R i v i s t a d e l l ’a s s o c i a z i o n e c u l t u r a l e B a n g O n !
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Numero 5 - Luglio 2014
films
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art VALENTINA COLELLA GAIA DEGLI ESPOSTI FRANCESCA BELLINO GIOVANNI MATERA
ART JOBS manuel rio casali saiara pedrazzi
in copertina: foto - Gaia Degli Esposti
idea generation web magazine bimestrale anno 1 - numero 5 luglio 2014
associazione ricreativa culturale bang on! via della santina,1 capannori (lucca) p.iva 02316760467 c.f. 92053860463
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redazione: eva perna, giacomo gregori, emanuele baronti, martina donati collaboratori: alice perna, gabriele bertacchi, grafica: martina donati e Emanuele Baronti
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intervista INTERVISTA CON..
valentina colella 6 GAIA DEGLI ESPOSTI 26 FRANCESCA BELLINO 34 GIOVANNI MATERA 42
r u b r i c he fatti un libro 22 la gioia di scrivere -
Wislawa Szymborska
mi sono fatto da solo manuel rio casali saiara pedrazzi film e pop corn 48 p o l l o a l l e p r u g n e - Marjane in agenda.. 70 cartasia 2014 k l i m t - alle origini
di un mito
mangia e bevi 86 il mercato dellA terrA l’arte di viaggiare cortona d’ampezzo
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Satrapi
indice
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what is bang on! Bang On! è un’associazione che promuove giovani artisti e dà spazio al diffondersi della cultura artistica in ognuna delle sue forme espressive. L’organizzazione nasce nel Giugno 2012 dall’idea di tre ragazzi: Emanuele Baronti, Martina Donati ed Eva Perna. La strada percorsa insieme è gia parecchia: contest artistici, concerti, mostre ed importanti collaborazioni con altre realtà culturali. Idea Generation è il nostro ultimo progetto: una web magazine indipendente a cadenza bimestrale dedicata ad arte, musica e cultura contemporanea. Il nostro scopo è di far conoscere artisti emergenti, valorizzare le loro opere e la loro creatività. Vogliamo anche coinvolgere i giovani nell’amore per l’arte, utilizzando i loro stessi linguaggi. Il nostro intento è di far comprendere quello di cui siamo convinti, cioè che la creatività, in tutte le sue forme, non è un’occasione per accademici, ma una possibilità di coinvolgimento, di condivisione e di crescita. Non vogliamo promuovere un’arte ‘da galleria’ ma un’arte Attiva, stimolante e coinvolgente. Fare e diffondere cultura significa per noi creare i mezzi per formare una società consapevole ed unita, capace di pensare, di criticare, di partecipare attivamente alla costruzione del proprio presente e futuro. Libera di esprimersi, produrre ed auto realizzarsi. Crediamo nella cultura come cibo della mente, nutrimento della conoscenza e delle energie creative che producono innovazione, la base dello sviluppo e del progresso della società. Buona lettura! “La realizzazione di questa Web-Magazine nasce perchè questo progetto ha vinto la nona edizione del bando “Uno spazio per le idee” Si ringraziano quindi per l’indispensabile contributo.
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intevista A..
valentina
www.valent 6
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inacolella.it 7
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Ciao Valentina parlaci un pò di te… chi sei? Confermo il mio nome, classe ‘84. Sono nata a Sulmona dove ho studiato fino al diploma in ragioneria...nel frattempo partendo dall’ età di 16 anni ho cominciato a lavorare in bar e ristoranti per potermi pagare le lezioni di disegno e pittura ad olio, in quegli anni la frase più ascolta era questa: “Valentina l’arte è una passione, ma non ti da da vivere, coltivala, ma fa una scuola seria...” Alternata a qualche complimento “ma che bel disegno, come fai a farlo?” Per me invece nella vita, l’arte visiva è una delle forme più dense che l’uomo ha per comunicare. Allora niente Istituto d’arte, ma Ragioneria, numeri e numeri, ma il pomeriggio a casa studiavo storia dell’arte e scimmiottavo a copiare Basquiat e Afro Basaldella! Dopo il diploma ho deciso di prendere da sola le mie decisioni e mi son trasferita a l’Aquila per poi Diplomarmi li presso l’Accademia di Belle Arti. Dopo il triennio ho deciso di spostare barracca e colori a Firenze dove ho avuto la possibilità di incontrare una meravigliosa professoressa di storia dell’arte e innamorarmi del suo pensiero, Vittoria Biasi che adesso se posso osare è la mia curatrice ufficiale. Nel frattempo ho lavorato nel museo Pecci come stagista (studiavo Progettazione Museale) dove non amavo eseguire gli ordini di altri artisti, li ho incrociato la mia strada con l’Arte. Il Signor Sergio Fintoni ex pubblic relation del centro Pecci, adesso presidente di 123art, anche qui se posso esagerare vi svelo un piccolo segreto: lui è il mio filtro, non c’è idea, progetto o altro che non passi sotto il suo setaccio, il suo occhio attento per l’arte ipercontemporanea mi fa stare al sicuro. Attualmente sono in fase produttiva presso la mia base d’attacco in Abruzzo, perché necessito dopo anni in città di respirare aria pulita e riappropriarmi delle mie origini prima di partire per i miei progetti all’estero.
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Quando l’hai sentito nascere dentro di te l’interesse per l’arte?
Come sei riuscita a trovare l’idea per esprimere la tua arte, la tua strada?
Da sempre non ricordo un momento preciso, so solo che già dai primi passi avevo sempre i colori in mano e imbrattavo casa dei miei e delle mie nonne. Ho sempre preferito lavoretti manuali e creativi ai giochi alla moda.
La mia espressione è il mio percorso di vita, racconto sensazioni ed episodi intimi, ma allo stesso tempo universali, tutti amiamo, tutti soffriamo, tutti o quasi tutti ogni mattina ci svegliamo con un pensiero con un sentimento addosso, e tutti che sia sotto un tetto che sia sotto un ponte abbiamo un nido, uno spazio invalicabile e accessibile solo a noi. L’importanza di stare con se stessi...
Perchè la scelta di rappresentare situazioni quotidiane anche intime con questo passaggio dal reale al digitale?
L’uso che fai del letto nelle tue opere ha qualche a riferimento a Tracey Emin e la Young british art? Se no… cosa t’ispira?
Ho visto tutta l’evoluzione del www per arrivare alle memorie smaterializzate in una nuvola digitale, se l’arte è ciò che è servito all’uomo per raccontare la storia, oggi non accetterei un artista che non sappia parlare con i mezzi del presente.L’arte deve raccontare i suoi giorni. Oggi un artista non può dipingere ad olio e non conoscere Photoshop.
Tracey Emin è una stronza con un letto ha ribaltato la sua posizione in banca, Duchamp con un cesso ha ribaltato il pensiero dell’arte creando due schieramenti di pensiero, io ho un tatuaggio soltanto (per il momento) ed è la fontana...con questo dichiaro la mia posizione. Non mi dispiace la primissima Sophie Calle...
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Dipinti, foto, video, installazioni … utilizzi molti mezzi per manifestare la tua arte, con quale ti senti di essere più affine? Nessuno e tutti, ogni pensiero ha la sua visualizzazione attraverso un media. La pittura mi rilassa, mi riporta all’infanzia, all’istinto. La fotografia mi diverte perché attraverso essa metto in scena le mie paure, le mie ossessioni, a volte le mie foto mi sembrano scene di un delitto altre volte ricordi sfocati di un sogno notturno. Mentre le installazioni le preferisco per le mie mostre perché li posso mettere in pratica la congiunzione tra un’idea e lo spazio, contenitore da riempire. Quando realizzo un’installazione per una galleria appena mi avvisano sulle date corro a prendere le misure con il metro e la matita, dopo nasce l’idea.
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Cosi giovane hai già partecipato ad un sacco di mostre collettive anche all’estero e diverse mostre tue personali, hai vinto anche diversi premi... quanto c’è da rimboccarsi le maniche per arrivare a tali soddisfazioni? Ho 29 anni, ho fatto la cameriera di sala per 12 anni...mentre studiavo, mentre creavo nei ritagli di tempo, adesso sono un artista a tempo pieno. Dicono le mie nonne: “aiutati che Dio ti aiuta” e io rispondo:”io non spero, non aspetto, me lo vado a prendere” poi cosa devo andare a prendere mica lo so. Ma intanto vado e non aspetto.
Quali sono i tuoi progetti futuri? Mi riservo la facoltà di non rispondere.. Scherzo! Oltre a tutte le forme che utilizzo per esprimermi, sto collaborando con un giovanissimo Dj (Andrea Cardinale) per la realizzazione futura dell’audio dei miei shortfilm. I progetti futuri? Posso trasformare la domanda in: quali sono i tuoi sogni? La galleria Continua. E una casa sull’albero di ciliegie! I tuoi contatti: www.valentinacolella.com vaartcolella@gmail.com +39 3491367289 a cura di Martina Donati
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fatti un libro
la gioia di scrivere wislawa szymborska Vi presento la signora wislava, uislaua, il suo nome è uno scioglilingua e lei racconta la vita in poesia. E’ una poetessa, sì ci sono ancora... e merita di essere letta. Non fatevi demoralizzare dalla parola poesia pensando a quelle imparate a scuola. Lei rende la vita più bella, in un modo che sa dire solo la verità con poche parole, quelle giuste. Vince il Premio Nobel e sale sul palco a ritiralo con i suoi capelli bianchi e i suoi settantatre anni. ‘La gioia di scrivere’ è una raccolta delle sue opere ed ogni titolo porta con se un frammento di reale, una sensazione a cui lei ha saputo dare voce. Perchè come dice ‘preferisco il ridicolo dello scrivere poesie, al ridicolo di non scriverle’. Per concludere vi consiglio di leggere ‘Scrivere un curriculum’, a tanti di noi che hanno dovuto farlo spesso. La frase da postare: Devo molto a quelli che non amo. Il sollievo con cui accetto che siano più vicini a un altro. La gioia di non essere io, il lupo dei loro agnelli. Mi sento in pace con loro e in libertà con loro, e questo l’amore non può darlo, né riesce a toglierlo. Consiglio questo libro a: chi non va di corsa... Colonna sonora da ascoltare: ‘Aria’ di Giovanni Allevi Se ti è piaciuto, potrebbe piacerti anche: Poesie d’amore e di vita, Pablo Neruda p.s. Ricordatevi delle biblioteche, potete prendere i libri in prestito se non li volete comprare, le trovate più o meno in ogni città! a cura di Alice Perna
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Scrivere il curriculum Cos’è necessario? E’ necessario scrivere una domanda, e alla domanda allegare il curriculum. A prescindere da quanto si è vissuto il curriculum dovrebbe essere breve. E’ d’obbligo concisione e selezione dei fatti. Cambiare paesaggi in indirizzi e ricordi incerti in date fisse. Di tutti gli amori basta quello coniugale, e dei bambini solo quelli nati. Conta di più chi ti conosce di chi conosci tu. I viaggi solo se all’estero. L’appartenenza a un che, ma senza perché. Onorificenze senza motivazione. Scrivi come se non parlassi mai con te stesso e ti evitassi. Sorvola su cani, gatti e uccelli, cianfrusaglie del passato, amici e sogni. Meglio il prezzo che il valore e il titolo che il contenuto. Meglio il numero di scarpa, che non dove va colui per cui ti scambiano. Aggiungi una foto con l’orecchio scoperto. E’ la sua forma che conta, non ciò che sente. Cosa si sente? Il fragore delle macchine che tritano la carta. Wislawa Szymborska
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Cammino tra le stanze della mostra finale del Corso Annuale in Fotografia 2013/2014 di Spazio Labo’ e mi accorgo che questa sì, è una scuola, eppure ha qualcosa di diverso. Qualcuno ha cucito le proprie fotografie, qualcun’altro ha creato con una macchina fotografica e un barattolo di yogurt nuove stelle, qualcun’altro ancora ha documentato la sua giornata a casa di Mister Obama, senza spostarsi dall’Emilia Romagna. Chi esce da questa scuola ha le basi giuste per diventare, non solo un fotografo, ma anche un’artista, un grafico editoriale, un reporter e un allestitore. Punto forte di questa scuola è fornire gli strumenti per una formazione fotografica a 360° che spazia da forti radici tecniche alla costruzione di una visione personale, concettuale e critica della fotografia: una flessibilità ed apertura mentale più che necessaria per entrare in questo campo professionale. Metti insieme i portici della bellissima Bologna, uno staff pieno di passione e uno spazio polivalente che ruota totalmente attorno alla fotografia; avrai bisogno di tempo e di tanta dedizione, ma se anche tu vuoi metterti in gioco nel mondo della fotografia - Spazio Labo’ forse è proprio quello che fa per te! Sono già aperte le iscrizioni per il Corso Annuale 2014/2015 e qui puoi trovare tutte le informazioni a riguardo: www.spaziolabo.it Abbiamo intervistato tre degli studenti di questo anno, ci hanno parlato della scuola e di fotografie congelate, pesci e sirene dietro il divano, giochi di ruolo, cavalli e orchidee, rossetti e calze rotte.
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Intervista a Gaia Degli Esposti ‘Ho trovato le sirene dietro al divano’
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‘Ho trovato le sirene dietro al divano’, una frase di mia figlia, è un progetto nato insieme al nostro insegnante del modulo di Fotografia e Arte Contemporanea, Davide Tranchina. Vuole essere una riflessione sul tempo: soprattutto un riferimento a quei momenti in cui non ti accorgi che il tempo scorre e rimani come congelato. C’è una frase del monologo di Baricco, Novecento, che dice ‘quando ti svegli una mattina e ti accorgi che sei vecchio’ - è passato tempo e nemmeno te ne sei accorto. Voleva essere un po’ un’illusione di un tempo che per un attimo si ferma ma anche un’idea surrealista, come un sogno nel quale la casa, di notte si riempie d’acqua e di pesci. Per realizzarlo ho letteralmente congelato le fotografie: le foto di sfondo le ho scattate a pellicola con una Rolleiflex medio formato, le ho stampate 20x20 e messe in freezer ricoperte di acqua distillata. Ci ho appoggiato questi ritagli di pesci stampati trovati su internet e con un faretto, di notte ho creato delle ombre sui riflessi di ghiaccio. Infine le ho rifotografate con una Nikon in digitale. Cosa ne pensi di questa scuola e quanto i docenti e i loro insegnamenti ti sono stati utili? Molto. Il corso mi è piaciuto tanto, ho incontrato persone molto disponibili che credono in quello che fai e nei tuoi progetti. Persone sempre disposte ad aiutarti e consigliarti. Una canzone che associ a questo progetto? Due: Wicked game di James McMorrow ma anche Mentre dormi di Max Gazzè.
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Come hai detto, in questo progetto c’è un’idea surrealista. Quale fotografo ti ha ispirato? Mi piace molto il surrealismo contemporaneo di Philippe Ramette. Anche le fotografie di Candida Hofer mi hanno ispirato - i luoghi che lei fotografa, questi grandi spazi che solitamente sono pieni di gente e brusio, nei suoi scatti sembrano congelati nel tempo, come sott’acqua. Silenziosi e calmi. Elina Brotherus - mi piace il suo stile e il suo modo di trattare la luce e il colore. Molte delle sue immagini sono calme, invitano alla contemplazione.Infine, Todd Hido - di lui mi piacciono molto le luci ed i colori delle case che fotografa. Anche io ho giocato con questi temi in alcune mie fotografie, mi piace scattare fotografie in casa, dove le tende lasciano filtrare luci e riflessi colorati. Come hai iniziato a fotografare? Ho iniziato quando ero bambina. I miei viaggiavano e a me piaceva fare foto, ne facevo un sacco. Mio padre aveva una reflex e alle medie l’ha data a me. Quando sono uscite le compattine me ne hanno regalata una perché si lamentavano che facevo troppi rullini. Ultima domanda. Perché fotografare? Perché ci sono un sacco di cose belle nel mondo, spesso la gente nemmeno se ne accorge. Mi piace fotografare per far vedere ciò che gli altri non vedono. I tuoi contatti: gaiamiadegliesposti@gmail.com
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Intervista a FRANCESCA BELLINO ‘GIOCO DI RUOLO’
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Questo progetto nasce da un mio primo progetto fatto con la nostra insegnante di Progettualità, Laura de Marco, che riguardava i miei problemi alimentari e soprattutto il disturbo che provo quando la gente mi guarda in maniera differente da ciò che in realtà sono. Con l’insegnante di Ricerca Fotografica, Luca Capuano, ho deciso di affrontare questo tema annullando totalmente i tratti somatici del mio volto - non importa quanto io possa avere gli occhi simmetrici, il naso e la bocca perfetti, i denti bianchi, volevo andare oltre tutto questo e vedere cosa sono Io Dentro,
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perché alla fine cosa sono Io Fuori è sempre rimasto uguale - 30 kili in meno, 30 kili in più sono la stessa cosa. Con Luca ho cercato di capire come la gente può vedermi come io vedo me stessa, senza differenze, senza pregiudizi, senza preconcetti. I miei pensieri, positivi e negativi, possono essere gli stessi pensieri della persona che si mette in gioco con me e quindi ci possono essere punti d’incontro e/o di scontro.
Questo progetto è un ‘Gioco di Ruolo’ - possiamo inserire all’interno della tua faccia diversi cubi, ognuno raffigurante una cosa diversa, un oggetto, un animale, una sensazione. Ce ne puoi spiegare qualcuno? L’orchidea, ad esempio, per me vuol dire femminilità. Anche se non lo dimostro molto spesso, io mi sento femminile. Questo è anche il fiore preferito di mia madre, il fiore che abbiamo sempre avuto a casa. Così in questo cubo racchiudo tutte queste emozioni e ricordi
legati alla femminilità.Su un altro cubo ci sono dei palloncini, simbolo di spensieratezza e leggerezza. Mi piacerebbe svegliarmi ogni mattina con quell’immagine in testa. Una canzone che associ a questo progetto? Ultimamente ho ascoltato un sacco una canzone dei Delta 5 che si chiama Mind your own business ti dà la carica per fare le cose giuste.
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Come ti sei avvicinata alla fotografia? Grazie all’Iphone! In realtà prima della scuola non avevo mai utilizzato una reflex, con il mio Iphone facevo tutto.
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Com’è stata la tua esperienza in questa scuola? La consiglieresti? Io Spazio Labo’ lo consiglierei a tutti quanti! O meglio, la consiglierei a chi ha veramente voglia di farlo, di mettersi in gioco, perché i docenti di questa scuola sono persone che si a mettono a disposizione al 100%, e non solo in classe, se ce n’è bisogno, ti dedicano anche il loro tempo libero: sono sempre reperibili, ti danno consigli, ti aiutano in ogni progetto, ti vengono incontro in ogni difficoltà sia tecniche che pratiche.
E sì, io che l’ho frequentata, al 100%, la consiglierei a tutti quelli che hanno voglia di fare. Ma a chi non vuole investire in questa esperienza più del 30-40%, no, non ne vale la pena. A Spazio Labo’ non sei in una scuola, ma in una famiglia. Ogni giorno ci troviamo qua e condividiamo insieme la giornata e parti importanti di vita.
I tuoi contatti: fra.bellino@libero.it Instagram. frabi
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Intervista a GIOVANNI MATERA ‘VOGLIO BERE TUTTA L’ACQUA DEL MONDO IN UNA SOLA SORSATA’
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Il mio progetto si chiama ‘Voglio bere tutta l’acqua del mondo in una sola sorsata’, che è un titolo lunghissimo eppure nato semplicemente dopo una serata con dei miei amici, mi sveglio e la prima frase che dico è questa. E più la ripetevo nella mia mente, più capivo che questo era proprio il titolo adatto per il mio progetto. Sono tutte fotografia della mia vita - di persone che io vedo abitualmente, di posti che frequento abitualmente, non c’è nulla di costruito, è tutta realtà. E’ la mia vita. Per questo sento questo progetto molto vicino, anche quando i miei amici vedono i miei lavori li sentono vicini, li sentono molto loro e capita che anche persone estranee li sentano loro: questo per me è fondamentale. Parlo di tematiche che in una società come la nostra sono spesso ai margini, sono contestate dai mass media, dal vicino di casa, dalla zia, dalla mamma; parlo di tematiche che sono rifiutate in tutti quei contesti strutturati in una certa maniera e con determinate regole sociali, eppure quelle che racconto sono realtà che esistono e come tali credo che sia giusto che vengano rappresentate. Questo è il mio progetto. Mi ha colpito molto una frase con cui hai parlato di te e delle tue foto, raccontavi un aneddoto, dove un giorno eri in un parco con ragazzi gay, ragazze lesbiche, transgender e di come in questa occasione ti sei sentito fortunato ad essere lì, a poter vedere delle realtà che la maggior parte delle persone, per preconcetti o paura non conoscono. La gente è piena di pregiudizi, non è capace di guardare l’altro diverso da lui. Ma poi, siamo tutti diversi, per moltissimi motivi: culturali, sociali, estetici però in questa diversità c’è un mondo che è vastissimo, un mondo che ti permette di guardare al di là del tuo giardino. E tutto ciò che ti fa guardare al di là è un arricchimento, diventi una persona ricca, non economicamente, a livello quasi animistico.
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Chi vorresti che vedesse le tue fotografie? Tutti. In maniera particolare chi crede tanto che esista una diversità sostanziale tra le persone. Prima ho parlato di diversità, è una parola che metterei tra virgolette, perché ti rendi conto che nelle persone che ho fotografato - transgender, travestiti - sembrerebbe esserci una barriera con il resto del mondo ma nel momento in cui vedi una persona che credi possa essere estremamente distante dal tuo mondo in realtà ti rendi conto che non è così.
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Non è assolutamente cosi. Proviamo le stesse cose. Quindi vorrei che arrivasse un pò a tutti questo messaggio, che tutti bevessero l’acqua del mio progetto. Mi è capitato che una ragazza del corso, che vive una realtà completamente diversa dalla mia, che non conosce i centri sociali, che non ha mai frequentato determinati spazi, mi ha detto, ‘Grazie a te, io mi sono liberata di molti pregiudizi’ - per me questa è una grandissima vittoria. Vorrei che questo arrivi a questo tipo di persone, vorrei che si liberassero di qualche pregiudizio.
Una canzone che associ a questo progetto. In questo momento mi viene in mente una canzone di Trentemøller perché non faccio altro che ascoltarla, un po’ a loop, Moan, però la versione Remix.
Nelle tue fotografie c’è molto di Nan Goldin. Ma quali altri fotografi ti hanno ispirato? Lei sicuramente tanto, la reputo una delle mie preferite, ma anche Wolfgang Tillmans; Diane Arbus per certi aspetti, anche se per altri ne ho una forma di repulsione, mi ha ispirato più a livello di rappresentazione che di contenuto. Per certi aspetti anche Ryan McGinley. Ma moltissimi altri ancora, perché è un po’ come con il mio progetto, cioè io sono aperto a tutte le realtà e a tutti i linguaggi. Quindi tutti quelli che ho studiato e che ho avuto la possibilità di conoscere mi hanno in qualche modo ispirato.
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Quanto è stata importante questa scuola nel tuo percorso di crescita formativa? Tanto. Inizialmente, in realtà, credevo che non sarebbe stato così perché c’era un divario importante tra gli studenti. Io ad esempio ho un background artistico che molti non avevo e che in un contesto come questo era importante. Io ho fatto studi d’arte quindi ho una formazione differente ma ovviamente - senza pregiudizi! Però quando ti approcci ad una scuola e vedi questo divario forte ti chiedi, non è che questa scuola non mi servirà a nulla? Ecco in realtà no.
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Non è stato assolutamente cosi. Questa scuola mi ha aiutato tanto, soprattutto sul fattore autostima, perché nasco da outsider (e spero di non morire tale) ma in realtà mi piacerebbe lavorare e vivere di fotografia e dei miei progetti. Quindi ringrazio tanto Spazio Labo’, sinceramente.
Hai progetti futuri? Voglio sicuramente continuare con questo progetto anche se è un progetto che non finirà mai. Sto continuando, continuo tutt’ora e sarà probabilmente un continuo work in progress. Però vorrei avvicinarmi un po’ più all’istallazione, far riemergere il mio background e i miei studi in scultura, vorrei cercare un’interazione tra le mie fotografie, gli spazi, la parola, le poesie.
I tuoi contatti: giova.matera@gmail.com a cura di Eva Perna
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film e pop corn
pollo alle prugne Un film di Marjane Satrapi e Vincent Paronnaud
Pollo alle prugne (Poulet aux prunes) è un film del 2011 scritto e diretto da Marjane Satrapi fumettista, sceneggiatrice e illustratrice iraniana naturalizzata francese e Vincent Paronnaud. Trama: Tehran 1958, Nasser Ali violinista,sposa una donna che non ama sotto le pressioni della madre, perde il suo speciale violino e decide di lasciarsi morire. Negli otto giorni che lo separano dalla morte ripercorre la sua vita, rivivendola come una favola dal sapore amaro. Visioni, ossessioni e fantasie. Niente e nessuno può restituirgli la voglia di continuare a vivere.
Una pellicola pessimistica in apparenza ma che nasconde un certo modo ironico di vivere la vita e le proprie ossessioni, Marjane vuole mettere in scena il sogno di un Iran che era possibile, il passato di un Paese in cui la democrazia poteva esistere. Genere: Drammatico Consigliato a chi: è di stampo romantico un pò malinconico Se ti è piaciuto potrebbe piacerti anche: Persepolis a cura di Martina Donati
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mi sono fatto da solo
MANUEL RIO CASALI Regione: Toscana Professione: Assistente fotografo Parlaci di te.. chi sei? Mi chiamo Manuel Rio Casali , nato a Lucca, vivo a Milano , sono appassionato di cinema, adoro la fantascienza e lavoro come assistente fotografo freelance e assistente luci in spot pubblicitari .
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Da dove nasce il tuo interesse per la fotografia? Quasi per caso.. da piccolo mi hanno sempre appassionato le macchine fotografiche ma per vari motivi non sono mai riuscito a farmene regalare una. Qualche anno dopo intorno ai 18 anni una mia amica comprò una reflex entry level , appena la presi in mano capii che dovevo averne una anche io, allora spesi tutto il mio stipendio del servizio civile per comprarmi la stessa macchina, e a posteriori è stato il miglior investimento della mia vita.
Dalla Toscana a Milano.. quanto è stato difficile cambiare città, stile di vita per inseguire una professione(oltre che una passione)? Si è stato difficile, Milano è una città dura, spietata, non gli interessa se hai la febbre o se hai problemi a casa , devi essere sul pezzo e reperibile sempre senza risparmiarti mai, altrimenti non duri, d’altro canto noi toscani siamo abituati a vivere con dei ritmi ben diversi ma con il giusto impegno si supera anche questa.
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Quale è stata la tua prima macchina fotografica e con quale lavori attualmente? La prima è stata una Sony alpha 230 con 18-55 f 4,5 5,6 + Tamron 70-300 4,5 5,6 analogico preso al mercatino. La mia attuale macchina è Canon 50d con Canon 50 mm f 1,8 + Canon 35 f2,8 + Tokina 12-24 f 4 + 75-300 4,5 5,6 Canon Per capire meglio come si divide il tuo lavoro.. quante ore passi sui set e quante davanti al tuo computer? Allora se il lavoro è mio come fotografo passo una media di 8-10 ore, fra scatti e allestimento set più 10-15 ore di post produzione.
Se sul set sono assistente passo una media di 15-18 ore al giorno tra allestimento scatti e smontaggio , in quel caso al computer non ci sto a meno che non faccia acquisizione, ma in genere sono assistente luci (quindi montaggio , scenografie , illuminazione e allestimenti vari ). Milano offre ai giovani fotografi ma c’è anche molta concorrenza.. come affrontare questa sfida? Bisogna essere sempre pronti e non perdere mai le occasioni, non tirarsela e cercare di essere più efficienti possibili , se chiacchieri tanto e produci poco sei fuori!
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C’è stata una collaborazione o un lavoro particolarmente importante per la tua crescita? In particolare con un importante regista per cui facevo l’assistente luci su video , aveva un metodo di insegnamento e gestione del set ribattezzato da lui “Il bastone e la garrota” mi ha tenuto sotto pressione con grida e lancio attrezzature per quasi nove mesi e devo dire che dopo quell’ esperienza le mia capacità erano aumentate di parecchio, qualsiasi lavoro mi sono trovato a fare dopo non è mai stato così frustrante, infatti l’ho ringraziato più di una volta …dopo non abbiamo più lavorato insieme.
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Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Spero di diventare un buon artigiano in grado di elaborare delle immagini tecnicamente corrette , costruire quello che mi viene richiesto dal cliente di turno ovviamente mettendoci il mio gusto e la mia esperienza.
Un consiglio che daresti a un ragazzo/a che desidera lavorare in questo campo? Tanta teoria, tecnica, tantissima pratica e altrettanta umiltà, di grandi fotografi c’è pieno il mondo … a parole. I tuoi contatti.. mauelrioc@gmail.com instagram manuvello a cura di Martina Donati
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mi sono fatto da solo
saiara pedrazzi
Come ti sei appassionata alla fotografia, ai video?
Regione: Toscana
La passione per la fotografia me l’ha trasmessa mio padre (non fotografo di professione ma nel tempo libero) sin da molto piccola ricordo che passavo con lui e mamma i weekend a guardare le diapositive in salotto, con un vecchio proiettore anni 80, e ricordo che mi piaceva, parecchio. Quando giocavo con le amiche facevamo finta di girare i “film”, loro erano le attrici ed io mi inventavo le storie. Ma non avevo capito che sarebbe stata la mia strada, poi crescendo, sono arrivate le macchine fotografiche piu’ moderne ed i computer. Nel mio primo pc. ho iniziato a collezionare foto e piccoli montaggi video, mi piaceva documentare i miei ricordi, cosi sarebbero “rimasti”, è cosi che mi sono appassionata.
Professione: Videomaker Ciao Saiara da dove vieni, chi sei? Compio 33 anni il prossimo 8 agosto, sono Toscana e vengo da un paesino di mare, Marina di Pisa.
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Etruschi from Lakota - I nipoti di Pablo
Annapaola Martin - intervista
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Venus in Furs - Cecilia
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Tu lavori per un etichetta discografica come hai iniziato? Non avrei mai potuto sviluppare ed accrescere questa passione se non avessi fatto delle scelte importanti nella mia vita. Ai video ci sono arrivata indirettamente, non ho deciso un giorno che avrei fatto questo, ma è stata la conseguenza di un’ altra scelta. Non ho fatto l’università, studiare non mi piaceva molto, dopo il liceo ho fatto molti lavori diversi sempre alla ricerca di qualcosa di veramente “mio” ma non avevo capito nè dove nè come! Nel 2009 incontrai Nicola Baronti (produttore artistico) che mi parlò del suo progetto il “White Rabbit Hole studio” e l’etichetta “Phonarchia”. Ed è cosi che capii che avrei potuto fare qualcosa di veramente mio affiancandomi a lui che cercava una persona che lo potesse aiutare nella gestione dello studio. A quel punto decisi di investire tutto quello che avevo nella musica. E’ difficile spiegare in due righe la mia scelta motivata per lo più dalla voglia inarrestabile di mettermi in gioco e di creare qualcosa di “mio”. Mi è costato tanto, tanti soldi e tanti sacrifici ma ad accompagnarmi c’è sempre stata la voglia, la voglia di fare. Lavorando con Nicola a stretto contatto sia con le band, sia con tutte le figure che ruotano intorno ad i progetti musicali (etichette, fonici, agenti, uffici stampa, booking, e appunto videomaker) sono stata letteralmente “immersa” in un mondo nuovo, fatto di nuovi termini, nuovi oggetti, nuove persone. Non è stato semplice, ma ci sono state persone che mi hanno voluto bene sin da subito e mi hanno dato fiducia e grazie a loro ho sviluppato le capacità che tenevo dentro ma che non erano mai riuscite a venire fuori.
Con che tipo di fotocamera lavori? Canon 60D e Final Cut per la post produzione. Raccontaci una tua giornata di riprese. Dipende molto da quello che c’è in programma, da che tipo di video si deve girare, non c’è mai una giornata uguale all’altra! Se si tratta di reportage, di lavori in studio come il backstage della registrazione di un disco, seguo passo passo quello che succede cercando di immortalare i momenti più importanti e produttivi per sviluppare poi ogni volta qualcosa di diverso e creativo in fase di montaggio. se si tratta di un videoclip invece, cerco di seguire la sceneggiatura o storyboard, provando ad aggirare al meglio gli imprevisti o i problemi che sono all’ordine del giorno (sempre!). Girare per me è la parte più complessa, non sono ancora una videomaker a tutto tondo, sono molto veloce in fase di montaggio ed editing ma devo crescere ancora tanto in fase di riprese, diciamo che sono a buon punto ma non si finisce mai di imparare!
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C’è stata una collaborazione o un lavoro particolarmente importante per la tua crescita? Il White Rabbit Hole studio, attualmente ha cambiato nome diventando “La Tana del Bianconiglio” - Recording studio, ma non è solo uno studio di registrazione musicale bensì un punto di incontro e di riferimento per tutto ciò che ruota intorno ai progetti musicali. Nei primi anni dello studio ho conosciuto moltissime persone che venivano per registare, per fare sala prove o per girare dei videoclip, ed è appunto nel settembre 2010 che ho conosciuto Annapaola Martin (filmmaker indipendente per tempesta dischi) che aveva scelto i giardini dello studio come location per girare il videoclip del singolo dei Criminal Jokers. Ho osservato con molta curiosità quello che faceva e come lo faceva. Poi lei è tornata mesi dopo per documentare la preproduzione di “Nati per Subire” degli Zen Circus. Gli avevo spiegato che stavo approcciandomi a Final Cut perchè mesi prima era venuta un casa di produzione video a fare un lavoro per una band, che pero’ non era andato a buon fine e quindi stavo cercando di seguire io il montaggio di quel video. Allora lei mi chiese se volevo una mano e mi dette le prime nozioni del programma ed è così che ho iniziato. Oltre all’incontro con Annapaola, allo studio si sono seguite parecchie case di produzione video alle quali mi sono affiancata come aiuto produzione, all’inizio io non giravo, ma ero responsabile di produzione e subentravo dopo in fase di montaggio. Questo mi ha permesso di seguire passo passo il lavoro di ogni regista ed in questo modo ho iniziato a capire quali sono le prime fasi da seguire riuscendo a delineare un vero approccio alla produzione di un videoclip. Poi, quando mi sono sentita più sicura, ho comprato la camera ed ho iniziato a fare le prime riprese da sola. Il mio primo videoclip è stato “Autobus 37” degli Etruschi from Lakota. In seguito ho lavorato con un regista molto bravo anche lui toscano che è Cristiano Gazzarrini con il quale ho collaborato come aiuto produzione e nella fase del montaggio, lavorare con lui mi ha aiutato molto.
Un consiglio che daresti a un ragazzo/a che desidera lavorare in questo campo? La scuola migliore è affiancarsi a chi fa già questo lavoro, chiedere a videomaker professionisti la possibilità di seguire alcuni progetti, all’inizio si fa tutto rimboccandosi le maniche e dopo le cose vengono da sole se c’è umiltà e passione. Quali sono i tuoi progetti per il futuro? Attualmente sono molto impegnata con le band Phonarchia perchè tre di loro sono in fase di registrazione e quindi sto facendo le riprese backstage delle registrazioni del disco. Quest’estate inoltre dovrò seguire degli eventi organizzati da Phonarchia e realizzare per ognuno di essi il reportage. Poi ci sono in programma tutti i video di ogni band per la stagione 2014/2015, si parte dal primo singolo del secondo album degli Etruschi from Lakota che uscirà a settembre/ottobre 2014, a seguire una decina di video, circa 3 per ogni band. Ma uno dei progetti più impegnativi di Phonarchia sarà la realizzazione di un cortometraggio, una rivisitazione in italiano del famoso Jesus Christ Superstar, (in collaborazione con il comune di Volterra, di Pomarance e limitrofi), come vetrina per tutte le bellezze artistiche, artigianali e naturali del nostro territorio. Un video per te fatto bene che consiglieresti di vedere subito? Internazionale: Feloche - La vie Cajun Nazionale: Zen Circus - Figlio di Puttana I tuoi contatti: www.saiarapedrazzi.it a cura di Martina Donati
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in agenda
VII Edizione CARTASIA Biennale d’Arte Contemporanea Identita’ Liquide Lucca 28 giugno - 02 agosto 2014
Paola Bazz - 2014
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Mykl Wells -2012
La Biennale d’Arte Contemporanea Cartasia nasce per dar voce al primato di Lucca come più importante distretto cartario d’Europa. Lucca ed i Comics, Lucca e la fotografia, Lucca e la paper art - sviluppo e cultura in questa città vanno di pari passo. I dieci artisti finalisti selezionati attraverso un concorso inernazionale interpreteranno il tema “identità liquide” - una riflessione sul tempo presente, sulla velocità e sulle identità in continua trasformazione: Fabio Arrabito, Lorenzo Bergamini, Giulia Giovannoni, Kamila Karst, Emily Nelms Perez, ddum studio, Giacomo Zaganelli realizzeranno con la carta del territorio opere monumentali che verranno istallate a cielo aperto all’interno delle mura cittadine.
Oltre a queste la città si animerà con eventi, incontri e mostre dei migliori paper artists internazionali. Cartasia fa vedere un’importante faccia della vita della città toscana - la produzione cartaria e il suo impatto non solo economico ma anche culturale; tenendo una particolare attenzione sui temi ambientali, il riciclo e la sostenibiilità. Un progetto dell’Associazione Culturale METROPOLIS www.cartasia.it a cura di Eva Perna
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Mykl Wells - Lavor 2012
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Il teatro della vita - preparazione 2012
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Andrea Marciano - Organic 2012
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Stefania Giannici - Afasia
www.car 76
Stefania Giannici - Afasia 2012
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klimt alle origini di un mito 12 Marzo - 13 Luglio 2014 Milano Palazzo Reale
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Klimt - Giuditta II CaPesaro
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Klimt - Adamo ed Eva
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Klimt - Fuochi Fatui
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Attraversare questa mostra è un’esperienza quasi magica. Lo stile del maestro viennese Gustav Klimt affascina e allo stesso tempo spaventa: le sinuose linee dell’Art Nouveau nei suoi dipinti si tingono di ori suadenti e colori brillanti e vi cattureranno negli occhi delle sue figure, soprattutto femminili - figure di una bellezza intrigante, misteriosa e pericolosa. Un percorso lungo oltre 100 opere che per la prima volta porta a Milano una raccolta proveniente dai più importanti musei del mondo per raccontare il percorso artistico del pittore: dagli esordi al grande periodo della Secessione Viennese, fino al periodo aureo e ai suoi ultimi lavori, dove già si intravedono influenze di Matisse e dei Fauves e del suo allievo Egon Schiele. Il percorso si conclude nella sala che ospita il “Fregio di Beethoven”, l’opera esposta nel 1902 a Palazzo della Secessione a Vienna, permettendo una totale immersione all’interno di questa travolgente opera. Un omaggio ad una delle persolità più intriganti ed interessanti della storia dell’arte. Un’occasione imperdibile di lasciarsi catturare dalla magia di uno dei più affascinanti artisti della Belle Epoque. a cura di Eva Perna
biglietti: Intero: 11,00 € Ridotto: 9,50 €
orari: Lunedi 14.30 – 19.30 martedi, mercoledi e domenica 9.30 – 19.30 giovedi, venerdi e sabato 9.30 – 22.30
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Klimt - Girasole
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mangia e bevi
Non un Mercat
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to qualunque “La vita è breve, buona, e c’è un diritto fondamentale: il diritto alla felicità. Che non si manifesta e non si deve confondere con una sorta di diritto naturale a diventare ricco, o a soverchiare gli altri. Parliamo di un’altra felicità. Delle soddisfazioni piccole, che però valgono molto” [L.Sepulveda C.petrini – Un’idea di Felicità]
I Mercati della Terra Sono una rete internazionale, di mercati di produttori e di contadini, coerente con la filosofia Slow Food. Sono luoghi dove fare la spesa, incontrarsi, conoscersi, mangiare in compagnia. Sono mercati gestiti da una comunità, con valori e regole condivise. Sono mercati in cui poter trovare cibi buoni per il palato, puliti per l’ambiente e giusti per la società. Solo prodotti locali e di stagione, presentati solo da chi produce quello che vende. Dove trovare spazi per i giovani, per l’educazione del gusto, per eventi artistici e musicali. “Il cibo e la felicità sono una rete e quindi hanno la forma della natura. Un seme viene dalla natura: viene quindi piantato, cresciuto, accudito, coltivato, raccolto, trasformato e ci viene offerto sotto forma di nutrimento che poi è, anche e soprattutto, l’espressione di una cultura. C’è cultura nell’agricoltura e nel modo di farla, nelle ricette tramandate o inventate, nella manualità. Nel “saper fare” che sta dietro a tutti i processi che portano il cibo dal Campo alla Tavola” [L.Sepulveda C.petrini – Un’idea di Felicità]
A mio avviso Carlo Petrini in questo passaggio del suo ultimo libro, Un’idea di Felicità, consigliato appassionatamente; si riferisce all’esperienza del Mercato della Terra che nel modo migliore possibile ci fa capire quanto cibo e felicità siano effettivamente sullo stesso piano. La rete dei mercati è internazionale, in Toscana segnaliamo Montecatini Terme, San Giuliano Terme e San Miniato. In Emilia Romagna: Reggio Emilia, Modena e Bologna. L’elenco completo dei mercati della terra è consultabile sul sito: http://www.mercatidellaterra.it/
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Il Mercato della Terra di
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i Bologna Il Mercato della Terra di Bologna di Slow Food, in collaborazione con Fondazione Cineteca di Bologna e con il sostegno di Provincia di Bologna e di Fondazione Carisbo, ospita circa 40 produttori del territorio Bolognese che vendono direttamente prodotti stagionali a kilometro zero.
Dove:
Quando:
Un po’ di storia:
Piazzetta Pasolini (Cinema Lumière) La cornice in cui si svolge il mercato è riconducibile alla piazza di un piccolo borgo, anche se si tratta del cortile della bellissima cineteca di Bologna.
ogni sabato mattina, dalle 9 alle 14 (tutto l’anno tranne luglio e agosto) e dal 28 maggio 2014 ogni mercoledì sera, dalle 17.30 alle 21.30
Inaugurato il 29 novembre 2008, da settembre 2009 il mercato ha frequenza settimanale, e dal 28 maggio 2014 è un appuntamento bisettimanale (sabato mattina, mercoledì sera). La prima edizione contava venti produttori, oggi ne coinvolge circa cinquanta che si ruotano stagionalmente. Il Mercato della Terra di Bologna svolge anche un’importante funzione di rivitalizzazione sociale e commerciale del distretto cittadino denominato “Manifattura delle Arti”, composto dagli spazi cinema e biblioteca della Cineteca di Bologna, i Laboratori DMS, il Cassero Arcigay, il Museo d’Arte Moderna di Bologna MAMbo, il Centro Sociale Ancescao “Giorgio Costa”, il Dipartimento Scienze della Comunicazione dell’Università di Bologna, il Parco 11 settembre ex-Manifattura Tabacchi e l’Università “Primo Levi”. Il progetto del Mercato della Terra di Bologna si inserisce in questo nuovo contesto urbano non solamente come spazio di distribuzione alimentare, ma anche in qualità di luogo d’incontro sociale e di diffusione della cultura gastronomica e alimentare.
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Cosa Trovare: La migliore qualità del territorio, garantita dalla faccia dei produttori agricoli e artigiani che vendono e presentano in degustazione: • Ortaggi di stagione e frutta fresca • Formaggi di capra, pecora, vacca e il Parmigiano-Reggiano di Vacca Bianca Modenese, Presidio Slow Food • Pane e prodotti da forno di lievito madre e grani locali • Farine e cereali • Latte fresco e yogurt (Consiglio anche la mozzarella) • Uova d’oca e di gallina (dal produttore provare anche le Polpettine e le uova sode!) • Carni di suino, manzo, pollo e coniglio • Salumi di Mora Romagnola e Mortadella Classica, Presidio Slow Food • Mieli, marmellate e succhi di frutta • Olio Extra Vergine di Oliva e Aceto Balsamico tradizionale • Vini di vitigni autoctoni • Birre artigianali né pastorizzate né microfiltrate • Fiori e piante aromatiche e orticole • Lavanda e zafferano • Pasta fresca, tigelle e piadine • Pescato fresco e vongole poveracce del Mare Adriatico • Caffè delle Terre Alte di Huehuetenango, Presidio Slow Food
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Al Mercato è presente un banco Slow Food dove potrete conoscere le nostre attività, diventare soci, e trovate in vendita una selezione di libri e dvd.
consigli: Per la frutta e la verdura il sabato andare molto presto in modo tale da avere la maggiore scelta e vivere al meglio il mercato con poca gente. Il mercato della Terra è un’ottima opzione sia per un aperitivo sia per mangiare qualcosa. Infatti si possono trovare delle ottime birre artigianali e pignoletti Bio da gustare insieme a ottimo pesce alla griglia, tigelle ripiene o ottimi panini con salciccia e cipolla.
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Associarsi a Slow Food, i soci Giovani (fino a 30 anni) pagano solo 10 euro l’anno. Sono già tanti i motivi per associarsi (vi invitiamo a visitare il sito http://slowfood.it/) e noi ve ne diamo uno in più: i soci Slow Food, al mercato della terra hanno uno sconto per acquisti superiori a 10 Euro.
Vedere il video “Il Mercato Ritrovato” http:// www.youtube.com/watch?v=GFLTsgk-9YI Ultimo ma non per ultimo, ribadisco spassionatamente: Leggere il libro “Un’idea di Felicità” di Luis Sepulveda e Carlo Petrini! a cura di Giacomo Gregori
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l’arte di viaggiare
Cortona d’ampezzo ma con le scale mobili! Ah Cortona…Cortona…Cortona! Ma ancora prima! Ah Spoleto…Spoleto…Spoleto! Eh ancora ancora prima…ah Trevi…Trevi…Trevi! Oggi mi piace il tre: tre paesi, tre chicche, tre giorni fantastici. Partendo da Tre-vi, che nella sua piccolezza, nasconde il fascino di un paesino soave e pacifico, oserei dire genuino. Dove poter gustare un tramonto velato ed uno spritz al bar, forse anche l’unico, del centro. Dove poter fare un sacco di belle foto, ma soprattutto dove poter mangiare una tagliata eccezionale, con antipastini e contorno di patatine al rosmarino alla modica cifra di 17€, ah, compreso di vino, caffè e limoncello, al fantastico ristorante Maggiolini…fate voi.
imitarlo senza avere successo, se non dopo tre o quattro bicchieri di vino. Consiglio, se vedete un coupon su Groupon, scusate il gioco di parole, riguardante un certo hotel Arca, lasciate perdere, anzi bannate la pagina.
Niente a che vedere con un fantastico panino mangiato nel mezzo della strada tra un ristorante indiano ed un kebabbaro, nell’antica, ma tremendamente pendente, Spoleto, così ripida che anche i gatti se la prendono con calma. Questo paesino è esageratamente ammaliante, anche per gli splendidi taglierini di affettati misti che si vedono uscire da rustiche tavernette, che non mi sarebbe per niente dispiaciuto trafugarmi. Poi merita andarci solo per sentire l’accento spoletino, passerete giorni a tentare di
Anche questo in pieno stile medievale, offre panorami mozzafiato, proprio come a Spoleto, i sali e scendi sono incredibili, ma i cortonesi hanno ben pensato di aiutare gli sfaticati come me, con una delle più belle invenzioni dello scorso secolo…le scale mobili, il sindaco vince 10 punti e 5 stelle su Tripadvisor! Ottima scelta. Tre incantevoli paesi per tre indimenticabili giorni, circondati da tre elementi che rendono la nostra vita unica: creatività , bellezza ed ovviamente ottimo cibo!
Infine, per tutti gli amanti della macchina fotografica, appuntamento a Cortona, dove, dal 17 luglio, fino al 28 settembre, regna nel paese uno spirito artistico dedito alla fotografia, grazie a Cortona On The Move. Dopo aver visitato l’evento 2013, si può tranquillamente affermare che tra le vie di questo splendido paesino, ti ritrovi circondato da uno spirito creativo dedito all’immagine.
a cura di Gabriele Bertacchi
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laboratorio creativo cartasia 2014 L’attività consiste in una visita guidata alla mostra per far conoscere ai bambini i vari artisti esposti e le tecniche da loro utilizzate per lavorare la carta. Dopo la visita i bambini fanno un laboratorio manuale ispirandosi a una delle artiste in mostra, Paola Bazz, tecnica molto semplice e divertente, ovvero il collage. Utilizza esclusivamente carta da riciclo ricavata da riviste e giornali. Ogni pezzo del collage è tridimesionale, ricavato intrecciando due strisce di carta tra di loro. Il laboratorio sarà svolto ogni giovedì mattina dalle 11 alle 12:30. Rivolto ai bambini dai 6 ai 10 anni. Per prenotazione: Ref. Responsabile ELENA BRAVI Tel: 3406850382 Email: elenabra85@gmail.com Il costo del laboratorio è di € 5