Nicetino Montinaro. La vita e la fede di... un uomo semplice

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Anno Scolastico 1957-58, 5a Elementare, Nicetino vicino al prof. Vito Colaci

davamo per lo più senza grembiule e con i pantaloncini rripizzati (rammendati) o macchiati d’olio. Mentre quasi tutta la scolaresca, durante la ricreazione, mangiava fichi secchi o cornule (carrubbe) che generalmente noi tenevamo nella cartella, Nicetino, invece, cacciava il suo bel panino profumato con la mortadella, la frittata o altro. Egli era uno dei ragazzi più bravi della classe, ma già d’allora si capiva che aveva un fisico delicato anche se non presentava alcuna malattia… Noi ragazzi all’uscita della scuola spesso giocavamo con le figurine di giocatori (gira e bbota, a ppà, a scoppulu, an facce lu parite), a biglie (o palline), a risciu (N.d.A.: era un cerchio disegnato a terra dove i “birboncelli” lanciavano il loro soldino fortunato) giocandoci quei pochi soldini che avevamo, oppure, facevamo ’a mazzate (botte) mentre Nicetino se ne tornava subito a casa. Quando facevamo a botte tra noi ragazzi le borse scolastiche che erano fatte, generalmente, di cartone o di plastica le distruggevamo in pochissimi mesi perché c’è le tiravamo in testa o dove colpivano casualmente; mia 


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