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Venerdì 26 gennaio 2018 ANNO II n. 4 (32) - Copia omaggio

BRINDISI Reportage esclusivo: dalla stazione marittima sino a Costa Morena Est Ecco cosa manca e cosa c’è di troppo nel gioiello del Mediterraneo

PORTO BELLO

Numero Verde ritiro rifiuti ingombranti

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S E T T I M A N A L E D I C R O N A C A , P O L I T I C A , C U LT U R A E S P O R T

EDITORIALE

del direttore

IL PIANO DELLA SOSTA E LA STRISCIA BIANCA

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Gianmarco Di napoli

l bianco si mischia con il blu e viceversa, tanto che in molte strade le strisce hanno assunto una strana colorazione violacea. Una passata di vernice e alè, cambia tutto: dove posteggiavi gratis, ti tocca pagare e viceversa. A Brindisi, dall’1 febbraio, entra in vigore il nuovo “Piano della sosta” e questo, secondo gli intenti di chi lo ha deciso, dovrebbe miracolosamente cambiare le sorti del traffico cittadino. O forse no, perché in realtà è stato presentato come un “esperimento”. Tanto la vernice hai voglia a trovarla.

“Dobbiamo alleggerire il traffico cittadino”, sentenziò l’onnipotente commissario prefettizio Santi Giuffrè presentando il Piano, affiancato dal presidente della Multiservizi e da quello della Stp. E così il funzionario dello Stato, incaricato di gestire il Comune in assenza di una struttura politica, ha pensato che con una pennellata sarà in grado anche di risolvere uno dei più gravi e complessi.

Un Piano della Sosta in realtà non può essere considerato il punto di partenza per un progetto di riorganizzazione della città, ma casomai il punto d’arrivo. In un Centro che sta inesorabilmente morendo, colpito ai fianchi dalla presenza spietata dei parchi commerciali, ma anche dalla concorrenza delle città vicine, meglio organizzate, bisognerebbe partire prima da un’idea precisa di sviluppo: si era parlato della possibilità di riaprire o meno al traffico corso Umberto, o anche di chiudere corso Garibaldi creando una grande “Ztl” e un circuito esterno d’accesso alla parte storica. Qualcuno aveva persino ipotizzato la chiusura alle auto di piazza Matteotti.

Ora è inutile discutere sulla validità di una soluzione piuttosto che un’altra. Non è questo il punto. E’ però necessario che il Piano della mobilità e quello della sosta rientrino in un progetto omogeneo che non può non passare attraverso le valutazioni della politica, l’unica titolata alla mediazione con i commercianti e con i cittadini. E non a un’autorità monocratica provvisoria e avulsa alla vita cittadina.

Ecco perché la scelta di Giuffrè di rimescolare nuovamente i parcheggi a quattro mesi dall’insediamento del nuovo sindaco (e solo due anni dopo il precedente Piano di sosta) appare affrettata, fuori luogo e probabilmente dannosa per la città. A Lecce, pochi mesi fa, il nuovo Piano della mobilità è stato deciso dal neo sindaco e dalla giunta e la stessa opportunità doveva essere lasciata al primo cittadino che si insedierà tra pochi mesi a Brindisi.

Una scelta dannosa si diceva. In primis perché rivoluziona nuovamente le abitudini che erano state stravolte solo nel 2015 dal Piano di sosta deciso dalla giunta Consales. E in secondo luogo perché al di là dei cambiamenti, alcune caratteristiche appaiono davvero un’ulteriore mazzata per il Centro: il ticket a prezzi proibitivi nella zona di Palazzo di Città, il termine massimo di mezz’ora per posteggiare in corso Garibaldi, le tariffe esose degli abbonamenti. Chi lavora in Centro dovrà sborsare 220 euro all’anno (pensate ai lavoratori part-time o alle commesse dei negozi, pagate una miseria). E questo solo per citarne alcune.

«Il più grande problema di Palermo è il traffico», era la battuta famosa dello zio cocainomane nel film di Roberto Benigni. E Giuffrè - che è palermitano - forse è convinto che anche per Brindisi il problema principale sia il traffico. In quel film, però, la striscia bianca costava di più.

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MAGAZINE SETTIMANALE DI BRINDISI E PROVINCIA www.il7.it Direttore responsabile Gianmarco Di Napoli Redazione Corso Roma, 27 - Brindisi redazione@il7.it Editore Salento News srl Corso Roma, 27 - Brindisi Stampa Locopress srl Via A. Montagna Zona Industriale 72023 Mesagne Pubblicità Tel. 338 273 1276

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L’INCHIESTA/1 William e la moglie Lucia 4 anni fa hanno fondato un’associazione che sostiene l’utilizzo terapeutico della canapa. Lei è affetta da sclerosi

«Sulla cannabis la melina delle case farmaceutiche» di lucia pezzuto

principi attivi contenuti nella Cannabis potrebbero tranquillamente sostituire molti farmaci oggi prescrivibili e questo i medici e le casa farmaceutiche lo sanno, per ciò il suo uso a scopo terapeutico è poco diffuso” a dirlo è William un giovane salentino che con la moglie Lucia, affetta da sclerosi multipla, ha fondato l’associazione no profit “LapianTiamo” che aiuta tutti coloro che a scopo terapeutico utilizzano la Cannabis.

“Il prossimo 29 gennaio saranno quattro anni dalla nascita di LapianTiamo- racconta William- la nostra associazione ha lo scopo di aiutare le persone affette da gravi patologie ad utilizzare la Cannabis a scopo terapeutico, diamo supporto, informazioni e idee per affrontare il percorso della malattia. Oggi i medici che prescrivono la Cannabis sono davvero pochi se a questo ci aggiungi il problema anche dell’approvvigionamento, curarsi diventa un’impresa. Eppure i benefici sono sotto gli occhi di tutti”.

William e Lucia vivono a Racale, in provincia di Lecce, ma si confrontano con tante altre realtà, sono in contatto con le Asl di Brindisi e Taranto, con persone che combattono terribili patologie ma che hanno deciso di non arrendersi e migliorare la qualità della loro vita traendo benefici dall’uso di THC e CBD, due

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cannabinoidi, principi attivi che si ottengono dalle inflorescenze della Cannabis sativa.

“Qui a Lecce ci sono due medici che prescrivono i cannabinoidi e uno solo a Taranto- prosegue- a Brindisi, sino a un po’ di tempo fa c’era un neurologo che prescriveva, ora non più. Scegliere di prescrivere questa tipologia di farmaci per molti versi non è semplice perché ogni terapia è personalizzata, i dosaggi cambiano da persona a persona. Le cose poi si complicano se si ha a che fare con i bambini o con chi è affetto da Parkinson. L’uso della Cannabis nelle terapie è vincolato ai medici specialisti preparatori e alle farmacie ospedaliere. Preparare una miscela a chi non l’ha mai assunta non è semplice, per molti versi in questo tipo di terapia si diventa cavie.

Immaginate che debba prenderla un bambino che, ovviamente, non ha mai usato Cannabis, devi innanzitutto trovare un medico che si assuma la responsabilità di prescriverla e un altro altrettanto bravo che la prepari, questo a prescindere dalla grave patologia di cui può essere affetto il piccolo paziente ”.

Nonostante la Puglia sia stata una tra le prime regioni in Italia a legiferare in materia di uso terapeutico della Cannabis, manca una rete che metta insieme farmacie ospedaliere, medici prescrittori, anestesisti, neurologi ma anche pazienti e associazioni in modo da dare omogeneità alle prescrizioni in tutti i territori.

Il lavoro sinergico tra questi attori sarebbe invece l’ideale per diffondere l’uso consape-

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vole e responsabile della Cannabis nella cura delle gravi patologie. Lo scorso 10 gennaio proprio l’associazione LapianTiamo ha chiesto e ottenuto un incontro con la Asl al quale hanno preso parte anche alcuni pazienti.

“La disponibilità ad intraprendere questo tipo di cammino, da parte della Asl, non è mancata- ha detto William- ma quando poi si parla di richieste e disponibilità il discorso cambia. Noi ci sentiamo forti dei nostri problemi, delle nostre patologie che non si possono negare, ma poi la Regione non vuole vedere le soluzioni anche quando uno le propone. A volte penso che ci sia una lobby farmaceutica che non è ancora riuscita a mettere le mani in pasta nella produzione e nella vendita della Cannabis e per questo tutto va a rilento”.

E’ arrabbiato William quando parla, è arrabbiato perché Lucia, sua moglie, 35 anni affetta da sclerosi multipla da quando ne aveva 20, sta esaurendo le scorte di Cannabis e disponibilità qui in Puglia non ce ne è.

“Mia moglie da sei anni usa la Cannabis con grande giovamento- dice William- ci hanno proposto farmaci di tutti i tipi, anche gli oppiacei, ma lei ha trovato il suo equilibrio con la Cannabis”. Attualmente l’associazione raccoglie oltre 250 iscritti, persone affette da gravi patologie per le quali l’uso della Cannabis costituisce una parte importante della loro terapia. Vengono da gran parte del sud Italia, persone che nella loro città o nel loro

William e Lucia hanno fondato a Racale, in provincia di Lecce, l’associazione no profit «Lapiantiamo» che supporta i malati di tutta la Puglia che utilizzano la cannabis per curare patologie particolarmente gravi. Nella foto sotto la coppia con alcuni componenti dell’associazione

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distretto sanitario non trovano medici o farmacie ospedaliere disposte a trattare questo tipo di farmaci. Tra questi 250 iscritti vi sono almeno una ventina di persone che si rivolgono a LapianTiamo che arrivano da Brindisi e provincia. Un po’ come Anna, la giovane 25enne brindisina affetta da atassia di Friedreich, che inibisce le funzioni del cervelletto.

Grazie all’uso dei cannabinoidi Anna, destinata allo stato vegetativo, può camminare e parlare. Il problema principale, anche per lei come altre centinaia di persone, è il reperimento delle dosi.

“L’Italia sino ad oggi ha acquistato la Cannabis dall’Olanda- racconta William- ma anche qui sei soggetto alla disponibilità. Così qualche anno fa il nostro paese ha deciso di investire un milione e ottocento mila euro nella produzione di Cannabis all’interno dello Stabilimento chimico farmaceutico militare di Firenze. In un anno avrebbe dovuto produrre circa cento chili, nella realtà ne ha prodotto appena otto. Così lo scorso hanno ha pubblicato un bando per l’acquisto di Cannabis da produttori non italiani, un bando da 575mila euro per 100 kg. Alla richiesta dell’Italia ha risposto solo una società farmaceutica spagnola”.

La produzione di marjiuana all’interno del nostro paese abbatte di gran lunga i costi di importazione e permette ai pazienti di accedere al farmaco a costi decisamente inferiori rispetto a quelli attualemente previsti, per non parlare delle scorte. Oggi il fabbisogno in Italia di Cannabis a scopo terapeutico è aumentato rispetto agli anni precedenti, attualmente c’è una richiesta di 300 kg annui.

In attesa che qualcosa cambi, c’è però chi, come William con l’aiuto dei soci sostenitori dell’associazione LapianTiamo, ha deciso di far da se e acquistare un terreno di 6mila mq per piantare la marijuana allestendo un capannone con tutta l’attrezzatura necessaria. Piantare marijuana è illegale e questo si sa, ma la battaglia di William e dell’associazione è quella di avere medici, ricercatori, biologi autorizzati che possano occuparsi della produzione. Le autorizzazioni però non arrivano, le scorte diminuiscono e l’accesso ai farmaci è sempre più complicato.

“Curarsi è un diritto, l’uso della Cannabis in queste situazioni è consentito e regolamentato- dice William- a questo punto faremo disobbedienza civile, la coltiveremo ugualmente. Noi siamo forti delle nostre patologie e dei nostri problemi, non si può far finta di nulla”.

La strada per facilitare l’uso della Cannabis a scopo terapeutico è ancora lunga, questo William, Lucia, Anna e tutti i coloro che fanno parte di questa associazione lo sanno e per questo sono disposti a metterci la faccia, ma la chiave per vincere una battaglia è quella della perseveranza. Oggi queste persone sono impegnate a nome tutti coloro che soffrono e vogliono migliorare la qualità della loro vita in questo difficile percorso.

L’INCHIESTA/2

«Medici spesso frenati dal dosaggio» Finny D’Amico, farmacista ed esperta sull’utilizzo della canapa con finalità terapeutica spiega: «Non esistono regole precise sulla posologia»

a Cannabis a scopo terapeutico nella provincia brindisina è un tabù, non ci sono medici che la prescrivono né la farmacia ospedaliera che la distribuisca. Decine di pazienti affetti da patologie gravissime e riconosciute dalla normativa che regola l’uso dei cannabinoidi sono costrette ogni mese a spostarsi per potersi curare. Lecce e Tarano sono i centri più vicini, quando va bene e c’è disponibilità, per riuscire ad avere lo stretto necessario e proseguire con la terapia.

“Purtroppo abbiamo a che fare con un argomento spinoso, l’uso della Cannabis nella cura delle patologie stenta ancora a decollare, un po’ per una questione normativa, un po’ per disinformazionespiega la dottoressa Finny D’Amico, dirigente farmacista presso la Asl di Taranto, diretta dalla dottoressa Rossella Muscogiuri – una cosa è certa la Cannabis, come tutti i farmaci, non è la panacea ma può fare molto. Attualmente la diffusione delle prescrizioni e della distribuzione della Cannabis avviene in modo discontinuo. Ad esempio, accade spesso che le farmacie ospedaliere non avendo disponibilità debbano rivolgersi alle farmacie private. In laboratorio si lavora sulle inflorescenze, seguiamo le indicazioni del decreto regionale, come nella preparazione di tutti gli altri farmaci. Ma sul dosaggio non ci sono indicazioni precise”.

La questione dei dosaggi è infatti uno dei problemi che frena il medico nella prescrizione, tutto così diventa una sperimentazione e in pazienti , per certi versi le cavie.

“E’ ovvio che se per il paziente va tutto bene, non ci sono problemi- sottolinea la dottoressa D’Amico- ma se qualcosa va storto poi scattano le denunce. Ecco perché molti medici rinunciano a prescriverla. E’ un po’ quello che è accaduto con gli oppiacei. Il prescrittore è così in difficoltà perchè non ha un indirizzo ben definito per ciò che riguarda la posologia, soprattutto in campo oncologico. Lo stato dovrebbe inoltre intervenire per uniformare le modalità prescrittive e la rimborsabilità che in questo momento presenta una situazione a macchia di leopardo in Italia. la Puglia in tal senso è tra le Regioni virtuose e consente un'estensione delle indicazioni nell'utilizzo, ossia nelle indicazioni come previsto da DGR, e la possibilità di usufruire delle farmacie ospeda-

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La dottoressa Finny D’Amico

liere al fine di sollevare il cittadino dalla spesa”.

La prescrizione della Cannabis a scopo terapeutico quindi è legata a un regolamento normativo che prevede la stesura di un Piano Terapeutico da parte del medico specialista del SSN, con validità fino a sei mesi, rinnovabili, sulla modulistica di cui alla Determina della Regione Puglia.

Nel Piano Terapeutico deve essere riportata: la data di redazione della ricetta, iniziali del paziente o codice alfa numerico, il timbro e la firma del medico, composizione quali-quantitativa del prodotto vegetale e titolo di THC, il dosaggio, la posologia, la motivazione della prescrizione, l’assunzione della responsabilità del trattamento da parte del medico e l’acquisizione del consenso informato.

Anche per l’approvvigionamento esistono delle procedure aziendali, alcune codificate, in pratica può avvenire: con richiesta d’importazione dall’estero all’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della Salute; con richiesta d’acquisto ai produttori e ai distributori italiani autorizzati, dall’Ufficio Centrale Stupefacenti del Ministero della Salute, al commercio all’ingrosso di preparazioni vegetali a base di Cannabis; in caso di Cannabis FM2, con richiesta d’acquisto allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

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I prodotti vegetali a base d’infiorescenze femminili di Cannabis flos (a diverso titolo in THC e CBD) sono regolarmente in commercio secondo quanto previsto dalle convenzioni internazionali in materia di sostanze stupefacenti.

In caso di richiesta d’importazione di Cannabis flos dall’estero questa deve essere redatta sul “Modello d’importazione di medicinali stupefacenti non registrati in Italia o carenti sul territorio nazionale”. Dopo approvazione della richiesta il Ministero della Salute invia tre copie del permesso d’importazione alla ASL. La ASL invia al Ministero della Salute Olandese il permesso d’importazione ottenuto (indicando gli estremi del DG ASL che firmerà il contratto che viene stipulato per ogni singolo acquisto).

Il Ministero Olandese risponde indicando la quota da pagare (sostanza, spese di trasporto, ecc) e copia del contratto da firmare (DG ASL).; viene poi inoltrato il buono d’acquisto all’azienda produttrice in Olanda . I preparati a base di Cannabis Flos devono essere codificati come sostanze in arrivo dal distributore con un codice dedicato sul gestionale aziendale.

“Attualmente a Taranto sono molti i pazienti che usufruiscono del trattamento- aggiunge la D’Amico- ci sono anche alcuni bambini in terapia per lo più per il trattamento dell’epilessia. In questo momento le uniche scorte esaurite purtroppo sono proprio quelle a base di FM2 ( stima prevista di utilizzo comunicata allo stabilimento militare non corrispondente all'attuale richiesta).

I pazienti sottoposti a trattamento con FM2 hanno sospeso la terapia oppure sono passati all'utilizzo di farmaco da importazione come Bediol in quanto unico ad avere titolo significativo di THC e CBD paragonabile a quello dell'FM2 (Olanda)”.

Procedure, regolamenti, in tutto questo Brindisi è voce non pervenuta, persino l’Ordine dei medici non sembra essere pronto a discutere di una simile materia. Il presidente Arturo Oliva dice di conoscere l’argomento e di essere aperto alle novità ma poi quando si entra nel concreto frena: “Ci sono tante difficoltà, soprattutto di carattere burocratico, però sono un ospedaliero e posso dire che in generale la terapia antalgica è utile.

Abbiamo due medici in ospedale che non lesinano prescrizioni”.

Le prescrizioni di cui parla il dottor Oliva ovviamente non riguardano i cannabinoidi, per questi, ammette, la strada è ancora lunga: “Ci vuole tempo così come è stato per gli oppiacei. Chissà in un prossimo futuro. Noi però siamo pronti a parlarne”.

Lucia Pezzuto

L’EMERGENZA

Incendi d’auto, più di uno a notte: ora le telecamere Il capo della Mobile: «Il fenomeno si è esteso ma contiamo di limitarlo». Anche la procura ha chiesto indagini accurate di Tommy lamarina

na media di quasi un incendio al notte, con punte di due o tre: sono le statistiche delle auto in fiamme a Brindisi. Il 2017 è stato l’anno peggiore, al punto da meritare un ‘occhio di riguardo’ da parte del procuratore della Repubblica di Brindisi, Antonio De Donno (insediatosi nell’agosto scorso), che ha sollecitato approfondimenti, auspicando un giro di vite.

Non esiste, apparentemente, un comune denominatore: auto di qualsiasi cilindrata, appartenenti alle più svariate categorie sociali e in ogni quartiere. A volte il dolo rimane non dimostrato, in alcuni casi si parla di “presunto” corto circuito, ma molto spesso le tracce del liquido infiammabile sono refertate dai vigili del fuoco.

“Anche quando non viene trovata la prova, si tende a non escludere l’atto criminoso”, spiega il vicequestore Antonio Sfameni, dirigente della Squadra mobile di Brindisi. “Non parlerei comunque di escalation: questo tipo di episodi sono connaturati al territorio, nel senso che qui, da sempre, si è registrata un’alta percentuale di incendi d’auto. Certamente, negli ultimi mesi, essendo intervenuti in rapida successione tra loro, destano un po’ di preoccupazione in più”.

Numerosi roghi di vetture sono avvenuti a distanza di poche ora l’uno dall’altro, alcuni dei quali hanno rischiato di produrre conseguenze ben più gravi. Basti ricordare quello del 18 dicembre scorso, quando le lingue di fuoco hanno incenerito una Fiat Punto alimentata a metano, al punto che è stato reso necessario l’evacuazione dei 60 condòmini della palazzina sotto cui era parcheggiato il veicolo, in via Belgio, nel rione Bozzano di Brindisi (da sottolineare che proprio quel giorno si era abbattuta una bomba d’acqua in città e le temperature registrate erano decisamente rigide).

Due mesi prima, invece, un edificio è stato incenerito nel vano scala e al primo piano, a Francavilla Fontana, a seguito di fiamme propagatesi da una vettura. Ancora nel capoluogo, l’ultimo, proprio la notte a cavallo tra domenica e lunedì scorsi. In via Piave, nei pressi di via Appia, una Fiat 600 è stata data alle fiamme.

I proprietari delle auto incendiate nel corso di questo biennio sono di svariata estrazione sociale: dal piccolo pregiudicato, al cittadino comune, dal politico all’imprenditore.

Proprio

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perché non si hanno punti di riferimento, gli investigatori non azzardano alcuna ipotesi. Le matrici potrebbero essere diverse: racket, atto intimidatorio, vendetta personale.

L’obiettivo delle forze dell’ordine è quello di attenuare il fenomeno: “Sicuramente – illustra Sfameni – sono in atto attività mirate a sensibilizzare gli equipaggi (quando possibile aumentandone i turni) in coordinamento con le altre forze di polizia. E’ chiaro, che dobbiamo parlare di sicurezza partecipata. In questo senso sono contento della sinergia che si è creata con carabinieri e guardia di finanza, una sinergia resa sempre più fluida dalla Procura, dal Prefetto e dal Questore. Invece, dal punto di vista repressivo, la stessa Procura della Repubblica di Brindisi, in particolare il procuratore De Donno, è molto sensibile alla questione, tanto da adottare protocolli unici utili a uniformare le procedure delle Forze di Polizia, così da avere la possibilità di attuare direttive che creino una collaborazione partecipata, evitando duplicazioni (cioè che diverse Forze si adoperino sul medesimo caso)”.

E’ importante anche la collaborazione di tutti i cittadini. Da tanto tempo, a Brindisi, è attivo il numero ‘112 nue’, che consente all’utente di parlare con un operatore unico: la telefonata, poi, viene smistata ad una delle sale operative (carabinieri o polizia), a seconda di chi in quel momento è competente per zona o ha la pattuglia più vicina. Non solo. Il questore di Brindisi, Maurizio Masciopinto, e il prefetto, Valerio Valenti, intendono perseguire l’obiettivo di ottimizzare le telecamere di sorveglianza già esistenti, per offrire al cittadino maggiore sicurezza.

Ma a che punto è l’iter? Sfameni spiega che il progetto, avviato già dallo scorso anno, è in fase avanzata e verrà portato a termine tramite fondi di natura europea, i cosiddetti PON (Programma Operativo Nazionale). Lo stesso capo della Polizia di Stato, Franco Gabrieli, si è speso in tal senso, ‘sponsorizzando’ l’iniziativa a livello nazionale. Nello specifico, le telecamere esistenti sono state già ripristinate e potenziate e si attende solo il collaudo.

Inoltre, a breve, saranno anche messe a circuito tutte le telecamere che è possibile utilizzare (pubbliche, di enti o private, ndr), per avere una mappatura dell’intero territorio. La presenza di occhi elettronici potrebbe rendere più difficile il lavoro dei piromani e portare più facilmente alla loro identificazione.

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DALL’1 FEBBRAIO

Nuovo piano della sosta: ecco parcheggi e tariffe Dal primo febbraio 2018 entra in vigore il nuovo piano della sosta del Comune di Brindisi. Ecco come sono stati suddivisi i parcheggi e le tariffazioni dei pass e degli abbonamenti.

PARCHEGGI LIBERI (zona verde): corso Umberto, largo Guglielmo da Brindisi (tutto), largo Sciabiche (tutto), via Appia (tutta), via Marzolla (tutta), via Bastioni Carlo V (tutta), via Bastioni San Giorgio (tutta), via Cristoforo Colombo (tutta), via Carmine, via Cavour, via Silla (tutta), via de’ Carpentieri (tutta), via de’ Mille (tutta), via del Mare, via Ercole Brindisino (tutta), via Federico II di Svevia (tutta), via Gallipoli, via Giovanni XXIII, via Indipendenza (tutta), via Maglie (tutta), via Mazzini, via Sauro, via Ottaviano (tutta), via Camassa (tutta), via Porta Lecce, via Provinciale San Vito (tutta), via Sant’Aloy (tutta), via Saponea, via Spalato (tutta), via Taranto, via Torpisana, via Trani (tutta), via Vespasiano (tutta), via XX Settembre.

PARCHEGGI LIBERI max 1 ora con parchimetro (zona arancione) Largo Pizzigallo (tutto), piazza Anime, piazza Vittorio Emanuele (tutta), piazza Crispi (tutta), via Annunziata (tutta), via Cesare Battisti (tutta), via Masaniello (tutta), via Protospata (tutta), via San Dionisio (tutta).

PARCHEGGI A PAGAMENTO (zonablu) con permanenza massima mezz’ora (ore 10.30-12.30 e ore 17.30-19.30), tariffa 1 euro (non sono validi pass residenti e abbonamenti lavoratori) Corso Garibaldi (tutto)

PARCHEGGI A PAGAMENTO (zonablu) a tariffa di 1 euro/ora o frazione (ore 8-21, prefestivi ore 8-24) sono validi pass residenti e abbonamenti lavoratori Corso Roma (tutto), corso Umberto, corte Bari (tutta), largo Angioli (tutto), largo della Volta (tutto), largo Palumbo (tutto), largo Pipino (tutto), largo San Paolo (tutto), piazza Azzolini (tutta), piazza Anime, piazza Cavalerio (tutta), piazza Dante (tutta), piazza della Zecca (tutta), piazza San Teodoro (tutta), piazza Santa Teresa (tutta), piazza Cairoli (tutta), via Della Monica (tutta), via Bari (tutta), via Barletta (tutta), via Belvedere (tutta), via Bettolo (tutta), via Cesare Battisti, via Cesare Braico, via Cappellini (tutta), via Castello (tutta), via Cavour, via Cittadella (tutta), via Conserva (tutta), via Cortine (tutta), via de’ Flagilla (tutta), via De Leo (tutta), via de’ Ripa (tutta), via de’ Vavotici (tutta), via del Mare, via De Roma (tutta), via Moricino (tutta), via Gallipoli, via Giordano Bruno (tutta), via Giovanni XXIII, via Gorizia (tutta), via Lata (tutta), via Lauro (tutta), via Madonna della Neve (tutta), via Marconi (tutta), via Mattonelle (tutta), via Mazzini, via Monopoli (tutta), via Montenegro (tutta), via Taccone (tutta), via Palestro (tutta), via Pisanelli (tutta), via Porta Lecce, via Rodi (tutta), via Santa Lucia (tutta), via San Sebastiano (tutta),

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via Santa Teresa (tutta), via Saponea, via Selvaggi (tutta), via Taranto, via Torpisana, via Trieste (tutta), via Vanini (tutta), via XX Settembre, vico Martinez (tutto)

PARCHEGGIO AUTORIZZATO ai soli residenti muniti di Pass Sosta Ztl Via Colonne via Congregazione, via dei de’ Balzo, via Regina Margherita e limitrofe.

PARCHEGGIO zona rossa, pagamento a rotazione. Tariffe: prima ora 1 euro, dalla seconda ora 2 euro/ora (ore 8-21, prefestivi ore 8-24), non sono validi pass residenti e abbonamenti lavoratori Piazza Matteotti, via Amena, via Casimiro, via Filomeno Consiglio, via Fornari, via Marco Pacuvio, via Rubini, via San Nicolicchio, via Santi, vico Seminario

TARIFFAZIONE PASS RESIDENTI E ABBONAMENTI LAVORATORI Pass per residenti e domiciliati (non sono incluse la zona rossa, le aree APU e ZTL): 60 €/anno Pass seconda auto per residenti e domiciliati (non sono incluse la zona rossa, le aree APU e ZTL): 30 €/mese Pass per residenti e domiciliati aree APU e ZTL (non è inclusa la zona rossa): 90 €/anno

Abbonamento full per lavoratori (valido sempre, senza limitazioni di orario) (non sono incluse la zona rossa, le aree APU e ZTL) 220 €/anno frazionabile in due periodi da 6 mesi ognuno al costo di 110€

Abbonamento light per lavoratori (valido dal lunedì al venerdì, dalle ore 8:00 alle ore 14:30) (non sono incluse la zona rossa, le aree APU e ZTL): 120 €/anno frazionabile in due periodi da 6 mesi ognuno al costo di 60€

Abbonamento per medici di base e pediatri (non sono incluse la zona rossa, le aree APU e ZTL): 60 €/anno frazionabile in due periodi da 6 mesi ognuno al costo di 30€ù

Tutte le tariffe comprensive di Iva, cui vanno aggiunti 10 euro di istruzione pratica Non soggiacciono all’obbligo di pagamento della tariffa di sosta i veicoli elettrici od a propulsione ibrida (deroga valida al di fuori della zona rossa, delle APU e delle ZTL e per una durata massima di 7 ore) 26 gennaio 2018

REPORTAGE ESCLUSIVO di Gianmarco Di napoli ue ascensori che salgono verso il nulla, uniti da un ponte che non c’è. Il molo da cui si imbarcarono i grandi della storia oggi ha come marchio questo piccolo monumento al paradosso: quattrini spesi, lavori inutili. E il vuoto. Ciò che ti resta andando da nord a sud, banchina dopo banchina, tra innovazioni tecnologiche e piazzali sconfinati, è il vuoto: miliardi di lire e poi milioni di euro, spesi senza avere un’idea complessiva. Come tante raccolte a fascicoli che non formeranno mai un’enciclopedia.

Il nostro viaggio parte da qui, da dove Gandhi e altri grandi della storia si imbarcarono su un piroscafo, ma anche dove la città aveva il suo balcone privilegiato e le feste al Desirè con vista mare. Ora non ci sono né navi in partenza, né feste. Sembra una stazione ferroviaria di provincia dove c’è solo il vento perché i treni non si fermano mai. I due ascensori e il ponte dovevano consentire il transito al coperto dei passeggeri prima dell’imbarco, dalla nuova sala d’attesa della stazione marittima al terminal passeggeri costruito 50 metri più lontano, ristrutturando i capannoni che ospitavano, sulla banchina carbonifera, i magazzini Cianciola per le provviste navali: due ascensori protetti da una vetrata trasparente.

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LA STAZIONE MARITTIMA Gli ascensori li hanno fatti, ma non hanno mai funzionato perché il ponte che li doveva unire non fu neanche iniziato: niente più sala d’attesa, ma una sala-convegni. E gli ex magazzini sono finiti per ospitare gli enti che operano nel porto: polizia di frontiera, agenti della dogana e la sanità marittima.

Qual è il motivo? Banale, ma in linea con quanto accaduto per tutto il resto. Il progetto è stato realizzato quando il terminal e la sala d’attesa non servivano più: i traghetti ci sono più. Molti armatori (e tanti passeggeri) hanno scelto il porto di Bari e le poche navi rimaste salpano dalle banchine di Costa Morena, nel cuore della zona industriale. Un altro porto, un’altra storia.

Il punto è proprio questo. Brindisi non ha un porto unico, ma una confederazione di porti sviluppati senza una logica che non fosse quella di realizzare progetti, profumatamente retribuiti, privi di un disegno comune e spesso di qualsiasi reale utilità. Il risultato è che il traffico passeggeri, un tempo oltre il milione di imbarchi all’anno, si è assestato su quote demoralizzanti e la città deve accontentarsi di fare ciao ciao con la manina ai croceristi, sapendo bene che si tratta solo di un surrogato che porta davvero poco alla città.

Sull’altro fronte, la movimentazione delle merci langue perché in questa sconsiderata corsa a creare gigantesche banchine con colate di cemento che hanno cancellato decine di ettari di mare, sono stati costruiti enormi piazzali ma senza aumentare i punti di attracco. Rispetto alle previsioni, gli ormeggi per la Grecia e l’Albania sono molti di meno e dislocati in una maniera poco omogenea.

A rendere ancora più cervellotico il tutto ci sono i lucchetti. Sì perché cancelli chiusi a doppia mandata, per motivi burocratici o inamovibile scelta gestionale, frammentano le banchine interrompendo un percorso naturale che consentirebbe di avere un porto unico. Quello che avviene sul lato opposto, con la chiusura ermetica di Porta de Revel, che impedisce ai cittadini di transitare sulla banchina che va dalle Sciabbiche al parco del Cillarese, si ripete anche nel porto commerciale. Rallentando gli spostamenti, rendendo più difficoltoso il lavoro degli operatori.

CANCELLI SBARRATI Il primo cancello si trova sul lato estremo del seno di Levante, poco lontano dal parcheggio di via Spalato e non consente - proseguendo lungo la banchina - di circumnavigare il porto sino ad arrivare alle

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IL TERMINAL A Costa Morena-Punta delle Terrare non esiste un terminal dell’Autorità portuale per i passeggeri in partenza verso la Grecia e l’Albania. Il servizio viene offerto da un imprenditore privato che ha creato il «Brindisi Terminal». Nella foto la calca di camion in attesa dell’imbarco e i mercatini improvvisati in un’area in cui regna la massima confusione.

Un’emergenza che si moltiplica durante la stagione estiva

Le banchine deserte, milioni di euro spesi senza un progetto unitario: un viaggio tra i mille problemi e le opportunità che non vengono colte Dalla stazione marittima a Costa Morena Est

DELLE NEBBIE GLI ASCENSORI In questa foto e in quella a sinistra i due ascensori costruiti per collegare la stazione marittima alla zona d’imbarco e che dovevano essere uniti da un ponte. Non essendoci più partenze, è un’opera costosa e inutile: gli ascensori salgono verso il nulla. Il ponte non è stato mai realizzato

banchine di Punto Franco e Feltrinelli che si trovano proprio di fronte alla stazione marittima. Le chiavi del lucchetto, sino al mese di settembre dello scorso anno, le possedeva la Marina Militare, proprietaria - neanche a dirlo - di quella grande fascia di terreno che si affaccia sul porto e che prende il nome di area ex Pol. I giganteschi serbatoi a ridosso della questura sono dismessi dalla fine della Seconda guerra mondiale ma da 80 anni restano a marcire in un’area che (per avere un’idea) è molto più ampia di quella dell’intero piazzale di via Spalato ed è immersa nel verde. Da settembre l’Autorità portuale ha il permesso di utilizzare una parte della zona, in particolare proprio quella attigua alla banchina. A ottobre, con una cinematografica cerimonia, il cancello è stato aperto, celebrando di fatto la creazione di un unico circuito stradale sino al piazzale di Sant’Apollinare. Ma oggi il cancello è di nuovo chiuso. E chissà per quanto tempo lo resterà.

La questione ex Pol del resto non può essere affrontata con la stessa leggerezza adottata per altre questioni riguardanti il porto. Occorrono milioni di euro per l’abbattimento dei giganteschi serbatoi e Dio solo sa che cosa si trova in quei terreni, così che la bonifica risulterà senza dubbio più complessa della demolizione. E passeranno anni, se non decenni prima che si possano trovare i finanziamenti e la volontà per agire. Anche perché, come è accaduto finora, manca l’idea. L’area ex Pol inizia dal mare e si estende sino a viale Arno: potrebbe diventare uno splendido parco o qualsiasi altra cosa al servizio della città. Ma per ora non si è in condizione neanche di assicurare la promessa apertura di quel cancello.

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REPORTAGE SANT’APOLLINARE Per proseguire il nostro viaggio lungo le banchine e “scavalcare” il cancello è necessario uscire dall’area della stazione marittima, percorrere il parcheggio di via Spalato, immettersi in via Porta Lecce e risalire da via Arno sino a oltrepassare il cimitero, l’ex Mercatone Uno, il Consorzio Asi. Quindi scendere a sinistra per entrare nel “secondo” porto, anch’esso (come la stazione marittima) sorvegliato dalla vigilanza privata. E’ la zona in cui attraccano le navi per i soccorsi umanitari. Siamo dall’altra parte del cancello dell’Ex Pol: ci sono la nuova rampa della Banchina di Levante, poi in sequenza la banchina Feltrinelli (il nome celebra un’antica segheria che sorgeva in quel punto) e il Punto Franco. Centinaia di metri di attracchi inutilizzati e occupati soltanto da piccoli peschereggi ormeggiati durante il giorno e da piattaforme galleggianti abbandonate. Una specie di gigantesco deposito che si rianima soltanto quando arrivano le navi con a bordo i disperati. Poco più avanti si arriva alla banchina Montecatini e al famoso capannone, considerato un gioiello di archeologia industriale, ma che anch’esso da anni ha un’unica ragione di vita: sotto quei legni vengono allineati e identificati i migranti dopo essere sbarcati. Nient’altro.

IL CAPANNONE Da anni si dibatte sul suo utilizzo ed è una gara a chi espone l’idea più brillante. Roba da infarcire convegni e armare la matita di fantasiosi architetti futuristici. Nel frattempo, oltre a deteriorarsi per le intemperie e la scarsa manutenzione, per oscuri motivi non è stato inserito nel progetto di security del porto: esso infatti doveva essere incluso nell’area tutelata dalls sicurezza con la realizzazione di una strada che è ben indicata nel progetto dei lavori e che avrebbe dovuto inglobarlo nell’area doganale. Ma, senza alcuna giustificazione, la strada non è stata creata e l’ex stabilimento della “Società fertilizzanti Montecatini Spa” è rimasto imprigionato tra l’area portuale e il terrapieno di una proprietà

LA STORIA PRIGIONIERA Questa foto è stata scattata dove sorgeva la spiaggia di Sant’Apollinare e che già da un anno è interdetta al pubblico perché rientra nell’area di security: questo tratto di mare verrà presto banchinato e scomparirà per sempre. Villa Monticelli e l’area circostante, luogo in cui ci fu il primo insediamento umano a Brindisi, saranno come impacchettate perché considerate area di alto valore storico e archeologico. Ma non sarà possibile visitarle: un’altra contraddizione legata a una progettualità portuale non organica alla città

confinante. In sostanza nella terra di nessuno.

Privo di ogni sorveglianza.

E mentre il monumento industriale marcisce, nessuno si preoccupa di assegnare al distaccamento dei vigili del fuoco una base operativa più consona abbattendo l’orribile costruzione che li ospita proprio accanto al capannone ex Montecatini.

Procedendo verso sud si arriva al piazzale di

Gli ascensori per il vuoto, i cancelli che bloccano, ettari di nuove banchine che paradossalmente diminuscono gli attracchi il7 MAGAZINE 12

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Sant’Apollinare, divenuto famoso per la celebrazione della messa di papa Benedetto XVI e che è rimasto una sconfinata distesa di asfalto utilizzata esclusivamente per gli attracchi delle navi ro-ro eurocargo della Tirrenia noleggiate da Grimaldi. Le navi, che non trasportano passeggeri ma solo mezzi pesanti, operano lungo l’autostrada del mare CataniaBrindisi-Ravenna. Quando l’eurocargo è nel porto è facile distinguerlo perché è ormeggiato in maniera inconsueta, non perpendicolare alla banchina opposta alla stazione marittima ma in diagonale, con la prua puntata in direzione del Monumento al Marinaio e quasi sulla scia del canale Pigonati. Non si tratta di un vezzo del comandante, ma di un grave errore logistico. Sulla banchina di Sant’Apollinare era stato realizzato un grande supporto in metallo sul quale si sarebbe dovuto inserire il portellone di poppa dei ro-ro, ma la misura è stata sbagliata. Troppo stretto.

Così il traghetto viene fatto ormeggiare di traverso e le conseguenze si vedono: l’asfalto appena rifatto della banchina è stato ridotto a brandelli dal peso del portellone. E non si tratta dell’unico errore compiuto: la misura delle bitte per gli ormeggi è errata, troppo piccole per sostenere le cime di navi così grandi.

Dovranno essere tutte sostituite. Chi le ha progettate? E sulla base di quali conoscenze?

I CANCELLI Le varie zone del porto di Brindisi sono separate da cancelli che impediscono la creazione di un circuito sulle banchine. Quello nella foto si trova nei pressi di via Spalato, all’ingresso dell’area Ex Pol. Qualche mese fa, con una pomposa cerimonia era stato celebrato il passaggio di questa zona dalla Marina Militare all’Autorità portuale con contestuale apertura del cancello. Ma poi, spenti i riflettori, il cancello è stato richiuso.

Quelle bitte oggi sono il simbolo dell’approssimazione.

Un discorso a parte merita il Canale Pigonati la cui banchina occupa l’ultima parte di questa fetta di porto. Sono stati da poco completati i lavori di consolidamento dell’unica via d’accesso al porto interno: affidati alla Fincosit, costati ben otto milioni di euro. Per la stessa cifra quella che è una delle più grandi imprese che si occupano di lavori marittimi avrebbe garantito l’allargamento per 50 metri del canale, soluzione che avrebbe consentito un accesso più agevole alle navi da crociera e, probabilmente, un ricambio migliore delle acque marine. Sarebbero stati eliminati 50

inutili metri di piazzale occupati dal nulla. Ma non c’è stato niente da fare. Si è proceduto a consolidare il canale che resta delle dimensioni decise alla fine del XVIII secolo

L’EX SPIAGGIA Tra il piazzale e la vecchia spiaggia di Sant’Apollinare è collocato il secondo grande cancello che interrompe il circuito portuale.

Dall’altra parte presto il mare scomparirà e un enorme colata di cemento spazzerà via un secolo di ricordi legati agli stabilimenti balneari frequentati da almeno quattro generazioni di brindisini. Un mega progetto di banchinamento che alla fine non produrrà altro che tre

I DANNI Queste le conseguenze sulla banchina appena ristrutturata a Sant’Apollinare dal portellone dei traghetti Ro-ro costretti a ormeggiare in maniera non prevista per un errore commesso nella realizzazione dell’at-

nuovi attracchi per traghetti ro-ro i quali probabilmente avrebbero potuto essere dirottati su banchine già esistenti. Il paradosso è che Villa Monticelli (conosciuta come la “casa dei fantasmi”) e i terreni circostanti non potranno essere sfiorati in quanto considerati patrimonio storico e archeologico: qui sono state trovate le tracce dei primi insediamenti umani, risalenti a più di 4.000 anni fa. In pratica è il luogo in cui Brindisi ha avuto origine. Ma sarà “impacchettato” nell’area portuale e non accessibile al pubblico. Per sempre.

L’area del nuovo banchinamento è inaccessibile anche dalla strada che un tempo conduceva i bagnanti alla spiaggia. Siamo al terzo cancello che viene convenzionalmente chiamato “Varco 9” e che, su richiesta degli operatori portuali della “Ops”, è stato aperto solo durante i mesi estivi dall’Autorità portuale per consentire il deflusso da Costa Morena.

Essendo oggi sbarrato, per giungere final-

tracco. Errori sono stati anche commessi con le nuove bitte (foto piccola) che dovranno essere sostituite in quanto troppo piccole e inadeguate all’ormeggio dei grandi traghetti della Tirrenia.

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REPORTAGE

LA RUGGINE Il reticolato che circonda il punto d’imbarco per l’Albania a Punta delle Terrare. Non si tratta di una struttura di protezione vecchia come potrebbe apparire dall’immagine: la rete in «corten» è stata utilizzata - come da appalto - per circondare tutta la zona non accessibile del porto, compresaa la nuova via del Mare. La struttura cola già ruggine e risulta orrenda, sia dal punto di vista estetico che della funzionalità. Si tratta di una delle idee più disastrose mai realizzate in un porto che aveva l’occasione di rimodernarsi

mente al nuovo d’imbarco per la Grecia e l’Albania bisogna aggirare ancora altri reticolati arruginiti. Siamo a Costa Morena-Punta delle Terrare ma non la vediamo.

PUNTA DELLE TERRARE Decine di tir, autoarticolati, camion di tutte le dimensioni stazionano nei piazzali, si muovono disordinatamente in direzione degli imbarchi. Piccole bancarelle di venditori ambulanti, quasi tutti stranieri, sono coraggiosamente issate sulla strada: scarpe e abiti taroccati, panini e bibite. Alcuni camionisti si sono organizzati con sedie e piccole tavolate.

Si può solo immaginare cosa succeda nel periodo in cui oltre ai tir partono anche i turisti.

I grani camion si muovono a folate, decine per volta: alcuni si dirigono nella corsia d’imbarco per la Grecia, altri nel recinto da cui si accede ai traghetti per l’Albania. E’ qui che la sera diventa un inferno. A Costa Morena non esiste un terminal pubblico: il check-in viene effettuato presso il vicino“Brindisi Terminal”, una struttura privata creata alcuni anni fa e che è andata a colmare un vuoto inspiegabile e lunghissimo. Ma su questo ci torniamo. Dopo il check-in effettuato nel terminal, chi parte per Valona non puòaccedere subito nell’area d’imbarco perché vige una norma precisa: nessun passeggero o mezzo può entrarvi sino a quando anche l’ultimo passeggero in arrivo non sia sbarcato.

Così, non essendoci un’area d’attesa attrezzata e coperta, centinaia di persone stazionano, sino a notte inoltrata in zona all’aperto priva di qualsiasi servizio, soffocata dal passaggio di decine di camion. Doveva essere una soluzione momentanea, come tante. Ma da sempre così.

LA DELEGAZIONE DI VALONA Qualche mese fa una delegazione composta dalle massime autorità di Valona (sindaco, presidente della Camera di commercio e responsabili di enti turistici) è giunta a Brindisi e - con molto tatto ma anche particolare fermezza - ha chiesto all’autorità portuale un trattamento più decoroso per chi si imbarca alla volta dell’Albania. Non è possibile che bambini, donne e uomini siano abbandonati alla mercè delle intemperie e in mezzo ai tir in transito. Brindisi e Valona distano soltanto 40 miglia marine, sono due città gemelle e sarebbe davvero un peccato perdere anche questa priorità costringendo i viaggiatori a cercare soluzioni alternative.

Del resto il precedente c’è e fa molto male. A

Punta delle Terrare si sta verificando ciò che fino a qualche anno fa avveniva nella vecchia stazione marittima centrale dove chi partiva per l’Albania era costretto ad attendere in via Spalato sino a notte fonda, mentre chi sbarcava percorreva quasi un chilometro a piedi per passare dalla dogana e poi un altro chilometro e mezzo per raggiungere l’uscita sul lato opposto. Quando gli albanesi si resero conto che nel porto di Bari esisteva un terminal vero e che venivano trattati in maniera molto più dignitosa, Brindisi perse la priorità sulle linee per Durazzo. Ora si potrebbe perdere persino Valona.

Dicevamo dell’esistenza del terminal privato nato da un’idea dell’imprenditore Mino Taveri e che per anni ha fatto fronte all’assenza di una struttura dell’autorità portuale. Nel 2014 venne presentato da un altro imprenditore, Tommaso Ricchiuto, il progetto per la realizzazione del terminal passeggeri di Costa Morena. Finì sotto processo e con lui furono coinvolti l’allora presidente dell’Authority, Giuseppe Giurgola, e alcuni tecnici. La procura di Brindisi ipotizzava il reato di lottizza-

I lavori milionari effettuati nel corso degli anni: tanta ruggine e i tubi della Tap imposti dal governo sul nuovo molo a sud il7 MAGAZINE 14

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zione abusiva. I lavori per costruire “Le Vele” (questo il nome del terminal) furono interrotti.

L’inchiesta si risolse in una bolla di sapone, dopo due anni: nel corso della stessa udienza preliminare il gup prosciolse infatti tutti gli imputati. Nel progetto non esisteva alcun illecito: la sentenza assolutiva è arrivata nel febbraio 2016. Ma i lavori non sono mai più ripresi. Delle Vele nessuna traccia: il cantiere è fermo come il il giorno in cui la magistratura vi ha posto i sigilli. .

COSTA MORENA EST Lasciamo Punta delle Terrare e proseguiamo verso sud per una manciata di chilometri, nell’ultimo baluardo di porto, quello esterno., ma non il meno importante. Qui, nella parte più estrema, al di là del molo Enel e di quello del gas, a Costa Morena Est, è stato operato il più grande banchinamento: cinque ettari di cemento e asfalto hanno cancellato una fetta importante di costa cambiando per sempre la fisionomia della costa. Ora al posto del mare c’è un piazzale immenso che nell’intenzione

I TUBI DELLA TAP Le potenzialità di sviluppo negate al porto di Brindisi sono tutte in questa foto: siamo sulla banchina di Costa Morena Est, l’ultima creata strappando cinque ettari al mare. Dovrebbe essere destinata alla movimentazione delle merci per offrire nuove opportunità agli operatori portuali. Ma per precise indicazioni del governo viene occupata per gran parte (e lo sarà per anni) dai tubi destinati alla realizzazione della condotta Tap. Il prezzo pagato è irrisorio rispetto ai danni provocati per l’impossibilità di realizzare nuovi progetti: solo 100 mila euro all’anno

doveva essere utilizzato per la movimentazione delle merci ma che invece è diventato un gigantesco deposito dei tubi destinati alla condotta della Tap. Inizialmente per lo stoccaggio delle tubazioni Saipem era stata chiesta la disponibilità alle aziende private della zona industriale di Brindisi. Sarebbe stata linfa vitale per i privati. Ma con un’ordinanza dell’allora commissario al Porto, Mario Valente, è stato disposto che le migliaia di tubi della contestata condotta, che dovrebbe portare il gas dalla Turchia all’Italia, vengano depositati (chissà per quanti anni) nel piazzale di Costa Morena Est. Il canone è irrisorio rispetto alla monopolio quasi totale del piazzale: 100 mila euro all’anno, compresa la vigilanza pagata dall’Autorità portuale (con denaro pubblico) e all’interno di una struttura appena recintata. La possibilità che la piattaforma possa essere utilizzata dagli operatori

CANTIERI Nella foto di sinistra le strutture realizzate a Costa Morena Est e che serviranno all’accoglienza dei turisti che giungeranno a Brindisi con le navi da crociera a partire dal prossimo mese di massimo. Ma nessun

portuali per la movimentazione delle merci è rinviata a data da destinarsi.

A Costa Morena Est c’è anche la banchina destinata all’attracco di gran parte delle navi da crociera della prossima stagione, ossia tutte quelle che per questioni meteorologiche o logistiche non avranno accesso al porto interno.

Per l’accoglienza ai turisti per ora ci sono solo grandi strutture metalliche che saranno coperte da teloni di plastica che ripareranno dal sole. Poi i turisti non avranno molto da fare, soprattutto quest’anno che non esiste neanche un programma preciso: faranno in bus lo slalom tra quelle distese di tubi, incroceranno in uscita da Punta delle Terrare smadonnanti passeggeri sbarcati dai traghetti dopo ore d’attesa, chiederanno di scendere a Brindisi per visitare le bellezze della città: le colonne, il Monumento al Marinaio e quei due ascensori che almeno portassero in Paradiso.

timore: saranno coperte sul modello dei tendoni del circo. A destra invece il cantiere per la costruzione del Terminal «Le Vele», bloccato da anni nonostante l’inchiesta della magistratura ne abbia certificato la liceità

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ELEZIONI POLITICHE Ormai definite le liste dei candidati nel centrodestra: Forza Italia punta su Vitali e Andrisano. Forse fuori D’Attis Nel centrosinistra non ci sarà Matarrelli

di lucia portolano

omenti concitati nelle segreterie regionali e nazionali dei partiti e dei movimenti, telefoni che squillano in continuazione, e politici che tentano di strappare una candidatura per ottenere un posto in Parlamento. In molti casi decide Roma.

Domenica 28 gennaio i giochi saranno comunque chiusi, termine ultimo per consegnare le liste. A poche ore dalla scadenza si delinea la scacchiera dei candidati.

Dopo il braccio di ferro interno al centrodestra tra Raffaele Fitto e gli alleati, in Puglia si è raggiunto l’accordo nella distribuzione dei collegi uninominali, cioè in quelli dove la coalizione candida un unico nome. Nella terra di Fitto 13 collegi vanno a Forza Italia, 6 alla quarta gamba ( che vede insieme Noi con l’Italia, Udc, Idea), 2 a Fratelli d’Italia e 3 alla Lega.

Cosa accade nella provincia di Brindisi?

Quattro sono i collegi uninominali che interessano il territorio brindisino. Chi vince chi prende più voti.

Per la Camera dei deputati la spartizione nel centrodestra avrebbe previsto un collegio a Forza Italia e uno alla quarta gamba, sempre che qualcosa non cambi nell’ultima ora. Ci sarebbe un tentativo degli azzurri di fare uno scambio con i fittiani, occupando anche il secondo collegio. Ma scambio a parte, l’accordo raggiunto per il momento è di uno ciascuno.

Andando per ordine il collegio uninominale per la Camera che comprende Brindisi, Carovigno, Ceglie Messapica, Cisternino, Fasano, Ostuni e San Vito dei Normanni è stato assegnato alla quarta gamba. Mentre quello di Francavilla Fontana, con Mesagne, San Pietro Vernotico ed altri comuni compreso Manduria è andato a Forza Italia che ha deciso di candidare Antonio Andrisano (di Francavilla Fontana), coordinatore provinciale del partito, ed ex consigliere comunale. Andrisano è tornato in Forza Italia nel 2015.

Al Senato invece gli azzurri puntano sull’ex sottosegretario, fedelissimo di Berlusconi, Luigi Vitali, che da qualche

M Uninominale giochi quasi fatti. Ma con sorprese

Luigi Vitali

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anno ricopre l’incarico di coordinatore regionale del partito. Vitali si candida nel collegio che comprende Francavilla Fontana e Lecce. Mentre per il collegio senatoriale di Brindisi e Monopoli deciderà direttamente Roma, in pole position c’è il senatore uscente di Turi Michele Boccardi. E quanto pare sarà privilegiata la candidatura barese. Stando così le cose, sarebbe fuori dai giochi, ancora una volta il brindisino Mauro D’Attis. Il suo nome era tra i probabili candidati, da sempre fedele a Forza Italia, anche nei momenti più bui del partito. D’Attis potrebbe riapparire nelle candidature nel listino, sempre che Vitali non riesca a strappare Per il candidato della quarta gamba arriva dal territorio il pressing per Vittorio Zizza, senatore uscente di Direzione Italia. Martedì scorso una trentina di amministratori della provincia di Brindisi, con il notaio Michele Errico, l’ex candidato sindaco del Pd Nando Marino e una ventina tra medici e imprenditori hanno inviato una lettera a Raffaele Fitto a sostegno della candidatura dell’ex sindaco di Carovigno. Un elettorato alquanto variegato che si intreccia con gli accordi per le prossime amministrative nei comuni del Brindisino, in particolar modo nel capoluogo dove i fittiani, almeno al momento hanno lasciato Forza Italia, per allearsi con il movimento di Marino, Alternativa popolare della Lorenzin, e quanto pare anche con Errico e compagni.

Ore frenetiche anche nel Partito democratico. Scontro diretto tra due ostunesi: l’uscente Salvatore Tomaselli (area Orlando) e l’ex consigliere regionale GioAntonio Andrisano

vanni Epifani (area Renzi) per la candidatura alla Camera nel collegio uninominale Brindisi- Ostuni. La bilancia penderebbe per l’ex senatore. Nel collegio Francavilla Fontana- Manduria sarebbe candidata Elisa Mariano, l’onorevole uscente di San Pietro Vernotico (area Renzi). Nessun dubbio sulla candidatura al Senato nel collegio Brindisi- Monopoli che vedrà in campo il fasanese Fabiano Amati. Mentre il forzista Vitali dovrebbe scontrarsi nel collegio Francavilla Fontana- Lecce conMauro D’Attis

Toni Matarrelli

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tro il democratico Dario Stefano. Anche nel pd, così come nel centrodestra, non c’è nessun candidato, almeno per l’uninominale, proveniente dal capoluogo brindisino.

Punta su un candidato di Brindisi città invece il Partito repubblicano, nel collegio per la Camera c’è Corrado De Rinaldis Saponaro. I repubblicani corrono da soli a queste elezioni politiche, presenti solo in alcune realtà.

Nelle ultime ore invece ha rinunciato alla candidatura il parlamentare mesagnese uscente Toni Matarrelli, ex gruppo misto, oggi vicino a Liberi e Uguali. Gli era stato proposto il collegio Francavilla- Manduria, fuori quindi dal suo territorio elettorale. L’ex onorevole si è sfogato su Facebook : “Se guardo ciò che è trascorso, non ho rimpianti- scrive- né amarezze.

Forse guardando a ciò che sta accadendo, qualche amarezza potrei averla. Perché, pur avendone viste tante, ci sono aspetti della politica (ma vorrei dire: degenerazioni) che riescono a scandalizzarmi, quando non a sconcertarmi. E mi riferisco, ma non mi interessa approfondirlo ora, ad una gestione delle candidature irridente non tanto nei confronti dei soggetti candidabili, quanto verso l'elettorato, ancora una volta scippato di una reale possibilità di scelta. Ma va bene così, accade anche questo. Non mi candido, ma ciò non significa che abbandono il campo”.

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L’INTERVISTA

«no al carbone,

A

Il centrosinistra ufficializza la candidatura di Rossi a sindaco: «Il Pd si è allontanato dai vecchi modelli.

Marino e Luperti solo un’armata Brancaleone» di lucia portolano

nticipano tutti sui tempi e annunciano il loro candidato sindaco.

Il centrosinistra trova l’accordo e candida Riccardo Rossi (leader di Brindisi Bene Comune), 51 anni, ricercatore Enea, a sindaco di Brindisi.

Per la prima volta Partito democratico e Brindisi Bene Comune stringono l’alleanza e propongono un progetto politico unitario, del quale fa parte anche il neo nato Liberi e uguali. E’ la terza candidatura a sindaco per Riccardo Rossi, ma questa volta va in coalizione. Un accordo che gli ha procurato non pochi attacchi. In molti gli hanno ricordato quella sua frase del passato: “mai col Pd”.

Rossi alle ultime amministrative ha raggiunto un buon risultato, ma lontano dalla vittoria, numeri che hanno dimostrato che per arrivare al governo della città sono necessarie le alleanze.

In passato lei ha sempre attaccato il Partito democratico, tanto da dire mai col Pd. Cosa è cambiato. Come giustifica questa alleanza?

“I percorsi precedenti nel 2012 e nel 2016 non consentivano alleanze. Nel 2012 il Pd aveva fatto parte del laboratorio politico con i centristi e noi eravamo lontani da quelle posizioni. Nel 2016 il Pd aveva puntato su candidato sindaco espressione del centrodestra. Il partito democratico ha dimostrato oggi un rinnovamento e un allontanamento dai suoi vecchi modelli. Nel frattempo è nato anche Liberi e uguali. Pur rispettando le nostre differenze riteniamo di poter garantire un progetto politico amministrativo credibile e duraturo”.

Brindisi Bene Comune, il movimento di cui fa le parte, è contro la Tap e contro il progetto di A2A. Potrebbero essere questi due temi di scontro con il Pd? “Il partito democratico ha garantito autonomia locale nelle decisioni, e si è chiaramente espresso contro l’impianto di compostaggio nel sito della centrale di Brindisi nord, ha par-

Riccardo Rossi, candidato sindaco per la coalizione di centrosinistra

lato di smantellamento e bonifiche. No anche al gasdotto Tap”.

Non ritiene che questa alleanza possa farle perdere una fetta del suo elettorato del passato?

“Penso proprio di no. Noi siamo l’unico progetto che può essere una garanzia per questa città. Dall’altra parte c’è una vecchia classe politica che cerca di riprendere in mano la situazione, figlia di un trasformismo che non lascia presagire nulla di buono. Anche i 5Stelle non fanno altro che mostrare debolezza con litigi e scontri”.

Quali sono i punti imprescindibili di questa alleanza? Su cosa avete trovato l’accordo?

“Ci sono tre questioni fondamenti e imprescindibili. La prima riguarda la discontinuità con le precedenti amministrazioni. Sarà pro-

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posta una classe dirigente seria, competente e rinnovata, e soprattutto che non abbia responsabilità in merito agli errori delle amministrazioni passate. Saranno candidate persone nuove con nuove idee e proposte. La seconda questione riguarda l’autonomia del progetto che dovrà confrontarsi con i livelli regionali e nazionali ma senza subire. Non accetteremo decisioni calate dall’alto e cercheremo di recuperare la centralità di Brindisi anche a livello provinciale. Terzo: un nuovo modello di sviluppo che non veda Brindisi ripiegata su stessa con conseguenza ambientali e sanitarie ed oggi anche economiche. Intendiamo puntare su nuove possibilità nel turismo, agricoltura, università, cittadella della ricerca, industria aereonautica”.

Riccardo Rossi è un ambientalista questo

sì all’industria» potrebbe spaventare una parte dell’elettorato anche del partito democratico?

“Sono un ingegnere ricercatore dell’Enea, la mia è una battaglia contro il carbone e gli inceneritori ma non contro l’industria e il progresso. Io sono a sostegno dell’industria aeronautica, della biotecnologia, degli investimenti sul digitale e sull’elettronica. In merito alla chiusura della centrale Enel ritengo che sia necessario dialogare con la società elettrica insieme alla Regione e al Governo per portare sul territorio nuovi investimenti.

Enel in altre realtà fa altre attività perché non dovrebbe farle anche a Brindisi”.

Lei ha parlato di discontinuità con il passato però nel Pd ci sono esponenti che hanno avuto ruoli importanti nell’amministrazione Consales. Così come in Liberi Uguali c’è Carmine Dipietrangelo, noto esponente politico del passato.

“Io ho fatto l’accordo con il segretario cittadino del Pd Francesco Cannalire, per gli altri sarà valutato caso per caso. Lo stesso vale per Dipietrangelo, ho fatto l’accordo con i partiti e i punti che ho riferito prima sono stati tutti condivisi”.

Ritiene che la coalizione si possa allargare con nuove alleanze? E’ possibile un accordo con i moderati di Luperti e Marino?

“La coalizione non è chiusa. Speriamo che si uniscano tutte le sensibilità che si riconoscono nei valori del centrosinistra. Ma anche è aperta a un mondo cattolico a sostegno degli ideali di inclusione e integrazione sociale. Per quanto riguarda Luperti e Marino escludo un’alleanza. Loro hanno già detto che non vogliono dialogare. Ma io sono lontano dalle loro posizioni, non sono altro che il classico minestrone dove non si comprende valori e idea di città. Sono un’armata Brancaleone.”

Francesco Cannalire,segretario cittadino del Pd, uno dei principali sostenitori della candidatura di Rossi a sindaco di Brindisi

Il notaio Michele Errico lo ha attaccato in conferenza stampa perché lei è a sostegno del progetto sulla fusione del nucleare per la quale è candidata la Cittadella della ricerca. Come si difende?

“Un attacco pretestuoso. Ritengo che Errico sia rimasto deluso dell’esito di un percorso che non lo vede protagonista. Le sue dichiarazioni contro il progetto non avevano nulla di scientifico. La fissione e la fusione sono due cose completamente diverse, si parla di pericolosità completamente diverse. Io sono sempre stato contrario alla fissione nucleare.

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Se davvero Brindisi dovesse vincere il bando ci sarebbero tante opportunità di lavoro e di rilancio della cittadella”.

Chi sosterrà Rossi in Parlamento?

“Pd e Liberi uguali per le politiche hanno scelto strade differenti, e io intendo rispettare entrambi gli alleati. Ognuno farà le proprie valutazioni personali”.

C’è qualcosa che la preoccupa particolarmente in merito alle questioni del Comune di Brindisi?

“Nei prossimi giorni chiederemo un incontro al commissario straordinario Giuffrè per avere dettagli sul bilancio che deve essere approvato a febbraio. Vorremmo capire la situazione economico finanziaria sulla base della quale poi stilare il programma. Vorremmo chiarezza anche sulle società partecipate. Inoltre chiederemo al commissario di intervenire sulla fontana Tancredi per portare avanti una perequazione che permetta di salvare quel bene e nello stesso tempo di dare all’azienda costruttrice un altro sito per costruire”.

In merito al suo programma su cosa punterà per convincere i brindisini?

“La partecipazione nella vita cittadina prima di tutto. Una volta eletto saranno creati i comitati di quartiere in luoghi istituzionalizzati dove i cittadini potranno confrontarsi, perché solo così si potrà creare una nuova classe dirigente. Metteremo al centro i quartieri e non solo per il recupero di piazze e strada, ma per fornire servizi e attività. Inoltre intendo istituire l’assessorato Brindisi smart city che si occuperà di innovazione, digitalizzazione dei sistemi e di una programmazione effettiva affinchè si possano realizzare progetti da candidare ai tanti finanziamenti. Inoltre particolare attenzione sarà dedicata alla mobilità urbana con la realizzazione di piste ciclabili”.

Frammenti di storia

Braico, l’unico Il garibaldino brindisino fu eletto nel primo Parlamento italiano: la sua vita segnata dalla prigionia con i Borboni

sentavano meno del 2% della popolazione.

Queste prime elezioni furono vinte dalla destra storica di politica liberista inspirata a Cavour, di cui faceva parte Cesare Braico, il medico brindisino protagonista nella lotta al regno dei Borboni e componente attivo della spedizione dei "Mille" di Garibaldi, eletto a Brindisi con 609 voti nel collegio uninominale numero 405 della provincia di Terra d'Otranto, dove votarono 856 dei 1091 iscritti alle liste. Negli altri collegi principali del Salento furono nominati Vincenzo Cepolla a Lecce, Sigismondo Castromediano a Campi, Vincenzo Carbonelli a Taranto e Liborio Romano a Tricase, mentre Salvatore Morelli, patriota, scrittore e giornalista nativo di Carovigno e da alcuni definito “il Pannella dell’ottocento” per le sue battaglie sui diritti civili, fu eletto nel collegio di Sessa Aurunca. Con queste elezioni si sanciva l'annessione al Regno di Vittorio Emanuele II e si poneva fine al Risorgimento meridionale.

Cesare Giuseppe Vincenzo Braico nasce a Brindisi il 24 ottobre del 1816 (data riportata sul Registro dei Battezzati, mentre negli atti di nascita è riportato il 25) nella casa di famiglia di via Ferrante Fornari dove una epigrafe in marmo ricorda l'evento (con il giorno errato). Si laureò in medicina all'Università di Napoli, la sua seconda patria, dove aderì alla Società dell’Unità Italiana che si proponeva “di liberare l’Italia dalla tirannide interna dei principi e di ogni potenza straniera, di riunirla e di renderla forte ed indipendente”. Nella città partenopea partecipò ai moti popolari del 1848 battendosi “come un leone” contro la gendarmeria borbonica. Ma l’anno dopo fu arrestato e condannato a venticinque di prigione, scontati in parte tra i penitenziari di Nisida, Ischia e Montefusco, dove le condizioni detentive erano inumane e degradanti, tanto che il ministro d’Inghilterra presso i borboni avanzò “delle rimostranze in nome dell’umanità oltraggiata”. I prigionieri vennero inoltre umiliati per le strade di Napoli dove

di Giovanni membola

l 27 gennaio del 1861 si svolsero le elezioni del primo Parlamento Italiano, che anticiparono la proclamazione del Regno d'Italia avvenuta il 17 marzo. La legge elettorale dell’epoca si basava su quella già in vigore nel Regno di Sardegna dal 1848, un sistema maggioritario a doppio turno con 443 collegi uninominali. Venivano eletti al primo turno i candidati che riportavano più del 50% dei voti e voti pari ad almeno un terzo degli aventi diritto al voto (418.696 persone su circa 22 milioni di abitanti), diversamente si procedeva con il turno di ballottaggio, fissato per il 3 febbraio successivo. Potevano votare solo gli uomini di età superiore a 25 anni, che sapevano leggere e scrivere e pagavano almeno 40 lire di tasse. Tradotto in numeri gli elettori rappre-

I

Cesare Braico

L’abitazione di Cesare Braico in via Ferrante Fornari

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deputato-eroe furono fatti sfilare, incatenati e picchiati dai carcerieri, vestiti in maniera bizzarra (brache, berretto di pelo d’asino e una grezza giubba rossa), un monito per tutti coloro che si ispiravano alle loro idee. Sollecitato dalle pressioni estere, Ferdinando II dispose la loro deportazione in esilio perpetuo in America, durante il viaggio però la nave - con un audace stratagemma - fu dirottata in Irlanda dove i 68 condannati furono liberati e dopo qualche mese fecero rientro in Italia a spese del governo piemontese, era il 1859.

Cesare Braico non riusciva a stare fermo, lo stesso anno partecipò come soldato e medico volontario alla battaglia di Solferino e nel 1860 e come medico in capo della 18ma divisione durante la spedizione dei Mille in Sicilia, prendendo parte alle battaglie che decisero la liberazione dell'Italia meridionale. Nino Bixio lo elogiò così per il suo ardimento: “Il coraggio di Braico è mirabile per la inverosimile e grandissima calma; egli non ha bisogno di concitarsi per divenire un eroe”.

Dopo l’Unità d’Italia, eletto deputato nel primo Parlamento italiano, restò sempre fe-

Il busto di Cesare Braico

dele al proprio dovere di parlamentare senza ostentare meriti e ottenere favori e riconoscimenti. Sostenne sempre le proprie idee ed i principi meridionalistici votando o con-

La tomba di Braico nel cimitero di Brindisi

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trapponendosi alle leggi proposte, senza farsi condizionare dallo schieramento politico di appartenenza, infatti oltre a esprimersi positivamente sull'affrancamento delle decime ex feudali, votò con l’opposizione di sinistra la questione riguardante l'esercito meridionale, il criterio del reclutamento della guardia nazionale mobile e anche per l'abolizione della pena di morte.

Nel 1862 fu insignito della croce di cavaliere dell'Ordine militare di Savoia e nominato dal re presidente del Consiglio di Sanità in Napoli. Appoggiò il trasferimento della capitale a Firenze e s'impegnò per ottenere i fondi necessari per restaurare il porto di Brindisi. Nelle elezioni del 1865 si presentò nel collegio di Manduria ma non fu eletto. Fece ritorno a Brindisi per dedicarsi ai suoi studi preferiti sino a quando non tornò volontario nei bersaglieri durante la terza guerra d'indipendenza con il grado di sottotenente, guadagnandosi una menzione al valor militare.

L’ultima fase della sua vita privata e attività pubblica fu la meno felice. Dopo gli incarichi ottenuti presso le prefetture di Alessandria e di Forlì dove “non fece una buona prova”, fu trasferito all’Archivio di Stato di Roma, città dove trascorse sofferente ed in solitudine gli ultimi anni della sua vita. La malattia era una conseguenza dei digiuni e delle tante angherie subite durante i lunghi anni trascorsi nelle galere borboniche, una condizione di infermità mentale che si aggravò nel 1883 e che lo portò alla morte nell'ospedale di Santa Maria della Pietà il 25 luglio 1887. Per volontà popolare, una delegazione brindisina trasferì le sue spoglie nel cimitero di Brindisi, dove riposano in un sepolcro posto sul vialetto principale qualche decina di metri oltre l’ingresso principale. La città gli ha intitolato una strada ed un parco.

Su corso Roma, quasi di fronte alle scuole elementari, vi è un busto in bronzo dell’eroe brindisino, un’opera poco considerata ma che può essere ritenuta rilevante poiché realizzata del famoso scultore Alessandro Fiordegiglio, eretta su questa piazzola nel 1968 a cura dell’Università del Tempo Libero (già Università Popolare), di cui faceva parte Alberto Del Sordo, uno dei più illustri storici locali e appassionato studioso proprio di Cesare Braico.

Le Saline

Punta della L CONTESSA: tra natura e incuria

di alessandro caiulo

La zona umida a sud di Brindisi non ha nulla da invidiare a Guaceto: lagune costiere di grande valore naturalistico e varietà di fauna La masseria ristrutturata e vandalizzata

I resti dell’antica torre costiera

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a zona umida degli stagni e delle saline di Punta della Contessa, pur essendo meno nota di quella di Torre Guaceto, posta fra Brindisi e Carovigno, o di quella delle Dune Costiere, fra Ostuni e Fasano, è probabilmente quella più affascinante ed interessante dal punto di vista naturalistico.

Situata a sud del capoluogo messapico e stretta fra il Petrolchimico e la Centrale Enel di Cerano, comprende tutto un insieme di bacini costieri che, alimentati da canali e da sorgenti di acqua dolce provenienti dall’entroterra, risentono notevolmente della vicinanza al mare, dal quale sono separati da un’esile cordone dunale, spesso superate dalle furibonde mareggiate, il che rende le acque salmastre e l’intero ecosistema particolarmente ricco ed aperto alla vita.

Queste lagune costiere sono di un grande valore naturalistico, specialmente, ma non solo, per la varietà delle specie avicole presenti, in quanto si trova lungo le principali rotte degli spostamenti migratori dall’Europa all’Africa e viceversa, per cui non solo si presta alla sosta, allo svernamento ed alla nidificazione di diverse specie, ma molte di esse, gradendo il clima mediterraneo particolarmente mite della nostra terra baciata dal sole, oramai sono divenute stanziali: è possibile, perciò, ammirare una gran quantità di anatre di superficie come i codoni, le volpoche, i germani reali, le alzavole, le marzaiole ed i mestoloni e gli uccelli acquatici di fondo come le folaghe, i moriglioni, gli svassi ed i tuffetti, ma la vera attrazione del parco e preda privilegiata dei fotografi naturalistici che da ogni parte di Europa vengono a visitare il parco sono i trampolieri come le spatole, gli aironi sia bianchi che cenerini; presenti in gran numero i vari uccelli marini come le beccacce di mare, i fratini, i piovanelli, i maestosi gabbiani reali ed i cormorani e non mancano, nelle zone più interne i fagiani ed una gran varietà di uccelli rapaci come gheppi, falchi di palude e poiane, mentre, a seconda dei periodi, giungono gradite visite di cigni e fenicotteri rosa che contribuiscono a rendere ancora più emozionante lo spettacolo che offre la natura. L’area costituisce un importante sito di riproduzione per specie rare dell’avifauna e svolge un ruolo d’importanza internazionale per la salvaguardia delle specie migratorie e acquatiche.

Fra i canali di acqua dolce sorgiva che collegano i vari bacini il più interessante dal punto di vista naturalistico è quello denominato “Foggia di Rau" dove è possibile incontrare una consistente colonia di tartarughe palustri “emys orbicularis”, una specie nostrana a forte rischio di estinzione e per questo sottoposta a speciale tutela.

Istituito come parco con Legge Regionale nel 2002, però, non è mai decollato in quanto tale e, salvo alcuni brevi periodi in cui più per opera di volontariato di appas-

da parte dell’ente pubblico preposto all’attività di gestione e controllo del Parco e di recente ha anche scritto al Commissario prefettizio del Comune di Brindisi per proporre la istituzione di un Ente Parco “Brindisi Natura” che consentirebbe di convogliare, integrare e ottimizzare risorse, fermo restando il ruolo di indirizzo e di controllo dell’Amministrazione Comunale, di impedire o contrastare efficacemente atti vandalici, incendi dolosi, degrado legato all’incuria ed evitare costosi interventi risarcitori, dei danni provocati. consolidare la struttura organizzativa e tecnica ed il rapporto con residenti ed agricoltori nel parco “ Saline e Stagni di Punta della Contessa” quanto meno parallelamente alla realizzazione del centro visite. Nel mentre la gestione virtuosa sistemica e sinergica è foriera di risorse finanziarie per tutte le attività, private e pubbliche, in area parco.

Da Palazzo di Città, da quanto è dato sapere, non è giunta ancora alcuna risposta

Nella palude una gran quantità di fauna

sionati ed ambientalisti che per organizzazione delle amministrazioni locali, si è avviata qualche iniziativa, lo stesso è stato abbandonato a se stesso, vittima dell’incuria dell’uomo e della assenza più totale degli enti preposti allo sviluppo, alla vigilanza ed al controllo, con gli animali che dovrebbero essere protetti dalle istituzioni, spesso vittime di bracconaggio.

Sintomatica, da questo punto di vista, è la storia della Masseria Villanova, sorto, probabilmente, come l’antica abazia italo-greca di Santa Maria de Ferulellis, già nota nel XII secolo, di poi inglobata nella masseria, con al centro l’antica torre di guardia che nel rendono l’aspetto simile ad un vecchio maniero.

Un luogo fantastico e purtroppo oggi deturpato da incuria e vandalismo, dopo che la struttura, acquisita nel 2013 al patrimonio comunale e ristrutturata a caro prezzo per essere adibita a centro visite del parco, ma, di fatto, mai utilizzata è stata lasciata abbandonata a se stessa ed incustodita, fatta oggetto di furti, depredazioni e beceri atti vandalici che l’hanno resa, allo stato, inutilizzabile ed inutili i denari pubblici spesi.

Il parco, in cui sono individuate tre aree umide ben distinte denominate: “Salina Vecchia”, “Salinella” e, ahimè, “Invaso dell’Enichem”, è fortemente insidiato, a nord, dal Petrolchimico ed altri insediamenti fortemente inquinanti e, a sud, dalla megacentrale Enel a carbone di Cerano, le cui emissioni inquinanti (CO2, zolfo, diossina, arsenico, etc.), secondo l’associazione “Italia Nostra” minacciano gravemente la biocenosi - cioè il delicato ecosistema che si è venuto a creare nei secoli creato fra le varie forme di vita animale e vegetale che lo popolano - del parco.

Da anni, poi, il Circolo Tonino di Giulio di Legambiente – che in passato ha avviato tante iniziative per valorizzare quest’area, quali “Spiagge e fondali puliti”, “Puliamo il mondo”, “Parchi puliti” e campi nazionali di volontariato che hanno coinvolto anche gli agricoltori della zona - denuncia la latitanza

L’esterno della masseria Villanova recentemente ristrutturata e l’interno immediatamente vandalizzato

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L’OROSCOPO di aSTEr X ARIETE

TORO

GEMELLI

21 maggio 21 giugno

22 giugno 22 luglio

Gregoria Brunetti Farmacista

Isabella Perrino Farmacista nata il 24 aprile

Francesco Attanasio Farmacista nato il 22 maggio

Antonio Perrino Farmacista

21 marzo 20 aprile

nata il 7 aprile

Che bel cielo. Un cielo che parla di forza, di voglia di fare. Gli astri sorridono, vi sostengono. E voi cambiate atteggiamento. Siete più sicuri di voi stessi, sprigionate energia. E’ solo l’inizio di un momento estremamente favorevole per l’Ariete. La luce illuminerà il vostro percorso anche per tutta l’estate, ne risentiranno positivamente i sentimenti.

Anche al lavoro, è un periodo sì.

Potrebbero finalmente realizzarsi progetti rimasti sospesi.

21 aprile 20 maggio

Avete visite. E’ la luna che ha fatto capolino nel vostro segno e che vi regala influssi notevolmente piacevoli.

Ne beneficiano gli affetti: siete bendisposti, sereni e riuscite quindi a infondere anche nel prossimo e nel partner (se ce l’avete) sensazioni positive. E’ un primo passo, un buon inizio per ottenere in cambio una iniezione di benessere. Abbiate pazienza, non tutto può accadere in tempi rapidissimi. I processi di cambiamento richiedono spesso un po’ di attesa.

Andate avanti, a passo lento. Un po’ stanchini per tutto quello che avete dovuto superare, non ancora in grado di apprezzare il cambiamento che ha già interessato il vostro segno. Una mutazione in positivo che però non è così tangibile come speravate. Va meglio nel finesettimana. Potete puntare al meglio, fare delle scelte importanti, anche di revisione se lo ritenente. Arrivano buone notizie anche in ambito professionale.

CANCRO

nato 26 giugno

Siete un po’ più leggeri. La pesantezza delle scorse settimane non la sentite più, opprimente com’era. Vi sentite meglio e quindi riuscite anche a dedicarvi ai sentimenti, all’amore, con minori tensioni interiori. Va meglio anche sul lavoro, laddove ultimamente avete patito un po’ troppo. Le scelte che avete fatto sono quelle giuste. Continuate a perseguire i vostri obiettivi, anche se vi sembra di nuotare controcorrente.

LEONE

VERGINE

BILANCIA

SCORPIONE

Annalia Ferrulli Farmacista nata il 27 luglio

Gabriele Rampino Farmacista

Nicola Valzano Farmacista nato il 29 settembre

Rosaria Arganese Farmacista nata il 24 ottobre

23 luglio 23 agosto

Turbolenze in arrivo. Superabili e passeggere ma pur sempre turbolenze. E allora sforzatevi quanto più possibile di mantenere la calma. E costringete la vostra tendenza a essere impulsivi a placarsi forzatamente. Non è il momento di agire, quand’è così. Ma di fermarsi e attendere. Lasciatevi scivolare addosso le cose che accadono. Al lavoro non pensate di poter fare sempre tutto con le vostre forze. Le alleanze sono molto importanti.

SAGITTARIO

23 novembre 21 dicembre Maria Grazia Valentini

Farmacista nata il 6 dicembre Restate sulla retta via. Avrete la tentazione di deviare. Di concedervi qualche trasgressione. Non sarebbe un peccato capitale cedervi, ma potrebbe non valerne la pena.

Per diverse ragioni: potreste restare delusi per non aver trovato quel che cercavate e potreste porre in serio pericolo qualcosa cui tenete moltissimo. Al lavoro è un momento estremamente positivo. Tuttavia, prendetevi il vostro tempo prima di fare delle scelte. Vanno ben ponderate.

24 agosto 22 settembre

23 settembre 22 ottobre

nato l’11 settembre

Nella settimana che verrà sono favorite le scelte epocali. Purché non abbiate paura di farle. Il 2018 per voi è nato sotto i migliori auspici e procederà allo stesso modo. Per questa ragione, non siate timorosi.

Pensate a cosa è meglio per voi, per il vostro futuro e rimboccatevi le maniche senza guardarvi indietro.

Le stelle splendono anche in ambito professionale. Ci sono nuove ambizioni, nuove proposte, anche fuori dai soliti confini.

Il weekend promette bene. Siete in attesa di rifiatare, di tornare a sorridere dopo un momento grigio. Le cose sono già in netto miglioramento, per lo meno da qualche giorno. Dopo un inizio d’anno un po’ difficile, ora va sensibilmente meglio. Si parla d’amore, arrivano anche risposte confortanti in ambito professionale.

Avete dato tanto e vi sembra di non aver ricevuto in cambio ciò che meritereste, anche solo in termini di soddisfazioni.

Potreste cambiare radicalmente obiettivo. E così riscuotere qualche risultato migliore.

CAPRICORNO 22 dicembre 20 gennaio

Angela Divella Farmacista nata il 3 gennaio Come una corda che è stata per troppo tempo in tensione faticate ora a fermarmi, a ritrovare la vostra tranquillità. Continuate a vibrare dei malumori passati. Ma non c’è ragione di innervosirsi, di battagliare, di vedere il marcio anche laddove non c’è. E’ un buon periodo, destinato a migliorare. Al lavoro è arrivato il momento di darsi da fare. Di tenere sempre viva la concentrazione e di impegnarvi come negli ultimi tempi non siete riusciti a fare.

Siete sulla rampa di lancio.

Il nervosismo è protagonista di questi ultimi giorni di gennaio. Non che le cose vadano male. Siete piuttosto soddisfatti delle scelte che avete fatto. Non tornereste indietro per nessuna ragione al mondo.

Siete appagati sul lavoro e pure nella vostra vita privata non avete grossi problemi. Tuttavia sentite una forte tensione. Una sorta di propensione a discutere e a chiarire le vostre idee con veemenza. Non fatelo. Contate fino a dieci.

ACQUARIO

PESCI

21 gennaio 19 febbraio

20 febbraio 21 marzo

Leonardo Casamassima

Luigi Panzera Farmacista nato il 28 febbraio

Farmacista nato il 12 febbraio Siete stanchi, affaticati. Sotto stress.

Colpa della Luna che però non riesce a mettervi del tutto i bastoni fra le ruote. Alla fine prevale la vostra voglia di fare, di andare avanti, di conquistare le vette. Di centrare gli obiettivi che vi siete prefissati. Resta poco tempo per il resto, ma comunque il settore degli affetti è baciato dalla fortuna. Fatta eccezione per qualche piccolo contrattempo, del tutto superabile, l’amore va a gonfie vele.

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23 ottobre 22 novembre

26 gennaio 2018

Un momento di rinascita per i sentimenti. Tornate a sentire pulsare il cuore, dopo un momento difficile.

Non caricate gli eventi di troppe aspettative. Vivete alla giornata. Cogliete tutto ciò che di bello vi viene riservato, i progetti possono attendere. Anche in ambito lavorativo la situazione migliora di netto. Può darsi che vi venga voglia di cambiare radicalmente tutto, di ripartire da zero. In ogni caso siete protetti dalle stelle. Prendete iniziative.

Pensieri & Sapori

di Asya Argentieri

melanzane ripiene: un dolce ricordo della bella stagione

La nostalgia del caldo estivo si fa sentire anche in cucina, perciò oggi vi proponiamo le “marangiane chine”, un cult della cucina pugliese.

Apriamo una piccola parentesi sulla storia di questo piatto. Tutti pensiamo che sia nato nelle nostre terre, ma alcune fonti orali dimostrano che sia originario della Spagna. Infatti, si dice che sia stato ideato dalla cucina povera contadina spagnola e successivamente diffuso in Italia. La particolarità delle melanzane ripiene sta nelle così tante varianti, dipendenti dalla diversa tradizione di ogni regione, comune e addirittura casa. Infatti, ogni famiglia conserva con orgoglio la propria ricetta “della nonna” tramandata da generazione a generazione. Molti la propongono con ripieno a base di carne, soprattutto al nord; altri invece con ripieno a base di uova e verdure.

Noi oggi vi proponiamo la nostra ricetta, con ripieno a base di pane e uova, classica della tradizione contadina pugliese.

Ingredienti per 4 persone: • 4 melanzane; • 2 uova; • 200 gr di pane raffermo; • 100 gr di formaggio (a vostra scelta); • 1 spicchio d'aglio; • 12 foglie di basilico; • sale qb; • pepe qb; • prezzemolo.

Iniziamo tagliando per lungo le melanzane. Eliminiamo il picciolo, e la parte interna delle melanzane così da svuotarle. Dopo di ciò, le bolliamo per 5 minuti e le mettiamo da parte. Iniziamo adesso con la preparazione del ripieno, ammorbidendo in acqua tiepida il pane raffermo insieme alla parte interiore delle melanzane. Strizziamoli bene e uniamoci uova, formaggio, sale, pepe, basilico, prezzemolo e aglio tritati. Pronto il ripieno, inseriamolo all'interno delle 8 metà di melanzane. Poniamole in forno con un filo d'olio, a 190 gradi per 30 minuti. Una volta pronte, ecco a voi le melanzane ripiene. Buon appetito!

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26 gennaio 2018

IL METEO

di Michele CONENNA veneRdì

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Tempo variabile con il rischio di piovaschi

gennaIo

saBato

Un venerdì caratterizzato dalla variabilità.

Avremo al mattino cielo sereno o poco nuvoloso, dal pomeriggio assisteremo ad un aumento delle nubi che produrrà, nel corso della serata, delle deboli piogge sul Gargano. I venti ruoteranno da Scirocco, e i mari saranno calmi, eccetto lo Jonio. Temperature in aumento fino a 14°-16°.

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Corso Umberto 60 Brindisi

gennaIo

Giornata nuvolosa con rischio di piovaschi sulla Puglia Centro-Meridionale. Avremo condizioni più stabili invece sul Tavoliere e Gargano. Venti da Scirocco, mari poco mossi. Temperature stazionarie.

La tendenza

doMenIca

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gennaIo

La giornata di oggi sarà caratterizzata da variabilità con cielo sereno o poco nuvoloso. Sul Salento non è escluso qualche debole piovasco. Venti che ruoteranno da NNE, mari poco mossi. Temperature in calo ma nella norma.

cuRIosItà

Una fortissima scossa di terremoto si è scatenata nel Pacifico settentrionale, martedì 23 gennaio 2018 alle 10.31 italiane. La scossa, di magnitudo 8.2 sulla scala richter, è avvenuta a circa 24 km di profondità con epicentro individuato in mare, a largo dell'isola di Kodiak, appartenente all'Alaska. Il fortissimo movimento tellurico ha scatenato un'onda di tsunami che ha viaggiato velocemente verso l'Alaska, Canada occidentale, isole Aleutine e coste occidentali degli Stati Uniti da Washington sin verso la California. Fortunatamente, l'onda ha perso energia nel suo lungo cammino facendo rientrare l'allarme e il panico di milioni di abitanti.

Continua oramai da mesi questa situazione stazionaria. Al momento il vero freddo sembra privilegiare zone molto più a Nord delle nostre, mentre da noi continuano ad esserci sbalzi termici prodotti da veloci transiti di aria fredda, alternati ad aria più mite accompagnata da venti da scirocco, in un contesto secco. Anche per l'inizio della prossima settimana, eccetto un aumento delle nubi e qualche piovasco, la situazione non è destinata a mutare. Forse, stando agli ultimi aggiornamenti, tra il 2 e il 7 Febbraio, potremmo vivere una parentesi più fredda. Ma è troppo prematuro parlarne nel dettaglio. Per adesso voto all'inverno: 4

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Abbigliamento per bambini e ragazzi

Effemeridi BRINDISI (Lat: 40.658 - Lng: 17.947 - Altezza : 10 m)

Venerdì 26 gennaio Sabato 27 gennaio Domenica 28 gennaio Lunedì 29 gennaio Martedì 30 gennaio Mercoledì 31 gennaio Giovedì 1 febbraio

26 gennaio 2018

Sorge

7:04 7:03 7:02 7:01 7:00 6:59 6:58

Tramonta

16:58 17:00 17:01 17:02 17:03 17:04 17:06

Sorge

12:16 13:00 13:52 14:51 15:58 17:09 18:21

Cala

01:26 02:35 03:43 04:50 05:51 06:46 07:33

SCUOLA

Tre borse di studio riservate agli studenti brindisini Al via la seconda edizione del concorso «Regina viarum»: premi per gli alunni di terza media con i voti migliori

o sviluppo è il prodotto che si genera dall’azione combinata di cultura ed accoglienza. Saper gestire con consapevolezza la conoscenza e gli effetti che da essa si generano, rappresenta un buon inizio per costruire con merito e ottima possibilità di costruire bene il proprio futuro.

In questo tempo di rapidità bulimica, siamo sempre meno abituati a misurarci con i valori e il loro profondo significato. A cercare di concorrere in questo sforzo un binomio particolare e carico di valori condivisi. Da un lato quelli che siamo abituati a studiare sui libri di storia che collegano l’antica associazione massonica alla costruzione dell’Italia, così come la conosciamo, dall’altra la scuola secondaria di primo grado, la vecchia cara scuola media, dove i giovani studenti vivono il loro ingresso nell’adolescenza nutrendosi di conoscenza e valori, gli stessi che da secoli formano le società più evolute. Nella consapevolezza che in quei tre anni la scuola è chiamata a colmare le deficienze, ma a promuovere le eccellenze, si colloca l’iniziatica che si avvia a replicare l’esperienza positiva dello scorso anno.

Tre borse di studio del valore complessivo di 1800,00 euro, per l’acquisto di libri e materiale didattico, a favore di studenti brindisini prossimi all’iscrizione alle scuole superiori. Il concorso, promosso per il secondo anno dall’Associazione “R.L. Regina Viarum” di Brindisi, con il patrocinio e il contributo finanziario del Collegio dei M.M. V.V. della Puglia, ha lo scopo di avvicinare i giovani del territorio ai valori che caratterizzano l’operato del G.O.I. (Grande Oriente d’Italia) e che costituiscono il fondamento della Massoneria Universale: Libertà, Uguaglianza, Fratellanza e Tolleranza.

I premi, di importo pari a 600 euro ciascuno, saranno attribuiti, durante una cerimonia pubblica, a tre studenti delle terze classi di scuola secondaria di primo grado, selezionati tra quanti abbiano ottenuto la media dei voti più alta nel primo quadrimestre dell’anno scolastico in corso.

Ad indicare i partecipanti all’iniziativa saranno gli stessi istituti scolastici, secondo quanto stabilito dal regolamento contenuto nel bando-concorso che è stato inviato a tutte le scuole secondarie di primo grado del capoluogo.

L

NOZZE D’ORO

La prova consisterà nello svolgimento del tema nel quale si chiederà al partecipante di esprimersi in merito ad una grande sfida: costruire il proprio futuro tenendo ben presente le radici ed i valori, nonché l’interazione con l’ambiente e il ruolo che nel progetto giocano la cultura, l’accoglienza e lo sviluppo.

Gli elaborati degli studenti premiati con la borsa di studio saranno poi pubblicati e il ricavato utilizzato per fini di beneficienza.

Le domande di ammissione al concorso dovranno pervenire a mezzo mail dalle segreterie degli istituti scolastici di appartenenza degli studenti prescelti, entro le ore 13 del 14/4/2018 all’indirizzo di posta elettronica: premioreginaviarum@gmail.com Giancarlo Sacrestano

Rino e Maria Buonasperanza, il 20 gennaio 2018, hanno festeggiato i loro 50 anni di matrimonio insieme a figli e nipoti.

Auguri alla splendida coppia

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26 gennaio 2018

CULTURE

di Elena Giuliano ccellenze italiane all’estero, oramai siamo abituati a sentire nomi nostrani che portano l’orgoglio italiano nel mondo, in terra americana soprattutto. Il nostro cinema, in particolare, è sempre stato ben visto dalla critica statunitense e ultimamente di complimenti ne abbiamo ricevuti – the Young Pope di Sorrentino è diventata una serie tv prodotta da HBO – .

Anche stavolta, la cinematografia italiana non si è fatta parlar dietro: parliamo di Paolo Virzì che, dopo il successo de “La pazza gioia”, è riuscito a farsi corteggiare a lungo dalle produzioni d’oltre oceano e cedere infine, alle lusinghe entrando quindi anche lui nella rosa degli artisti italo-statunitensi di maggior fama.

La pellicola in questione è “Ella e John”, la storia di due anziani che, medicine alla mano, tolto il polverone dal The Leisure Seeker - il vecchio camper di famiglia - , intraprendono un viaggio verso Key West, attraverso la Old Route 1 per approdare alla Casa di Hemingway.

Il solito film in stile “on the road” tanto caro al genere americano, direte voi. Si,

Una vecchiaia tra riso amaro e tenera follia: la Pazza gioia di Virzì

E

ma fino a un certo punto: l’idea di Virzì era proprio quella di prendere quello stile narrativo e cinematografico che solo il cinema italiano sa rendere e mescolarlo con il genere più leggero e anacronistico della vicenda all’americana. I due protagonisti infatti, non sono solo viaggiatori, ma hanno delle personalità importanti e dei caratteri molto diversi tra loro che con l’età che avanza, non stentano a venir fuori in maniera ancor

più preponderante. Lui (Donald Sutherland), un ex professore di lettere dell’università, folle amante dei grandi classici e di Hemingway, la cui mente oramai si alterna dall’essere a tratti carta bianca e a tratti enciclopedia letteraria.

Lei (Helen Mirren), invece molto lucida e sveglia, i cui problemi di salute sono dati dalla vecchiaia che però non le impediscono mai di avere uno sguardo e un entusiasmo coinvolgente. E non è la malattia la vera protagonista, ma le storie che entrambi riportano alla memoria (più o meno andante). Sono le antiche ossessioni e le rivelazioni la vera chiave di lettura del film, che non fa che rimarcare come la vita sia sempre un continuo evolversi, anche se le condizioni fisiche sembrano essere al limite. E anzi, la vecchiaia è quel periodo nel quale possiamo azzardarci a fare le cose più folli, con la mente leggera perché, citando Ella “non abbiamo niente da perdere”.

Due grandi attori convocati da Virzì per un dramma che ci fa assaporare anche quel riso amaro, ci fa emozionare e pensare che in fondo la vita, non è altro che un lunghissimo e meraviglioso viaggio di cui, alla fine, resteranno solo i bei ricordi e qualche fotografia.

I film della settimana

Sala 1

Come un gatto in tangenziale

Sala 2

Tutti i soldi del mondo

Sala 3

Coco

Ore 18.30 e 20.30 Ore 18.15 e 20.30 Ore 16.30 e 18.30

Martedì e mercoledì 3 EURO

Ingresso 6 euro

Nuovo Cinema Paradiso Erchie - Tre Sale digitalizzate Via Oria, 55 - Erchie (BR) - Tel. 0831.759414

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26 gennaio 2018

Racconti al balcone

cominG oUT di ida de Giorgio

Non so se il Coming Out vale solo per la sessualità.

In tal caso, mi dispiacere deludere qualcuna, ma le mie preferenze sono decisamente etero. Mi piacevano i bruni ricciolini. Poi, con la desertificazione che accompagna l’avanzare dell’età, ho accettato anche crani meno folti, se non addirittura rasati.

Sempre che ciò fosse necessità e non frutto di un alterato credo politico.

L’oscuro segreto, che voglio condividere con voi, riguarda un altro tipo di preferenza: la canna. No, non intendo “la canna”, quella che consente di “aspirare” ad una migliore visione della vita, ma il peccato di gola, che da noi, qui al sud, si chiama così.

Direi che il buon cibo, e naturalmente il buon vino, hanno finito con l’avere il sopravvento sul desiderio copulatorio, nonché sulle faticose e complesse fasi preliminari.

Conoscersi, piacersi, flirtare, concludere. E poi esaurire la fugace estasi in una lenta agonia fatta di noia.

Considerate invece il godimento sensuale della consumazione di un piatto sopraffino, preparato con le vostre mani. Per esempio, una delizia tipica nostrana: la parmigiana.

Scegliere le melanzane, tastarle per saggiarne la consistenza, preferire quelle meno acerbe ma non troppo mature, che

conoscano il calore del sole sulla buccia ed il contatto carnale con la terra.

Affettare la mortadella, un po' unta e cosparsa di pistacchi.

Affondare il coltello nelle succose mozzarelle, bagnandosi le dita nel latte lucente.

Mescolare la polpa bollente dei pomodori ed inebriarsi del loro profumo dopo aver aggiunto il basilico.

Friggere le melanzane dopo averle intinte nell’uovo, tuffandole nell’olio sfrigolante.

Preparare la parmigiana alternando strati su strati.

L’attesa struggente davanti all’accogliente forno.

Finalmente il primo boccone, succulento, scottante, debordante: esplode sulle papille prima di scivolare giù, nel profondo. E poi il secondo, il terzo, e un’altra porzione ancora.

E alla fine, stanchi e soddisfatti, ansimanti, con ancora fra le labbra il gusto prelibato, ecco che, accanto a voi, non c’è un altro essere disfatto che impegna le vostre facoltà mentali chiedendovi se vi è piaciuto, ma una mezza teglia, pronta a soddisfarvi ancora dopo il sonnellino meritato.

Ecco, miei cari, vi ho reso partecipi delle mie segrete preferenze.

Ora mi chiedo: quanti di voi saranno disposti a fare il Magning Out?

Settimo by Maramelo

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Appunti di basket

con pistoia

La bella vittoria di torino mette in mostra una difesa finalmente adeguata. oltre a Moore in grande evidenza il giovane Mesicek. apporto scarso della panchina di lorenzo olivieri

a il sapore dell’impresa, per i tifosi brindisini, la partita che ha visto di fronte la Fiat Torino e la Happy Casa Brindisi. I pugliesi vincono in trasferta una gara sulla carta a senso unico con i torinesi grandi favoriti. Invece Brindisi ha ribaltato tutti i pronostici con quella che è forse la miglior partita disputata dalla formazione pugliese in questa stagione, per importanza e solidità sulle due metà campo. Grandi assenti della serata sono stati quei momenti di blackout a cui la Happy Casa ci aveva ormai abituato, costati cari ben più di una volta. Contro Torino, invece, la New Basket è rimasta nella partita per quaranta minuti, subendo solo il fisiologico ritorno della Fiat nel secondo quarto.

Torino al contrario è apparsa all’inizio un po’ stanca, ha fatto valere il suo maggior talento nella seconda frazione portandosi fino al +7 all’intervallo, per poi ritornare grigia e soprattutto nervosa.

Le due facce dell’attacco brindisino La prima differenza da segnalare nell’approccio alla partita proposto da Vitucci è lo schieramento in quintetto di Mesicek, al posto di Tepic. Il giovane sloveno ha accolto questa nuova iniezione di fiducia e ha risposto con una prestazione sontuosa, sfiorando la perfezione nel primo quarto e continuando ad essere aggressivo per tutta la partita. Canestri da fuori, penetrazioni, rimbalzi, difesa, decisioni giuste: Mesicek ha dato l’impressione di essere ovunque per il campo, e ha mostrato una fiducia nei propri mezzi che solo un anno fa non aveva. Il talento di Lubiana è in crescita dall’inizio della stagione e la partita con Torino può essere considerata la sua sublimazione fino a questo punto. I tifosi brindisini lo stanno vedendo migliorare sotto i propri occhi giornata dopo giornata, ed è davvero un bel vedere. Mesicek rappresenta probabilmente uno dei pochi –se non l’unico- progetto oculato della proprietà brindisina e la speranza è che resti nei piani di Brindisi il più a lungo possibile.

Per quanto riguarda i temi offensivi, non ci

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La grinta dei giocatori brindisini. Nella pagina accanto Moore, grande protagonista

sono state molte variazioni rispetto alle partite precedenti, e d’altro canto non ci sarebbe stato davvero motivo di cambiare: il piano partita che prevede di servire Lalanne e Smith vicino a canestro finora non ha deluso e non l’ha fatto neanche domenica contro Torino. Iannuzzi e Mazzola non erano certo in grado di contenere i big men biancazzurri, anche se Iannuzzi è stato bravo, dall’altro lato, a capitalizzare sugli errori difensivi dell’haitiano, il quale nella propria metà campo continua ad essere non all’altezza di ciò che fa vedere davanti. Torino è riuscita comunque a contenere abbastanza il potenziale offensivo dei due lunghi avversari con una buona difesa “swarm”. Con questo termine, che significa letteralmente “sciame”, si intende una difesa che mostra chiaramente

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l’aiuto in arrivo all’attaccante, che finge l’aiuto e recupero dei giocatori sul lato forte, dando l’impressione al lungo con la palla in post basso di essere circondato appunto da uno “sciame” di avversari. È una difesa che forza solitamente il lungo a liberarsi del pallone, togliendogli la fiducia nel mettere la palla a terra e mostrandogli il centro dell’area chiuso.

Brindisi ha tirato nuovamente con ottime percentuali da due (53%) e ai liberi (80%). La novità rispetto alle recenti uscite è rappresentata dallo stratosferico 10-20 nel tiro dalla lunga, frutto soprattutto, però, della partita irreale di Nic Moore, che fa il paio con quella di Bologna. Il folletto di Winona Lake è stato ecumenico nella prima metà di gara, chiuso a zero punti e passato più che altro cercando di ser-

primo spareggio vire i compagni. Moore però sa essere anche un realizzatore micidiale e quando ha visto la partita venire da lui con un paio di canestri consecutivi, non si è lasciato pregare e ha sventagliato una grandinata di triple sulla testa dei torinesi.

A parte le prodezze di Moore e i due tiri da otto metri di Mesicek nel primo quarto, però, Brindisi da fuori ha segnato poco altro. Sono stati costruiti buoni tiri, Suggs e Tepic hanno avuto diverse volte delle triple aperte, ma queste occasioni non sono quasi mai state capitalizzate. Fa di certo piacere una partita chiusa col 50% da tre di squadra, ma è un numero che va preso con le pinze perché la Happy Casa è ben lungi dall’aver trovato quell’equilibrio fra gioco interno ed esterno di cui si scriveva la scorsa settimana.

La prima nota negativa della partita offensiva di Brindisi sono sicuramente le palle perse. Diciotto palle perse di squadra sono tante, soprattutto perché molte sono state non forzate, cioè frutto di errori banali e distrazioni dell’attacco e non del buon lavoro della difesa. Il fatto che Torino abbia risposto con diciannove a sua volta non dovrebbe mettere in ombra quello che a tutti gli effetti è un problema di Brindisi.

Da evidenziare inoltre è lo scarso apporto della panchina, a dire il vero probabilmente mai così risicato come domenica scorsa: la Happy Casa ha avuto solo due punti di Milenko Tepic da parte di giocatori non partiti in quintetto. Lo starting five è andato tutto in doppia cifra e questo dimostra comunque una buona distribuzione delle responsabilità offensive, ma una squadra non può fare affidamento solo sul proprio quintetto per vincere in maniera costante. È necessario che i Giuri, i Donzelli, Tepic o Mesicek (a seconda di chi Vitucci sceglierà di schierare nei prossimi appuntamenti) ritornino a dare il loro contributo per permettere ai titolari di tirare il fiato.

Difesa finalmente pervenuta Forzare a 68 punti una squadra che normalmente ne segna 80 come Torino, significa già aver svolto un grosso lavoro verso la vittoria.

Certo l’Auxilium c’ha messo del suo con un approccio blando e innervosendosi nella seconda metà di gara, cionondimeno sono stati svolti dei passi avanti dalla difesa biancazzurra.

Il primo fra tutti riguarda la difesa sul pick&roll di cui diverse altre volte si era parlato in maniera negativa: contro Torino, Brindisi ha iniziato a cercare di “forzare” il blocco col difensore del palleggiatore, tentando di passare sopra il blocco invece di aggirarlo come ha fatto in pratica per tutta la stagione.

Questo costringe l’attaccante con la palla a dover prendere una decisione più rapidamente, aumentando il rischio di errore. Quando non è stato possibile forzare il blocco, Brindisi ha cambiato sistematicamente, soprattutto fra pari ruolo, lasciando pochi mismatch agli avversari.

Torino ha cercato, come già molte avversarie della Happy Casa quest’anno, di portare Moore spalle a canestro a difendere contro

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giocatori più alti e più atletici di lui. Spesso Brindisi ha pagato dazio e anche contro l’Auxilium ci sono state situazioni in cui poco si è potuto fare per coprire le carenze del playmaker biancazzurro. Domenica, però, si è visto un maggior impegno dei compagni nel portare aiuti o almeno nel fintare un aiuto, a volte anche molto presto in modo da non lasciar sfruttare questo mismatch ai torinesi.

In generale, la difesa è stata quella che ha lanciato il parziale di 19-0, nel terzo quarto, con cui Brindisi ha sostanzialmente vinto la partita.

A differenza del lato offensivo, qui anche la panchina ha dato il suo contributo, anche se solo di intensità, minuti di riposo e falli spesi.

Ciò che ha funzionato di meno è stata la transizione difensiva. Torino ha rimontato ed è passata avanti praticamente solo grazie ad azioni in transizione, alle quali brindisi non ha mai risposto abbastanza prontamente. La transizione è stata la principale fonte di punti per la formazione piemontese, che a metà campo è riuscita a costruire ben poco.

Occhio agli entusiasmi Può sembrare un discorso prematuro, ma è ben nota la capacità del tifoso brindisino di trasformare, nelle proprie aspettative, una squadra da salvezza in una da playoff. Fosse altrettanto facile trasformarla sul campo e non soltanto nelle proprie percezioni, tutti i problemi sarebbero risolti. Purtroppo non è così e i valori di Brindisi non sono cambiati rispetto a un mese fa, quando era ancora in piena carestia di vittorie. Certo il gruppo è più coeso e dal punto di vista tattico molte cose sembrano migliorate o in procinto di esserlo, ma la Happy Casa resta una squadra che punta innanzitutto alla salvezza e, in quest’ottica, quanto scritto nelle scorse settimane riguardo ai prossimi appuntamenti non cambia di una virgola, soprattutto considerando che Pistoia, Varese e Reggio Emilia hanno vinto, spostando di poco la classifica nella parte bassa. La partita da vincere resta quella coi toscani, rimanendo concentrati e giorno dopo giorno, costruendo una vittoria alla volta.

STORIEdiSPORT

La Nitor regala scarpe da calcio a un orfanotrofio di Santo Domingo

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La famiglia Daversa consegna le scarpe di calcio ai ragazzi dell’orfanotrofio di Santo Domingo, scarpe che (foto sotto) i ragazzi hanno subito calzato

di alessandro caiulo

a Scuola Calcio Nitor, la quale svolge da 12 anni la propria attività presso la struttura sportiva “Alerin” nei pressi dell’aeroporto civile, si distingue non solo per gli ottimi risultati sportivi, ma anche per iniziative benefiche in favore di bambini e ragazzi meno fortunati.

Ai bambini, si sa, i piedi crescono in fretta, ed era un vero peccato, per le famiglie dei giovani atleti, vedere inutilizzate scarpini da calcio di ottima qualità ed in ancor buone condizioni, ed allora alla Nitor hanno pensato di raccoglierle, con la entusiastica collaborazione dei piccoli atleti e delle lroo famiglie, per poterne fare dono a chi non se le potesse permettere.

Che siano andate a finire niente meno che a Santo Domingo, consegnate personalmente ai bambini ospiti dell’Orfanotrofio Ninos de Cristo, è stato frutto di una fortunata coincidenza che merita di essere raccontata.

Fra i bambini che frequentano la scuola calcio Nitor c’è Niccolò, di sette anni, la cui mamma, la sig.ra Sogelys De la Cruz, è di origine Dominicana, sposata a Brindisi con il sig. Daversa: dovendo, per il periodo natalizio, recarsi con tutta la famiglia in vacanza nel paese centroamericano, parlandone nella segreteria della Nitor, sapendo di questa struttura che ospita orfani e bambini vittime di abusi, è venuta la brillante idea non di spedire asetticamente le scarpe all’orfa-

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Gli Esordienti della Nitor con mister Bonatesta

notrofio, bensì di andarle a consegnare di persona, la qual cosa ha reso ancora più felici i 34 bambini e ragazzi che, in un clima di festa, hanno ricevuto in dono non solo le tante agognate scarpe da calcio, ma anche degli palloni di cuoio, che sono stati immediatamente utilizzati per una partita nel campetto adiacente l’orfanotrofio.

Possono sembrare piccoli gesti ma che per dei ragazzi più sfortunati, significano davvero tanto: un loro sorriso non ha prezzo e se è vero che la beneficenza si fa ma non si dice, in questo caso fare conoscere questo piccolo grande gesto significa sensibilizzare tutti quanti a prendere a cuore queste situazioni, dando un grosso insegnamento “extracalcistico” ai piccoli atleti, per cui un grosso ringraziamento va fatto sia ai genitori che hanno contribuito all’iniziativa, che, soprattutto, alla famiglia Daversa che ha fatto da tramite con l'Orfanotrofio.

Di fronte a ciò passa quasi in secondo piano, ma merita comunque di essere evidenziato, un grosso risultato sportivo conquistato dagli esordienti, allenati da mister Stefano Bonatesta, che, a Pasqua, rappresenteranno la Puglia in un importante torneo internazionale di scuole calcio professionistiche, confrontandosi con quelle di Milan, Inter, Atalanta, Paris Saint Germain, Benfica, Ajax, ecc “Questo gruppo, composto da ragazzini del 2006 – dice mister Bonatesta - è cresciuto insieme negli anni non solo anagraficamente, ma anche tecnicamente. È nato, storicamente, con la Scuola calcio "Città di Brindisi" nel 2012 iniziando dai Piccoli Amici per poi proseguire nella Categoria Pulcini transitando, stante la scomparsa della società di calcio maggiore dal panorama sportivo nazionale, nella Scuola Calcio Nitor due anni fa. È un gruppo che è stato alimentato con la cultura del lavoro e del sacrificio tant’è che non esistono ostacoli che reggano e sono abituati ad allenarsi sia sotto la pioggia che

quando il vento soffia a raffiche, con il freddo e le intemperie come sotto il sole che spacca le pietre ed i risultati si vedono sia in campo che fuori. Negli anni si è tolto parecchie soddisfazioni- non ultima la partecipazione nel giugno scorso a Coverciano in rappresentanza della Puglia calcistica nella manifestazione nazionale Figc del "Sei bravo a scuola calcio"- e tutto questo senza mai perdere di vista i veri valori da trasmettere ai bambini che fanno sport: rispetto, socializzazione, educazione, impegno, passione, perseveranza, lealtà, amicizia. Il destino si è divertito con questo gruppo: esattamente un anno fa, nella tappa della Universal Youth Cup svoltasi a Barletta, si vedevano raggiunti in semifinale in pieno recupero, perdendo poi ai rigori la possibilità di partecipare alla fase finale internazionale di Forte dei Marmi. Quest'anno sembrava che si fosse davanti allo stesso film: in vantaggio in finale, veniva raggiunto sul pareggio proprio allo scadere, e si va nuovamente alla lotteria dei calci di rigore per decidere che rappresenterà la Puglia alla fase finale internazionale che si terrà a Pasqua a Montecatini Terme. Ma questa volta il destino non è stato beffardo ed ha restituito ai ragazzi della Nitor ciò che aveva tolto un anno prima: vittoria del torneo di Barletta intitolato a Pietro Mennea e possibilità di confrontarsi con squadre professionistiche italiane ed europee in quel di Montecatini: è il giusto premio per la passione che da sempre mettono in campo” Allora diamo il giusto merito a questi ragazzini terribili citandoli tutti quanti in ordine strettamente alfabetico: Ancora Salvatore, Balestra Antonio, Battista Francesco, Bonatesta Lorenzo, Buttiglione Davide, Centonze Francesco, Cucinelli Luca, D'amuri Andrea, De Fazio Cristiano, Degiorgi Simone, De Stradis Tommaso, Maglie Lorenzo, Mastrolia Kevin, Miglietta Roberto, Morelli Matteo, Palazzo Mattia, Ribezzo Alessandro e Vantaggiato Samuele.

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STORIEdiSPORT CALCIO

Brindisi-Ostuni, in palio un pass per l’Eccellenza di alessandro caiulo

omenica 28 gennaio, con fischio di inizio alle 15,30, sul manto erboso dello Stadio Fanuzzi si disputerà il derby tutto brindisino tra la capolista del campionato di Promozione, il Brindisi, e la sua vice, l’Ostuni, distanziate di appena un punto in classifica, una gara che potrà dire molto in ottica vittoria del campionato e capitan Scarcella, che domenica scorsa ha usufruito di un turno di riposo, ha ricaricato per bene le batterie per presentarsi in grande spolvero all’appuntamento.

Capitano, domenica scorsa ha destato qualche preoccupazione la tua assenza e quella del tuo gemello del gol Mino Tedesco dalla partita di Sava, è stata una semplice precauzione per non mancare all’appuntamento con l’Ostuni?

Diciamo che ci sono state varie situazioni che hanno portato all’esclusione di entrambi dalla partita di Sava: innanzi tutto eravamo entrambi diffidati e poi per rifiatare un po’ dopo tante battaglie, anche perchè in rosa abbiamo ottimi attaccanti che sicuramente non hanno fatto sentire la nostra mancanza domenica, come dimostra la vittoria di goleada, e che hanno la totale fiducia da parte di tutti quando vengono chiamati in causa.

Sei soddisfatto del cammino fino ad ora fatto dal Brindisi in questo campionato?

Adesso posso dire che siamo il “vero” Brindisi, quello che ci chiedeva mister Rufini fin dall’inizio della stagione; non è facile memorizzare in poco tempo le idee di gioco che ha un allenatore, ma ora, indipendentemente dai risultati positivi che stanno arrivando, posso dire di essere soddisfatto del lavoro svolto fino ad oggi Ti aspettavi un Ostuni così vicino al Brindisi in classifica?

Ci sono varie squadre di categoria molto forti è l’Ostuni è una di quelle. Sapevamo già delle difficoltà che avremmo incontrato

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Il capitano del Brindisi Sasà Scarcella

anche perché quando si gioca contro la maglia con la V tutti raddoppiano le loro forze.

Il mister cerca di non dare eccessiva importanza alla partita di domenica prossima e dice che ce ne saranno altre undici dopo, ma che partita sarà secondo te?

Il mister dice la verità: dopo domenica ci sono in palio ancora 33 punti, ma la partita certamente è importante per storia e tradizione, un derby non è mai una partita come le altre.

A Sava ti sei perso il debutto in maglia biancazzurra di tuo nipote Mirko, cosa ci puoi dire di lui?

Lui sa bene che per me nel rettangolo di gioco non ci sono stati mai favoritismi e

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che lui nel campo e soltanto un compagno di squadra: posso solo dire che sono stracontento per lui perchè quello che si sta guadagnando lo sta facendo da solo con il sudore ed il sacrificio in ogni allenamento; è ancora giovane ed ha tempo per crescere.

Vuoi fare un appello ai tifosi biancazzurri per tornare finalmente a gremire gli spalti del Fanuzzi?

Che dire..ai brindisini non c’è bisogno che io gli dica quello che devono fare, lo sanno già. Di certo mi auguro che domenica saranno in tanti a spingerci perchè in fin dei conti noi siamo quelli che scendiamo in campo ma la maglia che indossiamo è la loro maglia che noi abbiamo il dovere di sudarla ed onorarla, sempre.

SCHERMA

Rinaldi campione europeo a 16 anni «La spada, la mia grande passione» di luca Di napoli

o lavorato durissimo per anni affinché ottenessi un risultato così ambizioso, ma nonostante questo non mi aspettavo di affermarmi a livello internazionale”. Il brindisino Pietro Rinaldi, atleta classe 2002 dell’Enel Scherma Lame Azzurre Brindisi, è il vincitore del Circuito Europeo Cadetti (Under 17) di spada tenutosi a Copenaghen. Rinaldi è rimasto imbattuto durante tutta la competizione, dalla fase a gironi a quella a eliminazione diretta.

Da quanto tempo hai iniziato questo percorso da spadista?

“E’ il mio sport da sempre, le mie prime esperienze risalgono a quando avevo cinque anni, quando intrapresi questa strada come mia sorella. Inizialmente facevo parte della società ‘Circolo Scherma Brindisi’ per poi passare in quella dove mi trovo oggi, l’Enel Scherma Brindisi. Qui sono praticamente cresciuto e infatti gran merito del risultato che ho ottenuto a Copenaghen è del mio maestro Flavio Zumbo, che mi è stato vicino ogni qualvolta non avessi raggiunto i miei obiettivi, e il preparatore fisico Danilo Capriati, che purtroppo oggi non c’è più”.

Hai ottenuto altri risultati di livello nel corso degli anni?

“In under 14, durante le prove nazionali, sono salito sul podio sette volte su dodici; il primo anno under 17 è stato ricco di emozioni e soddisfazioni con due terzi posti nelle prove nazionali, prima a Novara e poi a Terni. Di fatto questi risultati mi hanno consentito di essere convocato con gli azzurrini lo scorso set-

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Pietro Rinaldi al momento del successo e a sinistra durante la premiazione

tembre, per poi essere convocato in maglia azzurra a Budapest, dove ho ottenuto un bronzo nella prova individuale e un oro in quella a squadre, a Bonn con un altro oro nella gara a squadre.

Ma la soddisfazione più grande è stata sicuramente l’oro di Copenaghen nella gara individuale”.

Speri di continuare questo sport a lungo?

“In questo momento sono al secondo anno al Liceo Scientifico Enrico Fermi. Dopo la scuola ho intenzione di continuare a studiare, ma nel caso continuassero ad arrivare risultati di questo livello mi piacerebbe continuare la mia carriera a livello sempre più professionistico”.

Chi ti appoggia in questa grande passione?

“Sicuramente tutta la mia famiglia. E’ grazie a loro se mi trovo dove sono oggi, non mi hanno mai fatto saltare nessun allenamento e mi sostengono in tutte le gare. Per cui posso dire che questo successo è di tutta la mia famiglia”.

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La finestra sul canile

CANILE COMUNALE Contrada S. Lucia Giorni e orari di apertura al pubblico: Dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 12.30 Per informazioni Francesca 347.6074741 Bianca 328.8728627 Paola 338.2717894 Claudia 329.7124438

Nuovi amici a 4 zampe aspettano una famiglia

Continua la campagna adozioni presso il Canile Comunale di Brindisi, situato in contrada Santa Lucia, a sud della città, gestito dalla Multiservizi ma che va avanti anche grazie all’impegno dei volontari della LEPA e di altre associazioni, come la Fondazione Virio, che leniscono con opera meritoria, le sofferenze di questi fedeli amici dell’uomo che rischiano di passare la loro intera esistenza fra kle quattro mura del canile se non si dovesse trovare nessuno disponibile ad adottarli e dargli un tetto sotto cui vivere.

Dopo la soddisfazione dei tanti cani che hanno trovato sistemazione presso famiglie brindisine, nel periodo natalizio, che hanno accolto l’invito ad adottare e non comprare il proprio amico a quattro zampe, si stanno registrando nuovamente tantissimi abbandoni, specialmente di cuccioli, in questo inizio 2018: in un cartone,

Beba, un anno, taglia media

Cucciolata, 4 mesi, tgl media

Gordon, 2 mesi, taglia piccola Leon, un mese, taglia media

in località Giancola, ne sono stati trovati quattro di taglia piccola, altri 5, di appena un paio di mesi, futura taglia media, sono stati accalappiati presso la centrale Enel di Cerano, cos’ come era successo qualche giorno prima ad una cagna con la sua cucciolata di ben 12 cuccioli, che ora hanno poco più di un mese: sono davvero tanti, troppi, in questo momento, i cuccioli e cuccioloni, ma anche i cani adulti, che aspettano una famiglia che li possa accogliere e sapranno certamente ripagare con tanto affetto e gratitudine.

Ricordiamo che i cani vengono dati in affidamento vaccinati e microcippati e, se adulti, anche sterilizzati.

I volontari presenti al Canile di contrada santa Lucia sono sempre a disposizione per ogni opportuna informazione e per aiutare nel disbrigo delle poche pratiche burocratiche necessarie per adottare un cane.

Elvis, due mesi, taglia media

Glenda, 2 mesi, taglia piccola

Lucas, un mese, taglia media

Lizzy, un mese, taglia media

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Medico Sport

Dino Furioso

Integratori: l’aiuto di primavera

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stenia, mancanza di concentrazione, svogliatezza, affaticamento generale: sono questi i sintomi che molti accusano al passaggio inverno-primavera. Ancora siamo in inverno inoltrato e manca tanto all’ingresso della primavera ma è meglio prepararsi in anticipo per affrontare il cambio di stagione che si può rivelare “momento cruciale”. E’ in fasi come questa che più di frequente si ricorre al’“aiutino”, ossia alle supplementazioni. Un uso, quello degli integratori alimentari, che secondo l’AIIPA (Associazione italiana Industrie Alimentari) riguarda ormai un italiano su tre. Ma qual’è la definizione vera di Integratore? Sotto questo termine viene compresa una vasta e differenziata gamma di prodotti (vitamine, minerali, nutrienti energetici, pro e prebiotici, estratti vegetali, fibre, aminoacidi ecc.) commercializzati al fine di migliorare il benessere fisico e/o le condizioni di salute oppure per prevenire l’insorgenza di specifiche condizioni patologiche.

Un tema assai controverso. I nutrizionisti, da parte loro, sottolineano che una persona in buona salute, attenta allo stile di vita, che pratica una moderata attività fisica e che segue una dieta varia ed equilibrata, non ha alcun bisogno di ricorrere agli integratori alimentari.

Tuttavia è anche vero che, per incuria, sedentarietà, inquinamento ambientale, alimenti impoveriti o più semplicemente per i ritmi lavorativi, sono in tanti ad avere qualche deficit nutritivo; così come è altrettanto vero che ci sono alcune categorie di soggetti per cui gli integratori alimentari possono costituire un valido sostegno. E’ certo comunque che, rimanendo l’importanza di una corretta alimentazione e di un corretto stile di vita, in certi casi l’integrazione può sostenere e coadiuvare l’intervento terapeutico.

Le persone anziane ad esempio vanno spesso incontro a carenze dietetiche: per problemi di dentatura, per difficoltà digestive ma anche per mancanza di appetito, o per patologie legate alla età avanzata. Altri esempi riguardano l’integrazione di acido folico in gravidanza per prevenire la spina bifida oppure la vitamina D e il calcio per la salute delle ossa delle donne in menopausa. Sbagliato è invece cercare nell’integratore la soluzione ai danni causati da pessimi stili di vita (alcool, fumo ecc). Esistono due estremi che costituiscono entrambi errori: credere che gli integratori siano inutili e credere che possano avere effetti miracolosi. Se si seguisse un’alimentazione corretta e se gli stili di vita fossero perfetti, gli integratori, effettivamente, non sarebbero assolutamente necessari. Ma poiché non è così, l’integrazione è, al contrario, spesso utile. La scelta è demandata “all’esame di coscienza” di ciascuno di noi e soprattutto al consiglio del proprio medico di fiducia o allo specialista. Ma credetemi nessun miracolo!

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Il dentista I fillers nell’estetica del sorriso

Leonardo Cavallo

Le labbra sono una componente essenziale della simmetria facciale ed estetica e sempre più donne ne richiedono l’aumento di volume. In odontoiatria si è osservata una tendenza simile, in quanto si è riscontrata la crescente richiesta di trattamenti a pura finalità cosmetica: basti pensare alle tecniche di “sbiancamento” dei denti. Le labbra sono ripiegature mucose-membranose distinte in superiore e inferiore. Il labbro femminile ideale è caratterizzato da una mucosa ben estroflessa, turgida ma mai tesa. Il prolabio non deve essere tanto lungo da diminuire l’esposizione dei denti nel sorriso o cosi corto che sorridendo i denti possano esporsi eccessivamente o peggio ancora esporsi le gengive. Il labbro maschile è più sottile di quello femminile, meno carnoso e le salienze meno marcate. Il processo di invecchiamento del viso si caratterizza per la perdita di volume del tessuto sottocutaneo con assottigliamento del derma (strato che si trova sotto l’epidermide), perdita di elasticità e atrofia dei cuscinetti adiposi. Esteticamente ciò che ne risulta è una maggiore visibilità dei punti di rilievo osseo, dei vasi sanguigni, delle rughe e dei solchi. Scopo, quindi , delle procedure non chirurgiche di “ringiovanimento” facciale con i FILLERS è quello di incrementare il volume perso dai tessuti sottoepidermici tramite l’iniezione di riempimento con aghi di adeguato calibro. Per il rimodellamento delle labbra (cheiloplastica) si utilizza un filler a base di acido ialuronico, ottenuto da biofermentazione, quindi non di origine animale e che, per questo motivo, non ha bisogno di alcun test cutaneo prima dell’uso. L’approccio alla cheiloplastica parte dalle valutazioni iniziali durante la prima visita, dove viene disegnata la linea di proiezione delle labbra. Si provvede, in sede di trattamento, ad anestetizzare le labbra della paziente con crema anestetica e in alcuni casi, a causa dello scarso contributo dell’anestesia locale da contatto, si usa una anestesia locale con aghi (anestesia trans gengivale). L’utilizzo dell’acido ialuronico non prevede incisioni, in quanto è una tecnica infiltrativa, quindi non c’è alcun rischio di cicatrici sul volto dei pazienti che si sottopongono alla cheiloplastica.

Può, però, verificarsi un leggero gonfiore locale, che scomparirà in qualche ora spontaneamente. La durata degli esiti dell’aumento volumetrico delle labbra è variabile da 6 a 12 mesi, sebbene sarà possibile ripetere il trattamento per prolungare gli effetti o definire gli esiti. L’acido ialuronico è una sostanza biocompatibile, ma talvolta può provocare reazioni indesiderate come infiammazioni o indurimento della zona iniettata. Difficilmente la formazione di un nodulo è visibile, ma dal momento che può essere fastidioso, nei casi gravi è necessario asportarlo con un intervento.

Inoltre si può verificare una reazione allergica, con gonfiore locale , rossore della pelle e sensibilità. Sintomi simili si verificano in caso di infezione nella zona dell’iniezione, dovuta a batteri presenti sulla pelle. Entrambe le complicanze sono completamente guaribili con cure appropriate. In pratica il filler ideale dovrebbe essere: altamente biocompatibile senza alcuna reazione da corpo estraneo, con capacità “volumizzante” di lunga durata senza essere riassorbito, maneggevole e versatile con nessun potere allergizzante, possibilmente poco costoso.

E' importante che il filler abbia un buon rapporto costo-risultato. Ma ancora più importante del costo, è la sicurezza del paziente, anche in relazione al risultato ottenuto. Infatti non si deve mai risparmiare se in gioco vi è la propria salute, o se ciò può compromettere il risultato definitivo. Il consiglio è sempre quello di affidarsi a strutture e chirurghi che possano garantire la serietà, l’esperienza e la professionalità necessarie per un risultato ottimale, duraturo e soprattutto in assoluta sicurezza per il paziente , ed in questo la scelta del materiale iniettabile riveste un ruolo fondamentale cosi come , riveste una enorme importanza, la valutazione, da parte dell’operatore, delle esigenze e aspettative del paziente sul piano sia fisico-estetico che psicologico.

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IO CLANDESTINO

Giancarlo Sacrestano

Il dovere di informare e il diritto di conoscere

L’alleanza tra chi scrive e chi legge contro le fake news e chi le costruisce

er combattere la diffusione delle 'fake news' "bisogna rompere il circuito economico" che generano. Lo ha detto oggi lo scorso 22 gennaio a Bruxelles la n.2 di Facebook, Sheryl Sandberg, intervenendo sul rapporto tra i social network e la diffusione di notizie false.

"Spesso la vera motivazione delle fake news non è politica ma economica: le persone scrivono questi titoli per ottenere click e fare soldi", ha spiegato Sandberg, evidenziando quindi l'impegno dell'azienda di Menlo Park di "impedire a chi genera fake news di far parte delle nostre reti pubblicitarie, togliendo loro gli incentivi finanziari".

"Le persone su Facebook vogliono ricevere informazioni accurate ed è quello che vogliamo anche noi, specialmente nei periodi elettorali", ha proseguito il direttore operativo. "Stiamo investendo in intelligenza artificiale e creando nuovi standard di trasparenza, cerchiamo di rimuovere gli account falsi; non riusciremo mai a fermare le fake news completamente, ma possiamo migliorarci a livello preventivo".

L’impegno del colosso planetario, si aggiunge ad altre riflessioni sull’effetto boomerang in cui è entrato facebook, come gli altri socialnetwork. Il dilagare ed incontrollato flusso di messaggistica e di condivisioni, ha alterato il concetto di fondo che vuole un controllo delle fonti, come uno dei capisaldi più efficaci, insieme alla riservatezza e alla mancanza della mania di protagonismo che non a caso è compito che è riservato a professionisti della comunicazione, come sono i giornalisti. Il dovere di informare, scaturisce da un rapporto etico col proprio ruolo di “cane da guardia” della democrazia. I giornalisti devono e sanno essere capaci di ringhiare e mordere, ma anche capaci di sollecitare attenzioni, accendere riflettori e sostenere riflessioni, in uno contribuire al diritto di conoscenza che appartiene a tutti, indistintamente.

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Come ogni anno da 52, il Santo Padre, Francesco, per la 52a Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali 2018 riguarda ha proposto un tema di riflessione: “notizie false” o “fake news”, cioè le informazioni infondate che contribuiscono a generare e ad alimentare una forte polarizzazione delle opinioni. Si tratta di una distorsione spesso strumentale dei fatti, con possibili ripercussione sul piano dei comportamenti individuali e collettivi. In un contesto in cui le aziende di riferimento del social web e il mondo delle istituzioni e della politica hanno iniziato ad affrontare questo fenomeno, anche la Chiesa vuole offrire un contributo proponendo una riflessione sulle cause, sulle logiche e sulle conseguenze della disinformazione nei media e aiutando alla promozione di un giornalismo professionale, che cerca sempre la verità, e perciò un giornalismo di pace che promuova la comprensione tra le persone.

La Giornata Mondiale delle Comunicazioni So-

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26 gennaio 2018

ciali, l’unica giornata mondiale stabilita dal Concilio Vaticano II (“Inter Mirifica”, 1963), viene celebrata in molti paesi, su raccomandazione dei vescovi del mondo, la Domenica che precede la Pentecoste (nel 2018, il 13 maggio).

Il testo del Messaggio del Santo Padre per la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali viene tradizionalmente pubblicato in occasione della ricorrenza di San Francesco di Sales, patrono dei giornalisti, ma sia chiaro, anche dei muti, il 24 gennaio.

C’è un diritto dei fruitori della notizia che non si contrappone a quello di chi la notizia la scrive, la diffonde, egli è titolare del dovere di informare e non tacere ciò di cui è venuto a conoscenza.

Siamo sufficientemente avvezzi alle furberie e alle millanterie, ma resta che sempre più alto si deve tenere il rispetto vicendevole e sostanzialmente cordiale e amichevole tra chi scrive e chi legge.

Diceva il principe dei giornalisti, Indro Montanelli: “il mio editore è il lettore, con cui chiudo un contratto di fiducia, ogni mattina, quando lui acquista il mio giornale” Gli ha fatto eco un importante editore italiano, l’avvocato Giovanni Agnelli che ai giornalisti de “La Stampa” ricordava “non siate mai dentro il palazzo, mai vicino al palazzo, ma sempre fuori dal palazzo”.

A tutti piacerebbe alimentare e vivere di goodnews, far circuitare il virtuosismo della condivisione per lo sviluppo ordinato e coerente della società di cui si è parte, ma così non sempre può essere. Una regola non scritta, in tutte le redazioni, recita: “Fa più notizia un uomo che morde un cane, che un cane che morde un uomo”, ma, sfondata da lunga pezza anche questa aberrazione, per ora ci accontenteremmo di recintare tutte queste mute di uomini-cani che, senza arte né parte, ringhiano odio e sbavano concetti falsi e bugiardi, che conoscono una sola etica: la propria affermazione economica, ad ogni costo.

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19 gennaio 2018 26 gennaio 2018