Carta

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La carta è un materiale costituito da materie prime fibrose, generalmente vegetali, unite per feltrazione ed essiccate. A seconda dell’uso a cui è destinata alla carta possono essere aggiunti collanti, cariche minerali, coloranti ed additivi diversi. È un materiale igroscopico.

Il significato della parola carta è piuttosto incerto, secondo alcuni deriverebbe attraverso il latino charta dal greco charassò che significa incidere, scolpire. I termini corrispondenti paper anglosassone, papel spagnolo e papier francese, derivano invece dalla pianta del papiro, utilizzato per scrivere dagli antichi egizi fin dal 3000 a.C. e successivamente da greci e romani. Più a nord la pergamena, ottenuta per lavorazione di pelli di animali, sostituì per la scrittura il papiro, che cresce esclusivamente in regioni dal clima subtropicale. In Cina i documenti venivano scritti sul bambù ed erano per questo ingombranti da conservare e trasportare. Occasionalmente veniva usata la seta, ma era troppo costosa per un uso diffuso. In Cina la tecnica di fabbricazione della carta da corteccia, stracci e reti da pesca fu descritta per la prima volta nell’anno 105 dall’ufficiale di corte Ts’ai Lun. Nel 1986 a Dunhuang (Gansu), scavi archeologici in una tomba della prima metà del II secolo a.C. portano alla luce un’infinità di carta con tracciata una mappa. Questo ritrovamento lascia supporre che la carta fosse già nota in quell’epoca, retrodatando così le prime fabbricazioni di circa due secoli.[2] La diffusione della tecnica al di fuori del paese fu lenta; altri popoli avevano visto la carta ma non riuscivano a capire come venisse prodotta, e i cinesi erano riluttanti a diffonderne il segreto. n America, ritrovamenti archeologici indicano che la fabbricazione della carta era già nota ai Maya non più tardi del V secolo.[3] Chiamata amate era largamente diffusa tra le civiltà precolombiane fino all’arrivo dei conquistatori spagnoli. Ancor oggi si fabbrica, in modeste quantità, carta con la tecnica tradizionale maya. La tecnica arrivò in Giappone dalla Corea, al tempo parte integrante dell’impero cinese, intorno al 610 portata da un monaco buddista, Dam Jing da Goguryeo. Originariamente prodotta con la rafia di gelso, fu migliorata dai giapponesi e sin dal IX secolo la produzione della carta diventò una vera e propria industria nazionale. Dalla cartiera imperiale di Kyōto uscirono nuove carte fabbricate con fibre di gelso (washi), canapa, dafne e paglia. Furono anche i primi riciclatori di carta sin dal XIV-XVI secolo sembra per decongestionare gli archivi. In Medio Oriente la carta era già nota presso i persiani nel VI secolo importata dalla Cina con le carovane lungo le vie della seta. Gli arabi ne vennero a conoscenza nel 637 entrando in Ctesifonte, capitale della dinastia sasanide, ma solo nel 751, dopo la battaglia del Talas, con la conquista di Samarcanda fecero prigionieri dei cartai cinesi dai quali riuscirono a carpire i segreti della fabbricazione. La carta di Samarcanda, fatta con canapa e lino, diventò presto famosa col nome di kaghad e assicurò un periodo di sviluppo alla regione. La prima cartiera fu costruita a Samarcanda e im-

mediatamente dopo ne fu costruita una seconda a Baghdad, entrambe per merito dei Barmecidi. Con l’espandersi del mondo arabo-musulmano si diffuse anche la produzione della carta: nell’VIII secolo in Egitto, nei secoli successivi in tutta l’Africa settentrionale e nel X secolo la Sicilia ne era un importante centro per il commercio. Dalle cartiere della siriana Manbij (chiamata dai Bizantini Bambuke), il prodotto uscito divenne noto in Europa col nome di “carta bombacina” che alla fine del X secolo (990) si volle invece attribuire a Morozzi da Fabriano, che aveva anch’egli usato come materiale stracci di lino. La carta giunse in Europa nel XII secolo. Importata da Damasco attraverso Costantinopoli o dall’Africa attraverso la Sicilia era un prodotto mediocre se paragonato alla pergamena e per di più musulmano, tanto che Federico II in un editto del 1221 ne proibì l’uso negli atti pubblici. Tuttavia il consumo non fece che aumentare e nel XIII secolo le flotte mercantili del Mediterraneo e dell’Adriatico, finanziate da grossi commercianti (in gran parte veneziani e genovesi), si spartivano il fiorente mercato.

Stele di Rosetta (196 a.C.)

Le cose cambiarono dal 1268 quando a Fabriano, una piccola città tra Ancona e Perugia, si cominciò a preparare la pasta utilizzando magli multipli azionati da un albero a camme collegato ad una Papiro ruota idraulica. Più efficienti del mortaio dei cinesi o della mola degli arabi, mossi da uomini o animali, i magli, lavorando in verticale, sfibrano canapa e lino più velocemente e meglio riducendo così i costi e migliorandone la qualità. Anche il telaio da immergere nel tino cambiò: l’intreccio di cotone, bambù o canne fu sostituito da un intreccio in ottone e rimarrà pressoché invariato fino al XVIII secolo. La collatura con amido di riso o grano fu cambiata con una a base di gelatina animale che migliora caratteristiche come l’impermeabilità o la resistenza a insetti e microrganismi. La nuova tecnologia ebbe un notevole successo e presto sorsero nuovi mulini in tutta l’Italia set- Carta di Amalfi tentrionale. La carta italiana, di qualità migliore, più economica e soprattutto cristiana si impose velocemente in tutta Europa. Il monopolio della carta italiana durò fino a metà del XIV secolo quando nuovi centri cartari sorsero prima in Francia e poi in Germania. La prima metà del XV secolo vide la Francia primeggiare nella produzione della carta, ma nella seconda metà, per le alte tasse sui mulini e sul trasporto degli stracci, la produzione si spostò verso l’Olanda. Nel XVII secolo furono introdotte delle macchine dette olandesi, vasche anulari di forma ovale in cui un cilindro munito di lame contemporaneamente sfilacciava e raffinava le fibre. Con le olandesi si ottenne una carta più bianca ed omogenea anche se meno resistente perché le fibre

Cartone ondulato


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