovassero all’arrivo: perché, se la mission del primo, attraverso la creazione di prodotti, è permettere a chiunque di esprimersi liberamente, per Sofia la bellezza non deve mai confondersi con l’incoscienza, neppure nel bel mezzo di una spericolata discesa libera: «La discesa libera è la disciplina regina dello sci alpino in quanto occorrono coraggio, potenza e molta strategia. È simbolo di bellezza, certo, ed è l’unica disciplina che in italiano si coniuga al femminile, rispetto al super gigante, lo slalom gigante e lo slalom speciale, ma è sempre meglio non etichettare la bellezza, lasciandole una più libera interpretazione», commenta Goggia, veloce ed essenziale nelle definizioni. Capita a tutti coloro che hanno un rapporto speciale col tempo: «Se la resilienza è bellezza? Direi che fa parte del mio carattere». © RIPRODUZIONE RISERVATA
nali riguardo all’aspetto fisico. «I capelli sono importanti per una calciatrice, non vanno mai trascurati o permettere che si rovinino.
La cosa più importante è trovare un taglio che duri per l’intera partita. Di solito porto la coda alta, così non mi danno fastidio e posso vedere bene la palla quando me la passano le compagne. Uso anche elastici forti e una fascia. Alla fine, ciò che conta di più è sentirsi a proprio agio e concentrati sul gioco, senza distrazioni - esordisce la campionessa catalana -. Per me, la cosa più importante nel calcio, infatti, è dare il massimo in campo, ma questo non significa che non possa sentirmi bene con me stessa anche sul piano estetico. Si tratta di essere bravi dentro e fuori, trovare quell’equilibrio tra lo sforzo fisico e anche sentirsi sicuri e sicuri di sé stessi». Bonmatí è stata scelta da Revlon
I CAMPIONI
Sinner, Gasly Pellegrini per un beauty dinamico



anche per la sua passione nei confronti della propria lunga e iconica capigliatura. «Per prendermi cura della mia chioma, dopo l’allenamento o la partita, la lavo sempre con uno shampoo e un buon balsamo. Utilizzo anche UniqOne, con la sua formula all-in-one, perché mi rende le cose molto più facili e mi aiuta a risparmiare tempo. Questo è un aspetto molto importante, soprattutto quando viaggio, mi alleno o gareggio, perché mi consente di concentrarmi bene su quello che conta davvero senza trascurare la cura dei miei capelli».
Aitana ha portato sempre i capelli lunghi, salvo pochi periodi quando era bambina in cui li teneva assai corti. Adesso tante ragazze imitano i suoi gesti e guardano a lei anche come modello di bellezza. «Per me rappresenta un orgoglio sapere che tante donne e ragazze mi vedono come un esem-
La cantautrice italo-brasiliana Gaia è ambassador italiana di Lancôme. «Mi riporta alla mia famiglia, un marchio che hanno usato anche mia mamma, le zie, le nonne e anche gli uomini»
«Amo i difetti della mia ancestralità»
di BARBARA VISENTIN
Ancestralità è una parola chiave nell’universo di Gaia anche quando si tratta di bellezza e cura di sé: «Ho sempre percepito e recepito una grande indipendenza dalle donne della mia famiglia. Donne belle e forti che hanno accettato tutte le loro peculiarità — racconta la cantautrice italo-brasiliana, 27 anni —. Tante volte avrei potuto scegliere la chirurgia estetica, siamo bombardati dal nostro riflesso e dai filtri, ma accettare la mia ancestralità vuol dire anche accettare il mio naso un po’ aquilino o le orecchie un po’ grandi che ricordano quelle di mia nonna materna. Rispettare queste caratteristiche, magari non conformi a degli standard che un po’ sento anche io, significa piacermi realmente». Gaia celebra le sue radici anche come ambassador italiana di Lancôme, brand che la affiancherà nei suoi look in tour, così come ha iniziato a fare già dall’avventura a Sanremo lo scorso febbraio: «È un marchio iconico che è sempre stato in casa mia. L’hanno usato le mie zie, la mia mamma, le mie nonne, anche uomini della mia famiglia, quindi il prendersi cura di sé si porta dietro delle tradizioni che si tramandano».
Per lei il mondo del beauty è associato all’idea di farsi una coccola: «Amo gli impacchi e le maschere per il viso e quando ho tempo mi piace prendermi una giornata in cui a questi rituali associo il cucinarmi qualcosa di buono, guardare un bel film e scegliere una bella playlist da ascoltare». Nella vita di tutti i giorni, invece, il suo accessorio irrinunciabile è il pettinino per le sopracciglia, racconta: «Le ho folte e wild, è l’unico lato brasiliano che ho recuperato da mia mam-

ma, e penso che con le sopracciglia ben strutturate, il viso sia disegnato, senza bisogno di niente altro». Partito a spron battuto con il Festival, il 2025 di Gaia ora prosegue con l’uscita del nuovo album «Rosa dei venti», in arrivo venerdì. Il titolo contiene un doppio riferimento: «È una playlist emozionale dei miei vent’anni, ma anche una perdita, ricerca e ritrovamento della direzione», spiega. La tracklist si

Il suo accessorio irrinunciabile è il pettine per le sopracciglia. «Le ho folte e wild, curate mi disegnano il viso senza niente altro»
Ha vestito 300 volte la maglia della sua squadra e ha trionfato con la Spagna ai mondiali. «Serve costanza anche nella bellezza»
Aitana Bonmatí, calciatrice anche della nazionale spagnola, è ambasciatrice globale del trattamento per capelli UniqOne di Revlon Professional
apre con le voci della nonna materna, delle sorelle Giorgia e Frida e di suo padre nell’intro e poi si chiude con quella della mamma per l’outro, così «tutta la mia famiglia abbraccia idealmente le canzoni». Nel mezzo, la cantautrice spazia fra i generi, tra brani urban «da ascoltare in pre-serata con le amiche», il reggae di «Addicted» in duetto con Gué (ma ci sono anche feat. con Capo Plaza, Lorenzza e il gran finale con Toquinho) e la crudezza del testo di «Cicatrice», un «brano-urgenza in cui ho volutamente usato anche delle parole un po’ disturbanti». Il risultato è un lavoro in cui Gaia sente di aver avuto «estrema autonomia», potendo così «essere molto intima nel modo di scrivere».
I nuovi brani verranno suonati dal vivo nella data-evento del 7 maggio al Fabrique di Milano: «Sarà il primo momento per rivedere il pubblico dopo Sanremo, avrò un assetto live mai avuto prima che darà un nuovo sapore anche alle canzoni vecchie, ci saranno ospiti e sarà una bella festa», anticipa. A ideare la parte di ballo dello show, immancabilmente, ci sarà Carlos Diaz Gandia, il coreografo che ha conquistato il web grazie al video di backstage in cui scandisce le movenze di «Chiamo io chiami tu»: «Credo che la sua aura sia uscita in quel video. Non è solo bravissimo, è carismatico, dolce e professionale». Del Festival, passate un po’ di settimane, che bilancio trae? «È una macchina estremamente intensa e a tratti mi ha anche messo in difficoltà — dice Gaia —. Però sono felicissima di averlo fatto e poi la viralità incontrollabile di quel balletto è stata bella perché si è convertita in musica». © RIPRODUZIONE RISERVATA
pio, mi dà addirittura più forza per dare il massimo, sia dentro che fuori dal campo. Cerco sempre di migliorare come giocatrice e come persona - dice la calciatrice in maglia blaugrana - e, anche se non lo faccio pensando di essere un modello, so che le mie decisioni possono ispirare gli altri a seguire i propri sogni. A tutte le mie tifose dico che per mantenersi in forma, occorre trovare una routine adatta a se stesse. Qualsiasi attività che piace è buona per essere attivi e sentirsi bene. L’importante è mostrare costanza e ascoltare il proprio corpo attentamente. E per quel che riguarda i capelli - conclude la stella del calcio mondiale - la cosa più determinante è prendersene cura senza complicarsi troppo l’esistenza. Dopo l’esercizio, è fondamentale ad esempio lavarli bene per eliminare il sudore. Oltre a utilizzare un prodotto come UniqOne
LE VOCI
Le seduzioni di Rihanna, Dua Lipa, Tony Effe



di cui ho la fortuna di essere testimonial».
Considerata un esempio anche per portare il cognome materno prima di quello paterno, sempre in prima fila quando si tratta di affermare il valore della cultura, lei figlia di professori in pensione e cresciuta in una casa piena di libri, spesso paragonata a Leo Messi anch’egli cresciuto nella cantera, il mitico settore giovanile del Barcellona, Aitana ora anche grazie a Revlon Professional, potrà portare universalmente il suo messaggio di figura positiva e di donna bella dello sport femminile, un titolo che vale quanto quello di campionessa del mondo conquistato con la nazionale spagnola due anni fa nel continente australe. Da allora la sua stella non ha smesso a brillare. Si può dribblare con la sua tecnica sopraffina, e sentirsi e bellissime... © RIPRODUZIONE RISERVATA



Il centro termale nato sulla scia della leggenda di un cavallo guarito dall’acqua miracolosa. E nel 1975 i laboratori:
La Roche-Posay celebra il traguardo con strumenti sempre più sofisticati e uno studio sul rapporto tra eczema e salute mentale
Cinquant’anni di devozione alla pelle
di PEPPE
AQUARO


Per la fonte termale che dà il nome a una delle più importanti aziende dermocosmetiche c’è sempre un 5 che ritorna. Lo troviamo in quel 1905, l’anno di fondazione del Centro termale dermatologico di La Roche-Posay; un altro 5 è racchiuso nella data, 1975, quando il farmacista René Levayer creerà «La Roche-Posay Laboratoire Dermatologique» realizzando formule per la cura della pelle con la preziosa acqua termale del villaggio del dipartimento della Vienne. E siamo all’oggi, a un altro 5, incastonato nell’anno in corso, il 2025, o dei primi 50 anni (rieccolo, il 5) di vita dei laboratori di La Roche-Posay, presente in più di 60 Paesi e partner di oltre 100mila dermatologi. Passato, presente e futuro scorrono
come l’acqua termale di La RochePosay, i cui primi effetti «miracolosi» risalirebbero ad una leggenda del 1400, quando un cavallo, immergendosi nella fonte termale, riuscì a guarire da un fastidiosissimo eczema. «Parola di cavaliere». Ma se non vi basta la sua parola, è la storia a venirci incontro: è del 1887 il riconoscimento della fonte termale come servizio di pubblica utilità da parte dell’Accademia francese di medicina.
Il46% dei pazienti affetti da acne ha maggiori probabilità di sviluppare una grave depressione
E siamo di nuovo al presente e alla parola eczema che ritorna costante-
mente nello studio delle imperfezioni cutanee: soltanto lo scorso anno è stato condotto da La Roche-Posay il più grande studio sull’eczema, raccogliendo 6 milioni di dati da 28mila ex pazienti affetti da eczema. Con una verità sorprendente: quasi la metà si sente ancora meno amata oggi. I dati si rifanno a uno studio, «Scars of Life», incentrato su una serie di ricerche epidemiologiche su 5 continenti (ecco il 5 che ritorna, costantemente, parlando di La Roche-Posay), 27 Paesi e poco più di 30mila persone, esplorando l’impat-
ART&PARFUMS
to permanente delle cicatrici invisibili della pelle. Perché, salute mentale e qualità della pelle sono molto più legati di quanto si possa immaginare.
Ed ancora: il 46% dei pazienti affetti da acne ha maggiori probabilità di sviluppare una grave depressione, mentre il 90% dei pazienti affetti da eczema soffre di prurito notturno che induce disturbi del sonno. Intanto, lungo questo primo mezzo secolo di vita dei laboratori di La Roche-Posay, lavorando a stretto contatto con medici, ricercatori, Ong, filantropi e pazienti, sono state diverse le conquiste scientifiche: dal primo studio accademico per mappare il microbioma cutaneo all’introduzione di Effaclar Spotscan, uno strumento di analisi della pelle a tendenza acneica
alimentato dall’Intelligenza artificiale, fino al nuovo Anthelios Uvmune per la protezione dai raggi ultravioletti.
Il futuro? «Per i prossimi 50 anni, continueremo questo viaggio, aprendo nuove frontiere nel trattamento della pelle, dalle neuroscienze ad ingredienti rivoluzionari, il tutto approfondendo la nostra connessione umana», spiega Alexandra Reni-Catherine, direttore generale di La Roche-Posay International che aggiunge, rifacendosi ancora alla regola del 5: «Nei prossimi cinque anni, crediamo che il mondo sarà diviso tra chi cerca soluzioni mirate e chi ha bisogno di sentirsi connesso con gli altri. La Roche-Posay intende unire questi due aspetti».
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Lo spazio dove le fragranze dialogano con l’arte
di GIOVANNA MAFFINA
Pensate a una qualunque profumeria artistica e resettate tutto. Perché entrare da Art&Parfums è altro. È immergersi in uno spazio dove le fragranze dialogano con l’arte, la respirano, dando vita a un concept spettacolare racchiuso tra volte, scaloni e affreschi. «Dopo mesi di ricerca insoddisfacente siamo approdati qui ed è stato un colpo di fulmine», spiega Gianluca Casamento, da cui tutto è partito del dicembre del 2023. Il «qui» a cui allude è la casa museo neo-rinascimentale Bagatti Valsecchi, a Milano. Per dieci anni direttore di Zhor Parfums, altro concept artistico del quadrilatero milanese, Casamento è il

Art&Parfums all’interno del museo neo-rinascimentale
Bagatti Valsecchi, a Milano
founder di Art&Parfums. Un «predestinato» con il profumo nel dna e nell’albero genealogico.
«Mio padre adorava le fragranze, tra le sue preferite un Bulgari e un Creed. Lavorando a Palermo trascorreva tutta la settimana là, mentre io stavo a Messina con mia madre. Il sabato quando rientravo da scuola capivo che era arrivato dalla scia e solo da quella. Essendo accompagnato da un autista, non c’erano indizi della sua presenza. Quella scia era l’unico segnale forte. Ecco perché ho imparato da subito ad amare questo mondo» ci racconta. Poi l’esperienza di studio a Milano, il passato nella moda e la decisione di tornare a quel primo amore. «Seleziono in prima persona i prodotti, che arrivano da tutto il mon-
do e hanno in comune una profonda ricerca delle materie prime» spiega Casamento. Qualche esempio? I distillati prodotti con oli essenziali macerati nelle grotte di tufo per mesi. I camei in cera profumata dedicati alla contessa Luisa Casati Stampa, le capsule collection disegnate da artisti contemporanei, le candele colate a mano. «In parallelo, e con un identico criterio, selezioniamo capi e accessori moda. Come i Panama di Patrizia Fabi, che con i loro 30 grammi di peso sono tra i più leggeri al mondo» sottolinea l’esperto. Next steps? «La creazione di profumi no gender tutta nostra, sei fragranze create con altrettanti maestri profumieri che uscirà a breve». © RIPRODUZIONE RISERVATA
Caudalie festeggia il compleanno con l’apertura di nuove spa a Parigi e (a breve) di un polo produttivo nella Cosmetic Valley della Loira. Mathilde Thomas: «Siamo una multinazionale ma nell’anima restiamo una famiglia»
Trent’anni di bellezza nel segno dell’uva
In due è meglio. Se poi si parte in due da quando si è studenti, si prosegue in due nella vita privata e in quella professionale, sino ad arrivare, sempre in due, a dare forma a un sogno, allora vuol dire che quel numero era inciso nel karma. Predestinati a stare (e costruire) insieme Mathilde e Bertrand.
Lei che di cognome fa Cathiardla sua famiglia è proprietaria del Domaine Smith Haut Lafitte, azienda vitivinicola secolare della regione di Bordeaux - e che poi, una volta sposato Bertrand, incontrato sui banchi di scuola, sarebbe diventata Cathiard Thomas. «Ci siamo conosciuti che eravamo dei bébé», dice l’imprenditrice incontrata di passaggio a Milano, che con orgoglio racconta dei trent’anni di Caudalie, marchio che nelle sue formule concentra i poteri eccezionali della vite e dell’uva. «Tutto è iniziato nel 1995. Bertrand voleva avere un’azienda tutta sua e io adoravo i profumi. Lavoravo da Robertet e avevo un naso eccezionale».
Anche per gli affari evidentemente, considerato quello che con pazienza e lungimiranza hanno costruito. Trent’anni arrivano una sola volta nella vita dunque bisogna premere sull’acceleratore.
«A breve inaugureremo tre nuove spa, due a Parigi, la terza a New York. Quella sulla rive gauche della Senna, in apertura a breve, ha cinque cabine e sta tra la chiesa di Saint-Sulpice e la boutique di Yves Saint Laurent. Un luogo iconico», riprende Mathilde Thomas.
Poi, l’apertura della nuova sede sociale: «Nel cuore del Marais, abbraccerà due hotel particulier, due edifici storici. In uno ci sarà la boutique Caudalie, con una spa vera e propria, uno spazio per lo yoga e il pilates e tutti i nostri uffici. Mentre il secondo diventerà il quartier generale delle tre start up nelle quali abbiamo investito, con i

di GIOVANNA MAFFINA

marchi Talm, Aime e Skin & Out», chiarisce l’imprenditrice.
La gamma di punta della marca Premier Cru, la cui formula è stata potenziata, rimane una priorità, e ha una nuova ambassador, l’attrice Kelly Rutherford, 56 anni portati splendidamente.
Thomas, nel definire l’anima (con)vincente della sua Caudalie, non ha dubbi. «È un brand indipendente, prima di tutto, cosa rara considerati i movimenti finanziari che spesso interessano il nostro mondo. Se non avessimo investito tanto in ricerca e sviluppo oggi non saremmo qui. Anche se siamo in 1300, il nostro rimane un Dna da family company, diventata multinazionale grazie a un impegno di squadra, uno spirito e un entusiasmo che sono sempre da start up».

i poteri eccezionali della vite e dell’uva
Votato alla ricerca e flessibile. «Se in Europa siamo la quinta marca nel canale farmacia, negli Stati Uniti lo sbocco d’elezione è Sephora, dove ci posizioniamo al settimo posto nel ranking delle vendite con linee fresche pensate per i ventenni. Ci muoviamo diversamente a seconda dei mercati, cosa che ci consente di parlare a pubblici molto diversi. Senza trascurare la strada della scientificità, della «clinica» con il lavoro incessante su medici estetici e dermatologi», sottolinea la co-founder di Caudalie. Dietro
«Ci muoviamo diversamente a seconda dei mercati, cosa che ci consente di parlare a pubblici molto differenti»
l’angolo, un’altra grande novità che prenderà forma tra un paio d’anni: l’apertura di un polo produttivo nella «Cosmetic Valley» della Loira. Un progetto già approvato sul quale si sta già cominciando a lavorare. Sempre insieme naturalmente, Mathilde e Bertrand. D’altro canto era scritto. «Ce l’abbiamo nel Dna, i miei genitori e prima di loro i miei nonni hanno condiviso vita privata e professionale. E ha sempre funzionato», chiude l’imprenditrice.
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L’oro, un prezioso alleato del nostro sorriso
La formula di Aurezzi prevede l’impiego di particelle colloidali del metallo più prezioso, ricco di proprietà antiossidanti e rigeneranti
Rendere la routine di igiene orale un’esperienza sensoriale che fonda lusso e funzionalità. Questo è stato il pensiero di Noel Abdayem, dentista visionario, filantropo e imprenditore noto per la cura sostenibile della salute orale e fondatore di Aurezzi, brand di oral care nato nel 2023 dalla consapevolezza che nel campo dell’igiene dentale mancava ancora qualcosa. Insieme a lui nel progetto i co-fondatori Joakim Grip, Alexander Ruckemann e Dj Khaled, magnate dell’industria musicale, diventato poi ambassador e azionista del brand.

I prodotti Aurezzi, realizzati in Svizzera, combinano la cura per il design con la prevenzione dentale e si propongono di trasformare la routine quotidiana in un rito di lusso. «Come dentista — racconta Noel Abdayem — ho riconosciuto le proprietà dell’oro come un prezioso alleato, in grado di fornire proprietà antimicrobiche e biocompatibili naturali. Questo elemento, utilizzato fin dai tempi dell’antica civiltà egizia, continua a dimostrare il suo valore nella medicina moderna».
La presenza di particelle d’oro colloidale è il fiore all’occhiello del prodotto. L’oro, celebre per le sue proprietà antiossidanti e rigeneranti, aiuta a proteggere i denti e le gengive, migliorando l’aspetto e
la lucentezza dello smalto.
Non si tratta solo di un ingrediente estetico: questo elemento agisce anche in modo sinergico con gli altri componenti per mantenere una bocca sana e fresca. Inoltre, è presente anche l’idrossiapatite, minerale che aiuta a ricostruire lo smalto e risulta ideale per cancellare le macchie sui denti.
La linea di Aurezzi comprende anche altri prodotti, tra cui lo spazzolino in oro 24 carati dotato testina con più di 5.000 setole e, ancora, il collutorio, sempre arricchito con particelle d’oro. Tutti i prodotti esistono anche nella versione in argento e sono disponibili nei gusti al mentolo o alla menta piperita. © RIPRODUZIONE
LE STORIE
ZIELINSKI
CDupont ha conquistato il titolo di «Proraso master barber», sancito dall’Accademia che fa capo alla celebre azienda. «I segreti?
Li ho imparati da un maestro pugliese»
Carine, la barbiera francese incoronata regina della rasatura
di PEPPE AQUARO
rescere a Draguignan, 37mila abitanti, è come girare il mondo senza oltrepassare il confine. Si conoscono tutti. E se chiedessimo a qualcuno dove è possibile trovare Carine Dupont, con quel cognome un po’ così che sembra essere uscito da un fumetto di Tintin (sarà anche per quel suo taglio sbarazzino dei capelli), ci risponderebbe che Carine, la barbiera, è al civico 80 Voie Georges Pompidou, l’indirizzo del suo negozio.
Carine è vissuta sin da piccolissima a Draguignan, nel Sud della Francia, un piccolo mondo a parte: «È a metà strada tra il Mar Mediterraneo, le montagne e il Parco Nazionale del Verdon, dove amo andare in moto. La mia famiglia vive qui da sempre ed è stato naturale tornare da loro dopo i miei viaggi. È un bel posto in cui vivere». Sicuramente dopo l’Africa, l’Olanda e soprattutto l’Italia, le tappe del tour di Carine alla ricerca della rasatura perfetta, prima di ritornare a Draguignan e di aprire «Le Badger», un locale di 230 metri quadri, dove Dupont insapona e rade i clienti, aiutata da ben sette collaboratori, mentre suo marito, tatuatore, disegna sulla pelle ciò che vorremmo conservare con noi all’infinito. La sua Africa, Carine l’ha scoperta a Gibuti, in compagnia del marito militare, affacciandosi nelle barberie pakistane, luoghi per soli uomini: «Da fuori sentivo l’odore della schiuma, la lama che danzava sulla pelle e quell’asciugamano caldo sul viso a completare un rito magico: ero già specializzata nel taglio maschile, ma è in quei giorni che ho deciso di diventare un barbiere donna», ricorda Carine, oggi «Proraso master barber», dopo una glo-


Carine Dupont, barbiera di Draguignon, in Francia, ha conquistato il titolo di «Proraso master barber», sopra. Con olio di eucalipto e mentolo
Schiuma da Barba Rinfrescante di Proraso, a sinistra
rificazione sancita dall’Accademia Proraso a Firenze, un’amicizia pugliese con la famiglia Scapicchio, del mestiere da ben cinque generazioni, e un’Accademia di rasatura italiana da ritrovare ormai anche al concept-store «Le Badger». Nel frattempo, a Parigi, il barbiere personale del cantante e attore francese Johnny Hallyday, ci ha messo del suo, complice quel rasoio a mano libera maneggiato con arte: «Per Alain Blackman non sarebbe stato facile liberarsi di me se prima non mi avesse insegnato tutti i segreti della rasatura a mano libera», ricorda, sorridendo, la barbiera, di passaggio ad Amsterdam, giusto il tempo di capire che quella rasatura all’americana non aveva nulla a che vedere con la rasatura all’italiana: «L’unica nella quale il barbiere si pone di fronte al suo cliente, obbligandolo a dare il meglio di sé». Quasi una seduta psicoanalitica, «scoprendo, giorno dopo giorno, una intera gamma di prodotti Proraso, oltre all’affilatura dei rasoi sulla pietra, il suono della lama dritta sulla pelle e il profumo accattivante dei saponi da barba Proraso», osserva Carine; la quale, sperando di trovare all’ombra della Torre Eiffel la rasatura perfetta, non avrebbe mai immaginato di scoprirla a Bovino, in Puglia, tremila abitanti, tra i quali Enzo Scapicchio, raggiunto da Carine in quanto unica donna selezionata tra 10 barbieri francesi dall’Accademia Proraso.
«Con Enzo ho dovuto reimparare tutto; così come è avvenuto con Francesco Cirignotta, direttore dell’Accademia Proraso». Cosa c’è dietro l’angolo? «Sono francese, ma il mio cuore è italiano». Il viaggio di Carine continua. © RIPRODUZIONE RISERVATA
Cento anni di seduzione portoghese
Benamôr festeggia con un’edizione da collezione le due linee più famose: un omaggio alle arance e al rosmarino
di ORNELLA SGROI
Sono immagini in bianco e nero, le fotografie che raccontano la storia di Benamôr. I ricercatori in laboratorio tra ampolle e boccette di vetro, le operaie in fabbrica a confezionare i prodotti in camice e cuffietta. Ma ci sono anche le pubblicità con le modelle pettinate anni ’20 e le locandine degli anni ’50. E i caratteristici tubetti con disegni art déco ispirati alle azulejos portoghesi, le tipiche maioliche smaltate e sgargianti di Lisbona.
È qui, al n. 189 di Campo Grande, che nel 1925 un misterioso speziale ha iniziato a creare unguenti di bellezza, preparandoli a mano nel suo laboratorio con ingredienti portoghesi naturali. Che ammaliarono da subito l’alta società di

La crema mani Alecrim di Benamôr, miscelata con olio di rosmarino biologico, estratti rinfrescanti di eucalipto e menta piperita
Lisbona, compresa la regina Dona Amélia. Tra le ricette più amate, quella della Créme de Rosto, il cui estratto di rosa dona un aspetto radioso alla pelle del viso, e la crema per le mani Alantoíne. Ancora oggi, come tutti i cosmetici Benamôr (distribuiti in Italia da Calé), realizzate a mano in modo etico nella fabbrica di Lisbona, con rigore scientifico e impegno ambientale. Per festeggiare il centenario dalla fondazione del marchio, presente in più di 40 Paesi nel mondo, Benamôr ha realizzato un’edizione da collezione per le linee Laranjinha e Alecrim. La prima (crema doccia, crema mani, crema corpo) è un omaggio alle arance, simbolo del Portogallo, e al loro aroma dagli effetti energizzanti. La seconda (gel doccia e crema mani) celebra il rosmarino e i suoi effetti purificanti. © RIPRODUZIONE RISERVATA


Profumi che evocano viaggi, esperienze, incontri, luoghi e atmosfere. Come quelli di Zielinski & Rozen, profumeria artigianale che, dal 1905, racconta la storia della famiglia dei fondatori, oggi sotto la guida del profumiere-alchimista Erez Rozen. Ispirato dalle formule segrete del bisnonno e dalla scelta di ingredienti pregiati, provenienti da ogni parte del mondo. Per dare un esatto timbro alle sue creazioni, in una ricerca di accordi unici che possano esprimere l’essenza di chi li indossa, «ogni ingrediente e ogni momento conta» dice Rozen. «Un aroma può raccontare tantissimo: chi siamo, come ci sentiamo, come ci comportiamo, ma a volte rivela anche delle sfaccettature del nostro essere di cui non eravamo consapevoli». Come fa il profumo Black Pepper, Vetiver, Neroli, Amber. Per crearlo, Erez si è ispirato all’atmosfera bohémien dell’Europa di fine ‘800. Il suo aroma, infatti, è molto amato da chi non ha paura di essere sé stesso, mosso da una libertà anticonvenzionale che non accetta costrizioni. Le note di testa sono fresche e leggere, le note del cuore portano sfumature più ricche ma rassicuranti, mentre le note di fondo regalano profondità e mistero. Del resto, Rozen vuole che «il profumo tocchi nel profondo dell’anima, racconti la personalità e rifletta l’unicità del suo possessore». Ecco perché i profumi Zielinski &Rozen sono diversi l’uno dall’altro, come le bottigliette che li custodiscono: ognuna è firmata a mano e non esistono due esemplari identici. O. Sg.
LE STORIE
Labo Cosprophar Suisse, azienda nata nel 1986 e specializzata in trattamenti dermocosmetici, ha organizzato una rete di consulenti che formulano le soluzioni personalizzate per testa e viso
E in farmacia si può incontrare la specialista di pelle e capelli
di PEPPE AQUARO
«Non è semplicissimo riuscire a conquistare la fiducia dei farmacisti: in fondo, siamo ospiti a casa loro, dai loro clienti», dice Mariangela Bonato, responsabile della divisione Specialiste di Labo Cosprophar Suisse, l’azienda nata nel 1986 e specializzata in trattamenti dermocosmetici hair care e skin care innovativi e differenzianti per tecnologia, funzione ed efficacia; basti ricordare, fra tutti, Crescina, Fillerina e Collagenina.
Bonato forma, consiglia e coordina 26 specialiste Labo distribuite su tutto il territorio nazionale e che operano con contratto esclusivo, offrendo al consumatore un servizio di consulenza personalizzata unico. «Come riconoscerci in farmacia? Indossiamo un camice bianco con il logo Labo e abbiamo uno spazio tutto nostro all’interno del punto vendita».
Una presenza costante, su e giù per l’Italia, lavorando su appuntamento: «Spesso sono gli stessi clienti a chiederci di tornare: in occasione degli appuntamenti di controllo, perché hanno voglia di farci vedere come sta evolvendo il loro problema, che va dalla caduta dei capelli al sorgere delle prime rughe», aggiunge la responsabile delle Beauty Specialist. Del resto, ricordare a tutti della presenza delle Specialiste in farmacia è ormai perfettamente inutile: ogni mese, le Giornate evento organizzate da Labo sono un appuntamento seguitissimo da chi desidera avere soluzioni personalizzate.
Ma non ci si improvvisa Specialiste Labo: «La formazione viene fatta qui da noi, nella sede di Padova:


In alto, una Beauty Specialist di Labo. Crescina
Transdermic Mito RiCrescita Trattamento per capelli diradati, sopra
le candidate spesso provengono già da una esperienza legata al mondo della bellezza e desiderano specializzarsi: dopo una serie di lezioni, lavorano in affiancamento alle nostre specialiste. È un lavoro che si impara sul campo», sottolinea Bonato ricordando quante possano essere le soddisfazioni per una Beauty Specialist, anche inaspettate: «Per molti, il problema del diradamento dei capelli è visto come una malattia: in tanti arrivano in farmacia portandoti le foto di vent’anni prima. E sono loro i primi a tornare, dopo cinque, sei mesi, rendendosi conto, per esempio, che il trattamento con Crescina sta portando i primi risultati».
Naturalmente, le specialiste non smettono di ricordare che l’attenzione per i capelli non deve essere legata solo al diradamento, ma a una vera e propria cura anti-age. Simpatia, dunque, fiducia del cliente e soprattutto l’esclusiva MicroCamera Labo Professional: «È lo strumento che ci contraddistingue nell’analisi del capello e della pelle: è la fotografia della situazione iniziale sugli inestetismi più diffusi di viso e capelli, prima di consigliare al cliente il prodotto più adatto», conclude Bonato, ricordando che il servizio delle Beauty Specialist è attivo anche all’estero attraverso consulenze online.
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«Puntiamo tutto sull’efficacia»
DTANGLE
TEEZER Le spazzole che districano senza strappare

Può capitare anche dopo il miglior districante. La spazzola si blocca e si rifiuta di procedere, ha incontrato un nodo! Chi ha pazienza prova e riprova, altrimenti si opta per un colpo deciso che scioglie il groviglio ma lascia in mano una piccola ciocca di capelli. Un parrucchiere inglese, Shaun Pulfrey, dopo trent’anni di esperienza come colorista nei saloni, ha inventato una linea di spazzole, le Tangle Teezer, che districa senza tirare o strappare. Flessibili, con una forma ergonomica e una tecnologia di dentini a due altezze brevettata (una per ridurre le rotture, l’altra per levigare le cuticole e dare lucidità), ideata appositamente per non stressare la chioma. Nella collezione, divertente e iper colorata, ci sono spazzole adatte a tutti i tipi di capelli -ricci, lisci, corti, lunghi, trattati, fini, grossi-, per i diversi tipi di styling e per massaggiare la cute. Fra le novità, la collezione Plant Brush a base di semi di lino, per spazzole sostenibili ad alte prestazioni e di lunga durata. Marta Ghezzi
Grazie a una innovativa tecnologia di peptidi incapsulati e stabilizzati, la «ricetta» di Auter è la bellezza rigenerativa
emi Moore non sarà riuscita nell’impresa di vincere l’Oscar, ma la sua interpretazione nel film The Substance, dove un moderno siero della giovinezza le regalerebbe la vanità dei suoi migliori anni (anche se in un clone), ci sta a pennello per descrivere tutto ciò che Auteur non è.
Primo perché, parlando di questo nuovo protagonista dello skincare (che punta tutto sull’efficacia: rigenerazione e riparazione avanzata delle cellule grazie ad una innovativa tecnologia di peptidi incapsulati e stabilizzati) arrivato dalla Germania in Italia grazie all’intuito della signora dello scouting della bellezza, Paola Malaspina — fondatrice di

The Beautyaholic’s Shop, romana ma cittadina del mondo beauty —, gli ingredienti scelti dal meglio della scienza, della natura, della medicina e della tecnologia non hanno nulla a che vedere con miracolose e illusorie promesse di conservazione della giovinezza. «Siamo convinti che la bellezza sia unica per ciascuno di noi: per questo sosteniamo ogni versione individuale della bellezza», è il claim ripetuto dai ricercatori di Auteur, il cui nome rappresenta un ritorno all’unicità della bellezza: «Orgogliosa del proprio passato e pronta ad abbracciare presente e futuro». Al di là dei manifesti sulla bellezza e dei continui rimandi di Auteur alla bellezza della musica, dell’arte e dell’architettura, parlando di cosmesi sono sempre gli ingredienti a sintetizzare meglio il concetto: dai potenti antios-
sidanti ai componenti medici tradizionali, fino alle formule che comprendono 40 componenti attivi. Ed è anche questa la rivoluzione della bellezza tedesca, rinforzata dalla tecnologia di peptidi incapsulati per la cura rigenerativa della pelle, producendo collagene e riducendo le rughe. Ma non ci sarebbe bellezza rigenerativa senza una attenzione particolare per il Pianeta: del resto, quando c’è di mezzo Paola Malaspina è difficile uscire fuori tema: anche Auteur, quindi, grazie alle confezioni ricaricabili, agli ingredienti incapsulati a rilascio ritardato e agli ingredienti attivi naturali, dà una mano a salvaguardare la bellezza ambientale. Pe. Aq.
LE STORIE
Dolomia nasce dalla scoperta di un antico codice alla British Library. L’azienda bellunese, che si affida alle risorse del territorio dolomitico, punta sulla rosa primordiale contro lo stress ambientale ed emotivo della pelle
La fitocosmesi? Da un erbario del ’400
di ANNA TAGLIACARNE
La radice di tarassaco è alla base di tutti i trattamenti, perché non esiste fitocomplesso più anti-inquinante di questa pianta nota come dente di leone. Poi la scutellaria alpina e il rododendro, potenti antiossidanti, il secondo particolarmente ricco di polifenoli. E cosa dire del fiordaliso, se non che sa come stimolare le proteine della giovinezza?
«L’obiettivo di Dolomia è liberare la pelle dall’inquinamento, ma non solo quello ambientale, derivante dai raggi Uv, dallo smog e dai dispositivi, ma anche da quello emotivo, che si accompagna allo stress, e da quello fisiologico, che porta all’iper-produzione di radicali liberi – racconta Valentina Da Rold, head of brand di Dolomia-. Il fine è contrastare l’invecchiamento cutaneo precoce, e per raggiungerlo impieghiamo solo principi attivi naturali di natura dolomitica».
Ma il brand fitocosmetico, nato dalla passione del farmacista bellunese Ernesto Riva, studioso di piante medicinali dolomitiche, che alla British Library di Londra rinviene il Codex Bellunensis, un erbario del 1400, non si limita alle piante: la roccia Dolomia, unica al mondo, è organica sedimentaria, ricca di mi-
cronutrienti che cede all’acqua. Ha milioni di anni di evoluzione visto che le Dolomiti, che oggi raggiungono i 3000 metri di altezza, sono state un ambiente marino tropicale: questa roccia nutre le piante dolomitiche arricchendole di sostanze preziose.
«Le piante che utilizziamo per i nostri attivi sono forti perché crescono in condizioni climatiche estreme, e quella forza, quella tenacia, la riproduciamo nelle formula-
zioni», continua Da Rold. Forse l’esempio più incredibile di resistenza botanica lo offre la rosa prima, una rosa antichissima ritrovata nel roseto di Serravalle, che l’azienda cura da anni, e dove sono custodite 312 differenti piante di rosa: durante una catalogazione i botanici si sono accorti che questa rosa purpurea risaliva alle rose galliche e, una volta analizzato, questo fiore primordiale (poi battezzato rosa prima) è stato racchiuso in

una linea antietà poiché ha un elevato contenuto di polisaccaridi e micronutrienti. «Decontaminare la pelle, o detossinare, è una delle due fasi del processo Natural Balance, marchio registrato, alla quale segue la fase di ossigenazione, che agisce a livello cellulare ripristinando l’omeostasi e le condizioni di una pelle giovane — spiega ancora Valentina Da Rold —. La fase di detossinazione avviene grazie alla radice di tarassaco,

Valentina Da Rold, head of brand di Dolomia, accanto. Rose Therapy La Crema Ricca di Dolomia con germogli di rosa prima contrasta rughe, colorito spento e perdita di tono
Simon Ourian, il dermatologo cosmetico a cui si rivolgono star come Kim Kardashian, ha messo a punto un sistema capace di analizzare i singoli casi. Ma elargisce consigli universali
Il «demiurgo» per ogni faccia
Per una pelle a prova di riflettori, le star di Hollywood avrebbero rinunciato al bisturi preferendo pratiche di skincare personalizzate con l’ausilio dell’Intelligenza artificiale (Ai). «Beauty is about confidence», la bellezza è avere fiducia in se stesse, dice Simon Ourian, il dermatologo cosmetico a cui si rivolgono Lady Gaga, Megan Fox, Miley Cyrus, Sofia Vergara e l’intera famiglia Kardashian-Jenner per un viso dall’aspetto fresco, compatto, radioso e soprattutto naturale. «Molte delle mie clienti vogliono evitare la chirurgia estetica. Preferiscono trattamenti come il ringiovanimento con le cellule staminali, il lifting facciale e il Coolaser, una tecnologia laser capace di invertire i segni dell’età», dice Ourian dalla sua clinica a Beverly Hills. Kim Kardashian, che non ha nascosto di soffrire di psoriasi, ricorrerebbe a quest’ultimo trattamento per addolcire le piccole rughe. «Oggi, l’apice del lusso è apparire nella migliore versione di sé stessi, senza modificare i lineamenti», di-
ce Ourian. Sopracciglia, occhi, nasi, labbra. Ourian ha costruito il suo successo in 25 anni di attività. La sua esperienza è oggi alla base di un sistema di consulenza digitale accessibile a tutti. Uno strumento perfezionato con l’Intelligenza Artificiale. «Abbiamo usato le immagini di milioni di volti e tipi di pelle e quindici parametri di riferimento. L’Ai valuta idratazione, luminosità, uniformità, rughette e toni di colore, analizza l’epidermide per comprenderne le necessità. Un ap-
proccio basato sulla mia esperienza e sull’analisi dei dati. A ogni cliente viene poi suggerito il prodotto specifico». Un computer e un collegamento internet, questi gli strumenti necessari per usufruire di una visita a distanza (gratuita sul sito www.simonourianmd.com) con analisi fotografica del volto, questionario sulla propria pelle e domande sullo stile di vita. «Ricerca scientifica, semplicità e costanza, sono i principi su cui si basa la mia filosofia e su cui ho
messo a punto la linea Daily Essentials per la routine quotidiana. Tre i prodotti da usare per una pelle capace di ricevere qualsiasi trattamento: detergente, tonico e crema», dice Ourian. Gli ingredienti indispensabili per risultati performanti? «Acido ialuronico per un’idratazione profonda, vitamina C per la brillantezza e la protezione dai danni ambientali, peptidi per aiutare il collagene e mantenere la pelle elastica, vitamine e minerali da assumere internamente».
che chiamiamo lo spazzino cellulare, ed è presente in ogni linea. Poi l’ossigenazione avviene autonomamente una volta che la pelle è libera dalle tossine». Dunque le formulazioni Dolomia hanno alla base la natura dolomitica, che attraverso sofisticati procedimenti in laboratorio viene trasferita sulla pelle, ma con un’attenzione non solo nello studio delle piante che possono fornire estratti interessanti, ma anche nei metodi di estrazione e nelle tecniche che aiutano a rispettare l’ambiente: un esempio è la raccolta dei rododendri da sfalcio. Quando negli alpeggi vengono tagliati i prati, e con quelli anche i rododendri che a certe altezze sono infestanti, quelle piante preziose vengono recuperate, così come vengono recuperati i petali di crocus delle nevi, il cui pistillo è utilizzato per produrre lo zafferano e i cui petali contengono antiossidanti. «Ci impegniamo nella salvaguardia del territorio: abbiamo progetti per la ripopolazione dei prati di narciso — conclude Da Rold —. Abbiamo allestito dei bee-hotel perché la salvaguardia degli insetti impollinatori è indispensabile per la biodiversità».
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PERENNAE
Il segreto è prolungare la giovinezza

Simon Ourian, dermatologo cosmetico nella sua clinica a Beverly Hills, a Los Angeles, a cui si rivolgono molte star americane, tra cui Kim Kardashian, a destra

Da evitare invece i raggi solari. «Vivendo in California, dove il sole è costante, ho potuto osservarne i danni. Consiglio una minima esposizione, applicare più volte creme con fattori Spf, indossare cappelli. Se si evidenziano danni, applicare su tutto il volto e il collo un siero con vitamina C, il miglior ingrediente per combattere le discolorazioni». E per le rughette? «Efficace la ginnastica facciale». Anche per un mento un po’ cadente? «Masticare chewing gum per rafforzare la massa muscolare».
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«Non bisogna combattere la vecchiaia ma prolungare la giovinezza» è la filosofia di Nicola Standoli, chirurgo plastico che ha formulato la linea Perennae (sopra). Il nome arriva da molto lontano. Anna Perenna è una divinità femminile associata al tema di rinascita e rigenerazione, festeggiata il 15 marzo durante il primitivo capodanno romano. La sua leggendaria sorgente, scoperta nel 1999 lungo la Via Flaminia, era molto frequentata nell’antichità per le sue proprietà curative e magiche. La linea si compone di un fluido anti-eta, una crema antiossidante, un contorno occhi e una mousse detergente. G.Gh.


















La influencer di cosmetica più seguita in Italia ha incontrato gli studenti del master in Beauty & wellness management del Corriere della Sera. «Un’acne mi aveva infiammato il viso, condividere il problema mi ha aiutata a guarire»
De Lellis in cattedra: il mio amore per il beauty
di ROSSELLA BURATTINO
«Sono affascinata da tutto ciò che è bello: una persona, un pensiero, un libro, un cosmetico». Giulia De Lellis sale in cattedra senza filtri («ho una personalità forte, sono vera e coraggiosa e questo divide molto: o mi amano o mi detestano») e racconta il successo di Audrer, il suo beauty brand che ha conquistato Sephora, durante la lezione agli studenti del master in Beauty & wellness management di RCS Academy, intervistata da Giancarla Ghisi del Corriere Ricorda i suoi inizi in tv: «Ho partecipato per caso a un programma e mi sono innamorata. Avevo 19 anni, studiavo moda e non sapevo ancora quale sarebbe stato il mio posto nel mondo. Sapevo che avrei voluto essere utile agli altri (avrei voluto iscrivermi a Medicina) e che avevo tanta energia e passione da spendere». L’amore per il mondo della bellezza? «Quello c’è sempre stato — risponde ad una ragazza seduta in prima fila —. Mi divertivo a raccontare su Instagram i prodotti che compravo e testavo. Post dopo post, mi sono resa conto che la mia migliore amica o la follower che non conoscevo, dopo i miei video decidevano di acquistare proprio quell’articolo. Così ho capito che anche il beauty poteva essere utile agli altri». Sua madre dice che ha «il dono della comunicazione»: «È vero. Con naturalezza sono diventata un’influencer quando quasi nessuno lo era: provavo tutto con serietà, mi divertivo, avevo una pelle fantastica. Ma è arrivato anche il momento dello sconforto: un’acne che mi ha infiammato il viso e mi ha fatto sentire inadeguata. Mi sono curata, ho condiviso il mio problema estetico con il pubblico social e ho iniziato a stare meglio. In quel

ISCRIZIONI APERTE
Moda e lusso dal 26 maggio
Sono aperte le iscrizioni alla prossima edizione del master post laurea Management della Moda e del Lusso di Rcs Academy del 26 maggio 2025. Disponibili borse di studio. Il percorso è rivolto a chi vuole acquisire competenze digitali di marketing, comunicazione, social media per gestire un settore in evoluzione con una Faculty di esperti con case histories di successo e outdoor (info@rcsacademy.it)
periodo ho capito ancora di più il valore della skin care: pochi prodotti ma di alta qualità che preparano la pelle per la mia linea di make up».
Un’altra curiosità (questa volta è di un ragazzo): «I lavori nel mondo dello spettacolo (tv e cinema), beauty influencer più seguita d’Italia e imprenditrice: come si fa a far tutto bene?».
«Possiamo essere diverse cose — chiarisce De Lellis —. Io sono creativa e sento il bisogno di canalizzare l’energia e la passione. Con Audrer ho realizzato il mio sogno. È la mia creatura, ci lavoro dalla mattina alla sera e prima di fare uscire in commercio i miei prodotti ho lavorato per anni. Siamo partiti in quattro facendo riunioni nella mia camera, oggi siamo in dieci».
Audrer, un nome che, dietro l’anagramma di «ardeur», (ardore in francese) racchiude l’amore che Giulia nutre per il mondo della cosmetica. Paladina della cura di sé e del volersi bene, ha fatto dell’autenticità la sua filosofia di vita. «I prodotti che preferisco? Tutti! Sono legata per motivi diversi alla linea gialla skin care (pulita, naturale, senza fragranze) perché ha salvato la mia pelle, all’olio non olio (idrata e si applica su viso, corpo e capelli) e ai rossetti (nude e con il profumo di quello che usava mia nonna). Infine, sono orgogliosa e gelosissima delle formule di tutto il brand, studiate sulle mie necessità e su quelle delle persone che mi sono accanto».
rburattino@corriere.it
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Lo spirito minimalista rilanciato dal film The Brutalist
È il carattere sobrio e visionario del profumo firmato Pigmentarium, casa essenziera della Repubblica Ceca. La «star» è la tuberosa
Al centro di The Brutalist, film diretto da Brady Corbet, c’è la storia di un architetto ungherese, ex allievo del Bauhaus, scuola di arte e design di Weimar, in Germania, ed ebreo sopravvissuto ai campi di concentramento, emigrato negli Stati Uniti. A New York, dove fa l’operaio incontra un milionario che gli commissiona il progetto di un centro culturale, che lui realizzerà in stile brutalista. Con la vittoria di tre Oscar, fra cui quello del miglior attore protagonista a Adrien Brody, il film ha fatto riscoprire il Brutalismo, una corrente architettonica, nata in
Brutal di Pigmentarium, sopra. Adrien Brody, protagonista del film The Brutalist, a destra di LETIZIA RITTATORE VONWILLER

Inghilterra nel dopoguerra, che si sviluppa fino agli Anni 60-70. In sintonia con la pittura di Jackson Pollock e il sentimento anti-artistico dell’Art Brut di Jean Dubuffet, sfida la nozione tradizionale di bellezza e abbraccia la nuda funzionalità. Gli edifici evidenziano la semplicità dei materiali, calcestruzzo, vetro, mattone, acciaio, senza mediazioni formali. Fra i più noti in Italia il Palazzo di Giustizia di Leonardo Ricci a Firenze e la Torre Velasca dello Studio BBPR a Milano. Anche il profumo Brutal di Pigmentarium, casa essenziera della Repubblica Ceca, ricalca questo spirito minimalista e

rende omaggio allo «stile audace, espressivo e visionario», come sostiene il creatore francese Théo Belmas che ha lavorato insieme al team creativo del marchio per incapsulare un’essenza olfattiva «monumentale e che oltrepassa i confini». Brutal, distribuito in Italia da Stefano Saccani (saccani.com), celebra la funzionalità rispetto alla forma. Si apre con un accordo sensuale di Negroni, che si dispiega in caffè nero e fiori d’arancio. Nel cuore, la tuberosa, ingrediente star, è arricchita da ylang ylang e rosa di maggio, che si fondono in una base di tabacco, ambra e sandalo. © RIPRODUZIONE RISERVATA
L’Adler Spa Resort Sicilia, nell’Agrigentino, si armonizza con la spiaggia e la vegetazione selvaggia. L’ambiente marino aiuta a conciliare diagnostica avanzata, medicina integrata, trattamenti, fitness, yoga con una sana cucina locale
Filosofia olistica. Alla siciliana
di SILVIA NANI
Due nuovi programmi con consulenza medica: per migliorare il sonno e per mettere a punto strategie antiinvecchiamen to

Quel lembo di collina dell’Agrigentino, proteso su una spiaggia orlata da vegetazione selvaggia, mostra, mimetizzate, delle strutture basse e allungate in legno di larice. Visto dal mare, l’Adler Spa Resort Sicilia si presenta così, come se nascesse dalla natura: un’architettura ipogea affacciata su giardini di piante autoctone, che diventa manifesto di un luogo dove si viene per riconnettersi e rigenerarsi. Aiutati sì dal mare e dal contesto di una riserva naturale, ma soprattutto da quanto è stato studiato per una vacanza di benessere: dai trattamenti alla spa, estesa su 3mila metri quadrati, ai menu calibrati ma senza rinunce, alle sessioni di fitness. Provando, perché no, anche uno yoga
retreat, che si ripete più volte l’anno a cura di guru internazionali di questa disciplina. A cui si aggiungono, novità di questa stagione, i pacchetti Med. Studiati in collaborazione con il dottor Letterio Taormina, medico specialista in agopuntura e fitoterapia, integrano la sua visione olistica alla «filosofia naturale» di Adler, basata da sempre sulla relazione con il territorio. «Obiettivo è proporre agli ospiti un percorso per ritrovare o migliorare l’equilibrio psicofisico, combinando diagnostica avanzata, medicina integrata, trattamenti, attività fisica e una cucina sana. Il tutto coadiuvato dai benefici dati dall’ambiente marino», sintetizza Taormina. Ogni programma è modulabile in due versioni: «Il più breve, Essential, con du-
rata fino a 4 giorni, l’Intensive fino a 15. Quest’ultimo è introdotto da esami ematochimici e si conclude con una sessione di agopuntura», spiega. Oltre ai classici programmi Detox e Gestione dello stress, il più specifico del territorio si chiama Salute Mediterranea: «Punta a educare con la dieta mediterranea a uno stile di vita sano. A cui vanno di pari passo sessioni di coaching e consulenza medica». A completare il programma, trattamenti mirati a migliorare il metabolismo. «Nella versione Intense è prevista anche una sessione finale di agopuntura, mirata a riequilibrare il sistema digestivo e migliorare l’assorbimento dei nutrienti».
Fondamentale la consulenza medica anche in altri due programmi nuovi:
Le curve di Zaha Hadid incorniciano


UIn alto, una delle piscine esterne dell’Adler Spa resort Sicilia con vista sul mare. Sotto, una suite dall’architettura essenziale in legno


Nella foto grande, uno scorcio dell’Adler Spa Resort Sicilia, dall’architettura sostenibile, progetto di Hugo Demetz assieme ad Andreas e Klaus Sanoner. In alto, una veduta della sauna finlandese panoramica e un momento di un massaggio alla spa
Sleep therapy, volto a migliorare la qualità del sonno, e Longevity Booster, mirato a mettere a punto strategie anti invecchiamento, entrambi coadiuvati da una dieta depurativa ipocalorica personalizzata. L’attenzione ai menu non è casuale. Perché chi arriva qui non vuole rinunciare alle delizie gastronomiche, seppure calibrate, che l’uso di ingredienti biodinamici locali rendono un punto forte della cucina. Il resto della giornata scorre tra piscina — ben tre di cui due calde e una thalasso —, bagno turco, sauna, biosauna, e provando altri trattamenti, coccolati da prodotti che sfruttano i poteri terapeutici di fiori, estratto d’arancia, olii e sale marino. Di provata sicilianità. ©
Nel nuovo hotel di design Romeo Collection, a Roma, i protocolli firmati Sisley Paris si basano sulla filosofia PhytoAromatiques. E gli spazi sono arricchiti da opere d’arte
n palazzo storico del XVI secolo proprio nel centro di Roma. Dalla finestra si possono scorgere angoli di piazza del Popolo. È qui che Romeo Collection, gruppo italiano di ospitalità rinomato per la sua visione innovativa e il suo impegno verso un lusso etico e sostenibile, ha aperto il suo secondo esclusivo hotel di design.
Dopo Napoli ecco dunque Roma: 74 camere unendo arte, architettura, design, gastronomia e benessere. Progettato dall’architetto di fama mondiale Zaha Hadid, uno dei suoi ultimi lavori, in cui è riuscita a combinare la storia secolare del palazzo con un approccio architettonico contemporaneo e futuristico. Questo equilibrio tra tradizione e innovazione non si limita solo all’estetica ma si estende anche alla sostenibilità, con l’uso di materiali
eco-compatibili e tecniche all’avanguardia per minimizzare l’impatto ambientale. Ed è una vera e propria galleria d’arte vivente. Ogni spazio è arricchito da opere di artisti contemporanei come Christian Leperino, Mario Schifano, Mimmo Paladino e Francesco Clemente. Il benessere prima di tutto - Al centro del resort un cortile interno concepito come una piazza urbana contemporanea dove design e convivialità si incontrano. Qui vengono ospitate alcune delle esperienze più iconiche tra cui la spa Sisley Paris. Oltre ai trattamenti personalizzati ed esclusivi per gli ospiti dell’hotel, questo spazio include un hammam, una vasca gravitazionale, una parete di sale di salgemma siciliano e un centro fitness con le più moderne tecnologie Technogym per un’esperienza di completa rigenerazione. La piscina interna-esterna, che si

Le terme di Castrocaro hanno il loro punto forte nell’acqua salso-bromo-iodica grazie all’alga clorella, un antiaging naturale. Da qui parte il percorso di Lucia Magnani Health Clinic per contrastare lo stress ossidativo
La longevità in «salsa» verde
di GIANCARLA GHISI
Nel centro romagnolo anche i fanghi sulfurei e salsobromoiodici, dei toccasana sull’apparato muscoloscheletrico

Un giorno a prendermi cura di me stessa con la Long Life Formula. Il fascino del lussuoso passato si coglie ancora in alcuni angoli di Castrocaro Terme: alcune sale arredate come allora, oggetti che riportano alle serate importanti di un’epoca ormai lontana. Ma è il presente che racconta un nuovo concetto di benessere che accoglie chi arriva in questo tranquillo angolo di Romagna. Lucia Magnani Health Clinic è un centro che unisce tre mondi a servizio della longevità: alta specialità della prevenzione, benessere e bellezza. «L’impegno — racconta Lucia Magnani, scienziata e imprenditrice — è quello di insegnare a vivere più
a lungo, in salute e in equilibrio». Uno dei punti forti della struttura è il centro termale con acqua salsobromo-iodica dal colore verde, dove si alternano getti di varie dimensioni a idromassaggio. «In queste acque — spiegano — è presente un’alga preziosissima, la clorella, un antiaging naturale che rafforza le difese naturali di pelle e mucose, elimina le tossine e apporta antiossidanti per contrastare l’invecchiamento cellulare».
Altri elementi che caratterizzano il centro sono i fanghi sulfurei e salsobromoiodici che hanno potenti effetti terapeutici naturali sulla pelle e sull’apparato muscolo-scheletrico. Sono formati da finissime argille azzurre in grado di trattene-

re una grande quantità d’acqua e, una volta estratti, vengono lasciati in maturazione dai sei ai nove mesi per ottenere finezza e plasticità di applicazione.
Il percorso Lucia Magnani, serve a contrastare lo stress ossidativo, responsabile dell’invecchiamento «Non è una vera malattia — spiega Magnani -— ma una condizione di malessere che favorisce l’insorgere di patologie nel medio-lungo periodo. I radicali liberi diventano sostanze pericolose nel momento in cui il sistema antiossidante non riesce a neutralizzarli, perché si attaccano alle molecola della cellula e possono causare varie patologie, tra cui il cosiddetto aging. Il primo step della Long Life Formula è com-
estende sul cortile con un fondo trasparente che rivela i reperti archeologici sottostanti, offre un collegamento visivo con la storia di Roma.
La spa - Un’ area di 1.200 metri quadrati, è dedicata al corpo e alla mente. I protocolli firmati Sisley Paris sono basati sulla filosofia PhytoAromatiques che combinano estratti vegetali ed essenze naturali per un’esperienza sensoriale di puro relax. Entrare in questa zona, chiudere la porta alle spalle ci si immerge nell’universo sensoriale di un brand conosciuto per il savoir faire e prodotti caratterizzati da estratti naturali di piante e oli essenziali. I rituali si declinano in differenti versioni per viso e corpo e vengono eseguiti con una gestualità specifica per rispondere ai bisogni di ogni tipo di pelle. Tra le proposte corpo Le Soin Phyto-Aromatique Zen Harmony


che permette di immergersi in un viaggio al cuore di un massaggio californiano aromaterapico. Quella coccola in più - Le stanze del resort sono arredate con marmo di Carrara, pietra lavica, vetro, legno massello e Krion, selezionati non solo per la loro estetica, ma anche per la funzionalità nel migliorare l’acustica e regolare la temperatura degli spazi. Sono presenti docce con vari getti e cascate emozionali, una vasca idromassaggio con vista sul cielo romano. A tavola - Uno dei ristoranti è affidato ad Alain Ducasse. Il grande chef valorizza i migliori ingredienti italiani con tecniche d’avanguardia. Come per la prima colazione, che offre una selezione esclusiva di proposte per garantire agli ospiti un’esperienza memorabile fin dal primo risveglio. G.Gh. © RIPRODUZIONE RISERVATA


L’esterno e alcune terapie, tra cui fanghi e bagni nelle acque salsobromo-iodiche dal colore verde, che si effettuano alla Lucia Magnani Health Clinic a Castrocaro Terme e Terre del Sole. Sopra, Lucia Magnani, imprenditrice e responsabile del centro
prendere se sussista una situazione di bilancio ossidativo con esami eseguiti con apparecchi particolari e metodiche estremamente evolute. Il secondo step è correggere un eventuale squilibrio migliorando lo stile di vita con due armi: alimentazione sana e ricca di antiossidanti e attività fisica personalizzata e assunzione di integratori alimentari specifici».
Conclusione. Gli integratori non mi hanno mai conquistata, ma ho imparato ad usarli. Faccio attività fisica e continuo la dieta, non punitiva, che, ovvio, non comprende zuccheri, ma mi fa sentire meglio. Però è della piscina che ho nostalgia.
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In un palazzo primi ‘900, il Brach Madrid racconta un passato di arte e cultura con leggerezza. La stessa che regna nella spa tutta bianca, dove «galleggiare» come in una nuvola. Parola di Philippe Starck
Quando il benessere sposa la storia
di SILVIA NANI
Dopo un «bagno» nell’ossigeno e un trattamento olistico rimane tempo per deliziarsi con una sosta in pasticceria

Niente lascia presagire che, dietro quella elegante facciata primi ‘900 nella centralissima Gran Via, a Madrid, si nasconda un hotel. Nemmeno una piccola targa né, entrati, la presenza di una lobby. Solo i valletti ad accoglierci svelano che questa non è una casa ma il Brach Madrid, ultima creazione della star designer Philippe Starck. Che qui mostra ancora una volta la sua capacità unica di creatore di atmosfere. Perché basta salire alla reception al primo piano per ritrovarsi proiettati nella Madrid anni Venti. «I mobili in legno caldo, i rivestimenti di piastrelle in terracotta, lo stile delle lampade evocano la Spagna di quell’epoca», ci spiega lo stesso Philippe
Starck, entrando subito nel vivo del progetto. Che prende corpo nelle 57 tra camere e suite, dove la storia da lui immaginata si intreccia con gli interni: «Raccontano di una coppia innamorata attraverso i loro oggetti esposti sulla libreria: gli strumenti musicali di lei, i guantoni da box e i pesi di lui. Disegni e appunti dalla loro luna di miele incorniciano il letto, e il grande specchio in ceramica verde del bagno simboleggia il romantico regalo artigianale fatto a lei». Di entrambi Starck ha immaginato (con l’aiuto dell’intelligenza artificiale) persino le sembianze: così i ritratti d’antàn di un lui e una lei si ritrovano nelle camere ma anche fissati come per caso sul bordo delle specchiere sullo scalone.
Cambio narrativo per il ristorante, che recupera i trascorsi di un edificio dove vissero vari intellettuali tra cui Victor Hugo: «Qui ho voluto ricreare il mondo dei Grand Cafè anni ’20 e’30 dove artisti e poeti si incontravano per chiacchierare, filosofeggiare, giocare. Pagando i drink con il loro lavoro». Ecco quindi, a rivestire le pareti, tele, disegni, scritti, in dialogo con oggetti, anonimi o di autori sconosciuti: «Per tre anni abbiamo individuato e acquistato opere all’asta, e trovato pezzi d’arte tra negozi e mercatini. Mi piaceva rendere omaggio all’idea che il talento valesse come una “moneta”». Anche al ristorante, arredi in legno, rivestimenti in pelle, tappeti e tessuti dai colori caldi citano quelli delle came-
FORTE VILLAGE A SANTA MARGHERITA DI PULA


Nella foto grande, uno scorcio di una delle suite del Brach Madrid. Qui sopra, una veduta della sala da pranzo, e, in alto, la piscina della Spa

re, ispirati, racconta Starck, dai costumi tradizionali spagnoli.
Ma basta scendere al livello inferiore, alla spa La Capsule, per sentirsi in un’altra dimensione: tutto è candido, eccetto il turchese della piscina bordata da nicchie color oro. L’atmosfera è ovattata. «Se altrove la sensazione è la solidità, ho immaginato la Spa come una nuvola, uno spazio immacolato, immateriale e fluttuante», spiega Starck. «I tendaggi che la incorniciano, i rivestimenti di specchio capaci di creare illusioni... Lontano dal “senso di gravità” dell’hotel, il peso del corpo svanisce sostituito dal puro spirito». Non a caso, oltre all’ampia scelta di massaggi e trattamenti olistici, spiccano la camera iperbarica (dove sentirsi fluttuare godendo della purezza nell’ossigeno) e il floatarium, vasca cocoon dal potere rilassante. Non resta che concludere con una sessione di mindfulness e risalire, rigenerati, alla boutique-pasticceria (già diventata luogo di culto per la città) dove concludere l’esperienza di benessere con delizie per gli occhi e il palato: éclair, Paris-Brest, mini tarte. Rigorosamente francesi. Unica, elegante citazione alla sua patria del grande narratore Philippe. © RIPRODUZIONE RISERVATA
suo ritmo
Acqua salata e microclima perfetto Così il corpo recupera il
Un percorso talassoterapico nella Sardegna del sud: Acquaforte Thalasso e SPA a Forte Village di Santa Margherita di Pula. Brevettato dal dottor Angelo Cerina, a renderlo unico contribuisce il microclima dell’area dove si trova (la temperatura è più alta di 4° rispetto alla città di Cagliari e di 2°/3° rispetto a Pula). Qui il rapporto mare/ clima permette di valorizzare i benefici dell’acqua pescata al largo. «L’effetto osmotico ottenuto dall’im-

mersione in questa vasca ricca di sodio - spiegano - intensifica gli scambi tra l’acqua del mare e il corpo, stimolando l’eliminazione delle tossine, introducendo sali marini, ricchi di minerali, e favorendo il rilassamento muscolare. L’elevata salinità porta ad un notevole galleggiamento permettendo al massaggiatore di lavorare su tre diverse dimensioni e non due, come nei massaggi sul lettino, utilizzando anche la profondità». G.Gh.
La formula che trasporta i nutrienti direttamente alle cellule
Una nuova proposta rivitalizzante delle spa Bulgari di Milano e Roma. Si tratta di The Hydrogel Face Mask di Augustinus Bader, marchio fondato da un esperto di medicina rigenerativa. Può essere un singolo trattamento o si può abbinare al Bvlgari Signature Massage. «Questa maschera idrata, leviga e rassoda la pelle - spiegano alla Spa - allo stesso tempo, minimizza l’aspetto di linee sottili e rughe e restituisce luminosità. Merito di un complesso di vitamine

e aminoacidi realizzato da Augustinus Bader». Nella formula è racchiusa una miscela di attivi che trasporta i nutrienti chiave alle cellule per il rinnovamento, combattendo i danni ossidativi: un peptide di rame che stimola la naturale produzione di collagene ed elastina, tonifica e riduce la comparsa di segni d’espressione e rughe, alantoina, composto naturale in grado di ammorbidire, e lenire e niacinamide, vitamina multifunzione riconoscibile dalla pelle. G.Gh.
Nel Resort La Monastica, ricavato in un’antica struttura religiosa in provincia di Pistoia, i trattamenti che attutiscono gli effetti del tempo si sposano, nella natura toscana, con un ritmo lento e con il rigore di un arredamento moderno
In convento a ritrovare lo splendore
di LETIZIA RITTATORE VONWILLER
Ogni ospite, in base alle esigenze personali, può scegliere fra una vasta gamma di rituali. Come il LongevitySkin

Ritirarsi in un convento, non certo per prendere i voti, ma per concedersi un momento di vero relax e benessere. È la promessa del Resort La Monastica, ricavato dall’ex monastero di Santa Scolastica nel borgo medievale di Buggiano Castello, in Valdinievole, in provincia di Pistoia. Inaugurato nel 2024, dopo nove anni di ristrutturazioni, l’edificio è stato ricostruito con il lavoro di artigiani e decoratori, per dare agli ambienti luminosità e leggerezza.
Le celle sono state ridisegnate e redistribuite in sette camere e 12 suite, ognuna con un nome diverso, come la Torre della Castellana, la Stanza della Badessa, il Rifugio
del Monaco. Mentre l’ex Chiesa del convento con un restauro che ne ha salvaguardato gli elementi architettonici e decorativi originali è diventata il ristorante Devoti, guidato dallo chef Igor Rosi. Imperdibile è la colazione nel loggiato di 11 archi in stile quattrocentesco, da cui godere la vista sulla valle. La stessa dell’ampio giardino, disposto su nove terrazzamenti, ricco di agrumi e ulivi, che crescono grazie a un microclima e a una temperatura più mite rispetto alle zone limitrofe. Anche la spa, dotata di quattro cabine, docce emozionali, sauna e bagno turco, invita a lasciarsi alle spalle tensioni e stress. Due le anime: la contemporanea, con protocolli soin affidati al mar-
CLINIQUE LA PRAIRIE A MONTREUX
chio di bellezza sostenibile Comfort Zone, e quella che attinge al passato con trattamenti fitoterapici a base di erbe provenienti dall’orto del Resort. Ogni ospite, in base alle esigenze personali, può scegliere fra una vasta gamma di rituali. Come il Longevity-Skin Regimen Longevity, un massaggio anti-age che stimola la rigenerazione cellulare e accelera i processi di riparazione, o il Sublime Lift-ProLift per rimodellare il volume del viso grazie ad attivi cosmetici e al kobido, una forma di ginnastica facciale giapponese.
Indicati per favorire la circolazione e la distensione, contrastare gli inestetismi della cellulite o svolgere un effetto detossinante e dre-
Un approccio olistico al benessere combinato con tecnologie futuristiche
Creato da Clinique La Prairie, luxury medical spa a Montreux, in Svizzera, che da oltre 90 anni è impegnata nel campo della longevità, arriva un nuovo programma. «Si tratta del Brain Potential, messo a punto dopo numerosi anni di ricerca — spiega Simone Gibertoni, ceo — sette giorni in cui c’è un approccio olistico al benessere con la combinazione di tecnologie all’avanguardia. Il cervello con l’età subisce modifiche, complice lo stile di vita moderno,

alti livelli di stress e diete inadeguate». Dopo un percorso diagnostico i risultati vengono interpretati da medici specialisti che prescrivono interventi personalizzati. «Dal 1931aggiunge Gibertoni - Clinique La Prairie offre esperienze rivitalizzanti, di potenziamento immunitario e riequilibranti. Ora, con questa nuova frontiera nel ringiovanimento cognitivo, si intraprende un viaggio per sbloccare il potenziale di una mente più resiliente». G.Gh.


Dall’alto, il Resort La Monastica, ex monastero di Santa Scolastica, a Buggiano Castello; il ristorante nella ex chiesa e una vasca ricavata nella roccia

nante, sono i tanti trattamenti corpo. Consigliato nel pomeriggio il Good Sleep Ritual, che abbina l’efficacia di un massaggio rilassante all’azione di un blend di oli essenziali per combattere gli effetti del jet-lag o l’insonnia.
Speciali sono le esperienze polisensoriali, da fare anche in coppia, come Bollicine nella roccia, un bagno in vasca in un angolo appartato del giardino con acqua calda micronizzata e arricchita di estratti naturali, o un’immersione nella Vasca dell’Agape delle Terme dell’Anima, un pozzo del 1600 di una torre medievale, con conseguente rilassamento nel tepore avvolgente di un lettino-culla che libera il corpo dal peso della gravità Sicuramente l’assenza di traffico, il silenzio, la tranquillità e la posizione del borgo di Buggiano Castello che mantiene intatto il fascino originale con edifici in pietra dell’undicesimo secolo, aiuta a far sentire fuori dal mondo. Ma per uscire dalla vita contemplativa basta scendere dalla collina, per visitare le belle città vicine, come Firenze, Lucca, Pistoia e Pisa, o il museo Puccini, a Torre del Lago, o la riserva naturale delle Padule di Fucecchio.
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STROBLHOF A GARGNANO
Una piscina con vista mozzafiato E si torna in forma sul lago di Garda
Stroblhof Lake Garda Active Family Spa Resort, appena inaugurato, è incastonato nel villaggio di Gargnano, tra il blu cangiante del lago di Garda e le Prealpi bresciane. All’interno della spa (di 4.700 mq), che dispone di un’ampia scelta di trattamenti, la spettacolare Sky Pool regala una vista mozzafiato sul lago e acqua riscaldata tutto l’anno. Le piscine in e out, anch’esse riscaldate, sono collegate tra loro. L’area include una sau-

na finlandese panoramica e un bagno turco salino, completati da diverse gettate di vapore per una rigenerazione completa. Tra le attività proposte, ci sono escursioni guidate nei dintorni, come Cima Comer e Monte Peler. Il resort è ideale anche per le famiglie. I bambini hanno a disposizione una piscina interna con acqua bassa (20-30 cm), dotata di divertenti giochi, e i più grandi, una piscina coperta con acquascivoli. R.E.
Lo sappiamo bene tutti: la bellezza non è un concetto standardizzato, ma una questione di gusto che cambia con i contesti sociali, geografici e nel tempo. Una mostra al Palazzo Reale di Milano dedicata in questi giorni all’Art Déco fa luce proprio sul concetto di gusto, definibile come un linguaggio, un’atmosfera comune che interseca e tiene insieme i diversi e anche contrapposti movimenti artistici contemporanei, proprio perché rappresenta uno «spirito del tempo».
Per la prima volta, l’Art Déco è dunque un nuovo gusto che interferisce su vari livelli culturali «Più di quanto non sia avvenuto per le manifestazioni stilistiche precedenti», scriveva Rossana Bossaglia, massima esperta italiana. «Ma è appunto questo il segno forte della diffusione dell’arte in diverse situazioni della vita, in diversi ambienti sociali, nelle forme espressive più eterogenee: il segno del nuovo modo di presentarsi del rapporto arte-società, che ha caratterizzato il XX secolo».
Ecco quindi che anche il modo di abbigliarsi, pettinarsi e truccarsi fanno parte del gusto Art Déco tanto quanto un’architettura o il disegno di un mobile.
Negli anni Venti, l’euforia per la fine della Grande Guerra percorre tutte le società con un’irrefrenabile aspirazione a vivere che si manifesta nel desiderio del lusso comune sia


Il trucco era per ottenere una carnagione chiara con la cipria. Al quale si univa un rossetto rosso acceso per fare labbra più piccole
L’ESPOSIZIONE
Un omaggio a cento anni dalla
nascita
La mostra «Art Déco, il trionfo della modernità», aperta a Palazzo Reale fino al 29 giugno, ricorre nel Centenario (1925-2025) dell’Exposition internationale des arts décoratifs et industriels modernes di Parigi, l’evento che segnò l’affermazione dello «Stile 1925» o Art Déco. L’ esposizione prodotta dal Comune di Milano e da 24Ore Cultura, curata da Velerio Terraroli, presenta esempi di arti decorative italiane ed europee, dai vetri alle porcellane alle maioliche, dai tessuti agli arredi e all’oreficeria, ma anche dipinti, sculture, disegni e manifesti pubblicitari, nonché immagini d’epoca e spezzoni cinematografici per restituire il più possibile il clima e le atmosfere di un’epoca affascinante, che si svolse tra le due guerre.

Una mostra a Palazzo Reale di Milano celebra il movimento che, oltre a primeggiare nell’architettura e nel design, determinò un nuovo stile femminile nella moda e nel trucco. Protagoniste, le flapper girls che in Italia chiamavano «le maschiette»
alla borghesia che agli strati sociali meno abbienti. L’ambizione di tutti è il glamour, l’estrema eleganza, ma anche l’eccentricità che serve a stupire, persino con un grande uso di piume e pellicce, o con il fascino ambiguo dell’androginia. L’erotismo è algido e snobistico, ma si scioglie senza inibizioni al ritmo del charleston o nei fumosi locali jazz. In questo contesto di eccitazione per la modernità, la moda subisce una rivoluzione, l’oreficeria vive la sua età dell’oro, ma inizia anche una sterminata produzione di bigiotteria colorata e luccicante che comprende smalti, perle, lustrini, perline con cui decorare abiti e cappelli. Il lungo filo di perle che arriva fino alla vita diventa l’emblema del Déco, assieme a fibbie per cinture e spille dalle linee geometriche. Dalla moda all’arredamento, gli spigoli vivi e gli angoli spazzano via le precedenti sinuosità floreali del Liberty. Le spille decorano anche i cappelli a cloche o le
Art Déco le linee della modernità e dell’emancipazione
di FRANCESCA BONAZZOLI
fasce che stringono i capelli portati corti e dritti, appena sotto le orecchie, secondo una foggia chiamata alla garçonne. Gli abiti scendono morbidi in linee verticali e la vita, che prima veniva esaltata da busti stretti, diventa bassa, finendo appena sopra le anche così da nascondere tutte le forme femminili prima esaltate.
A diffondere questo stile furono le flapper girls, le giovanissime ragazze
appena uscite dall’adolescenza (l’aggettivo inglese allude agli uccellini che sbattono le ali quando imparano a volare), che in Italia venivano chiamate le Maschiette: intanto si tagliano le lunghe chiome, da sempre elemento costitutivo del look e della seduzione femminile; poi non rinunciano mai al make up fatto di carnagione diafana ottenuta con la cipria cui abbinano un rossetto rosso acceso steso in modo da ottenere labbra
Sopra da sinistra. Nella foto di Carlotta Coppo un’immagine d’epoca della mostra Art Déco. Il trionfo della modernità Diana Saettante con piccole antilopi, fusione in bronzo, di Marcel Bourin (1925). Ritratto di Wally Toscanini, dipinto da Alberto Martini (1925)
più piccole. Le ciglia devono essere incurvate per uno sguardo seduttivo e le sopracciglia finissime. E non basta: le flapper girls fumano in pubblico; accorciano i lunghi vestiti portandoli dalla caviglia al ginocchio; indossano i pantaloni; fanno tardi la notte, fino al mattino; bevono alcool, fumano e guidano le automobili. Sono loro le protagoniste dei ruggenti Anni Venti ed è Coco Chanel a vestire i loro modelli culturali come le attrici Greta Garbo, Louise Brook, Marlene Dietrich e Clara Bow. È proprio in questo decennio che l’industria della moda esplode e, dagli atelier esclusivi per l’alta società, trova la strada per migliaia di fabbriche di biancheria, cappelli, guanti, borsette e ogni tipo di accessori.
Nelle grandi città prende piede il rito dello shopping ed è quindi veramente con l’Art Déco che comincia la modernità.




































Una mostra del fotografo parigino Gerard Uféras, al Museo della Scala e nel Foyer del Teatro, cattura il «non visto» della vita dei ballerini, dagli allievi della Scuola alle étoile
La bellezza della danza un ascolto di sé dietro le quinte
di VALERIA CRIPPA

Una bellezza speciale serpeggia tra le immagini di Lo sguardo nascosto, la danza dietro il sipario, la mostra allestita dalla scenografa Margherita Palli al Museo Teatrale della Scala e nel Foyer del Teatro fino al 14 settembre, curata da Paola Calvetti e Livia Corbò. È un misto, ben bilanciato, di grazia eterica, armonia, salute e leggerezza, plasmate, anche muscolarmente, dalla danza. Una cura quotidiana che è allenamento, fatica, atletismo, dieta, rigore. Ma non solo. È anche ascolto di sé, di quella parte più profonda e ancestrale del corpo che è istinto, passione. Un amore che tende verso un ideale di perfezione. Un corpo che è materia e spirito, insieme. Lo testimoniano i volti catturati dal fotografo parigino Gérard Uféras, un mago dell’obiettivo capace di acquattarsi dietro le quinte, con garbo e curiosità e risultare invisibile agli occhi dei soggetti che vuole immortalare, dalle étoiles Nicoletta Manni e Roberto Bolle al corpo di ballo, fino ai giovanissimi allievi della Scuola di Ballo. Da ciò nasce la galleria di immagini (raccolte nel libro omonimo pubblicato dalle Edizioni Teatro alla Scala con Il Saggiatore) che sanno catturare il non visto dagli spettatori e la spontaneità della vita tersicorea, anche quella che meno t’aspetti. Fotografo pluripremiato e già autore di si-
Arte tersicorea anche in cimeli e curiosità, in una video installazione e nelle tavole di Crepax con una «speciale» Valentina



Alcune foto di Gérard
Uféras esposte nella mostra Lo sguardo nascosto al Museo del Teatro alla Scala.
Dall’alto, allieve della Scuola di Ballo; La Dame aux camélias; Giordana Granata, Marta Gerani, Romeo e Giulietta; Nicoletta Manni
mili reportage all’Opéra di Parigi e al Bolshoi di Mosca, Uféras ha iniziato il proprio lavoro milanese sotto la direzione del ballo di Frédéric Olivieri e l’ha conclusa sotto quella di Manuel Legris (dal 1° marzo è iniziata la terza direzione scaligera di Olivieri), compiendo un viaggio dietro le quinte scandito in 160 immagini in bianco e nero e a colori. A corollario del percorso iconografico che si snoda in più spazi del Museo, si scoprono cimeli e curiosità che tracciano un’ideale immersione nel passato del balletto alla Scala. La scarpetta della ballerina filoasburgica Fanny Elssler testimonia i trionfi della scuola milanese a San Pietroburgo nell’800, mentre il mito Nureyev-Fracci rivive grazie ai costumi storici indossati dalla coppia di divi nello Schiaccianoci scaligero. La figlia d’arte Caterina Crepax — autrice di delicate sculture di ballerine di carta che ripercorrono la storia del tutù dall’800 a oggi — porta in dote le tavole disegnate dal papà fumettista Guido che ritraggono il personaggio della conturbante Valentina, virata in chiave tersicorea alla Scala. In una camera oscura al piano superiore del Museo, la videoinstallazione Oltre il velo, realizzata dalla coreografa e regista Valentina Moar con i visual artist Judith Selenko e Peter Venus, rende omaggio al contemporaneo in un gioco di suoni e movimenti interpretati dai due ballerini Stefania Ballone e Alberto Terribile, cui si aggiunge un video girato dal fotografo Vito Lorusso. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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Brooke Shields e tra le pieghe di moda, creme, profumi

Da modella a 11 mesi, primo passo verso una carriera di successo. Con il racconto delle difficoltà con la madre: C’era una volta una

a costume designer e make up artist sull’influenza delle

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PORTFOLIO
Il leggendario fotografo britannico 87enne ha interpretato diverse stagioni. Un volume celebra le sue opere del decennio in cui la moda dettava legge incrociando cinema e jet set
di LETIZIA RITTATORE VONWILLER
Divertimento e sensualità
Ha influenzato collezioni e abiti di stilisti, tra cui Alaïa, Comme des Garçons, Missoni e Valentino
La modella
Catherine Dyer, in Yves Saint Laurent per Vogue Italia (© David Bailey). Catherine (1963) è la moglie del fotografo inglese dal 1983, dalla quale ha avuto tre figli. Prima di lei Bailey è stato sposato con la modella Rosemary Bramble, Catherine Deneuve e Marie Helvin

Gli eccessi degli anni Ottanta

Ha plasmato lo stile degli Swinging Sixties, tant’è vero che Michelangelo Antonioni si è ispirato a lui per il protagonista del film Blow up (1966), ma David Bailey (1938), leggendario fotografo britannico, è stato anche l’interprete del cambiamento della moda degli anni Ottanta, dominati da divertimento, sensualità, eccessi e power dressing: spalle accentuate, gonne aderenti, trucco estremo, spandex, lycra, tute, capelli cotonati e scarpe dai tacchi vertiginosi.
Il volume David Bailey. Eighties (Taschen) raccoglie le sue fotografie, testimonianza di quell’epoca, che hanno valorizzato collezioni e abiti di stilisti, tra cui Azzedine Alaïa, Comme des Garçons, Missoni, Valentino e Yves Saint Laurent. Non mancano i suggestivi ritratti di celebrità e top model, come Catherine Deneuve, la principessa Diana, Tina Turner, Jerry Hall, Grace Jones, Naomi Campbell. «Gli anni Ottanta si sono rivelati magici», scrive l’autore nella prefazione. E in queste pagine la magia si respira davvero.
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Inès de la Fressange per il marchio Chanel, Cosmopolitan.Tutto a sinistra, la modella Lauren Hutton per Comme de Garçons, Tatler,1983. © David Bailey

La copertina di David Bailey. Eighties (Taschen, 296 pagine, euro 100), dedicato al fotografo inglese (1938)

La città della messa in piega è Milano. In pausa pranzo, di sera, a domicilio, alle 8 del mattino appena lasciato il bambino a scuola: ogni momento è quello giusto per darsi una sistematina, senza che però sembri uscita dalla prima Comunione del nipotino. La milanese si riconosce per strada grazie a un’onda curata, ma non impostata: è una teorica del «c’è ma non si vede» e dopo un’ora di phonatura chiede al suo parrucchiere di spettinarla e spazzolarla per smontare «l’impalcatura». I boccoli avvitati come un cavaturaccioli sono la cosa più temuta dalla milanese: l’onda scolpita dal parrucchiere deve essere «aperta» e «destrutturata» dal medesimo. Diversa e un tantino più curata dalla parigina scarmigliata (ad arte), più «raf» della newyorchese che spesso e volentieri ha il «piegone» in testa. Raramente la milanese lava i capelli in casa, ma colleziona shampoo professionali, maschere ristrutturanti e ovviamente possiede un phon di un marchio che colonizza la casa della milanese, dall’aspirapolvere all’asciugacapelli. Esigente come nessuna, ha il pregio di non tirarsi mai indietro quando c’è una novità da provare. L’infedeltà è un piccolo peccato che le si perdona: influenzata dal passaparola «certificato» , ovvero quello che proviene da amiche che la pensano come lei, svolazza come una farfalla da un parrucchiere all’altro, sempre alla ricerca del biondo perfetto o del taglio dello stylist del momento. Riesce a trovare gli indirizzi giusti anche in vacanza, dove però si presenta con lo shampoo alla rosa di Leila Pasar che non fa schiuma e quindi non ha parabeni. Non c’è pace nella testa delle milanesi, sempre in movimento, sia con i pensieri che con le ciocche! © RIPRODUZIONE RISERVATA

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GEORGE HOYNINGEN-HUENE
La bellezza catturata dagli scatti di un inquieto aristocratico
Divisa in dieci sezioni, la mostra George Hoyningen-Huene, Glamour e Avanguardia a Palazzo Reale, a Milano (fino al 18 maggio), mette in luce la libertà creativa del maestro dell’obiettivo (1900-1968), che ha lasciato la Russia per Parigi dopo la Rivoluzione di ottobre, l’eleganza aristocratica delle sue origini e lo spirito inquieto di chi ha conosciuto l’esilio. Oltre 100 scatti con stampe al platino raccontano l’importanza della sua fotografia, influenzata dall’arte classica e dal surrealismo, grazie all’amicizia con Salvador Dalí, Lee Miller, Pablo Picasso e Jean Cocteau, e testimoniano il vivace contesto culturale degli Anni 20, dai Ballets Russes di Diaghilev, a quelli dei ballerini Serge Lifar e Olga Spessivtzeva con i costumi disegnati da De Chirico. (Divers, Nuotatori, Horst and Lee Miller, Swimwear by Izod, 1930)










Le metamorfosi della moda raccontate in un mondo reale
Le 80 immagini di Always in Fashion, a Palazzo Falletti di Barolo di Torino (dal 21 marzo al 29 giugno) raccontano il percorso creativo di Norman Parkinson (1913 -1990) che in oltre 56 anni di carriera ha immortalato le trasformazioni del mondo della moda nel corso del ’900: dalla Gran Bretagna degli Anni 30 all’austerità della seconda guerra mondiale, dal New Look parigino dei ’50 alla Swinging London dei ’60, fino al glamour e allo sfarzo ai ’70-’80. A lui va il merito di aver portato fuori dallo studio fotografico le modelle per immortalarle nel mondo reale, nelle città o in luoghi esotici. (Young Velvets, Young Prices, Hat Fashions - Giovani velluti, giovani prezzi, moda cappelli - Vogue Usa, 1949)


MAKE UP


un cannage couture: Dior Forever Nude Bronze
















L’uomo che catturò i segreti delle star (e che ci rimise anche qualche dente)
Fotografo preferito da Andy Warhol, Ron Galella (New York 1931–Montville 2022) è uno dei più famosi paparazzi del mondo. A lui e ai suoi sei decenni di carriera è dedicata la mostra Ron Galella: bellezza per sempre (fino al 30 marzo) da Nonostante Marras, a Milano, con oltre 70 fotografie di star di cinema, televisione, musica, moda, politici, magnati, artisti. Unico il suo stile di ripresa, cioè immortalare persone senza preavviso e senza essere messe in posa. Ma la sua passione ha avuto anche un prezzo: Galella ha perso cinque denti, subito la frattura della mascella per mano di Marlon Brando e un pestaggio delle guardie del corpo di Richard Burton, e affrontato battaglie legali con Jackie Kennedy Onassis. (Virna Lisi. Parigi, 18 ottobre 1968, alla prima del film La Pulce nell’Orecchio)









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Il cammino delle donne verso la consapevolezza
Mette in luce la forza e la complessità del cammino delle donne verso l’emancipazione e le trasformazioni sociali degli ultimi settant’anni la mostra Women Power. L’universo femminile nelle fotografie dell’Agenzia Magnum dal dopoguerra a oggi, al Museo Villa Bassi Rathgeb di Abano Terme (dal 22 marzo al 21 settembre). Il percorso si articola in sei nuclei tematici che esplorano il contesto familiare, la crescita, l’identità, i miti della bellezza e della fama, le battaglie politiche e la guerra. Molti lavori sono stati realizzati da autrici di fama internazionale e contemporanee, e celebri fotografi. (Marilyn Monroe durante le riprese del film Gli spostati, Nevada, USA,1960.©Inge Morath/Magnum)

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