Terra e Tradizione - Ottobre 2019

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2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

Fiera internazionale del Tartufo Bianco d'Alba: ultimi appuntamenti Castagnole delle Lanze: in fermento per gli eventi natalizi Moncalvo: grande protagonista il bollito Pierluigi Vaccaneo "Faremo grande il Premio Pavese"

Uno scorcio del centro storico di Alba

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ALBA (CN) - V. U. SACCO, 4/a-4/b 0173 290797 - Cell. 328 4175338 info@im-com.it - www.im-com.it www.terraetradizione.com “Terra & Tradizione iM.coM.” Autorizzazione del Tribunale di Asti n. 6/2010 Poste Italiane S.p.A. Spedizione in Abbonamento Postale Aut. n° NO 1900 DEL 10.12.2010 – Periodico ROC Prezzo di copertina € 1,00 IVA assolta dall’editore ai sensi dell’art. 74 del D.P.R. 663/72 data di pubblicazione Marzo 2019

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SOMMARIO

• Il 2020 anno del Nuovo ospedale e Asti-Cuneo (A cura di L. Oggero) • L’Utopia in filosofia come modello di antipolitica (A cura di Diego De Finis) • Elogio del dubbio (A cura di Cesare Torta) • La separazione personale dei coniugi (A cura dello Studio Galliano Rosso Boschetti Associati) • Assistenze e previdenze per il lavoro domestico (A cura di Daniela Prevignano) • Quanto è difficile buttare la spazzatura?

(A cura di Laura Icardi)

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CREDITS

codice ISSN 2612-2359

Sede legale, Redazione, Pubblicità, Direzione, Progetto grafico, Pubbliche relazioni, Art Director, Proprietà artistica riservata:

PAG. 16 - 18

PIERLUIGI VACCANEO E IL PREMIO PAVESE

Direttore responsabile: Livio Oggero Caporedattore: Diego De Finis Testi: Livio Oggero, Diego De Finis, Cesare Torta, Daniela Prevignano, Laura Icardi, Dario Boschetti, Riccardo Scanavino

PAG. 20- 23 Castelli e Torri da visitare nell’Astigiano

Foto: Redazione Terra & Tradizione, Diego De Finis, Beppe Malò, Archivio Famija Albeisa, Giorgio Perottino – Gerry Images, Andrea Baseggio, Sonia Pozzo, Pixabay, Fondazione Fs, Comune di Castagnole Lanze, Archivio di Castelli Aperti, Archivio Gazzetta D’Alba, Comune di Santo Stefano Belbo Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dell’autore e non necessariamente quello dell’editore La redazione non si assume responsabilità per variazioni di date, orari e luoghi delle manifestazioni, e ringrazia tutte le Amministrazioni Comunali, gli Enti e le Associazioni di categoria, per la gentile collaborazione.

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Torre dei Segnali - Viarigi

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editoriale

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Nuovo ospedale Alba-Bra e autostrada Asti-Cuneo Il Direttore Livio Oggero

A quanto sembra, il 2020 sarà l’anno buono…

Guardare al futuro con lo sguardo alto e con lo spirito consapevole. Il 2020 sarà un anno veramente importante su più fronti per la Provincia di Cuneo e, se guardiamo bene, anche per la Provincia di Asti.

Due Province unite soprattutto per l’A33, l’autostrada Asti-Cuneo che da anni è al centro dell’attenzione.

Oltre a questo, la Provincia di Cuneo, o meglio la zona dell’Albese, è interessata anche dalla teorica apertura del nuovo Ospedale, sito nel Comune di Verduno, e di cui si è parlato tanto, anche ultimamente.

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Due grandi progetti che, nell’anno nuovo, possono dare valore aggiunto al nostro territorio ma sui quali c’è sempre un alone di mistero, un velo di Maya che sembrano coprire quanto di buono è stato fatto finora.

Perché? Mi sono sempre chiesto quale possa essere il motivo di questo approccio dubbioso.

Credo che il tempo di realizzazione di entrambe le opere, protrattesi forse eccessivamente, sia stato un fattore determinante per creare un’opinione pubblica anche avversa.

Si sa che quando si costruiscono grandi opere si creano correnti di pensiero tra loro anche contrastanti. E così è stato anche per l’A33 e per l’Ospedale di AlbaBra. A forza di sentirne parlare, nel bene e nel male, si è arrivati ad un punto di saturazione che rischia di innescare un “effetto boomerang”.

Per fortuna sembra che il 2020 possa essere l’anno buono per entrambe le opere.

Per il nuovo Ospedale è stata dichiarata la fine dei lavori sabato 21 settembre.

In una cerimonia ufficiale è stata consegnata la carta che attesta questo importante “ultimo passo” ad Alberto Cirio, il Presidente della Regione Piemonte che, seppur soddisfatto, ha tirato le orecchie per il protrarsi dei lavori.

Queste le parole del Presidente: «20 anni dalla prima idea di costruire un nuovo Ospedale, 14 anni dalla posa della prima pietra. Siamo giunti ad un traguardo importante ma non è il momento di festeggiare.

Ora la struttura è da riempire con tecnologie all’avanguardia.

Un obbligo verso i cittadini e gli imprenditori del territorio che aspettano da troppo tempo».

E Alberto Cirio aggiunge parole anche sull’Asti-Cuneo, secondo aspetto importante di cui abbiamo accennato prima: «Terminare l’ultimo tratto dell’A33 è la seconda grande priorità del nostro territorio anche perché finirla significa collegare al meglio le strade che portano al nuovo Ospedale.

Su questo punto richiamo il Governo alle sue responsabilità e agli impegni assunti dal Premier Giuseppe Conte verso la nostra terra: i cantieri dell’autostrada devono ripartire».

Il completamento degli ultimi 9 km, e diciamo nove (!) sembra essere una maledizione.

Sembra quasi uno scherzo, ma tant’è.

Quindi per guardare al futuro a testa alta e con sguardo fiero la strada sembra quella giusta, soprattutto per l’Ospedale. E per l’A33?

Qui ci vorrebbe la palla magica…

l’intervista editoriale

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Antipolitica e impegno nella sfera pubblica Il Caporedattore Diego De Finis

L’Utopia come modello irraggiungibile verso cui tendere

Uno degli argomenti del dibattito pubblico oggi è quello fra politica e antipolitica, ovvero fra la difesa di un atteggiamento di impegno nelle istituzioni e nei partiti e movimenti politici per cercare di cambiare le cose (in meglio, almeno nella visione di chi vive tale coinvolgimento) e chi invece considera la dimensione della politica inevitabilmente corrotta, fonte solo di cattiva amministrazione a prescindere dalla figura che prende le decisioni. Su un livello intellettualmente elevato anche la Filosofia ha affrontato questo dilemma, senza naturalmente trovare ricette facili, ma come sempre offrendo spunti importanti per riflettere sulla questione.

L’Utopia è il modello con il quale riflettere proprio sul dilemma se la sfera della politica sia irriformabile e irrimediabilmente destinata alla corruzione oppure se valga la pena impegnarsi per riformare ciò che può essere migliorato.

L’utopia è quel genere a metà fra letteratura e filosofia che descrive una società ideale, che l’autore considera un modello di virtù e giustizia irraggiungibile. Il suo contrario è la distopia ovvero la descrizione di una società del tutto corrotta e malvagia, una prospettiva dalla quale allontanarsi il più possibile. L’utopia è stata al centro non solo di opere filosofiche, ma anche di romanzi e racconti. Nel Novecento in particolare è stata la distopia a servire come monito per i lettori. Una delle distopie più celebri è stata “1984” di George Orwell.

La prima Utopia è stata intitolata proprio Utopia. In sostanza il genere ha preso il via da un’opera di Thomas More, filosofo e politico inglese del XVI secolo, noto nella storia soprattutto in quanto vittima delle scelte del suo re Enrico VIII. Il suo testo di un centinaio di pagine ha dato l’avvio a un genere letterario ed è tutt’oggi talmente denso e ricco di sfumature da risultare un enigma. Il testo descrive in buona sostanza il dialogo fra due personaggi: lo stesso autore, e un personaggio immaginario, Raffaele Itlodeo. Quest’ultimo è il testimone dell’esistenza di Utopia, un’isola nella quale è stata edificata appunto una società ideale. La descrizione della società immaginaria occupa la seconda parte del testo, ma il tema principale in realtà è un altro, Thomas

More cerca di convincere Itlodeo a impegnarsi in politica per migliorare le cose vista anche la sua esperienza e saggezza, ma quest’ultimo resta fermo nella sua posizione di tenersene lontano, perché il rischio è restare invischiati nelle logiche di potere della corte invece di riuscire a cambiare le cose, la tesi di Itlodeo è che chiunque, anche con le migliori intenzioni, non riuscirà a cambiare nulla, al contrario nel tentativo si farà corrompere dal realismo politico che non pensa al benessere del popolo, ma solo all’incremento del potere di chi lo possiede.

Il testo non ha una vera conclusione, i due interlocutori restano sulle loro posizioni.

E’ molto probabile che Thomas More abbia messo su carta il dilemma che lo attanagliava in quel periodo.

Infatti poco dopo è entrato nella corte di Enrico VIII, acquisendo sempre maggior influenza, fino a diventare Lord Chancellor nel 1529. Ma il rifiuto di accettare l’autorità del re sulla chiesa inglese, restando fedele al Cattolicesimo romano, gli è costato il posto e successivamente la vita. Ma gli ha fatto guadagnare i galloni di martire e santo per il cattolicesimo.

Un’altra filosofa (non la sola ovviamente), in tempi più recenti, ha affrontato il tema dell’impegno politico anche se non in collegamento con l’Utopia.

Hannah Arendt è stata una pensatrice tedesca, che ha dedicato la sua vita alla teoria politica. In realtà per buona parte della sua vita è stata cittadina degli Stati Uniti, poiché nel 1937 le fu ritirata la cittadinanza tedesca dal regime nazista, in quanto ebrea.

Dopo la fuga dalla Germania Arendt in Francia si impegnò per aiutare gli esuli tedeschi fino allo scoppio della seconda guerra mondiale. A questo punto emigrò negli Stati Uniti che divennero la sua nuova patria.

Il suo testo più celebre è certamente “La banalità del male”, nato dalle cronache del processo a Eichmann in Israele, ma un altro suo studio fondamentale fu “Le origini del totalitarismo”.

La sua filosofia è compendiata principalmente in “Vita activa” del 1964. Dopo i disastri del totalitarismo, da lei studiato con attenzione, la sua proposta è quella del ritorno dell’uomo alla “vita activa”, ovvero a una dimensione nella quale l’attività sia dedicata sia alla sfera pubblica che a quella privata.

L’azione in questo senso coinvolge anche la parola e significa che le persone dovrebbero occuparsi naturalmente della sfera pubblica.

Arendt pensa alla polis greca, le antiche città-stato, come il luogo in cui questo si è avverato, nel quale i cittadini erano tutti coinvolti nell’agire politico.

La sua critica ai tempi moderni è quella di aver fondato delle oligarchie (lo sono anche le moderne democrazie nelle quali comunque governano pochi eletti) lasciando ai più solo la sfera del privato.

Anche se è vero che non ha parlato di Utopia, anche lei sembra ne avesse una.

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Elogio del dubbio A cura del sociologo Cesare Torta

Attenti agli imbonitori che hanno solo certezze, sono pericolosi C’è un aspetto che raramente viene considerato quando si valuta la bontà o meno di una posizione politica, di un provvedimento legislativo importante per la vita dei cittadini o la credibilità di un leader, sia esso il capo di una azienda o l’esponente di spicco di un movimento politico. Questo aspetto è il dubbio. Cioè il grado di certezza che caratterizza la modalità della elaborazione delle decisioni da prendere e soprattutto la modalità della comunicazione delle stesse, vista l’importanza che ha assunto nella società contemporanea.

Più i problemi e le situazioni sono complesse, più dovrebbero sorgere dubbi. Ogni azione comporta reazioni e conseguenze, vantaggi per alcuni e danni per altri. Nel mondo globalizzato si sono anche allargati i confini in termini di spazi geografici per quanto riguarda le ripercussioni che ci possono essere in seguito a decisioni che un tempo riguardavano solo una comunità ristretta o una nazione.

Gli unici modi per superare gli scogli creati dai dubbi sono quelli dell’approfondimento dei problemi, della competenza nella materia trattata e del confronto con gli altri attori interessati. E questo accade, o dovrebbe accadere, alle persone che hanno dei dubbi. Il fatto è che i dubbi vengono alle persone che hanno un minimo di cultura e che hanno esperienze di vita vissuta, di lavoro, meglio se in organizzazioni complesse.

Poi, per carità, gli errori si possono fare anche dopo aver sentito tutti gli specialisti del ramo ed essersi confrontati con tutti gli interlocutori possibili. In questi casi, le persone intelligenti si scusano e cambiano opinione dimostrando di aver imparato qualcosa dai propri errori.

Un altro aspetto dell’analisi del processo decisionale in politica, ma non solo, è quello della considerazione del pensiero e delle aspettative della totalità della popolazione, comprese minoranze e avversari politici.

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Vi sembra giusto che un partito che rappresenta il 30/40% dei cittadini (tenendo conto della quota dei votanti effettivi questa percentuale si riduce di quasi la metà) possa imporre la propria visione della società a tutti i cittadini indistintamente? Oppure sarebbe più auspicabile che il vincitore delle elezioni si ricordasse di coprire un incarico istituzionale per un certo periodo di tempo e cercasse di tener conto anche delle esigenze ed aspirazioni delle minoranze?

La democrazia negli stati moderni ha le sue regole ed i suoi limiti ma, visto che tutti concordano sul fatto di esercitare il potere nell’esclusivo interesse dei cittadini, non sarebbe male dimostrare con i fatti e con le parole che ci si sforza di tenere in considerazione anche quelli che non la pensano come “noi”.

Per prima cosa bisognerebbe evitare di demonizzare ed insultare gli avversari come normale prassi politica. Inoltre bisognerebbe incrementare le occasioni di confronto e coinvolgimento di tutti i componenti degli organi collegiali quando le decisioni da prendere sono importanti, come nel caso di leggi elettorali o leggi finanziarie che hanno impatto sul futuro del paese.

Come previsto dalla Costituzione nel caso di modifiche alla Costituzione stessa, sono previste maggioranze qualificate, così si potrebbero prevedere per incarichi nodali come quelli delle presidenze delle Commissioni da coprire a rotazione e con spazi riservati alle minoranze.

Governare un paese non è un mestiere per imbonitori improvvisati e per gente convinta di avere il monopolio della verità. Le migliori soluzioni ai problemi arrivano sempre dal confronto delle idee e dalla faticosa ricerca del compromesso. Chi non ha dubbi pensa di non aver bisogno del consiglio degli altri ma sbaglia.

La democrazia si basa sul dubbio e le dittature sulle certezze. Attenti al lupo!

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La separazione personale dei coniugi

Secondo gli ultimi dati ISTAT, fra il 1991 e il 2018, i matrimoni finiti sono più che quadruplicati passando da 376 mila ad oltre un milione e 672 mila. In questo scenario, appare opportuno fornire alcune sintetiche informazioni in ordine agli aspetti giuridici connessi alla scelta dei coniugi di separarsi.

Che cos’è?

La separazione personale dei coniugi è un rimedio alla sopravvenuta crisi del matrimonio ed è regolamentata dalle norme del codice civile (artt. 150 e ss.), dal codice di procedura civile e da una serie di norme speciali.

Effetti Occorre, anzitutto, precisare che la separazione, sia essa consensuale o giudiziale, non pone fine al matrimonio, né fa venir meno lo status giuridico di coniuge.

Essa, invece, influisce su alcuni effetti propri del matrimonio.

Nello specifico viene meno la comunione legale, se è stata scelta come regime patrimoniale della famiglia (di conseguenza, dopo la separazione, ogni acquisto rimarrà ricompreso esclusivamente nel patrimonio del coniuge che lo ha effettuato, senza giovare all’altro), cessano gli obblighi di fedeltà e di coabitazione.

Permangono, invece, altri effetti del matrimonio quali il dovere di mantenere il coniuge economicamente più debole e quello di di mantenere, educare ed istruire la prole.Anche i diritti di successione di un coniuge nei confronti dell’altro rimangono invariati, sino alla declaratoria divorzio, a meno che non sia intervenuta separazione con addebito, nel qual caso il coniuge a carico del quale è stato posto l’addebito non ha diritti successori nei confronti del patrimonio dell’altro (salvo un assegno vitalizio a carico degli eredi, legatari e donatari, se già godeva degli alimenti).

Il coniuge superstite ha diritto alla pensione di reversibilità, al trattamento di fine rapporto (TFR) ed alla indennità di mancato preavviso.

Vi sveliamo di cosa si tratta La separazione consensuale La separazione consensuale ha luogo solo quando vi è l’accordo dei coniugi sulle condizioni di separazione.

In questo caso, a seguito dell’introduzione della L. n. 162/2014, i coniugi - in alternativa al Tribunale - possono scegliere di separarsi avvalendosi della c.d. negoziazione assistita (la quale richiede l’assistenza necessaria di un avvocato per ciascun coniuge) od effettuare una dichiarazione di fronte all’Ufficiale dello Stato Civile (in quest’ultimo caso non è necessaria l’assistenza di un avvocato, ma per accedere a tale procedura, tuttavia, non devono esserci figli ancora minorenni e/o maggiorenni non economicamente autosufficienti, portatori di handicap o legalmente incapaci).

La separazione giudiziale Essa ricorre ogni volta in cui non si raggiunge un accordo tra i coniugi. La competenza è sempre del Tribunale, il procedimento è attivato da uno dei coniugi e si conclude con una sentenza (la separazione consensuale, invece, con un atto denominato “omologa”) ed è sempre necessaria l’assistenza di un difensore.

In qualsiasi momento la separazione giudiziale può essere trasformata in consensuale.

caso di riconciliazione dei coniugi. Questa non richiede alcuna forma solenne e può avvenire, oltre che con un’espressa dichiarazione, anche di fatto, a seguito cioè di comportamenti non equivoci incompatibili con lo stato di separazione. Tuttavia, non è sufficiente una riappacificazione generica od il ristabilimento di rapporti distesi e sereni e neppure l’instaurazione di una frequentazione regolare (si pensi ai coniugi separati che, nell’interesse dei figli, trascorrano periodi di vacanza insieme), ma è necessaria la ricostituzione di una vera comunione di vita tra i coniugi.

Nel caso di riconciliazione la separazione può essere nuovamente pronunciata solo per fatti successivi alla riconciliazione stessa.

Conseguenza diretta della riconciliazione è la ricostituzione della comunione legale eventualmente esistente tra i coniugi prima della separazione.

La separazione di fatto Si può avere anche la separazione di fatto, cioè l’interruzione della convivenza coniugale, ma voluta ed attuata dalle parti, in via di fatto, sulla base di un accordo informale dei coniugi, o per il rifiuto di uno di essi a proseguire la vita in comune, o semplicemente perché marito e moglie seguono il proprio destino disinteressandosi l’uno dell’altra.

La separazione di fatto non determina conseguenze giuridiche automatiche. Il nostro ordinamento non disciplina la separazione di fatto, ma solo di quella legale.

La riconciliazione Gli effetti della separazione cessano nel

Studio Legale Galliano Rosso Boschetti Associati - ALBA (CN) - V. Vivaro, 21/A - Tel. 0173 361279 7

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A cura dell’avvocato Dario Boschetti dboschetti@grblex.it

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Cassa colf Assistenze e provvidenze per il lavoro domestico Il CCNL Lavoro Domestico ha previsto la costituzione della CAS.SA. COLF, per fornire prestazioni e servizi a favore dei lavoratori e datori di lavoro iscritti, comprensive di trattamenti assistenziali sanitari e assicurativi, integrativi e aggiuntivi delle prestazioni pubbliche per migliorare la tutela socio sanitaria.

Le Parti Sociali, con la sottoscrizione del Contratto Nazionale, hanno inteso mettere a disposizione del settore il proprio sforzo comune per garantire e migliorare la professionalità e il servizio di collaborazione domestica, fornendo strumenti bilaterali in grado di raggiungere tali scopi.

Sono iscritti alla CAS.SA.COLF tutti i dipendenti ed i datori di lavoro domestico in regola con i contributi di assistenza contrattuale, nei confronti dei quali vengono applicati i CCNL. Il dipendente risulta iscritto alla CAS. SA.COLF dal primo giorno del trimestre per il quale inizia il versamento a suo nome dei contributi di Assistenza contrattuale, mentre il datore di lavoro risulta iscritto alla CAS.SA.COLF dal primo giorno del trimestre in relazione al quale egli inizia il regolare versamento dei contributi di assistenza. L’iscrizione alla Cassa comporta il versamento di contributi di assistenza contrattuale nella misura oraria minima complessiva di € 0,03, di cui € 0,02 a carico del datore di lavoro e € 0,01 a carico del lavoratore. Il versamento, effettuato dal datore di lavoro all’INPS, avviene con periodicità trimestrale, entro gli stessi termini di scadenza e con le medesime modalità di pagamento dei contributi.

Il dipendente ha diritto alle prestazioni se sono stati regolarmente versati a suo nome (anche da datori di lavoro differenti), i contributi relativi ai 4 trimestri precedenti o comprensivi del trimestre durante il quale è occorso l’evento in relazione al quale si chiede la prestazione, per un importo pari almeno ad € 25,00.

Il datore di lavoro ha diritto alle prestazioni assicurative se ha regolarmente versato i contributi (anche a nome di differenti dipendenti del settore) sia nei 4 trimestri precedenti a quello durante il quale è avvenuto l’infortunio, sia nel trimestre in cui l’infortunio è avvenuto, a condizione che i contributi versati nei 4 trimestri precedenti quello dell’infortunio non siano inferiori ad € 25,00.

La CAS.SA.COLF eroga le seguenti prestazioni a favore dei dipendenti: • Indennità giornaliera per ricovero e convalescenza, escluse le prestazioni di Pronto Soccorso.

• Rimborso spese per ticket sanitari; • Rimborso spese sanitarie sostenute nel periodo di gravidanza, per l’intero periodo riconosciuto, nel limite massimo annuo di € 1.000,00 ad esclusione dei farmaci; • Rimborso spese per interventi effettuati nel 1° anno di vita su neonati figli di lavoratori iscritti; • Rimborso per protesi ortopediche e ausili medici ortopedici; • Rimborso spese per trattamenti fisioterapici e cure termali (con prescrizione medica); • Garanzia indennitaria di € 1.000,00 per grandi interventi in strutture pubbliche, per un solo intervento all’anno; • Prestazioni effettuate in strutture sanitarie convenzionate con UniSalute.

Il regolamento della Cassa indica nello specifico le ipotesi nelle quali le indennità e i rimborsi sono riconosciuti e gli importi massimi indennizzabili e rimborsabili.

La richiesta, corredata dalla documentazione prevista, deve essere inviata dal dipendente entro 12 mesi dalla conclusione dell’evento, a pena di decadenza, utilizzando l’apposito stampato (MRP/D) – Modulo richiesta prestazioni da parte del dipendente - che deve essere debitamente compilato in ogni sua parte e sottoscritta dallo stesso. Il diritto alle prestazioni erogate a favore dei dipendenti si prescrive in 18 mesi. A beneficio dei datori di lavoro, è riconosciuta dalla CAS.SA.COLF un’assicurazione per la responsabilità civile in caso di infortunio occorso al lavoratore e di danni causati a terzi da lavoratori iscritti. Quest’ultima copertura si prefigge di tenere indenne il datore di lavoro, in regola con i versamenti di contributi di assistenza contrattuale, di quanto sia tenuto a pagare a titolo di risarcimento quale civilmente responsabile ai sensi di legge per danni, alla persona o alle cose, involontariamente cagionati a terzi da parte del proprio dipendente domestico durante lo svolgimento delle funzioni lavorative e durante l’orario di lavoro.

La riflessione sorge spontanea in merito all’eventuale mancata regolarizzazione del personale domestico, che oltre a costituire una violazione alle norme di legge, renderebbe vulnerabile lo stesso lavoratore sottraendo al suo beneficio tutti gli eventuali strumenti identificati dal legislatore a sua tutela.

Consulente del lavoro Daniela Prevignano

Studio in Asti - C.so alla Vittoria, 48 - Tel. 0141 33444 - 0141 530253 daniela.prevignano@gmail.com

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A cura della Consulente del lavoro Daniela Prevignano

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Spazzatura?

A cura della dott.ssa Laura Icardi

Quanto è difficile buttarla?

Ho deciso di affrontare un argomento diverso dal cibo, ma molto molto vicino al cibo…la spazzatura che deriva dal suo consumo!

Dividere i rifiuti è diventata cultura comune e chi non si impegna in tal senso è additato come distruttore del pianeta e coperto di vergogna! Appena si apre internet o un giornale, troviamo ripetutamente frasi del genere “all’’inizio sembra difficile: datti qualche settimana e tieni duro! Ti ci abituerai in fretta!”, “Differenziare i rifiuti è una delle pratiche più semplici per ridurre l’impatto sull’ambiente” , “I rifiuti differenziati sono più facili da gestire, riciclare e smaltire” e ancora…”Se vogliamo raggiungere grandi risultati dobbiamo abituarci a fare piccole azioni ogni giorno in maniera costante”...sembra una passeggiata, un pò di impegno ed è fatta!

Ma lasciamo la filosofia per parlare delle persone vere…Mia nonna ha 94 anni, vive sola con i risparmi di una vita di lavoro e una pensione “minima”.

L’altro giorno legge in Comune che saranno multati i cittadini che non si adoperano per la corretta gestione dei rifiuti!

Per lei, prendere una multa non è solo una questione economica, è soprattutto una questione morale ed etica, “Se vengo punita, è perché non ho fatto il mio dovere civico”….sapete, persone che hanno partecipato attivamente alla Liberazione dell’Italia, hanno un

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senso civico, mi perdonerete, più forte! Ora, va a fare la spesa, porta a casa una borsa da 2 kg che include 800g di rifiuto….e lei non butta un grammo di cibo!

Perfetto! Il problema dell’organico non esiste!

ORA TOCCA SMALTIRE IL RESTO! Scrupolosa, mi telefona…”Scusami Laura, devo buttare una lattina di olio, ma il beccuccio dosatore è in plastica, due tipi, uno più duro e l’altro molle…poi ho letto che l’olio non si può buttare, la devo lavare? Ho anche il barattolo della salsa; il barattolo lo butto nel vetro, ma devo staccare l’etichetta? Prima lo devo lavare? Il tappo? È di ferro, si attacca alla calamita, dove lo metto? Qui non c’è il bidone del ferro….neppure uno dei metalli.

Devo staccare la gomma che c’è sotto? La carta del prosciutto, devo dividere il foglio interno? La stagnola dello yogurt? …” poi siamo arrivati alle domande più difficili…”Devo buttare la stufa a gas …mi hanno detto che devo andare all’isola ecologica, ma la corriera non passa di li e non credo l’autista, me la lasci caricare!!!”

Dopo molte altre domande, i dubbi erano anche miei, anzi io ne avevo più di lei. Sono andata su internet per cercare una tabella facile che potesse aiutarla….figurati se ne ho trovata una! Alcune prendevano in considerazione un solo tipo di rifiuto, altre erano piene di simboli e acronimi e così complesse che occorrerebbe tenere un PC accanto ai secchi dei rifiuti…(Nonna ha acquistato dei bellissimi secchielli in PLASTICA di tanti colori, appositi per la differenziata…ironia, non c’è nessun simbolo che indichi dove smaltirli!) Ma torniamo alle istruzioni…la carta sembra facile, ma poi leggi “la patinata no, l’antiunto nemmeno”…ma come faccio? le lascio dei campioni d’esempio? Ma poi divisa quella adatta mi chiamerebbe per sapere dove gettare il resto…. Ma il divertimento, quello vero, arriva con la plastica….le tipologie di plastica riciclabile grazie alla raccolta differenziata sono 7.

Ciascuna è identificata da un codice riportato anche sulla confezione del prodotto o dell’oggetto: PET, HDPE, PVC, LDPE, PP, PS e altri. Le diversità nel trattamento di recupero tra i vari tipi di materiale plastico comportano la necessità di una rigida divisione delle materie da riciclare. Il PET (polietilene tereftalato) è il materiale comunemente utilizzato per le bottiglie di plastica mentre il tappo è in PVC e i due materiali dovrebbero essere separati…ma non basta!

Oltre a separare i tappi, è necessario staccare l’etichetta di carta, lavare i contenitori e pressarli per farli perdere in volume. I siti più fantasiosi propongono anche il RICICLO CREATIVO…in pratica, un modo per ridurre i rifiuti sarebbe quello di riempire le case degli utenti di oggetti bizzarri? Ma potremmo andare avanti

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con ricette sempre più complicate con vetro, metalli, legno, indumenti, ecc… SOLUZIONE? Ho preso d’esempio mia nonna perché volevo divertirvi, ma quanti siamo nelle stesse identiche condizioni?

La soluzione, per me, è nel problema.

Non si può chiedere il massimo impegno ai cittadini e non regolamentare chi i rifiuti li realizza prima che siano tali.

Se i contenitori fossero di meno, di un solo materiale, riutilizzabili e non riciclabili, se invece che i simboli più strani riportassero semplicemente un bollino del colore del cassonetto corretto? Le difficoltà sempre maggiori portano ad errori che spesso vanificano il gran lavoro di tutti. Rifiuti non correttamente separati sono troppo costosi da separare e finiscono nell’indifferenziato! Ma noi utenti non siamo rifiuttologi!!!!!

Vorrei ancora spendere due righe sul problema della gestione dei rifiuti, per l’esattezza il ritorno alla RACCOLTA PORTA A PORTA… Complicate tabelle consegnate ogni anno dai comuni indicano i giorni di raccolta di questo o quello e in quei giorni, le vie “fioriscono” di sacchetti oggi gialli, domani blu, poi marroni ecc.

In molti lavoriamo e dobbiamo abbandonare in strada i rifiuti di primo mattino, ma gli addetti impiegano anche tutto il giorno a completare la raccolta con l’inconveniente che topi, cani, gatti, ma anche altri animali, hanno imparato ad approfittare dell’avvenimento e spesso sparpagliano il tutto sui marciapiedi o peggio, in strada. Inoltre, per molti è una vera difficoltà conservare sacchi di spazzatura in casa per un’intera

settimana (pensate a chi vive in un monolocale senza balcone e anche ai vicini di chi ha optato proprio per conservarli sul balcone).

Vi racconto cosa mi raccontò un amico pochi anni fa… lui mangiava pesce una volta a settimana, ma non il venerdi, il giorno prima della raccolta dell’umido perché se no avrebbe dovuto conservare lische super puzzolenti una settimana in cucina!

Gli avrei suggerito di tenere un gatto, ma poi lo stesso problema lo avrebbe avuto con le deiezioni dell’animaletto.

Sarà poi così salutare e igienico tenere giorni l’organico per casa?

Ho fatto una ricerca e ho letto che la raccolta porta a porta è stata introdotta per • ridurre la produzione complessiva di rifiuti (come? Se vengono a prenderli davanti a casa si riducono per quale magia?)

• aumentare la percentuale dei materiali raccolti e riciclati (anche qui non vedo come) migliorare la qualità dei materiali raccolti (perché lasciandoli davanti a casa i vicini controllano?)

• agevolare l’impegno a carico degli utenti (sarà, poi dicono di fare 4 passi tutti i giorni) • contenere l’aumento dei costi (questa è buona…come fa a costare meno se richiede più mezzi, più personale, più tempo?)

• salvaguardare l’ambiente (da cosa? Perché un camion che viaggia tutto il giorno via per via compresi i fuoriporta non inquina?).

Non ultimo, le difficoltà incentivano anche comportamenti deplorevoli non solo di persone irrispettose, ma anche da parte di coloro che non riescono a gestire la difficoltà. Vi siete accorti che alcuni hanno iniziato a gettare nuovamente rifiuti nelle scarpate (coltivate e no) delle nostre belle terre? Io a volte mi trovo rifiuti abbandonati davanti a casa e spesso qualcuno li lancia nel mio giardino…

Vi siete accorti come sono aumentate le presenze di topi e scarafaggi? Avete notato quanti animali selvatici stanno imparando a frequentare i centri abitati? (basta guardare bordo strada quelli che sfortunatamente vengono investiti).

SOLUZIONE: Visto che noi italiani siamo così bravi con le campagne di boicottaggio…smettiamo di acquistare prodotti con imballi eccessivi, premiamo chi si ingegna per darci una mano ad aiutare l’ambiente e non si scrolla di dosso gli impegni dipingendo gli imballi con simboli a non finire, chiediamo ai nostri comuni soluzioni applicabili e non la semplicistica, irritante e inutile campagna delle multe…collaboriamo, ma è un dovere collaborate tutti e tutti insieme.

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territorio

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I disegni ed i quadri di

Luisella Bozzi Torta a San Damiano d'Asti

Interessante mostra di pittura di una originale e poliedrica artista 12

Un interessante appuntamento culturale si svolgerà nel mese di dicembre a San Damiano d’Asti, si tratta della Mostra di pittura di Luisella Bozzi Torta che sarà inaugurata sabato 7 dicembre alle ore 17 presso la Galleria comunale e resterà aperta fino al 22 dicembre.

La pittrice astigiana ha una vasta ed importante carriera artistica alle spalle.

Diplomata all’Accademia Albertina di Belle Arti di Torino, ha frequentato anche un corso di serigrafia con Francesco Casorati.

Nel 1979 si è trasferita a Bologna dedicandosi prevalentemente all’illustrazione per l’editoria e la pubblicità e nel 2002 è tornata in Piemonte stabilendo il proprio studio a San Damiano d’Asti.

Ha esposto i suoi quadri in numerose mostre personali e collettive in Italia e all’estero.

Ha insegnato educazione artistica nelle Scuole Statali, disegno al Corso di fumetto presso l’Istituto la Nuova Eloisa di Bologna e tenuto il Corso di disegno presso l’Utea di Asti.

Come illustratrice/grafica ha creato personaggi per testi scolastici, ha lavorato all’interno dell’Ufficio Grafico

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della Casa Editrice Malipiero creando diari scolastici, quaderni, album foto, carta da lettere, carta regalo.

Sue illustrazioni sono state pubblicate da Mondadori, Fabbri Editori, Rusconi, RCS e sue collegate in Cina, Giappone e Taiwan, oltre che da altri editori in Europa ed Arabia Saudita.

Per la pubblicità ha collaborato con le principali agenzie di Bologna e dell’Emilia Romagna e con grandi gruppi industriali come Coop Italia, DeLonghi, Sacramora, Picoglass, Ferrero, ecc.

La mostra di San Damiano nelle sue parti intende sviluppare il percorso professionale di Luisella Bozzi Torta attraverso le tappe della sua carriera artistica.

Come pittrice, presenta disegni, acquerelli e quadri ad olio e come illustratrice per l’editoria e la pubblicità l’esposizione dal disegno originale, il layout, fino agli stampati cartacei e altro (libri, Packaging, prodotti, ecc).

Il “percorso narrativo” della mostra si sviluppa su tre tappe: la prima sezione, per ribadire l’importanza della conoscenza e padronanza del disegno come base per ogni utilizzo dell’immagine rendendo più espressi-

ve e convincenti l’atmosfera e le emozioni.

La seconda, intitolata “I colori delle ombre” rigua da la più recente produzione di quadri ad olio e rappresenta la ricerca dell’artista volta ad indagare e scoprire quanti colori e sfumature giocano nascosti in un’ombra.

La terza è dedicata alle illustrazioni professionali per dimostrare come sia possibile, attraverso l’applicazione del disegno far prendere forma all’idea pubblicitaria od editoriale utilizzando oltre alla creatività la psicologia della forma e del colore.

La mostra resterà aperta dal 7 al 22 dicembre presso il Palazzo Comunale della Città di San Damiano con il seguente orario: feriali : mattino su appuntamento, pomeriggio dalle 17,30 alle 19.

Sabato e festivi: mattino dalle 10 alle 12, pomeriggio dalle 17,30 alle 19.

Nelle foto alcuni dei quadri esposti nella mostra.

ABBIGLIAMENTO DA LAVORO NEUTRO O PERSONALIZZATO

A L B A (CN)

V.Umberto Sacco, 4/a - 4/b - Tel. 0173 290797 - 328 4175338 im-com@libero.it - www.im-com.it - www.terraetradizione.com

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speciale associazioni

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La Famija Albeisa, pilastro fondamentale della cultura albese L'associazione TUTELA e promuove le TRADIZIONI e la storia della città delle cento torri La tradizione ad Alba ha un'associazione che la tutela e la preserva e fa di questo compito il proprio obiettivo principale, Si tratta della Famija Albeisa, nata nel 1955 che dunque da 64 anni si impegna come pilastro della cultura nella capitale delle Langhe.

Quando è nata, grazie ai forndatori Edoardo Barbero, Luigi Bertoncini, Evangelino Bo, Sostene Cassone, Luciano De Giacomi, Mario Germano, Francesco Manzone, Mario Morra, Vittorio Riolfo, Piero Rolando, Federico Rossano, Giovanni Sisto, la Famija Albeisa era una delle poche associazioni cittadine, e il suo costante impegno è rimasto inalterato nello spirito e si è rafforzato con gli anni, acquisendo sempre maggiore importanza nel panorama associativo e culturale cittadino, si tratta di un pilastro che partecipa a tutti i principali eventi della città collaborando con le istituzioni e le altre associazioni e nel contempo porta avanti le proprie iniziative con grande rigore e preparazione.

Non è un caso che nel 1972 ha ricevuto il riconoscimento di “Ente Morale”, e con il progredire degli anni, mantiene il suo alto profilo in tutte le attività svolte.

La conservazione e la valorizzazione della cultura e delle radici albesi viene portata avanti attraverso vari progetti. Probabilmente il più importante consiste nella gestione e nel restauro della chiesa di San Domenico.

Si tratta di uno dei gioielli architettonici della città risalente al medioevo, con la sua architettura tipicamente romanica.

Il “Bel” San Domenico è una risorsa per la città: ospita le più prestigiose mostre d'arte che arrivano in città ed è uno scrigno di tesori in parte ancora da scoprire.

Eppure nel 1975 era in stato abbandono e correva seri pericoli di crollo. L'edificio è di proprietà del Capitolo della Cattedrale di Alba e nel 1981 è stata stipulata la convenzione fra i due enti. Da allora la gestione è affidata alla Famija Albeisa, ma non solo. La chiesa è splendida grazie anche all'associazione che si è occupata del restauro grazie ai suoi soci e al supporto di altri enti. Sono così emersi alcuni affreschi medievali di

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grande pregio, ma il lavoro non è concluso.

Ce ne parla il vice presidente Domenico Boeri: «Per il prossimo intervento di restauro servirebbero in tutto 700.000 euro. Al momento ne abbiamo a disposizione 50.000 e cui si aggiungeranno a breve altri 50.000 euro. Sarebbe bello poter portare alla luce altri affreschi di pregio di epoca medievale.

Speriamo di riuscire a ottenere altri contributi. Non è facile oggi avere finanziamenti pubblici. Il San Domenico viene messo a disposizione della città per i grandi eventi e ospite prestigiose mostre, certo gli artisti devono essere davvero bravi perché le loro opere siano all'altezza di questa sede». La convenzione di gestione dell'edificio è stata rinnovata nel 2012, con il coinvolgimento anche del Comune di Alba. Ogni anno in autunno c'è una mostra importante, dedicata solitamente al pittore del Palio degli Asini.

Quest'anno sono esposte le opere del progetto “Per un rinnovamento immaginista del mondo”, mostra che mette insieme le opere di Pelizza Da Volpedo, Pinot Gallizio e Mario Merz, organizzata dal museo del Castello di Rivoli con la Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo, allestita fino al 10 novembre.

Ma se il recupero e la valorizzazione del San Domenico è impegno meritorio dal punto di vista culturale, non è certo l'unico.

L'associazione pubblica ogni tre mesi la rivista “Le nostre tor”, nella quale sono riportate le attività annuali e anche contributi dedicati all'arte e alla cultura dell'area albese. In più la Famija Albeisa si è fatta promotrice della pubblicazione di numerosi libri dedicati alla storia e alle radici di Alba. Preziosi contributi per indagare il passato della città per capirne il presente, realizzati con cura scientifica e ben documentati.

Per quanto riguarda le manifestazioni una delle più caratteristiche è quella del carnevale, il Carlevè benefich, che ha come protagoniste le due maschere

speciale associazioni tradizionali albesi, ovvero Lasagnun e Ciuciabarlet, che nel periodo delle maschere, solitamente a febbraio, vanno in comune a interrogare il sindaco e gli amministratori sui temi di stretta attuali. Poi si recano nelle scuole per divertire i bambini e i ragazzi e nei centri di ricovero e cura come il Cottolengo, l'Istituto Ferrero, l'Ottolenghi, per portare un sorriso, dove magari è più necessario. In questo senso la Famija Albeisa si impegna anche a coinvolgere le maschere tradizionali dei paesi limitrofi o i borghi albesi, per una festa mai banale.

Successivamente all'inizio della primavera viene proposta la rassegna corale del territorio nella splendida cornice del San Domenico. Vi partecipano gruppi di cori della zona albese e provenienti anche da fuori per un palcoscenico divenuto ormai ambito. Lo scorso anno fra l'altro l'evento si è arricchito anche con il Coro della Famija, gruppo che si propone di promuovere nel miglior modo quest'arte del canto.

Nel mese di giugno, solitamente nel periodo del solstizio, fra il 22 e il 23 si svolge la Festa dell'Istà, ovvero la festa dell'estate che vede sempre una grande partecipazione dei soci. Si tratta di un momento conviviale per incontrarsi e socializzare e magari parlare delle attività sociali, che si svolge ogni anno in un luogo diverso, in modo tale da offrire la possibilità di conoscere e apprezzare cantine e aziende vinicole della zona.

All'inizio di ottobre, in occasione del Palio degli Asini, la Famija Albeisa, offre un premio al borgo vincitore della corsa. Si tratta di un trofeo con la rappresentazione delle torri albesi che torna poi l'anno successivo al sodalizio per poi passare al borgo che vince la nuova edizione. Quest'anno Moretta conserva il trofeo già

D. Boeri - A.Tibaldi

www.terraetradizione.com conquistato lo scorso anno.

Il mese di novembre ogni due anni l'associazione porta un bel pezzo di Alba a Boblingen la città tedesca gemella della capitale delle Langhe. Si tratta del “Kulinarische Genuesse” un impegno davvero importante per il sodalizio. In sostanza ogni due anni una carovana parte da Alba per recarsi presso il centro tedesco dove, nell'arco di un lungo fine settimana, viene allestito un centro di cultura culinaria albese presso il locale palazzo dei congressi. «I gusti, i piatti langaroli, le nostre tradizioni conquistano le tavole di Boblingen e dell'area limitrofa. Fra venerdì e domenica nell'area allestita passano circa Cinquemila persone, che gustano le prelibatezza della nostra zona nel ristorante vero e proprio oppure nella zona del self service. Il grande impegno dei volontari viene ripagato dalla gratitudine della città tedesca che ci ospita, ormai da vent'anni.

Con loro si è creato un legame speciale, una vera e propria amicizia, che regge la prova del tempo. Si tratta del nostro impegno organizzativo più importante, non a caso richiede due anni di organizzazione. Da quando abbiamo cominciato non è mai saltata una edizione, solo quella che avrebbe dovuto svolgersi nel novembre del 1994 è stata rinviata all'anno successivo, poiché Alba è stata colpita dall'alluvione. Questo è l'anno di pausa torneremo a Boblingen il prossimo anno, anche se con un grande peso nel cuore. Purtroppo ci ha lasciato improvvisamente poche settimane fa Sylvia Lullmann, nostra storica collaboratrice che curava le traduzioni in tedesco. Un bravissima persona e una preziosa collaboratrice. Senza di lei sarà tutto più difficile, anche in Germania questa triste notizia è stata ccolta con vivo cordoglio», dice il presidente della Famija Albeisa Antonio Tibaldi.

L'ultimo impegno dell'anno è in programma sempre l'8 dicembre. Si tratta della festa sociale, che vede la partecipazione di tantissimi associati. La durante la scorsa edizione in 250 si sono riuniti a La Morra, al salone polifunzionale. Un momento per fare il bilancio dell'attività dell'anno e pensare ai programmi futuri.

Insomma una giornata importante per i volontari della tradizionale associazione albese.

Ma le attività della Famija Albeisa non si esauriscono certo qui. Infatti il sodalizio è disponibile a collaborare con tutti i grandi eventi che coinvolgono la città. Per esmpio quest'anno la sede ha ospitato in occasione della Fiera del Tartufo alcuni eventi importanti, come le Cene insolite. Inoltre per la prima volta ancora la sede del sodalizio in via Pierino Belli ha ospitato la mostra “Mario Lattes, artista poliedrico, conclusasi il 27 ottobre, sempre nell'ambito della fiera internazionale autunnale. Si tratta solo di esempi della disponibilità del sodalizio verso la città. Senza dimenticare altri eventi, come l'incontro conviviale con la nuova amministrazione comunale, che si svolge ogni cinque anni, subito dopo le elezioni amministrative c he portano al rinnovo del consiglio comunale e della giunta. Dopo le elezioni di maggio che hanno portato alla guida della città Carlo Bo questo appuntamento si svolgerà nel mese di gennaio una volta conclusi tutti gli eventi albesi, un'occasione per suggerire e interloquire con l'amministrazione visto che l'impegno civico fa parte da sempre degli indirizzi dell'associazione. A testimoniarlo anche l'impegno all'interno della Fondazione Mermet che ha lo scopo di rinnovare i fasti del Maracanà della Pallapugno, come è soprannominato lo stadio che ospita le partite del tradizionale sport piemontese.

Peraltro sono numerosi i soci della Famija Albeisa, 500 hanno preso la tessera di associazione annuale che costa 30 euro e che contribuisce a sostenere tutte queste attività Il gruppo del consiglio è formato da 15 componenti con cinque consiglieri di presidenza. Ma anche se i numeri dimostrano lo stato di salute della Famija Albeisa, è sempre più importante il sostegno a un sodalizio che rappresenta un vero pilastro della cultura albese, fuori e dentro le mura cittadine.

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l’intervista

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Pierluigi Vaccaneo, direttore della Fondazione Pavese "Faremo del Premio Pavese un grande evento Internazionale"

L'attor

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E’ stata una giornata importante per la cultura italiana quella di domenica 27 ottobre, quando sono stati consegnati i Premi Pavese, un’istituzione giunta alla 36ª edizione che quest’anno, giocoforza, si è rinnovata visto che il fondatore, il professor Luigi Gatti, è deceduto.

Così il premio è passato in gestione alla Fondazione Cesare Pavese, nata nel 2004 con lo scopo di divulgare la figura umana e intellettuale di Cesare Pavese.

La Fondazione ha sede nel complesso che comprende la Chiesa sconsacrata dei Santi Giacomo e Cristoforo, ora auditorium della Fondazione, la Biblioteca Civica e il Museo pavesiano. Questa gestisce e promuove visite guidate ai luoghi pavesiani di Santo Stefano Belbo (Fondazione Cesare Pavese, Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, Museo interattivo della Fondazione, Casa natale, Casa Museo di Nuto); organizza il Pavese Festival, rassegna di musica e letteratura giunta alla sua diciannovesima edizione.

L’edizione rinnovata del premio si è posta in continuità con il lavoro svolto negli ultimi anni dal Cepam (il centro fondato da Luigi Gatti), nella volontà di celebrare lo scrittore nato a Santo Stefano Belbo, rinnovandone la memoria attraverso il riconoscimento all’editoria contemporanea, inserendo comunque alcune novità, a partire dal giorno di consegna dei riconoscimenti, alla fine di ottobre, quando invece la giornata è sempre stata alla fine di agosto; e in una nuova giuria.

Il premio ha seguito una logica legata all’intellettuale Pavese, visto come studioso a tutto tondo. Alla luce di questo, quest’anno i riconoscimenti sono stati tre: per il lavoro editoriale, per la pubblicazione di un saggio e per chi si occupa del lavoro di traduzione. Pavese infatti, oltre che grande romanziere, ha ricoperto questi tre ruoli per la casa editrice Einaudi.

I vincitori sono stati la traduttrice Susanna Basso, il linguista Giuseppe Patota e l’editrice Elisabetta Sgarbi.

Quest’ultima ha ricevuto il premio per la casa editrice “La Nave di Teseo”, fondata con Umberto Eco, che in breve tempo ha conquistato una fetta importante di mercato editoriale; Giuseppe Patote per aver pubblicato “il saggio La grande bellezza dell’italiano: il Rinascimento” (Laterza) e Susanna Basso per il suo lavoro su grandi autori americani come Ian McEwan, Paul Auster, Alice Munro, quest’ultima ricordata in modo particolare.

Il premio ai vincitori è stato accompagnato da un originale omaggio offerto dall’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero: “Xfetta”, il tagliatartufi presentato alla Fiera internazionale di Alba in corso.

Non c’è stato, almeno in questa edizione del premio, ancora in via di transizione, un premio per la narrativa. Nel corso del fine settimana è stato anche ricordato il fondatore, il professor Luigi Gatti, storico animatore del Cepam-Centro Pavesiano Museo Casa Natale. È stato commemorato nella giornata di sabato 26 ottobre alle 16 con un convegno dal titolo “Cesare Pavese.

La storia di un Premio”. L’autrice del libro, Giovanna Romanelli, e Adriano Icardi lo hanno ricordato attraverso la storia del Premio. A condurre Chiara Buratti.

l’intervista

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l’intervista Per sapere di più su passato, presente e soprattutto futuro del Premio Pavese abbiamo intervistato Pierluigi Vaccaneo, il direttore della Fondazione Pavese. laureato in lettere all’Università di Pavia. Ha pubblicato per la rivista I quaderni del ‘900 alcuni saggi. Si occupa di nuovi media e divulgazione culturale. Dal 2010 è direttore della Fondazione Cesare Pavese. È Ambassador di HundrEd, associazione mondiale di ambasciatori dell’innovazione in ambito educativo con sede a Helsinki, e membro della Bosch Alumni Foundation di Berlino, rete di cultural manager europei attivi nel campo dell’innovazione sociale. Dal 2017 è docente di digital marketing e comunicazione per la Fondazione ITS di Torino.

Qual’è stato lo spirito del premio in questa edizione di passaggio?

«Il Premio Pavese ha l’obiettivo di ricordare e rendere sempre attuale la figura del grande scrittore Cesare Pavese, nato a Santo Stefano Belbo e battezzato proprio nella chiesa che ora ospita l’auditorium della Fondazione, luogo della premiazione. Dopo 35 anni di organizzazione da parte del Cepam, siamo giunti a un punto di passaggio. Stiamo lavorando per restare all’interno del solco della tradizione di questa gloriosa istituzione, con un occhio verso l’innovazione. Questo è un premio di risonanza nazionale, che riconosce il merito di chi lavora nell’ambito dell’editoria italiana.

L’obiettivo prossimamente è quello di allargare il premio facendogli superare i confini nazionali. In fondo Pavese era uno scrittore molto aperto verso le esperienze d’oltreconfine, basta pensare alle sue traduzioni fatte dei grandi autori americani, per cui uno sbocco internazionale del premio sarebbe una logica aderenza allo spirito del grande autore del Novecento».

Quest’anno sono stati consegnati tre premi. Cosa ha guidato la scelta della Giuria?

«I premi consegnati in questa edizione riflettono il lavoro svolto da Pavese nel corso di tutta la sua vita da intellettuale. Ha fatto un grande lavoro editoriale per la Einaudi, di qui il riconoscimento per un editore; è stato uno straordinario saggista, con riflessini profondissime, dunque il premio per l’autore di importanti saggi. Infine ha fatto conoscere in Italia grandi autori americani grazie alle sue traduzioni. Dunque un riconoscimento per un traduttore o una traduttrice».

Non è stato consegnato un riconoscimento per la narrativa. In futuro ci sarà?

«Sì, ci sarà. Questa è stata un’edizione di passaggio.

In futuro contiamo di inserire anche il premio per la narrativa. Questo corrisponderà anche alla presenza in giuria di un o un’esperta per la narrativa. Infatti la giuria di quest’anno era composta da Gian Arturo Ferrari, Giulia Boringhieri, Claudio Marazzini, Alberto Sinigaglia, il presidente e io. Ognuno con un suo specifico settore di competenza. La scelta dei premiati ovviamente è stata collegiale, ma ogniuno ha seguito il suo settore. Quindi per la narrativa individueremo prima un nuovo esperto per la Giuria».

Il premio è sempre stato consegnato alla fine di agosto, ora invece la cerimonia si è svolta alla fine di ottobre.

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www.terraetradizione.com Sarà così anche per le prossime edizioni?

«La nuova data era necessaria per esigenze di tempi.

L’organizzazione ha richiesto di arrivare alla cerimonia alla fine di ottobre, dunque per quest’anno si è trattato di una scelta puramente organizzativa. Tuttavia bisogna valutare per il futuro la sistemazione definitiva. Infatti quella di domenica 27 è stata una bella giornata con le colline delle Langhe rese splendide dai colori dell’autunno. Senza contare i sapori e i profumi unici che questa terra offre in questo periodo dell’anno.

Gli ospiti hanno gradito molto la permanenza a Santo Stefano per cui non è escluso che la cerimonia sia confermata in autunno».

La Fondazione Pavese organizza anche ogni anno il Pavese Festival, che vede la presenza di grandi artisti anche della musica. Anche in questo modo si rende omaggio allo scrittore di Santo Stefano?

«Il Pavese Festival quest’anno aveva ospiti importanti e di grande personalità artistica come Neri Marcorè, Cristiano, Godano, Pacifico. Si tratta di un evento che spesso vede coinvolti attori e musicisti. È un modo con cui la Fondazione rende omaggio alla poliedricità di Pavese. Il grande scrittore sperimentava spesso, e ha scritto in prosa e poesia, saggi e romanzi. Insomma era un innovatore che ha trattato temi universali che possono lasciare un traccia in chiunque utilizzando diversi generi di comunicazione. Il Pavese festival fa suo questo anelito alla sperimentazione dei linguaggi. Vogliamo cercare di far conoscere Pavese e il suo mondo attraversi tutti gli strumenti possibili».

Qual’è il ruolo della Fondazione Pavese nel paesaggio culturale del nostro territorio?

«La Fondazione gestisce i luoghi Pavesiani: la Casa natale dello scrittore, la casa di Nuto, il Museo Pavesiano.

Il nostro è un importante polo di attrazione culturale, per Santo Stefano Belbo e non solo. Santo Stefano è lontana da grandi centri nei quali si sviluppa una vita culturale articolata con iniziative importanti. Per cui il nostro obiettivo è quello di offrire alla collettività della nostra zona iniziative culturali importanti. In più abbiamo l’ambizione di diventare un polo di attrazione per proporre progetti e iniziative che coinvolgano il più ampio pubblico possibile. Inoltre si pone come centro culturale aperto ad enti, istituzioni e realtà produttive del territorio, in un’ottica di sviluppo integrato».

Quali sono le altre attività della Fondazione, oltre all’organizzazione di grandi eventi come il Pavese festival o il premio?

«Abbiamo la nostra biblioteca e offriamo un servizio di visite guidate sui luoghi pavesiani per far conoscere non solo le località dove è stato lo scrittore, ma anche quelle descritte nei suoi indimenticabili romanzi. I nostri programmi stanno avendo sempre più successo non solo fra visitatori e turisti, ma anche e soprattutto fra le scuole. Sono tantissime le scolaresche che organizzano gite a Santo Stefano per visitare i luoghi dedicati a Pavese e di questo sono molto soddisfatto.

Anche in questo modo permettiamo alle persone di conoscere la scrittura e la grande personalità di Cesare Pavese».

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Il Tartufo entra negli istituti alberghieri piemontesi Previsti corsi dedicati al fungo ipogeo per formare i giovani al suo utilizzo Nel piano didattico degli istituti scolastici e delle agenzie professionali piemontesi verrà sperimentato un momento limitato, ma denso di contenuto, dedicato al tartufo, quello bianco d’Alba, ma sulla scia anche sui tartufi neri e invernali, che costituiscono un tratto distintivo della gastronomia piemontese in tutto il mondo.

In Piemonte, dalle osterie agli stellati, una galassia di professionisti sa come servire, selezionare, conservare, abbinare e illustrare il prodotto.

Queste capacità richiedono di essere diffuse, rafforzate, consolidate. Ecco perché si ritiene utile che le giovani leve presenti nel sistema formativo e scolastico regionale si accostino al “mondo del tartufo” e imparino a trasmettere ai turisti non solo un prodotto, ma un’esperienza, una storia di successo, un forte legame con territorio e un volano per l’economia. È questa una delle novità emerse nel corso della prima riunione della Consulta per la valorizzazione per patrimonio tartufigeno regionale, che, rinnovata a seguito dell’insediamento della nuova Giunta, ha iniziato i suoi lavori presieduta dal vicepresidente Fabio Carosso.

Tanti i temi affrontati, a partire alla constatazione di come nel corso del tempo si sia assistendo a una diminuzione della superficie destinata al tartufo nero, l’unico coltivabile, attraverso la tecnica della “micorizzazione” (associazione simbiotica tra il fungo e la pianta). In questo caso di tratta si stimolare la diffusione di piante che ben si prestino alla crescita del tartufo nero e di evitare che quelle esistenti vengano tagliate, magari prevedendo un più alto incentivo economico per i contadini che investono sul lungo periodo sulla produzione tartufigena.

Un altro problema preso in esame è stato quello della certificazione delle piante, procedura oggi non esistente in Piemonte.

Per questo l’Ipla (Istituto piemontese per le piante da legno e l’ambiente) insieme al Cnr lavoreranno a delle linee guida per produrre delle piantine tartufigene di qualità e per la loro certificazione.

«Ci troviamo davanti a un lavoro molto impegnativo – ha concluso Carosso – con una visione di progetti a medio lungo periodo».

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speciale

Castelli aperti, nell'Astigiano la storia testimoniata dalle Torri

Castello di Monastero Bormida

Sono quattro le

TORRI

visitabili, insieme a due

MANIERI Torre dei Campanon

Da tanti anni ormai il circuito dei “Castelli aperti” accompagna turisti e visitatori nelle residenze più belle delle province di ASTI, CUNEO ed ALESSANDRIA 20

Continua il nostro viaggio fra i “Castelli aperti”, il circuito di monumenti, palazzi storici, musei, che coinvolge in primo luogo le tre province del sud Piemonte, Asti, Cuneo e Alessandria, ma che in realtà si estende a tutta la Regione e garantisce l’apertura e la fruibilità di veri gioielli storici e architettonici.

Nella scorsa puntata abbiamo preso in esame alcuni edifici storici della Provincia di Cuneo, concentrati soprattutto nell’area di pianura. In questa puntata invece parleremo dei “castelli” presenti in Provincia di Asti.

In realtà buona parte degli edifici interni al circuito nell’Astigiano sono torri, che sperro, originariamente erano collegate appunto a manieri veri e propri.

Ma andiamo con ordine.

Il primo castallo preso in esame è già noto ai lettori di “Terra & Tradizione” si tratta del castello di Monastero Bormida. Originariamente questo splendido antico edificio, risalente all’anno Mille era un monastero e la attuale torre era il campanile. I Monaci benedettini del luogo sono divenuti celebri anche per aver costruito un ponte sul Bormida attualmente esistente che ha sfidato i secoli. Nel corso del XV secolo è stata aggiunta una prima struttura difensiva dai marchesi del Carretto a cui fecero seguito successive ristrutturazioni e ampliamenti, come l’arco di epoca medioevale che unisce il maniero alla torre. Questa, alta 27 metri in stile

speciale lombardo, presenta fregi e archetti pensili realizzati in mattoni e pietre.

Oggi il castello ha una facciata seicentesca e mantiene sul retro la loggia cinquecentesca che è anche visitabile. La famiglia Carretto a metà del XIX secolo cedette la proprietà alla famiglia Della Rovere a cui seguì la famiglia Polleri di Genova che la vendette al comune, attuale proprietario.

Antistante al castello c’è anche la caratteristica alzata a ponte e per l’accesso all’interno è necessario attraversare la vecchia porta di ingresso nell’antica cinta muraria.

La visita inizia percorrendo il perimetro esterno del Castello per comprendere la collocazione e la storia della struttura nei secoli. Quindi si entra all’interno, nei piani nobili, le cui stanze, trasformate nel XVII secolo presentano pavimenti a mosaico e soffitti a vela e a crociera affrescati con motivi floreali e geometrici.

La visita prosegue con i camminamenti sulla cima e si conclude nelle spaziose cantine.

L’altro castello interno al circuito e presente in Provincia di Asti è quello di Castelnuovo Calcea. Il paese è molto antico, fondato dai Liguri Statielli in epoca preromana, è stato poi un centro romano, dal cui nome latino diriva quello attuale: “Castrum Novum” a cui si è aggiunto “ad calcarias” a causa della vicina strada romana a cui si dovevano effettuare frequenti rincalzi e manutenzioni.

Posto nell’area centrale del paese, del castello in realtà non resta più molto. Di origine medioevale oggi ne sono conservati i bastioni e la torre di avvistamento. E’ stato eretto nel 1154 per volere dei marchesi d’Incisa e venne distrutto dai savoiardi nel 1634, ma fu ricostruito più volte perché subìvari abbattimenti durante le guerre che insanguinarono il Monferrato nei due secoli successivi. L’ultimo importante restauro è avvenuto nel XVII secolo in cui furono rifabbricate le torri, il dongione e riparata la parte situata a ponente danneggiata da un grave incendio.

Attualmente l’area del castello e della vestigia che ancora restano dopo i vari crolli subiti (gli ultimi nel 1945, 1952 e 1961) è di proprietà del Comune di Castelnuovo Calcea, che nel 1985 ha acquistato il sito.

Nel 1989 si sono avviati i primi interventi di pulizia e di recupero delle strutture murarie (cortile, ingresso).

Nel 1998 è stata consolidata e recuperata la torre circolare di avvistamento (simbolo dello stemma comunale), alla cui ombra è stato ricavato un ampio cortile, suggestivo palcoscenico di varie manifestazioni estive (serate danzanti e gastronomiche, concerti, rappresentazioni teatrali...). Nell’estate 2004 infine sono stati sistemati “La terrazza degli Ulivi”, il camminamento sotterraneo che accede sulla sommità dell’area, adibita a

verde pubblico e punto panoramico che spazia “Dagli Appennini alle Alpi”. La visita è libera, non guidata, e corre lungo il perimetro esterno. Quello che resta oggi visitabile risale alla ricostruzione del XVII secolo e le uniche tracce della struttura medievale sono visibili nel portone di ingresso e nelle torri. Attualmente l’area anticamente occupava dal maniero è stata adibita a parco pubblico.

Le torri nell’Astigiano all’interno del circuito dei Castelli aperti sono ben quattro. Quella di Viarigi, di origine medievale un tempo era collegata con un castello. In realtà molte torri medievali rappresentano un primo nucleo interno al quale si sono poi sviluppati castelli, partendo proprio dall’originaria costruzione a scopi difensivi e di avvistamento. Difficile dire che sia così anche per la torre di Viarigi, ma è certo lo scopo che questa aveva, ovvero, appunto, il controllo del territorio. Viarigi esisteva già intorno all’anno Mille, il suo nome compare per la prima volta su un documento nel 1041. la distruzione del castello, che esisteva, risale al 1316 da parte degli Alessandrini. La rocca difensiva non fu ricostruita ma la torre, detta “dei segnali” è sopravvissuta e anzi è stata integrata e sopraelevata. E’ il simbolo del paese, tanto da comparire nello stemma del comune; fa parte in origine di una catena di posti di avvistamento e segnalazione, tra Viarigi, Montemagno e San Salvatore Monferrato. Con quest’ultima, si legge nei testi, “si comunicava a mezzo di fuochi, fumate e specchi”. Nel 1703 è passata dal dominio sabaudo nelle mani della famiglia ebraica Sacerdote di Casale per essere poi frazionato in tante piccole proprietà.

Si tratta di una costruzione in mattoni alta 25 metri, costituita da cinque piani. Presenta finestre monofore, una cornice sommitale di tre ordini di archetti pensili e una merlatura a coda di rondine.

Ha una copertura con terrazzo praticabile e al suo interno è caratterizzata da volte a botte e a vela. A lato, il fabbricato del corpo di guardia. Il monumento più importante di Viarigi, oltre la torre, è la pieve di San Marziano, uno dei più significativi esempi del periodo romanico astigiano.

In caso di maltempo la torre resta chiusa per ragioni di sicurezza.

Il monumento forse più rappresentativo fra quelli visitabili in questo circuito è la Torre civica di Nizza Monferrato nota nel centro astigiano col simpatico nome “El Campanon”.

E’ stata realizzata su sezione quadrangolare, nel cuore della città difesa da mura che furono, fino alla metà del secolo XVII, molto solide e ben fortificate. Nel corso dei secoli, la torre ha subito numerosi interventi di ristrutturazione e adeguamento al gusto delle diverse

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speciale epoche.

Nel 1880, in seguito a un concorso pubblico, venne accolto il progetto di ridefinizione della torre secondo lo stile neogotico, molto apprezzato nel XIX secolo, mediante formazione di merlature e costruzione di una scala di accesso al terrazzo. Tanti sono gli episodi storici che la città lega al suo “Campanon”. Per esempio durante l’assedio che la Città di Nizza Monferrato subì dall’esercito del Ducato di Savoia, nel 1613, vennero sparati molti colpi di bombarda e di colubrina che, tuttavia, non fiaccarono, come testimoniano memorie e relazioni, la tenace resistenza degli abitanti monferrini.

A ricordo di quell’evento sulla muratura del lato nord della torre è ancora visibile una palla di cannone conficcata nel muro.

All’interno si trova una grossa campana di bronzo che ancora oggi rintocca a tutte le ore; per tradizione il giorno di Santo Stefano viene suonata a martello per ricordare un antico evento.

Castello di Castelnuovo Calcea E’ stata giustamente suonata con intensità per salutare la fine della Prima guerra mondiale, ma durante quell’evento si ruppe.

E’ stata poi rifusa, con l’aggiunta del bronzo di un mortaio donato dal Comune di Trieste e recentemente ricollocata nella torre. Inoltre, protetto in uno stanzino, a difesa dalle intemperie, da quasi due secoli, si trova lo straordinario ingranaggio dell’orologio campanario, che cadenza il lento trascorrere del tempo.

Un’altra torre caratteristica nell’Astigiano è quella di

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Castagnole Lanze detta del Conte Ballada di Saint Robert. La storia del monumento si lega a un personaggio di passaggio a Castagnole che però ha lasciato una profonda influenza.

Nel 1878 il paese fu la residenza del conte Paolo Ballada di Saint Robert (Verzuolo 1815, Torino 1888) il quale vi dimorò solo sei anni fino al 1884, per poi trasferirsi a Torino.

Nell’area di sua proprietà fece realizzare una torre circolare alta 14 metri disposta su due piani oltre al terrazzo, raggiungibile attraverso una comoda scala a chiocciola, che utilizzava come osservatorio e per ricoverarvi la sua collezione di piante ed insetti.

Piante da frutto e ornamento che peraltro abbellivano tutta la sua proprietà.

Trasferendosi nella capitale piemontese il nobile donò tutto a Comune, che 50 anni dopo decise di trasformare l’area in un parco mettendo a dimora oltre un centinaio di tigli, tanti quanti erano i caduti castagno-

Castello di Castelnuovo Calcea lesi della prima guerra mondiale: si tratta del Parco della Rimembranza.

Nel 2011 è emerso che Paolo di Saint Robert non fu solo un appassionato di Entomologia e di Botanica, ma un insigne studioso che tenne alto in Europa il prestigio scientifico Regno d’Italia negli anni 60 del XIX secolo, allora appena nato, autore tra l’altro di teorie scientifiche alcune delle quali ancora oggi utilizzate.

Purtroppo con il passare degli anni i suoi meriti sono stati quasi del tutto dimenticati e per questo, dopo

speciale appassionate ricerche è stato inaugurato un percorso museale a lui dedicato. Questo si snoda attraverso il Parco della Rimembranza fino alla sommità della torre, una serie di pannelli informativi accompagnano il visitatore in una specie di viaggio raccontando le passioni del Saint Robert per le scienze naturali e per la montagna per via delle quali fu uno degli ideatori e fondatori del Club Alpino Italiano.

Le note biografiche esposte mettono poi in evidenza in tutta la sua grandezza lo spessore scientifico del personaggio.

All’interno della torre sono consultabili le sue opere scientifiche che riguardano la Balistica, l’Artiglieria, la Termodinamica, la Meccanica e l’Ipsometria, mentre alcuni pannelli di agevole lettura ne sintetizzano i contenuti. Raggiunto il terrazzo il visitatore può spaziare su un panorama aperto a 360°, che, nelle giornate terse permette di ammirare tutto l’arco alpino dal Monte Rosa alle Alpi Marittime, le colline di Langa e del

stelli aperti è la Torre e Cappella dei Rivalba a Castelnuovo don Bosco.

Il monumento è quanto resta di un antico castello che oggi non c’è più e che appartenne alla famiglia nobiliare dei Rivalba.

L’edificio risale al XV secolo, su struttura quadrata, molto imponente e massiccia. Il basamento del torrione ancora evidente si integra con la preziosa chiesa annessa, la Madonna del Castello, il cui sagrato si trasforma, in pochi passi, in uno splendido belvedere aperto su uno dei più incantevoli panorami che Castelnuovo possa offrire al visitatore.

La torre ed i resti del castello si possono visitare raggiungendo la sommità della salita, al culmine nella parte alta del paese.

Da questa prospettiva si osserva l’ampio arco collinare e montuoso che circonda Castelnuovo.

Il percorso prosegue attraverso una discesa: la sinuosa e scoscesa via Mercandillo, a metà della quale la Par-

Torre dei Segnali - Viarigi Monferrato, le colline del Roero e le variopinte colline castagnolesi.

Chiude il percorso una imponente scultura di circa 10 metri di altezza a forma piramidale, che richiama le discipline scientifiche alle quali il conte dedicò la sua vita di studi.

Un’installazione illustra anche il territorio circostante e le località che si possono ammirare dalla sommità della torre.

L’ultimo dei monumenti astigiani nel percorso di Ca-

Torre di Castagnole delle Lanze rocchia di Sant’Andrea richiama l’attenzione per i riferimenti storico-religiosi legati alla vita di Don Bosco e offre uno scorcio sulla antica area mercatale ora valorizzata dal vecchio portico coperto, restaurato recentemente e restituito come spazio dedicato al pubblico.

Questi monumenti sono non solo preziosi e pregiati edifici architettonici, ma anche testimonianza della storia e delle tradizioni delle nostre colline e dei nostri paesi.

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Vendemmia 2019: tornata ai ritmi consueti della stagione Buona la qualità, con la quantità in diminuzione

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Questa è stata una vendemmia “classica” per quanto riguarda i tempi con una diminuzione della quantità delle uve raccolte a fronte di una buona qualità generale.

Questo è il bilancio complessivo che si può trarre sulla vendemmia di quest'anno nelle provincie di Asti e Cuneo, dopo aver interplettao alcuni esperti del settore e produttori vitivinicoli del nostro territorio. Si conferma dunque per quanto riguarda la tempistica quanto avvenuto già lo scorso anno, con un ritorno ai periodi canonici di raccolta dell'uva, al contrario di quanto avvenuto alcuni anni fa, quando invece le temperature avevano inditto alla raccolta anticipata di tutte le tipologie.

Ma andiamo con ordine analizzando ne, dettaglio il territorio preso in esame.

Con Giuseppe Maschio di Confagricoltura Asti infatti abbiamo fatto il punto sul territorio monferrino, scoprendo anche alcune tendenze che si stanno affermando fra i produttori della zona.

«Quest'anno l'annata agraria è partita leggermente in ritardo, a causa del freddo prolungato. Si è poi ripresa in primavera e estate con il caldo che ha accellerato la maturazione. In questo modo il periodo di maturazione è giunto nei tempi consueti, è stata da questo punto di vista una vendemmia classica» ha detto l'esperto. Alla partenza ritardata hanno anche contribuito le piogge e l'abbassamento della temperatura in primavera, mentre dal punto di vista delle grandinate non si sono registrati rovesci di particolare intensità, se n'è verificata qualcuna nella zona del nord Astigiano fra la fine di aprile e l'inizio di maggio, ma senza provocare danni di grande entità per fortuna. Il caldo estivo registrato a luglio

speciale vino e in parte ad agosto ha poi accellerato un po' la maturazione facendo recuperare l'avvio lento primaverile per cui si è giunti alla fine di agosto con un livello di maturazione canonico: il lavoro per il Moscato è cominciato all'inizio di settembre, per le Barbere alla fine dello stesso mese e il Nebbiolo infine intorno alla metà di ottobre. Il meteo non ha disturbato la vendammia salvo qualche pioggia a ottobre, per cui il lavoro è stato effettuato in buone condizioni e il risultato è una buona qualità del raccolto a fronte di una quantità in diminuzione rispetto al 2018.

«La diminuzione della resa è stata generale con variazioni fra le varie tipologie, per le uve Chardonnay si parla del 35% in meno, per il Moscato del 20% circa.

La raccolta del Dolcetto è rimasta nella media, invece la Barbera ha fatto registare una diminuzione del 10%-15%. Lo scorso anno c'erara stata abbondanza per cui anche in questo senso il dato quantitativo può considerarsi complessivamente nella norma» afferma Maschio.

Anche i Nebbioli hanno fatto registare un calo, ma al momento non ci sono ancora dati precisi.

La qualità del raccolto in compenso è buona e promette vini di qualità.

A beneficiarne saranno i vini longevi, soprattutto i rossi, ma il discorso si estende a tutti i vitigni. L'acidità garantisce sulla potenzialità delle uve raccolte, e nelle cantine i profumi sono promettenti.

«Qualcuno ha anticipato un po' la vendemmia, di 7-8 giorni e questo potrebbe comportare una diminuzione della qualità per via della non completa maturazione. È anche vero che vari produttori devono adattarsi alle possibiltà della manodopera e dei tempi di raccolta.

Insomma se c'è molto terreno da coprire in poco tempo bisogna organizzarsi nel migliore dei modi.

Anche per questo c'è una tendenza ad anticipare i tempi anche di fronte a una stagione classica come questa. In questo senso si sta andando anche nella direzione di una maggiore meccanizzazione.

Di fronte alla scarsità di manodopera specializzata e alla diminuzione dei prezzi di alcune uve, alcuni produttori si stanno orientando verso la vendemmia con le macchine, rispetto a quella a mano che garantisce tempi più rapidi. In questo senso vanno anche modificati i filari nella loro sistemazione sul terreno», conclude Giuseppe Maschio.

Per quanto riguarda la Provincia di Cuneo abbiamo sentito il parere di Fabrizio Rapallino responsabile del servizio vitivinicolo per la Coldiretti di Cuneo.

Soprattutto nella zona albese l'analisi relativa all'andamento climatico è più complessa anche in virtù di alcuni eventi climatici estremi, come il nubifragio caduto nella zona albese (che ha avuto come centro Grinzane Cavour e dunque ha interessato soprattutto la zona del Barolo) il 5 e 6 settembre scorso.

Ne parla Fabrizio Rapallino: «La vendemmia 2019 che è ormai alle battute finali sigla

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speciale vino una campagna che va considerata tra il buono e l’ottimo, ma nei tanti mesi di attesa si sono alternati segnali opposti di timori e di fiducia, che hanno tenuto sulle spine fino all’ultimo. Dopo un precoce risveglio vegetativo, il mese di maggio ha raffreddato clima e animi, tuttavia ci hanno pensato giugno, luglio e tutto agosto a riportare caldo e speranza per un’ottima vendemmia.

A guastare la festa, dopo la raccolta con il bel tempo delle varietà più precoci bianche: Alta Langa, Moscato d’Asti e Arneis, sembrava invece essere arrivata la bomba d’acqua del 5 settembre, con anche una grandinata, per fortuna poco estesa. Il precipitare delle temperature ha lasciato, infatti, temere un troppo precoce arrivo di freddo autunnale, ma ecco subito nei giorni successivi l’ennesimo repentino cambiamento, con il tempo bello, soleggiato e temperature nella norma, che ha accompagnato poi la maturazione e la raccolta delle varietà più tardive come Barbera, che dopo una fase di lentezza, ha avuto un’accelerazione di maturazione nel rush finale, e i nebbioli da Roero,

Barbaresco e Barolo, che come ogni anno passo, passo e senza fretta raggiungono il top.

La raccolta si è prolungata fino oltre la metà di ottobre come qualche decennio fa accadeva di regola, ogni campagna».

La qualità organolettica è indiscussa un po’ per tutte le uve anche se il dolcetto si è dimostrato ancora una

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volta il più capriccioso.

Sui terreni più adatti e nelle mani dei viticoltori esperti ha però dato anch’esso risultati ottimali. È questo un vitigno da saper gestire, una varietà per esperti viticoltori e palati esigenti.

I grappoli hanno raggiunto le cantine sani, pur con qualche eccezione dovuta ad attacchi di oidio laddove le condizioni pedoclimatiche hanno particolarmente favorito il fungo parassita.

«La quantità che a luglio sembrava abbondante è invece risultata, alla prova dei fatti, sensibilmente più bassa dell’anno scorso.

Non di rado si è registrato un meno 15% rispetto la media e anche oltre in alcuni casi.

Inoltre dai rilievi effettuati dai tecnici per controllare le curve di maturazione il peso medio degli acini è apparso inferiore agli anni precedenti anche del 10-15% il che contribuisce ulteriormente a contenere il volume finale sotto la pigiatrice.

La campagna 2019 ha richiesto molti interventi agronomici a partire dal controllo dei parassiti, oidio in testa, a quello dell’erba e alla cura in generale della chioma e dei grappoli.

I costi di produzione per i vigneti di collina poco meccanizzati lievitano e per alcune varietà i prezzi restano troppo bassi, in attesa che il mercato del vino risponda meglio di quanto fa oggi.

Mercato che resta in balia della guerra commerciale e delle politiche sui dazi in atto, specie causa Brexit e vicenda Airbus vs Boeing.

Con il rischio di possibili aumenti dei dazi gli importatori restano più attendisti e le vendite tricolori all’estero non calano, ma rallentano la corsa degli ultimi anni: dal più 5,5 del 2018, al giro di boa 2019 la crescita si è fermata a più 3% anche se il Piemonte , insieme ad altre regioni come Veneto e Toscana fa meglio alzando la crescita al 5%.

Per quanto riguarda il mercato dell’uva dopo un inizio poco vivace, forse anche dopo l’accorgersi che tutta la quantità annunciata alla fine non c’era, la domanda si è ravvivata» continua Rapallino.

Ancora relativamente ai prezzi, secondo Coldiretti occorre una discontinuità con l’usanza di attendere le “medie” di fine campagna.

Questo metodo se va bene per altri prodotti, nel caso dell’uva non risponde alle necessità di diversificare il prezzo in base alla reale qualità, anzi alle qualità, perché alla bontà organolettica si aggiungono ora qualità dovute anche al “modo” di coltivazione, con la sostenibilità, sempre più gettonata.

La contrattazione attiva, in base al valore effettivo del prodotto all’atto del conferimento, partita per partita, avvantaggia sia il cedente che l’acquirente e stimola alla crescita del settore.

speciale vino Terra & Tradizione ha interpellato anche alcune importanti realtà produttive del territorio, chiedendo di tracciare un bilancio della vendemmia di quest'anno.

In linea di massima sono state confermate le valutazioni generali già registrate.

Il presidente della Cantina Viticoltori associati di Vinchio e Veglio Serra, Lorenzo Giordano commenta: «Abbiamo registrato un aumento della qualità rispetto allo scorso anno, a fonte di una quantità più scarsa.

Rispetto al 2018 c'è stata una riduzione del 15%, 20% della quantità, l'ultima annata era stata abbondante, siamo tornati al livello del 2017.

La qualità è superiore in confronto con il 2018, con una grande finezza di profumi.

Si registra una grande annata soprattutto per i vini rossi, ma il discorso vale anche per i bianchi. Abbiamo cercato la qualità in vigna, come filosofia di lavoro, già in vigna si fa selezione per avere la certezza di un prodotto di alto livello. Ovviamente parliamo di potenzialità sarà poi il tempo a decidere il prodotto finale dopo l'invecchiamento. Per quanto riguarda l'andamento climatico qualche preoccupazione di metà agosto è stata poi fugata, la maturazione è stata ottima, sono andati benissimo i rossi, e anche i Dolcetti, il Grignolino, il Pinot nero.

Il prossimo anno esordirà il nostro Alta Langa, vino su cui riponiamo grande fiducia. Anche le nostre produzioni biologiche hanno dato grandi risultati, con un prodotto di ottima qualità, la Barbera D'Asti è paragonabile alle nostre selezioni più importanti. Sicuramente nei prossimi anni i nostri consumatori saranno molto soddisfatti con gli ottimi vini della nostra cantina, che proponiamo sempre, al giusto prezzo».

Anche Romano Dogliotti dall'azienda Agricola “La Caudrina” di Castiglione Tinella esprime soddisfazione a conclusione della vendemmia di quest'anno: «La quantià è stata un po' scarsa a confronto con un'ottima qualità.

Abbiamo registrato bei profumi, nel complesso equilibrati, soprattutto per quanto riguarda i bianchi, bene comunque anche i rossi.

Per la vendemmia non dobbiamo coprire una zona enorme e i tempi sono stati rispettati secondo canoni classici.

Per Moscato ed Asti, in particolare la tempistica è stata quella tradizionale, fra il 7 e il 15 settembre.

In presenza di un agosto molto caldo solitamente si anticipa la vendemmia per evitare che il Moscato so-

prattutto prenda una gradazione eccessiva, il loro quadro aromatico soffre per il calore accessivo.

Anche i rossi possono venire raffreddati.

Si registrano ottime gradazioni e non c'è stata sofferenza alla produzione dovuta alla siccità.

Presto le nostre bottiglie ci mostreranno tutte le potenzialità di questa vendemmia».

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territorio

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Nel 2020 Alba e Sestriere saranno uniti da una tappa del Giro d’Italia Domenica 27 ottobre, nella Sala d’Onore della Banca d’Alba, si è tenuto l’incontro tra Sestriere (e le Montagne Olimpiche della Vialattea) e i territori Patrimonio dell’Umanità di Langhe, Monferrato e Roero, promosso dall’Associazione Qualitaly ed inserito tra gli appuntamenti della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Si sono poste le basi di una nuova sinergia tra due territori che costituiscono eccellenze della Regione Piemonte, in attesa della penultima tappa del Giro d’Italia che si terrà il 30 maggio 2020, con partenza proprio da Alba e arrivo a Sestriere.

Massimiliano Panero (Presidente dell’associazione Qualitaly) ha moderato la conferenza che ha visto come relatori i primi cittadini Carlo Bo (Alba) e Gianni Poncet (Sestriere), Massimo Bonetti (Presidente del Consorzio Turistico Via Lattea), Alberto Fumi (direttore di langheroeromonferrato. net) e Liliana Allena (Presidente Fiera Internazionale Tartufo Bianco d’Alba).

Con l’avvio di questa nuova partnership, la città di Alba amplia la rete delle già numerose collaborazioni turistiche, nella convinzione che lavorare assieme consenta di raggiungere ottimi risultati.

«Siamo felici – dichiara Carlo Bo, Sindaco di Alba – di aver ospitato la presentazione della nuova stagione sciistica in Vialattea e della Coppa del Mondo di Sci a Sestriere. Oggi inizia la nostra sinergia che culminerà in primavera con la penultima tappa del Giro d’Italia, un evento importante che condividiamo.

Come sostiene il Sindaco di Sestriere, è doveroso sfruttare al meglio quest’occasione di rilievo non solo per le nostre città.

Nel tempo il nostro Ente turismo si è ampliato fino a

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comprendere Langhe, Roero e Monferrato, dimostrando quando sia proficuo per il territorio lavorare assieme andando oltre i campanilismi.

Per questo ho proposto di creare fin da subito un tavolo di lavoro per organizzare una rete di eventi collaterali, in attesa del 30 maggio 2020.

Sono fermamente convinto che si possa fare molto per valorizzare questo primo appuntamento che permetterà di conoscerci e di lavorare insieme attraverso grandi iniziative di coesione tra le nostre realtà che fanno parte delle eccellenze della nostra regione».

«Essere qui oggi ad Alba su iniziativa dell’associazione Qualitaly – ha commentato Gianni Poncet, Sindaco di Sestriere – a rilanciare l'avvio di una nuova stagione sciistica e il ritorno della Coppa del Mondo di Sci Alpino a Sestriere è per tutti noi motivo di orgoglio.

Ringrazio Liliana Allena, Presidente della Fiera internazionale del Tartufo Bianco d'Alba, ed il Sindaco di Alba Carlo Bo con il quale condivideremo molti progetti di sinergia turistica partendo dalla promozione della penultima tappa del Giro d'Italia, la Alba-Sestriere, che ci consentirà di lanciare anche la stagione estiva e di proseguire in una logica di condivisione territoriale che non può che avere sviluppi positivi per entrambi i territori e per tutto il Piemonte».

«Abbiamo ospitato con grande orgoglio e piacere quest’evento promosso da Sestriere e dalle montagne olimpiche – ha dichiarato la Presidente Liliana Allena – durante la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. La sinergia tra le montagne, che sono la peculiarità del nostro splendido Piemonte, e il tartufo bianco d’Alba per la stagione invernale può essere rappresentata dal colore bianco ed anche dalle eccellenze turistiche ed enogastronomiche autentiche risorse impareggiabili per entrambi i territori.

Stiamo lavorando e ragioneremo per essere a Sestriere durante la Coppa del Mondo di Sci Femminile in attesa di condividere le emozioni a pedali con la tappa Alba-Sestriere del prossimo Giro d’Italia».

L’incontro si è concluso brindando con l’innovativo vermouth Hempatico alla canapa e la salsa da formaggi al Nebbiolo d’Alba di Valdinera, cui ha fatto seguito il trasferimento nel padiglione “Alba Truffle Show”, per assistere allo show cooking dello Chef Luca Zara (Accademia della Tradizione Enogastronomica del Piemonte), organizzato in collaborazione con l’Abc Group, rappresentata da Ilaria Perron Cabus.

territorio

A. Boano, R. Cerrato, S. Nosenzo, F. Carosso, F. Musso, M. Fadin

Intesa fra L'Associazione per la tutela dei paesaggi Unesco e gli Architetti della Provincia di Asti

L’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi Vitivinicoli di Langhe-Roero e Monferrato, ente gestore del Sito Unesco e l’Ordine degli Architetti, Pianificatori e Paesaggisti della Provincia di Asti hanno sottoscritto un memorandum di intenti che pone le basi di una “duratura collaborazione”.

Il documento è stato siglato giovedì 24 ottobre a Nizza Monferrato, nell’ambito della giornata di studio “Architetture nei territori d’eccellenza: sostenibilità e criteri ambientali minimi (CAM)”.

Il memorandum sottoscritto da Gianfranco Comaschi, presidente del Sito Unesco e da Fabio Musso, presidente dell’Ordine degli Architetti, individua come principi fondativi dell’intesa: l’etica deontologica “come principio fondante per qualsiasi azione territoriale, sia architettonica sia pianificatoria, che tuteli il Sito Unesco, bene comune, in ogni sua componente”; la responsabilità “in quanto l’essere cittadini e parte di una comunità attiva include l’esercizio responsabile di una professione, quella dell’Architetto, sia dal punto di vista tecnico sia intellettuale”; il dialogo quale base di un “confronto reciproco e costante sui temi di per-

www.terraetradizione.com tinenza dell’Ordine professionale, riconosciuto come riferimento strategico consultativo per le trasformazioni territoriali”; la proattività nel promuovere “la cultura dell’eccellenza, attraverso iniziative formative e divulgative sui temi del paesaggio e dell’architettura in ogni loro accezione” (restauro, ristrutturazione, valorizzazione, nuova costruzione, pianificazione); la qualità come “elemento guida per le scelte legate alle politiche territoriali e alla gestione del patrimonio materiale e immateriale del Sito”.

Gli architetti di Asti sono il primo ordine professionale tecnico ad aderire all’Associazione Patrimonio; sono inoltre soci sostenitori i dottori agronomi e forestali delle province di Alessandria, Asti e Cuneo.

La giornata di studio si è aperta con l’intervento di Fabio Carosso, vicepresidente della Regione Piemonte e assessore all’Urbanistica che ha sottolineato come in questa fase storica sia necessario introdurre un nuovo approccio al paesaggio e al costruito: «É venuto il tempo di sacrificare il “brutto” e ciò che ha perso la sua funzione per spostare le cubature a favore di interventi necessari, da realizzare nel rispetto dell’efficienza e della sostenibilità».

Dopo l’intervento del vice presidente Fabio Carosso, il direttore del Sito Unesco Roberto Cerrato ha descritto il lavoro realizzato con la pubblicazione delle linee guida per l’accessibilità e fruibilità nel sito Unesco, un progetto finanziato nel 2016 dal Mibact: «L’Associazione Patrimonio – ha annunciato il direttore – omaggerà il manuale ai professionisti che ne faranno richiesta».

Cerrato poi ha ricordato che proprio due anni fa a Nizza si tenne il simposio che diede vita al progetto con il Ministero e la Regione Piemonte.

Per tutta la giornata gli oltre 150 presenti, progettisti, amministratori e tecnici di Pubbliche Amministrazioni e imprese, si sono confrontati sull’adozione dei “Criteri Ambientali Minimi”, lo strumento normativo che consente agli enti pubblici di ridurre gli impatti ambientali degli interventi di nuova costruzione, ristrutturazione e manutenzione delle opere pubbliche. Il ruolo fondamentale dei professionisti nella tutela del paesaggio è stato richiamato dal presidente del Sito, Gianfranco Comaschi.

Fabio Musso sottolinea l’importanza formativa della giornata di studio: «Ogni attore tecnico ha il dovere etico e morale di perseguire con il proprio operato il massimo grado di qualità progettuale, soprattutto quando è chiamato ad intervenire in territori riconosciuti quale Patrimonio mondiale dell’umanità.

L’Ordine degli Architetti Pianificatori Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Asti è orgoglioso di essere diventato socio sostenitore dell’Associazione per il Patrimonio dei Paesaggi vitivinicoli Langhe-Roero e Monferrato ed è felice di festeggiare questo “Patto per il Territorio” con la sottoscrizione di un memorandum di intenti per avviare un proficuo percorso comune di lavoro per la cura e la custodia del territorio».

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territorio

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S. Stefano Belbo Fiera dei cubiot

ra La Fie t bio dei Cu li apre g i d eventi e br dicem

A Santo Stefano Belbo si incontra il Bacialè, l’antico mediatore di MATRIMONI 30

La prima domenica di dicembre a Santo Stefano Belbo è tradizionalmente dedicata alla Fiera dei Cubiot, appuntamento con una delle ultime fiere dell’anno, nel solco della tradizione di manifestazioni fieristiche langarole, in calendario fra il mese di novembre e l’inizio di dicembre.

L’evento del paese langarolo quest’anno cade il 1° dicembre e si collega a una tradizione ormai scomparsa (o che per meglio dire ha cambiato forma e utilizza nuovi strumenti comunicativi) quella legata alla figura del “bacialé” si trattava di un mediatore amoroso o forse si dovrebbe dire di matrimoni. Infatti soprattutto un tempo non sposarsi entro una certa età poteva rappresentare socialmente un problema. Il bacialé aveva il compito di mediare fra i giovani “single” (si direbbe oggi) perché si incontrassero per poi giungere al giorno del matrimonio.

Noto e rispettato, interveniva quando per qualche ragione i giovani fossero un pò in ritardo nel trovare la propria dolce metà. In quegli anni era quasi innaturale che i rampolli, specie se di buona famiglia e in salute, non si sposassero. Il bacialè era l’amico a cui ci si rivolgeva per ricevere un sostegno per la figlia ancora

territorio sola o per il figlio timido, magari non più giovanissimo, in difficoltà a trovar la fidanzata. Il suo lavoro era certosino nel portare a termine l’incarico affidatogli.

Superata la prima fase di accordi presso le rispettive famiglie, il bacialè faceva incontrare i promessi sposi. Cercava di capire se l’affare poteva essere portato a termine, quindi si recava dal promesso sposo alla presenza della famiglia. Si accertava che la donna da

maritare avesse un pezzo di campo, una parte di cascina o denaro da portare in dote. La fase finale era quella della chiusura dell’accordo. Il premio per lui, oltre al denaro, poteva anche essere un cappotto. Cubiot significa “coppiette” in dialetto. Erano quelle che si

www.terraetradizione.com formavano grazie al bacialè. Era tradizione che queste coppie si facessero vedere per la prima volta insieme in quell’occasione. Oggi che questa figura è ormai scomparsa (oppure ha assunto nuove e più moderne forme), alla fiera di Santo Stefano ci si può divertire a incontrare il personaggio del “bacialé”, che, una volta, conosceva tutti e tutto nelle varie borgate dei paesi, inconfondibile con la sua mantellina nera, il cappello e foulard (i tipici regali quando le nozze andavano a buon fine) che si adopera per favorire nuovi contratti matrimoniali. Ovviamente la fiera, organizzata dalla Pro loco insieme al Comune offre i prodotti enogastonomici di stagione per tutto il giorno: caldarroste, Friciule, vin brulé, polenta. Non può mancare il tartufo bianco, il frutto più pregiato delle colline langarole.

I banchi del mercato saranno ospitati in buona parte del centro storico che naturalmente verrà chiusa al traffico. Saranno interessate piazza Umberto I, via Mazzini, via Cavour, via XX Settembre, via Roma, via Oberdan, via Incisa, via C. Pavese fino all’incrocio con corso Sabotino. Non solo prodotti per soddisfare il palato, ma anche macchine agricole, prodotti artigianali e merci di ogni genere. Non mancheranno attrazioni e animazione dedicati soprattutto ai bambini, il giorno di fiera solitamente vede la partecipazione anche degli alunni delle scuole del paese. Essendo vicini al Natale non mancano le attrattive legate alla grande festività della fine dell’anno, che saranno poi presenti per le strade e le piazze del paese per tutto il mese di dicembre. Gruppi folcloristici e artisti di strada animano il centro storico. Una bella occasione per conoscere i gusti della Langa che sta entrando nella stagione invernale.

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Moncalvo

F i e r a del Bue Grasso

lvo, a c n o A M aestà M a u S sso a r G il Bue

Torna la Fiera dedicata a uno dei piatti piemontesi più amati, il Bollito misto 32

Una delle manifestazioni davvero parte della tradizione piemontese, ormai da quasi quattro secoli, è la Fiera “Sua Maestà il Bue grasso” di Moncalvo, che celebra uno dei piatti più rinomati della cucina della nostra regione, ovvero il bollito misto, la portata invernale per eccellenza che onora le tavole nelle giornate fredde dell’ultimo periodo dell’anno.

La fiera nazionale giunge quest’anno all’edizione numero 382, caratterizzata da un programma ormai consolidato a cui si aggiungono di volta in volta sempre alcune novità. Inoltre se il giorno della fiera è uno solo, in questo caso mercoledì 11 dicembre, l’evento è sempre accompagnato da almeno una settimana di celebrazioni all’insegna della gastronomia di qualità, a base di carne nostrana naturalmente. Fra il 7 e il 15 dicembre il bollito sarà assoluto protagonista delle giornate a Moncalvo, ma anche gusti e sapori che a questo straordinario piatto si accompagnano.

Non va nemmeno dimenticato il mese di novembre, all’insegna della buona tavola, dedicato alle serate gastronomiche a base di tartufo nei locali di ristorazione del territorio; dopo la conclusione della Fiera di fine ottobre, i buongustai possono continuare ad assaporrare

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la preziosa trifola bianca del Monferrato nei locali della zona che propongono menu ad hoc nei quali gustare anche i pregiati vini che possono offire queste colline. Le serate arrivano fino alla fine del mese (l’ultima è il 30 novembre), il momento propizio per entrare nel periodo del bollito. È sabato 7 dicembre il giorno d’avvio della rassegna gastronomica della Fiera del Bue Grasso presso i ristoranti locali, con menu che valorizzano i pregiati tagli di manzo e bue del paese monferrino. Lo stesso giorno in piazza la sezione locale della Croce Rossa, festeggia i cinquanta anni di esistenza, un costante impegno per i volontari a favore di chi ha più bisogno. Alle 10 prenderanno il via le diverse attività e alle 17 la conclusione della celebrazione con il concerto sotto il Palatenda.

Domenica 8 dicembre a partire dalle 8 del mattino sotto gli antichi portici l’apertura del Mercato dei presidi Slow Food del Piemonte. Una collaborazione importante quella della Fiera con l’associazione internazionale che tutela la qualità del cibo e la dignità di chi lavora la terra e che porterà a Moncalvo prodotti d’eccellenza provenienti da varie zone. In più si rinnova l’appuntamento con “Stalle e cantine aperte”, con visite guidate e degustazioni dei prodotti tipici presso le aziende agricole dell’area di Moncalvo. I bus per questa iniziativa partiranno alle 10, 10.30, 11 e 11.30 da piazza Carlo Alberto. Un altro appuntamento atteso dai buongustai è la giornata dell’olio, con la 15ª rassegna mostra oleicola del Piemonte. La Bottega del vino in piazza Antico Castello presenta e propone gli olii extra vergini di oliva della nuova produzione (campagna olearia 2019/2020) frutto del lavoro di aziende piemontesi. A condurre la giornata Paolo Fasolo, assaggiatore di olio d’oliva, formatosi presso la “Onaoo” che spiegherà le caratteristiche di ogni prodotto presentato. Alle 12.30 la Pro loco propone il Pranzo della Sagra del Bollito del Bue grasso sotto il palatenda riscaldato in piazza Carlo Alberto. Per prenotazioni telefonare al 388/6466361 oppure scrivere alla mail: info@ prolocomoncalvo.it oppure mirko.ippolito@gmail.com. Il pomeriggio sarà dedicato alla cultura, alla scoperta di Guglielmo e Orsola Caccia, i due pittori del paese che hanno lasciato le loro preziose tele nelle chiese del territorio. Così fra le 14 e le 17 ci saranno visite guidate proprio in questi luoghi sacri: la chiesa di Sant’Antonio, quella di San France sco, il museo parrocchiale “Sacrestia aperta di Moncalvo” e il santuario diocesano di Santa Teresa di Calcutta,

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territorio grazie ll’associazione “Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e Orsola Caccia”. Sarà un viaggio affascinante nel tempo e nello spazio nell’arte Barocca. Per informazioni: 366 1102024.

Lunedì 9 dicembre si rinnova l’appuntamento con le scuole a partire dalle 9, in collaborazione con l’Istituto comprensivo di Moncalvo, nell’ambito del progetto Fattoria didattica, grazie alla visita alla stalla gli alunni partecipanti potranno imparare tutto sulla carne e le sue origini.

Mercoledì 11 dicembre è il giorno tanto atteso non solo dai buongustai, ma anche e soprattutto dagli allevatori piemontesi. Infatti la Fiera nazionale Sua Maestà il Bue grasso, da quasi 400 anni premia i migliori capi allevati con cura e con fatica dagli allevatori piemontesi, i “giganti bianchi” grandi protagonisti della fiera, l’eccellenza della Razza bovina piemontese. La giornata inizia presto, come di consueto alle 7.30, con l’apertura, l’iscrizione e l’esposizione dei capi bovini. Alle 8 sarà distribuita, come vuole la tradizione, la scodella di brodo, trippa e ceci. Alle 9.30 si chiuderanno tassativamente le iscrizioni e iniziarà il lavoro della giuria per la valutazione, direttamente sul ring predisposto, di alcune categorie. A partire dalle 10 prenderà il via l’animazione musicale itinerante per le vie del centro storico. Alle 10.30 sotto gli portici un altro momento attesissimo, della Fiera, la Stima del peso, che assegnerà al vincitore un cesto di prodotti tipici “De.Co” (Denominazione comunale) moncalvesi. Sempre alle 10 aprirà per essere visitabile per tutto il giorno il Museo civico in via Caccia.

Alle 11 prenderà il via sotto il palatenda riscaldato in piazza Carlo Alberto, a cura della Pro loco “Buji tut al di” ovvero la distribuzione continua del celebre bollito misto di Moncalvo. Si potrà gustare la carne cruda alla Moncalvese e il bollito di bue piemontese in quattro tagli con bagnet, a conclusione il dolce. Il tutto al prezzo di 13 euro tutto compreso (vino e acqua inclusi). Alle 12 ci sarà la premiazione, con l’assegnazione delle prestigose gualdrappe ai capi migliori. Riconoscimenti ambiti da ogni allevatore perché sono sinonimo di qualità assoluta

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www.terraetradizione.com della carne. Alle 12.15 i capi premiati sfileranno e alle 12.30 prenderà il via il pranzo presso i locali di ristorazione di Moncalvo della “Rassegna gastronomica” (occorre prenotare presso gli stessi ristoranti). Da non dimenticare per tutta la giornata la Fiera agricola in piazza Carlo Alberto, mentre piazza Garibaldi sarà il palcoscenico del Mercatino enogastronomico, che propone prodotti da rivenditori selezionati.

Sono tanti i premi assegnati nel corso di questa speciale giornata. Quelli più ambiti sono il Gran premio Bue Grasso di Razza Piemontese, del valore di 300 euro; il Bue più pesante di Razza piemontese, del valore di 250 euro e il Premio speciale Confagricoltura da 250 euro al miglior bue allevato in Provincia di Asti.

La grande rassegna si conclude con il pranzo di chiusura domenica 15 dicembre alle 12.30 sotto il Palatenda riscaldato in piazza Carlo Alberto a cura della Pro loco. Il menu sarà lo stesso di quello d’apertura dell’8 dicembre, ovvero: Acciughe al verde, Giardiniera della Pro loco, Carne cruda di manzo piemontese, battuta al coltello De Co di Moncalvo, bollito misto di bue in cinque tagli, con bagnetto verde, rosso e cugnà, agnolottini in brodo di bue, dolce, “Grissia” De co di Moncalvo, acqua e vino al prezzo di 25 euro tutto compreso; per prenotazioni telefonare al 388/6466361 oppure scrivere alla mail: info@prolocomoncalvo.it oppure mirko.ippolito@gmail.com.

Dichiara il sindaco Christian Orecchia: «Moncalvo chiude il calendario degli appuntamenti enogastronomici con la più storica delle sue manifestazioni, la fiera del Bue Grasso che celebra le tradizioni e la cultura contadina.

Questo è un vero manifesto del mangiar bene. Infatti in questo periodo in cui si sono giustamente accesi i riflettori sulle questioni ambientali, sull’impatto dell’allevamento e sui rischi associati ad un eccessivo consumo di carne, la fiera del Bue Grasso torna a ribadire alcuni concetti fondamentali che si erano un po’ persi negli anni della crescita economica e industriale. Mangiare la carne non è sbagliato o pericoloso, l’importante è che questa provenga da una filiera controllata dove il

territorio benessere animale sia garantito. Quindi quello che desideriamo è un prodotto sicuramente più caro rispetto a quello da allevamento intensivo, ma di qualità superiore e con un minore impatto ambientale, nel rispetto del territorio e degli animali. Un messaggio apparentemente moderno ma che affonda le radici nella tradizione.

Non dimentichiamo inoltre l’importante ricaduta economica che il settore dell’allevamento e della L. Braghero presidente della Fiera del Bue Grasso macellazione ha sui nostri territori, se il Monferrato è sinonimo di buona tavola è soprattutto grazie ai prodotti di prima scelta che le nostre campagne ci forniscono».

Aggiunge Luisella Braghero, presidente della Fiera di Moncalvo: «La Fiera Nazionale del Bue Grasso rappresenta una tradizione antichissima, come si può evincere dall’elevato numero delle edizioni conteggiate che si sono tenute attraverso i secoli.

A. Giroldo, B. Marzano, B. Bonello, C. Orecchia Sin dalla fondazione il suo svolgimento rappresenta un rito sopravvissuto al cambiamento dei tempi con le aziende di allevamento che risalgono la collina di Moncalvo per portare i giganti bianchi, esemplari di grande stazza dalle cui carni si ricaveranno, in tempo per le tavole natalizie, le carni pregiate per il classico bollito misto di bue. Una fiera che è dunque espressione corale di un vasto territorio il quale abbraccia un’area molto vasta fra Il Monferrato, la Langa, l’Astigiano, l’Alessandrino e colline del Torinese, attirando anche macellai e appassionati da ben più lontano . Con tale evento non soltanto le carni vengono esaltate bensì tutta l’offerta enogastronomica del territorio, chiamata ad accompagnare, anche in questa edizione 2019, la Fiera con un mercatino agroalimentare selezionato».

Il vicesindaco e assessore alla cultura Andrea Giroldo aggiunge: «La Fiera del Bue Grasso di Moncalvo giunge alla sua 382esima edizione. Siamo di fronte ad una manifestazione che esiste da M. Ippolito presidente della pro loco quasi quattro secoli, una ricorrenza che è ormai

www.terraetradizione.com andata oltre all’essere una semplice tradizione, si tratta piuttosto di una vera e propria colonna dell’identità moncalvese. Quando si parla del bue, analogamente a come accade quando si discute di tartufo, ci si riferisce non solo ad un’eccellenza gastronomica ma anche a tutto quell’insieme di pratiche, usi e costumi locali che la sottendono.

Questo fa sì che Sua Maestà il bue grasso di Moncalvo possa essere ritenuto a pieno titolo un patrimonio culturale del nostro territorio».

Barbara Marzano, assessore ad ambiente e agricoltura e agronomo, si sofferma sul tradizionale legame fra agricoltore e il bue: «Il bue nella tradizione contadina lavorava la terra prima dell’avvento dei trattori. Per anni e anni rendeva servizio all’agricoltore fino alla sua sostituzione con esemplari più giovani. Oggi il bue è un presidio del territorio e della campagna piemontese. A Moncalvo, dove la cultura della carne si respira forte, è vivissima la tradizione dell’allevamento di questi “giganti bianchi”, secondo un legame affettivo che assicura il benessere per gli animali durante tutto il loro ciclo. Ci tengo molto a sottolineare il valore storico,ma soprattutto la qualità e la sicurezza dei nostri allevamenti di razza piemontese, che sono vanto per il nostro territorio monferrino».

Così si esprime Mirko Ippolito, presidente della Pro loco: «La cura per la scelta delle materie prime è sempre massima alla proloco di Moncalvo, grazie al lavoro eccellente degli allevatori locali e dei macellai moncalvesi possiamo garantire prodotti di prima scelta».

Per una settimana la carne piemontese più pregiata la si potrà gustare sicuramente a Moncalvo.

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Castagnole Lanze

P r o muove il territorio

si Castagnole prepara alla o fine dell'ann con tante iniziative

Il Comune valorizza i suoi prodotti e le sue bellezze insieme ad altri paesi monferrini

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Con l’arrivo dell’ultima parte dell’anno si moltiplicano le iniziative dell’Amministrazione di Castagnole Lanze per promuovere il territorio dal punto di vista turistico.

Un obiettivo da inseguire attraverso azioni di diverso genere, capaci comunque di catalizzare l’attenzione dei visitatori, interessati soprattutto alla qualità dei prodotti enogastronomici, che non disdegnano comunque gli aspetti culturali che un paese come Castagnole può offrire.

In primo luogo il paese ha partecipato insieme alla Comunità collinare, con la collaborazione di “Ca’ Rapulin” alle riprese televisive effettuate per preparare una puntata della trasmissione di Italia Uno Drive up, magazine dedicato ai motori, fra supercar, auto irraggiungibili e approfondimenti giornalistici.

Le telecamere hanno puntato i loro occhi su un ampio territorio che ha incluso anche Costigliole D’Asti, e Montegrosso D’Asti.

In questo modo gli spettatori della trasmissione, che andrà in onda il prossimo 9 novembre potranno ammirare anche Castagnole e le sue bellezze.

Inoltre il progetto “Adotta un filare nelle Lanze” portato avanti da Comune e produttori di vino castagnolesi,

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sta collaborabdo con un tour operator della Lombardia che si dedica soprattutto a organizzare escursioni nella natura per gli appassionati. Di qui l’iniziativa la giornata “Adotta un filare” in programma il 17 novembre.

Si tratta di un’escursione di circa 13 km a Castagnole.

Dal centro storico circondato da colline di vigneti di Barbera e Moscato oltre che da noccioleti, il percorso seguirà un giro ad anello tra i colori dorati dell’autunno, in un saliscendi di prospettive in cui lo sguardo arriva ad abbracciare la cornice delle Alpi occidentali.

All’azienda agricola “Bel Sit”, l’enologo Gianpiero Scavino guiderà il gruppo nella visita alla cantina e alla degustazione della Barbera Lanze, Barbera superiore Sichivej e Moscato d’Asti.

Ci sarà Elisabetta Stella, assessore allo sviluppo del territorio di Castagnole delle Lanze, che offrirà l’opportunità di adottare un filare.

Il progetto del Comune prevede l’adozione per un anno di un filare di 20 metri lineari, ricevendo dopo la vendemmia 12 bottiglie di buon Barbera: un progetto di scambio culturale-gastronomico, che lega strettamente gli appassionati al vino del territorio.

Per la partecipazione si raccomanda l’utilizzo di scarpe da trekking occhiali da sole e abbigliamento caldo e impermeabile; il costo è di 20 euro per gli adulti e 10 per i ragazzi. L’escursione verrà confermata con un minimo di 6 partecipanti ed un massimo di 25.

Fra le altre iniziative promozionali portate avanti dal Comune c’è anche l’adesione al progetto “Turris”, che coinvolge molti comuni nell’area fra albese e Astigiano. Spiega il sindaco Carlo Mancuso: «Si tratta di una rete di comuni dotati tutti di una torre storica. Castagnole partecipa per via della nostra, detta del Conte Paolo Ballada di Saint Robert, che l’ha costruita nel XIX secolo. Nell’area c’è uno splendido percorso di visita per conoscere la personalità del conte che la volle edificare.

La nostra presenza all’interno di questa rete

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territorio di comuni ci garantirà maggiore visibilità turistica e valorizzerà ulteriormente la nostra torre, che è aperta alle visite tutto l’anno, nella misura in cui il tempo lo permette».

Un’altra iniziativa per gli appassionati di musica è programmata a novembre e inizio dicembre. Si tratta di “Blues Channel” una serie di concerti blues a Castagnole che mette insieme la musica dal vivo di qualità, con il vino prodotto in paese in un binomio che saprà attrarre certamente tanti appassionati.

Il primo appuntamento è in programma il 9 novembre con Paul Reddick & The Gamblers alla Cantina Dogliotti.

Il programma prenderà il via dalle 18.30 con la visita alla cantina, seguirà la cena a partire dalle 19.30 e alle 2130 il concerto live.

Seguirà il 23 Enrico Crivellaro band alla Cascina Carlot; anche qui alle 18.30 la visita all’azienda, alle 20.30 la cena e a seguire il concerto. Si passa al 14 dicembre con Oc Brothers al Teatro San Bartolomeo, con aperitivo su prenotazione che precede il concerto.

Il 21 arrivano Ginger Brew & Dilu Miller & Holy Trinity Gospel nella chiesa di San Bartolomeo alle 21.30. L’ultimo appuntamento è previsto l’11 gennaio con un gruppo storico del territorio: Long’s Valley Blues band, featuring Mrs Scheol. Si parte di nuovo alla Cantina Dogliotti alle 18.30 con la visita a cui segue l’apericena, il concerto alle 21.30 al Teatro San Bartolomeo. L’iniziativa è dell’associazione Piemonteunico con il patrocinio del Comune.

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www.terraetradizione.com Per informazioni: 339/4477427, 328/3259423 o scrivere a blueschannelfestival@gmail.com L’Amministrazione sta anche programmando le iniziative di Natale, insieme alle Pro loco e agli esercenti del paese.

Non sono ancora disponibili i dettagli ma alcune novità possono essere anticipate. In particolare una legata ai presepi che ogni anno fanno bella mostra di se in paese. Infatti è tradizione che la cittadinanza, in occasione del Natale realizzi per le piazze e le strade presepi vi-

territorio sibili a tutti.

Si crea in questo modo un’atmosfera natalizia unica che percorre tutto il paese con le rappresentazioni della Santa Natività negli angoli più disparati, con materiali di tutti i tipi. «Questa iniziativa che si svolge tutti gli anni sarà ulteriormente valorizzata grazie all’adesione del Comune al programma “Oro incenso e Mirra – Presepi nel Monferrato”, una rete che mette insieme Comuni monferrini, per lo più del nord astigiano per promuovere le loro iniziative legate alle mostre di presepi.

I Comuni coinvolti sono Albugnano, Aramengo, Camerano Casasco, Castagnole Monferrato, Cocconato, Grana Monferrato, Monale, Montegrosso D’Asti e Schierano».

Fra le altre iniziative della fine dell’anno si prevede anche l’arrivo in stazione del treno storico in partenza da Torino. La linea ferroviaria è tornata in funzione a partire dallo scorso anno esclusivamente per la percorrenza dei trani turistici, nei quali i visitatori possono degustare i prodotti monferrini per arrivare nei paesi di percorrenza e visitarli.

Fra le iniziative natalizie anche la consueta fiaccolata in programma ogni anno il 19 dicembre e la serata degli alunni delle scuole medie insieme al coro “I Vicarini”.

Non è finita qui.

L’Amministrazione sta procedendo alla sistemazione di arredi urbani e di strade e piazze del centro per renderlo sempre più gradevole e accogliente anche per i visitatori. Inoltre sono numerose le iniziative pensate per i giovani.

Fra questa la grande festa che ha avuto luogo domenica 27 ottobre per celebrare i 40 anni di attività della società sportiva di Pallavolo Pgs Jolly.

Il team è coivolge 150 fra ragazze e ragazzi in squadre fra il Minivolley e le giocatrici ormai mature.

Nella sua storia sportiva, piena di allori guadagnati nei campionati piemontesi vanta anche l’avvio della carriera di Asia Cogliandro, che ha militato in Serie A ed è stata anche convocata nella Nazionale femminile.

Una iniziativa legata più strettamente al turismo, da parte del Comune, riguarda l’organizzazione di un corso dedicato proprio ai giovani per formare le guide turistiche che condurranno i visitatori a presentare le bellezze del paese.

Sono stati già contattati i docenti per questo programma che partirà presto.

A questo si aggiungono anche iniziative fuori dal territorio piemontese come la presenza, già programmata di Castagnole al Fico Eataly world di Bologna il grande parco tematico legato al cibo il 14 o il 15 dicembre.

www.terraetradizione.com Una vetrina che darà grande visibilità al paese monferrino.

«Stiamo già lavorando, insieme ai produttori della Bottega del vino e alle Pro loco perché la prossima edizione della Festa della Barbera nel mese di maggio del 2020 sia molto apprezzata.

Le date sono il primo, il 2 e 3 maggio del prossimo anno, un appuntamento a cui tutti sono invitati.

Purtroppo nel mese di novembre non è stato possibile organizzare Vintrifula per la concomitanza con tante altre iniziative.

Ma prima della conclusione dell’anno ci saranno ancora delle sorprese» conclude il sindaco Carlo mancuso.

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Alba

Fiera Tartufo

Tanti gli ti appuntamen da non n perdere, co a una trasfert ad Asti

La grande Fiera Internazionale del Tartufo prosegue fino a fine mese 40

La Fiera internazionale del tartufo bianco d’Alba prosegue nel mese di novembre con i consueti appuntamenti che hanno avuto inizio sin dal primo fine settimana di ottobre e con alcuni eventi programmati solo nella seconda parte del grande evento gastronomico.

Dunque continua il ricco autunno albese, capace di catalizzare l’attenzione di un turismo sempre più esigente e attento alla qualità dei prodotti che Alba e il suo territorio possono offrire.

Fino alla conclusione dell’evento resterà aperto il mercato mondiale del Tartufo Bianco d’Alba nel Cortile della Maddalena, una delle principali vetrine dell’alta gastronomia.

La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba applica, infatti, un rigoroso protocollo di selezione del prodotto fresco in vendita. Ogni anno il Comune nomina una commissione composta da esperti che redige un regolamento per normare la vendita del Tartufo a cui tutti i venditori presenti alla Fiera (i cercatori ovvero “trifulau”, ma anche i commercianti) devono attenersi.

E così ogni giorno, prima dell’apertura del Mercato Mondiale del Tartufo, i venditori presentano i propri tartufi ai giudici della Commissione Qualità, i quali

territorio eseguono un’accurata analisi sensoriale selezionando soltanto i prodotti idonei alla vendita che, a quel punto, vengono contati e pesati.

Al fine di esercitare un efficace controllo sulle caratteristiche del prodotto, la commissione consegna appositi sacchetti numerati, da utilizzare obbligatoriamente per la vendita di ogni pezzo, in numero pari a quello dei tartufi che superano il controllo.

Questi involucri, attraverso il codice identificativo, rendono possibile la tracciabilità del fornitore: in caso di reclamo, pervenuto presso lo “Sportello del Consumatore” entro le 48 ore successive all’acquisto, il venditore è tenuto a sostituire il tartufo valutato negativamente dalla Commissione Qualità.

Il Mercato Mondiale condivide lo spazio all’interno del Cortile della Maddalena con la rassegna AlbaQualità che, come suggerisce il nome, offre un panorama completo dell’offerta gastronomica e vitivinicola piemontese. Particolare attenzione è posta alle produzioni artigianali del territorio con prodotti in degustazione e vendita per portaresi un ricordo della propria visita alla Fiera Internazionale albese.

Un’area specifica è inoltre riservata alla degustazione per assaporare i piatti tipici della tradizione che meglio si associano al Tartufo Bianco d’Alba in abbinamento ai vini di Langhe, Roero e Monferrato proposti all’interno della Grande Enoteca dall’Associazione Italiana Sommelier – AIS. Prosegue anche “Alba Truffle show” un grande contenitore di eventi che abbina la gastronomia di altissima qualità con la cultura nel senso più stretto del termine, con incontri, dibattiti e presentazioni di libri.

Nel dettaglio il calendario del mese di novembre prevede: Sabato 9 alle 11 lo Chef Yong Zhang del ristorante “XinRongJi” di Shanghai e alle 18 la Regione ospite, la Valle d’Aosta, con lo chef Agostino Buillas.

Domenica 10, alle 11 Andrea Berton di Milano e alle 18 Paolo Griffa di Courmayeur.

Sabato 16 alle 11 Terry Giacomello di Parma notissimo ai gourmet come uno dei cuochi più tecnici d’Italia grazie ai quattro anni trascorsi a fianco di Ferran Adrià.

Domenica 17 alle 11 Andrea Larossa di Alba e alle 18 Riccardo Bassetti di Laveno Mombello Sabato 23 alle 11 Philippe Léveillé chef due stelle Michelin e alle 18 Fabrizio Tesse di Serralunga d’Alba.

Infine Domenica 24 alle 11 Massimiliano Musso di Tigliole d’Asti.

Inoltre il 10 novembre alle 15, l’incontro sarà nuovamente dedicato alla Valle D’Aosta.

Novità di questa edizione gli appuntamenti firmati da maestri d’eccezione con gli atelier della pasta fresca: sabato 9 novembre alle 15 saranno protagonisti “I Tre Chef - Albagnulot & co” di Walter Ferretto, Fulvio Siccardi e Diego Pattarino.

Tra i numerosi workshop ed approfondimenti: Sabato 16 novembre alle 18 sarà presente la Birra Menabrea, official partner della Fiera Il più antico birrificio italiano proporrà una degustazione di birre in abbinamento ai formaggi Botalla.

Domenica 17 alle 15 appuntamento con Impact, immersione nel patrimonio culinario transfrontaliero, a cura di Alba Accademia Alberghiera di Apro Formazione e delle Faculté des Métiers École Hôtelienne de Cannes.

Per gli appassionati dei vini del territorio di Langhe, Roero e Monferrato, è possibile partecipare alle Wine Tasting Experience® organizzate in collaborazione con “Strada del Barolo e grandi vini di Langa”, ogni sabato

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territorio alle 17.30 e la domenica alle 15.30 nella Sala Workshop del Cortile della Maddalena.

Novità di questa edizione, alle 17.30 di tutte le domeniche di Fiera, nella Sala Workshop del Cortile della Maddalena, si tengono le “Olio EvoTasting Experience”, momenti dedicati alla degustazione dell’olio di oliva 100% italiano.

Giovedì 14 novembre ci saranno le “Ultimate Truffle Dinner”, due occasioni uniche in Sala Beppe Fenoglio per gustare il meglio della gastronomia mondiale: saranno le stelle Davide Palluda e Maurilio Garola a comporre in sinergia ricette esclusive.

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www.terraetradizione.com Un’altra novità è quella delle cene insolite, incontri conviviali in luoghi storici e culturali della città.

Venerdì 22 novembre si accede dallo scalone principale del Palazzo Comunale di Alba per ammirarne i tesori. Nel principale edificio cittadino si potrà cenare alla tavola di Philippe Léveillé chef con due stelle Michelin.

Inoltre appuntamento fuori casa nella Valle Cervo, nelle colline biellesi, dove si trova La Bürsch, una dimora di grande. venerdì 8 novembre Martino Ruggieri, tre stelle Michelin di Parigi, cucinerà insieme allo chef stellato Eugenio Boer.

Un altro appuntamento “fuori casa” ma non troppo è con “I Mille Profumi del Monferrato” ad Asti, manifestazione promossa dall’Assessorato al Turismo del Comune di Asti in collaborazione con l’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba e il Centro Nazionale Studi Tartufo con il supporto dei principali enti, istituzioni ed associazioni del territorio astigiano.

Sabato 16 e domenica 17 novembre i meravigliosi palazzi storici del capoluogo, Palazzo Mazzetti, Palazzo Alfieri e Palazzo Ottolenghi diventeranno meta dei visitatori gourmet per scoprire i profumi, i sapori e le caratteristiche del Tartufo Bianco d’Alba insieme ai pregiati vini del Monferrato presentati dal Consorzio Barbera d’Asti e vini del Monferrato e dal Consorzio dell’Asti DOCG. Un’occasione per approfondire la conoscenza dei prodotti d’eccellenza dell’autunno piemontese attraverso show cooking, analisi sensoriali e wine tasting, ma anche incontri di formazione e imperdibili opportunità d’acquisto alla Fiera regionale del Tartufo.

Da non dimenticare assolutamente il Salotto dei gusti e dei profumi, che animerà proprio il mese di novembre.

Un elegante padiglione, posto in Piazza Risorgimento, di fronte al Duomo albese, accoglie - ogni sabato e domenica dal 26 ottobre al 24 novembre il meglio delle eccellenze agroalimentari piemontesi. sabato 9 e domenica 10 novembre il cioccolato degli artigiani della Provincia di Cuneo e le grappe piemontesi, in collaborazione con la Confartigianato Imprese Cuneo e l’Istituto Grappa Piemonte. Sabato 16 e domenica 17 Campagna amica Day, a cura di Coldiretti Cuneo sabato 23 e domenica 24 infine Panettoni sotto le torri, laboratori di realizzazione del panettone artigianale a cura dei Maestri Pasticceri Lievitisti.

E ancora tanti altri eventi collaterali, come “Il mercato del cibo artigiano”, ampio padiglione in cui si presentano le imprese “eccellenti” dell’importante settore agroalimentare della provincia Granda. Questa la formula scelta da Confartigianato Imprese Cuneo per presentare anche quest’anno nella Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba le aziende associate. L’iniziativa rientra nel progetto promozionale degli anni tematici, sostenuto da Camera di Commercio di Cuneo e Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo. Confermato inoltre anche quest’anno il weekend dedicato al cioccolato il 9 e 10 novembre.

Fino al 24 novembre Alba Music Festival propone Classica, i concerti della domenica mattina, con la direzione artistica di Giuseppe Nova e Jeff Silberschlag. Appuntamenti musicali che scandiscono le giornate della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba e rappresentano uno spazio di piacere e di cultura, dedicato agli amanti della musica classica, in uno dei periodi di maggior interesse e attrattiva per il territorio nella chiesa di San Giuseppe.

«La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba entra nel vivo della sua programmazione», dichiara la presidente della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba Liliana Allena, e prosegue: «Il secondo mese di

territorio Fiera prosegue con gli eventi che ci hanno dato straordinarie soddisfazioni ad ottobre. Penso alle Cene Insolite, una vera scommessa di questa edizione che, dopo aver permesso di scoprire la sede di Famija Albeisa e il Teatro Sociale di Alba in modo inconsueto associando la bellezza di quegli spazi alla cucina stellata, raggiunge il Centro Studi Beppe Fenoglio e il Palazzo Comunale.

E poi ancora una Ultimate Truffle Dinner un’occasione gastronomica e benefica in cui assaporando la cucina di Maurilio Garola e Davide Palluda (eccezionalmente insieme) si potrà contribuire al ripristino delle tartufaie. E poi tante esperienze immersive, show cooking e acquisti garantiti al Mercato Mondiale del Tartufo Bianco d’Alba.

L’annata è positiva, gli eventi ancora molti: proseguiamo con entusiasmo lungo il percorso intrapreso».

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Aggiunge Stefano Mosca, direttore della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba: «Nel mese di novembre continua l’offerta di le esperienze enogastronomiche di qualità tra le vie e le piazze cittadine ed in Sala Beppe Fenoglio oltre agli show cooking, gli atelier della pasta ed i nuovi workshop sul Riso di Baraggia Biellese e Vercellese.

In “equilibrio perfetto” al cibo di qualità si affiancano gli eventi culturali con le Mostre d’arte e le rassegne musicali ad Alba e sul territorio».

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Grinzane Cavour

Asta del Tartufo bianco d'Alba

ca Anche Mos e e Singapor r collegati pe l'Asta MONDIALE

Edizione speciale per i VENTI anni dell'evento Glamour 44

L’edizione di quest’anno dell’Asta mondiale del Tartufo Bianco d’Alba è certamente speciale. Infatti l’evento glamour per eccellenza della Fiera internazionale del Tartufo Bianco D’Alba raggiunge il ventesimo anno di età, un traguardo importante, anche perché ha conquistato l’attenzione non solo dei personaggi celebri che ogni anno vi prendono parte, ma anche dei tanti curiosi che lo seguono per scoprire curiosità e bizzarrie legate al mondo del Tartufo bianco D’Alba.

L’asta mondiale come tutti sanno raccoglie fondi destinati alla beneficanza e nel corso della sua lunga storia è riuscita a racimolare in tutto la considerevola cifra di oltre 4,4 milioni di euro.

Domenica 10 novembre l’Asta si svolgerà come vuole la tradizione presso il Castello di Grinzane Cavour, sito decretato dall’Unesco patrimonio dell’Umanità, alla presenza di personaggi di spicco dell’enogastronomia, del mondo dello spettacolo, dell’imprenditoria e per la prima volta con il neo presidente dell’Enoteca Regionale Piemontese Cavour Roberto Bodrito, che ha recentemente raccolto il testimone dal senatore Tomaso Zanoletti.

Grazie all’organizzazione dell’Enoteca Regionale Piemontese Cavour, al supporto della Regione Piemonte e

territorio dell’Enit-Agenzia Nazionale Italiana del Turismo e alla collaborazione con l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero e l’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, ancora una volta verranno mandati all’incanto lotti straordinari di Tartufo Bianco d’Alba di notevole pezzatura, in abbinamento ai grandi formati dei vini dei produttori aderenti al Consorzio di Tutela Barolo Barbaresco Alba Langhe e Dogliani.

Ancora una volta a contendersi le trifole saranno personaggi da tutto il mondo collegati col castello di Grinzane. Dal maniero langarolo, in diretta a partire dalle 13, si aprirà il collegamento con Hong Kong, dove l’Asta Mondiale può contare sul consolidato sostegno dello chef tre stelle Michelin Umberto Bombana. È infatti all’interno del suo ristorante “8 1/2 Otto e Mezzo Bombana” che la metropoli orientale esprimerà il proprio apprezzamento per i lotti battuti, con l’obiettivo di portare sostegno attraverso i fondi raccolti all’Istituto Mother’s Choice, associazione benefica che aiuta molti bambini senza famiglia, vulnerabili ed in difficoltà, con lo scopo di dare speranza e cambiare le loro prospettive di vita.

Ma l’edizione numero venti non poteva che essere speciale: per la prima volta, infatti, parteciperà la città-stato di Singapore, che insieme alla capitale russa Mosca contenderà alle altre due sedi, Grinzane Cavour e Hong Kong, il magnifico lotto finale costituito dal Tartufo Bianco d’Alba più bello e dai formati più importanti di Barolo e Barbaresco.

A Mosca, direttamente sulla Piazza Rossa, un pranzo d’eccellenza preparato dallo Chef Davide Corso del Bosco Cafe presso i Magazzini Gum sarà dedicato a al principe della tavola, il Tartufo Bianco d’Alba.

L’evento sarà anticipato giovedì 7 novembre dalla conferenza stampa di presentazione dell’Asta Mondiale e delle eccellenze enogastronomiche della Regione Piemonte all’Ambasciata d’Italia alla presenza dell’Ambasciatore d’Italia nella Federazione Russa, Pasquale Terracciano.

A Singapore, l’entusiasmo per il territorio delle Langhe dello Chef Italiano stellato Beppe De Vito, proprietario di 5 ristoranti in Città, sarà catalizzatore presso l’iconica National Gallery del primo e storico appuntamento dedicato al Tartufo Bianco d’Alba nella metropoli del Sud Est Asiatico.

Negli ultimi due lotti dell’Asta ci sarà anche una curiosità: due panettoni giganti al Moscato, di 10 kg e 20

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kg, firmati da Albertengo, storica azienda di Torre San Giorgio, che ogni anno produce un milione e mezzo tra panettoni e colombe.

Il Panettone al Moscato compirà trent’anni nel 2020 ed è rappresentativo della “piemontesità” degli Albertengo.

Per quanto riguarda i conduttori, la gradevole presenza di Caterina Balivo è stata confermata anche per questa edizione, dopo l’esordio, l’anno scorso, quale presentatrice ufficiale dell’evento.

La conduttrice di “Vieni da Me”, programma in onda tutti i pomeriggi su RaiUno dalle 14, sarà affiancata dallo storico “amico dell’Asta” Enzo Iacchetti, atto-

Nel 2002, all’età di 28 anni, Massimiliano è diventato il più giovane chef al mondo a conquistare le tre stelle Michelin.

Yong Zhang, nato nella città di Linhai, una cittadina nella provincia di Zhejiang nel sud della Cina, è il fondatore e lo chef esecutivo del gruppo Xinrongji.

Con due ristoranti, uno a una stella e uno a due stelle Michelin a Shanghai e un locale ad una stella Michelin a Hong Kong, lo chef negli anni si è specializzato in menu d’eccezione in abbinamento al Tartufo Bianco d’Alba. Per quanto riguarda lo scorso anno, l’Asta Mondiale ha fruttato complessivamente 393.900 euro, con il lotto finale conquistato da un imprenditore di

re comico e presentatore, attualmente impegnato nell’edizione 2019 di “Striscia la Notizia”, il tg satirico di Canale 5. Sarà compito dello scrittore e giornalista Paolo Vizzari approfondire le tematiche enogastronomiche legate all’eccellenza dei prodotti del territorio.

Inoltre Ogni edizione celebra i migliori chef del mondo e la loro maestria nell’impiego del pregiato fungo ipogeo, guadagnandosi il titolo di “Ambasciatore del Tartufo Bianco d’Alba nel Mondo”. Il titolo sarà attribuito quest’anno a due importanti alfieri della cucina mondiale. Massimiliano Alajmo della celebre famiglia padovana a capo di un gruppo dedito alla cucina di altissimo livello, avviato a partire dal quel ristorante Le Calandre fondato da papà Erminio e tributario della prima stella Michelin grazie alla mamma-chef Rita Chimetto nel 1992.

Hong Kong per 85.000 euro.

Destinatari delle somme raccolte, l’Istituto “Mother’s Choice” di Hong Kong, la Fondazione Nuovo Ospedale Alba Bra Onlus e la famiglia di Alessandra, la bambina di Santa Vittoria d’Alba affetta dalla rarissima mutazione genetica IQSEC2.

I proventi dell’Asta hanno contribuito ad avviare il progetto di ricerca della dott.ssa Renieri del Policlinico di Siena finalizzato a sviluppare una terapia, nonché a sostenere progetti di inclusione scolastica per i bimbi colpiti da tale patologia.

Questa ventesima edizione potrà essere seguita in diretta streaming anche sulla pagina facebook del Castello di Grinzane Cavour, all’indirizzo: www.facebook.com/CastelloGrinzaneCavour.

Pizza e Yogurt possono essere un binomio interessante per un pasto buono, gustoso e di qualità, da consumare nella nuova pizza al taglio0, yogurteria “YOGO PIZZA DA SPAL” che ha aperto ufficialmente i battenti, inaugurando il 3 ottobre in corso Piave 29 ad Alba, con una grande partecipazione di numerosi personaggi tra i quali Daniele Sobrero, in rappresentanza della nuova amministrazione comunale, offrendo una degustazione molto gradita ed apprezzata da tutti i presenti.

Il titolare Angelo, nonostante la giovane età, ha maturato la sua esperienza sul campo, lavorando presso una rinomata catena di pizzerie, denominata “Pizza a Go Go” e propone, con cura e ricercatezza della materia prima, pizza al taglio

cotta al tegamino, con una grande varietà di proposte e con un impasto molto leggero, grazie alla lievitazione di 24 ore e agli impasti speciali che variano fra carbone, cereali, farro ed integrale.

Per i condimenti vengono utilizzati esclusivamente prodotti locali, ad esempio la Mozzarella di Bufala e la salsiccia che provengono dalla provincia di Cuneo, così come gli ortaggi, a km. 0. Lo Yogurt è sempre più apprezzato, in quanto più leggero del gelato e con il 30% di grassi in meno, contiene cinque milioni di fermenti lattici vivi, importanti per la flora intestinale e viene prodotto sempre con prodotti locali e latte fresco senza grassi, ed esclusivamente sul momento!

Il titolare Angelo, come alternativa da affiancare alle proposte di tutti i giorni, organizza i “7 giorni” dedicati ad altre regioni italiane, naturalmente sempre con l’ausilio di eccellente materia prima, appartenetne all'area di provenienza.

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