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N. 2024

PRESIDENTE: MICHELANGELO LIUNI

FENAPRO

Mag

A CURA DI GABRIELLA GEROSA

IL MERCATO CHE VERRÀ: DATI, ANALISI E RIFLESSIONI SI CHIUDE IL SIPARIO SUL 2023 ED È TEMPO DI BILANCI. IL MERCATO È COMPLESSO MA LA PROFUMERIA ITALIANA, DATI ALLA MANO, SI CONFERMA DINAMICA E SANA. NONOSTANTE LE SFIDE E LE TRASFORMAZIONI IN ATTO SICURAMENTE COMPLESSE E NON PARAGONABILI A NULLA DI GIÀ VISTO. È tempo di sfide e cambiamenti nel mercato cosmetico, che influenzano il canale di distribuzione selettiva e gli stessi comportamenti dei consumatori. Senza addentrarci nella complessità dello scenario, proviamo a tirare le somme e a mettere a fuoco tendenze e prospettive del comparto, a chiusura di un

anno che in sintesi è stato positivo malgrado tutto. Secondo le rilevazioni di Circana, infatti, nel 2023 la crescita totale a valore del Brick&Mortar è stata del 15,5% (tra catene nazionali e department store, catene locali, indipendenti e consorzi). «Allo stato attuale, la profumeria gode di buona salute. Si è parlato addirittura di

‘revenge shopping’, con un’accelerazione delle vendite in negozio come reazione a un periodo di astinenza forzata dagli acquisti. In realtà c’è stata sì una crescita, ma occorre considerare le oscillazioni legate a una serie di fattori, dall’inflazione al rincaro dei prezzi. I dati a valore vanno soppesati con i dati a volume per avere un quadro

attendibile e verificare l’effettivo sviluppo rispetto all’anno precedente», commenta Michelangelo Liuni. «Considerato il momento storico e la presenza di forti competitor, dalla farmacia ai canali professionali, i risultati sono positivi», osserva Mario Verduci. «Anche la crescita dell’e-commerce non è più così impetuosa come qualche anno fa. Da questo punto di vista, il mercato si sta finalmente riassestando». Scendendo in dettaglio, l’analisi di Circana indica che il totale delle vendite beauty è cresciuto del 10,3% a volume e del 15,7% a valore, mentre i prezzi dei cosmetici sono saliti del 4,9%, con un incremento inferiore a quello generale dei prezzi al consumo rilevato dall’Istat (5,7%). «La profumeria ha quindi assorbito parzialmente la marginalità per contenere i rincari. La cosa più dannosa che potrebbe accadere ora è l’aumento dei listini a fronte di una contrazione del numero dei pezzi venduti. Tanto più che l’inflazione rallenta e si dovrebbe procedere verso la normalizzazione, che il consumatore stesso si aspetta. Ogni distonia potrebbe influenzare le sue preferenze di acquisto», riflette Liuni. Le proiezioni sono dunque incerte, soprattutto per la particolarità del settore. Secondo Verduci è difficile immaginare cosa succederà: «Il canale selettivo è legato ai beni di lusso, rispetto ai quali la domanda è anaelastica. Nel mondo IMAGINE .81


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