Terra e Tradizione - Agosto 2019

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SOMMARIO • Vino, annata 2019, vendemmia tardiva o normale?

(A cura di L. Oggero) • Da dove deriva la validità della legge?

(A cura di Diego De Finis) • Per evitare le scadenze autunnali meglio la fuga (A cura di Cesare Torta) • Il potere disciplinare del datore di lavoro (A cura dello Studio Galliano Rosso Boschetti Associati) • Il reddito di cittadinanza (A cura di Daniela Prevignano) • Gli integratori alimentari, servono davvero?

(A cura di Laura Icardi)

codice ISSN 2612-2359

CREDITS

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STEFANO EIRALE dal teatro, ai set del cinema

Direttore responsabile: Livio Oggero Caporedattore: Diego De Finis Testi: Livio Oggero, Diego De Finis, Cesare Torta, Daniela Prevignano, Laura Icardi, Mariagrazia Galliano, Riccardo Scanavino

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Con Castelli aperti si visitano i monumenti piemontesi

Foto: Diego De Finis, Beppe Malò, Davide Carletti, Archivio di Castelli Aperti, Andrea Baseggio, Tino Gerbaldo, Lipu Asti, Comune di Rodello, Collection Association Peindre en Normandie, Tolosa Fondation Bemberg, Corneliano Roero Calcio, Archivio di immagini di scena e dietro le quinte dei film “E fu sera, e fu mattina” e “La Terra buona” Gli articoli pubblicati esprimono il pensiero dell’autore e non necessariamente quello dell’editore La redazione non si assume responsabilità per variazioni di date, orari e luoghi delle manifestazioni, e ringrazia tutte le Amministrazioni Comunali, gli Enti e le Associazioni di categoria, per la gentile collaborazione.

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editoriale

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Vino: annata 2019 Il Direttore Livio Oggero

Una vendemmia “tardiva” o “normale”?

Il mese di settembre: un periodo dell’anno importante per la raccolta delle uve. L’ultima parte dell’estate in Piemonte, e non solo, negli ultimi anni ha regalato vendemmie sempre in anticipo. Cosa significa? Vuol dire che negli ultimi anni si è vista anticipata la data di inizio raccolta dei grappoli dei maggiori vitigni bianchi e rossi, conseguenza di un clima molto caldo fin dalla primavera.

E perché nel 2019 non ha fatto abbastanza caldo per continuare su questa farsa riga? Beh, il termometro ha toccato interessanti punte di temperatura ma la pioggia e l’escursione termica non sono mancate, così da rallentare la crescita della pianta e del frutto.

Rallentare in che senso? Abituati a staccare i primi grappoli già ad inizio settembre, per l’annata 2019 si parla già di una vendemmia posticipata di circa 10/12 giorni.

E questo anche per le varietà che solitamente si raccoglievano dopo Ferragosto, e che quest’anno hanno visto le forbici dei viticoltori verso fine agosto.

Ma non ha fatto caldo anche quest’anno, torno a domandarmi? Sì, certo, ribadisco, ma, dopo una partenza lanciata in primavera, tra maggio e giugno c’è stato un rallentamento che ha “calmato le acque” (forse parlare di acqua con il vino può fare sorridere…), grazie a temperatura e precipitazioni. Una situazione che ha portato tutto alla normalità, oppure ad una vendemmia tardiva?

Punti di vista, ma vedere di nuovo il ciclo più equo di raccolta, partendo dal Dolcetto, passando per la Barbera, per terminare con il Nebbiolo da Barolo, fa

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tornare in mente i racconti dei nostri nonni, che parlavano addirittura di vendemmie a fine ottobre/inizio novembre per il Nebbiolo.

Forse non arriveremo più “così lunghi”, anche perché sono cambiati tanti fattori, e non solo il tempo, ma vedere la vendemmia spalmata sui classici mesi di settembre e ottobre, fa un effetto positivo.

E fa riflettere: se guardiamo all’andamento delle ultime vendemmie, che bene o male hanno regalato buoni vini, quella 2019 è da considerarsi “tardiva” perché si svolge diversi giorni dopo rispetto al recente passato. Se ragioniamo partendo dal concetto di normalità, vediamo come l’annata attuale stia riportando nella norma il giusto ciclo di maturazione dell’uva.

Tutto questo cosa significa? A me viene subito in mente di dire che è la natura a decidere come e quando regalarci i suoi frutti. Al di là di questa citazione alquanto bucolica, penso sinceramente che ci siano momenti determinanti in cui il tempo decida la crescita dei grappoli. Momenti delicati, in cui l’equilibrio viene forse spezzato ed incanalato su altre strade.

Ad ognuno di noi il proprio modo di pensare: tardiva o normale che sia, la vendemmia 2019 sarà un nuovo momento di festa, di fatica, di soddisfazione, per continuare a valorizzare i nostri territori vocati alla coltivazione dei diversi vitigni famosi in tutto il mondo per la loro unicità.

E allora buona vendemmia a tutti! E quando staccherete il grappolo dal tralcio non pensate tanto al tempo, ma alla magia di questo gesto, ricco di storia e tradizione!

l’intervista editoriale

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Da dove deriva la validità delle Legge?

Il Caporedattore Diego De Finis

La filosofia indaga sulle norme che regolano la nostra vita quotidiana

Come già spiegato altre volte la filosofia ha cercato di indagare tutti i campi del sapere umano, anche quelli apparentemente più bizzarri.

Difficile dire se la legge sia fra questi, ma resta il fatto che i filosofi si sono occupati anche di questa, così come della politica (su cui torneremo in un’altra occasione).

La legge è uguale per tutti. Questa affermazione campeggia nei nostri tribunali e si tratta di una nozione molto antica. Peraltro il carattere astratto e dunque universale della legge non poteva non essere affermato proprio da coloro che, alla ricerca di ciò che è universale, ovvero di ciò che vale per tutti, hanno dedicato la loro vita, ovvero i filosofi.

Ma questo non vale per tutti, o meglio, un pensatore, uno dei più importanti, ha mosso una critica all’universalità della legge, riconoscendone poi, comunque, la necessità. Si tratta, incredibile a dirsi, di Platone, che in filosofia aveva ideato la teoria dell’esistenza delle Idee, perchè il mondo gli pareva troppo soggetto al cambiamento, per offrire conoscenze stabili.

Invece per le leggi nel “Politico”, sostenne che la miglior forma di decisione sarebbe da attribuire ad un governatore sommamente saggio e giusto che decida su ogni caso, valutandolo singolarmente. Infatti la legge per tutti non fa distinzioni e non valuta ogni singolo

dettaglio dei fatti, non può essendo universale e valida allo stesso modo per tutti.

Dunque rischia, in alcuni casi, di essere ingiusta. Ma è necessaria così com’è, perché non esiste il governatore sommamente giusto e comunque non potrebbe mai valutare caso per caso.

Per cui la legge universalmente valida è necessaria come le prescrizioni di un medico che si è assentato e lascia indicazioni generali per curare le persone, tutte nello stesso modo.

Posta questa piccola osservazione platonica, in epoca moderna si sono affermate due grandi scuole di pensiero riguardo la legge, il giusnaturalismo e il giusporitivismo.

I pensatori giusnaturalisti più importanti in generale hanno vissuto fra il XVI e il XVII secolo e affermavano l’esistenza della legge naturale, ovvero di norme iscritte nella natura e dunque valide anche in assenza di uno stato che le applichi.

L’affermazione delle leggi di natura quasi certamente rispondeva all’esigenza di trovare delle norme che fossero valide in guerra visto che questi due secolo in tutta Europa sono stati caratterizzati da lunghi e sanguinosi periodi di conflitto. Fra questi pensatori i principali sono Grozio e Pufendorf, ma un anticipatore di queste idee è stato l’albese Pierino Belli, che ha ricoperto molti incarichi politici fra Piemonte e Lombardia nel XVI secolo.

Il Giuspositivismo si è affermato invece soprattutto nel XX secolo ma ha avuto come importante anticipatore l’inglese Thomas Hobbes.

Questi sosteneva che la legge di Natura esiste, ma che è sostanzialmente inutile finché non viene affermata e resa effettiva dall’esistenza dello Stato, nato dal contratto fra gli uomini che vivono nello stato di natura (nel quale sono destinati a scontrarsi). Il più noto teorizzatore del positivismo giuridico è Hans Kelsen, filosofo austriaco nato nel 1881 e rifugiatosi negli Stati Uniti negli anni ‘40 del Novecento per l’affermazione del Nazismo, essendo lui di origine ebraica.

Kelsen in breve sosteneva che la legge non si fonda su basi naturali o morali, ma che la sua validità risponde ad un canone (una regola) formale prestabilita dallo stato stesso. In sostanza è una norma di grado superiore, seppur sempre stabilita dall’uomo a fondare la validità della legge, ovvero quella che noi chiamiamo costituzione.

Kelsen ha denominato questa teoria, “dottrina pura del diritto”.

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Autunno caldo A cura del sociologo Cesare Torta

Per evitare di affrontare le scadenze autunnali meglio la fuga Nel numero scorso ci chiedevamo quale fosse la cosa giusta da fare in politica e arrivavamo alla conclusione che spesso le cose giuste che ottengono ampi consensi immediati sono quelle che nel medio lungo periodo provocano disastri sociali ed economici.

In altre occasioni avevamo sostenuto che i messaggi che trovano immediato apprezzamento sono quelli semplici, facilmente comprensibili, che accarezzano la sfera emotiva più che quella razionale.

I recenti sviluppi della situazione politica italiana, con una crisi di governo dai contorni drammatici, visto il contesto sia nazionale che internazionale di instabilità economica e politica, non fanno che confermare le preoccupazioni dei molti osservatori che da tempo cercano di contrastare le ondate populiste con richiami agli esempi nefasti della storia che iniziarono con atteggiamenti politici molto simili a quelli dei nostri giorni. Ci riferiamo alla politica dell’annuncio e della promessa facile.

Questa tecnica ha un grande vantaggio rispetto alle tradizionali promesse che cercano di fare i conti con la realtà, cioè con le risorse disponibili: non ha bisogno di limiti. Quindi la si può sparare grossa senza problemi tanto non è importante realizzarla veramente, l’importante è prometterla.

Il fatto è, che se si promette una cosa sola, poi la gente si aspetta di vederla realizzata o almeno avviata, mentre se si passa il tempo a promettere tutto e di più, si può benissimo far passare un anno alzando sempre di più il tiro. Qualche esempio?

Reddito di cittadinanza, quota 100, salario minimo, flat tax, linea alta velocità, riduzione del numero dei parlamentari.

Piccolo particolare: i primi 5 interventi riguardano milioni di persone e comportano costi di decine di miliardi, l’ultimo riguarda qualche centinaio di parlamentari e comporta un risparmio di pochi milioni.

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Non occorre essere esperti economisti per capire che il bilancio “non quadra”.

Le scadenze attese per i mesi autunnali erano parecchie e agli impegni derivanti da provvedimenti precedenti come quello delle clausole di salvaguardia che comportano l’aumento dell’Iva, si sarebbero aggiunte tutte le spese pazze che i nostri eroi si sono dovuti inventare tanto per far vedere che stavano “lavorando” per noi.

L’unico modo per evitare di affrontare un autunno caldo e dover ammettere il proprio fallimento era quello di forzare fino agli estremi la tecnica del rinvio e giocarsi tutto con una bella crisi di governo.

Tutte le energie saranno spese per la campagna elettorale, che è la parte in cui hanno dimostrato di essere molto bravi, fare nuove strabilianti promesse nella speranza di mantenere i consensi previsti dagli ultimi sondaggi e riconquistare il potere.

Gli investimenti nella scuola, nella formazione, nella difesa dell’ambiente, nelle attività produttive, possono attendere.

Ma bisogna fare in fretta, se si supera settembre i nodi arrivano al pettine e allora sono guai.

L’ultima trovata, a proposito di linguaggio semplice e d’effetto, è quella delle poltrone e dei palazzi.

Pare che sedersi su una poltrona per lavorare sia diventato un delitto.

Quindi nessuno vuole conquistare il potere per le poltrone, ma solo per fare gli interessi dei cittadini.

Chissà dove si siedono i dirigenti di enti pubblici e privati che con grande professionalità tengono in piedi questo paese, quelli bravi intendo.

In cortile seduti su uno sgabello? E chissà perché qualcuno vuole i pieni poteri solo per sé, se non per occupare una poltrona!

A meno che non abbia in mente di governare arringando la folla perennemente da un balcone!

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Il datore di lavoro e i propri dipendenti

Con l’espressione “potere disciplinare” ci si riferisce alla facoltà che la legge riconosce al datore di lavoro di adottare provvedimenti sanzionatori nei confronti dei propri dipendenti, in caso di loro inosservanza a specifici doveri. Le principali norme da considerare sono gli artt. 2104 c.c. (obbligo di diligenza: “Il prestatore di lavoro deve usare la diligenza richiesta dalla natura della prestazione dovuta, dall’interesse dell’impresa e da quello superiore della produzione nazionale. Deve inoltre osservare le disposizioni per l’esecuzione e per la disciplina del lavoro impartire dall’imprenditore e dai collaboratori di questo, dai quali gerarchicamente dipende”) e 2105 c.c. (obbligo di fedeltà: “Il prestatore di lavoro non deve trattare affari, per conto proprio o di terzi, in concorrenza con l’imprenditore, né divulgare notizie attinenti all’organizzazione e ai metodi di produzione dell’impresa o farne uso in modo da poter recare ad essa pregiudizio”). Fissati gli obblighi agli artt. 2104 e 2105 c.c., il successivo art. 2106 c.c. prevede che “l’inosservanza delle disposizioni contenute nei due articoli precedenti può dar luogo all’applicazione di sanzioni disciplinari, secondo la gravità dell’infrazione”.

Come si diceva, quindi, l’illecito disciplinare deriva dalla violazione da parte del dipendente di un obbligo contrattuale che legittima il datore di lavoro ad irrogare una sanzione di tipo privatistico che, nei casi più gravi, può arrivare al licenziamento.

• Limiti al potere disciplinare

• Diritti del lavoratore

Il potere disciplinare non può essere esercitato arbitrariamente e ha delle limitazioni, poste principalmente a tutela e nell’interesse del lavoratore. Alcune di tali limitazioni sono fissate dalla legge, altre dai contratti collettivi, altre ancora nascono da principi giurisprudenziali formatisi nel corso degli anni.

Un primo limite posto dalla legge al potere disciplinare è contenuto nell’art. 2106 c.c., norma con la quale il Legislatore ha fissato il principio di “proporzionalità”: la sanzione comminata al lavoratore deve cioè essere proporzionata alla infrazione dallo stesso commessa.

L’art. 2106 c.c. rinvia, poi, alla contrattazione collettiva, che regolamenta il potere disciplinare del datore di lavoro collegando a singole condotte illegittime specifiche sanzioni disciplinari (l’elencazione contenuta nel codice disciplinare non ha, ovviamente, carattere di esaustività: il datore di lavoro può sanzionare qualunque condotta del proprio dipendente che sia contraria ai principi generali di correttezza e buona fede). In altri termini, il CCNL non contiene una analitica e specifica predeterminazione delle infrazioni e delle corrispondenti sanzioni, ma è redatto in forma tale da rendere chiare le ipotesi di infrazioni - sia pure dandone una nozione schematica e non dettagliata - e indicando le correlative previsioni sanzionatorie in maniera tale da poter adattare le ipotesi generali alle esigenze del caso concreto.

L’analisi del potere disciplinare non può ignorare l’art. 7, L. n. 300/1970 (St. Lav.) che riconosce specifici diritti per i dipendenti: 1. obblighi e requisiti inerenti il codice disciplinare, che deve essere portato a conoscenza dei lavoratori mediante affissione in luogo accessibile a tutti; 2. la forma della contestazione, che deve necessariamente anticipare l’irrogazione di qualsivoglia sanzione; 3. i limiti al tipo di sanzione che può essere comminata; 4. il rispetto del principio del contraddittorio, che prevede che il lavoratore possa presentare le proprie giustificazioni, chiedere di essere sentito a propria difesa e farsi assistere da un rappresentante sindacale.

Ove il datore di lavoro non segua l’iter procedurale, che è obbligatorio, la sanzione può essere annullata. il lavoratore al quale sia stata applicata una sanzione disciplinare che ritiene illegittima, infatti, salvo il ricorso all’Autorità Giudiziaria, può chiedere una conciliazione presso il competente ufficio dell’Ispettorato Territoriale del Lavoro e la sanzione disciplinare resta sospesa fino al termine della procedura.

Quanto alla recidiva, si consideri che non può tenersi conto ad alcun effetto delle sanzioni disciplinari decorsi due anni dalla loro applicazione.

Studio Legale Galliano Rosso Boschetti Associati - ALBA (CN) - V. Vivaro, 21/A - Tel. 0173 361279 7

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Analizziamo il potere disciplinare

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Il reddito di cittadinanza Politica attiva a garanzia del diritto al lavoro Il Reddito di cittadinanza (di seguito “Rdc”), regolamentato dalla L. 26/2019, nasce quale “misura fondamentale di politica attiva del lavoro a garanzia del diritto al lavoro, di contrasto alla povertà, alla disuguaglianza e all’esclusione sociale, nonché diretta a favorire il diritto all’informazione, all’istruzione, alla formazione e alla cultura attraverso politiche volte al sostegno economico e all’inserimento sociale dei soggetti a rischio di emarginazione nella società e nel mondo del lavoro”.

Alla luce di ciò, è previsto un incentivo per l’assunzione di beneficiari del Rdc. L’INPS, con la circolare n. 104 del 19/07/19, ha da poco fornito istruzioni circa i requisiti e le modalità di richiesta di tale sgravio contributivo, il quale riguarda esclusivamente le assunzioni con contratto di lavoro subordinato a tempo pieno e indeterminato, anche a scopo di somministrazione, e con contratto di apprendistato. È escluso il lavoro domestico. Nello specifico, è riconosciuto l’esonero dal versamento dei contributi previdenziali e assistenziali a carico del datore di lavoro e del lavoratore (con esclusione dei premi e contributi dovuti all’INAIL), nel limite dell’importo mensile del Rdc spettante al lavoratore all’atto dell’assunzione e, comunque, entro il tetto di 780 euro mensili. Il lavoratore ha l’obbligo di comunicare, entro 30 giorni dall’assunzione, il reddito previsto annuo che scaturisce dalla stessa, al fine della dovuta rideterminazione dell’importo mensile del Rdc. La durata dell’incentivo è pari alla differenza tra 18 mensilità (corrispondente al periodo massimo di erogazione del Rdc) e le mensilità già godute dal beneficiario del Rdc, con un minimo pari a cinque mensilità. Qualora il Rdc derivasse dal rinnovo della misura stessa, la durata dell’incentivo è stabilita in cinque mensilità. Il periodo di godimento dell’agevolazione può essere sospeso esclusivamente nei casi di assenza obbligatoria dal lavoro per maternità. Si precisa che, nel caso in cui il luogo di lavoro distasse oltre duecentocinquanta chilometri dalla residenza del beneficiario, il lavoratore continuerebbe a percepire il Rdc, a titolo di compensazione per le spese di trasferimento sostenute. L’incentivo è riconosciuto a tutti i datori di lavoro privati (anche del settore agricolo), che abbiano provveduto preliminarmente a comunicare le disponibilità dei posti vacanti alla piattaforma digitale dedicata al Rdc presso l’ANPAL, ferma restando la sussistenza congiunta delle seguenti condizioni: • Il rapporto di lavoro deve avere caratteristiche corrispondenti a quelle comunicate sulla suddetta piattaforma, con riferimento alla qualifica contrattuale del lavoratore e alla sede di lavoro; • Regolarità degli obblighi di contribuzione previdenziale (Durc); • Assenza di violazione delle norme fondamentali a tutela delle condizioni di lavoro e rispetto degli

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altri obblighi di legge, degli accordi e contratti collettivi nazionali, regionali, territoriali o aziendali; • Rispetto della normativa sul collocamento dei disabili; • Rispetto della disciplina de minimis; • Incremento occupazionale netto del numero dei dipendenti assunti a tempo indeterminato, da realizzarsi al momento dell’assunzione e da mantenersi per ogni singolo mese di fruizione dell’agevolazione, pena la restituzione delle singole quote di incentivo eventualmente già godute in mancanza del rispetto del requisito richiesto; • L’assunzione non costituisce attuazione di un obbligo preesistente e non viola l’eventuale diritto di precedenza alla riassunzione di un altro lavoratore licenziato da un rapporto a tempo indeterminato o cessato da un rapporto a termine; • Presso il datore di lavoro o l’utilizzatore con contratto di somministrazione non sono in atto sospensioni dal lavoro connesse ad una crisi o riorganizzazione aziendale (salva l’assunzione per un livello diverso dai lavoratori sospesi o per l’impiego presso altre unità produttive); • L’assunzione non riguarda lavoratori licenziati, nei sei mesi precedenti, da parte di un datore di lavoro che, alla data di licenziamento, presentava elementi di relazione con il datore di lavoro che assume, sotto il profilo della sostanziale coincidenza degli assetti proprietari ovvero della sussistenza di rapporti di controllo o collegamento.

La domanda di ammissione all’agevolazione deve essere inoltrata online dal datore di lavoro all’INPS, tramite il “Portale Agevolazioni”. Conseguentemente, l’Istituto verifica la spettanza dell’incentivo e il suo ammontare.

Il datore di lavoro è tenuto alla restituzione dell’incentivo fruito, maggiorato delle sanzioni civili, in caso di interruzione del rapporto di lavoro verificatesi nei trentasei mesi successivi all’assunzione, dovuta a: licenziamento per giusta causa o per giustificato motivo dichiarato illegittimo; recesso dal contratto di apprendistato, da parte del datore di lavoro, al termine del periodo formativo; recesso dal contratto, da parte del datore di lavoro, durante il periodo di prova; dimissioni del lavoratore per giusta causa.

Il Rdc e lo sgravio contributivo in caso di assunzione dei fruitori, rappresentano un efficace accordo reciproco di intesa tra l’ottimizzazione e la necessità delle condizioni sussistenti.

Consulente del lavoro Daniela Prevignano Studio in Asti - C.so alla Vittoria, 48 Tel. 0141 33444 - 0141 530253 daniela.prevignano@gmail.com

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A cura della Consulente del lavoro Daniela Prevignano

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Integratori Alimentari A cura della dott.ssa Laura Icardi

Servono davvero?

Gli integratori alimentari sono prodotti che vengono utilizzati per integrare la normale alimentazione con particolari sostanze difficili da reperire con la dieta o con nutrienti che si desidera assumere in quantità superiori. Il Ministero della Salute li definisce: “prodotti alimentari destinati ad integrare la comune dieta e che costituiscono una fonte concentrata di sostanze nutritive, quali le vitamine e i minerali, o di altre sostanze aventi un effetto nutritivo o fisiologico, in particolare, ma non in via esclusiva, aminoacidi, acidi grassi essenziali, fibre ed estratti di origine vegetale, sia monocomposti che pluricomposti, in forme predosate”.

Non si tratta di medicinali, ma sono comunque controllati e garantiti da una rigida regolamentazione normativa. Oltre agli effetti benefici, infatti, gli integratori alimentari possono, in alcuni casi, dare origine ad effetti collaterali e possono presentare controindicazioni. È sempre importante rispettare la posologia e la durata del “trattamento” indicate sulla confezione e le eventuali istruzioni del medico. Molte persone sono portate a credere che l’assunzione di integratori alimentari a base di prodotti o estratti naturali sia del tutto innocua e sicura, ma non è vero; anche le sostanze naturali, in forma concentrata, sono molto attive e devono essere assunte nei giusti dosaggi… insomma, se non avessero effetti…perché assumerle??? La principale controindicazione all’utilizzo d’integratori alimentari riguarda la presenza di allergie alle sostanze attive e/o ad uno o più degli eccipienti (aromi, coloranti, conservanti, ecc.) contenuti nel prodotto. È pertanto importante leggere attentamente la lista degli ingredienti…tutta…anche se di solito, è molto lunga! In caso di dubbi e in presenza di patologie, disturbi o particolari condizioni (ad es. gravidanza e allattamento), il consulto del medico risulta indispensabile. Il mercato degli integratori alimentari è estremamente ampio, comprende prodotti

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adatti alle più svariate esigenze, ma in nessun caso, comunque, questi prodotti possono essere considerati come un’alternativa ad abitudini di vita sane ed equilibrate e tantomeno come un rimedio atto ad arginare o riparare i danni causati dalle scorrette abitudini alimentari. Gli integratori alimentari devono essere utilizzati per integrare la normale alimentazione nei casi in cui vi sia un deficit di certi nutrienti per apporto ridotto come nel caso di diete ipocaloriche, regimi alimentari vegetariani o vegani, oppure per un aumentato fabbisogno, ad esempio in caso di attività sportiva, periodi di studio intensi, affaticamento generale, ecc.. Tra tutte le categorie di integratori, quella, che solleva più dubbi e su cui esistono più false credenze è quella degli integratori per lo sport, prima tra tutte che gli integratori per lo sport siano bombe dopanti!!!

FALSO. Il doping è un fenomeno che ha gravi ricadute sulla lealtà sportiva e, ancora più sulla salute degli atleti. In questo campo, l’Italia ha adottato una delle normative più severe del mondo, vietando la vendita di tutte le sostanze ritenute dopanti dalla WADA, l’Organizzazione mondiale antidoping, salvo l’uso controllato nei farmaci. Il divieto di commercializzazione vale anche quando i prodotti non sono destinati agli atleti.

Nel caso degli integratori, oltre al tipo d’ingredienti, la normativa vigente pone anche dei limiti in merito alla concentrazione massima delle sostanze attive contenuta. Questa regolamentazione qualitativa e quantitativa viene effettuata allo scopo di tutelare il consumatore finale…quindi, stiamo tranquilli…al giorno d’oggi sono sostanze sicure e controllate. L’assunzione di integratori non fa diventare campioni e non ha effetti miracolosi sul nostro fisico, ma può sicuramente migliorare le performance sia dei dilettanti che degli atleti. Analizzando il tipo di sforzo fisico, l’intensità con la quale viene eseguito e se si tratta di sport individuale o di squadra e

www.terraetradizione.com indubbiamente le finalità dell’allenamento, si potranno scegliere gli integratori giusti. L’affaticamento muscolare dopo una prestazione è, infatti, diverso a seconda del tipo di sport. In molti sport vengono richiesti all’atleta elevazioni o accelerazioni improvvise; sono, dunque, richieste forza, velocità, potenza, capacità di scatti ripetuti e intermittenti, resistenza allo sforzo e rapidità di recupero, in altri, sono più importanti potenza e resistenza prolungata ad uno sforzo costante. I fattori limitanti responsabili di una diminuzione delle prestazioni vanno dalla diminuita disponibilità di apporto energetico all’accumulo di metaboliti. Una riduzione della capacità contrattile dei muscoli può limitare le performance. In questo caso gli integratori sportivi possono attenuare, ad esempio, l’influenza negativa derivante dall’acidità migliorando la capacità negli scatti e nei salti. Inoltre, gli integratori agirebbero aumentando la capacità di recupero in seguito a sforzi molto intensi dopo gare o allenamenti. Seconda falsa credenza è che gli integratori possano essere sostituti del cibo. È una moda pericolosa che sta creando veri casi di dipendenza nonché gravi effetti sulla salute. Non siamo astronauti e gli integratori non sono alimenti ma “INTEGRANO” quanto apportato con gli alimenti. Se assunti con il giusto spirito, vale a dire migliorare l’apporto di una dieta sana e varia nel contesto di uno stile di vita salubre, sono un aiuto prezioso. Non fidiamoci quindi del fai da te, rivolgiamoci ad esperti del settore e a integratori di ditte serie che promuovono i propri prodotti per benefici reali e non per i miracoli. Se per un fisico prestante e una forma fisica a prova di costume 365 giorni l’anno bastassero gli integratori, saremmo tutti dei modelli! Da diversi anni la ricerca scientifica si è data l’obiettivo di validare il ruolo delle sostanze presenti negli integratori alimentari nel coadiuvare le funzioni fisiologiche in soggetti sani. Nonostante

la difficoltà oggettiva di dimostrare scientificamente un beneficio clinicamente rilevante sul mantenimento dello stato di salute e del benessere, possiamo oggi disporre di un significativo numero di pubblicazioni di alto livello qualitativo che conferma quanto i diversi componenti degli integratori, dalle vitamine e minerali, ai prebiotici e probiotici, agli estratti vegetali sino alle numerose molecole biologicamente attive derivate dagli organismi animali e vegetali, svolgano effettivamente tale ruolo. Concludendo, uno stile di vita sano rappresenta la base irrinunciabile del mantenimento della salute, ma esistono però periodi nei quali il nostro stato di benessere viene messo alla prova, e può essere necessario integrare la nostra dieta con elementi concentrati di sostanze che si sono dimostrate utili per affrontare al meglio determinate situazioni.

L’uso oramai molto diffuso nel nostro Paese di questi alimenti “particolari” che offrono benefici funzionali è diventato una conferma indiretta dei vantaggi che gli integratori offrono per il mantenimento dello stato di benessere dell’individuo.

Sebbene l’adozione di uno stile alimentare vario ed equilibrato sia ritenuta sufficiente per garantire i nutrienti necessari, sempre più osservazioni epidemiologiche supportano la necessità di una maggiore attenzione alla copertura del fabbisogno nutrizionale e al sostegno delle funzioni fisiologiche Gli integratori possono rappresentare una valida e sicura opportunità per favorire l’assunzione ottimale di uno o più sostanze e il sostegno di funzioni fisiologiche, contribuendo anche alla prevenzione di fattori di rischio di malessere.

Torniamo sempre li, informiamoci con attenzione, non facciamoci abbindolare da false promesse, ma poi, approfittiamo di quanto la ricerca e la scienza ci offrono per vivere meglio in questo mondo che va sempre più veloce!!

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La LIPU di Asti alle prese con i danni subiti dal MALTEMPO Il Centro per il recupero della Fauna Selvatica di Tigliole, vuole tornare all'antico splendore Ha subito molti danni purtroppo il Centro di recupero Fauna selvatica Lipu di Tigliole nel mese di agosto a causa di una forte ondata di maltempo e adesso la Lipu di Asti, ha bisogno di sostegno di tutti coloro che possono dare qualcosa perché la struttura che si trova a Tigliole torni a essere pienamente funzionante.

La storia della sezione di Asti della Lipu è molto lunga è non è questa la prima difficoltà che l’associazione che si occupa di tutela della fauna selvatica ha dovuto affrontare. La sezione astigiana infatti è nata nel 1982 da un’idea di un ferroviere, appassionato di birdwatching e di un medico naturalista. Il Centro di recupero Fauna selvatica originariamente è sorto nel 1993 nella sede di Località Val Baciglio frazione San Grato. A causa di atti di vandalismo, il centro è stato poi spostato dove oggi sorge la sede della Lipu di Asti. Posto su un’ampia area collinare a 15 chilometri di Asti, dal 1997 è il punto di riferimento per tutta l’attività di soccorso e riabilitazione della fauna selvatica proveniente dalla città di Asti e provincia, oltrechè dal territorio della provincia di Alessandria e dalle aree centrali e sud occidentali del Piemonte. E’ ufficialmente riconosciuto dalle Province di Asti ed Alessandria, oltrechè dalla Regione Piemonte, quale Centro di eccellenza. Grazie alla sensibilità della Provincia di Asti, sono state costruite, dove oggi sorge la sede del centro, delle strutture apposite (voliere e recinti di riabilitazione), dove sistemare gli

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animali in degenza. L’obiettivo principale è poi quello di liberare gli animale feriti, dopo le cure necessarie.

Luca Calcagno, uno dei volontari, spiega gli obiettivi e la natura dell’associazione diffusa in tutta Italia: «Dal 1965 la Lipu protegge gli uccelli, difende la natura, promuove la conoscenza e il rispetto dell’ambiente. Lo facciamo con passione e competenza, per il bene del Pianeta e di noi tutti. Con le nostre azioni, il volontariato, i progetti, tuteliamo i siti e gli habitat naturali più importanti, proteggiamo gli uccelli di specie minacciate o comuni, operiamo per un’agricoltura sana e rispettosa della biodiversità, contrastiamo la caccia, il bracconaggio e tutte le attività violente e dannose per la natura, lottiamo contro le illegalità ambientali, promuoviamo l’ecologia urbana.

La Lipu nazionale gestisce 30 oasi e riserve, dove la natura è protetta. Curiamo gli animali selvatici nei Centri Recupero, anche informando le persone sul modo migliore per aiutare la fauna in difficoltà. Diffondiamo l’educazione ambientale nelle scuole, nelle città, nelle aree naturali, affermando una cultura della cittadinanza, della consapevolezza e della partecipazione».

Nell’ambito del centro Lipu si svolgono importanti attività come ricerche scientifiche educazione ambientale, censimento degli anfibi, creazione di aree di rispetto venatorio, riqualificazione ambientale realizzazione di nidi artificiali e mangiatoie, attività divulgative, visite guidate su percorsi naturalistici.

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I terreni, di proprietà di Guido Giovara, concessi alla LIPU in regime di comodato d’uso gratuito per 10 anni rinnovabili, sono collocati tra complessi collinari non particolarmente elevati (fra i 150 e i 200 metri), le cui pendici sino al primo dopoguerra erano in gran parte ricoperte da vigneti, progressivamente abbandonati a se stessi con il migrare delle giovani leve verso la città. Ultime vestigia di quei tempi restano filari di viti rinsecchiti tra gli alberi e piccoli casolari diroccati, i ciabot, serviti da riparo ai contadini dell’epoca.

Il patrimonio boschivo è costituito in prevalenza dalla spinosa robinia (Robinia pseudo acacia) e dalla farnia (Quercus robur), con esemplari di roverella (Quercus pubescens), tiglio (Tilia cordata), acero campestre (Acer campestre), carpino nero (Ostrya carpinifolia), gelso (Morus alba), ciliegio selvatico (Prunus avium).

Alcune di queste ultime specie sono da considerarsi facenti parte del bosco naturale che, secondo studi svolti in passato, doveva essere un querco-carpineto a vegetazione in prevalenza centroeuropea. Particolarmente interessanti sono inoltre gli esigui pini silvestri presenti.

«La sezione di Asti conta 6 volontari attivi costantemente in diverse attività (cura degli animali, alimentazione degli animali, cura del verde, risistemazione dei sentieri, educazione ambientale, accoglienza dei visitatori e accoglienza di animali feriti). Da quest’anno come per il prossimo anno, avremo la possibilità di accogliere i volontari del servizio civile; che aiuteranno alla gestione delle innumerevoli attività del centro» continua Luca Calcagno All’interno dell’area è stato realizzato uno stagno artificiale con una superficie di circa 50 metri quadrati alimentato da acqua sorgiva prelevata nel fondo valle e pompata periodicamente affinché mantenga un livello di acqua costante, popolato in primavera da raganelle, rane e rospi che lo utilizzano per la deposizione delle uova. Questa fonte d’acqua, peraltro l’unica presente all’interno del centro, viene inoltre utilizzata da numerosi animali selvatici, soprattutto uccelli, per bere e per fare il bagno. Se la principale finalità del centro di Tigliole è quello di recuperare, curare e reintrodurre in natura esemplari di animali selvatici trovati feriti, malati o debilitati per cause varie, non va dimenticato il contributo che questa attività può portare al turismo: un ambiente sano è la base per lo sviluppo turistico, valorizzare l’ambiente significa favorire il turismo.

I danni subiti recentemente sono solo una parte delle delle difficoltà che il centro deve affrontare. A causa del maltempo due voliere sono andate completamente distrutte, la sede con il tetto è da rifare, due recinti sono stati divelti e i percorsi sono quasi impraticabili.

«Molte difficoltà insistono sul centro – spiega ancora Luca Calcagno – in prima battuta la quasi totale sordità delle istituzioni. Pur ricevendo fondi da due Provincie Asti e Alessandria, nonostante questo minimo aiuto, il centro viene sostenuto quasi per intero da donazioni di privati.

Un altro problema è la gestione ordinaria, con i suoi 10 ettari di estensione, richiede una costante manutenzione, alla quale gli indomiti volontari non sempre riescono ad eseguire. Ultimamente il centro è stato investito da un ondata di maltempo senza precedenti, con un conto molto salato; la stima parla di 10.000 euro di danni. Speriamo sempre nel buon cuore della gente e delle persone sensibili all’ambiente e alla fauna selvatica, purtroppo non basta il buon cuore, bisognerebbe avere un riconoscimento dalle istituzioni e finanziamenti che possano sopperire al menefreghismo di molti».

Chi volesse contribuire a sostenere le spese per i danni da maltempo può effettuare un bonifico all’IBAN IT02C0608510301000000036463 intestato a: LIPU ASTI causale: fondi maltempo 2019.

Per maggiori info consultare il sito internet: www.lipuat.com

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l’intervista

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Stefano Eirale

uno dei volti dei film di Emanuele Caruso L'attore albese racconta la sua esperienza sui set dei film del regista conterraneo 14

Chi ha visto i film di Emanuele Caruso, i due più importanti ovvero “E Fu sera, e fu mattina” e “La Terra buona” probabilmente ricorda un volto presente in entrambe le pellicole con spazi differenti, anzi non solo nei due film più importanti, ma anche in quelli precedenti, cortometraggi noti probabilmente solo agli appassionati di cinema del territorio.

Si tratta dell'albese Stefano Eirale, che per lavoro guida gli autobus, ma che coltiva da una vita la grande passione per la recitazione e il palcoscenico. Infatti oltre ad aver recitato nei due lungometraggi principali di Caruso, calca regolarmente il palco degli spettacoli teatrali del territorio insieme alla compagnia dei “Fabulanti” di Neive e ha avuto un'importante esperienza con “Il nostro teatro” di Sinio, di Oscar Barile.

Dunque la possibilità di recitare in due produzioni che hanno raggiunto i cinema di tutta Italia e sono stati distribuiti anche all'estero per Stefano Eirale è stato un premio per l'impegno in una passione cui dedica molto del suo tempo libero.

l’intervista

www.terraetradizione.com Come è nato il suo interesse per la recitazione?

«Avevo questa passione fin da piccolo, anche quando non sapevo di che si trattava. Ricordo che mi piaceva molto una trasmissione dell'ora di pranzo che si intitolava “Il Pranzo è servito” condotta da Corrado.

Tornavo a casa da scuola con il desiderio di vederla tutti i giorni. In fondo il presentatore televisivo fa molto l'attore. Inoltre più avanti ho scelto come sport il pattinaggio artistico, anch'esso molto votato allo spettacolo, con una forte attenzione per l'espressione e la postura del corpo. Poi purtroppo un incidente mi ha impedito di continuare a fare questo sport a livello agonistico anche se ho proseguito a livello amatoriale.

Comunque oltre alle esperienze teatrali e a quelle con Caruso ho anche lavorato in alcune fiction televisive di Rai e Mediaset con Sebastiano Somma, Violante Placido, Alessandro Gassman, ma si trattava di parti molto piccole di poche battute. Mi ha comunque fatto piacere fare questa esperienza».

Invece come è partita l'esperienza con il teatro?

«Ho iniziato nel 1995, quasi per caso, quando ho incontrato Oscar Barile. Allora la compagnia del “Nostro Teatro” stava facendo una serie di spettacoli nei paesi colpiti dall'alluvione e io ho voluto dare una mano, anche se non utilizzavo il dialetto più di tanto e quella è una compagnia dialettale. Poi sono passato a “I Fabulanti” di Neive, compagnia amatoriale che fa spettacoli in italiano e nella quale recito tuttora».

Hai recitato in tutte le pellicole di Emanuele Caruso anche quelle degli esordi, vi conoscete da molto tempo.

«Ho conosciuto Emanuele Caruso il giorno stesso in cui siamo partiti per San Benedetto Belbo, dove è stato girato il suo primo cortometraggio, “Una scelta di vita”.

Aveva bisogno di un attore e un amico comune ci ha fatti incontrare. Prima ci eravamo sentiti solo via mail.

Già quel lavoro è stata una bella avventura come tutti quelli successivi, sono molto contento di questa esperienza».

Quello successivo era un cortometraggio intitolato “Elogio alla solitudine” che fra l'altro è stato selezionate per una sezione fuori concorso del Festival di Cannes, eri anche lì?

«Sì, quel cortometraggio è stato girato in Val Maira, appena inizato il lavoro ci siamo ritrovati senza direttore della Fotografia, per fortuna il tecnico Corrado Morando ha preso nin mano la situazione è il lavoro è stato portato a termine nel migliore dei modi».

Poi sono arrivati i due film che hanno reso celebre Caruso, hai recitato in entrambi. Ci sono state differenze fra i due set cinematografici?

«Sono state due esperienze molto diverse fra loro, soprattutto per me. In “E Fu Sera, e fu mattina”, ho vissuto molto la lavorazione del film sia per le caratteristiche molto avventurose di quella pellicola sia perché si reci-

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l’intervista tava, qui sul territorio, principalmente a La Morra. Per questo era facile essere tutti i giorni sul set. Invece per “La Terra Buona” per via delle mie esigenze lavorative sono stato sul set solo due giorni sulle sei settimane di lavorazione che ha richiesto il film. Purtroppo non ho avuto altre possibilità. Comunque anche se il secondo film ha goduto di più mezzi e finanziamenti del primo è stato possibile soprattutto grazie alla generosità della gente della Val Grande che ci ha messo a disposizione praticamente tutto un piccolo borgo.

Si tratta di un centro solitamente poco popolato, Capraga, le cui abitazioni sono state messe interamente a disposizione del film gratuitamente, in caso contrario i costi per mantenere la troupe sarebbero stati troppo alti, l'associazione e la gente del posto ha creduto in questo film immagino anche come mezzo per dare visibilità al posto e in effetti, dopo “La Terra buona” in tanti sono andati a visitare la Val Grande, sui luoghi in cui è stato girato. Anche la società che gestisce una piccola linea ferroviaria sul posto ha dato una grossa mano.

Si tratta della Vigezzina, un treno fra Domodossola e Locarno, la corsa è stata spostata su un'altra linea ed è stato messo a disposizione del film un locomotore, si tratta di convogli speciali capaci di nviaggiare in territorio montano. Tutto gratuitamente».

Anche tu hai partecipato all'esperienza della presentazione e distribuzione dei film?

«Sì, ed è stata molto bella, forse una delle esperienze che ricorderò con maggior piacere di entrambi i film.

Come in molto sanno il film non è stato distribuito in maniera canonica, in tutte le sale d'Italia nell'arco di poche settimane, ma ha cercato di guadagnarsi i cinema a poco a poco, grazie soprattutto al passaparola e, aggiungo, alla presenza di regista e attori nel corso della proiezione. Molti si sono stupiti quando vedeva-

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www.terraetradizione.com no, me o Emanuele Caruso o altri attori, sceneggiatori e tecnici a presentare la pellicola, di solito si paga, si entra in sala e dopo la pellicola si esce. È stata una bella sorpresa per tutti, per me soprattutto, questo dialogo diretto col pubblico mi ha coinvolto molto. Ho girato l'Italia, da Milano, a Roma a Torino, nelle principali sale cinematografiche per presentarlo, da solo o insieme ad altri.

In alcune occasioni mi sono trovato un po' in difficoltà perché alcune domande vertevano su scelte registiche di cui non avevo piena consapevolezza, ma Emanuele Caruso non c'era.

In generale ho notato una grande competenza e grande interesse nel pubblico che ci ha seguito al cinema, ci sono stati anche momenti molto emozionanti durante la presentazione de “La Terra Buona”, entrambi i tour di presentazione mi hanno colpito molto è stato come vivere una tourné teatrale ed era bello fermarsi a chiacchierare sui fil anche a lungo dopo la proiezione.

Ho un ricordo particolare della mia presenza al Mantova film Festival.

Emanuele Caruso mi aveva chiesto di presenziare da solo perché lui non poteva esserci, tutto, spesato, e io mi sono trovato in una dimensione a cui non ero abituato, un vero festival del cinema anche se non importante importante come Venezia, con la presenza di televisioni interviste per i media locali, sono rimasto un po' spiazzato.

Mi ritengo molto fortunato per aver avuto queste possibilità un po' come se da bambino mi avessero detto che avrei potuto partecipare a “Il pranzo è servito”. Entrambi i film hanno avuto un successo inatteso, ricordo per esempio quando a Torino al cinema Reposi la Terra Buona è stato spostato da una sala a 300 posti a una a 600 per permettere a tutto il pubblico che voleva assistere di entrare. Credo che il passaparolo abbia in

l’intervista entrambi i casi contribuito molto alla presenza di tanto pubblico».

C'è qualche aneddoto legato alla lavorazione dei due film da raccontare?

«Sì, per quanto riguarda “La terra buona” ricordo di essere andato sul set la sera prima dei due giorni di lavoro, in modo tale da dormire lì ed essere pronto e riposato fin dal mattino per lavorare sul set.

Invece purtroppo ho dormito pochissimo perchè ero in compagnia di un attore che russava in maniera tanto rumorosa da rendere il sonno molto difficile.

Al mattino dopo ero stanchissimo.

Quando Emanuele Caruso mi ha incontrato e ha saputo, ha commentato che era meglio così, visto che il personaggio che dovevo interpretare era un tipo tendenzialmente nervoso e il mio aspetto avrebbe aiutato nell'interpretazione. Quei due giorni di lavoro sul set sono stati molto intensi e stancanti.

Per quanto riguarda “E fu sera, e fu mattina” abbiamo dovuto superare tante difficoltà di vario genere.

Il set è stato principalmente nel paese di La Morra, ma come è ovvio il paese non era tutto a nostra disposizione, e anche se avevamo ovviamente tutti i permessi a posto per lavorare, non è stato semplice, soprattutto per i rumori di sottofondo inattesi, magari di qualcuno che passava o anche provenienti dalle case.

Fra tutti i suoni dei telefonini. Fra l'altro entrambi i film sono stati girati in presa diretta.

Esiste nelle grandi produzioni una macchina che in queste situazioni permette di annullare tutti i suoi da apparecchi elettronici in un ampio raggio.

In pratica nel suo spazio d'azione i cellulari, per esempio, smettono di funzionare.

Inutile dire che non disponevamo di un apparecchio del genere».

C'è qualche differenza fra la recitazione a teatro e quella

www.terraetradizione.com cinematografica? Se sì, quale?

«Sono due modi di recitare molto diversi. Nel teatro in generale bisogna mostrare molto al pubblico, bisogna avere un modo di porsi più “teatrale” se così si può dire, mentre per il cinema invece la recitazione deve essere tendenzialmente più trattenuta e controllata. Io mi trovo molto bene a teatro perché il pubblico presente mi da una grande carica, quando colgo la presenza di un pubblico molto recettivo e attento anche la mia interpretazione ne risente in positivo, naturalmente avviene anche il contrario.

Inoltre si potrebbe pensare che la presenza del pubblico nella sala teatrale possa mettere più ansia rispetto a un set cinematografico, invece non è così, almeno per me. A teatro si recita insieme ad altri attori e in caso di difficoltà anche gli altri sul palcoscenico cercano di dare una mano.

Su un set cinematografico è vero che ci sono solo tecnici e regista, ma la telecamera che ti fissa, magari a pochi centimetri di distanza per un primo piano, può mettere ansia, anche se oggi con la tecnologia digitale una scena si può ripetere anche molte volte senza particolari spese. In generale mi ntrovo meglio a teatro, forse anche per il fatto di recitare più spesso sul palco, fra prove e spettacoli veri e propri».

Ci saranno altri film in futuro?

«Immagino e spero di sì, nuovamente con Caruso, che mi ha detto di voler trovare altre parti per me. Non è facile partecipare ad altre esperienze.

Quando ho lavorato sui set delle fiction ero più giovane ed era facile allora trovare il tempo per partecipare alle selezioni.

Ora è molto più difficile conciliare tempi e ritmi di lavoro con questo genere di attività, purtroppo. Ma per il prossimo film di Caruso mi farò sicuramente trovare pronto»

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territorio

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C. Sonnati, N. Ponchione, P. Mollea, F. Carosso, S. Scanavino, F. Gallina

Nocciole, produzione in calo per la cimice asiatica e il maltempo

La situazione illustrata alla Fiera della Nocciola di Castagnole Lanze Dai 340 ai 360 euro al quintale: è stato questo il prezzo comunicato lunedì mattina a Castagnole Lanze in occasione della 160ª edizione della Fiera della Nocciola, prezzo accolto dai corilicoltori con moderata soddisfazione, considerata la scarsa quantità e una qualità al di sotto delle aspettative. È stata, questa, un’annata caratterizzata da una produzione insoddisfacente la cui causa è quasi esclusivamente riconducibile alla massiccia presenza della cimice asiatica, da alcuni anni vero e proprio flagello per i noccioleti stando a Confagricoltura Asti. A questo scenario vanno ad aggiungersi, seppur in modo marginale, la grandinata dell’11 agosto scorso e i repentini sbalzi climatici del mese di maggio. Per quanto riguarda il maltempo il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio, ha firmato la richiesta dello stato di emergenza per la Regione ed è stato in provincia di Asti per un sopralluogo delle zone colpite venerdi 6 settembre.

Queste e altre tematiche legate all’ambito commerciale sono state oggetto di dibattito nel corso del convegno “Il mercato e la nocciola: attualità e prospettive” in cui era presente il vicepresidente della Regione Piemonte Fabio Carosso, che ha sottolineato come il fatto che la tonda gentile venga coltivata principalmente da piccoli aziende possa mettere queste ultime in posizio-

ne di svantaggio nel determinarne il prezzo finale sul mercato.

Per questo ha manifestato l’intenzione della Regione di sostenere forme di collaborazione tra coltivatori, in modo che questi possano influire maggiormente sulle variabili che definiscono il costo di vendita.

Confagricoltura Asti, per voce del suo consulente tecnico specialistico Enrico Masenga, traccia un primo bilancio sull’annata corilicola: «La produzione quest’anno è molto variabile su ogni singolo appezzamento e si stima in media un calo produttivo rispetto alla precedente campagna. L’annata è stata caratterizzata da una primavera fredda che ha condizionato negativamente tutte le colture e neanche le nocciole sono state risparmiate, registrando un ritardo nella maturazione di almeno 10 giorni. Sul fronte della lotta alla cimice asiatica possiamo invece affermare che il sistema di monitoraggio ha funzionato ed ha permesso sia di evitare trattamenti quando l’insetto non era ancora presente sia di mantenerlo sotto controllo quando necessario. Nonostante sia ancora prematuro stabilire l’effettiva entità – conclude Masenga – possiamo confermare che, tramite l’analisi dei primi campioni, tutti coloro che hanno effettuato i trattamenti al momento indicato, e con l’atomizzatore ben regolato, sono riusciti a contenere i danni».

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territorio

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Allarme Coldiretti a Saluzzo per il comparto della Frutta

“Occorrono nuove regole a livello nazionale e Comunitario” secondo Roberto Moncalvo Nel convegno dedicato alla filiera frutticola che ha aperto la Mostra nazionale della Meccanica agricola a Saluzzo, Coldiretti non ha usato mezzi termini per dipingere la pericolosità di una situazione che appare molto difficile, a meno di una decisa inversione di rotta.

Prezzi in caduta libera e tempi di pagamento lunghissimi tengono sotto scacco i frutticoltori, alle prese con comportamenti deprecabili lungo la filiera e con assurdi paradossi del sistema assicurativo.

«Da parte nostra – dichiara il Delegato Confederale di Coldiretti Cuneo Roberto Moncalvo – l’impegno per il rilancio del comparto è massimo. Nelle scorse settimane, nell’assordante silenzio della maggior parte della rappresentanza agricola, abbiamo ottenuto in Camera di Commercio l’istituzione delle Commissioni per rilevare le quotazioni di frutta fresca e nocciole, un passo avanti importante per rendere più trasparente la filiera. A giugno abbiamo presentato le nostre priorità per il superamento della crisi: chiediamo con forza alle istituzioni di dar seguito a tali proposte con azioni concrete e di scardinare con coraggio un sistema perverso che si perpetua anno dopo anno, a scapito non solo dell’agricoltura ma dell’intera economia cuneese e piemontese».

Coldiretti rinnova l’invito alla Regione di dichiarare lo stato di crisi, che, spiega Moncalvo, «agevolerebbe i produttori frutticoli, di pesche innanzitutto, bloccando le scadenze contributive e fiscali e consentendo la rinegoziazione dei mutui con le banche. Un primo passo a difesa di un comparto che nella Granda conta un fatturato di oltre 380 milioni di euro, una superficie coltivata di 12.000 ettari e oltre 4.500 aziende».

Per uscire dalla crisi occorre costruire accordi di filiera virtuosi, come quello che Coldiretti ha recentemente stretto con Noberasco per le mele e i mirtilli. Tuttavia, rimarca Moncalvo, «non è sufficiente affidarsi alla lungimiranza di quegli industriali disposti ad investire sul territorio, deve cambiare il sistema di regole a livello

regionale, nazionale e comunitario».

Per prima cosa è essenziale attivare un Osservatorio sulle dinamiche della filiera e sui prezzi della frutta allo scopo di smascherare le pratiche sleali messe in atto dalla grande distribuzione e da molti centri di condizionamento, che non mostrano alcun rispetto per il lavoro dei produttori frutticoli. Su questo fronte a Saluzzo sono arrivate le rassicurazioni della Giunta regionale guidata da Alberto Cirio, che ha rinnovato l’impegno a costituire l’Osservatorio.

In parallelo, occorre bloccare i fondi pubblici per le agroindustrie che attuano pratiche commerciali sleali e lanciare una campagna di promozione per sostenere il consumo di frutta piemontese.

A livello nazionale Coldiretti chiede di concretizzare i risultati ottenuti sulla carta dopo anni di mobilitazione, dall’attuazione in Italia della Direttiva UE sulle pratiche commerciali sleali alla legge sui reati agroalimentari. Secondo Moncalvo occorre «vietare la cessione dei prodotti agricoli con prezzi inferiori ai costi di produzione, fermare le aste a doppio ribasso che provocano pesanti distorsioni e speculazioni lungo la filiera, prevedere l’etichettatura obbligatoria per l’ortofrutta trasformata e rimuovere il segreto di Stato sulle importazioni». È inoltre necessaria una profonda rivisitazione del sistema assicurativo vigente nel settore frutticolo: «In una fase in cui l’industria non ritira più il prodotto destinato alla trasformazione, i frutticoltori si vedono comunque costretti a raccoglierlo per non abbassare la resa dell’appezzamento, utilizzata come riferimento di media produttiva per la campagna assicurativa dell’anno successivo».

Infine, occorre allineare le normative e le condizioni di mercato all’interno dell’Unione europea, bloccare l’import dei prodotti extraeuropei trattati con pesticidi vietati in Italia e raccolti con lo sfruttamento dei lavoratori e aprire nuovi sbocchi di mercato a livello internazionale

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speciale

Da Cherasco alla Provincia di Cuneo castelli e palazzi aperti al pubblico

"Castelli Aperti"

Con , si visitano i monumenti del Piemonte meridionale Da tanti anni ormai il circuito dei “Castelli aperti” accompagna turisti e visitatori nelle residenze più belle delle province di ASTI, CUNEO ed ALESSANDRIA 20

A dire il vero ci sono anche altre strutture interne a questo importante circuito culturale anche al di fuori dal Piemonte del sud, ma il cuore resta nella zona collinare e montana meridionale del Piemonte, davvero ricco di palazzi storici con tesori d’arte e cultura inestimabili, che possono essere visitati a partire dalla primavera fino al mese di novembre. Il patrimonio è così ampio che esaurirlo con un solo articolo sarebbe riduttivo. Su questo numero abbiamo così deciso di dedicare la nostra attenzione a una parte delle strutture aperte al pubblico, in importanti centri della Provincia Granda, da Cherasco a Fossano a Savigliano.

I beni coinvolti sono sia pubblici, che privati, questi ultimi dunque di non facile accessibilità al di fuori della rassegna di “Castelli aperti”.

L’iniziativa funziona dal 1996 e coinvolge la Regione Piemonte insieme alle Province di Asti, Cuneo e Alessandria. Per rendere più concreto l’impegno sulla valorizzare l’arte e la cultura italiana è nata l’associazione “Amici di Castelli Aperti” che si pone come obiettivo la creazione di un forte network di valorizzazione e di promozione di beni culturali.

I castelli e le strutture storiche hanno date di apertura variabile, che normalmente sono ad ogni fine settimana.

Segnaleremo comunque per ogni palazzo gli orari di apertura previsti fra settembre e ottobre.

Iniziamo il nostro percorso da Cherasco, splendida cit-

speciale tadina nel territorio di Bra e Alba (più vicino alla prima), ricca di cultura e con un centro storico che è davvero un piccolo gioiello. In questo centro le strutture storiche interne al circuito di Castelli aperti, sono ben due, Palazzo Salmatoris e Palazzo Gotti di Salerano.

Il primo, Palazzo Salmatoris, è stato letteralmente al centro della storia piemontese e non solo, un luogo che ha ospitato eventi importanti fin dalla sua fondazione, avvenuta nel 1620 su iniziativa di Giovanni di Audino Salmatoris, nobile locale del tempo.

Palazzo Salmatoris - Cherasco

E’ stata una residenza molto apprezzata dai Savoia visto che ha ospitato Vittorio Amedeo I e sua moglie Cristina di Francia nel 1631 nel momento in cui cercavano riparo dalla epidemia di peste che dilagava nella Regione. Al suo interno nel 1706 è stata ospitata, all’interno della “Saletta del silenzio”, la Sacra Sindone per paura che finisse nelle mani dei francesi nel corso di un conflitto particolarmente delicato per le sorti del governo dei Savoia. Inoltre il palazzo è anche noto come “Palazzo della Pace” perché nel 1796 vide la firma dell’armistizio di Cherasco tra Napoleone e il Regno sabaudo. Alla metà dell’Ottocento è stato acquistato dalla famiglia Paoletti del Melle di Busca che ha avviato un importante restauro chiamando i migliori artigiani ed artisti dell’epoca. Oggi è proprietà del Comune ed è un importante centro culturale ed artistico, la sede delle mostre più prestigiose organiz-

zate dal Comune. Lo spazio espositivo include tutto il piano nobile e prosegue nelle soffitte completamente ristrutturate. L’ampio scalone che da terra porta al piano nobile è in pietra, di epoca ottocentesca. Visitabile anche la “saletta del silenzio” che è ormai conosciuta come “sala della Sindone”. La struttura è aperta alle visite tutte le domeniche di settembre e ottobre.

L’altra residenza di Cherasco interna al circuito di Castelli aperti è Palazzo Gotti di Salerano, che è sede del Museo civico Adriani. Anche in questo caso il fascino della visita è doppio, legato al luogo e al suo contenuto. Costruito nella seconda metà del Seicento, è caratterizzato da una facciata molto semplice nella quale spicca il monumentale, artistico, portale a due colonne nel cui timpano campeggia lo stemma dei Gotti, ramo piemontese di un casato nato a Volterra in età alto medievale. All’interno sono particolarmente apprezzabili gli affreschi di Sebastiano Taricco (Cherasco 1641 – Torino 1710), un artista di grande importanza nella sua epoca. Il pittore ha illustrato il tema della sapienza umana in una serie di quadroni, ovali e cornici inserite in un colonnato prospettico, arricchito da tendaggi purpurei, su cui si affacciano tanti putti e tante allegorie in un discorso culturale legato alla cultura del tempo.

Gli affreschi, che sono da collocarsi nel penultimo decennio del Seicento, continuano in varie sale, presentando la Rivelazione come superamento della filosofia e dei suoi limiti umani, per finire col tema del sonno (Alcova) e con gli Evangelisti (Pregadio). Una saletta della sezione archeologica reca nella volta lo stemma “matrimoniale” dei Gotti e dei Ratti a segnalare un’alleanza familiare che probabilmente fu alla base del progetto della decorazione.

Anche il museo civico interno all’edificio ha una sua storia, è piuttosto antico infatti. Risale a Giovan Battista Adriani che si ritirò a Cherasco alla fine degli anni ‘60 dell’Ottocento, portando con le sue preziose collezioni. Le sue personali preferenze lo portavano ad amare soprattutto il libro e le monete, ma la sua curiosità non trascurava nulla. Maturò in lui il proposito di una donazione ai Cheraschesi di tutte le sue raccolte, l’idea si concretizzò nell’atto notarile di donazione, steso il 18 febbraio 1898. Il suo museo è diventato subito accessibile, pur restando nell’abitazione privata del donatore, morto poi nel 1905. Dal 1908 la raccolta si trova a Palazzo Gotti.

Il museo si articola inizialmente in due sale con materiale archeologico, soprattutto romano e di provenienza locale (vasi, vetri, urne cinerarie, unguentari, bronzetti, lucernette, epigrafi).

Il “salone della Sapienza” contiene un lapidario cheraschese (stemmi, iscrizioni dedicatorie, capitelli romani-

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speciale ci, decorazioni architettoniche), una collezione di sigilli papali, religiosi e laici medievali e moderni, una serie di medaglioni e medaglie dal Quattro al Settecento, una collezione di manoscritti autografi.

Nella quarta sala (della “Grazia”) e nella quinta (Alcova) sono esposti, alle pareti, quadri ad olio, acquerelli e stampe dal ‘600 all’800 e, nelle bacheche, insieme alle testimonianze relative a Giuseppe Vayra e a Salvatore Vitale, una ricca collezione di medaglie.

La sala Pregadio è ornata da una tavola quattrocentesca della Madonna con Bambino e Sante (attribuita ad Agostino Bianchettida) una Giuditta (attribuita a Caravoglia). La settima sala contiene mobili e documenti cheraschesi. L’ottava è dedicata ancora a mobili, stampe, disegni di interesse cheraschese o piemontese. Infine l’ultima sala, nell’ala nord del palazzo, è dedicata ad una parziale esposizione della collezione numismatica di Adriani, che conta all’incirca 12 mila pezzi. Anche Palazzo Gotti è aperto tutte le domeniche di settembre e ottobre.

di Acaja con cui cercò di conquistare un potentato in Gracia, ma fallì nel suo intento.

Per questo la sua attenzione si è concentrata sul Piemonte, dove nacque il Principato di Acaja, con alterne fortune. Il centro era Pinerolo, ma dal 1314 Fossano diventò il suo secondo centro importante.

Sul sito del castello esisteva già un baluardo di difesa, la “bicocca”, costruito poco dopo il 1236.

Un primo ampliamento dell’edificio risale al 1324. Le parti essenziali furono terminate nel 1332 e la struttura si presentava a pianta quadrata perfettamente regolare e con torri quadrangolari agli spigoli.

Con l’estinzione della famiglia Acaja, il castello di Fossano passò ai Savoia e venne trasformato dal duca Amedeo d’Aosta in un’elegante residenza, destinata ad accogliere la corte e il governo ducale. Nel Cinquecento furono realizzati ulteriori ristrutturazioni per renderlo ancora più confortevole. Risalgono a quegli anni le decorazioni interne di Giovanni Caracca. Fu quindi tra i secoli XVI e XVII il maniero attraversò il periodo più

Palazzo Gotti di Salerano - Cherasco

A Fossano il centro della città è caratterizzato da un castello storico dal volto austero e massiccio. Si tratta del Castello dei Principi di Acaja.

La nascita del palazzo risale al 1314 e all’iniziativa di Filippo d’Acaja, uno dei principali esponenti della famiglia Acaja, ramo cadetto dei Savoia che ha conquistato il centro della scena politica piemontese nel corso di un secolo.

La dinastia è nata dal matrimonio fra Filippo I di Savoia e Isabella di Villehardouin nel 1298, in questo modo l’ambizioso uomo politico acquisiva il titolo di Principe

florido, quando anche la Madama Reale Cristina di Francia vi abitò: fu abbellito con stucchi e dipinti, oggi quasi del tutto perduti, mentre due torri furono rivisitate con l’aggiunta di gallerie belvedere. Nel Seicento quando il castello fu trasformato in carcere. Fu allora che i grandi saloni furono trasformati in piccole celle.

Nel 1689 nelle nelle sue celle 1.800 valdesi, a causa delle persecuzioni religiose, furono rinchiusi e morirono di stenti. Nell’Ottocento il castello divenne caserma militare e in seguito sede di una scuola di veterinaria.

Nella seconda metà del Novecento si intrapresero i

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speciale lavori di recupero e la fortezza degli Acaja fu adibita a sede della Biblioteca civica e dell’Archivio di Stato, ritornando agli antichi splendori.

La visita guidata, partendo dal cortile e attraversando le ampie sale, dal 1985 occupate dalla Biblioteca Civica, arriva alla Sala delle Grottesche, affrescata da Giovanni Caracca; la visita termina con la salita ad una torre panoramica. Anche il Castello dei Principi di Acaja è aperto tutte le domeniche di settembre e ottobre.

Un altro grande centro della Provincia di Cuneo è Savigliano che ospita, nel circuito dei “Castelli aperti”, il Museo civico Antonio Olmo. Si trova nel cuore del centro storico nell’antico convento di San Francesco, struttura secentesca disposta su due piani, con un armonioso chiostro affrescato.

Il museo ospita reperti archeologici, raccolte d’arte dalla fine del XV secolo all’arte contemporanea; importanti donazioni private, come la raccolta di dipinti, mobili e sculture del casato Pensa di Marsaglia;

completamente accessibile a disabili motori si possono ammirare le collezioni archeologiche, l’antica farmacia ospedaliera, il Refettorio dei frati, ora sede di mostre, la Gipsoteca Davide Calandra. Al primo piano ci sono la pinacoteca, la donazione Pensa, sculture e dipinti di epoca compresa fra i secoli XVI e XVIII di artisti della scuola saviglianese; la collezione Attilio Bonino, la donazione Milanollo; la sezione “Arte programmata e sperimentale” dedicata ai movimenti artistici dell’inizio anni ‘70.

Anche per il museo saviglianese aperture tutte le domeniche di settembre e ottobre.

Sempre nella stessa zona, a Monasterolo si trova un castello meno celebre, ma non per questo meno bello.

Le prime citazioni di questo centro risalgono al 907 e il nome deriva da un monastero benedettino, attorno a cui si formò il centro abitato.

La nascita del maniero risale al 1241 ed è attribuita all’iniziativa di Raimondo e Ottone Boverio, capostipiti dei Marchesi di Busca delle Langhe e di Rossana.

Castello dei Principi di Acaja

la donazione dei souvenirs di epoca romantica dalle trionfali tournées delle violiniste saviglianesi Milanollo; la raccolta di dipinti di fine Ottocento ed inizio Novecento del collezionista Attilio Bonino; poi ci sono le sale che ricostruiscono l’antica Farmacia Ospedaliera dell’Ospedale SS. Annunziata di Savigliano; da segnalare infine la Gipsoteca Davide Calandra con calchi, bozzetti, modelli in gesso e terracotta dello scultore torinese morto nel 1915 (fra cui il calco del Fregio dell’Aula di Montecitorio a Roma).

La visita è sempre accompagnata. Al piano terreno,

Distrutto durante le guerre del 1357-1363, il castello venne ricostruito dai Marchesi di Saluzzo. Risale infatti a questo periodo la massiccia struttura contemporanea, nonché le tre torrette angolari e la torre cilindrica di sud-ovest, unitamente al fossato perimetrale ed alla porta del “Rivellino”.

Nel 1378 fu acquistato dai Solaro di Asti e iniziò così il casato dei Solaro di Monasterolo, poi conti nel Seicento.

Nella primavera del 1630, l’esercito del cardinale Richelieu installò il campo a Monasterolo, in guerra con

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speciale il duca sabaudo Carlo Emanuele I. Il maniero dal Quattrocento al Settecento fu soggetto a numerosi lavori di ristrutturazione per ingentilire l’edificio.

Nel Novecento, la contessa Maria Solaro di Monasterolo, alienò il castello al comune di Monasterolo (1928). La visita attraversa gli ambienti tipici di una “delizia di campagna”.

I soffitti a cassettoni intagliati e policromi dei due saloni al primo piano risalgono all’inizio del Seicento.

Le decorazioni rococò dei saloni al piano rialzato e

la costruzione del padiglione nord del castello si riallacciano al secolo successivo, come l’apertura dell’ingresso sulla piazza.

Da menzionare la “sala d’oro”, per le cesellature e per le sei tele esposte, raffiguranti mazzi di fiori e i busti di due donne. Risale a inizio Ottocento l’ala rivolta a nord-ovest che completa la facciata. Il maniero è aperto al pubblico il 15 settembre e il 13 ottobre.

Un altro edificio storico di grande importanza in Provincia di Cuneo è il Filatoio di Caraglio, oggi importante sede per mostre d’arte contemporanea.

Filatoio di Caraglio Si tratta di una delle fabbriche di seta più antiche d’Europa, costruita in due anni dal 1676 al 1678. Nacque su iniziativa di Giò Girolamo Galleani, imprenditore torinese e figlio di Giovanni Francesco, che, qualche anno prima, aveva introdotto in Piemonte il torcitoio circolare ad energia idraulica.

Questi adottò lo stesso criterio per la costruzione del filatoio annettendo ai locali per la produzione, anche gli ambienti residenziali. Il Filatoio si avviò alla decadenza produttiva all’inizio del ‘900.

Chiuso definitivamente alla vigilia della seconda guerra mondiale, è stato recentemente restaurato. Sono stati ricostruiti gli ambienti produttivi e gli ambienti abitativi.

Una parte del complesso ospita il Museo del Setificio Piemontese, che propone mostre temporanee sul tema della seta e dei tessuti, mentre una parte è adibita ad area espositiva per l’allestimento di mostre sull’arte moderna e contemporanea.

Museo civico Antonio Olmo - Savigliano

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Castello del Roccolo - Busca

speciale

Castello Monasterolo - Savigliano

Durante la visita si possono vedere gli imponenti torcitoi da seta, il filatoio, la filanda e gli ambienti abitativi.

La visita alle mostre temporanee di arte contemporanea è invece libera (possibilità di biglietto singolo o cumulativo con il museo). E’ aperto dal giovedì al sabato e nei festivi da aprile fino alla fine di dicembre.

Un altro gioiello architettonico della Granda è il castello del Roccolo di Busca, il cui nome deriva dai “roccoli”, le reti utilizzate nella caccia agli uccelli di piccola taglia. Nel 1831 fu acquistato dal marchese Roberto Tapparelli d’Azeglio che lo riedificò e trasformò secondo il gusto neogotico promosso dalla corte sabauda e in voga quell’epoca anche nel territorio saluzzese.

Vicino alla residenza è stata edificata una cappella, terminata nel 1842, mentre nella parte del parco antistante il castello è stata edificata la monumentale struttura delle Serre, realizzata tra il 1846 e il 1850.

Il maniero ha anche ospitato personaggi illustri quali Silvio Pellico, il re Umberto I e la Regina Margherita.

L’esterno è un insieme armonico di archi moreschi, merli ghibellini, rosoni e decorazioni floreali. È circondato da uno splendido parco di 500.000 metri quadri concepito secondo i canoni del giardino romantico. Il parco, che ha visto interventi del noto paesaggista Xavier Kurten, è percorso da numerosi sentieri, grotte, statue, ripari e punti panoramici.

La visita include la facciata, le torri, il lato nord, il salone centrale, la sala da pranzo e il loggiato.

A seguire la cappella con pregevoli arredi e decorazioni, le serre monumentali, il parco e il laghetto. Apertura il 15 settembre e il 6 e 20 ottobre.

Castelli aperti permette a tutti di scoprire alcuni gioielli sparsi sul territorio della Provincia di Cuneo, Asti e non solo.

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sport

Il Corneliano Roero annuncia una squadra di calcio di ragazzi affetti da autismo

Lo SPORT può essere un

sogno

davvero per TUTTI

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E’ stata davvero speciale la giornata di domenica 25 agosto a Corneliano per una festa dello sport significativa, grazie alla novità annunciata dall’associazione che l’ha organizzata, ovvero il Corneliano Roero, la squadra di calcio del paese langarolo. Al di là della giornata dedicata a tante attività sportive organizzate sul territorio roerino e langarolo, c’è stata l’importante notizia della nascita fra le compagini della squadra di calcio del Corneliano Roero di un team formato da ragazzi affetti da autismo.

E’ stata comunque una giornata di sport a tutto tondo, non solo dedicata al calcio, con la presenza di numerose società sportive della zona che hanno presentato le loro attività e proposto dimostrazioni. Lo sport può essere un’attività capace di far superare barriere e di trasmettere valori importanti come la collaborazione, la correttezza e il reciproco sostegno e la giornata di Corneliano lo ha dimostrato in maniera sostanziale.

L’evento è stato patrocinato dal Comune.

Le attività si sono svolte allo stadio comunale del paese. A partire dalle 11 c’è stata l’esposizione delle macchine agricole Cassinelli e di Automobili New Cars group, sponsor dell’evento, in concomitanza con l’aperitivo con soma d’aj e bruschette.

Nel pomeriggio, a partire dalle 15, si sono svolte le esibizioni dei gruppo sportivi presenti: la prima è stata quella del Buyukan Judo. Fra le 15.30 e le 18 c’è stato il triangolare di calcio con Stella Maris, Sommariva Perno e Corneliano Roero. A seguire la presentazione delle squadre del settore giovanile del sodalizio di casa e alle 18.30 la premiazione del torneo. Contemporaneamente è iniziata l'esibizione di una palestra della zona.

Per concludere fra le 19 e le 22.30, la cena dell'amicizia, con menù a base di street food o menu tradizionale. Inoltre per tutta la giornata non è mancata la ricerca guidata del tartufo in bici grazie all’associazione Freelangher.

Ma il momento più emozionante è stato certamente quello della presentazione di una squadra di calcio di ragazzi autistici, organizzata dal Corneliano Roero, dotata di attrezzature e tecnici specializzati e iscritta al campionato si tratta di giovani della comunità Villa Ot-

sport tavia di Piobesi d’Alba, sede distaccata del Centro Riabilitativo Ferrero di Alba.

Ce ne parla Daniele Sobrero, presidente della squadra di Corneliano, molto soddisfatto per l’esito della giornata: «E’ stata una bella festa di tante discipline sportive e nella quale abbiamo anche organizzato la dimostrazione simulata di ricerca del tartufo, dunque una giornata nella quale c’è stata la valorizzazione del territorio e dei suoi sapori. Sul palco era stato allestito un palco che riportava un motto per noi molto significativo: “Camminando sopra un sogno... chiamato sport”.

Questo sogno vogliamo offrirlo ai ragazzi di questa squadra speciale a cui abbiamo lavorato da tempo e che abbiamo presentato proprio in questa giornata speciale.

Questo progetto di inorgoglisce e tocca profondamente.

Per loro si tratta dei primi test importanti e ogni passo è una conquista.

Abbiamo chiamato tecnici e esperti per rendere possibile questa esperienza con un lavoro specifico. Per loro è importante costruire il gioco di squadra. Inizia un grande sogno, come indicato durante la manifestazione.

Ho tenuto nei giorni precedenti la notizia riservata perché non volevo ci fosse eccessiva pubblicità. Dopo la manifestazione c’è stata una grande attenzione verso questa iniziativa, da parte di tutti i mezzi di informazione, sia quelli locali, ma anche quelli più importanti, soprattutto in ambito sportivo.

Si tratta di un progetto originale, non sono a conoscenza di squadre del genere almeno nella nostra zona».

Alla manifestazione, oltre la sindaca Alessandra Balbo, era presente il presidente della Regione Piemonte Alberto Cirio e il senatore di Forza Italia Marco Perosino.

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territorio

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A Palazzo Mazzetti in mostra i GRANDI dell' Impressionismo

F. Carosso, M. Rasero, V. Sgarbi, A. Tapie, M. Sacco

Monet, Renoir, Delacroix e altri per svelare la bellezza della Normandia Dopo il successo riscontrato dalla mostra “Chagall. Colore e magia” conclusasi il 3 febbraio con il lusinghiero bilancio di ben 46.908 visitatori, grazie ad un progetto condiviso con Vittorio Sgarbi, torna a Palazzo Mazzetti ad Asti un’importante mostra dal respiro internazionale, che si inaugura il 13 settembre. Verrà esporsto un eccezionale patrimonio di 75 opere che racconta il movimento impressionista e i suoi stretti legami con la Normandia. Protagonista un nome di punta del mov imento artistico fracese, Monet, ma anche altri grandi artisti sul palcoscenico di questa terra, come Renoir, Delacroix e Courbet che insieme a molti altri hanno colto l’immediatezza e la vitalità del paesaggio imprimendo sulla tela gli umori del cielo, lo scintillio dell’acqua, lo splendore delle valli verdeggianti della Normandia, culla dell’Impressionismo.

Dunque la mostra racconta non solo un movimento artistico impotantissimo, che ha profondamente influenzato l’arte ottocentesca, ma anche un territorio, una precisa area geografica, fonte di ispirazione di questi pittori, in un legame molto profondo.

Non solo dunque un’esposizione di quadri, seppur preziosi e di grande valore, ma anche e soprattutto un momento di riflessione su diversi temi, com e la luce, il colore, la tecnica, il ricordo, la memoria, la pittura, il tempo, le trasformazioni, l’ecologia.

Grazie alla Fondazione Asti Musei, la mostra “Monet e gli impressionisti in Normandia. Capolavori dalla Collezione Peindre en Normandie” curata da Alain Tapié, ripercorre le tappe salienti della celebre corrente artistica: opere come Falesie a Dieppe (1834) di Delacroix, La spiaggia a Trouville (1865) di Courbet, Camille sulla spiaggia (1870) e Barche sulla spiaggia di Étretat (1883) di Monet, Tramonto, veduta

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di Guernesey (1893) di Renoir - tra i capolavori presenti in mostra - raccontano gli scambi, i confronti e le collaborazioni tra i più grandi dell’epoca che - immersi in una natura folgorante dai colori intensi e dai panorami scintillanti - hanno conferito alla Normandia l’immagine emblematica del piacere della pittura.

Il programma espositivo si concentra soprattutto sul patrimonio della “Collezione Peindre en Normandie”, una delle più rappresentative del periodo impressionista, insieme a opere provenienti dal “Musée Alphonse-Georges-Poulain” di Vernon, dal “Musée Marmottan Monet” di Parigi e dalla “Fondazione Bemberg” di Tolosa. Furono in primo luogo gli acquarellisti inglesi come Turner e Parkes che, attraversata la Manica per abbandonarsi allo studio di paesaggi, trasmisero la loro capacità di tradurre la verità e la vitalità naturale ai pittori francesi.

Gli inglesi parlano della Normandia, della sua luce, delle sue forme ricche che esaltano l’esperienza visiva e i sensi. Luoghi come Dieppe, l’estuario della Senna, Le Havre, la spiaggia di Trouville, il litorale da Honfleur a Deauville, il porto di Fécamp - rappresentati nelle opere in mostra a Palazzo Mazzetti - diventano fonte di opere artistiche di grande potenza, dove i microcosmi generati dal vento, dal mare e dalla bruma possiedono una personalità fisica, intensa ed espressiva, che i pittori francesi giungono ad afferrare dipingendo en plein air, una delle peculiarità del movimento impressionista. L’importante museo astigiano ha preparato una serie di percorsi differenti a seconda dell’età perché la visita all’esposizione possa arricchire tutti gli spettatori.

Dunque gli adulti troveranno un’esposizione per scoprire, attraverso le opere degli artisti presenti, la Normandia come terra

delle rive e delle campagne, luogo affascinante per artisti locali e oltre Manica fin dai primi anni del XIX secolo.

Dalle marine di piccole dimensioni del paesaggista Eugène Boudin, dipinte esclusivamente all’aria aperta, all’olandese Johan Barthold Jongkind, capace di catturare gli effetti del vento e delle diverse condizioni atmosferiche, fino a comprendere artisti di valori e ispirazioni differenti, tutti riuniti insieme in uno straordinario ideale viaggio di ricerca e sperimentazione.

Ci sono poi le visite dedicati a bambini e ragazzi, cui Palazzo Mazzetti dedica da sempre grande attenzione. In questi casi l’obiettivo della visita sarà fornire agli alunni gli strumenti per leggere, comprendere e riconoscere il modus operandi degli artisti presentati. Gli alunni saranno avvicinati alle immagini per riconoscere, nel testo iconicovisivo, gli elementi essenziali della forma, del linguaggio, della tecnica e dello stile di un singolo artista per comprenderne il messaggio e la funzione.

Linguaggio, metodologia di lavoro e contenuti saranno adeguati in base all’età dei destinatari, con visite diversificate per la scuola dell’infanzia e primaria e per la secondaria. Non mancherà un laboratorio destinato ai più piccoli per imparare divertendosi.

«Sulla scia dello strepitoso successo ottenuto con la mostra “Chagall. Colore e Magia”, Fondazione Asti Musei prosegue il proprio percorso, unitamente al Comune di Asti e alla Regione Piemonte, per consentire ad Asti – dichiara Mario Sacco, Presidente Fondazione Asti Musei – di ergersi a città internazionale della cultura. La mostra “Monet e gli impressionisti in Normandia”, approda a Palazzo Mazzetti, dopo aver sostato a Memphis (USA), in Giappone, in Croazia,

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Claude Monet (Parigi 1840 – 1926 Giverny) Etrétat, 1864 circa Caen, Collection Association Peindre en Normandie

Charles Angrand (Criquetot-sur-Oucille 1854 – 1926 Rouen) Il Ponte di Pietra a Rouen, 1881 Caen, Collection Association Peindre en Normandie

Claude Monet (Parigi 1840 – 1926 Giverny) Barche sulla spiaggia di Etrétat, 1883 Tolosa, Fondation Bemberg

www.terraetradizione.com in Slovenia, in Polonia, a Münster in Germania e nei Paesi scandinavi e baltici: un onore e un orgoglio per la nostra città poter ospitare un’esposizione di altissimo valore artistico e culturale. Il progetto, condiviso con il prof. Vittorio Sgarbi, è stato realizzato grazie alla proficua e fattiva sinergia con gli Enti del territorio e alla collaborazione con Ponte –Organisation für kulturelles Management GmbH. Le opere, ben 75 dipinti, provengono in gran parte dalla Collezione Peindre en Normandie, ma anche dal Musée Alphonse-Georges-Poulain di Vernon, dal Musée Marmottan di Parigi e dalla Fondazione Bemberg di Tolosa e sono state armoniosamente amalgamate dal curatore Alain Tapié. Per la prima volta ad Asti sarà possibile ammirare tele di Monet, Renoir, Courbet, Bonnard, Morisot: una mostra che racconta il percorso e gli scambi dei più “grandi” dell’epoca che hanno reso la Normandia la dolce culla del movimento esaltandone gli aspetti paesaggistici e naturalistici. Sono certo che la grande affluenza di pubblico che giungerà nel nostro territorio, oltre ad essere motivo di lustro per gli astigiani, sarà elemento di sviluppo e di incremento per il turismo, favorendo, così, la crescita dell’intero sistema Langhe, Monferrato e Roero.Desidero porgere un sentito ringraziamento al Gruppo Cassa di Risparmio di Asti che ha deciso di unirsi e di accompagnarci in questo percorso impegnativo ed ambizioso che trascinerà Asti e le nostre meravigliose colline in giro per il mondo. Il sogno iniziato con Chagall si immerge nelle acque cristalline del dipinto “Bateaux sur la plage a l’Étretat” di Monet».

«Una mostra dedicata a Claude Monet e ai pittori attivi in Normandia nell’epoca dell’Impressionismo – dichiara Maurizio Rasero, Sindaco di Asti – costituisce un altro appuntamento straordinario con l’arte e ribadisce l’importanza di Asti nel circuito delle grandi esposizioni internazionali.

La mostra dedicata all’Impressionismo e al paesaggio normanno approda nella nostra città dopo quella dedicata a Marc Chagall, che ha riscosso grande successo nei mesi scorsi. L’esposizione racconta la nascita e i fasti della pittura impressionista, partendo dai luoghi d’incontro dei celebri artisti, soffermandosi sulla vita ai bordi del mare, sulla villeggiatura per proseguire lungo la Senna e all’interno della regione francese. A nome dell’Amministrazione cittadina e degli Astigiani rivolgo un ringraziamento particolare allaFondazione Cassa di Risparmio di Asti, con la quale il Comune condivide un forte impegno nel settore arte e cultura che ha già dato risultati significativi nell’ambito del progetto di valorizzazione dei beni culturali che ha dato origine alla Fondazione Asti Musei. Sono certo che anche questa esposizione sarà, di nuovo, motore per lo sviluppo turistico, per la promozione della città e dei suoi musei».

L’esposizione resterà aperta fino al 16 febbraio del 2020. Il costo del biglietto è di 13 euro intero, 10 ridotto 8 euro per i componente delle scolaresche oltre i 6 anni, e per i gruppi di adulti costituiti da un minimo di 15 persone a un massimo di 25.

Per informazioni e prenotazioni si possono consultare i siti internet

www.astimonet.it e www.fondazioneastimusei.it.

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Moncalvo

F i e r a Nazionale del Tartufo

o, la v l a c n A Mo ale n o i z a N Fiera il esalta nco bia o f u t r a T rrino Monfe

Vetrina per la gastronomia di alta qualità grazie anche alla rassegna delle cene di novembre 30

Giunge quest’anno alla 65ª edizione la Fiera del Tartufo di Moncalvo che presenta il meglio della cucina del suo territorio con protagonista naturalmente il Tartufo Bianco di Moncalvo nell’arco di due fine settimana, quelli del 20 e del 27 ottobre. Un appuntamento molto atteso in tutto il territorio anche perché la fiera di Moncalvo, di livello nazionale, propone rigorosamente le trifole autoctone, provenienti dal territorio comunale e da quello monferrino. Una cura per il prodotto che la rende un appuntamento particolarmente apprezzato dai turisti italiani e provenienti da tutto il mondo.

Il programma prevede l’apertura del mercatino dei Tartufi e dei prodotti tipici enogastronomici già a partire da sabato 19 ottobre, verrà allestito fra le 8 e le 19.

L’inaugurazione è fissata alle 9 di domenica 20, seguita dall’apertura delle iscrizioni degli espositori. Sono due i concorsi che si ripeteranno nelle due domeniche della Fiera: quello per l’esemplare singolo che assegna al terzo una coppa offerta dalla Cr Asti e 75 euro, al secondo la coppa con 100 euro e al primo, il Trofeo Città di Moncalvo “Tartufo d’oro” e 200 euro. Il secondo premio è assegnato a trifulau e commercianti, con le coppe offerte dalla banca Cr Asti e le somme di 75

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euro per il terzo classificato, 100 per il secondo e 150 per il primo.

Alle 10 è prevista l’esposizione delle opere vincitrici del concorso del 22 settembre a cura del Gam (Gruppo artisti Moncalvesi). Alle 11.30 ci sarà la chiusura delle iscrizioni e la riunione della Commissione giudicatrice; alle 12.30 la consegna dei premi del concorso, seguita alle 13 dal pranzo presso la sede della Pro loco con degustazioni enogastronomiche presso gli stand. Inoltre fra le 10 e le 18 al Museo Civico si potrà ammirare la mostra dedicata allo scultore di fama internazionale Walter Morando, le visite guidate partiranno davanti all’ingresso del teatro civico alle 11 e alle 15.

Alle 16.30 sempre al teatro civico la commedia “Colpo di fulmine” del gruppo Siparietto Laps, spettacolo di beneficenza a ingresso libero organizzato dal Comune e da “We Care Onlus” che si impegna per la lotta alle malattie veneree in Uganda.

Nel corso della giornata naturalmente sarà allestito il mercatino dei tartufi, dei prodotti tipici e dell’artigianato locale, con degustazioni enogastronomiche. Inoltre presso la sede del Gruppo Alpini sarà possibile pranzare al costo di 35 euro.

- Prenotazioni al numero 328/3543466 Anche il fine settimana compreso fra sabatol 26 e domenica 27 ottobre si ripeterà in questo modo seguendo un programma ormai consolidato nel tempo e diventato attesa consuetudine.

I premi in lizza nell’ultima domenica di ottobre sono sempre per due categorie: per l’esemplare singolo a cui sarà assegnato lo “Zappino d’argento”, insieme agli altri riconoscimenti per gli altri due posti del podio e quelli per trifulau e commercianti, con lo stesso ammontare del primo fine settimana.

Un appuntamento che i trifulau attendono tutto l’anno per ottenere il giusto riconoscimento ai loro sforzi nella ricerca del tartufo che si protrae di solito fra la fine di settembre e la prima metà di gennaio dell’anno successivo. È anche previsto un servizio di bus navetta gratuito fra i parcheggi e la piazza.

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territorio Nelle due domeniche di fiera la Pro loco di Moncalvo propone il pranzo in sede alle 12.30 con posti limitati, chi desidera partecipare deve prenotarsi telefonando al numero 388 6466361 o scrivendo una mail a: info@prolocomoncalvo.it. Il menu prevede Peperone con acciughe e bagnetto, Carne cruda di Fassone Piemontese con tartufo nero, Insalata russa della “Gina”, Fagottini funghi e tartufo, Torta salata ai porri, Vol-au-vent con crema ai funghi, Agnolotti De.Co. ai tre arrosti, Brasato di manzo al Barbera con patate e carote, Bonèt, Bacio al mascarpone e cocco, Crema al Moscato con melograno.

Tutto accompagnato dalla Barbera della Cantina sociale “Settecolli” di Moncalvo.

Il prezzo è di 35 euro a persona.

Inoltre nel padiglione centrale in piazza Carlo Alberto non mancheranno le degustazioni di specialità al tartufo e non, con agnolotti monferrini, uova al tegamino, bonet e altro ancora.

Per restare in ambito gastronomico alla Fiera del Tartufo di Moncalvo si accompagna ormai da tempo la rassegna della cucina al Tartufo Bianco di Moncalvo e del territorio Monferrino. Per gli appassionati dei migliori sapori piemontesi un appuntamento davvero importante che quest’anno giunge all’edizione numero 34.

Nei fine settimana successivi alla fiera i ristoranti della zona, non solo di Moncalvo, prepareranno i loro migliori menu con protagonista assoluto il tartufo bianco. Così tutto il mese di novembre diventa un periodo privilegiato per gustare la migliore cucina monferrina accompagnata dai vini di pregio del territorio.

Marisa Garino, presidente della fiera nazionale del Tartufo descrive le caratteristiche salienti della manifestazione: «Il programma della nostra Fiera nazionale è ormai consolidato nel tempo da una lunga tradizione.

Speriamo che ci siano buoni tartufi quest’anno, purtroppo l’estate è stata abbastanza scarsa di precipitazioni anche se poi nell’ultimo periodo di agosto la pioggia è tornata. Alla nostra fiera presentiamo solo tartufi cresciuti sul nostro territorio, nel Monferrato, si tratta di esemplari autoctroni individuati dai nostri trifolao, che poi li presentano con orgoglio durante la fiera.

Il Monferrato è una terra vocata per la nascita di questo frutto prezioso della gastronomia, e alla Fiera si possono trovare solo gli esemplari individuati qui. Il nostro sforzo nel corso dell’anno è quello di rendere il territorio sempre più vocato in questo senso attraverso la piantumazione di piante tartufigene che stanno crescendo di numero. In questo stiamo investendo molto. Anche per la fama guadaganata dalla sua cotante ricerca della qualità la nostra fiera è diventata un punto di riferimento per gli espositori provenienti da tutta la penisola.

Si tratta di una fiera nazionale e arrivano prodotti da tutte le regioni d’Italia a proporre le eccellenze di ogni territorio.

La nostra visibilità sta cerscendo sempre di più anche utilizzando i canali di internet e dei social network, stiamo potenziando la comunicazione in questa direzione e i nostri sforzi sono premiati dalla sempre maggiore presenza di turisti italiani e stranieri.

Anche i ristoranti del territorio scommettono sulla Fiera

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www.terraetradizione.com così anche quest’anno ci sarà la rassegna gastronomica del mese di novembre, un appuntamento su cui i locali di ristorazione di Moncalvo e della zona scommettono come trampolino di lancio per proporre i loro menu di alta qualità. In questa cene infatti ci devono essere almeno tre piatti al Tartufo bianco del nostro territorio. Anche per questo si tratta di appuntamenti ambiti dai buongustai più raffinati».

Il sindaco di Moncalvo Christian Orecchia, neo eletto dopo le elezioni della fine di maggio commenta: «Sono davvero emozionato all’idea di vivere questa 65ª fiera del Tartufo nelle vesti di sindaco. Ironia della sorte solo l’anno scorso interpretavo la parte del sindaco durante la sfilata delle Sagre di Asti e dividevo il carro proprio con Marisa, il tema della sfilata era appunto la fiera del tartufo.

L’ambientazione era chiaramente quella del secondo dopoguerra quindi immaginavamo di essere alla prima edizione del 1954. Chissà com’era diversa la fiera allora, nemmeno i miei genitori erano ancora nati in quella data. E ora eccoci ad interpretare questi ruoli nella vita reale. La fiera è senza dubbio una delle più importanti manifestazioni del calendario moncalvese, insieme a quella del Bue Grasso di Dicembre e alle Cucine Monferrine in Giugno.

In queste occasioni i riflettori si accendono sulla grande attrazione del nostro territorio, le eccellenze enogastronomiche.

I turisti vengono per mangiare e bere bene e sono sicuro che anche quest’anno saranno tutti accontentati vista la ricca offerta della “34° Rassegna della cucina al Tartufo bianco di Moncalvo e del territorio Monferrino”.

Per chi volesse comunque assaggiare delle prelibatezze al tartufo a prezzi accessibili, ci tengo a ricordare i pranzi organizzati presso la sede della proloco in via Testafochi e lo stand gastronomico in Piazza Carlo Al-

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berto. Ma Moncalvo non è solo enogastronomia, infatti sarà possibile visitare il Museo Civico con la mostra dedicata allo scultore di fama internazionale Walter Morando. Grande novità di quest’anno sarà lo spettacolo teatrale il cui ricavato sarà totalmente devoluto in beneficienza per la lotta alle malattie veneree in Uganda organizzato da “We Care ONLUS” Quindi una manifestazione a tutto tondo, enogastronomia, cultura, solidarietà e soprattutto tanta voglia di far scoprire il nostro territorio e tutelare i nostri tesori.

Infatti l’abbondanza di questo prezioso prodotto è strettamente legata alla tutela del territorio e dell’ambiente, un patrimonio che abbiamo l’obbligo di tutelare.

Ci tengo a ringraziare tutti i volontari che ogni anno si impegnano per la buona riuscita della manifestazione, in particolar modo la commissione che ha organizzato gli ultimi 5 anni e che giunge quindi all’ultima edizione.

La nuova amministrazione punta molto sulla crescita di queste storiche manifestazioni e possiamo assicurare che l’anno prossimo sarà ricco di sorprese».

Il vice sindaco Andrea Giroldo, con deleghe a Cultura e sicurezza aggiunge: «Il tartufo è uno dei più pregiati frutti della nostra terra, ma non solo, nel corso dei secoli si sono sviluppate vere e proprie pratiche culturali legate principalmente alla sua ricerca.

Il tartufo coniuga dunque la natura selvaggia e l’uomo con le sue credenze, questo è il suo vero e profondo valore».

Infine commenta l’assessore all’agricoltura Barbara Marzano: «Moncalvo ha il privilegio di essere terra del tartufo bianco, una delle eccellenze del nostro territorio.

Questa preziosa risorsa, insieme al Bue Grasso, può rappresentare la chiave di volta per rilanciare la nostra città. Mio obiettivo sarà quello di promuovere a 360° la cultura del tartufo e la difesa del territorio che lo produce».

Per conoscere tutti i dettagli della rinomata fiera di Moncalvo si può consultare il sito internet: www.fieradeltartufodimoncalvo.it

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Rodello

Langaloca

, Le Pro loco VERE protagoniste di fine estate

Dopo il rinvio dell'edizione di maggio, arriva LANGALOCA il 21 settembre 34

Purtroppo uno degli appuntamenti di punta del calendario delle manifestazioni Rodellesi, ovvero Langaloca, annunciato anche dalla nostra rivista alla fine del mese di maggio, è stato rinviato a pochi giorni dal suo svolgimento, per via del previsto maltempo che avrebbe completamente rovinato l’evento, che si svolge all’aperto nel paese langarolo. La Pro loco e il Comune hanno deciso la nuova data che è fissata per il 21 settembre.

Dunque fra fine estate e inizio autunno i visitatori avranno l’occasione di scoprire questo spendido ancolo di Langa, luogo d’eccellenza per la produzione di uno dei vini tipici piemontesi, il Dolcetto. Langaloca giunge quest’anno alla quarta edizione e come di consueto mette al centro dell’attenzione le Pro loco, ovvero le associazioni che animano i piccoli centri delle nostre colline ogni anno con le loro iniziative. Queste sono le associazioni sempre al centro delle manifestazioni sulle nostre colline, ma solitamente sono dietro le quinte, gli organizzatori degli eventi che offrono allegria e ci divertono. Con Langaloca queste associazioni conquistano il centro della scena, distribuiti nel centro di Rodello per un giorno grandi protagoniste. Naturalmente nel corso della giornata si potranno gustare le prelibatezze del territorio accompagnate dai pregiati vini.

territorio Ogni gruppo partecipante proporrà un suo piatto, ognuno diverso dagli altri in modo tale che il visitatore possa avere un quadro completo delle tradizioni culinarie di Langhe e Roero.

Le associazioni, rispetto al programma previsto per il mese di maggio sono tutte confermate tranne una, ovvero quella di Carignano, che non può partecipare a questa edizione settembrina per motivi organizzativi.

Per il resto ci saranno i sodalizi di :

• Arguello

con Friceu dolci e salati accompagnati da vino

• Diano d’Alba

con torta di nocciole e gelato e vino “sex on the Langhe”

• Govone

con gnocchi ai formaggi e salame al cioccolato, birra e vino

• Lequio Berria

con Semolini, salsiccia e costine alla brace e vino

• Montelupo

www.terraetradizione.com Dunque una giornata di festa nella quale passare il tempo in allegria nel centro del paese langarolo chiuso al traffico, alla scoperta dei gusti e delle tradizione di questgo angolo di Piemonte.

Saranno predisposte aree di parcheggio, con la possibilità di lasciare l’auto a Ricca, da dove una navetta porterà i turisti nel centro.

Dice il sindaco di Rodello, Franco Aledda: «Anche quest’anno il “Langa Loca” si ripropone a Rodello.

Si tratta di un momento di aggregazione e condivisione che mette insieme molti paesi e realtà del nostro territorio tutti riuniti nel nostro Comune.

Una fine estate con una festa delle feste, tante proloco che condividono con tutti noi la loro tradizione culinaria, buon cibo e ottimi vini accompagnati da tanta musica all’insegna del folclore.

Ringrazio la Pro loco di Rodello e tutte le Pro loco che hanno aderito all’evento, augurando a tutti una buona serata tra amici!».

con fragole con zucchero, limone, panna e Moscato

• Priocca

con fritto misto alla piemontese e vino

• Ricca d’Alba

con tagliatelle al sugo di pomodoro e vino naturalmente quella di casa, ovvero

• Rodello

con battuta di Fassone e acciughe al verde e vino

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Parteciperà anche un borgo del Palio di Alba:

•

Borgo della Moretta

con agnolotti burro e salvia e vino e birra.

L’apertura degli stand è alle ore 18

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Alba

P alio degli Asini

Ad Alba si rinnova e la tradizion della corsa degli asini

I borghi sfidano la Moretta che nel 2018 ha vinto TUTTO

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Si rinnova anche quest’anno l’appuntamento col “Palio degli asini”, la manifestazione folcloristica più importante ad Alba, che ogni anno coinvolge circa un migliaio di volontari suddivisi fra i nove borghi della città, la prima domenica di ottobre, danno vita prima alla sfilata storica in costume medievale e poi appunto alla disputa fra gli asini, la corsa che vede contrapporsi i borghi per la vittoria finale in una gara nata come burla, che ha sempre mantenuto il suo carattere goliardico. La domenica del grande evento in questa edizione sarà il 6 ottobre.

Come il più noto Palio di Asti, nel quale i fantini gareggiano in groppa a cavalli, anche la corsa albese affonda le proprie radici nel medioevo, anzi, proprio in un episodio storico che coinvolge anche Asti. Infatti la prima menzione storica del Palio astigiano risale alla cronaca di Guglielmo Ventura che raccontò come nel 1275 la corsa astigiana venne effettuata sotto le mura di Alba, assediata dalla città nemica. Secondo la leggenda che da origine alla corsa albese, gli assediati per rispondere all’umiliazione inflitta dall’esercito astigiano, con una burla corsero all’interno delle mura un palio con gli asinelli.

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La corsa albese, nella sua versione moderna si rinnova ogni anno seguendo riti ormai consolidati, animata dai nove borghi della città di Alba e dalla Giostra delle Cento Torri, l’associazione che li rappresenta.

I nove Borghi in cui è divisa la capitale delle Langhe sono San Martino, San Lorenzo, Santa Barbara, Moretta, Rane, Patin e Tesor, Brichet, Santa Rosalia, Fumo. Dopo l’exploit dello scorso anno del borgo Moretta, vincitore sia del Palio, che del Premio sfilata, si vedrà come gli avversari reagiranno per cercare la rivincita. La corsa normalmente inaugura la lunga serie di manifestazioni legate all’autunno albese e alla Fiera del Tartufo.

Anche se il giorno atteso è quello di domenica 6, ci sono altri eventi collaterali che lo precedono. Sabato 21 settembre alle 16.30 piazza Risorgimento, nota a tutti gli albesi come piazza del Duomo, ospita il Capitolo della Giostra delle Cento Torri, nel corso del quale viene consegnata l’onorificenza “Amico della Giostra” a chi si è distinto per l’impegno a favore del Palio e dei borghi.

monia che precede storicamente il palio: “L’Investitura del Podestà”. Si tratta della ricostruzione dell’episodio nel quale il Podestà di Alba concede ai borghigiani la possibilità di correre il palio in risposta all’assedio di Asti. La serata viene accompagnata da rappresentanze dei nove borghi albesi e dall’esibizione degli sbandieratori della città.

Infine domenica 6 arriva il Palio vero e proprio, alla preparazione del quale i volontari dei borghi albesi hanno lavorato per tutto l’anno, provando e allestendo i costumi dedicati alla storia medievale della città.

Dopo le cerimonie del mattino, nel corso delle quali saranno controllati gli asini scelti dai borghi e saranno sorteggiati gli altri, fra quelli messi a disposizione dall’organizzazione, la sfilata storica prenderà il via nel primo pomeriggio, immediatamente dopo pranzo.

Ogni corteo in costume confluirà verso piazza Michele Ferrero e da qui si sposterà verso piazza Cagnasso, che ospita il campo del Palio. Si tratta di un momento molto atteso da albesi e turisti, il corteo colora le

A seguire l’esibizione del gruppo degli Sbandieratori della Città di Alba e la messa in Duomo, con la benedizione del Palio. In serata, alle 21 in piazza del Duomo l’elezione della Bela Trifulera dei Borghi. Ogni borgo porta avanti una sua candidata per diventare la reginetta del Palio, che rappresenterà la bellezza albese durante tutto il periodo della Fiera del Tartufo.

Sabato 28 settembre alle 21 si rinnova un’altra ceri-

strade cittadine sotto gli occhi di tantissimi spettatori che ammirano i figuranti in cosume ai lati delle strade.

Quest’anno la sfilata sarà aperta e chiusa dal Borgo Moretta che ha vinto entrambi i premi assegnati dalla manifestazione. All’interno del campo del Palio, a partire dalle 15 circa prendono il via le rappresentazioni storiche che metteranno in scena episodi legati alla storia medievale di Alba. Un grande spettacolo

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territorio che stupisce ogni anno tutti gli spettatori della corsa almeno quanto la stessa gara. I volontari danno vita a scene divertenti di vita quotidiana nel Comune medievale così come alla rappresentazione di scontri armati o eventi dal respiro epico. L’organizzazione dedica un premio speciale per la migliore rappresentazione storica, radunando una giuria di esperti, fra giornalisti, intellettuali e volontari chiamati a giudicare l’esibizione dei borghigiani. Conclusa questa prima fase, dopo l’allestimento del campo, prende il via la gara fra gli asini vera e propria. Si articola in due batterie e una finale. Ogni borgo fa scendere in campo due concorrenti, che si sfidano nelle prime due batterie da nove concorrenti ciascuna. I primi classificati vanno a giocarsi la finale. È possibile che alcuni borghi arrivino

www.terraetradizione.com in finale con due asini e che qualcuno resti fuori dalla sfida conclusiva. Normalmente si tratta di gare molto divertenti da vedere, che strappano più di un sorriso fra gli spettatori.

Gli asini, soprattutto quelli non addestrati, sono animali non facili da controllare e soprattutto decisamente testardi, può capitare che corrano veloce oppure che si fermino subito appena dopo la partenza, nonostante le insistenze dei fantini e nulla riesce a convincerli a ripartire.

E’ anche capitato che qualche asino non sia proprio partito. Lo spettacolo è garantito, così come l’ilarità per tutti gli spettatori. A fine corsa uno dei borghi alzerà soddisfatto il Palio al cielo, per gli altri l’appuntamento è per l’anno successivo.

Piercarlo Verney

presidente della Giostra delle Cento Torri, fino a fine anno «Corsa degli asini nella TRADIZIONE, ma con alcune novità» Con le dimissioni di Alberto Cirio, diventato alla fine di maggio presidente della Regione Piemonte, la Giostra delle Cento Torri ha avuto la necessità di nominare al suo posto un nuovo presidente. È stato scelto almeno fino alla fine di quest'anno colui che ricopriva la carica di vice presidente ovvero Piercarlo Verney, da sempre solerte organizzatore delle attività legate al Palio.

Inoltre ci sono state variazioni anche nel consiglio direttivo, si è dimesso Beppe Giachino, è entrato Luca Sensibile, quindi attualmente, oltre a Piercarlo Verney, il

consiglio è composto da Domenico Boeri, Romano Cugnasco, Luca Sensibile, Carlo Passone e Felice Dezzani.

Abbiamo fatto alcune domande al nuovo presidente per conoscere meglio il Palio di quest'anno.

Quali novità ci attendono in questa edizione?

«Non ci saranno molte novità l'impianto organizzativo del Palio è consolidato e rispetta riti e eventi ormai fissati nel calendario di ogni anno.

Comunque alcune variazioni rispetto agli anni precedenti sono state portate. Per esempio il capitolo della Giostra, in programma sabato 21 settembre in piazza Risorgimento nel pomeriggio non si svolgerà più nella sala consiliare del municipio, come nelle passate edizioni, ma sarà un evento per il pubblico, all'aperto, in piazza. Nell'occasione si presenteranno i presidenti dei nove borghi e le attività che svolgono nel corso dell'an-

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no. Inoltre subito dopo il capitolo, nel quale verrà nominato come di consueto l'Amico della Giostra ci sarà la messa in Duomo e abbiamo avuto l'autorizzazione

a suonare i tamburi e le chiarine durante l'ingresso solenne nell'edificio sacro. A seguire una festa per tutti coloro che vorranno partecipare: un buffet con prodotti tipici del territorio a pagamento per chiunque lo de-

sideri. Infine alle 21 prenderà il via la manifestazione per l'elezione della Bela Trifulera dei Borghi.

Quest'anno non ci sarà la sfilata lungo via maestra in costume medievale, la serata si svolgerà interamente in piazza e le 11 concorrenti proposte dai nove borghi, dal Gruppo storico e dal gruppo degli sbandieratori dovranno presentarsi in costume medievale, in abiti da contadina e in abito da sera.

Durante la serata dell'”Investitura del Podestà”, in programma il 28 settembre ogni borgo sarà preceduto dal suo gruppo di sbandieratori e laddove mancassero, saranno sostituiti da scuole di ballo e danza, oppure da altri gruppi di animatori.

I figuranti armati saranno vestiti con abiti e armature del 1275, con riferimento all'anno in cui è citato storicamente l'assedio di Asti ad Alba con l'episodio del Palio corso intorno alel mura cittadine. La cerimonia verrà commentata in Italiano e in Inglese.

Per quanto riguarda il Palio non ci sono novità sostanziali nella giornata. Le tribune saranno modificate in modo tale da avere tutti i posti seduti e numerati.

Le tribune possono contenere 5.000 spettatori e vogliamo evitare che si riempiano oltre il necessario anche per ragioni di sicurezza».

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www.terraetradizione.com Non si potrebbe pensare eventualmente a un posizionamento differente del campo del Palio per avere più spazio per gli spettatori? In passato il Palio si è corso anche in piazza Medford.

«Per ragioni organizzative e di sicurezza Le tribune non possono contenere più di 5000 spettatori, in quualsiasi luogo siano posizionate, piazza Medford garantisce certamente più spazio, con l'effetto negativo di essere più dispersivo. Inoltre pur non essendo un luogo medievale, piazza Cagnasso ha lo sfondo di palazzi antichi e del mercato del Foro Boario, scenograficamente è più adatta. Stiamo anche lavorando per ridurre un po' i tempi in modo tale da non finire troppo tardi e per dare il giusto risalto alla corsa degli asini. Da sottolineare la grande partecipazione dei volontari dei borghi lo scorso anno ci sono stati 1400 figuranti durante la sfilata storica».

In questa edizione, come in quella precedente, i borghi potranno scegliere di utilizzare un asino di proprietà, mentre l'altro sarà sorteggiato dalla Giostra. Questa formula funziona?

Non c'è il rischio che la corsa diventi troppo “agonistica”, visto che il palio nasce come uno sberleffo?

«Questa formula verrà utilizzata ancora in questa edizione e nella prossima, poi tireremo le somme per valutare i risultati.

A mio parere garantisce le esigenze di tutti.

Coloro che vogliono cercare di vincere con il proprio asino possono farlo e in questo modo comunque la corsa resta tale.

Spettacolo e divertimento goliardico è sempre comunque garantito, soprattutto dagli asini forniti dalla Giostra».

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Alba

Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d'Alba

Una Fiera del Tartufo all'insegna del perfetto equilibrio

La proposta della manifestazione regina dell'autunno albese coniuga qualità e accessibilità 40

Torna anche questo autunno la Fiera Internazionale del Tartufo Bianco D’Alba, l’evento turistico di punta del territorio, capace di catalizzare l’attenzione dei turisti che sempre più numerosiu affollano le colline di Langhe Roero e Monferrato per tutta la stagione.

L’inizio è fissato il 5 ottobre e la conclusione il 24 novembre, in mezzo tanti eventi, non solo gastronomici, ma anche culturali e folcloristici, fra le numerose conferme e alcune novità.

Il tema dell’evento per quesata edizione è “Equilibrio perfetto”: Uovo e Tartufo Bianco d’Alba, l’uno comune nelle nostre case, l’altro l’alimento più prezioso della tradizione italiana insieme, rappresentano l’equilibrio perfetto del gusto, un binomio eccezionale esplorato nelle sue potenzialità e in ogni sfaccettatura da cuochi, appassionati di cucina e chef stellati.

La fiera peraltro ormai rappresenta un richiamo globale per tutti i turisti alla ricerca dei sapori più raffinati, a testimoniarlo il viaggio promozionale che l’Ente Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba e l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero ha compiuto a New York e lungo l’East Coast statunitense negli ultimi giorni di giugno di quest’anno.

I dati sulle presenze turistiche del territorio di Langhe Monferrato Roero suggeriscono che il mercato ame-

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ricano sia il primo mercato extraeuropeo a livello di gradimento da parte degli operatori turistici così come dei produttori di vino.

Per questo l’Ente Fiera e l’Ente Turismo Langhe Monferrato Roero hanno sviluppato un articolato progetto negli USA, per tutto il 2019, che riguarda la promozione turistica del territorio e dei suoi principali eventi.

La Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba rappresenta un mondo che da contadino si è fatto imprenditore e che concilia la crescita economica con la tutela del territorio: il Tartufo Bianco, fungo ipogeo spontaneo, non coltivabile, è il misterioso figlio di un terreno sano e simbolo della sostenibilità. Dal punto di vista naturalistico Il Tuber è al centro di un sistema ambientale complesso, sensibile alle alterazioni e allo sfruttamento del territorio.

L’appuntamento come di consueto più atteso dai visitatori nella capitale delle Langhe è quello con il Mercato mondiale del Tartufo Bianco D’Alba e delle eccellenza gastronomiche denominato “Albaqualità”.

Non è soltanto il luogo ideale in cui scoprire lo straordinario patrimonio tartufigeno di Langhe, Monferrato e Roero, ma è anche il posto perfetto per apprezzare e acquistare i più pregiati esemplari di Tuber magnatum Pico con qualità controllata e garantita.

La Fiera infatti applica un rigoroso protocollo di selezione del prodotto fresco in vendita.

Ogni anno il Comune di Alba nomina una commissione composta da esperti che redige un regolamento per la vendita del Tartufo a cui tutti i venditori della Fiera (i cercatori ovvero “trifulau”, ma anche i commercianti) devono attenersi. Così ogni giorno, prima dell’apertura del Mercato Mondiale, i venditori presentano i propri tartufi ai giudici della Commissione Qualità che eseguono un’accurata analisi sensoriale selezionando soltanto i prodotti idonei alla vendita che, a quel punto, vengono contati e pesati.

Per esercitare un efficace controllo sulle caratteristiche del prodotto, la Commissione Qualità consegna appositi sacchetti numerati, da utilizzare obbligatoriamente per la vendita di ogni pezzo, in numero pari a quello dei tartufi che superano il controllo.

Questi involucri, attraverso il codice identificativo, rendono possibile la tracciabilità del fornitore: in caso di reclamo, pervenuto presso lo “Sportello del Consumatore” entro le 48 ore successive all’acquisto, il venditore è tenuto a sostituire il tartufo valutato negativamente dalla Commissione Qualità.

Lo “Sportello del Consumatore”, presieduto dai giudici del controllo è a disposizione, nella postazione al centro del Mercato Mondiale, per informare i consumatori sui loro diritti di acquisto, raccogliere segnalazioni e fornire consigli sulla conservazione e sul consumo dei

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territorio tartufi. Per ricevere informazioni o segnalare inconvenienti una volta lasciato il Mercato è possibile scrivere al Centro Nazionale Studi Tartufo all’e-mail info@tuber.it.

Nello stesso spazio del Mercato mondiale, la rassegna AlbaQualità offre un panorama esaustivo e completo dell’offerta gastronomica e vitivinicola piemontese.

Particolare attenzione è posta alle produzioni artigianali del territorio con prodotti in degustazione e vendita per portare con sé un ricordo della visita alla Fiera albese.

Un’area specifica è inoltre riservata alla degustazione per assaporare i piatti tipici della tradizione che meglio si associano al Tartufo Bianco d’Alba in abbinamento ai vini di Langhe, Roero e Monferrato proposti all’interno della Grande Enoteca dall’Associazione Italiana Sommelier (AIS).

Un altro degli appuntamenti diventati ormai imperdibili per i visitatori della fiera è Alba Truffle Show.

Nel Cortile della Maddalena proprio accanto al Mercato Mondiale del Tartufo, si trova l’accogliente Sala Beppe Fenoglio che nel periodo di Fiera ospita proprio il grande contenitore di eventi. Si tratta di una serie di occasioni culturali e gastronomiche che vedono alternarsi sul palco e ai fornelli chef nazionali e internazionali, cuochi del territorio, designer, scrittori e artisti accomunati dalla passione per il tartufo, la cultura del buon cibo e del buon gusto. Fulcro dell’Alba Truffle Show sono i Foodies Moments, appuntamenti dedicati ai gourmet nei quali scoprire le migliori combinazioni tra la cucina d’eccellenza e il Tartufo Bianco d’Alba.

Questi show cooking di altissimo livello permettono di scoprire i segreti dei più quotati chef nazionali e internazionali che, per l’occasione, votano il loro estro a piatti cuciti su misura per il tartufo bianco.

Gli ospiti dei Foodies Moments sono accolti con il benvenuto offerto dal Consorzio Alta Langa DOCG, official sparkling wine della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, e accompagnati in una dimensione raccolta e privilegiata perfetta per un’incursione all’interno delle cucine stellate in cui apprendere e gustare i

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www.terraetradizione.com migliori abbinamenti tra cucina e tartufo.

Ogni show cooking è tradotto in lingua inglese per consentire al pubblico internazionale di partecipare a questa occasione immersiva nell’alta cucina.

Si alterneranno ai fornelli dell’Alba Truffle Show i più importanti chef nazionali e internazionali senza tralasciare i cuochi di Langhe, Roero e Monferrato, territorio che annovera ben 21 ristoranti stellati.

Nel corso della fiera si susseguiranno inoltre, sul palco dell’Alba Truffle Show, numerosi appuntamenti tra cultura ed intrattenimento, presentazioni letterarie e momenti di incontro con altre culture enogastronomiche d’Italia e del mondo.

Domenica 20 ottobre alle 16.30 sarà protagonista l’Accademia Italiana del Tartufo artefice di una forte attività di promozione del cibo italiano quale autentico ambasciatore della qualità di uno sano stile di vita.

Tra i cuochi ambasciatori dell’Accademia anche Ugo Alciati e Marco Stabile, Chef Ambassador rispettivamente per il Piemonte e per la Toscana, che lo stesso giorno si

alterneranno ai Foodies Moments.

Sabato 16 novembre alle 15 presente in sala anche la Birra Menabrea, official partner della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba.

Il più antico birrificio italiano in attività propone una degustazione di birre in abbinamento ai formaggi Botalla tra cui lo Sbirro, l’unico formaggio alla Birra Menabrea.

I primi tre giorni di novembre saranno ospiti sei chef “Creatori di eccellenza”, marchio di Confartigianato

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Cuneo che identifica le micro, piccole e medie imprese artigiane che operano con riconosciuta professionalità affidandosi all’opera manuale ed artigiana.

Alba truffle show ospita inoltre le Analisi Sensoriali del Tartufo. Una serie di workshop, tenuti da un giudice di Analisi Sensoriale del Centro Nazionale Studi Tartufo, svela i segreti del più celebre fungo al mondo tra degustazioni olfattive, test e prove pratiche.

Un appuntamento speciale per scoprire come si sceglie un tartufo, come lo si apprezza al meglio e come se ne distingue la qualità, e lo si conserva e quali sono i modi migliori per consumarlo.

Per gli appassionati dei vini del territorio è possibile partecipare alle “Wine Tasting Experience” organizzate in collaborazione con “Strada del Barolo e grandi vini di Langa”, un’originale formula di degustazione dedicata alla scoperta dello straordinario patrimonio vitivinicolo di Langhe Monferrato e Roero fra cui spiccano i vini rossi dal lungo affinamento, portabandiera dell’enologia italiana nel mondo.

stribuiti tra ottobre e novembre dedicati ad un pubblico ristretto di curiosi e appassionati gourmet che, prima della cena, potranno partecipare ad una speciale visita guidata.

Un altro appuntamento nuovo esce dai confini di Langhe, Roero e Monferrato per raggiungere la Valle Cervo, nelle colline biellesi, dove si trova La Bürsch, una dimora dal fascino soprendente.

Si tratta di un progetto senza precedenti fatto di percorsi esperienziali unici dove natura e cultura si incontrano nella dimensione del viaggio.

Venerdì 8 novembre Martino Ruggieri, head chef del ristorante “Pavillon Ledoyen” tre stelle Michelin di Parigi, cucinerà insieme allo chef stellato Eugenio Boer del ristorante milanese “Bu:R” in una dimensione intima e domestica.

In tutte queste occasioni conviviali sarà presente un giudice di analisi sensoriale del Centro Nazionale Studi Tartufo che fornirà agli ospiti un servizio di riguardo accompagnadoli nella scelta del tartufo da lamellare

Fra gli appuntamenti più attesdi anche le “Ultimate Truffle Dinner”, due occasioni uniche in Sala Beppe Fenoglio per gustare il meglio della gastronomia mondiale cucinata straordinariamente a quattro mani da importanti cuochi del territorio.

Il primo di questi appuntamenti conviviali è fissato giovedì 24 ottobre negli spazi adibiti all’Alba Truffle Show.

Il secondo invece sarà giovedì 14 novembre, due occasioni imperdibili dedicate alla cucina di altissimo livello Come ogni anno il ricavato delle “charity dinner”, considerate fra i momenti più privilegiati dell’autunno, sarà destinato al progetto Breathe the Truffle la campagna di crowdfunding per salvaguardare l’ambiente naturale del Tartufo Bianco d’Alba.

Le “Ultimate Truffle Dinner” sono aperte al pubblico e a tutti coloro che sapranno approfittare di questa prestigiosa opportunità per vivere emozioni da sogno nel territorio albese.

Inoltre una bella novità della Fiera di quest’anno, sono le “Cene Insolite”, occasioni per scoprire luoghi storici e culturali della Città di Alba attraverso cene d’eccellenza cucinate da cuochi stellati provenienti da tutta Italia.

Sarà attraverso le sapienti mani degli chef, tra i più talentuosi del panorama nazionale, che queste occasioni conviviali racconteranno storie dal sapore antico amalgamate con la contemporaneità.

Per far incontrare il patrimonio artistico e culturale della città con la ricchezza enogastronomica del nostro Paese sono nate le “Cene Insolite”: quattro venerdì di-

sui propri piatti, andando incontro alle singole esigenze di gusto e raccontando lo spettro aromatico e le infinite sfumature del più pregiato frutto della nostra terra.

A esaltare profumi e sapori piemontesi ci sarà anche il “Salotto dei gusti e dei profumi”, un elegante padiglione, posto in Piazza Risorgimento, di fronte al Duomo albese, che accoglie, ogni sabato e domenica dal 26 ottobre al 24 novembre, oltre all’apertura straordinaria del 1° novembre, il meglio delle eccellenze agroalimentari piemontesi.

Questo salotto, attraverso esperienze sensoriali, laboratori e percorsi didattici, guiderà i visitatori in un percorso focalizzato sulle diverse produzioni, materie prime e Indicazioni Geografiche territoriali che partono dalle Langhe, Monferrato e Roero per raggiungere il resto del Piemonte.

Saranno protagonisti i formaggi (26 e 27 ottobre), la Nocciola Piemonte IGP, (1-3 novembre), il cioccolato della Provincia di Cuneo e le grappe piemontesi (9 e 10 novembre), il Campagna amica day di Coldiretti (16 e 17 novembre) e infine “Panettoni sotto le torri” (23 e 24 novembre).

Da non perdere i tradizionali appuntamenti col folclore albese, il principale dei quali è il “Palio degli Asini” (VEDI ARTICOLO A PAG. 40-41), con tutti gli eventi correlati. La prima domenica di ottobre è sempre legata alla corsa degli Asini, in piazza Cagnasso, ad Alba.

A seguire, sabato 12 ottobre alle 15.30 in Piazza Risorgimento, un appuntamento tra sport e tradizione con la

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territorio Pantalera in costume storico, appassionante variante della pallapugno, la più tipica disciplina sportiva del territorio. Molto atteso anche l’appuntamento del terzo fine settimana di ottobre con le rievocazioni storiche del Baccanale dei Borghi, sabato 19 dalle 18 alle 24 e domenica 20 ottobre dalle 10 alle 20: tra figuranti vestiti in costume d’epoca, antichi giochi, balli e canti oltre alle più squisite prelibatezze tradizionali si rivivono le atmosfere medievali del Comune di Alba.

E poi le tantissime manifestazioni correlate, così numerose che è impossibile elencarle tutte in uno spazio pur ampio come questo; vale comunque la pena citarne alcune.

Domenica 29 settembre appuntamento con la 21ª edizione della “Festa del Vino”, della manifestazione che porta in scena, lungo tutto il centro storico della città, le espressioni vinicole più rappresentative del territorio di Langa e Roero.

L’iniziativa, promossa da Go Wine, è divenuta nel tempo un appuntamento molto amato dal pubblico degli enoappassionati, italiani ed non.

Alba Music Festival presenta “Classica”, i concerti della domenica mattina, con la direzione artistica di Giuseppe Nova e Jeff Silberschlag.

Otto appuntamenti musicali scandiscono le domeniche della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba e rappresentano uno spazio di piacere e di cultura, dedicato agli amanti della musica classica, in uno dei periodi di maggior interesse e attrattiva per il territorio.

Il centro storico di Alba si profuma inoltre delle essenze di Albaromatica, kermesse giunta alla 14ª edizione, dedicata alla scoperta di erbe aromatiche e spezie nei loro usi più disparati domenica 13 ottobre tutto il giorno.

Da non dimenticare infine lo spazio che la grande fiera albese dedica ai bambini.

Ogni anno l’Associazione Sinergia Outdoor prende possesso del Palazzo Mostre e Congressi “Giacomo Morra” di Piazza Medford ne stravolge gli spazi e lo trasforma nel regno incontrastato dei più piccoli e delle loro famiglie.

“Alba Truffle Bimbi” è un luogo di divertimento interamente pensato per i bambini, ma senza mai tralasciare l’aspetto didattico ed educativo: nessun gonfiabile, nessun gioco di plastica, nessun videogame si troveranno mai in questo speciale contenitore.

Largo spazio alla fantasia e alla manualità educando al gioco, nel rispetto dell’ambiente e del territorio, utilizzando la cucina e il ciclo del vino come soggetti privilegiati dei racconti e dei balocchi appositamente costruiti in legno e in materiali naturali.

La sfida di Alba Truffle Bimbi 2019 consiste nell’unire i momenti di gioco libero ad appuntamenti gratuiti - programmati ogni sabato e domenica dalle 16 alle 17.30 - ossia veri e propri laboratori creativi pensati per imparare a giocare con oggetti quotidiani e di riciclo, costruendo, creando e divertendosi.

Per avere ulteriori dettagli sulla Fiera internazionale del Tartufo Bianco D’Alba si può consultare il sito

www.fieradeltartufo.org dove si potranno effettuare anche le prenotazioni comodamente con il computer o lo smartphone

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Equilibrio perfetto fra tradizione e innovazione.

Spazio per esaltare creatività e passione per il tartufo Liliana Allena, presidente dell’Ente Fiera internazionale del Tartufo Bianco d’Alba ci parla del tema della grande manifestazione di quest'anno: «Il cibo è una delle più straordinarie espressioni della cultura materiale ed è indubbiamente una delle motivazioni di viaggio per chi raggiunge le colline di Langhe, Roero e Monferrato. La nostra più preziosa risorsa, il Tartufo Bianco d’Alba, è il perfetto legame tra la tavola tradizionale e la cucina stellata, un elemento immancabile ed eccezionale valore aggiunto sui piatti del territorio. La Fiera che stiamo per vivere rafforzerà le sinergie di Alba, Città Creativa per la Gastronomia Unesco, con il network di altre eccellenze mondiali come Limoges e Fabriano, ma sarà anche lo spazio in cui esaltare la creatività e la

passione per il nostro Tartufo come ci dimostrerà Davide Oldani. Siamo seguiti da un pubblico attento ed entusiasta che arriva da tutto il mondo e considera la nostra Fiera una destinazione imprescindibile per l’autunno. Ci auguriamo che l’appuntamento albese possa essere un’occasione per mostrare anche al pubblico cittadino le sue bellezze architettoniche, la sua cultura e la sua storia in una veste particolare, come avverrà con le Cene Insolite.

L'89ª Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba rappresenta l’espressione di un equilibrio perfetto fra tradizione e innovazione, fra esperienza quotidiana ed eccellenza, fra ingredienti semplici come l'uovo e unici come il nostro Tartufo Bianco d'Alba».

territorio Alba lavora per accrescere il suo prestigio internazionale La manifestazione spazia fra tanti eventi culturali di qualità Dichiara Carlo Bo, da poco eletto sindaco di Alba: «E’ un onore presentare la 89ª Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba, il più importante evento organizzato in città e il più grande generatore di flussi turistici, in veste di Primo Cittadino.

La Fiera è una speciale vetrina che permette di conoscere il frutto più prezioso della nostra terra in un contesto che viene ogni anno perfezionato grazie al coinvolgimento e alla collaborazione fra

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2T Periodico di Alba - Asti e Provincia

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gli enti pubblici e le principali realtà del territorio.

L’ampliamento della durata della manifestazione consente oggi un’offerta di eventi variegata che parte dall’enogastronomia, ma spazia ormai in ambiti culturali diversificati che possono raggiungere un pubblico di turisti sempre più attento alla ricerca della qualità.

La città di Alba, inserita nel 2017 nel novero delle Città Creative per la Gastronomia Unesco, ha da tempo visto crescere il suo prestigio internazionale e grazie a questo importante network potrà continuare a lavorare a fondo per generare un confronto prolifico al fine di consolidare ed ampliare il suo posizionamento all’interno del turismo mondiale».

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territorio

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Nuova vita per il Premio Cesare Pavese di Santo Stefano Belbo L'edizione 36 sarà alla fine di ottobre, affidata alla Fondazione Pavese Il “Premio Cesare Pavese”, giunto alla sua 36ª edizione, si avvia a un rilancio adeguato alla figura dello scrittore e poeta, che fu anche direttore editoriale, creatore di una storica collana di saggi e traduttore per la casa editrice Einaudi.

Il nuovo corso vede una giuria totalmente rinnovata e due nuove sezioni per premiare il lavoro di editori e traduttori, che si affiancano alle sezioni dedicate alle opere di saggistica e narrativa, e convegni che ogni anno analizzino aspetti della letteratura ancora inesplorati. Il primo appuntamento della manifestazione rinnovata si avrà sabato 26 e domenica 27 ottobre, quando a Santo Stefano Belbo, città natale di Pavese, verranno assegnati tre premi: a un protagonista dell’editoria, a un grande traduttore e all’autore di uno dei migliori saggi usciti nell’anno (in questa fase di

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transizione il premio per la narrativa verrà assegnato dall’edizione 2020). Li deciderà la nuova giuria, composta da Claudio Marazzini, presidente dell’Accademia della Crusca; Gian Arturo Ferrari, figura di rilievo dell’editoria italiana; Giulia Boringhieri, traduttrice, storica dell’editoria, figlia di Paolo Boringhieri che fu amico e collega di Pavese all’Einaudi; Alberto Sinigaglia, giornalista, presidente del Comitato scientifico della Fondazione Cesare Pavese, e Pierluigi Vaccaneo direttore della Fondazione Cesare Pavese e organizzatore del Pavese Festival. Sabato 26 ottobre, dopo una visita dei tre premiati alla casa natale di Pavese, nel pomeriggio avrà luogo un convegno, “Letteratura e scienza: la nuova frontiera delle due culture”, al quale parteciperanno, assieme alla la giuria, giornalisti culturali delle maggiori testate e i rettori del Politecnico, dell’Università di Torino e dell’Università del Piemonte orientale. Domenica 27 ottobre, alle 11, ci sarà la cerimonia di premiazione. Il riconoscimento è stato organizzato per 35 anni dal Cepam, Centro Pavesiano Museo Casa Natale, l’associazione no profit costituita nel 1976 per la promozione e lo sviluppo culturale e socio-economico del territorio.

Dal 2019 la Fondazione Cesare Pavese ha assunto la cura del Premio in collaborazione con la Regione Piemonte, il Comune di Santo Stefano Belbo e il contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Cuneo e della Fondazione Cassa di Risparmio di Torino.

Il professor Luigi Gatti, storico animatore del Cepam e per molti anni presidente del Premio Pavese, sarà commemorato con un convegno nella giornata di sabato 26 ottobre.

La cerimonia del Premio Pavese e il convegno si svolgeranno nell’Auditorium della Fondazione Pavese in cui è stata trasformata la Chiesa dei Santi Giacomo e Cristoforo, antica pieve medioevale, sconsacrata nel 1920, in cui fu battezzato Cesare Pavese.

Il programma dettagliato del Premio Cesare Pavese 2019 sarà disponibile nelle prossime settimane.

Nelle nostre cantine il miglior complice della Qualità è il tempo.

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