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15-21 dicembre 2017 ANNO I n. 26

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BRINDISI

I BRINDISINI DELL’ANNO 2017 Numero Verde ritiro rifiuti ingombranti

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S E T T I M A N A L E D I C R O N A C A , P O L I T I C A , C U LT U R A E S P O R T

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EDITORIALE

del direttore

Ispirarsi ai migliori per riportare un po’ di luce Gianmarco Di napoli a notizia dello scolaro di prima elementare di un paesino della provincia di Brindisi preso a schiaffi dal bidello e tornato a casa con il segni delle percosse sul viso ci ricorda - chissà perché - il ceffone tirato dal governatore Michele Emiliano (che bidello non è) a questa città sulla Tap, solo l’ultimo di una serie infinita di palliatoni inferti da quando è stato eletto governatore della Puglia, anche con in voti dei brindisini. La differenza è che i genitori del bimbo picchiato si sono recati dai carabinieri per denunciare l’accaduto, mentre nessuno è nelle condizioni di proteggere e tutelare Brindisi dalla strafottenza di Emiliano o da quella di chiunque altro abbia deciso di trattare questa città come il perenne fanalino di coda della Puglia.

Emiliano non ha nei confronti di Brindisi un atteggiamento di prevaricazione per una sua antipatia nei confronti della città. Anzi, siamo convinti che i brindisini gli siano pure simpatici. Ma nel momento in cui egli deve compiere delle scelte politiche che implicano lo spostamento di risorse economiche o di interessi commerciali, è ovvio che tenda a sfavorire chi gli può creare meno grane. E nella totale assenza di una classe politica brindisina, incapace e inadeguata, a tutti i livelli, dai parlamentari agli ex consiglieri comunali, è chiaro che il governatore rovesci sulla nostra città tutte quelle patate bollenti (vedi Tap) che altrove ha difficoltà a gestire. Lecce ha assessori e consiglieri regionali cui al momento - ahinoi - i nostri fantasmini pseudopolitici possono solo lustrare le scarpe.

Soltanto prendere schiaffoni e al massimo piagnucolare contro un presunto odio di Emiliano che invece ha solo capito che a Brindisi e con i brindisini può fare ciò che vuole. Almeno sino a quando gli è consentito.

Non è una coincidenza che, in queste settimane, la città sta vivendo il Natale più triste della sua storia recente. Ombre più che luminarie, un albero di ferro agghindato con quattro lampadine al centro dei corsi, i marciapiedi deserti, senza musica, senza aria di festa. I negozi vuoti, anche se per fortuna quest’anno non ci sono manifesti da morto.

La città sembra essere a un passo dal baratro e ha bisogno di una scossa. Un elettrochoc che deve partire dal cuore, dal nostro essere brindisini, nella consapevolezza che il futuro dipende solo da noi. Per questo abbiamo

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scelto dodici persone, dodici personaggi espressione di questa terra che hanno dimostrato di possedere doti professionali e morali di altissima qualità. Tra questi ne eleggeremo uno come “Brindisino dell’anno 2017”, un titolo apparentemente aleatorio ma che racchiude in sé la speranza di una ripartenza.

Puntare su qualcuno, prenderlo come punto di riferimento, sapere che si può riuscire, se si hanno la costanza, l’impegno e le capacità.

Tra qualche settimana verranno fuori altri elenchi, e le premesse avute fin qui non sono certo incoraggianti. Ci saranno persone, personaggi, o aspiranti tali, che tenteranno di influenzare le scelte, accreditandosi come i prossimi salvatori di questa nostra povera, piccola, dimenticata patria. Diffidiamo da loro, diffidiamo da tutti, facciamo in modo che i nostri punti di riferimento, i nostri modelli, siano per una volta le migliori risorse umane di questa terra, a prescindere da quale partito poi si andrà a votare. Solo partendo da chi ha ottenuto un successo con le proprie energie, con la propria voglia di crescere, solo così a Brindisi potrà tornare la luce. Ché basta a essere cornuti, mazziati e cacciati da casa.

MAGAZINE SETTIMANALE DI BRINDISI E PROVINCIA www.il7.it Direttore responsabile Gianmarco Di Napoli Redazione Corso Roma, 27 - Brindisi redazione@il7.it Editore Salento News srl Corso Roma, 27 - Brindisi Stampa Locopress srl Via A. Montagna Zona Industriale 72023 Mesagne Pubblicità Tel. 348 603 5144 info@creastampa.it Tutti i diritti di proprietà letteraria e artistica riservati È vietato copiare, distribuire, riprodurre, pubblicare, concedere in licenza, trasferire o vendere qualsiasi contenuto Pubblicazione settimanale registrata al Tribunale di Brindisi il 27/06/2017 n. 2 ANNO I n. 26 15 dicembre 2017

Il caso

Sotto il segno La Telcom di Ostuni ha avviato la produzione a Tirana con otto dipendenti. E altri imprenditori brindisini stanno pensando di spostare le proprie aziende in Albania di lucia portolano TIRANA (Albania)

ungo la strada che collega l’aeroporto internazionale di Tirana al centro abitato spuntano decine di capannoni: mega concessionarie d’auto, negozi di arredamenti su diversi piani, edifici in costruzione e poi distese di terreno incolto con cartelli che propongono la vendita. Un paese in cantiere, guardato con interessi dagli italiani, in particolar modo dai pugliesi. Proprio vicino a questa strada si trova la Telcom, l’azienda ostunese ha deciso di investire in Albania per coprire nuovi mercati. L’Albania della flat tax, dell’aliquota unica sul reddito, fa gola a molti imprenditori. La Telcom realizza serbatoi e vasi da giardino in un capannone di 25mila metri quadrati. La stessa identica produzione dello stabilimento di Ostuni. In Albania conta però su 8 dipendenti, ad Ostuni ne ha 200 sul libro paga. A gestire l’azienda in Albania sono diversi soci.

“L’investimento è agevolato dalla tassazione, e dal basso costo del lavoro –spiega Antonello Pastoressa, figlio di uno dei soci – c’è un margine di guadagno più ampio che ti permette di investire in altro e di essere al passo con un paese che è in pieno boom economico”. Antonello ha 25 anni è di Bitritto, provincia di Bari, suo padre Enzo, che è socio della Telcom albanese, vive a Tirana da 20 anni, oltre alla fabbrica gestisce un caseificio ed è prossima l’apertura di un’azienda di import ed export di prodotti alimentari pugliesi.

“Qui si paga il 15 per cento su tutti i redditi, sia per la persona fisica che per la persona giuridica - afferma il ragazzo – e la stessa percentuale viene pagata sugli stipendi dei dipendenti che variano dai 250 ai 400 euro al mese”. Non ci sono neanche buste paga, il titolare va in banca è paga la percentuale di contributi e assicurazione.

Anche la burocrazia è più snella, per ottenere le autorizzazioni per aprire un ristorante ci vuole circa un mese. Il governo albanese punta alla conquista di investitori.

“Negli ultimi mesi – racconta Antonello Pastoressa – abbiamo attivato le pratiche doganali per

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Un’immagine del centro di Tirana e nella pagina accanto un palazzo in costruzione nella periferia della capitale albanese. In basso l’imprenditore Antonello Pastoressa

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una società di import e export di prodotti alimentari dall’Italia all’Albania, ma mentre alle Dogane albanesi tutto è stato celere, siamo ancora bloccati con la Camera di commercio in Italia”.

Qualche anno fa la Telcom di Ostuni ha vissuto momenti critici aziendali con il licenziamento di almeno 35 dipendenti a causa dell’accorpamento degli stabilimenti. Il proprietario di Telcom Alfonso Casale non parla di delocalizzazione ma di una scelta dettata per la copertura di nuovi mercati dell’est. Oltre che in Albania è stato aperto uno stabilimento anche in Romania, dove la tassazione unica è del 16 per cento su tutti i redditi.

“Ci sono prodotti che non sono esportabili in quei paesi perché sono molto voluminosi, come i serbatoi – spiega Casale – e quindi costerebbe troppo il trasporto. Per penetrare nei mercati dell’area balcanica abbiamo preferito spostare

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delle Aquile macchine e impianti e produrre sul posto. La fabbrica di Tirana copre Albania, Montenegro, Cossovo e Macedonia. Quella della Romania invece la Serbia, l’Ungheria, la Bulgaria e la Moldavia”.

Casale dice che nulla di ciò che è prodotto all’estero viene portato in Italia, ma ammette che la differenza per un imprenditore è tanta.

“In Italia un’azienda è tassata oltre il 70 per cento – afferma – la gestione dell’impresa è condizionata dai tributi locali, tasse centrali ed eccesso di burocrazia. Fare impresa da noi è ogni giorno più difficile, e ci sono sempre meno motivazioni”.

L’Albania per molti pugliesi rappresenta un’opportunità, 8 ore di nave o 45 minuti di volo. “E’ un paese – dice ancora l’imprenditore – dove ci sono molte possibilità di crescita a differenza del nostro mercato con una concorrenza esasperata. La tassazione e i costi sociali del lavoro sono favorevoli. Per la Tari (tassa sui rifiuti) in Italia paghiamo centinaia di euro solo perché esistiamo come azienda, tributi sconnessi dal reddito. Ora in campagna elettorale si torna a parlare di flat tax anche in Italia, ma ormai non crediamo più a nessuno”.

L’Albania della flat tax ha però la sua doppia faccia nonostante il centro di Tirana sembra ormai una capitale europea tra mega centri commerciali, uffici, banche e negozi costosi.

A poche tasse corrispondono pochissimi servizi, la maggior parte delle pensioni si aggira intorno a cento euro al mese, nessuno ha mai sentito parlare di indennità di disoccupazione e gli ospedali pubblici, soprattutto nelle periferie, sono fatiscenti e senza attrezzatura.

Anche per un’operazione all’appendicite si va

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dal privato dove si paga circa mille euro. A Tirana ci sono almeno quattro ospedali privati tutti gestiti da stranieri.

Negli ultimi cinque anni 4500 medici albanesi hanno abbandonato il loro paese per la Germania.

In termini di paragone la situazione in Italia attualmente non è tra le migliori, almeno in proporzione alla tassazione e ai servizi offerti.

Ed per questo che in tanti ancora vedono l’Albania come una buona via di fuga.

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IL CASO CARDINALE

L’intervista

Di Bello from L’arbitro di serie A promosso internazionale La sua vita in giro per l’Italia, il rapporto con la gente le sue due più grandi passioni: la famiglia e la sua città

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di Gianmarco Di napoli

i Bello, il suo prof delle superiori, Eupremio Guadalupi, sostiene che lei fosse il più bravo della classe in inglese. Non è che stava già studiando da arbitro internazionale anche prima di prendere il diploma?

“Il professore è troppo buono. No, non ero una cima in inglese, anche se lui continua a complimentarsi. Anzi, con l’inglese non andavo molto d’accordo.

Di Bello ha diretto finora 66 partite di serie A

E poi ancora non avevo iniziato ad arbitrare, ho cominciavo quando frequentavo il quinto superiore”.

Marco Di Bello, 36 anni, l’inglese nel nuovo anno dovrà parlarlo fluentemente visto che è entrato nel selezionato club dei dieci arbitri italiani di serie A (su 22 complessivi) abilitati a dirigere partite internazionali. Prende il posto di Nicola Rizzoli, mica uno qualunque. Terzino sinistro fino a quindici anni (“ma poi mi resi conto che non sarei mai diventato un campione”),

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prima gara arbitrata nel 1999, Cisternino-Fasano 4-2 (“ero così emozionato che dimenticai la monetina negli spogliatoi e per la scelta del campo feci fare a tocco ai due capitani”). Fino ad oggi ha diretto 66 partite di serie A ed è stato il primo a sperimentare il Var (la moviola degli arbitri, in uso ufficialmente da questa stagione) il 30 settembre di un anno fa, durante Milan-Sassuolo. Con lui c’era Daniele Doveri di Volterra, anch’egli promosso arbitro internazionale in questi giorni, al posto di Paolo Tagliavento.

“Sì, l’inglese ho dovuto impararlo bene. Nel 2013 ho partecipato a un corso organizzato dall’Uefa: sei mesi di lezione via Skype con una madrelingua e poi altre lezioni on line. Ho perfezionato così”.

Diventare arbitro internazionale può essere considerato un traguardo finale o è ancora un gran premio della montagna? E’ la realizzazione definitiva di un sogno per un arbitro?

“Non posso definirlo la realizzazione di un sogno perché neanche ce l’avevo questo sogno. Quando cominci ad arbitrare e sei nelle categorie inferiori nemmeno immagini di poter arrivare in serie A. Figurarsi se uno può solo ipotizzare di diventare arbitro internazionale. Ancora oggi devo prenderne contezza”.

Come ha saputo della nomina?

“Ero a Crotone come addizionale e mi ha chiamato al telefono Rizzoli che adesso è il nostro designatore. Subito ho telefonato a mia moglie e le ho detto: Carla, da oggi chiamami referee (arbitro in inglese, ndr). Poi ho avvisato anche i miei”.

Dal 2018 quindi le toccano le partite di coppe europee.

“No. Faremo il primo raduno a fine gennaio a Malta organizzato proprio

Brindisi per i neo immessi. Poi cominceremo la trafila partendo dalle nazionali giovanili, under 19 e under 21. Per le partite di coppa all’inizio può capitare una convocazione come addizionale.

Ma ci daranno il tempo di crescere, il calcio internazionale come si potrà intuire presenta molte difficoltà in più”.

A questo punto l’obiettivo finale della sua carriera potrebbero essere i campionati del mondo. Quelli in Russia sono troppo vicini, potrebbe puntare a quelli del 2022?

“La classe arbitrale italiana è di altissimo livello. Generalmente chi riesce ad arrivare ai mondiali lo fa a fine carriera. Tenuto conto che io ho ancora davanti circa nove anni penso che potrò giocarmi tutte le mie chance nei Mondiali del 2026”.

Ha parlato della telefonata a sua moglie. Quanto conta il supporto della moglie e della famiglia per un arbitro, specialmente quando torna a casa dopo una partita in cui è consapevole di aver commesso qualche errore?

“Il supporto di mia moglie, ma anche dei miei genitori è fondamentale. Mio padre, dopo ogni partita, anche se ho compiuto un errore lampante, mi manda dei messaggini negando spesso l’evidenza, cercando di consolarmi. Carla mi è stata a fianco pra-

ticamente in ogni fase della mia carriera. L’ho conosciuta nel 2003 durante la festa di compleanno di un mio cugino, in quel periodo facevo l’arbitro in Eccellenza. Ogni tanto veniva a seguirmi: alla fine di un Monopoli-Taurisano mi vide lasciare il campo sotto la scorta della polizia”.

Non c’è stato un momento in cui le ha detto: molla, è troppo perico-

L’arbitro brindisino con la famiglia

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loso?

“Mai, non ha mai interferito. Anzi mi ha sempre spronato a fare meglio, a superare i momenti di difficoltà. Anche grazie a lei sono migliorato molto, ho imparato a non abbattermi e invece a reagire subito, lavorando su ogni errore commesso per cercare di capire per quale motivo ho sbagliato e per non ripeterlo in futuro: comprendere se in un’occasione analoga dovrà spostarmi sul campo diversamente o chiedere la collaborazione dell’assistente”.

Pensa che la nuova tecnologia televisiva e la novità del Var possano portare a un ulteriore livello di esasperazione il gioco del calcio e anche una maggiore tensione per voi arbitri?

“Il Var è un supporto tecnologico ma le decisioni le continuiamo a prendere noi arbitri, quindi non può che essere un aiuto importante in caso di incertezza, ma non potrà mai sostituire in nessun modo il direttore di gara. Oggi siamo più tranquilli, perché se sbagliamo ci sono ottime possibilità che il collega del Var arrivi ad aiutarti per

L’intervista correggere la decisione. Quanto alla tecnologia televisiva, essa non può che far bene al calcio. Questo gioco si è evoluto in tecnica e rapidità, non si poteva pensare di gestirlo come si faceva 40 anni fa. Personalmente la vivo come una sfida, ogni volta che scendiamo in campo per arbitrare: la tv ha venti telecamere puntate sulla partita e noi, in quattro, dobbiamo essere più bravi di quelle telecamere. E’ una sfida che non può che farci crescere”.

Sua moglie le sta accanto da quando eravate ragazzini, ma ora l’arbitro di Bello ha una tifosa in più.

“Sì, Matilde ha due anni e mezzo e ormai ogni volta che scendo in campo si piazza davanti alla tv con un fischietto rosa che le ho regalato. E all’inizio della partita, quando siamo schierati a centrocampo, mi cerca e mi indica. Poi va fischiando in giro per la casa. E ora siamo in attesa, un fratellino o una sorellina e quindi un altro fischietto da comprare”.

Ma quando sta a casa un arbitro è come il tipico italiano medio, incollato alla tv a vedere partite di pallone?

“No, da quando c’è Matilde solo cartoni animati. Ho imparato i nomi di tutti i personaggi e le sigle a memoria. Le partite le seguo solo quando sono in viaggio. A casa è una piccola oasi di serenità”.

Lei ha scelto di vivere a Brindisi, anche se questo implica quasi sempre un aereo in più da prendere e la consapevolezza di stare lontano dal cuore del calcio che conta.

“L’ho fatto perché sono molto legato

Marco Di Bello con la moglie Carla e la piccola Matilde

alla nostra città. Non vorrei mai che il mio nome non venisse abbinato a quello di Brindisi, né vorrei mai cambiare sezione Aia, perché ci sono legato e fa parte della mia vita. Ogni quindici giorni teniamo riunione nella sede di via Carmine, siamo in 150 tra osservatori e arbitri della provincia di Brindisi, con il presidente Pasquale

«Mia figlia ha un fischietto rosa e mi segue in tv. Quando commetto un errore la famiglia è il mio rifugio per recuperare.

Brindisi sembra colpita da una maledizione. Ognuno di noi dovrà fare qualcosa» il7 MAGAZINE 8

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Santoro. Periodicamente porto dei videoclip che io stesso realizzo in cui mostro alcune mie decisioni, qualche volta anche sbagliate. Le esaminiamo insieme, le discutiamo, è un momento di crescita per tutti”.

C’è all’orizzonte un altro Di Bello tra i giovani arbitri brindisini?

“Spero di sì, io lo dico sempre nelle riunioni che non sono immortale. Attualmente abbiamo tre assistenti in serie C, sono convinto che il movimento possa crescere anche grazie a ciò che io posso dare, alla voglia che avranno di seguire la mia strada”.

A proposito di strada, come vive la sua popolarità a Brindisi?

“Devo dire che sia a Brindisi che a Tuturano, che è il paese di mia moglie, il rapporto con la gente è fantastico.

Sono trattato come un personaggio famoso, anche se poi di famoso non c’è davvero nulla. La cosa che mi fa sorridere e che in tanti pensano di poter conoscere la mia fede calcistica e mi attribuiscono una squadra piuttosto che un’altra. E a tutti rispondo con la verità, ossia che io non tengo per nessuna squadra perché sono un arbitro”.

Cosa le domandano più spesso?

“Sono tutti curiosi di conoscere il retroscena di questo mondo, di sapere qualcosa sul carattere dei giocatori più famosi, di sapere come funzionano le mie trasferte. Ma l’aspetto più bello è che mai nessuno si è permesso di sottolineare un mio errore o di fare una polemica. Ecco, devo dire che la città mi coccola parecchio, mi difende perché ne porto i colori in giro per l’Italia e probabilmente perché la rappresento con dignità e correttezza.

So che molti brindisini ora tifano, oltre che per la loro squadra, anche per il loro arbitro”.

Cosa fa durante la settimana per preparare le partite?

“Quattro sedute d’allenamento settimanali sulla pista di Masseriola con Gianluca Carriere che mi segue da sette anni: due ore per curare la rapidità e la velocità. E due volte alla settimana sono in palestra per la rifinitura muscolare. La credibilità di un arbitro è proporzionale alla sua capacità di farsi trovare il più vicino possibile all’azione. Una decisione presa trovandosi a 60 metri dal pallone è difficile che venga accettata, anche quando è giusta. E poi da due mesi ho ripreso a lavorare come consulente finanziario, ma da libero professionista. E’ un modo anche per staccare. Tutto il resto del tempo sono con Carla e Matilde, in casa o in giro per parchi”.

Brindisi ha un arbitro di serie A, ora adesso anche internazionale, ma non ha una sua squadra di calcio in una categoria adeguata. Pensa che sia lo specchio di una città che stenta a decollare?

“Sono convinto che tutto vada di pari passo. Avere un arbitro di serie A che si allena su una pista ormai fatiscente e nell’impossibilità di usare gli spogliatoi non è un segnale incoraggiante.

Quando mi alleno consento ai giovani

Di Bello disegnato da Francesco Dell’Anna. In basso Matilde con la maglietta del papà

arbitri che lo desiderano di effettuare con me la preparazione. Alcuni arrivano da Francavilla o da altri comuni della provincia. Quando finiamo ci mettiamo in auto e andiamo a farci la doccia a casa perché lì non c’è da anni acqua calda. Quella struttura rispecchia la nostra città. E non me la voglio prendere con i politici, con gli amministratori. La colpa è di noi brindisini, io in primis, perché ognuno di noi potrebbe fare qualcosa di più.

L’assenza della squadra di calcio è lo specchio di una città in cui si riesce a fare poco, persino rispetto a realtà vicine come Ostuni o Mesagne che stanno piano piano completando il loro percorso di crescita. La nostra Brindisi sembra maledetta, non so quale sia il suo virus. Ma mi piacerebbe che tra vent’anni ai miei figli possa mostrare con orgoglio una città diversa e ci dobbiamo impegnare tutti per cercare di cambiarla. Ognuno facendo del suo meglio”.

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IL CASO CARDINALE

Il brindisino del 2017

Un volto per Nell’ultimo numero dell’anno proclameremo chi ha reso più lustro a Brindisi: dodici candidati al titolo

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hi è stato il brindisino che meglio ha rappresentato questa provincia nel 2017? Ognuno ha una sua idea e può individuare colui o colei che meglio rappresenti un anno che comunque (i superstiziosi sicuramente banchetteranno su questo) è stato tutt’altro che positivo per il capoluogo ma anche per molti comuni della provincia.

Amministrazioni comunali cadute, sindaci arrestati, politica umiliata, sanità in declino.

Eppure per ripartire bisogna pensare positivo e cercare di individuare un modello, una storia, un personaggio. La redazione de IL7 Magazine ha scelto 12 brindisini che secondo noi hanno contribuito, ognuno a loro modo, a lasciare una traccia in questo 2017.

Li abbiamo selezionati dagli ambienti più svariati per cercare di avere un quadro complessivo.

Vi tracciamo quindi un breve ritratto di ognuno di loro, cercando di condividere i motivi che ci hanno spinti a preferirli agli altri.

Nell’ultimo numero del 2017 comunicheremo il nome di chi, tra questi 12 secondo noi è il brindisino, o la brindisina, dell’anno.

Marco Di Bello Trentasei anni, brindisino, è stano nominato in questi giorni arbitro internazionale di calcio con decorrenza 1 gennaio 2018.Diventato arbitro nel 1999, ha esordito nella gara tra Cisternino e Fasano terminata per 4-2. Dopo la trafila nelle serie minori, è approdato in serie D nel 2006 nella gara Tivoli-Montenero (0-0).Il 2 luglio 2014, dopo tre stagioni

in serie B, totalizzando 52 gare in Serie B, è stato promosso in A. Il 31 agosto 2014 esordisce in serie A nella gara Udinese-Empoli. Nel giugno 2017 è designato per dirigere la finale del Campionato Primavera 2016-2017 tra Fiorentina ed Inter. Al termine della stagione 2016-2017, vanta 60 presenze in Serie A. Nel dicembre 2017 l'AIA renda nota la sua nomina ad arbitro internazionale, con decorrenza dal 1° gennaio 2018. In realtà anche se non ancora arbitro internazionale, ha diretto gare al livello internazionale, venendo designato nella Four Nations Tournament Under 20 tra Svizzera e Polonia, e da quarto uomo nelle qualificazioni Under 21 tra Italia e Danimarca giocata a Matera.

Don Luigi Maria Epicoco Ha 37 anni, è originario di Mesagne ed

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è parroco a L’Aquila: presenta in questi giorni il suo ventunesimo libro “Sale non Miele: per una fede che non brucia”, edizioni San Paolo. Oltre ai libri, scrive articoli scientifici di carattere filosofico e teologico. Ha una cattedra in filosofia alla Pontificia Università Lateranense e all'ISSR Fides et ratio dell'Aquila. E’ direttore della residenza universitaria San Carlo Borromeo all'Aquila e parroco della parrocchia universitaria San Giuseppe Artigiano, dove ha vissuto la tragica vicenda del terremoto occupandosi in prima linea della ricostruzione per l'arcidiocesi. E’ sopravvissuto al terremoto e per primo si è chiesto dove fosse Dio in mezzo a quel dolore. Comunicatore in diverse trasmissioni sia in radio sia in televisione (Radio Vaticana, Telepace, TV2000, Rai2, Rai Radio 2). Nel web è attivo nei

ricominciare social e in diversi blog. Su Facebook la sua pagina Facebook, dove ogni giorno commenta un passo del Vangelo, è soldout. Nel 2016 ha curato il commento al Vangelo della rivista Credere Edizioni San Paolo. Membro Cavaliere della Luce. Ha costituito una fraternità con gli studenti universitari che segue. Da novembre 2017 è nato il progetto editoriale di un nuovo messalino edito da Edizioni San Paolo.

Francesca Epifani Il Teatro Kopò, 50 posti nel quartiere Tuscolano di Roma, è stato esportato con successo anche a Brindisi, nei pressi della stazione Ferroviaria e il 2017 è l’anno del definitivo lancio. Merito anche e soprattuto di Francesca Epifani, direttore artistico, attrice, regista e cantante. E’ nata a Brindisi e ha respirato aria di teatro sin da bambina, grazie alla mamma Jenny Ribrezzo. A soli 18 anni, ha vinto la Borsa di Studio “Gianni Agus” del Premio Hystrio alla Vocazione. Trasferitasi a Roma, si è diplomata presso la Scuola “Ribalte”.

Laureata all’Università La Sapienza di Roma in Arti e Scienze dello Spettacolo con una tesi in Storia del Teatro ha anche conseguito un diploma di Master di specializzazione in “Teatro nel sociale e Drammaterapia”. La vita da teatrante Francesca l’ha vissuta appieno: dalla scelta del copione, ai bozzetti delle sce-

nografie e dei costumi alla vera e propria messinscena. È da sempre appassionata ai meccanismi che legano il pubblico alla scena ed è da questa passione, nonché dal desiderio di offrire ai suoi colleghi, giovani attori e registi, uno spazio confortevole in cui lavorare, che è nato nel 2013 Il Teatro Kopó di Roma.

Un’esperienza che Epifani ha voluto riproporre nella sua città natale.

Giuseppe Gabellone La sua prima personale a Roma è stata ospitata nel 2017 nelle scuderie del cinquecentesco Palazzo Rispoli. L’arte di Gabellone è in bilico tra scultura e fotografia. Nato a Brindisi nel 1973, si è diplomato al Liceo Artistico “Simone” e poi si è trasferito a Bologna dove ha frequentato all’accademia i corsi di Alberto Garutti, artista catalizzatore della contemporaneità sin dagli anni 90. Gabellone decide di seguirlo a Milano, quando il professore si sposta a Brera, lì con alcuni artisti coetanei come Simone Berti e Diego Perrone fonda il collettivo di “Via Fiuggi”, che animerà la cultura artistica Milanese a cavallo del nuovo millennio. Nonostante Milano rappresenti per lui la formazione e le prime opportunità lavorative, nel 2000 Gabellone ha iniziato una lunga e fruttuosa collaborazione con la galleria Greengrassi di Londra. Si è trasferito a Parigi dieci anni fa, città che gli fornisce nuovi riferimenti e

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spunti di riflessione sul suo lavoro e lì collabora fino al 2011 con la galleria Perrotin. Nel 2013 ha iniziato ad esporre nello spazio milanese Zero, dove realizzerà un nuovo progetto personale nel marzo-aprile 2018.

Marco Leozappa Ha 42 anni, è nato a San Vito dei Normanni ed è dirigente medico presso l’Unità operativa complessa di Oculistica all’ospedale Perrino. E’ entrato nella storia medica brindisina perché ha effettuato il primo trapianto di cornea presso l’ospedale Perrino su un paziente di 49 anni, guidando un equipe composta da medici brindisini. “Bisogna sempre poter credere di migliorare e amando la propria terra lo si fa con più energia” è il suo motto. Ed è un po’ il simbolo della voglia di riscatto dell’intera classe medica brindisina.

Marco Mazzotta Ha ventisette anni e vive a Cellino San Marco, nell’entroterra brindisino. Ma è sul mare che esprime tutte le sue qualità, professionali e umane. Da undici anni è “assistente ai bagnanti” in varie spiagge della provincia di Brindisi. Dopo diversi anni di “vedetta” a Lido Cerano, la stagione estiva 2017 l’ha trascorsa all’Oktagona (zona Punta Penne) salvando nel giro di poche settimane due persone che rischiavamo di annegare. Sono in tutto

Il brindisino del 2017 otto i bagnanti che devono la vita a Marco che ha studiato e si è diplomato in una scuola di mare, l’Istituto nautico Carnaro di Brindisi. “Ogni volta si prova una forte emozione mescolata alla paura - racconta - perché non si può non provare paura sfidando le onde per salvare una vita”.

Vincenzo Mingolla Vola sempre più in alto il 23enne ballerino e coreografo di Mesagne. Per lui nel 2017 un red carpet indimenticabile sulla passerella della 74esima Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia. Era reduce da una fortunatissima tournée all'estero, essendosi esibito nei più importanti teatri al mondo come lo storico Lido di Parigi in cui era il primo solista can can. Il grande pubblico ha imparato a conoscere Vincenzo in programmi record di ascolti come Amici, Sanremo (al fianco di Virginia Raffaele nei panni dell'esilarante Carla Fracci), Fiorello show di Raiuno e Ciak si canta per citarne alcuni. Non solo danza nella sua vita: è infatti laureato in Psicologia della comunicazione e del marketing presso l’Università La Sapienza di Roma.

Clara Nubile Clara Nubile è nata durante un temporale. Si chiama Clara come la nonna paterna. Fino a 18 anni ha vissuto a Tuturano, poi si è trasferita al Nord dove ha conseguito la laurea in Traduzione presso l’Università di Bologna. Ha vissuto fra Ravenna e Bombay, e al momento vive ad Antwerpen, in Belgio, dove si è trasferita con il marito. Scrittrice per caso, e nomade per vocazione, Clara di mestiere fa la traduttrice per diverse case editrici italiane. Fra il 2001 e il 2003, ha trascorso 2 anni presso l’Università di Bombay, India, dove ha svolto un progetto di ricerca sulla scrittura femminile in India. Fra le pubblicazioni, “Tu come tutto quello che tocchi”, Un romanzo fatto di brevi capitoli affidati alle voci dei vari personaggi: Maira, studentessa di liceo, Minguccio, tossicodipendente, e Charlie, contrabbandiere. Le vite dei tre giovani s'intrecciano a quella di Dino, sanguinario boss della Sacra Corona Unita, sullo sfondo di una Brindisi chimica e fosforescente. Quest’anno ha pubblicato la raccolta di racconti “Le febbri”.

Antimo Palano Nel 2017, insieme a un altro ricercatore, Marco Pappagallo, ha scoperto simultaneamente ben cinque nuove particelle elementari. Nella storia della Fisica, la scoperta simultanea di cinque particelle è un record da Guiness dei primati e, sotto il profilo scientifico, apre nuove prospettive nello studio della forza nucleare. Palano è nato a Brindisi il 28 febbraio 1948 e attualmente è professore ordinario di Fisica all'Università degli Studi di Bari. È uno dei massimi esperti italiani ed internazionali di spettroscopia adronica e di fisica del gluonio. Si è laureato in fisica a Bari nel 1972, ha partecipato all'esperimento WA76-OMEGA al CERN di Ginevra, di cui è stato anche spokesman, e partecipa all'esperimento BaBar, presso i laboratori di SLAC, alla Stanford University. Nel 2003 ha scoperto una nuova particella, la Ds0*(2317), inattesa risonanza costituita da un quark charm ed un quark strange.

Nell'articolo in cui viene per la prima volta pubblicata l'osservazione della nuova particella, viene anche riportata l'indicazione di un possibile segnale di un'altra particella con una massa intorno ai 2460 MeV, la Ds1(2460), successivamente confermata dall'esperimento Belle, presso i laboratori di KEK, in Giappone.

Valentina Pedicini Dopo aver dimostrato tutta la sua bravura con i documentari, nel settembre 2017 ha presentato alla Mostra Internazionale del cinema di Venezia il film “Dove cadono le ombre”: alla fine della proiezione, pubblico in piedi e dieci minuti di applausi. Il film racconta di un piccolo genocidio che si è verificato tra il 1926 ed il 1986 in Svizzera causando 2000 vittime tra bambini jenisch con l'obiettivo di frenare il nomadismo. Assistente alla regia un altro brindisino, Luca Cucci.

Nata a Brindisi nel 1978, porta nella sua vita e nel suo modo di fare documentario, il coraggio delle donne del sud. A 18 anni, Valentina si trasferisce a Roma.

Dopo gli studi di Linguistica Italiana, nel 2010 si diploma con il massimo dei voti presso la Zelig , scuola di documentario" con il suo lungometraggio "My Malboro city”, documentario ambientato a Brindisi e che racconta con immagini originali i traffici di sigarette di contrabbando sino agli anni Ottanta. I suoi corti ven-

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gono selezionati in numerosi festival nazionali e internazionali.

Dal profondo già selezionato per Idfa Accademy, Berlinale Talent Campus, vincitore del Premio Solinas 2011 è il suo primo lungometraggio. Presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2013, ha vinto il Premio Doc It – Prospettive Italia Doc per il Migliore Documentario italiano. Il film è stato inoltre selezionato nella sezione Panorama della 54ma edizione del Festival dei Popoli di Firenze.

Marzia Tagliamento Per la 21enne cestista brindisina è stato l’anno della prima convocazione in Nazionale A, riconoscimento per una stagione straordinaria con la canotta della Pallacanestro Schio. Ma Marzia è stata ancora più speciale quando, all’indomani della sua esclusione tra le convocate per i campionati Europei di basket, ha scritto una bellissima lettera aperta: “Ci saranno altri Europei, ci saranno altre competizioni, ci saranno altre maglie azzurre, se sarò brava a meritarmele, e ci saranno questi Europei da tifare, perché queste ragazze e questo staff meritano solo applausi per come abbiamo lavorato e per come, sono sicura, si continuerà a fare”. Nella nuova stagione Marzia, figlia di Annerita Pagliara, una delle migliori tiratrici italiane di sempre, è già iniziata con grandi soddisfazioni.

Jorg Alfred Hermann detto “York” Il mimo di origine tedesca si era trasferito ormai a Brindisi da 20 anni. E quando una sera di agosto il suo cuore ha smesso di battere, nella sua stanza della pensione Venezia, la città si è mobilitata per offrire un degno funerale a quell’uomo che aveva reso felici tanti bambini. Per anni aveva interpretato la “statua vivente” sul marciapiedi di corso Umberto, nei pressi del bar Continental.

Il volto dipinto di bianco come una scultura di marmo, immobile per ore, gli occhi fissi, salvo poi trasformare quell’espressione inquietante in un timido sorriso quando un bambino si avvicinava a posare qualche centesimo nella padella che portava sempre con sé. Non aveva una famiglia, o l’aveva dimenticata.

Rappresentava in qualche modo la città che lo aveva adottato. Riposa nel cimitero di Brindisi: i funerali e la tomba gliel’hanno offerta i commercianti brindisini.

Marco Di Bello

Don Luigi Epicoco

Francesca Epifani

Giuseppe Gabellone

Marco Leozappa

Marco Mazzotta

Vincenzo Mingolla

Clara Nubile

Antimo Palano

Valentina Pedicini

Marzia Tagliamento il7 MAGAZINE 13

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Jorg Hermann ÂŤYorkÂť

UNA STORIA INFINITA

Via Sele, natale di

Venti persone vivono ancora nella ex scuola del rione Perrino: all’umido e senza riscaldamento di lucia pezzuto

rancesca ha una bimba e un marito gravemente malato, Valentino non ha famiglia e neppure un lavoro, Natale è il più giovane di tutti, anche lui è solo, ma ha tanta buona volontà e si guadagna la giornata. Sono solo alcune delle storie che incontri bussando alle porte delle vecchie aule trasformate in abitazioni all’interno della scuola elementare in via Sele al quartiere Perrino di Brindisi. Tra qualche giorno sarà Natale e per le venti persone che abitano in questa struttura sarà un Natale solitario, senza grandi festeggiamenti, senza riscaldamento tra l’umidità e il silenzio di queste mura. Li chiamano abusivi e per questo sulla carta non hanno diritti, ma il Comune li conosce bene e conosce ogni singola storia. Come quella di Francesca che da anni aspetta di poter dare una casa vera alla sua bambina, ogni anno spera che sia quello giusto ma quello giusto non arriva mai e più si va avanti e più la situazione peggiora perché Francesca oltre ad occuparsi della sua piccola deve anche fare i conti con la grave malattia del marito. “La prossima settimana dovrà fare un altro ciclo di chemio- raccontae poi ancora altre analisi. Non sappiamo cosa

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Francesca con il marito Antonio, in basso Valentino

succederà”. Francesca è una donna minuta, ha un viso dolce ma nasconde tanta forza, la forza della disperazione, da due anni vive con la sua famiglia in quella scuola in via Sele. “Non è facile stare qui con una bimbadice- i bagni sono in fondo al corridoio al

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pian terreno. Lavarsi è complicato”. Nello stabile vi sono sette aule al pian terreno, altre sette al primo piano e una stanza un po’ più grande all’ultimo piano dove vive Francesca con la sua famiglia. Tutte le aule sono occupate, c’è persino una giovane coppia in attesa di un bimbo che nascerà tra qualche settimana.

“Ho chiesto tante volte una casa al Comunedice Francesca- ho fatto la domanda e ogni volta che è cambiato il sindaco hanno annullato la graduatoria e abbiamo dovuto ripresentare i documenti”.

Ha fatto domanda per una casa anche Valentino, 48 anni specializzato in metalmeccanica ma senza un lavoro. “Sono solo, prima di arrivare qui ho dormito per otto mesi nella stazione e nessuno si è preoccupato. Mi hanno visto ma si sono girati dall’altra parte”. Valentino quando mostra dove vive si scusa per le condizioni di quella che lui chiama “casa” ma non ha altro e tutto sommato tra vivere in stazione e abitare nell’aula di una scuola, la seconda sembra la scelta migliore. “Io non vorrei proprio stare così- dice- se avessi avuto un lavoro avrei pagato l’affitto e ora non sarei qui a fare l’abusivo”. La vita di Valentino non è sempre stata così difficile, c’è

freddo e solitudine stato un tempo in cui lavorava, aveva uno stipendio e un tetto dignitoso sotto cui stare.

“Per vent’anni ho lavorato fuori- raccontanon avevo problemi poi le cose in fabbrica hanno cominciato ad andare male e mi hanno licenziato. Sono tornato a Brindisi pensando di poter trovare lavoro qui ma niente. Ho pensato anche di tornare su ma ho 48 anni e non ho soldi, chi mi da un lavoro”. Così Valentino si arrangia, vive la giornata, è un operaio metalmeccanico specializzato ma non disdegnerebbe di fare altri lavori, si accontenterebbe di poter guadagnare il necessario per poter vivere e soprattutto non fare “l’abusivo”.

“A volte penso che forse è stato un bene non avere una famiglia, una moglie e dei figlidice con un velo di tristezza- che vita avrebbero potuto fare qui”.

Spera di essere solo di passaggio, invece, Natale, 27 anni, l’ultimo arrivato in questo

“condominio fai da te”. Natale è giovane e ha grinta da vendere, si trova in via Sele perché al momento non ha altro posto dove andare. “Se tutto va bene-dice- forse riesco a trovare un lavoro su e me ne vado. Sono uno che non sta con le mani in mano”.

Natale in questo momento si guadagna da vivere vendendo le caldarroste, è una soluzione temporanea ma riesce a guadagnare con dignità quel poco che gli serve per mangiare.

“Qui c’è tanta umidità, fa freddo- raccontaValentino mi ha prestato una piccola stufetta, il tempo di riscaldare la stanza e poi la restituisco. I bagni sono in comune, ma non abbiamo altro. In verità vorrei poter fare qualcosa non tanto per me che alla fine so che andrò via presto da qui ma per loro che rimangono. Prima di andare via mi piacerebbe aver dato una mano”.

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In questa scuola la gente si aiuta l’una con l’altra, la disoccupazione, la malattia, la fame diventano un po’ i problemi di tutti, ma la situazione precipita quando qualcuno parla di sgombero coatto.

“Ci hanno detto che a gennaio ci sarà lo sgombero, ci manderanno via- dice Francesca- non ci posso credere, dove vado, io non mi muovo”. La notizia arriva dagli uffici del Comune di Brindisi, i vigili urbani hanno verbalizzato più volte la presenza di queste persone al’interno della scuola, il Comune vorrebbe fare uscire gli abusivi dalla struttura e chiuderla ma il problema resta. Che fine dovrebbero fare queste persone se non si da loro un’alternativa?

“Non non ci muoviamo da qui, o tutti o nessuno- dice Natale- io sono con queste famiglie. Piuttosto ci chiudiamo dentro”.

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Danzì va via a sorpresa «Ma nessun litigio» IL PERSONAGGIO

La sub commissaria lascia il Comune di Brindisi: «Riconosco di essere ingombrante ma penso di aver lavorato bene» di lucia portolano

e era stato affidato uno dei compiti più difficili: rendere la città più decorosa e pulita, e i risultati in pochi mesi ci sono stati.

Mariangela Danzì, subcommissaria della squadra di Santi Giuffrè, decide di terminare il suo mandato in anticipo. Il 31 dicembre prossimo sarà il suo ultimo giorno al Comune di Brindisi. Da maggio ad oggi è stata in prima linea, è scesa in campo per affrontare numerose problematiche cittadine: dai rifiuti al dormitorio degli immigrati. Una donna dal carattere forte, a volte molto ingombrante tra gli uomini, che è riuscita spesso ad oscurare. Ma forse Brindisi aveva bisogno di una figura femminile, un po’ materna, anche per questo in molti avevo riposto la fiducia in Angela Carluccio. Ma la politica è un’altra cosa. Sin da subito si è distinta per quella volontà di voler accorciare le distanza tra commissariamento e la città, attiva sui social con segnalazioni di disservizi e interventi risolutivi immediati. L’esperienza di Mariangela Danzì termina però prima, sceglie di tornare in Lombardia dove abita da anni, d'altronde da due mesi faceva la spola tra Brindisi e Seregno, comune del quale era diventata anche subcommissaria.

Perché anticipa la fine del suo mandato. Eppure qui qualcuno pensava che lei avesse altre intenzioni e velleità?

“Vado via perché torno a casa mia. Dopo aver accettato l’incarico a Seregno la prefetta di Monza e il commissario mi hanno fatto giurare che entro il 31 dicembre avrei potuto dedicarmi completamente a quel comune. Due subcommissariamenti era stati un’eccezione. Due agende troppo difficili da conciliare. Una città come Brindisi è impegnativa, è necessario il monitoraggio continuo della situazione” Lei in questi mesi ha messo la faccia su diverse questioni, a volte anche con grande esposizione mediatica (a volte più dello stesso commissario), qualcosa le ha fatto improvvisamente cambiare idea?

“Nulla. Seregno è a 20 minuti di treno da casa mia. Avevo fatto già 9 mesi di terremoto. Avevo accettato Brindisi con obiettivi a termine. Ho 60 anni e da due anni sono in giro per l’Italia. E poi non mi piacciono le campagne elettorali. Qualcuno avrebbe strumentalizzato alcune azioni, perché io non lavoro sull’ordinario, e le mie decisioni suscitano sempre polemiche”.

In alcuni momenti è stata attaccata da qualche esponente politico, accusandola di essere vicina al Partito democratico. E’ vero?

“Non sono di estrazione del Pd, sono un servitore dello Stato, che negli ultimi anni ha lavorato in molte amministrazioni di centrosinistra. Ho trovato strumentale e fuori luogo questa accusa che in campagna elettorale mi avrebbe infastidita. Ho sentito comunque serpeggiare questa cosa, ma qui a Brindisi la mia attività ha avuto attestati di stima anche da esponenti di centrodestra: da Forza Italia a Direzione Italia. Le dico solo una cosa: se il Pd avesse voluto mi avrebbe nominato alla città metropolitana di Milano dove avevo fatto domanda, visto che sono inca-

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richi fiduciari. Giunga lei a conclusione”.

Ritiene di essere stato ingombrante a volte, anche nei confronti degli altri suoi colleghi?

“Da quando sono nata che sono ingombrante, mio padre diceva che bisognava tenermi a freno. Molto probabilmente è vero. Ho una grande voglia di fare, sono figlia di un operaio che non aveva diritto all’assistenza sanitaria. Ogni giorno bisogna guadagnarsi lo stipendio. In questo sono stata fortunata, il commissario Giuffrè è un uomo del fare che non perde tempo, abituato alla vecchia scuola. Agisce senza convenienze e non va alla ricerca del consenso. Senza Giuffrè le cose che ho seguito non le avrei potute fare. Padovano mi è stato vicino emotivamente anche nei momenti difficili. Albertini, il veterano del gruppo, mi ha insegnato molto del suo sapere prefettizio. Ora l’ultimo mese era stato più difficile, non mi sentivo più adeguata perchè c’ero di meno, mi sentivo in colpa e non riuscivo a leggere bene il contorno”.

Quindi negli ultimi tempi non si erano incrinati i rapporti con il commissario?

“Assolutamente no. Brindisi è stata un’esperienza importante. Giuffrè è una persona molto franca, che lavora a stretto contatto con i suoi collaboratori. È stato difficile solo quando non c’è stato il confronto quotidiano perché ero a Seregno”.

Avrebbe potuto fare altro per Brindisi?

“Quello che c’era da fare di rilevanza commissariale è stato compiuto.

Penso che ora ci sia nuovo metodo di lavoro. E qualcosa è stato fatto all’interno del Comune: nuovo regole per i concorsi e per le assunzioni e finalmente ci sarà il turn over negli uffici. La struttura dirigenziale era solida e onesta, ma quello che mancava era l’autorevolezza perché i dirigenti erano legati alla politica con i loro contratti a tempo determinato.

C’era dipendenza. Ora con i nuovi concorsi i quattro dirigenti non dovranno dipendere dalla politica”.

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Ritiene di essere andata oltre la gestione commissariale e di aver adottato a volte provvedimenti che normalmente si lasciano alla politica?

“Non ci sono limiti nella gestione. Le faccio un esempio: se c’è un finanziamento per il Comune, fai un progetto non aspetti di perderlo. Bisogna fare scelte importanti” Che cosa lascia a Brindisi?

“Lascio un po’ di cuore. Brindisi ha una grande voglia di riscatto, è una città che ha bisogno di una guida materna forte. Il brindisino deve sempre essere monitorato. Bisogna tenere alta la guardia. È necessario il coinvolgimento di tutti.

E’ una città che ha bisogno di un sindaco autorevole, e quindi che abbia una forte maggioranza e il nascere di numerose liste non aiuterà. Non c’è sindaco che tenga se non ha soldati che lo difendono”.

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LA STORIA

Don Nino Lanzilotto, cappellano della casa circondariale di Brindisi, racconta i giorni più difficile per i detenuti E organizza una raccolta di giocattoli

Natale in carcere «Quei momenti di disperazione»

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di lucia pezzuto

iange dalla mattina alla sera, sta male, è pentito di quello che ha fatto ed è consapevole del dolore che ha procurato alla sua famiglia e a quella della vittima” così Don Nino Lanzilotto, cappellano della casa circondariale di Brindisi, descrive uno dei tanti detenuti che in questo momento si trovano nella struttura carceraria di Brindisi. L’uomo di cui racconta è accusato di omicidio volontario e la sua è una delle tante storie dietro le sbarre.

Don Nino da poco più di un anno si occupa dei detenuti del carcere di Brindisi e da qualche mese ha anche assunto l’incarico di vice direttore della Caritas Diocesana. “Il rapporto con i detenuti non è semplice- dice- non è semplice perché ci vuole tempo per acquistare stima e fiducia. Ma sono persone che hanno bisogno soprattutto di essere ascoltate”. Attualmente Don Nino si occupa di circa duecento detenuti, non solo è accanto a loro ma, per quello che può, cerca di aiutare anche loro famiglie. “Quando un ragazzo entra in carcere- dice- inevitabilmente i rapporti con la famiglia diventano più difficili soprattutto se ci sono di mezzo i figli. Si cerca di tenere saldi i legami ma non è facile. Alla fine il detenuto si sente comunque solo”.

Tra pochi giorni sarà Natale e la solitudine di cui parla Don Nino si farà sentire ancora di più, il carcere, si sa, è il luogo dove le persone pagano il loro debito con la giustizia ma è anche un luogo di recupero e riabilitazione.

“Il futura spaventa tutti qua dentro, soprattutto i più giovani- dice Don Nino- la paura è quella che una volta fuori di qui nessuno voglia avere a che fare con te, che nessuno voglia darti

un’altra opportunità”.

In carcere la soglia dell’età dei detenuti si è abbassata di molto, la fascia media della popolazione carceraria è compresa tra i 18 e i 24 anni. Molti di questi ragazzi con il passare del tempo acquisiscono consapevolezza dei loro errori e cercano in qualche modo il riscatto impegnandosi in attività di formazione, altri invece si chiudono nel silenzio e lì capisci che hanno fatto una scelta diversa.

“Da quando sono qui è aumentato il numero dei giovani che partecipa alla messa- dice Don Nino- all’inizio erano meno di dieci. Oggi sono circa cinquanta. Partecipano volentieri, chiedono di poterti parlare e ascoltano i consigli. Tutto sommato non è male cinquanta su duecento, è un bel risultato. Mi dispiace, in-

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Don Nino Lanzilotto

vece, quando ti rendi conto che c’è chi non è intenzionato a cambiare vita. Escono dal carcere dopo aver scontato la pena e li vedi tornare qualche settimana dopo perché hanno commesso di nuovo qualche reato”.

I ragazzi che si trovano in carcere Don Nino li conosce tutti, alcuni ancora prima che finissero dietro le sbarre. “Una volta mi sono trovato faccia a faccia con un mio alunno, mi è dispiaciuto incontrarlo in carcere ma gli ho detto: hai visto cosa è successo, quante volte ti ho detto che saresti finito male. Lui mi ha sorriso. Qui la gente è chiusa in una cella per i motivi più disparati. C’è chi ha rubato per dare da mangiare ai figli, c’è chi ha usato violenza in un momento di rabbia, c’è chi è finito nella trappola della droga. Una cosa però tutti hanno in comune ed è la mancanza della famiglia. A questi ragazzi è mancato in qualche modo il sostegno della famiglia, per questo cerchiamo di aiutarli a riallacciare i rapporti con i parenti, soprattutto quando ci sono di mezzo i figli”.

Nella politica del carcere l’incontro con i famigliari è uno dei momenti più importanti per questo all’interno della struttura c’è una sala anche per accogliere i bambini che incontrano i loro papà. In questi giorni Don Nino è impegnato nel raccogliere doni per questi bambini: “Chiedo una mano a chiunque voglia contribuire a regalare un sorriso a questi bambini.

Cerchiamo di raccogliere un giocattolo per ciascun bambino affinchè il giorno di Natale possa trovarlo sotto l’albero e pensare che sia un dono del suo papà, un abbraccio virtuale”.

Chiunque voglia contribuire regalando un gioco può farlo rivolgendosi direttamente alla casa circondariale di Brindisi e chiedendo di Don Nino, il cappellano.

IL METEO

di Michele CONENNA venerdì

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Arriva il freddo: il vero inverno inizia adesso

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SAbAto

Ultima giornata di bel tempo grazie alla temporanea rimonta dell'Alta Pressione sul Mediterraneo. Perciò avremo tempo stabile e soleggiato con venti dai quadranti settentrionali. In serata però è previsto l'arrivo di qualche piovasco sul Salento. Temperature in calo.

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dicembre

Giornata instabile, con piogge sparse a causa del transito di un fronte da Nord che porterà anche aria fredda. Avremo molte nubi su tutte le province. Venti inizialmente da Scirocco, poi gireranno da Maestrale.

Mari poco mossi.

lA tendenzA

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domenicA

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novembre

Ultime nubi al mattino ma la situazione sarà in rapido miglioramento. Le nubi lasceranno spazio al sole, anche se il clima sarà decisamente invernale. Temperature stazionarie o localmente in lieve calo.

curioSità

L'effetto è davvero magico. Ciò perchè con una temperatura di almeno 15° sotto zero, le bolle congelano a contatto con la superficie. Si creano dei cristalli ghiacciati, che, diffondendosi lentamente lungo la superficie della bolla, formano disegni geometrici sempre diversi come accade anche per i fiocchi di neve. Il congelamento delle bolle di sapone è facilmente realizzabile anche a casa, ponendo la bolla dentro i freezer, facendo attenzione che non esploda.

Effemeridi BRINDISI (Lat: 40.658 - Lng: 17.947 - Altezza : 10 m)

In prospettiva c'è odore di inverno. Gli ultimi aggiornamenti dei modelli fisicomatematici mettono un risalto una settimana, la prossima, in compagnia di fredde correnti artiche che porteranno anche qualche fiocco a quote basse (oltre i 300 mt). Pertanto, avremo giornate davvero fredde che molto probabilmente ci terranno compagnia fino a Natale.

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Venerdì 15 dicembre Sabato 16 dicembre Domenica 17 dicembre Lunedì 18 dicembre Martedì 19 dicembre Mercoledì 20 dicembre Giovedì 21 dicembre

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Sorge

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Tramonta

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Sorge

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Cala

14:54 15:29 16:08 16:51 17:38 18:29 19:23

L’EVENTO

Tuffo di Capodanno, ottava edizione verso nuovi record

Obiettivo superare i 160 nuotatori dell’edizione 2017: iscrizioni aperte nella galleria del centro commerciale «Le Colonne» di alessandro caiulo

na tradizione che si rinnova, migliorandosi, di anno in anno e che gli appassionati del bagno a tutti i costi e con ogni tempo aspettano con ansia è il famoso “tuffo di capodanno” alla Conca che dall’1 gennaio 2010, quando vi presero parte un piccolo gruppo di amici, viene ripetuto con sempre maggiore partecipazione e successo nel suggestivo scenario di Cala Materdomini, sul litorale a nord di Brindisi.

Anche quest’anno, per volere degli organizzatori, il tuffo di capodanno sarà oltre che un appuntamento all’insegna della goliardia anche un evento legato con doppio filo alla solidarietà e, in questa occasione, l’obiettivo scelto è quello di raccogliere fondi da devolvere all’Associazione “Il bene che ti voglio”, per la realizzazione di progetti destinati a bambini e ragazzi affetti da autismo.

A sfidare il gelo del primo gennaio e tuffarsi nelle acque cristalline della Conca ci saranno, come ogni anno, uomini e donne, adulti, giovani ed anziani ma anche bambini accompagnati o, comunque, autorizzati dai genitori. Centinaia, se non migliaia, saranno i curiosi che faranno da contorno alla manifestazione per ammirare gli impavidi tuffatori.

Nell’ultima edizione sono stati ben 160 i gli iscritti che hanno preso parte al tuffo, provenienti non solo da Brindisi e provincia, ma anche dal resto della regione ed anche dal nord Italia e, qualcuno, perfino dall’estero: un record di partecipanti che si spera possa essere superato quest’anno.

Le iscrizioni sono già aperte e ci si potrà recare, fino al 31 dicembre, presso il Centro Commerciale Le Colonne, dove è stato allestito uno stand aperto dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 20, per raccogliere iscrizioni e fondi e dare informazioni; i ritardari potranno iscriversi anche in loco, cioè alla Conca, nella stessa mattinata del primo gennaio. A coloro che aderiranno all'iniziativa, come ogni anno, in cambio di una piccola donazione, i volontari dell'associazione “Amici della Conca” consegneranno la maglia della nona edizione (il cui colore è l'arancione, colore del simbolo del centro commerciale) L’appuntamento è per le 10,30 dell’1 gennaio; prima del tuffo, previsto intorno alle ore 11,00 vi sarà la cerimonia di benedizione delle acque per iniziare nel migliore dei modi il nuovo anno ed al termine, vi sarà l'assegnazione di simpatici premi e gadget offerti da negozianti e artigiani di Brindisi.

E’ un peccato che ancora non si sia messo mano ai famosi lavori di riqualificazione di Cala Materdomini che avrebbero permesso,

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così come era stato più volte promesso e proclamato anche a gran voce, da politici di ogni colore, lo svolgimento di questa manifestazione in uno scenario meno degradato di come si presenta attualmente questa zona costiera di Brindisi baciata dalla Natura ma sfregiata dall’incuria dell’uomo e circondata da ruderi immondi, invischiata come è dalle mille pastoie burocratiche che ancora non le consentono di potersi mostrarsi nel suo antico splendore.

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IL CASO CARDINALE

Scrittori

Simonetta, felic Copywriter e consulente a Verona, presenta il suo libro con dedica speciale alle donne di Daniela napoletano

a brindisina Simonetta Corrado è copywriter e consulente a Verona e Roma per professione, ma ama scrivere; vive nel capoluogo veneto, col marito originario di Gallipoli e il figlio di dieci anni, ma il 28 dicembre prossimo, alle ore 19, presenterà il suo primo libro nella città natale, nella libreria Feltrinelli in corso Umberto I. Modererà l’incontro il suo amico, nonché giornalista di “Nuovo Quotidiano di Puglia”, Mino Marinazzo.

“Faccio un lavoro bellissimo innovativo e poco usuale, potrei definirmi un’imprenditrice della creatività e della comunicazione, diciamo che mi sono inventata, e continuo a reinventarmi una professione”: con poche e semplici parole si presenta Simonetta Corrado, che oltre a descrivere “emozioni” provate di persona o che le sono state raccontate nel suo libro “Donne private” (12 ritratti su carta), può essere considerata testimonial, in tempi in cui la disoccupazione è un problema assai preoccupante, di come sia possibile centrare l’obiettivo. L’importante è crederci, e talvolta azzardare: “Dopo essermi licenziata, ero assunta infatti a Roma ma avevo deciso di raggiungere il mio uomo, oggi mio marito, a Verona; e dal 2010 sono felicemente freelance”, esclama la scrittrice brindisina. “Inoltre da tre anni, insieme a un gruppo di professionisti altamente specializzati in comunicazione, abbiamo fondato theintrepidi.it, il progetto di ‘non-agenzia’ che segue direttamente agenzie e collabora anche con agenzie di Verona, Roma e Milano”.

Simonetta Corrado, 50 anni compiuti lo scorso 20 agosto, è figlia di Clelia, appassionata di lettura ma anche matematica, ed Eumeo, imprenditore edile, dal singolare estro artistico, nei ritagli di tempo infatti dipinge quadri; il fratello di Eumeo invece, Cesare, è un apprezzato poeta. Simonetta è la più grande di quattro sorelle: Raffaella è architetto; Rossella analogista – si occupa di tecniche che aiutano a star bene -; e Donatella regista a Roma.

Papà e mamma vivono tuttora al rione Santa Chiara, in via Verona – “sarà un caso?”, si do-

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Simonetta Corrado

manda divertita Simonetta -, dove la ragazza è nata e cresciuta; la primogenita dei Corrado ha frequentato la scuola media Giulio Cesare, poi lo Scientifico Fermi. Si è laureata a Bari in Letteratura italiana. “Non mi sono mai focalizzata sull’insegnamento”, confessa Simonetta, che da ragazza si è anche divertita sui campi di basket. “Per un periodo ho avuto il pallino del giornalismo, infatti ho scritto qualche articolo per la rivista dell’Endas, e poi sono stata addetto stampa per il partito radicale. Questa è stata la mia piccola palestra per la scrittura, ma il mio grande amore era la pubblicità, mi piaceva inventare cose”.

Così si iscrisse al master per Copywriting e Pubblicità a Milano e da lì è cominciata la sua articolata carriera. “Da subito ho dimostrato di avere il talento giusto e ho lavorato per agenzie pubblicitarie più o meno famose”. Per oltre dieci anni è stata copywriter in Saatchi & Saatchi a Roma, network internazionale; risale al 1996 la sua prima pubblicità per “Swish jeans” con l’immagine della modella

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Naomi Campbell e l’invito a “Lavare in acquasanta”. “Il titolo sembrava ferire la sensibilità dei credenti, secondo il cardinale Tonini, e quindi meritava la candidatura per la scomunica – ricorda la scrittrice brindisina – A quel tempo uno dei principali clienti dell’agenzia era la Cei, Conferenza Episcopale Italiana. Considerando che ero venuta per sei mesi, la cosa più semplice sarebbe stata quella di perdere me, piuttosto che il cliente. Nonostante i diversi premi vinti per quella pubblicità, non ho mai superato l’imbarazzo che ho provato quando l’amministratore delegato Paolo Ettorre mi ha fatto intravedere queste parole ‘Per colpa tua, rischi di perdere 500mila milioni di clienti….’”.

Simonetta Corrado ha realizzato spot tv e radio, tra i tanti, per Pampers, Disney, Ferrarelle, Enel. “Gli ultimi lavori sono per la piattaforma yougenio.com, un servizio di pulizie, manutenzione, baby sitter da prenotare on line, molto innovativo, pian piano si sta diffondendo in tutt’Italia. Ho vinto diversi premi,

ice freelance per Adci (Art Directors Club Italiano), l’anno scorso con il gruppo The Intrepidi abbiamo vinto tre special Mediastars, il premio tecnico della pubblicità”.

Quando Simonetta viveva ancora a Roma, andò all’Arena di Verona per assistere a Madama Butterfly, lì conobbe colui che sarebbe diventato suo marito; e dopo un anno di pendolarismo decise di lasciare la Capitale e “reinventarsi” dal punto di vista professionale.

Nel 2005 a Verona è stata ‘direttore creativo e consulente strategico su progetti di Comunicazione Integrata e Nuove Imprese’, ma dopo la nascita del figlio è stata “letteralmente mandata via”.

“Nel frattempo ho sempre scritto cose di fantasia, basate su spunti di realtà, quindi un paio di anni fa ho deciso di fare una selezione, riscrivere, dare un filo conduttore, cioè il mondo femminile, ma non parlo solo di me, non c’è un io narrante, o meglio un solo io narrante, ci sono diverse anime”, così nasce “Donne private”.

“Il mio libro è stato ed è il mio parcogiochi.

Un po’ di tempo fa l’ultima riga dei miei curricula vitae riportava ‘nonostante lo faccia per lavoro, amo scrivere’.

Nel luglio scorso ho promosso l’ebook, a settembre il cartaceo grazie ad Amazon, la piattaforma universale, così non c’è neppure spreco di carta: si stampa solo su richiesta. Purtroppo le grandi case editrici non stampano per gli esordienti. Ma sono contenta di essermi inventata quest’altro modo di diffusione, l’autopubblicazione con Amazon. Ho promosso il mio libro esclusivamente attraverso facebook e sta funzionando, ne vendo!”.

Simonetta Corrado si definisce “una persona solare, energica, ironica, giocosa, che ama la vita anche nelle difficoltà e nelle sue zone d’ombra. All’ombra di quelle zone è nato il

La scrittrice brindisina e la copertina del suo libro

mio libro. Chi mi conosce e l’ha letto è rimasto stupito dalla cupezza e intimità di certe emozioni descritte ma, i brutti momenti o le sfumature di grigio nella vita capitano e vanno accolti, abbracciati, vissuti, non necessariamente compresi. Io, come tutti, sono luce e ombra, non rinnego nulla. Credo nella passione: senza, niente di quello che si fa, si esprime e si comunica, può essere definito autentico. Mi piace sentirmi importante per le persone che amo, ma più che importante voglio fare qualcosa di importante, che vada oltre me. Che interagisca, aiuti, tocchi l’anima di altre esperienze, esseri umani, magari distanti.

Io sento che siamo tutti collegati e uniti dalla nostra stessa condizione umana”.

Simonetta Corrado non vuole dare un suo giudizio sul tema delle donne, non una morale, ma desidera raccontare spaccati di vita, raccontare

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emozioni: “Non voglio eccedere né nel pietismo né nel vittimismo, anche se tratto pure il tema degli abusi”.

Per la scrittrice questo è solo il punto di partenza: “Dopo due anni mi sono liberata di questo libro, che è in continua evoluzione, a partire dalla copertina. E strada facendo mi stanno venendo tante idee: ad esempio vorrei utilizzare il mio libro per sostenere, con il ricavato, i progetti di Telefono rosa. Sto già scrivendo altre cose, alcune stanno aspettando ……, altre di sana pianta. Sto mettendo insieme delle idee… ..un libro sugli uomini, forse; un altro sicuramente sul mestiere del copywriter, vorrei trasmettere le mie esperienze, le tecniche, i trucchi del mestiere. Siamo nell’era dei social, con la mia esperienza potrei aprire la strada a tanti. Ma la fiction resta ciò che più mi appassiona, amo scrivere cose di fantasia”.

L’OROSCOPO di aSTEr X ARIETE

TORO

GEMELLI

21 maggio 21 giugno

22 giugno 22 luglio

Tony Sponziello Pesi leggeri nato il 20 aprile

Luca Capuano Pesi supermedi nato il 22 aprile

Antonio Piras Pesi mediomassimi nato il 6 giugno

Lorenzo Paciullo Peso superpiuma nato il 22 luglio

21 marzo 20 aprile

Mettete l’elmetto, ché ci sarà da combattere. Siete un segno battagliero e la grinta servirà più che mai in questo opaco ultimo tratto del 2017, un pezzo di strada che precede un anno estremamente positivo. L’anno del rilancio: ciò non significa che non ci sarà da faticare per ottenere dei risultati. Non vuol dire che sarà tutto semplice e in discesa. Le stelle vi sosterranno come non accadeva da tempo. E già questa è un’ottima novità.

21 aprile 20 maggio

Siete sotto stress. Sarà colpa dell’aria di festa che piuttosto che donarvi serenità e pace vi mette in subbuglio, vi spinge a pensare a tutto ciò che non va, a quel che vorreste e che ancora non siete riusciti ad ottenere. Sarà l’ansia da faccende da sbrigare, ma in questi giorni prenatalizi risentite di un po’ di tensione in eccesso. Qualche sprazzo di sereno c’è: cercate di mantenere la calma e non sprecare al vento ottime occasioni di rinascita.

Evitate le liti furibonde.

Siete al giro di boa. Non riuscite ancora a beneficiare degli influssi positivi che le stelle hanno già iniziato a donarvi. Ma presto ne sentirete gli effetti. Da tempo battagliate contro problemi e intoppi. Anche al lavoro, per molti di voi i progetti sono fermi. Bloccati. Vi rassicurerà sapere che davanti a voi ci sono giorni migliori di quelli trascorsi. Vi risolleverete, molto presto, e in modo piuttosto stabile. Attendete con ansia (positiva) l’anno che verrà.

CANCRO

La Luna è storta, ma per fortuna solo lei. Quindi vi toccherà qualche malessere passeggero, qualche tensione leggera e facilmente superabile. Il periodo per voi è assolutamente positivo. Avete superato dei momenti ben più difficili. Ora siete in volata, eliminate i rami secchi, restate con le radici ben piantate nel terreno. E vi preparate a rifiorire.

Non sarà necessario attendere la prossima primavera. Le belle notizie arriveranno molto prima.

LEONE

VERGINE

24 agosto 22 settembre

BILANCIA

23 settembre 22 ottobre

SCORPIONE

Armando Iaia Pesi superwelter nato il 13 agosto

Guido Trane Pesi massimi nato il 5 settembre

Franco Zurlo Pesi gallo nato il 4 ottobre

Rosa Di Lena Pesi Leggeri nata l’11 novembre

23 luglio 23 agosto

Siete forti. Ciò non vuol dire che vi sentiate al top, che non ci siano problemi, che non abbiate vissuto momenti di forte o lieve scoramento, dipende dai casi particolari.

Siete forti perché ora, più che mai, siete determinati. Avete individuato la strada da seguire e iniziate a percorrerla senza indecisioni: dritti, verso la meta che avete prefissato.

Tanto in amore, quanto al lavoro sapete ciò che volete e nessuno potrà ostacolarvi. Non abbiate timore di dire la vostra. Sempre.

SAGITTARIO

23 novembre 21 dicembre Antonio Musio Pesi mediomassimi nato il 10 dicembre

Siate passionali, ma non ossessivi.

Pretendete e concedete libertà, che è il più bel regalo d’amore si possa fare. Ora vi sentite più sicuri di voi stessi. Il fine settimana promette bene per i sentimenti. Evitate di discutere per ragioni banali. Non avete alcun motivo per stare in tensione. Va tutto a gonfie vele, i pianeti più importanti sono dalla vostra. Non vi manca davvero nulla.

Rifletteteci, qualora dovesse essere colti dalla tentazione di perdere il controllo e le staffe.

Alti e bassi, siete arrivati al traguardo. Avete vissuto momenti molto difficili, altri indimenticabili.

Avete fatto le vostre scelte, avete risentito di transiti planetari piuttosto ostili. Grandi discussioni, momenti no, come ad esempio lo è stato l’inizio del mese. Ora cambia tutto: in prossimità del Natale iniziate a sentirvi molto meglio in vista di un 2018 in cui, è stato detto e ridetto, avrete una parte da protagonisti.

Pronti, via.

CAPRICORNO 22 dicembre 20 gennaio

Piero Martucci Pesi massimi nato il 22 dicembre

Non è ancora arrivato il vostro momento, ma arriverà. Siete alle prese con problemucci vari, piccoli o grandi intoppi che vi impediscono di stare sereni. In amore inizia ad andare un po’ meglio. Siete più motivati, in grado anche di riconoscere quali sono stati i vostri errori e di porvi rimedio. Anche le avventure, per chi è single o per chi non vuole rinunciarvi, sono favorite. In ambito professionale ci sono nuovi impegni, nuove incombenze e sono tanti e faticosi. Non potrete svignarvela. Anche in periodo di festa.

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Siete alla prese con una serie di complessità. La Luna vi sorride, altri pianeti vi ostacolano. Al lavoro non arrivano le risposte che attendevate, c’è un blocco che proprio non riuscite a superare. Avete qualche ragione per essere delusi e riversate la vostra frustrazione nei rapporti personali. Cercate, per quanto possibile, di evitarlo.

E di invertire gli equilibri: potrete trovare nei rapporti personali l’appagamento che serve a recepire con maggiore serenità le situazioni, più o meno sgradevoli, che vi si presentano in ambito professionale. Provateci.

23 ottobre 22 novembre

Anche il vostro segno come ad esempio quello della Vergine è tra i più favoriti nel 2018 che è alle porte. Iniziate a sentire gli influssi positivi dello zodiaco già ora. Quelli che si avvicinano sono giorni buoni, giorni in cui potrete recuperare molte energie perdute nei mesi scorsi. Le avete sprecate voi, perdendo tempo appresso a questioni che non meritavano poi così tanta importanza. Ora risorgete. Vi quietate. E riprendete a correre.

ACQUARIO

PESCI

21 gennaio 19 febbraio

20 febbraio 21 marzo

Antonio De Vitis Pesi superpiuma nato il 23 gennaio

Pietro Nostro Pesi superwelter nato il 12 marzo

Meglio rispetto alle settimane passate, ma ancora non proprio come vorreste. Venere non è ostile ma neppure amica. E’ neutra, ma talvolta vi mette i bastoni fra le ruote. Molto spesso non è per causa vostra o per responsabilità del partner. Colpa di una congiuntura astrale che non è dalla vostra. Al lavoro va meglio, ricevete soddisfazioni e riconoscimenti. Ma c’è ancora da stare attenti alle spese. E da evitare esborsi inutili.

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Tirate il fiato. Improvvisamente avvertite un inedito senso di leggerezza. E tutto vi sembra un po’ più semplice da affrontare. Lo sarà di più nel 2018, quando le disposizioni planetarie vi favoriranno ancor di più di quanto non stia accadendo in questo ultimo scampolo di 2017. Novità in arrivo: potrete anche valutare di assumere qualche decisione drastica. Chi ne avrà la possibilità e l’occasione penserà di fare le valigie e spostarsi altrove: per ricominciare.

CULTURE

I

di Elena Giuliano

n principio erano gli scrittori, i registi, gli attori. Poi arrivarono gli YouTuber.

Inutile mentire, questa è sicuramente una delle parole più pronunciate del secolo, a cui spessissimo si fa riferimento parlando di contenuti per lo più multimediali. Oramai sono veri e propri capisaldi dello show-business e delle agenzie pubblicitarie. Ma prima di passare alla loro ascesa al potere, definiamo uno YouTuber.

Lo dice la parola stessa, “persona di YouTube”, qualsiasi ragazzo o ragazza che una mattina si è svegliato e ha raccontato quello che gli frullava nel cervello davanti a una telecamera, un po’ come chiunque avrà fatto almeno una volta nella vita, con la differenza che lui/lei l’ha pubblicato su internet. Da qui a vendere centinaia di copie del proprio libro di “memorie” il passo è più breve di quanto si pensi.

Certo, chiunque potrebbe farlo ma quante persone comuni avrebbero davvero il coraggio di esporsi senza la paura di risultare ridicoli? Molto poche, almeno fino a qualche anno fa, quando l’essere YouTuber, significava creare sketch divertenti o parodie dei film appena usciti indossando parrucche e creando i propri video in maniera totalmente casalinga, usando le conoscenze che si avevano dei programmi di montaggio. Era qualcosa di sperimen-

Gli YOUTUBER, dallo spirito libero allo show-business

tale, solo per chi aveva davvero voglia di intraprendere quella strada, di diventare un giorno regista o attore. E molti ci sono anche riusciti: c’è addirittura chi oggi dirige una casa di produzione o chi invece ha lavorato dietro le quinte di grandi film.

Questa è la parte bella di internet, quella che vorremmo sempre vedere.

A distanza di qualche anno invece, si può assistere a una vera e propria moda.

Chiunque ci prova, chiunque si sente capace di farlo, conseguenza: sempre più persone vengono ridicolizzate o bullizzate sul web. E questo alle grandi agenzie pubblicitarie piace e soprattutto serve.

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Sempre più ragazzini sono utilizzati come promoter di prodotti di bellezza, abbigliamento e quant’altro e sempre più di loro abbandonano gli studi per continuare a seguire questo nuovo lavoro, guadagnato con il minimo sforzo, giusto il tempo di dire qualcosa di estremamente banale davanti alla telecamera ed essere riconosciuto come nuovo paladino. E noi che si perde ancora tempo sui libri…

C’era una volta un social network che nasceva per essere libero nei suoi contenuti ma che diventò sempre più, solo uno dei tanti micidiali veicoli di distruzione di massa.

FRAMMENTI DI STORIA

Quanti brindisini?

Abbiamo provato a fare il conto dalla presunta data di fondazione e sino ai giorni nostri di Gianfranco perri

l dato fondamentale da cui tutto deve partire è quello relativo all’evoluzione demografica che ha caratterizzato Brindisi nel corso dei secoli, anzi dei millenni della sua esistenza. Poi, bisognerà aggiungere le risposte alle seguenti domande: Quando cominciò ad esistere Brindisi?

Quale fu l’aspettativa di vita e quante le donne feconde brindisine nel trascorso dei secoli? E quanti figli procreò ogni donna?

Per stabilire la data di fondazione di Brindisi basta rifarsi alla leggenda: Brindisi fu fondata da Ercole, vissuto prima della guerra di Troia e quindi prima di 1200 anni avanti Cristo, quindi sarà accettabile fissare intorno a 1000 anni prima di Cristo la data iniziale del conteggio.

In quanto all’evoluzione demografica di Brindisi, ovviamente non esistono dati seriali per i secoli iniziali, né per quelli della Brindisi messapica che precedettero la conquista romana del 267 a.C. e così, solo la probabile estensione fisica del perimetro urbano messapico suggerita dagli archeologi può indurre a una qualche stima demografica approssimativa. Poi, è invece ben documentato che nel 244 a.C. a Brindisi fu dedotta una colonia romana di 6000 individui, con cui eventualmente si duplicò la reale popolazione dell’urbe.

Seguirono gli anni dell’eccezionale e vertiginoso incremento dell’importanza e centralità della Brindisi romana, che stimolò un’evoluzione straordinaria - anche demografica - che iniziò nei secoli

I

La popolazione di Brindisi accumulata

della repubblica e che si protrasse fino ai primi secoli dell’impero. Nel 9 d.C. Augusto riorganizzò l’Impero Romano ed il territorio italiano fu diviso in 11 regioni: la Puglia fu la Regio II, Apulia et Calabria. “Brindisi era in pieno splendore, certamente il centro più grande della Regio II, con circa 50000 abitanti…” (Puglia Antica - A. Sirago, 1999).

In seguito, Brindisi inevitabilmente seguì la fortuna e la decadenza di Roma e del suo impero ed è quindi naturale immaginare un progressivo e sostanziale calo della popolazione già a partire dai primi anni del IV secolo, per così decrescere fino a una popolazione che intorno all’anno 400 dovette essere di circa 15000 abitanti. “Il circuito delle mura di Brindisi in età tardo antica fa pensare ad una città di circa quindicimila abitanti...” (Lo stato politico economico di Brindisi dagli inizi del IV Secolo all’anno 670 - G. Carito, 1976).

Nel 476 cadde l’Impero Romano d’Occidente, e alla fine della ventennale guerra gotico bizantina, nel 553, la popolazione di Brindisi si era già ulteriormente ridotta, a circa soli 4000 abitanti. Seguirono gli anni della esosa corrotta e labile dominazione bizantina, che spostò su Otranto il baricentro politico militare e commerciale della Terra di Otranto, accelerando con ciò la decadenza e lo spopolamento di Brindisi, una decadenza che si prolungò e si accentuò fino alla conquista, con conseguente distruzione, della città da parte dei Longobardi, nel 674, quando Brindisi rimase, di fatto, quasi del tutto spopolata.

Fino all’incipiente rifondazione bizantina di qualche secolo dopo - tra fine X secolo e inizio XI - la popolazione brindisina dovette rimanere prossima

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al minimo ed è comunque difficile reperire dati utili sul possibile andamento demografico fino a dopo la conquista normanna del 1071, quando finalmente si cominceranno a incontrare alcuni elementi utili per una qualificazione approssimativa.

Poi, nei primi decenni del secolo XIII, la decisione di Federico II di allargare la cinta muraria cittadina, probabilmente ripristinando l’antico tracciato del municipio romano, fa ipotizzare una maggior crescita della popolazione durante la dominazione sveva, specificamente nel corso della prima metà del secolo XIII. “Nel 1269, con gli Angioini appena insediati sul trono di Napoli, l’inchiesta condotta su un omicidio fece riferimento - per stabilire l’ammontare della multa da imporre alla città - all’esistenza a Brindisi di circa 1000 fuochi e così, adottando un moltiplicatore di 5 per i nuclei familiari, si deduce che il numero degli abitanti di Brindisi doveva attestarsi, in quegli anni del XIII secolo, sulle 5000 unità, un numero che potrebbe rappresentare l’apice del trend positivo iniziato con la conquista normanna. Poi, negli ultimi decenni dello stesso XIII secolo, ci fu una nuova inversione di tendenza che seguì alle convulsioni politiche legate alla cruenta transizione dagli Svevi agli Angioini, alla guerra dei Vespri, alla diffusione della peste nera in città, eccetera...” (Il medioevo nelle città italiane: Brindisi - R. Alaggio, 2015).

Infatti, un nuovo minimo puntuale caratterizzò la popolazione di Brindisi nell’anno 1465, quando con i re aragonesi succeduti sul trono di Napoli giunse in città il contagio della devastante peste europea e la popolazione si ridusse all’ordine di circa 3000 anime. Poi, nel 1496 è documentato esserci in Brindisi 4000 abitanti: lo relazionò il governatore veneziano Priamo Contarini quando, il 30 di marzo in nome del doge, ricevette la città consegnatagli in pegno dal re Ferrandino per l’aiuto ricevuto nello sventare l’invasione del re francese Carlo VIII. Con l’estromissione definitiva dei monarchi aragonesi da Napoli e dalla Sicilia, nel 1509 ebbe inizio il lungo periodo vicereale spagnolo. E per Brindisi quel bicentenario non iniziò certo nel migliore dei modi: Nel mese di luglio del 1526, la peste fece ritorno a Brindisi, di certo introdotta e favorita dalle tante truppe spagnole che vi si avvicendavano di continuo, transitandovi e soggiornandovi in condizioni igieniche del tutto deprecabili. Ad agosto del 1528, nell’ambito della guerra combattuta per la nomina del sacro romano imperatore tra la Spagna di Carlo V e la Francia di Francesco I, Brindisi fu attaccata da Simone Tebaldo, generale romano comandante di 16000 soldati, tra francesi veneziani e papali. La città fu costretta ad arrendersi e, quando Tebaldo fu fortu-

In tutto 2.536.733 nosamente abbattuto da un proiettile, venne saccheggiata dalle soldatesche allo sbando, che poi si ritirarono. In quello stesso anno, il 20 novembre 1528, una delle due colonne romane che avevano sfidato per tanti secoli le intemperie dei tempi e degli uomini, cadde senza un’apparente ragione.

E il 1529 è l’anno di inizio della Cronaca dei Sindaci di Brindisi dal 1529 al 1787 scritta da Pietro Cagnes e Nicola Scalese, nella quale - oltre a tant’altro - si può seguire l’andamento demografico della città, l’aumentare ed il diminuire della popolazione nell’arco di quei circa 250 anni, in rapporto all’economia e al traffico portuale in particolare, che la città ebbe con alterne vicende, per fatti di guerra, per inclemenze del clima, per flagelli vari e per l’impantanamento delle acque intorno alla città e nel porto: Si può notare come per il 1531 la popolazione era precipitata a un nuovo ed accentuato minimo di circa 2000 abitanti - 400 fuochi un minimo da allora in avanti ai più toccato, giacché il minimo seguente fu di 5000 abitanti e fu riportato per gli anni 1780 e 1789: prima da A. Pigonati nella sua “Memoria del riaprimento del porto di Brindisi” e poi da K. U. Von Salis Marschlins nel suo "Viaggio attraverso il regno di Napoli".

Il massimo, invece, durante il viceregno spagnolo si toccò nel 1618, con 10000 abitanti distribuiti su un totale di 2000 fuochi. Nel 1618, a Brindisi il governatore spagnolo era il capitano Pedro Aloysio De Torres e la città si era decisamente ripopolata, grazie anche alla sua buona amministrazione: molto probabilmente il miglior governatore che Brindisi ebbe in tutto il bicentenario vicereame spagnolo. Aloysio De Torres è infatti ancora ben ricordato a Brindisi per aver affrontato il problema della sempre più critica carenza d’acqua - responsabile di frequenti epidemie - progettando un acquedotto che fece realizzare con il contributo monetario dei cittadini abbienti ed il cui emblema fu la fontana monumentale posta e tuttora funzionante, nella piazza Maggiore, poi piazza Mercato ed ora piazza Vittoria.

Il minimo già segnalato dell’ordine dei 5000 abitanti toccato intorno al decennio tra 1780 e 1790, fu poi nuovamente sfiorato nel 1830: sono gli anni in cui, dopo il clamoroso fallimento dell’opera di risanamento del porto realizzata dal Pigonati, la situazione economica sociale sanitaria e quindi demografica della città era ripiombata a livelli di criticità assoluta, con le morti superando per vari anni consecutivi le nascite. Lo documentarono dettagliatamente Giovanni e Francescantonio Monticelli, coadiuvati da Benedetto Marzolla, in una serie di ben tre memorie indirizzate al re Ferdinando IV nel tentativo - finalmente e per fortuna riuscito - di scongiurare per Brindisi la già decretata condanna alla sparizione dalla mappa d’Italia (Memoria in difesa della città e del porto di Brindisi - F.A. Monticelli, 1833).

Nel 1860 il regno di Napoli fu annesso al regno di Sardegna per così integrare il nuovo regno d’Italia in cui, a partire dal 1861, si realizzarono con frequenza decennale i censi della popolazione, che continuano a realizzarsi tuttora integrati annual-

L’evoluzione della popolazione di Brindisi

mente dai dati dell’Istat. Brindisi entrò a far parte del regno d’Italia con circa 9000 abitanti e la popolazione non smise di crescere tra ogni censo decennale ed il successivo: dopo cinquant’anni - nel 1911 - 25692 abitanti e dopo cento - nel 1961 70657 abitanti. Poi, nel 1991 si raggiunse il massimo assoluto di 95383 abitanti per ridiscendere a 88212 nel censo del 2011, quello dei cento cinquant’anni.

L’ultimo dato Istat, per l’anno 2016, indica a Brindisi una popolazione ancora in franca diminuzione, a 87820 abitanti. Un fenomeno, invero, italiano e non solo brindisino: è infatti di questi giorni, la notizia che nell'arco di otto anni, dal 2008 al 2016, le nascite in Italia sono diminuite di oltre 100mila unità e che nel 2016 sono stati iscritti all'anagrafe oltre 12mila bambini in meno rispetto al 2015. A Brindisi, le nascite nel 2015 sono state 655 contro le 709 del 2014. Ma le morti nello stesso 2015 sono state 850 con quindi un saldo negativo di 195: ed è a partire dal 2012 che a Brindisi, quindi per già ben cinque anni consecutivi, il numero di morti ha superato il numero dei nati: non era mai più accaduto da quel lontano e certamente triste 1832.

A questo punto, per il calcolo del numero totale dei nati a Brindisi nel corso della storia, resta da considerare il punto dell’aspettativa di vita e quello della fecondità delle donne brindisine. L’aspettativa di vita è noto essere in continuo aumento, secondo un fenomeno che, a parte le puntualità legate a contingenze storiche, sembra sia stato abbastanza continuo nella storia intera dell’umanità.

Ed è in effetti risaputo che i nostri nonni e bisnonni avevano una aspettativa di vita inferiore alla nostra.

Così come si sa, che qualche secolo fa, l’età media fino alla quale si campava era sostanzialmente inferiore all’attuale, e così via: al tempo dei dominatori romani, ad esempio, era poco comune che si superassero i 50 anni di vita ed è immaginabile che ancor prima, gli uomini e le donne vivessero anche parecchio meno, forse tra 30 e 40 anni. In quanto alla fecondità delle donne, deve considerarsi che

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l’età “sociale” della fecondità nel passato coincideva di fatto con l’età biologica della fecondità e quindi iniziava all’incirca ai 15 anni. Poi, a partire dal secolo XIX o XX, quell’età iniziale “sociale” anche a Brindisi è andata aumentando gradualmente fino agli attuali 25 anni. Pertanto, la durata degli anni di fecondità effettiva delle donne brindisine, può forse considerarsi essere rimasta in media pressoché costante nei secoli, intorno ai 20 anni: dai 15 ai 35 in passato e dai 25 ai 45 nell’attualità.

E allora, quanti - nei vari periodi della storia - sono stati i figli che ogni donna brindisina ha partorito durante quei suoi venti anni di fecondità sociale?

Per l’epoca attuale i dati statistici del tasso di fecondità indicano valori ormai da molti anni inferiori a 2 figli per ogni donna, con una chiara tendenza a diventare sempre più bassi: nel 1950 il tasso nell’Italia meridionale fu 2,3 - nel 1960 fu 2,1 - nel 1970 fu 1,7 - nel periodo 2005-2010 il tasso fu 1,38, al 174esimo posto su un totale di 195 paesi, con in testa il Niger con un tasso di 7,19. Per il 2016 infine, il tasso di fecondità italiano fu 1,26 e nell’Italia meridionale 1,27. Per le epoche anteriori non sono disponibili statistiche demografiche e pertanto non resta che affidarsi all’intuizione razionale, ben sapendo che il tasso nell’antichità deve essere stato via via superiore, con limiti superiori probabilmente compresi tra 5 e 7.

Ebbene, a questo punto e con l’ausilio di excel, il calcolo è bell’è fatto: per ogni anno, dalla popolazione totale e dall’aspettativa di vita femminile si ottiene la popolazione femminile in fecondità sociale che, combinata con il tasso di fecondità ed i venti anni di durata della fecondità sociale, permette calcolare il numero di nati per ogni anno, e quindi per ognuno degli intervalli considerato. Poi, basterà sommare tutti i nati di ogni intervallo e si otterrà proprio il numero totale dei nati a Brindisi (cioè dei Brindisini) esistiti in tutto il corso della storia della città. Quanti? La tavola excel indica poco più di 2 milioni e mezzo… all’incirca.

BRINDISI A NATALE

Il coro gospel americano e il ritorno della zampogna

SALENTO FUNK

Un’orchestra itinerante

Per le iniziative di Brindisi a Natale, domenica 17 dicembre, a partire dalle ore 18 lungo i corsi si esibirà la Salento Funk Orchestra. Sette sassofoni e un susafono, quattro trombe e due tromboni. È la front-line di fiati della Salento Funk Orchestra, che col supporto di tre percussioni fa incontrare, nel solco delle street band americane, i ritmi più incalzanti della black music. Contaminazione e groove bollente sono le coordinate artistiche della esplosiva formazione salentina, progetto perfettamente in linea con lo spirito delle Street Arts, dove i vicoli, le vie e le piazze diventano luogo d'incontro e fusione tra musica e pubblico, senza steccati, fisici e mentali, all'insegna dello spettacolo puro, del coinvolgimento, dell'entusiasmo e della festa.

Il coro americano “Nate Brown & One Voice” sarà accompagnato dall’Orchestra ICO “Magna Grecia” diretta dal Maestro Piero Romano. Una delle più grandi formazioni gospel americane porterà la magia del Natale in un concerto caratteristico nella Basilica cattedrale di Brindisi: appuntamento mercoledì 20 dicembre dalle ore 19..

Il gruppo gospel, attualmente in tournée in Europa, è guidato dalla figura carismatica di Nathanael Brown, legato al Duke Ellington College of Music di Washington dove ha contribuito al successo della Duke Ellington Jazz Band.

Il coro proporrà, nell’inconfondibile sonorità black, i più famosi brani della tradizione religiosa afro-americana e non mancheranno le consuete canzoni natalizie per trasportare il pubblico nella magica atmosfera del Santo Natale. Il gospel negli USA è un modo di cantare che proviene dal cuore, porta con sé una storia millenaria con radici in Africa e poi in America.

Il concerto rientra nelle iniziative comunali di Brindisi a Natale con il soste-

OSTUNI

Parole e musica di Natale Piano, violino, ballo, momenti di riflessione, saranno questi gli ingredienti di questa grande serata che vedrà come protagonisti artisti del territorio, ma anche al di fuori della nostra provincia. Non solo: saranno di autorevole importanza intermezzi teatrali e di discussione, suscitando nel pubblico che assisterà allo spettacolo emozioni e riflessione, poiché l’incasso della serata sarà in parte devoluto al reparto Oncologico di Taranto.

L’idea nata e promossa da Michele Conenna che ne è anche il direttore artistico vedrà l’appoggio di altre realtà della nostra città, tra cui Loretta Tanzarella, Antonella Colucci, Ginevra Viesti, Lucrezia Pacifico, Piero Albanese, Miriana Attanasio, Paola

D’Amico e l’associazione ricreativa sul Palco della Vita. Inoltre si esibirà l’eccezionale gruppo corale polifonico di Conversano,"Iubiliate" diretto dal M° Totaro, le ballerine di danza aerea, un gruppo di ragazzi disabili, bambini, la scuola di ballo Cayo Largo. La macchina organizzativa è agli sgoccioli, definendo gli ultimi dettagli, curati da Angela Oimo, Assunta Conenna, Antonio Pecere e Rosa Saponaro.

La manifestazione è promossa dal comune di Ostuni, Assessorato al Turismo, e sarà presentata da Nicla Pastore e Michele Conenna. Appuntamento dunque presso il Cinema Teatro Roma, lunedì 18 dicembre, alle 20.30. L’accesso è consentito su invito fino ad esaurimento posti.

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gno della Regione Puglia / Teatro Pubblico Pugliese.

Per la rassegna natalizia, martedì 19 dicembre, alle ore 18, El Sistema di Abreu - Tra Natale e Sud America, concerto dell’Orchestra giovanile Musica in Gioco presso la piazzetta del Nuovo Teatro Verdi.

Giovedì 21 dicembre dalle ore 18 alle 21, «Il Natale dei viandanti», musiche di zampognari per le vie del centro con Nico Berardi (zampogna) e Patrizia Fazio (ciaramella).

BRINDISI CLASSICA

La Duchessa di Chicago al Nuovo teatro Verdi

Sabato 16 dicembre alle ore 20.30, nel Nuovo Teatro Verdi di Brindisi, la Compagnia Italiana di Operette porterà in scena "La Duchessa di Chicago", la più famosa operetta di Emmerich Kàlmàn su libretto di Julius Brammer e Alfred Grünwald.

Lo spettacolo rientra nella 33.a stagione concertistica BrindisiClassica e vede protagonista un cast d’eccellenza, capace di attualizzare in modo sostanziale il titolo e di renderlo vivo e moderno. Victor Carlo Vitale, primo attore della compagnia e direttore artistico, riveste il ruolo di Mister James Bondy, Emanuela Di Gregorio quello di Miss Mary Lloyd, Claudio Pinto è Re Pancrazio, Massimiliano Costantino il Principe Sándor Boris, Irene Geninatti Chiolero è la Principessa Rosemarie di Morenia, Giulia Mattarucco è la Contessa Dobrugia, Riccardo Ciabò è il Conte Negresco, Riccardo Sarti è il Conte Bojatzy, Mattia Rosellini è Misha e Nicola Vivaldi è Sasha.

Il corpo di ballo è compo-

sto da Martina Alessandro, Silvia Di Pierro, Martina Lazzari, Giada Lucarini, Idiana Perrotta, Raffaella Siani. La regia è di Emanuele Gamba, le coreografie di Monica Emmi e la direzione musicale del M° Maurizio Bogliolo.

La Compagnia Italiana di Operette, la più longeva nel genere in Italia, vanta ben 64 anni di attività, 90 diversi allestimenti, decina di migliaia di rappresentazioni, milioni di spettatori e di chilometri percorsi in tournée nazionali e internazionali.

Musicalmente, l'operetta fonde gli accenti gershwiniani con le tradizionali melodie viennesi, intrecciando il jazz afro-americano e il charleston con il waltz-opera viennese e con elementi della musica tradizionale ungherese. I librettisti conferiscono all'operetta un taglio satirico e uno stile da cabaret politico, che per un verso prende di mira la rivoluzione sociale americana e, per altro verso, rappresenta uno spaccato della cultura europea rispetto ai fermenti e movimenti artistici d'oltre oceano.

SAN LORENZO

La banda giovanile in chiesa

La Banda Giovanile "Città di Mesagne" dell’Associazione “Note nel Pentagramma” presenta «Natale in musica», un Concerto che si terra’ presso la Parrocchia San Lorenzo da Brindisi nel quartiere Sant'Elia di Brindisi, domenica 17 dicembre con inizio alle ore 19,30 La Banda, fortemente voluta dal maestro Carlo Pezzolla, è nata nell’anno 2009-10 ed è composta da circa 40 elementi, ragazzi che suonano strumenti a fiato e a percussione.

La serata ripercorrerà le arie musicali ed i brani di alcuni dei più celebri autori del panorama musicale italiano: da Giuseppe Verdi a Ennio Morricone, per concludersi in piena atmosfera natalizia con un medley di Natale: ” The Magic of Christmas” con la splendida voce del soprano Marcella Diviggiano.

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EX FADDA

Il concerto di Kine Hjeldnes

Un altro evento di caratura internazionale all'Ex Fadda: le vacanze natalizie in Musica partono con il concerto di Kine Hjeldnes, artista norvegese, in tour in tutta Italia e mercoledì 20 dicembre, dalle ore 21.30, sul palco di San Vito dei Normanni.

L'evento avrà ancora una volta la collaborazione di Last Floor Studio, Internescional, World Music Academy, Pelagonia Eventi Noninlinea e per l'occasione anche il prezioso contributo del Circolo Mandolinistico - San Vito dei Normanni.

Musicista autodidatta, cantautrice e produttrice, Kine Hjeldnes è attiva dal 2014.

Il suo ultimo singolo " “Feathers / Morpheus” sta riscuotendo gran successo nel suo paese e in diversi siti specializzati in critica musicale. Negli ultimi due anni ha partecipato a diversi Festival europei, trasmissioni televisive ed ha raccolto numerosi consensi di pubblico col suo tour.

La sua musica potrebbe essere definita alternative electronic pop, con svariate influenze provenienti da diversi campi artistici.

Scienza, fantascienza , noise, horror, pop, ABBA, Haruomi Hosono, Youtube e filosofia hanno influenzato la sua musica, senza dimenticare le ispirazioni avute da maestri del pop quali Tove Lo, Sia, Solange, Whitney Houston, BØRNS e molti altri.

Approda finalmente in Italia per la prima volta, accompagnata da due musicisti di grande spessore, anch'essi norvegesi.

L’ingresso nella Hall del Teatro, ExFadda Via Brindisi, San Vito dei Normanni prevede un contributo di 3 euro.

LA STORIA

Il Mahatma fu accolto da don Pasquale Camassa che gli porse un’antica coppa di epoca romana per bere il latte della sua capretta

IL PASSAGGIO DI GANDHI A BRINDISI: 86ESIMO ANNIVERSARIO

Gandhi a Brindisi sul piroscafo Pilsna

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di Giovanni membola

uando scese dalla carrozza di terza classe del treno proveniente dalla stazione Termini, con un codazzo di personaggi al seguito, la gente si chiese chi fosse quell’uomo minuto, dalla testa rapata e occhialini rotondi in ferro, avvolto in un umile manto bianco e un paio di semplicissimi sandali ai piedi. Ma bastarono pochi minuti e la notizia si diffuse rapidamente in tutta la città: a Brindisi era arrivato il Mahatma Gandhi, ovvero la “Grande Anima” fondatore della non violenza e padre dell'indipendenza indiana dall'Impero britannico.

Mohandas Karamchand Gandhi (1869 – 1948) quel mattino del 14 dicembre 1931 era appena giunto da Roma, dove aveva sostato per due giorni dopo la partecipazione a Londra alla seconda conferenza sulla questione dell'India, conclusasi con un nulla di fatto. Prima di rientrare in patria, si era trattenuto per qualche giorno a Losanna dal suo fervente ammiratore e Premio Nobel per la letteratura Romain Rolland, e quindi era giunto in treno nella capitale italiana, una tappa inizialmente non prevista.

Infatti dalla Svizzera il leader indiano avrebbe dovuto raggiungere direttamente Venezia per imbarcarsi sulla motonave diretta in India, ma decise di cambiare itinerario e fare tappa a Roma per poi salire su quel piroscafo allo scalo di Brindisi. Nella città eterna visitò alcune scuole e i servizi per l'infanzia della classe operaia, gli alberghi della Garbatella e il servizio della maternità dell'Onmi, ma anche i principali monumenti della città eterna tra cui la Cappella Sistina, un suo grande desiderio che finalmente si realizzò. Non fu ricevuto dal Papa a cui aveva chiesto udienza, incontrò invece Mussolini in un colloquio privato di circa venti minuti.

Alle 22.40 salì nuovamente sul treno che lo condusse a Brindisi dove arrivò poco dopo le ore undici del giorno successivo.

Sulla banchina del porto brindisino attese l’arrivo - previsto per le ore 15 - del piroscafo del Lloyd Triestino "Pilsna" partito da Trieste e che lo doveva riportare a Bombay in un viaggio lungo due settimane. Qui pian piano si affollarono numerosi curiosi e ammiratori del grande condottiero del popolo indiano, che basava la sua lotta sui principi di verità, di amore e sulla non-violenza (ahimsa); sembra che qualcuno dei suoi seguaci brindisini espose un cartello che onorava il pensatore e attivista indiano, accompagnato nel lungo viaggio dal quarto e più giovane figlio Devdas Mohandas, dalla fedele segretaria Madeleine Slade (Mirabehn) e dai suoi più stretti collaboratori e consiglieri che lo seguivano ovunque, Mahadev Desaj e Pyarelal Nayyar.

Giunse sul molo brindisino anche don Pasquale Camassa, uno dei principali artefici della divulgazione della cultura e dell'istruzione alla popolazione locale nonché direttore del museo civico locale, la folla si aprì spontaneamente per lasciare passare il carismatico personaggio brindisino che portava con se anche una coppa

Q

Gandhi sale sul piroscafo e al centro la celebre (e unica) foto di Gandhi a Brindisi

risalente all’epoca romana. Il canonico brindisino porse al Mahatma l’antico vaso che fu utilizzato per raccogliere e quindi bere il latte appena munto della capra che lo seguiva in ogni suo viaggio, Gandhi infatti era fautore di una vita semplice, viveva coerentemente i propri principi di sobrietà e dignitosa povertà pertanto si nutriva esclusivamente di verdure crude o bollite e di frutta, principalmente datteri, arance e uva, e solo per i sopraggiunti motivi di salute aveva accettato di bere il latte di capra, “è stata la tragedia della mia vita” così definì la scelta in una autobiografia dopo che aveva fatto del non bere latte un caposaldo della propria esistenza.

Il filantropo “papa Pascalino”, oltre ad esternare tutta la propria ammirazione, fece conservare al Mahatma un ricordo durevole di quella visita, infatti il prof. Del Sordo ricorda che "della sosta a Brindisi e dell’incontro con il Camassa, Gandhi dovette, senza dubbio, parlare in patria se una coppia di giovani indiani, giunti nella nostra città, una decina di anni orsono (primi anni ’70, ndr) si portò al Museo per rintracciare e fotografare quell’inusitato storico recipiente, in cui il Mahatma aveva bevuto".

Durante la salita a bordo del piroscafo, Gandhi fu acclamato con particolare entusiasmo dai tantissimi brindisini presenti, un video dell’epoca mostra l’illustre ospite fermo sul ponte della nave a ricambiare sorridente il saluto sventolando un fazzoletto bianco, mentre le sirene suonavano per annunciare la partenza, ritardata proprio per il pacifico ardore della folla che celebrava l’importante presenza.

Sulla banchina anche i due poliziotti di Scotland Yard che durante i due mesi di permanenza di Gandhi in Inghilterra erano stati addetti alla sua sorveglianza, “agitavano fazzoletti con un'emozione che non riuscivano a nascondere” ricorda nel suo libro Ines Belski Lagazzi “si erano sinceramente legati a Gandhi che ricambiava l'affetto. Era stato lui stesso, infatti, a esprimere il desiderio che le sue ‘guardie del corpo’ lo accompagnassero fino a Brindisi. Uno dei due in particolare, lo aveva curato come una madre, portando ovunque la sua coperta e il suo cuscino, e proteggerlo con il suo corpo robusto per le strade gremite di gente. Dall'India, Gandhi manderà ad entrambi un orologio con incise le parole ‘Con affetto. M.K. Gandhi".

Anche in questo caso le consuetudini di Gandhi vennero rispettate, come in tutti i suoi viaggi -

per scelta etica - prenotò il poco confortevole posto-ponte per se stesso e le cabine di terza classe per il suo seguito. Sul Pilsna, dove Gandhi passava il tempo a filare a mano con l’arcolaio, viaggiavano anche le cugine Durru Shehvar e Niloufer, le ultime principesse dell’impero ottomano, entrambe in luna di miele spose dei figli del Nizam della famiglia reale indiana di Hyderabad. Durante il lungo viaggio le principesse incontrarono e dialogarono con il Mahatma, e probabilmente il fascino ed il mito della guida spirituale indiana influenzarono anche le scelte future ed il carattere di Niloufer, all’epoca appena quindicenne: qualche anno dopo la principessa infatti, nonostante la notorietà acquisita (era considerata una delle dieci donne più belle del mondo, appariva frequentemente sulle copertine di molte riviste internazionali e le vennero offerti numerosi ruoli cinematografici), divenne la pioniera del progresso e della salute delle donne, fondò un ospedale specializzato per partorienti e bambini e si adoperò come infermiera nelle operazioni di soccorso durante la seconda guerra mondiale.

Il passaggio da Brindisi delle due eleganti e raffinate principesse di ritorno in India fu del tutto trascurato vista la presenza del carismatico personaggio, che ispirò anche il filosofo e poeta sanvitese Lanza del Vasto, definito dallo stesso Mahatma “shantidas”, ovvero servitore della pace.

Il piroscafo attraccò nel porto di Bombay la mattina del 28 dicembre e Gandhi fu accolto come un eroe. Era un lunedì di silenzio, ma quella volta dovette fare un'eccezione e partecipare alla conferenza stampa. Subito dopo venne nuovamente arrestato per aver proposto la reintroduzione della disobbedienza civile.

Il 30 gennaio del 1948 il profeta indiano venne ucciso con tre colpi di pistola a New Delhi da un fanatico nazionalista indù, la notizia sconvolse il mondo così come l’intera popolazione brindisina, che lo aveva accolto e acclamato anche se solo per qualche ora.

Pasquale Camassa davanti al Museo di San Giovanni al Sepolcro

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Appunti di basket

il sacrificio

dopo la sconfitta con trento, esonerato l’allenatore dubbi sul ritorno di Piero bucchi. Sul campo segnali positivi da Smith ma moore ancora poco decisionista di lorenzo olivieri l’ennesima delusione per Brindisi, l’ultima sulla panchina pugliese per coach Dell’Agnello, che lascia al culmine di un momento difficile da cui la Happy Casa non sembra essere mai uscita. Trento, come Pesaro, era un’altra squadra nella stessa zona di classifica della Happy Casa, che Brindisi avrebbe raggiunto e superato, battendola domenica scorsa. Trento, come Pesaro, era una squadra alla portata contro cui si poteva ottenere una vittoria importantissima e invece ancora una volta la formazione pugliese ha mostrato tutti i suoi limiti.

È

Approccio diverso, ma non basta Partiamo con le note positive: Brindisi è scesa in campo con un piglio decisamente diverso rispetto a quanto visto contro Sassari. Si cerca di essere ottimisti, perché è ovvio che la partita coi sardi ha rappresentato il fondo, raggiunto e raschiato, ed era ovvio che si potesse fare solo meglio di così.

Ciononostante, Brindisi è partita con le idee chiare in attacco fin da subito: Trento non ha lunghi di spessore e la Happy Casa ha cercato di servire dentro Lalanne, che ha fatto il bello e il cattivo tempo contro le small lineup degli avversari. In questo ha aiutato tantissimo un più che positivo Donta Smith, il quale ha dimostrato di avere ottime letture che hanno portato a dei buoni alto-basso col compagno di ruolo Lalanne. Tuttavia l’attacco brindisino è stato caratterizzato da un mare di palle perse banali, passaggi di apertura intercettati, scarichi dal pick&roll direttamente agli avversari e palle strappate dalle mani.

Il piano partita di Trento era altrettanto chiaro: ciò che concedevano sotto canestro coi lunghi, lo recuperavano sugli esterni, e infatti con Sutton e Gomes hanno cercato di portare vicino a canestro gli esterni brindisini, più piccoli e non in grado di tenerli sul piano fisico. Quest’idea è stata premiante soprattutto all’inizio, con Sutton andato subito on fire e in grado di segnare difficili canestri in fade away oltre che dalla lunga distanza.

Brindisi è comunque riuscita a mettere una pezza al piano di Buscaglia nella seconda metà di gara, evitando ricezioni facili e costringendo Trento a

Moore contende il pallone a Lechthaler

soluzioni più perimetrali.

Proprio il terzo quarto è stato caratterizzato dal parziale di 13-2 che riporta in vantaggio i padroni di casa, coinciso non a caso con una delle migliori espressioni di basket offensivo viste nell’intero campionato brindisino. La Happy Casa continua a sfruttare il suo vantaggio vicino a canestro e costruisce azioni solide con cui spesso arriva a tiri puliti, alle quali si aggiungono soluzioni estemporanee come i fade away di Suggs e la svitata sotto canestro di Giuri.

Nell’ultimo quarto Trento mette la museruola all’attacco brindisino togliendogli quella che fino ad allora era stata la sua unica produzione costante di punti: Lalanne. Buscaglia adatta la propria difesa e Brindisi non riesce più a dare la palla dentro con facilità. Tolta quest’unica sicurezza,

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l’attacco della Happy Casa torna quello statico, sterile e privo di idee che i tifosi brindisini conoscono fin troppo bene. Dell’Agnello non riesce a proporre un’alternativa di gioco valida, prova ad andare small ball quando in campo c’è Lechthaler, ma Buscaglia risponde immediatamente togliendo il suo unico centro di ruolo e schierando Sutton da cinque. Small ball contro small ball, la difesa più fisica e aggressiva di Trento costringe Brindisi a soli due punti nei primi sei minuti del quarto quarto.

La formazione pugliese si disunisce e torna a commettere gli stessi errori di sempre anche in difesa. Tiratori persi sul lato debole e una difesa sul pick&roll che ormai ha dell’enigmatico: Lalanne resta costantemente schiacciato in area senza aiutare in alcun modo il suo compagno

Dell’agnello coinvolto nel gioco a due, quasi sempre Moore, il quale è troppo piccolo per poter aggirare un blocco e disturbare il palleggiatore da solo. La difesa senza aiuto sul pick&roll può essere una tattica usata in maniera molto situazionale, contro giocatori particolari, invece per Lalanne pare essere l’unica opzione percorribile. Che sia un dettame dell’allenatore o la scarsa attitudine del lungo haitiano ad una difesa di squadra ormai poco importa, soprattutto col licenziamento di Dell’Agnello. Certo è però che non è una strategia difensiva che può pagare costantemente, soprattutto non contro un giocatore come Gutièrrez, che fa del palleggio arresto e tiro (soluzione ottimale concessa da questo tipo di difesa) il suo –unico- punto di forza.

I limiti nel playmaking Moore non è quello della partita con Bologna, e non poteva esserlo. E guardando le sue cifre (11 punti, 4 rimbalzi e 6 assist) non sembrerebbe neanche aver giocato male. Quello che delude è la sua capacità di dare ritmo e fare le scelte giuste.

Da questo punto di vista, il cambio fra lui e Barber è stato alla pari. Moore sta mostrando tutti i limiti del suo decision making sotto il peso del dover essere signore e padrone di un attacco. È chiaramente l’uomo con più inventiva e più talento con la palla in mano ed è chiamato a prendersi delle responsabilità, ma allo stesso tempo è anche chiamato a coinvolgere gli altri e a trovare la soluzione giusta al momento giusto. È un doppio ruolo che non tutti sono in grado di adempiere correttamente, e domenica le sue difficoltà sono sublimate in un tiro da nove metri in transizione e in due long two –il tiro meno efficace della pallacanestro, presi in possessi decisivi.

Ma la poca lucidità di Moore si è espressa anche in falli rapidi e soprattutto inutili che lo hanno tenuto lontano dal campo per molti minuti importanti e ne hanno limitato l’impatto. Ciò ha costretto Giuri a fare gli straordinari, e anche lui ha messo in evidenza tutti i suoi limiti di playmaker. Giuri ci mette sempre grinta e spesso ha aiutato la squadra con canestri pesanti, ma la cosa più importante per il suo ruolo è saper pren-

Dell’Agnello si è fermato a quattro punti

dere decisioni. Il nativo di Brindisi si è spesso reso responsabile di palle perse banali cercando lo scarico per il rollante, oltre ad aver preso un tiro da fermo da otto metri con ancora dieci secondi sul cronometro per provare a costruire qualcosa, in cui sono racchiuse tutte le difficoltà dell’attacco di Brindisi. Giuri fa particolarmente fatica contro una difesa fisica perché non è un palleggiatore d’élite, e Forray è stato bravo a mettere in mostra tutte le sue carenze mettendogli addosso il fisico subito dopo la metà campo.

Dal punto di vista delle scelte, invece, bene sorprendentemente Smith, che si è dimostrato sempre pronto e disponibile all’extra pass, cosa che può sicuramente aiutare in una squadra senza passatori naturali. Smith ha avuto un impatto più che positivo (secondo per valutazione dopo Lalanne), non forzando mai, prendendo solo i tiri giusti e giocando ottimi alto-basso con l’haitiano.

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Il cambio del coach Notizia fresca è il licenziamento di Sandro Dell’Agnello a seguito della sconfitta di domenica contro Trento. Si era scritto, durante le prime giornate di campionato, che bisognava dare tempo al coach di lavorare. Purtroppo però sono passate dieci giornate di campionato, la squadra è insieme da agosto e ancora non si vedono segni continui di crescita. È chiaro che Dell’Agnello abbia fallito nel fare di Brindisi la sua squadra. Ovviamente questa situazione non è tutta colpa del coach, sarebbe sbagliato oltre che disonesto affermarlo. Così come lo sarebbe affermarlo per Alessandro Giuliani. Le stagioni negative ci sono, sono fisiologiche per qualsiasi squadra di qualsiasi sport a qualsiasi livello. Non esiste un capro espiatorio, nonostante la sua ricerca sia esercizio molto ambito dal tifoso medio. Il grido “tutti a casa” raccoglie facili consensi ma molto raramente rappresenta una strada razionale. Tuttavia era chiaro che a Brindisi servisse una scossa, e in questi casi la testa dell’allenatore è sempre la prima a saltare. Purtroppo anche questo è fisiologico.

Poco prima che il giornale venga chiuso in tipografia (mercoledì notte), alcuni siti specializzati annunciano il raggiungimento dell’accordo per un ritorno a Brindisi di Piero Bucchi. Altri invece sostengono che l’accordo sia già saltato per una improvvisa indisponibilità comunicata dallo stesso tecnico ai dirigenti di Brindisi.

Il turbinio di cambi Bucchi-Sacchetti-Dell’Agnello-Bucchi sarebbe comunque vada un roller coaster davvero sintomatico di una società che non sa che strada vuole prendere. Bucchi sembra una mossa politica del presidente Marino per accontentare i tifosi rimasti invaghiti da un coach la cui filosofia non si discosta molto da quella di Dell’Agnello.

Ciò che è importante, a prescindere, è che Moore può e deve ancora migliorare, è giovane, ha talento e i margini ci sono, idem Lalanne, e anche Smith può ritrovare una condizione fisica di certo migliore. Dal rendimento di questi tre giocatori dipenderà molto del futuro della Happy Casa.

STORIEdiSPORT

Calcio femminile, Brindisi ci riprova «E’ ora di superare ogni pregiudizio»

La formazione dell’Eurosport Academy Brindisi

di alessandro caiulo

a situazione del calcio femminile in Italia, a differenza che nel resto del mondo – basti pensare che negli Stati Uniti è il primo sport per praticanti donne - non è delle migliori ed in Italia meridionale è quasi drammatica: poche tesserate per pregiudizi banali ed anacronistici a cui non sono sfuggiti, di recente, nemmeno i vertici, meglio dire gli ex vertici, del calcio nazionale.

Invece non c’è dubbio che il calcio è una disciplina sportiva perfettamente declinabile al femminile come sta dimostrando, con l’impegno ed il trasporto contagioso di cui è capace, Maristella Mastrogiovanni, attualmente impegnata in importanti progetti per la rinascita e lo sviluppo del calcio femminile, sia a livello agonistico che amatoriale che per le più piccine, a Brindisi ed a cui rivolgiamo qualche domanda.

Come e quando è nata la tua passione per il calcio?

La mia passione per il calcio è nata con me il 23 aprile del 1981.

Sono nata per stare in mezzo a un campo di calcio. Quando vedo un pallone non posso fare a meno di calciarlo e giocarci.

Ci racconti, in breve, la tua esperienza calcistica e quale è oggi il tuo ruolo?

Ho vissuto in un periodo in cui il calcio femminile non era pro-

L

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spero, da piccolina i miei genitori si sono opposti a farmi giocare a calcio per i pregiudizi che ormai tutti conoscono, quindi ho praticato questo straordinario sport a scuola, alle superiori grazie a un torneo organizzato dalla figc e il coni nel 1996 e 1997 e poi la strada è stata il mister migliore fino a quando una decina di anni fa c’è stato il boom del calcio a 5 femminile in Puglia e finalmente ho iniziato a giocare con le ragazze un po’ in giro. Poi nel 2013 ho fondato la prima associazione di calcio femminile a Brindisi dedicata esclusivamente alla promozione del calcio femminile e al suo sviluppo capillare nelle scuole calcio e nelle scuole. E quest’anno sono una giocatrice della Eurosport Academy Brindisi e contestualmente sto facendo il corso allenatore UEFA B e il tirocinio alla Juventus FC. Affianco i mister nell’Eurosport per le categorie giovanili. Insomma una bella soddisfazione.

Come è la situazione a Brindisi per il calcio femminile?

A Brindisi è sempre stato presente il calcio femminile ma non ha mai preso il volo. Noi dell'Eurosport Academy stiamo creando una realtà solida come scuola calcio élite per dare una prospettiva agonistica alle bambine che si avvicinano a questa straordinaria disciplina proprio come facciamo da anni con il calcio maschile. Ci auguriamo che si vinca il pregiudizio della esclusività del calcio 15 dicembre 2017

BASKET

Edoardo Fontana miglior under 21 di tutta la serie B

Edoardo Fontana

Maristella Mastrogiovanni

maschile che non è per niente vero. La femminilità si può esprimere lo stesso. Come negli altri sport come basket e pallavolo. Il calcio femminile nel resto del mondo è una pratica comune e del tutto naturale e noi vogliamo metterci alla pari.

Chi sono le ragazze che compongono la rosa di prima squadra ed a quale campionato prendete parte?

Le ragazze della nostra squadra sono tutte di Brindisi e provincia. Alcune sono alle prime battute altre hanno già maturato importanti esperienze. Ma è un collettivo eccezionale e sono state tutte accuratamente selezionate. Per noi il comportamento è tutto. Perché possiamo perdere in campo ma mai fuori dal campo. Quest’anno partecipiamo a un campionato CSI ma nei nostri progetti c’è la crescita agonistica e per questo puntiamo a formare un collettivo che possa affrontare una stagione federale e dare a Brindisi la giusta risonanza nel calcio femminile e allo stesso tempo creare un polo calcistico femminile a 360 gradi che parte dall’attività di base. Cresciamo talenti, da sempre.

Che invito rivolgi ai brindisini? il mio invito è quello di seguire il calcio femminile e di incentivare le bambine a cui piace ad avvicinarsi a realtà professionali come la nostra. Rivolgo ai genitori l’invito di ascoltare quale è la vera passione delle bambine e di non cadere nel banalismo del pregiudizio.

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Il brindisino Edoardo Fontana si afferma domenica dopo domenica come uno dei migliori giovani del campionato di serie B di pallacanestro.

Nella dodicesima giornata di Serie B disputata nel secondo turno infrasettimanale di campionato, ecco le migliori prestazioni degli Under 21 (nati dal 1997 in poi) attraverso la nostra TOP10, generata per indice di valutazione.

In cima alla TOP10 , per la seconda settimana consecutiva, Edoardo Fontana. Il classe ’98 guida Piombino alla vittoria interna 85-73 contro Empoli con una prestazione da 13 punti segnati (3/4 da 2, 1/2 da 3, 4/5 ai liberi), 5 rimbalzi catturati e 7 assist distribuiti.

Secondo gradino condiviso tra Michele Rubbini (18 punti + 5 rimbalzi + 2 assist) e Danilo Petrovic (14 punti + 5 rimbalzi + 4 assist), entrambi usciti sconfitti dai match contro Vicenza e Cerignola.

Chiude il podio il losing effort di Joseph Mobio. I 15 punti, 8 rimbalzi e 4 assist del classe ’98 non bastano a Valdiceppo per evitare la sconfitta esterna sul campo di Fabriano (86-77 il finale).

Fontana, classe 1998, guardia/ala, proviene dal vivaio dell’Aurora Brindisi e proviene dal Casalpusterlengo.

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STORIEdiSPORT CALCIO

Luci a San Siro, Nunzella tra gli eroi del Pordenone C’ era anche un ragazzo brindisino fra gli eroi del Pordenone che hanno sfiorato di entrare nella leggenda a San Siro, inchiodando sullo 0 a 0 la capolista del campionato di serie A negli ottavi di finale di Coppa Italia dopo che, pochi giorni prima, avevano eliminato, andandola a battere sul loro campo, un’altra formazione scudettata di serie A, cioè il Cagliari.

Solo la lotteria dei calci di rigore ha permesso alla Beneamata di superare il turno, ma a uscire fra gli applausi convinti del pubblico è stato il Pordenone, formazione di serie C, nelle cui fila milita Leonardo Nunzella, classe 1992, esterno difensivo, nato a Brindisi ed abitante a San Pancrazio Salentino e che è stato anche fra i migliori in campo a dire dei maggiori commentatori sportivi dello sport della pedata.

Fin da piccolissimo ha dimostrato di avere una marcia in più rispetto ai suoi coetanei: capacità tecniche non comuni coniugate con doti fisicoatletiche superbe ne fecero subito una promessa del calcio locale, da ragazzo frequentava l’Istituto Tecnico Industriale Giorgi, al rione Casale e nel pomeriggio correva ad allenarsi nelle giovanili del Brindisi dove fece tutta la trafila Giovanissimi, Allievi, Berretti, fino ad esordire in prima squadra nel Brindisi di mister Silva, allora in Lega Pro, a neanche 18 anni di età, nella gara interna con-

Leonardo Nunzella con la maglia del Pordenone e in basso con i Giovanissimi del Brindisi

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tro il Manfredonia, vinta dai padroni di casa per 4 a 1.

Abbiamo sentito il suo mentore, mister Salvatore Piscopiello, che ne ha potuto apprezzare e rifinire le doti nel Football Brindisi 1912, prima che il Lecce, allora in serie A, lo tesserasse per schierarlo nella formazione Primavera: “Leo Nunzella ha militato nelle giovanili del Brindisi dei fratelli Barretta nella categoria giovanissimi regionali 2006-07 ed in quella Allievi regionali 2007-8 delle quali sono stato allenatore; si inseriva in un gruppo già forte di suo con i vari Caravaglio, Faccini, Cosi, De Vita, Guarini, Spagnolo, Brescia, Bartolomucci ed altri ancora. Tutti bravi ragazzi che hanno avuto alterne fortune anche nei campionati professionistici. E lui, in quel ruolo, ossia esterno di sinistra basso e, occorrendo anche alto, era veramente la ciliegina sulla torta: molto versatile e tatticamente intelligente, sapeva interpretare molto bene sia la fase offensiva che difensiva. Inoltre era dotato di un calcio preciso e forte di sinistro, tanto è vero che spesso lo mandavo a calciare le palle inattive perché disegnava traiettorie pericolose ed efficaci. Ma le cose che più mi impressionavano erano la qualità morale e la serietà di Leo e di questo va dato atto all’educazione ricevuta in famiglia, cosa rara di questi tempi!

Leo ha sempre accettato di buon grado tutte le mie decisioni, senza battere ciglio e ha sempre fatto tesoro dei consigli che gli davo soprattutto quando gli chiedevo di non accontentarsi mai e di far uscire di più il suo carattere e la sua tenacia, soprattutto in uno sport come il calcio, dove hai sempre da lottare con tutto e con tutti.

«Concludo dicendo che per me è stato un piacere ed un emozione forte vederlo in tv, alla Rai, l’altra sera, sul campo di san Siro a giocarsela alla pari con i calciatori dell’Inter e penso che lui debba diventare un esempio per tutti i giovani calciatori che vivono in un epoca del tutto e subito, quando invece la notorietà non è detto che venga per forza subito a 16-17 anni, può anche arrivare dopo, come è il caso di Leo, ma potrebbe anche non arrivare mai e bisogna farsene una ragione. Tempo al tempo, dico io, sempre”.

Alessandro Caiulo

PALLAVOLO

Francesca Diviggiano, con Oria torna nella sua Mesagne per il super derby di alessandro caiulo

omenica prossima, sul parquet di via Udine a Mesagne, si disputerà il derby tutto brindisino fra la Divella Volley Mesagne e la Damiano Spina Volley Oria, valevole per la decima giornata del campionato nazionale di serie B2 Femminile ed a scendere in campo, ma con la casacca dell’Oria, ci sarà una mesagnese doc, Francesca Diviggiano, schiacciatrice laterale, convertita al ruolo di libero da coach Acquaviva, il nuovo tecnico della formazione oritana.

Francesca, puoi raccontarci, brevemente, la tua carriera?

Quando hai iniziato, perché hai scelto di praticare la pallavolo ed in quali squadre hai giocato?

Quando ho iniziato??? Bella domanda! Non me lo ricordo nemmeno, ero molto piccola e seguivo mia sorella in palestra che già giocava a pallavolo. Mio padre si è sempre occupato di sport e quindi ci ha trasmesso da subito questa passione. Ho giocato per molti anni a Mesagne, poi sono stata contattata dall’Assi Manzoni Brindisi, che ha manifestato il suo interesse nei miei confronti e mi ha voluto coinvolgere in un progetto giovanile molto ambizioso, che ci ha portato a vincere per due anni di seguito i titoli regionali e a partecipare alle fasi interregionali. Sono rimasta con l’Assi per ben 6 anni, in serie D e serie C. Poi mi sono spostata nella Pallavolo 80, altra società brindisina per la quale ho giocato fino allo scorso anno, tra serie C e B2, fatta eccezione per la stagione 2015/2016 in cui ho giocato a Ugento.

Come ti stai trovando quest’anno ad Oria?

A Oria mi sto trovando molto bene. Quello che apprezzo molto di questa società è la passione con cui portano avanti il loro progetto e la costante voglia che hanno di migliorarsi e darsi da fare per la propria squadra.

Dopo un avvio stentato, specie in trasferta, la Damiano Volley Oria sembra aver ingranato la marcia giusta, può essere merito anche del “nuovo” libero?

Sì, l’avvio non è stato dei migliori. Abbiamo lasciato per strada un bel po’ di punti, talvolta contro squadre di buon livello, altre volte contro squadre che probabilmente non hanno molto in più di noi e per questo ci rammarichiamo molto. Ma si guarda avanti: stiamo lavorando sodo con il nuovo allenatore per trovare una continuità di squadra e per far crescere il livello del nostro gioco.

Io come libero, ruolo nuovo per me, sto cercando di dare il mio contributo e mi auguro di fare sempre meglio. I risultati, però, arrivano grazie all’apporto che ognuna di noi da alla squadra e alla capacità di giocare unite per un unico obiettivo Domenica prossima ci sarà il derby messapico fra la capolista imbattuta Mesagne e

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Francesca Diviggiano in azione e in basso nel giorno della laurea

l’Oria, per te che sei mesagnese e che conosci benissimo quasi tutte le prossime avversarie non può essere una partita come le altre: che sensazioni provi?

La gara a Mesagne, come ogni derby che si rispetti, ha sicuramente un sapore diverso rispetto alle altre. Andiamo ad incontrare una squadra che è in vetta alla classifica e che sta facendo molto bene, supportata da un pubblico molto caloroso che funge da settimo giocatore in campo. Quello che speriamo di fare è scendere in campo lottando fino all’ultimo pallone con la grinta giusta e la fiducia nelle nostre capacità, il risultato poi premierà le migliori.

Cosa vedi nel tuo futuro sia sportivo che otre la pallavolo?

Il mio futuro? Spero di continuare a giocare spinta dall’amore e dalla passione per questo sport bellissimo. Per quanto riguarda invece la mia vita extra pallavolistica spero di raccogliere i frutti dei miei anni di studio: sono laureata in Lettere e attendo il concorso per diventare un’insegnante.

15 dicembre 2017

La finestra sul canile

CANILE COMUNALE Contrada S. Lucia Giorni e orari di apertura al pubblico: Dal lunedì al sabato, dalle 9 alle 12.30 Per informazioni Francesca 347.6074741 Bianca 328.8728627 Paola 338.2717894 Claudia 329.7124438

I 4 cani dell’ingegnere ucciso cercano padrone

Continua la campagna di sensibilizzazione sulla sorte dei quasi cinquecento cani attualmente ospiti del canile comunale di Brindisi, situato in contrada Santa Lucia, a sud della città e continua anche, con al collaborazione dei volontari della Lepa di Brindisi, la carrellata fotografica relativa ad alcuni di questi amici a quattro zampe che vengono per l’adozione ai nostri lettori.

Nei giorni scorsi sono stati una mezza dozzina i cagnolini che sono potuti uscire dal canile per andare a vivere nelle loro nuove famiglie, ma per delle storie che hanno un lieto fine, altre, anche molto tristi se ne aggiungono: come il casa dei quattro cani, due maschi e due femmine sterilizzate, che vivevano liberi e felici in una casa con un grande terreno intorno a San Vito dei Normanni e che quando il loro proprietario è morto, pochi giorni addietro, in circostanze tragiche, non hanno trovato nessuno che potesse occuparsi di loro e sono stati portati via dalla loro casa e reclusi in canile: ora sono molto spaventati, la persona a cui volevano bene non c'è' più e loro lo

hanno percepito perfettamente, ma a finire in carcere, da innocenti, sono stati loro: l’appello dei volontari della Lepa è di non dimenticarsi di loro che non hanno alcuna colpa, ed offrirgli una nuova casa, una nuova opportunità di vita. Fra le new entry anche tanti cuccioli come Nala e Khala, due cicciolotte di tre mesi di futura taglia media, Amaya, che di mesi ne ha quattro e, poi, ci sono, un po’ più cresciutelli in quanto giunti al canile, la scorsa estate, Daniel e Nike, fratello e sorella, di circa 7 mesi di taglia grande; stessa età, ma taglia più contenuta, Brad, dolcissima e coccolona come nessun’altra; fra gli adulti di lungo ricovero in canili ci sono Argo e Sparkie, due gran simpaticoni.

Ricordiamo che tutti i cani che escono dal canile vengono dati in affidamento perfettamente sani, vaccinati e microcippati e, gli adulti, anche sterilizzati; i volontari della LEPA sono sempre a disposizione per ogni opportuna informazione e per aiutare nel disbrigo delle poche pratiche burocratiche necessarie per adottare un cane.

Amaya, 4 mesi, taglia media

Brad, 7 mesi, taglia media

Daniele, 7 mesi, taglia grande

Argo, adulto, taglia media

Due dei cani rimasti orfani

Nala e Khala, 3 mesi, tg media

Nike, 7 mesi, taglia grande

Sparkie, 9 anni, taglia media

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15 dicembre 2017

Medico Sport

Dino Furioso

Il dolore al fianco sinistro

i è capitato mai di avvertire un fastidio sulla parte sinistra dell’addome quando intraprendete una partita di calcetto o di basket tra amici o facendo running? Ebbene si, il dolore è riferito alla milza ed è un classico disturbo di colui che pratica attività sportiva ma non è sufficientemente allenato o con un riscaldamento effettuato in maniera blanda. Il principiante può condividere questo fastidioso dolore anche con i ragazzini che non si sono ancora del tutto sviluppati o con chi rientra in attività, come per esempio dopo un infortunio, dopo un lungo periodo di riposo. Così mentre il dolore alla parte destra dell’addome può colpire chiunque, giovane o meno, sportivo o sedentario, il dolore a sinistra è talmente classico in chi non ha sufficiente preparazione atletica da essere ritenuto patologico solo e unicamente quando si presenta in atleti allenati. La ricerca scientifica non è ancora riuscita ad individuare la causa specifica che lo innesca, quindi attualmente si possono fare solo delle ipotesi più o meno veritiere. Alcuni studi scientifici, la maggior parte, vogliono l’origine delle fitte dovute ad uno spasmo della muscolatura liscia che riveste la parte della milza, al fine di immettere in circolo più globuli rossi, che come sappiamo si occupano del trasporto dell’ossigeno in tutto l’organismo. E’ noto che la milza è un organo che non solo distrugge insieme la fegato i globuli rossi vecchi (emolisi), richiedendo in questo modo sempre sangue nuovo, ma è anche il più importante “deposito di riserva” dei nostri globuli “giovani” che inserisce nel circolo sanguigno in caso di necessità, come può avvenire nelle emorragie, nelle intossicazioni varie, quando si sta soffocando, ma anche durante sforzo di tipo aerobico, com’è per l’appunto la corsa, molto molto intensa. In questo modo soddisfa l’accresciuto fabbisogno di ossigeno dei muscoli. E’ certo anche che questa fitta dolorosa a sinistra colpisce i principianti che raramente raggiungono una situazione di ipossia (mancanza di ossigeno). E se fosse realmente così, perché la milza non dovrebbe darsi da fare, procurando lo stesso spasmo, anche con l’atleta allenato che, semmai, lui si, avrebbe bisogno in qualche momento di globuli rossi in più? L’altra ipotesi, forse meno suggestiva, ma secondo me più veritiera, vedrebbe chiaramente in causa il muscolo diaframma che, poco avvezzo a certi ritmi respiratori, si affaticherebbe procurando la fitta dolorosa.

Allora che cosa bisogna fare? Qualunque sia la causa, se la fitta alla milza si verifica durante l’attività sportiva non bisogna allarmarsi. Si tratta, come detto, di un sintomo praticamente fisiologico che progressivamente diminuisce con lo stato di forma. Detto questo, per evitarlo occorre dedicare al riscaldamento almeno una decina di minuti e respirare correttamente. Forzare gli atti respiratori, sia in espirazione che in inspirazione, come fanno molti atleti alle prime armi, non porta alcun beneficio, anzi, non fa altro che peggiorare la situazione a cusa della compressione dei polmoni contro milza e fegato. La respirazione deve essere assolutamente naturale. Allenatevi coerentemente con il vostro livello di forma e procedete in modo graduale. Non aumentate il percorso di seduta in seduta più del 20%. Un esempio: se oggi avete corso per un chilometro, domani non dovrete percorrere più di milleduecento metri. Se nonostante queste precauzioni il dolore si presenta lo stesso, continuate pure a correre rallentando, sempre che lo spasmo sia accettabile, viceversa, camminate qualche minuto, ma non fermatevi del tutto.

V

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Il dentista Le malattie nello studio dentistico

Leonardo Cavallo

a possibilità di contrarre una o più patologie infettive in uno studio odontoiatrico esiste come rischio documentato, ma gli alti standard di sicurezza in materia di disinfezione e sterilizzazione, adottati da tutti (si spera) gli studi odontoiatrici italiani, diminuiscono drasticamente queste probabilità. Microorganismi di vario genere sono annidati su ogni oggetto e superficie presente in uno studio medico e/o odontoiatrico in numero più o meno elevato. Alcune specie batteriche e virali sono normalmente presenti nell’aria, altre invece vengono veicolate dalle attrezzature utilizzate durante le normali pratiche cliniche, a causa del contatto diretto con le mucose orali dei pazienti, o veicolate attraverso l’aerosol creato dagli strumenti a rotazione utilizzati alla poltrona. Alcuni di questi microorganismi possono causare patologie più o meno gravi per la salute umana, è quindi importante, per salvaguardare l’integrità di pazienti e operatori, adottare tutta una serie di procedure che possono ridurre al minimo il rischio di contrarre una qualsiasi patologia infettiva.

I processi di sterilizzazione migliori sono quelli che utilizzano le autoclavi a vapore, questo perché l’unione combinata di alte temperature, pressione e vapore saturo è in grado di eliminare completamente la presenza di batteri, virus, spore e funghi . I virus che maggiormente sono presenti nelle infezioni crociate, ed anche i più temibili, sono i virus delle due forme di epatite (HBV e HCV) e quello della sindrome dell’immunodeficienza umana (HIV). Ma non solo, pensiamo anche alla semplice influenza stagionale e alle patologie virali trasmissibili attraverso il contatto delle mucose orali e della saliva, come la mononucleosi infettiva causata dal virus Epstein – Barr (EBV). Il problema è rappresentato dal gran numero di contagiati inconsapevoli, coloro cioè che non sanno di aver contratto una o più forme virali.

Ad esempio, si calcola che l’80 – 90 % della popolazione adulta dei paesi occidentali ha avuto in passato un’infezione di mononucleosi.

Infezione che normalmente si contrae in famiglia per la condivisione di bicchieri e/o posate e che, la maggior parte delle volte si sviluppa in forme senza sintomi evidenti o comunque non facilmente distinguibili da una faringite o da una sindrome influenzale. Anche l’epatite B è più diffusa di quanto si pensi: si stimano al mondo circa 350-400 milioni di malati cronici e che un terzo della popolazione mondiale è portatrice di anticorpi specifici del virus (hanno cioè contratto il virus nel corso della loro vita). Tutto questo per ribadire il concetto che alcuni virus e determinate malattie, sono molto più diffusi di quanto si pensi.

Ma va anche evidenziato che certe patologie si contraggono più facilmente in situazioni poco monitorabili dal punto di vista igienico, come possono essere bar, ristoranti e locali pubblici in generale (posate e bicchieri lavati male) . Negli studi medici in generale e dentistici in particolare, la facilità di infezione è direttamente proporzionale alla cura e all’impegno affrontati per evitare le infezioni crociate. La prevenzione viene affrontata in maniera molto seria e risolutiva, con l’utilizzo di dispositivi di protezione specifici sia per gli operatori che per i pazienti. I pazienti, da parte loro, per tutelarsi, possono richiedere , agli operatori sanitari, tutte le procedure di sterilizzazione che adottano, verificare che tutti gli strumenti , soprattutto quelli chirurgici , siano autoclavati e imbustati , ma devono anche comunicare eventuali loro malattie infettive in atto o pregresse. La salute dei pazienti è il primo pensiero di ogni dentista, cosi come la tutela della propria salute.

L

15 dicembre 2017

IO CLANDESTINO

Giancarlo Sacrestano

Brindisi, il Notaio e la storia infinita

La città, la sua dignità, il suo ruolo In un carteggio semisconosciuto

on è la prima volta che Brindisi vive lo stato di degrado e di disperato senso di abbandono. Non è la prima volta che sul ruolo della città si ammassino opinioni che tendono a impoverirla ed emarginarla. È la prima volta che tutto questo avviene in un contesto di presumibile corresponsabilità della cittadinanza. Per ben due volte consecutive, libere elezioni, non hanno avviato alcun circuito virtuoso ed il governo dell’amministrazione è delegato ad un ammortizzatore istituzionale che prende il nome di “commissario prefettizio”. Un salvagente posto a garanzia del minimo sindacale cui è chiamato un integerrimo e zelante funzionario del Ministero dell’interno. Argine alla deriva anarcoide e al dissesto del luogo da cui si amministra, si gestisce il bene comune.

Sono queste, in sintesi, le considerazioni che mi accompagnano mentre percorro via Duomo, mentre lungo i corsi cittadini si somministra cioccolato come antidoto alla depressione sociale. È il tardo pomeriggio del 6 dicembre ed intendo dedicarmi ad un evento culturale che si tiene all’ultimo piano di palazzo Granafei-Nervegna.

L’0ccasione è ghiotta, più di un tocco di fondente, ma l’amaro mi si presenta al palato, quando registro che niente annunci l’iniziativa che qualche giorno prima avevo condiviso con l’amico e collega di testata Gianfranco Perri che, via da Brindisi, alla città è legatissimo e per essa trasvola l’atlantico con la stessa frequenza con cui in città si percorre il cavalcavia De Gasperi.

Nella sala convegni, un piccolo ma preparatissimo numero di persone, scambia afferrati concetti culturali, sul telone video il tema dell’incontro “Iohannis Baptistae Casmirii Epistola Apologetica ad Quintum Marium Cor-

N

radum”.

Nel vestibolo su un tavolo, copie del volume curato da Roberto Sernicola, offerto per la circostanza a 25 euro contro un prezzo di copertina di 39 euro. Li vale tutti. Un investimento che arricchisce e costruisce consapevole brindisinità.

L’autore è un preparatissimo brindisino che come tanti è stimato altrove, ma che tanto bene faremmo a offrirgli seria disponibilità.

Lo incontro, lo saluto e da lui pretendo un salto quantico che nella circostanza rimanda volentieri ad un momento meno impellente. La domanda che gli formulo è un uppercut: “per capire Brindisi, bisogna andar via da Brindisi?”

Non cade, non barcolla, ma s’infervorisce, “dovrei parlare di 25 anni di dolore, non è il momento”. Lo capisco, ci capiamo e lo faremo dinanzi ad un piatto di pettole, come mi ha suggerito.

Col volume tra le mani, debitamente pagato, vado via che la sala è orfana dei due terzi dei possibili spettatori a sedere, peccato.

Il libro è imperniato su un manoscritto, presente presso la Biblioteca arcivescovile De Leo, in cui due intellettuali di metà del XVI secolo si affrontano su un tema mica da poco: la supremazia della Chiesa brindisina su quella di Oria. Scritto in latino, pertanto accessibile a pochi ma non pochissimi, in una lingua non proibita e che vive tra i ragazzi dei licei cittadini, merita lettura ed approfondimento. Forse nessuno li ha avvisati e la sala era orfana proprio di loro.

L’epistola è da ritenersi tra i primi documenti che testimoniano la lunga e pregiata storia della città, scritta da Giovan Battista Casmirio, nato a Brindisi nel 1520 (forse) e notaio in Brindisi dal 1552 al 1571, quando muore.

91 cartelle manoscritte per sostenere la tesi della supremazia di Brindisi su Oria in contraddittorio col più notevole letterato salentino,

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15 dicembre 2017

l’oritano Quinto Mario Corrado. Una disputa corroborata da intensissime e puntuali annotazioni storiografiche che oggi rappresentano a noi una cultura ed un modus pensandi che se avessimo praticato nei secoli, ci avrebbe visti, tutti, migliori.

“Fatti non foste per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza” non sarebbe un endecasillabo di scolastica memoria, bensì tratto distintivo di una consapevolezza che viene mortificata ogni momento.

La disputa non era nata per semplici ragioni di campanile ma per ragioni economiche ben consistenti, che portarono alla separazione definitiva delle due diocesi e dei relativi incassi delle decime feudali. Nel notaio, si può essere certi, non c’era il desiderio di avallare la separazione e la frammentazione, ma tanto avvenne. I finanziamenti pubblici che privilegiarono Brindisi molto più appetibile per la posizione strategica di affaccio sul mare e per i traffici, consentirono un lento riavvio della città ridotta ad uno stato miserevole che persino le chiese vengono descritte come bisognevoli di profondi lavori di restauro.

Oggi, la situazione riecheggia quei tempi e la città necessità di un profondo e sostanziale recupero. Forse i vetri delle chiese sono intatti, ma infranti sono i cervelli e i cuori dei brindisini a cui un collega di Casmirio, brindisino pure lui, certamente mosso da considerazioni alte e condivisibili, cerca di offrire una lettura possibile per il recupero di una stagione della consapevole gestione del bene comune.

Molti ritengono che sbagli, che sia fuori tempo massimo e che il suo libro, scritto 23 anni fa, un saggio di cultura sociologica che perlustrava le potenzialità dei giovani di allora, quarantacinquantenni di oggi, sia tomo da enunciare ma stantio e inefficace per corroborare i millenials che i loro bisogni culturali li criptano in un post.

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15 dicembre 2017