copertina e bandelle:Layout 1
22-10-2009
17:42
«Il “Male” è soltanto un ricordo. Ma il gusto di seppellire i potenti sotto una montagna di risate non s’è affatto perduto: I “maledetti toscani” hanno inventato un metodo infallibile per far traballare il Palazzo (e non solo quello...): “Livornocronaca”, ribattezzato “il Vernacoliere”, sta battendo tutti i primati». «Il Lavoro» di Genova € 14,00
Quando a Rambo ni ciondolava l’uccello
«Il Vernacoliere è diventato da qualche anno un vero e proprio caso nazionale nel panorama della cosiddetta stampa alternativa...». Riccardo Lenzi, «L’Espresso»
Direttore-editore dal 1961 del settimanale Livornocronaca, divenuto dal 1982 il Vernacoliere mensile satirico, per il quale ha scritto migliaia di articoli in italiano e in vernacolo livornese, Mario Cardinali ha già trattato di molti di quegli articoli e delle relative famose locandine in quattro volumi di editori nazionali: “Ambrogio ha trombato la contessa” Ponte alle Grazie 1995; “Politicanti, politiconi e altrettante rotture di coglioni” Ponte alle Grazie 1996; “L’Italia del Vernacoliere. E’ tutta un’altra storia” Piemme 2005; “I comandamenti del Vernacoliere.Trombare meno, trombare tutti” Piemme 2006. Mancava ancora una raccolta completa delle locandine, nessuna esclusa dal 1982 in poi, e vi provvede oggi la stessa “Mario Cardinali Editore” con questo primo volume che raccoglie intanto gli anni Ottanta, mentre il secondo e il terzo volume tratteranno rispettivamente degli anni Novanta e del primo decennio degli anni Duemila. Il tutto presentato nel contesto storico di riferimento, tracciando così per la prima volta la storia completa di come il Vernacoliere ha rivissuto in sua originalissima satira tantissimi eventi di politica, di società, di costume, di religione e di tant’altro in Italia e non solo.
«Le locandine del Vernacoliere - un genere nuovo che richiede tutti i sali della poesia epigrammatica - sono un monumento linguistico, come i sonetti del Belli, alla plebe livornese; e quando non ci fosse più una plebe che parla così, l’operazione sarebbe ancor più apprezzabile. La pornolalia del Vernacoliere non si oppone ma si accorda alla civiltà di Livorno: è il respiro di sollievo che tien dietro al rifiuto delle parole di plastica che sempre più invadono la lingua di comunicazione; è anche un’esorcizzazione allegra, secondo modi fescennini (tanto più leggera quanto più appare triviale) del demone del sesso; e guai a chi ha perduto la dimensione di questo dialetto: costui è un replicante». Luigi Baldacci «Corriere della Sera»
MARIO CARDINALI
«Conosco il Vernacoliere praticamente da sempre e ne dico tutto il bene possibile. Fa vera satira, una satira esasperata e non annacquata come tanti altri: la parolaccia, il linguaggio maltrattato e irriverente rispettano la tradizione vernacolare e, malgrado tutto, non cadono nella banalità, vera volgarità del nostro parlare quotidiano». Oreste Del Buono, «L’Espresso»
Pagina 1
ilVernacoliere I grandi autori de