Frati della Corda Gennaio 2014

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Frati della Corda Notiziario della Custodia di Terra Santa GENNAIO | 2014

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PAGINA 08 Un frutto che matura dove la terra è buona PAGINA 29 Un francescano alla guida dei latini in Siria PAGINA 50 Reliquia di San Timoteo a San Salvatore PAGINA 66 Una storia di bambini, fiabe e cultura beduina palestinese


INDICE SANTA SEDE Papa Francesco inaugura un ciclo di udienze generali sui sacramenti Proposte di pace per la Siria Dalla chiusura solo distruzione, aprirsi alla cultura dell’incontro Un frutto che matura dove la terra è buona Ecumenismo - Aspettative della Settimana di preghiera per l’unità Primato e sinodalità non si escludono. Il dialogo teologico tra cattolici e ortodossi Per una filosofia dell’incontro L’urgenza della pace Una crisi senza soluzione militare

REGIONE SAN PAOLO 3 4 5 8 10 14 14 17 17

CURIA GENERALIZIA Beata Maria Cristina di Savoia XVI Incontro del Ministro generale e del suo Definitorio con i Ministri e Custodi Approvazione emendamenti agli statuti particolari della Custodia di Terra Santa

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PATRIARCATO LATINO 5000 città di tutto il mondo hanno pregato per la pace in Terra Santa

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CURIA CUSTODIALE Sintesi del verbale del Discretorio del 25 Gennaio 2014 Agenda del Custode

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SORELLA MORTE fra Vianney (Paul) DELALANDE OFM

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VARIE

Un francescano alla guida dei latini in Siria Per proteggere i bambini siriani dagli effetti del conflitto Compromesso in Siria il futuro di un’intera generazione L’Onu ottiene un terzo dei fondi per l’emergenza siriana Alle porte di Damasco l’assedio affama i palestinesi di Yarmuk Damasco pronta a uno scambio di prigionieri con i ribelli L’ospedale del Papa per i piccoli siriani Decisa l’apertura di un corridoio umanitario a Homs Stallo sulla Siria ma almeno si tratta

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CRONACA DELLA CUSTODIA Notizie da Rodi Il Custode visita le comunità di Betlemme Scambio di auguri con le Chiese Orientali A Concesio, dove Montini ebbe i natali, convegno su Paolo VI in Terra Santa Diario di una giornata speciale Pellegrinaggio dei frati al Giordano: «Venite, venite a Gerico» Celebrata a Giaffa la Centesima giornata mondiale del migrante e del rifugiato Scambio di auguri con la Chiesa armena ortodossa Mettiamo fine allo scandalo: Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani Volontari con i francescani di Terra Santa Reliquia di san Timoteo a San Salvatore XV Magnificat Piano Competition “Nikolaus De La Flüe” Pastorale custodiale: «Offrire il dono della comunione»

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Due ex studenti dello Studio Teologico ordinati Vescovi Inaugurata a Betlemme la prima clinica odontoiatrica per bimbi e ragazzi disabili in Palestina Tafferugli tra coloni israeliani e palestinesi Cristiani, minoranza più perseguitata nel mondo Vita religiosa Liberati dalla seduzione del denaro È tempo di far scoppiare la pace Negli stadi italiani in campo per le famiglie siriane Festa Sant’ Antonio Abate: da asceta mistico a patrono delle attività rurali I pesci della gratitudine sul cammino di Santiago Con l’amicizia di Francesco È un’emergenza. L’unica strada è lo sviluppo È in uscita il bimestrale Terrasanta gennaiofebbraio 2014 Una storia di bambini, fiabe e cultura beduina palestinese Quel lembo di terra chiamato ecumenismo Nuova vita per la guesthouse di Sabastiya e per i giovani del villaggio Egitto, elezioni presidenziali entro aprile Nel lunario san Tommaso d’Aquino da “bue muto” a “dottore universale” Molto più della semplice tolleranza Ebrei e musulmani uniti a Strasburgo nel dibattito sulla circoncisione

FRATERNITAS

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Notiziario della Custodia di Terra Santa FRATI DELLA CORDA Notiziario della Custodia di Terra Santa Edizione n. 01 Gennaio 2014 CONTATTI Segreteria Custodia di Terra Santa St. Francis 1 Jerusalem - POBOX: 186 - Israel custodia@custodia.org STAMPA Franciscan Printing Press fpp@bezeqint.net

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Santa Sede Papa Francesco inaugura un ciclo di udienze generali sui sacramenti CITTÀ DEL VATICANO, 9 GENNAIO 2014, UNA DATA DA RICORDARE

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a ha ancora senso parlare oggi di battesimo? o non è forse rimasto solo un atto formale che, alla fine, si riduce ad una celebrazione di rito, della quale spesso non si ricorda neppure la data? Un argomento, questo, sul quale Papa Francesco è tornato più volte. Anche stamani, mercoledì 8 gennaio, quando, nel corso della prima udienza generale del nuovo anno, ha posto ancora una volta ai fedeli presenti in Piazza san Pietro, l’ormai familiare domanda: “Quanti di voi ricordano la data del proprio battesimo? Alzate la mano”. E poi la consueta deludente constatazione: “In pochi, eh?”. Non ha perso l’occasione, Papa Francesco, per iniziare il nuovo ciclo di catechesi settimanali, incentrate sui sacramenti, riproponendo la questione della data del battesimo. Egli stesso ha ricordato di aver più volte aperto con i fedeli un confronto su questo argomento per ribadire che il battesimo, il primo dei sacramenti dell’iniziazione cristiana, “è un atto che tocca in profondità la nostra esistenza”. Si tratta infatti del momento in cui “veniamo immersi - ha detto stamani - in quella

sorgente inesauribile di vita che è la morte di Gesù”. Ma nonostante ciò “molti di noi non hanno il minimo ricordo della celebrazione di questo sacramento”. Una condizione ovvia, ha riconosciuto il Pontefice, “se siamo stati battezzati poco dopo la nascita”. Ma non giustifica il fatto di restare nell’ignoranza di un evento che ha segnato l’inizio di una speranza nuova per la nostra vita. Una speranza, ha ricordato il Papa, che “nessuno può spegnere”. Ecco perchè “dobbiamo risvegliare la memoria del nostro battesimo”. Ed ha assegnato ai fedeli “un compito per casa”: cercare di conoscere la data del proprio battesimo. Dopo la catechesi Papa Francesco, nel salutare i diversi gruppi presenti all’udienza, si è rivolto ai fedeli provenienti da paesi del Medio Oriente, in particolare dalla Siria e dall’Iraq, ricordando loro che il battesimo “rende capaci di perdonare e di amare tutti, perfino i nemici”. (©L’Osservatore Romano 9 gennaio 2014)

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Santa Sede Proposte di pace per la Siria CITTÀ DEL VATICANO, 10 GENNAIO 2014 GIORNATA DI STUDIO IN VATICANO ORGANIZZATA DALLA PONTIFICIA ACCADEMIA DELLE SCIENZE

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entoventiseimila morti e trecentomila bambini orfani in trentasei mesi di conflitto in Siria. Di fronte a queste cifre si può restare indifferenti? È l’interrogativo cui cercano di dare risposta i partecipanti alla giornata di studio organizzata in Vaticano lunedì 13 gennaio dalla Pontificia Accademia delle Scienze. Un incontro a porte chiuse, nella sede della Casina Pio IV, per dare seguito all’iniziativa di digiuno e di preghiera per la pace in Siria e in tutto il Medio Oriente voluta da Papa Francesco lo scorso 7 settembre.

Tra le proposte in discussione: favorire un cessate il fuoco per rendere possibile l’aiuto umanitario; incoraggiare il dialogo tra le religioni e la tolleranza, soprattutto per porre fine alla tragedia dei cristiani perseguitati ; promuovere un’autorità transitoria al fine di organizzare le elezioni; contrastare la tratta di persone e la prostituzione. Dopo il saluto del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligio-

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so, interverranno numerose personalità internazionali che tratteranno l’argomento sotto diverse angolazioni. Tra queste, Miguel Ángel Moratinos parlerà della Siria nel contesto regionale; Joseph Maïla, della situazione sul terreno; Mohamed ElBaradei, della posizione del Medio Oriente; Piotr Vladimirovich Stegniy, della posizione russa; Jeffrey Sachs, della posizione dell’Onu; Thomas Walsh, del ruolo della religione nella costruzione della pace; William F. Vendley, dell’azione delle religioni a favore della pace; Thierry de Montbrial, delle prospettive verso una soluzione. Fra gli osservatori, il vescovo Marcelo Sánchez Sorondo, cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, il cardinale Georges Cottier, il vescovo caldeo di Aleppo Antoine Audo, l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio delle Nazioni Unite e istituzioni specializzate a Ginevra. www.osservatoreromano.va


Dalla chiusura solo distruzione, aprirsi alla cultura dell’incontro CITTÀ DEL VATICANO - SALA REGIA DEL PALAZZO APOSTOLICO, 13 GENNAIO 2014

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a chiusura porta sempre alla distruzione, promuovere la cultura dell’incontro. È l’esortazione rivolta da Papa Francesco ai membri del Corpo diplomatico presso la Santa Sede, incontrati stamani nella Sala Regia del Palazzo Apostolico per gli auguri di inizio anno. Dalla Siria al Centrafrica, dalla Nigeria all’Iraq, il Pontefice ha toccato nel suo lungo intervento tutte le aree che oggi soffrono a causa della violenza. Quindi, ha ribadito la necessità di combattere la “cultura dello scarto”, di aiutare i più deboli e in particolare i migranti ed ha levato un appello accorato affinché i bambini siano risparmiati dall’orrore dell’aborto, della guerra e della tratta degli esseri umani. Attualmente la Santa Sede intrattiene relazioni diplomatiche piene con 180 Stati. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal decano del Corpo diplomatico, Jean-Claude Michel, ambasciatore del Principato di Monaco. Apertura, incontro, fraternità. Sono i tre perni intorno a cui ha ruotato il discorso di Papa Francesco al Corpo

diplomatico, una sorta di “road map” globale per la pace e i diritti umani. Il Pontefice ha subito sottolineato che vanno sostenute le persone più deboli: gli anziani, che troppe volte sono considerati un peso e i giovani, che devono essere aiutati a trovare un lavoro, per non spegnerne l’entusiasmo. Né ha mancato di chiedere politiche di sostegno alla famiglia. Quindi, ha messo l’accento sul tema a lui caro della cultura dell’incontro: “La chiusura e l’isolamento creano sempre un’atmosfera asfittica e pesante, che prima o poi finisce per intristire e soffocare. Serve, invece, un impegno comune di tutti per favorire una cultura dell’incontro, perché solo chi è in grado di andare verso gli altri è capace di portare frutto, di creare vincoli di comunione, di irradiare gioia, di edificare la pace”. Lo confermano, ha detto il Papa, “le immagini di distruzione e di morte che abbiamo avuto davanti agli occhi nell’anno appena trascorso”. Il Papa, che ha cita-

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Santa Sede “In questo senso è positivo che siano ripresi i negoziati di pace tra Israeliani e Palestinesi e faccio voti affinché le Parti siano determinate ad assumere, con il sostegno della Comunità internazionale, decisioni coraggiose per trovare una soluzione giusta e duratura ad un conflitto la cui fine si rivela sempre più necessaria e urgente”.

to numerosi suoi Predecessori, si è quindi soffermato sulle situazioni più drammatiche nel mondo a partire dalla Siria per la quale ha chiesto ancora una volta la fine del conflitto. Il Pontefice ha, inoltre, ringraziato quanti hanno partecipato alla Giornata di preghiera da Lui indetta per la pace nel Paese:

Papa Francesco ha poi rivolto il pensiero all’esodo dei cristiani dal Medio Oriente e dal Nord Africa. Essi, ha osservato, “desiderano continuare a far parte dell’insieme sociale, politico e culturale dei Paesi che hanno contribuito ad edificare”: “... i cristiani sono chiamati a dare testimonianza dell’amore e della misericordia di Dio. Non bisogna mai desistere dal compiere il bene anche quando è arduo e quando si subiscono atti di intolleranza, se non addirittura di vera e propria persecuzione”.

“Occorre ora una rinnovata volontà politica comune per porre fine al conflitto. In tale prospettiva, auspico che la Conferenza ‘Ginevra 2’, convocata per il 22 gennaio p.v., segni l’inizio del desiderato cammino di pacificazione. Nello stesso tempo, è imprescindibile il pieno rispetto del diritto umanitario. Non si può accettare che venga colpita la popolazione civile inerme, soprattutto i bambini”. Il Papa ha avuto parole di incoraggiamento per i tanti profughi siriani, elogiando lo sforzo dei Paesi, come Libano e Giordania, che li hanno accolti generosamente. Sempre rimanendo nel Medio Oriente, il Papa ha espresso preoccupazioni per l’acuirsi dei contrasti nel Paese dei Cedri, instabilità che vive anche l’Egitto e l’Iraq. Il Papa ha invece espresso soddisfazione per i progressi compiuti nel dialogo tra l’Iran e il Gruppo 5+1 sulla questione nucleare. Quindi, ha incoraggiato gli sforzi per la pace tra israeliani e palestinesi:

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Con grave preoccupazione, il Papa ha parlato della Repubblica Centrafricana, dove la popolazione soffre a causa di tensioni “che hanno seminato a più riprese distruzione e morte”. Ed ha chiesto con forza “l’interessamento della Comunità internazionale” affinché “contribuisca a far cessare le violenze, a ripristinare lo stato di diritto e a garantire l’accesso degli aiuti umanitari” nel Paese. Da parte sua, ha ribadito, la Chiesa cattolica “continuerà ad assicurare la propria presenza e collaborazione” per aiutare la popolazione e per “ricostruire un clima di riconciliazione e di pace”. Un binomio, questo, ha detto, che è una priorità fondamentale “anche in altre parti del Continente africano”. Ancora, ha parlato della difficile situazione in Nigeria, Mali, Sud Sudan dove si vive una nuova emergenza umanitaria. Il Papa ha così rivolto lo sguardo all’Asia, auspicando il dono della riconciliazione per la Penisola coreana ed ha esortato alla convivenza pacifica nel Continente tra le diverse componenti civili, etniche e religiose:


“Occorre incoraggiare tale reciproco rispetto, soprattutto di fronte ad alcuni preoccupanti segnali di un suo indebolimento, in particolare a crescenti atteggiamenti di chiusura che, facendo leva su motivazioni religiose, tendono a privare i cristiani delle loro libertà e a mettere a rischio la convivenza civile”.

Il Papa ha, così, ricordato la sua visita a Lampedusa, chiedendo accoglienza per i migranti, in particolare per i tanti costretti a fuggire dalle violenze e dalla carestia nel Corno d’Africa e nella Regione dei Grandi Laghi. Il Papa, Vescovo di Roma, non ha quindi mancato di levare un augurio particolare per l’Italia:

La pace, ha del resto osservato, è ferita dovunque la dignità umana viene negata, prima fra tutte dalla “impossibilità di nutrirsi in modo sufficiente”. Ed ha avvertito che “non possono lasciarci indifferenti i volti di quanti soffrono la fame, soprattutto dei bambini. Oggi, ha poi constatato con amarezza, non sono scartati solo il cibo o i beni, ma vengono scartati “gli stessi esseri umani, “come fossero cose non necessarie”:

“Auguro al popolo italiano, al quale guardo con affetto, anche per le comuni radici che ci legano, di rinnovare il proprio encomiabile impegno di solidarietà verso i più deboli e gli indifesi e, con lo sforzo sincero e corale di cittadini e istituzioni, di superare le attuali difficoltà, ritrovando il clima di costruttiva creatività sociale che lo ha lungamente caratterizzato”.

“Ad esempio, desta orrore il solo pensiero che vi siano bambini che non potranno mai vedere la luce, vittime dell’aborto, o quelli che vengono utilizzati come soldati, violentati o uccisi nei conflitti armati, o fatti oggetti di mercato in quella tremenda forma di schiavitù moderna che è la tratta degli esseri umani, la quale è un delitto contro l’umanità”.

Il discorso di Papa Francesco si è concluso con la vicinanza alle vittime del tifone Hayan, nelle Filippine e nel Sud Est asiatico, e con un appello al rispetto del Creato. Anche “l’avido sfruttamento delle risorse ambientali”, è stato il suo monito, rappresenta una ferita alla pace. Alessandro Gisotti http://it.radiovaticana.va

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Santa Sede Un frutto che matura dove la terra è buona CITTÀ DEL VATICANO, 15 GENNAIO 2014 51ª GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA PER LE VOCAZIONI (11 MAGGIO 2014 - IV DOMENICA DI PASQUA) Cari fratelli e sorelle! 1. Il Vangelo racconta che «Gesù percorreva tutte le città e i villaggi… Vedendo le folle, ne sentì compassione, perché erano stanche e sfinite come pecore che non hanno pastore. Allora disse ai suoi discepoli: “La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il Signore della messe, perché mandi operai nella sua messe”» (Mt 9,35-38). Queste parole ci sorprendono, perché tutti sappiamo che occorre prima arare, seminare e coltivare per poter poi, a tempo debito, mietere una messe abbondante. Gesù afferma invece che «la messe è abbondante». Ma chi ha lavorato perché il risultato fosse tale? La risposta è una sola: Dio. Evidentemente il campo di cui parla Gesù è l’umanità, siamo noi. E l’azione efficace che è causa del «molto frutto» è la grazia di Dio, la comunione con Lui (cfr Gv 15,5). La preghiera che Gesù chiede alla Chiesa, dunque, riguarda la richiesta di accrescere il numero di coloro che sono al servizio del suo Regno. San Paolo, che è stato uno di questi “collaboratori di Dio”, instancabilmente si è prodigato per la causa del Vangelo e della Chiesa. Con la consapevolezza di chi ha sperimentato personalmente quanto la volontà salvifica di Dio sia imperscrutabile e l’iniziativa della grazia sia l’origine di ogni vocazione, l’Apostolo ricorda ai cristiani di Corinto: «Voi siete campo di Dio» (1 Cor 3,9). Pertanto sorge dentro il nostro cuore prima lo stupore per una messe abbondante che Dio solo può elargire; poi la gratitudine per un amore che sempre ci previene; infine l’adorazione per l’opera da Lui compiuta, che richiede la nostra libera adesione ad agire con Lui e per Lui. 2. Tante volte abbiamo pregato con le parole del Salmista: «Egli ci ha fatti e noi siamo suoi, suo popolo e gregge del suo pascolo» (Sal 100,3); o anche: «Il Signore si è scelto Giacobbe, Israele come sua proprietà» (Sal 135,4). Ebbene, noi siamo “proprietà” di Dio non nel senso del possesso che rende schiavi, ma di un legame forte che ci unisce a Dio e tra noi, secondo un patto di alleanza che rimane in eterno «perché il suo amore è per sempre» (Sal 136). Nel racconto della vocazione

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del profeta Geremia, ad esempio, Dio ricorda che Egli veglia continuamente su ciascuno affinché si realizzi la sua Parola in noi. L’immagine adottata è quella del ramo di mandorlo che primo fra tutti fiorisce, annunziando la rinascita della vita in primavera (cfr Ger 1,11-12). Tutto proviene da Lui ed è suo dono: il mondo, la vita, la morte, il presente, il futuro, ma – rassicura l’Apostolo – «voi siete di Cristo e Cristo è di Dio» (1 Cor 3,23). Ecco spiegata la modalità di appartenenza a Dio: attraverso il rapporto unico e personale con Gesù, che il Battesimo ci ha conferito sin dall’inizio della nostra rinascita a vita nuova. È Cristo, dunque, che continuamente ci interpella con la sua Parola affinché poniamo fiducia in Lui, amandolo «con tutto il cuore, con tutta l’intelligenza e con tutta la forza» (Mc 12,33). Perciò ogni vocazione, pur nella pluralità delle strade, richiede sempre un esodo da se stessi per centrare la propria esistenza su Cristo e sul suo Vangelo. Sia nella vita coniugale, sia nelle forme di consacrazione religiosa, sia nella vita sacerdotale, occorre superare i modi di pensare e di agire non conformi alla volontà di Dio. E’ un «esodo che ci porta a un cammino di adorazione del Signore di servizio a Lui nei fratelli e nelle sorelle» (Discorso all’Unione Internazionale delle Superiore Generali, 8 maggio 2013). Perciò siamo tutti chiamati ad adorare Cristo nei nostri cuori (cfr 1 Pt 3,15) per lasciarci raggiungere dall’impulso della grazia contenuto nel seme della Parola, che deve crescere in noi e trasformarsi in servizio concreto al prossimo. Non dobbiamo avere paura: Dio segue con passione e perizia l’opera uscita dalle sue mani, in ogni stagione della vita. Non ci abbandona mai! Ha a cuore la realizzazione del suo progetto su di noi e, tuttavia, intende conseguirlo con il nostro assenso e la nostra collaborazione. 3. Anche oggi Gesù vive e cammina nelle nostre realtà della vita ordinaria per accostarsi a tutti, a cominciare dagli ultimi, e guarirci dalle nostre infermità e malattie. Mi rivolgo ora a coloro che sono ben disposti a mettersi in ascolto della voce di Cristo che risuona nella Chiesa, per comprendere quale sia la propria vocazione. Vi invito ad ascoltare e seguire Gesù, a lasciarvi trasformare


interiormente dalle sue parole che «sono spirito e sono vita» (Gv 6,62). Maria, Madre di Gesù e nostra, ripete anche a noi: «Qualsiasi cosa vi dica, fatela!» (Gv 2,5). Vi farà bene partecipare con fiducia ad un cammino comunitario che sappia sprigionare in voi e attorno a voi le energie migliori. La vocazione è un frutto che matura nel campo ben coltivato dell’amore reciproco che si fa servizio vicendevole, nel contesto di un’autentica vita ecclesiale. Nessuna vocazione nasce da sé o vive per se stessa. La vocazione scaturisce dal cuore di Dio e germoglia nella terra buona del popolo fedele, nell’esperienza dell’amore fraterno. Non ha forse detto Gesù: «Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35)?

dal Signore per cosine piccole, andate sempre al di là, verso le cose grandi. Giocate la vita per grandi ideali!» (Omelia nella Messa per i cresimandi, 28 aprile 2013). A voi Vescovi, sacerdoti, religiosi, comunità e famiglie cristiane chiedo di orientare la pastorale vocazionale in questa direzione, accompagnando i giovani su percorsi di santità che, essendo personali, «esigono una vera e propria pedagogia della santità, che sia capace di adattarsi ai ritmi delle singole persone. Essa dovrà integrare le ricchezze della proposta rivolta a tutti con le forme tradizionali di aiuto personale e di gruppo e con forme più recenti offerte nelle associazioni e nei movimenti riconosciuti dalla Chiesa» (Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 31).

4. Cari fratelli e sorelle, vivere questa «misura alta della vita cristiana ordinaria» (cfr Giovanni Paolo II, Lett. ap. Novo millennio ineunte, 31), significa talvolta andare controcorrente e comporta incontrare anche ostacoli, fuori di noi e dentro di noi. Gesù stesso ci avverte: il buon seme della Parola di Dio spesso viene rubato dal Maligno, bloccato dalle tribolazioni, soffocato da preoccupazioni e seduzioni mondane (cfr Mt 13,19-22). Tutte queste difficoltà potrebbero scoraggiarci, facendoci ripiegare su vie apparentemente più comode. Ma la vera gioia dei chiamati consiste nel credere e sperimentare che Lui, il Signore, è fedele, e con Lui possiamo camminare, essere discepoli e testimoni dell’amore di Dio, aprire il cuore a grandi ideali, a cose grandi. «Noi cristiani non siamo scelti

Disponiamo dunque il nostro cuore ad essere “terreno buono” per ascoltare, accogliere e vivere la Parola e portare così frutto. Quanto più sapremo unirci a Gesù con la preghiera, la Sacra Scrittura, l’Eucaristia, i Sacramenti celebrati e vissuti nella Chiesa, con la fraternità vissuta, tanto più crescerà in noi la gioia di collaborare con Dio al servizio del Regno di misericordia e di verità, di giustizia e di pace. E il raccolto sarà abbondante, proporzionato alla grazia che con docilità avremo saputo accogliere in noi. Con questo auspicio, e chiedendovi di pregare per me, imparto di cuore a tutti la mia Apostolica Benedizione FRANCESCO www.vatican.va

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Santa Sede Ecumenismo - Aspettative della Settimana di preghiera per l’unità CITTÀ DEL VATICANO, 17 GENNAIO 2014

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uest’anno, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani (18-25 gennaio) è sotto una stella ecumenica particolarmente buona. Il tema della Settimana è tratto dal primo capitolo della prima lettera ai Corinzi, in cui Paolo lancia un veemente appello all’unità e pone una domanda che interpella la nostra coscienza: «Cristo è stato forse diviso?» (1 Corinzi, 1, 13). Di fronte a questa domanda, viene subito da pensare alla tragica situazione della cristianità divisa, poiché la frattura della Chiesa tuttora esistente va intesa come divisione di ciò che per sua natura è indivisibile, ovvero l’unità del Corpo di Cristo. È proprio questo doloroso problema che ha animato la stesura del decreto del concilio Vaticano II sull’ecumenismo, Unitatis redintegratio, della cui promulgazione ricorre quest’anno il cinquantesimo anniversario. Fin dal suo primo articolo, il decreto enuncia la convinzione di fede fondamentale secondo cui da Cristo «la Chiesa è stata fondata una ed unica» e la contrappone alla costatazione empirica che esiste un gran numero di Chiese e Comunità ecclesiali che propongono se stesse agli uomini «come la vera eredità di Gesù Cristo». Poiché ciò potrebbe suscitare una fatale impressione, «come se Cristo stesso fosse diviso», il concilio afferma che tale separazione «si oppone apertamente alla volontà di Cristo», è «di scandalo al mondo e danneggia la più

santa delle cause: la predicazione del Vangelo ad ogni creatura». Davanti all’importanza della posta in gioco dell’ecumenismo, il decreto annuncia già nella sua prima frase che uno dei principali intenti del concilio Vaticano II è «promuovere il ristabilimento dell’unità fra tutti i cristiani» (Unitatis redintegratio, 1). Con questa chiara affermazione, il decreto sull’ecumenismo esprime la convinzione conciliare che l’impegno ecumenico della Chiesa cattolica non è un’opzione, ma una responsabilità vincolante. La serietà di tale compito è evidenziata anche dal fatto che il decreto sull’ecumenismo è stato promulgato alla fine della terza sessione, lo stesso giorno della costituzione dogmatica sulla Chiesa, Lumen gentium, ovvero il 21 novembre 1964. Questo legame estrinseco suggerisce il nesso intrinseco che il decreto sull’ecumenismo, soprattutto nel suo primo capitolo sui «principi cattolici sull’ecumenismo», ha con la costituzione dogmatica sulla Chiesa e dimostra che il cammino ecumenico intrapreso dalla Chiesa cattolica con il concilio ha il suo fondamento nella natura teologica stessa della Chiesa. Così come, nel concilio, a livello generale, i decreti rappresentano perlopiù concretizzazioni delle questioni esposte in una costituzione per la vita pratica della Chiesa, nello stesso senso il decreto sull’ecumenismo va letto sullo sfondo della costituzione dogmatica sulla Chiesa e non deve mai essere interpretato in opposizione a essa. Questa idea di uno stretto legame tra i due documenti conciliari corrisponde pienamente alla convinzione del grande Papa conciliare Paolo VI, per il quale l’impegno ecumenico era un importante leit motiv anche e precisamente per il rinnovamento conciliare della Chiesa cattolica e per la sua auto-comprensione, tanto che si può parlare di una vera e propria interazione tra l’apertura ecumenica della Chiesa cattolica e il rinnovamento della sua ecclesiologia. Già all’inizio della seconda sessione del concilio, nel suo

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significativo discorso di apertura, Paolo VI sottolineava che il riavvicinamento ecumenico tra i cristiani e le Chiese separati era uno degli intenti principali, ovvero il dramma spirituale, per cui il concilio Vaticano II era stato convocato. E al momento della promulgazione del decreto sull’ecumenismo, egli dichiarò che tale documento spiegava e completava la costituzione dogmatica sulla Chiesa: ea doctrina explicationibus completa. Tale espressione mostra chiaramente che Papa Paolo VI non attribuiva minimamente al decreto sull’ecumenismo un valore teologico inferiore, ma lo associava, nella sua fondamentale importanza teologica, alla costituzione dogmatica sulla Chiesa. Analogamente, il beato Papa Giovanni Paolo II, nella sua lungimirante enciclica sull’impegno ecumenico Ut unum sint, ha ribadito l’affermazione fondamentale secondo la quale il decreto sull’ecumenismo «si ricollega prima di tutto all’insegnamento sulla Chiesa della costituzione Lumen gentium, nel suo capitolo che tratta del popolo di Dio» (Ut unum sint, 8). Papa Giovanni Paolo II ha ricordato così che il cammino ecumenico è il cammino della Chiesa e che «esso appartiene organicamente alla sua vita e alla sua azione» (Ut unum sint, 20). Davanti ai vari dubbi sorti sia tra i fautori che tra i detrattori dell’ecumenismo, egli ha sottolineato in maniera inequivocabile che la Chiesa, con il concilio Vaticano II, «si è impegnata in modo irreversibile a percorrere la via della ricerca ecumenica, ponendosi così all’ascolto dello Spirito del Signore, che insegna come leggere attentamente i “segni dei tempi”» (Ut unum sint, 3). Succedendo a Giovanni Paolo II, Papa Benedetto XVI, già nel suo primo messaggio dopo l’elezione al soglio pontificio, ha definito «impegno primario» il compito di «lavorare senza risparmio di energie alla ricostituzione della piena e visibile unità di tutti i seguaci di Cristo. Questa è la sua ambizione, questo il suo impellente dovere». Infatti, l’ecumenismo rappresenta per la Chiesa un «impegno fondamentale» che «deriva dalla sua stessa missione»: «Oggi il dialogo ecumenico non può più essere separato dalla realtà e dalla vita nella fede delle nostre Chiese senza arrecar loro danno». Questa convinzione viene condivisa anche da Papa Francesco e sviluppata ulteriormente. Come egli ha osservato espressamente nella sua esortazione apostolica Evangelii gaudium, l’impegno per l’unità non può essere «mera diplomazia o un adempimento forzato», ma deve trasformarsi in «una via imprescindibile dell’e-

vangelizzazione» e porsi al servizio della credibilità dell’annuncio cristiano (Evangelii gaudium, 246). Queste chiare prese di posizione del magistero testimoniano il fondamento ecclesiologico dell’impegno ecumenico e quindi l’irreversibilità del cammino ecumenico intrapreso con il concilio. Commentando lo svolgimento del concilio Joseph Ratzinger - che partecipò al Vaticano II come perito - individuava nel decreto sull’ecumenismo il dischiudersi di «un atteggiamento totalmente nuovo davanti ai fratelli cristiani separati» e ciò «sia nei confronti del cristianesimo riformato che, in modo del tutto particolare, nei riguardi delle Chiese dell’Oriente». In questo contesto, dobbiamo ricordare che lo stesso 21 novembre 1964 veniva promulgato un altro importante documento conciliare, ovvero il decreto sulle Chiese cattoliche orientali, Orientalium Ecclesiarum. In questo decreto, le Chiese cattoliche orientali, che, da un lato, sono vicine a quelle orientali per quanto riguarda la teologia e la liturgia, la disciplina e il diritto e, dall’altro, vivono la loro tradizione orientale nella comunione con Roma e considerano questa unità come essenziale per la loro identità ecclesiale, sono chiamate ad assumersi una particolare responsabilità ecumenica nella promozione dell’unità tra i cristiani, soprattutto con le Chiese ortodosse e ortodosse orientali: «Alle Chiese orientali aventi comunione con la Sede apostolica romana, compete lo speciale ufficio di promuovere l’unità di tutti i cristiani, specialmente orientali, secondo i principi del decreto sull’ecumenismo promulgato da questo santo concilio» (Orientalium Ecclesiarum, 24). Quanto seriamente debba essere intesa questa particolare responsabilità lo si capisce anche dalla conclusione del decreto sulle Chiese cattoliche orientali, in cui si afferma esplicitamente che tutte le disposizioni giuridiche del documento «sono stabilite per le presenti condizioni, fino a che la Chiesa cattolica e le Chiese orientali separate si uniscano nella pienezza della comunione» (Orientalium Ecclesiarum, 30 a).

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Santa Sede Il concilio attribuisce così alle disposizioni giuridiche contenute nel decreto un carattere viatorio e transitorio, che Papa Giovanni Paolo II ribadisce ulteriormente nella costituzione apostolica Sacri canones del 1990 sulla promulgazione del Codice dei canoni delle Chiese orientali (Cceo), sottolineando chiaramente che tali canoni hanno validità «fino a che saranno abrogati o verranno modificati dalle più alte autorità della Chiesa per giusti motivi». Se, tra questi giusti motivi, viene menzionato come quello più importante la «piena comunione di tutte le Chiese dell’Oriente con la Chiesa cattolica», allora il chiaro limite temporale della validità del Cceo si rivela quale conseguenza della particolare responsabilità ecumenica delle Chiese cattoliche orientali. Esse esercitano infatti un’importante funzione ecumenica di ponte e prestano il loro grande contributo aiutando la cristianità a respirare più intensamente con i suoi due polmoni. Tale apporto ecumenico diventa realmente percepibile se visto all’interno del più ampio contesto ecumenico. A questo più ampio contesto ecumenico fa riferimento il decreto sull’ecumenismo soprattutto nel terzo capitolo, in cui si parla delle Chiese e Comunità ecclesiali separate dalla sede apostolica romana e del cammino di riconciliazione da percorrere fino all’unità. Davanti alle tante scissioni verificatesi nei duemila anni di storia del cristianesimo, il decreto distingue due tipi fondamentali di divisione della Chiesa, affermando in modo introduttivo che occorre prestare attenzione alle «due principali categorie di scissioni che hanno intaccato l’inconsutile tunica di Cristo» (Unitatis redintegratio, 13), ovvero, da un lato, il grande scisma dell’xi secolo tra la Chiesa d’Occidente e la Chiesa d’Oriente e, più esattamente, tra Roma e i patriarcati orientali e, dall’altro, le divisioni

all’interno della Chiesa d’Occidente nel XVI secolo. È auspicabile che nell’anno in cui commemoriamo il cinquantesimo anniversario della promulgazione del decreto sull’ecumenismo possano essere intrapresi coraggiosi passi ecumenici in entrambe le direzioni. Nella prospettiva di un superamento della divisione della Chiesa d’Occidente, si dovranno portare avanti in maniera più approfondita i preparativi per una commemorazione comune dei 500 anni della Riforma, prevista nel 2017, nello spirito del documento elaborato dalla Commissione luterana-cattolica per l’unità che s’intitola From Conflict to Communion e che si articola intorno a tre aspetti fondamentali: in primo luogo, la gratitudine e la gioia per il reciproco avvicinamento che, nella vita e nella fede, ha avuto luogo nel corso degli ultimi cinquant’anni; in secondo luogo, il rincrescimento e il pentimento per i fraintendimenti, il male e le ferite che cattolici e luterani hanno arrecato gli uni agli altri negli ultimi cinquecento anni; in terzo luogo, la speranza che la commemorazione comune della Riforma diventi un’opportunità per compiere ulteriori passi verso la piena unità. Momento focale del 2014 è soprattutto la commemorazione dell’incontro storico tra il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Athenagoras, e il Vescovo di Roma, Papa Paolo VI, tenutosi a Gerusalemme cinquant’anni fa e più precisamente nei giorni 5 e 6 gennaio 1964. L’allora annunciata volontà rispettiva di ristabilire la carità tra le due Chiese, suggellata dal bacio fraterno tra i due capi di Chiesa in nome dei due fratelli Andrea e Pietro, rimane tuttora ai nostri occhi icona duratura della disponibilità ecumenica alla riconciliazione. Non si trattava di ristabilire semplicemente una carità interpersonale e umanitaria, ma di ravvivare la carità ecclesiale, ovvero la comunità agapica tra le Chiese. Poiché il bacio fraterno e l’agape rappresentano, nel loro senso più profondo, il rito e il concetto stesso dell’unità eucaristica, il ristabilimento della comunione ecclesiale deve sfociare anche nella comunione eucaristica. Infatti, là dove l’agape esiste seriamente come realtà ecclesiale, essa, per poter essere credibile, deve diventare anche agape eucaristica, come hanno espresso congiuntamente a Gerusalemme il patriarca Athenagoras e Papa Paolo VI e come lo stesso patriarca ortodosso ha ribadito nel 1968 con la sua appassionata dichiarazione: «È giunta l’ora del coraggio cristiano. Ci amiamo gli uni gli altri; professiamo la stessa fede comune; incamminiamoci

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insieme verso la gloria del sacro Altare comune» (Tomos Agapis, 277). Questo memorabile incontro di Gerusalemme preparò la strada all’evento storico del 7 dicembre 1965, quando, poco tempo prima della conclusione del concilio, nella cattedrale del Fanar a Costantinopoli e nella basilica di San Pietro a Roma i più alti rappresentanti delle due Chiese tolsero «dalla memoria e dal mezzo della Chiesa», come si legge nella loro Dichiarazione comune, le reciproche sentenze di scomunica dell’anno 1054, per evitare che esse fossero «un ostacolo al riavvicinamento nella carità». Il patriarca Athenagoras e Papa Paolo VI, agendo in nome delle loro Chiese e compiendo un chiaro atto giuridico, dichiararono in maniera vincolante che i tragici eventi del 1054 non appartenevano più al contenuto ufficiale delle Chiese. Con tale atto, il veleno della scomunica è stato tolto dall’organismo della Chiesa e il segno della divisione è stato sostituito dal simbolo della carità, o, per dirla con le parole dell’allora teologo Joseph Ratzinger: «La relazione di un “amore raffreddato”, di “opposizioni, di diffidenza e di antagonismi” è stata sostituita dalla relazione di amore e di fratellanza, il cui simbolo è il bacio fraterno».

così fortemente presente. Specialmente alla luce di questo anniversario, la nostra viva speranza è che il 2014, anno in cui si commemora la promulgazione di tre importanti documenti del concilio Vaticano II, si trovi sotto una buona stella anche e soprattutto dal punto di vista ecumenico. La costituzione dogmatica sulla Chiesa, il decreto sull’ecumenismo e il decreto sulle Chiese cattoliche orientali sono oggi la Magna charta della Chiesa cattolica e continueranno a esserlo anche nel futuro. Kurt Koch Cardinale presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani www.news.va

L’incontro del 1964 e l’atto del 1965 costituiscono il punto di partenza del dialogo ecumenico della carità e della verità tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse, dialogo che deve essere ulteriormente approfondito, sia oggi che nel futuro. Per questo, ci auguriamo che la commemorazione dello storico incontro avvenuto a Gerusalemme cinquant’anni fa, soprattutto attraverso un rinnovato incontro tra i rappresentanti di entrambe le Chiese, il patriarca Bartolomeo e Papa Francesco, possa alimentare nuovamente la speranza nel dono della comunione ecclesiale e approfondire il desiderio per l’unità nell’Eucaristia, desiderio che nel 1964 era

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Santa Sede Primato e sinodalità non si escludono. Il dialogo teologico tra cattolici e ortodossi 18 GENNAIO 2014

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ono passati quasi quattro anni dall’ultima sessione plenaria della Commissione mista internazionale, che ha avuto luogo a Vienna nel settembre 2010, ma, nonostante questo lungo intervallo, non si può affatto affermare che il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa si sia fermato. Questi anni, infatti, sono stati dedicati alla preparazione di una bozza di documento da sottoporre allo studio dei

membri della Commissione nella prossima plenaria, che, secondo quanto hanno concordato i due co-presidenti, il cardinale presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, Kurt Koch, e il metropolita Ioannis Zizioulas, dovrebbe tenersi il prossimo settembre a Novi Sad in Serbia. www.osservatoreromano.va

Per una filosofia dell’incontro GENNAIO 2014, NEL DIALOGO CON LE CHIESE ORTODOSSE ORIENTALI

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ei mesi passati, abbiamo visto le immagini di siriani che fuggono dal loro Paese per cercare rifugio in Libano, in Giordania e in Iraq. La situazione di questi rifugiati ci riporta col pensiero ai cristiani che vivono in Medio Oriente, su un territorio che si estende dalle valli del Tigri e dell’Eufrate alle rive del Nilo. Questa

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dolorosa realtà ci ricorda che Cristo è tutt’oggi sofferente e povero. Cristo ha ancora fame, sete e freddo. Papa Francesco ha più volte espresso la sua preoccupazione per la situazione di quei cristiani che subiscono le conseguenze di tensioni e di conflitti in molte regioni del Medio Oriente. Il Santo Padre ci ha invitati a digiunare


e a pregare per la pace in Siria e in altri Paesi lacerati dalla guerra. La carità ecclesiale vuole la solidarietà e la pace, vuole nutrire il Cristo affamato, dare da bere al Cristo assetato, rivestire il Cristo spogliato, visitare il Cristo ammalato e accogliere il Cristo esiliato. Il Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (Pcpuc) ha frequenti contatti con le Chiese di appartenenza di questi cristiani. Qui di seguito è riportata una breve panoramica dell’attività ecumenica che coinvolge le Chiese in Medio Oriente o che è scaturita dalla loro attività missionaria. Rappresentanti della Chiesa cattolica e delle Chiese ortodosse orientali, ovvero le antiche Chiese con le quali la separazione risale al iv e v secolo, si sono riuniti dal 23 al 27 gennaio 2013 come membri della Commissione mista internazionale per il dialogo teologico tra la Chiesa cattolica e le Chiese ortodosse orientali, sotto la co-presidenza, da parte cattolica, del cardinale Kurt Koch, presidente del Pcpuc e, da parte ortodossa, del metropolita Bishoy di Damiette, della Chiesa ortodossa copta. L’incontro ha avuto luogo a Roma presso la Domus Internationalis Paulus vi, ospitato dal Pcpuc. I membri della Commissione hanno approfondito lo studio della comunione e della comunicazione esistenti tra le Chiese fino alla metà del v secolo della storia cristiana, come pure lo studio dell’importanza rivestita dal martirio e dal monachesimo nella vita della Chiesa primitiva. In particolare, è stato esaminato il ruolo del mutuo riconoscimento dei santi. Gran parte del tempo

è stata dedicata all’attenta valutazione di una bozza di documento dal titolo The Exercise of Communion in the Life of the Early Church and its Implications for our Search for Communion Today. Quanto ai rapporti con le Chiese malankaresi in India, dal 1989, due dialoghi paralleli hanno luogo una volta all’anno in Kerala (India del sud): uno con la Chiesa sira ortodossa malankarese e l’altro con la Chiesa ortodossa sira malankarese. Questi dialoghi si occupano principalmente di questioni legate a tre tematiche: la storia della Chiesa, l’ecclesiologia e la testimonianza comune. La delegazione cattolica comprende rappresentanti della Santa Sede (guidati dal vescovo segretario del Pcpuc, Brian Farrell ) e membri di Chiese di rito diverso: della Chiesa latina, della Chiesa siro-malabarese e della Chiesa cattolica siro-malankarese. La Commissione mista di dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa sira ortodossa malankarese ha tenuto il suo sedicesimo incontro presso il Centro patriarcale di Puthencruz il 16 dicembre 2013. L’incontro era co-presieduto dal vescovo Farrell e dal Kuriakose Mar Theophilose, metropolita e vicario patriarcale in Germania, Svizzera e Austria. Tra i principali punti all’ordine del giorno figuravano il ministero petrino secondo la tradizione liturgica e patristica siriana e la riflessione su un documento prodotto nell’ottobre del 2010 dalla Consultazione teologica tra ortodossi nordamericani e cattolici, intitolato Steps Towards A Reunited Church: A Sketch Of An Orthodox-Catholic Vision For The Future.

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Santa Sede La Commissione mista di dialogo tra la Chiesa cattolica e la Chiesa ortodossa sira malankarese si è riunita per il suo ventitreesimo incontro presso il Sophia Centre di Kottayam, nei giorni 18 e 19 dicembre 2013. I copresidenti erano il vescovo Farrell e il metropolita Gabriel Mar Gregorios, presidente del dipartimento per le relazioni ecumeniche della Chiesa ortodossa sira malankarese. Vari temi sono stati discussi, tra cui l’opera dello Spirito Santo e il rinnovamento spirituale della Chiesa, il fondamento e la comprensione epistemologica del diritto canonico nella tradizione ortodossa e le sfide sollevate dai pentecostali e dalle nuove chiese cristiane. La Commissione mista lavora attualmente a un documento sulla prassi del principio di economia nell’amministrazione dei sacramenti ad altri cristiani in specifiche situazioni pastorali da un punto di vista ortodosso e sui principi teologici cattolici relativi all’amministrazione dei sacramenti ad altri cristiani. Gli incontri ecumenici e lo scambio di visite ci ricordano che il dialogo non può essere separato dalla vita delle Chiese. Il dialogo della verità e il dialogo della carità sono strettamente congiunti. Una visita ecumenica porta a una migliore comprensione reciproca e questa è a sua volta necessaria per far avanzare il dialogo teologico e creare ponti di reciproca fiducia e di amicizia. Tawadros II, papa di Alessandria e Patriarca della Sede di San Marco, capo della Chiesa copta ortodossa d’Egitto (la Chiesa cristiana più grande in Medio Oriente), ha compiuto una visita di cinque giorni a Roma, la sua prima visita fuori dall’Egitto da quando è stato intronizzato. Il

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viaggio a Roma gli ha dato l’opportunità di incontrare, oltre alle varie comunità copte presenti in Italia, Papa Francesco, che lo ha ricevuto in un’udienza privata il 10 maggio 2013 e ha avuto con lui un momento di preghiera. Prima dell’udienza, il patriarca si era recato anche presso il Pcpuc. L’incontro con Papa Francesco ha avuto luogo a quarant’anni di distanza dallo storico incontro tra Paolo VI e il predecessore di Tawadros II, Shenouda III, nel corso del quale fu firmata una dichiarazione comune che affermava l’impegno delle due Chiese nella promozione della riconciliazione e dell’unità. Un’altra visita degna di nota è stata quella di Baselios Martoma Paulose II, catholicos dell’Oriente e metropolita malankarese, che ha incontrato Papa Francesco il 5 settembre 2013. Egli ha anche visitato la tomba dell’apostolo Pietro ed è stato ricevuto presso il Pcpuc. Le visite ecumeniche mettono in evidenza un fatto: le persone non hanno semplicemente un incontro o un dialogo; ogni persona è un incontro, ogni persona è un dialogo. Questa filosofia dell’incontro richiede una “spiritualità di comunione”, un “ecumenismo di vita”. Tramite l’accoglienza e l’amicizia le ferite del passato possono rimarginarsi e ciò che ci divideva può diventare rinnovata opportunità di guarigione. di Gabriel Quicke Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani (©L’Osservatore Romano 20-21 gennaio 2014)


L’urgenza della pace CITTÀ DEL VATICANO, 22 GENNAIO 2014 APPELLO DEL PONTEFICE PER LA FINE DEL CONFLITTO IN SIRIA

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ppello del Pontefice per la fine del conflitto in Siria Un nuovo appello per la pace in Siria è stato lanciato da Papa Francesco al termine dell’udienza generale, prima dei saluti ai gruppi di lingua italiana presenti in piazza San Pietro. In precedenza il Pontefice aveva rivolto, come di consueto, particolari espressioni di benvenuto ai fedeli giunti da diverse parti del mondo. Oggi si apre a Montreux, in Svizzera, una Conferenza internazionale di sostegno alla pace in Siria, alla quale faranno seguito i negoziati che si svolgeranno a Ginevra a partire dal 24 gennaio corrente. Prego il Signore che

tocchi i cuori di tutti perché, cercando unicamente il maggior bene del popolo siriano, tanto provato, non risparmino alcuno sforzo per giungere con urgenza alla cessazione della violenza e alla fine del conflitto, che ha causato già troppe sofferenze. Auspico alla cara nazione siriana un cammino deciso di riconciliazione, di concordia e di ricostruzione con la partecipazione di tutti i cittadini, dove ognuno possa trovare nell’altro non un nemico, non un concorrente, ma un fratello da accogliere e da abbracciare. www.vatican.va

Una crisi senza soluzione militare MONTREUX, 22 GENNAIO 2014 INTERVENTO DELLA SANTA SEDE ALLA CONFERENZA INTERNAZIONALE SULLA SIRIA

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ubblichiamo la nostra traduzione italiana dell’intervento svolto mercoledì 22 gennaio a Montreux dall’arcivescovo Silvano M. Tomasi, capo della delegazione della Santa Sede, alla conferenza internazionale sulla Siria. “Dinanzi all’indicibile sofferenza del popolo siriano, un senso di solidarietà e di responsabilità comune ci spinge a impegnarci in un dialogo basato su onestà, fiducia reciproca e passi concreti. Il dialogo è l’unica via per andare avanti. Non c’è soluzione militare alla crisi siriana. La Santa Sede è convinta che la violenza non porti da nessuna parte se non alla morte, alla distruzione e alla mancanza di futuro”. Lo ha affermato il capo della delegazione della Santa Sede, l’arcivescovo Silvano M. Tomasi, intervenendo ieri ai lavori della conferenza internazionale sulla Siria. “È giunto il momento - ha aggiunto - di prendere misure concrete per mettere in pratica le buone intenzioni espresse da tutte le parti dell’attuale conflitto”. Rin-

novando l’appello alle parti coinvolte per un rispetto pieno e assoluto del diritto umanitario, l’arcivescovo ha poi presentato alcune proposte concrete: arrestare il flusso di armi e il finanziamento delle stesse; aumentare l’azione umanitaria; avviare la ricostruzione insieme ai negoziati e con il sostegno solidale della comunità internazionale; ripristinare un clima di fiducia tra le comunità religiose; affrontare attraverso il dialogo i problemi di tutta la regione. In questo modo, ha detto il capo delegazione, “la pace in Siria potrebbe diventare un catalizzatore della pace in altre parti della regione e un modello di quella pace di cui c’è così urgentemente bisogno”. (©L’Osservatore Romano 24 gennaio 2014)

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Curia Generalizia Beata Maria Cristina di Savoia NAPOLI, 25 GENNAIO 2014

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abato 25 gennaio 2014, nella basilica di Santa Chiara a Napoli, S.E. il Cardinale Angelo Amato, Prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e Rappresentante del Santo Padre, ha proclamato beata la Venerabile Maria Cristina di Savoia, regina del Regno delle Due Sicilie. La Messa è stata presieduta da S.E. il Cardinale Crescenzio Sepe, Arcivescovo di Napoli. Nella storica basilica dei frati minori, nella cappella di san Tommaso, si custodisce il sepolcro della nuova beata. Hanno concelebrato al rito, oltre alcuni vescovi e un centinaio di sacerdoti il Vicario generale dell’Ordine, Fr. Julio Bunader, Il Ministro provinciale di Napoli, Fr. Agostino Esposito, il Postulatore generale Fr. Giovangiuseppe Califano. In preparazione alla prima memoria liturgica della beata, il 31 gennaio, si celebrerà un solenne triduo di ringraziamento nella medesima basilica di S. Chiara di Napoli e nel Santuario dei Santi Francesco e Antonio in Cava de Tirreni. www.ofm.org

XVI Incontro del Ministro generale e del suo Definitorio con i Ministri e Custodi ROMA, 30 GENNAIO 2014

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i è concluso l’incontro del Ministro Generale e il suo Definitorio con i nuovi Ministri provinciali e Custodi eletti nell’anno 2013, durato due settimane. Nell’incontro formativo e informativo i temi principali sono stati: Il Servizio dell’autorità, la formazione per la missione, l’accompagnamento dei fratelli, il Ministro provinciale e il suo Definitorio, il documento finale e i mandati del Capitolo generale 2009, e l’economia. Tutti i partecipanti hanno avuto un dialogo personale con il Ministro generale e hanno potuto visitate tutti gli Uffici della Curia. www.ofm.org

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segui il video: http://tinyurl.com/kg28xge


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Curia Generalizia

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Patriarcato Latino 5000 città di tutto il mondo hanno pregato per la pace in Terra Santa GERUSALEMME, 27 GENNAIO 2014

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i trasmette di seguito il messaggio di Sua Beatitudine mons. Fouad Twal, Patriarca latino di Gerusalemme, scritto in occasione della VI Giornata Internazionale di Intercessione per la Pace in Terra Santa, che si è tenuta domenica 26 gennaio. Un’iniziativa di preghiera nata

dalla volontà di un certo numero di associazioni di giovani cattolici con il patrocinio del Pontificio Consiglio ʺGiustizia e Paceʺ. http://it.lpj.org

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Curia Custodiale

Sintesi dal verbale del Discretorio del 25 Gennaio 2014

Il Discretorio si è riunito presso gli Uffici della Curia Custodiale a San Salvatore. Nel corso dei lavori, tra gli altri, sono state prese le seguenti decisioni e trattati questi argomenti:

1. Il Custode ha informato il Discretorio sulla situazione dei frati ammalati, in particolare di p. Virginio RAVANELLI e p. Vianney DELALANDE. 2. Il P. Custode ha relazionato riguardo le visite presso le Comunità del Libano, del Monte Nebo (dove i lavori sono in pieno svolgimento e si avviano verso la conclusione), Giaffa, Ramleh, Betlemme, Betania (dove, nella vasta area archeologica adiacente al Convento, il Comune ha sollecitato un intervento analogo a quanto fatto a Sebastya), Gerico, Cana, Dominus Flevit. Ha poi informato sul lavoro della Commissione Economica dell’Ordine, riunitasi a Gennaio e che, prossimamente, s’incontrerà a Roma con il Ministro Generale e la Santa Sede. 3. Vengono illustrate le modalità di massima riguardo la futura visita del Papa, la nomina dei diversi comitati e dei diversi protocolli per la visita. 4. Tavole di Famiglia. Sono state prese in esame varie situazioni personali, le diverse richieste pervenute al Discretorio e si è analizzata la situazione in alcune Regioni, in particolare Cipro e Siria e si è proceduto ai seguenti trasferimenti: -­‐ Fra Lawrence COBLAVIE, da S. Giovanni Ain Karem a Tabgha, addetto al Santuario. -­‐ Fra Benjamin OWUSU, dalla Visitazione a Larnaca, Vicario Parrocchiale. -­‐ Fra Jordan GAZDA, da S. Salvatore ad Ain Karem Visitazione, Addetto al Santuario. -­‐ Fra Wilhelm FORNAL da Nicosia S. Croce a Limassol, Vicario Parrocchiale -­‐ Fra Maroun YOUNAN, da Damasco Memoriale S. Paolo a Beiruth, Economo Locale. -­‐ Fra Romualdo FERNANDEZ, da Damasco Bab Touma a Damasco Memoriale S. Paolo. -­‐ Fra Giorgio VIGNA, da Beiruth a Gerusalemme Terra Sancta College, Animatore spirituale Pellegrini. Si è poi nominato fra Zacheusz DULNIOK, Economo locale a Nicosia S. Croce e fra Ananiasz JASKÓLSKI Economo Locale a S. Giovanni Ain Karem. Fra Sergey LOKTIONOV, Archivista custodiale, sarà anche responsabile del progetto di riordino e catalogazione degli innumerevoli fondi di foto antiche. Sono state accettate le dimissioni di padre Noel MUSCAT da membro della Commissione Giuridica e si è nominato al suo posto padre Giovanni LOCHE. Altre decisioni saranno comunicate in un secondo tempo. Regione San Paolo. Si procede allo spoglio delle schede per l’elezione dei tre Consiglieri della Regione, che per motivi legati agli eventi bellici non è stato possibile fossero eletti dal Capitolo Regionale. Il Discretorio della Custodia, previa consultazione dei frati residenti nella Regione, ha eletto: fra Rachid MISTRIH, fra Maroun YOUNAN, fra Shadi BADER.

E’stata accolta la richiesta di fra Giorgio Vigna, già Segretario della Regione, di poter essere sollevato dall’incarico.

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5. Questioni Economiche – Richieste dai Conventi. Si è venuti incontro alle necessità delle Comunità di: -­‐ Gerico, alla luce delle necessità della nuova scuola appena inaugurata; -­‐ Cafarnao, con l’adeguamento del budget in prospettiva di un riordino degli ambienti conventuali da ripulire; -­‐ un piccolo budget mensile per le necessità quotidiane dell’Ufficio beni culturali; -­‐ è stato visionato il progetto modificato della nuova lavanderia, i cui lavori dovranno terminare in massimo sei mesi; -­‐ Ain Karem: saranno effettuati lavori urgenti ai muri esterni del giardino adiacenti alla strada ed al vasto salone sotterraneo al Convento; -­‐ Cipro -­‐ Terra Sancta College: è stato ratificato l’impegno di spesa per la terza fase dei lavori di ristrutturazione dell’ala centrale del Collegio, secondo l’impegno assunto dal Discretorio precedente; -­‐ riguardo il progetto delle case a Giaffa è stata nominata una Commissione composta da fra Ibrahim FALTAS, fra Dobromir JASZTAL fra Abdel Masih FAHIM, fra Zaher ABBOUD, e fra Sergey LOKTIONOV, affinché vengano prese decisioni sulle modalità di eseguire il progetto. 6. Conti CTS, Economia e progetti. Il Discretorio ha analizzato inoltre la situazione dei conti generali della Custodia, come presentata dall’Economo Custodiale e dei diversi rilevanti progetti in preparazione, alcuni dei quali con i permessi edilizi in scadenza. Si è preso atto di alcune difficoltà a portare avanti i progetti e del disagio in diverse fraternità. In merito, si sono prese alcune decisioni e si sta studiando una modalità che permetta al Discretorio di seguire più da vicino l’avvio dei progetti e il loro proseguimento. 7. Il Discretorio ha poi valutato la situazione del Franciscan Media Center e dell’Ufficio Pellegrinaggi della Delegazione di Terra Santa a Roma.

Fra Sergio Galdi ofm Segretario di Terra Santa

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Curia Custodiale

Synthesis of the Minutes of the Discretorium of 25 January 2014

The Discretorium met in the Offices of the Custodial Curia in Saint Saviour. During the meeting, among other items, the members took the following decisions and discussed the following topics:

1. The Custos informed the Discretorium regarding the condition of the sick friars, particularly that of Fr. Virginio RAVANELLI and Fr. Vianney DELALANDE. 2. The Father Custos presented a report regarding his visitation to the communities of Lebanon, Mount Nebo (where the works are in full swing and are now drawing to a conclusion), Jaffa, Ramleh, Bethlehem, Bethany (where in the vast archaeological area close to the friary the Local Council has asked for an initiative similar to that accomplished at Sebastya), Jericho, Cana, Dominus Flevit. He then briefed the members regarding the work of the Order’s Commission for Economical Matters that met in January, and that will shortly be meeting in Rome, with the Minister General and with the Holy See. 3. The modalities reagrding the future visit of the Pope were illustrated, together with the nomination of the various committees and the diverse protocols of the visit. 4. Lists of Families. Various personal situations have been examined, following upon the various requests that have arrived at the Discretorium. The situation in some regions, particularly Cyprus and Syria, has been analysed and the Discretorium has proceeded to make the following transfers: -­‐ Br. Lawrence COBLAVIE, from Saint John in Ain Karem to Tabgha, in service at the Shrine. -­‐ Br. Benjamin OWUSU, from the Visitation to Larnaca, Parochial Vicar. -­‐ Br. Jordan GAZDA, from Saint Saviour to Ain Karem Visitation, in service at the Shrine. -­‐ Br. Wilhelm FORNAL from Nicosia Holy Cross to Limassol, Parochial Vicar. -­‐ Br. Maroun YOUNAN, from Damascus Memorial St. Paul to Beiruth, Local Economo. -­‐ Br. Romualdo FERNANDEZ, from Damascus Bab Touma to Damascus Memorial St. Paul. -­‐ Br. Giorgio VIGNA, from Beiruth to Jerusalem Terra Sancta College, Spiritual Animator for Pilgrims. The Discretorium has nominated Br. Zacheusz DULNIOK Local Ecomomo at Nicosia, Holy Cross, and Br. Ananiasz JASKÓLSKI Local Ecomo at Saint John Ain Karem. Br. Sergey LOKTIONOV, custodial archivist, will also be responsible for the project of re-­‐ordination and catalogue of the innumerable deposits of ancient photos. The Discretorium accepted the resignation of Fr. Noel MUSCAT from member of the Juridical Commission. In his place it nominated Fr. Giovanni LOCHE. Other decisions will be communicated at a later stage.

Region of Saint Paul. The Discretorium proceeded to open the votes for the election of three Counsellors of the Region, since it has not been possible to celebrate the Regional Chapter as a

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Curia Custodiale

result of the events of war in the region. After having consulted the friars who reside in the Region, the Custodial Discretorium has elected: Br. Rachid MISTRIH, Br. Maroun YOUNAN, Br. Shadi BADER.

The Discretorium accepted the request of Br. Giorgio VIGNA, who has been Secretary of the Region, to be relieved of this office. 5. Economical Matters – Requests from friaries. The Discretorium has welcomed the requests of the following : -­‐ Jericho, regarding the needs of the new schools that has been just inaugurated; -­‐ Capernahum, a revision of the budget with the aim of a reordering of the conventual premises, which are in need of a general clean up; -­‐ a small monthly budget for the daily needs of the Office of cultural patrimony; -­‐ the modified project for the new laundry has been examined, and the works should be completed within a maximum period of six months; -­‐ Ain Karem: urgent works will be carried out on the external walls of the garden overlooking the road and in the vast underground hall of the friary; -­‐ Cyprus Terra Sancta College: the commitment for the sum to be paid for the third phase of the works has been ratified, regarding the restructuring of the central aisle of the College, according to the commitment assumed by the preceding Discretorum; -­‐ regarding the project of the houses in Jaffa the Discretorium has nominated a Commission composed of Br. Ibrahim FALTAS, Br. Dobromir JASZTAL, Br. Abdel Masih FAHIM, Br. Zaher ABBOUD, and Br. Sergey LOKTIONOV, in order to take the necessary decisions regarding the execution of the modalities of the project. 6. Accounts CTS, Economy and projects. The Discretorium has further analysed the situation of the general accounts of the Custody, as it has been presented by the Custodial Economo, and of the diverse relevant projects in preparation, some of which have the permits for construction on the point of expiry. The Discretorium has also taken note of some difficulties in carrying out some projects and the uncomfortable situation in various fraternities. Decisions regarding this matter have been taken and we are studying ways which would permit the Discretorium to follow more closely the launching of projects and their continuation. 7. The Discretorium has then evaluated the situation at the Franciscan Media Center and the l’Ufficio Pellegrinaggi of the Delegazione di Terra Santa in Rome.

Fra Sergio Galdi ofm Secretary of the Holy Land

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Curia Custodiale Agenda DEL CUSTODE FEBBRAIO 2014 01 Gerusalemme: Incontro Guardiani e Superiori 2-11 Betlemme, Grotta del Latte: Professioni Adoratrici Perpetue del Santissimo Sacramento 3-17 Italia: Visita alle FraternitĂ 3-18 Roma (Italia): XVI Convegno Nazionale Teologico-Pastorale Opera Romana Pellegrinaggi

22 Tiberiade: Incontro Koinonia per consacrazione Chiesa di San Pietro 24 Gerusalemme: San Salvatore, Conferenza Dialogo religioso 28 Gerico: Conclusione Progetto educativo AVSI-MAE

Datebook OF THE CUSTODY FEBRUARY 2014 01 Jerusalem: Meeting of the Guardians and Superiors 2-11 Bethlehem, Milk Grotto: Profession at the Perpetual Adorators of the Blessed Sacrament

22 Tiberias: Meeting Koinonia for the consecration of the Church of Saint Peter

3-17 Italy: Visit to the Fraternities

24 Jerusalem: Saint Saviour, Conference Religious Dialogue

3-18 Rome (Itay): XVI National Theological-Pastoral Congress of Opera Romana Pellegrinaggi

28 Jericho: Conclusion Education Project AVSI-MAE

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Sorella Morte Custodia Terræ Sanctæ Ierusalem fra

Vianney (Paul) DELALANDE OFM

Brest (Francia) 18 Giugno 1916 † Gerusalemme 1 Febbraio 2014

Fratelli carissimi, Fr. Vianney DELALANDE è tornato alla Casa del Padre.

Tra i confratelli, arrivati in Terra Santa negli ultimi anni, c’era qualcuno che pensava che Fr. Vianney, prima di farsi frate, avesse fatto il servizio militare come capitano. La realtà è che egli è entrato nella noviziato della sua Provincia di Saint Pierre di Parigi il 17 settembre 1934: aveva 18 anni. Poi aveva percorso le tappe della formazione all’interno dell’Ordine: Professione Solenne l’8 dicembre 1938; Ordinazione Sacerdotale il 25 luglio 1941; aveva conseguito il diploma in Studi Sociali e Politici all’Università di Lille nel 1944. In seguito aveva insegnato Teologia, era stato Assistente di Azione Cattolica, Predicatore di ritiri ed esercizi spirituali in Francia, Marocco, Canada, Haiti, Belgio; autore di pubblicazioni di argomento pastorale e sociale. Poi, alla fine del 1975, ha ottenuto di venire nella Custodia di Terra Santa. Qui ha cambiato dimora, abitando come Discreto di TS, o come Superiore, o come semplice frate, nei conventi di S. Salvatore, del Getsemani, di Betlemme; ma ha continuato la stessa attività pastorale. Ha guidato almeno 300 gruppi di pellegrini, ha predicato esercizi spirituali, incontri biblici; è stato consigliere spirituale e confessore in molte Case Religiose. E soprattutto ha condiviso la custodia dei Luoghi Santi con le generazioni di Confratelli che man mano si sono succedute. È stato per molti anni a Betlemme, e ci si era affezionato: “Sono contento della vita fraterna in questa Comunità”, ha lasciato scritto. Nel 2008, avendo raggiunto i 92 anni di età, ha accettato di trasferirsi all’Infermeria Custodiale di Gerusalemme, ma non di stare senza far nulla. Ha continuato a scrivere, a tradurre e correggere testi e documenti in francese; finché ha potuto appoggiarsi al girello, ha continuato a frequentare la Fraternità in chiesa, a refettorio, al divano. Aveva infatti, come il soldato di una compagnia, un inderogabile senso del dovere. Forse l’aveva appreso quando, da giovane liceale, aveva studiato nella Scuola retta dai PP. Gesuiti di Rennes. Più ancora l’aveva appreso dalla Regola dei Frati Minori: “I frati, che hanno la grazia del lavoro, lavorino fedelmente senza estinguere la devozione”. Questo ha compiuto Fr. Vianney fino all’ultimo giorno dei suoi 98 anni. P. Delalande aveva 98 anni di età, 78 di professione, 72 di sacerdozio e 38 di servizio. A norma dei nostri Statuti Particolari, ogni sacerdote applichi 3 SS. Messe e gli altri frati partecipino ciascuno a 3 SS. Messe. Lodevolmente, i singoli frati pratichino 3 Viae Crucis. In ogni fraternità una Santa Messa sia celebrata in comune. Ricordiamo con sollecitudine questo fratello nella preghiera, nella gratitudine al Padre che ce l’ha donato, affinché ora la nostra unione fraterna sia piena, nella luce del Signore.

Gerusalemme, 1 Febbraio 2014

fra Sergio GALDI OFM Segretario di Terra Santa

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Sorella Morte Custodia Terræ Sanctæ Ierusalem fra

Vianney (Paul) DELALANDE OFM

Brest (Francia) June18 th 1916 † Jerusalem February 1th 2014

Dear brothers,

Fr. Vianney Delalande has returned to the Father’s House. Among the brothers, who have arrived in the Holy Land during these last years, there were some who thought that, before he became a friar, Fr. Vianney was a captain in the army. The truth is that he entered the Novitiate in his Province of Saint Pierre in Paris on 17 September 1934: he was 18 years old at the time. He the went through the various stages of formation in the Order: Solemn Profession on 8 December 1938; Priestly Ordination on 25 July 1941; in 1944 he acquired the diploma in Social and Political Studies in the University of Lille. Later on he taught Theology, he was Assistant to the Catholic Action, Preacher of retreats and spiritual exercises in France, Morocco, Canada, Haiti, Belgium; he was author of pubblications on pastoral and social themes. At the end of 1975 he gained permission to come to the Custody of the Holy Land. Here he changed friaries more than once. As Discreet of the Holy Land and as Superior, or even as a simple friar, he lived in the friaries of Saint Saviour, Gethsemani, and Bethlehem; however he continued to accomplish his pastoral activity. He guided at least 300 groups of pilgrims, he preached spiritual exercises, he organised biblical meetings. He was also a spiritual director and confessor in many Religious Houses. He shared in a special way the custody of the Holy Places with generations of brothers who consecrated their lives for this mission. For many years he lived in Bethlehem, and he grew fond of this community. He wrote: “I am happy to share in the fraternal life of this Community.” In 2008, when he was 92 years old, he accepted to be transferred to the Custodial Infirmary in Jerusalem, but he did not want to be idle. He continued writing, translating and correcting texts and documents in French. As long as he could still move with the aid of his walker, he continued to join the Fraternity in church, in the refectory, in the divano. Like a soldier who feels part of his army, he possessed an undeniable sense of duty. Maybe he acquired this gift when, as a young man in the lyceum, he studed at the College run by the Jesuits of Rennes. He also acquired this gift from his love of the Rule of the Friars Minor: “Those brothers, to whom the Lord has given the grace of work, should work faithfully in order not to extinguish the spirit of prayer and devotion.” This was the programme of Fr. Vianney’s life up till the last day of his 98 years. Fr. Delalande was 98 years old. He was professed for 78 years, a priest for 72 years and gave 38 years of service to the Custosy. According to the norms of our Particular Statutes, every priest should celebrate 3 Masses and the other brothers should participate in 3 Viae Crucis. A Mass should be celebrated in common in each fraternity. Let us remember our brother in our prayers, with a sense of gratitude for the Father who has given him to us, so that our fraternal union may be full in the light of the Lord. Jerusalem, 1 February 2014

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fra Sergio Galdi ofm Secretary of the Holy Land


Regione San Paolo Un francescano alla guida dei latini in Siria BEIRUT, 11 GENNAIO 2014

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Beirut, in Libano, ordinato Vescovo Monsignor Georges Abou Khazen (il nuovo Vicario apostolico di Aleppo, in Siria). Il francescano della Custodia di Terra Santa, nel suo primo messaggio da Vescovo, ha chiesto ai rifugiati siriani di non abbandonare la loro terra e la loro Chiesa. “Abbiate coraggio fratelli, perché ogni inizio ha una fine. Non perdete la speranza né il coraggio, perché Dio è onnipotente”. Sono le prime parole da Vescovo di Monsignor Georges Abou Khazen, nuovo Vicario apostolico di Aleppo dei latini. Un francescano della Custodia di Terra Santa diventa dunque il pastore di quella che è considerata la capitale dei cristiani in Siria. L‘ordinazione episcopale di Abou Khazen si è svolta sabato 11 gennaio nella chiesa di San Luigi a Beirut, in Libano. A consacrarlo è stato il Cardinale Leonardo Sandri, Prefetto della Congregazione delle Chiese orientali. Nell’omelia, il Cardinale si è concentrato sul significato della pace come mezzo per riconciliare l’uomo con Dio e con i propri fratelli. Al nuovo Vescovo il Cardinal Sandri ha rivolto l’invito a seguire le orme di Gesù, venuto nel mondo non per essere servito, ma per servire, amando tutti, senza eccezioni. L’ha poi simbolicamente invitato a evangelizzare la Parola di vita, difendere la verità, la giustizia, consigliare gli afflitti e i poveri. Oltre dieci Vescovi hanno concelebrato la Messa di ordinazione, insieme al Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa e molti sacerdoti.

Monsignor Abou Kazhen succede a Monsignor Giuseppe Nazzaro, dimesso per raggiunti limiti di età. Nato in Libano nel 1947, Abou Khazen ha emesso i voti perpetui con i frati minori nel 1972, l’anno seguente è stato ordinato sacerdote. Parroco ad Alessandria d’Egitto, Betlemme e Gerusalemme, poi Guardiano e Parroco di San Francesco, ad Aleppo. Già membro in varie commissioni della Custodia di Terra Santa. In questi anni di guerra in Siria, padre Abou Khazen ha sempre lavorato in prima linea per la popolazione siriana, raccogliendo fondi e portando la propria testimonianza, anche fuori dal Paese, sulla tragica situazione della Siria. Proprio ai siriani ha rivolto il suo primo messaggio da Vescovo, un appello accorato ai profughi rifugiati in Libano: “Non private la Patria e la Chiesa dal vostro ritorno e dalla vostra presenza. Voi siete la famiglia di Gesù in Siria. Non fate disperdere questa famiglia. Sia questa una promessa di ritornare alla vostro Paese, alle vostre case, lavori e chiese. Voi siete siriani, ma per ragioni che non potete controllare, ora siete in Libano e nella diaspora con le vostre famiglie. Io invece sono libanese, ma per ragione della mia vocazione sacerdotale vivo in Siria da oltre nove anni e voi siete la mia famiglia ad Aleppo; non voglio essere privato della mia famiglia e rimanere lontano da essa”. Vai qui per seguire il video. http://tinyurl.com/latsiria www.fmc-terrasanta.org

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Regione San Paolo Per proteggere i bambini siriani dagli effetti del conflitto DAMASCO, 8 GENNAIO 2014 LANCIATA UNA CAMPAGNA INTERNAZIONALE

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er far fronte all’emergenza umanitaria in Siria, alcune organizzazioni internazionali, tra le quali l’Unicef e l’Unhcr, hanno lanciato una campagna per raccogliere un miliardo di dollari. Obiettivo dell’iniziativa è aiutare soprattutto i bambini colpiti dal conflitto. I fondi raccolti grazie alla campagna, avviata a una settimana di distanza dalla conferenza dei donatori che si terrà in Kuwait, permetteranno di fornire istruzione, protezione e sostegno psicologico ai bambini del Paese.«Non possiamo stare a guardare mentre un’intera generazione scompare davanti ai nostri occhi» ha detto il direttore esecutivo dell’Unicef, Anthony Lake. www.osservatoreromano.va

Compromesso in Siria il futuro di un’intera generazione NEW YORK, 11 GENNAIO 2014 SECONDO BAN KI-MOON IN TRE ANNI DI CONFLITTO SONO ANDATI PERDUTI DECENNI DI SVILUPPO ·

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opo quasi tre anni di conflitto e nell’incertezza sugli esiti della conferenza di pace convocata per il 22 gennaio prima a Montreux e poi a Ginevra, le popolazioni siriane restano in ostaggio di una crisi spaventosa che in ogni caso appare destinata a comprometterne il futuro sviluppo. È quanto emerge dalle affermazioni fatte ieri dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, durante la tradizionale conferenza stampa di inizio anno al Palazzo di Vetro di New York. Due ospedali su cinque, ha dichiarato il segretario generale, sono stati distrutti e lo stesso è accaduto per molte scuole e altre infrastrutture. «Le parti in guerra devono rendersi conto che hanno ormai perso decenni di sviluppo del loro Paese e che un’intera generazione è a rischio», ha detto Ban Kimoon, dichiarandosi particolarmente allarmato per gli effetti regionali e globali del conflitto.

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www.osservatoreromano.va/it


L’Onu ottiene un terzo dei fondi per l’emergenza siriana DAMASCO, 16 GENNAIO 2014 DAI PARTECIPANTI ALLA CONFERENZA DEI DONATORI

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Ocha, l’ufficio dell’Onu per il coordinamento degli interventi umanitari stima a un quarto di milione i siriani a immediato rischio fame. Per fronteggiare tale emergenza e per gli interventi nel 2014 l’Onu aveva chiesto sei miliardi e mezzo di euro. Alla conferenza dei donatori, presieduta ieri in Kuwait dal segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, i 62 Paesi partecipanti hanno preso impegni per poco più di un terzo di questa cifra, cioè per due miliardi e quattrocento milioni. In margine alla riunione c’è stato un incontro tra Ban Ki-moon e il segretario di Stato americano, John Kerry, centrato sui preparativi e sulle prospettive della conferenza internazionale di pace per la Siria, convocata a partire dal 22 gennaio in Svizzera. I due hanno espresso preoccupazione, oltre che per il disastro umanitario, per l’estremismo di alcuni gruppi attivi nel Paese.

Sempre ieri, a Mosca, ha avuto luogo un colloquio tra i ministri degli Esteri di Russia, Iran e Siria. (©L’Osservatore Romano 17 gennaio 2014)

Alle porte di Damasco l’assedio affama i palestinesi di Yarmuk DAMASCO, 17 GENNAIO 2014

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ella Striscia di Gaza, ragazzini palestinesi manifestano solidarietà per i profughi del campo di Yarmuk, ricordando i bimbi morti di stenti. (foto Abed Rahim Khatib/Flash90) In Siria, oggi, si muore anche di fame. Sono più di 40 i morti per denutrizione registrati nei primi giorni del 2014 nel campo profughi palestinese di Yarmuk, che sorge a dieci chilometri da Damasco. Yarmuk è un grande campo nato nel 1957. Nel 2011, all’inizio della guerra siriana, vi abitavano circa 160 mila palestinesi, in gran parte discendenti di quei profughi fuggiti dalla Palestina nel 1948, dopo la vittoria di Israele.

Per molti mesi il campo è stato solo sfiorato dalla guerra, riuscendo a sopravvivere in una condizione di neutralità. Nel dicembre del 2012, però, a Yarmuk si sono verificati i primi scontri tra palestinesi che sostenevano il presidente Bashar al-Assad e altri che lo avversavano. Una situazione di violenza che ha indotto gli operatori dell’Onu a interrompere i propri progetti (abbandonando scuole e ospedali) e la maggior parte della popolazione a fuggire. Oggi nel campo sarebbero rimasti 18mila profughi, a cui si sono aggiunte alcune altre migliaia di siriani sfollati da aree più pericolose del Paese. Nel luglio del 2013 le forze palestinesi pro-Assad e l’e-

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Regione San Paolo sercito siriano hanno deciso di mettere il campo sotto assedio, con l’obiettivo di far uscire allo scoperto le milizie ribelli che vi si erano rifugiate. Il campo è stato così accerchiato da posti di blocco filo governativi per impedire alla popolazione e alle merci (cibo e medicine) di uscire ed entrare. Un assedio che ha progressivamente fatto scivolare Yarmuk in una tragedia umanitaria. Il 13 gennaio il Fronte per la liberazione della Palestina, che opera a Yarmuk,ha cercato di far entrare senza riuscirci, per la quinta volta in pochi giorni, un convoglio umanitario composto da sei camion carichi di cibo e medicine. Secondo alcune testimonianze il convoglio sarebbe stato fermato da colpi di mortaio, lanciati da miliziani stranieri contrari ad Assad, asserragliati nel campo. Secondo un volontario che partecipava al convoglio intervistato dal quotidiano libanese al Akhbar, i miliziani avrebbero deciso di bloccare il convoglio per scaricare sul governo la responsabilità della strage e accusare le fazioni palestinesi di non riuscire ad aiutare i residenti. «Dopo aver rifiutato l’ingresso nel campo del convoglio – ha spiegato il volontario -, i miliziani diffondono la voce che invece loro soccorrono gli affamati presso l’ospedale…». Secondo l’opposizione, al contrario,sono proprio i posti di blocco governativi ad impedire l’ingresso dei camion. Una situazione di conflitto in cui sono i più deboli, bambini compresi, a pagarne le spese, morendo di stenti.

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Secondo l’agenzia palestinese Ma’an, oltre ai numerosi morti per denutrizione, a Yarmuk in questi giorni sono morti anche due manifestanti (di 10 e 19 anni), uccisi a colpi di arma da fuoco, colpevoli solo di aver protestato contro l’assedio del campo. «A Yarmuk non riescono ad entrare gli aiuti umanitari – ha confermato Christofer Gunness, portavoce dell’Unrwa, l’agenzia Onu per l’assistenza ai palestinesi, responsabile del campo –. È un luogo in cui i residenti vivono normalmente in condizioni di estrema sofferenza umana». Condizione che accomuna molti loro connazionali coinvolti nel conflitto; secondo l’Onu, infatti, almeno l’80per cento dei palestinesi residenti in Siria avrebbe bisogno di aiuti umanitari. Domenica scorsa a Parigi, in occasione dell’incontro del gruppo dei governi «Amici della Siria», il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov e il segretario di Stato americano John Kerry hanno auspicato l’apertura di corridoi umanitari, che consentano il trasporto di cibo e medicine. La crisi del campo palestinese di Yarmuk ha avuto un riflesso anche in Palestina, a Ramallah e nella Striscia di Gaza, dove gruppi di giovani e bambini hanno protestato per manifestare la loro rabbia nei confronti degli amministratori palestinesi, accusati di non essere in grado di gestire la situazione e di aiutare gli abitanti del campo alle porte di Damasco. www.terrasanta.net


Damasco pronta a uno scambio di prigionieri con i ribelli DAMASCO, 17 GENNAIO 2014

S

e avviene, sarebbe il primo scambio di prigionieri in tre anni di guerra. Il fronte dell’opposizione si incontra in Turchia per decidere la partecipazione a Ginevra II. Forti divisioni fra laici e islamisti, pro-sauditi e proQatar. L’appello di Kerry. - Per la prima volta in tre anni di guerra civile, la Siria si dice pronta a uno scambio di prigionieri con i ribelli. Lo ha affermato oggi il ministro degli esteri Walid Muallem, dopo un incontro con il suo omologo moscovita Serghei Lavrov. Muallem non ha specificato il numero di prigionieri da scambiare. In ogni caso, la proposta va incontro a una delle richieste più pressanti dell’opposizione al regime, in vista della Conferenza di pace che si apre il 22 gennaio a Montreux (“Ginevra II”). La determinazione della Siria nel preparare e partecipare alla Conferenza è ancora più evidente di fronte ai dubbi e alle titubanze dell’opposizione. Entro oggi a Istanbul la Coalizione nazionale siriana dovrebbe incontrarsi per decidere se partecipare o no a Ginevra II. Il fronte dell’opposizione è unito nel chiedere garanzie che Bashar Assad esca dalla scena politica, ma è diviso sul da farsi perché la partecipazione alla Conferenza dovrebbe avvenire senza porre alcuna precondizione.

Ieri, John Kerry, segretario di Stato Usa, ha lanciato un appello alla Coalizione perché decida per la partecipazione, assicurando che del governo di transizione - che dovrebbe nascere dalla Conferenza - dovrebbero far parte persone gradite da entrambi gli schieramenti. Nei giorni scorsi Usa e Gran Bretagna hanno minacciato il taglio degli aiuti se l’opposizione non si presenta a Ginevra. Ma il fronte degli oppositori è diviso anche in se stesso: la fazione laica si è spesso scontrata con la fazione più islamista, che ha già deciso di boicottare la Conferenza; la fazione sostenuta dai sauditi - che non vuole la partecipazione dell’Iran - è ai ferri corti con quella sostenuta dal Qatar, favorevole a un ruolo di Teheran. All’inizio della settimana, in occasione di una visita di Kerry in Vaticano, la Pontificia accademia per le scienze ha diffuso un comunicato i cui si chiede alla comunità internazionale di favorire la partecipazione di tutti gli attori implicati nel conflitto. Quasi tre anni di guerra hanno causato la morte di oltre 130mila persone, più di due milioni di profughi, 7-8 milioni di sfollati interni. Secondo l’Onu, almeno 9,3 milioni di siriani vivono in stato di bisogno di cibo, medicine, alloggio. www.asianews.it

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Regione San Paolo L’ospedale del Papa per i piccoli siriani GIORDANIA E LIBANO, GENNAIO 2014

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na doppia missione sanitaria sta impegnando da alcuni mesi il nosocomio pediatrico romano Bambino Gesù tra le famiglie della Siria rifugiatesi in Giordania e Libano per sfuggire alle violenze. La prima è frutto di un accordo con l’ospedale italiano di Karak - fondato nel 1935 dall’Associazione italiana per soccorrere i missionari italiani (Ansmi) e gestito dalle suore comboniane - ed è stata estesa anche ai rifugiati palestinesi che vivono in Giordania. Ha impegnato nel nosocomio di Karak uno specialista in neurologia e neuroriabilitazione dell’ospedale del Papa. Inoltre è stato effettuato un sopralluogo operativo nei due campi profughi di Mafraq: quello di Al Zatari, che ospita 115.000 profughi siriani e dove il Governo italiano ha allestito un ospedale prefabbricato; e quello di Jerash, dove vivono almeno trentamila palestinesi. La provincia di Karak è la più povera del Paese e ospita numerosi lavoratori stranieri - egiziani, srilankesi, cinesi, pakistani, curdi - oltre a rifugiati siriani, palestinesi e iracheni. La missione ha individuato numerosi pazienti affetti da malattie neurogenetiche, come le neuropatie ereditarie. E l’ospedale ha preso in carico più di 150

bambini. Inoltre, per dieci famiglie è stato predisposto uno screening genetico per poi analizzare il materiale nei laboratori di Roma. La seconda missione dell’ospedale pediatrico Bambino Gesù, a sostegno dei minori siriani in Libano, è scaturita dall’accordo siglato lo scorso novembre con il Pontificio Consiglio Cor Unum e la Caritas libanese. Nonostante numerose difficoltà, l’unità medica mobile organizzata da Caritas Libano, è riuscita a visitare 210 bambini assicurando 900 prestazioni sanitarie. Entrambe le missioni rientrano nell’ambito più ampio delle attività internazionali del Bambino Gesù, che opera in quattordici Stati con centri clinico-chirurgici (in Cambogia e in Tanzania), un reparto di urologia nell’ambito del progetto di trapianto renale in età pediatrica da donatore vivente (in Vietnam), progetti di assistenza e formazione (in Venezuela, Perú, El Salvador, Haiti, Macedonia e Palestina) e con gemellaggi con altre strutture ospedaliere (in Cile e Russia). (©L’Osservatore Romano 26 gennaio 2014)

Decisa l’apertura di un corridoio umanitario a Homs GINEVRA, 27 GENNAIO 2014

P

roseguono i negoziati sulla crisi siriana. Oggi a Ginevra si è aperta la terza tornata di colloqui diretti tra la delegazione del Governo di Damasco e i rappresentanti dell’opposizione. Per il momento, si segnalano due importanti accordi: uno sull’apertura di un corridoio umanitario per i civili a Homs e l’altro sulla liberazione dei prigionieri. L’opposizione ha invece respinto un documento presentato dal Governo sulla transizione politica. Ieri, domenica i negoziati si sono svolti con le due delegazioni nella stessa stanza in mattinata, e nel pomeriggio con contatti separati del mediatore inter-

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nazionale, Lakhdar Brahimi, con ciascuna delle due parti. L’Esecutivo siriano ha dato l’autorizzazione per evacuare le donne e i bambini dal centro di Homs, una


delle città siriane più segnate dal conflitto. Brahimi ha dichiarato: «Spero che stia arrivando una soluzione per tutti i civili a Homs. Le donne e i bambini sono liberi di partire immediatamente. Anche gli uomini lo potranno fare, ma prima il Governo richiede una lista dei nomi». Homs è stata una delle prime aree a essere travolte dal conflitto armato nel 2011. I quartieri della città vecchia sono stati più volte teatro di duri combattimenti tra le milizie ribelli e le truppe dell’esercito di Assad. Secondo fonti degli attivisti, circa ottocento famiglie sono ancora intrappolate nelle zone di guerra senza accesso a cibo, medicinali e beni di prima necessità. Damasco ha chiesto all’opposizione di fornire la lista dei prigionieri detenuti dai diversi gruppi armati, proposta accettata - ha detto Brahimi - aggiungendo che oggi incontrerà insieme le due delegazioni per nuovi colloqui diretti. «Parleranno intorno allo stesso tavolo» ha spiegato l’ex ministro degli Esteri algerino. Il mediatore internazionale, inviato speciale dell’Onu e della Lega

Araba, ha infine difeso i nuovi colloqui, che tuttavia devono ancora affrontare il vero tema cruciale: il futuro politico del presidente siriano Bashar Al Assad. Brahimi ha comunque sottolineato che «portare la Siria fuori dal burrone in cui è caduta richiederà tempo: penso che essere troppo lenti sia una via migliore che andare troppo veloci. Se corri, puoi guadagnare un’ora e perdere una settimana». Nel conflitto siriano sono morte finora più di 130.000 persone. Impressionante il numero degli sfollati: oltre un milione di persone è in fuga dai combattimenti. Intanto, non si fermano i combattimenti in alcuni quartieri periferici di Damasco e di Aleppo. Sette civili - riferisce l’agenzia governativa Sana - sono rimasti feriti da un colpo di mortaio lanciato dai ribelli che si è abbattuto sul quartiere cristiano di Bab Tuma, nel centro della capitale siriana. (©L’Osservatore Romano 28 gennaio 2014)

Stallo sulla Siria ma almeno si tratta GINEVRA, 30 GENNAIO 2014

L

a prima tornata della conferenza internazionale sulla Siria, la cosiddetta Ginevra 2, si avvia a conclusione, domani sera, con un sostanziale stallo su tutte le questioni oggetto di trattativa, comprese quelle umanitarie, ma almeno non s’interrompe il negoziato e non si vanifica la speranza di fermare la guerra civile. L’inviato dell’Onu e della Lega araba, Lakhdar Brahimi, che guida la mediazione, ha riconosciuto che finora non è stato raggiunto «nulla di sostanziale». Tuttavia ha voluto sottolineare che il Governo di Damasco e i gruppi d’opposizione accreditati alla conferenza - sostanzialmente quelli rappresentati dalla Coalizione nazionale siriana - «stanno ancora parlando e il ghiaccio si sta rompendo, lentamente, ma si sta rompendo». Brahimi si è anche augurato che la prossima tornata, che dovrebbe incominciare venerdì 7 febbraio, sia «più strutturata e produttiva». È stato concordato di utilizzare il documento conclusivo della conferenza Ginevra 1, quella del giugno 2012. Ma il fatto stesso che ci siano voluti sei giorni di negoziati solo per mettersi d’accordo sul cominciare a esaminare

il testo, è una riprova della difficoltà delle trattative. Le parti hanno priorità diverse. Secondo Damasco il punto fondamentale è fermare violenza e terrorismo - espressione con la quale definisce l’attività di tutti i gruppi armati - e si deve comunque discutere il documento «paragrafo per paragrafo». L’opposizione vuole invece trattare subito sul varo di un Governo di transizione, dal quale pretende di escludere il presidente Bashar Al Assad, richiesta considerata inaccettabile da Damasco. Nel frattempo, in Siria continuano a parlare le armi. Ieri, tra l’altro, le forze armate turche hanno aperto il fuoco contro gruppi fondamentalisti islamici attivi oltre il confine, in risposta a un attacco. (©L’Osservatore Romano 30 gennaio 2014)

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Cronaca della Custodiale Custodia Di seguito pubblichiamo le notizie ricevute dai confratelli di Rodi

Pax et Bonum

Protocol no.: _________________

Avvento/Natale, 2013. La Pasqua è stata celebrata con molta gioia nelle nostre Parrocchie di Rodi e Coo. Durante il tempo pasquale, abbiamo spesso parlato e pregato per il popolo della Siria. In questo periodo ci hanno regalato quattro colombe, segno di pace e, per noi, costante richiamo a pregare per la pace in Siria. La crisi in Grecia continua anche se il problema riportato nelle notizie mondiali sembra minore: eppure i poveri continuano a soffrire. Abbiamo installato un pollaio con quattro galline, un tacchino e una papera. Hanno fornito uova fresche per la comunità e per il crescente numero di persone che si avvicinano alla porta del Convento in cerca di cibo. In maggio, abbiamo fatto un meraviglioso pellegrinaggio ad Assisi con la “Lasalliana”. La processione, organizzata dalla Legione di Maria, qui a Santa Maria, come sempre ha avuto un grande successo: i turisti hanno molto apprezzato. Sotto l’aspetto ecumenico la devozione a S. Antonio di ogni Martedì è sempre molto importante. Ancora di più ora, quando molti abitanti di Rodi generosamente portano il pane, per aiutarci a sfamare i poveri. Abbiamo avuto molti sacerdoti in visita quest'anno, sia a Rodi sia a Coo. Ad esempio, Padre Kevin l'ex provinciale della Provincia irlandese, ora maestro dei novizi, accompagnato da Padre Eugene, professore di teologia in Irlanda; oltre diversi giovani sacerdoti polacchi che stavano completando il dottorato a Roma.Tutti erano ben preparati culturalmente e pastoralmente. Padre John O'Leary, Segretario dell'Arcivescovo di Westminster, ha trascorso alcune settimane con noi. Quest'anno siamo stati lieti di ricevere ancora una volta p. Gasmend Tinoj ofm, Provinciale di Albania, accompagnato da Don Robert, professore di Teologia presso il Pontificio Seminario Albanese di Scutari. Don Antonio Parisi della Pontificia Università di Palermo e Don Dario hanno trascorso un mese a Coo per la gioia del popolo. Abbiamo anche ricevuto quattro sacerdoti di Napoli guidati da Don Orlando, Cancelliere arcivescovile. Siamo stati lieti di ricevere Don Antonio, Direttore della Caritas greca e Padre Alberto. Fra Miguel Eduardo Masseso Gutiérez Jiménez ofm, uno dei nostri chierici di Gerusalemme, ha trascorso un mese con noi per l'apprendimento della lingua greca. Alla fine del suo soggiorno è stato in grado di leggere in greco, durante la Messa e le letture a Compieta. Aveva un insegnante capace, nella persona di p. Piotrek Blajer ofm, che lavora come sempre su ogni progetto con zelo e generosità. P. Algirdas Malakauskis ofm, Commissario della Custodia di Terra Santa della Lituania, si è unito a noi per tre settimane, seguito da Padre Firas Lutfi ofm. Siamo stati tutti molto toccati dalla visita di p. Firas, venuto dalla Siria, dove ha vissuto nelle condizioni più terribili. Tuttavia, egli irradiava la vera letizia francescana. Abbiamo cominciato a cantare la Da Pacem Domine dopo le S. Messe, con la Siria e il suo popolo in prima linea nella nostra mente e nelle nostre preghiere. Fra Petrus Schűller ofm, Vice economo custodiale, ci ha visitato sulla via del ritorno a Gerusalemme ed è stato felice di trovare da noi un segretario volontario tedesco e una governante austriaca. Naturalmente il visitatore più frequente a Rodi è il nostro benamato Arcivescovo Nicolas Foscolos, che quest'anno festeggia 40 anni di servizio pastorale vescovile. Gli auguriamo molti altri anni a venire. I parrocchiani e i turisti sono stupiti e felici di vedere molti sacerdoti concelebranti la S. Messa nelle chiese di Rodi, tutti in un’isola così piccola. Durante i mesi estivi, possiamo accogliere molti sacerdoti in visita da tutto il mondo: dopo tutto, l'ospitalità è un carisma francescano così importante. Il Capitolo custodiale ha avuto luogo nel mese di luglio a Gerusalemme. E’ stato un momento di gioia e condivisione fraterna. I frati si sono riuniti, a volte dopo molti anni di assenza, tuttavia, i legami di fratellanza rimangono forti. Ci siamo scambiati molte risate e, ovviamente, abbaiamo svolto molto lavoro. Siamo stati onorati della visita del nuovo Ministro Generale, Michael Perry ofm.

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Dal capitolo ovviamente sono giunte alcune novità. In seguito sono rientrato a Rodi. P. Paweł Juda ofm é stato nominato Guardiano e, come al solito, le cose sono continuate a ritmo sostenuto. Nel mese di agosto il Sig. Sharon Rosner è venuto da Israele per ripristinare gli organi in entrambe le chiese, in preparazione ai nostri numerosi concerti previsti durante i mesi estivi e per il Festival di musica di settembre. Questi eventi sono molto apprezzati dalla gente del posto e dai turisti. Un gruppo di visitatori è venuto da Syros l'isola del nostro benamato Vescovo Papamanolis. Tra di loro, c'era anche un Fratello Cristiano di De La Salle; durante la Messa lo abbiamo accolto con tanta gioia. La presenza dei Fratelli De La Salle a Rodi fu di grande importanza, purtroppo ci manca. Come le molte congregazioni religiose di suore che si trovavano sulle isole e con le quali manteniamo contatti regolari. Alcune delle loro sorelle sono sepolte qui e noi le ricordiamo durante la S. Messa settimanale di suffragio nella cappella del cimitero di Santa Croce. Quest’anno è stato un grande piacere, conoscere Elisabetta Galeffi, famosa giornalista di talento e avvocato competente. Lei è sempre disponibile con il suo aiuto, la sua saggezza e comprensione. Nel mese di ottobre abbiamo commemorato i 103 ufficiali italiani, giustiziati a Coo, durante la seconda guerra mondiale. Erano tutti così giovani. Non ci sono guadagni in guerra. Il Pastore luterano Finlandese, il reverendo Bror, responsabile per i luterani all'estero è venuto a trascorrere del tempo con noi seguito dal Rev. Klaus, il Pastore danese. Siamo felici di aver così buoni rapporti con i nostri fratelli luterani. I nostri legami e l'amicizia con la Chiesa grecoortodossa sono fraterni e rispettosi. Ci sentiamo veramente a casa nelle tante liturgie ortodosse a cui partecipiamo. Il Metropolita greco ortodosso Kirilos è un supporto e un amico per la Chiesa cattolica; apprezziamo il suo interesse paterno per la nostra presenza a Rodi. Noi lo visitiamo quando il nostro Arcivescovo ci visita, circa ogni sei settimane: queste visite sono molto positive per entrambe le nostre comunità di fede. Il corso di Istanbul su “Islam e cristianesimo” è stato meraviglioso e istruttivo. L'affabile ospitalità francescana di p. Ruben Tierrablanca González ofm non è seconda a nessuna. Il Vice sindaco è venuto a visitare il Teatro francescano “Oriens”: sarà molto utilizzato nel periodo natalizio. Ha detto che, dopo aver sentito molte cose positive riguardo questo Teatro (il primo in assoluto costruito a Rodi 70 anni fa), voleva vederlo di persona. Dopo la sua visita il Vice sindaco si è offerto di aiutarci a installare un bagno / WC nel Teatro, che sarà davvero molto utile. Siamo molto grati che il nostro rapporto con le Autorità civili sia reciproco ed equilibrato, per tutto ciò che siamo in grado di fare, sostenendoci a vicenda, per il bene della comunità sociale di Rodi. Il libro "Le Chiese che furono" scritto dalla Dr.ssa Lucia Conti Janiki, ha avuto un enorme successo, quasi tutte le 1000 copie sono state acquistate. Il libro, che presto verrà stampato in inglese, fornisce una visione completa di tutte le Chiese cattoliche del passato. Ci auguriamo che in futuro l’autrice possa scrivere un libro su gli ordini religiosi e le loro istituzioni a Rodi, Coo, Lero e Calino. Tutto sommato abbiamo molto di cui essere grati e, da parte nostra, ringraziamo i membri del Consiglio pastorale parrocchiale e tutti quelli che ci aiutano a mantenere questa comunità di Rodi, molto attiva e ricca di fede. Auguriamo a tutti e a ciascuno di voi un buon Natale e un nuovo anno pieno di Pace.

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Cronaca della Custodiale Custodia Di seguito pubblichiamo le notizie ricevute dai confratelli di Rodi

Pax et Bonum

Protocol no.: _________________

Advent/Christmas, 2013. Christmas greetings from Rhodes! Easter was celebrated with much joy in our parishes in Rhodes and Kos. We have often spoke about and prayed for the people of Syria during Eastertide. It was round about this time we were given four doves, a sign of peace and a constant reminder for us to pray for peace in Syria. The crisis in Greece continues although less seems to mentioned about Greece in the world news, and yet the poor people still suffer. We have installed a chicken run and now have four chickens, a turkey and a duck. They provided fresh eggs for the community and enough over to give to the growing number of people who come to the door seeking food. We had a wonderful pilgrimage to Assisi with the LaSalliana in May. The May procession organised by the Legion of Mary at Sancta Maria was a great success as always; the tourists enjoyed it enormously. The devotion to St. Anthony is still an important ecumenical aspect of every Tuesday and more so on his feast which is so well attended by the many Rhodians who generously bring bread every Tuesday to help us feed the poor. We had many visiting priests this year, both to Rhodes and Kos. Father Kevin the former provincial in the Irish province who is now novice Master, accompanied by Father Eugene a professor of theology in Ireland. We had several young priests from Poland who were completing their doctorates in Rome. All of them well educated but very pastorally minded.. Father John O’Leary, the secretary of the Archbishop of Westminster spent a few weeks with us. We were pleased to receive Father Gasmend Tinoj ofm again this year, he is the Provincial of Albania, he was accompanied by Father Robert, a professor of Theology at the pontifical seminary in Shkodra. Don Antonio Parisi from The Pontifical university of Palermo and Don Dario spent a month on Kos much to the delight of the people. We received four priests from Naples led by Don Orlando the archdiocesan Chancellor. We were pleased to receive Father Antonio the director of Caritas Greece accompanied by Father Alberto. Brother Miguel Eduardo Masseso Gutiérez Jiménez ofm one of our clerics from Jerusalem spent a month with us learning Greek; by the end of his stay he was able to read at Mass and also the readings at Compline in Greek. He had an able teacher in the person of Father Piotrek Blajer ofm who as always works continuously on all and every project put to him with zeal and generosity. Father Algirdas ofm the commissary of the Custody of the Holy Land from Lithuania joined us for three weeks followed by Father Feras Lutfi.ofm. We were all very touched by Father Feras’s visit. He came directly from Syria, having lived in the most awful conditions and yet he radiated true Franciscan joy. We have begun to sing the Da pacem after the Masses now having Syria and her people at the forefront of our minds and very much in our prayers. Brother Petrus Schűller ofm visited us on his way back to Jerusalem and was delighted to find we have a German voluntary secretary and treasurer and an Austrian housekeeper. Of course the most frequent visitor to Rhodes is our own beloved archbishop Nicolas who this year celebrates forty years of dedicated pastoral service as a Bishop, we wish him many more to come. The parishioners and tourists are astounded and delighted at the many priests concelebrating Mass in the churches of Rhodes, for such a small island the summer months enables us to welcome many visiting priest from all over the world, and after all, hospitality is such an important Franciscan charisma. The Custodial Chapter took place in July in Jerusalem. It was a time of fraternal joy and sharing. The friars were reunited, sometimes after many years of not seeing each other and yet the bonds of brotherhood remain strong. There was much laughter and of course much work. We were honoured and delighted by a visit from the new father General, Michael Perry ofm. Following the Chapter the changes came to pass, Father Paweł Juda ofm was named Guardian and life continues apace as usual.

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In August a Mr. Sharon Rosner came from Israel to restore the organs in both churches in readiness for our many concerts during the summer months and the music festival in September. These events are much appreciated by the locals and tourists alike. A group of visitors came from Syros the island of our beloved bishop Papamanolis. There was a Christian Brother De La Salle amongst them at Mass whom we greeted with much joy. The presence of the brothers on Rhodes was of great importance and they are sadly missed as are the many religious congregations of nuns who were on the islands with whom we have regular contact now. Several of their sisters are buried here and we remember them in our weekly requiem Mass in the cemetery chapel of the Holy Cross. It was a great pleasure to see Elisabetta Galeffi this year; a very talented journalist she is too, as well as a competent lawyer. She is always helpful and supportive with her wisdom and understanding.. In October, we commemorated the 103 Italian officers who were executed in Kos during the Second World War. They were all so young. There are no gains in war. The Finish Lutheran pastor, the Rev. Bror, responsible for the Lutherans abroad came to spend time with us followed by Rev. Klaus the Danish pastor. We are happy we have such good relationships with our Lutheran brethren. Our bonds and friendship with the Greek Orthodox Church are brotherly and respectful. We feel very much at home at the many Orthodox Liturgies we attend. The Metropolitan Greek Orthodox Archbishop Kirilos is a support and friend to the Catholic Church and we value his paternal interest in our presence in Rhodes. We visit him on most of the occasions that our own archbishop visits us, in fact around every six weeks and these visits are very beneficial for both our faith communities. The course on Istanbul on Islam and Christianity is marvellous as it is informative. The warm Franciscan hospitality from Father Ruben Tierrablanca González ofm is second to none. The vice-mayor came to look at the Franciscan theatre It will be much used over the Christmas period. He said he has heard many good things about this theatre (the first ever in Rhodes 70 years ago) and wanted to see for himself. After his visit he has offered to help us install a bathroom/WC in the theatre itself which will indeed be very useful. We are very grateful that our relationship with the civil authorities is harmonious and reciprocal in all that we are able to do to support each other for the benefit of the social community of Rhodes. All our activities are reported and commented on by our beloved Mary Papandreou in the local newspaper “Proodos” The book “The Churches that were” written by Dr. Lucia Conti Janiki has been a huge success and almost all the 1000 copies have been purchased. It will be printed in English soon. It gives a comprehensive view of all the Catholic Churches of the past. We hope she might write a book in the future on the religious orders and their institutions in Rhodes. All in all we have much to be grateful for and for our part we thank the members of the parish pastoral council and all who help us maintain this very active living faith community in Rhodes. We wish one and all a very merry Christmas and a happy peace filled New Year.

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Cronaca della Custodiale Custodia Il Custode visita le comunità di Betlemme BETLEMME, 5 GENNAIO 2014

Il

Custode, fra Pierbattista Pizzaballa, accompagnato dal Segretario di Terra Santa, fra Sergio Galdi e dai frati Nerwan, Badie e Luai della Parrocchia di Betlemme, ha visitato le Comunità religiose di Betlemme che lavorano con la Custodia. Come tradizione, la visita si svolge dopo l’Ingresso solenne del Custode in occasione dell’Epifania. Una lunga ma gradevole, peregrinazione che conduce il Custode e il suo seguito di sala in sala, ricevendo un’accoglienza calorosa e sincera. Sentita partecipazione, dolciumi e scambio di regali, con momenti dedicati al dialogo e alla gioia condivisa per la prossima venuta del Santo Padre. Lontano dal fastoso splendore della liturgia dell’Epifania, fra Pizzaballa ha potuto esprimere le proprie opinioni riguardo la situazione delle religiose che vivono nei Paesi in conflitto: Siria, Iraq e Libano. La visita, iniziata presso le Suore Adoratrici Perpetue del Santo Sacramento alla Grotta del Latte, è proseguita dalle Suore Francescane Missionarie di Maria, parte attiva nel progetto della “Casa del Fanciullo”, creato dalla Custodia per aiutare i giovani cristiani, provenienti da famiglie in difficoltà. Suor Maire-Paule, novant’anni, ha dichiarato: «Questa visita è un segno di amicizia profonda che ci colpisce. È con grande impazienza che attendiamo la visita dei nostri fratelli francescani». I frati hanno poi visitato l’asilo delle Suore Domenicane e, subito dopo, si sono incontrati con gli scout di Betlemme in compagnia di Fra Marwan, Direttore della Scuola maschile di Terra Sancta. Il giovane Issa Sakhlé ha ringraziato i frati con queste parole: «Salutiamo la Custodia e i suoi frati ringraziando per quanto fanno per la Terra Santa School ».

La delegazione non ha potuto evitare l’ennesimo caffè servito con dolci del posto! I frati si sono poi fermati alla Casa per Anziani, fondata nel 1942, che accoglie una quarantina di donne in condizioni precarie, o senza famiglia. La Custodia di Terra Santa ha finanziato questa prima casa per anziani a Betlemme sostenuta, ancora oggi, dal piccolo gruppo di religiose Figlie di Santa Maria (Hortus Conclusus), che si dedica pazientemente alle cure di queste anziane ospiti. Mentre i canti di Natale risuonavano nei corridoi, il Custode ha visitato le persone allettate, offrendo dei dolci. Ha poi raggiunto il Caritas Baby Hospital, una clinica per bambini situata vicino al Muro di separazione. Questo moderno ospedale, recentemente rinnovato, è stato costruito sessant’anni fa «Affinché, nel posto della nascita di Gesù, nessun bambino sia privato di cure mediche». Il Custode ha incontrato le Suore francescane di Sant’Elisabetta, attive nell’ospedale dal 1975, quale punto di riferimento spirituale e umano per i bambini malati e i loro genitori. La notte cala su Betlemme, ma le Suore di San Giuseppe dell’Apparizione, aspettano i frati nella Scuola femminile, finanziata dalla Custodia, che accoglie un migliaio di allieve. La Madre Superiora, Suor Georges Sarkis, alludendo ai tre nuovi frati francescani nominati nella Parrocchia, ha ringraziato il Custode per aver inviato «questi tre angeli ». Il pomeriggio si è concluso al Campo profughi di Aïda dove, la presenza delle Suore francescane missionarie del Cuore Immacolato di Maria, ricorda la figura carismatica di San Francesco, grande apostolo della pace e del dialogo tra musulmani e cristiani. www.custodia.org

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CRONACA DALLE CASE DI FORMAZIONE

Scambio di auguri con le Chiese Orientali GERUSALEMME, 9 GENNAIO 2014

C

om’è tradizione, giovedì 9 gennaio i francescani si sono recati nei vari luoghi della città vecchia di Gerusalemme, per porgere gli auguri alle Chiese Orientali, con cui condividono il Santo Sepolcro. Kawas in testa, la Comunità francescana, per l’occasione formata da una trentina di frati, si è recata in processione. Prima tappa al patriarcato Greco-ortodosso, dove il Patriarca Theophilos III ha accolto i francescani con calorose strette di mano. Quale invitato, il Custode ha augurato un «Santissimo Natale alla Comunità ortodossa». Il Patriarca, a sua volta, ha rilevato «l’importanza per la cooperazione e il rispetto che animano le nostre Chiese. La Chiesa è troppo spesso l’ultimo rifugio dei cristiani ovunque nel mondo; la nostra presenza e il nostro radunarci sono testimonianza di speranza; missione importante, di cui dobbiamo esserne coscienti». Cinque seminaristi del Patriarcato, al suono del violino, hanno intonato canti di Natale in greco, mentre l’assemblea brindava con liquori, caffè e dolci. Nel primo pomeriggio, è stata la Chiesa Copto Ortodossa ad accogliere la delegazione nella sua sede vicino ai tetti del Santo Sepolcro. Dato che il Custode si è recato a Beirut per partecipare all’ordinazione del nuovo Vescovo latino per la Siria, il padre francescano Georges Abou-Khazen, è stato il suo Vicario, Fra Dobromir, a guidare il corteo. Fra Dobromir, ha salutato fraternamente Mons. Anba Abraham, Arcivescovo Copto ortodosso di Gerusalemme. Mons. Anba Abraham ha lanciato un vibrante appello alla preghiera, per i fratelli d’Egitto, ma anche per i siriani e gli iracheni. Ecco in breve quanto è stato condiviso. «Il Signore ci chiama a vivere da fratelli, figli di uno stesso Padre. Dobbiamo sforzarci di vivere in

pace. Le notizie dai Paesi in guerra parlano ogni giorno di martiri uccisi per la loro Fede, testimoniata all’immagine di Cristo. Dobbiamo continuare a trasmettere la nostra Fede a questo mondo; la Chiesa deve essere il Tempio solido che chiama al Signore». Al Patriarcato Siriaco Ortodosso, armeni e francescani si sono accomodati nel “divano”. Mons. Swerios Malki Mourad ha ricevuto a braccia aperte le due Comunità. Accettando una tazza di tè, Fra Dobromir ha ricordato che: «Anche se l’euforia del Natale dura solo pochi giorni e le difficoltà riemergeranno, la cosa importante da ricordare è l’amicizia profonda condivisa in questa giornata». Condividendo quanto detto dal Vicario custodiale, Mons. Swerios Malki Mourad ha ringraziato vivamente le comunità per essersi unite alla gioia degli ortodossi e, a sua volta, ha ricordato che: «Il mondo intero guarda alla Terra Santa e noi dobbiamo far vedere dei cristiani uniti ». Terminando il suo intervento con quest’augurio: «Che la vostra visita sia un segno di conforto e riconciliazione per l’Islam e il Giudaismo; dobbiamo continuare a pregare, nelle nostre rispettive comunità, per tutti i credenti che soffrono a causa della guerra, della violenza e della divisione». I francescani hanno terminato le loro visite alle Chiese sorelle d’Oriente nel “divano” della Comunità etiopica addobbata in giallo, rosso e verde. Molti di loro incontravano per la prima volta l’Arcivescovo Daniel Aba (successore di Abuna Mettias), divenuto Patriarca della Chiesa etiopica ortodossa. L’Arcivescovo Daniel Ab, ha scoperto la bellezza del Natale a Gerusalemme e reso grazie per questo spirito di fraternità. www.custodia.org

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Cronaca della Custodiale Custodia A Concesio, dove Montini ebbe i natali, convegno su Paolo VI in Terra Santa CONCESIO (BRESCIA), 10 GENNAIO 2014 i è svolto venerdì 10 gennaio a Concesio (Brescia), terra natale di Giovanni Battista Montini, un convegno in occasione dei cinquant’anni del pellegrinaggio che l’ecclesiastico bresciano effettuò in Terra Santa nel gennaio 1964, pochi mesi dopo essere stato eletto papa e aver assunto il nome di Paolo VI.

S

All’appuntamento, avrebbe dovuto partecipare anche il Custode di Terra Santa, fra Pierbattista Pizzaballa rimasto in Medio Oriente per prendere parte all’ordinazione episcopale di mons. Georges Abou Khazen, frate della Custodia scelto dal Papa come nuovo vicario apostolico per i cattolici latini ad Aleppo (in Siria

Il suo fu un gesto di enorme impatto pastorale, che si è imposto con forza come un punto fermo nell’agenda dei successori - Giovanni Paolo II si recò in Terra Santa nel 2000, Benedetto XVI nel 2009 - e che dal 24 al 26 maggio prossimo sarà ripetuto anche da Papa Francesco, proprio per commemorare il viaggio montiniano di mezzo secolo fa.

A rappresentare il padre Custode a Concesio il delegato della Custodia di Terra Santa per l’Italia, fra Giuseppe Ferrari, che nella sua testimonianza si sofferma sulle relazioni ecumeniche e la ricerca della pace, a partire dalla concreta esperienza dei frati minori, inviati nella terra di Gesù già dal loro fondatore, san Francesco d’Assisi. «Secoli di convivenza in Medio Oriente – ha detto padre Ferrari – ci hanno abituato, nonostante contrasti inevitabili, a cercare sempre e con insistenza l’incontro con la singola persona, più che con l’istituzione. Da un rapporto di fraternità, riconoscendo prima di tutto l’altro come uguale di fronte a Dio, nasce un terreno comune sul quale costruire relazioni purificate che rendono possibile un’azione per il bene comune e una testimonianza di unità tra credenti».

Il convegno di Concesio, promosso dall’Istituto Paolo VI di Brescia, in collaborazione con la diocesi di Brescia, la Custodia di Terra Santa e la Fondazione Terra Santa (Milano) e si è svolto presso l’Auditorium Vittorio Montini. Il presidente dell’Istituto Paolo VI, don Angelo Maffeis ha aperto i lavori soffermandosi in particolare sull’incontro tra papa Montini e il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Atenagora. Un faccia a faccia che pose fine a secoli di incomunicabilità e che rese visibile, come osserva lo stesso Maffeis, «la volontà della Chiesa cattolica di mettere fine all’ostilità e all’indifferenza del passato, per aprire una nuova stagione di incontro e di dialogo».

«Nel corso della plurisecolare presenza dei Frati minori in Medio Oriente – ha continuato Ferrari – si contano schiere di francescani che hanno testimoniato il Vangelo con la vita, fino all’effusione del sangue. E in certi contesti, come la Siria d’oggi, dove è in atto una vera e propria carneficina, siamo al fianco del popolo e dei cristiani di tutte le confessioni. Viviamo concretamente, come ha detto Papa Francesco, quell’»ecumenismo del sangue» che fa apparire le nostre divisioni piccole e insignificanti. E che ci spinge invece a cercare in Cristo il solo criterio d’unità». Chiude la serata la proiezione del documentario Ritorno alle sorgenti: Paolo VI in Terra Santa, versione restaurata del filmato prodotto nel 1964 dalla Custodia di Terra Santa per celebrare il ritorno del primo papa nella storia in quella che fu anche la patria di san Pietro, primo vescovo di Roma. www.terrasanta.net

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Diario di una giornata speciale PALAZZOLO S/O (BRESCIA), 11 GENNAIO 2014 COMUNITÀ SHALOM CONCERTO PER IL ROMITAGGIO Pubblichiamo la testimonianza di due amiche che hanno partecipato all’annuale Concerto Pro Romitaggio. Iniziativa organizzata dalla Comunità Shalom per la raccolta di fondi a favore del Romitaggio del Getsemani. A Suor Rosalina e alla sua Comunità un GRAZIE da tutti i frati della Custodia di Terra Santa.

A

rriviamo, con Eleonora, a quel che sembra un’enorme fattoria, all’imbrunire. Tutt’attorno a noi nebbiolina e campi dalla terra gelata.

Mentre ci avviciniamo, iniziamo a scorgere centinaia di persone festanti: adulti, bambini - alcuni così piccoli ancora in carrozzina - adolescenti. Attirate dal suono di tamburi e cornamuse, arriviamo nel centro di questa struttura: un gruppo di frati francescani, circondati da un po’ di gente, cantano e ballano. L’inizio è incoraggiante. Siamo arrivate un po’ tardi e ci accontentiamo di un cucchiaio di risotto freddo e di un buon caffè, incuriosite da questa realtà di cui non sappiamo nulla! Subito ci appare come un luogo molto curato, amato, dove chi ci abita sta bene, con addobbi natalizi praticamente ovunque. Gente gioiosa che entra ed esce da tutti i locali cui si può accedere: sembra un’immensa, unica famiglia, dove tutti si conoscono e si danno da fare, dove regna una grande armonia nel caos totale dell’imminente partenza per la fiaccolata! Fra Diego non parteciperà alla fiaccolata, perché malaticcio, ma io aggiungo, sarcastica, non è più abituato alle nostre temperature…, oramai per lui splende solo il sole di Gerusalemme. Come dargli torto? Suor Rosalina, da quando prende la parola per animare la fiaccolata che ci porterà a piedi fino al Palatenda di

Palazzolo sull’Olio, pare una vera e propria forza della natura. La sentiamo solo megafono, non abbiamo idea del suo aspetto abbia, dell’età avrà, è travolta dalla folla e dalla luce delle fiaccole, ma il suo entusiasmo, la sua energia sono immediatamente contagiosi. La fiaccolata sparte e si snoda lungo le stradine della profonda campagna bresciana, nel grigiore di una giornata uggiosa cala la notte. Con Eleonora siamo in testa al gruppo e quando ci voltiamo per la prima volta, ci rendiamo conto che dietro di noi la notte è illuminata da un serpentone di migliaia di fiaccole. Preghiamo, cantiamo, il freddo si fa pungente perché l’umidità si taglia a fette, ma sospinte da quest’ondata umana di entusiasmo, camminiamo per quasi due ore e, senza accorgerci, arriviamo al Palatenda. Si stima una presenza di 2.500 persone, molto eterogenee, all’inizio di una serata che si concluderà ben oltre la mezzanotte. Cerco fra Diego dietro le quinte di un palcoscenico da stadio: l’incontro è come sempre avviene. Conosco fra Diego da tre anni, da quando è subentrato a padre Giorgio come responsabile del Romitaggio del Getsemani. La “mia guida spirituale”, un fratello più piccolo (ci corrono 18 anni). Il buon Dio non poteva essere più generoso nel mandare fra Diego a prendersi cura di tutti coloro che passano dal Getsemani, ognuno con il suo percorso di fede, ognuno con i suoi problemi,

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Cronaca della Custodiale Custodia da quanto abbiamo potuto capire anche dai racconti, molto riconoscenti nei confronti di questa Comunità che negli anni ha fatto e continua a compiere piccoli grandi miracoli nel ricupero di ragazzi e ragazze con gravi problemi, di tutti i tipi. Alcuni degli artisti frequentano la comunità come volontari, insegnando canto, recitazione, mettendo a disposizione i propri talenti.

dubbi, miserie. Frequentando il Romitaggio, lo immagino sempre di corsa, nel giardino più caro a Gesù, dove – grazie al Signore – ritornerò anche quest’anno e ci sarà anche Eleonora per la prima volta. La Messa è celebrata da mons. Giovanni d’Ercole, Vescovo dell’Aquila e concelebrata da fra Diego insieme con altri Sacerdoti. Nonostante il Palatenda sia stracolmo, la Messa è seguita con grande partecipazione, nessuno disturba, ognuno si raccoglie in preghiera, ognuno di noi con le proprie suppliche, invocazioni, ringraziamenti. Ritroveremo fra Diego, tra la folla, solo alla fine della santa messa.

In fondo del Palatenda è allestito un ricco rinfresco. Siamo molto perplesse, considerata la folla presente, temiamo l’assalto al cibo che – oltre tutto – è offerto. La consumazione con offerta libera e le offerte saranno a favore del Romitaggio. Rimaniamo esterrefatte dall’organizzazione, dall’abbondanza, dalla qualità e dalla compostezza di queste migliaia di persone. Alle 20.30 inizia il “Concertone”, l’evento! Sul palco si alternano bands, comici di “Zelig”, cantanti come Luisa Corna e sua sorella, Giacomo Celentano e altri cantanti. Le performances dei ragazzi e delle ragazze della comunità Shalom, Liliana Cosi (élite del Teatro alla Scala) con il suo balletto. Restiamo senza parole! Registi, attrezzisti, tecnici alla console, fonici, presentatori, gli artisti, tutti presenti a titolo gratuito e, soprattutto,

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Suor Rosalina, che a termine di una giornata senza fine, non esitiamo a definire una “Madre Teresa” della terra bresciana, è infaticabile, gioiosa e travolgente, una locomotiva trainante, abbraccia e conosce tutti, ci incoraggia, non smette un attimo di ringraziare tutti i volontari, abbraccia gli ospiti, ha un aneddoto per quasi ognuno di loro. È palpabile: lei ama profondamente tutti i suoi ragazzi della comunità, li ama come e forse più di una madre. Questo evento è il frutto della sua gioia, forza, generosità: della sua fede!

Quando si dice “la fede cambia la vita”, in quella lunga serata, in quella notte, di testimonianze in questo senso ne abbiamo avute tantissime; torniamo al nostro agriturismo commosso, stordite, quasi senza poter commentare quanto abbiamo vissuto. Fra Diego ci ha definite pazze per essere partite da Lugano apposta. Gli rispondiamo: per un amico questo ed altro, per il Romitaggio, per il Getsemani, ma soprattutto perché a Pasqua torniamo a casa... Manu ed Eleonora


Pellegrinaggio dei frati al Giordano: «Venite, venite a Gerico» GERICO, 12 GENNAIO 2014

Il

12 gennaio, i francescani della Custodia si sono recati sulle rive del Giordano per commemorare il Battesimo di Cristo ricevuto da Giovanni il Battista. Prima dell’eucaristia, i frati sono stati ricevuti Fra Anthony e Fra Mario nel Convento del Buon Pastore per il caffè. Nel giardino verdeggiante del Convento son stati accolti Fra Dobromir, Vicario custodiale, le autorità della città e una folla di fedeli. Dopo l’apertura della festività Fra Mario ha lasciato la parola al Governatore della Provincia, Sig. Majed Al Fatiani e al Dr. Saeb Erekat. Entrambi hanno espresso grande gioia nel vedere, cristiani e musulmani insieme nella terra di Palestina per celebrare questo giorno di festa. Fra Dobromir, capo della delegazione francescana, ha reso grazie per questa «feconda intesa tra i frati responsabili della Parrocchia e le Autorità religiose musulmane di Gerico, senza la quale la recente Terra Santa School non sarebbe nata». In questo giorno, i frati sono venuti per commemorare la memoria Gesù che, molte volte, attraversò la città di Gerico situata tra oasi e paesaggi desertici. Sulla riva del Giordano, l’Eucaristia, celebrata da Fra Dobromir e Fra Mario – coniugando così italiano e arabo – ha riunito oltre cinquecento pellegrini venuti dalle vicine Parrocchie. Fra Mario nella vibrante omelia ha esclamato: «Noi cristiani non dobbiamo temere, siamo sulla nostra terra, quella dove Gesù ha camminato. Ritorneremo qui, sempre più numerosi, è il nostro dovere; i nostri fratelli musulmani ed ebrei devono comprenderlo». Soltanto dal 1985 il sito del battesimo di Cristo è di nuovo accessibile. Infatti, il luogo, chiuso dopo la guerra dei “Sei giorni” era diventato zona militare minata, sotto il controllo israeliano. I pellegrini potevano recarsi sul posto solo se muniti di autorizzazione dell’autorità militare e in date predefinite. Dopo la parziale bonifica della zona, i francescani hanno potuto nuovamente inserire, nel loro calendario liturgico, questa processione; per la gioia di tutti. Celebrata prima in ottobre, la cerimonia ha ritrovato la sua

giusta collocazione, nel rispetto del calendario liturgico, solo dal gennaio 2012. Dopo l’omelia, i fedeli hanno rinnovato le promesse battesimali e molti bambini sono stati battezzati con l’acqua del Giordano, attinta direttamente dal fiume, proprio vicino all’altare. Un momento di grande emozione, quando una colomba bianca è volata verso uno di loro, mentre emetteva piccole grida per il contatto con l’acqua. Conclusa la Messa, la Comunità si è recata al Monastero della Quarantena. Dal IV secolo i cristiani ricordano questo luogo come quello delle tentazioni di Cristo. Il Monastero ortodosso, in cima alla collina, conserva il ricordo di questo episodio evangelico. Prima di incontrare la piccola Comunità greco-ortodossa, i frati hanno letto il vangelo e si sono raccolti in preghiera. Molti fedeli, delle Parrocchie di San Salvatore e di Gerico, si sono uniti ai frati per pranzare nel Convento del Buon Pastore. Al pranzo sull’erba, allestito in giardino con barbecue e musica, hanno gioiosamente partecipato la comunità francescana e i cristiani locali. Nel pomeriggio, i frati hanno lasciato i luoghi, ringraziando calorosamente tutte le persone che si sono impegnate per fare, di questa giornata, un momento di ricarica spirituale e fraterna. www.custodia.org

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Cronaca della Custodiale Custodia Celebrata a Giaffa la Centesima giornata mondiale del migrante e del rifugiato GIAFFA, 18 GENNAIO 2014

Il

19 gennaio 2014, la Chiesa Cattolica ha celebrato la Centesima giornata mondiale del migrante e del rifugiato. Sabato 18 gennaio, la Custodia di Terra Santa e il Patriarcato latino, hanno condiviso nella Parrocchia di Sant’Antonio a Giaffa, la celebrazione eucaristica cui è seguito un momento conviviale. Alla Messa, presieduta dai padri Zaher Abboud, ofm e David Neuhaus, sj hanno partecipato lavoratori immigrati e rifugiati sudamericani, filippini, indiani, cingalesi, africani provenienti da Eritrea, Etiopia, Nigeria, Ghana, Repubblica del Congo, ma anche polacchi, russi, rumeni e la piccola comunità di cristiani di lingua ebraica. Alla celebrazione si sono uniti religiosi, religiose e le persone impegnate nella pastorale e nella tutela dei diritti dei migranti. La chiesa era stracolma e variopinta, poiché ciascuno indossava i tradizionali abiti di festa o di culto. In questa mattina di gennaio, la Comunità riunita ha mostrato il volto bello e giovane della Chiesa. Tutte le varie comunità hanno partecipato, ognuna nella propria lingua, all’animazione dei canti, alla liturgia, alla preghiera universale e all’offertorio. Il tema annunciato per questa giornata era: Migranti e rifugiati: verso un mondo migliore. Padre David nell’omelia in inglese, ha ricordato i tre fondamenti di questa giornata. In primo luogo, celebrare la gioia di essere diversi, una gioia che deve contrastare con l’accoglienza sospettosa e ostile che spesso i migranti ricevono. Poi, pregare per

sostenere le persone che soffrono affinché possiamo vedere il volto di Cristo, impresso in ciascuno di loro. Infine, confermare la nostra fede in un mondo migliore, non domani, ma oggi, poiché Dio ci offre ogni giorno il suo regno. Riprendendo più volte il messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale dei Migranti e dei Rifugiati, p. Neuhaus ha ripetuto: «è necessario cambiare atteggiamento verso i migranti e i rifugiati da parte di tutti. Passare da un atteggiamento di difesa o di emarginazione – che corrisponde a una “cultura di rifiuto” – a uno fondato sulla “cultura dell’incontro”, sarà la sola cosa capace di costruire un mondo più giusto e fraterno, in una parola: un mondo migliore!». Nel 2013, il numero dei migranti nel mondo ha raggiunto 232 milioni di persone (dati ONU) mentre il numero di coloro che si spostano all’interno del proprio Paese, supera i 45 milioni di persone (dati HCR). Si tratta di cifre record che, sommate, raggiungono il 4% della popolazione mondiale. In Israele, per esempio, ci sono al momento circa 50.000 - 60.000 migranti cattolici. La più grande comunità è quella filippina (circa 35.000), più numerosa dei cattolici latini arabi di Israele (circa 28.000 - dati del Patriarcato latino). La pastorale dei migranti è dunque una grande sfida per la Chiesa. Ogni sabato, la Parrocchia francescana di Giaffa celebra gli uffici religiosi di continuo e in più di dieci lingue. Il lavoro non manca, l’evangelizzazione è richiesta da queste giovani Comunità, spesso in preda alla solitudine o disorientate di fronte ad una società e cultura che le rifiutano. Preghiamo perché nel mondo ogni società possa vedere nell’accoglienza dei migranti e dei rifugiati «un’occasione che la Provvidenza ci offre per contribuire alla costruzione di una società più giusta, una democrazia più compiuta, un Paese più solidale, un mondo più fraterno e una comunità cristiana più aperta, secondo il Vangelo.» - Papa Francesco. www.custodia.org

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Scambio di auguri con la Chiesa armena ortodossa GERUSALEMME, 20 GENNAIO 2014

Il

6 gennaio, nei primi secoli della Chiesa, alcuni cristiani celebravano il Natale (incarnazione di Gesù), ma anche l’Epifania (rivelazione della divinità di Cristo) e le Nozze di Cana (primo miracolo «ufficiale» di Gesù). La Chiesa armena ortodossa, detta apostolica, ha scelto di mantenere questa tradizione primitiva e di non separare queste feste raggruppate sotto l’appellativo di Teofania, letteralmente la «rivelazione». Così, lo stesso giorno, sono celebrate: la venuta di Cristo sulla Terra e la sua rivelazione come figlio di Dio tramite la celebrazione del suo battesimo. Secondo lo «status quo» dei luoghi santi, il Patriarcato armeno ortodosso celebra il 19 gennaio, a Gerusalemme, la Teofania.

dimenticare ciò che abbiamo ricevuto dal Signore e che dobbiamo condividere con gli altri. Lasciatemi ripetere, a nome dei miei fratelli francescani, la nostra gioia di essere presso la Chiesa armena in questo giorno di festa: Gloria a Dio nel più alto dei cieli! ». La Chiesa armena ortodossa di Gerusalemme conta più di 4.000 fedeli. In questo periodo di festa, accoglie turisti e membri delle numerose fraternità armene della diaspora. Canadesi, libanesi, americani e francesi erano presenti nel diwan al momento della visita dei frati. All’uscita, i francescani hanno incrociato i rappresentanti del Patriarcato latino e i Copti ortodossi che aspettavano di essere ricevuti.

Come ogni anno, all’indomani della festa, i rappresentanti delle diverse confessioni cristiane di Gerusalemme si sono recati al Patriarcato Armeno ortodosso per presentare i loro auguri. Un piccolo qui pro quo sull’orario ha riunito i tre comproprietari dei Luoghi Santi, grecoortodossi e francescani nel “diwan” degli armeni.

Gli armeni, senza volerlo, hanno in un certo modo anticipato la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani che inizierà ufficialmente solo il 25 gennaio! www.custodia.org

Nourhan Manougian I°, Patriarca armeno di Gerusalemme, accogliendo le due comunità in un «diwan” affollato, ha invitato alla preghiera per questo «Medio oriente dilaniato e soprattutto per la Siria», augurando, prima di tutto, salute ed energia ai fedeli e agli uomini di Chiesa che vivono in questa parte del mondo. Fra Dobromir, a capo della delegazione francescana, ha poi preso la parola dicendo: «Non dobbiamo mai

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Cronaca della Custodiale Custodia Mettiamo fine allo scandalo: Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani GERUSALEMME, 23 GENNAIO 2014

«L

a divisione fra noi cristiani è uno scandalo, non c’è un’altra parola: uno scandalo!»

a recarsi dalle une e dalle altre, offrendo una straordinaria occasione per vistare le Chiese sorelle.

Così si è espresso Papa Francesco, mercoledì 21 gennaio, a Roma, durante una catechesi, mentre nella Chiesa universale la Settimana di preghiera per l’Unità dei Cristiani è al culmine.

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In dettaglio il programma:

Anche in Terra Santa si sta vivendo, nel quotidiano, un qualcosa di quest’Unità in cammino.

Sabato 25 gennaio alle 17,30: Calvario-Santo Sepolcro Anastasis, ufficio ortodosso d’Apodeipnon (Compieta)

Infatti, ogni giorno, nelle famiglie, nelle strade, nelle scuole, nelle istituzioni cristiane, le varie confessioni s’incrociano per lavorare insieme.

Domenica 26 gennaio alle 17,00: Cattedrale anglicana San Giorgio – Via di Nablus

Tuttavia, durante la Settimana per l’Unità dei Cristiani, si vive un certo sfasamento nei confronti della Chiesa universale. Mentre nel mondo questa settimana inizia il 18 gennaio, in Terra Santa, nella stessa data, viene data la priorità al Natale degli Armeni. E così, la festa dell’Unità dei Cristiani spesso si celebra a partire dal primo sabato successivo ai due giorni di festività degli Armeni. A Gerusalemme, quest’anno le celebrazioni inizieranno sabato 25 gennaio. Organizzata da una Commissione, che riunisce le tredici Chiese più antiche present i nella città, la Settimana invita i partecipanti

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Lunedì 27 gennaio alle 17,00: Cattedrale armena San Giacomo, Città Vecchia, vicino alla Porta di Giaffa Martedì 28 gennaio alle 17,00: Chiesa luterana del Redentore – Città Vecchia, vicino al Santo Sepolcro Mercoledì 29 gennaio alle 17,00: Chiesa siriana ortodossa di San Marco, Città Vecchia, vicino alla Porta di Giaffa Giovedì 30 gennaio alle 16,00: Cenacolo – Monte Sion Venerdì 31 gennaio alle 17,00: Chiesa del Patriarcato latino, Città Vecchia, partendo dalla Porta di Giaffa Sabato 1° febbraio alle 17,00: Chiesa Etiope ortodossa – Gerusalemme Ovest, via dell’Etiopia Domenica 2 febbraio alle 17,00: Chiesa greco - cattolica dell’Annunciazione – Città Vecchia, vicino alla Porta di Giaffa


Volontari con i francescani di Terra Santa GERUSALEMME, 24 GENNAIO 2014

V

enerdì 24 gennaio, una ventina di persone si dava da fare a Maria Bambina, casa d’accoglienza nella Città Vecchia di Gerusalemme. Essere volontari presso i francescani di Terra Santa è ciò che li accomuna. Molte le differenze: nazionalità, età, professione, convinzioni e percorso spirituale, durata del periodo dedicato a questa esperienza di servizio (qualche settimana, tre mesi, fino a vari anni).

In questa serata i volontari aspettavano di accogliere «a casa» alcuni frati francescani, tra i quali Fra Pierbattista Pizzaballa, Custode di Terra Santa. La cena, preparata con grande cura, ha offerto agli ultimi arrivati l’opportunità d’incontrare, per la prima volta, sia i frati sia gli altri volontari, un’occasione per instaurare legami di amicizia. I frati hanno ringraziato i volontari che si susseguono in Terra Santa per contribuire concretamente alla missione di san Francesco. Per esempio, Riccardo, ventotto anni, è arrivato a Gerusalemme da più di tre mesi. Ha incontrato i francescani ad Assisi in Italia e, toccato dalla loro spiritualità, ha deciso di proseguire l’avventura al loro fianco. Oggi, è volontario presso la Ong della Custodia (ATS Pro Terra Sancta), occupandosi del fundraising per i progetti dei frati e della comunicazione di ATS. Seduta accanto a lui, Ada, giornalista originaria di Roma, venuta per aiutare i francescani nella comunicazione audiovisiva e nel servizio informatico. Ogni giorno, produce reportage sui luoghi santi o partecipa alle

liturgie. «Questo volontariato mi permette di scoprire in profondità non solo la Terra Santa, ma anche chi la abita e posso raccontarlo agli altri», dichiara questa giovane sui trent’anni che sorride rievocando, con emozione, la partecipazione alla Messa di mezzanotte a Betlemme. Qualche metro più in là, incontriamo Elisa, arrivata in novembre 2012 che i volontari, affettuosamente chiamano «luce della casa» colei che fa da sorella maggiore della famiglia. Elisa, anche lei sui trent’anni, è architetto e dedica il suo tempo alla ristrutturazione delle case cristiane in Città Vecchia a Gerusalemme. Poi, c’è Marcello, volontario presso la biblioteca della Custodia dove cura l’inventario delle riviste e dei manoscritti antichi. «All’università, il mio professore mi aveva parlato di un progetto a Gerusalemme; io avevo terminato i miei studi e cercavo un lavoro. È stato il momento di tentare l’avventura e non ho rimpianti. Imparo molto, ma ciò che più mi colpisce è l’umanità di questi luoghi. In Europa, i media ci parlano solo del conflitto, del muro e delle divisioni. La Custodia mi offre, quotidianamente, esempi di condivisione, iniziative di pace e dialogo» commenta questo giovane italiano. Il sapere e le competenze di questi volontari, che hanno la gioia di condividere la loro vita quotidiana a Maria Bambina, sono molteplici. Auguriamo loro di ripartire trasformati da questa esperienza in Terra Santa, come tutti quelli che li hanno preceduti. www.custodia.org

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Cronaca della Custodia Reliquia di san Timoteo a San Salvatore GERUSALEMME, 26 GENNAIO 2014

I

n occasione della memoria liturgica dei santi Timoteo e Tito (26 gennaio 2014) abbiamo ricevuto una insigne reliquia di San Timoteo, collaboratore e discepolo prediletto di san Paolo Apostolo. Ce ne ha fatto dono, insieme al pregevole reliquiario di legno dorato di fattura settecentesca, don Alfredo Pizzuto, presbitero originario della Diocesi di Larino Termoli (Molise, Italia), che dagli inizi del XIII secolo ha l’onore di conservare e venerare nella sua cattedrale i resti di san Timoteo. Del Santo abbiamo non poche notizie dalle lettere

di Paolo e della sua tradizione. «Timoteo era nato a Listra in Licaonia (odierna Turchia) da padre pagano e da madre giudea (o proselita), convertito dall’Apostolo forse durante la sua prima missione in Asia (45-49), poi suo compagno inseparabile dal secondo viaggio (49/5053) fino al termine della prigionia romana (ca. 62-63). Durante il suo ultimo viaggio in Asia (65-66) S. Paolo lo mise a governare l’importante Chiesa di Efeso, poi gli inviò due lettere con le direttive per il suo ufficio di pastore. Ad Efeso Timoteo passò verosimilmente gli ultimi suoi anni, terminati con il martirio, forse nel 97 d.C.)… Il suo corpo trasferito a Costantinopoli nel 365, poi trafugato nel XIII, è stato ritrovato sotto l’abside del duomo di Termoli [11 maggio 1945]». Il dono ci è pervenuto tramite P. G. Claudio Bottini che lo ha portato personalmente dall’Italia. Ringraziamo lui e il donatore, don Alfredo amico e benefattore della Custodia di Terra Santa (Enciclopedia cattolica, XII, coll. 107-108). fra Stéphane Milovitch, Guardiano San Salvatore

XV Magnificat Piano Competition “Nikolaus De La Flüe” GERUSALEMME, 26 GENNAIO 2014

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26 gennaio2014 presso l’Auditorium di San Salvatore a Gerusalemme si è svolto il concerto finale dei vincitori della Magnificat Piano Competition “Nikolaus De La Flüe”. Il concorso di pianoforte, organizzato dall’Istituto Magnificat della Custodia di Terra Santa, è giunto alla sua quindicesima edizione consecutiva ed è il più antico concorso musicale della Terra Santa che si svolge annualmente. Le finalità del concorso Il concorso è riservato ai giovani pianisti palestinesi e agli studenti di pianoforte iscritti nelle scuole palestinesi

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oltre che, naturalmente, agli allievi dell’Istituto Magnificat, qualunque sia la loro provenienza. L’obbiettivo è quello di individuare e promuovere giovani musicisti che in un prossimo futuro possano intraprendere una carriera professionale nel campo della musica, sia


come esecutori, sia come insegnanti, nel contesto della società palestinese. Un’altra finalità del concorso è puramente didattica: spronare gli allievi a un maggiore impegno nello studio e incominciare fin da piccoli a sottoporsi al giudizio di una giuria e all’emozione di presentarsi davanti a un pubblico. I partecipanti a questa edizione sono stati una trentina di età compresa tra gli otto e i diciassette anni.

Luca Medici, direttore della Scuola di Musica del Conservatorio della Svizzera Italiana, Cristina Stella docente di pianoforte presso il conservatorio “Arrigo Pedrollo” di Vicenza, e Mary Freiburghaus insegnante di pianoforte presso il Collegio Musicale della Al-Quds University (l’università palestinese di Gerusalemme). Il presidente della giuria era il fondatore e direttore generale del Magnificat P. Armando Pierucci.

Caratteristiche del concorso Al concorso erano previste diverse categorie, a seconda del grado di difficoltà dei brani da eseguire. Ogni concorrente si ‘ esibito in un brano obbligatorio e in un altro a sua scelta di corrispondente levatura. Oltre al Premio “Nikolaus De La Flüe”, i giovani pianisti potevano concorrere per altri premi speciali: il Premio “A.M. Qattan Foundation” per accompagnamento di un brano corale, il Premio “Zia Pina” (in memoria di Giuseppina Zeppilli) incentrato su J.S. Bach, il premio “Premio Vallesina” (dedicato all’associazione marchigiana che ha donato il prestigioso pianoforte Steinway) per pianoforte a quattro mani e coro e il Premio “Compagnia di San Giorgio” per pianoforte e orchestra. A questi si è aggiunto quest’anno il Premio Chopin, sponsorizzato dall’ufficio di rappresentanza della Repubblica di Polonia presso l’Autorità Nazionale Palestinese.

La serata finale Il concerto dei vincitori è stato presentato da Hania Soudah Sabbara, direttrice della scuola e da Véronique Nebel, presidente degli Amici del Magnificat, l’associazione svizzera che è lo sponsor principale del concorso, che ogni anno invita alcuni dei vincitori a suonare in Europa in contesti prestigiosi. Il concorso è intitolato a “Nikolaus De La Flüe”, il patrono della Confederazione Elvetica, grande esempio di costruttore di pace tra popoli diversi. P. Armando ha voluto ricordare la figura della signora Franca Gandola, recentemente scomparsa, fervida sostenitrice delle iniziative in favore della Terra Santa e del Magnificat in particolare, promuovendo il sostegno della Compagnia di San Giorgio alla Magnificat Piano Competition. I giovani pianisti si sono esibiti con sicurezza e sensibilità musicale davanti a un pubblico attento. I premi sono stati consegnati ai vincitori alla fine del concerto da Véronique Nebel, presidente degli Amici del Magnificat, da Angelo Piero Bafundi Presidente della Compagnia di San Giorgio e dalla signora Basia Nino della Rappresentanza della Repubblica di Polonia presso l’Autorità Nazionale Palestinese. Frc www.custodia.org

La giuria I membri della giuria provenivano tutti da conservatori locali e internazionali che a vario titolo intrattengono rapporti con l’Istituto Magnificat: si tratta dei professori Lea Agmon, direttore del Conservatorio di Gerusalemme (Jerusalem Academy of Music and Dance),

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Cronaca della Custodia Pastorale custodiale: «Offrire il dono della comunione» IN QUESTI ULTIMI ANNI, SUL SITO UFFICIALE DELLA CUSTODIA, NELLA RUBRICA “ATTIVITÀ” ERANO PUBBLICARE IN MAGGIOR PARTE LE ATTIVITÀ LITURGICHE DEI FRANCESCANI DI TERRA SANTA. D’ORA IN POI SPERIAMO DI CONDIVIDERE ANCHE QUELLE PASTORALI, REALIZZATE ALL’OMBRA DEI SANTUARI E CONOSCERE LA CADENZA QUOTIDIANA VISSUTA NEL CUORE DELLA CUSTODIA.

Q

uattro francescani, all’angolo della via San Francesco nella vecchia Gerusalemme, aspettano evidentemente qualcuno. I loro occhi s’illuminano all’arrivo di due piccole figure avvolte in un sari bianco e blu. I saluti sono rapidi, ma calorosi, le due religiose della congregazione delle Missionarie della Carità sono a capo di questo curioso corteo. Fra Michel Shawki, che i passanti salutano con un cordiale «Marhaba Abouna» – Buongiorno padre – le segue passo passo. Dall’agosto 2013, è uno dei tre Vicari della parrocchia latina di San Salvatore e provvede, con le suore Missionarie della Carità, al servizio dei malati. Ogni mese, vanno insieme a portare la comunione a un centinaio di persone sofferenti, anziane o disabili, nella Città Vecchia di Gerusalemme.

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Nella sede parrocchiale, una rapida occhiata alla lista delle persone da visitare può dare le vertigini. «Sono numerose le persone rimaste sole, da quando i loro figli sono partiti per l’estero perdendo il diritto di ritornare nel loro Paese. Recentemente una famiglia cristiana si è riunita dopo venti anni di lontananza», spiega Abouna Michel che ascolta spesso storie come queste. Per di più, prosegue «L’architettura di Gerusalemme non favorisce gli incontri, basta pensare ai gradini irregolari, impraticabili per le persone anziane o in carrozzella. È come se le persone fossero imprigionate nel loro domicilio». Parlando dei motivi che lo animano, rende evidente il valore dell’Eucaristia: «Per un credente, è importante sentirsi membro di una comunità. Le persone che visitiamo seguono la Messa in televisione, ma non vi partecipano. La comunione che portiamo, è per loro il prezioso legame con la comunità dove son stati battezzati, cresciuti, sposati…. Più che un servizio, la comunione, è un dono offerto a tutti i cristiani che si trovano, come loro, in condizione di sofferenza fisica o morale ». Per condividere questo dono con chi non riesce più recarsi a messa, i frati si sono organizzati con l’aiuto delle Missionarie della Carità, che conoscono ogni angolo della città e ogni famiglia. E quando camminano, i bambini si avvicinano e afferrano le loro mani. Sono le Missionarie che pianificano l’itinerario e sono ancora loro che avvertono i fedeli. Una dedizione che lascia i frati pieni di ammirazione. Abouna Michel vorrebbe far di più e visitare con maggior regolarità le persone isolate, ma il tempo è poco e gli servirebbe aiuto. Oggi, fra Michel ha ricevuto l’aiuto di sette seminaristi della Custodia. Infatti, fra Davide, Agostinho, Matipanha, Antonio, Edson, Ulise et Israel, a turno, lo potranno aiutare. Per la prima volta, alcuni di loro, partecipano a questo gesto di fede e d’amore fraterno invitati dal loro maestro di studi. Fra Agostinho, originario del Mozambico, ordinato diacono in giugno 2013, parla del significato della sua missione diaconale: «Essere diacono è mettersi alla porta della Chiesa e accettare di essere inviato in missione


nella vita sociale in senso lato. Mi piace la frase in cui san Francesco dice che il nostro chiostro deve essere il mondo », dichiara convinto. La Custodia di Terra Santa gli permette di vivere l’apertura di una realtà variegata nella sua esperienza pastorale e parrocchiale. Se ha accettato di dedicare una parte del suo tempo alla visita dei malati è anche per scoprire le realtà della società araba cristiana e imparare a tessere legami di comunione con i credenti. In seminario, « come frati francescani abbiamo tanto da fare e devo confessare che a volte non vediamo tutte le necessità che ci circondano » confida Agostinho. Per fortuna i sacerdoti arabi della Parrocchia vegliano quotidianamente sui più fragili. «Sono un prezioso sostegno per noi seminaristi di Teologia che parliamo solo qualche parola di arabo ». Tutto è stato pensato e previsto, come questo foglio fronte e retro, su cui sono state trascritte in caratteri occidentali le parole e le preghiere recitate in comune ad alta voce. Un po’ esitanti nelle loro prime visite, i nostri seminaristi, dopo qualche settimana, acquistano fiducia. «La barriera della lingua è una scusa» afferma Agostinho. Lo sguardo del giovane frate brilla quando descrive la volta in cui Abouna Michel gli ha chiesto di sostituirlo: «Ho detto Sì, solo Sì e ho attaccato il telefono. Solo dopo, ho realizzato quanto avevo appena detto e mi sono chiesto: ma in quale lingua parlerò? Prima ho pensato all’inglese. Poi riflettendo mi sono deciso. Dovevo esprimermi in arabo. Mi rivolgo ad arabi e l’importante non è parlare bene – loro sanno che non sono del posto – ma offrire un momento di preghiera nella loro lingua ». Fra Agostinho si è dunque esercitato a parlare l’arabo con uno dei frati di espressione araba. «Nella vita, qualcuno ti deve spingere perché, a volte, ci creiamo da soli le nostre barriere. Molto spesso le persone hanno fiducia in te, mentre tu stesso non ci credi! » Infatti, Fra Agostinho non ha fatto brutta figura alle sue prime parole in arabo. E, se il suo accento africano ha fatto

qualche volta sorridere i fedeli, egli ha seguito con attenzione lo stesso rituale, proprio come Padre Michel. Nelle abitazioni, le religiose bussano alla porta socchiusa e chiamano i fedeli per nome. Dopo lo scambio di saluti, un centrino bianco, un crocefisso e una piccola candela sono disposti su un angolo del tavolo. Qui, si respira molta dignità. Dignità nell’apparenza, dignità negli scambi, ma anche nella liturgia. In ogni appartamento, divenuto in qualche attimo Casa del Signore, frati e suore s’inginocchiano e inizia la cerimonia. Il Sacerdote prepara i fedeli a ricevere l’Eucaristia, un barlume di speranza nella loro solitudine e nella lotta contro la malattia. Vedendo i sorrisi benevoli disegnarsi sui volti delle persone riunite nella penombra di questa casa, si capisce quanto l’Eucaristia sia momento di condivisione e comunione. Sulla soglia di una delle abitazioni, Fra Agostinho esprime la sua intenzione di continuare a portare la comunione ai malati. «Prima di ripartire per il Mozambico, è necessario che io trasformi ciò che è stato finora, in qualcosa di eccezionale in qualche cosa d’istintivo, facendo crescere in me il bisogno dell’altro». Condividendo lo stesso Pane, diventiamo uno. Quest’unità supera di gran lunga le porte della Chiesa. Essere una sola cosa con la popolazione. È quanto quotidianamente fanno i francescani a Gerusalemme, ma anche a Betlemme, a Beit Hanina, a Giaffa, a Nazareth e a Gerico, dove sono presenti da secoli. www.custodia.org

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Varie Due ex studenti dello Studio Teologico ordinati Vescovi DI SEGUITO IL TESTO DELLE LETTERE INVIATE AI DUE VESCOVI Jerusalén, 3 de Diciembre de 2013 Fray Patricio Bonilla, ofm Obispo del Vicariato Apostólico de Galápagos. ECUADOR Querido Fray Patricio: ¡El Señor te dé Su Paz! Fray Juan Bolívar me ha comunicado que el 7 de Diciembre tendrá lugar tu Ordenación Episcopal. Es un día grande para ti, para la Provincia Franciscana del Ecuador, para la Orden y para la Iglesia universal, y un poco también para la Custodia de Tierra Santa: es tu consagración episcopal, nombrado Obispo del Vicariato Apostólico de Galápagos. Es un día de fiesta para todos, de alegría, de júbilo y de acción de gracias al Señor. Y hay que celebrarlo. Patricio has llegado a una meta importante de tu vida; una vida a veces difícil, pero en la que has visto la gracia del Señor siempre presente, a tu lado. Has llegado a la meta más alta del Sacramento del Orden, a su perfección: el Episcopado. El Señor te ha elegido para que continúes la misión que él encargó a los Apóstoles: cuidar de todo el rebaño que el Espíritu Santo les había confiado, ser pastores de la Iglesia de Dios. Si con tu ordenación presbiteral te convertiste en un Ministro del Señor, en un “alter Christus”, su representante en la tierra, hoy eres la misma figura de Cristo, de tal modo “el que te escucha, escucha a Cristo; el que, en cambio, te desprecia, desprecia a Cristo y al que lo envió” (LG 20). Patricio, te deseamos que todos los que encuentres en tu ministerio episcopal puedan ver en ti el rostro de Cristo, al Buen Pastor que entrega su vida por las ovejas. No sólo con las palabras, sino, sobre todo, con la vida, haciéndote modelo del rebaño, con un amor total, como Cristo nos ha amado. El 7 de diciembre es un día de agradecimiento al Señor, de celebrar la Eucaristía, “la acción de gracias” por excelencia por los beneficios que el Señor te ha concedido. Dios te ha elegido, sin ningún mérito de tu parte, para que, en nombre suyo y en su lugar, seas su embajador, su imagen viva para los demás. Da con generosidad lo que has recibido gratuitamente. Y no olvides transmitir a los demás el valor y la gracia de Tierra Santa. ¡Que María, nuestra Madre y nuestro Padre San Francisco estén siempre a tu lado! En nombre de todos los hermanos de la Custodia de Tierra Santa te doy mi más cordial enhorabuena. Nuestro augurio va dirigido a todos tus familiares y amigos y a los hermanos franciscanos. ¡Sé tú nuestro mensajero! Querido Patricio: Te repito las palabras del Ángel a las mujeres en el Santo Sepulcro: “¡No tengas miedo!”. El Señor siempre te echará una mano, porque está vivo en medio de nosotros. Y todos los hermanos de Tierra Santa, de tu Provincia, de la Orden y del Vicariato Apostólico de Galápagos estamos unidos a ti, formando una “común unión”, una “Comunión”, contigo, porque todos participamos del mismo Cristo y todos te queremos. ¡Muchas felicidades y ánimo! ¡El Señor ha resucitado! Un fuerte abrazo en Cristo, en la Virgen Madre y en nuestro Padre San Francisco. Fr. Artemio Vítores, ofm

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Jerusalén, 3 de Diciembre de 2013 Fray Joâo Inácio Muller, ofm Obispo de la Diócesis de Lorena SP. BRASIL Querido Fray Joâo Inácio: ¡El Señor te dé Su Paz! He recibido tu comunicado que el 15 de Diciembre tendrá lugar tu Ordenación Episcopal. Es un día grande para ti, para la Provincia Franciscana de Porto Alegre, para la Orden y para la Iglesia universal, y un poco también para la Custodia de Tierra Santa: es tu consagración episcopal, nombrado Obispo de la Diócesis de Lorena SP. Es un día de fiesta para todos, de alegría, de júbilo y de acción de gracias al Señor. Y hay que celebrarlo. Fray Joâo Inácio has llegado a una meta importante de tu vida; una vida a veces difícil, pero en la que has visto la gracia del Señor siempre presente, a tu lado. Has llegado a la meta más alta del Sacramento del Orden, a su perfección: el Episcopado. El Señor te ha elegido para que continúes la misión que él encargó a los Apóstoles: cuidar de todo el rebaño que el Espíritu Santo les había confiado, ser pastores de la Iglesia de Dios. Si con tu ordenación presbiteral te convertiste en un Ministro del Señor, en un “alter Christus”, su representante en la tierra, hoy eres la misma figura de Cristo, de tal modo “el que te escucha, escucha a Cristo; el que, en cambio, te desprecia, desprecia a Cristo y al que lo envió” (LG 20). Fray Joâo Inácio, te deseamos que todos los que encuentres en tu ministerio episcopal puedan ver en ti el rostro de Cristo, al Buen Pastor que entrega su vida por las ovejas. No sólo con las palabras, sino, sobre todo, con la vida, haciéndote modelo del rebaño, con un amor total, como Cristo nos ha amado. El 15 de diciembre es un día de agradecimiento al Señor, de celebrar la Eucaristía, “la acción de gracias” por excelencia por los beneficios que el Señor te ha concedido. Dios te ha elegido, sin ningún mérito de tu parte, para que, en nombre suyo y en su lugar, seas su embajador, su imagen viva para los demás. Da con generosidad lo que has recibido gratuitamente. Y no olvides transmitir a los demás el valor y la gracia de Tierra Santa. ¡Que María, nuestra Madre y nuestro Padre San Francisco estén siempre a tu lado! En nombre de todos los hermanos de la Custodia de Tierra Santa te doy mi más cordial enhorabuena. Nuestro augurio va dirigido a todos tus familiares y amigos y a los hermanos franciscanos. ¡Sé tú nuestro mensajero! Querido Fray Joâo Inácio: Te repito las palabras del Ángel a las mujeres en el Santo Sepulcro: “¡No tengas miedo!”. El Señor siempre te echará una mano, porque está vivo en medio de nosotros. Y todos los hermanos de Tierra Santa, de tu Provincia, de la Orden y de la Diócesis de Lorena SP estamos unidos a ti, formando una “común unión”, una “Comunión”, contigo, porque todos participamos del mismo Cristo y todos te queremos. ¡Muchas felicidades y ánimo! ¡El Señor ha resucitado! Sigue rezando por la paz, en especial de Siria. Y no me olvides en tus oraciones. Yo te tengo muy presente, al igual que a tus seres queridos, en las mías, en especial en mi Eucaristía que celebraré en el Santo Sepulcro. Un fuerte abrazo en Cristo, en la Virgen Madre y en nuestro Padre San Francisco. Fr. Artemio Vítores, ofm

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Varie Inaugurata a Betlemme la prima clinica odontoiatrica per bimbi e ragazzi disabili in Palestina BETLEMME, 16 DICEMBRE 2013

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ei Territorfi palestinesi, dove il tasso delle persone diversamente abile è molto alto (il numero delle persone con handicap si aggira intorno a 170.000, secondo il Palestinian Central Bureau of Statistics and Ministry of Social Affairs, 2011), la disabilità viene spesso vissuta come un tabù, come qualcosa di cui vergognarsi: ciò è principalmente dovuto al retaggio culturale, spesso aggravato dall’ignoranza e dalla mancanza di strutture idonee nelle quali i disabili possano ricevere assistenza. In tutto questo l’educazione verso una giusta e adeguata igiene personale e orale non è la priorità del sistema socio-educativo e sanitario Palestinese, e l’attenzione dell’odontoiatria nei confronti di pazienti diversamente abili, che hanno quindi necessità specifiche, è quasi inesistente. Per questo, da una collaborazione tra Lifegate - ONG che dal 1991 ha dato vita e gestisce il centro polivalente di riabilitazione per bambini disabili - e ATS pro Terra Sancta, e grazie al finanziamento dell’Otto per Mille della Tavola Valdese, si è pensato di colmare questo deficit e di realizzare una clinica dentale specializzata e dotata di speciali apparecchiature professionali. L’inaugurazione è avvenuta il 16 dicembre, alla presenza di fra Nerwan Al Banna, parroco francescano di Betlemme, e dei rappresentanti di Lifegate e di ATS pro Terra Sancta. Molti dei bambini in cura presso il centro di riabilitazione dove è stata aperta la clinica non

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avevano mai potuto permettersi fino ad ora trattamenti odontoiatrici, a causa dell’eccessivo costo delle visite e delle cure stesse. La clinica, la prima di questo tipo nei Territori palestinesi, sarà suddivisa in tre ambienti principali: una postazione per le visite e per i vari interventi odontoiatrici, una sala di attesa e una stanza per lo staff d’infermiere, dove si potranno fare le anestesie ai piccoli pazienti. All’interno del progetto sono previsti anche momenti di formazione del personale e attività di sensibilizzazione per gli utenti esterni, mirate a insegnare ai bambini e ragazzi come prendersi cura dell’igiene personale e orale a casa e fuori casa. www.proterrasancta.org


Tafferugli tra coloni israeliani e palestinesi TEL AVIV, 8 GENNAIO 2014, TENSIONE IN CISGIORDANIA

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ncora tensione in Cisgiordania. A Qusra, vicino a Nablus sono stati registrati nuovi scontri tra abitanti degli insediamenti israeliani e palestinesi. Tutto è cominciato ieri, quando l’esercito israeliano ha sradicato una vigna piantata dagli abitanti degli insediamenti su terre rivendicate proprio dai palestinesi di Qusra. Di qui lo scambio di insulti e i lanci di pietre. Poche ore dopo un gruppo di abitanti degli insediamenti - sospettati di voler compiere una provocazione - è stato intercettato dai palestinesi, circondato e sequestrato fino a quando i militari non li hanno liberati. La tensione in Cisgiordania è tornata alta dopo l’annuncio del Governo israeliano, reso in concomitanza con la partenza del segretario di Stato americano, John Kerry, della costruzione di 272 nuove abitazioni in

Cisgiordania e a Gerusalemme est. Quello degli insediamenti - ritenuti illegali dalle Nazioni Unite e apertamente contestati anche da Washington - resta uno dei nodi principali dello storico contenzioso tra israeliani e palestinesi. Questi ultimi ritengono che il completo stallo delle attività edilizie israeliane in Cisgiordania e a Gerusalemme est sia una precondizione essenziale a ogni trattativa. E proprio gli insediamenti sono stati al centro dei recenti colloqui di Kerry con i leader regionali. Come riferiscono fonti diplomatiche, entro un mese il segretario di Stato dovrebbe presentare una cornice di accordo con alcune linee fondamentali da seguire per negoziati più ampi su tutte le questioni. (©L’Osservatore Romano 9 gennaio 2014)

Cristiani, minoranza più perseguitata nel mondo PARIGI, 9 GENNAIO, 2014 VARTON: RESPONSABILI INTEGRALISMO, DITTATURE E CRIMINALITÀ

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e ne parla poco, ma le persecuzioni contro i cristiani continuano ad aumentare. L’ultimo rapporto a sostenerlo è stato curato dall’associazione “Portes ouvertes France”. Ma quali sono i motivi? Ci risponde Michel Varton, direttore dell’organismo, al microfono di Audrey Radondy: R. - C’est difficile à dire, parce que il n’y a pas une seule cause, justement... È difficile dire, perché ovviamente non c’è una sola ragione. È vero che l’integralismo islamico è in espansione, ma per esempio in India la Chiesa soffre a causa dell’aggressione induista radicale; nello Sri Lanka, Paese entrato nel nostro rapporto per la prima volta quest’anno, la persecuzione viene dal buddismo … quindi, l’islam non è l’unico responsabile. Certo, in

generale, la convivenza tra la Chiesa e l’islam è difficile. Dobbiamo dire anche che difficoltà grandi le vivono i

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Varie musulmani che lasciano la loro fede: infatti, ci sono quelli che vogliono diventare cristiani, ma sono soggetti ad una persecuzione veramente forte. In altri Paesi poi, come la Corea del Nord, l’incremento delle persecuzioni è dovuto alla dittatura e in altri Paesi, molto più semplicemente, è la criminalità: in Colombia, la Chiesa soffre in quelle regioni che sono sotto il controllo dei miliziani delle Farc. Qui sono i narcotrafficanti che aggrediscono e perseguitano la Chiesa perché la Chiesa rappresenta l’opposizione alla criminalità.

che 250-300 mila.

D. - Qual è la situazione dei cristiani in Siria? R. - Justement, donc, la Syrie, qui aujourd’hui est en troisième place... La Siria, oggi, si trova al terzo posto nell’elenco dei Paesi in cui è forte la persecuzione contro i cristiani. In Siria è in atto una guerra civile, ma c’è poi una seconda guerra, all’interno di questa guerra civile e la Chiesa è un po’ la vittima silenziosa di questo conflitto. Questa è la ragione per cui molti cristiani fuggono dal Paese. La grande paura è che si verifichi quello che abbiamo visto in Iraq dove una decina d’anni fa c’erano un milione e 300 mila cristiani, mentre oggi non ne restano

D. - I cristiani rappresentano, dunque, la minoranza più perseguitata al mondo? R. - C’est vraiment l’impression que nous avons. C’est toujours difficile de donner... In realtà, è proprio questa l’impressione che abbiamo. Rimane sempre difficile dare cifre esatte, ma anche se andiamo a confrontare i nostri dati con altre associazioni ed altri istituti di ricerca nel mondo, è purtroppo evidente che oggi la minoranza più perseguitata è la Chiesa.

D. - La fuga dei cristiani è un rischio che corrono vari Paesi arabi? R. - C’est un risque comme pour tous les pays … È un rischio in tutti i Paesi. Un pastore egiziano mi ha detto: “Se la Chiesa in Egitto non ha il diritto di esistere e non può vivere la sua fede in pace, questa non sarà soltanto una tragedia per l’Egitto, ma questo avrà conseguenze anche in Occidente”.

http://it.radiovaticana.va

Vita religiosa - Liberati dalla seduzione del denaro 14 GENNAIO 2014

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no dei racconti elaborati dalla moderna immaginazione è quello della ricchezza, ovvero del diventare ricchi. Questa è la meno seducente delle tre narrazioni che mi accingo a prendere in considerazione, ma è anche quella in cui noi religiosi manchiamo più radicalmente al momento di porla in discussione. Una volta mi recai a confessare in una scuola a Berkley, California. Mi fu detto che alcuni dei ragazzi non erano cattolici, ma che forse sarebbero venuti da me per ricevere la benedizione. Quando uno di questi bambini mi lasciò io gli dissi: «Recita una preghiera per me», egli immediatamente si voltò e disse: «Caro Dio, per favore, concedi a padre Timothy molti danari, una grande casa e una macchina lussuosa». Ecco il sogno di molta gente. Il nostro voto di povertà interpella questo mondo fantastico. Esso dovrebbe liberarci dalla sua seduzione. Ogni volta che ho incontrato dei religiosi che vivono

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una vita semplice confidando nella liberalità di Dio, ho potuto constatare come essi fossero felici e liberi; vivevano nel mondo reale dove le cose devono essere considerate e apprezzate per quello che sono e non per quello che valgono. Essi hanno l’immensa ricchezza di poter godere e di potersi servire di tutto senza la necessità di possedere. Il maestro Eckart, domenicano tedesco del secolo XIV, disse che se «l’unica preghiera che io abbia mai fatto... fu grazie, è sufficiente». Il voto di povertà dovrebbe significare che incarniamo la gratitudine, confidando nel Signore che è il datore di ogni bene. Questo impegno nei confronti della povertà ci pone anche in contatto con la sfida più urgente del nostro tempo: la crescente disuguaglianza tra ricchi e poveri, che sta lacerando sempre più la società. (©L’Osservatore Romano 14 gennaio 2014)


È tempo di far scoppiare la pace GERUSALEMME, 16 GENNAIO 2014 CONCLUSO IL PELLEGRINAGGIO DELL’HOLY LAND COORDINATION

«P

alestinesi e israeliani hanno disperatamente bisogno di pace. I colloqui di pace sono a un momento critico. Ora è tempo di assicurare che le aspirazioni di giustizia delle due parti siano soddisfatte». È quanto scrivono i vescovi dell’Holy Land Coordination (Hlc) nel messaggio diffuso oggi al termine dell’annuale visita in Terra Santa. In particolare, i presuli di Stati Uniti, Canada, Unione europea e Sud Africa lanciano un appello ai responsabili delle istituzioni affinché diventino «leader di speranza e non persone che frappongono ostacoli». Al termine della loro visita i tredici vescovi firmatari si dicono inoltre incoraggiati dalle «piccolissime comunità» cristiane incontrate, «che giorno dopo giorno, grazie a molte istituzioni, raggiungono con compassione i più poveri tra i poveri, siano essi musulmani o cristiani. La loro testimonianza di fede, speranza e amore ci dona speranza. Quella stessa speranza di cui abbiamo bisogno per portare pace, pace che può essere costruita solo sulla giustizia e uguaglianza tra i due popoli». E aggiungono: «Gaza è uno scandalo scioccante, un’ingiustizia che

chiede con vigore alla comunità umana una soluzione. Ci appelliamo ai leader politici perché si impegnino a migliorare la situazione umanitaria del popolo a Gaza, assicurando l’accesso ai prodotti di base per una vita umana dignitosa». Infine, «preghiamo perché la visita di Papa Francesco in Terra Santa rafforzi la speranza nella regione. Crediamo che una pace durevole sia possibile». (©L’Osservatore Romano 17 gennaio 2014)

Negli stadi italiani in campo per le famiglie siriane ROMA, 16 GENNAIO 2014, LA PARTITA DELLA PACE IN SIRIA SI PUÒ VINCERE INSIEME.

È

questa convinzione alla base dell’iniziativa congiunta promossa dal Pontificio Consiglio per la Famiglia e dalla Caritas italiana, per una campagna di solidarietà a sostegno delle popolazioni vittime del conflitto che sconvolge il Paese. D’accordo con il Coni e la Lega calcio italiana sabato 18 e domenica 19 gennaio saranno i collocati al centro dei campi di gioco delle varie città italiane striscioni con la scritta «Venti di pace per le famiglie della Siria». Annunciando l’iniziativa, il dicastero vaticano per la famiglia cita il recente discorso

del Papa al Corpo Diplomatico presso la Santa Sede, in particolare l’auspicio che la conferenza “Ginevra 2” - in programma dal 22 gennaio - possa segnare «l’inizio del desiderato cammino di pacificazione». Già lo scorso ottobre il Pontificio Consiglio e la Caritas avevano promosso il progetto di solidarietà «Le famiglie del mondo per le famiglie della Siria». (©L’Osservatore Romano 17 gennaio 2014)

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Varie Festa Sant’ Antonio Abate: da asceta mistico a patrono delle attività rurali

Il

17 gennaio, si celebra Sant’ Antonio Abate, il Santo eremita egiziano fondatore del monachesimo cristiano e primo degli abati.

A lui si deve la costituzione in forma permanente di famiglie di monaci che sotto la guida di un padre spirituale, abbà, si consacrarono al servizio di Dio. Rimasto orfano a 20 anni, decise di abbandonare ogni ricchezza e di darsi alla vita monastica. All’inizio si ritirò presso la sua città (Coma, in Egitto), in un luogo solitario, dedicandosi alla preghiera e al lavoro. A 35 anni, preso ormai da una grande volontà di ascesi, si inoltrò per il deserto e si incamminò verso i monti del Pispir, in direzione del Mar Rosso. Durante il percorso, nacque in lui il fuoco dell’ascetismo: “una fiamma che nessun’acqua poté estinguere”, tanto che il suo isolamento divenne esemplare per molti altri monaci che si erano ritirati nel deserto e a lui si rivolsero per ricevere insegnamento e guida. In questo modo il santo eremita,

chiamato ad essere abate, organizzò alcuni monasteri intorno al suo eremo presso la riva del Nilo, a ridosso delle montagne circostanti. La sua morte è indicata a Tebaide (Alto Egitto) il 17 gennaio del 356. Grazie alla divulgazione della Vita scritta da sant’Atanasio (Atanasio, Vita Antonii), suo discepolo, le gesta di Antonio si diffusero in tutta la cristianità ed il suo culto varcò i confini dell’Egitto estendendosi sia in Oriente che in Occidente. La sua festa fu istituita nel V secolo, in Palestina, dall’abate Eutimio e venne segnata al 17 Gennaio. Presto la devozione per il santo assunse caratteri fortemente popolari e fu considerato protettore contro i contagi e l’herpes zoster, volgarmente detto “fuoco di sant’Antonio”. A lui vennero intitolate chiese, congreghe, edicole votive e il suo nome fu abitualmente imposto a moltissimi neonati. Reputato un potente taumaturgo, capace di guarire malattie terribili, quando nel 1491 le sue reliquie furono traslate a Saint Julien, vicino ad Arles, sul luogo si sviluppò la principale devozione che riguardava la guarigione dal “fuoco di Sant’Antonio”: il numero dei malati che qui invocavano l’aiuto del Santo era così elevato che fu necessario costruire apposite strutture ospedaliere e impegnare l’ordine degli Antoniani per l’assistenza e la cura dei devoti pellegrini. Il fuoco, il bastone, l’animale, il saio monastico e l’assistenza, divennero presto i principali simboli devozionali legati al culto di sant’Antonio abate e sono ancora oggi presenti nella tradizione religiosa popolare. I falò di sant’Antonio abate, che si accendono in moltissimi paesi, sono una pratica caratteristica ed affascinante della tradizionale vita comunitaria; così com’è la tradizione, molto sentita in svariati luoghi, di portare gli animali dell’aia a ricevere la benedizione ecclesiastica. La sua persona è così profondamente legata alla protezione degli animali domestici da essere solitamente raffigurata con accanto un maiale, tradizionalmente il 17 gennaio la Chiesa benedice gli animali e le stalle ponendoli sotto la tutela del santo. Un binomio questo che potrebbe apparire quantomeno insolito per il santo passato alla storia come patriarca del monachesimo.

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Occorre quindi fare un passo indietro per comprendere come abbia potuto un asceta divenire santo rurale. Il salto non è così insolito come sembra, pare infatti che il giorno a lui dedicato cada nelle vicinanze di antiche feste pagane agresti in onore del dio celtico Lug, venerato in area germanica. Quando le reliquie di sant’Antonio giunsero in Francia, i primi cristiani celti trasferirono quindi nel santo gli attributi del dio pagano e nelle leggende a lui legate ecco che s’inserisce il cinghiale, diventato poi maiale per estirpare il ricordo precristiano. Nascono così due racconti tradizionali per cristianizzare gli emblemi; il primo racconta che il cinghiale-maiale fosse il diavolo sconfitto da Antonio resistendo alle tentazioni, il secondo dice invece che un giorno il santo guarì un maialino e da quel momento questi lo seguì fedele come un cane. Successivamente il maiale divenne un privilegio dei fratelli ospedalieri di sant’Antonio, fondati nel 1600, che potevano allevarlo per nutrire gli ammalati che accorrevano per invocare la guarigione da parte del santo dall’herpes zoster, grazie al suo dominio sul fuoco.

Altra tradizione, profondamente legata alla devozione di Sant’Antonio, è quella di accendere fuochi in suo onore. Un rituale antico e denso di significati, caduto in disuso con l’avvento della modernità e la conseguente scomparsa dell’allevamento diffuso, ma recentemente riaffiorato grazie anche a una crescente sensibilità verso il mondo animale. L’accensione di fuchi si riconduce alla protezione offerta da Antonio verso tutti coloro che hanno a che fare con il fuoco, o ne sono afflitti, ma l’uso cerimoniale del falò è anche carico di significati universali, ben noti alle comunità agricole arcaiche. Altra connotazione interessante di queste festività è la coincidenza con l’inizio del Carnevale che quasi dappertutto inizia ufficialmente in questi giorni (la domenica di Settuagesima può cadere infatti dal 18 gennaio al 22 febbraio), proprio in concomitanza con la festività del “Santo del porcellino”. http://news.leonardo.it/

I pesci della gratitudine sul cammino di Santiago 17 GENNAIO 2014 Approdò veramente Francesco di Assisi nel 1214 a Santiago de Compostela? Chi ne dubita, in base al silenzio o alle lacune delle fonti canoniche al riguardo (se ne parla esplicitamente solo nei Fioretti), concorda sulla perfetta compatibilità del pellegrinaggio con lo spirito e la storia di Francesco e dei suoi primi seguaci e con una serie di indizi artistici e architettonici coevi e posteriori. In Spagna, in particolare in Galizia, il 2014 sarà comunque anno francescano, ottavo centenario di quel pellegrinaggio. E si estenderà fino al 2015 con conferenze, mostre, concerti e rinnovati pellegrinaggi lungo l’asse Assisi-Compostela. E si ricorderà anche l’episodio che secondo la tradizione diede avvio alla fondazione del convento francescano a Santiago. Francesco, giunto a destinazione, sarebbe stato ospitato dal povero carbonaio Cotolay, la cui casa si trovava vicino all’eremo di San Paio alle falde del monte Pedroso, dove il santo si recava a passare le notti in orazione. Lì Dio gli rivelò la sua

volontà che si edificasse un convento in quel luogo, chiamato Val de Dios. Siccome apparteneva al monastero benedettino di San Martiño, Francesco lo richiese al padre abate per amore di Dio. L’abate accettò e, in segno di gratitudine, i frati francescani presero l’abitudine di inviare ogni anno ai monaci di San Martiño Pinario un cesto di pesci. La vicenda nel 1966 divenne addirittura un film: Cotolay (El niño y el lobo) diretto da José Antonio Nieves Conde. Isabella Farinelli www.osservatoreromano.va

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Varie Con l’amicizia di Francesco NUOVO IMPULSO AL DIALOGO TRA EBREI E CATTOLICI

I

n occasione del 17 gennaio, giorno in cui la Chiesa in Italia, Polonia, Austria e Paesi Bassi celebra la Giornata dell’Ebraismo (in Svizzera questa giornata ha luogo la seconda domenica di quaresima) pare particolarmente opportuno riflettere sull’impegno di Papa Francesco a favore del dialogo ebraico-cattolico e sui suoi sviluppi negli ultimi tempi. Noteremo allora che l’interesse per questo dialogo dimostrato dal cardinale Jorge Mario Bergoglio nella sua città, Buenos Aires, prosegue linearmente a livello internazionale anche in Vaticano. Quando, nel luglio 2004, la Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo della Santa Sede, in collaborazione con l’International Jewish Committee on Interreligious Consultations (Ijcic), ha deciso di organizzare una conferenza a Buenos Aires, si è potuta avvalere dell’energico sostegno dell’arcivescovo locale, l’allora cardinale Jorge Mario Bergoglio. La riunione era stata voluta a Buenos Aires, poiché ebrei e cattolici intendevano collaborare insieme per aiutare in particolare i bambini poveri che avevano sofferto a causa della recessione economica di quel Paese. È stato possibile realizzare una considerevole raccolta di fondi attraverso donazioni internazionali, che sono state poi investite e distribuite dalla Caritas locale. Tra i progetti comuni, sono sorte, per esempio, mense per i poveri, gestite congiuntamente da rabbini ebrei e sacerdoti cattolici. In questo contesto, la conferenza del 2004 si è incentrata sul tema «Justice and Charity» nel quadro delle rispettive tradizioni. I partecipanti hanno visitato alcuni luoghi dove è stata attuata una collaborazione a livello sociale-caritativo. Già in tale occasione i membri del dialogo si erano resi conto degli intensi rapporti di amicizia esistenti tra la comunità ebraica e la Chiesa cattolica di Buenos Aires. Senza dubbio, tali rapporti sono anche merito dell’allora arcivescovo della città, che è riuscito ad allacciare, al di là delle relazioni istituzionali, un’amicizia personale con rabbini e membri della comunità ebraica. Tra i suoi amici ebrei vi è il rabbino Abraham Skorka, rettore del seminario per rabbini latinoamericano di Buenos Aires, con il quale il cardinale Bergoglio ha partecipato a diversi dibattiti televisivi e ha pubblicato nel 2010 il

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libro Il cielo e la terra, basato su vari colloqui comuni su temi sociali, teologici e pastorali. Al rabbino Abraham Skorka, dietro suggerimento del cardinale Bergoglio, è stato conferito nel 2012 il dottorato honoris causa dall’Universidad Católica Argentina. A livello istituzionale, il cardinale Bergoglio ha avuto contatti regolari con il Latin American Congress, con il cui segretario generale, Claudio Epelman, ha stretto negli anni una buona amicizia. Tanti sono stati gli incontri con rappresentanti ebraici e numerose anche le visite alle sinagoghe, dove ha tenuto prediche e ha partecipato a celebrazioni commemorative. Ricordiamo, per esempio, nel settembre 2007, la festa ebraica per il nuovo anno nella sinagoga B’nei Tikva o la celebrazione in commemorazione della Notte dei Cristalli organizzata insieme a rappresentanti del B’nei B’rith nella cattedrale di Buenos Aires nel novembre 2012. Il cardinale Bergoglio ha dimostrato grande solidarietà alla comunità ebraica di Buenos Aires quando una bomba fu fatta esplodere nel Centro della comunità nel 1994. Nell’undicesimo anniversario commemorativo di tale attentato, egli è stato tra i primi a firmare un documento che chiedeva giustizia per le vittime. In segno di sostegno e di incoraggiamento, il cardinale Bergoglio ha visitato nel 2010, insieme ai capi della comunità ebraica, il nuovo Centro ricostruito. L’espressione “fratelli maggiori”, coniata da Papa Giovanni Paolo II nei confronti degli ebrei, è stata spesso usata anche dal cardinale Bergoglio, che negli ebrei vede realmente fratelli e sorelle con cui condividere il pellegrinaggio su questa terra, al cospetto di Dio. Il giorno successivo all’elezione al soglio pontificio del cardinale Jorge Mario Bergoglio, la comunità ebraica di Roma riceveva una sua lettera, in cui egli ribadiva la ferma intenzione di promuovere il dialogo con gli ebrei: «Spero vivamente di poter contribuire al progresso che le relazioni tra ebrei e cattolici hanno conosciuto a partire dal concilio Vaticano II, in uno spirito di rinnovata collaborazione e al servizio di un mondo che possa essere sempre più in armonia con la volontà del Creatore». Così, fin dall’inizio, è stato chiaro che


il nuovo Papa si sarebbe adoperato senza riserve per il dialogo ebraico-cattolico, per approfondire e intensificare i legami di amicizia già esistenti. Alcuni dei nostri interlocutori ebraici erano del parere che Benedetto XVI fosse l’ultimo Papa in grado di capire, per la sua biografia personale, la tragedia umana della Shoah e che, anche per questo, si fosse impegnato a favore del lavoro di riconciliazione con gli ebrei. Apparentemente, non avevano previsto che, dopo di lui, sarebbe stato eletto un Papa che, sulla base del documento conciliare Nostra aetate (n. 4), aveva già fortemente contribuito al dialogo ebraico-cattolico, fornendo a esso impulsi decisivi nell’America del Sud. Con particolare gioia la comunità ebraica ha dunque accolto l’elezione del cardinale Bergoglio; i tanti messaggi di felicitazioni lo testimoniano in maniera significativa. Alla cerimonia di inaugurazione del pontificato di Papa Francesco, il 19 marzo 2013, era presente una delegazione di alti rappresentanti ebraici, tra cui amici venuti dagli Stati Uniti, da Israele e dall’Argentina. Naturalmente, vi era anche una delegazione della comunità ebraica di Roma, guidata dal rabbino capo Riccardo Di Segni. In seguito, sono pervenute al nuovo Pontefice numerose domande da parte di organizzazioni, gruppi e singoli individui, desiderosi di essere ricevuti in udienza. Tuttavia, poiché dal 1970 esiste un partner di dialogo

ufficiale, ovvero il sopra citato Ijcic, è a una delegazione di questa organizzazione internazionale, impegnata nel dialogo interreligioso, che è stata data la priorità. Dell’Ijcic fanno parte organizzazioni ebraiche aventi sede principalmente negli Stati Uniti (dei 14 milioni di ebrei nel mondo, circa 5,5 milioni vivono negli Stati Uniti). Il 24 giugno 2013, Papa Francesco ha salutato in un’udienza privata i rappresentanti dell’Ijcic come “fratelli maggiori” e si è detto felice di accogliere in Vaticano, per la prima volta nel suo pontificato, una delegazione ufficiale ebraica. In tale occasione, egli ha ricordato l’importanza della dichiarazione conciliare Nostra aetate e l’impegno dei suoi predecessori nella promozione del dialogo, menzionando anche le sue esperienze personali nel dialogo ebraico-cattolico a Buenos Aires. Infine, egli ha ribadito la necessità di una testimonianza comune di cristiani ed ebrei: «L’umanità ha bisogno della nostra comune testimonianza in favore del rispetto della dignità dell’uomo e della donna creati ad immagine e somiglianza di Dio, e in favore della pace che, primariamente, è un dono suo». Nel suo discorso, il Santo Padre ha inoltre fatto riferimento all’incontro organizzato dall’Ijcic e dalla Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo tenutosi a Madrid dal 13 al 16 ottobre 2013. La conferenza si è concentrata sulle sfide che la religione deve affrontare nella società contem-

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Varie poranea («Challenges for Religion in Contemporary Society»), riflettendo sul patrimonio comune di ebrei e cristiani, sull’importanza dei diritti umani e della libertà di religione, sulle crescenti persecuzioni contro i cristiani e sul crescente antisemitismo. Regolari sono i contatti che Papa Francesco ha tuttora con i suoi amici ebrei in Argentina, i quali, anche tramite le loro visite al Santo Padre in Vaticano, continuano a testimoniare il permanere del legame di affetto e di amicizia sviluppatosi negli anni in cui il cardinale Bergoglio era arcivescovo di Buenos Aires. Anche a livello locale Papa Francesco ha manifestato fin dall’inizio l’intenzione di allacciare strette relazioni con la comunità ebraica di Roma. Il giorno stesso dell’inaugurazione del suo pontificato, egli comunicava personalmente al rabbino capo Di Segni il desiderio di incontrarlo presto insieme ai rappresentanti della sua comunità. Ciò è avvenuto l’11 ottobre 2013, cinque giorni prima del settantesimo anniversario commemorativo della deportazione degli ebrei di Roma ad AuschwitzBirkenau. Questo tragico evento è stato menzionato dal Papa, che ha sottolineato l’importanza storica della comunità ebraica di Roma e le alterne vicende che hanno segnato la convivenza di ebrei e cattolici nella città. Ancora una volta Papa Francesco si è riferito agli sforzi che ha dedicato alla promozione del dialogo ebraico-cattolico nella sua città natale e, sulla base dei dieci comandamenti, ha ricordato quelle che sono le sfide comuni: «Spero di contribuire qui a Roma come Vescovo, a questa vicinanza e amicizia, così come ho avuto la grazia - perché e stata una grazia - di fare con la comunità di Buenos Aires. Tra le molte cose che ci

possiamo accomunare, vi è la testimonianza alla verità delle dieci parole, al Decalogo, come solido fondamento e sorgente di vita anche per la nostra società, così disorientata da un pluralismo estremo delle scelte e degli orientamenti, e segnata da un relativismo che porta a non avere più punti di riferimento solidi e sicuri». In occasione della commemorazione della deportazione degli ebrei di Roma il 16 ottobre 2013, il Santo Padre ha inviato un messaggio in cui esprimeva alla comunità ebraica di Roma la sua vicinanza spirituale. Sempre nel mese di ottobre, Papa Francesco ha ricevuto una delegazione del Simon-Wiesenthal-Center, la cui sede principale si trova a Los Angeles. Questo istituto ha una grande importanza nel mondo ebraico per la lotta contro l’antisemitismo, il razzismo, l’intolleranza e la discriminazione delle minoranze in tutte le società. Nel suo discorso ai membri della delegazione, il Papa si è espresso ancora una volta contro l’antisemitismo e ha ricordato al contempo anche le persecuzioni contro i cristiani che costituiscono una minoranza in diversi Paesi: «Ho avuto modo di ribadire più volte (...) la condanna della Chiesa per ogni forma di antisemitismo. Oggi vorrei sottolineare come il problema dell’intolleranza debba essere affrontato nel suo insieme: là dove una minoranza qualsiasi è perseguitata ed emarginata a motivo delle sue convinzioni religiose o etniche, il bene di tutta una società è in pericolo e tutti dobbiamo sentirci coinvolti. Penso con particolare dolore alle sofferenze, all’emarginazione e alle autentiche persecuzioni che non pochi cristiani stanno subendo in diversi Paesi del mondo. Uniamo le nostre forze per favorire una cultura dell’incontro, del rispetto, della comprensione e del perdono reciproci». E questo è ciò che certamente ebrei e cristiani possono fare insieme: promuovere una cultura del dialogo, della reciproca comprensione e del perdono. In tal modo, entrambe le comunità possono diventare insieme una benedizione per l’umanità. Il dialogo con l’ebraismo va dunque intensificato, portato avanti con convinzione, slancio, gioia e fantasia. I nostri interlocutori ebrei guardano naturalmente con grande interesse e con grandi aspettative a questo pontificato, e in particolare alla visita che presto Papa Francesco effettuerà in Terra Santa per fornire anche là nuovi impulsi al dialogo con i nostri “fratelli maggiori”. Segretario della Commissione per i rapporti religiosi con l’ebraismo (©L’Osservatore Romano 17 gennaio 2014)

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È un’emergenza. L’unica strada è lo sviluppo ROMA, 17 GENNAIO 2014 - RIPORTIAMO UN ESTRATTO DELL’INTERVISTA RILASCIATA DALLA PRESIDENTE DELLA CAMERA ITALIANA AL GIORNALE “LA STAMPA”

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el Aviv è una culla delle più moderne start up ma a poche decine di km di distanza c’è la povertà estesa di Gaza»: così Laura Boldrini, presidente della Camera, riassume ciò che più l’ha colpita durante il viaggio in Israele e nei Territori palestinesi.

Perché è venuta in Medio Oriente? «Per ricambiare la visita a Roma di Yuli Edelstein, presidente della Knesset, e sancire l’impegno alla collaborazione. È una visita istituzionale e dunque servono rapporti con la società civile: a Tel Aviv ho visto il Centro Peres, a Gaza ho incontrato i cooperanti. Non potevo non andare anche a Gaza e Ramallah». Cosa ha visto nella Striscia di Gaza? «A breve distanza dalla prima nazione per start up, ci sono a Gaza più di un milione di persone che ricevono aiuti alimentari, è un’emergenza. Gaza è chiusa, con procedure lunghe per uscire, i tunnel con l’Egitto sigillati: una situazione critica». Come superarla? «La strada per la pace è lo sviluppo, cioè lasciare alle persone la possibilità di lavorare, svolgere attività, muoversi ed avere un futuro. Quando non c’è risentimento è più facile riconoscere l’altro, cedere qualcosa. Se invece la vita è un percorso ad ostacoli tutto è più difficile e si carica di rancore. Come ho detto al Tempio italiano a Gerusalemme e a Gaza bisogna ascoltare le ragioni dell’altro, avere umiltà, mettersi nei panni del prossimo, gestire meglio i propri sentimenti, lavorare per lo sviluppo comune, saper fare passi indietro. Mettendoci nei panni di un immigrato africano affogato a Lampedusa, dei palestinesi isolati a Gaza o di una famiglia israeliana con un figlio ammazzato in un attentato capiremmo di più».

nibale Rossi, ha chiesto di dialogare con Hamas sui temi umanitari. Cosa ne pensa? «Mi ha chiesto cosa fare per aiutare Gaza, gli ho risposto che il lavoro delle ONG deve continuare raccontando ciò che avviene. La mia parte la faccio anche venendo qui, parlando con l’informazione e dando voce alle storie sui social media. Nel mio sito ho le storie del Centro Peres e ci saranno quelle di Gaza». Scriverà al ministro degli Esteri Bonino sulla visita? «Bonino non ha bisogno dei miei consigli ma le scriverò per valutare se l’Italia può fare qualcosa di più per sostenere lo sviluppo di tanti giovani palestinesi che hanno idee ma non mezzi. L’Italia è per il dialogo. Sono venuta qui per fare la mia parte». Poche ore prima del suo arrivo a Gaza, Ashkelon è stata bersagliata da razzi della Striscia. Che valutazione ne dà? «Il lancio di razzi da Gaza è una violenza inaccettabile. Ciò detto non aiutano neanche le dichiarazioni del ministro della Difesa israeliana che hanno sorpreso tutti, a cui è seguita la reazione di Kerry. Quando ci si avvicina a momenti importanti di un negoziato possono esserci fibrillazioni».

Perché a Gaza non ha incontrato i rappresentanti di Hamas? «Perché l’Italia fa parte dell’Ue, che si è data delle linee guida. Per arrivare ad avere un’unica politica estera è importante parlare con una sola voce».

Cosa l’ha colpita di più in Israele? «Ha una società civile vibrante, con organizzazioni che parlano apertamente anche sulla pace. È una democrazia robusta con tante contraddizioni. Dai miei incontri posso dire che non siamo d’accordo su Iran e flussi migratori ma in comune abbiamo le posizioni su ambiente, hi-tech, donne in politica e questioni di genere».

Uno dei cooperanti che ha incontrato, Massimo An-

www.informazionecorretta.it

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Varie È in uscita il bimestrale Terrasanta gennaio-febbraio 2014 BUONA LETTURA www.terrasanta.net

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iungerà tra pochi giorni nelle case degli abbonati il numero di gennaio-febbraio 2014 del bimestrale Terrasanta. Ai lettori di Terrasanta.net offriamo la possibilità di leggere alcuni dei suoi articoli in versione elettronica. Sfogliate il sommario della rivista nell’apposita sezione del nostro sito. Buona lettura! http://tinyurl.com/terrasanta12014

Una storia di bambini, fiabe e cultura beduina palestinese RAMALLAH, 22 GENNAIO 2014 La sala eventi del Centro culturale Sakakini è affollata di bimbi dentro le loro divise scolastiche. Guardano attenti il film che essi stessi hanno girato, nelle comunità beduine di Wadi Abu Hindi, Khan Al-Ahmar, Anata e Al Jabal. E sfogliano il loro libro: le illustrazioni nate dalla penna esperta di sei illustratori palestinesi e italiani e da quella creativa dei bambini beduini accompagnano le tre favole raccolte nelle comunità. Si presentano i due prodotti del progetto L’unicità delle leggende e delle favole beduine narrate dagli occhi dei

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bambini, realizzato dall’ong italiana Vento di Terra e dal palestinese Istituto Tamer per l’educazione comunitaria. Sono il frutto di un anno di lavoro immersi nelle comunità beduine del centro della Cisgiordania, a stretto contatto con gli studenti delle scuole e gli insegnanti palestinesi. Obiettivo, ci spiega Natalia Fais, «la valorizzazione della cultura popolare beduina e la sua tutela, all’interno della più vasta identità palestinese». «Il progetto - continua Natalia, coordinatrice per Vento di Terra - nasce all’interno di un programma organico di


tutela della cultura orale beduina, in particolare quella della tribù jahalin, spesso marginalizzata dal resto della società palestinese di cui è però parte integrante. Ci siamo focalizzati sulla promozione del diritto all’esistenza, attraverso l’arte. Il riconoscimento della cultura tradizionale beduina ci ha permesso di valorizzare questa popolazione all’interno della società palestinese e fuori, a livello internazionale. Attraverso gli occhi dei bambini e il coinvolgimento dell’intera comunità è stato possibile riprendere in mano valori e storie che negli ultimi tempi rischiavano di andare perduti». Nelle pagine del libro di favole gli stili, le storie, le linee e i colori si mescolano e diventano il palcoscenico perfetto per il coraggio del piccolo Mohammed, in lotta con la mostruosa Ghoula che gli ha mangiato mamma e papà; come per la generosità della mamma capra Anasiye che con le sue corna d’oro uccide il lupo e salva i suoi capretti; o per la furbizia della dispettosa volpe del deserto Huseini, ancora in fuga da un lupo arrabbiato che non ha gradito l’essere stato preso in giro. Il progetto, iniziato a gennaio 2013, ha visto coinvolti 500 bambini beduini di 10 diverse comunità in tutta

la Cisgiordania, 30 insegnanti palestinesi, sei artisti palestinesi e italiani e 20 insegnanti di scuole ed asili italiani. Uno scambio interculturale che ha permesso di avvicinare mondi solo apparentemente lontani. «Abbiamo operato su due livelli - prosegue Natalia -: uno informale, tramite la promozione alla lettura con il Bibliobus, libreria mobile che ha viaggiato in diverse comunità beduine, portando ai bambini libri e attività ricreative che non li facessero sentire isolati. E uno formale, con un percorso di formazione per gli insegnanti palestinesi che lavorano nelle scuole beduine, attraverso la metodologia dell’arte e il processo di apprendimento partecipativo». Così, una pagina dopo l’altra, è nato il libro: «Prima abbiamo organizzato un laboratorio di scrittura creativa per due mesi: come si racconta una storia? Quali sono gli strumenti per farsi ascoltare? Come utilizzare il corpo, la respirazione, il cambio di tonalità? Sono poi seguiti laboratori di illustrazione con sei illustratori: tre italiani (Giulia Orecchia, Emanuela Bussolati e Dario Cestaro) e tre palestinesi (Lubna Taha, Anastasia Qarawani e Abdallah Qarawiq). I bambini hanno chiesto ai loro genitori di raccontare le storie tradizionali e le

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Varie hanno poi riportate nei laboratori al poeta Anas Abu Rahma e a Denis Asaad, la narratrice (hakawatia, figura centrale nelle comunità beduine). È nato così un nuovo dialogo con la famiglia e i bambini si sono sentiti portatori di quei valori tradizionali che rischiavano di andare perduti. Non solo: si sono sentiti orgogliosi di essere beduini, consapevoli dell’unicità e della ricchezza della loro cultura». Insieme al libro, i bambini beduini di Wadi Abu Hindi e Anata hanno anche girato un film, I saggi abitanti del deserto. Con la supervisione di artisti italiani e palestinesi - Ahmad Bakri, Pietro Bellorini e Marianna Bianchetti - è nato un mediometraggio di 30 minuti in cui i bambini mostrano la ricchezza della natura e raccontano della necessità e la bellezza di vivere in armonia con animali e piante, un messaggio che arriva facilmente al cuore dei bambini di tutto il mondo. Al di qua del Mediterraneo, gli allievi delle scuole italiane coinvolte nel progetto hanno letto il libro e visto il film, rimanendone molto colpiti: «Abbiamo creato un ponte tra Italia e Palestina - conclude Natalia - . Le storie tradizionali beduine si avvicinano molto a quelle tradizionali italiane: il lupo e gli agnelli, la volpe e il corvo. Ma con elementi nuovi e dirompenti, come il giudice a cui si rivolge la capra Anasiye per salvare gli agnellini dal lupo». «Dopo qualche mese di lavoro avevamo in mano storie che volevamo condividere con il mondo intero non solo

in Palestina - dice Lubna Taha, una delle illustratrici e coordinatrice del progetto per l’Istituto Tamer - L’obiettivo del libro è proteggere storia e cultura beduine, attraverso laboratori di scrittura creativa a Wadi Abu Hindi, Khan Al-Ahmar e Al Jabal. Nell’illustrazione, invece, gli artisti italiani e palestinesi si sono focalizzati su tecniche che i bambini hanno poi sviluppato: il collage, ovvero il disegno su carta, la colorazione e il ritaglio. Hanno tutti lavorato in gruppi durante i laboratori e i bambini hanno realizzato prodotti bellissimi che proiettano nelle favole il loro punto di vista». Ecco così spuntare tra le pagine del libro la bandiera della Palestina, tende beduine, cespugli a forma di cuore e tante pecorelle. «I bambini beduini mi hanno stupito moltissimo - conclude Salwa Khalil, narratrice e animatrice di Tamer - Arrivavo nelle scuole con storie preparate per loro, ma loro avevano già pronte le favole e le attività da insegnare a me. Il racconto della storia è importante perché aiuta i bambini a creare un immaginario, a capire e riconoscere la realtà che li circonda, ma la parte più interessante è stata l’interazione con i bambini: non sono andata solo a dare, ma a ricevere. Non abbiamo imposto loro delle cose e basta, è stato un processo condiviso. E per questo bellissimo». Chiara Cruciati www.terrasanta.net

Quel lembo di terra chiamato ecumenismo UNA METAFORA MUSULMANA CHE PARLA A TUTTI I CRISTIANI

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iamo nella chiesa evangelica di Istanbul, per una preghiera officiata da una donna, probabilmente la prima a guidare una comunità cristiana in questa città a maggioranza musulmana. È la settimana dedicata all’unità dei cristiani e il mio pensiero va a una metafora dell’ecumenismo un po’ bizzarra. Come di consueto a Istanbul, per antonomasia città della presenza storica delle diverse Chiese e quindi dalla valenza ecumenica fondamentale, la settimana per l’unità dei cristiani si realizza nell’accoglienza reciproca nelle chiese delle

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differenti confessioni e nella preghiera per l’unità insieme a tutte i cristiani nel mondo. Nell’antica Costantinopoli la grandezza di questa esperienza, che si ripete di anno in anno, risiede nel fatto che in ogni chiesa si respira, si sente quasi a fior di pelle, si sperimenta la tradizione cristiana, antica o recente che sia. Sì, perché quando ti trovi in un’assemblea di cristiani siro-ortodossi percepisci una lingua e una ritualità che affondano le radici nell’antichità cristiana. Quando


sei tra gli armeni, c’è tutta l’essenza di un oriente dalle sonorità che lasciano sognare l’Ararat (Masis per gli armeni), montagna sacra dell’antica Armenia. In casa dei greci ortodossi, tra l’incenso che s’innalza come la preghiera e le meravigliose iconostasi, si ascolta la rotonda bellezza del greco, lingua grazie alla quale conosciamo il Vangelo e il messaggio del Nuovo Testamento. E tra i protestanti residenti a Istanbul sperimenti la ricerca dell’essenzialità, tanto del messaggio che nella ritualità, ma non a scapito della profondità dei valori cristiani e dell’accoglienza. Il pastore della più antica comunità protestante della città accoglie come in un abbraccio i cristiani che vengono da tutte le chiese per questa occasione. La sua cappella assomiglia a un’arca rovesciata e ti fa pensare a quell’arca che è la Chiesa intera, la riunione di tutti gli uomini riconciliati con Dio, tra di loro e con il creato, grazie all’opera redentrice dell’unico Cristo. Nell’andare dei giorni, mi balza questa idea presa a prestito dal mondo musulmano, quello che ci accoglie in questo Paese dalle tante sfaccettature. Nell’islam si parla di araf, cioè del lembo di terra sospeso tra pa-

radiso e inferno nel quale vaga l’anima della persona defunta in attesa di un giudizio. La metafora è quella dell’immaginario di un luogo teso tra la disperazione e la certezza della salvezza. L’ecumenismo è quella strada, quella via stretta nella quale siamo tutti dei viandanti e che ci porta alla salvezza di Cristo. Avanziamo come pellegrini su un cammino voluto da Cristo stesso, ma nella ricchezza delle differenze, sebbene sia un percorso strettissimo. In comune abbiamo tutto, Cristo, ma poi nell’a n d a re dell’esistenza, rischiamo di rimanere con una corda sottilissima tesa sotto i nostri piedi, come di funanboli. Quella è la strada, la porta stretta attraverso cui dobbiamo passare per trovare la salvezza: individuale, certo, ma comune perché l’ha desiderata il nostro Signore Gesù. Quel lembo di terra proteso tra la disperazione della divisione e la speranza esile, ma ben reale, dell’unità è l’ecumenismo. Attraversiamo allora quel sentiero strettissimo con la gioia di chi sa che è già stato salvato. Alberto Fabio Ambrosio (©L’Osservatore Romano 23 gennaio 2014)

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Varie Nuova vita per la guesthouse di Sabastiya e per i giovani del villaggio GENNAIO 2014

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rocede il progetto portato avanti da ATS pro Terra Sancta in collaborazione con il Mosaic Center di Gerico nelvillaggio di Sabastiya, piccolo gioiello nel cuore della Samaria, dove sempre più turisti e visitatori si fermano a visitare il sito archeologico e la tomba di Giovanni Battista. Il progetto prevede non soltanto la conservazione e la valorizzazione del centro storico e delle sue ricchezze archeologiche, ma anche il coinvolgimento attivo dei giovani locali e degli abitanti di Sabastiya.

In particolare, negli ultimi mesi e grazie al supporto della Cooperazione Belga, si sta lavorando perallargare la guesthouse e offrire così nuove opportunità di crescita dalla Cooperazione Belga, inoltre, vi sono dei corsi di formazione per guide locali, in inglese e in italiano, che impareranno quindi ad accompagnare i turisti stranieri in visita. Invitiamo tutti coloro che vengono in Terra Santa a sostare, durante il proprio viaggio, in questo splendido villaggio, ricco di storia e di bellezze artistiche, dove si può visitare il sito archeologico e il centro storico ma anche avere un contatto diretto con i giovani, le donne, gli abitanti coinvolti direttamente nel progetto. www.proterrasancta.org economica e di sviluppo sostenibile al villaggio. Per far questo, è stato avviato il restauro di un nuovo complesso nel centro storico, abbastanza grande da poter ospitare tre nuove stanze con terrazzini e una bottega per i prodotti artigianali e alimentari che le donne di Sabastiya realizzano per i visitatori. I lavori, per i quali sono stati coinvolti dodici operai locali, andranno avanti fino ad aprile, e così a partire da questa primavera sarà possibile soggiornare nella nuova parte della guesthouse. Tra le attività finanziate

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Egitto, elezioni presidenziali entro aprile IL CAIRO, 27 GENNAIO 2014, ATTESA LA DISCESA IN CAMPO DI AL-SISI

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a decisione è stata annunciata ieri dal presidente ad interim Adly Mansour. Il decreto presidenziale modifica l’agenda stilata dalle forze politiche dopo la caduta di Mohammed Morsi, che fissava prima le elezioni parlamentari e poi quelle per il capo di Stato. Per i critici la mossa favorisce la discesa in campo del gen. al-Sisi e la formazione di un governo a lui fedele. Entro aprile l’Egitto avrà un nuovo presidente. Ad annunciarlo è l’attuale capo di Stato ad interim Adly Mansour che ieri ha firmato un decreto presidenziale in cui fissa la precedenza delle votazioni presidenziali rispetto a quelle parlamentari. Per la prima volta la popolazione eleggerà prima il presidente e in seguito i propri rappresentanti. Le elezioni si terranno entro la metà di aprile, rispettando i tempi di 90 giorni stabiliti dalla nuova Costituzione varata lo scorso 18 gennaio.

Ieri sera, in un discorso alla nazione, Mansour ha spiegato che il decreto è stato discusso fra le forze politiche che a “grande maggioranza” hanno accettato il cambiamento per favorire un clima di sicurezza. Molti analisti e leader politici hanno criticato la decisione del presidente che rafforza ancora di più il potere del generale Abdel Fattah al-Sisi. L’attuale ministro della Difesa e considerato l’unico vero leader del Paese ed è stato promosso da colonello generale a feldmaresciallo.

Nelle scorse settimane egli ha fatto intendere una sua futura discesa in campo come candidato alla presidenza, sfruttando i risultati del referendum costituzionale dove il 98% degli elettori ha approvato la nuova Costituzione sponsorizzata dall’esercito. Per Khaled Dawoud, attivista per i diritti umani, “la mossa era prevedibile considerati i segni che indicano come futuro presidente il gen. al-Sisi”. Secondo il calendario stilato dall’esercito dopo la caduta dell’ex presidente Mohammed Morsi, il parlamento avrebbe dovuto essere eletto subito dopo il referendum. Tuttavia, nell’art. 230 della nuova Costituzione (nella parte riguardante le istituzioni) è stata eliminata la successione temporale che impone prima le elezioni parlamentari e in seguito quelle presidenziali, dando ampio margine di scelta all’attuale establishment. La decisione di rivedere l’ordine delle elezioni rispetto al passato rischia di approfondire le tensioni in Egitto, che sta lottando per far fronte alle ondate di violenza politica. In questi giorni 49 persone sono state uccise durante le manifestazioni per il terzo anniversario della Primavera araba. Altre 15 persone sono morte negli attentati che hanno colpito il centro del Cairo il 24 gennaio scorso. www.asianews.it/notizie-it

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Varie Nel lunario san Tommaso d’Aquino da “bue muto” a “dottore universale” 28 GENNAIO 2014

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uno dei santi più importanti della Chiesa cattolica, indubbiamente il massimo rappresentante della scolastica medievale (cercò di conciliare fede e ragione) e “il teologo” che ha scritto le pagine fondamentali di questa scienza, tant’è che è ricordato come il “Dottore universale” e il suo pensiero è detto “Tomismo”. Tommaso nacque a Roccasecca, nel Frusinate, circa nel 1220, ed è dunque quasi contemporaneo di santi altrettanto famosi come san Domenico e san Francesco. Di nobile famiglia - i suoi, imparentati con i conti d’Aquino, vivevano in un castello - a soli 6 anni venne mandato a studiare a pochi chilometri da casa, dallo zio, che era abate del monastero benedettino di Montecassino, con l’obiettivo di formarlo per essere il futuro abate dell’importante centro monastico. Ormai adolescente, si spostò a Napoli (a Montecassino tirava una brutta aria), per studiare nella neonata Università voluta dall’imperatore Federico II. Qui conobbe i domenicani e così Tommaso decise di “abbandonare” i benedettini. I genitori, che già vedevano il figlio abate di Montecassino, a due passi da casa, cercarono di convincerlo in tutti i modi, fino a “segregarlo” in un altro castello di famiglia per un anno. Qui la storia si fa leggenda: gli storici sostengono che il santo fosse libero di andare e venire senza problemi (purché non tornasse tra i domenicani), altri che fu una vera e propria prigionia, in una torre, con tanto di tentazioni di fanciulle compiacenti. La verità è probabilmente la prima, ma da allora (per aver resistito alle fanciulle), Tommaso è invocato contro le tentazioni carnali. “Liberato” dai familiari, tornò tra i domenicani ed iniziò la sua carriera di studioso di teologia, arrivando ad insegnare nelle Università più prestigiose, in primis Parigi, diventando ben presto il punto di riferimento della cultura del tempo, tanto da essere amato e seguito anche al di fuori del mondo cattolico e religioso. Lasciò importantissime opere di teologia, tra le quali spicca «Summa Theologica». È il patrono dei filosofi, dei teologi, delle Università degli studi e tante altre professioni e istituzioni del mondo dell’istruzione: scuole, licei, accademie, fino ad arrivare alle categorie dei librai e dei fabbricanti di matite. Per chiudere, una curiosità. Tommaso, durante gli anni

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passati a studiare in quel di Colonia, venne soprannominato dagli altri studenti, per il suo atteggiamento silenzioso e la corpulenza: “il bue muto”. Quando il suo insegnante lo venne a sapere, un tal sant’Alberto Magno - altro dottore della Chiesa - e dopo averlo messo alla prova su una difficile questione teologica, esclamò: “Noi lo chiamiamo bue muto, ma egli, con la sua dottrina, emetterà un muggito che risuonerà in tutto il mondo”. Dunque, tutt’altro che un bue muto, anzi, sua è la celebre frase: “Quando la legge è ingiusta, disobbedire è un dovere”. Insomma, quasi un rivoluzionario! L’interruzione radicale del suo scrivere Tommaso aveva goduto sempre di ottima salute e di un’eccezionale capacità di lavoro; la sua giornata iniziava al mattino presto, si confessava a Reginaldo, celebrava la Messa e poi la serviva al suo collaboratore; il resto della mattinata trascorreva fra le lezioni agli studenti e segretari e il prosieguo dei suoi studi; altrettanto faceva nelle ore pomeridiane dopo il pranzo e la preghiera, di notte continuava a studiare, poi prima dell’alba si recava in chiesa per pregare, avendo l’accortezza di mettersi a letto un po’ prima della sveglia per non farsi notare dai confratelli. Ma il 6 dicembre 1273 gli accadde un fatto strano, mentre celebrava la Messa, qualcosa lo colpì nel profondo del suo essere, perché da quel giorno la sua vita cambiò ritmo e non volle più scrivere né dettare altro. Ci furono vari tentativi da parte di padre Reginaldo, di fargli dire o confidare il motivo di tale svolta; solo più tardi Tommaso gli disse: “Reginaldo, non posso, perché tutto quello che ho scritto è come paglia per me, in confronto a ciò che ora mi è stato rivelato”, aggiungendo: “L’unica cosa che ora desidero, è che Dio dopo aver posto fine alla mia opera di scrittore, possa presto porre termine anche alla mia vita”. Anche il suo fisico risentì di quanto gli era accaduto quel 6 dicembre, non solo smise di scrivere, ma riusciva solo a pregare e a svolgere le attività fisiche più elementari. I doni mistici La rivelazione interiore che l’aveva trasformato, era stata


preceduta, secondo quanto narrano i suoi primi biografi, da un mistico colloquio con Gesù; infatti mentre una notte era in preghiera davanti al Crocifisso (oggi venerato nell’omonima Cappella, della grandiosa Basilica di S. Domenico in Napoli), egli si sentì dire “Tommaso, tu hai scritto bene di me. Che ricompensa vuoi?” e lui rispose: “Nient’altro che te, Signore”. Ed ecco che quella mattina di dicembre, Gesù Crocifisso lo assimilò a sé, il “bue muto di Sicilia” che fino allora aveva sbalordito il mondo con il muggito della sua intelligenza, si ritrovò come l’ultimo degli uomini, un servo inutile che aveva trascorso la vita ammucchiando paglia, di fronte alla sapienza e grandezza di Dio, di cui aveva avuto sentore. Il suo misticismo, è forse poco conosciuto, abbagliati come si è dalla grandezza delle sue opere teologiche; celebrava la Messa ogni giorno, ma era così intensa la sua partecipazione, che un giorno a Salerno fu visto levitare da terra. Le sue tante visioni hanno ispirato ai pittori un attributo, è spesso raffigurato nei suoi ritratti, con una luce raggiata sul petto o sulla spalla. Sempre più ammalato; in viaggio per Lione Con l’intento di staccarsi dall’ambiente del suo convento napoletano, che gli ricordava continuamente studi e libri, in compagnia di Reginaldo, si recò a far visita ad una sorella, contessa Teodora di San Severino; ma il soggiorno fu sconcertante, Tommaso assorto in una sua interiore estasi, non riuscì quasi a proferire parola, tanto che la sorella dispiaciuta, pensò che avesse perduto la testa e nei tre giorni trascorsi al castello, fu circondato da cure affettuose. Ritornò poi a Napoli, restandovi per qualche settimana ammalato; durante la malattia, due religiosi videro una grande stella entrare dalla finestra e posarsi per un attimo sul capo dell’ammalato e poi scomparire di nuovo, così come era venuta. Intanto nel 1274, dalla Francia papa Gregorio X, ignaro delle sue condizioni di salute, lo invitò a partecipare al Concilio di Lione, indetto per promuovere l’unione fra Roma e l’Oriente; Tommaso volle ancora una volta obbedire, pur essendo cosciente delle difficoltà per lui di intraprendere un viaggio così lungo. Partì in gennaio, accompagnato da un gruppetto di frati domenicani e da Reginaldo, che sperava sempre in una ripresa del suo maestro; a complicare le cose, lungo il viaggio ci fu un incidente, scendendo da Teano, Tommaso si ferì il capo urtando contro un albero rovesciato. Giunti presso il castello di Maenza, dove viveva la nipote Francesca, la comitiva si fermò per qualche giorno,

per permettere a Tommaso di riprendere le forze, qui si ammalò nuovamente, perdendo anche l’appetito; si sa che quando i frati per invogliarlo a mangiare gli chiesero cosa desiderasse, egli rispose: “le alici”, come quelle che aveva mangiato anni prima in Francia. La sua fine nell’abbazia di Fossanova Tutte le cure furono inutili, sentendo approssimarsi la fine, Tommaso chiese di essere portato nella vicina abbazia di Fossanova, dove i monaci cistercensi l’accolsero con delicata ospitalità; giunto all’abbazia nel mese di febbraio, restò ammalato per circa un mese. Prossimo alla fine, tre giorni prima volle ricevere gli ultimi sacramenti, fece la confessione generale a Reginaldo, e quando l’abate Teobaldo gli portò la Comunione, attorniato dai monaci e amici dei dintorni, Tommaso disse alcuni concetti sulla presenza reale di Gesù nell’Eucaristia, concludendo: “Ho molto scritto ed insegnato su questo Corpo Sacratissimo e sugli altri sacramenti, secondo la mia fede in Cristo e nella Santa Romana Chiesa, al cui giudizio sottopongo tutta la mia dottrina”. Il mattino del 7 marzo 1274, il grande teologo morì, a soli 49 anni; aveva scritto più di 40 volumi. Fonti: www.conipiediperterra.com www.santiebeati.it/dettaglio/22550

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Varie Molto più della semplice tolleranza PARIGI, 29 GENNAIO 2014 IL PATRIARCA BARTOLOMEO A PARIGI PARLA DELLA LIBERTÀ RELIGIOSA

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a libertà religiosa è molto di più che la semplice tolleranza delle differenze. È quanto, in sostanza, ha sottolineato il patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, nel primo dei suoi interventi in programma nel corso della visita di tre giorni - dal 28 al 30 gennaio - a Parigi, dove riceverà la laurea honoris causa presso l’Institut catholique. Parlando, appena arrivato nella capitale transalpina, all’Accademia delle scienze morali e politiche, il patriarca ha pronunciato un discorso sulla libertà religiosa in occasione del diciassettesimo centenario dell’editto di Milano. Ricordando il contesto di diffusa secolarizzazione che caratterizza in particolare la società occidentale e la contemporanea, e solo in apparenza contraddittoria, rivalutazione del ruolo della religione nel campo antropologico, spirituale, culturale e sociale, il patriarca ha sottolineato come quella dei “diritti umani sia verosimilmente la questione centrale posta alle religioni”. Infatti, “tra i diritti umani, quello della libertà religiosa costituisce la più grande sfida che le religioni hanno affrontato”.

(©L’Osservatore Romano 30 gennaio 2014)

Ebrei e musulmani uniti a Strasburgo nel dibattito sulla circoncisione STRASBURGO, 30GENNAIO 2014

Il

dibattito sulla circoncisione ha causato tensione, martedì scorso, al Consiglio d’Europa, a Strasburgo, tra i rappresentanti delle comunità ebraica e musulmana, da un lato, e i sostenitori dell’«integrità fisica dei bambini», dall’altra. L’audizione, promossa dalla Commissione affari sociali, sanità e sviluppo sostenibile dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (Apce), ha riunito periti medici, rappresentanti di organizzazioni religiose, in particolare della Conferenza dei rabbini

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europei e del Consiglio francese del culto musulmano, nonché rappresentanti di ong attive in questo ambito. Vi hanno preso parte anche membri della Knesset (il parlamento israeliano), la quale gode dello status di osservatore presso l’Apce. Organizzata sulla scia dell’adozione, a ottobre del 2013, della Risoluzione e della Raccomandazione sul diritto dei bambini all’integrità fisica, l’audizione ha avuto


scopo di favorire un dibattito aperto e interdisciplinare, come richiesto dall’assemblea stessa. L’Apce aveva auspicato di ascoltare nuovamente la parlamentare socialdemocratica tedesca Marlene Rupprecht in merito alla controversa risoluzione. In quell’occasione, Rupprecht aveva posto sullo stesso piano la circoncisione dei bambini (per motivi religiosi) con le mutilazioni genitali femminili tra le violazioni del “diritto dei bambini all’integrità fisica”. Il dibattito - riferisce l’agenzia France Press - è stato caratterizzato da scambi verbali a volte concitati. La parlamentare tedesca ha difeso l’Apce sostenendo che «l’organizzazione paneuropea che riunisce 47 Stati e 800 milioni di persone - aveva preso le sue “precauzioni” e formulato con prudenza il testo della risoluzione in questione». I medici urologi Bernard Lobel e Mesrur Selçuk Silay hanno difeso i benefici della circoncisione assicurando che essa «riduce i rischi di infezione». Al contrario, il presidente della Federazione dei pediatri tedeschi,

Wolfram Hartmann, ha insistito sul «dolore provato dai bambini dopo l’operazione». Nel corso del dibattito rabbini e imam hanno difeso il diritto di continuare tale pratica invocando la “libertà religiosa” garantita dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo. Prima dell’intervento degli esperti, la Commissione aveva proiettato un documentario del britannico Victor Schonfeld, di religione ebraica, estremamente critico del rituale della circoncisione, nel quale si denunciano i rischi di gravi complicazioni mediche per il bambino. Il documentario mostra rare immagini di una circoncisione eseguita su un neonato. La proiezione ha scatenato intense polemiche e in risposta a tale pellicola, alcuni parlamentari della Knesset hanno replicato con un documentario ufficiale a difesa della circoncisione, realizzato subito dopo la risoluzione della Commissione affari sociali, sanità e sviluppo sostenibile dello scorso ottobre. (©L’Osservatore Romano 31 gennaio 2014)

Siria: è emergenza umanitaria. Cosa puoi fare tu. “Sono rimasti in pochi nel villaggio di Homs, ogni volta che passo davanti alla scuola mi sembra un miracolo che ci siano ancora dei bambini sui banchi e prego che anche oggi possano tornare a casa vivi. In Siria si esce di casa e si corre il rischio di non tornarci. Ma non posso fermarmi, tanti dei nostri assistiti sono già in fila per comprare qualcosa, fare la spesa è diventato un lavoro, devo andare da loro, sicuramente non avranno abbastanza soldi e mi aspettano. Staremo in fila per ore sperando di non dover scappare da qualche bombardamento.. e domani sarà la stessa cosa. Questa è la nostra quotidianità in Siria”. Fra Halim, ofm. http://www.proterrasancta.org

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Fraternitas

Fraternitas

VOLUME XLVII • EDIZIONE 208

FEBBRAIO 2014

Notiziario Internazionale OFM

Fr. Gabriel Mathias, OFM eletto Definitore Generale

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del FCAO e ha organizzato l’incontro seminario biennale dei Ministri di entrambe le Entità delle conferenze, a Seoul e Jakarta. Delegato per la Formazione della SAAOC. Visitatore generale della Provincia delle Filippine. Membro della commissione per la formulazione della RFF del 1993. Membro della Commissione per formulare la RS dell’Ordine.. Segretario per la Registrazione presso il Consiglio Plenario dell’Ordine a Bangalore. Segretario di Registrazione al Capitolo generale di San Diego. Segretario Assistente Generale nel Capitolo Generale del 2009, Assisi. Auguriamo a Fr. Gabriel il migliori auguri nell suo nuovo lavoro come definitore generale per la regione Asia/Oceanica.

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ha fatto l’Anno di dottorato presso l’Università: 1981 – 1982: Practicum Specializzazione: Psicologia del profondo, con particolare riferimento all’integrazione di spiritualità e psicologia. È preparato nel fare psicoterapia intensiva e test psicologici. Fr. Gabriel nella sua Provincia é stato risponsabile: Direttore della formazione/Maestro della formazione post-noviziato presso il Convento S. Antonio, Bangalore, Decano degli studi, Segretario Provinciale della Formazione e studi, Coordinatore Provinciale dei Direttori delleVocazioni, Guardiano del Convento di S. Antonio, Bangalore, Guardiano e preside della scuola pre-primary al convento Buon Consiglio, Mumbai, Vicario provinciale, Definitore Provinciale, Guardiano del Convento di S. Antonio, Bangalore, Vicario provinciale. A livello internazionale l’Ordine gli ha affidato: Segretario esecutivo delle Conferenze Francescane dell’Asia e Oceania (FCAO) per due mandati. In tale veste cura “Eastern Exchange” e “The Pilgrim”, le riviste di contatto

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metà gennaio nella Curia Generale é errivato il nuovo definitore Generale, Fr. Gabriel Mathais, OFM. Fr. Gabriel Mathias OFM, era Vicario Provinciale della Provincia di S. Tommaso Apostolo, India, è stato eletto Definitore Generale del nostro Ordine. Il 16 dicembre 2013, il Definitorio Generale in Roma, nel corso della sessione, lo ha eletto come Definitore Generale per completare il mandato di sei anni. Fr. Gabriel Mathias OFM è il primo indiano ad essere eletto Definitore Generale. Nato il 1 Aprile 1950, Fr. Gabriel é entrato nell’Ordine Francescano il 30 Maggio 1968, e ordinato sacerdote il 11 Maggio 1974. Lingue conosciute sono Inglese, Italiano, Tedesco (limitato), Konkani , Kannada, Hindi (lingue indiane) Lui ha fatto gli studii di Filosofia e Teologia presso Convento Sant’ Antonio Bangalore. Ha un B.A:, Università di Pune, India; Licenza in Psicologia, presso la Pontificia Università Gregoriana dal 1978 al 1981. Poi

FESTA DELL’UNIVERSITÀ E DEL GRAN CANCELLIERE La festa della Pontificia Università Antonianum e del Gran Cancelliere si è celebrata il, 15 e 16 gennaio, avendo come tema: «Il custodire nella logica del dono. Una prospettiva francescana». Nella prima Sessione si sono alternati: Fr. M. Nobile, il quale ha parlato de «Il fondamento biblico del “custodire”»; Fr. J. A. Merino, che si è intrattenuto su «Etiche ambientali e proposta francescana»; mentre Fr. J. Horta si è soffermato su «Il custodire: missione a servizio del fratello. Profili canonici». La mattina del 16 gennaio ha avuto come protagonista il Card. C. V. Amigo, ofm. Dopo le parole di saluto del Rettore, Fr. M. Carbajo Núñez, il Cardinale ha tenuto una Conferenza su «Fraternitatis custos. Ecologia e diritti francescani». Parole conclusive sono state pronunciate dal Gran Cancelliere e Ministro generale, Fr. M. A. Perry, che ha anche consegnato il consueto premio san Francesco. La Sessione del 16 gennaio è stata rallegrata da canti, eseguiti da Fr. A. Brustenghi. Infine, entrambe le Sessioni sono state moderate, rispettivamente, da Fr. V. R. López e Fr. M. Wach. 1

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ALTRE NOTIZIE

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Progetto Istanbul

Incontro coi frati che lavorano in e per il Vaticano

Il Ministro generale, fr. Michael A. Perry, ha visitato il “Progetto Istanbul” cominciato dieci anni fa. Ha cominciato con una vigilia dell’Immacolata Concezione della B.V.M., alla memoria della presenza dei Frati Minori in Turchia, cominciata nel tredicesimo secolo e portata avanti in diversi modi: Missione, Prefettura apostolica, Custodia missionaria e ora Fraternità internazionale per il dialogo. Ad accompagnare il Ministro Generale c’era fr. Giacomo Bini, fr. Stefano Ottenbreit, e fr. Tecle Vetrali. Per celebrare i Dieci anni é disponibile un DVD in Inglese, Francese, Tedesco, Italiano e Spagnolo, inoltre una versione con sottotitoli in Polaco e Portoghese. (Richieste a: rtierrablanca@ofm.org) Celebrazione dell’Avvento Collegio P. Allegra

nel

La Fraternità Francescana Internazionale P. Allegra OFM di Roma, nel cammino spirituale dell’Avvento, ha avuto una speciale celebrazione il 13 dicembre 2013, prima dell’inizio delle vacanze scolastiche. La preghiera cantata dei Vespri è stata presieduta da Fr. Julio C. Bunader, ofm, Vicario Generale OFM. La liturgia si è prolungata con la processione dei “posadas” tradizione popolare messicana, che ricorda con dei canti il percorso di Maria e Giuseppe verso la città di Betlemme.

Il 18 dicembre 2013, il Ministro generale e tutto il Definitorio si sono incontrati coi frati che lavorano in e per il Vaticano. E’ stato un incontro fraterno durante il quale ciascuno ha condiviso la sua esperienza. Subito dopo, essi hanno celebrato la preghiera del Vespro, durante la quale fr. Michael A. Perry, OFM ha rivolto un messaggio. L’incontro si è concluso con la cena e la ricreazione fraterna. Corso di Giustizia, Pace e Integrità del Creato L’Antonianum e l’Ufficio Generale per GPIC della Curia annunziano le date per il prossimo corso di GPIC. Si terrà presso l’Antonianum dal 29 aprile al 9 maggio 2014, e verrà offerto nelle tre lingue ufficiali dell’Ordine. Anche se il corso è particolarmente preparato per gli animatori di GPIC, è aperto a tutti i frati, religiosi e laici che sono interessati al tema. Il titolo del corso è: L’escluso e i Diritti Umani: Verso una Chiesa per i poveri. Per il programma del corso va su www.ofm.org/JPIC Bibliografie dalla Commissione per la Contemplazione

Baisas e Fr. Andre Cirino, alla fine di valutare il programma, e elaborare una relazione finale. I fratelli della Commissione forniscono una bibliografia sul tema della preghiera, la devozione, contemplazione, per essere utilizzato dai frati e la famiglia francescana in vista di approfondire questa dimensione, e si suggerisce di poterlo arricchire inviando citazioni bibliografiche nelle diverse lingue. (vai su www.ofm.org) App dedicata a San Francesco

É prima app dedicata a san Francesco, ai suoi pensieri, i luoghi a lui cari, la sua spiritualità, sviluppata in collaborazione con i Frati Minori di Assisi. L’applicazione si propone come strumento quotidiano per trovare Il conforto nelle parole del Santo di Assisi e la sua testimonianza di fede, le sue preghiere, i suoi pensieri, il suo esempio di beatitudine e santità.

Nuovo Custode Fr. Francisco de assis siqueira da Paixão Cust. S. Benedetto della Amazonia, Brasile

Agenda del

Ministro generale Febbraio:

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Si sono riuniti presso la Curia Generale i frati della Commissione per la Contemplazione: fr.Julio C. Bunader, fr. Eugenio Barelli; fr. Bienvenido

POLONIA: Capitolo Fond. Russia- Kazakhstan 8-13: HONG KONG: incontro con i Frati 15-21: INDIA, Bangalore: visita alla Provincia 22-24: INDONESIA: Ord. Epis. Ecc. Mons. Paskalis, OFM 25-28: PERÙ: Visita fraterna

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Fraternitas SEGNALIBRO FRANCESCANO Libri Francescani “Historia de 100 grandes franciscanos” , Fr. Joaquín Echeverry Hincapié, ofm, Editorial Bonaventura, 2013, pp287 Il libro è stato presentato durante la chiusura del IV Incontro dei Centri di studi superiori di America latina e Spagna , svolto a Bogotá – Colombia, dal 2 al 5 dicembre 2013. L’autore, fr. Joaquín Echeverry Hincapié, ofm., appartiene a la Provincia della Santa Fede, in Colombia, ed è anche membro della Commissione internazionale de la Pastorale educativa dell’Ordine.

LEHMANN LEONARD, L’autenticità del Testamento di santa Chiara: un confronto con le sue lettere, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2013, pp. 102. Il libro è uno strumento prezioso per comprendere la particolarità del linguaggio e la ricchezza del mondo interiore di santa Chiara, rendendo ragione della sorprendete attualità del carisma clariano. F R A T E R N I T A S

BRUNETTE PIERRE, Frate Francesco e le sue conversioni, Edizioni Biblioteca Francescana, Milano 2013, pp. 151. Attraverso l’esperienza di Francesco, che si è posto in un atteggiamento di conversione continua, veniamo aiutati ad accogliere la nostra vita come un appello ad una conversione permanente.

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Questo anno 2013/14 albiennio di licenza in teologia con specializzazione in ecumenismo, si é attivato il Master in dialogo interreligioso. Altre notizie: Il 21 novembre 2013, nella Chiesa della Comunità Evangelica di Venezia, si è svolta la prima Giornata di studio prevista per quest’anno, per approfondire il tema della “Libertà al tempo della Riforma e oggi”. Ben sei le relazioni che hanno spaziato dalla nozione di libertà in Lutero e fino all’insegnamento del concilio Vaticano II circa la libertà di coscienza. Due i nostri docenti invitati a tenere una relazione. Il giorno 12 ottobre, presso il nostro Istituto si sono incontrati una ventina circa di docenti e cultori di ecumenismo per vedere l’opportunità o meno di gettare le basi per la fondazione di una Associazione di Docenti di

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ISTITUTO DI STUDI ECUMENICI S. BERNARDINO (VENEZIA)

Ecumenismo. In questo primo incontro si sono affrontati diversi problemi: da quello centrale delle finalità e degli obiettivi d’una simile associazione, alla sua destinazione e alle probabili attività. Dopo aver preso visione della utilità e bontà di fondare una associazione per docenti di ecumenismo, sono state scelte quattro persone con i rispettivi compiti di precisare bene le finalità dell’associazione, di stilare una bozza per lo statuto, di individuare e coordinare meglio i probabili soci e di pensare anche ad un nome adeguato. Per l’atto di fondazione vera e propria, ci si ritroverà il 30 maggio 2014 a Firenze nella sede dell’Università della “Chiesa Avventista del Settimo Giorno”. Per alcune informazioni e dettagli potete visitare il sito dell’istituto: http://www.isevenezia.it 3

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PICCOLE NOTIZIE

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Roma, PUA, Italia – Conferenza di Győző Vörös

Il 24 gennaio 2014 il famoso archeologo ungherese Győző Vörös ha tenuto una Conferenza su «Le meraviglie della fortezza erodiana di Macheronte», presso la Pontificia Università Antonianum in Roma. Durante la Conferenza ha anche presentato il suo ultimo volume, in cui svela i segreti e le scoperte di oltre un secolo di ricerche archeologiche. Per la circostanza sono intervenuti: Caterina Papi, Docente di Archeologia alla PUA, parlando di «Macheronte nelle fonti letterarie»; e Fr. Massimo Pazzini, Decano dello “Studium Biblicum Franciscanum” di Gerusalemme, il quale si è soffermato su «Le missioni archeologiche francescane in Terra Santa».

Consacrazione di Ecc. Rev. Fr. Paskalis B. Syukur ofm Venerdi, 21 Febbraio 2014 Vespri Solenni Catedrale della B. Maria Vergine Bogor - Indonesia *** Sabato, 22 Febbraio 2014 Consacrazione di Ecc. Rev. Fr. Paskalis B. Syukur ofm Vescovo di Bogor Indonesia a Sentul International Convention Centre (SICC), Bogor.

Master in Evangelizzazione L’Istituto di Teologia di Petrópolis (Brasile) offre il Master Superiore in Evangelizzazione: ”Interpellanze e prospettive”. Il Master si convocherà ogni due anni e si terrà in lingua portoghese. Il master si offre in particolare alla Famiglia francescana in America Latina e nei Caraibi e a tutti coloro che sono impegnati nella evangelizzazione. Il corso inizierà nel marzo 2014. Per maggiori informazioni: secretaria@itf.org.br; www.itf. org.br Dalla Terra Santa alla terra di Cina Dalla predicazione alla missione dei Francescani Dal 20 Febbraio al 29 Maggio la Scuola Superiore di Studi Medievali e Francescani presnta un corso: “Dalla Terra Santa alla terra di Cinesi. La diffusione del cristianesimo dal Medio oriente fino alle estremità orientali è l’ambito di azione spaziale-geografico e culturale dell’intento ministeriale die Francescani lungo il corso dei secoli. A partire da Francesco d’Assisi fino al XX secolo la spinta di evangelizzazione dei Francescani non si è mai sospesa. Civiltà, culture e tradizioni di popoli incontrate dei Francescani è il campo di interesse del corso proposto con l’intervento di specialisti in vari campi per delineare l’intervento missionario dell’OFM

Archivio Storico Generale OFM

É stato riaperto al pubblico il nostro Archivio Storico Generale (AGOFM). Il nuovo direttore, Fr. Priamo Etzi, ofm, é a vostra disposizione per accogliervi ed aiutarvi nelle vostre ricerche presso il “Tabularium principe” dell’OFM. Un ringraziamento vada a Fr. Pedro Gil, ofm, che per lunghi anni – con competenza e dedizione appassionata – ha lavorato instancabilmente per rendere l’Archivio Storico Generale quello che è. Al fine di una migliore fruizione dei nostri documenti e servizi, proponiamo alla vostra cortese attenzione il nuovo Regolamento dell’AGOFM. Per informazioni: www.ofm.org > Curia Sezioni > Uffici > Archivio Storico OFM

Fraternitas notiziario internazionale OFM editore: Fr. Joseph Magro OFM eMail: comgen@ofm.org tel: +39 0668491 339 http://www.ofm.org/fraternitas www.fb.com/ofm.org www.twitter.com/ofmdotorg

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