Il7 Magazine n. 4

14 luglio 2017 annO I n. 4 1,00 euro www.il7.it

Il dolore delle figlie di Giovanni Maniglio rapito e ucciso da “Bullone” Il killer pentito condannato a 23 anni per oltre 20 omicidi

casO catanZaRO: MORtE MIstERIOsa dI Una GIOVanE dOnna lE lEttERE dI talUccI: “lascIatE In pacE paOlO” Il panettiere EROE

OltRE 30 RapInE a BRIndIsI “cI dIfEndIaMO da sOlI”

“NON C’È GIUSTIZIA PER PAPÀ”

SETTIMANALE DI BRINDISI E PROVINCIA

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EDITORIALE

del direttore

Mimino che ci spia è peggio dei ladri Gianmarco Di Napoli

N

el corso di un recente Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, in cui si affrontava la questione dell’allarmante aumento dei furti in appartamento, il prefetto di Brindisi ha dichiarato che, per garantire il più efficace risultato, vista la particolare natura del reato, è necessaria la massima collaborazione da parte di tutti i cittadini che “devono rendersi parte diligente nel segnalare qualsiasi movimento sospetto al fine di rendere più immediato l’intervento delle forze dell’ordine”.

Il prefetto (qui si parlava di San Donaci, ma l’emergenza-furti riguarda tutta la provincia e in particolar modo il capoluogo) ha proposto di avviare i cosiddetti “controlli di vicinato”, realizzati da cittadini appositamente individuati che risiedono sul posto e che dovrebbero inviare informazioni alle forze dell’ordine, addirittura via sms o “whatsapp”, non appena dovessero “fiutare” qualcosa di strano.

Ovviamente il prefetto agisce seguendo le linee guida governative e dunque non può avere alcuna responsabilità sul progetto di legittimare il mio vicino di casa, già impiccione di suo, a spiare dentro casa mia, magari munendosi di cannocchiale e block-notes per annotare qualsiasi “movimento sospetto” nel mio appartamento.

Il mio vicino Mimino, essendo pensionato e non avendo molto altro cui dedicarsi se non appiccicare migliaia di biglietti d’avviso nella bacheca condominiale, lamentarsi per i rumori molesti, e coltivare la sana voglia di farsi i cosi degli altri, sarà di certo il primo ad aderire all’invito della prefettura e si autonominerà “vigilante di pianerottolo” con competenza estesa alle rampe di scale e al pattugliamento notturno della terrazza.

Non è chiaro, dalla nota prefettizia, chi saranno i fortunati destinatari dei messaggini che Mimino, con il suo Nokia 3310 e gli scherzetti del T9, invierà per tutelare l’ordine e la sicurezza dei vicini, ma immagino già che a ogni faccia sospetta, venditori della Folletto e testimoni di Geova inclusi, digiterà il fatidico sms richiedendo l’intervento di volante uno e volante due. A rischio denuncia eventuali urla di dolore, nel bagno di casa, per taglio da rasoio, e quelle della focosa sposina che d’estate dorme con le finestre aperte.

Ogni palazzo ha il suo Mimino, e così centinaia di occhialuti vicini guarderanno con sospetto altre migliaia di simili, annotando spostamenti, visite ricevute e copule fuori orario.

E migliaia di messaggini al giorno convergeranno verso l’unità di crisi nel frattempo costituita in prefettura perché saranno stati sollecitati interventi per badanti rumene scambiate per ladre, idraulici di colore presi per violentatori seriali, preti in borghese sospettati di essere ladri mandrake.

Insomma, i Mimino sorveglieranno, da sceriffi di condominio, le nostre vite, soprattutto quelle private.

Nel frattempo, i ladri (quelli veri) avranno svaligiato ugualmente le case, magari travestendosi da Mimino, mentre le Volanti vagheranno inseguendo allucinate indicazioni via WhatsApp. Ricordiamo con nostalgia quando prefetti e questori promettevano “un maggior dispiegamento di forze” e raccomandavano ai cittadini di tenere porte e finestre chiuse.

I furti ovviamente continuavano, ma almeno Mimino restava a guardare la tv.

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14 luglio 2017

MAGAZINE SETTIMANALE DI BRINDISI E PROVINCIA Direttore responsabile Gianmarco Di Napoli Redazione Corso Roma, 27 - Brindisi Editore Salento News srl Corso Roma, 27 - Brindisi Stampa Locopress srl Via A. Montagna Zona Industriale 72023 Mesagne Pubblicità Alessandro Perchinenna Tel. 348 603 5144 info@creastampa.it Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati È vietato copiare, distribuire, riprodurre, pubblicare, concedere in licenza, trasferire o vendere qualsiasi contenuto Pubblicazione settimanale registrata al Tribunale di Brindisi il 27/06/2017 n. 2

ANNO I n. 4 14 luglio 2017

FALSOPIANO

charlie: tra vita, I

Maria Rita Greco

l caso di Charlie Gard, bambino britannico di 11 mesi affetto da una malattia genetica, sta dividendo le coscienze e non solo nel mondo scientifico. Per Charlie, i medici che lo curano, hanno chiesto di interrompere gradualmente il supporto medico artificiale che lo tiene in vita ricevendo l' ok della Corte Europea dei Diritti umani. Proviamo a sentire alcuni pareri autorevoli su questa complessa vicenda umana.

Il dottor Enrico Rosati è responsabile dell' UTIN (Unità Terapia Intensiva Neonatale) presso l'ospedale Perrino e sono davvero tanti i genitori grati a lui e alla sua èquipe.

Dottor Rosati, nel reparto di terapia intensiva neonatale arrivano piccoli pazienti in condizioni gravi con un'alta probabilità di morte se le funzioni vitali non vengono sostenute da complessi supporti tecnologici e farmacologici.

Cosa differenzia la maggior parte dei casi da lei trattati da quello del piccolo Charlie?

“I supporti di cui lei parla stabilizzano la malattia mentre le cure fanno il loro effetto. La maggior parte dei nostri piccoli pazienti, superata la prematurità, hanno aspettative di vita normale. A volte ci sono esiti che caratterizzano lo sviluppo del bambino ma raramente ci troviamo di fronte a malattie incurabili. In quasi tutte le situazioni alla fine del tunnel c'è la luce”.

La Corte Europea dei Diritti umani ha ribadito che i medici non possono sottoporre nessun essere umano a trattamenti che comportino delle sofferenze inutili. Cosa deve intervenire nei casi più disperati per poter stabilire il con-

fine tra accanimento terapeutico e cure palliative?

“Stabilire quel confine non è facile. A volte ci ritroviamo ad essere accusati, dagli stessi colleghi, di accanimento terapeutico se rianimiamo un feto di bassa età gestazionale che manifesta segni di vitalità. Su questo tema c'è molto dibattito e spesso la decisione viene affidata al singolo medico che in quel momento ha in carico il piccolo paziente. Non ci sono regolamentazioni, come riferimento abbiamo la Carta di Firenze del 2006 che, comunque, non dà indicazioni precise sul tema. Alcune Aziende Sanitarie hanno convocato il Comitato Etico e hanno stilato delle raccomandazioni interne sull'atteggiamento da adottare. Nel mio reparto stabiliamo un confine tra cure e accanimento terapeutico quando non vediamo più una risposta clinica nel paziente. Non c'è nulla di codificato, ci affidiamo alla scienza ma anche alla nostra coscienza di uomini e padri”.

Cosa succede allora?

“Di comune accordo con la famiglia adottiamo ciò che definiamo la cura compassionevole. Creiamo un ambiente protetto per i genitori e, lì dove sono d'accordo, anche i fratelli. Affidiamo loro il piccolo perché possa spegnersi tra le braccia della mamma. Lo accarezzano e lo abbracciano accompagnandolo al momento estremo.

Sono genitori coraggiosi che spesso ci ringraziano nonostante l'esito. Per questo non capisco le scelte dei genitori di Charlie.

Noi sanitari, in accordo con i genitori, dobbiamo garantire la salute del piccolo ma fare anche i conti con il suo diritto a non patire. Bisogna sapersi fermare, saper

Il caso del bimbo inglese affetto da una grave malattia genetica è occasione di riflessione: ne parliamo con il responsabile dell’Utin, con una mamma che ha vissuto un problema analogo e con un esperto di bioetica il7 MAGAZINE 4

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etica e morte

dire basta”.

Il paziente in UTIN è assistito minuto per minuto, monitorato, sottoposto a molteplici esami mentre le sue condizioni vengono di volta in volta rivalutate. Che parte hanno i genitori in questa attesa angosciata?

“Quando i genitori arrivano sono consapevoli del fatto che è successo qualcosa di importante, di grave e si affidano a noi attraverso una serie di passaggi che prevedono il loro massimo coinvolgimento.

Accessi al reparto, la raccolta del latte della mamma per nutrire il figlio e sentirsi partecipe alle cure, le foto ai piccoli da portare ai fratellini. Le regole di una sana comunicazione e relazione sono importanti, non tutti i genitori sono uguali e a volte la nostra umanità non basta. Credo che sia importante la presenza dello psicologo in reparto, soprattutto per la medicina dell'aria critica. Il nostro tecnicismo può rivelarsi insufficiente in una presa in carico veramente adeguata”. ***

E a proposito di genitori abbiamo ascoltato il parere di Raffaella Centonze, presidente dell'Associazione di genitori di bambini nati pretermine “Insieme ai nostri bambini” fondata dal dottor Latini. Raffaella è la madre di una bambina nata pretermine che oggi ha 4 anni e mezzo e sta bene, nonostante la prognosi per lei fosse infausta.

E' una bimba pervasa da un'eccezionale energia vitale quanto sua madre.

Avrà sentito parlare del caso Charlie, cosa ne pensa?

“Intanto le dico che esperienze come questa ti cambiano la vita. Mia figlia alla nascita pesava 900grammi e le speranze di vita, e comunque di salute poi, erano quasi inesistenti. E' rimasta ricoverata nel reparto del Dott. Rosati per 52 giorni. Quando sei davanti a quella incubatrice provi una serie di sentimenti contrastanti. Da una parte desideravo con tutta me stessa che mia figlia si salvasse, dall'altra mi sentivo in colpa come se stessi chiedendo qualcosa che andava contro natura. Mi risulta difficile

comprendere, ma questo è solo un mio pensiero, tutti quei genitori che entrano in conflitto con i medici come se pretendessero la salvezza del loro figlio a tutti i costi.

E' come se li immaginassero infallibili ma poco disponibili, verso il loro figlio, ad usare quella infallibilità. E' come se la gente non accettasse più che la morte sia la conseguenza della vita”.

Lei era davvero pronta a perdere sua figlia? A lasciarla andar via?

“Non so se questo è vero fino in fondo, però le dico che mi sentivo come in una bolla e mi percepivo come sdoppiata. Nel darmi coraggio mi percepivo come se stessi aiutando un'amica ad affrontare tutto quel dolore, questo mi faceva diventare più lucida e razionale nella gestione delle mie emozioni. Avevo accanto mio marito che condivideva con me ogni scelta, ogni responsabilità e ciò mi sosteneva in quanto mi ero ripromessa di fare, lottare e tenere duro. Per il resto mi affidavo a Dio. Quando arrivavo in ospedale prima di andare al reparto passavo dalla cappella e mi affidavo alla sua volontà”.

E con i medici e tutta l'équipe sanitaria che rapporto aveva?

“Sono stati grandi, la loro competenza eccezionale mi sembrava illuminata. Ero comunque pronta, con umiltà, ad accettare che non riuscissero a salvarla e ad interpretare la sua morte come qualcosa che interviene, naturalmente, per liberare dalla sofferenza. La morte può essere anche questo”.

Sua figlia adesso sta bene.

“Sì, non ha avuto esiti e ha un carattere forte come il mio. Un miracolo che mi vede grata. Per il giorno del suo primo compleanno non feci la solita festa ma organizzai un evento di beneficenza a favore dell'Associazione. Con i fondi aiutiamo le famiglie più bisognose ad affrontare le cure oppure compriamo attrezzature per il reparto. A volte mi ritrovo anche a combattere contro la diffidenza della gente verso le Associazioni, faccio anche questo nel vivere la mia gratitudine per quanto mi è accaduto”.

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***

Abbiamo infine ascoltato il parere del Dott. Luigi Vernaglione, Direttore della struttura complessa di Nefrologia dell'Ospedale Perrino che, oltre ad essere medico specialista, è laureato in Filosofia con particolari competenze in Bioetica.

Il Professore Enzo Pennetta, Docente di Scienze Naturali, dichiara che la sentenza Charlie Gard è una sentenza della società del post-umano perchè sancisce che la vita umana deve essere terminata qualora non possa produrre. Cosa ne pensa?

“Non concordo con questa definizione di post-umano. La vicenda presenta diversi snodi, uno è rappresentato dalla decisione di staccare la spina, l'altro dal trattare il bambino con la terapia sperimentale che, come si è appreso, non è mai stata tentata sugli esseri umani. Questo non mi sembra accettabile, è qualcosa che viola la sacralità della persona, sarebbe come andare oltre l'umanità trattando il bambino come cavia con una terapia dall'esito molto incerto. In filosofia morale nel dubbio ci si astiene”.

E per la decisione di staccare la spina?

“Seguendo lo stesso principio, in questo caso, il dubbio è creato dal non sapere con certezza se c'è sofferenza nel bambino, altresì vi è una certezza, che in quel piccolo essere c'è vita e quindi, nel dubbio, mi asterrei dallo staccare la spina. Lo manterrei in vita intervenendo, di volta in volta, sui sintomi conosciuti, con cure che siamo in grado di prestare”.

Quindi nella sentenza Charlie Gard c'è qualcosa di post-umano?

“Quando i giudici decidono, sul parere dei medici che hanno effettuato le consulenze giudiziarie, che per Charlie bisogna interrompere l'attaccamento alle macchine perchè dalla dimensione della cura si è passati a quella dell'accanimento terapeutico, definiscono il principio che la sofferenza deve necessariamente risolversi in un fine vita. Questa si può definire una sentenza del post-umano perché impedisce che la vita umana contempli la sofferenza”.

IL METEO

di Michele CONENNA venerdì

14

aRRIVa Il MaEstRalE Ma l’afa è In aGGUatO

luglio

Il cielo si presenterà sereno su gran parte della nostra regione, con qualche nube innocua in transito sul Tavoliere e il Barese, senza arrecare nessuna precipitazione.

I venti si disporranno da Maestrale, con mar Adriatico mosso, meno lo Jonio.

Le temperature sono previste in calo di 2°3°, con valori massimi fino a 35°

sabato

15

luglio

domenica

Cielo sereno o poco nuvoloso dal Gargano al Capo di Leuca. Non si esclude nel corso della mattinata qualche fugace goccia di pioggia lungo le coste adriatiche.

Venti da Maestrale, con mar Adriatico mosso, più calmo lo Jonio.

Temperature ancora in calo con massime comprese tra 32° e 34°.

luglio

Il protagonista sarà il vento da Maestrale che soffierà sostenuto lungo il versante Adriatico.

Il cielo risulterà sereno con parziali annuvolamenti nelle zone interne murgiane.

Mari mossi, sopratutto l'Adriatico che sarà agitato. Temperature in ulteriore calo con massime tra 26° e 29° sul Salento e fino a 29° sul Tavoliere.

t emperature

la tendenza della prossima settimana

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record

E' stata una settimana rovente su tutto il Sud Italia, in modo particolare in Puglia. Le seguenti città hanno superato abbondantemente la soglia dei 40°. Raggiunti quasi i 42° (41.9°) ad Ortanova, nel foggiano, rilevati dalla rete Agrometeo Puglia, a seguire, 41.3°a Loconia e 40.3° a Foggia. Nel Brindisino raggiunti invece 40° a Fasano e Latiano, le altre città si sono fermate a 38°-39°. Insomma, giornata di caldo intenso torrido nelle zone interne ed afoso lungo le coste. Oltretutto è estate.

Effemeridi BRINDISI (Lat: 40.658 - Lng: 17.947 - Altezza : 10 m)

Dopo il gran caldo dei giorni scorsi che ha portato la colonnina di mercurio fino a 40°, il Maestrale porterà una rinfrescata facendo rientrare i valori nella norma. Per la prossima settimana invece è previsto il ritorno di una nuova ondata di caldo che porterà nuovamente i termometri all'insù con temperature superiori a 31°-32°. Continuerà inoltre, il clima secco, aggravando così il lungo periodo siccitoso che ha raggiunto i 50 giorni.

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Venerdì 14 luglio sabato 15 luglio domenica 16 luglio lunedì 17 luglio Martedì 18 luglio Mercoledì 19 luglio Giovedì 20 luglio

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5:29 5:30 5:31 5:32 5:32 5:33 5:34

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20:19 20:18 20:18 20:17 20:16 20:15 20:15

sorge

23:28 00:00 00:33 01:00 01:09 01:49 02:34

tramonta

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“Gli errori commessi sono la nostra risorsa” L’INTERVISTA

cannalire, neosegretario del pd: “a Brindisi il partito è unito anche grazie a quei fuoriusciti”

F

rancesco Cannalire, dopo la sua nomina a segretario cittadino del Pd ha ripetuto più volte una frase: non dobbiamo più ripetere gli errori del passato. A cosa fa riferimento?

“Alla scelta delle persone. Ogni partito deve essere nelle condizioni di trasmettere idee, progetti, valori, per arricchire la vita della comunità.

Alcune persone, cui era stato chiesto di fermarsi per un giro, in modo da lasciare spazio ad altri, hanno dimostrato che il loro interesse non era quello di supportare il partito, ma di utilizzarlo come un taxi per perseguire i propri interessi e le ambizioni personali”.

Fa riferimento alla fase prelettorale?

“Indubbiamente sia al momento in cui Emiliano ha messo alla porta chi non rispondeva palesemente agli interessi del Pd, ma anche a chi - durante la consiliatura - ha abbandonato lo schieramento, non certo per questioni di natura politica ma chissà per quali altri interessi”.

Alla luce di quanto avvenuto nelle ultime settimane, è convinto che la scelta di staccare la spina all’Amministrazione comunale sia stata tempestiva, o eccessivamente frettolosa, o sbagliata?

“Non penso che quella di far cadere una giunta possa essere una cosa programmata o da programmare. Le opposizioni sono intervenute all’ennesimo momento di difficoltà della giunta Carluccio e hanno colto l’attimo, senza dubbio - anche qui - inserendosi in problemi della maggioranza che avevano poco di politico e molto di personale. Era chiaro che l’Amministrazione era partita in un certo modo e non riusciva a scollarsi questa patina di perenni crisi, perenni risse e divisioni. E tutto si risolveva con il riconoscimento di prebende. Era una situazione non più sopportabile non solo per l’opposizione ma per l’intera cittadinanza. Era una maggioranza suddivisa in diciassettesimi”.

E facendo un ulteriore passo indietro, ritiene che il motivo della sconfitta del vostro candidato sindaco possa essere stata dovuta a certi malumori interni legati sia alla scelta di un elemento esterno al partito che al mancato svolgimento delle primarie, che erano il vostro cavallo di battaglia?

“Voglio che sia chiara una cosa. Marino non era il candidato del Partito democratico, ma sostenuto insieme all’intera coalizione”.

Sì, ma Emiliano ci ha messo il cappello sopra ed era a tutti gli effetti il “suo” candidato.

“Emiliano lo aveva individuato tra i pochi candidati a disposizione tant’è che non ha mai aderito al Pd. Io credo che il problema non siano state le mancate primarie quanto il fatto che non si è riusciti a organizzare un progetto di città che fosse vincente e convincente. Ed è stato dovuto al corollario di movimenti civici che nascono esclusivamente in

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funzione degli appuntamenti elettorali ma che in qualche modo disperdono le energie e la forza di penetrazione dei partiti. Dobbiamo fare autocritica, dobbiamo ammettere che non siamo stati bravi a trasmettere alla gente la nostra visione di città”.

Si è già fatto un’idea sulla gestione commissariale della città?

“Penso che sia ancora presto, ma devo dire che ci sono segnali importanti come lo svolgimento delle audizioni pubbliche per l’individuazione degli amministratori delle partecipate. La Carluccio ha il merito di averle introdotte ma sappiamo bene che di fatto furono solo operazioni di facciata. Invece le audizioni organizzate dal commissario hanno avuto una reale valenza”.

D’accordo, Cannalire. Ma in fondo è facile per un commissario scegliere la strada migliore non dovendo sottostare alle richieste, o alle imposizioni, della politica. Vuole dire che se tornerete ad amministrare la città, svolgerete le audizioni e sceglierete senza dar conto a nessuno?

“Assolutamente no, la politica anzi deve avere un ruolo nelle scelte. Ma è a monte che si deve compiere la selezione. La rosa dei candidati ad occupare determinate poltrone deve essere composta da persone di qualità e di spessore, tra le quali poi operare la scelta politica. Cosa che invece dalla giunta Carluccio non è stata fatta”.

Pensa che la scelta del prossimo candidato sindaco spetti ancora a voi?

“Ci sarà un tavolo programmatico, allargato a tutto il centrosinistra, senza preclusioni. Concorderemo quali devono essere i criteri da adottare per l’individuazione del candidato. Dobbiamo fare tesoro degli errori commessi, ma non di quelli dell’ultimo anno, dobbiamo risalire sino al 2009, quando venne candidato sindaco Salvatore Brigante. Prima di pensare a un candidato bisogna studiare bene il programma. Se la coalizione troverà nella rosa che avremo indicato la persona giusta ne saremo lieti”.

Non teme che le sorti del Pd, anche quello brindisino, dipendano molto dagli umori di Emiliano e dai suoi rapporti con Renzi?

“Con la scelta di un segretario unitario penso sia stato dato un segnale forte: il Pd di Brindisi non si è lasciato coinvolgere dalle dinamiche nazionali e delle correnti. Queste ultime sono una ricchezza per il confronto interno e la dialettica. Ma qui siamo riusciti a mettere insieme le diverse visioni e a farne sintesi, sacrificando ognuno qualcosa. Emiliano è il governatore e un grande punto di riferimento, ma il futuro del Pd brindisino è tutto nelle nostre mani”.

Gianmarco Di Napoli

14 luglio 2017

REPORTAGE Il boom delle rapine

Il panettiere del rione cappuccini è riuscito a mettere in fuga tre banditi con un bastone: “dovevo proteggere il mio lavoro e quello dei miei dipendenti altri quattro hanno scelto di reagire

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di Lucia Pezzuto

i ho visti piombare in tre con il passamontagna, uno di loro era armato, aveva una pistola. Non ci ho pensato un attimo e ho afferrato la prima cosa che mi sono ritrovato tra le mani, un bastone di legno e li ho inseguiti”: a parlare è Vincenzo Marangio, 37 anni, titolare dell’omonimo panificio in via Asmara, al rione Cappuccini di Brindisi.

Lui è uno di quei commercianti che a farsi togliere i soldi guadagnati con il sudore proprio non ci sta.

Quello del panettiere è un mestiere duro, si comincia a impastare alle 4 del mattino, e il pomeriggio è ancora lì, ad infornare pane e focacce. Così quando, il 6 luglio, tre uomini incappucciati e armati di pistola si sono presentati nel suo negozio, non ha pensato neanche per un istante a dare loro i soldi. Li ha inseguiti con un bastone, pronto a difendere la sua attività. I tre si sono dati alla fuga e la rapina è sfumata.

E’ accaduto intorno alle 20.45, orario di chiusura, ma all’interno del panificio vi erano ancora alcuni clienti, tra cui anche una ragazza. A servire dietro il bancone, il padre di Vincenzo Marangio, che è nella panetteria di famiglia da ben 42 anni. All’improvviso un giovane armato di pistola e con il volto coperto da un passamontagna ha fatto irru-

difesa

Vincenzo Marangio nel forno con il bastone utilizzato per mettere in fuga i banditi

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zione nel negozio, altri due complici, sempre incappucciati, erano fuori a coprirlo. I clienti nel negozio sono rimasti impietriti, uno di loro si è messo davanti alla ragazza a mo di scudo. E’ durato pochi istanti. Il malvivente ha puntato la pistola ma non ha fatto in tempo a pronunciare una sola parola che il fornaio è spuntato dal retrobottega con un bastone di legno pronto a dargli addosso. Il bandito, preso alla sprovvista, ha girato i tacchi e si è dato alla fuga insieme ai complici. I rapinatori hanno fatto così perdere le loro tracce, sono fuggiti a piedi e gli investigatori non escludono che si possa trattare di gente della zona.

“Ero vicino al forno, nel retro del negozio, ma ho visto tutto dal monitor collegato alle telecamere di video sorveglianza - racconta il panettiere - li ho visti avvicinarsi, uno è entrato e gli altri due sono rimasti fuori. Li ho notati subito perché erano incappucciati. Sembravano dei ragazzini, anzi sicuramente lo erano. La pistola che impugnava il bandito mi è sembrata pro-

prio un’arma-giocattolo. Così non ci ho pensato due volte, ho preso la prima cosa che ho trovato, questo pezzo di legno che ho sempre qui sul pianale e sono andato davanti. Il rapinatore mi ha prima guardato poi è scappato via subito, lui e i suoi amici.

Erano a piedi. Ho fatto per inseguirli ma sono spariti”.

Marangio ha cacciato via dal suo negozio tre banditi ma non si sente un eroe, lui dice di aver fatto quello che era giusto fare e di non essere disposto a piegarsi ai ricatti dei criminali. Lui in quel negozio ci lavora da una vita e suo padre prima di lui, la loro attività è frutto di sacrifici, lavoro e sudore.

E quando pensa a cosa costi stare là dentro, pensa anche ai suoi dipendenti e a quelle famiglie che contano su quel lavoro. Per questo non vuole cedere alla paura e ai criminali.

“Qui, oltre a me e la mia famiglia, lavorano sette dipendenti - dice Marangio - non possiamo permetterci di avere paura.

Siamo gente onesta che fatica dalla mattina alla sera. Alla fine noi qui siamo anche

fortunati perché ci troviamo in una zona della città dove transitano in continuazione polizia e carabinieri. Le auto delle forze dell’ordine sostano spesso da queste parti, la zona è controllata. Poi può capitare che qualcuno ci provi lo stesso. Mi rendo conto che a volte le situazioni sfuggono di mano e sono anche sicuro che chi commette queste rapine a volte è gente disperata ma altre volte sono giovani che non vogliono lavorare e preferiscono avere in tasca il denaro facile”.

La tentata rapina al panificio Marangio è solo l’ultima in ordine di tempo, in sette mesi appena la città di Brindisi ha raggiunto il numero record di 32 rapine. Di queste cinque, inclusa quella al panificio Marangio, non sono andate a segno perché i titolari delle attività hanno reagito. Qualche volta è andata bene, altre volte qualcuno ha rimediato contusioni e ferite da taglio.

“Penso che se le leggi fossero più severe forse non ci ritroveremo in questa situazione - aggiunge ancora Vincenzo Marangio - questa gente, quando va bene, è catturata ma poi, dopo poco tempo, torna libera, pronta a delinquere di nuovo. Così anche l’arresto non funziona se poi non ci sono leggi che puniscono come si deve questa gente. Noi comunque non ci possiamo fermare, in qualche modo dobbiamo difenderci, altrimenti come andiamo avanti?”.

Vincenzo Marangio ha difeso la sua attività ed il lavoro di sette dipendenti. E’ un uomo onesto che crede nella legalità e non ha paura.

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14 luglio 2017

REPORTAGE Il boom delle rapine

Il 2017, l’anno nero: negozianti sotto tiro T

sotto scacco tabaccherie e market: solo a giugno banditi in ferie rentadue rapine, di queste cinque non andate a fine sol perché le vittime hanno reagito, ma anche due sparatorie tra i passanti e un furto con esplosione che ha seriamente danneggiato un condominio, sono i dati allarmanti della criminalità brindisina che da gennaio a luglio tiene sotto scacco la città. Sette mesi di attività criminale con un’unica, significativa, tregua, quella di giugno, mese nel quale non si registrano rapine. Quest’ultimo dato tuttavia potrebbe non rispecchiare la realtà perché poi vi sono casi in cui le vittime, attanagliate dalla paura, decidono di non denunciare o comunque di non rendere pubblico quanto da loro subito. E’ la storia questa di una edicolante rapinata alle 14 del pomeriggio qualche settimana fa, la donna ha sporto denuncia ma non vuol far sapere in giro cosa è accaduto perché ha il timore che chi l’ha rapinata ed aggredita possa tornare.

La vittima di quella aggressione porta ancora i segni sulle braccia.

I rapinatori l’hanno attesa ad orario di chiusura della sua attività per poi rapinarla dell’incasso, circa 800 euro, che la vittima avrebbe dovuto depositare in banca da lì a poco. L’hanno strattonata e spinta all’interno del gabbiotto, dove vende i giornali, le hanno lasciato vistosi lividi sulle braccia per intimorirla e le hanno portato via con la forza il frutto del lavoro di due giorni. L’edicolante non ha reagito. Il clima di paura si respira nell’aria, i criminali in questi mesi non hanno risparmiato nessuno e le rapine si sono susseguite con una frequenza spaventosa.

Abbiamo assistito a rapine nei supermercati affollati di gente, malviventi che non hanno esitato a puntare il fucile anche in presenza di bambini, gang armate sino ai denti per sottrarre qualche centinaia di euro come è accaduto lo scorso 26 gennaio all’interno della farmacia Marrazza al quartiere Commenda. Quattro banditi hanno minacciato i dipendenti e i clienti con i coltelli.

Qualche ora prima si era consumata una tentata rapina in una gioielleria del centro ed una rapina alla tabaccheria al quartiere Perrino, due dei colpi più violenti di questi mesi. Scene da

film, che difficilmente i cittadini dimenticheranno. Alle 17.30 del 25 gennaio scorso, due uomini armati e con il passamontagna fanno irruzione all’interno della gioielleria Fischetti in corso Garibaldi, pieno centro brindisino. Il complice è li che aspetta in auto, una Fiat Croma bianca, gli altri due armati di un fucile sono nel negozio di preziosi, qui però il titolare reagisce e tenta di disarmare uno dei malviventi. Parte un colpo che ferisce uno dei clienti.

I banditi fuggono via. Mezz’ora dopo si ripresentano questa volta nella tabaccheria di via Tevere al quartiere Perrino.

I carabinieri sono, però sulle loro tracce e in breve tempo li sorprendono proprio mentre stanno fuggendo dopo aver messo a segno la rapina nella tabaccheria. Un militare esplode un colpo di pistola che ferisce uno dei malviventi. Quella sera due finiscono in manette, il terzo uomo si dà alla fuga. Tutto questo alle

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18.30 del pomeriggio tra i passanti ed i bimbi che giocano in strada. Da gennaio ad oggi una escalation di rapine, con aprile e maggio maglia nera per il maggior numero di colpi messi a segno (sette rapine in un mese).

Il mese di luglio è appena cominciato, nella prima settimana abbiamo registrato tre rapine ed un furto con esplosione al bancomat della filiale della Banca Nazionale del Lavoro in via Palmiro Togliatti. Una palazzina è stata sventrata e solo per pura fortuna non ci sono state conseguenze per le persone. Gli inquirenti sono a lavoro e , seguendo le nuove direttive dettate dal Ministero dell’Interno, sono stati intensificati i controlli e la presenza delle forze dell’ordine sul territorio. Tutto questo nella speranza di porre un freno al fenomeno criminale.

Lucia Pezzuto

Quei 32 assalti nel cuore della città 7 gennaio Edicola Ideario Chiara

25 gennaio Tabaccheria via Sele

16 febbraio Gioielleria Epoca

18 gennaio Tabaccheria S.Elia

21 gennaio Distributore Erg

26 gennaio Farmacia Marrazza

25 febbraio Tabaccheria via Tevere

27 marzo Break 24

23 aprile Tabaccheria via Islanda

25 gennaio Gioielleria Fischetti

8 febbraio Snai Sant’Angelo

11 febbraio Farmacia via Sele

18 marzo Eurospin viale Fermi

21 marzo Penny via Raffaello

15 aprile Tabaccheria corso Roma

15 aprile viale Belgio

24 aprile Bar-tabacchi via S.Angelo

26 aprile Bar Rosso Nero via Pace

21 aprile Bar Tancredi

29 aprile Market Md Bozzano

6 maggio Eurospin Cappuccini

10 maggio Tabaccheria piazza Vittoria

20 maggio Red & White Commenda

7 luglio Farmacia Vill. Pescatori

12 maggio Tabaccheria via Ciardi

20 maggio Meta Villaggio San Paolo

22 maggio Dok via Sant’Angelo

8 luglio Bar Red & White

8 luglio Centro Relax Commenda

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16 maggio Break 24

6 luglio Panificio Marangio

8 luglio Bnl viale Togliatti

CRONACA pORtO

la famiglia reale saudita a Brindisi in gran segreto R

Il principe ha visitato la città con 15 persone Anche un parco auto con vetture lussuose

icchi, straricchi e nobili in giro per Brindisi. La famiglia reale dell’Arabia saudita in vacanza in città. In viaggio per il mar Mediterraneo su tre mega yacht, il quarantenne principe saudita si è concesso un giro turistico, con tanto di scorta e nel massimo riserbo.

In molti si sono chiesti di chi fossero quelle super barche attraccate nella stazione marittima del porto interno.

Ormeggiate in banchina due imbarcazioni di lusso da 90 metri e una da 70 metri, giusto un po’ più piccola sulla quale erano trasportate le auto a disposizione dei reali. Su una delle più grandi soggiornava proprio il principe.

Una comitativa di 15 persone in giro per le vie del centro cittadino.

Hanno visitato i luoghi più belli di Brindisi in compagnia di una guida di lingua inglese che faceva da cicerone. Un passaggio tra le Colonne romane e il Duomo, e una passeggiate lungo i corsi tra i negozi e i bar.

Da uno dei tre yacht sono state sbarcate undici auto, molte di grossa cilindrata, tra queste anche una Ferrari da un milione e mezzo di euro. Auto da capogiro. Tutte a disposizione del principe e dei suoi compagni di viaggio nel caso in cui si fossero voluti spostare per un giro nel Salento.

Sono arrivati dal Montenegro lunedì scorso, e hanno mollato gli ormeggi nella serata di mercoledì, diretti forse in Croazia.

Massimo riserbo sulla loro presenza. Top secret su tutti i dettagli.

La permanenza in città è stata organizzata dall’agenzia Yacthin’Puglia che già in passato ha portato da queste parti personaggi di questo calibro. Brindisi è stata già meta di altri reali orientali.

I super yacht, con tanto di equipaggi

ambulanza multata 11 volte

Per undici volte la polizia municipale ha notificato la multa ad ambulanze del 118 che erano transitate in viale Regina Margherita per intervento di soccorso e per undici volte il giudice ha accolto il ricorso delle associazioni proprietarie delle ambulanze, condannando il Comune di Brindisi anche alle spese legali.

Uccise la moglie: condannato a 30 anni

di lusso a bordo, sono state ormeggiati nell’area del circuito security prevista proprio per questa tipologia di imbarcazione ed ospiti.

Le disposizioni in materia non permettono l’attracco sul lungomare Regina Margherita. Sul piazzale erano parcheggiate tutte le auto per

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gli ospiti, rigorosamente con vetri oscurati.

L’affitto di uno yacht simile è di circa 700mila euro a settimana, all’interno ci sono tutti confort per una vacanza da sogno in giro per il mare, compresa palestra e centro benessere.

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Accusato di aver ammazzato con un colpo di fucile la moglie davanti al figlio di 6 anni, condannato a 30 anni di carcere.

La sentenza per Francesco Rosi, agente immobiliare, accusato di aver ucciso la moglie, Raffaella Presta , è arrivata al termine di un processo con rito abbreviato.

Rosi, 43 anni, ha ucciso la moglie Raffaella Presta, avvocatessa 40enne di San Donaci, il 25 novembre del 2015 nella loro casa a Perugia.

la sEntEnZa

Inps, condannato l’ex direttore

perde la vita BasKEt Emanuela Valente un altro agli Europei centauro con la nazionale under 20

Certificazioni di regolarità taroccate per favorire un imprenditore: tre anni e tre mesi per Cesare Bove

C

ertificazioni di regolarità contributiva “taroccate” per favorire l’imprenditore.

Certificazioni determinanti per la sopravvivenza di qualsiasi azienda. Il Tribunale di Brindisi (presidente Domenico Cucchiara, a latere Vittorio Testi e Ambrogio Colombo) ha condannato a una pena di 3 anni e 3 mesi complessivi l’ex direttore dell’ Inps di Brindisi Cesare Bove, imputato di corruzione e minacce. Lo stesso collegio ha disposto che Bove dovrà risarcire le parti civili: l’Inps, il suo successore Tommaso Chimienti e un dipendente, Pietro Mingolla e ha stabilito per quest’ultimo una provvisionale pari a 5mila euro.Secondo l’accusa l’at-

Gli uffici Inps di Brindisi in piazza della Vittoria

tività di Bove si spingeva ben oltre il ruolo organizzativo che spetta al dirigente di un ufficio. Ma era vincolata a perseguire interessi personali.

Un motociclista ha perso la vita in un incidente stradale avvenuto la notte scorsa in territorio di Ostuni: la vittima è Pietro Di Munno, 30 anni, di Conversano (Bari).

L’uomo, per cause in corso di accertamento, avrebbe perso il controllo del mezzo, finendo fuori strada. Lo schianto è avvenuto poco dopo la mezzanotte sulla complanare della Statale 379 Brindisi – Bari, nei pressi dello svincolo del Pilone.

ludopatia: si studia Brindisi

Il GIallO

Un cadavere in mare: forse è della brasiliana

Trovato il corpo senza vita di una donna a Lignano Sabbiadoro, potrebbe trattarsi di Simone Scheuer Souza, la marittima 36enne brasiliana scomparsa il 19 giugno dalla nave da crociera Musica della Msc. Il cadavere è stato trovato nei giorni scorsi nella zona Lignano Sabbiadoro (Udine) e recuperato dalla capitaneria di porto di Grado. La procura di Brindisi che indaga sulla vicenda è stata informata da quella di Udine. Si sta procedendo con tutti gli accertamenti utili al riconoscimento, al momento impossibile visto lo stato in cui si trova il corpo della vittima.

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L’Istituto Superiore della Sanità ha inserito il Comune di Brindisi tra i 218 Comuni nei quali condurrà un’indagine conoscitiva sul gioco d’azzardo per disegnare la dimensione del fenomeno e stimarne l’impatto sulla salute pubblica.

Lo studio, commissionato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, rientra in un progetto molto più ampio denominato Il gioco d’azzardo in Italia: ricerca, formazione ed informazione.

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di Luca Di Napoli

manuela Valente, giovane cestista proveniente da Latiano (classe'97), alta 186 cm, è tra le 12 giocatrici che formano la squadra della Nazionale italiana impegnata in questi giorni per l'Europeo Under 20 femminile.

Emanuela nella giornata dello scorso martedì ha potuto festeggiare il suo ventesimo compleanno in azzurro, a proposito dichiara: "Ho avuto la grande fortuna di poter festeggiare i miei 20 anni con le mie compagne in Nazionale, - continua la giovane cestista - seppur aprendo una semplice torta a pranzo è stata una grande emozione".

Sulle aspettative per gli ottavi di finale contro la Svezia: "La partita sembra essere fattibile, in quanto la Svezia si presenta come quarta dell'altro girone ammette Emanuela - ma non dobbiamo sottovalutare nessuno in una competizione di questo livello". La giovane cestista latianese ha iniziato a giocare a pallacanestro all'età di 12 anni circa: "Ricordo i miei primi allenatori delle primissime esperienze, che furono nella mia Latiano Oronzo Vitali e nella mia prima esperienza a Brindisi Gigi Santini, entrambi fondamentali per il proseguo della mia carriera"; dopo le prime esperienze Emanuela lascia per la prima volta casa per giocare nella stagione '14/'15 a Latina, '15/'16 a La Spezia e nell'ultima stagione ad Albino (provincia di Bergamo) e ad oggi non sa il suo futuro: "A Bergamo sono stata bene e sono cresciuta cestisticamente, - dichiara Valente - e inoltre ho iniziato i miei studi di servizio sociale ma il mio futuro è incerto; se restassi ancora un anno potrei iniziare anche una carriera da allenatrice di minibasket."

A Emanuela va il più grosso in bocca al lupo per questa seconda esperienza ad un Europeo Under 20 e per tutto il resto della sua carriera cestistica e di studi.

ESCLUSIVO LA TESTIMONIANZA

Elisa Maniglio racconta di quando il killer di Emidio piombò in casa sua e le portò via il padre, uccidendolo. per oltre venti delitti “Bullone” è stato condannato a 23 anni: “ci ha rovinato la vita per sempre”

S

di Lucia Portolano

tavo dormendo, improvvisamente sento un gran botto e mi sveglio di soprassalto. Tre uomini avevano fatto irruzione in casa, avevano il passamontagna e impugnavano una pistola, hanno preso mio padre, quasi completamente nudo, e lo hanno portato via. Da allora non lo abbiamo mai più rivisto ”. Racconta quella terribile notte del 12 settembre 1999 Elisa Maniglio, una delle tre figlie di Giovanni Maniglio ammazzato in campagna con un colpo di pistola alla testa da Vito Di Emidio, il boss pentito della Sacra Corona Unita. Era la fine degli anni ‘90.

Elisa, aveva 19 anni, era nella sua stanza, in quella casa di Tuturano in via Giuseppe Verdi, con il marito Davide suo coetaneo, e il loro bambino di soli 6 mesi. Nell’altra stanza dormiva suo padre e sua madre. Solo il caso ha voluto che le altre due sorelle più piccole, Alessandra di 13 anni e Valentina di 15, dormissero a Squinzano da alcuni famigliari. Giovanni Maniglio aveva 40 anni, faceva l’autista alla Stp (società trasporti pubblici) “Era l’una di notte – racconta la ragazza, che oggi ha 37 anni – ho sentito delle grida, qualcuno che chiedeva dove stavano i soldi, ho pensato ad una ra-

pina. Mia madre urlava. Ero atterrita. Spaventata.

Mi sembrava la scena di un film. Un uomo con la pistola in mano è entrato in camera mia, il mio bambino piangeva. Poi hanno afferrato mio padre, era nudo, lui ha chiesto di poter indossare almeno la biancheria intima, e lo hanno portato con loro.

Hanno puntato la pistola contro la tempia di mio marito ed hanno chiesto di aprire il cancello. “Do si apre pi favore” . Questa frase non la dimenticherò mai.

Ricordo poi la scena di mio padre che si aggrappava al cancello con forza per opporsi, ma loro sono riusciti a strapparlo.”

Dopo 15 giorni, esattamente il 24 settembre, Giovanni Maniglio è stato trovato da un contadino in un pozzo artesiano nella campagne di San Vito dei Normanni.

Sono passati 18 anni da quell’omicidio, nel frattempo Vito Di Emidio, detto Bullone, soprannome del quale andava fiero, si è pentito, ha riconosciuto di essere stato il responsabile della morte di oltre 20 persone, la sua condanna definitiva, arrivata qualche giorno fa, è stata di 23 anni. Pena ridotta e scontata, rispetto ai 27 precedenti, perché collaboratore di giustizia.

Elisa in questi anni ha cercato di rimuovere quella notte. “Per anni ho avuto paura, non riuscivo a sentir parlare di mafia – spiega - Quando vedevo gente con i caschi fuggivo via. Mi hanno aiutato i miei figli,

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LA TESTIMONIANZA

vedere loro crescere è stato un motivo di speranza.”

La ragazza oggi vive a Squinzano con sua sorella Alessandra e la madre Annarita, sono andate via da Tuturano subito dopo la morte del padre, l’altra sorella Valentina si è trasferita a Riccione. Giovanni Maniglio era originario della frazione brindisina, lì vive ancora oggi tutta la sua famiglia. E’ nato e cresciuto in quelle vie.

Di Emidio sulla morte di Maniglio ai giudici ha raccontato: “Avevo deciso di ucciderlo perché aveva fatto un affronto a mio fratello.

Il giorno fu casuale. Una sera ero libero da impegni e dissi a Fabio Maggio e a Vito Cavaliere: andiamo, dobbiamo fare un lavoro”.

Il 40enne fu portato in campagna e fu fatto stendere a pancia terra. “Lo interrogai- aggiunge ai magistrati- e poi gli sparai alla testa con la pistola. Ai primi colpi l’arma si inceppò. Poi fece fuoco. Ormai avevo deciso la sua condanna a morte.” Maggio si è poi pentito, mentre Cavaliere è stato trovato morto in Montenegro.

Dopo la morte del padre la vita di Elisa e delle sue sorelle non è stata per nulla facile, la mamma aveva 40 anni e una pensione di 500 euro al mese , faceva la domestica ogni tanto. Non si è più rifatta una vita. Tutte e tre le figlie sono riuscite a prendere il diploma andando anche a lavorare.

Elisa oggi gestisce i campi di calcetto dell’oratorio di Squinzano sequestrati alla mafia. “Quando il parroco mi ha chiamato e mi ha proposto questa cosa- dice – ho pensato fosse un segnale e che dovevo farlo.”

Ci hanno messo anni queste ragazze a mettere insieme i cocci di una vita distrutta da tanto orrore.

“Ci ha rovinato la vita – dice Alessandra, l’altra sorella, che ha 31 anni e lavora presso uno studio di podologia a Lecce- non c’è

da sinistra, Elisa e alessandra Maniglio nella casa di squinzano. sotto Giovanni Maniglio

giorno in cui non pensiamo a quello che ci ha fatto. Mi ha portato via l’adolescenza. Ed ora non abbiamo paura di parlare perché cosa possono farci di più. Il silenzio uccide due volte”.

Un misto tra rabbia e pena per quel sicario che in aula ha raccontato con ogni minimo dettaglio ogni omicidio senza mai un’emozione, un pentimento.

Loro in tribunale non sono mai andate, solo la madre ha reso testimonianza, è la prima volta che raccontano pubblicamente cosa è accaduto quel giorno.

“Se lo avessi davanti – spiega Alessandra – non saprei neanche cosa dirgli. Ma sono sicura che non avrà mai pace. E se mio padre non ha avuto giustizia terrena, perché non si può condannare a 23 anni un uomo che ha ammazzato oltre 20 persone, ci sarà la giustizia di Dio. Ognuno avrà quel che si me-

Giovanni Maniglio è stato riconosciuto vittima di mafia: “non abbiamo mai capito perché è stato ucciso” il7 MAGAZINE 16

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rita. E poi di quale pentimento parliamo.

Cosa c’è di giusto in tutto questo”.

Giovanni Maniglio quest’anno con sentenza del tribunale di Lecce è stato riconosciuto vittima di mafia, una battaglia portata avanti dalla sua famiglia, rappresentata dall’avvocato Luigina Martena.

“Non abbiamo mai capito cosa cercassero quella notte- conclude Elisa- mio padre era una brava persona, amava la sua famiglia, era incensurato. E’ stato detto che era vicino al clan di Buccarella. Ma a Tuturano tutti conoscono Buccarella e lui era andato a scuola con Salvatore Buccarella. Questo non vuol dire nulla. Poi è inutile farsi altre domande dopo quello che lo stesso Di Emidio ha raccontato. Lui ammazzava così, per un dispetto, per uno sguardo sbagliato. E mio padre era uno un uomo molto orgoglioso”.

l’assassino spietato aveva perso il conto IL SUPER KILLER

N

di Emidio, divenuto “pentito”, ammise tutti i delitti. alcuni non li ricordava più

on ricordo saranno stati diciannove o forse ventuno”. Non conosce neanche lui il numero esatto delle persone che ha ammazzato. Arriva la condanna definitiva per Vito Di Emidio, conosciuto nell’ambiente come Bullone, il boss sanguinario e crudele della Sacra Corona Unita, poi pentitosi subito dopo l’arresto. Per lui 23 anni di carcere per oltre venti delitti. Uno sconto di pena grazie al suo status di collaboratore di giustizia. Vive in una località protetta e dopo la sentenza definitiva andrà in carcere. Affiliato al clan Salvatore Buccarella, ma le regole e le gerarchie non gli sono mai particolarmente piaciute.

Omicidi, estorsioni e rapine, una lunga scia di sangue e torture dal 1986 al 2001. Tutti confessati dal super boss, con ogni minimo particolare, anche quelli che poco interessavano. Salvo perdere la memoria strada facendo per poi ritornare improvvisamente mentre cambiava il programma di protezione. Fa i nomi dei suoi presunti complici che a differenza sua, almeno quelli ancora vivi e che non si sono pentiti, hanno preso l’ergastolo come il cognato Giuseppe Tedesco, Pasquale Orlando e Daniele Giglio.

Inizia giovanissimo la sua carriera di sicario Vito Di Emidio, aveva 19 anni, quando nel 1986 durante un tentativo di rapina ammazza il presidente di Assindustria, Ciccio Guadalupi, all’interno dello stabilimento di pastorizzazione del latte a Brindisi. Poi qualche anno di pausa. Nel 1991 è la volta di Vincenzo Zezza ucciso a bordo di una Citroen Dyane.

Nel 1997 tocca a Michele Lerna ammazzato durante una rapina nella sua casa a San Michele Salentino.

Il 26 giugno del 1998 viene ucciso sul litorale nord di Brindisi Salvatore Luperti, il 22 gennaio del 1992 invece Nicola Petrachi, colpevole di non aver dato i soldi al gruppo per una partita di contrabbando. Davanti ad un bar del Paradiso viene invece ammazzato Antonio De Giorgi, e nel 1999 tocca a Giovanni Maniglio, ucciso per aver mancato di rispetto al fratello di Bullone. A seguire l’omicidio di Antonio Luperti, il ferimento di Giovanni Lonoce, e le torture e la morte di Giuseppe Scarcia di Tuturano. A questi si aggiunge l’omicidio di Sante Vantaggiato che Di Emidio aveva raggiunto in Montenegro per controllarlo un po’ perché non sempre mandava i soldi a Buccarella. “Vantaggiato si sentiva beautiful”, così lo ha definito durante il processo.

Per vendicare l’amico Mino Truppi ammazza Giacomo Casale e Leonzio Rosselli, con la complicità di altre tre persone. I due vengono primi torturati in una casa a Sant’Elia , presi a picconate e con una corda al collo. Poi uccisi.

Tra gli omicidi anche l’uccisione di Giuliano Maglie, detto Naca Naca, che Di Emidio fece ammazzare in Montenegro. Il suo corpo fu ritrovato sotto la cuccia di una cane.

Tra le sue confessioni anche la strage delle Grottelle con l’assalto al porta valori della Veliapol dove morirono tre guardie giurate, in questa rapina coinvolse anche uno dei capi della mafia sarda Marcello Ladu.

Lucia Portolano

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In alto Vito di Emidio, al centro una scena della strage delle Grottelle e qui sopra una delle sue vittime, Giuliano Maglie

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ESCLUSIVO IL CASO CARDINALE

Una morte U

deceduta a padova una figlia del facoltoso professionista che continua a “sostenere” catanzaro. pochi giorni prima si era rivolta ai carabinieri. Il magistrato blocca i funerali

di Gianmarco Di Napoli

na donna di 40 anni è morta venerdì scorso a Padova, per un improvviso malore. Era in procinto di partire per le vacanze. Lavorava in uno studio, era impegnatissima nel sociale e soffriva di una leggera forma di diabete.

Nulla che lasciasse comunque presagire, neanche lontanamente, rischi per la vita. I funerali dovevano essere celebrati mercoledì mattina, con notevole ritardo rispetto ai tempi consueti. Ma poco prima delle esequie, il magistrato ha bloccato tutto, rinviando a data da destinarsi. Ed è probabile che disponga un esame autoptico.

La donna, che chiameremo Milena, è la figlia di un noto professionista veneto che da circa sette anni dona (per sua stessa ammissione) ingenti somme di denaro a Paolo (divenuto nel frattempo Paola) Catanzaro,

nome d’arte Sveva Cardinale. La moglie ha già annunciato ad uno dei tre figli (un maschio e due femmine) di volerli estromettere da qualsiasi linea ereditaria, chiarendo che tutti i suoi averi, un patrimonio milionario, andranno a Catanzaro “perché i figli non sono quelli che nascono dai genitori ma quelli che ci scegliamo”.

Le due figlie, Milena e l’altra che chiameremo Federica, sin dal 2010 hanno saputo della sempre più pressante frequentazione di Paolo Catanzaro, insieme al suo solito gruppo di adepti, nella villa dei genitori: diecimila metri di terreno, vigneti tutt’intorno e campo da tennis. Per intere settimane la comitiva si trasferiva da Brindisi e si trasferiva nei confort della splendida residenza veneta. Non solo. Da quel momento i figli sono stati progressivamente allontanati dai genitori, sino al punto che questi ultimi, sul citofono di casa, hanno stampato l’etichetta “Casa di Paolo Catan-

Un frame della puntata delle Iene sulla storia di padova. Il video può essere visto con il QR - code

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zaro”.

Nello scorso mese di dicembre, quando grazie a un articolo su internet, hanno saputo della svolta improvvisa di quello che ricordavano come un mistico e che nel frattempo aveva cambiato sesso e tentava di sfondare del mondo dello spettacolo, le due figlie sono tornate alla carica con i genitori, per tentare di aprire loro gli occhi, ma sono state messe alla porta.

Contattate dalle “Iene”, la trasmissione d’inchiesta di Italia Uno che si sta occupando in maniera molto meticolosa della vicenda di Catanzaro, Federica è andata a parlare con i genitori, munita di una telecamera nascosta. E quella registrazione, andata in onda durante la trasmissione, ha fornito la prova di una situazione ai limiti della realtà.

Certa che i genitori siano totalmente nelle mani di Catanzaro, Federica poche settimane fa si era rivolta alla procura per formalizzare una denuncia per circonvenzione d’incapace nei confronti dell’ex mistico di Brindisi, nutrendo dubbi sulla reale capacità di intendere e di volere dei genitori.

Ma venerdì c’è stato il drammatico epilogo per Milena.

La donna chiama al telefono una vicina ansimando, chiede aiuto perché non si sente bene. Quando arrivano i genitori e l’ambulanza non c’è più niente da fare.

Federica viene informata solo 24 ore dopo, da un’amica. Il funerale (che addirittura qualcuno voleva far celebrare a porte chiuse) è fissato per mercoledì 12 luglio, ossia ben cinque giorni dopo il decesso. Ma i carabinieri, gli stessi che avevano raccolto la denuncia, vogliono vederci chiaro. E anche la sorella e il fratello.

“Ci sentivamo tutti i giorni”, racconta Federica al telefono. “Non riusciva a darsi pace per quello che stava succedendo, si vergognava molto di questa storia, era stressata”.

misteriosa La sua patologia poteva lasciare presagire un evento così tragico?

“Assolutamente no, i sintomi del diabete le erano apparsi lo scorso anno, ma stava molto bene. Era impegnata nel sociale, seguiva anche una squadra di basket in carrozzella. Ci eravamo parlate per telefono giovedì e domenica avremmo dovuto vederci prima che lei partisse in vacanza”.

Cosa la tormentava in particolare?

“Ci domandavamo come mai due persone delle capacità e del livello culturale dei nostri genitori potessero essere capitati in questa vicenda. Ci tormentava il fatto che fossero plagiati in quel modo e che negassero l’evidenza”.

A quanto ammontano le “donazioni” fatte dalla sua famiglia a Catanzaro?

“Guardi, ancora oggi nostra madre ogni lunedì prepara una serie di piatti con specialità locali e li spedisce a Brindisi insieme a denaro in contanti in una busta, penso siano di tre o quattromila euro settimanali. Questa storia va avanti dal 2010 e ho scoperto che già in quell’anno i miei genitori donarono a Catanzaro una casa ad Asiago del valore di 300 mila euro e che mio padre provvide a fare ristrutturare. In realtà Catanzaro, che mi risulta nullatenente, pagò la casa con una serie di assegni circolari emessi dalla stessa banca in cui mio padre ha il suo conto corrente. Mi risulta che abbia inoltre donato a Catanzaro una casa ad Assisi”.

Com’è nato, secondo lei, un legame di questo genere, tenuto conto che suo padre è un ottimo professionista, la cui fama travalica i confini provinciali?

“Non so come i miei genitori abbiano potuto perdere la testa. Mio padre fa discorsi strani, dice che Paolo ha il dono dell’ubiquità, che non si sposta in aereo ma è come se viaggiasse nello spazio, che è una persona meravigliosa con il cuore grande.

Nel frattempo lui (o lei) li ha convinti che devono fare sacrifici, che non devono persino più andare in vacanza. E questo nonostante i miei genitori possiedano ville al mare e in montagna. Li ha persuasi a licenziare la donna delle pulizie e il giardiniere perché, sempre per sacrificio,

sveva cardinale alias paola catanzaro

devono essere loro stessi a curare la villa e i terreni”.

Lei e sua sorella avete in qualche modo preso le distanze dai vostri genitori per tanti anni, poi all’improvviso siete tornate alla carica.

“Letto quell’articolo sul web che parlava di Sveva Cardinale, chiamai mia sorella e decidemmo di andare a parlare con loro.

Era il 31 dicembre dello scorso anno. Provammo a spiegare che secondo noi erano vittime di una gigantesca truffa, ma non vollero sapere ragione. Ci dissero che stavano benissimo, che la loro vita era bellissima. Alla fine io e mia sorella decidemmo di lasciare perdere, ognuna di noi è autonoma economicamente e loro continuavano a dimostrare una totale chiusura nei nostri confronti”.

E poi cosa è successo?

“A marzo mi ha telefonato da Brindisi una delle ragazze che faceva parte dell’entourage di Catanzaro, una che recentemente ha deciso di prendere le distanze da lui e dal suo gruppo. Mi ha detto: devi aiutare i tuoi genitori perché non stanno bene. Ho chiamato mia sorella, le ho detto lascia

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stare quello che stai facendo e vieni subito.

Andiamo a casa loro e li becchiamo tutti e due. Mia madre stava preparando gnocchi e pane da mandare a Brindisi, insieme alla solita busta con il denaro. Quando comincio a parlare di Paolo, dei festini, dei soldi usati per diventare famosa, entrambi sono diventati due belve. Solo gli esorcisti possono assistere a mutamenti di quel genere.

Hanno urlato e ci hanno messo alla porta.

Nelle rare occasioni in cui siamo andati a trovare i nostri genitori, arrivava sempre una telefonata di Catanzaro, che veniva puntualmente informato da mio padre della nostra presenza nella villa. Uscendo, prese dalla rabbia, con le chiavi della macchina abbiamo cercato di staccare quell’etichetta sul citofono con la scritta “Casa di Paolo Catanzaro”.

Poi la decisione, presa congiuntamente, di rivolgersi alla Procura, a Padova. La loro denuncia potrebbe essere inviata per competenza a Brindisi, dove la magistratura ha già raccolto una decina di esposti analoghi nei confronti di Catanzaro e dei suoi adepti. La storia di Padova è però diversa da tutte le altre: a Brindisi ci sono gli esposti relativi a vicende giunte già all’epilogo: conti in banca svuotati, famiglie separate, condizioni psicologiche allo stremo. Da Padova sembra invece che i soldi continuino all’ex mistico continuino ad arrivare.

La morte improvvisa di Milena, così tragicamente intrecciata nella vicenda, però apre ulteriori fronti che la magistratura intende chiarire. Proprio qualche settimana fa aveva chiesto alla sorella di accompagnarla da un suo amico carabiniere per avere consigli su come muoversi dopo la denuncia. E’ lo stesso militare dell’Arma che ora intende verificare se la morte di quella donna così angosciata incontrata pochi giorni prima sia solo una tragica coincidenza verificatasi in una storia comunque bruttissima: “Non so cosa sia successo a mia sorella”, dice Federica, “né se questi avvenimenti abbiano inciso in qualche maniera sulla sua fine. Ma non mi darò pace sino a quando questa storia non sarà chiusa”.

ESCLUSIVO IL CASO CARDINALE

Ecco le lettere con cui Rocco talucci difende a spada tratta l’ex mistico indagato per truffa. accusando a sua volta le presunte vittime del raggiro

l’arcivescovo “proteggeva” catanzaro: “paolo è sotto la mia guida”

Rocco talucci e a destra paolo catanzaro durante una manifestazione

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aolo Catanzaro, alias Sveva Cardinale, “coltiva una bella spiritualità ed è ora che venga lasciato tranquillo”.

Chi lo accusa di averle sottratto denaro (300 mila euro) dietro la promessa di far guarire il padre gravemente malato e poi morto “è alimentata non da senso di Chiesa ma da risentimento non giustificato”: tali valutazioni sono state messe nero su bianco, con due lettere con tanto di sigillo, dall’arcivescovo emerito di Brindisi-Ostuni Rocco Talucci e sono allegate agli atti del processo in cui Catanzaro, insieme a presunti complici, è accusato di truffa.

La singolarità della vicenda non è solo nella difesa di Talucci nei confronti dell’ex mistico di Brindisi, ma nel fatto che a depositarne copia sia stato lo stesso imputato principale, Paolo Catanzaro, venutone non si sa come in possesso, con lo scopo di screditare la sua accusatrice, nel corso dell’interrogatorio svoltosi presso la procura di Bari.

Sono due le lettere che comprovano come Talucci, ignorando l’atto formale con il quale il suo precedessore Settimio Todisco avesse bollato come false le “visioni” di Paolo Catanzaro (ordinando ai parroci di tenere lontano il “mistico” e vietando a chi continuasse a frequentare la chiesetta di Uggio di accostarsi ai sacramenti), rinnova la sua fiducia a Catanzaro, anche davanti alla giustizia terrena.

La prima lettera, data 24 dicembre 2012, è indirizzata ai carabinieri di Brindisi: “Non esiste a Brindisi nessuna comunità religiosa denominata ‘Il mistico di Brindisi’ - scrive Talucci - e quindi non si pone il discorso della legittimazione ecclesiastica. Devo aggiungere che conosco la posizione della famiglia D.B. (le presunte vittime della truffa, ndr) e il risentimento, e insieme l’accusa, di uno di loro, al quale ho chiarito personalmente tutto da tempo. E’ anche ora che il signor Paolo Catanzaro venga lasciato tranquillo perché la sua posizione è stata definita da anni. Opera nella sua parrocchia con il beneplacito del parroco per la direzione del coro”. La lettera, depositata in procura da Catanzaro, ha un appunto scritto a penna sotto la firma di Talucci. C’è scritto: “Per conoscenza a don Francesco Caramia”.

Caramia, per cinque anni segretario particolare di Talucci, è l’ex parroco del rione Bozzano, arrestato lo scorso anno per presunti abusi sessuali nei confronti di un chierichetto. Proprio nella chiesa di San Giustino de Jacobis, Paolo Catanzaro e la sua cerchia di fedelissimi si erano trasferiti dopo aver abbandonato la chiesetta di Uggio. Catanzaro, cominciando ad alimentare il suo sogno di entrare nel mondo dello spettacolo, era stato nominato direttore del coro dei ragazzi e aveva fondato un gruppo musicale, i Signum, con il quale aveva iniziato a tenere concerti di musica sacra. In diverse occasioni, ospite di queste esibizioni era stato lo stesso Talucci (la foto di questa pagina li ritrae in una di quelle manifestazioni).

La seconda lettera con il sigillo arcivescovile, anch’essa in possesso di Catanzaro e depositata in procura, è datata 10 marzo 2013 ed è indirizzata all’arcivescovo Luis Ladaria, segretario della Congregazione per la dottrina della fede

le due lettere scritte da talucci e depositate da catanzaro

della Città del Vaticano. La Congregazione ben due mesi prima aveva chiesto a Talucci delucidazioni su Paolo Catanzaro, alla luce dell’inchiesta per truffa avviata dalla procura di Bari e delle segnalazioni sulla frenetica attività condotta da Catanzaro. Ecco quello che scrive Talucci al Vaticano, certificando di fatto che segue personalmente Catanzaro: “In riferimento alla Sua del 21 gennaio 2013 dichiaro quanto segue: la situazione relativa al signor Paolo Catanzaro è risolta da anni, con obbedienza da parte del giovane, il quale conserva nel cuore il frutto spirituale della sua esperienza e, guidato personalmente dall’Arcivescovo, coltiva una bella spiritualità al servizio della parrocchia. La denuncia del dottor De Bellis è alimentata non da senso di Chiesa, ma da risentimento non giustificato. Ha avuto diversi colloqui con me. Sembrava essersi tranquillizzato. Gli ho posto delle condizioni cui non ha risposto”. Poi Talucci, rispondendo evidentemente alla disponibilità espressa dalla Congregazione di inviare propri emissari per verificare la situazione, aggiunge: “Non ha proprio motivo di intervenire. Sono pronto a ogni chiarimento doveroso. Negli anni scorsi il caso è stato seguito nel rispetto delle norme canoniche. La chiesetta dove anticamente si riunivano è chiusa da anni, è passata sotto la giurisdizione del parroco del paese vicino che provvede alla sua ristrutturazione con cautela e prudenza”.

Infine Talucci giustifica il ritardo di due mesi con cui risponde al Vaticano: “Mi scuso per il ritardo della risposta perché in gennaio sono diventato emerito di Brindisi-Ostuni e di conseguenza mi sono trasferito nella diocesi di origine con tutto quello che comporta. Eccellenza, più volte l’ho incontrata nella sua sede in Roma per altri problemi, le avrei parlato anche di questo se fosse stato ancora aperto”.

La famiglia che Talucci bolla come “non alimentata da senso della chiesa ma da risentimento” è quella di una professionista di Conversano che dal 2007 al 2011 avrebbe versato a Paolo Catanzaro circa 300 mila euro con la promessa di intercedere con la Madonna per salvare la vita al padre, gravemente malato. La disperazione della donna l’aveva portata ad aggrapparsi al “mistico di Brindisi” che, approfittando della fervida e devota devozione dell’intera famiglia, sarebbe riuscito a sottrarle una grande quantità di denaro, inducendola persino a sposare un uomo che a dire di Catanzaro, le era stato designato dal Cielo.

In effetti, cominciando a sospettare che Catanzaro fosse solo interessato ai soldi, la professionista raccontò tutto al fratello che decise di chiedere chiarimenti all’arcivescovo: “Riuscì ad avere udienza da Talucci, nel pa-

lazzo vescovile, quello stesso pomeriggio”, ricorda la presunta vittima.

“La sera, sulla strada del ritorno, mi raccontò che il vescovo parlava molto bene di Paolo, dicendo che era sotto la sua protezione e ne garantiva personalmente l’autenticità, quale davvero persona carismatica e mistica. Così continuai a pagare”.

La Procura di Bari invece non è stata dello stesso parere dell’arcivescovo emerito e ha chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Paolo Catanzaro e di una commerciante di Conversano, Lucia Borrelli, con l’accusa di truffa. Il processo inizierà a settembre ma nel frattempo la situazione si è ulteriormente aggravata, perché lo stesso pm Larissa Catella - dopo aver chiesto la proroga delle indagini - potrebbe ottenere il rinvio a giudizio per gli stessi reati anche nei confronti di Francesco Rizzo, brindisino di 40 anni, marito di Paolo Catanzaro (divenuta nel frattempo Paola, con il nome d’arte di Sveva Cardinale) e di Giuseppe Conte, anch’egli di 40 anni, nativo di Poggiardo (Lecce) e militare dell’Aeronautica, quest’ultimo ex marito della vittima. I due procedimenti potrebbero essere unificati.

Talucci avrebbe più volte pubblicamente testimoniato la sua totale stima nei confronti di Catanzaro, al punto di nominarlo “diacono”, ossia una sorta di prete laico in grado di somministrare anche la comunione. Una delle altre presunte vittime di Catanzaro, che ha sporto denuncia presso la procura di Brindisi dove si sta incardinando una grande inchiesta nella quale stanno lentamente convergendo tutte le testimonianze di chi avrebbe pagato decine di migliaia (se non centinaia di migliaia) di euro all’ex mistico. Una donna, moglie di un imprenditore, racconta che Catanzaro veniva seguito in ogni sua attività da monsignor Talucci, tanto da aver assistito personalmente alla consacrazione di Paolo da laico officiata con la presenza e la benedizione dello stesso vescovo. Questo semplice mandato ecclesiastico sarebbe stato successivamente millantato da Catanzaro come uno speciale mandato vescovile (inesistente) atto a poter disporre del sacramento della confessione.

Mentre Talucci, anche di fronte alla denuncia nei confronti di Catanzaro, continuava a sostenere Paolo divenuta Paola, il nuovo arcivescovo Domenico Caliandro, proprio alla luce dell’inchiesta barese, dichiarò ufficialmente il giovane “un falso mistico” mettendo al bando tutte le attività svolte nelle parrocchie di Brindisi e dintorni in cui, con i suoi adepti, continuava a operare. Ma nel frattempo Paola si era trasformata in Sveva e la storia era tutt’altro che chiusa.

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Gianmarco Di Napoli

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INAUGURATA DA ANDREOTTI

Quella fiamma votiva che doveva essere eterna

D

di Giovanni Membola

oveva essere una fiamma perenne, a perpetua memoria degli immortali eroi dell’invitta Marina d’Italia. Fu accesa domenica 18 luglio del 1965 durante la cerimonia di inaugurazione dell’Ara Votiva nel piazzale antistante il Monumento al Marinaio d’Italia per mano dell’allora ministro della difesa Giulio Andreotti, ma è stata spenta poche settimane dopo, e riaccesa solo in rare occasioni.

La cerimonia è ricordata nelle cronache del tempo come una giornata memorabile che si svolse in un clima di “fervida spiritualità”, un evento molto partecipato alla presenza di importanti autorità civili, militari e religiose e da tanti cittadini sempre sensibili alle vicende dalla Marina Militare.

Il ministro Giulio Andreotti, durante la sua breve permanenza, presenziò a diverse manifestazioni. Subito dopo l’arrivo, avvenuto alle ore 10.30 con un volo speciale, fu accompagnato dal presidente della commissione parlamentare alla difesa on. Giulio Caiati e dal sottosegretario di stato alla difesa on. Mario Marino Guadalupi nei locali del Dopolavoro della Marina Militare, dove consegnò agli anziani del lavoro una serie di diplomi e sessantasei medaglie (32 d’argento e 34 di bronzo). Il gruppo si spostò poi nel piazzale inferiore del Monumento al Marinaio dove - alle 11.45 - ebbe inizio la cerimonia dell’inaugurazione dell’ara votiva, con la celebrazione della messa al campo officiata dall’arcivescovo ordinario militare mons. Pintonello. Al termine del rito, subito dopo la Preghiera del Marinaio e la benedizione dell’ara, il ministro Andreotti accese quella che doveva essere la fiamma perenne, il momento più suggestivo dell’intera manifestazione.

“La fiaccola che d’ora innanzi brillerà nella notte su quest’ara, ricorderà ai naviganti ed ai cittadini la meravigliosa consegna di ‘non dimenticare’ – affermò durante l’allocuzione il capo del dicastero - è un tributo doveroso e gentile verso i morti ed i loro congiunti.” Infatti l’ara votiva fu voluta non solo come opera di valorizzazione del Monumento al Marinaio d’Italia, ma soprattutto come rinnovata testimonianza del sacrificio di coloro che in pace ed in guerra immolarono sul mare la loro vita per la Patria.

Alla cerimonia parteciparono anche l’on. Abate, l’on. Carlo Mugnozza Scarascia e il sen. Antonio Perrino, insieme a tutti i principali rappresentanti locali: Vitantonio Palma in qualità sia di presidente dell’amministrazione Provinciale che di presidente del comitato promotore, il sindaco Luigi Capone, il questore Paolo Panzera

Giulio andreotti all’inaugurazione dell’area votiva. sotto, un momento della solenne cerimonia svoltasi a Brindisi il 18 luglio 1965 e il prefetto Ciro Conte, a cui giunsero numerosi telegrammi di ringraziamento per l’organizzazione e la riuscita dell’evento. Tra i presenti anche il Capo di Stato Maggiore della Marina ammiraglio Giurati ed altri importanti rappresentanti delle Forze Armate. A fare da cornice alcune unità della Squadra Navale ormeggiate nel seno di ponente, ovvero le navi Garibaldi, Impavido e Etna, visitate da un gran numero di brindisini al termine del raduno, e ad “aggiungere alla manifestazione una significativa nota di colore, di entusiasmo e di commozione” la banda della Marina Militare, che nel pomeriggio ebbe un concerto in piazza della Vittoria.

La cerimonia continuò all’interno della cripta del Monumento al Marinaio con lo scoprimento di due lapidi sulle quali sono incisi i nomi delle

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126 medaglie d’oro alla memoria della prima e seconda guerra mondiale.

Andreotti ripartì per Roma con lo stesso volo alle ore 15.00 dopo aver partecipato alla colazione offerta dal prefetto Conte. Il menu prevedeva un cocktail di gamberetti in salsa aurora, ravioli mantecati alla panna, dentice del mare nostro in bellavista con salse di maionese, tartara, olio e limone, roastbeef all’inglese con pomodori e insalata mista, dessert semifreddo Martell – Corvoisier, macedonia al maraschino, vini tipici del Salento (bianco e rosato), acqua minerale e moka.

Durante l’intera giornata le bandiere nazionali furono esposte sui pubblici uffici e fu disposta la chiusura delle strade cittadine sul percorso del Ministro.

Un’altra curiosità: alla raccolta di fondi per la creazione dell’ara votiva parteciparono anche due piccoli comuni della provincia di Pavia, Canneto Pavese e Montescano, che offrirono un assegno di 5.000 lire ciascuno.

Non mancarono le polemiche. Con una missiva a firma del presidente dell’Ente Prov. del Turismo Norberto Rolandi, fu accusata la Rai per aver trasmesso poche immagini dell’evento, ovvero solo quelle del momento dell’accensione della fiamma “e non della cornice suggestiva dell’ambiente, così da poter far vedere ai telespettatori, ed ammirare, uno dei gioielli panoramici più belli della nostra Italia”.

Si ringrazia per la collaborazione l’Archivio di Stato di Brindisi e la Biblioteca “A. De Leo”.

INCONTRO CON LO SCRITTORE

A

di Gianfranco Perri

nche se siamo sempre più numerosi quelli che questa vera storia l’abbiamo già, e ormai da più fonti, letta e rielaborata, a tutt’oggi, ufficialmente e soprattutto nelle nostre scuole, non se ne parla proprio di rettificare, e quella storia la si racconta ancora esattamente come la si cominciò a raccontare dal giorno successivo alla proclamazione del regno d’Italia, dopo l’annessione “plebiscitaria” del borbonico Sud al regno dei Savoia.

Adesso, lo scrittore pugliese Umberto Rey, con il suo contagioso entusiasmo ha deciso di raccontarci quelle rocambolesche recenti vicende storiche in chiave romanzata: con leggerezza quindi, però con penetrante e contundente realismo, impiegando con bravura l’arte del coinvolgimento inconscio che il romanzo può esercitare mentre, di fatto, informa, spiega e scuote intimamente il lettore.

Ho conosciuto e chiacchierato amenamente con Umberto Rey in occasione della presentazione del suo recente romanzo “Il testamento di Don Liborio” nella Libreria Pezzuto lo scorso giovedì 6 di luglio. Dal libro, pubblicato lo scorso marzo e già rieditato, è anche stata tratta un’opera teatrale, presentata a Mola di Bari ed in altri teatri pugliesi - speriamo la si possa presenziare presto anche a Brindisi - ed è già in cantiere un film: un bel successo quindi, una incoraggiante accettazione di pubblico; magari la volta buona per una diffusione ampia ed incisiva di questo, troppo a lungo tergiversato, capitolo della storia d’Italia.

Anche se personalmente non ho la formazione necessaria a poter esprimere commenti e giudizi letterari su questo romanzo di Umberto Rey, invito comunque tutti a leggerlo, perché è un romanzo storico bello ed avvincente che, ne sono convinto, susciterà nel lettore sentimenti forti e contrastanti: di meraviglia e di sconcerto, di incredulità e di rabbia, di curiosità e di stimolo ad approfondire. Approfondire sulla storia, su quella storia, su quel pezzo di nostra storia, ricercando ed investigando sui dettagli, sugli aspetti ancora controversi, sui fatti e sui personaggi coinvolti, a partire proprio da Don Liborio Romano, di Patù, quasi un nostro paesano: “patriota, truffatore, traditore, doppiogiochista, trasformista, camorrista, o… padre d’Italia” come si sottotitola il romanzo di Umberto Rey. Di certo uno dei personaggi più intriganti e, indubbiamente, più determinanti dell'unità d'Ita-

due protagonisti dell’Unità d’Italia: un Romano di patù e uno di Brindisi

lia: Lo si incontra a Napoli, con altri professionisti salentini, quale rivoluzionario protagonista dei moti del 1820, per cui venne imprigionato e poi inviato prima al confino e poi in esilio. Ritornato a Napoli, aderì alle idee della Giovine Italia di Mazzini, frequentando il salotto di Adelaide Ristori in compagnia di numerosi altri universitari salentini, tra i quali Nicola Mignogna, Vincenzo Carbonelli, Giuseppe Fanelli, Francesco Trinchera, Giuseppe Cisarea, i fratelli Stampacchia e tanti altri ancora. Nel 1848, molti di loro parteciparono agli avvenimenti che condussero alla concessione della costituzione da parte del re Ferdinando II di Borbone e poi, Liborio Romano fu nuovamente esiliato in Francia fino al giugno del 1854. Finalmente, lo si ritrova ancora a Napoli, ma questa volta come ministro degli interni e capo della polizia del re Francesco II di Borbone, proprio in quel 1860 quando Garibaldi sta giungendo a Napoli.

Nel romanzo storico, questo uno dei suoi van-

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taggi, si può dire e far dire senza dover necessariamente provare quel che si dice e si fa dire: una maniera certo semplicistica e magari utilitaristica, ma alle volte molto effettiva, di raccontare la storia.

Pasquale Romano di Gioia del Colle, detto “il sergente” ex ufficiale del dissolto esercito borbonico, fu il protagonista dell’unico importante episodio del brigantaggio politico post unitario nel brindisino: “Il 23 ottobre 1861, tra Brindisi e Mesagne, nei pressi della masseria Santa Teresa, fu intercettata una banda di briganti comandata da Sergente Romano e la sera del 20 novembre la banda, composta da un centinaio di briganti, si diresse su Carovigno e assalì il corpo di guardia, mise in fuga le guardie presenti e rubò le armi. Molti popolani aderirono alla sommossa e, inneggiando al re Francesco II, presero d’assalto i palazzi del paese e, dove poterono, saccheggiarono alimenti, tabacco e quant’altro.

Poi, la sera del 23 novembre, la banda si diresse su Erchie con l’intenzione di rieditare le gesta di Carovigno, ma i briganti di Sergente Romano incontrarono il sindaco, Francesco Papa, con la popolazione e le guardie prevenute, e solo qualche gruppuscolo di popolani ad accoglierli e inneggiarli. Ne derivò un conflitto a fuoco con morti e feriti e poi la banda si dileguò nelle campagne brindisine, portandosi dietro e poi uccidendo, Giuseppe Biasi, un liberale di Torre Santa Susanna. Il 1° dicembre, l’intera banda fu imboscata dall’esercito nella masseria Monaci, tra Noci, Alberobello e Mottola. Nello scontro caddero colpiti numerosi briganti e vari luogotenenti di Romano, il quale riuscì a salvarsi nascondendo la sua identità. Altri briganti furono feriti e molti fuggirono e si dispersero, per poi, col tempo, quasi tutti cadere prigionieri ed essere incarcerati o giustiziati. Sergente Romano morì il 5 gennaio 1863 nei boschi di Vallata, presso Gioia del Colle. Morì in conflitto, ucciso con un’altra ventina dei suoi briganti, e con la sua morte si spense del tutto anche la breve vicenda del brigantaggio brindisino, inteso come fenomeno politico di massa.”

l’OROscOpO di ASTER X aRIEtE

tORO

GEMEllI

21 maggio 21 giugno

22 giugno 22 luglio

Maria Greco Insegnante Isef nata il 4 aprile

Galiano Lombardi Antiquario nato il 28 aprile

Elisa Mariano Parlamentare nata il 18 giugno

Marco Giuri Cestista nato l’8 luglio

21 marzo 20 aprile

sì, sì. la radio ve lo ripete mentre siete inscatolati in auto, ancora alle prese con una serie di incombenze: c’è un inverno perfino alle Hawaii. per quanto vi riguarda, l’inverno è superato e siete in piena estate. sbalzi di temperatura, cambiamenti improvvisi sorretti dallo sguardo indulgente di almeno un paio di pianeti tra cui la bella Venere che vi invita a tagliare i rami secchi e a ripensare la vostra vita affettiva. Vi ci vuole una vodka dry. Ghiacciata.

21 aprile 20 maggio

tiratevi su. I soldi non fanno la felicità. la colonnina di mercurio invita a non pensare troppo ai guai. Il weekend risolleva l’umore: c’è il mare, il sole cocente e la sabbia che brilla. cosa desiderare di più? l’amore procede, senza picchi di eccessivo entusiasmo ma su un tracciato dritto e privo di sconnessioni. le stelle tramano per suggerirvi la giusta via anche per le questioni professionali. Meglio non esagerare: Martini in ghiaccio. con una fetta di limone.

Qualche problema con la modulazione di frequenza. si sente qualche disturbo e saltano i nervi. peccato, on air c’era proprio il vostro brano preferito ma non siete riusciti ad ascoltarlo. Ma del resto non si può avere tutto dalla vita, soprattutto non senza prima aver preso una posizione chiara. l’amore non risponde come vorreste. Il lavoro procede ma non vi entusiasma. passerà. Intanto rinfrescatevi: bollicine di qualità.

cancRO

Ora è proprio il tempo per voi. l’anno che verrà sarà foriero di soddisfazioni e di successi. Ora inizia una fase di miglioramento affettivo e professionale che inizia a darvi un po’ di pace dopo un inizio d’anno turbolento. Iniziate con un weekend di assoluto relax, in attesa che il pianeta dell’amore faccia trionfalmente ingresso nel vostro segno ad agosto. forma smagliante, attenti alla dieta. Ma con un gin tonic non si sbaglia mai.

lEOnE

VERGInE

BIlancIa

23 settembre 22 ottobre

23 ottobre 22 novembre

Valentina Molfetta Speaker radio nata il 22 agosto

Carlo Annese Giornalista nato il 10 settembre

Emiliano Poddi Scrittore nato il 18 ottobre

Elfisio Panzano Cantante nato il 3 novembre

Il lavoro va a gonfie vele. se solo la smetteste di agitarvi e vi poneste alla ricerca della quiete interiore. solo dialogando con voi stessi potrete riuscirci: questione di volontà e determinazione. se in vacanza non potete andarci, non disperate. l’atmosfera è quella giusta anche a due passi da casa.

Giove alza il pollice. saturno anche, non ostacola. Ogni tuo desiderio è in ordine. su, corri a fare baldoria. ti ci vuole un Moscow Mule.

E’ arrivato il momento di mettere un punto e ricominciare. non puoi più restare seduto in disparte. Hai tutte le carte in regola per dire la tua e per trasformare la tua vita in un capolavoro. le stelle portano voglia di chiarezza in amore e un weekend di riflessione per tutto il resto. per i successi professionali bisognerà attendere ancora qualche giorno. alla fine del mese arrivano buone notizie. forza, non è poi così lontana. Un bel calice di rosso e si ragiona meglio.

23 luglio 23 agosto

saGIttaRIO

23 novembre 21 dicembre

24 agosto 22 settembre

capRIcORnO 22 dicembre 20 gennaio

Marco Simone Commerciante nato l’11 dicembre

Cosimo Prudentino Fotografo nato il 10 gennaio

poco spazio per i sentimenti. siete in altre faccende affaccendati. Il lavoro va a gonfie vele e anche nei giorni che verranno avrete il vento in poppa. l’amore non va. Venere arrabbiata non vi dà pace: non è detto, però, che ciò sia un male. E’ utile, ogni tanto, fare pulizia di contatti, di rapporti che non funzionano più. concentrarsi su se stessi è un ottimo rimedio: un liquorino al mirto, e passa la paura.

non alzate troppo la voce, non serve. per affermare le proprie ragioni è sufficiente parlare con fermezza. sottovoce. siete sotto stress, è stato un anno difficile. E la luna della metà di luglio non pensa certo a rendervi le cose più semplici. l’autunno sarà la vostra stagione. nel frattempo godetevi l’estate senza troppi pensieri. la leggerezza aiuta, ci vuole anche un po’ di autocontrollo. per voi un analcolico. Meglio non strafare.

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Keep calm. anche se all’apparenza nulla sembra andare per il verso giusto, non è come sembra.

Venere vi sorregge e vi suggerisce cosa è meglio fare: il passato va lasciato alle spalle, il futuro è tutto da costruire. Il lavoro va lasciato fuori dalla vita privata, se si vuole restare al riparo da inutili tensioni. ci sono buone novelle in arrivo, qualcuno le ha già ricevute, in ambito professionale. se c’è uno scoglio, nuotate oltre. per voi birra ghiacciata.

acQUaRIO

scORpIOnE

niente da fare. Il presente delude. Ma il futuro incoraggia. nulla di particolarmente grave. noia, astenia. poche novità sotto l’ombrellone. Ma è uno stop temporaneo. agosto risveglia i sensi e la voglia di mettersi all’opera. Ma non è solo per grazia ricevuta. potete fare delle scelte, saranno quelle giuste. potete sbattere qualche porta in faccia in tutta sicurezza. andrà tutto alla grande.

Qualsiasi cosa abbiate mangiato, ci vuole un digestivo. Bello forte.

pEscI

21 gennaio 19 febbraio

20 febbraio 21 marzo

Emilio Graziuso Avvocato nato il 9 febbraio

Giuseppe Antonelli Consulente nato il 27 febbraio

non vi manca proprio nulla. Gli astri sono dalla vostra. non resta che passare all’azione. l’occasione può giungere inaspettata proprio nel weekend. Quelli che verranno saranno giorni sereni, di pace interiore ed esteriore. attenti al portafogli, non c’è proprio bisogno di strafare: del resto una nuotata, in questi lidi, non costa nulla. anche per recuperare la forma fisica. subito dopo un cocktail alla frutta: leggero.

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Gli astri sono complici nel lavoro, Venere si oppone nella vostra sfera sentimentale. senza grossi squilibri andate avanti, in attesa di tempi migliori. ad agosto andrà meglio, molto meglio. In autunno ancor di più. Il weekend è ancora turbolento, ma per lo più si tratta di nuvole passeggere. sognate in grande, pensate in grande. niente paura: per voi tequila sale e limone.

In giro per la provincia tra musica e spettacoli CARTELLONE

C

a Mesagne dal 15 al 17 luglio la festa patronale: nella serata conclusiva concerto degli audio 2. torna pianOstuni

di Stefania Franciosa

oncerti, mostre, spettacoli teatrali, presentazioni di libri, feste, sagre: sono numerose le iniziative organizzate, quest’estate, da amministrazioni locali, da associazioni e privati, eventi di grande livello all’insegna della cultura, dell’arte, delle tradizioni e della spensie-

ratezza .

Il week end, e non solo, sarà ricco di appuntamenti interessanti nel capoluogo e nei diversi comuni del territorio.

Musica e cabaret in spiaggia venerdì 14 luglio presso il lido Oktagona: a partire dalle 22 Zigo e i Carosello garantiranno musica e risate (ingresso libero su lista. Info:333 859 4233).

Dopo il successo della prima edizione che ha visto la partecipazione di musicisti come Ezio Bosso e Michael Nyman, torna, nella città bianca, PianOstuni, il festival dedicato al piano e alle sue incredibili sfumature espressive. Tre giornate consecutive dal 14 al 16 Luglio con gran finale l’11 Agosto. Nel Chiostro di San Francesco il pianista armeno Tigran Hamasyan presenterà il nuovo album “An Ancient Observer”(biglietto Euro 20 +d.p.).

Link prevendita online http://bit.ly/newtigran. Il giorno successivo si esibiranno, con ingresso libero, Aeham Ahmad nel Chiostro alle 21 e Peter Cincotti sulla scalinata Antelmi alle 23.

Domenica sarà la volta di Francesco Remo Anzovino alle 21 nel Chiostro San Francesco, alle 22.30 di Dargen D’Amico in Piazza Cattedrale (eventi a ingresso libero).

Il 14, dalle 21, il trio “Candles in the wind” in concerto presso la Masseria Tredicina a Francavilla Fontana. Un repertorio di canzoni internazionali: da David Bowie a Mercedes Sosa, da Pat Metheny ad Elp, da Morricone a Ferrè. L’ingresso è a pagamento.

Per prenotazioni chiamare lo 0831 810918.

A Rosa Marina, venerdì 14, con inizio alle 18.30, con ingresso gratuito, sulla piazzetta, andrà in scena la Kermesse di Moda che vedrà protagonisti stilisti emergenti ed affermati. L’evento rientra nella due giorni del Medit Summer Fashion, percorso enogastronomico ricco di sapori, profumi e colori della Puglia.

Nella zona dell’antica Torre di Santa Sabina (Carovigno), il 14 appuntamento con la seconda edizione di Sogni e Fuochi, il Festival diretto da Maurizio Ciccolella. Dalle 19 alle 23 no stop di teatro, cinema, audiostorie e degustazioni. Da segnalare alle 21 lo spettacolo “Nuda” con testi di Stefano Benni con ingresso libero e posto a sedere prenotabile solo al numero whatsapp 346 660638 o alla mail scuolatalia@gmail. L’iniziativa è patrocinata dal Comune di Carovigno.

L’Associazione Musicisti Valle d’Itria, con il patrocinio del Comune di Cisternino, organizza domenica 16 Luglio, in Piazza Garibaldi, il secondo evento di quest’anno incentrato sulla nona edizione del “Festival Borgo Incantato” interamente dedicato alle musiche tradizionali del sud Italia: alle 21 concerto del gruppo Le Capère con musiche e canti della Campania e alle

22.30 sul palco i “Beddu ci balla” con musiche e canti della Murgia e del Salento. (Ingresso gratuito).

L’Avis di Mesagne e la Compagnia Nuovo Teatro Mesagne offrono, gratuitamente, nella cornice di Piazza Commestibili, venerdì 14 Luglio, dalle 20.30, una divertente commedia dialettale tratta da una delle commedie di Gaetano di Maio, con la regia di Cosimo Guarini. La rappresentazione metterà in risalto l’aspetto grottesco di un mondo semplice e contadino.

Si accendono i riflettori sulla sedicesima edizione del Coccaro Jazz Festival: tre gli appuntamenti in programma con nomi celebri del panorama musicale nazionale ed internazionale. Si parte domenica 16, alle 21, nella meravigliosa cornice di Masseria Torre Coccaro, con la musica di Gianluca Guidi e Francesca Tandoi che saranno accompagnati da un quartetto jazz di straordinario talento. Verranno proposti i brani più noti di Frank Sinatra, Ella Fitzgerald, Sarah Vaughan. (Ingresso a pagamento. Info: 080 4123467).

Domenica 16 Luglio, dalle ore 18, su iniziativa dell’Associazione Millenari di Puglia, escursione tra natura e civiltà rupestri con partenza da Masseria Fontenuova. Si camminerà tra ulivi millenari e paesaggi sconfinati respirando i profumi della macchia mediterranea. Al termine dell’escursione i partecipanti saranno ospiti della masseria per una degustazione. E’ prevista una quota di 6 Euro per l’escursione mentre la degustazione (facoltativa e comunque su prenotazione) ha un costo di 10 Euro. Per partecipare è necessaria la prenotazione alla segreteria organizzativa al 373 5293970.

Dal 15 al 17 Luglio Mesagne vivrà la sua festa patronale. Per la serata conclusiva, lunedì 17, è prevista l’esibizione degli Audio 2. Il concerto avrà luogo alle 22 in Piazza Vittorio Emanuele.

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AMBIENTE

di Alessandro Caiulo

pUlIZIa fOndalI: sUB VOlOntaRI nEll’OasI dI tORRE GUacEtO

omenica 9 luglio, ad una settimana di distanza dalla pulizia del litorale, il Consorzio di Gestione di Torre Guaceto ha organizzato, insieme al WWF Brindisi, una giornata dedicata alla pulizia del fondale della Riserva Marina, chiamando a raccolta più di una cinquantina di subacquei appartenenti a diverse associazioni di Brindisi e provincia.

Oltre agli “Ncilonauti” del Marina di Brindisi Club, di cui mi onoro di far parte, hanno partecipato attivamente all’iniziativa i subacquei di Aquademia Brindisi, il gruppo Scuba della Lega Navale di Brindisi e quelli della Sezione di San Vito dei Normanni, oltre al centro Acquatico Nord Salento ed gli amici della Polizia di Stato.

Giunti sul posto con le auto, debitamente autorizzate ad entrare in riserva per poter scaricare bombole ed attrezzature varie, ci hanno raggiunto via mare i gommoni con cui, dopo la foto di gruppo di rito, scattaci dal cielo dal drone di Antonio Passante, che nell’occasione ha realizzato suggestive riprese, ci siamo recati nei diversi punti della Riserva Marina per setacciare i fondali alla ricerca di materiali inquinanti ed altri rifiuti da rimuovere.

A dire il vero c’è stato, grazie a Dio, ben poco lavoro da fare da questo punto di vista dato che il fondale, a differenza di quelli più vicini ai centri urbani, era quasi immacolato: giusto qualche bottiglia, qualche busta di plastica e dei pezzetti di tubo da irrigazione, verosimilmente trasportati dalla corrente, sono stati riposti nelle apposite sacche a rete per la raccolta in mare e, per il resto, ci siamo goduti l’immersione, almeno per quanto riguarda il mio gruppo, nella vasta ed incontaminata prateria di posidonia che si trova poco a nord della torre costiera da cui la riserva marina prende il nome, popolata da salpe, donzelle, castagnole ed occhiate e, nei tagli fra la roccia, grossi saraghi delle tre diverse specie che abitano i nostri fondali.

La buona salute di cui gode la posidonia è un segnale certamente positivo per l’ambiente marino dal momento che l'estrema sensibilità di questa pianta ai fattori quali torbidità e inquinamento fa sì che sia considerata un vero e proprio bioindicatore, capace di mostrare con precisione lo stato di salute delle acque, al punto che una riduzione delle praterie di posidonia è considerata dagli scienziati una prova inequivocabile di un inquinamento in corso, mentre se questa pianta è fiorente è segno certo che il mare gode di ottima salute.

La sua importanza per l’intero ecosistema marino non si ferma qui: le sue radici assolvono la stessa funzione che, sulle pendici delle colline,

hanno gli alberi, dal momento che stabilizzano il fondale sabbioso riducendo l’idrodinamismo e smorzando il moto ondoso a riva, causa principale della erosione delle coste; inoltre dà riparo ad un numero infinito di pesci e invertebrati marini che, come tra le foglie degli alberi, trovano riparo dai predatori, si riproducono, crescono e si nutrono.

Mi distraggo un attimo per fotografare un polpo che fa capolino dalla tana, proprio a margine di un grosso ciuffo di posidonia ed ho dovuto faticare non poco per ritrovare i miei compagni di immersione proprio sotto il gommone, al termine della ora e più dedicata alla pulizia del fondale.

Più fortunato di noi, dal punto di vista naturalistico, il gruppo di Aquademia guidato da Beppe Mesiano che si è imbattuto anche in un trigone, delle piccole corvine ed una bella murena.

I rifiuti raccolti da tutti noi hanno riempito appena un paio di sacchi; niente a che vedere con i 34 sacchi che sono stati, invece, necessari appena una settimana prima, per raccogliere tutta l’immondizia raccolta fra le dune, le spiagge le calette della riserva e consistente in massima parte da plastica e polistirolo.

Al termine della giornata resta, oltre che la stanchezza, la sensazione di aver fatto qualcosa di utile, forse più dal punto di vista simbolico che pratico, dal momento che la vera fatica la affronteremo fra qualche settimana quando provvederemo alla pulizia della baia di Materdomini, sulla costa nord di Brindisi fra le rovine del Picnic e la mitica conca, dove ci aspettano svariati quintali, se non tonnellate, di rifiuti di ogni genere, gettati in mare dalle centinaia di sporcaccioni che, specialmente nei mesi estivi, imperversano sulle nostre coste

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14 luglio 2017

HIP-HOP

Il team di teddy Quaranta rappresenterà l’Italia a phoenix

Brindisi ai Mondiali con la street school I

di Daniela Napoletano

l brindisino Teddy Quaranta, in arte Wigga, 29 anni, con le sue due crew “Kings of the south” (categoria adult) e “Impero Squad” (categoria megacrew) rappresenterà l’Italia nel mondo al “World Hip Hop Dance Championship 2017” che si terrà a Phoenix (Usa) dal 7 al 12 agosto prossimi.

Trentadue ragazzi, quasi tutti brindisini, che ci rappresenteranno ai Mondiali, dopo essersi aggiudicati il titolo italiano lo scorso 22 aprile alle Hip Hop International svoltesi al Teatro Olimpico di Roma. Un grande risultato e motivo di orgoglio per l’intera città.

“Ero certo che saremmo arrivati sul podio, non immaginavo il primo posto, ma quando sai che hai lavorato duro e ce l’hai messa tutta i risultati arrivano”, è la filosofia di Teddy Quaranta, direttore artistico della Street School – Hip Hop Academy, che ha fondato nel 2010 in via provinciale per San Vito a Brindisi.

Teddy è un ragazzo di poche parole, molto semplice, determinato nelle sue scelte e con questa grandissima passione per l’hip hop, trasmessa a tutti i suoi ragazzi, dai più piccini ai più grandi, e anche alle mamme dei suoi allievi, compresa la sua, che volerà al suo fianco, col papà, in direzione Usa. Teddy è una persona che non sa chiedere, questa volta era ritornato da Roma contentissimo per il risultato ottenuto per sé e i suoi allievi ma pure per Brindisi, convinto che la sua città ne sarebbe stata orgogliosa, avrebbe gioito con lui e lo avrebbe sostenuto per affrontare questi Mondiali negli States nel migliore dei modi: “Se non fosse stato per qualche piccolo imprenditore locale, grazie al quale abbiamo potuto acquistare i costumi con cui balleremo, pagare il pullman che ci porterà a Roma e poi al ritorno a Brindisi e le quote di iscrizione per ciascun partecipante (95 dollari a testa), non abbiamo avuto risposte né dall’amministrazione comunale né dalla Regione né da altri che ho interpellato a livello nazionale. Eppure rappresenteremo l’Italia nel mondo”.

E’ deluso Teddy Wigga: naturalmente lui

prosegue per la sua strada, allenamenti tosti tutti i giorni, comprese le domeniche, e con qualsiasi temperatura, ciò che a lui dispiace è lasciare a casa qualcuno dei suoi ragazzi, la cui famiglia non può affrontare le spese per la lunga trasferta in America (circa mille e settecento euro a testa). Lui, dopo essersi aggiudicato il primo posto al campionato italiano, già due anni fa portò la crew ai Mondiali di San Diego, senza alcun supporto esterno; ma era certo che questa volta sarebbe stato diverso, invece ha dovuto prendere atto della triste realtà, l’hip hop continua a essere una disciplina totalmente sconosciuta e ignorata, pur facendo parte della Federazione.

“Questo per me non è lavoro, è passione pura”: Teddy Quaranta infatti, diplomatosi all’Industriale Giorgi, e poi laureatosi in Informatica a Bari, è uno strutturista aeronautico, in parole semplici si occupa di costruzione di Boeing presso la Leonardo a Grottaglie.

Otto ore di lavoro lì, con i turni notturni, e almeno quattro, cinque ore giornaliere di allenamento alla Street School: “Ho ballato sin da quando ero piccolo, alle scuole elementari, alle recite io ero sempre in prima linea. E poi mi hanno spinto in questo senso sia i nonni, che i miei genitori, fantastici, loro ballano il liscio”.

Teddy si è avvicinato al mondo dell’hip hop quando aveva 15 anni, nella scuola di danza di Antonella Mita, poi ha frequen-

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tato un’accademia a Bari, quindi diversi stage a New York e Los Angeles. Insegna e lavora contemporaneamente. Ed ha creato intorno a sé un affiatatissimo gruppo di amici, tutti con l’hip hop nel cuore, uniti da questa immensa passione e da profondo affetto. Con Danilo “Bron” Chiarelli, conosciuto sin da ragazzino, sono colleghi di lavoro a Grottaglie, inoltre Danilo insegna ed è suo assistente alla Street. Insieme alla sorella di Teddy, Marina Quaranta, figura insostituibile; Alex De Micheli; e quando possono essere qui Lady Cun Fay, Federica Palazzi e Omar Khdiri.

“A Phoenix? Chissà….anche a Roma non pensavo al primo posto….. sto migliorando la coreografia, e i ragazzi sono maturati tanto dopo il campionato italiano, ce la possiamo giocare benissimo e visto che siamo in ballo ….balliamo!!!!”, sorride Teddy Wigga, per nulla spaventato dalle oltre sessanta squadre che gareggeranno negli States. Per lui, è proprio il caso di dirlo, volere è potere e la costanza viene sempre premiata.

Chi ci crede e vuol sostenere il coreografo brindisino e le sue crew può farlo digitando i link www.sponsor.me/ImperoSquad; www.paypal.me/stretschool; o con un bonifico bancario IT35D0760115900001032828699 STREET SCHOOL-HIP HOP ACCADEMY ASD.

Ecco chi sono i ragazzi che sognano il titolo mondiale

Sara De Solda, 23 anni, di Brindisi, insegna danza in due scuole: Centro arte danza di Brindisi, dove insegna “modern” e “hip hop”, e Danza in disordine a Mesagne.

Nikla Tursi, 22 anni, di Taranto, ha inizia a ballare quando era proprio piccolina e adesso insegna danza propedeutica ai bambini in una scuola di Taranto.

Maria Grazia Saponaro, 21 anni, di Brindisi, è iscritta all’Università di Lecce, dove studia Beni culturali, e spera un giorno di diventare una super richiesta organizzatrice di eventi.

Marika Perrucci, 17 anni, di Brindisi, è una studentessa del Liceo Scientifico Fermi Monticelli e desidera entrare nella facoltà di Medicina.

Stefania De Lucia, 28 anni, nata a Bari ma trapiantata a Brindisi, balla hip hop da quattro anni, nella vita fa la parrucchiera ed è contenta di essere “la più grande del gruppo”.

Marina Quaranta, 24 anni, di Brindisi, è la sorella di Teddy Wigga, insegna da cinque anni hip hop ai piccoli della Street School ed è la cosa che più ama al mondo. Ovviamente il braccio destro del fratello.

Federica Frascaro, 22 anni, di Brindisi, da due anni è infermiera volontaria della Croce Rossa Italiana, sta riprovando a superare i test d’ingresso perché sogna da grande di diventare ostetrica, ma contemporaneamente desidera continuare a ballare.

Cecilia Di Lena, 23 anni, di Taranto, lavora in un call center nella sua città, sogno nel cassetto è quello di continuare a ballare e viaggiare per lavoro, magari facendo la fotoreporter. Anche adesso, appena e quando può, prende le valigie e parte.

Lorenzo Bevacqua, 15 anni, di Brindisi, è uno studente del Nautico Carnaro, indirizzo aeronautico. Balla da cinque anni, quattro alla Street School, da grande spera di entrare nelle Forze armate ma di continuare sempre a danzare.

Ilaria Lacava, 19 anni, ha appena finito gli esami di maturità al Liceo Scientifico Fermi Monticelli e spera adesso di entrare nella facoltà di Lingue o Veterinaria a Bologna. Fa hip hop da cinque anni e vorrebbe continuarlo a praticare anche stando nella città emiliana.

Eleonora Fugali, 20 anni, di Brindisi, studia Scienze politiche a Lecce, in futuro sogna di indossare la divisa di poliziotta e di non smettere mai di essere ballerina di hip hop.

Carla Giovinazzo, 21 anni, di Brindisi, al momento lavora in un bar in via Tor Pisana, balla hip hop da dieci anni, il suo desiderio è quello di arruolarsi in Marina o nell’Esercito e nel tempo libero continuare a danzare.

Adria Discanno, 16 anni, di Brindisi, è una studentessa del Liceo Scientifico Fermi Monticelli, fa danza da dieci anni, non smetterà mai, ma al tempo stesso si impegnerà ad entrare nel mondo dell’Informatica.

Chiara Grpasi, 17 anni, di Brindisi, è una studentessa del Liceo delle Scienze umane Palumbo, quindi in futuro si augura di affermarsi comunque in questo campo e di continuare con l’hip hop che pratica da cinque anni.

Ludovica Panella, 16 anni, è una studentessa del Liceo Scientifico Monticelli, indirizzo sportivo. Ovviamente vede il suo futuro nel mondo dello sport, compreso l’hip hop, e cercherà di conciliare il tutto con la sua grande passione per la fotografia.

Vanessa Buzzerio, 16 anni, di Brindisi, è iscritta al Liceo Scientifico Fermi Monticelli, indirizzo europeo, il suo sogno è quello di continuare sempre con l’hip hop e di diventare un’affermata criminologa.

Fabio Pisani, 22 anni, di Brindisi, studente di Scenografia all’Accademia delle belle arti di Lecce. Farà di tutto per unire questa passione con quella per l’hip hop.

Carmela Mariano, 15 anni, di Brindisi, è una studentessa del Liceo delle Scienze umane Palumbo, da quattro anni balla hip hop, si augura un giorno di affermarsi nell’ambito sociale, al servizio del prossimo.

Carla Convertino, 15 anni, di Brindisi, è una studentessa del Liceo linguistico Palumbo, vorrebbe trovare lavoro praticando le lingue, ciò per cui sta studiando, e continuare con l’hip hop, conosciuto quattro anni fa.

Helene Manuella Mangoua, in arte Lady Cun Faya, 24 anni, nata in Francia, vissuta per diversi anni a Torino, ritornata in Francia, adesso balla e insegna in tutt’Italia e all’estero. Inizia a venirle il desiderio di fermarsi un attimino, mettere su casa, magari qui a Brindisi dove c’è il suo grande amico Teddy Wigga, da tre anni infatti tiene stage qua e là. Ama l’hip hop più di ogni altra cosa, basta vederla sul palco per capirlo, in lei è proprio naturale.

Alessandro De Micheli, 25 anni, di Brindisi, la mattina è impegnato con un tirocinio come magazziniere, il pomeriggio alla Street con le lezioni di hip hop ai più piccoli. Desidera sistemarsi professionalmente, ovvio, ma vuol fare anche il ballerino. Ha iniziato a danzare quando aveva 15 anni, seguendo i ritmi caraibici, da sei anni invece è sbocciata la passione per l’hip hop.

Serena Epifani, 27 anni, è una studentessa della facoltà di Archeologia a Lecce, danzava già prima di due anni fa quando ha conosciuto Teddy Wigga.

Vuol continuare questa bellissima avventura e riuscire anche a viaggiare per lavoro.

Omar Khdiri, 23 anni, nato a Ragusa da genitori tunisini, insegna danza in una scuola della città siciliana ed è questo ciò che lui vuol fare da grande. A Brindisi raggiunge il suo grande amico Teddy, fa parte della crew, e non rinuncerà neppure a questo.

Helena Dell’Anna, 17 anni, di Brindisi, studentessa del Liceo Scientifico Fermi, ai tempi delle scuole medie lasciò la pallavolo per entrare nel mondo dell’hip hop. Ancora deve decidere se in futuro tenterà di entrare alla facoltà di Ingegneria o Filosofia, la affascinano entrambe….chissà!

Danilo Chiarelli, 25 anni, di Brindisi, amico da una vita di Teddy Quaranta.

Sono colleghi di lavoro nell’azienda Leonardo di Grottaglie dove fa il montatore aeronautico, ed è assistente di Teddy alla Street School . Danilo fa hip hop da quando aveva dieci anni. La sua vita e quella di Teddy sono legate nel lavoro e in questa grande passione.

Federica Palazzi, 24 anni, di Roma, insegna hip hop in una scuola della Capitale, nel frattempo studia inglese e spagnolo alla facoltà di Lingue sempre a Roma e il suo desiderio è quello di aprire un giorno una scuola di hip hop nella sua città natale. Nel frattempo balla a Brindisi al fianco del suo grande amico Teddy Quaranta.

Luca Maggio, 19 anni, si è appena diplomato nel settore ottico ed è ciò che vorrebbe fare nella vita.

Giorgia Zecca, 16 anni, di Brindisi, sogna di arruolarsi nell’Esercito.

Laura Semeraro, 19 anni, di Brindisi, al momento lavora presso il negozio Decathlon di Brindisi, in futuro, finiti gli studi universitari, ha come obiettivo quello di diventare maestra d’asilo e allo stesso tempo continuare a studiare danza, ovvero essere una ballerina.

Gloria Carrozzo, 21 anni, di Squinzano, vorrebbe fare di questa passione per l’hip hop la sua professione.

Giulia Leone, 17 anni, di Brindisi, le piacerebbe fare la pedagogista ma nello stesso tempo continuare a danzare.

Danilo Calanna, 27 anni, di Siracusa, fa il ballerino e il direttore artistico della Art of Move dance studio, una scuola di danza dedicata alla cultura hip hop.

Simona Lusito, 16 anni, balla da undici anni, da tre alla Street e frequenta il Liceo delle Scienze umane Palumbo. Dopo il diploma vorrebbe proseguire gli studi continuando allo stesso tempo a ballare.

Alessandra Ravone, 17 anni, frequenta il Liceo Palumbo, in futuro vorrebbe rimanere nel mondo della danza in quanto coltiva questa passione da diverso tempo oramai.

Romualdo Gallo, nato il 9 dicembre 1996, lavora come metalmeccanico in un’industria aeronautica, il suo sogno è insegnare danza presso un’accademia e continuare a fare ciò che ama.

Francesco Cesaria, nato a Brindisi, il 24 maggio 1995, lavora in un’azienda che si occupa di strutturazioni aeronautiche, in futuro gli piacerebbe sicuramente continuare ad alternare lavoro e danza perché sino ad ora entrambe le attività gli hanno dato tante soddisfazioni e ne desidera ancora altre…..

Francesca Caputo, 18 anni, vorrebbe fare la fisioterapista.

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Adria Di Scanno

Alessandra Ravone

Alessandro De Micheli

Carla Convertino

Carla Giovinazzo

Carmela Mariano

Cecilia Di Lena

Chiara Grpasi

Danilo Calanna

Danilo Chiarelli

Eleonora Fugali

Fabio Pisani

Federica Frascaro

Federica Palazzi

Francesca Caputo

Francesco Cesaria

Giorgia Zecca

Giulia Leone

Gloria Carrozzo

Helena Dell’Anna

Helene M. Mangoua

Ilaria Lacava

Laura Semeraro

Lorenzo Bevacqua

Luca Maggio

Ludovica Panella

Maria Grazia Saponaro

Marika Perrucci

Marina Quaranta

Nikla Tursi

Serena Epifani

Simona Lusito

Stefania De Lucia

Sara De Solda

Romualdo Gallo

Omar Khdiri

Vanessa Buzzerio

Teddy Quaranta

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Giuri dopo N il suo “no”: “la prima opzione era caserta” BASKET

L’INTERVISTA

di Giuseppe Errico

emo propheta in patria” recitavano così gli antichi per indicare le difficoltà delle persone di emergere in ambienti a loro familiari a differenza di ambienti estranei. A questa massima possiamo riportare il nostro Marco Giuri, che dopo tanto peregrinare per i campi di mezza Italia, si era vista aprire una finestra per il suo ritorno in maglia New Basket Brindisi, la squadra della sua città, ma in questa finestra di mercato come in quella della passata stagione non si è fatto nulla. ”Diciamo che la prima vera estate dove veramente c'è stata possibilità di venire a vestire la maglia di Brindisi e' stata questa – ci dice il play che giorni fa a firmato un biennale che lo legherà ancora a Caserta - ho sempre detto che la mia prima opzione era Caserta perché mi sono trovato benissimo quindi qualunque decisione avessi preso non l' avrei presa prima di sentire loro. “ Con la canotta di Brindisi Giuri ha disputato la stagione 2011-2012 in Lega Due con Piero Bucchi allenatore, che ritroverà questa stagione sulla panchina di Caserta “Sulla mia scelta di restare a Caserta ha influito anche la presenza di Bucchi – dice Giuri - dopo un breve colloquio telefonico ci siamo ritrovati fin da subito..” Quella con Brindisi fu una stagione esaltante chiusa con la vittoria della Coppa Italia di LegaDue e la promozione in A1 “stagione fu incredibile - ricorda Marco riuscire a vincere coppa e campionato con la squadra della mia città fu una cosa fantastica. Poi per scelte differenti sulla costruzione del nuovo roster le nostre strade purtroppo si divisero.”Giuri che avrebbe potuto ritrovare a Brindisi coach Sandro Dell'Agnello “ a Sandro devo tutto perchè è stato l' allenatore che mi ha lanciato in LegaDue a diciannove anni e in serie A1 a ventisette. Ha sempre avuto fiducia e spero almeno in una minima parte di averlo ripagato.” Non ha dubbi Marco che la scelta di consegnare la panchina della squadra a coach Dell'Agnello sia stata una scelta giusta e che Brindisi “deve aspettarsi cattiveria agonistica e voglia di vincere” sono le parole che usa per descriverci il suo ex allenatore.

Inevitabilmente e con un pizzico di delusione ci ritroviamo a parlare dei fischi che ha ricevuto quando nel girone di andata della scorsa stagione ha ricevuto dai tifosi brindisi quando con la sua Caserta ha giocato nel Pala Pentassuglia “sinceramente sono stati fischi inaspettati e secondo senza un reale motivo – dice con dispiacere Giuri - io non ho mai dato modo alla gente di potermi fischiare con strane esultanze o dichiarazioni particolari quindi la cosa mi ha sorpreso molto. Ma ognuno è libero di fare ciò che vuole sempre però nel rispetto della persona e della mia famiglia soprattutto.”

Marco proviene da una famiglia con una spiccata passione per il basket.

A cominciare da papà Enzo, ottimo giocatore ed allenatore poi, fino alla sorella Laura tennista ed al fratello Giovanni. Ed in una famiglia come queste è facile per lui cominciare ad amare a appassionarsi al basket “per me la pallacanestro è innanzitutto passione, poi ovviamente ne ho fatto un lavoro e come ogni lavoro si cerca di fare sempre il meglio possibile.” Dal 2007 al 2009 disputa 52 partite in Legadue con la maglia del Basket Livorno; nel 2009-2010 rimane nella categoria, trasferendosi all'Aurora Basket Jesi (30 partite a referto). Disputa poi la A Dilettanti 2010-2011 con Potenza. Dopo avere iniziato la stagione successiva a Montegranaro, nel dicembre 2011 viene acquistato dalla New Basket Brindisi in Legadue. Con la squadra della propria città vince la Coppa Italia di Legadue venendo nominato miglior giocatore italiano della competizione; disputa 18 partite di stagione regolare, accedendo ai playoff valevoli per la promozione e conquistando la massima serie. Alla fine della stagione non viene riconfermato e passa alla Sigma Barcellona anno sportivo 2012/13, dove disputa i play-off per la Lega A. Alla fine della stagione si trasferisce a Ferentino in Lega Gold. In questa stagione viene tesserato per la formazione gialloblu della Scaligera Verona stagione 2014/15, squadra ambiziosa per il salto di categoria A luglio di del 2015 viene tesserato dalla Juve Caserta in Lega A dove indosserà anche i gradi di capitano. Passione che è quella che rivede nelle squadre e nei tifosi del sud “le squadre del nord possono far affidamento ad un potenziale economico differente per via delle numerose aziende presenti, ma non hanno la stessa passione con cui le squadre del sud affrontano la stagione e questa cosa non si può comprare”. Marco di gode gli ultimi gionri di vacanza “parto domani per la Grecia, ma al mio rientra si ricomincia con gli allenamenti”.

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Medico sportivo

Dino Furioso

Integratori nutrizionali: uso e abuso nello sport

E’

oramai pratica comune per chi svolge attività sportiva fare uso di integratori nutrizionali, benchè la letteratura scientifica non riporti dati certi circa un loro beneficio con non pochi dubbi sulle loro funzioni ed i loro effetti, così come invece vengono proposti al pubblico.

L’uso smodato e prolungato di integratori in dosi massicce necessita di un attento monitoraggio medico in quanto ci si può incorrere a seri rischi legati al loro utilizzo, in particolar modo quando associati a comportamenti dietetici squilibrati.

Un esempio viene dai praticanti il Body Building che hanno la convinzione che una dieta iperproteica, cioè ricca di proteine, ulteriormente integrata con proteine purificate, costituisce un fattore fondamentale per lo sviluppo della massa muscolare.

Ma non sanno che un sovraccarico di proteine costituisce un fattore di rischio nei soggetti con problemi renali e può causare, in tutti i soggetti, importanti danni al fegato ed ai reni. Pertanto chi usa questo tipo di integratore nutrizionale e questa dieta è necessario che sia continuamente monitorato con attenzione per evitare danni.

Il Ministero della Salute indica e consiglia un apporto giornaliero di proteine non superiore a 1,5 g/ Kg di peso corporeo. L’eccesso può essere nocivo.

Studi scientifici sugli effetti della somministrazione di Aminoacidi a catena ramificata hanno condotto a risultati molto contrastanti. Alcuni studi parlano di effetti positivi di alcuni aminoacidi, altri ne parlano in maniera negativa. Certo è che secondo la mia esperienza siamo di fronte ad integratori utili soprattutto nel periodo di preparazione muscolare perché incrementano la forza e la resistenza. Il Ministero della Salute dal 1999 consiglia un apporto giornaliero di aminoacidi a catena ramificata non superiore a 5 grammi.

Un altro integratore che apre dibattiti ormai da diversi decenni è la Creatina. Io la utilizzavo già nei primi anni ‘90 nel basket con ottimi risultati. Poi, invece, alcuni medici dello sport e preparatori ne hanno abusato dando quantità eccessive di creatina con comparsa naturalmente di effetti collaterali.

E’ un integratore che persegue l’obiettivo di incrementare le riserve energetiche di fosfocretaina e, quindi, la capacità di svolgere attività di elevata intensità, come confermano i risultati di diversi studi scientifici; e’ pur vero che, come detto precedentemente, in quantità eccessive e prolungate possono procurare rischi cancerogeni. Le linee guida parlano di somministrare non più di 6 grammi al giorno per un tempo di somministrazione non superiore a 30 giorni.

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IO CLANDESTINO

Giancarlo Sacrestano

cRIpta dEl MOnUMEntO: pER cHI sUOna la caMpana?

C

le emozioni e le suggestioni del luogo dedicato ai caduti in mare hi varca la soglia della cripta del Monumento al Marinaio d’Italia, viene colto da un momento di intensa commozione.

La lunga ed ordinata teoria di nomi, date, luoghi, invita ad una intensa sensibilità, che appena qualche metro prima si Trova difficoltà a percepire.

La processione delle alte e snelle innervate, progettate dall’architetto Luigi Brunati che ripropongono in carparo la chiglia di una nave, sovvertono la percezione dello spazio e del tempo. Guardando in alto, si affonda lo sguardo verso gli abissi marini, in un tempo che si deforma e rende tutti gli eventi qui ricordati, appartenenti alla dimensione della memoria.

La cripta è altare di memoria, il visitatore diventa erede testimone di chi, morendo, ha donato la libertà. Nella cripta, tutti sono chiamati a loro volta, a divenire testimoni nei confronti dei propri figli.

Ognuno nella cripta diviene maglia di quella catena forgiata, con la lega di valori, che unisce passato a futuro. Che unisce generazione a generazione, che unisce tra loro i cittadini dell'intera nazione.

Il sacrario è memoria e non tomba. Luogo di riflessione e di preghiera. Qui si riconnette il legame con la storia, il suo carico di responsabilità. Qui si rigenera la speranza nel domani.

Lo sguardo del visitatore che si proietti verso l’alta e snella processione di pilastri, invita alla perlustrazione degli abissi marini, quella sì, vera tomba liquida, gli occhi però convergono e si riconciliano con lo spazio in un piccolo cerchio di luce sulla verticale della rappresentazione bronzea della Madonna, dello scultore Amerigo Bartoli, chiamata a

rappresentare visivamente la mediazione tra l’abisso e scuro baratro e la luce che illumina l’infinito.

Nel 2014, il monumento e la cripta sono passati dalla Marina Militare al comune di Brindisi che ne è divenuto unico titolare proprietario.

Esatti 90 anni dopo, la delibera che ne aveva fortemente espresso la volontà di costruirlo.

Nella cripta si conserva, si onora e si promuove la storia di chi, col sacrificio supremo della vita, ha reso libero il popolo italiano.

Ogni prima domenica del mese, AssoArma Brindisi, che riunisce le associazioni d’arma e combattentistiche della provincia, organizza una cerimonia di memoria ed una messa in suffragio dei caduti.

Quando il sacerdote consacra l’eucaristica, nella cripta risuona il tocco della campana di

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bordo della corazzata Benedetto Brin.

La reliquia, riemersa dai fondali nel 1968, dopo 51 anni che era andata perduta con il tragico affondamento della nave, nelle acque del porto, è simbolo della presenza viva nella memoria, di tutti i caduti in mare.

Per una antica e nobile legge non scritta, il navigante, nel momento del bisogno, deve essere aiutato, sottratto al rischio di inabissamento.

Questa legge non rispetta confini, etnie, ragioni politiche, steccati ideologici, risponde solo ed esclusivamente al rispetto per la vita altrui.

Quando suona quella campana, ogni persona sente vibrare il richiamo dell’attenzione verso l’altro; ogni confine, steccato e pregiudizio, si fondono in un solo ed unico pensiero, pregare, pensare, agire per la pace.

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