Il Fatto Nisseno - ottobre 2014

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PIANETA ESEQUIE

SALUTE

Web e mensile: anche ai bambini uno spazio per esprimersi

La crisi intacca il settore delle onoranze funebri

Tumori nel Vallone e veleni nelle miniere. Dati allarmanti, ma...

di D. Polizzi

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di G. Taibi

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RESS

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Ottobre 2014

Mensile di approfondimento Direzione Editoriale: Michele Spena

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redazione: Viale della Regione, 6 Caltanissetta

Anno IV Num. 33

- Tel/Fax: 0934 594864

Poste Italiane S.p.A. - Sped. in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 conv. N. 46 art. 1 comma 1. Sud /CL

- Stampa: STS S.p.A. Zona industriale Vª Strada, Catania - Reg. Tribunale di Caltanissetta n° 224 del 24/02/2011

Università e formazione L’approfondimento

Campus Universitario: “tra sogno e realtà” L’ambizioso progetto a cui lavorano in sinergia Enti ed Istituzioni sembra, tra mille difficoltà, prendere il volo.

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l grande romanzo del campus universitario nel capoluogo nisseno, si arricchisce di nuovi ed interessanti capitoli. Potrebbe camminare di pari passo anzi trasformarsi in momento propedeutico del campus biomedico, cavallo di battaglia del primo cittadino Giovanni Ruvolo. Enti ed istituzioni nissene in moto per regalare un bagliore di speranza alla città, una ritrovata consonanza d’intenti che offre delle chance per la realizzazione di quest’ambizioso progetto.

“il sorriso alla guida del Consiglio Comunale”

di A. Sardo

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Il Fatto di San Cataldo

L’intervista

Lucia Borsellino il “nuovo assetto” della sanità siciliana

Giampiero Modaffari, i primi 100 giorni di un sindaco che “vive” la strada e usa Facebook

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a sanità in Sicilia è un argomento che assume contorni pirandelliani, realtà “relativa” da uno, nessuno e centomila. Per tentare di orientarci in questo magmatico contesto abbiamo ascoltato l’assessore alla Sanità Lucia Borsellino, anche per penetrare la strana vicenda concernente l’avvicendamento al vertice dell’Asp di Caltanissetta di Ida Grossi, trasferita dopo poco più di tre mesi a Catania. Nella provincia nissena è forte la “fame” di buona e organizzata assistenza sanitaria. di M. Benanti

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scrivi alla redazione: lettere@ilfattonisseno.it

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cettina bivona Caltanissetta

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ISSN: 2039/7070

L’INIZIATIVA


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Fatti & Palazzo del Carmine

Caltanissetta e il libro dei sogni di Salvatore Mingoia

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a un’amministrazione all’altra, la città continua a rileggere il libro dei sogni. Proprio qualche giorno addietro il consiglio comunale di Palazzo del Carmine è stato chiamato, sebbene in ritardo, a rileggere ed approvare quello che ormai resta il più famoso e fumoso libro che dovrebbe ridisegnare la città del domani: il programma delle opere pubbliche e con esso il bilancio di previsione. Due argomenti di uno stesso capitolo che non contiene la parola fine. Si va avanti all’infinito, da diversi anni a questa parte, senza mai riuscire a trovare la chiave di volta per dare concretamente senso al grosso libro delle grandi opere, che potrebbero cambiare il volto strutturale ed economico della città: tutto fermo o quasi come un decennio addietro. Accordi di programma ed accordi integrati sottoscritti e non ancora onorati per cui, per fare un esempio, le amministrazioni, passate e presente continuano a recitare la solita litania: quella di trovare finanziamenti per la realizzazione degli interventi previsti nel piano triennale delle opera pubbliche; esempi sono il parcheggio di via Kennedy e l’ormai vecchia storia che riguarda la realizzazione di quella sorta di chimera del parco urbano di contrada Balate, oggetto nei giorni scorsi di un convegno cittadino organizzato dal Partito Democratico. Di recente sono stati contati sulla punta delle dita i quattrini che dovevano essere derivati dai progetti del programma integrato strategico urbano (Pisu) o del Piano integrato sviluppo territoriale (Pist) sottoscritti con la Regione per accedere ai fondi comunitari. Oltre dieci milioni di euro di cui si sono visti soltanto alcune briciole. Nello specifico, un paio di milioni di euro che sono serviti per il parcheggio di via Medaglie D’Oro e quasi altrettanti per la riqualificazione di quella parte del centro storico che riguarda

l’esecuzione del progetto grande piazza che per la verità sta creando non pochi problemi agli operatori economici del centro cittadino.

Francesco, per cui servirebbero un fiume di quattrini), e quelli per l’attivazione di politiche a favore dei giovani, finalizzati alla promozione dell’oc-

Massimo Bisotti, Il quadro mai dipinto

Rimangono al palo invece i progetti per interventi strutturali volti alla valorizzazione del patrimonio storico culturale e del complesso dei centri storici come Angeli, Provvidenza, San

cupazione ed a favorire la nascita di nuove imprese. L’elenco dei progetti più importanti per cui il comune ha chiesto i soldi nell’ambito dei finanziamenti attraver-

so i programmi integrati di intervento rimasti nel libro dei sogni riguardano, il collegamento tra la via Don Minzoni e via Salvo D’Acquisto, un milione e 500 mila euro; villaggio Santa Barbara: ampliamento della sede stradale tratto corso Italia-via Santo Spirito, 500 mila euro; riqualificazione verde pubblico nel quartiere Angeli 700 mila euro; parco urbano contrada Balate 3 milioni di euro (il progetto è stato recentemente inserito tra le opere di compensazione che la Empedocle 2, General Contractor del raddoppio della SS.640, dovrebbe realizzare per il Comune di Caltanissetta); pista ciclabile a Pian del Lago 3 milioni di euro; parcheggio via Medaglie d’Oro un milione 500 mila euro (l’unico finanziato e realizzato); Parcheggio via Kennedy 2 milioni di euro; edificio comunale di via Berengario Gaetani 800 mila euro; ampliamento via Pier Paolo Pasolini 500 mila euro; impianto fotovoltaico complesso sportivo Pian del Lago 500 mila euro; strada di collegamento tra la via Romita e la via Rochester 500 mila euro, messa in sicurezza della discarica comunale, quasi un milione di euro, edificio comunale di via Cardinale Nava. Sono passati diversi anni ed i capitoli del grande libro dei sogni, con la evidente rivisitazione della spesa prevista per realizzare i progetti,sono ancora tutti da leggere. E chissà ancora per quanto tempo. Dimenticavamo di dire che il consiglio ha anche approvato la delibera della ricognizione dei beni comunali che prelude alla loro dismissione o valorizzazione per fare cassa: quelli che in altre città sono “i gioielli di famiglia”, ma che da noi nessuno vuole: non a caso tutte la gare di appalto in questo senso sono andate deserte; dalle scuole rurali ai terreni confiscati alla criminalità organizzata.

Direzione editoriale Michele Spena

Direttore responsabile Salvatore Mingoia

Collaborazioni:

Ivana Baiunco Marco Benanti Liliana Blanco Rino Del Sarto Etico Fiorella Falci Giuseppe Alberto Falci Filippo Falcone Salvatore Falzone Franco Infurna Annalisa Giunta Lello Kalos Donatello Polizzi Alberto Sardo Lorena Scimé Giuseppe Taibi Giovanbattista Tona Michele Spena

Impaginazione Antonio Talluto

Distribuzione

Giuseppe Cucuzza

Redazione Viale della Regione, 6 Caltanissetta redazione@ilfattonisseno.it Tel/Fax: 0934 - 594864 pubblicità: 389/7876789 commerciale@ilfattonisseno.it


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Ornamenti Trenta metri lunghi sei mesi di Ivana Baiunco

Dissertazione semi seria sui lavori in centro storico Chi ama l’avventura, il rischio e del pericolo fa il suo mestiere invece di scapicollarsi in località lontane ed impervie, per provare la propria resistenza fisica e psichica alle aversità, deve solo decidere di andare in centro storico. Basta attraversare in un’anonima giornata feriale il tratto di strada che è interessato ai lavori di rifacimento della “Grande Piazza.” Tra l’altro se in qualsiasi parco avventura o sport estremo c’è l’imbracatura come tutela dell’incolumità di chi lo pratica, nel caso di una semplice passeggiata il rischio aumenta. Sono i 30 metri più lunghi del mondo, forse 6 mesi. In realtà i metri sono 200, ed i lavori, croce sul cuore l’amministrazione assicura che per l’Immacolata ovvero l’8 dicembre saranno consegnati. Se così sarà di miracolo si potrà parlare. La diocesi si interesserà al fatto e la congregazione per le cause dei santi sarà convocata. I lavori di corso Umberto hanno suscitato e continuano a farlo, un interesse sia mediatico che della società civile. Per non parlare degli strali lanciati dai commercianti. Ormai è diventato uno degli argomenti più discussi dai bar ai saloni da barba. La natura dell’attenzione al fatto non è dettata tanto dal valore in se della notizia, questa è una città che nasce vive e spesso muore sui fuochi di paglia sul clamore del momento, quanto invece per ciò che ci riguarda da una domanda che un venerdì a tarda notte un mio amico, tanto bello quanto acuto in uno slancio di profondità, mi ha posto: ”Ma secondo te lo stesso lavoro a New York o Tokyo in quanto tempo lo avrebbero fatto?” Rubata la suggestione ho cominciato a porre a tutti la fatidica domanda. Le risposte più fantasiose: quelle degli adetti ai lavori. Chi dice in metà del tempo previsto, chi in 4 mesi e via discorrendo. La tesi più accreditata resta quella dei 6 mesi comprese le complicazioni. Ma secondo il detto che recita così: ”chi non ci passa non ci crede”, ho affrontato con curiosità e sprez-

zo del pericolo la maratona,attraversando i piccoli ed impervi corridoi che restano percorribili per giungere sino alla fine dei lavori di corso Umberto, sembrano essere le rive dello Stige. Si ha l’impressione che debba apparire da un momento all’altro Caronte e dire: ”dai sù fai un salto sulla mia barchetta che ti accompagno fino alla fine del percorso.” Senza dire che l’unica parte pedonabile è progettata per poter far passare due perso-

luce in fondo al tunnel, appaiono due mosri gialli dalle fattezze spaventose, le escavatrici con il loro fare maestoso procedono, separate da grandi reti di ferro dai passanti, verso l’ignoto. Infatti quando scavano non si sa mai cosa trovano o non trovano, i balatoni che si pensava fossero

Transenne “saltellanti”. Lavori nel centro di Tokyo: l’Amministrazione distrae dal disagio

ne, si, ma di professione manequine, vietato l’accesso ai comuni mortali, perché la strada è, stretta stretta. Per non parlare del materiale delle passerelle, la lamiera, che se sono agganciate bene si rischia di cadere, se sono agganciate male di rompersi l’osso del collo. E mentre l’ignaro cittadino che si trova in questo clima da girone dantesco, una sorta di labirinto di Minosse, dove non si vede mai la fine, la

sotto il manto, si scopre che erano stati già rimossi negli anni 60. Due tubi si rompono a mezza settimana e allora perché non fare una pausa, cantiere fermo, i commercianti insorgono e il tubo arriva il martedì successivo, ma poco importa, cosa sono due giorni rispetto all’eternità? La domanda continua a risuonare nella testa come una sorta di mantra: ma a NY in quanto tempo avrebbe-

ro finito? E mentre tutto scorre tra l’insolito caldo estivo, il rumore, la polvere, gli sguardi dei passanti, infastiditi dalla situzione, i volti attoniti di chi quotidianamente in forza del proprio ruolo di pensionato di ferro, assidui frequentatori peripatetici della piazza, soprintendono ai lavori, tutta la vita del centro scorre, più lenta e caotoca che mai, le strade sembrano assumere una forma diversa. Solo cinque operai lavorano in un cantiere in cui se ce ne fossero 10 si farebbe prima, banale pensarlo, ovvio dirlo. Il direttore dei lavori spiega che tutto si fa per step, cinque o quindici persone impiegate sarebbe la stessa cosa. Nella vita ci sono domande alle quali non si troveranno mai risposte. Scopriamo anche che il progetto per il rifacimento dei lavori è stato stilato in soli due giorni e forse qualche risposta ce la diamo da soli. Il pensiero va al volto sorridente e ironico dell’amico che fa le domande di notte e alle risposte che non si trovano di giorno. Il pensiero va a NY a Tokyo dove della velocità si fa ragione di vita, e dove il tempo è denaro. Il pensiero va all’ufficio complicazioni affari semplici che dirige i lavori. A tutte le volte che si sente dire non è di mia competenza e viene voglia di far un falò dinnanzi a palazzo del Carmine con le bollette dei commercianti da pagare. Il pensiero va agli incassi mancati. Il pensiero va all’appalto al comma b, che riporta al capitolato del contratto dell’onere di urbanizzazione etc..etc.. fino allo sfinimento del burocratese puro. Se Osvaldo Sodiano ebbe l’ardire di far durare un calcio di rigore una settimana, ma perchè non far durare 6 mesi 200 metri di lavori. Se non fosse che quello accadeva in un romanzo, questa è la realtà. P.S. A te amico ritrovato la prossima volta che nottetempo ti scordi di essere solo bello e mi fai una domanda impegnata pensaci due volte. Da adesso in poi solo amenità!!!!!


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cettina bivona

Via Piave - Caltanissetta


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Viale della Regione Fatti in Redazione

di Donatello Polizzi

Eletta Presidente del civico consesso al suo secondo mandato. Amore per la Città e per la politica, vive il suo ruolo con serena determinazione

“Ero emozionata. Indossare la fascia dietro al patrono della città San Michele, insieme al primo cittadino Giovanni Ruvolo, è stato molto particolare. Era la mia prima volta in pubblico da presidente del Consiglio Comunale. Tutti i cittadini ci guardavano ed io ho notato il sorriso delle persone che negli anni precedenti non avevo ravvisato. I nisseni erano contenti di vederci, percepivo un atteggiamento disponibile verso le istituzioni; i miei concittadini sono riusciti a farmi superare l’imbarazzo”. Leyla Montagnino, passionaria PD, tifosa juventina sfegatata, 42 anni, presidente del consiglio comunale, ci racconta questi fatidici primi cento giorni e ‘spiccioli’, alla guida del civico consesso. L’abbiamo incontrata nella nostra redazione e poi abbiamo avuto il piacere di recarci nella sede istituzionale, il suo ufficio a palazzo del Carmine, per apprezzarne l’opera dal vivo. Ogni sua parola è stata accompagnata da un sorriso illuminante. Prima domanda, forse banale ma inevitabile: com’è fare il presidente del Consiglio Comunale? “Inutile nascondere come sia incombente il peso della responsabilità legata al ruolo; mi onora e impegna. Ho creato un nuovo ufficio che può, anzi, che deve funzionare e che, in maniera efficace, deve coordinare e programmare le attività dei consiglieri.

Proprio per offrire continuità ed efficienza mi avvalgo, di due persone, più un commesso ed un capo di gabinetto. Ho provveduto innanzitutto a seguire e mettere in atto le regole già esistenti. Ho attivato la conferenza dei capigruppo e la conferenza dei presidenti delle commissioni; quest’ultima consente di controllare l’attività delle commissioni, ci incontriamo ad inizio e fine mese”.

Leyla

neo eletti e abbiamo fatto pochi consigli comunali. Abbonda la passione, molti di loro hanno fatto una scelta di coscienza: è dimostrato dalla presenza dei molti movimenti civici. Dobbiamo e vogliamo mettere fine alla considerazione del consiglio comunale come stipendificio, siamo qui per spenderci per il bene della nostra città. Questo vale sia

malpensanti legati al suo cognome, essendo lei figlia dell’ex senatore Antonio Montagnino. Leyla ancora una volta accompagna la risposta ad un sorriso questa volta amaro; era consapevole che questa domanda sarebbe, prima o poi, arrivata. “Sono fiera del

Montagnino

per incitarla in vari luoghi d’Italia, però sottolinea come non abbia mai visto giocare la Juventus a Torino. “Giovanni Ruvolo è paragonabile a Pavel Nedved; un centrocampista che sa difendere, attaccare e all’occorren-

Una presidenza tra simpatia e fermezza Sorride, ogni sua frase, parola, è accompagnata da un’ampia gestualità. Vuole comunicare, trasmettere la carica “positiva” e propositiva che anima la sua azione e che marca il suo essere politica, nel senso aulico del termine. Una prima valutazione su questo Consiglio Comunale? “Buona volontà, enorme voglia di fare e di lavorare. Però ancora è presto per offrire una valutazione, per adesso, si notano, le grandi potenzialità. 21 sono

per la maggioranza (siamo in 18) che per l’opposizione: molti sono gli elementi davvero validi. Credo che almeno 25 consiglieri siano innamorati di Caltanissetta. Poi non manca chi nell’opposizione vive il ruolo abbarbicato al modello del “vecchio” politicante, sempre pronto alla polemica strumentale”. La gestione della città, non è soltanto Sindaco, Giunta, Consiglio Comunale, un ruolo preponderante è rivestito dalla “burocrazia”: come condiziona

La burocrazia rischia di “uccidere” l’azione amministrativa di chi ha la responsabilità del governo della città l’attività dell’Amministrazione? L’espressione del viso di Leyla è tutta un programma, piccolo sbuffo, e poi dopo aver ben tarato l’autocontrollo, risponde: “Eccome se influenza! Il funzionamento della macchina burocratica è talvolta infernale. Basti un aneddoto, reperire 14 segretari verbalizzanti, 7 titolari e 7 supplenti, su 480 dipendenti, è stata un’impresa titanica. Ho dovuto scrivere in maniera ‘forte’ ai dirigenti. Dobbiamo renderci conto che siamo privilegiati, che chi lavora in una pubblica amministrazione, svolge un servizio. Io lavoro come dirigente all’Inail quindi parlo con piena consapevolezza del ruolo e delle responsabilità ad esso connesso. Determinante la riorganizzazione degli uffici e dei dirigenti, così come sta predisponendo il sindaco insieme al nuovo segretario generale Rita Lanzalaco: qui si spremono sempre le stesse persone, è tempo che tutti s’inizino a spremere”. E’ il momento della politica, della sua discesa in campo, dei sorrisini di alcuni

mio cognome, sono fiera di mio padre come uomo e come politico, per i valori che ne hanno guidato l’azione politica e che ha inculcato alla famiglia. Si è sacrificato molto, con passione, per la politica. Ognuno ha la sua storia. Lui addirittura era contrario alla mia candidatura nelle scorse elezioni, quelle in cui vinse Campisi. Mi convinse Peppe Gallè a mettermi in gioco: fu un successo non facile”. Inevitabile il riferimento al giorno dell’elezione a Presidente del consiglio comunale con l’uscita dall’aula dei consiglieri dell’Udc, autori di un errore fantozziano, che consentì il successo di Leyla: “Quel giorno non ero sicura della vittoria, mio padre mi esortava a ritirare la mia candidatura, mai mi sarei ritirata. Fu Giovanni Ruvolo a propormi per quella carica, ne fui lusingata”. Leyla è un vulcano, parla senza sosta, non disdegna parallelismi calcistici con la vita politica nissena. Ama la “vecchia signora” è spesso si è seduta negli spalti

za segnare”. Il tempo scorre, le righe a nostra disposizione si esauriscono: come sarà il tuo futuro, quale difficoltà vedi legate all’espletamento della carica di presidente? “Io prego direttamente Dio, ma nell’occasione in cui ero dietro a San Michele, chiesi al Santo Patrono di aiutarci a fare le cose per bene, perché questa città ha bisogno. Io dopo gli studi universitari sono tornato a Caltanissetta per il mio fidanzato, adesso marito da 12 anni, dunque sono tornata per amore, ma non ero legata a questa cit-

Parallelismi calcistici. Giovanni Ruvolo come Pavel Nedved: difende, attacca e segna, è completo tà. Nel corso degli anni, ho iniziato a innamorarmi di Caltanissetta: adesso la amo e difendo a spada tratta, sempre e comunque. Voglio esprimere questo mio sentimento, questa mia determinazione, il mio amore per le regole, nell’esercitare al meglio il mio ruolo istituzionale”.


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Fatti & istituzioni

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L’intervista

Lucia

Borsellino L’assessore alla sanità illustra il cambio della programmazione di Marco Benanti

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hissà cosa avrebbe detto lo scrittore (ma anche saggista, giornalista, politico, poeta, drammaturgo ed insegnante di scuola elementare!) Leonardo Sciascia, se solo avesse vissuto ancora tre anni in più la sua vita, sino ad assistere alla fine di un’altra vita, quella di Paolo, Paolo Borsellino. Si sarebbe forse mangiato le mani nell’aver dipinto dalle colonne altisonanti del Corriere della Sera la vita e quindi l’attività del conterraneo come “molto simile, tutto sommato, al potere mafioso e al potere fascista”. E chissà se questo episodio, certamente irrilevante, rispetto al resto della storia, avrà influenzato la vita e le scelte di Lucia Borsellino, oggi assessore regionale di una tra le regioni più sgangherate d’Italia e con una delle deleghe tra le più delicate, in una terra dove corruzione e malaffare di politici e colletti bianchi hanno letteralmente succhiato il sangue ai cittadini, fregando or qua or là, miliardi dal sistema sanitario isolano. Si è vero, è forse questione di dna, il siciliano è avvezzo tanto alla lamentela quanto alla corruttela, si lamenta se in una corsia d’ospedale trova cicche di sigarette gettate in terra, ma tace e si compiace se sul balcone del civico di Palermo la famiglia dei “palermitanazzi” festeggia un nascituro con tanto di barbecue e “fornacella” sul balcone. Ci sono i politici, i burocrati, le aziende ovviamente conniventi, tutti attori che a più livelli compartecipano alle truffe, non avendo vergogna di fottere danaro anche nella fornitura di traverse e pannoloni. Terreno fertile per gli scandali, facili da raccontare quando il danno è fatto, dove sguazzano giornalisti, scrittori, ex addetti alla comunicazione di Enti di Lombardiana epoca che con titoli roboanti, presentano libri che gettano fango sui politici attuali, consci del fatto che la maggior parte dei lettori, non conoscono i trascorsi e gli incarichi di chi adesso “sbuttana” la Sicilia tra un programma televisivo e la serata in teatro, con tanto di balletti, nuovi e vecchi opinion leaders e nostalgici della elite culturale della Piccola Atene ( come se le parole Cultura ed Elite avessero logica se ac-

costate). In questo contesto, si inserisce l’attività, certo non facile e forse poco tangibile, dati gli scarsi proclami di chi, come Lucia Borsellino, figlia del magistrato ammazzato dalla mafia, affronta l’incarico a testa bassa, mediaticamente in low profile ma con impegno ed abnegazione, nonostante, diciamoci la verità, la politica continui ancora ad imporre le sue regole e forse i suoi nomi. Non sarà sfuggito agli esigenti lettori di questo giornale che il neo manager della sanità locale Ida Grossi è stata sostituita ad appena due mesi dall’insediamento a Caltanissetta, con buona pace dei colleghi giornalisti e dei sindaci, che di domande alla Grossi avrebbero voluto farne eccome. È stato così per Ida Grossi, ma è così anche per

mo portando avanti coi direttori generali delle aziende è un percorso partecipato con le direzioni aziendali. Quello della partecipazione è il vero metodo nelle scelte di politica sanitaria, questo avviene nel rispetto dei ruoli, un coinvolgimento che si arricchisce dei contributi di chi sta a contatto diretto col territorio perché meglio conosce il fabbisogno locale. L’avvicendamento tra la dottoressa Grossi ed il dottore Carmelo Iacono è avvenuto all’inizio, quindi l’azione di programmazione risanamento sarà perseguita senza interruzioni. Aldilà delle professionalità e delle loro infungibilità, abbiamo a che fare con profili di spicco nel contesto nazionale, come nel caso della Grossi. Il suo curriculum e le sue esperienze ce l’hanno

ospedaliera è al vaglio dei ministeri competenti, da cui aspettiamo il parere cui seguirà l’approvazione in Giunta. Il nuovo piano tende a riequilibrare l’eccesso di offerta nei presidi che si trovano nelle aree metropolitane, valorizzare e specializzare le aree periferiche per renderle ugualmente utili ed attrattive. Il territorio nisseno vedrà una maggiore specializzazione dei vari nosocomi per evitare la fuga di pazienti verso al-

“il mio lavoro reso più impegnativo dal cognome” gli altri manager della sanità siciliana, avvicendamenti dettati da un mix di curriculum e prossimità politica, anche se nel caso nisseno, l’assessore Borsellino rassicura e

spiega chiaramente: “Ritengo che in questa fase, il fatto che sia stato avviato un eccellente lavoro dalla Grossi, non crei battute di arresto perché il percorso che stia-

fatta vedere più adatta a gestire l’azienda catanese, perché rappresenta una delle realtà più vaste e difficili del territorio isolano. Al contrario, riteniamo che chi subentra ovvero il dottore Iacono, possa meglio avviare anche il proprio percorso professionale in una azienda dalle esigenze territoriali ben più contenute ma con peculiarità parecchio complesse”. Il cittadino ha però sempre la sensazione che quando si rivolge alla sanità siciliana si trova davanti un muro fatto di disservizi e carenza di personale. “La materia legata al personale interessa tutta la rete ospedaliera assistenziale della regione, occorreva un cambio di programmazione: ci siamo impegnati su una nuova definizione dell’assetto della rete ospedaliera, rispetto alle politiche fatte in passato che non sempre sono state coerenti con le reali esigenze, con eccedenze su alcuni profili ed assoluta carenza rispetto ad altre. Due anni fa, il vincolo del turnover che non ci ha consentito di fare dei cambi qualitativi rispondenti alle aziende, io posso adesso uscire dal vincolo del tetto di spesa rispetto alle altre regioni. La rete

tre province. Stiamo già potenziando ad esempio il settore oncologico di Gela, Niscemi e Butera, aree sedi di insediamenti industriali, potenziali fattori di rischio per la salute pubblica, con attività di screening per prevenzione precoce”. La gente però continua a fuggire da questo sistema sanitario siciliano e non ha fiducia. “Mi sento di dovere smentire questo, i miglioramenti ci sono stati, dati alla mano. Un termine di decremento della mobilità attiva e passiva, dà l’indicazione della

civico che prescinde dal nome. Un cognome non è un valore aggiunto, ma una componente di ciascuno di noi. E forse un idealismo spinto, ma già avere una storia personale cosi forte, così come questo nome, è un onere aggiuntivo, una sorta di costante lente di ingrandimento, di riflettore sempre acceso. È ancora un fardello in più con cui misurarsi e tutto questo rende ancora più impegnativo il mio lavoro”. La Sicilia è un campo minato perché la rete sanitaria insiste su un territorio che per mala politica è praticamente una polveriera di patologie derivanti da presidi industriali scellerati, come quello gelese, e militari come nel caso del Muos di Niscemi. “La sanità diventa anche sussidiaria rispetto a determinate contingenze, trattiamo argomenti che vanno di pari passo. Se la tutela dell’ambiente o il profilo strutturale sono carenti, il servizio sanitario diventa sussidiario, al momento in cui a causa di queste problematiche aumentano i costi della sanità, per rendere maggiore la rete d’offerta. Una buona programmazione dovrebbe essere intersettoriale così come prevede la programmazione comunitaria”. Il campus biomedico? “Preferisco che tale progetto abbia dei momenti operativi di raccordo con le università, le attività produttive, per reperire risorse dedicate ritrovate anche nella programmazione comunitaria. Una iniziativa

L’Assessore giustifica il cambio al vertice dell’Asp di Caltanissetta poiché è avvenuto all’inizio del percorso. L’azione di programmazione non dovrebbe subire rallentamenti o interruzioni efficacia degli interventi degli ultimi anni. Un trend invertito. Vuol dire che ci stiamo muovendo verso la direzione giusta. Per una patologia oncologica ad esempio, prima veniva curata fuori, oggi invece i siciliani si fidano”. Quanto pesa il suo nome nella sua attività? “Prima ancora che svolgessi questo ruolo non ho mai accettato l’idea che nel nostro paese debbano esserci uomini o donne che per nome e cognome debbano avere un ruolo diverso ad altri. Tutti siamo allo steso modo componenti della società ed avere un senso

lodevole per la quale vogliamo costruire passo a passo per dare valore al Cefpas, struttura ormai perfettamente raccordata col mondo universitario e della ricerca”. C’è o no un allarme ebola? “La Sicilia non corre rischi maggiori di altre realtà in questo fronte. Tanto oggettivamente perché gli arrivi sono marittimi e non aerei, quindi per ragioni di incubazione è inverosimile che possano arrivare casi infetti. Comunque a seguito di un confronto a livello europeo, è giusto che tutte le regioni si adattino a questa nuova esigenza formando gli operatori”.


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Sanità & Istituzioni La giostra delle nomine ASP

L’intervista a metà con il manager

Ida Grossi La strana storia delle nomine dei direttore sanitari in Sicilia non incide solo sull’andamento delle Asp, ma su tanti altri settori della vita come ad esempio il giornalismo: vi chiederete come mai, come è possibile? Abbiate la pazienza di leggere il nostro breve racconto. Lunedì 6 ottobre, alle 17, ci rechiamo all’Asp di Caltanissetta, abbiamo in programma un’intervista con Ida Grossi, alla guida dell’azienda sanitaria da poco più di tre mesi. Dividiamo, come nostra consuetudine lavorativa, l’intervista in due step: un primo incontro in cui approfondiamo la conoscenza della persona, degli hobby, degli interessi extraprofessionali, per poi concentrare in un secondo appuntamento, gli argomenti inerenti al contesto lavorativo. Entriamo nel suo ufficio, ci accoglie con un gran sorriso e noi per predisporci al meglio, le chiediamo, dopo i saluti di rito: “Quanto tem-

Lunedì 6 ottobre, il primo incontro. Martedì 7 ottobre, il trasferimento: anche il manager “sorpreso” po abbiamo?”, lei immediata “15, al massimo, 20 minuti”, il nostro viso cambia espressione e per sottolineare l’effetto della sua risposta aggiunge “Io vengo dal Nord!”. (N.d.r, in realtà abbiamo poi piacevolmente chiacchierato per oltre un’ora). Ai nostri occhi si schiudono le qualità di una capacissima professionista, che irradia competenza e simpatia in maniera naturale. “Le persone danno energia al sistema, io credo nelle persone e nella capacità

di calarsi nel contesto in cui si lavora: dobbiamo offrire un servizio agli altri. I siciliani hanno qualche difficoltà ad entrare nel metodo, mi è difficile tirarli dentro nello schema, ma pian piano ci sto riuscendo, più umanità, più rapporti e meno burocrazia. Occhio però se mi freghi ti faccio un mazzo così”, il gesto delle mani è molto eloquente. Ci conquista, ottima cuoca “adoro cucinare i risotti”, validissima buongustaia “Ho già assaggiato il ‘pane cunzatu’, i loti e non riesco a rinunciare ai salumi”. Dimmi cosa mangi e ti dirò chi sei, parliamo della cucina come metodo d’indagine per conoscere le persone. Non disdegna gustosi aneddoti: “Quando ero in procinto di venire in Sicilia, un mio collega mi invitò a pranzo ed ad un cero punto del pasto, mi chiese imbarazzatissimo quali fossero le mie abitudini sessuali, perché dalla Sicilia giungevano strane voci sul mio conto. Risi di

gusto, poi dissi al mio compagno, un rapporto che dura da 14 anni, che sarebbe stato opportuno essere più vicini”. Una lombarda assolutamente atipica e ci permettiamo di fargliela notare. “Effettivamente sono figlia di un lombardo e di una piemontese, mia nonna era una piemontese atipica di una zona in cui avevano vissuto gli arabi, ne ho ereditò, forse, quei tratti caratteriali. E poi sono nata a Voghera in provincia di Pavia, nei pressi del monte Pénice, in una zona in cui confinano Emilia, Liguria e Piemonte”.

Ci salutiamo, lei con grande impegno, sollecita cortesia e fattiva collaborazione, ci trova uno spazio per poter concludere l’intervista dopo alcuni giorni. I lettori si staranno chiedendo, in cosa consiste l’anomalia che abbiamo segnalato all’inizio. Martedì 7 ottobre, il giorno dopo, Crocetta nomina Ida Grossi all’Asp di Catania, e Carmelo Iacono a quella di Caltanissetta. Della serie … non ne sapeva niente neanche la diretta interessata, e a noi è rimasta l’intervista a metà. O tempora, o mores!

LA RIFLESSIONE. La sanità nel nisseno mortificata dalle scelte del governo regionale. I politici locali sono poco incisivi

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onviene al massimo planare e non atterrare sul “Pianeta Sanità” in Sicilia. Chi da semplice cittadino, sia esso utente, osservatore, fornitore, professionista, ci metta piede entra in pratica nella trentacinquesima cantica dell’inferno dantesco. Ma la sanità purtroppo non la si può solo osservare dall’alto, la si vive giornalmente e

giusto per questo assume una rilevanza importante e decisiva nella nostra vita. Questo lo sanno benissimo i nostri personaggi politici che sulla sanità costruiscono le loro carriere politiche e la base del loro consenso. Troppi soldi, troppi interessi, grandi numeri che condizionano in pratica tutte le famiglie siciliane.

Ed è per questo che ogni cambiamento normativo in merito alla Sanità diventa come l’ha definita un saltimbanco della politica regionale “La legge delle leggi”. E la “legge delle leggi” attualmente in vigore per i nisseni ha una data

Noi,

tutti gli operatori sanitari, il cui valore questa legge riconosce e rende libero di esprimersi al massimo della propria potenzialità; ai cittadini posti al centro della programmazione sanitaria; ai rappresentanti delle autonomie locali, garanti di una sa-

E cosa ha previsto questa legge, fantasmagorica, moderna e fonte di serenità, in modo accalorato sostenuta da Rudy Maira, che ha avuto come relatore il forzista Leontini e che in un affollato incontro all’Auditorium di Caltanissetta è stata applaudita da

nità amica del territorio, l’impegno del potere regionale perché nessuna delle loro speranze che questa legge ha suscitato, vada delusa. Possiamo ora guardare al futuro con maggiore serenità e con una credibilità che ci rende più forti nel confronto con il Governo nazionale nella difesa de-

Alessandro Pagano? Ve lo diciamo noi: la trasformazione dell’Ospedale Sant’Elia da Ospedale di riferimento del centro Sicilia ad un poliambulatorio, però di grandi dimensioni, alla fusione a freddo di uffici amministrativi dei vari uffici accorpati che ancora oggi dopo 5 anni utilizzano sistemi informatici diversi, personale che non si integra, strutture di fatto ancora separate, ad un aggravio di costi e naturalmente, ma questo lor signori lo trascurano, a continui disservizi per i cittadini (pronto soccorso da film dell’orrore, visite prenotate da..”torni fra un anno”, servizi igienici da terzo mondo; etc. etc.). Cioè tutto il contrario di quello che la legge si prefiggeva. Ma la vera truffa sta nella monopolizzazione politica della sanità. Crocetta, vituperato, scorticato perfino dai suoi proseliti, non fa altro che approfittare dell’assetto giuridico e amministrativo che ha trovato. I cambiamenti di oggi, assurdi e vergognosamente figli di una politica che si muove oltre il limite del di-

Sasà e “a malasanità”

funesta: pubblicata in Gazzetta venerdi 17! Venerdi 17 aprile 2009 e precisamente la n. 5. Non occorrono altri preamboli per introdurre poi una profonda analisi e una riflessione, ahinoi triste e surreale; basta affidarsi alla dichiarazione a caldo dell’allora presidente della regione Lombardo: “Voglio ringraziare l’Assemblea Regionale Siciliana - per avere condiviso, sostenuto e reso possibile, anche migliorandolo, il progetto di una nuova sanità in Sicilia, che ora può costare di meno e dare eccellenti risultati in modo diffuso. Insieme abbiamo scritto una delle pagine più belle della politica siciliana, quella che sa guardare agli interessi del popolo, che invece che di porsi alla difesa dell’esistente, anela e sa costruire il futuro, dialogando, riconoscendo il ruolo che forze sindacali, impresa privata, rappresentanza sociale hanno nel rendere evidenti le attese di chi ogni giorno e’ impegnato con il proprio lavoro ad onorare il proprio dovere di cittadinanza. A

Sicilia: un dirigente ogni 9 dipendenti, più del doppio rispetto alla media nazionale gli interessi della Sicilia e così, se sapremo conservare lo stesso spirito che ci ha guidato nel varo di questa legge, affrontare e vincere le prossime sfide per una Sicilia di cui essere, sempre e dovunque, orgogliosi”.


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Ottobre

La politica nissena in passato è stata latitante, adesso è genuflessa

ritto, non sono altro che l’effetto di cause che vengono da lontano. Non che prima era diverso ma Caltanissetta col vecchio assetto normativo poteva almeno contare su una struttura che dava servizi efficienti e potenzialmente proiettata verso qualità e quantità di offerta sanitaria di primissimo livello. La politica nissena nel ridisegno dei bacini è stata latitante e quella attuale è completamente genuflessa ad un variopinto presidente della regione che non ha dimenticato il suo paese d’origine. Bisogna guardare in faccia la realtà che è ben poca cosa rispetto ai ruoli rivestiti e alle dinamiche espresse dagli uomini che la vivono da protagonisti.

del MUOS a Niscemi. E pure l’eco di quest’ultimo che alla sua prima dichiarazione ha puntato tutto sull’Oncologia. Come se l’ASP di Caltanissetta (che gestisce oltre seicentomilioni di euro, fornisce servizi sanitari, strutture, impianti, assistenza di ogni tipo in tutto il centro Sicilia) avesse a questo punto come unico problema la recrudescenza e la presenza di tumori a qualsiasi stadio e livello, manco fosse l’ebola in Sierra Leone. Vorremmo parlarvi delle consulenze facili agli amici degli amici o della graziosa firmetta che Saro Crocetta ha posto su un documento che annulla tutti i contenziosi della Regione con lo Stato, anche quelli futuri!

I Fatti di

Etico Gli

S

intoccabili...

offro di pressione alta, mi decido ad andare dal medico di famiglia. Lo evito da sempre, meglio evitare luoghi dove si parla di tristezze e problemi fisici e, nell’attesa, anche di problemi sociali ed economici. Del resto la penso come Pasteur: il miglior medico è la natura, guarisce tre quarti delle malattie e non sparla dei suoi colleghi. Sfido qualsiasi paziente a dimostrare il contrario! Ma devo essere fortunato. Fortunato? Si, a beccare il momento giusto, ossia quando il mio medico riceve; dunque, il lunedì dalle 15,30 alle 17,30, il martedì idem, mercoledì no, dalle 8,30 alle 10,30, giovedì di nuovo di pomeriggio, due ore; venerdì di mattina, il pomeriggio si parte per il week end! In tutto da due a tre ore al giorno per 5 giorni. Nemmeno 15 ore alla settimana. Un’associazione

pione rilevato non si superano però le 19 ore. Certo, poi a questi orari bisogna aggiungere il tempo dedicato alle visite a domicilio, «ma ci arrivano molte lamentele di cittadini che denunciano proprio il rifiuto di visitare a casa l’assistito, che in base alla convenzione ne avrebbe invece diritto entro 24 ore dalla chiamata». Questo lo sapevo pure io, anzi lo sappiamo tutti.

La casta dei medici, nessuno la tocca perchè sono un sicuro bottino elettorale

Il Governatore ha firmato un atto che annulla tutti i contenziosi tra la Regione e lo Stato Se l’UTIN (unità di terapia intensiva neonatale) va a Gela non è un caso, se viene nominato come direttore generale dell’ASP una persona molto vicina al movimento politico del Presidente della Regione non è un caso, se il sindaco di Caltanissetta si guarda bene di affrontare a muso duro queste problematiche che investono mortalmente la città che amministra, forse c’è da pensare che per la realizzazione di un suo progetto gli converrà starsene quieto; se il deputato del’UDC di Caltanissetta che sostiene Crocetta si chiude in un silenzio assordante ci sarà pure un motivo; se tutto il personale dirigenziale della nostra sanità e tutti i sindacalisti del comparto sembrano essersi volatilizzati ci sarà pure una ragione. In questo contesto dobbiamo pure sorbirci le dichiarazioni offensive e sconcertanti di Don Saro che ha scelto Iacono perché c’è il problema

(per intenderci residui attivi, cioè crediti che noi siciliani vantavamo, di diversi miliardi di euro!). Vorremmo parlarvi della presenza di un dirigente su ogni nove dipendenti nel comparto sanitario, più del doppio rispetto alla media italiana ma ci stiamo rendendo conto che siamo anche noi entrati nell’inferno dantesco della Sanità e chiudiamo l’articolo prima di bruciarci fra le fiamme.

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dei consumatori si è interessata al fenomeno e ha scoperto che su un campione di una sessantina di studi medici esaminati, a Milano si va da un minimo di 11 a un massimo di 18 ore settimanali di apertura, a Roma da 10 a 17,5, a Bologna da 6 a 15, a Napoli da 15 a 17,5 a Cagliari da 10 a 15, a Bari da 15 a 20. Va un po’ meglio nei piccoli centri, dove nel cam-

Ma per le pillole per la pressione, se voglio evitare la coda e l’attesa mi posso rivolgere alla signorina segretaria dello studio. Dopo una prima visita poi posso chiederle di farle prescrivere. Gli studi sempre affollati mi inducono a chiedermi se siamo tutti malati o se sono pochi i medici che esercitano la professione. Allora, siccome

sono curioso, prendo informazioni: il numero è chiuso, bisogna convenzionarsi e chiedere all’ASP di operare. In pratica però all’inizio della professione il dottore sostituisce, collabora altri medici di famiglia. Poi si mette sul mercato e apre lo studio, o lo rileva da un collega che va in pensione. Quindi aspetta che i pazienti vadano alla ASP a sceglierlo come medico di famiglia. Può avere da 500 a 1500 pazienti. A parte i primissimi momenti in cui deve farsi conoscere, guadagnerà, se “fa il pieno” di pazienti, dai 4.000 ai 12.000 euro al mese. Un medico di famiglia guadagna al netto 32 euro per paziente all’anno, sia che lo visiti 50 volte l’anno o che non lo abbia visto per 10 anni di fila. In più si devono sommare le ADA (assistenze domiciliari per persone disabili), i vari certificati e la libera professione. Pertanto il guadagno annuo può fluttuare molto. Stesso ragionamento, o quasi, ma solo in termini numerici, si può fare per i pediatri. Ora mi chiedo, oggi quale professionista, lavorando al massimo venti ore la settimana guadagna tanto? Quale altra categoria, escludendo guarda caso i dirigenti del comparto sanitario (sempre lì siamo!!!) può vantare simili introiti? Quando si tratta di effettuare tagli, sopprimere ospedali, accorpare, ridurre, centralizzare, razionalizzare la nostra politica è spietata. Quando invece si potrebbe mettere mani tranquillamente alla casta dei medici, e aggiungerei anche quella dei dirigenti del comparto sanitario, non se ne parla nemmeno!!! Perché? La risposta è facile facile: perché ancora oggi i medici sono un sicuro bottino elettorale, perché un medico fa presa sulla coscienza e conta sul cittadino bue che trasforma in riconoscenza una normale, dovuta e ben retribuita prestazione professionale. E allora tutti i politici si guardano bene a toccare la casta, anzi la alimentano e la coccolano. Un giovane rampante comunista di area renziana pochi giorni fa ha dichiarato: “la sanità è una cosa troppo seria per trasformarsi in una barzelletta o in una bieca lottizzazione”. Allora se rottamerà Crocetta e mi farà prescrivere le pillole per la pressione senza fare coda la voterò sicuramente.


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Ottobre

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Gela & dintorni

“Clorosoda”

Il processo dei A

veva tutta l’aria di un maxi processo. E un po’ maxi lo era davvero se si pensa che un manipolo di uomini anziani e malati e i figli di tanti uomini morti per una ragione che non si sa, hanno avuto l’ardire di volere alzare la voce contro un colosso di acciaio con le ciminiere che fumano alto, fino all’altro emisfero del mondo, dove arriva la potenza dell’Eni. Al Tribunale di Gela in agenda l’incidente probatorio del processo a carico di 17 ex dirigenti dell’Eni indagati per

misteri

lità fra le morti e l’ambiente di lavoro. Prima dell’udienza il comitato spontaneo ex lavoratori del clorosoda ha voluto raccontare i particolari di questa vicenda : “Ai tecnici nominati dal Tribunale venne concesso di effettuare le visite peritali a Roma presso il Policlinico Agostino Gemelli – raccontano Orazio Mili e Daniele Esposito Paternò - Fu chiesto inutilmente da parte degli ex dipendenti riconosciuti “parte offesa” ad effettuare le visite peritali in Sicilia affinché gli ex dipendenti del

La difesa impugna la perizia per conflitto d’interessi: legami tra Eni e Policlinico Gemelli omicidio colposo e lesioni aggravate nei confronti dei 118 dipendenti del “Clorosoda”, un impianto che si è guadagnato l’appellativo di “killer” che, secondo l’accusa, avrebbe già mietuto tra 16 vittime e decine di malati. L’udienza prevedeva l’acquisizione dello studio tecnico dei periti e la discussione sui risultati come prova dell’eventuale nesso tra malattie contratte e sostanze manipolate (cloro, mercurio, dicloroetano, cloruro di vinile, ecc) o gli inquinanti ai quali erano esposti nel luogo di lavoro. La perizia che ha sconvolto l’opinione pubblica è stata depositata e le conclusioni dei tecnici non ravvisano causa-

di Liliana Blanco

clorosoda affrontassero meno spese e, vista anche l’età e lo stato di salute meno disagi. Nulla di fatto. Si doveva andare a Roma. Rimanemmo basiti quando ad un certo punto i CTU dichiararono che avrebbero disposto le future visite peritali non più a Roma presso il Policlinico, ma presso l’androne del Tribunale di Gela. Nei confronti dell’intero

iter che ci ha portato ai giorni d’oggi lamentiamo la lentezza assoluta che ha allungato l’incidente probatorio a quasi 2 anni dal suo inizio. A testimonianza di tutto ciò il 25-11-2013 depositammo un appello in cui chiedevamo di affrettare i tempi in quanto troppo lunghi”. Davanti al Giudice Molinari numerosi legali: in rappresentanza dell’Eni Gualtiero Cataldo, gli avv. De Pitrillo

e Autru Riolo. Emanuele Maganuco, Anna Comandatore, Giuseppe Fiorenza, Lia Comandatore, Giusi Li Vecchi, Filippo Spina, Giacomo Ventura, Fabio Fargetta, Vittorio Giardino, Concetta Di Stefano, Marina La Boria, in rappresentanza dei lavoratori del clorosoda: alcuni oggi sono morti, altri combatto ancora. Secondo i periti nominati dalla Procura non c’è nesso causale fra la morte o le malattie dei dipendenti ed il reparto. I difensori però hanno tirato fuori l’asso dalla manica: documenti che provano che l’ Eni è partner del progetto Gemelli Insieme, iniziativa ideata dal Policlinico Universitario Agostino Gemelli, per promuovere un programma volto alla prevenzione alla salute dedicato ai cittadini della Capitale. E quei tecnici che hanno depositato una perizia di 1500 pagine sono gli stessi che fanno parte del progetto. A visitare l’anno scorso i lavoratori malati è stata una equipe di docenti dell’Università Cattolica del Sacro Cuore: Arnaldo Capelli (anatomo-patologo);

Ivo Iavicoli (medico del lavoro); Fabio De Giorgio (medico legale); Salvatore Caputo (internista). Secondo il collegio di difesa c’è conflitto d’interessi per questo ha chiesto un rinvio per studiare le motivazioni della maxiperizia. Il Giudice l’ha concesso:la nuova udienza sarà celebrata il 19 dicembre. C’è un altro aspetto che i difensori hanno sottoposto all’attenzione del giudice: “Quando si deve valutare l’ errore diagnostico e la gravita’ del quadro clinico e’ agevolmente riconoscibile, il sanitario e’ responsabile per colpevole imperizia e deve essere condannato a risarcire i danni”. Lo ha stabilito la quarta sezione penale della Corte di Cassazione che ha annullato la sentenza con cui la Corte di Appello di Roma il 14 ottobre ‘ 96 aveva assolto il primario di anatomia patologica del Gemelli, Arnaldo Capelli. Quindi chi sbaglia paga. Ad assistere in aula c’era il consiglio direttivo del “comitato spontaneo ex lavoratori clorosoda”. L’associazione presieduta da Massimo Grasso ha inviato al Procuratore Lotti alcune considerazioni sul procedimento penale sui danni subiti dai lavoratori del cloroso-dicloroetano presso ANIC S.p.A. ed ENICHEM S.p.A. sottolineando di arrivare con più celerità ad una sentenza perché ‘la gente prima di morire vorrà la causa della morte’! E in fatto di tumori Gela non si fa mancare nulla. Mentre in Sicilia la percentuale media dell’incidenza dei


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In Tribunale alla sbarra 17 ex dirigenti dell’Eni per omicidio colposo. Udienza il 19 dicembre

tumori è inferiore del 27% rispetto al dato nazionale; la tendenza s’inverte nell’area di Gela. La piaga tumori in città preoccupa anche i ricercatori della Società italiana di allergologia e immunologia pediatrica che hanno lanciato l’allarme. I dati sono stati resi noti nell’ottavo congresso Regionale della Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica (SIAIP), che si è svolto all’auditorium Pietro Floridia a Modica, dall’11 al 13 settembre. Il primo giorno si è parlato dei problemi connessi all’inquinamento ambientale e gli aspetti immunologici del comprensorio di Gela, a cui è stato dedicato un corso di formazione specifico. La media regionale s’impenna nell’area locale sul fronte di patologie molto complesse. Così, l’emergenza interessa il tumore allo stomaco, al colon-retto, alla laringe, alla trachea, ai bronchi, ai polmoni, alla vescica, senza trascurare i linfomi non-Hodgkin. Insomma, Gela viene ritenuta un fulcro del possibile legame tra presenza industriale e aumento di patologie tumorali. Un fenomeno che riguarda uomini e donne. Adesso, però, ripercussioni potrebbero arrivare anche sul fronte dell’immunoterapia pediatrica. I primi dati sono

stati pubblicati qualche settimana fa nella Rivista trimestrale Epidemiologia e Prevenzione di maggio-agosto dagli epidemiologi del CNR di Pisa (Fabrizio Bianchi e Anna Pierini) e di genetisti dell’Ospedale Garibaldi di Catania (Sebastiano Bianca e Chiara Barone) sul tema delle malformazioni congenite a Gela. I risultati, riferiti ai nati nel periodo 2003-2008, confermano quelli riferiti al periodo 1991-2002 e pubblicati sulla rivista scientifica del Cnr : il numero dei nati con malfor-

mazioni dei genitali esterni maschili ( ipospadie) si è mantenuto su valori più elevati di quelli osservati a livello europeo e internazionale. Negli anni 2003 -08 il totale dei nati malformati è di 228. I casi osservati, con una prevalenza del 46,7/10000, risultano in eccesso statisticamente significativo rispetto a quelli attesi, sulla base dei 2 riferimenti europei (EUROCAT) e quello dei registri italiani; l’eccesso è rispettivamente > di 2,7 e 3,2 . Delle malformazioni dei genitali la fanno da padrone le Ipospadie che ne rappresentano l’84,8%. I 2/3 delle cardiopatie sono rappresentati da diagnosi di pervietà del dotto arterioso e da difetti interventricolari. Il primario dell’unità operativa di neonatologia e pediatria dell’ospedale Vittorio Emanuele di Gela, Rosario Caci, relatore al congresso, ha attualizzato il dati presentati dalla società scientifica Crn, confermando che il problema delle malformazioni che approdano all’ospedale di Gela esiste ancora ma i numeri sono variabili e se nel quinquennio 2003-08 destano timori, nel 2013 subiscono una flessione, per tornare ad vedere innalzare la parabola nel primo semestre 2014. Per quel che riguarda il campo delle aller-

gie l’assessorato alla sanità regionale ha deciso di non rimborsare più l’immunoterapia specifica ai bambini, ovvero l’unica terapia che abbatte il corso della patologia cronica. Paradossalmente, solo chi se lo potrà permettere economicamente, avrà la possibilità di cambiare il proprio destino allergologico. Si sta creando sempre più una sanità d’elite. Le malformazioni neonatali nel territorio di Gela accertate tra il 1992 ed il 2003 riguardano 520 bambini su 13.060 nati

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SALUTE

Incidenza dei tumori nel nord della provincia nissena: dati allarmanti

Dubbi e interrogativi sulle miniere del Vallone di Giuseppe Taibi E’ possibile che la vita di un ragazzo possa fermarsi del tutto in un’anonima mattinata di ottobre all’età di 32 anni? E’ normale che una terribile malattia possa inghiottire nel suo vortice e poi consegnare alla morte un giovane uomo dalle abitudini prive di sbavature? Uno sportivo che ha sempre condotto una vita salutare, esemplare nella disciplina quotidiana? Da quando da un ospedale torinese è giunta la notizia della morte di Vincenzo Ricotta, Mussomeli è ripiombata in quella paura che sembra non lasciare scampo neppure ai meno ipocondriaci; in quel terrore di essere tutti condannati, un giorno o l’altro, a soccombere ad un male a volte incurabile. La morte di Vincenzo Ricotta è l’ultimo caso emblematico di una falcidia interminabile; la sua storia, di ragazzo dell’assoluta normalità e dai sani costumi, sembra quasi preannunciare una nuova ondata di morte e disperazione. Come quella dell’autunno del 2009, quando una serie di lutti spinsero la città alla mobilitazione, culminata la sera del 31 ottobre con un’oceanica fiaccolata. Il risultato più importante di quella battaglia fu l’istituzione del Registro tumori per la provincia di Caltanissetta, realizzato in simbiosi con il Registro provinciale di Ragusa. Grazie ai dati raccolti è stato possibile fotografare, per la prima volta, una situazione decisamente preoccupante. Ad esempio. Basta leggere nella relazione che accompagna i dati (quelli disponibili sono fermi ai primi mesi dell’anno passato) e rendersi conto che a sottovalutare il problema si rischia di commettere un errore madornale. Prendiamo ad esempio il dato del rischio relativo di incidenza tumorale. In base all’incidenza della provincia di Ragusa si può stimare il numero di cosiddetti casi “attesi”. Per capirci, nel sesso maschile si è stimato un eccesso di rischio di sviluppare un tumore, prendendo a paragone il

dato ragusano, del 43% nel “Vallone” (Acquaviva, Bompensiere, Campofranco, Marianopoli, Milena, Montedoro, Mussomeli, Serradifalco, Sutera, Vallelunga e Villalba) contro il 12% di Gela. Il tumore più diffuso, nel nord del Nisseno, quello ai polmoni. Tra gli uomini è stimato un eccesso di rischio di sviluppare un tumore al polmone del 69% nel Vallone, del 40% a Gela, del 34% a Caltanissetta e del 25% per l’intera provincia. Ancora

capire i motivi di tale piaga. L’origine, le cause, i fattori. Innegabile che da tempo si parla del Vallone come la nuova terra dei veleni italiani. Impossibile non registrare le paure provocate da quel mostro candido che è la miniera Bosco, o da quella più nascosta ( e poco conosciuta) di Raineri, posizionata qualche chilometro distante dal centro cittadino. Purtroppo le paure, i sospetti, le ipotesi restano ancora tali perché si attende che qualcuno, come la Ma-

più significativo il dato sul rischio di sviluppare un tumore ematologico (come linfomi di Hodgkin e Non Hodgkin, leucemie e mielomi); tra gli uomini residenti nella provincia nissena la percentuale di rischio è del 108% e del 78% per le donne. Secondo gli studiosi, il tasso di incidenza dei tumori a Mussomeli è poco al di sotto del tasso del ben più colpito e industrializzato nord Italia, ma molto superiore alla media nissena e a quella dell’intero sud Italia. Dopo Montedoro, Mussomeli è la città dove (per quanto riguarda gli uomini), ci si ammala di più in rapporto ovviamente alla popolazione. Insomma, i dati ci sono e parlano chiaro: bisogna però

gistratura, si pronunci. Da tempo la Procura di Caltanissetta ha aperto un’inchiesta sulle ecomafie e i suoi probabili risvolti sul territorio del nord provincia, ma l’inchiesta pare essersi arenata. Gli studi sembrano discordanti; per fortuna il libro di Angelo La Rosa, “Bosco ferito” ha aggiunto una mole di informazioni in più sulla sorte delle miniere dopo la loro chiusura, aumentando, al contempo, i punti interrogativi. Chissà, restando in tema di quesiti, quanti anni i mussomelesi dovranno attendere prima di conoscere la verità? Chissà, in questo lasso di tempo, quanti altri morti dovranno piangere e a quante giovani vite celebrare il funerale?


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L’ULTIMO VIAGGIO

“Caro estinto”

il business

che non... muore mai I

l “caro” estinto, non solo in termini di affetto, ma anche di costo economico relativo al funerale ed all’indotto che genera. In Italia, oltre venticinquemila aziende che fatturano più di un miliardo di euro l’anno, ovviamente senza tener conto dell’evasione. Cifre da capogiro e nonostante la crisi, è uno dei pochi comparti che non conosce flessioni in termini di affari. Abbiamo analizzato il settore a Caltanissetta, cercato di capire come si è modificato negli ultimi anni e se, ed eventualmente quanto, ha inciso la crisi economica. Tre le categorie professionali che si occupano del settore: fiorai, marmisti ed aziende di pompe funebri. Un dato, per capire di cosa stiamo parlando, serva da spunto di riflessione: nel capoluogo nisseno, nel 2013, si sono verificati 618 decessi. A Caltanissetta operano dieci aziende che si occupano di onoranze funebri, solerti nel lavoro, molto professionali, ma non tanto loquaci. Nessuno ha voluto parlare con noi “apertamente”. L’unico nostro interlocutore ha preferito rimanere anonimo. “Noi, come tutti i settori, soffriamo dannatamente la crisi. Prima nessuno, mai, poneva problemi a proposito del costo del servizio. Addirittura, taluni in termini di ‘baule’, chiedevano il top, per dare apparenza anche in quelle occasioni. Potrebbe sembrare contraddittorio, meno abbienti erano e più pretendevano, s’impegnavano al massimo, per ottenere funerali bellissimi”. Poi venne la crisi ed un vento “funereo” soffiò sulle onoranze. “Ora tutti appena entrano dicono, vogliamo una cosa semplice, come il defunto, amava le cose semplici, poco appariscenti. Ormai è in voga il funerale a rate; ci pagano con piccole rate mensili. Noi lavoriamo, sosteniamo le spese: tanti i clienti che ci devono soldi. Senza considerare che poi, i familiari iniziano delle lotte furibonde sui beni e l’eredità, litigano e tentano di scaricare su altri parenti i debiti residui del funerale. Per noi riscuotere diventa un’odissea”. Il vostro aggiornamento professio-

di Donatello Polizzi e Michele Spena nale in cosa consiste.“Ci sono le fiere di settore, ma progressivamente diminuiscono espositori e clienti; quando ci incontriamo, nonostante le differenti provenienze geografiche ci accorgiamo che i problemi

del settore Angelo Ventura, di una famiglia che rappresenta la “Dinasty” nissena del commercio dei fiori. “E’ cambiato tutto, abbiamo registrato un calo notevole. Avevamo clienti che abitualmente si recavano

sti accessibilissimi. Possibilmente poi aprono la confezione e suddividono i fiori tra i cari che vanno a visitare. Ovviamente noi teniamo un assortimento completo, ma ormai rose e orchidee sono in disuso. Abbiamo ridotto i nostri ordinativi di oltre il 50%. Prima chi aveva pochi soldi li trovava per comprare i fiori per i morti, i borghesi tendevano sempre a risparmiare. Con la crisi chi ha meno soldi ovviamente evita di spendere i soldi in queste cose, mentre i borghesi continuano a risparmiare”. La sensazione è quella di un settore che sta appassendo. “I prezzi dei fornitori aumentano. D’estate molti clienti con la scusa del caldo ricorrono ai fiori di plastica e ci dicono che appena torna il fresco, ritorneranno ai fiori normali. Nel periodo clou, quello dei morti, dobbiamo anche fare i conti con l’abusivismo, che onestamente non

vrebbe cercare di fare il proprio mestiere, non anche quello degli altri”. Ventura Story, un cognome legato indissolubilmente ai fiori. “Iniziò mio padre Arcangelo Ventura, che dopo aver lavorato in miniera, decise di aprire questa attività. Io fino a 19 anni ho lavorato in un bar; ora sono qua da oltre 41 anni, insieme ai miei 4 fratelli, siamo molto uniti. Un fratello, poi, ha una sua attività”. Ormai da giorni scendiamo agli Angeli, quartiere che nell’immaginario collettivo si associa ai defunti e non solo per la presenza in loco del camposanto. E’ il momento dei marmisti, 7 quelli che operano in questo settore nel capoluogo nisseno: ci campano circa venti nuclei familiari. Ascoltiamo i fratelli Ivan e Giuseppe Signorello. “Noi siamo i più sfortunati, perché quando è il momento di fare la lapide, il dolo-

è elevato, ma incide. In più ci sono quelle piccole contrarietà che in un settore non florido, acuiscono le difficoltà. Ad esempio la grande piazza, induce molti dei clienti ad evitare di scendere perché devono fare giri troppo lunghi”. Rapporti con le altre categorie, con i vostri avversari. “Tra di noi ci rispettiamo ognuno fa il suo lavoro. I ‘tabutari’ cercano invece di fare tutto, anche i fiori. Ognuno do-

re si è attenuato, si mettono le mani in tasca ed s’iniziano a fare i conti. Vengono da noi e dicono, abbiamo già speso tanto, vogliamo qualcosa di economico. Si oscilla fra i 250 e i 2000 euro, in media spendono circa 800 euro. Influisce la tipologia di marmi sempre di Carrara ma puoi scegliere, tra gli altri, venati, statuari, bianchi. Minori le venature, maggiore il costo. Maggiore lo spessore,

Sopra, i marmisti Signorello. A destra Salvatore Fiocco prossimo Capitano della Real Maestranza 2015

sono simili in tutta Italia. Prima nella nostra nazione costruivamo bare di grandissima qualità, adesso l’intera produzione si è trasferita in Romania”. Vorremmo un dato, sui costi, farci un’idea. “In media un funerale normale costa fra i 1500 ed i 3000 euro. Le differenze sono determinate dagli addobbi floreali, dal copri bara, dal modello e qualità delle bare, Ci sono clienti che prima fanno le ricerche su internet e poi vengono da noi con i prezzi scritti su un foglietto”. Adesso è il momento degli addobbi floreali. Un mercato ampio che non si rivolge soltanto alle onoranze funebri, ma che abbraccia anche coloro che con cadenza periodica si recano al cimitero e che raggiunge la sua massima espressione durante la Commemorazione dei defunti celebrata il 2 novembre di ogni anno. Ne parliamo con un decano

al cimitero anche due volte a settimana. Adesso, quando va bene, ci vanno una volta. Spendono meno della metà e scelgono sempre fiori con costi contenutissimi”. Ci indica dei grandi cesti di plastica che contengono i sancarlini, alla parete campeggia un cartello con la scritta “2,50 euro a mazzo”. Le persone entrano silenziose, si avvicinano all’enorme contenitore, scelgono una o più confezioni, pagano e si dirigono all’uscita, senza neanche guardare gli altri fiori. “Come vedete tutti prendono i sancarlini o comunque prodotti dai co-


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Curiosità

Un viaggio alla scoperta del costo delle esequie e dei servizi funerari: la crisi economica condiziona la scelta di bare, loculi, lapidi e fiori. Mio padre acquistò un pantografo nel 1975: lo uso ancora, ma la mano per rifinire il lavoro è indispensabile, il tocco è insostituibile”. Nell’ufficio campeggiano gigantografie di papà, anche lui è stato Capitani della Real Maestranza. E’ il momento di parlare di prezzi, debiti e crediti. Il clima muta e tira fuori dalla scrivania due fogli stropicciati: “Vedete queste cifre, sono le rateizzazioni che usano in molti per pagarmi: 100 euro al mese, in concomitanza con la pensione. Oggi tutti appena entrano parlano di risparmiare, finiscono per spendere circa 750 euro. Mia figlia è architetto, il piccolo va a scuola ed ancora non so cosa deciderà, ma questo è diventato un mestiere difficile. Voglio raccontarvi un fatto curioso, circa 45 anni fa, morì un giornalista nisseno, lasciò indicazioni affinchè sulla sua lapide venisse apposta la seguente frase: quando lui nacque tutti ridevano e lui piangeva, quando morì tutti piangevano e lui rideva”. L’ultimo passaggio del nostro “viaggio” è dedicato alla casa finale: il loculo. A Caltanissetta, attualmente, il Comune non dispone di loculi. Bisogna rivolgersi ad

Gli operatori del settore: i parenti non vogliono più spendere denaro per i loro defunti più lavoro richiede. Tutti elementi, così come gli accessori della lapide, che influenzano il costo finale. Però è ovvio che se entra un cliente, cosi come fanno tutti, pur di non farlo andare via, scanni il prezzo”. Maggiori dettagli tecnici. “I marmisti operano in 3 grandi settori: edilizia, fuori e dentro le case, e arte funeraria. Le attrezzature sono diverse. Le macchine aiutano a sbozzare, ma per le rifiniture, rimane determinate la mano. Ad iniziare l’attività fu nostro padre, noi siamo arrivati dopo. Ci auguriamo che i nostri figli facciano altro, qui si lavora tanto, solo per sbarcare il lunario”. Visitiamo il laboratorio, per chi come noi non è abituato, l’atmosfe-

opere che, in eterno o quasi, celebreranno l’effigie ed il ricordo del defunto. Ma, ahimè, il vile denaro copre, anzi uccide ogni anelito di arte. Su una lastra enorme di marmo, posizionato all’ingresso del locale con un pennarello, i fratelli Signorello, ci illustrano la disarmante situazione. “Quando c’era la lira, le lapidi 64x58, in media venivano vendute a 900mila lire, il marmo costava 80mila lire a metro quadro.

restare aperti e nessuno fa niente. Fra di noi ci rispettiamo, è una guerra dei poveri. Ora ci sono le imprese di pompe funebri che tentano di cannibalizzare il mercato, si sono messi a fare pure le lapidi”. Nel settore dei marmisti non pùo mancare il parere di Salvatore Fiocco, prossimo capitano della Real Maestranza, ultimo rappresentante di una tradizione che si tramanda da tre generazioni. “Iniziò mio nonno nel 1920. La professione si

una delle seguenti società di mutuo soccorso: Rosso di San Secondo, Regina Margherita, Militari in congedo “ex Principe di Napoli”, Maria Santissima della Catena e Anps “Calogero Zucchetto”. I loro prezzi sono mediamente più cari rispetto al Comune di circa il 10%. Ecco due tabelle di prezzi a

Sopra la tomba di Pier Maria Rosso di San Secondo ubicata al cimitero “Angeli” di Caltanissetta.

ra è “particolare”. Ovviamente lapidi ovunque, ed ogni tanto spunta la fotografia del conoscente che non t’aspetti. S’intrecciano ricordi, amore per questo lavoro, per queste

Oggi, 74x69 (quindi più grandi) a 750 euro, ma il marmo costa a 140 euro a metro quadro; ovviamente dobbiamo aggiungere l’Iva. Capite che tra spese e tasse, è un miracolo

è evoluta. Prima si usava il marmo nero, poi vennero le colonnine, gli accessori di acciaio inossidabile, il bronzo che esplose circa 25 anni or sono. Ci sono stati anni floridi ma adesso è tutto cambiato. Io sono rimasto solo. Ci vuole spazio per avere un magazzino fornito. Le lastre sono pesanti, io le ordino piccole perché poi sono solo nel tagliarle.

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confronto: A) Rosso di San Secondo: prima fila 1800 euro; seconda fila, 2800 euro; terza fila, 2300 euro; quarta fila, 1400 euro. B) Regina margherita: prima fila 1800 euro; seconda fila, 2600 euro; terza fila, 2200 euro; quarta fila, 1800 euro. Insomma ai giorni nostri il costo della vita è alto, ma….morire non “costa” poco.

Rosso... relativo

C

altanissetta ha un rapporto strano con i grandi artisti seppelliti nel suo cimitero. Pier Maria Rosso di San Secondo (1887-1956), eminente drammaturgo e giornalista nisseno, recentemente è stato inserito nell’itinerario culturale e artistico “la strada degli scrittori” in cui si rivivono i luoghi dove sono nati, cresciuti e morti i più importanti scrittori siciliani. Questa estate, ai primi di luglio, appresa la notizia, siamo scesi al cimitero per sincerarci delle condizioni del sepolcro in cui riposano le spoglie mortali del nostro illustre concittadino. Abbiamo accertato che non vi era neanche traccia di un fiore fresco e che le fioriere perimetrali della tomba erano un ricettacolo di natura morta risalente nel tempo. Più volte, anche in occasione delle celebrazioni della “Strada degli scrittori” che hanno fatto tappa nel capoluogo nisseno, siamo tornati a visitare il luogo: situazione immutata, tomba abbandonata a se stessa, priva del benché minimo omaggio floreale. Situazione, poco dignitosa e ancor meno decorosa, che non è sfuggita ai turisti “letterari” che si sono recati a render omaggio a Pier Maria Rosso di San Secondo. Ha avuto, viceversa, una più rispettabile conclusione la vicenda del cippo funerario dedicata allo scultore nisseno Michele Tripisciano (1860-1913). Nell’occasione delle celebrazioni inerenti al centenario della sua scomparsa, gli fu dedicata una targa, presso il cimitero Angeli del capoluogo nisseno, fra le più obbrobriose della storia dell’umanità. Giovanni Ruvolo, durante un’intervista rilasciata al nostro mensile nel periodo della campagna elettorale, prese l’impegno, in caso di elezione,

che avrebbe provveduto a sistemare quella fantozziana opera. Il primo cittadino, operando in modalità low profile, ha mantenuto la sua promessa: ha rimosso il cippo inguardabile e l’ha sostituito con uno più consono al luogo ed all’artista; un plauso a Giovanni Ruvolo per aver tenuto fede all’impegno preso. Michele Tripisciano, però, è vittima di un’altra piccola incongruenza; infatti, non è seppellito nel luogo in cui è posta la lastra di marmo che lo commemora e celebra, ma il suo corpo riposa nella tomba dei Lanzirotti come ricorda una lapide posta all’ingresso della cappella gentilizia della nobile famiglia. Lo decise il barone Guglielmo Luigi Lanzirotti che con lo scultore aveva costruito un rapporto di amicizia fraterna: un sentimento di affinità elettiva e di vicinanza che il nobile ha voluto potesse continuare anche dopo la loro vita terrena.


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Gela & dintorni

“L’acqua che non c’e” ...ma quanto mi costa ! di Liliana Blanco

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cqua col contagocce e pagata a peso d’oro. Da maggio ad ottobre la distribuzione non ha coperto due ore ogni due giorni. E pensare che le campagne elettorali dell’ex sindaco di Gela Crocetta sono state fondate sullo slogan: acqua potabile 24 ore su 24! Un’estate di pesanti disagi nella distribuzione idrica vissuta dai cittadini della provincia di Caltanissetta. E ancora oggi che la colonnina di mercurio non ne vuole sapere di scendere giù i cittadini sono senza acqua da giorni. Il problema si registra particolare l’area sud: Niscemi, Riesi, Mazzarino, Butera e Gela, rimasti a secco a causa di guasti e rotture della condotta idrica, mentre Siciliacque lascia fermo il dissalatore di Gela, che da solo garantirebbe l’erogazione a tutta la fascia di comuni.Dai primi di luglio, come accade ormai ogni anno, Siciliacque

di Porto Empedocle potrebbe erogare 100 litri al secondo di acqua, entrambi qualitativamente migliori delle dighe. Il dissalatore di Gela e quello di Porto Empedocle sono costati rispettivamente 50 milioni e 20 milioni di euro. Il primo, impiegava 20 operai, il secondo 11 operai, tutti in mobilità. Nel frattempo il danno dovuto al fermo degli impianti rischia di diventare irreversibile. La Regione Siciliana, che possiede la società Siciliacqua al 25%, spieghi ai cittadini perchè dal 2012 non ha dato seguito al protocollo d’intesa firmato tra la Regione Siciliana, la Siciliacqua spa e le organizzazioni sindacali con cui si garantiva la riapertura dei dissalatori di Gela e Porto Empedocle e l’assunzione da parte di Siciliacqua di tutto il personale alle dipendenze dei precedenti gestori.Ad una strategia sbagliata che ha portato a chiudere impianti fun-

tervenga con tempi biblici per la riparazione di un guasto lasciando a secco per giorni diversi comuni. Ed è assolutamente inaccettabile l’evidente inadeguatezza nel procedere a dare soluzione in maniera tempestiva a problemi che si ripetono continuamente”.Interviene così il sindaco Angelo Fasulo a proposito del guasto alla condotta Blufi che sta creando da giorni forti disservizi nella distribuzione delle acque nelle zone di Gela, Niscemi, Butera, Riesi e Mazzarino. Un disagio che non ha coinvolto solo le abitazioni private ma anche scuole, strutture sanitarie e attività commerciali dei comuni interessati.“Manderò formale diffida a Siciliacque per i disagi che la popolazione è stata costretta a subire e ho già provveduto ad invitare Caltaqua, che gestisce la distribuzione idrica in città, a darsi da fare immediatamente con mezzi

Segretari Generali Ignazio Giudice, Emanuele Gallo e Vincenzo Mudaro, il coordinamento dei sindaci e delle forze sociali è necessario per chiedere alla IV Commissione dell’Ars e al Governo Regionale che “si riprenda l’iter del Ddl sull’acqua pubblica, bloccato da due anni. Una legge ferma, anche a causa dell’immobilismo della Politica Regionale, che l’aveva annunciata solo a parole”. L’iniziativa del territorio di cui i sindacati si fanno promotori, chiedendo il coinvolgimento dei sindaci in tema di Acqua, potrà svolgersi parallelamente alla giusta proposta emersa durante la Consulta Civica Cittadina. E’ corretto istituire una commissione di esperti, per verificare il calcolo delle tariffe idriche, le modalità con cui vengono stabiliti annualmente gli aumenti da Caltaqua. Ma ciò che può veramente incidere sulle tariffe idriche e sul servizio, è una nuova Legge non più rinviabile. Gli aumenti tariffari dell’acqua in provincia di Caltanissetta derivano da un contratto capestro trentennale stipulato nel 2006 e basato su un quadro normativo Regionale inefficace a tutelare i cittadini in termini di costi, tariffe e obblighi. Soltanto

l’approvazione di una nuova legge sull’acqua pubblica in Sicilia, quale è il testo del DDL bloccato in IV Commissione all’Ars, consentirebbe ai sindaci dei comuni di difendere il diritto dei cittadini all’acqua.Cgil, Cisl e Uil mettono a disposizione del coordinamento le organizzazioni sindacali, auspicando che il Sindaco Ruvolo raccolga l’appello e promuova l’iniziativa con i colleghi sindaci del nisseno, per un’azione insistente

Continui guasti alla condotta Blufi, disagi persistenti per la zona Sud della provincia di un intero territorio che partendo dal Centro Sicilia possa coinvolgere altre province e obbligare i rappresentanti all’Ars e al Governo Regionale a muoversi e non perdere più tempo. Cgil, Cisl e Uil tra l’altro, evidenziano il rischio di infiltrazione della mafia nell’affare acqua così come nei rifiuti.

AVVISI LEGALI TRIBUNALE DI CALTANISETTA Proc. n. 34/10 R.G. Es.

ha ridotto la portata nella zona sud della provincia nissena, dove da una settimana non arriva più l’acqua a causa di una serie di rotture nella condotta Blufi. Il record si è avuto nel mese di settembre. Prima un guasto all’impianto elettrico negli impianti di sollevamento a Niscemi, poi una perdita nell’acquedotto in contrada Braemi. Un altro guasto è stato rilevato nella conduttura tra Barrafranca e Mazzarino.Guasti a catena che hanno lasciato a secco migliaia di famiglie, eppure il servizio idrico ha visto l’aumento indiscriminato delle tariffe idriche del 70% in sette anni. “Assistiamo da ben quattro anni al fermo ingiustificato del dissalatore di Gela – dice il segretario territoriale Emanuele Gallo - che potrebbe erogare 240 litri al secondo di acqua; il dissalatore

zionanti che davano occupazione, è stata affiancata un’azione politica fallimentare del Governo Regionale , con il rinvio del disegno di legge in materia di risorse idriche bloccato

Negli ultimi sette anni le tariffe del servizio idrico sono aumentate del 70% in IV commissione all’Ars da quasi due anni”. I problemi idrici nella zona di Caposoprano sono atavici, l’acqua manca da una settimana. “È inammissibile che Siciliacque in-

sostitutivi per sopperire alla mancanza d’acqua”. I problemi del caro-acqua ed i continui aumenti delle tariffe idriche applicate ai cittadini-utenti nisseni da parte di Caltaqua, possono trovare soluzione solo con una nuova legge. Serve una grande mobilitazione sociale e istituzionale nei confronti dell’Ars e del Governo Regionale, affinchè sia esitato il disegno di legge sull’ acqua in Sicilia, bloccato in commissione “Ambiente e Territorio” dell’Ars. È per questo che i Sindacati Confederali Cgil, Cisl e Uil della provincia di Caltanissetta, avendone riscontrato grande sensibilità, chiedono al Sindaco del capoluogo, Giovanni Ruvolo, di farsi promotore di un Coordinamento di tutti i sindaci del nisseno, insieme alle organizzazioni sindacali. Per i

Il Notaio delegato dott. Gaspare Mazzara, con studio in San Cataldo, Piazza della Repubblica n. 7, professionista delegato nell’esecuzione immobiliare n. 34/2010 R.G. Es., avvisa della vendita senza incanto 16/12/2014 ore 11.00 dei seguenti beni immobili: LOTTO UNO: Fabbricato con corte, sito in San Cataldo C.da Torre, il quale si sviluppa su due elevazioni fuori terra e un piano seminterrato e un appezzamento di terreno di mq 3.015 su cui insiste il fabbricato, oltre terreno adiacente di mq 790, qualità mandorleto, classe 2, sul quale insistono 6 alberi di ulivo ed un fabbricato diruto. Il fabbricato risulta censito nel Nuovo Catasto Edilizio Urbano del Comune di San Cataldo al foglio 38, con le particelle: 408 sub. 1, corte comune ai subalterni di mq 231; 408 sub. 4, categoria A/3, classe 1, consistenza 4,5 vani; R.C. €. 122,01; 408 sub. 5, categoria A/3, classe 1, consistenza 3,5 vani; R.C. € 94,90; 408 sub. 6, categoria C/2, classe 2, consistenza 119 mq, R.C. € 196,67; mentre il terreno risulta censito nel Nuovo Catasto Terreni del Comune di San Cataldo al foglio 38, con le particelle: 407 di Are 30.15, qualità seminativo, classe 1, R.D. €. 17,91, R.A. €. 4,67; 204 di Are 07.90, qualità mandorleto, classe 2, R.D. €. 4,49, R.A. €. 2,45; 199 di Are 00.20, fabbricato rurale. Prezzo base dell’offerta Euro 152.376,00. Offerta minima in aumento in caso di gara Euro 8.000,00. Presentare offerte il giorno 15/12/2014 alle ore 12:00 presso lo studio del Notaio Gaspare Mazzara. All’offerta dovrà essere allegato un a/c n.t. intestato all’ordine del professionista delegato, pari al 10% del prezzo offerto, a titolo di cauzione. Eventuale vendita con incanto il giorno 23/12/2014 (martedì) alle ore 11:00. Ulteriore informazione presso lo Studio del Notaio Gaspare Mazzara, quale professionista delegato nonché custode giudiziario nominato sito in San Cataldo, Piazza della Repubblica n. 7, ogni lunedì, martedì e giovedì dalle ore 16,30 alle ore 19,30 (telefono 0934/571264). Il presente bando, la consulenza di stima e l’ordinanza di delega sono visionabili sui siti internet www.astegiudiziarie.it e www.asteannunci.it.


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Fatti & POST SCRIPTUM

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aradossalmente, la classe di governo espressione di questa terra, invece di fare gli interessi dei suoi territori e della sua gente, da sempre, storicamente, vi è stata spesso ostile; quando non proprio nemica. E’ quello che si verificò anche nella tragica pagina di storia del massacro dei Fasci siciliani dei lavoratori, che quest’anno ricorda il suo 120° anniversario. Dopo l’intensificarsi, tra il 1892-93, delle agitazioni dei Fasci dei lavoratori in Sicilia, nel gennaio 1894, - sotto l’appena insediato governo del riberese Francesco Crispi - veniva proclamato lo Stato d’assedio, con incarico al gen. Morra di Lavriano di sedare ogni rivolta nell’isola e dare corso agli arresti dei capi del movimento in tutte le province. Dal provvedimento veniva ovviamente coinvolta anche la provincia di Caltanissetta, dove numerosi erano i focolai. Tra i primi paesi ad essere colpiti Butera e Santa Caterina Villarmosa, dove particolarmente presente era il movimento. In molti comuni la gente continuava a manifestare per le vie, chiedendo l’abbassamento delle tasse al grido, addirittura, di “Viva il re!”. Era il segno che si trattava di manifestazioni pacifiche e non violente; come volevano invece far credere taluni settori conservatori dell’isola. Manifestazioni si registravano, nei primissimi giorni di gennaio, a Resuttano e Vallelunga, mentre l’on. Napoleone Colajanni cercava di invitare tutti alla

mentre nell’isola continuavano a giungere soldati. Altri massacri avvenivano in vari paesi della Sicilia: Caltavuturo, Giardinello, Marineo ecc. dove inermi manifestanti cadevano sotto il piombo delle truppe del regio esercito. Nella fase immediatamente precedente, mentre Crispi prendeva il posto di Giolitti alla guida del governo, aveva offerto proprio al Colajanni il ministero dell’agricoltura, che questi però, fedele alle sue idee repubblicane, aveva rifiutato per non far parte di un esecutivo mo-

Su ordine governativo partirono 500.000 soldati, pronti a sparare sui manifestanti narchico. Tuttavia, forte di quella richiesta - che era pur sempre un’attestazione di stima - Crispi lo aveva chiamato a colloquio, puntando su di lui per un compromesso pacifico tra capi del movimento dei fascianti e autorità. Colajanni si convinceva della buona fede del neo

piere la sua azione mediatrice. Su ordine governativo partivano per la Sicilia ben 500mila soldati, pronti a sparare sui manifestanti. L’on. Colajanni in seguito avrebbe resa pubblica tutta la sua indignazione nei confronti del riberese, in vari discorsi parlamentari, articoli di stampa e libri come Consule Crispi, parlando apertamente di “pugnalata alla democrazia”. Paradossale circostanza che, mentre le truppe regie si preparavano alla sanguinaria repressione - che si sarebbe conclusa con lo scioglimento definitivo dei Fasci - i manifestanti continuavano a percorrere, come riportavano univocamente gli inviati della stampa del tempo, le strade di paesi e città, con cortei pacifici, aperti dai ritratti dei sovrani e le immagini del Crocifisso ed aspettandosi non pallottole, ma seri provvedimenti governativi, come più volte aveva suggerito lo stesso Colajanni. Quegli atti, infatti, si rendevano necessari - in quella precisa fase - contro uno stato di profonda miseria delle popolazioni, che avevano confidato nell’opera energica e provvidenziale del conterraneo Crispi. D’altronde, non erano mancate manifestazioni in cui veniva gridato, oltre che “Viva il re!”, “Viva la regina!”, anche “Viva Ciccio Crispi!”. Per quel che riguardava il nostro territorio, truppe di rinforzi giungevano a Caltanissetta il 7 gennaio. Nel frattempo manifestazioni si erano registrate a Ni-

120 anni fa il massacro dei

Fasci Siciliani

Lo Stato d’assedio in provincia di Caltanissetta

calma, inviando telegrammi ai maggiori dirigenti del movimento. Ma, nei giorni successivi, gli eventi, purtroppo, sarebbero precipitati e sfociati, in molti casi, nel sangue. Gravi fatti si erano verificati a Milocca (odierna Milena), con la rivolta delle donne - di cui ha recentemente scritto il prof. Antonio Vitellaro, per fortuna senza vittime - e, soprattutto, a Santa Caterina Villarmosa, con il tragico epilogo della morte, sotto le armi delle truppe regie, di 13 manifestanti;

presidente del consiglio ed accettava la missione. D’altronde, aveva pensato, con Crispi in fondo, vi erano anche degli elementi in comune: entrambi erano siciliani, ed entrambi provenivano dalla stessa tradizione repubblicana e garibaldina. Ma, proprio su quelle sue convinzioni il Colajanni, da lì a poco, si sarebbe sentito tradito dal Crispi. Quest’ultimo, infatti, repentinamente, aveva decretato lo Stato d’assedio in Sicilia, senza che il primo avesse neanche il tempo di com-

scemi, con il conseguente scioglimento del movimento guidato dal Crescimone, del quale, anche in questo caso, un inviato della stampa scriveva: “Abbiam visto che non è contro il governo che il popolo irrompe, bensì contro le amministrazioni locali le quali in breve volgere di anni han rimandato ai borbonici tempi”. Dai provvedimenti di scioglimento, oltre a Niscemi, uno dei primi fasci del nisseno ad essere soppressi era quello

Una pagina di storia siciliana di Filippo Falcone

di Riesi. Qui, in quei giorni era arrivato un plotone di soldati del 20° reggimento fanteria, provvedendo al sequestro di documenti e allo scioglimento del movimento. Stessa sorte toccava, il 13, al fascio di Mazzarino, dove era arrivata una compagnia del 47° reggimento. Il 18 era toccato anche a quello di Terranova (Gela), dove finivano in carcere vari esponenti del movimento e tra essi il presidente del fascio locale Aldisio Sammito. Analoga cosa veniva fatta, nella notte tra il 21 e il 22, a Mussomeli con l’arresto di molti componenti del locale fascio - e tra questi la sua guida, il dott. Cataldo Lima, - mentre altri si davano alla latitanza. Il 23, arresti si registravano anche a Riesi, Santa Caterina Villarmosa e Marianopoli, con sequestri di documenti, bandiere ed altro. Intanto, proseguivano ovunque le operazioni di disarmo delle popolazioni.

Per fare qualche esempio, nel solo paese di Vallelunga venivano sequestrati 156 fucili e 25 rivoltelle, oltre 500 le armi di vario genere sequestrate a Riesi. Analoghi disarmi, ma senza arresti, avevano luogo anche a Sommatino, Sutera, Montedoro e Bompensiere. Aperta rimaneva la grave ferita degli ingiustificati massacri perpetrati in vari paesi della Sicilia nei confronti delle inermi popolazioni; e tra questi quello di Santa Caterina Villarmosa. Qui il paese, dopo l’eccidio del 5 gennaio, rimaneva - forse temendo qualche reazione popolare - sotto lo stretto controllo delle autorità militari. L’1 febbraio, mentre i circa 200 soldati del 27° fanteria lasciavano il piccolo centro, un altro centinaio ne giungevano a dare il cambio, provenienti da Castrogiovanni (Enna); mentre tutto, lentamente, ritornava alla normalità.

AVVISI LEGALI TRIBUNALE DI CALTANISETTA Procedura Fallimentare n. 09/2014 R.F. L’ Avv. Francesco Cosentino, curatore fallimentare della procedura in oggetto con ordinanza emessa dal G.D. il 18.10.2014, avvisa della vendita dei beni mobili di seguito descritti. Scarpe civili marca Bata e Converse, scarpe da calcio e calcetto marca Diadora,misure varie per bambini ed adulti; accessori per piscina; doposci Moon Boot; prodotti per la pulizia delle scarpe; vestiario sportivo marca Champion. Lo scrivente Curatore, nell’interesse della procedura intende procedere ad una vendita a corpo e non a misura, nello stato di fatto e di diritto in cui i beni si trovano. Eventuali differenze di misura non potranno dar luogo ad alcun risarcimento, indennità o riduzione di prezzo, essendosi anche di ciò tenuto conto nella valutazione dei beni. Tutte le spese e gli oneri accessori ( smontaggio, imballaggio, trasporto, oneri fiscali ed amministrativi, etc..) relativi al trasferimento, resteranno a carico dell’acquirente. L’offerta di acquisto, dovrà pervenire presso lo Studio del Curatore, entro e non oltre il termine di dieci giorni dalla pubblicazione dell’offerta. L’offerta dovrà riportare, oltre all’indicazione del prezzo offerto, le complete generalità dell’offerente e una copia di un valido documento di riconoscimento. Gli offerenti dovranno dichiarare, inoltre, di conoscere ed accettare le condizioni di vendita, che l’offerta è irrevocabile per il periodo di novanta giorni ed impegnarsi a corrispondere il prezzo entro e non oltre venti giorni dalla comunicazione di aggiudicazione del lotto, nonché a procedere all’asportazione dei beni entro e non oltre 40 gg. dall’aggiudicazione. Il prezzo base d’asta è 5.000 € oltre iva, offerta minima in aumento 500€. Si avverte, inoltre, che, per ogni ulteriore informazione – anche in riferimento alla visione della merce - gli interessati potranno rivolgersi al professionista delegato Avv. Francesco Cosentino, con studio in Caltanissetta, Via Malta n.10, telefono 3316039549 Caltanissetta, 18.10.2014 Avv. Francesco Cosentino


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L’approfondimento

Il numero di immatricolazioni per il corso di Medicina di Caltanissetta sarà raddoppiato. Si aspira di raggiungere circa centosessanta unità

Enti, istituzioni e Università per un progetto comune

Prende forma il progetto del Policlinico del Centro Sicilia

“Abbiamo l’esigenza di apparire credibili. Se abbiamo detto che faremo il Campus universitario, adesso lo dobbiamo fare, e possiamo farlo entro gennaio”. Il Direttore del Cefpas, Angelo Lomaglio, sembra avere le idee chiare sui passaggi che porteranno alla creazione del Campus universitario a Caltanissetta. E il contributo del Cefpas viaggia di pari passo con il lavoro messo in campo dal sindaco Giovanni Ruvolo sul campus bio medico, “naturale evoluzione del campus universitario”. Entro la fine di ottobre il consiglio direttivo del Consorzio universitario, varerà lo spostamento definitivo di tutti i sei anni del corso di Medicina “Hypatia” al Cefpas. Molto più che un semplice trasferimento. Si tratta del via libera, di fatto, al campus universitario. Innanzitutto perchè l’allocazione al Cefpas dell’intero corso di Medicina e Chirurgia di UniPA, coincide con l’indicazione di metodo: fare del Centro di Formazione uno degli attori della governance del Consorzio Universita-

di Alberto Sardo

L’università va al Cefpas

Il presidente Angelo Lomaglio: “Entro gennaio il Campus universitario per essere credibili”

“S

e a Gennaio avremo a Caltanissetta il Presidente della Regione, o il Ministro dell’Università che inaugurano il Campus universitario, saremo allora in condizione di chiedere al Rettore le specializzazioni di medicina, e all’Asp di voler lavorare sulla ricerca bio medica, in rapporto con l’Ospedale Sant’Elia per la ricerca in campo oncologico”, perchè “è evidente che si parte dall’affidabilità. Finora questo territorio non ha mostrato affidabilità”. Così il Direttore del Cefpas, Angelo Lomaglio, traccia la road map verso il campus universitario, un progetto in cui il Centro da lui diretto ha puntato molto anche in fase di programmazione, condividendone la strategia

con l’Assessore regionale alla Salute, Lucia Borsellino. “Un polo di Medicina così qualificato, consente al territorio di pretendere il rispetto degli impegni. Un impegno per le specializzazioni e la possibilità di Lauree magistrali nelle professioni sanitarie, ma anche sulle divisioni cliniche”. In relazione all’immediato futuro, il Rettore Lagalla ha espresso la disponibilità a svolgere a Caltanissetta anche le lauree specialistiche, che non siano solo le professioni sanitarie. In tal senso il Rettore ha suggerito che si pensi a Primari ospedalieri che siano di derivazione universitaria. “Sono convinto – riprende Lomaglio - che il progetto universitario e il Cefpas sono strettamente interconnessi. Se vuoi diventare alta formazione, devi confrontarti con il mondo dell’Università. Alta formazione però, non significa solo Master. Noi stiamo

attivando progetti, che misurano l’alta formazione anche in relazione all’utilità di quello che si fa. Abbiamo ricevuto risposte dalla dottoressa Dalla Ragione, massima esponente in Italia sui disturbi del comportamento alimentare. Lei ha creato in Umbria, tra Perugia e Todi, alcuni centri di eccellenza con centri residenziali per ragazzi e ragazze affetti da disturbi del comportamento alimentare. Gli abbiamo proposto un Master in Sicilia su questa esperienza, loro sono riconosciuti dal Ministero come centro pilota per il contrasto ai disturbi del comportamento alimentare. Hanno manifestato disponibilità a lavorare con noi. Questa è alta formazione, ma lo è anche la possibilità per il Cefpas di organizzare i corsi per operatori socio sanitari, figure intermedie e importanti nella programmazione sociosanitaria che in Sicilia non ha fatto nessuno”. “Con l’Università di Palermo, stiamo lavorando su un corso per la qualità alimentare di prodotti come i grani

duri di Sicilia, da sviluppare anche per il miglioramento per la lotta a tumori, che parte dallo sfruttamento dei nostri grani tradizionali, come il Tuminìa, di qualità di gran lunga superiori ai grani e alle farine cartellinate. E’ una ricerca, con un protocollo tra Cefpas e Medicina di Palermo”. Tornando al Campus universitario, il Cefpas potrà mettere a disposizione di Medicina il centro di simulazione

per l’emergenza e urgenza. Oggi è in funzione il Simos, un piccolo centro realizzato in economia, ma è in fase di ultimazione il centro di simulazione di livello europeo. “Noi avremo un centro di simulazione, lo apriremo insieme al Simos, per un Campus Europeo di Simulazione per la Gestione delle Emergenze - Urgenze e la gestione del Rischio Clinico, un esperimento importante, di rapporto

con l’Università”. “Questo – per il direttore Lomaglio - è il modello per andare avanti. Avere un rapporto con le Università, in particolare con Palermo, ma abbiamo progetti anche con Catania e Messina e anche con università a livello nazionale”. Secondo lei cosa vuole dire il sindaco Giovanni Ruvolo, quando dice “non commetteremo gli errori del passato”? “Non commettere gli errori del passato significa due cose. La prima è che si è


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concesse a Caltanissetta dalla facoltà di Medicina di Palermo (oggi sono 85 immatricolazioni). Il quadro in cui si svolge la partita è il tavolo tecnico sull’Università, nato su input del presidente del Consorzio, Emilio Giammusso, all’indomani della prima delle due visite a Caltanissetta del Rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla. Il tavolo ha già esitato alcune proposte in tal senso. “Non faremo gli errori del passato”, dice il sindaco Giovanni Ruvolo sintetizzando l’esito del tavolo tecnico convocato dal consorzio alla presenza del Rettore dell’Università di Palermo, Roberto Lagalla con due argomenti in discussione. Il campus universitario e il campus biomedico. Un tavolo che ha visto la partecipazione attiva degli attori chiamati a condividere una strategia futura per l’università a Caltanissetta, rilanciandone obiettivi e attività nel campo dello studio

L’accordo

Il sindaco sigla un’intesa con Architettura-Ingegneria della Kore Intesa tra Comune e Kore. Un laboratorio di architettura in centro storico, ma il protocollo apre a future collaborazioni con l’università di Enna.

Un protocollo d’intesa che riguarda un laboratorio, ma che apre a future e forse più organiche collaborazioni tra il Comune di Caltanissetta e la facoltà di ingegneria e architettura dell’università Kore di Enna. E’ stato siglato il protocollo d’intesa che porterà a Caltanissetta gli studenti di architettura che seguiranno con la docente Maria Teresa Campisi, un laboratorio di ricerca e restauro in centro storico, sia teorico che sul campo. “Si sono incontrati due percorsi convergenti. La nostra volontà di investire in centro storico e rivalutarlo, e dall’altra parte l’interesse sperimentale del corso di Lau-

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Se prima era un tabù, oggi c’è chi comincia a rivelarlo a mezza bocca. Il policlinico del Centro Sicilia, però, è l’orizzonte finale verso cui orientare gli sforzi comuni di enti, istituzioni e università, a partire dal campus universitario al Cefpas

Roberto Lagalla, Rettore università di Palermo

rio. “Al prossimo consiglio direttivo sarà messo all’ordine del giorno l’ingresso del Cefpas nell’assemblea dei soci”, ha detto recentemente il presidente del consorzio universitario Emilio Giammusso. Ma anche e soprattutto perchè il Cefpas oltreché luogo, diventerà spazio in cui costruire il nuovo corso di Medicina, divenendo punto di riferimento e sede di laboratori specializzati, mensa per gli studenti, biblioteca, centro di simulazione e al contempo offrendo la residenzialità con un padiglione adibito a studentato. Il tutto a fianco dell’ospedale Sant’Elia che potrebbe ospitare in futuro anche primari di derivazione universitaria. Che tutto questo sia l’inizio del campus universitario e guardi all’orizzonte del “Policlinico del Centro Sicilia”, non è più un mistero da tacere. Nell’immediato dovrebbero raddoppiare fino a 160 il numero delle iscrizioni che verranno

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rea”, ha detto il sindaco Giovanni Ruvolo in conferenza stampa, insieme al preside di Architettura della Kore, Giovanni Tesoriere. Quest’ultimo, però non ha nascosto le possi-

bili future collaborazioni, mettendo in luce la caratura europea dei laboratori di ingegneria. Nel protocollo sono definite le attività che verranno espletate, l’aggiornamento e catalogazione del patrimonio del centro storico, finalizzato ai piani di conservazione urbana e quindi al piano regolatore. “Abbiamo luoghi in abbandono da ripensare, per restituire spazi, altrimenti destinati all’oblio”, ha detto il sindaco. “Il recupero dei centri storici – ha detto il preside di architettura e ingegneria, Tesoriere - è fondamentale per la qualità della vita del nostre città”.

della medicina e della ricerca bio medica. La Camera di Commercio, il Cefpas, l’Università, la facoltà di Medicina “Hypatia”,l’Asp 2, la Provincia regionale e il Comune di Caltanissetta. L’orizzonte è il Campus biomedico e il “Distretto”, che allude e apre anche al ruolo delle imprese private del settore biomedico e bio tecnologico. “Il primo passaggio per creare il campus bio medico è creare il campus universitario”, spiega il sindaco Ruvolo. “Quindi è necessario che al Cefpas vengano allocate tutte le attività didattiche sperimentali e attività formative attualmente presenti a Caltanissetta. Da lì’ parte la seconda fase, raccordare questa presenza universitaria in ambito sanitario e bio medico con le strutture cliniche che danno servizi sanitari sul territorio, come l’Ospedale Sant’Elia e tutta la rete ospedaliera collegata. Ed è importante in questo, il ruolo dell’Azienda sanitaria provin-

vincenti solo se si fa rete e si aumenta la forza contrattuale mettendo assieme realtà che da sole non avrebbero la stessa forza. La seconda è dare valore alle peculiarità, come il Cefpas, che è regionale, ma essendo qui rafforza il territorio”. “L’altro aspetto è allargare la base di chi è interessato al progetto universitario. Io insisto sul ruolo dei comuni, insieme alla Camera di Commercio, al Comune, Asp, Cefpas, devono esserci i comuni e poi vedo benissimo la presenza dell’Irsap. Voglio ricordare che in questi incontri si è evidenziato come non ci sia discontinuità tra medicina e sviluppi in campo medico e sanitario e la presenza di ingegneria elettrica. Le biotecnologie e il loro sviluppo sono un terreno comune, come la robotica. Noi usiamo veri e propri robot nel centro di simulazione. Quindi la possibilità di collegamenti con le realtà produttive, nel distretto bio medico, può essere facilitata dalla presenza dell’Irsap che è una struttura regionale che ha sede nel nostro territorio”. La Regione Siciliana cosa ne pensa? “L’assessore Lucia Borsellino è, insieme al Governo, interessata al progetto del Campus bio medico. E’ ovvio che la Regione è soggetto fondamentale nella costruzione del campus biomedico, che può anche essere realizzato come ‘distretto bio medico’ del centro Sicilia. Tutto questo necessita di una presenza forte della Regione. E’ una presenza che la Regione intende esercitare con convinzione perchè alcune attività, che sono legate a un progetto culturale per le aree interne della Sicilia, contribuiscono a definire i ruoli dei territori in ambito regionale. Quindi una distribuzione dei ruoli e competenze nella Regione siciliana. Non possiamo pensare che tutto venga realizzato nelle aree costiere o metropolitane, e questo penso che sia il pensiero della Borsellino e ci sono due segnali in questo senso”. Quali sono? “Il Cefpas per la prima volta è invitato istituzionalmente a far parte della conferenza dei Direttori Generali del Sistema sanitario regionale con compiti di programmazione. Significa che vi è

ciale e della Regione Sicilia (Assessorato alla Salute), che gestisce servizi sanitari”. “Io intanto parto da un presupposto fondamentale – spiega il Rettore di UniPA, Lagalla – Le istituzioni e i soggetti pubblici e privati che stanno attorno a un progetto sono una ricchezza per il territorio, auspico e condivido una convergenza per ottimizzare e migliorare ulteriormente la qualità dell’attività universitaria a Caltanissetta”. Lagalla prosegue: “E’ chiaro ed è evidente che normativamente l’Università ha un interlocutore privilegiato sul piano del rapporto istituzionale, e quell’interlocuzione per norma è il Consorzio universitario. Noi auspichiamo la più ampia convergenza dei soggetti istituzionali della città”. Con queste parole il Rettore ha dato l’input all’iniziativa del presidente del Consorzio, Giammusso, che a stretto giro ha convocato e insediato il Tavolo Tecnico per il campus universitario a Caltanissetta.

Il rapporto con l’Università da parte del Cefpas è naturale. Ma l’Alta formazione si misura anche con l’utilità dei progetti. A breve un master sui disturbi dell’alimentazione e un progetto per valorizzare le proprietà benefiche dei nostri grani

La sala mensa del CEFPAS

riconoscimento del Governo del ruolo centrale del Cefpas nella programmazione di percorsi e attività formative”. “Il Sant’Elia diventa il luogo dove sorgono le divisioni cliniche. Questo significa sviluppo di competenze in un territorio in cui la ricerca e la formazione rendono favorevole l’innesto di attività produttive”. “Noi siamo vincenti se utilizziamo al meglio quello che abbiamo: l’Irsap, il Cefpas, l’Università, il Sant’Elia è uno degli ospedali di riferimento, un hub regionale nella definizione della programmazione sanitaria, quindi questo va messo in rete e dobbiamo credere di più in noi stessi”. “Dobbiamo dare – conclude Angelo Lomaglio - questo messaggio di una classe dirigente che crede nelle potenzialità nostre, che sappia fare rete con l’Ateneo di Paler-

mo, con l’assessorato alla Salute, ma anche con le realtà produttive, da questo punto di vista sarebbe incomprensibile non chiamare Confindustria a dare una mano a questo progetto”. “Un progetto che ha caratteristiche di sviluppo produttivo, nessuno pensi a un progetto di carattere assistenziale. Non pensiamo di mettere uffici, ma dobbiamo ragionare in termini di sistema ampio e dinamiche che producono sviluppo in Sicilia. Nei prossimi mesi organizzeremo percorsi formativi per veterinari e operatori di Tunisia e Marocco. Lo faremo al Cefpas per conto dell’assessorato alla Salute. Non dimentichiamo interventi che pensino ad aree vaste, ma guardino anche allo sviluppo di paesi importanti per esempio quelli del bacino del Mediterraneo”.


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Politica & riflessioni romane

La Lega

di Giuseppe Alberto Falci

ha “voglia” di Sud

L

’altro Matteo non teme rivali, confini, e latitudine. Spopola in tv, manco fosse Silvio Berlusconi, e si prepara a guidare il centrodestra a trazione “lepenista”. Ecco, nell’era del matteismo dilagante, nel senso di Renzi, e nel vuoto che Forza Italia sta lasciando dietro di sé, il giovane e attivissimo leader del Carroccio, l’altro Matteo (Salvini), ha messo piccole radici persino al Sud. Proprio così. Da partito secessionista a sovranista. Al punto che un deputato nazionale come Angelo Attaguile, uomo di fiducia di Don Raffaele Lombardo, si lascia scappare in un colloquio con La Stampa: «Ma lei lo sa che a Bruxelles l’unico che difende le arance rosse siciliane e il ciliegino di Vittoria della concorrenza marocchina si chiama Matteo Salvini?». E la medesima domanda se la pone l’imprenditore Domenico Furgiele di Lamezia Terme, che militava nella Destra di Storace e ora guida il movimento Territorio e Libertà. «Con Salvini c’è un sentimento di fratellanza: lui è una persona genuina, vera. Quando è venuto a Lamezia per le Europ e e , alla fine del l a cena si è alzato e ha pagato di tasca sua. Cosa che Storace non faceva mai. Sabato scorso a Milano - racconta Furgiele - avevamo

timore di aprire il nostro striscione con la scritta “Calabria per Salvini”. Quando lo abbiamo aperto c’è stata un’ovazione. Ormai meridionali e settentrionali hanno gli stessi obiettivi contro l’immigrazione e l’euro». Ecco perché Matteo ci prova ad allargarsi al Sud, ma non vuole che si chiami Lega Sud. Del resto, in passato ci provarono Bossi e Don Raffaele Lombardo, ed entrambi fallirono. «Questa è un’altra cosa», spiega il senatore Raffaele Volpi, pontiere fra la galassia leghista e il mondo sudista. Il Capo del Carroccio ama chiamarla «Lega gemella» e «sarà fatta da persone che provengono dal sindacato Ugl, da Forza Italia, e da tanti professionisti che vogliono metterci la faccia». Tra gli altri hanno aderito alla Lega dei popoli il consigliere regionale sardo Marcello Orrù, l’ex parlamentare Barbara Mannucci, Enrico Cavallari, ex assessore al personale della giunta capitolina, e persino l’ex finiano Silvano Moffa. «Oggi il centrodestra è in crisi - sbotta l’ex fedelissimo del presidente

della Camera -, una fase si è definitivamente chiusa. Salvini ha messo da parte l’opzione anti-nazionale e secessioni sta per sposare un’idea di Europa dei popoli e il no all’euro. La fine del berlusconismo ha portato ad un renzismo dilagante, a un’omologazione del pensiero incompatibile con la destra». Infatti ai soggetti sopracitati si aggiungono i cosiddetti traditi del Patto del Nazareno, persone che «avevano dei valori forti e che sentivano il bisogno di ritrovare un riferimento politico e che ora l’hanno ritrovato nella Lega di Salvini». Così Salvini mette insieme in una strana melassa le parodistiche leghe meridionali con quelle venete e settentrionali, Calogero Sedara e il Commendator Zampetti, rimette le mani nella spazzatura della storia, e con i suoi capelli sempre arruffati, che non sono però la scapigliatura di Bossi, incarna la disperata e marginale mostrificazione di un movimento politico che pure aveva avuto la sua fierissima grandeur. Circondato da forconi e neo fascisti, Salvini ingaggia una gara del “famolo strano” con Beppe Grillo, tutto un grossolano rincorrersi a chi la spara più grossa, un concorso di bizzarie, con il tribuno barbuto che ha dalla sua le profezie di Casaleggio, che dice “i clandestini vanno rispediti a casa”, “voglio la visita medica obbligatoria per ogni immigrato”; mentre lui, Salvini, attivissimo, gli contrappone i saluti ro-

mani, i pasticci con Marine Le Pen e la sua trasferta scozzese, nei giorni del referendunm secessionista, quando i militanti della Lega furono indirizzati da una sfilza contraddittoria di inviti: prima ad Am-burgo, poi verso Stras-burgo, finché Salvini non si accorse, al terzo tentativo, che la capitale della Scozia si chiama Edimburgo. Così oggi, nella Lega, c’è Maroni che guida la Lombardia, c’è Zaia, che governa il Veneto, c’è Tosi che amministra Verona e passeggia

correnza con i rutti di Grilli. E lo spettacolo diventa grottesco perché il centrodestra moderato resta immobile, non intende archiviare l’era berlusconiana. Raffaele Fitto, enfant prodige della generazione forzista, non valica i confini meridionali, e resta isolato dalle dame arcoriane, Francesca Pascale e Maria Rosaria Rossi. Angelino Alfano, ministro dell’Interno e leader del Ncd, prova a darsi un tono con l’operazione Mare Nostrum, ma ormai è un ro-

Matteo Salvini tende a sbarcare in Meridione, ma non vuole che il nuovo soggetto politico si chiami Lega Sud

per le vie Roma con sempre maggiore frequenza, e po c’è Salvini, un po’ fascio e un po’ comunista, sintetizzerebbe lo scrittore Antonio Pennacchi. L’altro Matteo va in visita dal dittatore paranoico Kim Jong-un, assieme all’esimio senatore Antonio Razzi, e tornato in Italia racconta ai giornali felice: «La Corea del Nord è come la Svizzera». E insomma, se Bossi era potere vero in canottiera, lui, che dice chissà perché d’essere comunista e indossa la felpa “Viva Putin”, sembra invece l’ultimo stadio della Lega, l’ultimo spasmo violento di un mondo in tragicomica con-

manocentrico da Palazzo che non sfonda lo schermo. Pierferdinando Casini democristianeggia accompagnato dal siciliano Giampiero D’Alia, ex ministro in cerca di poltrona. Eppoi, in fondo alla lista c’è il solito Cavaliere. Silvio, l’inquilino di Villa San Martino, fidanzato di Francesca, e padre adottivo di Dudù, si è consegnato all’ex sindaco di Firenze. E nei colloqui riservati si lascia scappare che “morirà renziano”. Ecco perché impazza l’altro Matteo. Tutto chiaro, no? @GiuseppeFalci


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AVVISI LEGALI di Rino del Sarto

La famiglia “nuova”

Il Professionista delegato, Avvocato Benedetto Luca Dalù con studio in Caltanissetta Piazza Europa n.6, avvisa della vendita senza incanto del seguente bene immobile di cui all’espropriazione n.27/2000 R. Es. Lotto 1): Appartamento per civile abitazione in Sommatino nella via Regina Margherita n.223 composto da due vani utili a piano terra oltre corridoio bagno e cucina e ripostiglio con una superficie lorda di mq.97; al CU al foglio 11 part.lla 936 sub 1, cat A/4, piano T; Prezzo base d’asta € 40.740,00. La vendita senza incanto è fissata per il giorno 14 novembre 2014 alle ore 19,00 e segg; l’eventuale vendita con incanto è fissata il giorno 21 novembre 2014 ore 19,00 e segg.; Avviso di vendita contenente modalità di partecipazione, CTU di stima e ordinanza di delega sono visionabili sul sito internet www.astegiudiziarie.it. e www.asteimmobili.it , per informazioni rivolgersi presso lo studio del Professionista delegato in Caltanissetta Piazza Europa n.6 Tel. 0934/20268. Il Professionista delegato Avv. Benedetto Luca Dalù

femminile aperta e solidale D

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Avviso di Vendita Immobiliare N. 27/2000 R. Es.

TRIBUNALE DI CALTANISSETTA Esecuzione Immobiliare N.11/2011 R.G. E.

ivorzi, separazioni, femminicidi, infanticidi, pedofilia, maltrattamenti, sequestri, riduzione in schiavitù, induzione e sfruttamento della prostituzione, omicidi-suicidi, stalking, violenza sessuale. La gamma contemporanea dei disastri relazionali e soprattutto dei delitti consumati tra le mura familiari è, purtroppo, la più ampia che si sia mai vista. Certo, forse una volta mancava il coraggio di denunciarli, di chiedere aiuto. E non c’erano gli odierni mezzi di comunicazione di massa per divulgare l’emergenza. Ma il quadro di famiglia che ne esce resta a tinte fosche, truculente e aberranti. E a renderlo an-

nella società, che l’emancipazione ha complicato invece di semplificare, mettendole in bilico continuo tra carriera e famiglia. Per poi magari scoprire che il marito si è trovato una più spensierata. O con il rischio d’innamorarsi, di trovare rifugio e conforto fuori dalla famiglia. Ma per fortuna c’è chi ha preso a preoccuparsi del problema. Intanto rilevando l’entità del fenomeno sul piano degli orientamenti e delle tendenze, quel prezioso Censis che il governo Renzi voleva chiudere e che invece da 50 anni (è nato nel 1964) registra puntualmente i mutamenti che attraversano la società italiana. «Dall’inizio della crisi l’Italia ha

sone di qualità” che rappresentano “una risorsa per la Chiesa” e verso le cui unioni civili la Chiesa “non pone alcun ostacolo”. A dispetto del ministro dell’interno Angelino Alfano che li definisce “un pericolo per l’ordine pubblico” nella circolare inviata ai Prefetti in cui chiede di cancellare i matrimoni gay contratti all’estero e registrati in Italia. Ancor più significativa, seppur limitata, l’apertura del mondo ebraico maschile, verso una famiglia e una società organizzata intorno alla donna (vedi IlFattoGlobale di Marzo 2013: Donne sull’orlo di una rivoluzione globale). Nella rilettura in chiave femminile delle sacre scritture un rabbino

cora più cupo è una crisi economica perdurante che punisce le famiglie meno abbienti e riempie di insicurezza anche nel ceto medio e alto. Un fenomeno, un FattoGlobale non solo italiano che rimane nel totale disinteresse delle istituzioni e della politica. Una volta i partiti politici erano la voce della società, ma hanno perso qualsiasi capacità di cogliere e interpretare i malesseri e i disagi sociali e provvedere per tempo, fermare questo disastro. Considerando che perdipiù la famiglia è il nucleo primario di ogni consorzio umano. Certamente affrontare un tema del genere non è semplice, ma restare indifferenti è peggio. Difficile perché si tratta di coinvolgere, toccare ed eventualmente provar a cambiare diverse sensibilità: dai principi religiosi al diritto civile, dalla tutela dell’infanzia al ruolo della donna

“perso” oltre 62mila nuovi nati l’anno. Il motivo principale del crollo delle nascite è la sensazione di incertezza economica, diffusa soprattutto tra gli under 35, la fascia più esposta agli effetti della crisi», afferma il rapporto realizzato da Censis e Fondazione Ibsa sul “Diventare genitori oggi” a fine settembre. Mentre il Vaticano per iniziativa di Papa Francesco ha convocato un Sinodo interamente dedicato alla famiglia i cui primi documenti rilasciati segnano una rottura rispetto al passato e un avvicinamento della Chiesa all’attualità delle mutazioni sociali. Prima definendo i divorziati risposati “parte della comunità cristiana che ha diritto di seguire il proprio pastore”. E cercando quindi una forma per benedire cristianamente le seconde unioni. E dopo aprendo agli omosessuali definendoli “per-

americano editorialista del New York Times, Rabbi Shumuley Boatech sostiene che “l’orgasmo è un diritto della donna e darle piacere è un dovere dell’uomo”, almeno di quello ebreo osservante. Insomma come al solito manca sempre la politica. E quindi il Diritto Civile, che a parte il divorzio breve non propone altre forme di unione rispetto al matrimonio. Magari più morbide, più aperte, meno conflittuali, che evitino ai coniugi di vivere il matrimonio come una gabbia. Aprire la famiglia, renderla più inclusiva, invece di chiuderla o distruggerla. Soluzione che in un periodo di crisi economica può sembrare assurda ma è invece quella giusta nella misura in cui innesca solidarietà e collaborazione. Di quella solidarietà femminile ormai quasi del tutto travolta dal relativismo individualista.

Lotto 1: appartamento in Caltanissetta Viale Amedeo 126, sito al p. seminterrato, della sup. lorda di mq 46, composto da un disimpegno, due vani, un cucinino, un bagno (da demolire in quanto abusivo) e un terrazzo. Lotto 2: appezzamento di terreno agricolo in Caltanissetta C/da Difesa, della sup. catastale di ha 01.29.07, in pendenza da nord-est verso sud-est e ricadente in zona EF5 “Parco territoriale agricolo naturalistico”. Vendita senza incanto: 18/12/2014 ore 9.00 innanzi al professionista delegato Avv. Fabio Gallo presso lo studio in Caltanissetta, Via Malta n. 39. Prezzo base lotto uno: Euro 19.335,94; in caso di gara aumento minimo Euro 2.000,00. Prezzo base lotto due : Euro 8.493,75; in caso di gara aumento minimo Euro 1.000,00. Eventuale vendita con incanto: 28/12/2014 ore 9.00 c/o il suddetto studio, ciascuno dei lotti al prezzo base e con l’aumento minimo sopra indicati. Deposito offerte e/o domande entro le ore 12 del giorno precedente le vendite c/o il suddetto studio. Maggiori info c/o il delegato nonché custode giudiziario tel. 3331652646 e su www.astegiudiziarie.it. (Cod. A243412, A243413). TRIBUNALE DI CALTANISETTA Espropriazione immobiliare n.107/2011 R.G.E. Il cancelliere rende noto che all’udienza del 19/11/2014 alle ore 12,30 nella sala delle pubbliche udienze di questo Tribunale, avanti al Giudice dell’esecuzione, avrà luogo l’esame delle offerte di acquisto, ai sensi dell’art.572 c.p.c., ovvero la gara sulle medesime, se superiori a una; all’udienza del 3/12/2014 alle ore 12,30 la vendita ai pubblici incanti dei seguenti beni immobili, siti in Mussomeli, c.da Castelluccio: a) appezzamento di terreno di sagoma irregolare, acclive, non coltivato, esteso, esclusa l’area occupata dai fabbricati, mq.1070; b) insistenti due corpi di fabbrica uno di mq. (6,30 x 4,60) con un servizio di mq. (2,10 x 2,10) e un altro di mq.10 entrambi prospicienti su una corte comune ov’é presente une cisterna interrata in cemento armato. Censiti, il terreno, nel catasto terreni del comune di Mussomeli, foglio 15, particelle 216 (vigneto, classe 2, are 4.00), 221 (vigneto, classe 3, are 1.60), 1242 (seminativo, classe 3, are 2.00) e al catasto dei fabbricati, foglio 15, particella 160 sub.2, aree urbana e i fabbricati, foglio 15 particella 913 p.t., cat.A/4, cI.1, vani 2, rendita catastale €.60,64. Con tutti i diritti, dipendenze, pertinenze, accessori e servitù attive e passive legalmente costituite. II prezzo base per il lotto unico è di €.25.725,00; offerta minima in aumento €.1.000,00. Quanto alla vendita senza incanto, a norma dell’art.571 c.p.c., ogni offerente dovrà presentare nella cancelleria dichiarazione in bollo, contenente l’indicazione del prezzo, del tempo e modo del pagamento e ogni altro elemento utile alla valutazione dell’offerta, che non è efficace a) se perviene oltre le ore 12.00 del giorno precedente alla vendita; b) se è inferiore al prezzo come sopra determinato; c) se l’offerente non presta cauzione, a mezzo assegno circolare non trasferibile intestato alla procedura esecutiva in misura non inferiore al decimo del prezzo proposto; l’offerta è irrevocabile salvo che 1) il giudice ordini l’incanto; 2) siano decorsi 120 giorni dalla sua presentazione senza che sia stata accolta. L’offerta dev’essere depositata in busta chiusa all’esterno della quale sono annotati, a cura del cancelliere, il nome, previa identificazione di chi materialmente provvede al deposito, il nome del giudice dell’esecuzione e la data dell’udienza fissata per l’esame delle offerte; l’assegno circolare per cauzione dev’essere inserito nella busta; le buste sono aperte all’udienza fissata per l’esame delle offerte alla presenza degli offerenti. Quanto all’eventuale successiva vendita agli incanti, essa deve aver luogo al prezzo e con offerte in aumento non inferiori a quanto sopra indicato, con presentazione delle relative istanze di partecipazione agli incanti (mediante domanda in bollo vigente) in questa cancelleria entro le ore 12,00 del giorno precedente a quello stabilito per l’incanto, con versamento contestuale della cauzione (e in conto prezzo di aggiudicazione) in ragione di un decimo del prezzo base d’asta suddetto, a mezzo assegno circolare non trasferibile intestate alla procedura. I beni vengono posti in vendita nello stato di fatto e di diritto in cui si trovano, così come identificati, descritti e valutati dall’esperto in seno alla relazione agli atti. L’aggiudicatario dovrà versare la differenza del prezzo (detratta la cauzione di cui sopra) oltre oneri, diritti e spese di vendita per la registrazione e la trascrizione del decreto di trasferimento (pena la revoca dell’aggiudicazione) entro un termine massimo di 60 giorni dalla data di aggiudicazione; in mancanza, si provvederà a norma dell’art.587 c.p.c. Maggiori informazioni, anche relative alle generalità del debitore, possono essere fornite dalla cancelleria (ov’é possibile visionare la perizia di stima) Caltanissetta 25.9.2014

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Poesia in “divisa”

l’amore declinato con Passo Svelto di Salvatore Falzone

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ersi secchi, senza rime. Affannose sequenze verbali, montate come immagini che raccontano la natura inquieta dei sentimenti. Soprattutto l’amore e le sue contraddizioni, il tempo, l’esistenza. Le poesie di Marilina Giaquinta, poliziotta di professione (dirigente della Polizia di Stato presso la Questura etnea), catanese con un trascorso tutto nisseno, danno conto di un interessante e non scontato lavoro artigianale sulle parole. Parole d’amore: quello che, coi suoi passi svelti, forse troppo svelti, dovrebbe scandire il tempo della vita; e che invece scap-

dra del cuore, per far brindisi in rima seduti ad una tavola dove si sta stretti e uniti, per comprare la spesa e scambiarsi i saluti ai figlioli che sono andati via, per vivere senza la fretta dello sfaccendio del giorno. Ho sentito che nelle metropoli come Parigi o New York si sceglie la casa dove abitare in base a quello che offre il quartiere e le sue botteghe e alla tranquillità del posto. In fondo, le metropoli sono uno strano, infinito, concentrico insieme di paesi che si includono l’un l’altro”. Ma cos’è per lei il tempo? “Un orizzonte, come quello del mare: ogni volta che sembra vicino, si allontana sempre di più e non riesci a raggiungerlo. Eppure senza orizzonte non ci sarebbe il mare. Il tempo della vita è

Mi occupavo dei servizi di ordine pubblico predisposti presso il palazzo di giustizia. Caltanissetta – continua - era una parte della Sicilia a me ancora sconosciuta. Ho incontrato persone che ancora mi porto nella memoria del cuore. Nel tempo libero giravo per la campagna, per cogliere a pieno sguardo le ondulazioni citrine di un pae-

poliziotta? “Non so. Posso dire cosa hanno detto gli altri dopo aver letto le mie poesie: si sono stupiti - e non poco - perché non avrebbero mai creduto che dietro la donna che sul lavoro è inflessibile, ferma e assertiva, quasi “muscolare”, cui è chiesto di dare risposte precise e immediate e ordini chiari quando per strada ci sono importanti manifestazioni, che fa un lavoro “maschile” come quello del poliziotto insomma, potesse celarsi un animo sensibile capace di sentimenti forti e delicati”. Una contraddizione? “Direi di no: non puoi fare il poliziotto senza essere sensibile, empatico, introspettivo, visionario. Amo il mio lavoro come amo la poesia ed entrambi li affronto con lo stesso animo, credo. Non credo di essere dura e ferma sul lavoro, come mi vedono gli altri, ad esempio: credo nel

La poliziotta catanese Marilina Giaquinta ha, per anni, prestato servizio presso la Questura di Caltanissetta, città che ama

pa via senza un senso, senza ordine. L’autrice – questa silloge edita da Le Farfalle di Angelo Scandurra rappresenta il suo debutto letterario – esprime la complessità del tema attraverso un esperimento di scrittura ironica e irrequieta, che privilegia la sonorità dei sostantivi, degli aggettivi e delle forme verbali. Non manca l’omaggio alla sua terra, nell’impasto raffinato di parole che non disdegna di utilizzare – qua e là, ma senza esagerazioni – vocaboli dialettali. Insomma, sembra proprio la lingua il senso della verità sconclusionata dell’amore. E nel parlare d’amore, e di poesia, Marilina parla innanzitutto di se stessa. E racconta ai lettori del Fatto Nisseno il periodo trascorso a Caltanissetta alla fine degli anni Ottanta. “Fui aggregata presso la questura nissena – dice - perché in quegli anni si celebrarono i maxi processi per la strage di Pizzolungo (attentato al giudice Carlo Palermo) e per l’assassinio del giudice Ciaccio Montalto.

saggio scabro e solitario che non mi era uso, io nata e vissuta con il mare d’intorno. Ricordo che di fronte al palazzo di giustizia c’era la libreria Sciascia, dove compravo tutti i miei libri e dove mi piaceva trattenermi a parlare di letteratura, scambiare gusti e impressioni”. Nissa ha fama di città noiosa. Dica la verità, si è annoiata anche lei? “No, non mi sono annoiata, io ero in continua esplorazione. Avevo una specie di curiosità bambina: gli accenti, il dialetto, i dolci, le abitudini, tutto diverso ed io mai sazia di cogliere ogni aspetto di questa differenza. Ricordo storie sulle miniere, di fatica innocente e dannata. I ricordi hanno sempre un colore quando cerchi di rivederli”. E che colore è Caltanissetta? “È il giallo arenario della sua pietra, è il colore profumato delle paste dei suoi bar, il rosso concitato delle chiacchiere per strada, il grigio della strada dritta e uguale che correva la mattina da Catania, è il bianco della neve di dicembre

che erano anni che non cadeva, e il silenzio azzurro della sera che scende quieta e addormenta. Bei ricordi”. A proposito di noia, che cos’è per lei? “Forse la rinuncia alla conoscenza delle cose, una supponente sazietà di aver tutto veduto e tutto vissuto. Ma chi sa di non sapere non si annoia mai, è avido di conoscenza di luoghi, di persone, di cose, di sensazioni, di idee, di scoperte, insomma di vita e di tempo. Di quello si ha gran conto nelle piccole realtà”. Perché? “Perché nelle città dell’uomo c’è sempre tempo: per bere un caffè e ritrovare l’amico perduto, per chiedere e sapere dei fatti accaduti mentre non c’eravamo, per far visita e condividere il dolore di un lutto, per sfidare in una partita cruciale la squa-

l’orizzonte del mare: non bisogna inseguirlo, ma navigarci dentro, cercando di scampare, in qualche modo”. Torniamo all’amore. La provincia ne facilita o ne ostacola l’esplosione? “Pare che l’amore soffra della stessa sorte della poesia: mi sento ripetere che a nessuno interessa la poesia, che nessuno più la legge e che nessuno più la vuole. Come l’amore. Sentimento che somiglia tanto a quegli esseri mitologici di cui tutti narrano ma che nessuno ha mai visto e nessuno sa come sono fatti. E invece vedo ogni giorno di più (anche dai commenti che giungono sul mio libro) che l’amore è la leva di Archimede che solleva il mondo”. L’amore per la poesia influenza il suo lavoro di

L’autrice è al suo debutto letterario con questa silloge edita da Le Farfalle di Angelo Scandurra mio lavoro e nel sintagma di valori che ho costruito - spesso dolorosamente - nel corso della mia vita e li porto avanti anche nel mio lavoro, con passione. Forse le passioni non si nutrono di compromessi, no?”. Un augurio. “La Poesia è Viva. Viva la Poesia”.


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Fatti & San Cataldo

Giampiero Modaffari

“I miei primi 100 giorni”

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l mestiere del sindaco al tempo della crisi non è esattamente l’ideale. Tante responsabilità (a volte anche troppe), altrettante critiche (spesso gratuite), pochi meriti e, soprattutto, piccole e grandi rogne. Senza contare che bisogna fare i conti con i costi della politica, con le tasse comunali e con cittadini che, esasperati da tempi sempre più grami, si lamentano di tutto e non sono mai contenti di quanto gli amministratori riescono a fare con le loro politiche sempre più austere per mancanza di fondi. Se poi a tutto questo si aggiunge che i Governi centrali diminuiscono drasticamente i trasferimenti e che spesso i primi a scendere dal carro sono quasi sempre gli amici ed alleati che prima l’avevano sostenuto, si comprende come oggi fare il sindaco equivalga a quella che gli inglesi sono soliti definire “mission impossibile”. Insomma, se uno da grande sogna di fare il primo cittadino, con i tempi che corrono, ammesso ne abbia capacità e possibilità, forse è meglio rinviare il tutto a tempi migliori. In un simile scenario, tuttavia, c’è anche chi, il ruolo del sindaco, lo interpreta in maniera nuova, diversa rispetto ai soliti stereotipi consunti e superati della vecchia politica. Giampiero Modaffari, in questo senso, non sembra avere avversari. Il suo essere sindaco è un procedere quotidiano che, senza mai sottrarsi alla comunicazione, appare improntato alla semplicità e spontaneità. Un racconto che trova uno dei suoi scenari in quel gran contenitore di idee, sensazioni, emozioni e notizie chiamato facebook. Uno strumento che il sindaco di San Cataldo utilizza per comunicare in maniera immediata e spontanea con i suoi cittadini. Un modo innovativo di comunicare, certamente figlio dei tempi, che sfugge, anche qui, ai soliti schemi triti e ritriti di comunicati ufficiali di tempi andati quando parole pomposamente misurate erano tese a

comporre contenuti pieni di vuoto. I post di Giampiero Modaffari, invece, sono “pieni” perché immediati, parole che vanno dritte ai fatti. Parole che in tanti leggono a San Cataldo. Gli studenti come i politici di parte avversa, gli amici come coloro che non condividono le sue idee, i disoccupati come coloro che lavorano, le persone ricche come quelle che non lo sono: tutti hanno la possibilità, seguendo quei post, di conoscere l’attività dell’amministrazione comunale con un linguaggio spontaneo e immediato. Dal sopralluogo ai siti minerari a quelli nel centro storico, dalla passeggiata per la pace alla semplice visita in una scuola. Per Giampiero Modaffari è giusto che i sancataldesi sappiano cosa fa il loro sindaco. Non mancano post come quelli nei quali annuncia lo sblocco del finanziamento di opere pubbliche come la riqualificazione del quartiere di Santa Germana o quelli in cui parla dell’attività portata avanti sul fronte della salute e del diritto dei cittadini a poter usufruire di servizi medico – sanitari adeguati nel proprio territorio. Ci sono poi post in

cui ci sono foto che immortalano semplici cittadini, ma anche professionisti impegnati a sistemare pezzi rotti di un parco giochi prima in stato di abbandono che è stato possibile recuperare grazie all’azione di volontariato dell’amico o della ditta che ha offerto il materiale, il tempo e l’opera per sistemarli. E c’è anche il cittadino che il giorno prima chiede di sistemare il marcia-

piede di una via del centro storico e il giorno dopo il sindaco comunica allo stesso cittadino che quel marciapiede è stato sistemato grazie all’opera gratuita di una ditta edile. Piccoli gesti, piccole parole, piccole cose che tuttavia fanno grande una comunità. C’è anche il cittadino che segnala il guasto all’orologio della chiesa e il sindaco che, immediatamente, si attiva per risolverlo. E’ un dialogo costante che va al di la della semplice e sola esperienza elettorale, quella tra lui e i cittadini. Il tutto senza mai perdere di vista la rivitalizzazione di quel centro storico che, per la sua amministrazione, rappresenta

una scommessa da vincere. Anche la rinascita di una piccola villetta per lui è un evento da raccontare ai cittadini, così come la derattizzazione e la disinfezione del centro abitato. E non manca nemmeno il Giampiero Modaffari sportivo che partecipa a partite amichevoli o che promuove eventi benefici. Ogni evento è il piccolo tassello di quel grande mosaico che è la sua esperienza amministrativa. Dietro ogni evento, tuttavia, c’è impegno, presenza, continuità e volontà di portare avanti il progetto per il quale si è stati eletti. Una esperienza nella quale Giampiero Modaffari sta mettendo tutto se stesso. Dal tempo alle sue competenze, dalla sua umanità al suo modo di essere e di porsi con tutti ed ognuno. Un compito non facile che, tuttavia, riesce a svolgere con estrema naturalezza e spontaneità. Come quando si “arma” dei suoi stessi attrezzi da lavoro per andare ad effettuare i rilievi tecnici alla zona in cui è destinato a nascere il parco urbano “Achille Carusi”. Lo si vede prendere misure e rilevare distanze con l’entusiasmo di chi sente di voler fare qualcosa per la sua comunità prima che per se stesso. Il tutto, ovviamente, a titolo gratuito, e non per una sola mezza giornata. E i cittadini apprezzano il loro sindaco tutto dire e tutto fare. Si, perché il loro non è solo il sindaco tutto dire,

Junior

cettina bivona Caltanissetta


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Solidarietà

Il sindaco tutto dire e tutto fare con l’obiettivo di promuovere un nuovo modo di essere e vivere la città ma al dire fa corrispondere il fare. E’ un sindaco che dice quello che fa e fa quello che dice. A parole sembra quasi un gioco, ma quando si deve poi passare ai fatti, non è facile riuscire a far quadrare ciò che si dice con ciò che si fa.

Ogni evento è un piccolo tassello di quel grande mosaico che è la sua esperienza amministrativa Giampiero Modaffari lo dice e lo fa in maniera schietta, senza tanti peli sulla lingua, dando del tu alle parole come ai fatti, senza paura di scheletri nell’armadio. Alla fine, le sue scelte potranno essere condivisibili o meno, ma questo rientra nell’ambito di quella democrazia che resta l’unica in grado di garantire la pacifica convivenza di punti di vista o parti politiche opposte. Oggi San Cataldo si specchia nel suo sindaco, si confronta, si propone, si appropria

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di un nuovo modo di essere comunità. E lo fa a partire dalle piccole cose, dai piccoli gesti, dalle piccole azioni di volontariato, ma anche dalla stessa dialettica politica, genuina espressione di pensarla diversamente su qualcosa ma

sempre avendo come unico obiettivo il benessere della comunità in cui si vive. Oggi San Cataldo ritrova nelle parole e nei gesti di Giampiero Modaffari la sua sancataldesità, piccoli e grandi gesti, parole e fatti di una comunità che, proprio in questo modo nuovo di comunicare e di proporsi, scopre un modo nuovo di viversi e di essere. La sua politica, il suo stesso amministrare potranno piacere o meno, potranno star bene a qualcuno e meno bene ad altri, ma il suo essere sindaco a partire dal recupero del dialogo e del confronto con tutti ed ognuno rappresenta un aspetto qualificante del suo essere sindaco. Alla fine, se dopo pochi mesi forse è ancora presto per fare un bilancio di questa sua prima fase di amministrazione, su una cosa sembra aver già raggiunto un primo importante obiettivo: essere riuscito a coinvolgere tanti cittadini in una idea nuova, attiva e propositiva, di comunità.

San Cataldo

e la voglia di essere comunità

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ra gli stand della Fiera di Ottobre ce n’era uno che ha destato non poca curiosità. Collocato ad angolo nel nuovo Piazzale degli Eroi, era uno stand sul quale campeggiava la scritta “Gazebo della Solidarietà”, con un banchetto pieno di giocattoli di vario tipo. Organizzata dagli imprenditori Ignazio Pirrera, Salvatore Riggi e Marco Saporito, si è trattata di una raccolta di giocattoli durante la Fiera di Ottobre, da redistribuire a famiglie con gravi difficoltà economiche, in grado così di poter regalare ai propri piccoli un momento di allegria e serenità nel periodo della commemorazione dei defunti il 2 Novembre. L’iniziativa semb r a ave re riscosso un notevole successo, con non meno di 150 giocattoli raccolti. Una iniziativa che si distingue per la sua particolarità. Ma se, da un canto, è l’ennesima cartina di tornasole di una realtà economica che ha visto aumentare le fasce dei più indigenti, dall’altra ci racconta una Città che da più parti sembra avere riscoperto un “senso di comunità” che l’aveva caratterizzata nel passato e sembrava perduto. Da qualche mese, infatti, non si contano più le iniziative di liberi cittadini, imprenditori, negozianti, che offrono qualcosa alla pro-

pria Città, rigidamente a titolo gratuito. È di qualche giorno fa, per esempio, la sistemazione di alcune basole in Via Garibaldi, tra l’altro poche ore dopo avere ricevuto segnalazione da parte di alcuni cittadini su Facebook; così come i fratelli Vecchio stanno portando a termine il ripristino di una struttura in legno nel parco giochi di via Mimiani (nel quale, tra l’altro, è installata una giostra donata da un’azienda che è voluta rimanere anonima); ed è di pochi giorni fa l’inaugurazione del monumento “Emblema” all’ingresso della Città, donato dalla “Associazio-

ne Amici dell’Aquilone”. Per la semplice elencazione non basterebbe un articolo: donazione di generi alimentari, illuminazioni, piccole opere di manutenzione che non sarebbe stato possibile fare altrimenti. Tra gli altri, anche l’Amministrazione partecipa: tra i più visibili, i rilievi per il parco urbano in contrada “Achille Carusi” fatti dallo stesso Sindaco Giampiero Modaffari, o la relazione geo-

logica dell’assessore Angelo La Rosa per l’area sita nel quartiere di Santa Maria di Nazareth, destinata alla realizzazione di un’area di ammassamento e ricovero finanziata dalla Protezione Civile. I primo cittadino sancataldese afferma: “In tempo di crisi, la ricchezza che rimane è composta da tempo e volontà”. La Città di San Cataldo sta riscoprendo la voglia di essere comunità, di essere partecipi della vita cittadina, abbandonando (almeno per un po’) l’abitudine tutta siciliana di lamentarsi sempre e comunque senza alzare mai un dito per sistemare le cose, vivendo in una passività ormai inacc e tt a bile. L à dove i govern i di-

ventano ciechi e avidi, il cittadino può riscoprire la possibilità di avere un rapporto sano e corretto col proprio territorio: ben sapendo che ogni minuto speso per la propria Città porta benefici a lungo termine. Il futuro di una realtà piccola come quella di San Cataldo sembra passare da questo percorso di sostegno reciproco, un sussidio costante, la redistribuzione di “tempo e volontà”, in qualche caso anche di una disponibilità economica più fortunata di tante altre.


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cercasi museo La rara collezione di un fotografo nisseno non trova sistemazione

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a carica dei mille pezzi, senza scomodare le garibaldine memorie, che vorrebbero dar vita ad un museo fotografico a Caltanissetta che potrebbe essere il secondo in Italia e che invece non vede la “luce”. La storia, anzi per rimanere in tema, l’istantanea che raccontiamo in questa pagina, è un classico alla nissena in cui convivono, un’eccellenza assoluta e l’atavica ignavia, accompagnata dall’immancabile indolenza, che alberga malevola nelle vie della città alle pendici del Redentore. Vincenzo Marcè, è un valente fotografo, figlio d’arte, che possiede una collezione unica in Italia, di oltre mille pezzi: cinquecento macchine fotografiche e un numero equivalente di accessori e attrezzature correlate. Valore tecnico, artistico, storico ed anche economico rilevantissimo. Il suo sogno è, da anni, quello di aprire un museo a Caltanissetta: rendere la

di Donatello Polizzi museo bresciano si congratulò con lui per la collezione, mostrandosi fattivamente propensa ad una collaborazione attiva nel caso in cui si fosse aperto il museo nel capoluogo nisseno, palesando anche la disponibilità a cedere i doppioni dei propri pezzi. A questo punto viene fuori la venatura kafkiana della vicenda, perché Marcè ha bussato alle porte di varie Amministrazioni ed Enti, sempre con il medesimo risultato: nulla, di fatto, nonostante si parlasse di una collezione preziosa e della possibilità di aprire a Caltanissetta un museo “unico”. Lui ha sempre evidenziato l’intenzione di mettere a disposizione gratuitamente la sua collezione. “Ne ho parlato con Ruvolo prima delle elezioni. Era piacevolmente sorpreso ed esterrefatto, mi disse che ne avremmo dovuto riparlare, ma nessuno si è fatto più sentire. Ne ho parlato con tutti i sindaci da Mancuso in poi. Circa tre settimane fa mi sono rivolto a Emilio Giammusso, presidente del consorzio

universitario, che si è detto disponibile a concedermi l’uso, per una mostra temporanea, dei locali della Casa dello Studente in via San Domenico, ma aspettava l’abitabilità.” Ripercorriamo la strada della crea-

dell’infaticabile Vincenzo: lui non molla nonostante le difficoltà. Un dato sia utile per far capire l’ampiezza del progetto: occorre una sala espositiva, considerato l’elevato numero dei pezzi, di almeno cinquemila

Sopra Vincenzo Marcé nel suo studio di Piazza Girgenti. A destra due pezzi pregiati della sua collezione: una Fiammetta prodotta dalla F.I.A.M.M.A. di Firenze negli anni 30. Apparecchio di tipo box prodotto per uso amatoriale; a seguire una Lanchaster & Son Mod. Special Istantograf 1892, fotocamera in legno e ottone.

zione di questa incredibile collezione. “Iniziò mio padre Angelo Marcè, che nel 1948 girava i paesi dell’entroterra nissena proponendo gli in gradimenti; era un artigiano della fotografia. Erano tempi particolari, le persone pagavano non solo con denaro, ma anche con ricotta, carne, uova, formaggio, oro. Poi nel 1952 aprì il suo negozio, all’inizio di corso Umberto. Ha anche lavorato al Giornale di Sicilia di Caltanissetta; ne è stato il fotografo ufficiale per 25 anni, sino gli

direzione ha operato, contattando anche don Antonio Lo Vetere, della chiesa di san Domenico, per avere una sala, anche se dalle dimensioni ridotte. Racconta la sua storia con grande passione, sfoglia ripetutamente un voluminoso libro che contiene le foto di tutti i pezzi della collezione che, per il grande valore, tiene nascosta in un luogo segreto. Accanto a lui, l’amico Salvatore Irullo, che lo sostiene e collabora nell’impresa titanica di riuscire a dare vita al sogno. Una bella notizia rischiara una storia dai contorni cupi e tristi. “Il responsabile del Museo Archeologico Regionale di Caltanissetta si è deciso di fare la mostra temporanea delle macchine fotografiche antiche della mia collezione dal 15 dicembre al 30 Vincenzo Marcé con una Busch Pressman 1928–1947 Series D. US Navy e US Marine Corps presente su tutti i teatri di guerra del

sua “amata” collezione patrimonio della città, donarle il giusto risalto; potenzialmente stiamo parlando di un museo che avrebbe le carte in regola per essere il secondo in Italia. Marcè nel 2000 è stato ospite a Brescia del Museo Nazionale della Fotografia, fondato nel 1953, che si trova in via San Faustino e contiene circa 8.000 reperti preziosi di macchine fotografiche; durante la sua visita, la direzione del

In bianco e nero il papà Angelo Umberto

La raccolta è stata iniziata da Angelo Marcè, padre di Vincenzo: messi assieme 1000 pezzi. Passione che racconta la storia della fotografia inizi degli anni ottanta. Mi ha lasciato una ventina di pezzi, tra i più belli in assoluto”. Il sogno sempre essere posto in cima ad una salita troppo irta, impercorribile, che potrebbe fiaccare la volontà

metri quadrati. Ecco perché Marcè ha avuto un’idea, intanto, per iniziare a far conoscere la sua collezione al grande pubblico. Realizzare una sorta di apertura lampo, una “demo”, con circa cento macchine e in questa

gennaio. La notizia è però subordinata all’approvazione dell’Assessorato ai beni culturali delle Regione”. Speriamo che questo sia un auspicio favorevole per Vincenzo Marcè, l’inizio di una strada percorribile che lo possa portare a realizzare il suo sogno, possibilmente aiutato dall’Amministrazione, perché non sfruttare una collezione di questa importanza e non creare un Museo che sarebbe unico da Roma in giù, rappresenterebbe l’ennesima sconfitta di un territorio che si sta assuefacendo all’insuccesso: una rotta perdente che dobbiamo iniziare a invertire.


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Dal Vallone

di Rosario Neil Vizzini

I problemi non mancano. E neanche le idee per risolverli. Come racconta Giuseppe Grizzanti, sindaco dell’unico Comune che può vantare la Bandiera Arancione del Tourig Club Italiano e il riconoscimento “Borghi più belli d’Italia”

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na doppietta di riconoscimenti senza uguali in provincia che attirano turisti da tutto il mondo, nuove tecnologie incastonate tra rocce e antichi quartieri, la raccolta differenziata e la caparbietà di una comunità aggrappata alla sua montagna. «È proprio per la nostra testardaggine che a noi suteresi ci chiamano testa di issu (testa di gesso)», esordisce Giuseppe Grizzanti, medico igienista, 60 anni, sposato e con due figli universitari, ospitando IlFattoNisseno nel suo ufficio di Sindaco affacciato sulla piazzetta-belvedere con il Municipio e la Chiesa Madre. Ma i problemi non mancano neanche a Sutera. Cominciamo dalle cose belle, come è arrivata la bandiera del “Borgo più bello d’Italia”?

l’insediamento nel Ràbato di piccoli commercianti e artigiani attraverso sconti sulle imposte comunali e contributi per il restauro dei locali.

Il borgo di 1.400 abitanti è impreziosito dall’antico quartiere Ràbato Parlando del Ràbato non possiamo non parlare dell’ascensore, perché non funziona? Il punto è proprio quello, non è un ascensore. L’impianto adotta un

Vallone, e che in tanti ci rimproverano: “Bellissima Sutera, ma raggiungervi è un’impresa”. Imboccando l’ultimo tratto di strada verso Sutera certamente avrà visto l’inizio ideale della Superstrada del Vallone, sempre accennata e mai realizzata. Sì, la famosa Superstrada… ma come intendete muovervi per superare questo isolamento? Intanto occorre portare la questione in seno ai nuovi liberi Consorzi tra comuni che prenderanno il posto delle province per cercare di trovare con gli altri sindaci degli accordi per la manutenzione di queste strade. Ma se mi posso permettere e senza voler fare polemica la mia idea è un’altra. Da sempre la nostra zona ha espresso politici sia a livello regionale che nazionale, quello che chiedo è se sia

Sutera piccola Svizzera

A noi la notizia è arrivata solo alla fine del procedimento previsto per l’inserimento nella lista dei Borghi più belli d’Italia del nostro quartiere più antico, il Ràbato. Quando l’Associazione che cura questa lista ha contattato il nostro assessore al Territorio Nino Pardi. Poi abbiamo saputo di essere stati monitorati per diverso tempo e di aver ricevuto anche delle visite in incognito.

La raccolta differenziata viene effettuata da tutti i suteresi, in discarica finisce soltanto l’umido Qual è il significato di questo riconoscimento? Oltre alla soddisfazione, all’orgoglio direi, che si aggiunge a quello di essere già da tempo Bandiera Arancione del Touring Club Italiano, questo riconoscimento premia l’impegno nella conservazione del Ràbato, teatro ad esempio del nostro famoso Presepe vivente. Ma non vuol dire che il borgo diventa un museo, anzi il contrario, che va tenuto vivo. Come abbiamo fatto trasformando alcune antiche abitazioni in bed&breakfast, migliorando così l’accoglienza, e come stiamo facendo incentivando

sistema di risalita a piani mobili inclinati. E questo, se sul piano ingegneristico rappresenta un’innovazione, su quello autorizzativo è stato classificato come se fosse un tram o una cremagliera. E necessita quindi del nulla osta di un Ente di controllo delle Ferrovie, l’USTIF. Il quale dopo aver visitato l’impianto ha riscontrato delle carenze in termini di sicurezza. Per metterlo a norma servono 45 mila euro. Non è una gran cifra… Infatti non lo è, ma per noi che siamo un paese di sole 1.500 anime sì. Adesso non voglio fare proclami, né dare appuntamenti o date perché troppe ne sono state date. Dico solo che stiamo cercando di risparmiare, di raschiare come si suol dire il fondo del barile per racimolare questa cifra e mettere in moto l’impianto affinché possa dare nuova attrattiva al nostro borgo e facilitare l’accesso dei pellegrini al Santuario di Monte San Paolino. Magari chiederemo un prestito alla Cassa Depositi e Prestiti. Venendo qui abbiamo trovato delle strade in condizioni pessime, di chi è la responsabilità della manutenzione? Della provincia, ma non esiste più. Il che rende ancora più pressante un problema che da decenni affligge il

possibile, attraverso questi rappresentanti, scegliere una, due strade che attraversano il Vallone e farle diventare da pro-

vinciali a statali in modo che siano affidate all’Anas e la manutenzione sia garantita. Senta... ho visto i risultati della raccolta differenziata. E lei è uno dei più virtuosi e tra quelli che gode del maggior sconto sull’imposta comunale. Allora... Intanto io sono medico igienista. E per essere sincero devo anche essere poco galante, denunciando la fissazione di mia moglie per la differenziata. Sono 27 anni, e cioè da

quando siamo sposati, che a casa mia si differenzia di tutto. Si figura che fino a pochi anni fa, quando qui non c’era ancora il servizio, quando andavo a Palermo per lavoro mi riempiva la macchina di ogni sorta di rifiuti. Ma al di là delle mie vicende familiari, quello di cui possiamo vantarci a Sutera è di poter fare concorrenza perfino alla Svizzera per il senso civico dei nostri concittadini. Come funziona questo servizio di raccolta differenziata? E’ già da qualche anno che lo facciamo. Ma da alcuni mesi abbiamo avviato un nuovo progetto con la società uno@uno quadruplicando i volumi della roccolta. Il sistema è molto semplice: i cittadini differenziano carta, vetro, alluminio e plastica e su ogni sacchetto appongono un adesivo

Sopra una veduta panoramica di Sutera. A destra, l’ascensore panoramico di Monte San Paolino

colorato che ne individua il contenuto, dopodiché i sacchetti vengono pesati e portati nelle isole ecologiche. In base al peso è assegnato uno sconto sull’imposta comunale sui rifiuti. Mentre in discarica finisce soltanto l’umido.


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Gela & dintorni

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l sogno di Enrico Mattei è durato 55 anni. Una pagina della storia di Gela è stata girata nel libro dell’economia di una città. E’ la pagina della Raffinazione che si è chiusa lo scorso giugno ma che è stata ufficializzata il 21 ottobre alla fine dell’incontro che si è tenuto al Ministero dello sviluppo economico alla presenza dei dirigenti dell’Eni, dei sindacati confederali, del sindaco di Gela Angelo ed una rappresentanza del consiglio comunale e della Regione Sicilia con il Governatore e della Confindustria. E’ stato firmato l’accordo di massima che precede l’accordo quadro che verrà siglato il 6 novembre. L’accordo sancisce che

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vestimenti con le ricadute lavorative conseguenti. Salvaguardia delle prospettive produttive ed occupazionali nelle attività indotte dei processi industriali Eni e Gela e utilizzo degli strumenti di sostegno al reddito delle attività di formazione e riqualificazione professionale al fine di tutelare i lavoratori nella fase di transizione. Impegno alla accelerazione, nei limiti consentiti dalle norme vigenti, del processo autorizzativo per le attività upstream. Implementazione delle iniziative che favoriscano la riqualificazione e riconversione di un’economia verde

Petrolchimico: svolta storica, si alla benzina verde e salvaguardato il livello occupazionale

la Raffinazione a Gela non ci sarà più pur mantenendo i livelli occupazionali del diretto ed indotto. Niente più raffinazione a Gela ma verrà prodotta la benzina verde e la resina di origine vegetale. La dirigenza dell’Eni ha spiegato la sua decisione nell’ambito di un rinnovo complessivo dell’industria pesante che non prevede più la raffinazione come attività principale: le scorte di petrolio sono in esaurimento e la multinazionale deve seguire i tempi che cambiano a ritmo veloce. Le nuove frontiere dell’industria sono rappresentate dai prodotti ecologici e dalle produzioni vegetali. L’intento dei sindacati mirava al potenziamento del piano di interventi. Nella prima fase dei lavori il sindacato ha puntato il dito sulla inadeguatezza del progetto industriale che non assicura prospettive future per il territorio, ma pone delle incertezze nel sistema industriale, e l’aumento del numero degli occupati proposto per le attività all’interno della Raffineria che anche nelle altre attività come le bonifiche della Sindyal, Safty Center, Enimed e altro. L’Eni ha spostato l’attenzione su un altro fronte presentando una nuova produzione attraverso la coltivazione del guayule ( lattice). Alla fine l’Eni ha imposto le sue decisioni e i sindacati hanno cantato vittoria ‘convinti’ di avere conservato i posti di lavoro. Ecco i punti dell’accordo: La salvaguardia dei livelli occupazionali assunti a ruolo nel sito di Gela. Le azioni da intraprendere dovranno essere finalizzate al mantenimento delle opportunità lavorative nel territorio di Gela. Il piano industriale di Eni, orientato alla qualificazione dell’area industriale di Gela nella direzione della bioraffinazione, della sostenibilità ambientale e di una politica organica di sviluppo della attività di upstream, chiarirà in modo analitico il rapporto tra iniziative industriali e corrispondenti ricadute occupazionali. Il dimensionamento della Grean Refinery rappresenta un riferimento industriale importante per gestire iniziative dirette ed indotte, da insediare nelle aree che risultassero libere dal petrolchimico. Intensificazione delle attività di bonifica del territorio per le quali sarà definito un piano temporale di in-

e definizione, in un quadro di corrette compensazioni , delle iniziative che favoriscano la riqualificazione produttiva , urbana e culturale del territorio. Nell’accordo di programma per “Gela” del 29.09.2014, che misteriosamente è stato fatto conoscere alla cittadinanza solo da pochi giorni, a pag. 8 a fronte della chiusura della raffineria sono previste misure di compensazione connesse al programma di sviluppo: 1) Finanziamento da parte dell’Eni di una parte del parco agrofotovoltaico dell’azienda agricola Agroverde; 2) centomila euro per installare condizionatori e due porte nella sala del museo archeologico che dovrà ospitare provvisoriamente la nave greca; 3) la cessione per intero della diga Dirillo da cui attingere

La fine del sogno di Enrico Mattei A Gela, la raffinazione non si farà più

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acqua per usi civili. Un altro appuntamento è fissato per il 28 ottobre quando si riunirà a Gela la Commissione attività produttive, che si sposta da Palermo per fare il punto sulla situazione di gravissima crisi che investe la città. Peccato che la tutela dei posti di lavoro dell’indotto , al punto 4 riguarda solo la fase di transizione. I sindacati sono andati a Roma per chiedere il potenziamento dell’industria che aveva tutta l’aria di essere una richiesta utopica ma sono tornati vincitori per non aver perso posti di lavoro.” L ‘obiettivo sindacale delle proteste di Luglio – dice il segretario della Cgil, Ignazio Giudice - era mantenere i livelli occupazionali del diretto e dell’indot-

di Liliana Blanco

to, avere un’idea chiara in merito alle bonifiche ed evitare che l’Eni, improvvisamente, abbandonasse Gela e la Sicilia dopo averla utilizzata. Oggi il verbale d’incontro (che non è accordo) dice questo . Un passo avanti, il primo. Una cosa è camminare sapendo che nessun posto si perde, altra cosa è camminare con il peso dell’abbandono da tradimento”. L’Eni ha confermato che in questo processo di riconversione investirà 2,2 miliardi di euro. Positivo per Crocetta il risultato dell’incontro. “L’Eni deve rivedere assolutamente la propria strategia del refining. Per

questo e’ opportuno che sia il premier Renzi sia il ministro Padoan, nella qualita’ di azionista di controllo Eni, si occupino della questione. Risultano incomprensibili, infatti, le scelte recenti portate avanti dall’Ente, con la chiusura della gran parte delle raffinerie e la concentrazione del suo business esclusivamente nel gas e oil”. E’ quanto dichiara il deputato Ncd Alessandro Pagano. “Basti pensare, ad esempio - aggiunge l’esponente Ncd – che Erdogan in Turchia sta investendo 17 miliardi di euro sulla raffinazione. In Italia, invece, c’e’ il rischio che una mediocre gestione aziendale ne decreti la parola fine. Sarebbe inammissibile. Ricordo in merito - aggiunge Pagano - il recente incendio alla raffineria di Milazzo, che si aggiunge agli altri capitati a Gela, Sannazzaro e Priolo, segnali di questa inefficienza manageriale. Per questo ritengo che semmai vadano sostituiti i vertici Eni, non stravolgere la stessa raffinazione italiana. Il rischio sarebbe rimanere senza un bene essenziale quale gasolio e benzina e dipendere dagli altri. Tutto cio’ Erdogan, che e’ erede di una cultura imperialistica, l’ha capito bene. Gli altri pure. E Renzi, che aspira ad essere il nuovo Blair, no?”, conclude Pagano.

“Oggi al Mise sono state fissate alcune importanti direttrici per il rilancio dell’Eni di Gela. Esistono, infatti, tutte le condizioni per mantenere i livelli occupazionali dello stabilimento e dell’indotto, per bonificare il territorio e per migliorare la produzione in termini ecocompatibili”. Lo dice il senatore del Pd Giuseppe Lumia. “Ha fatto bene - aggiunge - il presi-

L’Eni ha confermato l’investimento da 2,2 miliardi di euro. Positivo l’incontro svoltosi a Roma dente Crocetta a chiedere il massimo impegno al Governo e all’Eni. Bisogna continuare su questa strada, seguire con attenzione la vertenza, per raggiungere l’obiettivo di rilanciare una realtà produttiva strategica per il Paese e dal grande valore occupazionale per la città di Gela”.


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Comunicazione Istituzionale a cura dell’ITAS “Luigi Russo”

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Fatti & Scuola News dall’istituto d’istruzione secondaria Luigi Russo

Giornata mondiale dell’Alimentazione: la merenda alternativa

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n avvio dell’anno scolastico ricco di occasioni quello dell’Istituto “Luigi Russo”. Gli studenti dei corsi attivati dalla scuola, il “Liceo Linguistico”, il Tecnologico “Chimica e Biotecnologie Sanitarie” e il Tecnico “Amministrazione e Relazioni Internazionali per il Marketing”, sono stati coinvolti da alcune delle tante iniziative che arricchiscono il Piano dell’Offerta Formativa connotando l’impegno verso una formazione integrata con l’educazione permanente (EQF).

Stage linguistico ad Edimburgo

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sperienza altamente formativa quella che, dal 15 settembre al 10 ottobre hanno vissuto quindici studenti del Liceo Linguistico, del Tecnico Economico e Tecnologico “L.Russo” di Caltanissetta ad Edimburgo. Lo stage, coordinato dal Dirigente scolastico Annalisa Fazia e previsto dal Programma Operativo Nazionale (Obiettivo / Azione C 1 Interventi per lo sviluppo delle competenze chiave Comunicazione nelle lingue straniere - percorso formativo in un Paese Europeo C-1-FSE-2014-432), ha permesso, agli studenti selezionati per merito, di frequentare un corso di 80 ore alla Caledonian School al fine di migliorare le loro competenze linguistiche, acquisire la certificazione B2

Cambridge e immergersi nella cultura tipicamente scozzese. Il soggiorno ad Edimburgo, città moderna, piena di mistero e di fascino, ricca di eleganza e tradizione, ha dato anche l’opportunità agli studenti di vivere intensamente il dibattito arlamentare e le elezioni “Yes/No” a favore dell’indipendenza. Le lunghe passeggiate a piedi lungo Princes Street, Holy Rood Road, le visite ai musei, al Parlamento, al Botanic Garden, alla old town, la salita sul vulcano, il ghost tour nei cunicoli sotterranei, ed inoltre le escursioni al castello di Stirling, a Glasgow, al lago Lomond e a St. Andrews, sono alcune delle esperienze vissute che hanno consentito una “full immersion culturale e linguistica”

altamente significativa per la loro formazione. Hanno partecipato allo stage gli studenti Ivana Bognanni, Alessandro Bruno, Gaia Cammarata, Maria Carola Cammareri, Miriam D’agostino, Michela Giada Canna rozzo, Alessia Maria Fiorenza,Francesca Galesi, Leandra Gioè, Sefora Naomi Lombardi, Christian Antonio Lombardo, Martina Maria Lorina, Noemi Mancuso, Maria Giovanna Marchese Ragona, Matteo Vilardo, accompagnati dai prof. Maria Gabriella Cavaleri, Adriana Lachina e Dario Lana.

Full immersion culturale e linguistica altamente significativa per la formazione dei ragazzi

L’IISS “Luigi Russo” di Caltanissetta, per la Giornata Mondiale dell’Alimentazione del 16 ottobre 2014, ha dedicato parte delle attività didattiche alle tematiche relative all’agricoltura familiare, alla educazione alimentare ed alla bio sostenibilità. La scuola ha condiviso le tematiche del progetto nazionale, indetto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca di concerto con il Ministero degli Affari Esteri, e le ha fatte proprie coinvolgendo i docenti in attività di sensibilizzazione e ricerca. Gli alunni hanno accolto con entusiasmo l’iniziativa e, durante la giornata, hanno mostrato ai compagni i prodotti realizzati: video, piccoli lavori svolti in classe e a casa, poster, striscioni, spot. E’ stata inoltre particolarmente gradita una merenda alternativa predisposta per la giornata con prodotti rigorosamente biologici e frutta di stagione, tutto a km zero.

London is magic A

nche quest’anno l’I.I.S.S. “Luigi Russo” ha ottenuto il finanziamento per la realizzazione di due Progetti PON C1, “Interventi formativi per lo sviluppo delle com-

Lezioni tenute da insegnanti madrelingua qualificati al West London College

petenze chiave – comunicazione nelle lingue straniere”, grazie ai quali allievi dell’Istituto hanno partecipato a stage linguistici di quattro settimane nel Regno Unito, ottenendo anche

una certificazione linguistica di livello B1 o B2. Dopo un’opportuna selezione, trenta “bravissimi” sono partiti il 15 Settembre, pronti a conquistare nuove competenze e a fare comunque una bellissima esperienza insieme ai loro insegnanti nelle splendide città capitali, Edimburgo e Londra. Il gruppo di Londra, accompagnato dalle professoresse Alessandra Belvedere, Francesca Pettinato e Jose Lombardo e alloggiato al “Premier Inn”

nel bel quartiere di Ealing, ha usufruito ogni mattina di lezioni di inglese tenute da insegnanti madrelingua qualificati al West London College, per la preparazione all’esame Cambridge “First Certificate”. Nei tanti pomeriggi, dedicati alla visita della città, gli alunni hanno scoperto la magica capitale che tra parchi, musei, monumenti e piazze riesce sempre ad affascinare. Non sono mancati inoltre i momenti dedicati allo shopping tra le bancarelle di Camden Market e Portobello, e nella scintillante Oxford Street.

Il tempo niente affatto “londinese”, con sole e temperature miti, ha reso indimenticabili le escursioni previste dal progetto. Durante i week-end, infatti, i ragazzi hanno visitato Windsor Castle, Hampton Court, Stonehenge, Leeds Castle, Bath e le città universitarie di Oxford e Cambridge. Un’esperienza davvero unica e indimenticabile.

Il “Linux Day”

Il Linux Day è la principale manifestazione italiana dedicata ai sistemi GNU/Linux e, più in generale, al software libero: si sono tenuti decine di eventi in tutta Italia, centinaia di volontari coinvolti e presenti migliaia di visitatori per celebrare insieme la libertà digitale. Per il secondo anno consecutivo il Linux Day si è svolto anche a Caltanissetta, il 25 ottobre scorso, presso l’Istituto “Luigi Russo”. Durante l’evento sono state trattate le tematiche riguardanti il software libero, il progetto Gnu, il kernel Linux e la libertà digitale. Il tema centrale del Linux Day di quest’anno è stata proprio la libertà digitale, una delle libertà più importanti in assoluto – considerando che la stragrande maggioranza della popolazione mondiale utilizza quotidianamente la tecnologia per innumerevoli scopi. L’Istituto “Luigi Russo”, protagonista di questa particolare giornata, ha visto alcuni alunni coinvolti in prima persona nell’accoglienza degli ospiti, nella visita dei laboratori di informatica e nella divulgazione delle informazioni ai visitatori. La giornata, nata dalla sinergia d’intenti tra l’alunno Emanuel M.Di Vita, il prof. Calà, l’A.T. Roberto Gagliano e la Preside Annalisa Fazia, si è svolta in modo articolato e ricco di talk su diverse tematiche, dalla storia del software libero al software libero nella Pubblica Amministrazione, al binomio privacy-sicurezza nel mondo digitale e a molto altro ancora.


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è

arrivato! Aspettiamo le vostre mail

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L’INIZIATIVA

L’informazione dei bambini M

a cosa significa veramente informarsi? Come e dove cercare le notizie? Come “metterle insieme”? Questo è il lavoro del giornalista. Proponiamo un progetto che possa stimolare la voglia di informarsi e contribuisca allo sviluppo di una personale capacità critica. La consapevolezza è fondamento per un futuro migliore. Il Fatto dei Piccoli è rivolto a bambini e ragazzi, dalle scuole elementari alle medie. Vogliamo che ogni bambino di questa città possa diventare un “giornalista in erba”. Scopo di questo progetto è mettere il bambino in primo piano aiutandolo a crescere in modo sereno e dandogli continui stimoli per valorizzare il suo operato e

potenziare la sua autostima. I bambini, futuro di domani, hanno bisogno di crescere in modo sereno e possibilmente pieno di stimoli positivi e creativi. Sono il nostro futuro: teniamoceli stretti cercando di far vedere e vivere loro una realtà più serena. In questo modo raccoglieremo i frutti. I bambini di oggi hanno bisogno di credere in se stessi, nelle proprie capacità ma soprattutto nelle proprie potenzialità: diamo loro fiducia. I bambini di oggi hanno bisogno di dimostrazioni concrete: le parole non bastano più... occorrono i fatti: fatti dei piccoli. Un invito quindi a valorizzare questo progetto promuovendolo a 360° affinché il bambino si senta sempre più l’artefice

Lo sport è fondamentale nella vita di tutti L

una ristrutturazione all’interno ma, per quanto si possa immaginare, è una splendida struttura in cui io stesso ho avuto l’onore di recarmi per più di otto anni, durante la mia giovane carriera di nuotatore. Dal 2012 però, quando la crisi è iniziata, è iniziata anche una fase molto strana nella piscina: l’acqua delle docce

redazione@ilfattodeipiccoli.it

di qualcosa di grande che lo fa grande. Avranno la possibilità di scrivere articoli, fare interviste, correggere bozze, commentare testi e fatti, viaggiare in cerca di notizie. Il Fatto dei Piccoli ha già uno spazio apposito sul sito de Il Fatto Nisseno e sarà presente sul mensile cartaceo.

di Alessandro Rossi

o sport è fondamentale nella vita di tutti. Lo sport, come si suol dire, è vita!Per fortuna a Caltanissetta, come nel resto della Sicilia, non mancano le strutture adatte a praticarne di tanti tipi. Solo che, come unico difetto, la maggior parte di queste strutture, o non sono tenute in ottimo stato e quindi al 70 percento inutilizzabili, oppure sono utilizzate superficialmente e una volta ogni tanto. In questo articolo quindi, parlerò della Piscina Comunale, del Palazzetto G. Carelli e dello Skate Park. Iniziamo con la Piscina Comunale. Questa struttura, necessita in parte di

l Fatto dei Piccoli ha bisogno dell’aiuto, dei contributi, delle idee, delle emozioni dei nostri piccoli lettori. Raccontateci delle vostre scuole, dei vostri successi nello sport o nello studio, delle vostre idee per rendere migliori la città, fate gli auguri ai vostri amici, scrivete alla “vostra” e-mail:

è stata limitata e resa o congelata o bollente e la temperatura dell’acqua delle vasche è scesa notevolmente. Ma nonostante questo la piscina Comunale di Caltanissetta è una delle piscine più belle di tutta la Sicilia perché un nuotatore, che ha girato varie strutture, ha avuto anche la pos-

sibilità di notare in che stato fossero, e devo dire che quella di Caltanissetta è migliore rispetto a molte piscine della regione perché infatti ne è al centro e di conseguenza è facilmente raggiungibile. Qui, perciò, si potrebbero organizzare ogni mese, importanti Trofei provinciali, o gare di un certo spessore ma che purtroppo avvengono di tanto in tanto. Mi sposto adesso sul Palazzetto dello Sport Carelli, una delle più importanti strutture della città. In questo momento non so chi ha avu-

to l’esperienza di recarsi al suo interno e ammirarne l’immensità. Infatti questo Palazzetto è uno dei più grandi della Sicilia e in questo si potrebbero organizzare importanti manifestazioni, voglio dire che potrebbe funzionare all’incirca ogni giorno per ospitare fino a 4000 persone. Però non è cosi! Vi chiederete come mai, in una struttura così maestosa, non si organizzano delle manifestazioni, che potrebbero portare molto denaro all’interno di Caltanissetta. Ora

Noi vogliamo fare sport, il Comune ci aiuti e sistemi le strutture vi rispondo dicendovi che, ho saputo da varie fonti, che dei dirigenti della Provincia di Caltanissetta, a cui appartiene il Carelli, ostacolano le scelte sulla sorte del Palazzetto e sul suo fine, e tutti lo sanno. Perciò, perché la Provincia Nissena non vigila su una struttura che potrebbe funzionare giorno e notte attraverso le pre-vendite? Invece lo Skate-Park è una cosa completamente differente: fino al 2011 la struttura, posizionata dietro il Palacannizzaro, ha funzionato regolarmente e ospitava all’incirca ogni mese importanti gare di ragazzi provenienti da tutta la Sicilia. Al giorno d’oggi sono molti i giovani che praticano questo sport in tutta Italia e, come le altre strutture, questo era uno degli Skate-Park più belli di tutta la regione. Oggi è in completo stato di abbandono per via degli immigrati che lo hanno occupato e in cui risiedono tuttora portando, inoltre, molta sporcizia e numerose malattie dannose per la salute dei ragazzi. Per questo, chiedo al comune di Caltanissetta, assieme a tutti i ragazzi, di rimettere in funzione al più presto queste strutture in modo da regalarci un futuro dignitoso e pieno di vitalità grazie allo sport.


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“Come si fa?” Chi di voi non ne ha almeno un paio nell’armadio? E quanti di voi non ne possono fare a meno? Pochissimi, ma quanti di voi sanno come vengono prodotti i Jeans e da dove deriva il loro nome?

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pantaloni blue jeans, per tutti “jeans” sono vecchi almeno 160 anni. Intorno al 1853 infatti, incominciò in America la produzione di jeans da parte della Levi’s. Il primo tessuto antenato del jeans in cotone risale però addirittura al XVI secolo, quando un nuovo tessuto in lino e trama di cotone aveva soppiantato il fustagno e riprendeva

il modello della armatura saia, cioè una tessitura in cui le trame del filo vengono legate con un andamento diagonale (guardate da vicino le trame del jeans che indossate e lo vedete). La nuova stoffa prese il nome di denim che stava per de-Nîmes, cioè proveniente da Nîmes, la città francese dove fu realizzato per la pri-

Giuseppe Garibaldi

Leggere... che passione! di Martina Spena

ma volta. Data la grande richiesta di q u e - ste stoffe (e per aumentare il giro d’affari), gli imprenditori francesi aprirono rivendite in due città strategiche: Genova e Cadice. Da Genova, infatti, partivano le merci per i l

N o r d America e l’Asia. Il termine jeans, invece, indica il taglio

dei pantaloni, caratterizzato da 5 tasche di cui le due dietro cucite sopra il pantalone. Nel 1853 Levi Strauss aprì a San Francisco un negozio per vendere oggetti utili ai lavoratori e ai cercatori d’oro. Fu allora che, per confezionare grembiuli da lavoro resistenti ma morbidi, usò il denim di colore blu. Uno dei suoi clienti, un sarto di nome Jacob Davis, anch’egli fabbricatore di vestiti con il denim, fiutò le potenzialità del tessuto e si unì a lui il 20 maggio 1873: Strauss e Davis idearono il primo blue-jeans. Due curiosità: Giuseppe Garibaldi, insieme a molti dei Mille, indossò proprio i jeans durante la spedizione. Sono conservati a Roma presso il Museo centrale del Risorgimento. A ricordo di tale primato, nel novembre 2004 è stato realizzato un pantalone “blu di Genova” da Guinness dei primati: alto 18 metri, confezionato con seicento paia di vecchi jeans e issato su una gru del porto antico di Genova.

Merenda buona e sana

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a merenda giusta per i bambini deve essere genuina, facile da consumare e molto colorata. Ecco mcome prepararla, e quali sono gli errori da evitare. Per sei esperti su dieci è il pasto più a rischio per i bambini. Eppure, la merenda continua ad essere sottovalutata dai genitori, mentre i piccoli la considerano sinonimo di “strappo alle regole”. È quanto emerge da uno studio promosso da un osservatorio sulle tendenze

alimentari, condotto intervistando i nutrizionisti e oltre 125 illustri chef nazionali. Il primo consiglio degli addetti ai lavori è proprio quello di non relegare la merenda al ruolo di Cenerentola dei pasti. «La merenda è un momento sottovalutato, quando andrebbe invece considerato al pari degli altri pasti della giornata – commenta il nutrizionista Andrea Strata –. Una buona merenda pomeridiana, unita allo spuntino di metà mattinata, permette infatti di frazionare la soluzione di cibo in 5 pasti giornalieri, così da dare al bambino, soprattutto nella fase di crescita, un rifornimento energetico e dei vari nutrienti distribuito in maniera modulata per tutta la giornata, evitando un sovraccarico a pranzo e a cena».

le dritte di chef e nutrizionisti

Vietato, quindi, lasciare il bambino libero di mangiare ciò che vuole (l’errore più diffuso per il 55% degli intervistati), o perdere di vista le quantità (41%). Ma anche saltare a piè pari la merenda è un errore grave, così come quello di fare distinzioni tra merende “da maschi” e merende “da femmine”. Ma qual è, allora, la merenda giusta? I masterchef italiani consigliano di preparare dei piatti misti che contengano sia il salato che il dolce, utilizzando verdure, conserve vegetali, yogurt e frullati di frutta, mixati ad ingredienti più golosi come formaggio, marmellata e cioccolato fondente. «Per lo spuntino di metà mattina suggerisco sicuramente frutta fresca – consiglia Tano Simonato del Ristorante milanese Tano Passami l’olio. Per lo spuntino pomeridiano dipende dalla corporatura del bambino e da cosa ha mangiato a pranzo. Indicativamente,

se si decide per una merenda salata, sicuramente è bene consumare panini piccoli e non dei filoni, da condire magari con tonno, pomodoro, basilico, un filo d’olio e un po’ di sale oppure con mozzarella, pomodoro e basilico. Un’ alternativa al paninetto che trovo molto valida è la tartina, che ha una fetta sola di pane, da condire con un filo d’olio, due foglie di insalata e crema di vitello». Per invogliare il bambino a consumare una merenda sana e nutriente, chef e nutrizionisti non hanno dubbi: bisogna curare molto anche l’estetica del piatto. Ci si può divertire a creare delle coreografie con il cibo, oppure organizzare un percorso/gioco di degustazione. Ma se si ha poco tempo, anche contenitori, piatti e bicchieri colorati e dalle forme divertenti possono trasformarsi in un’ottima cornice per la merenda perfetta.

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a quanto è bello leggere! Io leggo molto, credo che i bambini della mia età leggano poco perché nel tempo libero hanno altri interessi come guardarsi la televisione o giocare con l’Ipad, premesso che lo faccio pure io però compenso con la lettura. Non ci si deve scoraggiare solo perché a primo colpo non si trova il genere adatto

ai propri gusti. Per chi legge poco vorrei consigliare la collana di Geronimo e Tea Stilton, che per iniziare sono adatti perché sono né troppo lunghi né complicati. Per i più lettori consiglio sia quelli un pò più grandi sempre di questi scrittori o anche altri generi. Vorrei consigliare in particolare un libro che ho letto e mi è piaciuto molto, è adatto di più alle bambine, si intitola: «Principessa dei Ghiacci» e fa parte di una collezione che si chiama: «Principesse del Regno della Fantasia» di Tea Stilton. Questo è un libro molto appassionante che parla di una di cinque sorelle che vive nel regno dei ghiacci...... Il resto non ve lo racconto perché se no sapete già tutta la storia. In ogni caso provate a farvi regalare prossimamente un libro di un argomento che vi piace, iniziate a leggerlo e in fondo vi renderete conto che leggere non è poi così noioso.


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Storia & Cultura Settant’anni fa l’occupazione delle terre

L’ultima epopea

del

Popolo Siciliano di Fiorella Falci

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ttobre 1944: nell’Italia spaccata in due dalla guerra, il governo di “grande coalizione” (DC, PCI, PSI, Pd’A, PLI e PDL) dopo vent’anni di dittatura fascista sta sperimentando faticosamente una transizione difficile, con il territorio ancora occupato dalle truppe naziste al nord e dagli anglo-americani al sud. La Costituzione è ancora lontana, e l’Assemblea Costituente sarebbe stata eletta più di un anno e mezzo dopo.

recuperare la dignità militare di paese alleato (come alla Francia di De Gaulle era stato riconosciuto nonostante l’occupazione nazista) era stato ignorato. In periferia, e in Sicilia in particolare, il movimento del “non si parte” vanificava il tentativo di un nuovo arruolamento e si saldava pericolosamente con le agitazioni separatiste (sostenute dalla mafia e dalla criminalità) fomentate dai grandi proprietari terrieri che puntavano a staccare la Sicilia dall’I-

tamento. Era stata questa la molla della vittoria di Garibaldi nel 1860: solo in Sicilia il Risorgimento era stato un movimento popolare di massa, perché ai contadini erano state promesse le terre demaniali, con tanto di decreto in nome di Vittorio Emanuele. Ma la strage di Bronte aveva smascherato l’illusione e consolidato il potere dei gattopardi. Quarant’anni dopo ci avevano riprovato i contadini siciliani, con il gran-

pagno di lotta di Gramsci e Terracini, scrive e riesce a fare approvare un Decreto, il n.279 del 19 ottobre 1944; il primo intervento legislativo che affrontava, da parte del nuovo Governo del Paese, la questione della terra e della dignità del lavoro contadino. Sarebbe passato alla storia come “il Ministro dei contadini”. «Le associazioni di contadini regolarmente costituite in cooperative o in altri enti, possono ottenere la conces-

donne e bambini, e la banda musicale a solennizzare la presa di possesso di una nuova libertà. Intanto, di fronte al ruggito di quel movimento, i latifondisti avevano stretto un patto di potere con la criminalità mafiosa, affidando i loro feudi in gestione ai capimafia, per dimostrare che non erano incolti e per far presidiare la loro proprietà da quel potere violento che da sempre, in Sicilia, aveva dettato legge nelle campagne.

Il piombo della mafia non fece sconti: 52 dirigenti sindacali uccisi in Sicilia dal 1944 al 1960

“L’occupazione delle terre incolte”, il dipinto di Renato Guttuso del 1949/50

Il decreto del 1944 realizzò il sogno dei contadini isolani, le terre incolte vennero occupate dalla popolazione Ma il Paese è allo stremo: dopo lo sbandamento dell’8 settembre e la vergognosa fuga del Re, ogni tentativo di

talia e ad infeudarla agli Stati Uniti d’America. Storia antica quella del separatismo delle classi dirigenti siciliane, che, in cambio della difesa dei loro privilegi, da sempre avevano preferito la subalternità ad uno straniero piuttosto che la responsabilità faticosa dell’autogoverno. In questo contesto tumultuoso riemerge dalla storia antica della Sicilia la questione delle questioni, in campo in tutti i momenti cruciali: la questione della terra, migliaia di ettari di terre incolte nell’Isola, la promessa di distribuirla ai contadini poveri per dare loro lavoro e dignità, dopo secoli di sfrut-

de movimento dei Fasci: stroncato nel sangue da un Capo del Governo siciliano, Francesco Crispi. Sembrava essere scesa una pietra tombale sulle speranze di giustizia dei siciliani e sulla credibilità delle classi dirigenti, in quella che Pirandello, nel suo romanzo “I vecchi e i giovani”, avrebbe definito “la bancarotta del patriottismo”. Dopo la Grande Guerra, nel 1919, ancora promesse di terra ai reduci ex combattenti, cancellate poi in tutta fretta dal Fascismo. Ottobre 1944: un ministro comunista del Governo di unità nazionale, l’avvocato calabrese Fausto Gullo, com-

sione di terreni di proprietà privati o di enti pubblici che risultino non coltivati o insufficientemente coltivati in relazione alle loro qualità, alle condizioni agricole del luogo e alle esigenze culturali dell’azienda in relazione con le necessità della produzione agricola nazionale» Così l’art. 1 del Decreto. Finalmente lo Stato italiano stava dalla parte degli ultimi. Per il popolo siciliano era la realizzazione di un sogno, il riscatto da secoli di sottomissione ai latifondisti e ai loro gabelloti. Le terre incolte venivano occupate dalle popolazioni di interi paesi, a cavallo, con i carretti, a piedi, con

Calogero Vizzini, a Villalba nel feudo Micciché della principessa di Trabia, a Mussomeli Giuseppe Genco Russo nel feudo dei principi Lanza, Vanni Sacco a Camporeale, nel feudo Parrino; e anche Luciano Liggio (la nuova generazione della mafia) diventa gabelloto di un feudo a Corleone. Sulla terra dei feudi occupati e poi regolarmente assegnati, i cortei dei contadini trovano spesso le doppiette dei mafiosi e la minaccia antica della prepotenza di chi aveva sempre comandato. E infatti “Ca sempri tu vo’ cumannà?” diventa uno degli slogan di successo cantati in coro nelle manifestazioni. Finalmente una intera generazione di popolo comincia a prendere in mano la propria vita, superando la paura, l’omertà, il ricatto. E una generazione di intellettuali, studenti, ma anche artisti, scrittori, si schiera, apertamente, a fianco di chi lotta per la propria dignità. Nonostante il piombo della mafia: 52 dirigenti sindacali uccisi in Sicilia dal 1944 al 1960. Soltanto in provincia di Caltanissetta 7.570 ettari vengono assegnati a 26 cooperative, in dieci Comuni. E così in tutta la Sicilia. L’operazione di redistribuzione della proprietà della terra assume dimensioni epocali. Ma non è ancora una riforma agraria: le cooperative assegnatarie dei terreni non hanno capitali, credito presso le banche, acqua, strade e luce elettrica nelle campagne, formazione professionale e imprenditoriale adeguata. Quando tutto questo arriverà, dopo la riforma agraria del 1950 (ma di fatto molti anni dopo), sarebbe stato troppo tardi: quella generazione, impoverita e disillusa, avrebbe preso la strada dell’emigrazione per il nord Italia o per il Belgio, la Francia, la Germania. Con il loro lavoro avrebbero costruito l’Europa unita. Molto prima dell’euro.


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