Uno spazio che ha “un solo volto e tante anime”, la cui unicità sorprende tanto il padovano quanto il turista. Un sito di antica fondazione trasformatosi nel tempo seguendo l’evoluzione della città e le mutate esigenze dei suoi abitanti. Nell’immaginario diffuso Prato della Valle è il “lembo del giardin d’armida” di dannunziana memoria, luogo eletto di letterati e artisti, da Diego Valeri ad Amleto Sartori, ma è anche il Prà di Tono Zancanaro, brulicante di “poareti”, un’area dalle ambizioni moderne, ma che in fondo moderna non è mai stata. Molti i progetti rimasti sulla carta o solo parzialmente realizzati, a partire dall’intervento di fine Settecento di Andrea Memmo, al quale sono seguiti utopici tentativi di tenere il Prato al passo con la modernità. In queste pagine non viene solo tracciato un profilo storico di Prato della Valle, ma ci si sofferma sulla recente storia sociale per mettere in prospettiva il luogo con i suoi abitanti.