il Fatto Nisseno - aprile 2011

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RESS

Mensile di approfondimento Direzione Editoriale: Michele Spena

-

redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta

ISSN: 2039/7070

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Aprile Anno I Num. 3

- Tel/Fax: 0934 594864

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL

- Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

ECONOMIA

COSTUME E SOCIETA’

TERRITORIO

Confidi accusa, le banche spiegano

Il fenomeno IKEA conquista i nisseni

Vigili del fuoco, i professionisti del soccorso

di L. Ingrassia

servizi alle pagine 6 e 7

di V. Martines alle pagine 18 e 19

alle pagine 10 e 11

io Capitano il sogno di una vita

STORIA & CULTURA

Delia ricorda il grande Luigi Russo a pagina 12

A.Vitellaro

GIUSTIZIA E SOCIETA’

ESTORSIONI

Viaggio nei corridoi della Procura

Mafia ed estorsioni in territorio nisseno: a che punto è la lotta? Parlano gli “addetti ai lavori”, i magistrati che se ne occupano in prima persona, ogni giorno a contatto con le forze dell’ordine, quelli che fanno il lavoro “di braccia” e

che tengono il polso della situazione. I sostituti procuratori della DDA nissena tirano le somme. Ognuno dice la sua. Ma su un punto sono tutti d’accordo: “La società civile non reagisce. Rivoluzione copernicana? Siamo ancora all’alba”.

Servizi alle pagine 15-16-17

Il personaggio del mese

L’ idraulico Michele Salute

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altanissetta mostra il suo volto più autentico durante i giorni della Settimana Santa, con i riti devozionali che sono simbolo dell’identià-

di Rosamaria Li Vecchi tà dei nisseni, che rinnovano ogni anno il loro abbraccio con la città nel momento più importante anche per la comunità dei credenti, la Pasqua di Resurrezione. Il Fatto dedica la sua copertina del

numero di aprile al capitano della Real Maestranza della Pasqua 2011 Michele Salute, simbolo di quella Caltanissetta che negli artigiani ha sempre avuto una delle vette più alte della sua operosità e

scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it

che dall’impegno degli artigiani (e delle artigiane) deve prendere spunto per ritrovare il suo orgoglio di città capoluogo. Servizio a pagina 8

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Via Filippo Paladini, 172 - Via Ferdinando I, 63 Caltanissetta


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L’ editoriale

Ne’ cortigiani ne’ partigiani — di Rosamaria Li Vecchi — Ma cosa sta succedendo al giornalismo? Di quale malattia endemica soffrono oggi tutte le redazioni, dove nessuno ha più voglia di raccontare solo ciò che vede con i suoi occhi ed ascolta con le sue orecchie? O, viceversa, carica “penna in resta” questo o quello con velenoso livore più per fatto personale

grande rifiuto della nomina di senatore a vita, propostagli da Cossiga nel 1991. Grande leone Indro - militante duro e puro di idee e valori universali, dai primi anni del fascismo, quando sembrava una destra “sana”, all’antifascismo – che ci richiama al dovere di indignarci davanti alla menzogna, di credere in qualcosa, di avere idee politiche (non c’è nulla di male), di dire no alle corti e alle lusinghe, di raccontare sempre e comunque la verità, certo filtra-

Indro Montanelli

che per altro . E’ la verità a soffrirne e non ha più senso così il mestiere di giornalista: che servizio può rendere alla comunità chi si accontenta delle veline degli uffici stampa o chi obbedisce battendo i tacchi senza l’onore militare, perché non si crede più né nella Patria né nello Stato né nella giustizia e perché non c’è nessuno spirito di appartenenza? Dove è finito quello spirito indomito di un Montanelli che, girate le spalle a chi voleva solo “comprare” la sua voce, la sua firma per farne megafono di demagogia, ha avuto il testardo coraggio di ricominciare e ricominciare e ricominciare pur di difendere la propria autonomia e distanza dal potere. Fino a giungere al

ta attraverso i nostri occhi, quello che siamo, quello in cui crediamo. Ma senza far diventare bianco il nero e viceversa. Solo così si può cercare di servire la verità e di essere utili alla società in cui si vive. E questa Caltanissetta, oggi, stanca delle promesse della politica, esige il coraggio della verità soprattutto dai giornalisti, né cortigiani né partigiani.

Il Fatto curioso IL CASO. Un imprenditore della plastica viene scambiato per un sultano

Equivoci e tanta buona volontà, ma l’improvvisazione non basta Un film di quelli cari alla vecchia commedia all’italiana non avrebbe saputo contenere tanti equivoci, degni delle migliori prove del principe De Curtis (“Perbacco, esulto per il sultano” avrebbe detto) o di un Peppino De Filippo in stato di grazia. Grazie a quell’equivoco Caltanissetta, in soli due giorni, è rimbalzata sotto i riflettori della stampa nazionale e in cima ai motori di ricerca sulla rete. Ma solo per farsi ridere dietro da mezza Italia. La storia, nella sua semplicità, è addirittura incredibile e prende le mosse dalla voglia, lodevole, di intercettare occasioni di sviluppo per Caltanissetta da parte del primo cittadino Michele Campisi, che si affida però troppo spesso ad entità esterne. Non si sa chi sia stato il contatto tra il sindaco nisseno e l’imprenditore arabo ma di certo questo non si era spiegato bene (o qualcosa si è inceppato nella catena di comunicazione tra Caltanissetta e Abu Dhabi, forse la triangolazione con Palermo, città dell’imprenditore siciliano che ha attività nei Paesi arabi e che ha accompagnato l’ospite arabo nel capoluogo nisseno). Per questo un comunicato stampa, redatto forse con troppa fretta (sarebbe bastato fare una ricerca su Internet per scoprire, ad esempio, che c’è si un emiro di Abu Dhabi, che è anche presidente degli Emirati Arabi Uniti, ma si chiama Sheikh Khalifa bin Zayed Al Nahyan), ha messo in moto la macchina poderosa dei media, invitati ad assistere alla visita del “Sultano di Abu Dhabi, Hasan Alzaabu

(…) ricevuto a Palazzo del Carmine dal sindaco Michele Campisi”. Il resto della storia ha fatto il giro delle testate di mezza Italia e delle agenzie di stampa. Ad approdare al Comune è stato Sultan Al-Zaabi, general manager di una ditta di Abu Dhabi leader nel settore della produzione di materiali plastici per l’irrigazione e la realizzazione di acquedotti, a Caltanissetta per verificare le possibilità di investimenti nel settore della plastica, che fa Sultan di

nome ma non lo è di fatto (a proposito il titolo, in arabo, è Sheikh). Tutti hanno puntato il dito sulla “bufala”, alcuni giornalisti locali hanno invece finto che non fosse accaduto nulla di strano e, dulcis in fundo, la stessa amministrazione ha smentito di avere annunciato la “visita del sultano”, nota che si è rivelata sostanzialmente una pezza peggiore del buco. Redazione IFN

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Direttore Responsabile

Rosamaria Li Vecchi r.livecchi@ilfattonisseno.it

Collaborazioni:

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Impaginazione

Claudia Di Dino

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di Salvatore Falzone

IMMIGRAZIONE. La scelta di portare gli extracomunitari fa comodo ai politici

Se la tendopoli diventa l’occasione per piangersi addosso

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altanissetta è salita agli onori della cronaca nazionale grazie alla tendopoli allestita in fretta e furia a Pian del Lago per ospitare cinquecento tunisini. A pro-

posito, quanto tempo rimarranno dentro queste casette di tela blu? Non lo sappiamo. Sappiamo però che il capoluogo nisseno sta pagando di tasca, insieme ad altre città del Sud, il prezzo di scelte di governo ben precise. Del resto lo sanno pure le pietre che comanda Bossi. Dice il senatùr: fuori dalle balle. E così sia. Sappiamo pure quanto pesano

a Roma i nostri deputati nazionali e con quanta grinta e quale tempismo si siano decisi a battere i pugni sul tavolo: l’appello al premier firmato dall’on.

vano piede in terra nissena. Sortirà qualche effetto questo ricorso tardivo? Staremo a vedere. In ogni caso bisogna fare i conti con la realtà: la presenza

La tendopoli di Pian del lago

del Lago non dispiaccia più di tanto ai professionisti della politica locale, di destra e di sinistra. Per chi deve rendere conto di un malcontento popolare alle stelle, infatti, l’arrivo

“ Pagano “affinchè le misure per fronteggiare l’emergenza non ricadano esclusivamente sulle regioni meridionali” è arrivato a cose fatte, mentre gli immigrati scendevano dai pulmann provenienti dal porto di Catania e mette-

in città di un elevato numero di extracomunitari. Detto ciò, bisognerebbe pure evitare la demagogia da quattro soldi. Ho l’impressione che, sotto sotto, al di là delle vesti strappate e del coro di prefiche dolenti, l’emergenza Pian

Bossi: “fuori dalle balle”

dei tunisini è una buona occasione per gridare “al ladro al ladro”, per piangersi addosso, ma tutti insieme, per confondere le acque, per dare un nome facile alle patologie croniche di una città depressa. Non si spiegano altrimenti le scomposte dichiarazioni di chi parla di guerra fra poveri, di chi mette il dito nella piaga della disoccupazione giovanile,

dicendo che ci sono troppe bocche da sfamare e invocando il ritorno a un tempo di idilliaca “tranquillità”. Ma la tendopoli serve anche ai detrattori dell’attuale amministrazione, per buttare ancora un po’ di benzina sul fuoco, per aizzare gli animi e dare un volto a tutti i mali che si abbattono su questa sventurata città. E allora? Non facciamoci prendere in giro. La situazione è problematica. Si pongono serie questioni, a cominciare dalla sicurezza. Ma l’allarmismo non è mai servito a niente. Dunque: occhi aperti. Ma, per quanto possibile, non facciamoci sfuggire l’occasione di sfoderare - senza buonismi e senza pregiudizi – un po’ di umanità. Ogni tanto non guasta.


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Fatti contro la mafia

per non dimenticare

Roberto e Romilia, granelli di sabbia che inceppano la violenza

Medaglia d’oro al valor civile “Mentre conduceva una delicata operazione investigativa al fine della ricerca e della cattura di pericolosi latitanti, nel quadro della lotta alla criminalità organizzata, in un vile e proditorio agguato tesogli da ignoti criminali, veniva fatto segno a numerosi colpi mortali di arma da fuoco immolando, così, la giovane vita ai più alti ideali al servizio delle Istituzioni.”

di Giovanbattista Tona

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hissà cosa fanno adesso Romilia e Roberto, se stanno ancora insieme, se hanno avuto figli... Nessuno se lo ricorda più ma circa trent’anni fa Romilia e Roberto erano fidanzati e vivevano a Palermo, una città dove c’era un omicidio al giorno e la gente non vedeva e non sentiva. La sera del 14 novembre 1982 Romilia e Roberto erano andati in Via Notarbartolo al bar Collica, all’epoca famoso per i buoni panini. Erano arrivati con la Fiat 131 di Roberto, che la parcheggiò, disse a Romilia di aspettarlo ed entrò nel bar. Dopo un paio di minuti Romilia sentì una prima serie di quattro colpi e dopo un breve intervallo un colpo singolo, sordo, agghiacciante. La ragazza si girò verso il bar e in quel momento una persona con in mano una pistola le passò accanto, di corsa, e si diresse, gridando, verso una Fiat 126 bianca parcheggiata in doppia fila all’angolo della vicina Via Petrarca. Fu un attimo, forse meno; ma Romilia cercò di ricordare tutti i particolari dei movimenti di quell’uomo. E così realizzò di avere visto un’ ombra che lo seguiva, un’ altra persona che insieme a lui era poi salita sulla Fiat 126; l’uomo armato si era messo alla guida, l’altro si era sistemato nel sedile anteriore destro. Dal bar tutti gli avventori avevano sentito le esplosioni, erano usciti a vedere, poi erano rientrati. Solo Roberto sembrò colpito dalla confusione che si era creata in pochi istanti; allora uscì, si diresse verso il marciapiede opposto e vide il cadavere di un giovane come lui, riverso per terra, con la testa poggiata allo

sportello di un’auto rossa. Presto saprà che era un poliziotto della sezione investigativa di Palermo; si chiamava Calogero Zucchetto, veniva da un lontano paese della provincia di Caltanissetta, Sutera, dove aveva coltivato un carattere aperto e giovale che gli aveva con-

sentito di stabilire rapporti confidenziali con gente di ogni tipo e quindi di acquisire qualsiasi notizia utile alle indagini. Fatto imperdonabile per “cosa nostra”

Quando arrivarono i colleghi di Zucchetto, Romilia e Roberto non ebbero esitazioni: dissero subito che loro erano lì e che avevano visto; cominciarono a raccontare, si sforzarono di recuperare freddezza per fornire ogni dettaglio; Romilia aveva avuto davanti l’uomo arma-

to e ne fece una descrizione precisissima. Chi si è occupato di indagini e processi sull’ omicidio di Calogero

Zucchetto ha avuto come riferimento imprescindibile le dichiarazioni di Romilia e Roberto e ne ha ammirato il senso civico, ripensando a quei terribili anni in cui tanti sparavano e molti altri non vedevano nulla. Ma fuori dalle carte processuali chi ha più sentito parlare di quei fidanzati, del loro sereno coraggio, della loro umanità che seppe tradursi in senso civico? Abbiamo avuto altro da fare: dovevamo cercare eroi della legalità, costruire personaggi e ammirare miti; così abbiamo dimenticato le persone piccole e vere, che più ci somigliano, i granelli di sabbia che possono inceppare sul serio la prepotenza della mafia. E’ bello immaginare che, nascosti per quasi trent’anni dal silenzio, oggi Romilia e Roberto ricordino ogni tanto Zucchetto insieme ai figli ormai grandi e con quella triste esperienza spieghino loro quanto è normale fare il proprio dovere. Così saranno ancora oggi determinanti nel contrasto alla mafia. Perchè fare convegni e manifestazioni, scrivere protocolli o articoli come questo, può essere utile. Ma molto, molto di meno.... La sezione nissena dell’ Associazione Nazionale Polizia di Stato è intitolata alla memoria di Calogero Zucchetto

Calogero Zucchetto suterese a caccia di boss E’ stato un poliziotto italiano. Si occupava di mafia ed in particolare collaborava alla ricerca dei latitanti che allora erano molto numerosi. All’inizio degli anni ottanta, presso la squadra Mobile della Questura di Palermo, collaborò con il commissario Ninni Cassarà alla stesura del cosiddetto “rapporto Greco più 161” che tracciava un quadro della guerra di mafia iniziata nel 1981, dei nuovi assetti delle cosche, segnalando in particolare l’ascesa del clan dei corleonesi capeggiato da Totò Riina. Riuscì ad entrare in contatto anche con il pentito Totuccio Contorno che si rese molto utile con le sue confessioni per la redazione del rapporto dei 162. Con il commissario Cassarà andava in giro in motorino per i vicoli di Palermo ed in particolare per quelli della borgata periferica di Ciaculli, che conosceva bene, a caccia di ricercati. In uno di questi giri con Cassarà incontrò due killer al servizio dei corleonesi, Pino Greco detto “scarpuzzedda” e Mario Prestifilippo, che aveva frequentato quando non erano mafiosi. Questi lo riconobbero e non si fecero catturare. All’inizio di novembre del 1982, dopo una settimana di appostamenti, tra gli agrumeti di Ciaculli riconobbe il latitante Salvatore Montalto, boss di Villabate, ma essendo solo e non avendo mezzi per catturarlo rinunciò alla cattura, avvenuta poi il 7 novembre con un blitz del Cassarà. La sera di domenica 14 novembre 1982, all’uscita dal bar “Collica” in via Notarbartolo, un’elegante via del centro di Palermo, fu ucciso con cinque colpi di pistola alla testa sparati da due killer in sella ad una moto.


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Economia & Società L’ATTACCO. Dure le critiche del

Confidi rivolte alle banche

“Sistema creditizio responsabile del tracollo finanziario” Dopo la presa di posizione di Romano il direttore Nicola Pastorello torna nuovamente sull’argomento.

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na provincia che muore, imprese con l’acqua alla gola, lo spettro della disoccupazione per molti lavoratori. E’ il vento della crisi mondiale, certo, ma anche la convergenza di una serie di fattori negativi che penalizzano, come sempre, il territorio della provincia nissena. Tirata in ballo, questa volta, anche l’immobilità degli istituti bancari che, secondo Confidi Caltanissetta, avrebbero le loro responsabilità nel tracollo dell’economia locale. A denunciare “l’insensibilità del sistema creditizio” nella provincia nissena

Nicola Pastorello direttore Confidi

è stato il presidente del Confidi Massimo Romano (AGI, 19/3/11). Ma quale

Gli istituti devono sostenere le imprese

è il ruolo del consorzio di garanzia sul nostro territorio? “E’ determinante – dice Nicola Pastorello, direttore di Confidi Caltanissetta - la componente mutualistica: il Confidi è

Massimo Romano presidente Confidi

sempre più portatore di “fiducia” per conto delle imprese nei confronti delle banche, poiché permette di mobilitare il credito”. Sottolineato

E’ necessario focalizzare l’attenzione sugli aspetti qualitativi

come, nell’attuale crisi, le imprese abbiano l’obbligo di riconoscere e assumere le proprie responsabilità e adoperarsi per la loro parte. “Quello che si chiede al mondo imprenditoriale – dice Pastorello - è ricapitalizzare le imprese, procedere ad un’attenta pianificazione finanziaria, investire in ricerca e innovazione e curare la comunicazione finanziaria con le banche ed i partner”. Agli istituti di credito il Confidi chiede maggiore sostegno e di andare “oltre i bilanci, focalizzando l’attenzione sui molteplici aspetti qualitativi che caratterizzano l’impresa ed il management”. Il Confidi Caltanissetta, inoltre, accompagna periodicamente i rappresentanti delle banche presso le aziende. “Da questo rapporto di sinergia e trasparenza – dice Pastorello - dipende la crescita del tessuto imprenditoriale. Il nostro territorio ha bisogno che si finanzino anche i progetti e le idee imprenditoriali di quei giovani che hanno il coraggio di restare in questa terra”.

LA DIFESA. Giovanni Immordino, capo area di Banca Nuova,

difende l’operato degli istituti di credito ed anzi accusa gli enti pubblici colpevoli di continui ritardi nei pagamenti.

“Danno la colpa a noi anziché prendersela con le pubbliche amministrazioni”

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ono in molti a puntare il dito negli ultimi mesi sulle banche e sulle maggiori difficoltà per ottenere prestiti e, in qualche caso, su netti rifiuti a concederne da parte degli stessi istituti di credito. C’è anche chi indica in questo atteggiamento una delle aggravanti della crisi economica che sta strangolando interi territori. Critiche vengono soprattutto dal mondo dell’imprenditoria locale del territorio di Caltanissetta e della provincia e dalle associazioni di categoria dei vari settori produttivi, dall’agricoltura all’industria all’artigianato. Ma è veramente colpa del sistema bancario se l’economia locale è al tracollo? “Una banca – precisa Giovanni Immordino, capo area di Banca Nuova per la Sicilia centrale – è un’impresa a tutti gli effetti anche se ha uno scopo sociale perché tutela i risparmi dei suoi correntisti. La nostra attività è come quella di tutte le altre imprese, con bilanci che vanno esaminati con attenzione e tenuti ben presenti, e tutte le somme devono essere ammortizzate. Scopo di questa attività, come dicevo prima, è innanzitutto tutelare il risparmio di chi affida alla banca i suoi soldi ma non dimentichiamo che c’è un mondo che gira intorno agli istituti di credito, dai finanziamenti alla raccolta all’impegno. Il problema che emerge oggi

A causa della crisi generalizzata dobbiamo stare più attenti

non è certamente solo locale ma è su scala nazionale, europea, mondiale: le banche non possono esporsi. In questi giorni da più parti diversi soggetti hanno ribadito che “anche le banche devono fare la loro parte”. Lei cosa ne pensa?

“Per quanto riguarda il territorio – dice Immordino – Banca Nuova, ma anche altre banche, sono impegnate a sostenere le iniziative ma il problema è che la valutazione delle stesse iniziative deve sempre camminare con determinati requisiti: le banche sono assoggettate a regole, vigilan-

maggior rischio per la banca costi anche qualcosa in più, ma è una differenza minima. E’ invece più difficile fare accettare determinate condizioni in Sicilia piuttosto che al nord, anche se spesso i tassi qui sono più bassi”.

I rischi sono cresciuti per via della situazione economica

za, verifiche, al di là degli ovvi principi di trasparenza promossi dalle associazioni dei consumatori che controllano oggi tutte le attività. E proprio perché esiste una crisi generalizzata le banche devono stare molto attente a come si muovono. Banca Nuova oggi è esposta verso la clientela, in particolare verso il sistema delle imprese, in maniera di gran lunga superiore rispetto alla fonte di approvvigionamento che sono i depositi”. Siete dunque pronti ad assistere le aziende? “Si, ma chiediamo garanzie. I consorzi fidi si lamentano che noi non aiutiamo le imprese ma non è così. Intanto il problema nasce dalla locale situazione economica disastrosa e dal fatto che in Italia i rischi si sono accresciuti in maniera straordinaria: in questo contesto il denaro deve restare merce di scambio ma se noi prestiamo del denaro e questo non rientra diventa per noi un problema”. Si è detto più volte che il denaro ha un costo magg i ore al sud piuttosto che al nord. “Ormai si è omogeneizzato anche il livello dei tassi tra nord e sud. Certo, è normale che il

Sotto Giovanni Immordino capo-area di Banca Nuova per la Sicilia centrale

Quale è la situazione del capoluogo nisseno e del territorio della provincia? “Caltanissetta è città di servizi e se le attività non hanno fluidità nei flussi commerciali è chiaro che vanno in sofferenza. Quello che è paradossale è che tutti, commercianti e imprenditori, attaccano le banche ma non le pubbliche amministrazioni che con i loro ritardi nei pagamenti causano grossi problemi all’imprenditoria. E poi la crisi catastrofica nel mon-


Aprile do degli appalti, con l’edilizia pubblica privata, vero volano di sviluppo del territorio, bloccata da anni, come lamenta la stessa Ance. E dunque, cosa dovremmo finanziare?” Additate anche come cause del tracollo la carenza di infrastrutture (“anziché attraversare la Sicilia e passare da Caltanissetta siamo scavalcati dal resto della regione”), l’immobilismo sull’università (“Enna attrae più di Caltanissetta”). “L’unica possibilità in questo momento per Caltanissetta – dice Immordino – è che decolli il raddoppio della 640, che oltre a garantire nel futuro collegamenti veloci significherebbe intanto lavoro, visto che l’investimento è di notevole importanza”. Altra soluzione è ripensare i collegamenti ferroviari (“anziché tagliare fuori Caltanissetta Trenitalia dovrebbe inglobarla nei progetti per l’alta velocità”) e le infrastrutture provinciali (“necessario un collegamento veloce tra il Vallone e l’area di Gela

perché se no la provincia resterà sempre tagliata in due”). Ma tutto questo, è ovvio, deve passare attraverso la politica e le istituzioni che governano il territorio, miopi nei decenni passati, oggi anche totalmente sorde alle richieste del territorio ed impegnate solo a tenersi ben strette poltrone e stipendi, nascondendosi magari dietro casuali catene di emergenze a cui far fronte ma in realtà impegnate a cercare solo l’interesse personale e mai quello della comunità amministrata.

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CREDITO COOPERATIVO. Il parere di un esperto al vertice di un istituto bancario

Di Forti promuove le bcc “A fianco del territorio” Il presidente, anche sindaco di San Cataldo, dal suo osservatorio privilegiato esalta il ruolo della banca locale “Lavoriamo in sinergia” A chiarire il ruolo delle banche di credito cooperativo sul territorio in relazione all’attuale momento di crisi è Giuseppe Di Forti, presidente della BCC del Nisseno. “Le BCC, ex Casse Rurali ed Artigiane, – dice – sono banche “differenti” e non sono paragonabili alle banche del sistema ordinario. Qualcuno le ha definite “microgiganti” proprio per sottolinearne la peculiarità e cioè la capacità di fare cose grandi pur essendo piccole. Esse sono radicate sul territorio, vicino alla gente, sensibili ai bisogni e soprattutto non hanno fini di lucro; storicamente nate per combattere la piaga dell’usura, continuano a svolgere una missione sociale che consiste nel contribuire alla crescita non solo economica ma anche morale e culturale delle comunità che servono. Il loro patrimonio maggiore è rappresentato dai soci, prevalentemente agricoltori, artigiani, commercianti, piccoli imprenditori locali che beneficiano così della mutualità direttamente sviluppata dalla banca. La clientela è rap-

presentata esclusivamente da microimprese, famiglie, professionisti che operano nel locale e l’attività è esercitata secondo il modello della cosiddetta “banca corta”, dove fra cliente e vertice dell’Istituto bancario non si interpone una lunga filiera burocratica; la relazione commerciale è diretta e questo consente alla banca di dare un’assistenza personalizzata e al cliente di sentirsi al centro dell’attenzione. Non solo differenze di carattere giuridico, dunque, tra il credito ordinario e le banche cooperative ma soprattutto una grande vicinanza al territorio e un ruolo primario nello sviluppo dell’economia locale. Il presidente Di Forti sottolinea che

Il mio ruolo coincide più con quello di un padre di famiglia che di un vertice

tutto il valore aggiunto creato dalle BCC ricade in loco per il semplice fatto che la raccolta viene impiegata in prestiti alla clientela esclusivamente nel territorio di competenza e cioè nei Comuni dove la banca è insediata con le agenzie e al massimo nei Comuni limitrofi. Basta solo questa osservazione, prosegue Di Forti, per comprendere che la critica alle banche che esercitano nel meridione di raccogliere al sud ed impiegare al nord non può essere rivolta al

sistema del Credito Cooperativo. Ma vi è di più. E’ vero che a livello generale si è registrata una restrizione del credito erogato per via del deterioramento delle condizioni economiche delle imprese e delle famiglie ma è anche vero che le BCC, in controtendenza, proprio negli ultimi anni hanno registrato una espansione dei prestiti alla clientela e oggi, di fatto, si pongono come i principali finanziatori del sistema a livello locale. Lo confermano i dati ufficiali della Banca d’Italia. Per questo Di Forti ritiene che le critiche mosse da Romano siano indirizzate ai grossi Istituti di credito e non certo alle BCC. Le differenze sui tassi medi applicati alla clientela, dato comune a tutto il sistema bancario operante nel meridione, si spiega con la maggiore rischiosità del credito e ciò è dimostrato dalle percentuali di crediti in sofferenza che sono molto più alte al sud rispetto al nord.


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Il personaggio del mese

SETTIMANA SANTA. Michele Salute guiderà il grande corteo del Mercoledì

Real Maestranza, un capitano in... Salute di Rosamaria Li Vecchi Ed arriva, finalmente, quel giorno atteso tutta la vita dagli artigiani di Caltanissetta, quando tra due ali di folla, indossando le insegne della carica più alta, i colori della città, gli abiti tradizionali il capitano della Real Maestranza guida il grande corteo la mattina del Mercoledì Santo, avvio dei riti della Settimana Santa nissena dopo la processione di Gesù Nazareno che si svolge la domenica delle Palme. A guidare il corteo per la Pasqua 2011 sarà Michele Salute, della categoria degli idraulici e stagnini, centounesimo capitano della Real Maestranza, cinquecentesca istituzione dei riti della Settimana Santa nissena che esalta e

valorizza il ruolo fondamentale che ebbero gli artigiani nella crescita del tessuto economico del capoluogo nisseno. L’emozione di dover rivestire la

pitano del 2001 Franco Maiorana – da quando avevo 15 anni ma avevo 8 anni quando, insieme ad

Sfilare è un momento di grande emozione. Ci sentiamo veri nisseni

carica di capitano, di dover portare in segno di devozione il crocifisso di legno velato di nero, di essere per un giorno il “volto” di Caltanissetta, sono evidenti nelle parole e nei gesti di Michele Salute, che si avvicina al giorno più importante accompagnato dalla trepidazione della moglie Angela Abbate, al suo fianco da 40 anni, e dei figli Massimiliano (laureato in geologia) e Daniela. “Sfilo con la Real Maestranza – dice il capitano Salute, che è già stato scudiero dieci anni fa con il ca-

un mio amico, seguivo mio zio Luigi Gambino alle riunioni che organizzavano nella bottega di

Della categoria degli idraulici e stagnini, toccherà a lui ricoprire l’ambito ruolo uno stagnino che si trovava nella zona detta “’u chianu ‘i fossi”, l’attuale piazzetta Calatafimi, e là ci nascondevamo in un angolo ad ascoltare le discussioni e ad assistere all’elezione delle cariche della Maestranza. Allora l’alabardiere era sempre il più giovane tra gli eletti nelle cariche perché si saliva di carica in carica per anzianità e il capitano era sempre quello più avanti negli anni”. Eletto nei mesi scorsi per acclamazione dalla propria categoria, Michele Salute ammette che è un momento, quello in cui si sfila nel corteo della Real Maestranza, di grande emozione ma soprattutto di orgoglio. “Ci sentiamo – dice – veramente nisseni e sentiamo forte l’unione delle categorie, di noi artigiani”. Un amore per Caltanissetta e per le tradizioni più genuine della Settimana Santa nissena che il capitano Michele Salute spera di riuscire a tramandare al nipotino Simone Ciulla, che sfilerà quest’anno al suo fianco come paggetto. “Ha appena tre anni – dice il capitano Salute sorridente – ma è già consapevole del suo ruolo e mi dice sempre in questi giorni: “Nonno, io pure capitano!”. Bisognerà vedere però in quale categoria, visto che il piccolo Simone è figlio di Daniela, primogenita del capitano Salute, e di Michele Ciulla,

In alto l’esordio di Michele Salute nella Real Maestranza. In basso il passaggio di consegne da Angelo Amico al nuovo Capitano

anch’egli artigiano ma della categoria dei pittori e decoratori. “Ma l’importante – dice Salute – è che sia sempre orgoglioso di essere nisseno”. E di essere artigiano. “La nostra categoria inizialmente era quella di stagnini e lattonieri, mestieri antichi ormai

Spero di tramandare questa passione a mio nipote Simone di 3 anni

scomparsi, legati a tempi in cui tutto si riparava e si recuperava”. Le mani del capitano raccontano una storia di lavoro, sacrifici e della magia del creare scoperta da bambino. “A 8 anni -. Dice – andavo a lavorare da mio zio di mattina e di pomeriggio a scuola fino alle cinque. Poi di nuovo a lavorare e i compiti li facevo di notte ma non sono pentito di avere scelto questa strada, con un lavoro che mi ha riservato grosse soddisfazioni”.


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IL PERSONAGGIO. Il noto commercialista lavora tra la Sicilia e Milano

I sogni di Paolo Buono per una città migliore a casa di... Lo abbiamo incontrato nella sua casa in centro. L’ occasione per rimarcare i motivi che lo spingono a rimanere. La sua casa ci racconta tutto di lui. Se ci affacciamo dalla terrazza possiamo scorgere la meravigliosa vista di una Caltanissetta che da molti è dimenticata. Corso Umberto, la cu-

Caltanissetta è un motore acceso che qualcuno cerca di frenare

pola della Cattedrale e tutti i quartieri della “città vecchia”. Vive qui, Paolo Buono, nisseno “doc”, imprenditore e commer-

cialista che ha scelto di dividere la sua vita tra due città, Caltanissetta e Milano, dove vola con cadenza settimanale per occuparsi del suo secondo studio professionale. Ma cosa spinge un professionista affermato a restare nel capoluogo nisseno? “Le “cose” di una volta – afferma Paolo Buono – hanno un altro sapore, Caltanissetta traspira sensazioni che nessun’ altra città all’avanguardia mi trasmette, questa è una delle ragioni per cui ho scelto di comprare casa nel centro storico. Qui tutto sa di storia”. Ha quarantanni ed è papà di una bimba di sei. Paolo ha le idee chiare sul suo futuro e sulle speranze che nutre per la città, “croce e delizia” di molti che dopo aver fatto le vali-

gie, non sono mai più tornati. “Caltanissetta è un territorio – afferma Buono – con un importantissima storia, ma spesso rinuncia alla sua identità. Dopo il boom del secondo dopoguerra, grazie alle miniere, la nostra città non ha saputo crearsi un’altra econom i a che la potesse rilanciare in un mercato globale continua Buono questa è la

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p ecca di chi ha le risorse ma non vuole osare. Caltanissetta è come se fosse un motore acceso che qualcuno cerca di frenare ogni volta che si prova a spingerlo in avanti, manca lo spirito di emulazione, e se qualcuno alza la testa, viene subito additato”. Si amareggia quando si toccano “tasti dolenti”, come la fuga di cervelli nisseni verso il nord Italia o la carenza di istituzioni politiche su cui riporre fiducia. “In questa città servono idee che devono essere avanzate da persone capaci di farsi portavoce delle esigenze dei cittadini ma, queste stesse, devono anche essere lungimiranti, solo così il politico potrà trainare Caltanissetta verso l’economia funzionale”. Paolo Buono, economia e politica,

nella sua vita le ha messe insieme e da nisseno che “fugge” a Milano, si rende conto delle falle che rendono Caltanissetta un “gran paese”. “Perchè l’acqua corrente nella nostra città – afferma Buono – viene

Abbiamo bisogno di partiti che sappiano andare oltre gli uomini

erogata a singhiozzo? Perchè le ferrovie da noi sono inesistenti? Spesso i politici, quando si toccano questi argomenti, alzano le spalle come se la cosa non li riguardasse. Sono questi i problemi a cui purtroppo il nisseno si è abituato. Ed ha smesso di battersi”.

Per anni è stato un militante politico vicino all’ Udc di Casini, adesso crede che le cose non possano migliorare assistendo a continui “cambi di casacca”, dai quali lui è sempre rimasto fuori. “La politica è fatta da individui che hanno voglia di portare innovazioni – afferma Buono – bisogna spingere le idee affinchè i progetti possano essere realizzati nel tempo, e spesso questo tempo può sembrare infinito se consideriamo che va al di là della vita politica del singolo. Abbiamo bisogno di partiti che sappiano andare oltre gli uomini”. A chi dice che con la politica ci si sporcano le mani risponde: “A cosa servono le mani pulite - chiedeva Don Milani - se poi le teniamo in tasca?” Paolo Buono non lo sa, ma sa come si “rimboccano le maniche” e spera che la costituzione della “Zona franca” possa dare una sterzata a questo triste capitolo dell’economia nissena. M. N.


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Costume & Società SHOPPING. 9 Marzo, la Svezia del designer irrompe a Catania

Tutti pazzi per l’ Ikea

Il colosso del mobile a buon prezzo di Leda Ingrassia

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utti ne parlano, in molti ci hanno già fatto acquisti e ne amano i prodotti, alcuni la criticano. E’ il cosiddetto “fenomeno Ikea”, legato all’espansione del colosso svedese del settore dell’arredamento che ha invaso le nostre regioni con stabilimenti enormi, insegne e pubblicità. Tutto segnato

tranquillità lasciando i bambini in uno spazio appositamente allestito per loro, con giochi vari). Ma cosa rende irresistibile il richiamo di questa catena di negozi? Prezzi veramente “low cost”, prodotti confezionati in comodi pacchi facili da trasportare e disponibili in una sorta di self service, che evitano la trafila dell’at-

dal famoso marchio aziendale blu e giallo, che richiama i colori della bandiera svedese con il nome dell’azienda in bella vista, logo “essenziale” e minimale come le soluzioni d’arredo che la ditta propone nei suoi immensi spazi espositivi, dove l’arte di disporre gli elementi d’arredo o gli accessori diventa arte di seduzione e dove il potenziale acquirente si sente sempre più piccolo ma affascinato, travolto da una serie di sensazioni piacevoli e da piccoli grandi “vantaggi” (come quello, ad esempio, di potersi dedicare agli acquisti in tutta

tesa davanti magari ad operatori poco pazienti o oberati di lavoro. E, come se non bastasse, i mobili si possono comporre liberamente e a piacere, dopo averli accuratamente montati grazie a dettagliate istruzioni (ma attenzione a non prendere troppo alla leggera questa delicata fase, che va affrontata con molta pazienza e non è proprio come giocare con i mattoncini Lego). E allora via a farsi travolgere da una nuova “sindrome da acquisto”, che fa si comperare oggetti economici che poi però si rivelano inutili una volta esauri-

to l’entusiasmo della prima occhiata. Già perché Ikea in tema di casa vende di tutto: mobili di tutte le forme e colori, idem per gli accessori per la casa, piante sintetiche, pavimenti, materassi, letti, lampade, elettrodomestici, giocattoli, lenzuola, candele, asciugamani e davvero tanto altro. Il fenomeno insomma è di portata così grande che tanti siciliani, fino a qualche settimana fa, si sentivano esclusi dalla possibilità di fare un giro in questo “paese delle meraviglie dell’arredamento low cost” e lamentavano l’assenza del marchio nella nostra regione, salvo poi sentirsi davvero soddisfatti dalla recente apertura a Catania di un centro Ikea, dove accorrono in massa in queste settimane siciliani da tutte le province, temerari che affrontano chilometri e chilometri di strade e autostrade pur di cogliere qualche occasione d’oro, quasi fosse una questione di vita o di morte! Ma nonostante i circa venti punti vendita in Italia, i fan “duri e puri” di Ikea acquistano direttamente dal sito aziendale, dove è possibile consultare un catalogo dettagliato e usare gli strumenti di progettazione on line. Il tutto con grande tranquillità, dato che il colosso svedese permette addirittura la restituzione entro novanta giorni (in alcuni casi anche

dopo 6 mesi) del prodotto accompagnato da scontrino e imballaggio originale. Di Ikea inoltre si può diventare soci mediante carte fedeltà che permettono di accedere a sconti e promozioni. Un vero paradiso per molti consumatori! E non dimentichiamo che l’azienda svedese è il fornitore ufficiale di Sua Maestà il re di Svezia, che sicuramente riconosce in questi prodotti, oltre che l’orgoglio della bandiera svedese, anche qualche altro merito. Come, e questo è un dato di fatto, ad esempio la grande attenzione dell’industria per il rispetto dell’ambiente. Infatti, oltre ad altri punti di forza, l’azienda prevede l’utilizzo di plastica riciclata, di tutta una serie di tecniche per la realizzazione di tessuti stampati a basso utilizzo di acqua e colori e, ancora, la realizzazione di strutture con materiale a base di legno con un’anima in carta riciclata a nido d’ape. Ma c’è spazio anche per la solidarietà: per ogni lampada a luce solare venduta, Ikea ne dona una a Unicef e Save the Children, in aiuto dei bambini di India e Pakistan. Sani principi che spesso, guardando alle scelte di molti consumatori, nella competizione tra made in Svezia e made in Italy, fanno registrare un 1-0.

La sindrome “svedese” La sindrome da Ikea vi coglie già all’entrata di questo piccolo paradiso dell’arredo: vuoi non comprare quello splendido pacco da 500 tovaglioli a soli 2.50 euro? Ti potrebbero essere utili per il compleanno di tua cugina (che sarà tra sette mesi e probabilmente non lo festeggerà perché è in missione in Burkina Faso). Guarda quello splendido porta mestolo, vuoi che non ti serva la prossima volta che cucini la tua bella zuppa di legumi? Non importa se sei allergico ai legumi: costa solo 3 euro. L’Ikea da quando è nata è stata stramaledetta da tutti i mobilieri di Caltanissetta: qualità relativamente discreta – spesso del tutto accettabile, a volte magnificamente elevata, altre discutibile – ad un prezzo accessibile per qualsiasi tasca. La nostra grande idea? Il prezzo piccolo. E così tu, ignaro

acquirente, ti trovi a riempire il mitico sacchetto giallo di spacca noci uzbeke (non fa niente se non ne hai mai vista una e se per romperne una devi usare direttamente il machete), di utilissimi porta cd da cassetto (che occupano il 70% dello spazio ma che ti permettono di tenere dritto ben 8 cd, quando ne hai 450), di comodissimi leggii per nascondere i trasformatori dei cellulari, disponendoli in modo ordinato sulla mensola. Come? Ti ostini a non avere il cellulare? Male, potresti usare il leggio. Vai subito a comperare un cellulare. Muoviti! Il problema è che già il catalogo ti illumina di immenso e ti disegna la vita che hai sempre voluto, con la compagna che ammicca da maiala mentre versa il the, un figlio che gioca tranquillo nel suo spazio ordinato e colorato, con un garage ottimamente strutturato, pulito, in cui gli arnesi sono tutti in ordine alfabetico. Come? Ah! L’ultimo quadro te l’ha appeso il tuo vicino, perchè non sei capace? Ok, ma almeno una poltrona in rattan ce l’avrai sul terrazzino. Come non hai il terrazzino? Vabbè, una poltrona in rattan, la metti un po’ dappertutto!


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I COMPETITOR. Giudizio negativo sul “fenomeno scandivano” da parte dei venditori nisseni. I timori di un settore che rischia di non reggere la concorrenza

La sfida dei commercianti “La gente tornerà da noi”

Come si vive a Caltanissetta il fenomeno Ikea? Nessuno meglio dei commercianti del settore può dirlo, ammettendo che si tratta di un fenomeno davvero di vaste proporzioni che diventa anche un fatto di costume. “Oltre ad essere una realtà commerciale di una certa portata – dice Liborio Di Buono di Megaron Arredamenti – Ikea è un fenomeno mediatico: sull’argomento infatti si elaborano barzellette, tesi universitarie, se ne parla ovunque e questo ne alimenta certamente la fama”. “Secondo me – dichiara Antonio China di Centro legno Far da sé – questa corsa agli acquisti si interromperà appena la gente inizierà

a confrontare realmente quei prodotti con i nostri. Per ora è come se tutti fossero storditi dalla presenza anche in Sicilia del centro Ikea”. A stonare con il tradizionale sistema commerciale a cui siamo abituati è la stessa logica commerciale proposta. “Il cliente di Ikea – continua Di Buono – è un codice a barre. Da noi invece ha un nome, un indirizzo, una storia, perché per noi il cliente va coccolato. Dentro centri commerciali di questo tipo la gente sembra come nel film “The Wall”, bombardata da messaggi più o meno subliminali di ogni genere”. “Noi offriamo un servizio – dice China – e non ci limitiamo a ven-

dere un prodotto perché i clienti vanno guidati e assistiti nei loro acquisti”. Sicuramente però dietro il marchio svedese c’è uno studio di marketing insostenibile per le nostre “piccole” realtà commerciali locali. “E’ indubbio – dice il titolare di Megaron – che Ikea si avvale di esperti che studiano tutte le tecniche migliori per incuriosire il cliente ed attirarne l’attenzione. Il problema è che noi non riusciremmo a sopportare i costi legati a queste scelte. Pensate alle migliaia di catologhi divisi in tutta Italia, ai tanti dipendenti, ai manifesti pubblicitari onnipresenti”. E per quanto riguarda il rapporto qualità-prezzo proposto da Ikea? “Non credo si tratti di beneficenza. Si paga il valore del prodotto che si porta a casa” dice Liborio Di Buono glissando elegantemente sulla domanda e lasciando intendere che in qualche modo le grandi ditte ammortizzano così anche i costi legati alle grandiose campagne pubblicitarie”. Dunque, se a questo sommiamo le spese di viaggio legate al trasferimento da Caltanissetta a Catania e la necessità di ricorrere ad operai qualificati per il montaggio dei mobili (che non è sempre possibile assemblare con il fai da te), la convenienza spesso si riduce parecchio. L’azienda svedese, poi, vende ovviamente prodotti al 92% “made in Svezia”. “I nostri prodotti – continua Di Buono – sono al 95% italiani. L’Italia è leader nel mondo nel settore dei mobili anche per quanto riguarda la fascia qualitativa più

Di Buono: Per loro i clienti sono uncodice a barre

bassa che comunque si avvale di nomi italiani che per noi sono garanzie e di materie prime di ottima scelta. Made in Italy infatti non significa più costoso ma è certamente sinonimo di alta qualità”. “Abbiamo prodotti sia italiani che stranieri – dice il titolare di Centro Legno – che, vista la nostra appartenenza ad un consorzio di acquisti, riusciamo a vendere a prezzi competitivi, quasi uguali a Ikea, ma che sono più in linea con la tradizione italiana quanto a qualità, design, forme e colori”. Fenomeno di costume,

Le piccole imprese non potranno vincere sul piano del marketing, allora puntano all’assistenza ai clienti

Il famigerato catalogo IKEA che ha invaso i comuni della provincia nissena. A sinistra Liborio Di Buono. In basso Antonio China

affitto nelle città universitarie. Inevitabilmente, poi, il negozio Ikea di Catania fa concorrenza ai commercianti nisseni. “Ne sta risentendo – conclude Antonio China – so-

“ anche, come dicevamo e infatti Ikea non è un marchio ricercato solo da chi non può permettersi esborsi di un certo tipo per arredare la casa ma stuzzica anche i palati più raffinati, di chi ha anche qualche soldino in più ma preferisce ugualmente recarsi nei “grandi magazzini del mobile” svedesi magari per arredare la casa di campagna o la stanza del figlio negli appartamentini in

China: La moda

si interromperà quando si capirà la loro qualità

prattutto il bacino commerciale catanese ma anche da noi si registra una piccola perdita di clienti”. In ultimo, quasi a sfatare il mito svedese, c’è la questione dei pagamenti rateali. Su questi, infatti, Ikea, che collabora con Findomestic, applica un taeg che spesso arriva al 17, 15% e un tan che raggiunge quasi il 10%. Tassi più che raddoppiati rispetto a quelli applicati dai commercianti locali. Quindi meglio evitare le rate e stare più attenti a ciò che si acquista.


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Storia & Cultura

CINQUANTENARIO. Delia ha ricordato il suo illustre concittadino

Lo storicismo di Luigi Russo, un invito a ritornare alla storia di Antonio Vitellaro

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cinquant’anni dalla sua morte, Delia ha ricordato il suo illustre concittadino Luigi Russo (1892-1961), critico letterario, maestro di tante generazioni di studiosi e di educatori, uno storicista militante, come fu definito da molti, fra cui il filosofo Norberto Bobbio, che nel 1961, anno della morte del deliano, ne tracciava così il profilo; “Ho presente l’uomo fisicamente vigoroso, ben saldo, moralmente forte e sano, sicuro di sé, pieno di fuoco interiore che trapela dallo sguardo,

Sopra uno scorcio di Delia. Accanto una foto dell’ottobre del 1929 che ritrae Luigi Russo con Benedetto Croce. (Montalto - Firenze, Villa De Marinis)

dai gesti, dalla parola, impetuoso ma senza collera, allegro, festoso, cordialissimo; sincero, quando ce n’era bisogno, sino all’insolenza, schietto sino ad apparire talvolta rude, semplice di modi, di tratto, come chi non ha niente da nascondere e vuol apparire quello che è realmente, odiatore implacabile di ogni ipocrisia”. E proseguiva: “Lo storicismo fu per lui una fede, viva, polemica, operosa; rispetto al suo maestro, Croce, che lo vide come una religione della libertà, Russo ne fece un ideale militante; non un fattore di mediazione tra gli antagonismi, ma un credo politico che implica il diritto e il dovere di

parteggiare”. Lo “storicismo assoluto”, fondato sul riconoscimento del nesso dialettico tra storia e letteratura, portò il Russo a privilegiare gli autori più chiaramente impegnati in un ripensamento realistico del proprio tempo o connotati dal carattere militante delle loro scritture, insomma i letterati antiletterati. All’interno di questa visione, la caratteristica principale della critica del Russo fu l’inscindibile correlazione di esigenza di comprensione del senso e del valore delle opere letterarie e di sollecitazioni etiche ed ideologico-politiche. Un nesso in cui il moralista e il polemista non sono da meno del critico. Le sue pagine furono animate da un’aspirazione fondamentalmente etica, da un’eticità politica, perché l’opera letteraria possiede sempre un suo intercomunican-

te affiatamento con i problemi della società. Rivisitando la storia della nostra letteratura, Russo apprezzò maggiormente gli scrittori moralmente impegnati. Nel Tramonto del letterato scriveva: “L’arte e la filosofia non possono sequestrarsi dalla vita, e l’uomo, risuscitato dal Parini, dall’Alfieri, dal Foscolo come individuo e come cittadino, universalizzato nell’umanità dolorante del Leopardi, affiatato col mondo della realtà quotidiana dal Manzoni, indagato e conosciuto nella storia della sua nobiltà e della sua decadenza attraverso sei secoli, con acume artistico e ardore inusitato dell’animo, dal De Sanctis, cantato nelle sue eterne risse civili, con gusto di omerida, dal Carducci, risvegliato dalla passione del Verga nei primitivi e in tutti quelli che la società positivista reputava creature inferiori, cotesto uomo, dalla varia discorde-concorde esperienza, tenta di rivivere e rinnovarsi nell’ideale filosofico contemporaneo”. A giudizio dello scrittore Franco Fortini, il Russo fu “l’irresistibile intellettuale che sapeva fare realtà, lo storico impegnato fra dialettica e letteratura, l’uomo, il critico di onesto candore e sottile malizia, ma anche lo straordinario polemista aperto ad una visione etica del mondo”. La polemica fu un’attività costante del Russo, non un genere letterario coltivato occasionalmente, ma una forma mentis e insieme fu il contenuto del suo lavoro. L’atteggiamento polemico di Russo è radicale, perché non ama le vie di mezzo. Ogni suo scritto polemico si colloca tra questi due estremi: la stroncatura e l’elogio. La polemica è insita nella sua visione della storia come conflitto di tendenze, come una continua dialettica tra reazione e progresso. La polemica è prima di tutto momento antitetico e contemporaneamente eticità, attività pedagogica e quindi proposta. Cosa sopravvive oggi di Luigi Russo? A cinquant’anni dalla sua morte Luigi Russo può ancora essere visto e

Luigi Russo

analizzato come un metodologo, un critico, uno storico della letteratura, ma anche come un intellettuale militante, un polemista etico-politico, un educatore, un formidabile organizzatore di cultura.

Un convegno e un seminario di studio per ricordare Luigi Russo Il seminario di studio Ha avuto luogo l’11 Aprile, presso l’Istituto di I. S. S. “Luigi Russo” di Caltanissetta ed ha affrontato il tema Luigi Russo lettore dei classici. Protagonisti sono stati gli studenti di alcune classi del Liceo Classico, dell’Istituto Magistrale e dello stesso Istituto “Luigi Russo”, che hanno svolto dei lavori critici utilizzando gli studi di Luigi Russo su tre grandi scrittori italiani dell’Ottocento: Manzoni, Leopardi, Verga.

Il convegno Si è tenuto a Delia il 10 Aprile ed ha visto la presenza di illustri studiosi; questi gli argomenti affrontati: il poeta e critico letterario Aldo Gerbino ha parlato di Luigi Russo: transitare nel ‘900; Giuseppe Amoroso (Università di Messina): Il romanzo del Novecento in Luigi Russo; Giovanni Occipinti, poeta e critico letterario: Luigi Russo e gli eccessi della genialità del critico; Nicolò Mineo (Università di Catania): Luigi Russo, un illustre siciliano; Giuseppe Nativo, storico e pubblicista: Luigi Russo tra impegno letterario e nostalgia della sua Isola; Antonio Vitellaro, direttore della rivista “Archivio Nisseno”: Etica e polemica in Luigi Russo. Gli atti del convegno saranno pubblicati a breve dall’amministrazione comunale di Delia.


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Fatti & Quartieri CENTRO STORICO Qui vivono 155 famiglie con un reddito di 275 euro

Angeli e San Domenico, dove la città è nata “La città ha qui un aspetto da dopo bombardamento: sono visibili pareti interne di case coi chiodi che ressero cune e sanguinanti cuori di Gesù; coi rettangoli chiari da dove per anni guardarono ritratti di antenati defunti; offre alla vista gli angoli che accolsero i gesti più intimi e scale monche che salgono a stanze inesistenti”. Così Carmelo Pirrera, poeta, intellettuale appassionato, lucido cantore della “sua” Caltanissetta raccontava il quartiere degli Angeli nell’omonima raccolta di versi pubblicata nel 1968 (ed. “Isola d’oro”, Vico Equense). Non è cambiato molto oggi nei due quartieri più antichi del capoluogo nisseno, Angeli e San Domenico, che si innestano l’uno sull’altro sullo snodo che è la magnifica chiesa barocca di San Domenico e il convento annesso,

cuore della c i t t à più antica, poi mano a mano abbandonato, mentre Caltanissetta, superate le mura di cinta dell’abitato arabo e medievale, si arrampicava casa dietro casa verso la spianata che è oggi piazza Garibaldi. Di case dalle scale monche ne esistono ancora tante ma non c’è stato il massiccio abbandono degli stabili come è accaduto invece alla Provvidenza: tanti i nisseni che vivono qui, che non se ne vanno (perché non possono, perché non vogliono) e chiedono invece di riavere la “loro” Caltanissetta. I due quartieri San Domenico e Angeli, che inglobano la piccola chiesetta della Maddalena e confinano a loro volta con il quartiere San Giovanni e il quartiere San Francesco, coprono una superficie di circa 17 ettari, un’ampia porzione di territorio cittadino su cui abitano, insieme agli altri due quar-

tieri vicini, oltre duemila nisseni. Un censimento dei quattro quartieri, raggruppati nel comitato di quartiere San Domenico, conferma la presenza di 600 tra bambini e ragazzi di età compresa tra i 6 e i 24 anni, che devono continuare a credere nella speranza di un presente e di un futuro in questa città, in questi quartieri. Tanti quanti sono i giovani sono gli anziani, circa 500, di età compresa tra i 69 e i 99 anni, che vivono da sempre nei vicoli di San Domenico, negli slarghi agli Angeli e a San Giovanni. Classificati come “quartieri a rischio” vedono la presenza, sempre secondo le statistiche realizzate dal comitato di quartiere, di circa 155 famiglie con un reddito medio di

275 euro al mese, con sacche di estrema povertà in cui versano anche famiglie senza reddito. “Ma noi il quartiere non lo lasciamo – ribadisce Settimo Ambra, presidente del comitato San Domenico – e siamo disposti a tutto per riportarlo all’antico splendore perché oggi i comitati di quartiere si stanno impegnando, in tutta la città ma in particolare qui nel centro storico, come dovrebbero fare gli amministratori. Chiediamo oggi alla politica locale che faccia un salto di qualità e sia più sensibile alle richieste della gente, che chiede solo il diritto di abitare nella propria città con dignità”. E sono tante le proposte del comitato di quartiere San Domenico per voltare pagina: sagre su prodotti tipici ogni mese nel quartiere arabo-medievale, dove sono tanti gli edifici dismessi (che però necessitano di interventi strutturali anche importanti), un angolo caratteristico che

val la pena di salvare magari per collocarvi stabilmente botteghe artigiane, e la restituzione all’uso della struttura dell’ex convento di San Domenico, progettata per dive-

Ambra: Non vogliamo andare via. Pretendiamo di vivere con dignità

nire Casa dello studente, e della chiesa di S. Maria degli Angeli, i cui lavori di restauro dovrebbero concludersi entro i prossimi anni, con la creazione di un altro polo di attrazione culturale là dove Caltanissetta ebbe davvero inizio, ai piedi della rocca del castello di Pietrarossa. Due milioni 850mila euro l’importo del finanziamento a suo tempo stanziato dalla Regione siciliana per la realizzazione della Casa dello studente, ai quali si aggiunsero 350mila euro del cofinanziamento dello Iacp, che ha realizzato i lavori dopo la cessione da parte del Comune dell’ex convento di San Domenico al Consorzio Unicl. Un lavoro avviato nel 2007 che oggi è in dirittura d’arrivo: completato quasi interamente il restauro, con un accurato recupero dell’originaria struttura quattrocentesca che era stata deturpata nel corso dei secoli da interventi poco rispondenti all’importanza storica dell’edificio (ha ospitato anche il Distretto militare), si attende adesso di capire chi dovrà gestire la struttura stessa (una ipotesi riguarderebbe lo stesso Istituto autonomo case popolari), destinata ad accogliere gli studenti universitari fuori sede che frequentano il Consorzio Unicl (ma non solo, vista la presenza in città di altri studenti fuori sede che frequentano i corsi della Lumsa e dell’istituto superiore di studi musicali Vincenzo Bellini). Il progetto, elaborato dagli architetti Giuseppe Rumeo e Masood Salari e dagli ingegneri Luigi Lipani e Pietro Scalia, ha portato alla realizzazione di trenta posti letto ma anche di tanti spazi

A differenza della Provvidenza qui continuano a risiedere in tanti. Molti non scappano e chiedono di riavere la loro “città”

ricreativi, voluti dall’amministrazione comunale dell’epoca (giunta Messana), che diede precise indicazioni affinché si realizzasse una struttura “aperta” al quartiere in cui sorge, con biblioteche, sale di lettura e punti di incontro non solo per gli studenti che vi alloggeranno ma anche per i giovani del quartiere. Sarebbe dunque opportuno decidere ora cosa fare di questa struttura una volta completata, che potrebbe davvero riqualificare i quattro quartieri di cui è fulcro, evitando che diventi l’ennesimo monumento allo spreco di fondi pubblici. R. L. V.

Settimo Ambra

A sinistra la casa dello studente (ex convento San Domenico)


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Giustizia & Società Occorre che l’imprenditore non si senta solo e denunci senza paura di subire ritorsioni o rimproveri da parte di chi continua a pagare

Caltanissetta

Mafia ed estorsioni, parlano i magistrati Gela

“In un romanzo – comincia Onelio Dodero - si chiedeva “A che punto è la notte?”. Sta passando o ci vuole ancora un po’ di tempo? Realisticamente ci vorrà ancora tempo per far cessare questa (quasi) inesauribile fonte di sopravvivenza della criminalità mafiosa. Per lottare si lotta, si suda, si fatica e qualche risultato si ottiene; fors’anche impensabile qualche anno addietro. Fatto è – continua il magistrato - che per una lotta alle estorsioni che abbia senso ed effetto occorre una concorrenza di cause virtuose. La magistratura serve, ma non risolve. Aiuterebbe il concorso della società civile; risolverebbe il fiorire di una nuova cultura”. Cioè? “L’imprenditore lavora per guadagnare. Se il mafioso gli chiede il pizzo e se l’imprenditore ha consapevolezza che la mafia ha più forza cogente dell’ordinamento statale (nel senso che se paghi e ti affidi al mafioso, di certo i tuoi debitori ti

pagherà la tangente tentando di lucrare qualcosa; pagherà chiedendo di essere protetto, di aver la garanzia di ampliare la sua clientela, di essere sollevato da concorrenti.

l’imprenditore non si senta solo e possa denunciare senza la paura sia della ritorsione sia del rimprovero di chi continua a pagare e che vive la denuncia altrui quale alterazione dello status quo

In questo modo si instaura un sinallagma patologico, un abbraccio inestricabile di mutui interessi tra mafioso e

(nel quale, come ho detto, ciascuno tenta di guadagnare qualcosa)”. Insomma, l’unione fa la forza. E la famosa società civile? “Ha l’ingrato compito di dimostrare che può esistere un mercato economico lecito e che il pagamento della tangente al mafioso inquina ogni rapporto economico, danneggiando l’intero mercato”. Ma qual è l’atteggiamento degli imprenditori e dei commercianti sul territorio secondo i processi? “Qualcuno denuncia, ma quando proprio non ne può più; rare le denunce non stimolate dalle FFOO. Spesso si denuncia, ma non si denuncia tutto e tutti. Ciò è dovuto a quel sinallagma patologico cui facevo cenno”. Un atteggiamento, questo, tipico dell’imprenditore siciliano? “Nel mitico Nord le cose funzionano più o meno nello stesso modo. Del resto, basti considerare l’atteggiamento degli imprenditori del Nord una volta “scesi” da queste parti; hanno pagato e non denunciato”. Perché non si riesce a debellare il fenomeno? “La latitanza della società civile”.

“ Il sostituto procuratore Onelio Dodero

pagheranno senza perdere tempo, i tuoi clienti aumenteranno, i tuoi dipendenti non faranno molte storie e così via discorrendo), allora l’impegno repressivo statale servirà a poco”. E allora? “L’imprenditore s’affiderà al mafioso perché più garantito. Non solo. Mirando necessariamente al guadagno, l’imprenditore

La società civile è latitante. Per questo non si riesce a debellare il fenomeno

imprenditore. Il secondo paga, il primo si prodiga per farlo guadagnare di più, perché guadagnando di più pagherà di più e il secondo pagherà di più contento di guadagnare di più”. Da qui l’importanza dell’intervento della società civile: organi statali, regionali, provinciali, associazioni antiracket e il loro compito di proporre all’imprenditore l’alternativa delle liceità pagante. “Ma perché quest’alternativa sia pagante – aggiunge Dodero - occorre che

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Giustizia & Società Procura. Le indagini degli ultimi anni rivelano che la “rivoluzione delle coscienze” non ha dato ancora i suoi frutti

I sostituti procuratori della DDA nissena sono tutti d’accordo: la gente non reagisce. Tranne rare eccezioni, nessuno denuncia spontaneamente

Racket a Caltanissetta la “rivolta” che non c’è

Segue dalla 15 Sono risultate efficaci le iniziative sinora assunte dalle organizzazioni di categoria? “La risposta sta nell’ovvio. Tuttavia – conclu-

che le costringe ad ammettere di essere sotto estorsione. Non vi è al contrario un fenomeno diffuso di collaborazione “spontanea”

“ Il sostituto procuratore Nicolò Marino

de Dodero - poiché la realtà quasi mai è bianca o nera, ma spesso grigia, bisogna sempre saper usare la lente di ingrandimento perché qualche pagliuzza in qualche occhio si potrebbe pur sempre trovare…”. Secondo Giovanni Di Leo “si sono fatti molti passi avanti ma le indagini non ci hanno consentito di rilevare quella reazione della società civile che sarebbe stata auspicabile. Tutta la rivoluzione delle coscienze di cui si parla non ha ancora, purtroppo, assunto veste concreta. Le uniche denunzie per estorsione di una qualche portata probatoria sono soltanto quelle che otteniamo da persone che, chiamate da noi o dalla P.G., si trovano davanti a intercettazioni dal tenore inequivocabile

Il capoluogo nisseno non è la capitale del pizzo ma...

delle vittime”. Quali le ragioni di questo atteggiamento? “Vi è una sorta di sentimento di ineluttabilità di tale fenomeno al quale le persone, i commercianti e le imprese pensano di poter porre rimedio cercando di “limitare i danni” pagando e tacendo, ed al contempo in alcuni casi cercando di approfittare della avvenuta “conoscenza” con il mafioso, per acquisire tramite quest’ultimo vantaggi concreti sotto il profilo della propria attività imprenditoriale, fatto che finisce con l’avvicinare vittima e carnefice anche sotto il profilo penale e giudiziario”. Di Leo sostiene che “arrestati alcuni estortori, ne spuntano immediatamente altri, in quanto il denaro delle estorsioni operate da Cosa Nostra va, almeno in parte, effettivamente al mantenimento dei detenuti e delle loro famiglie. Esigenza quindi sempre presente e che limita fortemente le collaborazioni con la giustizia. Tuttavia non si può non osservare che il livello delle pene previste oramai per tali reati è tale che se vi fosse la effettiva e capillare collaborazione delle persone offese, i rischi

porterebbero in tempi brevi l’organizzazione mafiosa a modificare i propri comportamenti e a valutare altri settori criminali di intervento e di approfittamento. C’è da sperare – conclude - che questo fatto venga compreso e metabolizzato dal tessuto economico della società, che soltanto così potrà riprendere ad espandersi”. Nicolò Marino: “Per quel che è la mia esperienza, Caltanissetta non è una capitale delle estorsioni, non esiste il fenomeno della estorsione diffusa, capillare della medio-piccola impresa. Si è destinata Caltanissetta ai grandi businnes di Cosa Nostra per volontà di Madonia. Storicamente ha operato a livello imprenditoriale in comune accordo tra mafia e grande imprenditoria nel settore delle forniture”. E Confindustria? “L’unico cambiamento importante che noto in Confindustria,

Paci: Grazie agli arresti gli imprenditori gelesi cominciano a prendere coraggio

e che può ben far sperare per il futuro, è che oggi dice quello che non ha mai detto nel passato. Parla cioè di imprenditoria virtuosa. Già darsi una regola è un passo in avanti per la grande imprenditoria. Ma ancora, di fatto,

non si denuncia”. E a Gela? “Negli ultimi anni – risponde Gabriele Paci - si sono succedute ondate di arresti che

Di Leo: i commercianti e le imprese cercano di limitare i danni pagando e tacendo

hanno letteralmente decimato le fila di Cosa nostra e stidda. In particolare dopo la morte del boss Emmanuello, Cosa nostra non ha più trovato un personaggio altrettanto carismatico ed autorevole, in grado di “compattare” le differenti anime, da sempre antagoniste, presenti all’interno della famiglia di Gela. Da allora ad oggi l’intera “nomenclatura” mafiosa gelese risulta essere stata attinta da provvedimenti restrittivi . Nel contempo va sottolineato


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Luciani. Serve un impegno comune per contrastare l’attività di Cosa Nostra

“Nessun monopolio, la lotta alla mafia è patrimonio di tutti” “La mia analisi in ordine alla pressione che l’organizzazione mafiosa esercita sull’economia legale attraverso l’imposizione del pizzo e l’affidamento di commesse in sub appalto ad imprenditori compiacenti non può che essere limitata alla città capoluogo ed all’area “del Vallone”, che è di mia competenza nell’ambito della D.D.A. di questa Procura”. Parla il sostituto procuratore Stefano Luciani. “In tale contesto – continua - le risultanze di recenti procedimenti (faccio riferimento alle operazioni c.d. “Incipit” e “Redde Rationem”) hanno fatto emergere, soprattutto nella

come il repentino dilagare del fenomeno repressivo non abbia consentito la graduale selezione di “nuove leve” nelle fila mafiose”. Quale la conseguenza? “Che lo spessore criminale dei soggetti ancora in libertà risulta oggi ben diverso da quello che caratterizzava i mafiosi gelesi nello scorso decennio. Tali successi – conclude Paci - si sono naturalmente riverberati sull’atteggiamento degli imprenditori gelesi i quali hanno iniziato a “prender coraggio”, opponendosi in misura via via crescente alla richieste di pizzo, organizzandosi in associazione e collaborando con le Forze dell’ordine a la Magistratura .

Ci sono spiragli di luce ma siamo ancora all’alba

città capoluogo, come in un determinato periodo storico – segnato dalla riorganizzazione della locale famiglia mafiosa a seguito di rimessione in libertà di personaggi di spicco ed innesto di altri di spiccate capacità criminali – il fenomeno estorsivo avesse raggiunto livelli certamente più allarmanti di quanto si fosse indotti a ritenere sino a quel momento. E’ innegabile, inoltre, come la quasi totalità delle informazioni riversate a questo Ufficio su tale realtà siano finora derivate,

in maniera pressoché esclusiva, da dichiarazioni di collaboratori di giustizia, che solo in minima parte sono state poi confermate da imprenditori e commercianti”. Il procedimento “Redde Rationem” ha visto solo due operatori economici denunciare di aver subito vessazioni. “L’esempio è illuminante. Da quel procedimento è emersa la totale assenza di denunce, per così dire spontanee, in territori (penso ad esempio all’area del Vallone) che, allo stato, non possono nemmeno giovarsi di collaborazioni recenti con la giustizia”. Un risultato deludente? “Si tratta di un risultato che può dirsi, sino a questo momento, inferiore alle aspettative ed a ciò che era legittimo attendersi rispetto alle pur lodevoli premesse di un’annunciata volontà di operare una “rivoluzione copernicana” sul tema del contrasto al fenomeno estorsivo nella provincia di Caltanissetta e non solo”. Cioè? “Mi sia consentita una piccola metafora: quando sono giunto in questa città ed allorché sono poi stato chiamato ad occuparmi del fenomeno mafioso in questo territorio, già l’alba era spuntata, nel senso che parevano essersi create quelle condizioni per porre definitivamente fine ad un sistema che da troppi anni aveva

condizionato l’economia legale, soffocandola. Il chiarore dell’alba è certamente più confortante rispetto al buio fitto della notte. Ma chi, come me, alle prime luci del giorno era già abituato, ha atteso che il sole divenisse alto nel cielo e

Contro il pizzo non bastano le parole, occorrono fatti concreti

lo ha visto, invece, rimanere sempre basso all’orizzonte, nonostante da più parti si sostenesse che fosse ormai giorno pieno”. Ma il giorno è ancora lontano?

“Oltre alle affermazioni di principio sul tema dell’antimafia e del contrasto al pizzo, ciò che serve, affinché l’alba divenga giorno pieno, è che le parole si traducano in fatti concreti, creando, ad esempio, le condizioni affinché il singolo imprenditore e commerciante sia portato a denunciare in maniera spontanea la vessazione subita e rispettando in maniera rigorosa quelle regole che pure le associazioni di categoria hanno deciso finalmente di darsi”. Cosa augura a Caltanissetta? “Un impegno comune, non c’è dubbio. E’ banale dirlo, ma il tema dell’antimafia non può essere patrimonio esclusivo di alcuno. E ciascuno è chiamato a dare il proprio contributo nel settore di competenza”.


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Territorio & Sicurezza 115. I pompieri non spengono solo incendi, ma come racconta il

comandante Vincenzo Verdina sono professionisti delle emergenze

Viaggio tra i vigili del fuoco Veri angeli del soccorso di Valerio Martines

I

l gattino che non scende dall’albero? No problem, ci pensano loro. La distesa di grano che sta bruciando sotto il sole ferragostano? Tu chiami e se non sono impegnati a tirare fuori un automobilista dalle lamiere contorte di una vettura, corrono e spengono. D’altronde, chiedere di loro è semplice: occorre digitare tre cifre sulla tastiera

del telefono: 1-1-5. E nel giro di qualche minuto i vigili del fuoco sono lì da te. Conosciamoli meglio questi “missionari” giornalieri, attraverso la voce di chi li dirige. Come Vincenzo Verdina, palermitano di 61 anni e trentuno dei quali trascorsi nei ranghi dell’amministrazione dei vigili del fuoco. L’ingegnere Verdina dal 2 marzo scorso siede sulla poltrona più importante del Comando provinciale di Caltanissetta, ospitata nella caserma di viale della Regione. Gli chiediamo di raccontarci il lavoro dei suoi uomini,

Il comandante provinciale dei VV.FF. Vincenzo Verdina

Nella foto centrale un’esercitazione nei pressi del castello di Mussomeli. Accanto uno dei tanti controlli effettuati nei comuni della provincia nissena dal nucleo NBCR.

all’incirca 180 persone operative 24 ore su 24 nel capoluogo e nei distaccamenti di Mussomeli,

Ci occupiamo della Protezione civile e della difesa dalle calamità

Gela (dov’è in funzione pure un presidio navale) e Mazzarino, mentre su Niscemi c’è un gruppo di volontari. Gente animata, a titolo gratuito, dalla passione di aiutare chi è in difficoltà. Chi limita l’azione dei vigili agli interventi di routine, commette un imperdonabile errore. “Noi – chiarisce subito Verdina – ci occupiamo del settore della protezione civile che interessa le calamità naturali e della difesa civile inerente quei fattori di pericolo cagionati dall’uomo”. Ma c’è di più: “Vi sono attività di rilievo come il soccorso tecnico urgente che viene svolto sulla base delle esigenze dei cittadini”. E il comandante cita un valido esempio: “Pensiamo anche al recupero di una chiave caduta nel tombino”. Già, una vera tragedia per certuni. Ma esiste un

Intervento SA terremoto de

vigile del fuoco tuttofare, capace di intervenire in qualsiasi circostanza? Sì, esiste. “I vigili del fuoco - aggiunge il comandante provinciale - sono una realtà in evoluzione, ma già evoluta. Nel nostro Comando esiste il settore Nbcr, ossia nucleare-biologicochimico-radiologico, che svolge attività specialistiche a tutela dell’ambiente su più fronti . Poi v’è il Nucleo Saf, un gruppo di vigili che applica tecniche speleo-

Abbiamo aiutato le popolazioni dell’Aquila e di Giampilieri

alpino-fluviale per interventi difficoltosi e in circostanze critiche”. I vigili del Saf, peraltro, nei mesi scorsi hanno eseguito un particolare intervento arrampicandosi sul campanile della Cattedrale del capoluogo dove sono rimasti

imbracati per ore come se stessero scalando una imponente parete rocciosa. Le cronache locali, recentemente, si sono soffermati molto sul lavoro svolto dai vigili effettivi nel Nisseno. Al di là del


AF ell’Aquila

Aprile variegato campionario di interventi che offre il quotidiano, va ricordato l’impegno per mesi durante le operazioni di soccorso dei terremotati a L’Aquila, o aiutando le popolazioni di Giampilieri e Scaletta Zanclea colpite dall’alluvione e scavando nel fango per recuperare i cadaveri. Ecco chi sono i nostri vigili del fuoco. Quelli mobilitati per ridare ad una vedova di Gela il corpo del marito disperso a causa del maltempo o che non guardano l’orologio per allestire in tempi rapidi la megatendopoli di Pian del Lago che da alcuni giorni accoglie i 500 extracomunitari sbarcati sulle coste siciliane. “Noi garantiamo una squadra di intervento al completo con 5 unità. I cittadini possono stare tranquilli”, rimarca Vincenzo Verdina, rassicurando chi gli chiede se l’or-

www.ilfattonisseno.it Raffineria di Gela? “Il monitoraggio dell’impianto - spiega - viene trattato da un organismo che è il comitato tecnico regionale dei vigili del fuoco del quale noi, come Comando, facciamo parte. Nello stabilimento esiste una squadra aziendale di intervento antincendio. In caso di emergenza, siamo pronti a dare rinforzo con i nostri mezzi. È giusto dire che la nostra attività - evidenzia ancora l’alto dirigente dei vigili del fuoco non si limita esclusivamente alla repressione degli incendi ma alla loro prevenzione. Verifichiamo preventivamente le attività commerciali e se vengono osservate le norme. In caso contrario applichiamo il regime sanzionatorio. È fondamentale che la sicurezza sia garantita a 360 gradi”, avverte Verdina. Laddove si parla di sicurezza, insomma, i vigili del fuoco rispondono “presente”.

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Un drappello di uomini al servizio del Comando provinciale formati per riconoscere il cosidetto “pericolo silenzioso” I vigili del fuoco nisseni si sono contraddistinti nelle operazioni di montaggio della tendopoli di Pian del lago

Una veduta aerea del CPT di Pian del lago

SQUADRE SPECIALI. Il gruppo è preparato a rischi non convenzionali

Nbcr, il nucleo d’intervento contro le radiazioni e i gas Tecnicamente li chiamano “rischi non convenzionali”. Per chi tecnico non è, sono quei potenziali pericoli per la salu-

ganico del Comando provinciale soffra vuoti di personale. Come convive un Comando dei vigili del fuoco con l’ingombrante presenza - in termini di rischi - della

te dell’uomo e la salvaguardia dell’ambiente rappresentati dalle sostanze tossiche, radioattive o dai gas asfissianti. Anche nel Comando provinciale esiste un nucleo di intervento specialistico che si occupa di intervenire nei casi critici: si chiama nucleo Nbcr e, al di là dei diversi compiti svolti, i vigili del fuoco che ne fanno parte si differenziano dagli altri colleghi per la caratteristica delle tute a scafandro che indossano per evitare contaminazioni. “Gli operatori sembrano marziani”, scherza il comandante Verdina quando parla di loro, che vengono adeguatamente formati per riconoscere il cosiddetto “pericolo silenzioso”, quello che aleggia nell’aria o si insinua nei terreni. Il Comando nisseno dispone anche di un’unità mobile equipaggiata

con apparecchiature tecnologiche capaci di rilevare agenti chimici e nucleari. Ed è un settore del Corpo dei vigili forse sconosciuto ai più, ma di grande attualità se si pensa all’allarme radioattività proveniente dal Giappone e che ha lambito pure l’Italia. Come conferma uno dei funzionari del Comando provinciale, Franco Turco, il nucleo Nbcr periodicamente svolge nel territorio nisseno un monitoraggio capillare del fondo naturale per rilevare l’eventuale presenza di sostanze classificate come “pericolose”. “Gli accertamenti effettuati in tutti i Comuni della nostra provincia – spiega Turco – hanno dato esito uguale, confermando che non v’è incidenza di natura nucleare o radiologica”. V. M.


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IL PERSONAGGIO. Il direttore di gara racconta la sua passione

Claudio Di Maria, Capodarso nel sangue di Marco Benanti

E’ la memoria storica dell’automobilismo nisseno. Dal 1990 dirige la gara dopo una gavetta sulle piste.

È

come sfogliare un libro illustrato di auto e campioni quando si parla con una delle figure certamente più rappresentative dell’automobilismo siciliano, un libro a colori e pieno di fascino. A poche settimane ormai dall’evento motoristico più importante della nostra terra, secondo solo alla Targa Florio, ovvero la Coppa Nissena, abbiamo incontrato il direttore di gara Claudio Dimaria, che non è soltanto uno che di automobilismo se ne intende

perché ne ha vissuto parecchio, ma un attento osservatore della città e delle sue dinamiche, ed è con lo stesso occhio puntuale col quale è in grado di prendere le decisioni più difficili nei momenti di gara, che Dimaria scruta la città con altrettanta attenzione,

non avendo remore nel sottoli- tura un’esperienza premiata nel nearne le criticità. Dici Claudio 1990 con lo scettro della direzioDimaria e pensi alla Coppa Nis- ne di Gara della Coppa Nissena e sena, un binomio che va avanti del Rally Primavera succedendo come Direttore di Gara dal 1990, naturalmente al compianto Fondopo anni di gavetta e studio dei tana. Da allora tanti episodi, più regolamenti divenuti sempre più o meno belli. “Ho iniziato a fare le specifici e restrittivi. “La passio- cose con la mia testa, mentre crene per le auto e le corse nasce in sceva la Federazione, con la tecme da ragazzino – ricorda Di- nologia e lo sviluppo delle auto, maria- quando negli anni ’60 da si arricchivano i regolamenti sia studente del geometra, ero solito a livello sportivo che tecnico”. La andare con gli amici a seguire la Coppa Nissena, una tra le gare Targa Florio, dormivamo in ten- più longeve della storia dell’auda lontani da agi e comodità, pur tomobilismo mondiale intanto di assaporare quel brivido che ospitava i più blasonati campioni ci pervadeva quando sentivamo dell’epoca. Nel ’93 un brutto epiavvicinarsi il sodio segnò invece rombo assorla fine del Rally di dante delle Primavera a causa Lo slancio auto da corsa della morte di un della città e l’odore d’olio pilota per incidendi ricino che te. “E’ uno dei moper non all’epoca si menti che ricordo disperdere ancora con un il valore brivido – racconta della Coppa Dimaria- altrettanto ha segnato la mia vita sportiva un

miscelava alla benzina”. Tutte emozioni che hanno segnato la vita di Claudio Dimaria come uomo e come sportivo. Nel 1973 Claudio Dimaria entra in ACI affiancando da subito l’allora direttore organizzativo Giovanni Fontana. Ma-

altro grave episodio, ovvero un incidente degli anni ’80 che vide coinvolto il siciliano Amedeo Corrao”. Sempre a pro-

Claudio Di Maria direttore di gara della Coppa Nissena

posito di brutti ricordi, Dimaria mi racconta di quando non fece prender parte alla Nissena il campione ormai scomparso Fabio Danti: “ Si presentò sulla linea di partenza con due minuti di ritardo e fui costretto a non farlo partire, non potei venir meno al regolamento”. Di fatto Fabio Danti perse alla Coppa Nissena il titolo Italiano ma riconobbe con sportività la saggezza nell’operato del direttore Dimaria. Una onorabilità testimoniata dal fatto che Claudio Dimaria gode oggi della stima e del rispetto dei più blasonati piloti italiani, da Fran-

co Cinelli a Simone Faggioli che, ricorda Dimaria “veniva alla Coppa

Nissena da ragazzino ancora coi calzoni corti, ed è qui che fece il suo esordio in macchina”. Oggi la Coppa Nissena che è giunta alla sua 57^ edizione, rappresenta un patrimonio di identità per la cittadinanza, che vive la gara come una festa (sono circa 20 mila gli spettatori che ogni anno assiepano le colline del percorso), un patrimonio che occorre sostenere ed anzi incentivare dato che si tratta di Campionato Italiano Velocità Montagna e per il mantenimento di tale titolarità occorrono notevoli sforzi economici, per i quali non basta il sostegno degli Enti. Occorre insomma uno slancio della cittadinanza e degli i mpre nd itor i per non far disperdere una tra le pochissime occasioni di positiva visibilità per la città che nei giorni della “nissena” gode della ribalta delle cronache sportive nazionali.


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Fatti & Spettacoli MED MODA. Un “amaro” Massimo Pastorello parla dell’ edizione 2011

Il festival internazionale da 16 anni porta i grandi stilisti a Caltanissetta. Quest’anno però la Giunta Campisi non ha scucito un centesimo.

Modelle in passerella nonostante i tagli del Comune

E

’ l’anima della prima emittente televisiva della città, si definisce un “editore libero”. «Lavoro da tanti anni con la stessa passione del primo giorno, mi piace servire la mia città, ma mi sento abban-

Massimo Pastorello

donato da questa amministrazione comunale a causa di antipatie

Il patron: Sono pronto ad esportare il progetto altrove immotivate». A dirci queste cose è un amareggiato Massimo Pastorello, patron della manifestazione “Med Moda”, festival internazionale, che da sedici anni attira a Caltanissetta gli appassionati di “haute coture” da tutto il mondo. « “Med moda” è il terzo evento fashion del pianeta – afferma Pastorello – è un marchio registrato e alle spalle della manifestazione ufficiale che dura una sola sera, c’è un lavoro d’impresa che dura mesi, impegna circa una ventina di persone, tra tecnici luce, audio, assistenti e organizzatori. Ma – continua Pastorello – quest’an-

no saremo sul palco del teatro “Bauffremont”, perchè non ho avuto l’appoggio dell’amministrazione comunale. Non un solo contributo, nessun incoraggiamento: ho trovato sostegno solo negli uffici della Provincia». Tra le polemiche e i sostenitori, la manifestazione è giunta alla sua sedicesima edizione e sabato 14 aprile la “Pastorello Management” porterà sul palco Claudia Gerini in veste di presentatrice e dieci stilisti provenienti da tutto il mondo. «Per accedere al “Med moda”, ci sono delle selezioni che vengono fatte seguendo dei parametri ben precisi - afferma - valutiamo le collezioni che vengono inviate al nostro sito internet, in base alla tipicità etnica che lo stilista ci trasmette». Ma non tutti sanno che la maggior parte dei designer che partecipano al “Med moda” sono destinati alle passerelle di “Alta Roma”, un’analoga manifestazione che si svolge nella capitale. «E’ una sorta di “Festival di Castrocaro” - dice Pastorello – trampolino di lancio per “Sanremo” - continua - a tutti i partecipanti garantiamo vitto e alloggio nella nostra città, forse è proprio per l’accoglienza che riserviamo ai nostri ospiti che riscuotiamo successo all’estero». Infatti, “Med moda” è un prodotto “made in Italy” che ogni anno parte alla volta delle capitali del mondo grazie ai sodalizi che si stringono con le Ambasciate tramite gli artisti che partecipa-

no. E’ già stato in Georgia, a Rio De Janeiro, in Perù. Massimo

Sopra Manuela Arcuri madrina del Med Moda 2010.

Pastorello è lungimirante e non si arrende nonostante si senta osteggiato nella realizzazione dei suoi progetti. «Quest’anno siamo riusciti a creare una manifestazione senza che nessuno ci abbia aiutato, ed è un “banco di prova” importante: se il “Med moda” riscuoterà il successo degli scorsi anni, allora significa che Caltanissetta è dalla nostra parte, ma se qualcosa andrà male, allora sarò il primo a gettare la spugna e passare la mano – incalza Pastrello – purtroppo mi rendo conto che il sostegno dell’ammi-

nistrazione comunale può essere importante per fare decollare progetti di questo genere, ma non è fondamentale: nonostante tutto sono riuscito a trovare degli sponsor che veramente credono in me, nel mio lavoro e nella serietà delle persone che mi sostengono in questa iniziativa». Quando gli chiediamo se questo è l’ultimo anno che organizza il festival internazionale della moda a Caltanissetta sorride sarcastico e risponde: «Questo non posso dirlo, so solo che se smetto di farlo nella mia città sicuramente il progetto lo esporterò altrove». Però sarebbe un peccato se Caltanissetta perdesse anche un momento di aggregazione come il “Med Moda” che, oltre a coniugare il binomio spettacolo-cultura, è una delle manifestazioni che hanno polarizzato sul capoluogo nisseno l’attrazione di un pubblico sempre più numeroso. M.N.


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IL DUO CULT. Chi si nasconde dietro i fratelli Jonny e Tony Tafano?

Pronti con lo spettacolo “Zapping cabaret” raccontano la loro genesi

Una vita da Tafano, tra mixer e fornelli di Rosamaria Li Vecchi

Vent’anni di lazzi, battute ed irresistibili trovate comiche, decine e decine di video irriverenti cliccati migliaia di volte dal popolo della Rete e strettamente legati all’attualità (politica, sociale), spirito indomito e boccaccesco dei giullari del passato: una vita da Tafano (e non è poco) che adesso prende una piega

professionisti del cabaret isolano. Alfonso Grillo e Roberto Gallà Tafano Broders continuano ad esserlo perché “il pubblico ci ama”, dicono all’unisono e perché continuano a divertirsi un sacco (“ma non abbiamo mai fatto i divi” sottolinea Roberto Gallà – Johnny Tafano). Ma dietro i Tafano, nella vita di tutti

locale, dopo essere stato alla guida del “Solito Posto”, locale che ha fatto la storia della “movida” nissena, punto di riferimento per i giovani del centro Sicilia ma anche per tantissimi artisti (dai Ficarra e Picone degli esordi a Roy Paci, da Cacioppo a Mister Forrest e così via). “Vengo da una famiglia di com-

Il pubblico ci ama perchè non abbiamo mai fatto i divi

Sopra Roberto Gallà nel suo studio, accanto Alfonso Grillo. Sotto Roxy Rose “video ospite” del nuovo spettacolo dei Tafano Brothers

un pò diversa, tra scrittura ed elaborazione più accurata dei testi degli spettacoli e nuove entusiasmanti esperienze al fianco dei

i giorni, ci sono un compositore di musica elettronica (Roberto Gallà), collaboratore di tanti musicisti nisseni ma apprezzato anche fuori dai confini nisseni e siciliani, ed un ristoratore “etico” (Alfonso Grillo), che ha scelto di valorizzare i prodotti enogastronomici del territorio nisseno e siciliano, con un occhio di riguardo per quelli da agricoltura biologica e per le eccellenze della produzione

mercianti – dice Grillo – ma dopo la parentesi dedicata all’intrattenimento, dove la ristorazione era di appoggio alle attività principali del Solito Posto, ho scelto di dedicarmi, ora che sono più “anziano”, a cose più tranquille. Gestire un ristorante è una cosa più rilassata e rilassante e poi ho scelto di valorizzare la

qualità dei nostri cibi e dei vini mo con l’agen- z i a delle cantine del nisseno, curando Tramp, realizzato in collaborazione anche gli abbinamenti tra gli uni e con la Tunnel di Napoli e destinato gli altri”. a valorizzare i comici meridionali”. I Tafano Broders sono nati (ovvia- Vedremo dunque all’opera i nuovi mente) per puro caso. “Artistica- Tafano in “Made in Sud” sul canale mente ci siamo conosciuti – dice 122 di Sky Comedy Central e il 15 Grillo – al festival della Canzone aprile a Caltanissetta in “Zapping stupida, appuntamento “cult” che Cabaret”, spettacolo teatral-musisi organizzava più di venti anni fa cale inserito nella rassegna del Marcon le stesse regole del rave party, gherita ed incentrato su splendori e con il luogo di svolgimento segre- miserie della tv e di chi vuole essertissimo comunicato solo all’ultimo ci dentro a tutti i costi. “Guest star” momento”. E da allora sono insepa- è l’artista del burlesque Roxy Rose, rabili nelle coloratissime braghe di che sarà presente in un video. Johnny e Tony Tafano. “Lo spirito – dice Roberto Gallà – è rimasto quello iniziale: già allora se ci si divertiva Due personaggi, mensi continuava se talmente instabili, che no niente. Oggi continuano la tradizione siamo completadella bella, ed originale, comicità siciliana.... forza mente autonomi picciotti! sotto tutti i punti di vista perché Ficarra e Picone realizziamo noi stessi i video che carichiamo “La prima volta che li ho sulla Rete oltre visti non sapevo se fossero a scrivere i tepiù bravi o più belli! Era sti e la musica difficile decidere perché la e ad incidere le vista era annebbiata dalle nostre canzoni. lacrime per le tante risate che mi stavano regalanQuello che ci do...ironici, divertenti, mancava ancora dissacranti: che Dio ce era l’elaborazioRosanna Renna li conservi sempre così! ne dei testi degli Segue fattura...Ahahah!” spettacoli, dove ci lanciavamo in improvvisazioni a ruota libera”. Sono l’ultimo baluardo “Ora abbiamo siciliano di una demenzialita colta e pungente. scelto di fare un Praticamente l’ultimo duo salto di qualità comico-demenziale “serio” e da dicembre in italia! frequentiamo un laboratorio di Lello Analfino (Tinturia) cabaret a Paler-

dicono di loro...


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IL RICONOSCIMENTO. Viene assegnato ai nisseni che hanno speso la vita per rappresentare l’orgoglio delle origini

Il “Michele Lopiano”, premio per le eccellenze di Leda Ingrassia

S

e chiediamo ad un nisseno un parere su di sé o sulla propria città nella gran parte dei casi la risposta è un elenco di cose negative, un vero “pieno” di sfiducia verso tutto e tutti. Sarà una percezione legata a fattori di varia natura, difficili da capire e da spiegare, sta di fatto che è appunto, ed ovviamente, solo una percezione, probabilmente un ec-

segnato a tutti i nisseni che hanno speso la loro vita per rappresentare l’orgoglio delle proprie origini attraverso l’opera professionale e lavorativa. Siamo sostanzialmente a caccia di eccellenze che sul nostro territorio esistono ”. “A monte dell’iniziativa – dice Ottavio Bruno, ideatore del premio – esiste un grande amore per la voglia di riscatto della nostra città che però

Alcuni componenti del direttivo dell’associazione Club Nissa Michele Lopiano

cesso di pessimismo. Lo dimostra l’iniziativa che quest’anno giunge alla sua seconda edizione, il Premio “Nisseni nel mondo”, ideato dall’associazione “Club Nissa Michele Lopiano”. “Si tratta – dice Manlio Pasqualino, componente dell’associazione – di un riconoscimento che viene as-

tarda ad arrivare: premiare alcuni cittadini che si impegnano nelle loro attività lavorative all’estero per rendere onore alla propria città serve da stimolo per altri che magari potrebbero sentirsi invogliati a seguirne l’esempio”. “La nostra idea – dichiara Enzo Amico, socio dell’associazione – è quella di

far capire ai nisseni che non siamo fanalino di coda in tutto, come magari crediamo di essere, e che abbiamo concittadini che si sono distinti nel mondo, gente normale, come siamo tutti nella nostra quotidianità”. L’associazione “Club Nissa Michele Lopiano”, infatti, oltre ad occuparsi di tutta una serie di attività inerenti l’ambito sportivo della Nissa, si dedica all’associazionismo puro. Molla principale è la volontà di rendere onore alla memoria di Michele Lopiano, nisseno generoso e grande appassionato di sport. “Era un nostro amico – dice Manlio Pasqualino – e la sua scomparsa prematura ha lasciato un vuoto: era un appassionato di calcio e della nostra squadra cittadina, la Nissa, al fianco della quale ha svolto anche il ruolo di giornalista sportivo”. Un messaggio importante, dunque, quello racchiuso nel premio “Nisseni nel mondo”, un invito ad essere sempre orgogliosi della propria città e a spendersi al meglio per non offuscarne il nome. “Vogliamo parlare – dice Pasqualino – alle coscienze dei nostri concittadini e spronare le istituzioni a dare impulso a questa città, che vive perennemente in un alone di negatività. E’ ovvio che il premio viene consegnato alla luce di una valutazione sicuramente opinabile e soggettiva fatta dalla nostra associazione ma è altrettanto evidente che vuole proprio essere un input, uno sprone per tutti. Per questo in-

vitiamo chiunque ne abbia voglia a collaborare con noi”. L’edizione 2011 della manifestazione si terrà il 18 aprile al centro culturale “Michele Abbate”. A ricevere la targa in segno di riconoscimento saranno il professore Calogero Micciché ( sezione “cultura, università e ricerca”), il regista Luca Vullo, l’attrice Viviana Natale e la giovane cantante nissena Dalia Di Prima, che ha partecipato alla trasmissione tv “Io Canto” (sezione “arte e cinema”), il giudice Giovanbattista Tona (sezione “società civile e divulgazione nel mondo”), l’ingegnere Francesco Callari, numero tre di Google (sezione “imprenditoria e diffusione dell’operatività nissena del mondo”), Marco Salemi (sezione “scienza e medicina”), il giocatore del Catania Giovanni Marchese, l’Eurotec Gela, unica squadra siciliana salita in serie A

negli ultimi trent’anni, e Fabio Sollami, componente della Nazionale di tiro a segno (sezione “sport”). Una targa per l’impegno civico ver-

Ottavio Bruno: Alla base dell’idea la voglia di riscatto della città rà consegnata anche all’ex sindaco di Caltanissetta Giuseppe Mancuso.

L’ideatore del premio Ottavio Bruno


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Fatti & Dintorni Due castelli, una miriade di affascinanti chiese rendono unica la città

Mazzarino, città d’arte candidata per l’Unesco di Erika Diliberto Sempre più sovente oggi siamo assoggettati ad un fenomeno al quale difficilmente possiamo sottrarci ovvero quello di sconoscere e di conseguenza apprezzare tutto ciò che ci sta intorno. Se fossimo i partecipanti di un quiz televisivo e dovessimo rispondere sulle

Il castello di Mazzarino detto “U Cannuni”

origini non può che rappresentare un limite a noi stessi e l’unica panacea plausibile a questo nuovo male non può che essere la scoperta del proprio territorio. Non proprio tutti infatti sono a conoscenza delle attrattive turistiche del nisseno ed in particolar modo di un piccolo Comune della provincia, Mazzarino. La cittadina è adagiata su di una collina interna nell’entroterra della Piana di Gela, a est del fiume Salso, posta a 553 metri sul livello del mare, nella Sicilia centrale e conta al suo attivo una popolazione di ben

Santa Maria della neve

opere d’arte e sulle attrattive turistiche di un paese che non è il nostro, vinceremmo senza alcuna ombra di dubbio. Eppure di bellezze artistiche, storiche e culturali nella nostra isola non ne mancano e ancor di più non hanno eguali nel mondo. Sconoscere la propria terra d’origine vuole dire oggi giorno non solo rifiutare e rinnegare il proprio passato ma negare per di più la propria esistenza. Siamo proprio certi di conoscere la nostra terra, la nostra provincia? Con molta probabilità la risposta è un no. La mancanza di interesse nello scoprire di volta in volta le proprie

Basilica Maria SS. del Mazzaro

12.421 abitanti. Ciò che la contraddistingue dagli altri ventuno comuni appartenenti tutti alla provincia nissena è la quantità di capolavori d’arte presenti sul posto, un vero

e proprio patrimonio culturale, lasciato in eredità dai predecessori, a testimonianza del loro grande amore per le bellezze storiche e culturali del paese. Il numero di meraviglie artistiche in loco è così alto, tanto da essere stata proposta la cittadina, già inclusa tra i Comuni ad economia prevalentemente turistica, a far parte dell’UNESCO con il riconoscimento del Comune di Mazzarino come Citta’ D’arte, ai sensi dell’art.13 co. V della L.r. n.28/99. Rinomata per i suoi due castelli “U Cannuni” (nome reale non conosciuto) e, sempre in territorio di Mazzarino ma la cui vista si può godere percorrendo la vecchia strada per Catania il “Castello di Salamone” (nome reale Castello di Garsiliato), Mazzarino possiede una grande quantità di edifici antichi e chiese da visitare fra le quali Santa Maria della Neve e la Basilica Maria SS. del Mazzaro. Il comune è altresì famoso per essere la culla dell’omonima famiglia nobile cui appartenne il cardinale Giulio Mazzarino. La prima domenica di maggio, nel paese nisseno di Mazzarino, la giornata è dedicata alla devozione verso il SS. Crocifisso dell’Olmo, venerato nella sua omonima chiesa. Ed è per questo motivo cge ad aprile si susseguono ricche giornate di preparazione spirituale che hanno il culmine quindi con la processione diurna della prima domenica di maggio, con il piccolo Crocifisso che percorre le strette vie del paese portato a spalla da numerosi devoti bianco vestiti ed a piedi scalzi. Questa festa, per i mazzarinesi è la festa di primavera, perché, oltre al periodo in cui viene svolta, altri protagonisti della festa sono i fiori di primavera, in particolar modo

le margherite, che in maniera numerosa vengono lanciate sul fercolo del SS. Crocifisso durante il suo percorso processionale. Mazzarino dunque non solo un paese ricco di edifici storici ma anche e soprattutto di antiche tradizioni, testimonianze uniche dell’attaccamento degli abitanti alla propria terra.

La festa del Santissimo Crocifisso dell’Olmo


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Il Fatto dei piccoli

Sport

Sono 140 i ragazzi che si allenano nelle giovanili della Nissa Rugby

RUGBY. In città scoppia la passione per la

palla ovale. E i bambini sognano la meta

Piccoli “Bergamaschi” crescono di Marco Benanti

S

arà certamente l’onda di entusiasmo scatenato dalla nazionale italiana Rugby ,specie dopo la vittoria coi cugini d’oltralpe della Francia, sarà che il Rugby sta diventando un modello di sport sano dove sono i valori del rispetto dell’avversario sul campo e della fratellanza a fine partita, sarà il rinnovato interesse della stampa italiana per tale sport, saranno quindi tutte queste combinazioni a far si che anche Caltanissetta ha il suo piccolo esercito di All Blacks. Il ventaglio degli sport praticati dai giovani nisseni si è arricchito soprattutto nell’ultimo biennio anche del Rugby, disciplina oggi praticata da circa 140 bambini e ragazzi per un range di età che va dai 10 anni ai 18. A parlarci del movimento giovanile dei rugbisti nisseni sono Michele D’Oro tecnico delle giovanili della Nissa Rugby ed il Delegato provinciale della Federazione Rugby Maurizio Di Fabio. La prima domanda che porgo al tecnico è quella di sapere se il Rugby è uno sport violento e se i ragazzi si fanno male, dato che uno degli obiettivi del gioco

è proprio il gettare per terra l’avversario. “Il rugby- dice D’Oronon è affatto uno sport violento, i ragazzi imparano in che modo occorre comportarsi in campo, certamente dato che non possiamo ancora allenarci allo stadio Comunale Marco Tomaselli, l’impatto al suolo durante le azioni di gara in un campo di sabbia dura quale il Pian del Lago 2 non ci facilita le cose, ma questo esula dal fatto che i ragazzi si affrontano rispettando delle regole precise anche nel placcaggio”. I giovani vengono reclutati direttamente nelle scuole nissene, dato che è proprio la Federazione a formare una squadra per ogni scuola. Il 21 Maggio a Roma si terranno le Finali nazionali alle quali parteciperanno i giovani rugbisti di tutte le scuole d’Italia. Nel capoluogo nisseno ad annoverare giovani atleti sono il V Circolo Didattico Martin Luther King, il III Circolo Lombardo Radice, il comprensivo Luigi Capuana e la scuola elementare Santa Lucia. “Nel nostro sport – continua D’Oro- tutti i bambini sono partecipi, dal piccolino più in carne a quello più esile e scattante, tutti

Michele D’Oro e Maurizio Di Fabio parlano della bellezza di uno sport sano tradizione del rugby secondo la quale i giocatori insieme alle loro famiglie si ritrovano seduti allo stesso tavolo a mangiare e condividere cibo e fratellanza”. A spiccare tra i giovani rugbsti nisseni Daniele Parisi, Carlo Meli ( Selezione Regionale Under 16), ed ancora Yuri Augello e Nabil El Hajjy ( Selezione Reg i on a l e Under 14).

In alto i ragazzi dell’under 14. Sopra una fase del gioco. Accanto Michele D’Oro con Mirko Bergamasco

hanno un ruolo determinante in una partita, che anche a Caltanissetta sempre più spesso si conclude con il terzo tempo, una


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Il Fatto dei piccoli

Popolazione giovane affetta da rinite allergica

Salute

18,9 %

Arriva la primavera, in agguato le allergie Con la bella stagione i bambini hanno voglia di stare fuori e di giocare all’aria aperta. Ma se sono allergici ai pollini, che cosa si può fare? I consigli ai genitori.

ristici sono simili a quelli del raffreddore: sgocciolamento del naso (con una secrezione di muco generalmente più liquida rispetto a quella del

Eccole che arrivano, una alla volta, le allergie! Il cattivo tempo se ne va, anche l’ultima coda di inverno ormai abbandona la penisola, e il caldo piano piano si avvicina: temperature alte che favoriscono le uscite all’aperto e contemporaneamente stimolano alla fioritura le piante, due comporamenti “naturali”, quello umano e quello vegetale, che diventano sofferenza per i soggetti allergici. Il caso più frequente è quello della rinite allergica che si manifesta solitamente nei bambini in età scolare e si riconosce perché i sintomi si presentano in precisi periodi dell’anno, corrispondenti alle stagioni di impollinazione di determinate piante, come le graminacee, i cipressi, betulle, oppure quando il bambino viene a contatto con certi allergeni, come l’acaro della polvere o l’epitelio del gatto (presente nella saliva del gatto). I sintomi caratte-

raffreddore da virus), starnuti frequenti, prurito al naso, a volte associati a congiuntivite. Se si sospetta un’allergia, conviene far visitare il bambino, su consiglio del pediatra curante, dall’allergologo, che eseguirà dei test cutanei, come il prick test, o degli esami del sangue per verificare la presenza di anticorpi contro determinati allergeni. Per curarla sono possibili varie strade. Evitare l’allergene. Certo, se si tratta di pollini è impossibile evitarli poiché sono nell’aria; se però la causa sono gli acari della polvere, bisogna tener presente che l’acaro si nutre dei nostri residui epiteliali, che sono presenti in gran quantità soprattutto dove dormiamo e trascorriamo tante ore. Per questo è opportuno rivestire cuscini e materassi con rivestimenti antiacaro, realizzati con una trama particolare che non

lascia passare l’allergene. Se invece si scopre un’allergia all’epitelio del gatto, l’unica soluzione è evitare di stare a contatto con tali animali. La terapia farmacologica. Per attenuare i fastidi, i farmaci che funzionano meglio sono i cortisonici in spray per via nasale. Il loro utilizzo

Bambini (6-7 anni)

35,1 % Ragazzi (13-14)

+5%

L’incremento delle patologie allergiche in età pediatrica negli ultimi 5 anni

però deve essere limitato allo stretto necessario, poiché il cortisone potrebbe dare effetti collaterali. Una buona

La immunoterapia specifica. Se i sintomi sono particolarmente fastidiosi, la terza soluzione è fare una immunoterapia specifica, una sorta di vaccino che contiene estratti di allergeni che, nel tempo, riducono la produzione delle IgE, cioè delle immunoglobuline responsabili delle reazioni allergiche. Il vaccino, particolarmente efficace in caso di allergia agli acari della polvere e ai pollini delle graminacee, si può somministrare per via sublinguale o per iniezione sottocutanea. La terapia però è abbastanza lunga, (almeno di tre anni), e prevede dosaggi variabili a seconda del periodo dell’anno e del tipo di allergia, pertanto è una

alternativa sono gli antistaminici per bocca, da utilizzare per tutto il periodo della manifestazione sintomatica.

decisione ‘impegnativa’, che i genitori devono concordare attentamente con lo specialista e il pediatra curante.

Allergie in aumento tra i giovani e i giovanissimi Il trend di crescita delle allergie e, in particolare, delle forme respiratorie, come la rinite allergica, che colpisce circa un italiano su cinque, e l’asma, che interessa il 3,6% della popolazione, è in costante aumento, soprattutto tra i giovani e giovanissimi. Bambini e adolescenti tra i bersagli preferiti delle allergie: la conferma arriva dal recente aggiornamento di uno studio internazionale condotto sulla popolazione pediatrica, l’ISAAC, International Study of Asthma and Allergy in Childhood. La sperimentazione ha dimostrato che l’aumento dell’incidenza delle allergie riguarda sia i bambini di 6-7 anni, sia i giovani di 13-14 anni. In Italia, i numeri della rinite allergica, quando si tratta di bambini e adolescenti, parlano chiaro. Se per i più piccoli

la prevalenza è risultata rispettivamente del 18,9, nei ragazzi la cifra sale al 35,1%. Un incremento difficile da sottovalutare, soprattutto se si analizza la curva di crescita della diffusione delle allergie in età pediatrica nel Bel Paese, che ha registrato un significativo +5% nell’arco di cinque anni. Tutta colpa degli allergeni, gli spiacevoli protagonisti e responsabili delle manifestazioni allergiche, che agiscono in “combutta” con il sistema immunitario. L’allergia, all’origine di asma e rinite, infatti, è una condizione di eccessiva reattività del sistema immunitario nei confronti di un allergene, una sostanza estranea solitamente innocua, che nel soggetto allergico scatena la risposta immunologica spropositata.


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F

ocus & lettori

Fatti non nisseni

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Quello sponsor che genera dubbi

M

a maglia del milan porta il nome dello sponsor: E’ una sponsorizzazione, questo è certo. Ne beneficia il Milan, che scrive “Fly Emirates” sulla divisa di gioco, ma nessuno si accorge che lo “sponsor” della squadra del nostro presidente del consiglio, il facoltoso sceicco Mohamed Bin Rashid Al Maktoum, è anche vice-presidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti, ed è quindi un interlocutore politico del nostro governo oltre che uno dei principali clienti di Finmeccanica in quanto ad acquisto di armi italiane. Insomma Al Maktoun ha sponsorizzato con una cifra esorbitante, 75 milioni di euro in cinque anni, la squadra del presidente di un governo con cui la casa reale di Dubai tratta un certo tipo di affari delicati. Per capire che non stiamo parlando di sport, ma di conflitto di interessi, serve qualche passo indietro. 10 agosto 2007. L’Abu Dhabi Investment Authority (Mubadala Development), il principale fondo degli Emirati Arabi Uniti, diviene proprietario del2,04% del capitale di Mediaset, la cassaforte dell’impero Berlusconi e, secondo alcuni analisti economici, punterebbe a rastrellare in breve un altro 3%, arrivando al cinque. Tra giugno e ottobre 2009. Camera e senato approvano il disegno di legge che ratifica l’accordo di “cooperazione nel settore della sicurezza” firmato sei anni prima dall’allora ministro della difesa del governo Berlusconi Antonio Martino, dal principe ereditario di Dubai e dall’allora ministro della difesa degli E.A.U., sceicco Mohamed Bin Rashid Al Maktoum, che oggi, oltre ad essere il nuovo sponsor del Milan è anche il primo ministro degli

emirati Arabi Uniti. Si arriva allo scorso maggio quando i giornali cominciano a pubblicare notizie secondo cui Silvio Berlusconi “sembra si sia convinto a fare entrare capitali stranieri nel Milan” per accontentare quanti nella sua famiglia non vedono di buon occhio ingenti esborsi destinati al calcio.

spesa nelle basi della nostra Aeronautica militare. Non solo pensando alle guerre prossime venture ma anche alla pattuglia acrobatica. Dopo il Milan le Frecce Tricolori? E’ notizia dello scorso 19 luglio: gli MB.339 Aermacchi doteranno, dopo la nostra, una seconda pattuglia acrobatica, quella degli Emirati Arabi Uniti. L’operazione prevede un ruolo anche per l’Aeronautica Militare, che fornirà l’addestramento dei piloti acrobatici emiratini alcuni dei quali sono già arrivati presso la base di Rivolto (Udine), sede delle Frecce Tricolori. Si scopre

Mohamed Bin Rashid Al Maktoum vicepresidente e primo ministro degli Emirati Arabi Uniti

Capitali, come riporta la Gazzetta dello Sport, degli EmiratiArabi Uniti, attraverso l’Adug (la Abu Dhabi United Group di Mohamed bin Rashid Al Maktoum, emiro del Dubai, primo ministro e vicepresidente degli Emirati Arabi) “per l’acquisizione del 35 percento delle quote” del club rossonero. Il Milan smentisce ma, a gennaio, la squadra va in ritiro a Dubai. Fatto sta che dalle parti del primo ministro Al Maktoun pare apprezzino davvero il made in Italy. Al punto che il Milan magari non se lo comprano, preferendo sponsorizzarlo, mentre fanno letteralmente la

così che la pattuglia acrobatica degli emirati ha molte ambizioni, ma non ancora gli aerei MB.339 Aermacchi. Va detto che a somiglianza delle Frecce Tricolori, la pattuglia Al Fursan (“I cavalieri”) messa su dallo sponsor del Milan, inten-

de volare con anche se

dieci macchine ne ha solo sei, di cui solo quattro in piena efficienza. Problema risolto all’istante perché l’Italia decide sui due piedi di privarsi di quattro MB.339 già utilizzati dal 61° Stormo di Lecce che vengono prontamente trasportati a Venegono per una revisione generale e trasformazione da parte di Alenia Aermacchi prima di proseguire per Rivolto. Gli interventi sugli altri sei aerei, ordinati in precedenza da Dubai, e oggi in linea di volo con gli EAU, vengono così effettuati da un team Aermacchi direttamente presso l’utilizzatore. Il valore complessivo dell’operazione, che riguarda aerei e servizi in gran parte della Aereonautica militare italiana, dovrebbe aggirarsi sui 160 milioni di euro e invece è una miseria: appena una trentina di milioni di euro, meno di un quinto del valore di mercato, con un risparmio pari al doppio della sponsorizzazione concessa alla squadra calcistica di Berlusconi. Un vero affare per le casse degli Emirati che, essendo una

monarch i a assoluta, coin- cidono con quelle private della famiglia reale di cui lo sponsor del Milan è parte di rilievo. L’annuncio di nascita di questo figlioccio della nostra Pan è stato dato lo scorso 19 luglio da Pier Francesco Guarguaglini, presidente di Finmeccanica, molto chiacchierato in altre vicende legate all’inchiesta romana che ha coinvolto l’ex senatore Nicola Di Girolamo e il consulente di Finmeccanica Lorenzo Cola. L’occasione è la conferenza stampa del colosso industriale militare italiano al salone aeronautico di Farnborough, dove Guarguaglini conferma ben altro. E cioè che è in via di finalizzazione il primo ordine di esportazione verso gli Emirati Arabi Uniti per il caccia leggero l’M-346, diretta conseguenza degli accordi politici tra il governo Berlusconi e il primo ministro Al Maktoum approvato in parlamento lo scorso autunno. Si tratta di 48 pezzi, che saranno consegnati a partire dal 2012. Anche se né Finmeccanica, né il cliente parlano di cifre, gli esperti stimano il valore dell’affare in 2 miliardi di dollari. Il contratto includerà anche il supporto logistico e un sistema completo di addestramento a terra. Il programma prevede che l’assemblaggio finale, sia degli aerei della pattuglia acrobatica che di quelli per usi di difesa sia fatto ad Abu Dhabi. Da chi? Ma dalla Mubadala Development Company, il socio eremitino di Mediaset. Rosario Amico Roxas


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Formazione & Lavoro ECAP. L’ente organizza tre corsi innovativi dedicati alle nuove professioni

La formazione al passo coi tempi La formazione professionale siciliana si accinge a intraprendere un nuovo anno formativo e gli enti di formazione sono chiamati a proporre corsi innovativi per dare nuove opportunità di lavoro ai giovani disoccupati o ai lavoratori occupati che intendono riqualificarsi. L’Ecap di Caltanissetta, ente storico che da oltre 30 anni è impegnato nella formazione, ha individuato tre percorsi formativi di particolare interesse: “Abbiamo pensato ad un corso nuovo- spiega Giovanni Ruvolo, formatore esperto nella gestione di percorsi formativi- che potesse avere degli sbocchi occupazionali reali sia presso le aziende che come attività imprenditoriale autonoma”. E considerato che la pubblicità è l’anima del commercio, che le rèclame oramai sono necessarie per trainare marchi di qualsiasi genere, si è pensato ad un percorso formativo innovativo e di sicuro successo. “E così – aggiunge Ruvoloabbiamo progettato il corso di Grafico Pubblicitario, figura che può operare come libero professionista o come collaboratore”. Per l’Ecap il ventaglio delle offerte, il bouquet delle op-

portunità è ampio. “I settori dove la figura del grafico

trici multimediali o le web agency”. I dati del compar-

sitive, si stima infatti che la richiesta annua di grafici pubblicitari si aggiri intorno alle 500 unità”. Come detto sono tre i percorsi formativi messi a punto dall’Ecap. Ad illustrare la

“ pubblicitario può lavorare sono diversi, come la redazione di un giornale o

to fanno ben sperare, tanto che Ruvolo snocciola cifre che confermano la validità dell’idea formativa. “Nel nostro Paese le agenzie di pubblicità sono circa 15 mila e danno lavoro a quasi 50 mila persone, tra cui 10-15 mila grafici. Questo settore è in continua espan-

Ruvolo: Pronto un percorso formativo per grafico pubblicitario

Giovanni Ruvolo

di un periodico, le agenzie pubblicitarie, le case edi-

sione ed anche in futuro le prospettive di occupazione sembrano abbastanza po-

e alla successiva gestione delle attività di corsi e di lezioni online. Quest’ultimo rivolto anche ai lavora-

Dell’Utri: Formeremo esperti in sicurezza informatica e E- Learning Manager

seconda proposta Fabrizio Dell’Utri, anch’egli formatore. “Si tratta del corso in Esperto It Forensic (sicurezza informatica). Rappresenta di sicuro una figura innovativa specializzata nella sicurezza informatica e nei crimini ad essa connessi. Vista la diffusione di reati informatici vi è la necessità da parte delle aziende di personale specializzato in grado di mettere in sicurezza i loro sistemi informatici”. Infine l’offerta dell’Ecap si conclude con un altro innovativo percorso, il corso per E-Learning Manager. “Pensato- spiegano dall’ente- per il professionista che sovraintende alla progettazione, alla realizzazione

Fabrizio Dell’Utri

tori del mondo della scuola che intendono applicare sistemi didattici moderni e tecnologicamente avanzati”. Come detto, un’offerta formativa non solo ampia e completa, ma soprattutto innovativa e che si basa sulla tecnologia, sulle realtà multimediali oramai imprescindibili nel nostro mondo, e con un occhio rivolto alle nuove professioni. Progetti al passo coi tempi. Intanto è bene ricordare che vi sono altre proposte di percorsi formativi che si possono visionare sul sito ufficiale dell’ECAP all’indirizzo www.ecapcl.it. Comunicazione a cura di Cl Press

LA STRISCIA. Inizia la collaborazione

Il vignettista Lello Kalos con Il Fatto Nisseno

Lello Lombardo

Il Fatto ospita in questo numero le vignette di Lello Lombardo, in arte Kalos. 54 anni, Lello Kalos vive a San Cataldo, ha collaborato per diverso tempo con il Giornale

di Sicilia ma le sue vignette sono state pubblicate anche su La Sicilia, Centonove, Rassegna e sulla pagina regionale siciliana di Repubblica. Periodicamente invitato a rassegne nazionali dedicate alla satira (tra le quali la Rassegna di satira e umorismo di Dolo, Venezia), partecipa a vari blog cartoon internazionali ed ha organizzato rassegne di grafica in Sicilia, con vignette originali di autori quali Altan, Vauro, Contemori, Rossetti ed altri (“In punta di pieghe”, 1996, San Cataldo, e “Diritti e rovesci”, 1997, Caltanissetta). I suoi personaggi (con tre occhi, tre nasi) sono metafora delle diverse anime che vivono in ciascuno mentre i lunghi colli “alla Modigliani” raccontano della fatica e della pazienza che occorrono, in questo estremo Sud, per ottenere anche le cose più semplici.

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