Illustrazione Ticinese n. 2 - 2012

illustrazione www.illustrazione.ch

N.2

- 1 MARZO 2012

RIVISTA FAMILIARE DELLA SVIZZERA ITALIANA

TICINESE

SALUTE

Incontro con lo yoga

MOTORI

Automobili e rinnovabili ARREDARE

Primavera a tinte pastello

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12 Ritratto

è mobile

Il Ticino è mobile

Forse non proprio come una piuma al vento. Incontriamo l’On. Marco Borradori, da aprile e per la quarta volta Presidente del Consiglio di Stato, all’ingresso della Galleria Vedeggio-Cassarate, attraversata per il momento da auto… fantasma. testo marco ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto rémy steinegger

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29 Animali

Dimmi come comunichi arredare

Dopo un inverno che ci ha stupiti con tutti i suoi capricci, è ar arrivato il momento di accogliere la bella stagione e i suoi colori. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch

I

notiziari non hanno fatto che parlare delle condizioni meteorologiche straordinarie di un inverno, quello che ci stiamo lasciando alle spalle, che ci ha stupiti con tutte le sue bizze. Caldo straordinario, siccità persistente, gelo da record e nevicate abbondanti. Tutto e il contrario di tutto in pochi mesi. Ne hanno sofferto flora e fauna, e anche noi! Per cui ora più che mai la primavera, con le sue temperature miti, i suoi colori e i suoi profumi, è la benvenuta. Accogliamola con dettagli di arredamento dai colori allegri e freschi e godiamoci la vita all’aria aperta. v

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31 Lavoretti Il segnalibro

32 In Classe

Prevedere le previsioni

35 Arredare

Primavera a tinte pastello

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38 In viaggio

La paura dei banditi (seconda parte)

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42 Escursioni Nella pioggia

44 Sondaggio

52 Come si può intervenire per migliorare l’ef l’efficienza dei veicoli?

“Si tratta di un punto fondamentale. Il motore endotermico disperde due terzi dell’energia generata dalla combustione sotto forma di calore. Si stanno sviluppando tecniche di recupero dell’energia termica dissipata (Waste Energy Recovery) che porteranno all’innalzamento del rendimento dei motori dal 33% al 40-45% con evidenti e sostanziali riduzioni dei consumi. La naturale applicazione sarà nei veicoli ibridi automobilistici, camion, treni e navi, senza trascurare le unità endotermiche di cogenerazione. Inoltre, il progresso di queste tecniche di utilizzo del calore disperso permetterà di mettere a punto motori con cicli diversi dal Diesel ed Otto”.

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Che cosa pensa del veicolo elettrico?

“Nonostante le complicazioni funzionali, il veicolo elettrico rappresenta una realtà oggettiva per il futuro sistema di trazione, in particolare per quanto riguarda la lotta all’inquinamento.

Occorre però avere la consapevolezza che oggi la macchina elettrica ha ancora bisogno dello… “stalliere”, per le complicazioni sia nella distribuzione dell’energia (ci sono pochissime colonnine di ricarica, e anche a livello privato, non è così semplice) sia nel considerare che quando la

A prova di stadio

46 Occhio a Vivere il lago batteria si scarica ci vuole tempo per ricaricarla.

Almeno quattro ore, nella migliore delle ipotesi.

E come si può dimensionare un auto elettrica?

“Il dimensionamento del veicolo e del numero di posti è fondamentale per l’integrazione del servizio di mobilità dedicato allo spostamento con l’auto. Oggi la prevalenza di utilizzo è di uno o due occupanti, quindi la scelta del numero di occupanti risulta strategica per il mantenimento dell’equilibrio tra massa, passeggeri trasportati, e quindi nella conseguente efficienza della spesa energetica”.

Allora lei pensa che le supercar siano finite?

“L’efficienza del sistema di trasporto non deve, a lungo termine, scoraggiare la produzione di veicoli ad alte prestazioni, il cui utilizzo andrà sempre più concentrato in strutture specificamente pensate e disegnate. I circuiti automobilistici avranno lo scopo di poter utilizzare al meglio vetture come ad esempio Ferrari o Porsche, che possono viaggiare a 300 km/h, e per le quali le norme vigenti non consentono loro di viaggiare a più di 130 km/h. I circuiti saranno inoltre la sede ideale per i corsi di guida, fondamentali per l’incremento della sicurezza della circolazione”. v

48 Sport

Il perno della squadra

52 Motori

Automobili e energie rinnovabili Quando scooter e moto si… fondono

55 Oroscopo

Uno sguardo tra stelle e pianeti

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Sapori semplici ma emozionanti Il mio incontro con lo yoga

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20 A tavola 24 Salute

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il ticino

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Spunti, idee e consigli in vetrina

10 In dialètt

Grafica Tredicom SA Gabriele Campeggio

In copertina: Marco Borradori Foto: Rémy Steinegger

6 Appunti

Domande curiose e risposte sfiziose

Amministrazione e produzione Marco Werder Editore Matthias Werder

Il materiale redazionale e fotografico non richiesto non viene restituito.

Chi si contenta gode

8 Sai che

Editore Editrice Tredicom SA 6908 Lugano Distribuzione AWZ - Lugano

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4 Fuorionda

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58 Cruciverba Regista da sogno

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fuoriond a

chi si contenta

gode

“Non sono saggio; cerco solo di togliere ogni giorno qualcosa ai miei difetti rimproverando a me stesso i miei errori” (Seneca). testo Roberto Rizzato - roberto.r@illustrazione.ch

A

rileggere gli scritti di questo grande filosofo stoico (ma anche un po’ platonico) dell’antica Roma, s’individua un chiaro messaggio: l’anima dell’uomo è piena di malesseri che lo rendono infelice; ma si tratta comunque di mali curabili.

Diceva Seneca: “Noi siamo nati in questa condizione di viventi soggetti a malattie dell’anima, non meno numerose di quelle del corpo, non perché siamo ottusi e tardi, ma semplicemente perché non facciamo buon uso della nostra intelligenza e valutiamo in modo errato la nostra capacità di superare le circostanze avverse della vita”. A ben vedere, dal momento che stiamo al mondo, che siamo vivi, significa che meritiamo di esserci. Quindi perché sentirci inutili e sconfitti? Miliardi di spermatozoi nell’istante del nostro stesso concepimento hanno fatto a gara per essere i primi a fecondare quell’unico ovulo: siamo sempre e comunque il risultato di una vittoria! Naturalmente questi dettagli della genetica non erano ancora noti al buon Seneca, il quale agli albori dell’era cristiana commentava: “Gran parte dei mali della nostra anima deriva dall’errata percezione e consapevolezza delle proprie capacità, e dall’essere in contrasto con se stessi” e aggiungeva: “Non puoi augurare a nessuno una sventura più grave che quella di essere in contrasto con sé stesso”. Dunque quello che Seneca

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intendeva offrire ai suoi contemporanei e ai posteri è una specie di terapia dei mali dell’anima, che è (o dovrebbe essere) ciò che si propone da sempre ogni buon filosofo. Seneca fu sempre molto malato nel corpo; ma una volta furono proprio i suoi malanni fisici a salvargli la vita: si era messo nei guai con Caligola, perorando in Senato una causa contro gli interessi dell’imperatore, e per questo era stato condannato a morte. Ma l’amante di Caligola riuscì a farlo graziare, perché era così malato che sembrava quasi già con un piede nella fossa. Ebbe comunque una vita a dir poco romanzesca: giunse nei primi anni del regno di Nerone a reggere quasi le sorti dell’impero romano, tranne poi (nel 65 d.C.) essere condannato al suicidio da Nerone stesso. Diceva: “Il denaro e il potere non hanno mai reso felice nessuno. Anzi, hanno suscitato in tutti una maggior brama di averne, perché chi possiede si trova nell’animo di voler possedere sempre di più”. “Molte cose si affermano sul disprezzo dei beni materiali; io vi dirò solo questo: ha bisogno di ben poco chi poco desidera e ha ciò che vuole chi sa volere quanto basta”. È la mia filosofia di vita. v

«Siamo il risultato di una vittoria»

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IL NUOVO CASO DI SCARPETTA Il fattore Scarpetta, Patricia Cornwell, Mondadori Il successo di ogni nuovo romanzo di Patricia Cornwell va sicuramente anche alla protagonista dei suoi romanzi, l’anatomopatologa Kay Scarpetta, alla quale i lettori si sono affezionati, e al genere ora decisamente di moda.

Questo romanzo è infatti il diciassettesimo di questa lunga e fortunata serie. Chi decidesse per la prima volta di leggere un romanzo della Cornwell e iniziasse proprio da questo però, probabilmente troverebbe un po’ noiosi e incomprensibili i continui rimandi al passato e alla vita privata dei protagonisti.

Più che un thriller quindi, ci ha ricordato piuttosto una telenovela, ma questa è una tendenza che si riscontra anche nelle principali serie televisive.

Probabilmente il fatto di vedere sempre gli stessi protagonisti fa sì che il pubblico desideri conoscerne anche la loro vita privata, che a volte prende il sopravvento sui singoli casi.

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I NUMERI DI MAXIB L’ottavo giorno della settimana, MaxiB, Tempi Duri Records/Universal Il nuovo album del rapper luganese e il suo primo da solista, è un raccontarsi e un raccontare, sempre con uno sguardo disilluso e un giudizio tagliente e critico sulla società e sui suoi comportamenti.

E come ci tiene lui stesso a precisare “Se il mondo di oggi ci vuole tutti dei numeri, beh, allora cerchiamo di essere dei numeri uno”!

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LE LABBRA DA BACIARE Balm for lips to kiss, KenzoKi Nutre grazie all’olio di macadamacada mia, rigenera e addolcisce grazie all’estratto di ciliegio e rende le labbra piene e scolpite grazie al riflettore di luce. Questi gli ingredienti per un balsamo per le labbra che è più di un classico burro cacao. Un piccolo accessorio da tenere sempre a portata di… bocca.

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sa i c he

leggiamo

SAI

perché

PARLANDO GESTICOLIAMO?

1.

La carta più alta, di Marco Malvaldi

2. Nebbia rossa, di Patricia Cornwell 3. L’istinto del predatore,

Gesticolare è la prima forma di comunicazione dei bambini, che ancora non padroneggiano il linguaggio e rimane, sebbene in forma ridotta, anche negli adulti. Aiuta a far capire meglio ciò che si vuol dire e aiuta a fissare nella memoria dell’interlocutore i concetti spiegati. È stato appurato infatti che gli allievi di docenti che utilizzano molto il linguaggio del corpo durante le lezioni, apprendono meglio e hanno una migliore opinione del loro docente.

di James Patternson

ascoltiamo

SAI

perché si dice

CAMPA CAVALLO?

1.

21, di Adele

2. Sud, di Fiorella Mannoia 3. L’erba cattiva, di Emis Killa

Questa espressione deriva dal proverbio popolare “campa cavallo che l’erba cresce” che a sua volta si rifà alla storiella che racconta di un povero uomo che portava il suo cavallo, vecchio, stanco e affamato lungo una strada sassosa. Il cavallo ormai in fin di vita per gli stenti non procedeva più e il suo padrone lo sollecitava dicendogli “Non morire, cavallo mio, tira avanti ancora per un po’; campa finché crescerà l’erba e potrai sfamarti”.

guardiamo SAI

da cosa deriva

ALT?

1.

Hugo 3D, di Martin Scorsese

2. The Iron Lady, di Phyllida Lloyd 3. Benvenuti al Nord, di Luca Miniero

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Questo vocabolo, utilizzato come ordine imperaimpera tivo per fermare all’istante un’azione, deriva dal tedesco Halt, fermata. Questo termine entrò nella lingua italiana importato dalle milizie tedesche che invasero l’Italia all’inizio del Cinquecento. Il termine divenne “alto-là”, espressione utilizzata ancora oggi in contesto militare dai soldati sentinella per avvisare chi si avvicina di non avanzare oltre.

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un museo dala nossa emigrazion In Tesín a gh’em una quaranténa da sit dala memoria: magari sa pò tacàgh là una sezion, sü quii che i’en nài via pal múnd. testo Pier Baron - pier@illustrazione.ch

S

a sent ul bisögn, cunt una quaranténa da musei spantegàt sül teritori dal canton Tesín, da tacàgh là ammò quaicoss? Par l’amor dal ciel, mancaress anca quell, se già a Lügan (come quaidün a dis) gnanca un gatt, in certi dì, al và a vedé quell che la “musealità” la mett in circolazion. Ma nüm ga prövum. Almen a bütàla là, inscì, senza tanti pretés. Anca parché un quai museo al g’avress ammò di spazi líbar. E donca, tant par comincià, sa podaress inviàla via lì. Se sa véd che la taca, se a gh’è chi che a vegn a guardà: e alúra slargass föra. Ma mia tropp.

Dal museo dall’Onsernon a quell da Malcanton, ogni tant, una quai sezion la s’è già interesàda da emigrazion (al fà fin rima!). Quell che cércum, in dal noss pícol, al saress da rivà a una “visione globale”, sü quell che l’è capitàt dal 1850 in avanti.

Da quand che i’ha mandàt via 6 mila ticinés dala Lombardia. A gh’évum dò solüzion: fà sü i fortin dala fam (fortini della fame) lì in gir a Camorin, o “ciapà sü” e nà via. Dopo una setanténa d’ann, sa cüntava 40 mila emigràt par una popolazion cantonal da 150 mila anim. Un record mondial.

Emigràt in dal rest dala Svizera, ma anca in Europa (gh’em vüt un síndic da Londra, ul John Maria Gatti dala val da Bleni, 1911-12) e pö quii che i’han traversàt ul mar, par nà in America e in Australia. Gh’em vüt anca dü president, ul Carlos Pellegrini da Cröi-Croglio (Argentina, 1890-92) e ul Giüsep Guggiari da Savosa (Paraguay 192832) e ul püssée important sportiv dall’Australia, ul Steve Monighett (bisnono da Mont Carass) che l’è stài un grand maratoneta. Ma anca domà da là

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dal Gotàrd, ta chì adess ul Carlo Conti, consigliér da Staat a Basilea-Città e ul Carlo Lamprecht, che l’è stai consigliér da Staat a Ginevra. Dai politic ai dotór, impresari e operari, la nossa emigrazion, da centsessanta e passa ann, l’ha lassàt un bel segn. Mia domà par quell che la fài, föra e via. Ma anca par quell che l’ha mandàt indré. Se sa guàrduv in gir, vedarii che tanti cà, costrüzion püblic e religiós (gés e capell) i’è stài fài “cunt i scüd che vegn de là”, come i cantan i verzasca (verzaschesi), disendóg “grazie!” ai sò emigrant, che i’ha mai dismentigaa la vall indova i’évan nassüt e i sò gént.

E al saress mia maa tirà inséma, adasi adasi, tüta la memoria possibila. Senza dismentigà i líbar che i’è stài scrivüt dal Giorgio Cheda, dall’Augusto Pedrazzin, dal Piero e dal Giovan Biancon e da altri, come ul Plinio Martini. La storia dal Tesín l’è anca quela dala “vegia e dala növa” emigrazion (ul Tüli Cedrasch da Novazann l’è stài, fin a poc temp fa, president di cass pension dai feroví da staat canadés, un omm che manovrava miliardi da dòlar) e donca dovressum fà memoria. In manéra da podé, ogni tant, invidà scià quaidün (magari dala Pro Ticino) che al s’è fài onór, föra e via. E faagh cünta sü. E inscì anca i “immigrati”, quii che i’è rivàt scià da nüm, i podaress réndas méi cünt che “anca i noss” i’ha dovüt voltà indré i mànic, e soportà una quài ingiüstizia. Ma che pö i’è diventàt inglés, perüvian, argentin, uruguayan come sa dév (faséndo l’interess dala nazion che la g’ha dài lavór e possibilità) senza dismentigà da dove i vegnivan! v

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è mobile Forse non proprio come una piuma al vento. Incontriamo l’On. Marco Borradori, da aprile e per la quarta volta Presidente del Consiglio di Stato, all’ingresso della Galleria Vedeggio-Cassarate, attraversata per il momento da auto… fantasma. testo marco ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto rémy steinegger

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D

al 26 luglio 2012, data della probabile apertura, i veicoli si materializzeranno e percorreranno i 2’630 metri della galleria nelle due direzioni. Creando - non si spera - nuovi ingorghi, contribuendo - si spera - a rendere sostenibile la mobilità riducendo anche le - probabili - imprecazioni degli automobilisti che quotidianamente percorrono il territorio del Luganese e cantonale.

Iniziamo da alcuni dati, messici gentilmente a disposizione dall’ufficio dell’On. Marco Borradori, relativi ai manufatti presenti nel Cantone: “Il patrimonio viario di proprietà cantonale (esclusa l’autostrada, che appartiene alla Confederazione) è costituito da 1’050 km di strade e ca. 2’000 manufatti tra ponti, viadotti, sopra- e sottopassi, opere di premunizione ecc. Vi sono 30 gallerie (compresa la Vedeggio-Cassarate) per un totale di 16 km al coperto. Se si tiene conto delle installazioni tecniche e delle infrastrutture d’esercizio, il valore complessivo dell’insieme viario ticinese è stimato in 4.8 miliardi di franchi”.

sto di fronte alla scelta se investire nelle scuole, nell’educazione o nelle strade e nei collegamenti scelse proprio questi ultimi, mosso dal bisogno di avvicinare le diverse regioni”.

Percorrendo in auto, in treno, in bicicletta o a piedi il territorio cantonale, quale realizzazione umana di collegamento la impressiona maggiormente?

“Direi il ponte-diga che unisce Melide a Bissone: costruito tra il 1844 e il 1847 per collegare le due sponde del lago, ora ospita strada, autostrada e ferrovia. È un manufatto di grande importanza per il nostro Cantone, ma purtroppo anche uno dei punti più trafficati del Ticino”.

«Percorrere

la galleria è motivo di grande soddisfazione»

Quello che colpisce, percorrendo il territorio cantonale, è la grandezza dell’intervento umano, si pensi ai ponti, alle gallerie, ai viadotti, alla ferrovia, al sudore, al sangue, all’acume di migliaia di esseri umani che tra ristrettezze, grandi visioni, paure e coraggio le hanno portate a compimento.

E lei, come persona, si considera più un… ponte o una diga?

“Per professione lavoro nell’ottica di creare ponti, di unire attraverso la realizzazione di opere differenti; per carattere sono sicuramente una persona che, quando può, unisce. È vero anche che in politica, per trovare soluzioni condivise, spesso occorre mediare, porre un freno alle richieste delle parti. In questi casi occorre, in effetti, fungere da diga. In ogni caso, a volte non si può essere né ponti, né dighe: occorre decidere”.

In qualità di direttore del Dipartimento del territorio, qual è il suo pensiero di fronte a tali opere?

“Il primo pensiero è di grande rispetto e ammirazione per quello che l’uomo ha fatto e fa.

Tornando indietro negli anni e fermandoci al 1882, anno di inaugurazione della ferrovia del S. Gottardo, vi è da restare a bocca aperta per quanto è stato realizzato con mezzi tecnici molto inferiori rispetto a quelli attuali. Bisogna inoltre aggiungere che, in fondo, il nostro cantone è nato grazie ai collegamenti; basti pensare che intorno al 1810, il governo di allora, confrontato - guarda caso - con problemi finanziari, po-

Entriamo nella galleria, che diventerà… scorrevole a partire dal 26 luglio prossimo, da Vedeggio…

“La storia di questa galleria mostra le difficoltà, anche politiche, cui si va incontro per realizzare una grande opera. È dagli anni sessanta che se ne parla, ma si è trovato un accordo solo in tempi recenti. Percorrerla ora è motivo di grande soddisfazione, e penso soprattutto a quelle persone e istituzioni che hanno contribuito a realizzarla, cito solo gli ingegneri Attilio Gorla e Gianni Pettinari con i loro collaboratori della Divisione delle costruzioni, che l’hanno vissuta in ogni fase.

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Nel canale estrazione fumi.

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La Vedeggio-Cassarate - con la circonvallazione Agno-Bioggio che partirà in seguito - è l’opera cardine del Piano dei trasporti del Luganese, che ha tra gli altri l’obiettivo di togliere dai quartieri della città il traffico parassitario e favorire nella misura massima possibile l’utilizzo dei diversi mezzi di trasporto, secondo il principio della complementarità. Per essere chiari, quando ci si può muovere a piedi, con un mezzo pubblico o in bicicletta bisognerebbe farlo, senza prendere sempre l’autovettura. È anche importante ricordare che le auto potranno fermarsi ai margini della città, in alcuni park & ride collegati al centro con bus navetta comodi e frequenti”.

Sbuchiamo a Cassarate…

“Continuiamo con il dire che la galleria non dovrà portare caos in città, e faremo di tutto perché questo non accada. Quel che è certo è che grazie al nuovo tunnel potranno essere meglio distribuiti i flussi di traffico in entrata e uscita dalla città. È altrettanto certo che con l’aumento della domanda di mobilità che abbiamo vissuto negli ultimi anni, e che vivremo in futuro, anche il cit-

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tadino dovrà metterci del suo. Un cambiamento di mentalità di cui l’ente pubblico si è fatto promotore e che spetta al singolo fare proprio nell’interesse della sua qualità di vita”.

Anche per ridurre le imprecazioni da… imbottigliamento…

“Vero, anch’io sono un automobilista e posso capire un certo nervosismo. Io lo scarico attaccandomi al cellulare per cercare di capire le ragioni delle colonne. Insomma, non mi capita di abbassare il finestrino e inveire, piuttosto di pensare e sperare nel 2019”.

2019: un momento cruciale?

“In quell’anno verrà aperta la galleria di base del Monte Ceneri, un tassello fondamentale di AlpTransit che rivoluzionerà i trasporti pubblici in Ticino. Grazie a essa e al raccordo di Camorino (voluto e finanziato dal cantone), per percorrere la tratta Lugano-Locarno in treno basteranno 27 minuti invece degli attuali 56, per la tratta Bellinzona-Lugano occorreranno 12 minuti invece di 25. Nessuno potrà più dire che in treno ci

L’ing. Gianni Pettinari illustra le caratteristiche della galleria stradale.

si impiega di più. È dal 2004 che a tappe stiamo potenziando il trasporto pubblico, con ottimi risultati. Inoltre, dal 2014, con la ferrovia LuganoMendrisio-Varese-Malpensa, ci sarà un’opzione supplementare che potrà contribuire ad alleggerire il flusso di frontalieri che grava sulla rete stradale. L’obiettivo generale, in sintesi, è quello di mettere a disposizione della popolazione delle infrastrutture adeguate per rendere la mobilità vieppiù diversificata e sostenibile”.

Mobilità alternativa: la passerella ciclopedonale sul fiume Ticino, tra Bellinzona e Monte Carasso.

Lei si considera un uomo dal pensiero… mobile?

“Sono una persona curiosa - del segno dei Gemelli - e come tale molto mobile, forse anche troppo; dialogo tanto con gli altri, ma anche con me stesso. Dal primo giorno in Governo a oggi sono cambiato molto. Tutto ciò che è accaduto nel corso dei quadrienni (e per Marco Borradori questo è il quinto, ndr) ha inciso profondamente in me. Ho imparato a lavorare in gruppo, a confrontarmi con chi ne sa più di me, ad apprezzare

e a conoscere le persone. Insomma, questo lavoro ha contribuito ad aumentare la mia consapevolezza e ad aprirmi un po’ di più gli occhi, il pensiero è diventato più globale”.

Pensiero globale, pensiero puntuale, soluzione di problemi. Considerando i tempi della politica che - abbiamo visto - perlopiù rallentano la realizzazione di grandi opere, non sarebbe tutto più celere se venissero aboliti i partiti, la politica?

“Oggi è sempre più importante l’aspetto legato alla persona, e questo a me piace. Ciò detto, e salutando ad esempio favorevolmente le schede senza intestazione che in parte svincolano la persona da un partito, credo che solo in un mondo perfetto si potrebbe vivere senza partiti. Con tutti i limiti e le difficoltà che stanno vivendo, i partiti costituiscono ancora una cinghia di trasmissione tra chi è per così dire al fronte - consigliere di stato, municipale, sindaco… - e la popolazione. La mia impressione è che l’importanza

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r itra tto dei partiti continuerà ad attenuarsi nel tempo ed è una tendenza che oggi non mi disturba. Sono responsabile di un Dipartimento molto pragmatico, che mi ha permesso di operare cercando le soluzioni migliori, senza riferimenti ideologici”.

Ci siamo intrattenuti su una galleria, sulle reti di comunicazione, su ponti e ostacoli.

SCHEDA

biografica

Nome: Marco Cognome: Borradori Data di nascita: 6 giugno 1959 Stato civile: Celibe Domicilio: Lugano Professione: Consigliere di Stato (dal 2 aprile 1995) Motto: “Qualsiasi cosa tu faccia falla bene, mettici tutto te stesso, poi aspetta con tranquillità il risultato” Mezzo di trasporto preferito: “Idealmente il treno”

Nuova Agenzia Principale a Manno GENERALI Assicurazioni rafforza la presenza nel Luganese

Il team dell’Agenzia Principale, da sinistra: Andrea Sciolli, Mirko Marra, Stefano von Arx (Capo Ufficio), Moira Lenzi, Giuseppe Cassina (Agente Generale), Graziano Conti, Fiorentino Soldati e Ivo Soldati (Agente Principale).

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Un’ondata di positività nel panorama assicurativo della nostra regione. Con l’inizio del 2012 è stata infatti aperta una nuova Agenzia Principale delle GENERALI Assicurazioni, facente capo all’Agenzia Generale LUGANO diretta dall’Agente Generale Giuseppe Cassina. L’Agenzia Principale è affidata a Ivo Soldati, assicuratore esperto e di lungo corso. Quest’ultimo si avvale di un team composto sia da alcuni consulenti del servizio esterno sia da due validi collaboratori del servizio interno ed è destinato a crescere nei prossimi mesi, con l’arrivo di altri consulenti. La nuova Agenzia Principale GENERALI Manno, offre un’ampia gamma di prodotti assicurativi per privati e imprese.

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La sfida è lanciata. Sarà un Ticino percorso da migliaia di automobili, treni, tram, ciclisti, pedoni. Sarà un Ticino in movimento, dove ognuno di noi cercherà come può di perseguire obiettivi personali e collettivi, in un mondo globale, nell’universo. v

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Online le cifre della Vedeggio- i l l u s t r a z i o Cassarate, le procedure del progetto e immagini inedite dell’On. Marco Borradori w

Considerando i tempi di realizzazione, il 26 luglio 2012 è ormai arrivato. Gli scettici pensano che nel Luganese sarà il caos, altri hanno visioni ottimistiche. Qual è la sua visione della mobilità prossima ventura del Canton Ticino?

“Il Cantone ha le idee molto chiare. Mi piace pensare che le nostre visioni si realizzeranno, che il Canton Ticino possa diventare sempre più un’entità unita, con una rete di mobilità efficiente, veloce, puntuale e comoda, che metta in relazione il Ticino con la Regione insubrica e il resto

della Svizzera. Avere una mobilità sostenibile sarebbe un grande passo avanti, perché ciò significa anche una migliore qualità di vita per tutti”.

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Ci ha detto di essere per carattere portato piuttosto al confronto che al dissidio. Quale consigliere, quale essere umano, cosa ama con-dividere?

“Amo condividere i meriti e le realizzazioni.

Un’opera è sempre il frutto del lavoro di tantissime persone, il risultato di tante teste e tante mani, che hanno lavorato anche per chi verrà dopo di noi”.

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a ta vola

sapori semplici

ma emozionanti A cena a casa di Alberto Meroni di Pianezzo per gustare piatti asiatici, ma non solo. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

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ono cresciuto nell’osteria dei miei genitori, La Guana a Meride. Lì, fin da piccolo, ho osservato mia mamma e le mie tre sorelle alle prese con i fornelli. Ricordo, ad esempio, che mia mamma mi lavava in un grande lavello, accanto a quello dove sciacquava le patate. Mi piaceva affettare i salumi. Cucinare, però, non mi interessava. C’era sempre qualcuno che lo faceva per me…”.

Alberto Meroni, 34 anni, regista e documentarista, vive a Pianezzo e dopo la fine di una storia d’amore si è ritrovato solo in… cucina. Una cosa tragica per un buongustaio come lui. Si è dunque posto un interrogativo: mangiare fuori casa o imparare a cucinare?

Viaggiando per lavoro in varie parti del mondo, Alberto, non si è mai lasciato intimorire da cibi “strani”: “Sono curioso e finora ho mangiato le cavallette fritte, il serpente, la medusa in insalata e altri piatti che a dire il vero non so ancora oggi cosa fossero. Inoltre, dai miei viaggi porto spesso spezie e altre cibarie”. Dal Canada, ci racconta, ha portato a casa una “deliziosa gelatina di frutta”, dall’Asia le spezie, dai paesi nordici il salmone, e così via. Perciò, con queste premesse, non gli restava che una sola opzione: imparare a cucinare.

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DALLA NUTRIZIONISTA Da qualche tempo, dunque, Alberto sperimenta ricette e sta ai fornelli con impegno e passione.

“Mi piacerebbe dedicare più tempo a questa attività, ma in ogni caso cucino anche solo per me e ne approfitto spesso per preparare qualcosa per il giorno seguente”. Ripensando al passato, Alberto ci racconta che ha trascorso otto anni mangiando quasi sempre fuori casa ed accumulando così quasi 12 chili. “Ad un certo punto mi sono reso conto che il mio stile di vita alimentare non era certo salutare e ho deciso di darmi una regolata: mi sono rivolto ad una nutrizionista che mi ha insegnato le basi di una dieta equilibrata. Non mi vergogno a dirlo: io non avevo fino a qualche tempo fa la più pallida idea di cosa fossero, ad esempio, i carboidrati o le proteine. Oggi so come abbinare gli alimenti e faccio molta più attenzione alla composizione dei miei piatti. Ho imparato a controllare la mia alimentazione”.

NOSTRANA ED ETNICA Il nostro regista - che ama attorniarsi di amici, alcuni dei quali sembra siano degli ottimi cuochi - ha imparato a divertirsi in cucina e ad essere orgoglioso quando qualcosa gli riesce bene.

“Anche se credo che i miei amici non mi dicano sempre la verità sulla riuscita di un piatto. Io

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LA

ricetta

TORTA DI MELE CARAMELLATE

Ingredienti: • 1 pasta sfoglia rotonda al burro • 3 mele Tentation o 4 Golden • 1/4 di panna semigrassa • una bustina di zucchero vanigliato • un tuorlo d’uovo • zucchero • burro

Preparazione: Stendere la sfoglia in una tortiera e bucherellare il fondo.

Tagliare le mele a pezzetti fini.

In padella sciogliere due noci di burro, aggiungervi le mele e 2/3 cucchiai di zucchero.

Cuocere a fuoco medio-alto finché le mele non saranno dorate. Disporre le mele sulla sfoglia e infornare per 20’ a 180° (forno ad aria preriscaldato). In una scodella amalgamare un tuorlo d’uovo, lo zucchero vanigliato e il 1/4 di panna. Frustare bene. Trascorsi i 20’ togliere la torta dal forno, versare la crema sulle mele e infornare per altri 20’.

Servire tiepida, accompagna-

sono diventato autocritico: ad esempio vorrei tanto riuscire a fare quelle fantastiche patate al forno come le faceva la mia mamma, ma ancora non ci sono riuscito”. E la memoria torna alla gustosa cucina nostrana dell’osteria: dagli ossibuchi ai risotti, dalla polenta allo spezzatino e

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ta da una pallina di gelato alla vaniglia.

così via. “Questo tipo di cucina mi piace ancora moltissimo, ma grazie ai miei viaggi ho potuto conoscere altri gusti e sapori ed imparare ad apprezzare anche altri cibi. Il mio obiettivo, un giorno, è di riuscire a cucinare bene un po’ di tutto”.

CUCINA IN TV Gli chiediamo se ha mai girato una trasmissione sulla cucina? “Sì, a Teleticino avevo fatto qualcosa insieme ad un team di autori. Si chiamava “Tutti pazzi per lo chef”, ed era un concorso culinario. Quello della cucina in TV è sicuramente un filone che funziona: dà un senso di familiarità e i telespettatori riescono ad immedesimarsi nei protagonisti ai fornelli. L’importante è che il programma culinario sia semplice, efficace, familiare e simpatico”.

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Online trovate le gustose ricette di Alberto Meroni.

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GOLOSO DI FRUTTA Ma torniamo ai gusti alimentari del nostro interlocutore. Sei goloso? “Sì, soprattutto di frutta.

Sono un caso a sé. A volte ne mangio veramente troppa: fino a due retini di mandarini al giorno”.

Frutta esclusa, il piatto preferito di Alberto sono le lasagne che cucinava la sua mamma e che ora cucina sua sorella. “Quindi - precisa Alberto - le lasagne più buone del mondo restano in famiglia!”. E il piatto che ti riesce meglio? “Molto probabilmente quello che vi cucino questa sera: pollo al cocco e curry, manzo speziato con verdure, riso cotto nel rice coocker e gateaux di mele caramellate”.

Dai sapori nostrani dell’osteria a quelli etnici dei viaggi, “ma in tutti i casi sapori semplici, che sappiano evocare emozioni”, conclude Alberto.

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con lo yoga È benefico per lo spirito, ma anche per la tonicità muscolare.

Insegna a mantenere corrette le posture corporee, ma anche ad esplorare il proprio animo. Più che una ginnastica o una filosofia, lo yoga è un modo di vivere. testo e foto Stéphanie Castiglioni Scatizza - stephanie@illustrazione.ch

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on il sostantivo maschile sanscrito Yoga, nella terminologia delle religioni originarie dell’India, si indicano le pratiche ascetiche e meditative. Finora conoscevo questa disciplina più che altro per sentito dire, ma digitando sul motore di ricerca queste quattro lettere, mi si è veramente aperto un mondo. Tra le migliaia d’informazioni che trovo navigando su quest’argomento leggo (Wikipedia), che le tecniche insegnate dallo yoga si fondano sulla fisiologia indiana secondo la quale il corpo umano è attraversato da canali energetici, le nadi, nei quali scorre il prana, l’energia universale. Le nadi sono oltre 40’000 (forse 72’000) e irradiano tutto il corpo dell’energia dell’universo. Alcune persone praticano lo yoga come attività sportiva, perché rinforza e tonifica i muscoli, altri come terapia, perché aiuta a far passare il mal di schiena. È utile per rilassarsi, perché contribuisce all’abbattimento dello stress. Si usa per perdere peso, smettere di fumare e dormire meglio, ma le indicazioni non finiscono certo qui. Insomma, pare ci sia uno yoga per tutti, che va e fa bene a chiunque! È una disciplina antica di 5000 anni, le cui radici sono in Oriente, ma della quale l’Occidente si è impos-

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«Luci soffuse una melodia dalle note orientali in sottofondo» praticano assicurano che permette di migliorare la qualità della vita. E allora, accompagnata da tutte queste ottime premesse, decido di recarmi in un centro yoga di Breganzona per provarne personalmente gli effetti! È venerdì sera. Vengo accolta molto gentilmente dall’insegnante che si prenderà cura di me.

Essendo questa la mia prima esperienza con lo yoga, sarò inserita in un gruppo di principianti.

Luci soffuse, una melodia dalle note orientali in sottofondo che aleggia per tutta la stanza. L’atmosfera, fin dai primi momenti, è come immaginavo molto rilassante: proprio quel che ci vuole alla fine di una settimana di stress! L’insegnante ci illustra con molta precisione i principi di questa disciplina che ormai, decisamente incuriosita, mi appresto a scoprire.

La mia lezione di Hatha Yoga ha inizio con la famosa posizione meditativa seduta a gambe incrociate, mani appoggiate sulle ginocchia con il pollice e l’indice in contatto e il capo inclinato in avanti affinché il mento sia ben bloccato sullo sterno e le vertebre cervicali totalmente allungate. Ci si concentra sul respiro per raggiungere un totale rilassamento interiore, inspirando dal naso e prendendo l’energia dalla Terra ed espi-

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sessato, a modo suo, trasformandola in moda per élite culturali, ginnastica per casalinghe, forma mistica, ricerca di energia e forza interiore. Filosofia complessa qual è, in realtà non è niente di tutto questo e contemporaneamente è tutto questo insieme. Il termine yoga, infatti, deriva dalla radice sanscrita “yug”, che significa unire, legare: il corpo e l’anima, i muscoli e lo spirito. Significa anche riuscire, attraverso la respirazione, a controllare le emozioni e la volontà. Quelli che lo

Caduta dei capelli …

Capelli deboli …

Unghie fragili …

ad alzarci, iniziamo le “sana”, posizioni che secondo la fisiologia indiana sono in grado di purificare i canali energetici, incanalare l’energia verso specifici punti del corpo ed ottenere così un notevole beneficio psico-fisico. Le asana conosciute sono alcune migliaia e ciascuna di esse porta un nome derivato dalla natura (soprattutto da animali), o dalla mitologia induista. Le asana vengono spesso integrate con le mudra, dei gesti simbolici delle mani, con i pranayama (tecniche respiratorie) e i mantra, appunto, allo scopo di modificarne o potenziarne gli effetti. L’insegnante inizia con il Surya Namaskara, il saluto del sole, una sorta di riscaldamento che scioglie e allunga la muscolatura. Dopo diverse ripetizioni ci invita a eseguire altre figure (il cane che guarda indietro, il guerriero…). La sequenza dei movimenti non è complicata. La difficoltà, una

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rando, sempre dal naso, per riportare in basso quest’energia. La mente non è distratta dai pensieri perché viene immediatamente catturata dal suono del respiro. Quando la calma ci ha invaso completamente, inizia il canto meditativo Mantra Om (Aum). Leggo ancora su Wikipedia: i Mantra sono considerati vibrazionali, a causa della grande enfasi che si pone alla loro corretta pronuncia (grazie allo sviluppo della scienza fonetica, in India, migliaia di anni fa). Il loro scopo è quello di liberare la mente dalla realtà illusoria e dalle inclinazioni materiali. Aum è la somma e sostanza di tutte le parole che possono essere emesse da una gola umana, il suono primordiale fondamentale, simbolo dell’Assoluto Universale. Il mantra Aum deve essere pronunciato, con concentrazione, in un modo ben preciso e con energia: La A- deve originarsi dalla regione dell’ombelico ed emergere dalla gola; La U- la si pronuncia rovesciando la lingua; La M- termina sulle labbra e la vibrazione termina sulla sommità del capo.

Nonostante venga suddiviso in tre, la sua recitazione deve avvenire come un unico suono. Ma torniamo a noi. Qualcosa, effettivamente, è già cambiato dentro di me. La respirazione profonda, la concentrazione sul mio interiore, mi fanno sentire bene, mi hanno portato serenità. Ed è adesso che inizia il bello. L’insegnante ci invita

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volta raggiunta la posizione, sta invece nel tenere il proprio corpo in equilibrio statico per il tempo di esecuzione di 5/10 respiri profondi completi, fondamentali per riuscire a mantenere la concentrazione e alleviare lo sforzo fisico che, devo ammettere, si sente! I muscoli, i legamenti, i tendini, tutto è sollecitato soprattutto nel momento di prolungata staticità. Interrompiamo fortunatamente le asana con un esercizio di respirazione yogica, calma e profonda, che inizia con l’espirazione completa che libera in profondità i polmoni dall’aria viziata, prima di inspirare nuova aria fresca. Il respiro deve essere come un’onda tranquilla, quindi inspiriamo cominciando sempre dall’addome, gonfiandolo leggermente, per passare poi alla cassa toracica e agli apici. Questa tecnica di respirazione riporta, dopo lo sforzo fisico, il ritmo della respirazione alla normalità e ci ridona la giusta calma per ricominciare le asana. Ma il momento di “recupero” è terminato e riprendiamo l’esecuzione di alcune posizioni.

Stavolta, per facilitarci il compito, l’insegnante introduce delle amache appese al soffitto che sostengono il corpo durante lo sforzo: tutto sembra più facile, ma i muscoli vengono ugualmente sollecitati. Dopo quasi un’ora di yoga inizio ad accusare un po’ di fatica! Per fortuna è arrivato il momento del rilassamento, indispensabile, che chiude la lezione e ci riporta a uno stato di calma profonda, di distensione generale, di pace ed

equilibrio con se stessi.

Se lo si pratica correttamente, già dalla prima volta si “sente” che il movimento non si svolge solo a livello fisico: la consapevolezza del proprio respiro, che si raggiunge attraverso le tecniche che vengono insegnate, permette di passare dai movimenti meccanici alla naturalezza del gesto, che procura una miglior stabilità nervosa, indice di equilibrio psico-fisico e permette di distaccarsi dalla routine quotidiana. Con la respirazione si acquista consapevolezza del proprio corpo.

Insomma, è realmente una ginnastica del corpo e dello spirito. Personalmente sono arrivata molto stanca, sia fisicamente sia psicologicamente, a questa lezione del venerdì. Eppure, con mia grande sorpresa, nonostante lo sforzo fisico che è notevole, soprattutto per una principiante come me, sono uscita da quel luogo di pace con una meravigliosa sensazione di benessere generale, come se le fatiche della settimana fossero di colpo scomparse. Probabilmente le ho solo “dimenticate” per un’oretta in quel luogo tranquillo e meditativo, ma senza dubbio un beneficio c’è, l’ho percepito sia psicologicamente sia fisicamente. Il risveglio del mattino ahimè è invece stato un duro scontro con la realtà, con la mia scarsa condizione fisica: spalle, fasce muscolari toraciche, … che dolori… credo di aver proprio bisogno di dimenticarli e di rigenerarmi con una nuova lezione di yoga! v

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comunichi La comunicazione fra cani e persone oltre la barriera di specie: un fenomeno per nulla scontato. testo Elena Stern-Balestra - elena@illustrazione.ch

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a da sé che la comunicazione fra consimili debba funzionare. Per gli animali sociali tutte le attività che hanno a che fare con la sopravvivenza del gruppo devono essere concertate: in questo modo anche la sopravvivenza del singolo è assicurata. Comunicare efficacemente diventa più complicato quando gli individui appartenenti ad uno stesso gruppo non sono della stessa specie, per esempio nelle famiglie composte da persone e cani. L’uomo e il cane convivono da migliaia di anni e, per lo più, si capiscono. Com’è possibile questo miracolo fra due specie così diverse?

Questa capacità di comunicare oltre la barriera di specie è frutto dei processi evolutivi di domesticazione e di selezione ed è una caratteristica nella quale il cane domestico si differenzia dal suo antenato lupo. Grazie alle similitudini fra le modalità di vita sociale umane e quelle canine e grazie alla grande adattabilità dei nostri compagni a quattro zampe, essi possono sviluppare le competenze necessarie per comunicare correttamente e formare legami sociali con l’uomo.

Ciò avviene prevalentemente da cuccioli, durante il cosiddetto periodo di socializzazione, per quei cuccioli che vengono al mondo e crescono a stretto contatto con le persone.

Ci sono purtroppo dei limiti alla comunicazione interspecifica e quando essa non funziona ne possono risultare patologie del comportamento

e casi di aggressione. In effetti, si direbbe che se nel corso dell’evoluzione il cane ha acquisito la facoltà di capire meglio l’uomo, il contrario non sembra essersi avverato. Le espressioni dei cani domestici a volte sono più difficili da leggere rispetto a quelle descritte per i lupi e, più spesso di quanto credano, le persone non sono in grado di capirle.

Uno dei canali di comunicazione prediletti dal cane è quello della comunicazione visiva, tramite posture e mimiche particolari. Dal momento che le persone comunicano invece prevalentemente attraverso il canale acustico, cioè tramite il linguaggio parlato, chiunque desideri un rapporto equilibrato e stabile con il proprio cane dovrà dotarsi di spirito di osservazione e informarsi approfonditamente sulle sue modalità di comunicazione. v

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Lascia asciugare sotto un peso, ad esempio un grosso libro.

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1. Ritaglia la sagoma che trovi su questa pagina, appoggiala sul cartoncino e tracciane il contorno, quindi ritagliala dal cartoncino.

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prevedere

le previsioni Abbiamo incontrato la III e IV elementare di Paradiso, classe guidata dalla maestra Ornella Clericetti. Approfittando di una copiosa giornata piovosa abbiamo deciso di parlare di meteorologia. testo Lorenza Storni - lorenza@illustrazione.ch foto Rémy Steinegger

Cos’è la meteorologia?

Geo: è quando il tempo è soleggiato, piove, fa temporale…

Sofia: è una cosa che hanno inventato per capire prima come sarà il tempo.

Aaron: per me, invece, è qualcosa per sapere quanti gradi ci sono al giorno.

Kevin: è prevedere le previsioni del tempo.

Chi studia la meteorologia?

Johannes: gli scienziati.

Katarina: i meteorologi.

Fabrizio: anche gli apprendisti.

Mariana: qualcuno che guarda sempre il cielo.

Aaron: gli scienziati che guardano dal satellite.

Secondo voi i meteorologi sono bravi a prevedere il tempo?

Johannes: certe volte non dicono la verità.

Arjan: secondo me sbagliano spesso.

Michael: per me sono bravi, ma capita a tutti di sbagliare.

Shuajb: a volte non ci pensano bene bene e quindi sbagliano.

Aaron: io dico che il Teletext sbaglia spesso.

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Sofia: secondo me sono bravi, ma la meteo è qualcosa che non si può sempre prevedere esattamente. Non è così facile.

Kevin: mio fratello, che vorrebbe fare il meteorologo, dice che certi sono bravi e altri sbagliano spesso.

Perché, in generale, la gente è così interessata alle previsioni del tempo?

Adrian: perché se deve andare al lavoro e potrebbe grandinare si protegge.

Stefan: per sapere se andare in montagna.

Maja: per sapere se andare al mare e fare il bagno o no.

Milica: per sapere se si può andare in piscina.

Arjan: chi va con la moto, se piove prende la macchina.

Giorgia: mio papà guarda la meteo, quando deve andare in moto a giocare a tennis.

Riccardo: se uno deve andare in passeggiata nel bosco, guarda la meteo.

Fabrizio: se uno deve fare la prima comunione e vuole fare un buffet all’aperto, allora guarda la meteo.

Daniel: quelli della Rega devono sempre sapere

Arjan

Maja

Mariana

Johannes

Katarina

Fabrizio

Geo

Adrian

Aaron

Daniel

Giorgia

Milica

Nomin

goo

Kevin

Shuajb Stefan

Samir Sofia

Le classi elementari del Cantone interessate a collaborare alla realizzazione di uno di questi servizi possono contattare la nostra redazione: info@illustrazione.ch.

Michael

Qual è il tempo che preferite e perché?

Samir: a me piace il sole perché posso giocare a calcio e mi sento bene.

Stefan, Kevin: a me piace giocare con la neve.

Adrian: mi piace il sole perché le giornate sono calde.

Milica: anche a me piace il sole perché posso uscire a giocare.

Michael: a me piace l’inverno perché posso andare a pattinare.

Suhajd: a me non piace la grandine perché se devo partire si rovina la macchina.

Geo: a me piace la neve, la grandine, la pioggia e la nebbia perché mi divertono.

Fabrizio: io non ho preferenze, si può giocare con qualsiasi tempo.

Riccardo: con il sole posso fare gli allenamenti di calcio che è la mia passione.

Aaron: a me piacerebbe che nevicasse sempre per fare le basi e nascondermi.

Arjan: mi piace il vento perché mi spinge.

Giorgia: mi piace il vento perché è bello camminare quando soffia.

Mariana: a me piace la pioggia perché è bello saltare nelle pozzanghere.

Daniel: a me piace la neve perché si può sciare.

Sofia: a me piace il sole perché quando fa caldo la pelle è rilassata.

Katarina: a parte la grandine e la nebbia, mi piace tutto.

Johannes: a me piace il sole perché la neve mi fa venire le mani ghiacciate.

Riccardo

che tempo fa per volare.

Sofia: io penso che tante persone la guardano solo per vizio.

Giorgia: mio papà guarda la meteo per sapere se bagnare o no l’orto.

Michael: i boscaioli devono sapere che tempo fa per non essere colpiti da un fulmine.

ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-12

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primavera a tinte pastello Dopo un inverno che ci ha stupiti con tutti i suoi capricci, è arrivato il momento di accogliere la bella stagione e i suoi colori. testo Antonella Broggi - antonella@illustrazione.ch

I

Fly

notiziari non hanno fatto che parlare delle condizioni meteorologiche straordinarie di un inverno, quello che ci stiamo lasciando alle spalle, che ci ha stupiti con tutte le sue bizze. Caldo straordinario, siccità persistente, gelo da record e nevicate abbondanti. Tutto e il contrario di tutto in pochi mesi. Ne hanno sofferto flora e fauna, e anche noi! Per cui ora più che mai la primavera, con le sue temperature miti, i suoi colori e i suoi profumi, è la benvenuta. Accogliamola con dettagli di arredamento dai colori allegri e freschi e godiamoci la vita all’aria aperta. v

e ti! n o zi men n te ina t a bb a i l g

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ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-12

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i n viaggio

la paura

dei banditi In Camerun “coupeurs de routes” rendono le strade insicure.

Sono banditi che depredano i malcapitati di tutto, a volte anche della vita. I più attivi sono nel nord del paese, dove mi sto recando, ma una soldatessa che incontro sul treno mi dice di stare tranquillo, di solito agiscono a fine mese. testo e foto Roberto Schneider - roberto.s@illustrazione.ch

STAZIONE AFRICANA? Ho l’impressione che le persone mi seguano sovente con lo sguardo, ma non riesco a capire cosa pensino. Se sorridi ad una donna pare che l’interpretazione sia inequivocabile, se invece sorridi ad un uomo sembra quasi sorpreso, ma se al contrario non lo fai accade che ti osservi quasi con scontrosità. A volte basta però un saluto o una domanda per trovare un riscontro amichevole. Interpellando svariate persone, zigzagando tra auto incolonnate e venditori di strada, stordito da tassisti con la mano costantemente sul clacson e dagli altoparlanti la cui musica africana imperversa nelle vie cittadine, giungo finalmente alla stazione. Un caseggiato austero, affollato, circondato da una miriade di bancarelle e guardato a vista da poliziotti, militari e altri uomini in divisa. Vi sono due binari ma nessun treno. Prevedo di partire domani, ma mi è stato detto che è necessario riservare il posto con un giorno d’anticipo. Dopo una buona mezz’ora di coda riesco a raggiungere lo sportello, ma curiosamente il biglietto non lo posso acquistare oggi, dovrò tornare domani. Il giorno seguente mi ri-

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Assalto di venditori ambulanti nella notte.

Il lungo treno sfreccia nella savana.

metterò dunque nuovamente pazientemente in fila… con la riservazione del giorno precedente in mano. Ciò malgrado l’acquisto del biglietto si rivela una vera e propria difficile transazione.

Oltre ai soldi è infatti necessario presentare il passaporto, i cui dati vengono studiati e copiati con attenzione. Devo inoltre anche firmare diversi formulari senza che nemmeno abbia il tempo di leggerli. In precedenza avevo atteso il mio turno per circa un’ora, partecipando ad un curioso carosello di sedie e posti. La differenza tra l’acquisto di un biglietto di seconda o di prima classe sta anche nella tipologia della coda: per la seconda classe tutti in piedi, per la prima la fila è… da seduti. Ogni qualvolta il primo si reca allo sportello, tutti diligentemente e pazientemente si alzano e si spostano di un posto. Alcuni zelanti funzionari vigilano che il “serpentone” si muova in modo corretto. Mi concedo il lusso di un viaggio in “cuccette di prima classe”, anche se scoprirò solo in seguito cosa ciò significhi. La scelta è dettata dal fatto che la lunghezza del viaggio

varia a dipendenza della sorte da 12 a 24 (!) ore, in ogni caso la notte è però garantita, visto che la partenza è sempre serale.

RALLENTA MACCHINISTA! È già buio quando cerco sul marciapiede della stazione il mio vagone ed il giusto scompartimento. Un violento temporale ha appena colpito la regione e molti passeggeri sono fradici. Più fortunato il sottoscritto, che si è prudentemente recato alla stazione con largo anticipo. Orari modificati senza preavviso non sono inusuali - al ritorno infatti il treno partirà 45 minuti prima del previsto -. Ancora più aleatoria è la durata del tragitto. Le cause sono i frequenti problemi tecnici e non di rado anche i deragliamenti.

Inoltre, essendovi un solo binario sulla tratta, i due treni in circolazione in direzioni opposte si possono incrociare unicamente a metà strada in una stazione ben definita. È quindi sufficiente che uno dei due treni abbia un ritardo, che l’altro debba attendere, come puntualmente accadrà in

> ILLUSTRAZIONE TICINESE 02-12

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i n viaggio

seguito. Comprendo subito le ragioni di tanta inaffidabilità non appena il lunghissimo convoglio si mette in moto trascinato da una vecchia locomotiva diesel. La gioia per un giaciglio tutto sommato dignitoso in uno scompartimento angusto a due letti - vi sono anche quelli a quattro, ma non si può scegliere - è di breve durata. Ho la sensazione che il treno debba deragliare da un momento all’altro, mentre la velocità aumenta sempre più con un gran fragore di binari, sibili e cigolii. Poi col tempo ci si abitua. Il materasso della cuccetta è morbido e due grosse cinghie mi assicurano da una caduta. Ad ogni fermata l’arresto avviene con diverse brusche ed inattese frenate. La successiva partenza è caratterizzata da un violento scossone ed è annunciata dal macchinista con un segnale sonoro, che avvisa la moltitudine di venditori ambulanti che si accalcano al treno di allontanarsi dai vagoni. Ad ogni stazione vi è una sorta di bellissimo assedio di donne con abiti coloratissimi che portano sul capo prodotti locali: avocado, mandarini, banane, miele, pesce secco e naturalmente i “bâtons chauds” di manioca. La notte mi regala misteriomisterio si profumi, così come fugaci e suggestive visioni di un’africa rurale, e solo con la luce del primo

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mattino posso finalmente osservare una vegetazione rigogliosa e tradizionali villaggi di casupole circolari con tetti di paglia.

Finalmente il capolinea: Ngaounderé.

VALUTAZIONE ERRATA! Con alcune ore di ritardo arrivo a Ngaounderé, capolinea della strada ferrata. Si impone una decisione: fermarmi nella piccola località o proseguire con un “taxi brousse”, col rischio di non farcela a raggiungere Maroua - 570 km più a nord - prima che faccia buio. Il Camerun è invero un paese abbastanza sicuro per la media africana, ma ciò non toglie che assalti a mezzi di trasporto e fenomeni di banditismo siano ancora I menu del viaggiatore!

frequenti, in particolare nelle zone più remote e di notte. Una soldatessa incontrata nel treno mi spiega che la maggior parte degli assalti avvengono a fine mese, quando le persone si spostano dopo aver intascato i salari. Mi consiglia inoltre, nel caso dovessi essere vittima di una banda di “coupeurs de route”, di non fare assolutamente resistenza e di consegnare denaro e valori. Così non mi succederà nulla. Ora sì che mi sento tranquillo! Riparto dunque subito, decisione che si rivelerà assolutamente azzardata. Non tanto per la scomodità del furgone, nel quale su quindici sedili sono ammassati il doppio di persone con i rispettivi bagagli, bensì per l’assoluta inaffidabilità dei tempi di viaggio promessi dall’autista.

Una delle tante soste del “taxi brousse”.

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Trascorse sei ore comincia a far buio, ma Maroua pare essere ancora lontana. Abbiamo attraversato una moltitudine di villaggi di povere capanne di terracotta. Quindi ancora savana e foresta, interminabili. La notte intanto si è inghiottita tutto, solo alcuni lumi a tratti mi illudono che la meta sia vicina. Attraversiamo un guado, il ponte poco distante è crollato e i fari del veicolo illuminano un grosso camion capovolto nelle acque. Il viaggio prosegue in una sorta di oblio tra stanchezza e timore di un assalto di banditi. Poi all’improvviso un nuovo arresto. È buio, non vedo nulla e non comprendo subito ciò che accade. Scorgo un tenue lume che illumina un’anfora e noto infine la sagoma di una piccola moschea. Continua. v

escurs ioni

nella

pioggia Escursione: Berzona - Passo della Garina Ripetere un’esperienza porta a percepire il passare del tempo. È una verifica di identità. testo e foto Giosanna Crivelli - giosanna@illustrazione.ch

U

na decina di anni or sono ho fatto questa escursione in una giornata di sole. L’ho descritta percorrendo pensieri nel libro di Max Frisch “L’uomo nell’olocene”, un libro forte, importante.

Un intreccio di pensieri frammentati, essenziali, lapidari. L’ho riletto, lo sento affine, ora ancora di più. È una questione di età, di vissuto personale.

“Senza memoria non si sa niente.” Cosa ricordaricorda re? Cosa ha un significato? A cosa dare valore?

Come catalogare le esperienze, gli oggetti? Cosa va messo dove? Cosa assume importanza, cosa si relativizza? Come creare una propria enciclopedia del sapere per dare una forma fugace alla propria identità?

Questa volta è identificazione con il mondo descritto. E così la ripetizione dell’escursione non può che essere sotto la pioggia. L’urgenza di quel percorso non è quella di raggiungere un traguardo, di arrivare ad un appuntamento, come il signor Geiser, il protagonista del libro. Ma di tradurre in immagini fotografiche le sensazioni trasmesse dal libro. In quel luogo e in quella situazione. Valle Onsernone avvolta nella nebbia.

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Acqua che scende da ogni versante. Arrivo a Berzona. Pioggia battente. Insistente. Incessante. “Piove di nuovo a secchi”. Poncho da pioggia. Pantaloni copripioggia. Ombrello. Scendo dall’auto al cimitero. Una lapide a muro ricorda Frisch. Appena sotto vi è la casa in cui ha vissuto.

Nascosta. Privata. Inaccessibile. Il pellegrinaggio deve seguire altre vie. Mentre mi incammino mi chiedo se Max Frisch l’avventura del suo personaggio l’abbia vissuta nella realtà. Mi piace pensare che sia così. Il signor Geiser non ha fatto fotografie. Fare fotografie complica le cose. Ma porta a quella speciale attenzione ad ogni minimo dettaglio. Il cavalletto è impensabile. L’inquadratura è lasciata all’atto veloce e intuitivo, per non bagnare l’apparecchio. Max Frisch avrebbe potuto essere fotografo. Le sue descrizioni sono minuziose, fanno percepire il luogo - quel luogo - con il suo clima, la meteorologia, la natura, i profumi e i suoni - di quel momento. Un istante che diventa durata. Pioggia sui tetti in pioda. Fili d’acqua: d’argento, grigi, bianchi. Ritmo di gocce che rimbalzano. Suoni che emergono, suoni che si attutiscono. Piode che sembrano liquefar liquefar-

Cartografia: Locarno 1:25’000 Dislivello: 320 m Tempo: 11/2 ore

si. Non si vede anima viva. “Quando è compar comparso l’uomo, e come mai?” La pioggia incessante porta a domande esistenziali. “Di solito, camminando non si pensa a niente”. Il sentiero lastricato determina il passo. Il bosco ha un’oscurità luminosa, avvolgente. Un primo ponte, seguito poco dopo dal secondo, a Cioss dei Morti. Il riale Bordione, tutto schiuma bianca, impressiona. La ringhiera di ferro arrugginito ancora c’è. A tratti il sentiero diventa un riale, i piedi navigano nelle scarpe in uno strano calore bagnato. “Anche se piove a secchi, alla fin fine non lo si avverte più”.

Salita ripida a risvolti, in trance. “Un sentiero è un sentiero anche nella nebbia”. I tronchi d’albero diventano percorsi d’acqua verticali, in trasparenza si intravvede la struttura della corteccia.

Stratificazioni. “Di che cosa bisogna darsi pensiero?”. Penso ai ritagli appesi al muro dal signor Geiser, le nozioni da non dimenticare. Hanno a che fare con la storia della terra e dell’uomo. For Formazioni geologiche impiegate come nozioni di tempo. Tempi così lunghi da essere incommensurabili con il destino umano. Ma che lo mettono in un contesto. Penso ai soggetti che fotografo.

Spesso sono spazi di terra - terra arida, roccia.

Una ricerca di stabilità, di durata. La necessità di sentire un’origine. Nel qui ed ora arrivo a una radura, un’isola tra alberi. Nella nebbia. “Fra l’altro continua a piovere”. Diluvia. Vento tempestoso.

Arrivo a Sella. Qui inizia la traversata verso il Passo della Garina, la mia meta (e da lì la discesa in Valle di Lareccio verso Aurigeno, il percorso di Geiser). Esito. Guardo la carta topografica: poco oltre vi sono due riali da attraversare. L’immaginazione mi vede bloccata nel mezzo, senza via di uscita. “Il signor Geiser è rimasto seduto ancora un poco, senza dirsi quel che pensa, quel che viene deciso nella sua testa”. Andare o non andare cambia qualcosa? Il ritorno è rapido, quasi fosse una pellicola a ritroso. Il riale Bordione è raddoppiato. L’acqua è penetrata nel mio obbiettivo, tutto è appannato. Non fotografo più. Fare o non fare non cambia nulla. Ma la mia presenza in quel luogo lo trasforma: è uno scambio di energia, la modalità dell’essere umano di sentirsi parte dell’universo. Al ritorno, al caldo in automobile, la radio annuncia l’eventualità di trombe d’acqua. Potrei ancora essere lassù. v

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sond a ggio

a prova di

stadio

ale y n o i az hocke n x e di

Germano Juri, 83 anni, pensionato Ambrì: “Serve il buonsenso ed il fairplay dei giocatori; il pubblico ai miei tempi aiutava a pulire il ghiaccio...”.

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Vorreste seguire dal vivo una partita di calcio o di disco su ghiaccio, ma temete di ricevere un mortaretto in faccia o che un gruppo di facinorosi vi aggredisca vedendo il colore della sciarpa avversa? Cosa fareste per poter assistere con ‘tranquillità’ (nel senso della sicurezza) ad un evento sportivo. Ecco l’opinione di alcuni di noi. testo Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press

Sabrina Conti Böhny, 28 anni, con Alice 2 anni, docente, Arbedo: “Approcciare le nuove generazioni alla sana cultura sportiva partendo dal nucleo famigliare”.

Elisabetta Carrara, 20 anni, governante d’albergo, Gordola: “Sarebbe meglio che fuori dagli stadi obbligassero i tifosi in trasferta a partire con i torpedoni prima di lasciar uscire i tifosi locali”.

Nadia Simonetti, 40 anni, segretaria, Gerra-Piano: “Rafforzare il controllo degli accessi e quello elettronico dei documenti d’identità sarebbe sinonimo di maggior sicurezza”.

Patrick Ponticchio, 29 anni, musicista e direttore della fotografia, Mezzovico: “Ridurrei la presenza degli agenti antisommossa, la divisa scatena ancora di più la violenza”.

Sebastiano Baranzini, 17 anni, studente, Carona: “Bisognerebbe ridurre la presenza di agenti della sicurezza, cioè renderla meno visibile”.

Marcello Mazzoni, 48 anni, pittore artigiano, Breganzona: “Schedare tutti i violenti fermati dalla polizia e radiarli a vita da tutti gli stadi”.

Annalisa Melcarne, 28 anni, venditrice, Cadro: “Maggiori controlli e più severità nei confronti dei violenti, soprattutto quelli recidivi”.

Achille Todisco, 44 anni, carrozziere imprenditore, Somazzo-Salorino: “Chi è violento dovrebbe essere punito maggiormente ed espulso da tutti gli stadi”.

Dario Salvadè, 74 anni, pensionato, Ligornetto: “Ci sarebbe da cambiare la testa, quando io ero piccolo non succedevano queste cose!”.

Dario Erkelens, 14 anni, studente, Stabio: “Non saprei esattamente, chi vuole picchiare lo fa sia dentro sia fuori dagli stadi, bisognerebbe avere più coscienza”.

Letizia De Bartolomei, 19 anni, pasticciera confettiera, Corzoneso: “Migliorare le infrastrutture come la videosorveglianza e pene più severe contro i violenti”.

Slavica Savic, 36 anni, cassiera, Castione: “Eliminerei ogni genere di bevanda alcolica, compreso un controllo dell’alcolemia per i casi sospetti all’entrata”.

Luigino Canzali, 73 anni, pensionato ingegnere falegname, Malvaglia: “I giocatori dovrebbero smettere di giocare al minimo accenno di violenza sugli spalti o nello stadio”.

Fernanda Jacobelli, 43 anni, cameriera, Biasca: “Ancora più controlli e più sicurezza, con i miei figli andrei allo stadio solo in Svizzera, all’estero no”.

Ignazio Rodesino, 73 anni, esercente pensionato, Aquila: “Un sistema più capillare di videosorveglianza e un controllo dei volti più approfondito alle entrate”.

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occhio a

vivere

il lago Vivere sulla riva del lago, immersi nel verde e vicini a tutti i servizi è un sogno che parrebbe un’utopia. Presto per sedici fortunate famiglie sarà una realtà!

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PUBBLIREDAZIONALE

l lago è affascinante tutto l’anno, poiché è in grado di offrire un’atmosfera e un panorama particolari e sempre diversi. Divertente ed energizzante in estate,

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quando è in grado di offrire svago e divertimento, movimentato da motoscafi, barche a vela e bagnanti. Quasi mistico in autunno, quando la sua superficie ritorna piatta e quieta. Malinco-

nico in inverno, quando una leggera nebbiolina ne nasconde la superficie, o quando la neve e il ghiaccio lo trasformano in un freddo specchio di quiete. Vivace e allegro in primavera, quando la sua vegetazione rigogliosa annuncia la bella stagione e i suoi abitanti pennuti sono indaffaratissimi a preparare i nidi. Un incanto e un desiderio per molte famiglie che sognano da sempre una casa al lago. Presto potrà diventare realtà per sedici fortunate famiglie, che potranno vivere il lago in tutti i suoi aspetti. A Barbengo infatti, per il 1. giugno 2012 è prevista la consegna di 16 unità

«Il sogno

di vivere in riva al lago»

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sp ort

il perno della squadra È tra i migliori cinque giocatori classe 1996 della Svizzera, è alto 192 centimetri e sogna di diventare un giocatore professionista. È il “pivot” o “perno” Fernando Mussongo. testo Marco Ortelli - marco.o@illustrazione.ch foto Ti-Press/Gabriele Putzu

È

originario dell’Africa centrale, proviene dall’Angola, da Luanda, la capitale affacciata sull’Oceano Atlantico. Un impatto non solo termico, immagino, l’incontro con la fettina di terra ticinese, considerando come la superficie della nazione angolana sia di 30 volte maggiore rispetto a quella della Svizzera…

“In Africa ho vissuto fino a sei anni, poi con mia madre mi sono trasferito qui in Ticino, dove già viveva il marito di mia mamma, che per me è come un padre. A dire il vero non ricordo l’impatto con la nuova realtà, ho iniziato ad andare a scuola e mi sono trovato subito bene con i compagni di classe”.

Incontriamo Fernando Mussongo nella palestra dell’Istituto Elvetico di Lugano, dove sul campo da gioco si sta allenando la prima squadra dei Lugano Tigers: un obiettivo per il giovane cestista?

“Mi ritengo piuttosto fortunato, fino agli scorsi anni, a dire il vero, non ho mai preso la pallacanestro troppo sul serio, ottenendo comunque buoni risultati. Ora invece mi sto impegnando al massimo perché sogno di diventare un giocatore professionista”.

Se il sogno può rivelarsi un propulsore del

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nostro agire, poi, appunto, bisogna agire.

Iniziamo dal tuo ruolo.

“Pivot”.

In cosa consiste questo ruolo?

“Essendo uno dei giocatori più alti e grossi della squadra, tutti si aspettano che sia lui a ricevere la palla per poter fare facilmente canestro. Egli si posiziona nel punto più vicino al canestro, sia in fase offensiva, sia in fase difensiva”.

E tu sei questo?

“Sono un buon realizzatore, bravo ai rimbalzi e nelle stoppate”.

Ne siamo sicuri. Alto 192 centimetri, si è visto slanciare verso l’alto a dodici anni, a tal punto che due anni fa ha potuto realizzare la sua prima schiacciata - “è stato un bell’effetto” - punto della pallacanestro che in Ticino era stato reso popolare soprattutto dal giocatore americano della “Federale” Ken Brady, che aveva lasciato a bocca aperta tutti gli spettatori realizzando una schiacciata “all’indietro”.

Cosa è rimasto di quegli anni? Quale aria si respira, oggi, all’interno del mondo della pallacanestro?

“Il basket a Lugano, tra i giovani della nostra età non è molto seguito, alle partite della pri-

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Nei centri estetici una tecnica rivoluzionaria per eliminare l’inestetismo dei peli superflui La presenza di peli in eccesso sul viso e sul corpo è per molte persone un inestetismo insopportabile. Oggi, sia gli uomini che le donne, amano sempre piú una pelle liscia e capiscono che un corpo senza peli acquista fascino e appeal.

Esistono diversi sistemi per rimuovere i peli superflui: con i rasoi e le creme depilatorie viene rimosso solo il fusto del pelo che si trova fuori dall’epidermide, con le tecniche a strappo, come le cerette, le pinzette, si cerca di togliere il pelo in profondità, ma in ogni caso il bulbo pilifero continua a rimanere attivo. Con la luce pulsata invece, il bersaglio è proprio la matrice del pelo, che viene resa inattiva con il risultato di una pelle liscia e priva di peli.

Si tratta di un sistema non invasivo, progettato specificatamente per eliminare i peli superflui in modo progressivamente permanente. Il sistema agisce generando una luce a forte intensità che si converte in calore. Questa energia termica viene attirata dalla melanina presente nel bulbo pilifero che viene raggiunto e distrutto, lasciando integri i tessuti circostanti. Il tutto senza causare dolore e nella piú totale sicurezza e confort.

La luce pulsata può essere applicata su qualsiasi parte del corpo, anche la più delicata, come il viso femminile, lo spazio interciliare, il bikini.

A richiedere il trattamento sono anche molti uomini, desiderosi di liberarsi dei peli particolarmente fastidiosi, come quelli che spuntano dal bordo del colletto, sul naso o dalle orecchie, oppure presenti in zone ampie, come schiena e spalle. Per non parlare degli sportivi che estendono l’epilazione su tutto il corpo.

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biografica

Nome: Fernando Cognome: Mussongo Data di nascita: 20 maggio 1996 Nazionalità: ANG/CH Domicilio: Lugano Club di appartenenza: Lugano Basket Tigers Categoria: Cadetti Scuola: Istituto Sant’Anna, Lugano, classe quarta media Obiettivo stagionale: “Cercare di far vincere la mia squadra”

ma squadra vedo però sempre tanti bambini cui brillano gli occhi quando vedono i giocatori saltare, stoppare, schiacciare, tirare… Mi ricordano quando avevo la loro età, quando assistendo alle partite mi succedeva di provare forti emozioni”.

Era un bambino quando a otto anni ha provato col basket, disciplina sportiva “emozionante, e che diventa il massimo quando si riesce a trovare un’unità di squadra sia sul campo sia fuori dal campo”.

Fernando Mussongo frequenta la quarta media

presso l’Istituto Sant’Anna. “Non ho ancora molte idee oltre lo sport, sono concentrato sulla pallacanestro”. La classifica del dicembre 2011 lo attesta tra i primi cinque giocatori della Svizzera per l’annata 1996. Per il bambino che ammirava le prodezze della star della NBA Michael Jordan, e per l’adolescente che rimane colpito dalle evoluzioni dello statunitense dei Lugano Tigers Edwin Draughan, le vie della pallacanestro dei “grandi” sembrano aperte, per la sua statura, per la sua bravura. v

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automobili e energie rinnovabili Il miglioramento dei veicoli passa anche dal motore. Una realtà che sta crescendo, aumentando l’economia nella consumazione e l’efficienza. testo Stefano Pescia - stefano@illustrazione.ch

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iorgio Stirano, ingegnere, Amministratore Delegato della Albatech Monaco del Principato di Monaco, è un progettista che l’automobile l’ha vissuta a 360 gradi: dalla Formula uno alle soluzioni che propongono interessanti innovazioni nel settore dei trasporti di domani. Ha collaborato con molte aziende sia in campo automobilistico sia nel trasporto merci, accumulando una notevole esperienza, in particolare nello studio di veicoli a trazione elettrica. È arrivato il momento di mettere in atto una politica di risparmio?

“Sì, certamente. Si deve cominciare a pensare a come gestire le risorse petrolifere e a sostituirle progressivamente in futuro. La produzione di energia rinnovabile, che può essere idraulica, eolica e solare, rappresenta un settore che lentamente sta crescendo in valore ed efficienza.

Vedo in particolare la necessità della produzione di energia “in house”, con piccoli impianti in grado di soddisfare le esigenze delle unità abitative come le case indipendenti, i palazzi e le installazioni industriali di piccole e medie dimensioni.

Si deve quindi pensare ad un sistema di distribuzione dell’energia che non venga effettuato solamente mediante il classico concetto a reti con

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produzione centralizzata, ma sviluppare sempre di più la localizzazione della produzione dell’energia mediante fonti rinnovabili e seguendo il concetto della localizzazione con una riduzione della catena distributiva. Strategia che consentirebbe vantaggi nell’efficienza della distribuzione rispetto a quella classica, che vede perdite per il trasporto che vanno dal 2 al 4 %”.

Come vede la rivoluzione della mobilità sostenibile?

“La vera rivoluzione della mobilità sostenibile è l’integrazione del trasporto mediante lo studio e la realizzazione di network efficienti di trasporto pubblico. Sul piano teorico questo esisterebbe già. Basta tuttavia osservare, per esempio, la localizzazione delle stazioni ferroviarie nelle città europee per rendersi conto che la loro realizzazione si riferisce ad almeno un secolo fa. Si trovano oggi collocate prevalentemente nei centri storici, con evidenti problemi di raggiungibilità ed efficienza. La soluzione è quella di attuare dei network di trasporto pubblico che tengano conto della tipologia delle città e dei sobborghi, delle caratteristiche dei vari mezzi da impiegare, che dovrebbero essere realizzati con specifiche di capitolato dipendenti non solo dalla quantità di persone da spostare, ma anche dalle fasce orarie”.

Come si può intervenire per migliorare l’efficienza dei veicoli?

“Si tratta di un punto fondamentale. Il motore endotermico disperde due terzi dell’energia generata dalla combustione sotto forma di calore. Si stanno sviluppando tecniche di recupero dell’energia termica dissipata (Waste Energy Recovery) che porteranno all’innalzamento del rendimento dei motori dal 33% al 40-45% con evidenti e sostanziali riduzioni dei consumi. La naturale applicazione sarà nei veicoli ibridi automobilistici, camion, treni e navi, senza trascurare le unità endotermiche di cogenerazione. Inoltre, il progresso di queste tecniche di utilizzo del calore disperso permetterà di mettere a punto motori con cicli diversi dal Diesel ed Otto”.

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Che cosa pensa del veicolo elettrico?

“Nonostante le complicazioni funzionali, il veicolo elettrico rappresenta una realtà oggettiva per il futuro sistema di trazione, in particolare per quanto riguarda la lotta all’inquinamento.

Occorre però avere la consapevolezza che oggi la macchina elettrica ha ancora bisogno dello… “stalliere”, per le complicazioni sia nella distribuzione dell’energia (ci sono pochissime colonnine di ricarica, e anche a livello privato, non è così semplice) sia nel considerare che quando la

batteria si scarica ci vuole tempo per ricaricarla.

Almeno quattro ore, nella migliore delle ipotesi.

E come si può dimensionare un auto elettrica?

“Il dimensionamento del veicolo e del numero di posti è fondamentale per l’integrazione del servizio di mobilità dedicato allo spostamento con l’auto. Oggi la prevalenza di utilizzo è di uno o due occupanti, quindi la scelta del numero di occupanti risulta strategica per il mantenimento dell’equilibrio tra massa, passeggeri trasportati, e quindi nella conseguente efficienza della spesa energetica”.

Allora lei pensa che le supercar siano finite?

“L’efficienza del sistema di trasporto non deve, a lungo termine, scoraggiare la produzione di veicoli ad alte prestazioni, il cui utilizzo andrà sempre più concentrato in strutture specificamente pensate e disegnate. I circuiti automobilistici avranno lo scopo di poter utilizzare al meglio vetture come ad esempio Ferrari o Porsche, che possono viaggiare a 300 km/h, e per le quali le norme vigenti non consentono loro di viaggiare a più di 130 km/h. I circuiti saranno inoltre la sede ideale per i corsi di guida, fondamentali per l’incremento della sicurezza della circolazione”. v

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quando scooter e moto si fondono Prova su strada negli Stati Uniti a Los Angeles. testo Graziano Guerra - graziano@illustrazione.ch

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l nuovo Yamaha TMAX si preconizza divertente nel percorso casa-ufficio ed entusiasmante nelle scorribande a gas spalancato. È un grande scooter, dalle prestazioni super, con una sensazione di guida sempre fluida e facile in tutto l’arco di erogazione, molto vicina a quella su a una moto grossa e sportiva. Appena saliti in sella si capisce che le specifiche tecniche si possono misurare solo in sensazioni. Per esempio il contatto diretto con il motore che si prova in accelerazione, o la risposta immediata all’apertura del gas. Facile entusiasmarsi al semaforo, e nei sorpassi, che diventano più facili e veloci. Superbo in ripresa, il sound del bicilindrico risveglia passioni motociclistiche. Obbedisce preciso agli impulsi e regala sempre sensazioni di sicurezza.

La posizione di guida è comoda. In sella ci si sente “sopra” il mezzo, non seduti. I comandi appaiono ben leggibili sul moderno display. La leva del freno a sinistra si rivela un po’ dura. Il tunnel centrale rimane largo, un po’ a scapito dello spazio per i piedi, ma non influisce sulla qualità della vita a bordo. D’altronde il telaio è motociclistico, e garantisce una rigidità esemplare, molto importante in tante situazioni. Nelle curve è fedele alla traiettoria imposta, altrettanto in autostrada.

Nel traffico guizza veloce. La frenata è potente.

L’ultima evoluzione di TMAX è spinta da un bicilindrico con cilindri orizzontali fronte marcia da 530 cc, a 4 tempi, 4 valvole, DOHC, con iniezione elettronica e trasmissione automatica. Le maggiori innovazioni dal punto di vista tecnico riguardano una considerevole riduzione di peso (meno 4 kg) e l’incremento di potenza del moto-

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re, che passa a 530 cc, ma con un minore consumo di carburante. Le inconfondibili linee laterali hanno il carattere di sempre. Il nuovo parabrezza aerodinamico è regolabile in due posizioni e, seppur più piccolo del precedente, grazie al design evoluto offre gli stessi standard di penetrazione aerodinamica e riduzione del rumore del vento.

Peccato solo che non sia a comando elettrico.

Lusso di serie, con la carenatura avvolgente e protettiva e la sella sportiva che offre una posizione di guida attiva facilitando gli spostamenti, senza sacrificare l’abitabilità del pilota e della passeggera alla quale sono dedicati i maniglioni laterali, le pedane a scomparsa e i fianchetti ridisegnati (non me ne voglia la conduttrice donna e il passeggero maschio). La capacità di carico è assicurata dal vano sottosella, che può contenere un casco, e da due portaoggetti, uno è profondo 20 cm e dotato di serratura. v

oroscop o testo Cloris Sciaroni cloris@illustrazione.ch

PREVISIONI MARZO 2012

g ARIETE 21/3 - 20/4

h TORO 21/4 - 20/5

i GEMELLI 21/5 - 21/6

j CANCRO 22/6 - 22/7

Urano sempre attivo per voi della 1. decade che, con la vicinanza di Nettuno, apre le porte a nuove prospettive, un nuovo modo di porsi verso gli altri e verso la vita, è li perché possiate comprendere l’importanza di unire le vostre forze a un gruppo con ideali comuni.

E con Mercurio nel segno, le vostre antenne mentali sono particolarmente ricettive a frequenze diverse, osate andare contro corrente e riqualificarvi, se necessario. I primi 11 giorni saranno i più vantaggiosi anche per i contratti, mentre dal giorno 12.3 dovrete essere molto più prudenti e non sottovalutare i rischi. Vale anche per il traffico e la salute. Utile una visita dal dentista.

Mese molto proficuo per voi con Giove sempre nel segno, a cui si affiancherà Venere dal giorno 5.3, formando ottimi aspetti con Sole e Nettuno in Pesci, supportato anche dal potente Plutone. Vivete dunque questo periodo con passione e ottimismo realizzando tutto ciò che vi sta a cuore. Il successo è a portata di mano per chi fra voi si occupa di arte, musica, media, letteratura e progetti sociali. E se siete felicemente in coppia e in età fertile potrebbe essere il momento per una maternità. È insomma un mese positivo per chi sa cogliere il meglio della vita. Salute: alimentazione sana e movimento regolare aumenteranno il benessere.

Con la dissonanza di Sole e Nettuno sarete un po’ più sulle nuvole e poco concentrati sui doveri, che anzi vi pesano più del solito.

Sarà giocoforza adattarsi ai cambiamenti, in particolare agli imprevisti. Novità riguardanti parenti e amici. Per alcuni di voi si prospettano offerte interessanti, che forse non coglierete subito come tali, fate bene comunque a consultarvi con persone di fiducia prima di prendere decisioni importanti, che è meglio rimandare alla metà di aprile. Nel campo affettivo ed economico possono prospettarsi delle difficoltà, fate chiarezza e siate giusti nelle pretese. Salute: abbiate più cura di voi e riposate abbastanza.

Con Sole e Nettuno in trigono, ben supportati da Giove e Venere (quest’ultima dal giorno 5), si apre un nuovo capitolo nella vostra vita.

Anche Marte, sempre in aspetto positivo, vi darà una bella spinta. Le sfide le rappresenta sempre Urano, affiancato in questo mese da Mercurio, pianeti questi che provocano turbolenze e ostacoli di vario genere. Anche se non è sempre facile controllare le cose, men che meno gli eventi esterni, difendete il vostro territorio e quanto vi appartiene, ma con tatto e un pizzico di astuzia. Attenzione e prudenza ovunque dal 12.3 in poi. Spese per i denti in vista. Evitate i dolciumi e depuratevi.

k LEONE 23/7 - 23/8

l VERGINE 24/8 - 22/9

a BILANCIA 23/9 - 22/10

b SCORPIONE 23/10 - 22/11

Urano e Mercurio in ottima posizione, favoriscono voi della 1. decade, pronti ad afferrare le nuove opportunità al volo per non perdere il treno. Spese per la casa e la famiglia in vista, fate bene i vostri calcoli. Con Giove e Venere dissonanti dovrete approfondire meglio a quali fonti attingere per far fronte agli imprevisti. Nella scelta dell’arredamento o di materiali vari, meglio optare per quelli ecologici e imparare a vivere in modo più semplice. Nel campo affettivo non tutto filerà liscio come vorreste. Voi donne in particolare siete molto esigenti. Sole e Nettuno dai Pesci impongono qualche sacrificio a tutti. Salute: fate un check up medico.

Questo è un mese un po’ bizzarro: il Sole sarà opposto fino al giorno 20.3, mentre Marte nel segno è retrogrado e da un mese Nettuno è entrato in Pesci, formando un’importante opposizione, che durerà parecchi anni. Per ora toccherà voi nativi della 1. decade, che vedrete molte delle vostre certezze. Non potrete proprio più dire di “navigare” in acque sicure, perché gli imprevisti sono dietro l’angolo. Ma la forza di queste energie astrali sta nella capacità di rinnovarsi, di fluire meglio con gli eventi, senza andare in crisi. Entrate più profondamente dentro voi stessi e scoprirete talenti nascosti. Giove e Venere positivi regalano fiducia e ottimismo.

Questo è un mese che inviterebbe al dolce far niente, a lasciarsi andare alle coccole e all’amore, ma ahimè il dovere chiama. Difficile conciliare casa, lavoro e famiglia. Purtroppo Urano e Mercurio dissonanti tendono a scombussolare i vostri piani e vi invitano alla massima prudenza negli spostamenti e negli affari dal 12.3 in poi. Plutone, da tempo ostile, è però ben fiancheggiato da Giove e Venere e questo farà sì che troverete la gioia e la soddisfazione negli affetti a voi più cari, o nel fare ciò che vi piace. Frequentate concerti, gallerie d’arte, città culturali e persone positive o danzate per il benessere di corpo e spirito.

A favore avrete Sole e Nettuno che risvegliano la fantasia e il desiderio di evasione, specialmente quando la situazione si farà insostenibile. Infatti Giove è sempre in opposizione e lo sarà anche Venere dal 5 marzo in poi, mentre a favore Marte. Il bersaglio di queste energie astrali mirerà alla vita di coppia, agli affetti, dove le scenate di gelosia e le diatribe verteranno soprattutto sul denaro, e potranno interessare anche un socio con cui collaborate: eventuali rotture di contratto non sono escluse sia con lui sia nel lavoro dipendente.

Ma voi avete delle risorse nascoste che altri non hanno e riuscirete sempre a risorgere.

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imparare a vivere in sinergia con la natura

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a natura è la prima maestra di vita da cui dovremmo imparare come vivere in pace e serenità. L’arte del Feng Shui entra molto profondamente nella sinergia tra l’uomo e l’ambiente esterno facendo in modo che ogni cosa possa far fluire armoniosamente le energie dall’interno verso l’esterno e viceversa. Lo scopo principale del Feng Shui è quello di insegnare a ciascuno di noi come scegliere e come organizzare la nostra casa, l’ufficio, il giardino o comunque tutti gli ambienti in cui passiamo del tempo, nel modo più naturale e armonioso possibile. Per esempio se desideriamo far uscire dalla nostra casa le energie negative si consiglia di posizionare una pianta con foglie a lancia verso la porta o le finestre in modo che la loro forma “spinga” all’esterno i flussi negativi accumulati in casa.

Viceversa è utile mettere nel centro delle stanze le piante con foglie tondeggianti per far entrare e mantenere intorno a noi i flussi positivi. Anche la scelta degli oggetti ha una certa impor importanza, come per le piante, anche gli oggetti se sono tondeggianti tendono a far rimanere attorno a noi le energie positive e viceversa. Ma non solo le forme e la disposizione di mobili e oggetti è importante, anche i colori e i loro abbinamenti influiscono sul nostro equilibrio. In ogni persona sono presenti diversi livelli energetici e i segnali di una riduzione del loro livello viene segnalato con manifestazioni fisiche, quali malessere, malumore, crampi, insonnia, inappetenza o al contrario fame nervosa, stanchezza e tanto altro. Tendenzialmente si danno spiegazioni sommarie accusando il lavoro, lo stress, la vita frenetica o i problemi quotidiani. E’ tutto vero, ma i sintomi passano attraverso il calo di energie. Per stare meglio quindi, non basta solo dormire di più, riposarsi o mangiare o fare più moto; bisogna innanzi tutto trovare il modo di rimettere in equilibrio le nostre energie e per farlo nel migliore dei modi è importante rivolgersi a per persone preparate in questo settore. Provate anche voi a chiedere consiglio agli esperti nell’antica arte del Feng Shui e scoprirete che guidati dalla loro conoscenza potrete trovate un modo interessante e valido per vivere meglio seguendo i semplici consigli provenienti dal mondo sempre armonico della natura.

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Mercurio e Urano dall’Ariete vi daranno una bella spinta per fare passi avanti e scegliere nuove strade alternative a quelle fin qui per percorse. Nettuno, appena entrato in Pesci, si scontra con Marte e toglierà il velo della finta allegria e della finta sicurezza, lasciando emer emergere una profonda insoddisfazione che forse tenevate nascosta per mostrare agli altri la SAGITTARIO parte più baldanzosa. Il fatto è che non si può 23/11 - 21/12 sempre recitare ed evadere dalle emozioni più scomode. Ora è il momento per verificare chi siete e cosa volete veramente dalla vita, che può anche non coincidere con i desideri degli Daiana 0901 588216 altri o di ciò che Medium sensitiva, opero nel campo della radioestesia e la società impone.

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Mese movimentato sia per i molteplici impegni sia per le richieste degli altri, che non vi danno tregua. Per alcuni di voi questo potrà essere un periodo anche di autoanalisi, di bilanci, di presa di coscienza di chi siete, cosa volete e quali obiettivi veri volete raggiungere per sentirvi davvero soddisfatti e in sintonia con la vostra anima. Potreste iniziare per esempio con la pulizia della casa e dei vostri armadi, eliminando tutto ciò che è di troppo e adottando nuovi stili di vita. Vale anche per l’alimentazione. Date un nuovo look alla vostra immagine. Potrebbero aiutarvi anche lo yoga e delle sane camminate nella natura.

Sole e Nettuno nel segno, in buon aspetto a Plutone, Giove e Venere (quest’ultima dal giorno 5) illumineranno questo mese regarega landovi benessere, gioia e qualche soddisfasoddisfa zione inattesa, specie se siete pronti ad intraprendere nuove sfide, nuove strade, nuovi obiettivi, che possono anche non coincidere con ciò che si definisce la tradizione, le rigide regole di una società malata. Guai dunque a cadere nel vittimismo o nel pessimismo. Non date ascolto all’opinione pubblica, ma affidatevi alla vostra percezione profonda, al vostro essere spirituale, che sa e conosce la verità.

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ORIZZONTALI: 1. Lo sono i libri rosa 11. Coguaro 12. Privo di fede 13. Uruguay e Germania 14. Mira al centro! 15. Dispari in rupe 17. È simile all’aragosta 19. Il dittongo del beone 20. Attraversa Berna 21. Mezzo scatto 22. Si affiancano spesso agli altri 23. L’indimenticato Fausto del ciclismo 25. Grosso pezzo di legno 26. Ovest-Est 28. Olio inglese 29. Balzar 32. Le iniziali di Rascel 34. Negazione 35. Sprint 36. Freddo intenso 38. Uccide Abele 39. Mezzo buco 40. Il dog che si mangia 41. Consonanti in siero 42. Ha diretto “Baciami ancora” 44. Contea inglese 46. Esonerati 47. La nota degli sposi 48. Vocali in rissa.

VERTICALI: 1. Il regista di “Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo” 2. Circolano in Europa 3. Norvegia e Malta 4. Ha diretto “Bastardi senza gloria” 5. Dubitativa 6. Dato anagrafico 7. Connessione 8. Cifra imprecisata 9. Voraci pesci 10. Frulla in testa 16. Vi si cuoce la polenta 18. È addetto a controlli o verifiche 22. Utilizzo 23. Finito, terminato 24. Roman, regista di “L’uomo nell’ombra” 27. Scovata 30. Pari in baschi 31. Antico Testamento 33. Un gioco enigmistico 37. È più scarsa d’inverno 38. Solidi del gelataio 40. La Parade musicale 42. Io, in altro caso 43. Consonanti in cuneo 45. Il Nichel del chimico.

La soluzione del numero precedente era: Murillo.

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