IL PONTINO NUOVO - Anno XXXIII - N. 21 - 1/15 Dicembre 2018

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Cronaca di Pomezia

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Al cimitero militare tedesco la giornata di lutto nazionale

ANNO XXXIII - N° 21 - 1/15 DICEMBRE 2018

IL PONTINO NUOVO Pag.

Domenica 18 novembre la cerimonia di commemorazione dei caduti tedeschi presso il sacrario del cimitero militare di Pomezia

Come ormai consuetudine, nella seconda domenica di novembre, si è svolta anche quest’anno, il 18 novembre, presso il sacrario del cimitero militare tedesco di Pomezia, la cerimonia di commemorazione dei caduti nella giornata di lutto nazionale in Germania. Nel cimitero, come più volte è stato ricordato, hanno trovato il loro ultimo riposo ben 27.443 giovani soldati tedeschi dell’età media di 20/22 anni. L’evento è stato organizzato dal Servizio per le onoranze ai caduti germanici, l’associazione che cura le tombe dei militari di lingua tedesca in

Italia e in quasi cento Paesi del mondo. Il direttore del cimitero Filippo Contino in collaborazione con le associazioni d’arma di Pomezia ha curato brillantemente il programma che ha visto la partecipazione anche di tanti cittadini di Pomezia ed Ardea. Scortando solennemente i gonfaloni delle città limitrofe hanno preso parte i rappresentanti civili, il vice sindaco di Pomezia signora Simona Morcellini con l’ufficiale della polizia locale Francesco Caroli, il consigliere comunale Franco Mondazzi, l’assessore all’urbanistica Gianluca Mazzi del comune

di Anzio e un rappresentante del Commissario Prefettizio del Comune di Nettuno Bruno Strati. La commemorazione di questa giornata ha avuto per Pomezia una valenza particolare, presieduta dal Ministro plenipotenziario dell’Ambasciata della Repubblica Federale di Germania in Italia dottor Klemens Momkes incaricato dall’ambasciatore dottor Viktor Elbling e dal rappresentante della Volksbund Deutsche kriegsgraberfursorge e. V. (servizio per le onoranze ai Caduti germanici) signor Manfred Stange che ha guidato un gruppo di 50 persone, pa-

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renti di caduti sepolti sia nel cimitero militare di Pomezia che in quello di Cassino. Nel suo intervento, il rappresentante dell’ambasciatore tedesco in Italia, ha ringraziato per la loro presenza i parenti e gli amici dei soldati, i rappresentanti dei Comuni, gli esponenti del Servizio Onoranze ai caduti tedeschi, la Bundeswehr, le forze armate italiane presenti, le associazioni d’Arma di Pomezia e Torvaianica con i rispettivi presidenti, col. Cosimo Romano, Emilio Dionisi, Benito Giorgi, Armando Menegazzi, Pietro Gregis, Amedeo Nardi, Angelo Decina per l’associazione Combattenti e Reduci, Emilia Bisesti per l’associazione Coloni di Pomezia, i rappresentanti della Protezione Civile e della associazione “quo vadis” di Ardea con il presidente Luciano Mucaria, l’associazione Amici di Singen, ha anche rivolto un saluto particolare ai due religiosi che hanno celebrato le funzioni religiose don Konrad Bestle (per il rito cattolico) e don Michael Jonas (nuovo pastore della comunità evangelica luterana di Roma). Nel suo intervento commemorativo ha ricordato “cento anni fa l’11 novembre 1918, finì la prima guerra mondiale, spesso definita la catastrofe originale del ventesimo secolo. In quella guerra e nella successiva guerra mondiale persero la vita milioni di persone. A loro vanno aggiunte le innumerevoli persone che riportarono ferite fisiche e psichiche. Tutti caddero vittime di una politica miope e irresponsabile di egoismo nazionale. La risposta a questo tipo di politica fu la fondazione delle Nazioni Unite e l’integrazione europea. Certo, non hanno potuto sconfiggere i demoni della guerra e garantire una pace ampia e duratura. Ce lo ricordano le guerre e i conflitti che anche dopo le due guerre mondiali hanno sempre causato morti e feriti e costretto gli uomini a lasciare la propria terra, il che succede tuttora: in Afghanistan, in Siria, in Libia e nell’Ucraina orientale. Ma l’unica strada per garantire durevolmente la pace, la libertà e il benessere dei popoli è quella della cooperazione e dell’equilibrio pacifico tra gli interessi in una cornice multilaterale, nell’Unione Europea, nel Consiglio d’Europa, nell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Euro-

pa, nelle Nazioni Unite e in tanti altri consensi. Le tombe dei morti nei vari cimiteri e le stampelle degli invalidi sono un monito: ci esortano a conservare ciò che abbiamo raggiunto e portare a termine l’opera di riconciliazione, di amicizia e di cooperazione tra i popoli”. Concludendo il suo intervento ha esortato tutti i presenti a commemorare oltre ai caduti nelle guerre mondiali, coloro che hanno preso la vita per aver opposto resistenza alla tirannide, coloro che hanno trovato la morte per essere rimasti fedeli alle proprie convinzioni e al proprio credo religioso, coloro che sono stati perseguitati e uccisi perché appartengono ad un altro popolo, perché venivano attribuiti ad un’altra razza o perché la loro vita veniva considerata indegna di essere vissuta a causa di una malattia o di una invalidità, e in fine tutti oggi piangiamo per le vittime delle guerre e dei conflitti civili dei nostri giorni, le vittime del terrorismo e della persecuzione politica, i rifugiati prevenienti da regioni in crisi che hanno perso la vita durante il loro cammino verso un futuro migliore e inoltre piangiamo i soldati della Bundeswehr e delle forze armate italiane caduti in missioni per la pace nel mondo. Particolarmente commovente la deposizione delle corone sulla base del monumento avvenuta al suono della tromba che ha eseguito il “silenzio” ed altre musiche religiose magistralmente coordinate dal bersagliere Emilio Dionisi. Dopo la funzione religiosa, alla quale hanno partecipato, sia in lingua tedesca che italiana tutti i presenti e dopo le foto di rito, ricordo dell’avvenimento, curate dagli operatori Giuseppe Giardina, Ciro Sergio e Gaetano Schifano. La cerimonia si concludeva mentre tra le tombe contornate di fiori si diffondevano solennemente le note mozartiane del “Domine, dona nobis pacem” quale auspicio e preghiera, in questi nostri tempi così travagliati da tante controversie mondiali. Anche il rappresentante del governo tedesco e il gruppo di parenti dei giovani caduti, lasciavano commossi il sacrario per far ritorno in Germania con la sicurezza che le urne dei loro cari riposano serenamente su questa terra di Pomezia “bella e santa che le ricetta”. Attilio Bello


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