Il Notiziario Agricolo 8/2012

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Spedizione in abbonamento postale -45% Poste Italiane Spa – Spedizione in A.P. D.L. 353/03 (Conv. 27/02/04 L. 46) Art. 1 comma 1, DCB Asti. Numero 8 - Anno 2012. In caso di mancato recapito rinviare all'Ufficio P.T. 14100 Asti CPO detentore del conto, per la restituzione al mittente che si impegna a pagare il relativo importo

Anno

61° Periodico della Federazione Provinciale COLDIRETTI

numero

8

ASTI

COLDIRETTI

18 luglio 2012



m m a r i o

argomenti in evidenza

Direzione, Redazione, Amministrazione: 14100 ASTI Corso Felice Cavallotti, 41 Tel. 0141.380.400 Fax 0141.355.138 e-mail: stefano.zunino@coldiretti.it www.coldiretti.it Periodico ufficiale Coldiretti Anno 61° numero 8- 18 Luglio 2012* Realizzazione grafica e stampa Riflesso – S.r.l. F.lli Scaravaglio & C. Reg. Trib. di Asti n.44 del 10-8-2011 Direttore Resp.: Antonio Ciotta Vice Direttore: Stefano Zunino Pubblicità: Impresa Verde Asti srl – Riflesso scarl Tel. 0141.380.400 – 0141.590425 Abbonamento annuale: Euro 20,00 *Data di chiusura del giornale Questo periodico è associato all’Unione Stampa Periodica Italiana

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L’Italia che fa l’Italia

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Si sta costruendo un’Italia diversa

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Tempi e risultati della politica

Il Ministro sposa la linea Coldiretti

Danilo Merlo di Monastero vince l’Oscar Green

Imposta di registro: diritto al rimborso

Speciale Misura 111 - Barrique: quale usare, per quale vino; Resi noti i vini Douja 2012; Stadio di maturazione delle uve; Qualità delle uve con il diradamento; Giacenze di cantina 2011/2012; La posizione di Coldiretti sulla Riforma Pac

Sommario

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L’Italia che fa l’Italia La credibilità di Coldiretti

Palalottomatica

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all’assemblea nazionale Coldiretti del Palalottomattica in Roma del 5 luglio, è emersa una situazione particolarmente significativa. Il presidente Sergio Marini e il segretario nazionale Vincenzo Gesmundo guidano il grande popolo Coldiretti con il vento in poppa e il timone saldamente in mano. Come non mai la leadership è forte e determinata, come ha sottolineato lo stesso ministro Corrado Passera quando ha detto: “Solo se si ha la credibilità di Coldiretti si può dare un titolo del genere alla propria assemblea. Solo se si ha coraggio si può dire “L’Italia che fa l’Italia”. In effetti, anche con il supportato di un filmato tanto breve quanto efficacie, Marini e Gesmundo hanno messo in riga i vecchi vizi della politica e della economia nazionale, per mettere al centro il settore agricolo e per ridare dignità ad una nazione che ripartendo dalla progettualità e dalla eticità del progetto Coldiretti potrebbe veramente far ripartire l’intera economia. Finalmente il settore primario riacquista dunque il centro della scena, torna strategica per l’intera politica economica nazionale e diventa un modello da seguire. Quando tre anni fa Marini presentò a Torino il progetto di “Una filiera agricola tutta italiana” come “l’unico vero progetto economico e di sviluppo attualmente presente in Italia”, era obbiettivamente difficile pensare in una strategia così dirompente che potesse diventare l’esempio per risollevare l’intera nazione. “Coldiretti, l’Italia che fa l’Italia”,

In alto: il palco con i relatori all’Assemblea nazionale Coldiretti. A lato: il Segretario nazionale Coldiretti Vincenzo Gesmundo

seguendo ancora l’intervento del ministro dello Sviluppo economico: “L’agricoltura è un pezzo così importante dell’economia, perchè il Made in Italy è identità. Anche in altri momenti difficilissimi l’Italia ha fatto tanto perchè aveva un progetto, come quello di Coldiretti che significa competitività da un lato e coesione sociale dall’altra. L’idea che ci sia una organizzazione come Coldiretti che rappresenta questi due elementi – ha rimarcato Passera è un caso forse unico e irripetibile. Non è neppure pensabile che

un mondo come il vostro possa non essere rappresentato per diritto e non per concessione dove si prendono decisioni importanti per il nostro Paese. Quando si ha la vostra credibilità si ha il diritto di chiedere e talvolta anche di pretendere. La credibilità dell’Italia in campo internazionale si è prodotta perchè il Paese ha dato delle dimostrazioni, con i fatti, lavorando, e Coldiretti, con il progetto che io condivido profondamente – ha concluso Passera – è la dimostrazione di tutto questo”.


Si sta costruendo un’Italia diversa In 15 mila all’assemblea nazionale Coldiretti di Roma

Gli interventi del Papa e del Presidente della Repubblica Ad inizio Assemblea sono stati letti i messaggi di Sua Santità e del Presidente della Repubblica al grande popolo Coldiretti. Nei giorni precedenti il presidente nazionale Sergio Marini aveva incontrato il Papa Benedetto XVI in Vaticano, ricevendo importanti segnali di incoraggiamento a tutela del mondo agricolo italiano.

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Il 5 luglio erano 250 gli imprenditori agricoli astigiani presenti al Palalottomatica di Roma. Hanno viaggiato in pullman per tutta la notte prima, ma ne è valso il sacrificio per il clima entusiasmante e gli impegni dei Ministri. E poi è con orgoglio che la via italiana dello sviluppo parte dall’agricoltura.

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Il presidente Coldiretti Asti presente in platea con gli altri dirigenti provinciali, regionali e nazionali Coldiretti.

Palalottomatica

“I

o ho cominciato a scriverli su un foglietto gli impegni presi dai ministri Passera e Catania, ma li avete sentito tutti voi quindicimila e questo vale molto più di un impegno preso difronte ad un notaio”. Ha chiuso così il presidente Sergio Marini l’assemblea nazionale Coldiretti. Al Palolottomatica di Roma Eur, giovedì scorso fra lo sventolio delle bandiere gialle, si è vista veramente un’altra Italia. Non a caso il segretario nazionale Vincenzo Gesmundo ha voluto aprire l’assise con l’inno nazionale eseguito dalla banda del Corpo forestale dello Stato. Hanno fatto seguito la proiezione del saluto del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e quello di Sua Santità Benedetto XVI, con cui entrambi hanno voluto rimarcare il ruolo strategico del settore primario: “L’assemblea Coldiretti – ha scritto il Capo dello Stato - costituisce occasione importante per riaffermare il valore del grande patrimonio di capacità imprendito-


Palalottomatica 6

riali, di dedizione al lavoro, di tutela delle tradizioni agro-alimentari, di attenzione alla difesa dell’ambiente di cui è ricca l’agricoltura italiana”. Anche il primo intervento al Palolottomatica, quello del segretario generale della Cei, Monsignor Mariano Crociata, ha rimarcato l’opera educativa e sociale esemplare portata avanti da Coldiretti. A questo punto è toccato a Carlin Petrini aprire la discussione per tracciare “Una via italiana per lo sviluppo” e qui sono proseguite le analogie fra il progetto Coldiretti e la ricetta per risollevare dalla crisi l’intera nazione. “Questa è una crisi entropica – ha detto il fondatore di Slow Food - e se ne esce solo riqualificando i consumi, quello di Coldiretti è un progetto di nuova economia che vede, fra l’altro la difesa della biodiversità, il rispetto della legalità e la salvaguardia del suolo, concetti a cui io sono molto legato e in totale accordo con voi”. Anche per la presidente della Regione Umbria, Catiuscia Marini, Coldiretti rappresenta la grande forza e la grande qualità dell’agricoltura italiana, che è uno dei settori che ci possono permettere di uscire dalla crisi. L’Italia più amata da artisti e turisti è quella dove l’agricoltura ha mantenuto la sua funzione essenziale, di impresa produttiva e di salvaguardia del paesaggio”. C’è

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GLI ESPOSITORI • • • • • • • • • •

poi stato l’intervento del presidente di Coop Italia, Vincenzo Tassinari, che ha esordito così: “Come fanno una grande organizzazione come la vostra e come la mia a non lavorare insieme?, il riferimento è quello di un consolidamento del progetto della pasta, “100% Italia”, e l’avvio di nuove collaborazioni”.

A questo punto ha preso la parola il presidente Sergio Marini e partendo dalla funzione dell’agricoltura per la salvaguardia del territorio, per la sicurezza alimentare e in generale per vivere tutti meglio, ha ridefinito i termini del progetto Coldiretti e rilanciato sui principali temi a cui la politica non può più astenersi. Lo

IL MERCATO DI

Az. Vitivinicola Giachino Franco di Costigliole d’Asti Coop. Agr. San Salvatore a r.l. di Monale Az. Agr. Le Api di Clara Bandiera di Montechiaro d'Asti Az. Agr. La Tagliana di Paolo Albenga di San Marzano Oliveto Az. Agr. Maccario Francesco di Castelnuovo don Bosco Az. Agr. La Tizianella di Tiziana Maria Bertolin di Costigliole d'Asti Az. Agr. La Colombina di Piercarlo Beccaris di Variglie Az. Agr. Il Palazzo di Vincenzo Leone di Montiglio M.to Az. Agr. Fabrizio Rizzotti di Vespolate (No) Az. Agr. Vecchiattini Antonella di Cortazzone


ha fatto con forza e determinazione, con un coraggio di chi è consapevole di avere alle spalle un grande popolo rappresentato dai 15mila del Palalottomatica. “Il veto messo dall’Italia e da Monti la scorsa settimana al vertice di Bruxelles – ha detto Marini – è la prova che possiamo cambiare, che non

Carlin Petrini

Catiuscia Marini

Vincenzo Tassinari

dobbiamo sempre subire”, il riferimento è alle grandi battaglie di Coldiretti sulla trasparenza, la legalità e la giustizia nel sistema agroalimentare italiano e sulla difesa del Made in Italy. E ancora: “Parti importanti di questo governo continuano a non avere consapevolezza di cosa rappresenti l’agricoltura, è stato criminale non aver convocato l’agricoltura al

tavolo sulla riforma del lavoro”. E, dopo aver ricordato le straordinarie performance dell’ agricoltura italiana incomparabili con quelle di altri importanti paesi, il presidente della Coldiretti ha ricordato che “la via italiana per la crescita non è quella della dimensione e delle economie di scala, né quella dei costi di produzione bassi che colpiscono la coesione sociale”. Il Pil deve esse-

Palalottomatica

Mons. Mariano Crociata

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TUTTI I GIOVEDÌ POMERIGGIO ASTI, PIAZZA “DE ANDRÈ” ex Caserma “Colli di Felizzano”

Comune di Asti

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CAMPAGNA AMICA IN S. MARIA N.


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re sostenibile, ha ribadito, facendo notare l’importanza del ruolo dei valori della Coldiretti rispetto allo “sconquasso del paese”. Ridata centralità all’agricoltura, ecco le due principali richieste all’esecutivo per i nove mesi che presumibilmente ci separano dalle elezioni politiche: riorganizzare tutto il sistema agroalimentare, creando un percorso di penetrazione dei mercati internazionali e una decisa presa di posizione in sede europea per l’applicazione dell’etichettatura. Dopo un’ora di discorso a braccio e il tripudio del popolo Coldiretti, la parola passa ai due ministri, Corrado Passera per lo Sviluppo Economico e Mario Catania per le Politiche Agricole. E qui si scopre un’Italia che non ci ricordavamo più, quella di una politica che mette davanti agli interessi di bottega i principi etici e del lavoro (vedesi altro articolo). Al punto che il presidente Marini, riprendendo al termine dell’Assemblea la parola, ha voluto sottolineare come “Senza politica non c’è civiltà, ma c’è una politica cattiva e una buona e noi vogliamo dimostrare che strade alternative sono possibili. Questo perchè una grande forza sociale non può limitarsi alla protesta. Deve finire l’epoca delle deleghe in bianco anche se siamo consapevoli della necessità di mediazioni. Mediazioni che accettiamo solo se sono alte, con tutti coloro che hanno questa stessa idea di Paese per ragionare e costruire un’Italia diversa. Perchè noi vogliamo bene all’Italia”.


Il Ministro sposa la linea Coldiretti Chiari e precisi impegni da parte di Mario Catania

Il Ministro Mario Catania

litiche Agricole giovedì all’Assemblea nazionale Coldiretti. E da qui ha elencato i precisi impegni, rispondendo su tutto il fronte ai desiderata del presidente Marini. Primo fra tutti l’etichettatura “Andremo fino in fondo – ha assicurato Catania - chiederemo a Bruxelles una normativa che riconosca in modo evidente l’origine del prodotto, sia tal quale sia trasformato. Su questo non faccio mediazioni”. Molti applausi per aver sottolineato i principi cari a Coldiretti: “Mi batterò affinche agli agricoltori sia riconosciuto un giusto reddito,non è solo un fatto economico, ma anche etico e culturale”. Riprendendo poi il discorso aperto con il presidente Coop, ha rimarcato “tutta la grande distribuzione deve fare ancora di più,

deve trovare con le imprese agricole un contatto diretto”. Poi il Ministro non ha nascosto un sentimento di “angoscia profonda” per la convinzione che smetterà “di fare il ministro con la sensazione di non aver fatto tutto quello che bisognava fare”. Catania è poi tornato anche sulle questioni consumo di suolo ed energie rinnovabili toccate da Petrini: “non possono entrare in competizione con l’agricoltura destinata alla filiera alimentare”. Il Ministro non si è sottratto anche ad un passaggio sulla spending review, su cui è apparso fiducioso, anche se ha detto onestamente di non poter ancora parlare perchè gran parte delle decisioni non dipendono da lui. “Sulla pubblica amministrazione in agricoltura – ha detto Catania - devo fare molto, lo so, conosco il problema: il sistema degli organismi pagatori non va,me l’avete detto tante volte, occorre una svolta e spero di riuscirci oggi pomeriggio”. Infine l’impegno sulla Pac, forse il più arduo ed anche il più ardito (vista l’enfasi con cui l’ha espresso): “Sarà una Pac le cui risorse andranno solo a chi fa agricoltura, su questo ci metto la faccia e non farò mediazioni. Non sarà data una lira in più alla proprietà fondiaria, a chi non vive di agricoltura”.

INTERNI - ESTERNI - RASATURE INTONACI

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Il Ministro Corrado Passera

Palalottomatica

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lla fine il presidente nazionale Coldiretti, Sergio Marini, è forse più realista dei Ministri presi dall’enfasi dei 15mila del Palalottomatica: “Oggi l’ipotesi più ottimistica – ha detto Marini - è che il Governo abbia nove mesi di vita, se anche solo una parte degli impegni assunti dai Ministri Passera e Catania andrà a buon fine, sarà un risultato eccezionale”. Detto direttamente dal timoniere di Coldiretti, aduso a sentirsi fare poche promesse e sempre molto vaghe, si capisce come effettivamente i due Ministri intervenuti all’assise di giovedì siano apparsi molto determinati e totalmente in linea con i desiderata dellìorganizzazione. In effetti, Catania, in qualità di tecnico esperto, e con ampi cenni rassicuranti da parte di Passera, è andato ben oltre i soliti vaghi accenni su quella che per tanti anni è stata la politica riservata all’agricoltura nazionale. Mario Catania è entrato nello specifico ed ha anche dichiarato un’assoluta assonanza con i temi Coldiretti. “Mi sento a casa, qui, e so quante cose abbiamo fatto insieme in questi anni. Coldiretti ha viaggiato sempre insieme a me, o meglio, io ho viaggiato sempre insieme a Coldiretti”. Ha esordito così il Ministro delle Po-


Tempi e risultati della politica La prima analisi della legislatura in occasione dell’Assemblea Coldiretti

Politica

I

n occasione dell’Assemblea nazionale Coldiretti del 5 luglio scorso, è stato presentato il dossier “I tempi della politica” effettuato sui provvedimenti effettivamente realizzati dal parlamento nazionale ed europeo durante la legislatura. Il presidente nazionale, Sergio Marini, nel suo intervento ha illustrato gran parte dell’indagine, alla presenza dei ministri per lo Sviluppo economico, Corrado Passera, e per le Politiche agricole, Mario Catania, e di fronte ai 15 mila del Palottomatica. Inutile sottolineare come dall’indagine siano emersi dati inquietanti e clamorosi da cui si evidenzia l’inadeguatezza

della politica e la sopraffazione della burocrazia nei confronti del mondo produttivo e del modello disegnato dal progetto Coldiretti

per rilanciare l’intera nostra economia. Di seguito pubblichiamo i passaggi più significativi dell’indagine.

Riforme: Parlamento lumaca

10 Indagine Coldiretti: 359 giorni per ogni legge

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ell’ultima legislatura è stato impiegato in media quasi un anno (359 giorni) per approvare ciascuna delle proposte di legge di iniziativa parlamentare. Si tratta di un record negativo a livello comunitario con il parlamento spagnolo che ha impiegato in media 163 giorni per approvare una legge nella IX legislatura (1aprile 2008 - 13 dicembre 2011) e quello francese 271 giorni nella XIII legislatura ( periodo 20 giugno 2007 - 30 settembre 2011) ma che fa addirittura impallidire la pesante burocrazia dell’Unione Europea dove, nel periodo dall’avvio del Trattato di Lisbona ad oggi, per completare un processo legislativo, tra Commissione, Parlamento e Consiglio dei Ministri a 27, si è impiegato

I TEMPI DI APPROVAZIONE DI UNA LEGGE NELL’UNIONE EUROPEA GIORNI ITALIA

359

FRANCIA

271

SPAGNA

163

UNIONE EUROPEA

264

FONTE: Elaborazioni Coldiretti

in media “appena” 264 giorni, il 36 per cento di tempo in meno. Il problema è però che in molti casi le procedure di approvazione a livello nazionale e comunitario si intersecano o si sommano e i tempi di attesa per i cittadini e le imprese si moltiplicano. Le risposte delle Istituzioni non sono più compatibili con i cambiamenti rapidi che intervengono nella società e nell’economia e si

In Spagna meno della metà (163 giorni) mentre l’UE impiega il 36% di tempo in meno va avanti a forza di decreti mentre occorre accelerare le riforme a livello nazionale e comunitario senza perdere più tempo ed arrivare al più presto alla costruzione degli Stati Uniti d’Europa.


In porto appena 2 leggi su 100, Germania al 68% In Italia su 8.205 proposte solo 205 approvate nell’ultima legislatura

XIII legislatura ( periodo 20 giugno 2007 - 30 settembre 2011) su 5064 presentate sono state approvate 439 (9 per cento). Nell’Unione Europea, dall’attuazione del trattato di Lisbona ad oggi, gli atti legislativi con procedura ordinaria sono stati 315 dei quali 86 già completati, con una percentuale del 27 per cento che è di oltre dieci volte superiore a quella del parlamento italiano.

L’EFFICACIA DELL’ATTIVITA’ PARLAMENTARE Proposte presentate Proposte approvate ITALIA

Politica

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ulle 8.205 proposte e disegni di legge presentati nel corso dell’ultima legislatura appena 205 sono andati in porto ed approvati, con una percentuale di efficacia di appena il 2,5 per cento, che metterebbe in crisi qualsiasi azienda italiana. Si assiste ad una proliferazione di proposte destinate a rimanere nel vuoto che non ha eguali in Europa. Questo significa una perdita di energie, tempo e risorse, ma anche tante illusioni nei confronti delle aspettative dei cittadini e delle imprese e tante speranze destinate a svanire con la fine della legislatura. In Germania nei cinque anni della XVI legislatura sono state presentate al Parlamento 905 iniziative legislative ma ne sono state complessivamente approvate ben 612 con una percentuale di approvazione di circa il 68 per cento mentre in Spagna su 559 iniziative legislative presentare 203, ben il 36 per cento, sono state approvate nella IX legislatura (1 aprile 2008 - 13 dicembre 2011) e in Francia nella

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2,5%

FRANCIA

9%

GERMANIA

68%

SPAGNA

36%

UNIONE EUROPEA

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FONTE: Elaborazioni Coldiretti

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urante l’assemblea del Palalottomatica, è stato un pensiero costante quello rivolto alla tragedia dell’Emilia e ai colleghi imprenditori agricoli toccati dal terremoto. Sia in apertura dell’assise il presidente Marini e il segretario Gesmundo hanno voluto esprimere la solidarietà agli amici colpiti dal sisma.

Solidarietà che in questi mesi si è tradotta in aiuto concreto da parte di Coldiretti che con la Fondazione Campagna Amica ha organizzato la vendita del Parmigiano Reggiano in tutte le Botteghe d’Italia. Al termine dell’Assemblea tutti i relatori intervenuti si sono fatti fotografare e riprendere dai media difronte a questa forma di formaggio.

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Il Parmigiano della Solidarietà


Tagliando la burocrazia cresce il PIL Il presidente Marini sulla Spending Review

O

ccorre cogliere l’occasione della spending review per togliere di mezzo una volta per tutte quegli adempimenti burocratici inutili che tolgono all’attività di impresa vera 100 giorni l’anno. È quanto ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel suo intervento all’Assemblea nazionale Coldiretti.

Il vero vantaggio di una spending review “possibile” - ha sottolineato Marini - non è solo nel taglio del personale pubblico che sarà difficile per il costo sociale che ne deriverebbe ma nel recupero di almeno 100 giornate di lavoro all’anno che gli imprenditori perdono per stare dietro alle carte. Non vanno certo eliminati quegli

adempimenti che garantiscono la sicurezza alimentare ed ambientale che qualificano il nostro Made in Italy ma non c’è dubbio che troppo spesso la burocrazia si inventa pratiche per giustificare se stessa. Basterebbe ridimensionare questa micidiale spinta creativa per recuperare qualche punto di Pil.

In agricoltura inapplicate 2 leggi su 3 Politica

Situazione insostenibile per l’agricoltura italiana

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ulle 233 iniziative di legge parlamentare assegnate alle Commissioni Agricoltura della Camera e del Senato nel corso dell’ultima legislatura solo 3 sono state approvate, ma di queste 2 sono rimaste del tutto inapplicate. Se la situazione è preoccupante a livello generale per il settore agricolo siamo di fronte ad un quadro insostenibile per la mancata attuazione di norme fortemente attese dalle imprese agricole e dai consumatori che hanno peraltro trovato una positiva convergenza tra tutte le forze politiche, come la legge sull’obbligo di indicare in etichetta la provenienza delle materie prime

impiegate negli alimenti. Ad essere approvata ad inizio legislatura, nel novembre 2008, e parzialmente applicata, è stata solo la legge (le norme) sul “Rilancio competitivo del settore agroalimentare” mentre ferme al palo sono sia quella sulla regolamentazione dei prodotti ortofrutticoli di quarta gamma che quella sull’etichettatura di origine degli alimenti. Se per la legge sull’etichettatura approvata nel febbraio 2011, con il consenso unanime di tutti i gruppi parlamentari, mancano i decreti applicativi, per la legge del maggio 2011 recante disposizioni concernenti la preparazione, il confezionamento e la distribuzione dei prodotti orto-

frutticoli di quarta gamma manca il decreto attuativo che deve essere emanato di concerto tra Ministero delle Politiche Agricole, Ministero della Salute e Ministero dello Sviluppo Economico e d’intesa con la Conferenza Stato-Regioni. Il rinvio a decreti applicativi hanno bloccato di fatto qualsiasi tentativo di innovazione legislativa nel settore. La disattenzione nei confronti dell’agricoltura è stata peraltro resa evidente dall’incredibile turnover che si è verificato alla guida del dicastero dell’Agricoltura dove nel corso della legislatura si sono alternati ben quattro Ministri, alcuni dei quali sembravano addirittura disinteressati o in parcheggio.


Burocrazia peggio della grandine Ha provocato la scomparsa del 10% dei vini Doc

lamenti, comunicazioni, note e decisioni del Consiglio e della Commissione europea, leggi, decreti, provvedimenti, note, circolari e delibere nazionali e regionali. Un carico che rischia ora di gravare ancora di più sulle imprese, con la messa a regime del nuovo sistema di certificazione e controllo dei vini a Denominazione. “Appesantire inutilmente i carichi burocratici per i riconoscimenti dei vini a denominazione di origine - ha affermato il Presidente nazionale Coldiretti Sergio Marini - significa indebolire il legame del vino con il proprio territorio, ridurre la competitività del Made in Italy e favorire la delocalizzazioni verso l’estero anche per effetto dall’annunciata liberalizzazione dei diritti di impianto, dello zuccheraggio e della nuova categoria dei vini varietali senza legame con il territorio di produzione”.

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durre vini a Docg e Doc che sono passati dai 316mila ettari del 2007 a 284mila ettari del 2011, con una perdita stimata di produzione pari a oltre 100 milioni di litri di vino doc. Dalla produzione di uva fino all’imbottigliamento e vendita le imprese devono assolvere a oltre 70 attività burocratiche e relazionarsi con ben 20 diversi soggetti che vanno dal Ministero delle Politiche agricole alle Regioni, dalle Province ai Comuni, fino ad Agea, Organismi pagatori regionali, Agenzia delle Dogane, Asl, Forestale, Ispettorato Centrale qualità e repressione frodi, Nac, Guardia di Finanza, Nas, Camere di Commercio, organismi di controllo, consorzi di tutela, laboratori di analisi. Ma il peso della burocrazia è anche nella impressionante quantità di norme di settore. Più di 1.000, contenute in circa 4.000 pagine di direttive, rego-

Politica

N

ell’ultima legislatura, che ha visto addirittura nascere un Ministero per la semplificazione, sono entrati in vigore adempimenti burocratici che hanno provocato la scomparsa del 10 per cento della produzione italiana di vini Doc, il simbolo del Made in Italy nel mondo. L’inefficacia della politica si traduce anche in una ridotta qualità dell’attività legislativa che spesso rimanda a provvedimenti amministrativi che alimentano una tecnocrazia fine a se stessa che mette a rischio la competitività delle imprese. Un esempio eclatante viene dal vino che è il prodotto alimentare più esportato all’estero, simbolo del Made in Italy, ma che deve fare i conti a livello nazionale con un peso insostenibile di pratiche e documenti. Dalla vendemmia 2008 sono stati introdotti 12 nuovi adempimenti burocratici a carico delle imprese vitivinicole che producono vini a Doc e Docg, per l’entrata in vigore dei Decreti Ministeriali 29 marzo 2007 prima e 2 novembre 2010 poi sui controlli per i vini a Denominazione. Il risultato è stato che molte aziende sono state costrette a rinunciare a produrre vini a denominazione d’origine per l’impossibilità di far fronte ad adempimenti spesso inutili che sottraggono ben 100 giornate di lavoro all’anno al tempo trascorso in vigna e in cantina e che hanno portato alla riduzione dei terreni destinati a pro-


Il 30 giugno sono scaduti i termini dismissione terre Marini: applicare subito la norma per non aggiungerla alla lista di quelle rimaste sulla carta

S

nell’ambito della legge di stabilità lo scorso novembre 2011 (e successivamente modificato da Governo e Parlamento) che può produrre entrate allo Stato, occupazione e reddito alle imprese. Ci auguriamo che questa legge non si aggiunga alla lunga lista delle norme inapplicate per l’importanza che riveste per garantire nuove risorse e per sostenere la competitività delle imprese, soprattutto guidate dai giovani ai quali spetta il diritto di prelazione. Purtroppo non è (infatti) l’unico caso o il più eclatante perché è accaduto addirittura che importanti provve-

Il provvedimento lumaca

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Politica

ono scaduti il 30 giugno i termini per l’emanazione del decreto con l’elenco dei terreni demaniali da dismettere con urgenza per rendere disponibili risorse per lo sviluppo, ma soprattutto per calmierare il prezzo dei terreni, stimolare la crescita, l’occupazione e la redditività delle imprese agricole che rappresentano una leva competitiva determinante per la crescita del Paese. Mentre si fanno i conti per recuperare risorse per la spending review, manca ancora l’applicazione del provvedimento, approvato

dimenti già firmati si perdano nel nulla. È il caso del decreto “Norme in materia di leggibilità delle informazioni inerenti l’origine dei prodotti alimentari” firmato il 3 agosto 2011 per rendere più leggibili le etichette dell’extravergine e consentire ai consumatori di riconoscere quello ottenuto da olive italiane che, a distanza di quasi un anno, sembra essere sparito, con la conseguenza che il prezzo dell’olio di oliva pagato ai produttori agricoli italiani è crollato del 30 per cento perché viene spacciato come Made in Italy quello importato da Spagna o Tunisia.

Record di lentezza, 9 anni per l’etichetta on quasi nove anni di attesa (3.240 giorni) prima che si realizzi la completa applicazione, il titolo di “provvedimento lumaca” spetta al Regolamento (Ue) n. 1169/2011 relativo alla fornitura di informazioni sugli alimenti ai consumatori, a conferma della pesante e impropria influenza delle lobby sui temi dell’alimentazione e della trasparenza del mercato. Ci sono voluti 1.392 giorni (46 mesi), dal 31 gennaio 2008 al 22 novembre 2011, per concludere il procedimento di approvazione del regolamento, che è entrato in vigore il 13 dicembre 2011: ma l’odissea non è finita per il consumatore. Dal 13 dicembre 2014 (2.510 giorni dalla presentazione della proposta legislativa) scatta solo l’obbligo di indicare in etichetta l’origine delle carni suine, ovine, caprine e dei volatili. Per le carni diverse come quella di coniglio e per il latte e formaggi tale data

rappresenta solo una scadenza per la presentazione di uno studio di fattibilità. L’entrata in vigore dell’obbligo di fornire ai consumatori maggiori informazioni in etichetta resta di fatto indeterminata. L’etichettatura nutrizionale, infine, si applicherà solo dal 13 dicembre 2016, per un totale appunto di 3.240 giorni. Una latitanza che fa assomigliare molto l’Europa all’Italia quando si tratta di smantellare interessi consolidati che fanno affari sulla mancanza di trasparenza a danno dei consumatori. Si tratta infatti di un arco di tempo intollerabile rispetto alle esigenze delle imprese agricole e dei consumatori che negli ultimi anni hanno dovuto affrontare gravi emergenze alimentari che hanno pesato enormemente con pesanti conseguenze in termini economici e soprattutto di vite umane. Le emergenze alimentari dovute alle sofisticazioni sono costate solo in

Italia almeno 5 miliardi negli ultimi dieci anni, dalla mucca pazza all’aviaria, dal latte cinese alla melamina al grano canadese contaminato dall’ocratossina fino alla carne di maiale irlandese alla diossina che è stata trovata nei mangimi e negli allevamenti in Germania. “Si tratta di emergenze che nascono da tentativi fraudolenti di risparmiare sui costi di produzione del cibo per farlo arrivare a prezzi stracciati sugli scaffali”, ha affermato il presidente della Coldiretti Sergio Marini nel sottolineare che “i rischi tendono ad aumentare proprio in tempi di crisi con un numero crescente di consumatori che è costretto a risparmiare sul cibo”. È quindi paradossale he occorrano quasi nove anni per rendere operative normative condivise e fortemente attese proprio in un momento di grande difficoltà economica dell’Unione Europea.


Danilo Merlo di Monastero vince l’“Oscar Green” Alla selezione regionale del Concorso di Giovani Impresa Coldiretti

Marco Melica consegna il premio a Danilo Merlo

Oscar Green

la categoria “In filiera”, Paola Maria Rina Polce di Alice Superiore per aver avviato una nuova impresa agricola per la coltivazione delle erbe officinali spontanee attraverso le quali è stata fondata una cooperativa per la commercializzazione di prodotti innovativi: gli agridetergenti totalmente naturali. Gli altri “Oscar Green” regionali, oltre a Danilo Merlo di Monastero, sono andati a: Sara Beccaria della Cooperativa Sociale Linfa Solidale di Montelupo Albese; Barbara Benchic dell’Az. Agricola Gaia di Casale M.to; Erika Bussolino dell’Az. Agricola zootecnica Bussolino Gilberto di Leinì, ma fondata dal nonno Giovanni di origini astigiani; Marco Ioppa dell’Azienda Vitivinicola Ioppa F.lli Gianpiero e Giorgio di Romagnano Sesia. Sempre collegato al Concorso Oscar Green, Coldiretti Piemonte, durante la serata, ha anche assegnato a Gianmario Bobba, giovane risicoltore di Bianzè in provincia di Vercelli, il premio “Massimiliano De Concilio”. Tanti progetti e tante idee innovative, che fanno ben sperare per il futuro del settore primario. Come hanno sottolineato nel corso della cerimonia di premiazione il presidente regionale Coldiretti, Paolo Rovellotti, il direttore

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Bruno Rivarossa, il segretario nazionale Carmelo Troccoli e il delegato regionale Dario Perucca, di Giovani Impresa Coldiretti. L’Oscar Green a Danilo Amerio è stato consegnato dal delegato provinciale Giovani Impresa Coldiretti Asti, Marco Melica.

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anilo Merlo di Monastero Bormida, il 12 luglio al Circolo Canottieri Armita di Torino, ha ricevuto il Premio “Oscar Green” a livello piemontese del Concorso nazionale organizzato da Giovani Impresa Coldiretti. Con la sorella Alice, i due giovani nipoti di Franco Merlo fondatore dell’Azienda Agricola Agrituristica San Desiderio, hanno saputo introdurre, innovativi sistemi di vendita diretta, dal produttore al consumatore, attraverso la realizzazione di una agrimacelleria e di una agripanetteria. “Metti le ali alla tua impresa”, con questo slogan è giunta così alla sua fase finale l’edizione 2012 del concorso nazionale Oscar Green indetto dai giovani Coldiretti. I vincitori di questa fase regionale sono in totale otto, con relativi progetti di impresa, tutti innovativi, ed ognuno con aspetti anche geniali. Tre di questi accedono alla finalissima nazionale di Roma: per la categoria “Ideando” Andrea Demagistris di Cravanzana che ha introdotto la coltivazione del Bambù sulle terre di Langa.; per la categoria “Paese Amico”, l’assessore all’agricoltura del Comune di Fossano, Francesco Balocco per aver attivato un bando regionale e permesso la realizzazione di nuovi spazi comunali per la vendita diretta dei prodotti; per


Consegna del premio De Concilio Ha vinto un giovane risicoltore di Bianzè

Oscar Green

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n giovane imprenditore agricolo di Bianzè in provincia di Vercelli è il vincitore del premio “Massimiliano De Concilio”, istituito da Coldiretti Piemonte. La consegna del premio è avvenuta il 12 luglio al Circolo Canottieri Armida di Torino nell’ambito della serata di gala per il Concorso Oscar Green. Gianmario Bobba, dell’Az. Agricola Bobba Anna, si è distinto per la tecnica di essiccazione naturale del riso. Un antico metodo che consiste nel disporre pazientemente il raccolto direttamente nell’aia dell’azienda. Per il giovane risicoltore, oltre al riconoscimento, anche un soggiorno in un agriturismo di Bari, paese di residenza di Massimiliano Deconcilio tragicamente scomparso alcuni anni fa nel Torinese dove si trovava per uno stage presso Coldiretti Torino.

CREIAMO E STAMPIAMO LA TUA COMUNICAZIONE

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l’informazione quotidiana


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Barrique: quale usare, per quale vino? L’affinamento in legno talvolta giustamente criticato, può essere utile

Il passaggio in legno oltre a conferire note boisè, può perfezionare un grande vino rosso e permette reazioni di ossidoriduzione a carico della componente polifenolica. ziate, è limitata. Questo tipo di legno è decisamente adatto per l’affinamento di grappe e distillati, mentre per il vino bisogna tenere conto che può aumentarne l’astringenza, perciò è bene evitare di utilizzarla per un vino ricco in tannini quale potrebbe essere un Freisa o un Nebbiolo, mentre potrebbe dare buoni risultati su un Barbera. Una delle foreste che dà i legni migliori per la realizzazione della barrique è la zona dell’Allier (ancora in Francia) e in particolare la foresta di Tronçais. La presenza abbondante di Quercia sessilis garantisce la presenza di legni a grana fine, poveri in tannini ma ricchi in composti aromatici; essi permettono di ottenere barrique adatte per l’affinamento di vini rossi dotati di buona struttura, ma anche di vini bianchi. Le barrique rica-

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dell’affinamento stesso. Non si tratta di una scelta semplice: dipende dalle caratteristiche sia analitiche che sensoriali del vino, ma anche dalla provenienza e dalle lavorazioni subite dal legno. Non esistono barrique ideali, ma ogni zona di produzione del legno presenta caratteristiche peculiari che possono risultare utili per la scelta; tuttavia l’esperienza resta sempre l’aiuto migliore! Innanzitutto occorre fare una premessa; nella stragrande maggioranza dei casi il legno delle botti e delle barrique utilizzate in enologia proviene da tre specie principali di Quercia: Quercus sessilis, Quercus peduncolata e Quercus Alba. Le prime due specie sono presenti nelle foreste europee, anche se in proporzioni diverse da zona a zona, mentre l’ultima è presente nelle foreste del Nord America. La provenienza della quercia da cui si ricava la botte è fondamentale in quanto influenza direttamente la finezza della grana del legno. Il legno a grana grossa, tipico di foreste dove è più diffusa la Quercus peduncolata, come ad esempio la zona del Limousin e dei Vosgi in Francia, tende a cedere elevate quantità di tannini, mentre la cessione di sostanze odorose, conferenti le note boisé e spe-

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egli ultimi anni l’uso del legno in enologia è stato oggetto di critiche, non del tutto infondate, eppure vini dotati di buona struttura e destinati a una certa fascia di prezzo traggono dei notevoli vantaggi da un periodo di affinamento in legno. Anche i Disciplinari di produzione prevedono una permanenza minima in botti di legno per alcune denominazioni di origine (Barbera d’Asti Superiore, Nizza, Albugnano superiore, senza dimenticare Barbaresco, Barolo e Ghemme…). Un passaggio più o meno lungo in legno, oltre a conferire note boisé, utilissime per perfezionare un grande vino rosso, permette lo sviluppo di numerose reazioni di ossidoriduzione a carico della componente polifenolica; reazioni responsabili della stabilizzazione del colore, della diminuzione dell’astringenza e dell’incremento della complessità dei vini. Su alcuni vini si può anche prevedere di far svolgere la fermentazione malolattica in barrique: grazie al passaggio di ossigeno attraverso i pori del legno, il potenziale di ossidoriduzione del vino tende a non scendere troppo, permettendo di prevenire la comparsa di difetti olfattivi tipici di questa fase. Un capitolo a parte merita l’affinamento dei vini bianchi in legno. In questo caso sarebbe meglio effettuare la fermentazione in legno e mantenere il vino sulle fecce fini, avendo cura di agitarle spesso (bâtonnage) per evitare la comparsa di riduzioni, creando un vero e proprio equilibrio vino-botte-lievito. In ogni caso, prima di programmare l’affinamento in botti di legno, è fondamentale scegliere il fusto più adatto al proprio vino e stabilire la durata


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ai sensi del Regolamento (CE) 1698/2005 – Programma di Sviluppo Rurale 2007-2013 Misura 111 Azione 1 Sottoazione B): informazione nel settore agricolo

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vate dal legno di Quercia americana tendono a rilasciare molte sostanze aromatiche, conferendo forti note di vaniglia e noce di cocco: malgrado il loro costo inferiore, è sconsigliabile utilizzare esclusivamente barrique di questo tipo perché potrebbero apportare troppi aromi terziari squilibrando il vino. Tuttavia su partite di vino relativamente grandi l’uso di alcune barrique di legno americano può dare buoni risultati. Il legno ricavato dai paesi dell’Est risulta essere molto interessante per il suo rapporto qualità/prezzo, tuttavia nella maggior parte dei casi non arriva certo ai livelli delle foreste francesi più prestigiose. Di norma il legno è a grana grossa, tende cioè a cedere molti tannini,

mentre le sostanze aromatiche non sono molto rappresentate ad eccezione dell’eugenolo, molecola che dà profumi di chiodo di garofano. Per quanto riguarda il grado di tostatura della barrique, per vini di cui si prevede un passaggio di breve durata (6-7 mesi) e in cui si vuole mantenere una componente di aroma fruttato, è bene scegliere barrique dal grado di tostatura medio, viceversa per affinamenti prolungati (15 mesi), si parla/ nel caso di vini di grande struttura, è meglio preferire tostature più forti. Il risparmio sulla barrique non sempre porta a buoni risultati: l’acquisto di barrique usate è sconsigliabile a meno che il fornitore non sia più che fidato, ci possiamo portare in cantina,

infatti, il famigerato Brettanomyces, lievito inquinante che genera difetti olfattivi, che ricordano sgradevoli sentori animali. Inoltre, utilizzare la barrique per più di 4-5 passaggi è assolutamente sconsigliabile in quanto si possono avere problemi organolettici (cessione di tannini “secchi”, odori farmaceutici poco piacevoli..). Il discorso cambia per quanto riguarda le botti di dimensioni maggiori, che, se mantenute bene, possono durare anche decenni senza dare problemi. Bisogna tenere bene a mente tuttavia un concetto fondamentale: non è il passaggio in legno che rende un vino di alta qualità, ma un vino di alta qualità può essere esaltato da un passaggio in legno.

Resi noti i vini Douja 2012 Hanno partecipato 372 Cantine con 972 vini, 450 premiati

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a Camera di Commercio di Asti ha reso noto i vincitori del quarantesimo Concorso enologico nazionale premio Douja d'Or. I vincitori dell’edizione 2012 saranno premiati ufficialmente il 7 settembre nell’ambito del quarantaseiesimo Salone nazionale dei vini Douja d’Or. Ma vediamo le Cantine del Nord Ovest che hanno ottenuto il più ambito riconoscimento del Concorso, l’Oscar della Douja d’Or: nove sono astigiane, cinque cuneesi, due alessandrine, due liguri ed una torinese. Si tratta di: Pierfranco Baldi di Costigliole d’Asti con Moscato d'Asti Docg; Burlotto Andrea di Verduno con il Barolo Cascina Massara; Cantina del Nebbiolo di Vezza d'Alba con il Roero Arneis Arenarium; Cantina Sociale del Canavese di Cuceglio con l'Erbaluce di Caluso Passito Morenico; Cantine Lunae Bosoni di Ortonovo Spezia con 3 Oscar con un Colli di Luni Rosso 2005 e 2 Colli di Luni Vermentino; Casa Vinicola Maren-

co di Strevi con uno Strevi del 2008; Cascina Cucco dei F.lli Stroppiana di Serralunga con 2 Oscar, entrambi Barolo del 2008; Enrico Serafino di Canale con il Roero Passiunà; Ettore Fontana di Castigliole Falletto con un Barolo 2007; F.lli Gancia di Canelli con un Brachetto d'Acqui Spumante; Goggiano di Refrancore con 2 Oscar, un Grignolino d'Asti e un Ruchè di Castagnole M.to; La Spinosa Alta di Lanzani Paolo di Ottiglio con un Barbera del Monferrato; Beppe Guido Pescaja di Cisterna con un Langhe Nebbiolo; Pico Maccario di Mombaruzzo con il Barbera d'Asti Lavignone; Rovero F.lli di San Marzanotto d'Asti con il Barbera Rouvè biologico; Tenuta Santa Caterina di Guido Carlo Alleva di Grazzano Badoglio con il Barbera d'Asti 2009 Setecapita; Tenute dei Vallarino di San Marzano Oliveto con Barbera d'Asti Nizza; Vada Guido di Coazzolo con il Moscato d'Asti Florentino; Vigne Regali di Strevi con il Dolcetto d'Acqui L'Ardì; Vio Giobat-

ta di Albenga con un Riviera Ligure di Ponente Pigato biologico. Quest’anno al Concorso Douja d’Or hanno partecipato 372 cantine vinicole con 972 vini, provenienti da 20 regioni d’Italia, mancava il Molise. In totale i vini premiati, cioè quelli che hanno superato il punteggio di 85 centesimi, sono stati 450. Hanno invece superato la soglia dei 90 centesimi, 38 etichette aggiudicandosi così l’Oscar della Douja d’Or. Volendo stilare una classifica regionale dei premiati Douja d’Or, il Piemonte è nettamente in testa con 501 etichette, seguito dal Veneto con 91, la Lombardia con 78 vini, quarta la Liguria 38, a seguire la Sardegna con 36, quindi l’Emilia Romagna con 34 e la provincia di Bolzano con 31, Sicilia e Provincia di Trento con 26. Questi vini e quelli di tutte le altre regioni d’Italia si potranno degustare dal 7 al 16 settembre al Palazzo Enofila di Asti. Come ogni anno il Salone Nazionale dei Vini Douja d'Or ricomprenderà anche il Festival delle Sagre Astigiane e altre iniziative.


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Stadio di maturazione delle uve Un servizio del Centro studi vini del Piemonte

Anche quest’anno il CSVP effettuerà le analisi sulle cosiddette “curve di maturazione” per poter programmare al meglio la vendemmia, gli interessati possono contattare gli uffici Coldiretti.

vendemmia. Occorre tenere presente che, per quanto possa essere corretto ed accurato il prelievo, esso determinerà sempre una leggera differenza rispetto ai dati di analisi ricavati dalla massa di uva ammostata. Le analisi riguarderanno gli zuccheri riduttori, il grado Babo, l’alcol potenziale, l’acidità totale, il pH, l’acido malico e l’acido tartarico.

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La metodologia di prelievo, ormai ampiamente consolidata, si basa sulla campionatura di 2-5 acini (racimoli) per un totale di circa 300 acini integri e completi di pedicello; gli acini devono essere prelevati casualmente nelle diverse posizioni del grappolo, da ogni lato del filare, in modo da rappresentare il più possibile l’intera massa di uva del vigneto. Il campione viene raccolto in apposito sacchetto plastico, etichettato e consegnato al CSVP direttamente dal tecnico di Zona. I campioni, appena pervenuti al laboratorio vengono ammostati; il mosto viene centrifugato e filtrato e subito analizzato. Generalmente, sulla base delle diverse epoche di maturazione dei vari vitigni, il primo campionamento deve essere posizionato in modo da permettere 3 prelievi a cadenza settimanale ed un ultimo prelievo a ridosso della

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nche quest’anno, presso il laboratorio analisi del Centro Studi Vini del Piemonte (CSVP) saranno effettuate le analisi sullo stadio di maturazione delle uve, conosciute anche come “curve di maturazione”. Questa attività ha riscosso notevole successo durante la vendemmia 2011, durante la quale sono state condotte analisi di maturazione sui principali vitigni ed in particolare su Chardonnay, Moscato, Pinot nero, Pinot Grigio, Grignolino, Cortese, Bonarda, Malvasia, Merlot, Ruchè, Cabernet, Barbera, Dolcetto. Le analisi hanno coinvolto oltre 50 appezzamenti di vigneto della provincia riconducibili ad altrettante aziende, rappresentativi dei vari comprensori viticoli provinciali. Le aziende che desiderano effettuare le analisi di maturazione per la vendemmia 2012 sono pregate di segnalare il proprio interesse al servizio di assistenza tecnica Coldiretti, che provvederà ad inoltrare le richieste al CSVP. Affinché il lavoro utile ed idoneo allo scopo, il CSVP si riserverà di selezionare nell’ambito delle richieste pervenute un congruo numero di vigneti, per avere un numero di prelievi uniforme ed adeguato, per zona viticola e per vitigno, e per evitare di avere una concentrazione di dati disomogenea e poco rappresentativa ai fini statistici.


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Qualità dell’uva con il diradamento Quando e come occorre effettuare questa tecnica sempre più utilizzata

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olti viticoltori stanno male appena sentono la parola, eppure il diradamento è una pratica che sta prendendo sempre più piede e in alcuni casi risulta essere addirittura indispensabile per riuscire ad ottenere dei prodotti di buona qualità. Innanzitutto è bene fare una premessa: il diradamento non è una tecnica da adottare sempre in qualsiasi situazione; è fondamentale ponderare tale operazione in funzione dell’obbiettivo enologico, dell’annata e dell’equilibrio della pianta. Uno dei motivi principali per cui occorre effettuare i diradamenti è il rispetto dei Disciplinari di produzione delle denominazioni di origine, tuttavia il rispetto di tali parametri dice poco sulla qualità finale delle uve: qualità maggiori si ottengono non tanto con basse rese ad ettaro ma con basse rese per ceppo. Quindi vigneti con alta densità di impianto ma con basse rese per ceppo possono potenzialmente dare uve di ottima qualità ma senza abbassare troppo la resa ad ettaro.

Queste indicazioni sono ovviamente di carattere generale e vanno prese con cognizione di causa perché alte densità di impianto possono dare grossi problemi di meccanizzazione, ormai sempre più importante anche sulle nostre colline. In realtà, come spesso fanno notare i viticoltori anziani, è un controsenso spendere tempo e dena-

Ricerca, studio e caratterizzazione. Corso Roma 53/b 14015 San Damiano d’Asti (AT) Tel. 0141 982 455 Fax 0141 980 397 secondo.rabbione@coldiretti.it

ro per spingere a produrre molto la pianta con concimazioni e lavorazioni del terreno, per poi spendere altrettanto per contenerne la produzione. Per questo risulta essere molto importante l’equilibrio vegetativo del vigneto; che si ottiene scegliendo la forma di allevamento adatta, effettuando in modo razionale la potatura e, soprattutto, le operazioni in verde che risultano


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stanze polifenoliche. Inoltre si possono facilmente individuare grappoli con evidenti ritardi della maturazione. In alcuni casi è opportuno, più che buttare a terra dei grappoli interi, eliminarne solo delle porzioni, per asportare gli acini che faticano a maturare: è il caso di varietà come il Grignolino o il Dolcetto che presentano spesso difficoltà di maturazione. • Interventi durante la maturazione: spesso non danno i risultati sperati, in quanto l’uva ha già accumulato buona parte degli zuccheri e delle sostanze tanniche, tuttavia si è in una fase in cui si stima facilmente la produzione e si possono eliminare tutti i grappoli imperfetti o attaccati da Botrytis. Inoltre, gli acini rimasti tenderanno a mantenersi più piccoli, con vantaggi a livello enologico. Effettuando il diradamento è bene cercare di eliminare i “mucchi”, i grappoli affastellati che tendono a ombreggiarsi tra loro e a favorire l’insorgere di patologie dell’uva, in primis Oidio e Botrytis. I grappoli più lontani dal ceppo sono quelli più sfavoriti a livello fisiologico, per cui durante il diradamento vengono eliminati.

Un diradamento bene effettuato solitamente permette i seguenti vantaggi: diminuzione dell’acidità totale (in particolare per quanto riguarda la concentrazione in acido malico), leggero aumento del grado zuccherino, miglioramento e anticipazione della maturità fenolica e generale miglioramento organolettico dei vini. Oltre al diradamento delle piante in produzione, è bene ricordare di effettuare sempre il diradamento totale nei giovani impianti o nelle barbatelle di rimpiazzo appena messe a dimora in modo che le giovani piante concentrino l’accumulo di soluti esclusivamente nella parte vegetativa, permettendo una migliore crescita e maturazione del legno. In linea generale si può affermare che il diradamento non è una pratica generalizzata ma va ben ponderata di anno in anno in funzione del clima, della fertilità delle gemme, e dell’obbiettivo enologico; in ogni caso è bene curare anche gli altri interventi in verde, senza dimenticare che l’eliminazione dei giovani germogli “doppi” è già un primo diradamento e contribuisce già in partenza all’equilibrio della pianta.

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Premi Condifesa entro il 31 luglio La circolare Agea del 19/06/2012 stabilisce la data del il 31 luglio 2012, quale ultimo termine di pagamento dei produttori ai Condifesa che hanno anticipato per i propri soci la contribuzione PAC art. 68 assicurazioni. Arpea ha liquidato i contributi in data 28/06/2012 ed il Condifesa al fine di agevolare i produttori ha comunicato in precedenza che gli avvisi di pagamento

Equitalia con scadenza 30/06 potevano essere pagati (senza sanzioni amministrative) entro il 10/07/2012. Per coloro che non pagheranno entro il 31/07/2012, il Condifesa dovrà trasmettere l’elenco all’ente pagatore Arpea con il rischio di compromettere totalmente i contributi pubblici (PAC art. 68 più eventuale integrazione del F.s.n.).

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essere un elemento chiave della regolazione vegetativa della pianta; inoltre è bene ridurre al minimo le concimazioni azotate, che spingono la pianta a produrre eccessiva vegetazione. La teoria dice che una vite è efficiente quando la sua superficie fogliare esposta è pari a 1,5-2 metri quadri per chilogrammo di uva, in realtà si tratta di una valutazione tutt’altro che semplice e va calibrata in funzione delle singole situazioni. Infatti un diradamento massiccio in condizioni di equilibrio vegetativo o di eccesso di vegetazione può sortire l’effetto opposto a ciò che ci si attende: stimolare maggiormente la crescita dei germogli a discapito della maturazione dell’uva. A volte il diradamento non viene effettuato perché sono intervenuti fattori come le grandinate, scarsa induzione a fiore, colature e attacchi di malattie fungine. La scelta del periodo in cui operare non è così semplice da realizzare ma tutti portano dei vantaggi e degli svantaggi: • Interventi precoci in post-allegagione-chiusura grappolo: in stagioni umide e piovose favoriscono lo sviluppo delle femminelle e della vegetazione in generale. Inoltre possono determinare l’aumento di dimensioni degli acini con risultati mediocri in vinificazione. L’unico vantaggio sostanziale, oltre a quello organizzativo poiché di norma si opera già la potatura verde in quel periodo, è il pieno recupero del peso delle uve e l’eliminazione degli affastellamenti di grappoli con vantaggi a livello sanitario delle uve. • Interventi in invaiatura: è l’epoca in cui si effettua più spesso questa operazione in quanto permette un maggiore incremento dell’accumulo di zuccheri e so-

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Giacenze di cantina, annata 2011/2012 Gli aggiornamenti obbligatori dei registri contabili

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l mese di Luglio per le cantine, sia agricole che commerciali, è tempo di bilanci, infatti in questo periodo tutte le cantine dovranno predisporre i conteggi con i relativi bilanci sui registri contabili riguardanti l’annata vitivinicola in corso che come ogni anno parte dal 1° agosto dell’anno precedente e si conclude con il 31 luglio dell’anno in corso; inoltre le aziende soggette a deposito fiscale dovranno predisporre per l’Ufficio Tecnico di Finanza l’inventario fisico delle materie prime, dei semilavorati e dei prodotti finiti, con la predisposizione del bilancio energetico e il bilancio di materia, prospetto riepilogativo dei movimenti avvenuti nell’annata vitivinicola . Sono chiamati ad effettuare la comunicazione delle proprie giacenze tutti coloro che hanno detenuto, movimentato e commercializzato vini nel periodo su indicato e alla data della chiusura dell’anno contabile di cantina detengono vini in giacenza. Gli uni-

cenze al Ministero tramite il sisteci esonerati secondo la legislazioma informatico regionale, questo ne vitivinicola riguardano i privati nell’ottica di regionalizzazione di consumatori ed i rivenditori al mitutti gli atti amministrativi in camnuto come enoteche, ristoranti, po agricolo negozi, a meno che nell’anno non Solo le aziende soggette a Deabbiano effettuato vendite unitarie posito Fiscale vino, in base all’art oltre i sessanta litri, in questo caso 7 e 8 comma 1 DM 153/2001, deanche questi ultimi rientrerebbero vono in concomitanza al suddetnei soggetti obbligati alla comunito periodo redigere per L’Ufficio cazione delle proprie giacenze. Tecnico di Finanza (UTF) compeLe giacenze di cantina o di matente per il territorio le seguenti digazzino vini devono essere deterchiarazioni, ed inviarle entro il 10 minate dalla chiusura dei registri agosto di ogni anno : di carico e scarico effettuando il a) L’inventario delle materie bilancio annuo di cantina; le attuaprime, dei prodotti semilavorati e li norme riguardanti la tenuta dei dei prodotti finiti. registri di cantina prevedono che b) Il bilancio delle materie ogni anno i singoli conti delle enprime lavorate, con l’indicazione trate e delle uscite devono essere COLDIRETTI ASTI delle rese di lavorazione. chiusi ad una data SPORTELLI prestabilita da-INFORMATIVI Il Bilancio energetico con gli Stati membri. INFORMAZIONIc) SULL’ATTIVITA’ AGRICOLA: l’indicazione dei consumi di enerIn Italia tale data corrisponde con gia elettrica e dei combustibili atla dichiarazione di giacenza, e an- mercato, filiere, tribuibili all’impianto. che quest’ anno la data- PSR coincide 2007-2013; multifunzionalità; Per le ulteriori informazioni e il dicon il 31 luglio, i dati dei carichiecocompatibili, di - produzioni sbrigo degli adempimenti giacenza dovranno essere invia- ricerca; succitadifesa fitosanitaria; ti, contattare i tecnici Coldiretti di ti nel mese di agosto, -come già - aggiornamenti Condizionalità, Zona oppure telefonare avvenuto nello scorsoagricoltura anno sarà normativi;al 0141biologica; 380429. possibile inviare i dati delle gia- risorse naturali; - sicurezza alimentare; - gestione dell’impresa;

SPORTELLI INFORMATIVI COLDIRETTI ASTI

Asti C. so F. Cavallotti, 41

Nizza Monf.to C. so Acqui, 42/44

Canelli V. Cassinasco 11/13

San Damiano d’Asti V. Roma 23

- ricerca;

Castelnuovo D.B. V. Aldo Viglione 18

Zona di Vesime P.zza V. Emanuele II, 3

- Condizionalità, agricoltura biologica;

- aggiornamenti normativi;

Moncalvo P.zza Carlo Alberto 25

Zona di Villanova V. Oddone Blandino 19

- sicurezza alimentare;

- risorse naturali;

- gestione dell’impresa;

- cooperazione

INFORMAZIONI SULL’ATTIVITA’ AGRICOLA: numero 8 – 2012

- cooperazione

- PSR 2007-2013; - produzioni ecocompatibili, difesa fitosanitaria;

Asti C. so F. Cavallotti, 41

- mercato, filiere, multifunzionalità;

Nizza Monf.to C. so Acqui, 42/44

Per informazioni: 0141.380.427


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Grano: in ribasso le stime mondiali

In aumento invece le produzioni di mais, orzo, sorgo e avena

Entro luglio pagamento dell’anticipo PAC

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ntro luglio gli agricoltori riceveranno l’anticipo degli importi della domanda unica (PAC) 2010. Lo ha annunciato la Regione Piemonte, mettendo a disposizione circa 88 milioni di euro lordi ottenuti accendendo un finanziamento bancario. Il denaro per pagare gli interessi bancari, al tasso del 2,67%, sarà prelevato dai fondi in de minimis che ciascuna regione ha a disposizione.

L’erogazione dell’anticipo con le stesse modalità era già stata attivata nel 2011 con ottimi risultati. Saranno liquidate in anticipo solo le domande ammissibili al pagamento che siano state regolarmente trasmesse e che non abbiano già esaurito il budget in de minimis (7.500 € per azienda in tre esercizi finanziari). L’anticipo sarà pari a circa il 40% del premio totale atteso.

SOSPENSIONE DEI NEONICOTINOIDI PER LA CONCIA DEL MAIS Il Ministro della Salute, prof. Renato Balduzzi, ha approvato la decisione della Commissione consultiva dei prodotti fitosanitari, che si è espressa in favore della proroga della sospensione cautelativa dell’autorizzazione all’impiego di sementi di mais trattate con prodotti fitosanitari contenenti le sostanze attive neonicotinoidi, tenuto conto di possibili effetti sulla salute delle api. La proroga di altri 7 mesi si è resa necessaria in attesa di acquisire da parte dell’Autorità europea per la sicurezza alimentare (EFSA) sia il parere sui risultati del progetto APENET che le conclusioni delle analisi in merito agli effetti acuti e cronici dei neonicotinoidi sulle api. Per il Ministro Balduzzi “su una tematica così delicata è opportuno assumere decisioni armonizzate a livello comunitario e ispirate alla massima attenzione e cautela per tutelare l’importante patrimonio apistico e la rilevante coltura del mais. E’ bene che prevalga il principio di precauzione e mantenere il provvedimento di sospensione in attesa delle valutazioni conclusive dell’EFSA”.

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late, il 3 per cento in più rispetto al 2011-2012. Un risultato che è il frutto del balzo in avanti registrato dai cereali foraggeri (mais, orzo, sorgo, avena, ecc.), che passano dalle 1.096,61 tonnellate dello scorso anno alle 1.231,60 stimate oggi, con un aumento del 12 per cento. Cresce anche la produzione di riso, che sale a 466,51 milioni di tonnellate, il 4 per cento in più al confronto con l’ultimo raccolto.

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iviste al ribasso le stime sulla produzione mondiale di cereali. Il Dipartimento dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha diffuso un rapporto sulla produzione 20122013 secondo il quale il raccolto ammonterà a 672,06 milioni di tonnellate di grano, contro le 677,56 attese a maggio, appena un mese fa. Un risultato dovuto principalmente alla situazione in Russia dove, per effetto della siccità primaverile e del gelo invernale, mancheranno all’appello circa 3 milioni di tonnellate. Un altro milione di tonnellate in meno a testa verrà da Unione Europea e Turchia. Ma in leggero ribasso è anche la produzione di frumento statunitense. Se le stime dovessero essere confermate, a livello mondiale si avrebbe un calo produttivo del 3,2 per cento rispetto alla campagna precedente, dove furono raccolte 694,17 milioni di tonnellate. Aumenta, invece, la produzione totale di cereali. A livello mondiale si stimano 2.370,17 milioni di tonnel-


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La posizione di Coldiretti sulla riforma PAC Sì all’agroambiente, no al greening che penalizza le imprese

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in discussione, presso il Consiglio Europeo, la proposta della riforma della Politica Agricola Comunitaria relativa al greening (‘rinverdimento’) con il quale si intende rendere obbligatorie, per tutti gli agricoltori, alcune pratiche ecologiche che si vanno ad aggiungere a quelle tutt’ora previste nell’ambito del regime di condizionalità degli aiuti. Chi non rispetta le nuove misure di sostenibilità ecologica perde il 30% dei finanziamenti e può incorrere in ulteriori sanzioni aggiuntive. Rispetto al greening le imprese agricole italiane ed europee hanno sollevato diversi dubbi ed attualmente è in atto un confronto piuttosto vivace con le associazioni ambientaliste che plaudono, invece, a tali misure. Coldiretti, già sulla proposta iniziale della Commissione, ha sollevato alcune perplessità in quanto il vincolo di diversificazione delle colture a seminativo non assicura di per sé effetti ambientali positivi, perché non è una rotazione delle colture, mentre il vincolo del 7% a destinazione ecologica infligge costi molto diversi da zona a zona e penalizza troppo le aree più produttive. Nel corso della riunione del Consiglio del 18 giugno scorso è stato presentato, da parte del commissario europeo Dacian Ciolos, un “Concept Paper” con il quale si effettua una prima analisi del dibattito, sorto sul “greening”, tra gli Stati membri in merito alla proposta iniziale e riconosce che alcuni elementi me-

ritano un’ulteriore riflessione. A tal fine, la Commissione Ue formula dei suggerimenti su come semplificare la Pac e migliorare le relative pratiche agricole benefiche per il clima e l’ambiente. A seguito delle sollecitazioni provenienti dalle imprese agricole europee, la proposta iniziale greening è stata, quindi, riformulata “alleggerendo” in parte gli impegni a carico delle aziende. Ciò nonostante, secondo Coldiretti, oltre ai problemi legati a un’eccessiva burocratizzazione e a pratiche considerate da molte imprese agricole troppo complicate e costose, il pacchetto del greening così come è stato for-

mulato, presenta alcuni elementi di criticità: le risorse per il rinverdimento finirebbero per finanziare coloro che detengono semplicemente dei terreni, non tenendo conto, invece, di quanto investono in colture con un impatto positivo sull’ambiente. La proposta di destinare il 30% delle risorse al greening per favorire una maggiore cura dell’ambiente è in realtà da rivedere, perché esclude la maggior parte delle colture virtuose in termini di sostenibilità del territorio e di cattura di CO2, ampiamente diffuse nell’agricoltura italiana quali olivo, vite e alberi da frutta, che sono la base della dieta mediterranea. In


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il 30% delle risorse al greening per favorire una maggiore cura dell’ambiente

pratica, per Coldiretti, paradossalmente con il greening un olivicoltore italiano non prenderebbe i pagamenti ‘verdi’, mentre i prati della regina d’Inghilterra sì. Inoltre, sarebbe opportuno ampliare il menù di misure ammissibili per il greening, inserendo anche pratiche virtuose ampiamente diffuse nell’agricoltura mediterranea (colture promiscue, pratiche antierosione, alberature corsi d’acqua, utilizzo razionale delle risorse idriche…). In generale, il greening andrebbe applicato in modo flessibile nei diversi Stati membri per adattarlo alle diverse specificità territoriali ed ambientali. Si ritiene, inoltre, che gli agricoltori che

già applicano misure che vanno oltre le prescrizioni obbligatorie dell’Unione in materia ambientale dovrebbero automaticamente poter fruire del pagamento di inverdimento. Del resto, Coldiretti ritiene che sul versante ambientale, l’agricoltura stia già dando da diversi anni un contributo notevole considerato che, oltre alle misure obbligatorie di tutela ambientale previste nell’ambito della condizionalità, l’Italia ha finora speso il 54,35% delle risorse destinate dai Psr per le misure agroambientali alle quali gli agricoltori possono aderire volontariamente. Sull’ambiente, però, intervengono anche altre misure dei Piani di sviluppo rurale quali la 216 (investimenti non produttivi), la 221 e la 223 (primo imboschimento di terreni agricoli e non agricoli), la 222 (primo impianto di sistemi agroforestali), la 225 (interventi silvo-ambientali), la 226 (ricostituzione del potenziale forestale) ed, infine, la 224 (Natura 2000, tutte misure che già legittimano fortemente la spesa comunitaria a favore dell’agricoltura e operanti da diversi anni. Pertanto, per Coldiretti, la riforma della Pac, post 2013 dovrebbe rappresentare l’occasione per risolvere ben altri problemi quali quelli strutturali di volatilità dei prezzi e del ridotto potere negoziale lungo la filiera, conferen-

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La proposta è di destinare

do alle produzioni europee una maggiore competitività rispetto a quelle provenienti dai paesi extracomunitari. Le perplessità di Coldiretti sulla componente ecologica della riforma della Politica agricola sono condivise da molti Stati membri, poiché il pacchetto delle misure proposte comporta un aumento dei costi amministrativi ed incrementa la burocrazia in controtendenza rispetto all’obiettivo di semplificazione che si pone la riforma. Inoltre la diversificazione delle colture, i pascoli permanenti e le aree ecologiche, in considerazione dei rilevanti costi amministrativi, rendono necessario compiere un’analisi del valore aggiunto. Insomma, secondo Coldiretti, al momento, il rafforzamento delle misure a favore dell’ambiente tramite il greening non rappresenta una priorità, anche perché i dati dimostrano che l’Italia possiede, già, un altissimo patrimonio di biodiversità, grazie alla grande varietà di climi e di ambienti presente sul suo territorio. Per stessa ammissione del Wwf “Il paesaggio italiano accoglie un gran numero di habitat, specie animali e vegetali. Una moltitudine tale da rendere il nostro paese uno dei più ricchi di biodiversità a livello europeo e mondiale: oltre 57 mila specie animali, più di un terzo cioè dell’intera fauna europea e 9 mila tra piante, muschi e licheni ovvero la metà delle specie vegetali del continente. Per numero assoluto di specie floreali, inoltre, siamo i primi in Europa”. Secondo la Rete Rurale Nazionale, inoltre, le specie di uccelli presenti in Italia sono circa 500. Quasi la metà delle specie è legato agli ambienti agricoli. Questo dato evidenzia, oltre al fatto

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che gli uccelli sono un indicatore di biodiversità, l’importanza della prosecuzione di azioni di conservazione della natura rivolte agli habitat agricoli italiani tramite le politiche agricole regionali, nazionali e comunitarie. Tuttavia, il rapporto Uccelli comuni in Italia evidenzia che negli ultimi 10 anni, grazie alle misure che hanno un impatto positivo sull’ambiente previste dalla Pac, i due indici (Farmland Bird Index (FBI) ed il Woodland Bird Index), impiegati per misurare lo stato di conservazione delle specie comuni, segnano un andamento il primo, stabile, il secondo in miglioramento. Quindi, non si comprende perché sia necessario obbligare gli agricoltori ad ulteriori impegni ambientali che, occorre ricordare, creano comunque un aumento dei costi di produzione, attualmente insostenibile per le imprese agricole, ma, soprattutto, forzano il sistema agricolo verso una funzione, quella ecologica, che è obiettivo importante, ma non prioritario in un sistema agroalimentare che deve garantire l’autosufficienza alimentare ad una popolazione mondiale che nel 2050, si prevede raggiungerà il record di 9 miliardi di persone.

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Greening: proposta iniziale della Commissione UE Gli agricoltori devono: 1) avere almeno tre colture diverse sulle loro superfici a seminativo, se queste ultime occupano oltre 3 ettari e non sono interamente utilizzate per la produzione di erba (seminata o spontanea) o interamente lasciate a riposo o interamente investite a colture sommerse per una parte significativa dell’anno;

2) mantenere il prato permanente esistente nella loro azienda; 3) avere un’area di interesse ecologico almeno sul 7% della superficie agricola aziendale ammessa ad aiuti. Le aree di interesse ecologico sono: a) terreni lasciati a riposo, b) terrazze, c) elementi caratteristici del paesaggio, d) fasce tampone (da facoltative, diventano obbligatorie) e) superfici oggetto di imboschimento. Greening: il concept paper (giugno 2012) - previsione di un sistema di certificazione ambientale per le misure del II pilastro che possono essere considerate come un adempimento (o più) delle misure di greening e un sistema di certificazione ambientale per la corretta esecuzione gli adempimenti; - estensione della definizione di “prati permanenti” anche alle zone con sistemi tradizionali di agricoltura pastorizia che svolgono un ruolo chiave per la biodiversità, l’erosione del suolo e le emissioni di carbonio e quindi rendere ammissibili le superfici dove le specie non erbacee sono predominanti. Inoltre, si propone che la definizione di prati permanenti interessi i terreni non compresi nell’avvicendamento delle colture dell’azienda da almeno 8 anni o più; - per la diversificazione delle colture, al fine di affrontare le preoccupazioni espresse dalle piccole aziende e di ottenere maggiore semplificazione per gli agricoltori e le amministrazioni nell’attuazione della misura, si prevede la possibilità di aumentare la soglia

di esenzione definita tra 3 e 10 ettari e prevedere di esonerare le aziende con una superficie sino a 50 ettari, di cui una parte significativa sia coperta da prati permanenti e/o temporanei, maggese o coperti da una combinazione di questi. Inoltre, il requisito minimo del 5%, relativo alle tre colture, potrebbe essere raggiunto con la somma di diverse colture, purché la coltura principale non superi il 70% della superficie a seminativo. Fondi PAC: la Ue rivuole dall’Italia 111 milioni di euro L’Italia restituisca 111 milioni di fondi della Pac indebitamente spesi. E’ quanto chiede la Commissione Ue. Anche altri 12 paesi (Danimarca, Germania, Estonia, Grecia, Spagna, Francia, Olanda, Polonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Gran Bretagna), nell’ambito della procedura annuale di verifica di Bruxelles, dovranno rimborsare parte dei fondi agricoli comuni spesi irregolarmente rispetto alle norme fissate dalla Commissione, per un ammontare complessivo di circa 436 milioni di euro. I fondi irregolarmente spesi dall’Italia costituiscono da soli un quarto del totale chiesto indietro dalla Commissione. I servizi del commissario all’agricoltura Dacian Ciolos hanno riscontrato in Italia irregolarità nei pagamenti nel settore frutta e verdura, effettuati in ritardo rispetto ai tempi previsti controlli insufficienti della produzione dei pomodori, debolezze nei controlli amministrativi. E soprattutto nel settore vitivinicolo, dove Bruxelles ha chiesto la restituzione di 98,881 milioni per l’impianto di viti senza i diritti di impianto e/o reimpianto. E’ stato anche chiesto un rimborso nell’ambito dello sviluppo rurale, dove sono stati riscontrati ritardi e debolezze nei controlli sulle misure agro-ambientali.


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Emissioni delle aziende zootecniche Il 31 luglio termine ultimo per la denuncia

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stato raggiunto l’accordo per il prezzo del latte alla stalla relativo al 2012/2013, valido per il territorio regionale piemontese. L’incontro è stato convocato dall’Assessore regionale all’agricoltura Claudio Sacchetto. Al tavolo della trattativa, hanno partecipato i rappresentanti di Coldiretti e delle altre organizzazioni professionali agricole e degli industriali. Paolo Odetti e Tonino Gai, produttori di latte e dirigenti di Coldiretti Piemonte, hanno partecipato al tavolo su delega del presidente Paolo Rovellotti: “Abbiamo accettato l’inserimento di un ulteriore sistema di equilibrio suggerito dal professore Daniele Rama dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Piacenza che smussa i picchi in alto ed in basso delle quotazioni dei vari prodotti poiché le oscillazioni del prezzo sono il frutto di un mercato nazionale ed internazionale poco effervescente sia per i latticini che la polvere di latte. In questa fase, è importante evidenziare la continuità del progetto prezzo latte indicizzato nella Regione

Piemonte”. Il prezzo del latte alla stalla secondo il principio dell’indicizzazio ne, per il mese di maggio si avvicina ai 37 centesimi al litro con uno standard di grasso di 38 g/litro e uno standard di proteine di 33 g/litro. Le variazioni sono legate alla qualità del latte. “Seppure il risultato economico non ci soddisfi - evidenzia Bruno Rivarossa, direttore Coldiretti Piemonte – devo evidenziare l’importanza del prezzo indicizzato che adottato in Piemonte e del suo mantenimento. L’indice in base al quale viene retribuito il latte alla stalla tiene conto dei costi di produzione sostenuti dagli allevatori, dei costi di trasformazione e del mercato nazionale ed internazionale dei formaggi e della polvere di latte. È importante salvaguardare il principio per la determinazione del prezzo del latte alla stalla nella speranza che complessivamente il settore approdi a situazioni di maggior vivacità che con l’autunno dovrebbero concretizzarsi”. Il tavolo tecnico si riunirà entro il 10 settembre per monitorare il meccanismo di indicizzazione e le risultanze dello stesso.

ANDAMENTO DEL SETTORE CASEARIO

Il Servizio Economico Regionale di Coldiretti evidenzia che sul mercato italiano, nel corso della settimana n.25/2012 (18 – 22 giugno), tornano a calare i prezzi dei due grana dopo un periodo di stabilità. Il prezzo del Parmigiano Reggiano scende dell’1,1% (8,925 €/kg), mentre quello del Grana Padano registra una contrazione dell’1,4% (7,225 €/kg). Invariati gli altri formaggi: burro a 1,85 €/kg, Provolone a 5,125 €/kg, Gorgonzola a 3,675 €/ kg, Mozzarella a 4,525 €/kg e Asiago a 4,625 €/kg. Nel corso della settimana n.24/2012 (11 - 15 giugno) sui mercati internazionali dei prodotti lattiero caseari, si rilevano diversi aumenti dei prezzi. In Germania salgono ancora le quotazioni del latte scremato in polvere (+4,2%), arrivato a 1,975 €/kg. In Olanda riprendono a crescere sia il latte in polvere intero (2,39 €/ kg con un +1,3%), sia il burro (2,55 €/ kg con un +2,8%). In Polonia variazioni positive anche per il burro quotato a 2,4725 €/kg (+5,4% ) e l’Edam a 2,9707 (+1,9%). Continua l’aumento del prezzo del burro quotato negli Usa (2,6953 €/kg con un +7,5%), nonostante l’euro abbia ripreso forza sulla moneta statunitense.

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Raggiunto l’accordo per il prezzo del latte alla stalla

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utti gli allevamenti il cui numero di capi potenzialmente presenti nelle stalle è compreso nell’intervallo indicato nella tabella qui sotto riportata, nonché le aziende che al loro interno provvedono ad eseguire la molitura dei cereali con una produzione maggiore ai 1500 kg/giorno, debbono presentare una richiesta di autorizzazione alle emissioni in atmosfera entro il 31 luglio prossimo. Successivamente, ci sarà tempo fino alla fine dell’anno per produrre tutte le informazioni tecniche di dettaglio necessarie a descrivere nel dettaglio le attrezzature e le strutture presenti nell’allevamento.


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L’agricoltura piemontese pensa positivo Con il “Piano Verde” sono stati attivati investimenti per 60 milioni di euro

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onostante la congiuntura economica negativa, il settore primario della nostra regione continua a credere nel futuro. Anche grazie alle continue sollecitazioni di rinnovamento avviate da Coldiretti, prima con il progetto “Agricoltura Terzo Millennio” e più recentemente con quello di “Una Filiera Agricola tutta Italiana”, la nostra agricoltura ha sempre riprogrammato piani di sviluppo e attivato investimenti per incentivare il volano dell’economia. Lo dimostrano anche gli ingenti investimenti de “Il Piano Verde”, il programma regionale per la concessione di contributi negli interessi su prestiti, che prosegue con buoni risultati a sostegno delle aziende agricole piemontesi. Recentemente sono state approvate le graduatorie finalizzate alla concessione di contributi per la conduzione aziendale, prevedendo una riserva apposita a favore delle aziende agricole oggetto di danni a seguito di calamità naturali e tutte le domande, oltre 1200, sono state soddisfatte: in particolare, alla scadenza del bando sono pervenute complessivamente 1273 domande di contributo per la conduzione aziendale. Le aziende interessate da eventi calamitosi, poco più di 150, sono state inserite nella prima graduatoria: con il contributo regionale di euro 225.239,92 si svilupperanno investimenti per oltre 5 milioni di euro. Nel caso della seconda graduatoria - all’interno della quale sono comprese tutte

le altre 1124 aziende presentanti istanza - la Regione Piemonte elargirà un contributo in conto interessi pari a 566.903,25 euro sviluppando investimenti per quasi 35 milioni di euro. Nel complesso dunque, a fronte di uno stanziamento regionale pari a una cifra di poco inferiore agli 800 mila euro, il comparto agricolo piemontese ha avviato impegni per circa 40 milioni. Importante traguardo che va a sommarsi al precedente intervento dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura (sempre nell’ambito del Piano Verde) di 2 milioni, cifra che ha attivato investimenti fondiari e agrari per quasi 21 milioni di euro. Il tetto massimo del contributo negli interessi a carico della Regione è pari al 2% per le aziende di pianura e collina, al

3% per le aziende in montagna, al 4% per i prestiti per la conduzione aziendale contratti da imprese agricole che hanno subito danni da calamità naturali nell’anno di presentazione della domanda. Il contributo è incrementato di 0,50 punti percentuali nel caso in cui almeno il 50% dell’importo del prestito sia assistito da garanzia prestata da CreditagriItalia. Tutto questo mentre la Regione ha provveduto a riaprire i termini della presentazione delle domande relative i prestiti per la conduzione associata, con una copertura finanziaria regionale pari a una somma superiore ai 600 mila euro. Le cooperative agricole avranno tempo fino al 31 dicembre di quest’anno per rifinanziare i prestiti contratti l’anno passato.


Imposta di registro: diritto al rimborso

S. Damiano Cisterna Celle Enomondo Ferrere

pronunci positivamente sulla domanda dell’affittuario del fondo, al fine di evitare una duplicazione d’imposta sul trasferimento del medesimo fondo, il primo acquirente avrà diritto al rimborso dell’imposta di registro corrisposta, per la parte eccedente la misura fissa, entro i termini previsti dall’articolo 77 del TUR. Tale disposizione stabilisce che la richiesta debba essere avanzata, a pena di decadenza entro tre anni dal giorno del pagamento ovvero, se posteriore, da quello in cui è sorto il diritto alla

restituzione. Il diritto alla restituzione sorge però solo a seguito della sentenza e dunque l’originario acquirente potrà presentare istanza di rimborso nel termine di tre anni dalla data della sentenza di pronuncia sul diritto di riscatto, di cui all’articolo 8 della Legge 26 maggio 1965, n. 590.

Salute e sicurezza sul lavoro

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Le nuove disposizioni emanate dal Parlamento

I

l Parlamento ha pubblicato, sulla Gazzetta Ufficiale n. 162 del 13 luglio 2012, la Legge 12 luglio 2012, n. 101, di conversione del Decreto Legge n. 57 del 12 maggio 2012, con le “Disposizioni urgenti in materia di tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro nel settore dei

trasporti e delle microimprese”. Tale decreto prevede la validità fino dl 31/12/2012 della “ l’autocertificazione “ per valutare i rischi sicurezza (data entro la quale dovrebbero uscire anche le c.d. procedure standardizzate e semplificate per le piccole imprese).

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C

on Risoluzione n. 64/E del 12 giugno 2012 l’Agenzia ha fornito un’interpretazione all’articolo 8 della Legge n. 590 del 1965, in materia di diritto di riscatto su un terreno agricolo per violazione diritto di prelazione . La prelazione agraria trova la propria disciplina nell’articolo 8 della Legge 26 maggio 1965, n. 590. Tale disposizione stabilisce, al comma 1, che in caso di vendita di fondi concessi in affitto a coltivatori diretti, l’affittuario ha diritto di prelazione. Qualora l’avente titolo non abbia potuto esercitare il proprio diritto di prelazione, può entro un anno dalla trascrizione del contratto di compravendita, riscattare il fondo dall’acquirente e da ogni altro successivo avente causa. Per effetto della pronuncia che decide positivamente sull’esercizio del riscatto a favore dell’affittuario riscattante, si ha il subentro della persona dell’affittuario riscattante nella posizione del terzo acquirente. Da cio consegue che il riscattante affittuario diviene il reale beneficiario del trasferimento del fondo. Conseguentemente, per l’effetto retroattivo del riscatto, viene meno la causa del pagamento dell’imposta di registro versata dal terzo acquirente per la registrazione del contratto di compravendita. Pertanto, qualora la sentenza si

Economia

Per violazione del diritto di prelazione agraria


ASSEMBLEA GENERALE ASPROCARNE PIEMONTE

Notizie

“O

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RILANCIARE IL MERCATO PER DARE UN FUTURO AL SETTORE

ccorre rivedere le dinamiche di mercato senza perdere ulteriore tempo. Il rischio è che la produzione di carne bovina italiana sparisca nel volgere di poco tempo”, con queste parole Mario Panero – presidente dell’Asprocarne Piemonte – ha aperto l’Assemblea Generale Annuale dei Soci dell’Organizzazione. L’Asprocarne Piemonte associa circa 700 produttori piemontesi che allevano oltre 130.000 bovini da carne ogni anno, all’incirca il 30% della produzione regionale complessiva. “Tutte le indagini statistiche effettuate – ha proseguito il presidente Panero – evidenziano un netto calo dei consumi di carne rossa nel nostro Paese. La crisi economica generale ha di fatto accentuato questa tendenza consolidandola. Si rende dunque necessario un intervento strutturale del mercato cercando,

dove possibile, di individuare nuovi canali di vendita che assicurino la sopravvivenza dei nostri allevamenti. Esistono reali possibilità di riuscire ad allacciare importanti partnership con molti Paesi del bacino mediterraneo che, a seguito degli sconvolgimenti portati dalla cosiddetta “primavera araba”, hanno aperto le loro frontiere verso i mercati europei avanzando importanti richieste di prodotto. Noi allevatori siamo dunque chiamati ad una prova di maturità per riuscire a gestire, attraverso le Organizzazioni dei Produttori, questo nuovo flusso di mercato

che potrebbe generarsi per rilanciare la produzione e i prezzi di vendita dei bovini, nel contempo risulta di fondamentale importanza rilanciare il mercato interno ricercando nuovi sbocchi per le nostre produzioni di altissima qualità ed in particolare per la razza Piemontese, che rimane il fiore all’occhiello delle carni bovine prodotte in Piemonte.” All’Assemblea hanno preso parte molte personalità di spicco della politica locale e delle Organizzazioni sindacali. L’ Assemblea Annuale ha poi esaminato e approvato il bilancio consuntivo 2011, il bilancio preventivo 2012 e ha determinato i contributi associativi per l’anno 2012 a carico dei soci. Il bilancio al 31/12/2011 presenta un risultato positivo registrando un incremento del valore della produzione (fatturato) passata da 2,9 milioni di euro a 3.6 milioni di euro con un incremento di oltre il 20%.

CO.SM.AN. CONSORZIO OBBLIGATORIO PER LO SMALTIMENTO DEI RIFIUTI DI ORIGINE ANIMALE - L.R. n. 11 del 25/05/2001

L

a Legge Regionale n. 10 del 11 luglio 2011 “Disposizioni collegate alla legge finanziaria per l’anno 2011” all’art. 6 ha modificato il comma 1 bis dell’art. 4 della L.R. n. 11 del 25 maggio 2001 istitutiva del CO.SM.AN. il Consorzio obbligatorio per lo smaltimento o il recupero dei rifiuti di origine animale provenienti da allevamenti ed industrie alimentari. Con la nuova formulazione della legge si sancisce quanto segue, fermo restando che permane l’obbligo di adesione al Consorzio (ai sensi dell’art. 7-ter L.R. n. 11/2001 e DGR n. 26-1405 del 19/01/2011) da parte di tutti gli allevatori di tutti i settori di interesse zootecnico con consistenze animali nei propri allevamenti superiori alle 10 UBA (Unità Bovino Adulto): 1. l’obbligatorietà di adesione alla polizza assicurativa collettiva per lo smaltimento degli animali morti o abbattuti in focolai di malattie infettive e diffusive disciplinate dalle norme di polizia veterinaria, (con copertura totale o parziale, da parte del contributo pubblico regionale, dei costi di smaltimento sostenuti dagli allevatori); 2. la possibilità di non aderire alla polizza

assicurativa collettiva per lo smaltimento dei capi morti in allevamento per mortalità ordinaria (con copertura parziale, da parte del contributo pubblico regionale, dei costi di smaltimento sostenuti dagli allevatori) comunicandolo entro i termini e con le modalità stabilite dal Consorzio. Conseguentemente il Consorzio è chiamato dalla Legge a stabilire i termini e le modalità con le quali gli allevatori consorziati possono comunicare al Consorzio che non intendono più aderire alla polizza assicurativa collettiva per lo smaltimento degli animali morti per mortalità ordinaria. Il Consiglio di Amministrazione del Consorzio nella seduta del 14 giugno 2012 ha deliberato che l’allevatore che intenda esercitare tale opzione debba inoltrare al Consorzio, entro e non oltre il termine del 30 settembre 2012, una comunicazione di non adesione per l’anno 2013 alla polizza assicurativa collettiva per lo smaltimento degli animali morti per mortalità ordinaria. In assenza di comunicazioni pervenute entro tale termine ogni allevatore consorziato risulterà aderente per l’anno 2013 alla polizza assicurativa collettiva per lo smaltimento

ordinario, usufruendo del consueto servizio di smaltimento attraverso denuncia al Call Center Smaltimenti e beneficiando del premio assicurativo agevolato dai contributi pubblici regionali nell’entità che sarà fissata dalla Giunta Regionale in occasione dell’approvazione del Programma annuale di attività del Consorzio per il 2013. Poiché la Legge e lo Statuto pongono in capo al Consorzio l’onere dell’organizzazione del sistema regionale di smaltimento degli animali morti in allevamento, diventa essenziale effettuare da parte del Consorzio il monitoraggio dei flussi di smaltimento. A tal fine gli allevatori che trasmetteranno le comunicazioni di non adesione si impegnano altresì a comunicare al Consorzio entro il termine del 28 febbraio 2013 le modalità alternative di smaltimento attivate e comunque conformi alla normativa sanitaria ed ambientale vigente, consapevoli che i costi di smaltimento dell’anno 2013 saranno totalmente a loro carico. Per maggiori informazioni è possibile contattare gli uffici del Consorzio al telefono telefonico 011/4326084 o al fax 011/4326085 o all’email info@cosmanpiemonte.it .




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