Sotto Tutte le Bandiere

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Il Laboratorio - le edizioni


Š 2010 Andrea Gerardo Nappi Sotto tutte le bandiere fa parte del progetto poetico A mille miglia da Damasco – La voce rauca di Dio Il Laboratorio - le edizioni 80035 -Nola, Piazza Trinchese 18


Andrea Gerardo Nappi

Sotto tutte le bandiere





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C’è qualcosa che ci sfugge una parola un déjà vu una erezione maliziosa una traccia d’incanto una verità dimenticata da anni nel taschino C’è qualcosa che ci sfugge la vita che si ritira la gioia che più non si rammenda l’amore che nemmeno a comprarselo C’è qualcosa che ci sfugge e va sempre più veloce 7


mulinello nel cervello vertigine del cuore che più non si rallegra C’è qualcosa che ci sfugge accelera nel vuoto ammassa i giorni affolla la tristezza e niente più c’è da scoprire da inseguire E di quel qualcosa che ci sfugge resta solo una linea di amarezza.

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Nutri il tuo sguardo di virtù Dì e fa ciò che è vero Agisci per felicità Commercia in ideali e respingi le illusioni Concedi fiducia a chi non crede in te Riempi il tuo nulla con il Verbo che tutto rivela Lascia gli specchi e mettiti in cammino La scrittura sia il tuo unico riparo Respira il Divino ma rispetta l’Infinito che guida i tuoi gesti 9


Ricordati di santificare il dolore quando il tuo cuore è colmo di allegria Metti il cilicio alla tua infelicità quando tutto sembra perduto Scegli per quello che sei e non per quello che presumi di valere Per dare usa le mani non il pensiero Gli onori siano dati ai primi i doni agli ultimi A te basti la vita.

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Guardo la pioggia cadere Non voglio dormire Non prendo le pillole Mi stupisco che ancora qualcosa mi commuove e per incanto il dolore che mi circonda cessa di esistere.

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La polvere si alzò in piedi e tutte le cose vennero a noi Tutto ci venne offerto per ogni sguardo c’era una scoperta ma ingordi e rapaci cominciammo a divorare ciò che per noi era stato creato Lo sguardo innocente diventò minaccioso andammo a caccia del Padrone ma Lui che sciocco non era si rese irreperibile invisibile 12


Stanchi di guardare in alto volgemmo lo sguardo in basso e capimmo mentre precipitavamo senza trovare un appiglio che le cose non sarebbero venute pi첫 da noi nessuno mai ci avrebbe regalato pi첫 nulla Il nostro sguardo ci aveva condannato a diventare pratici.

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Da questa vetta il mio odio vi parla Muto è il mio cuore I miei comandamenti li avete seppelliti all’ombra di un pruneto I miei dettati li avete fusi nell’oro Non avete ascoltato Non avete ubbidito Vi ho liberato dalle catene Dovevate essere il mio popolo eletto ma voi innalzate i cuori a idoli morti da tempo Dove sono i vostri occhi? Io vi accecherò per sempre Non mi vedete perciò non mi temete I sensi ci dividono 14


Io, Dio invisibile, non vi convinco Immaginare, non vedere era il vostro compito perchÊ non mi amate? Non vi ho forse liberato dal Faraone? Per voi non ho aperto i mari? Forse, è arrivato il tempo che Io, Dio diventi uno di voi Mi amerete? Mi rispetterete? Ho bisogno di fare quattro chiacchere fuori dal tempo e dalle regole Mi amerete? Mi rispetterete? Chi lo sa! Come Dio non ho nulla temere come uomo è meglio che cominci a preoccuparmi.

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Giuda, come va? Hai bevuto il cappuccino? Hai mangiato le ciambelle? Stanotte ho sognato che pescavo sulle rive del Giordano Ero finalmente felice ero sereno nei miei occhi non c’era piÚ sangue Nulla mi distraeva i pensieri di morte li avevo lasciati a Gerusalemme 16


Tutto era fermo ed innocente come nel primo giorno della Creazione Immerso nelle acque fredde del torrente mi ripetevo “Prima o poi troverò la forza di agire” Finchè ero fermo sulle rive del Giordano tu non saresti riuscito a trovare l’albero giusto a cui impiccare la tua colpa Fermo io salvo tu Poi, mi è venuto da pisciare mi sono mosso mi sono spostato controvento e solo allora i corvi si sono messi in volo.

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Tutto ciò che sapevo ora non lo so più Avverto smarrimenti di identità perdite di intere memorie Frugando nei cestini cerco di ricostruire un accettabile puzzle per questa vita che si smembra si frantuma Sciupo il mio tempo in gesti quotidiani mangiare, bere, cercare di eiaculare e non mi ricordo più 18


di chi era sposa Clitennestra e confondo i romanzi di Tolstoi con quelli di Turgheniev Tutto ciò che sapevo ora non lo so piÚ come se mi avessero condannato a diventare una gelatina in giacca e cravatta Spariscono dal mio sangue gli eroi greci le ninfe e le muse Agostino e Platone Eraclito, Anassimandro e pure Anassimene e sillabando i loro nomi cerco di salvarli ma niente tutto sparisce tutto va a finire nel tritacarne e di me potete se volete fare pure polpette Ora vi è concesso.

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8

Le montagne si getteranno nel mare Il cielo precipiterà nell’odio I lupi divoreranno i lupi (e solo la neve coprirà il sangue dei massacri) La perfezione si trasformerà in uno sciocco ricamo Il lezionario sostituirà la coscienza L’amore soccomberà alla viltà Di questa umanità resteranno solo frammenti di verità, esercizi di volontà e il computo dei sacrifici fatti in nome della libertà La morte non spaventi nascere è stata una follia peggiore. 20


9

Ogni tanto incontri qualcuno che ti ha fatto dono della vita e pretende che tu lo abbracci lo chiami con voce infantile strozzata dalla commozione “Papà” mentre l’altra dall’ospizio ti telefona “Sono la mamma, quando vieni a trovarmi?” Ma non erano tutti morti? Ogni tanto incontri una donna che giura che sei stato l’unico uomo della sua vita 21


ma il vizietto di strizzare l’occhio al fringuello del tavolo accanto non l’ha di certo perso ma finché è lei a offrire la cena puoi sorridere delle sue innocue menzogne Ogni tanto non incontri più nessuno e per Dio e per l’uomo l’anima, finalmente, si rasserena.

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Ti spiegherò la fede che ho nell’inquietudine Ti parlerò dell’imponderabile con cui rammendo i miei giorni Allevo il dubbio Mi addormento senza mai una certezza Diffido del mio orecchio dei miei occhi sospetto finanche delle mie mani Smetto di essere quando penso eppure non riesco a trovare un’altra distrazione.

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L’ordine della disperazione Il registro dei deliri Il disagio delle profezie e infine il sacrificio della verità .

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Inaudita è la mente crea mondi, miti e passioni prende il piacere e divide il dolore Inaudita è la mente crea corpi, bellezze e libri da abitare Inaudita è la mente scopre memorie e inventa numeri segreti per restare nel giro del tutto senza mai precipitare nel nulla Inaudita è la mente.

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Vivi l’errore tratta la virtù come una serva sciocca e la verità come una vecchia puttana Vivi l’errore precipitati nel peccato corrompi la felicità fino a trasformarla in un singhiozzo Vivi l’errore tra scegliere e agire metti a dormire la ragione Vivi l’errore Io sono ciò che non è mai esistito e che d’ora in poi esisterà per sempre Io sono te e il tuo doppio 26


io sono il nulla che ti verrĂ a rapire io sono la morte che nega ogni morale la fine del limite Vivi l’errore e per un po’, ti prometto ti restituirò alla vita cercando un altro passatempo.

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Ti parlo ma non ascolti divori un gelato a fragola e limone e invii un sms a chi sa chi Ti accarezzo la nuca Ti frugo con le mani sotto la gonna di tweed Ti sussurro all’orecchio che sei una troia ma nulla sembra più eccitarti Sbavi per un altro uomo o un’altra donna? E chi controlla più i tuoi desideri! Sei così viva che mi spaventi Io appartengo al passato ho fatto un viaggio inutile l’amore come la carne si corrompe è ora che me ne faccia una ragione. 28


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Accartoccio e getto nel cestino no, non nel camino, l’ultima poesia Sono quattro versi sciocchi ma perché buttarli via? Lascio vivere questo foglio stropicciato che per tutti diventi la Poesia Ignota il monumento di carta di tutto ciò che è stato cancellato bruciato, scartato e mai pubblicato La Poesia Ignota sia affissa in ogni città in ogni villaggio, la si studi a scuola la si impari a memoria con questo piglio un po’ retorico perché Lei non cerca gloria ma solo un attimo di attenzione. 29


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Se fossi stato abile meno impetuoso piÚ riflessivo accettando qualche consiglio seguendo le regole del gioco trovando come tutti scorciatoie lucidando qualche scarpa sarei un altro o il solito fallito? Nell’attesa di una rivelazione torno alle parole Sono loro che mi incitano a resistere.

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Appendo la caffettiera al muro e sui fornelli metto a cucinare quadri rubati all’ultima Biennale Uso la bici per attraversare il letto i libri li ho messi tutti in frigo in attesa di leggere versi non adulterati Mi alzo alle due di notte e vado a dormire alle sei del pomeriggio La sveglia l’ho regalata al cane del vicino perché sappia regolarsi quando abbaiare senza troppo disturbarmi Faccio tutto alla rovescia per raddrizzare questa vita ma il destino più non fa le fusa alla mia inquieta fantasia. 31


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Ho mutilato il mio corpo come Edipo mi sono accecato e di tutti gli altri sensi mi sono privato ricorrendo all’aiuto di un esperto (pagando si ottiene sempre tutto) Ho ancora un cuore una mente e un respiro che vuole andare avanti PerchÊ ho fatto scempio del mio corpo? Suicidarsi mi sembrava troppo semplice Disfarsi di parti vitali continuando a sopravvivere mi sembrava piÚ coerente con il mio progetto: punirmi per eccesso di esistenza 32


Sono un relitto eppure dentro di me avverto l’orgoglio di appartenere ancora alla vita. Ăˆ grave?

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Le mie camicie non saranno messe all’asta nemmeno le mia giacche il mio vecchio pc lo getteranno in una discarica abusiva così come i libri dei miei tre maestri Useranno di certo per anni le mie caffettiere e le mie lenzuola Del mio affezionato plaid scozzese faranno stracci per la polvere Le riserve di zucchero e i cinque kili di pasta all’uovo e l’olio speciale di Trieste se lo divideranno i becchini Se lo porteranno a casa 34


come bottino di guerra La mia collezione di cioccolato fondente se la papperà l’infermiera grassa che invano cercherà di sedurmi negli ultimi giorni di degenza Il mio sperma che con cura conservavo in freezer (per donarlo alla scienza) sarà lasciato a marcire tra ghiaccioli alla menta Di me non resterà nulla né si troverà una donna o un chicchesia che per me verserà una lacrima La morte non riscatta nulla è l’unica consolazione di cui andrò fiero se riuscirò a mettere un piede nell’aldilà.

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Cos’è il desiderio? Dove si nasconde il rimpianto? Quando franerà la tua sorte? Come riuscire a fermare il “non ancora”? Chi ucciderà la superstizione? Chi sposerà la coscienza? Chi sarà il primo a naufragare nel proprio destino? Ho finito da poco l’inventario delle passioni C’è poco spazio per tenerle tutte su di giri ma c’è abbastanza tempo perché ognuno di noi possa negare a se stesso di essere se stesso 36


La veritĂ si rinnega quasi per difetto di esistenza Rullano i tamburi c’è un altro amante della morte che sputa in faccia a chi si nasconde a chi si nega a chi non risponde Preparate il rogo.

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Anche oggi abbiamo lavorato navigato tra Leopardi e Schopenauer lavato i piatti, stirato le camicie fatto l’appello alla spazzatura La folla e l’ira ingrassano i maiali e scrivere senza usare gli occhiali mi appare come il mio ultimo atto di coraggio.

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Decisi di tornare alla filosofia dopo trent’anni di bagordi quando in un libro di Bukowski “Una notte niente male” edito da Guanda nel 2008 trovai una “mia” poesia pubblicata due anni prima Bukowski aveva scritto quella poesia (che assomigliava alla mia) ventanni prima plagiandomi senza pudore anche se agli occhi del mondo ero io il falsario 39


Come potevo combattere con il mio Maestro? Sul suo passo sul suo terreno non sarei arrivato da nessuna parte Tornai alla filosofia pregando gli Dei che Buk dopo morto non fosse ancora in grado di cancellare i miei versi.

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Nel tuo tempo non c’è più tempo ma solo spazio che si restringe Spavalda resta solo la ricerca mentre una verità uccide un’altra verità Dove ci doveva essere potenza c’è assenza Dove ci aspettava un ruolo abbiamo deciso di non partecipare.

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Mi fanno incazzare gli scrittori di successo che si fanno intervistare davanti alle loro librerie pulite, immacolate con i libri in fila ordinati come se da sempre nessuno li leggesse o almeno li sfogliasse Questi letterati baciati dalla fortuna non si fanno mai intervistare davanti a un piatto di spaghetti sdraiati sul letto o mentre in doccia tentano di farsi una sega 42


No, le telecamere li riprendono sempre sommersi da migliaia di libri Ma qual’è il senso di questa messinscena? Cosa vogliono trasmetterci? Che i loro scritti vivranno in eterno Puah, tra dieci anni nessuno si ricorderà di loro almeno lo spero per la mia bile L’invidia mi avvelena il sangue è ora che mi decida a comprare una libreria.

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E se ci arrendessimo adesso? Sospendendo la battaglia perché non c’è più coraggio per ingoiare un’altra sconfitta? E se restassimo fermi, chiusi in casa a consolarci con questo annuncio di gloria con questo ultimo tentativo di sfidare la sorte con la spada in mano e le pantofole ai piedi? Sì, uccidiamo l’ambizione il fare pressuppone impegno il mondo è già pieno di boria e proclami Arrendersi un attimo prima non è tanto disonorevole 44


Che il nostro impavido sguardo la smetta una volta per tutte di dare slancio alla vita entusiasmo al cuore Ma è un attimo poi torno a dare ordini Che si preparino i cavalli e si affilino le spade Tutto è pronto, tutto è deciso Andremo a combattere perché non si può essere clementi verso se stessi.

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I numeri non muoiono si moltiplicano si dividono si appiccicano l’uno all’altro copulando tra di loro I dispari inculano i pari in una ineguagliabile Sodoma algebrica I numeri non si guardano mai negli occhi ma sempre di sbieco Non si affrontano mai vis-à -vis ma sempre con un + un - un x o un : 46


a separarli I numeri si odiano e ognuno si crede piÚ importante di quello che lo precede I numeri soffrono di torcicollo e di gastriste ma non periscono mai Sono i numeri che ci governano ma lo fanno con discrezione senza dare troppo nell’occhio Ecco perchÊ amo i numeri.

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Vivo tra oggetti antichi Il pensiero si è fermato un po’ di millenni fa Da allora pochi passi in avanti Solo proiettandomi nel passato riesco a sfidare i giganti del Pensiero alleandomi ora con l’uno ora con l’altro Provo un po’ di vergogna ma non esito a combattere sotto tutte le bandiere Mi basta restare all’angolo dell’eroe di cui la sera prima ho letto le gesta È vero porto il secchio e la spugna 48


ma quando c’è il colpo del K.O. muovo nell’aria i pugni disegnando colpi perfetti e per un attimo sento di aver vinto anch’io partecipe di un’infinita grandezza che mi rende immortale per circa dieci secondi.

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Non ho migliorato il mondo non sono stato d’esempio a nessuno ho giocato a dadi e la posta era sempre la mia vita contro quella di un altro Non so se ho incontrato mai un avversario che mi valesse ma il gioco è gioco e io ho tirato i dadi Sempre ho vinto sempre ho bevuto il sangue del mio avversario scopato le loro mogli violentato le loro figlie uccisi i loro eredi 50


Sono stato spietato ma ho giocato sempre in modo leale Le regole sono state sempre chiare o tutto o niente Ora sono ricco dannatamente ricco ma solo come la morte Ho ucciso anche i miei figli perché mi sembrava giusto che qualcuno pagasse i miei debiti Li ho messi al mondo li ho nutriti solo per sacrificarli agli Dei Prima o poi perderò ai dadi è scritto, è scontato Ma quel giorno ci sarò io solo a giocare contro me stesso.

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Non mantengo mai un impegno Inizio mille cose e ne porto a termine al massimo una o due Non onoro i miei debiti Non rispetto le regole Tradisco la fiducia di chi è cosÏ sciocco da concedermela Amo per tutta la vita solo un giorno Vivo nel presente un protagonista del momento Rido in faccia a chi mi accusa di essere incoerente 52


Visto come vive l’uomo sospeso tra vita e morte un po’ di svago mi è concesso Solo chi non guarda dentro la sua esistenza si sente in dovere di essere coerente.

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Ho preso casa nell’universo sì, sì come spiegarti? Vai al nord poi gira verso sud svolta ad ovest conta fino a mille e fai una bella inversione puntando a est sì, sì hai capito bene se ti perdi al limite mi richiami Ho preso casa nell’universo non è grande non è piccola non è di lusso ma nemmeno 54


la definerei modesta è come la volevo pochi confort e niente tv Vicini non ne ho almeno non li vedo Ogni tanto arriva qualche voce dal passato come la tua Perché, dopo anni, ti sei ricordata di me? Vuoi sapere se ti amo ancora? Che sciocca! Sai bene che non ho mai saputo rispondere a questa domanda Ora che sei quasi arrivata non distrarti con i ricordi vai qui poi salta lì muoviti a zig zag per un’ora quindi corri sempre dritto senza paura di sbagliare Se ti perdi, richiama ti aspetto per colazione Qui è tutto così tranquillo così perfetto come mai nella mia vita Mi sembra di sognare 55


Vivo senza affanni senza affitti da pagare senza sentirmi in colpa perché non pago le bollette Vivo del mio senza più ira e rancore Cara, ti sei persa? Perché non rispondi? Tranquilla, ho preso casa nell’universo Prenditela pure comoda in ogni dove mi troverai quando prima o poi arriverai.

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Sono andato al cinema da solo Vivo da solo quindi è normale che al cinema non vada in compagnia Vivo senza nessuno che mi giri intorno la gente mi strema ma andare al cinema da solo certifica in modo assoluto la mia perfetta solitudine Al cinema sono arrivato con un’ora di anticipo Ho comprato il biglietto mi hanno assegnato un posto come sull’eurostar 57


Odio i posti assegnati ho insistito per avere un posto libero una poltrona variabile ma l’addetto è stato irremovibile Erano anni che non mettevo piede in un cinema Tutto è cambiato Al bar ho ordinato da bere per tirarmi un po’ su e ingannare l’attesa poi quando hanno aperto la sala sono andato a sedermi Ero l’unico spettatore ma quando mi sentivo al sicuro nel buio dei titoli di testa è entrata la folla e lo spazio si è ristretto e la gente era su di me accanto a me davanti a me sopra e sotto di me pop corn, gelati, coca cola e rutti da birra Era una folla assassina volevano il mio sangue 58


non c’era tempo da perdere sono fuggito fuori dalla sala prima di essere soffocato per sempre In cielo c’era un’immensa luna piena l’ho guardata fotogramma dopo fotogramma Non era un film ma era bello lo stesso forse di più e per un attimo nel parcheggio del cineplex mi sono illuso che la luna andasse in scena solo per me.

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Mi chiedi di prendere una decisione più non si può aspettare cedere bisogna agli assalti della sorte Mi solleciti a decidere a scegliere tra l’uno e l’altra opportunità Stare fermo non è più possibile Agire è imperativo – Vado – Sei sicuro? – No, ma vado lo stesso.

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Era notte, sempre un fuoco era acceso (sempre) Su una parete apparivano ombre di corpi nudi che si accoppiavano tra loro (sempre o quasi) Il cinema, i dvd, sarebbero arrivati millenni dopo Le ombre erano la realtà, l’unica Masturbarsi era un’attività (l’unica) dove era possibile specchiarsi senza sentirsi schiavi Un atto di libertà. 61


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In un sacchetto della spesa ho messo tagli di prima scelta di Platone frattaglie di Eraclito fegato di Gorgia un litro di Pirrone e i frutti ventosi di Agostino e ho regalato tutto a Lei Musa a cui non importa un fico secco di essere una musa Insieme, mentre io la spogliavo e lei mi sbottonava abbiamo riso della dialettica e delle cause finali

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Abbiamo lasciato fare ai nostri corpi Il sacchetto prezioso l’abbiamo perso nella metropolitana Liberi dal pensiero gli orgasmi mi sono sembrati di una fattura speciale direi piÚ completi.

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Chi vuole morire, muoia (prego, si accomodi pure) Vivere è un breve malessere Spezziamo, fratelli, insieme il Tempo Forse, non accadrĂ nulla o forse riusciremo a inventare un’altra esistenza senza una data di scadenza.

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Prometeo rubò il fuoco agli Dei e lo regalò agli uomini Gli Dei lo punirono con grande severità servendosi di un’aquila Nessun uomo corse in soccorso di Prometeo lo lasciarono da solo incatenato ad una roccia a consumare la sua condanna per l’eternità Da allora un fuoco restò sempre acceso 65


tra gli uomini ma nel loro cuore il coraggio si spense per sempre.

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Ancora?! Ancora, mi sveglio con queste erezioni con questo desiderio che diventa dolore per assenza di contatto Maledico queste dannate erezioni Non serve a nulla indossare tre mutande continuo ad avere erezioni e questo dato di fatto mi spinge all’azione Chi comanda è il mio cazzo è lui l’imperatore dell’impero E con sorpresa decido di uscire dalla depressione Il desiderio mi rende vivo almeno fino al prossimo orgasmo. 67


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Svogliato e immacolato vivo per inerzia per incapacità a compiere atti impuri Un uomo di buona volontà all’apparenza ma in realtà vittima del suo scarso impegno Uno sbaffo di vita, di colore una crepa del tempo nel grande affresco che raffigura l’universo.

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Ho il record dei fallimenti Ogni giorno ne aggiungo uno di nuovo Ho una dote innata nel fallire Sono un talento dello sbaglio che però non è mai fatale almeno nel mio caso Il fallimento si ripete, si rinnova si abbellisce diventa quasi perfetto Il fallimento come arte per pochi eletti Sbaglio da quando sono nato Genitori, fratelli, religione scuole, amori, amici, lavori matrimoni, scommesse 69


tutto una sfiga Non è una consolazione ma nemmeno un disonore Che ci posso fare? Nulla Solo continuare a fallire Ăˆ la cosa che so fare meglio.

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Chi cospira contro chi? Chi sospira per chi? Chi si ispira dinanzi a chi? Come sarebbe bello continuare a giocare con le parole se non ci fosse l’affitto da pagare.

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Quanti sì abbiamo detto quando sarebbe stato giusto dire no? Quanti no abbiamo urlato quando agire sarebbe stato onesto? La somma dei si e dei no moltiplica, divide esagera, rimpicciolisce la nostra vita Non si può tornare indietro le scelte fatte non si possono cambiare ma se dire sì ci è sembrato opportuno e dire no ci ha salvato dall’angoscia allora lasciamo l’algebra sulla lavagna 72


e per una volta godiamo di noi stessi senza però troppo esagerare.

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Non ho mai capito un cazzo di nulla Mi sono sempre fatto domande sbagliate e le risposte sono state un disatro annunciato Trattenerti con la forza mio unico bene è stata una follia Ora ti lascio andare tranquilla prendo solo, per ricordo, una ciocca di capelli Aspetta, posa le valigie dell’addio la porta è chiusa e la chiave ce l’ho io Dove vuoi andare? 74


Non facciamo scenate Non disturbiamo i vicini Tranquilla, ho promesso ti lascio libera ti lascio andare via mio unico bene taglio, solo per punirti i lobi delle tue orecchie Non sentirai dolore promesso Ho amato solo te Ti avevo avvertito che saresti stata solo mia e di nessun altro Su, su non irrigidirti non avere paura Ho promesso ti lascio andare ma fammi spiegare Chissà quando avremo un’altra occasione Ho voglia di te sei così bella, così elegante che mi sono eccitato Anche tu lo sei lo so 75


Nel tuo sguardo però, c’è odio non riesco a scoparti se mi odi Scusa, ti chiudo gli occhi e ti sfilo le mutandine Dovrei ammazzarti per il male che mi hai fatto ma sei così calda che ti perdono Fatti fare dopo promesso ti lascio andare via Oh cara, ti amo, ti amo, ti amo ora rivestiti apro la porta ti lascio andare via sei libera perché non vai? Vuoi i soldi per il taxi? Tieni, ti regalo la mia carta di credito Non ringraziarmi non dire nulla non lo sopporterei Ti dovrei ammazzare per il male che mi hai fatto non muoverti 76


resta ferma nella morte ora tocca a me farla finita Vorrei pregare ma non lo so fare Non ho mai capito un cazzo di nulla.

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Per vincere questo torpore mi invio degli ultimatum tramite sms “Se non vai a fare la spesa oggi niente trenette al pesto” oppure, più incisivo “Se non ti alzi dal letto niente vino per un mese” E insomma in tal modo qualcosa riesco a fare anche se cedere a questi ricatti indebolisce il mio Io Dovrei ribellarmi esercitare il libero arbitrio 78


ma non sempre ci riesco Se abiuro è perchÊ non so rinunciare alla cucina.

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Mi incoraggia pensare che mai tradirei i miei Maestri Bruto non sono nemmeno Giuda e Mocenigo mi fa davvero schifo Mai tradirei Casanova, Madame du Chatelet Voltaire, invece, sÏ è insopportabile Mai tradirei Hem, Buk Carver, invece, sÏ la sua fissa per il salmone mi incattivisce per davvero

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Mai tradirei i miei Maestri ma se potessi rubare qualche loro verso inedito sarei pronto a smentire i miei princĂŹpi.

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Fin da piccino mi frullava in testa la mania del suicidio Nessun istinto di autoconservazione era presente in me Da grande volevo fare il kamikaze intanto mi esercitavo mettendo chiodi nelle prese elettriche buttandomi nei pozzi gettandomi dalle terrazze rubando il pastone a terribili mastini napoletani lanciandomi nel fuoco facendo a botte con quelli piĂš grandi di me (prendendole di brutto ma senza mai farmene un cruccio) 82


Chissà perché alla fine mi salvavo sempre Così fu giocoforza crescere accettare la vita le delusioni d’amore i quattro in pagella i licenziamenti in tronco Non c’era nessuno pronto a scommettere un soldo bucato sull’ipotesi remota che sarei riuscito a sopravvivere Poi, qualcosa cambiò il coraggio sparì e incominciai ad amare la vita ma anche a temere di perderla La paura di morire divenne un’ossessione Andavo avanti con prudenza esagerata ero diventato uguale agli altri Che iella! Da poco ho ritrovato in soffitta l’album del mio coraggio le foto sbiadite in bianco e nero con me ingessato, fasciato, incerottato con la testa e le gambe rotte 83


Che spettacolo ero da piccino! Forse, ancora posso sperare nel lieto fine Mi sa che mi sta tornando il prurito del suicidio.

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Lottiamo Lottiamo contro chi ci precede cercando di sopravanzarlo nella gara della vita innescando infinite competizioni sanguinose rappresaglie “Siamo tutti misurati dai nostri atti” “Nessuno può abbandonare il proprio destino” gracchia qualcuno da un altoparlante d’altri tempi Non serve sgomitare per stare sul palcoscenico 85


Suona una sirena La salvezza è restare nelle retrovie Tornate indietro ma ho paura che vi siate spinti troppo in avanti perchÊ possiate farcela.

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I miei fratelli si scopano mia moglie ma non è colpa loro è lei che apre la porta I miei fratelli rubano il mio raccolto e sacrificano sempre e solo i miei agnelli ma io non protesto I miei fratelli non sono cattivi è la loro natura si divertono a prendermi in giro a umiliarmi a bastonarmi ma io porgo l’altra guancia 87


e troppo non mi lamento ho una casa una donna cibo per nutrirmi e va bene così I miei fratelli lo so all’apparenza sono crudeli ma ribellarsi non è nelle mie corde (chi ha fratelli può capire) Essere schiavo mi dà l’ebbrezza di essere speciale Come ha detto qualcuno sono la forma umana che più si rispecchia nel nulla.

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Gli atomi mi hanno sempre spaventato Sono caparbi, determinati irriducibili, indistruttibili Puoi dividerli all’infinito sminuzzarli farli in mille pezzi sempre con miliardi di atomi tignosi ti trovi a fare i conti Sono come i pidocchi il mom non serve a eliminarli Gli atomi si aggrappano alla vita con tenacia 89


mai riesci a liberartene per davvero Sono fin’anche nella mente e nel pensiero Atomi prendetevi una pausa smettete una buona volta di girarmi intorno di darmi scosse Sù, sù prendetevela comoda Anche a voi sia concessa un’ora di ricreazione.

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Socrate non scrisse nulla Pirrone nemmeno eppure il loro pensiero vive tra di noi tra un caffè e latte e due fette biscottate Troppi secoli di frastuono di sciocchi trombettieri amplificano le voci meravigliose del passato Un’eco potente che la ragione coccola e il cuore accetta ancora con sorpresa.

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Solo due medici vale la pena di onorare Non Ippocrate né Galeno né Jenner né Pasteur Sugli altari dovremmo mettere Louis e Guillotin gli scienziati della morte perfetta Meriterebbero sette nobel alla carriera se i premi fossero una cosa seria Senza ipocrisia senza specularci senza farci tanti soldi sopra hanno assolto bene al loro compito Trecentomila teste tagliate stanno lì 92


a testimoniare la bontĂ del loro lavoro Un medico può solo aiutarci a morire, null’altro Louis e Guillotin mi inchino davanti a voi.

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Imbattibili sono le lacrime Imperi e fortune sono nate grazie al mistero che accompagna il pianto Tutto si risolve con la forza delle lacrime Quasi tutto Ora capisco perchÊ la morte è rappresentata senza occhi.

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Dormi tranquilla nel sudore dei tuoi mille tradimenti Distesa nel mio letto sembri un angelo eppure traspiri sesso Mai ti basta Nessun uomo, nĂŠ due, nĂŠ tre riescono a tenerti testa a domarti Tu li stordisci li prosciughi e poi vieni a riposarti come un angioletto nel mio letto A chi posso raccontare la mia pena? 95


A dormire non riesco a dormire ti guardo ti accarezzo Sei davvero mia solo quando dormi Sei mia per una parte del giorno e questo mi è sufficiente per andare avanti.

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Chi stabilisce cosa sia giusto o ingiusto? Dov’è il bene o dove si nasconde il male? Qual è il fine del vero o la necessità del falso? Chi stabilisce cos’è l’essenza del mio essere? Dove finisce la mia morale? Chi è il padrone delle mie azioni? Dio a volte può essere una coperta Dio a volte può essere una minestra Dio a volte può essere un progetto ma Dio non è in me 97


In me non c’è nulla che non appartenga a me La coscienza di questo dettato mi salva, a tratti, dalla pazzia di sforbiciare il cielo.

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Fuori dalle palle chi parla per parlare I simili si mettano in fila dietro i loro simili I diversi siano esclusi dal gioco ma li si lasci assistere Che nessuno protesti Ora, voi, i simili guardate solo me Io sono l’Eterno, il Tutto e voi una misera parte Per quanti miliardi di simili possiate essere tuttavia non siete che un infinitesimo di me 99


Non siete che esseri imperfetti difetti dell’esistenza da eliminare ogni giorno perchÊ disturbate la mia assoluta Perfezione Chi sa, taccia Chi ha capito si metta un sasso in bocca Ai diversi siano dati gli avanzi Godo a banchettare con l’orrore.

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Tra sentire e sentimento c’è un filo filogico Tra amare e tramare non vedo oneste connessioni Tra giudicare e giudizio trovo solo dolore Tra fregare e fregata c’è solo un mare di scrupoli da attraversare Tra controllare e dubitare c’è un legame che stressa Tra certezza e ciarpame c’è un trattino di indifferenza Tra legare e legami vive una parentesi perversa 101


Tra fare e fatto c’è solo un punto e a capo perché le parole iniziano quando l’uomo smette di essere immortale.

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Oggi spesa spesa grande Sono piovuti dal cielo soldi soldi veri non le solite promesse i miseri acconti che rendono grigia la vita Oggi spesa spesa grande bisogna festeggiare brindare all’avvenire Tutto ricomincia basta con le camere in affitto 103


basta con i vestiti lisi sono arrivati soldi soldi veri non le elemosine degli amici o i pacchi doni delle vecchie compagne di scuola Doccia, doppia doccia camicia pulita scarpe lucidate nodo alla cravatta giacca di velluto nero e soldi, soldi veri in tasca che tocco per masturbarmi con il lusso Oggi spesa spesa grande prima ai grandi magazzini poi a due ipermercati e infine in libreria Voglio spendere tutto avere tanti soldi in tasca mi fa andare via di testa 104


Non so cosa comprare sono indeciso sul da farsi meglio sarebbe aspettare i saldi ma no ecco ho deciso compro un atto di chiarezza due kili di evidenza cinque paia di pensieri un metro di distinzione tre minuti esatti di scienza otto figure geometriche impacchettate (per fare i regali di Natale) un cappello pieno di favole algebriche due confezioni di metafisica a cubetti due rasoi di Ockham per eliminare gli orpelli dai miei versi Oggi è spesa spesa grande.

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È scoppiato il cielo gli astri cadono con fragore sulle nostre povere teste Cosa resterà dell’umanità? Un po’ di piscio per l’ultimo spavento.

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Ăˆ quando arrivano i barbari che le donne partoriscono poeti.

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E fu così che il Niente stanco di essere niente di non produrre alcunchè per assenza di materia e di potenza si incazzò di brutto e cominciò a credere a volere, a pensare, a riflettere ad agire e da questa incazzattura nacque l’uomo che è un niente che crede, che vuole che pensa, che riflette, che agisce si agita ma sempre niente resta Dal niente si ritorna al nulla

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L’eterno ritorno Ecco, appunto l’uomo che sparisce nel nulla.

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Quello che valeva ieri non vale oggi L’esperienza non è più un salvacondotto La morale, i desideri diventano vizi e i vizi vengono commerciati con le virtù Ogni giorno scoppia una rivoluzione nella tua mente Ogni giorno ti svegli e sei diverso sei nero, sei giallo, sei ariano sei ebreo, sei “gentile” ma anche maleducato e sei alto, nano, obeso 110


o liscio come un grissino In un’ora hai cent’anni e dopo un minuto venti e sputi energia come un vulcano Tutto cambia all’improvviso il mondo si mette a testa in giù e diventi famoso e poi pericoloso È un’incredibile accelerazione e scendi e sali nella scala dell’evoluzione Sei squalo e sei destriero o sei solo onnipotente perché a nulla ti opponi Tutto muta pelle, convinzioni un ateo che crede in Dio un eretico che dà fuoco alla sacra inquisizione Non c’è più sostanza, forma non c’è più dialettica tra causa ed effetto tra valori ed accidenti tutto diventa intermittente L’esperienza la getti in un sacco 111


La ragione la chiudi in un cassetto e tutto ciò che sei non è in relazione a ciò che eri Tu vai a mille mentre gli altri vivono tranquilli Tutto diviene intermittente.

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Ho provato grandi passioni per le parole per tutte, nessuna esclusa Mi sono svenato per comprarle in ogni luogo Parole antiche e parole non ancora nate Oggi le possiedo tutte dalle piÚ pure alle piÚ scabrose Il mondo ne è rimasto senza un silenzio spettrale attraversa i cieli 113


Sono rimasti i gesti a commentare la vita.

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Sei caduto di nuovo nel vizio del dubbio? Non è consentito lo sai bene Ora più non sfuggirai al destino che ti insegue Tramonta la scelta rumoreggia l’inferno reclamando il suo pasto Preparati!

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Tra i regali inutili che uno riceve a guardare bene c’è sempre uno che è meno inutile La fascia oscillante che serve anche da sauna a darmi un po’ di relax è servita, perché negarlo? La bussola per calcolare la rotta del mio sperma inquieto mi ha stupito, perché negarlo? Ma il regalo meno inutile è un telefonino di prima generazione 116


un oggetto enorme che scaglio sulle pareti per comunicare alla mia isterica vicina che non è salutare per lei stare sempre a far rumore Mi devo ricordare di inviare un bigliettino di ringraziamenti a chi me ne ha fatto dono.

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Il mondo era allo sbando anche le stelle sembravano ubriache ballonzolavano nei cieli come tirate su e giÚ da fili di aquiloni Uomini diventano donne donne si impegnavano a diventare uomini e nel mezzo c’era un gran viavai Troppo rumore troppo trambusto troppi pretendevano di sapere Il mondo era allo sbando 118


Ci voleva una guida che dettasse un modo migliore d’agire Et-Aut Et-Aut Et-Aut mi proposi io mi scartarono subito senza esaminare il mio c.v. Ero stato Faraone Cesare e Marco Aurelio ero stato Dante l’unico inviato a cui Dio aveva concesso in esclusiva un’intervista Ero stato Guglielmo che parlava due volte per farsi comprendere da chi di dovere Ero stato l’ultimo Imperatore a cavallo ma loro non vollero credere a un povero scemo che non aveva nemmeno un indirizzo email 119


E fu così che l’egoismo perse l’umanità Di lampo in lampo i pc del mondo si spensero uno dopo l’altro e internet collassò su se stesso senza nemmeno un singhiozzo Tutto divenne scompiglio tutto divenne tragico solo i lampi continuarono a squarciare l’universo Aprii la dispensa era piena sarei sopravvissuto al prossimo big bang Ero stato il primo uomo il progenitore del mondo anche se non mi piaceva vantarlo in giro Anche questa volta 120


ce l’avrei fatta Spinsi un bottone, a caso L’impossibile era il mio campo.

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Non mi tiro indietro assolvo al mio dovere Tengo fede alla parola data tolgo il disturbo mi impicco a un pesco in fiore per dimostrare che sono disinvolto sia nel piacere che nel dovere.

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Cosa farò quando non ci sarò più? Avrò uno spazio tutto mio? Gli orgasmi dureranno secoli o come oggi pochi istanti? Dove sarà il piacere? Il senso si separerà dalla ragione? Potrò scambiare due parole con i miei Maestri o anche loro si faranno beffe dei miei versi? È questa mancanza di informazione che mi rende nervoso 123


agitato, fragile pericoloso Cosa farò quando non ci sarò più? Nessuno risponde L’assurdo mi tende le braccia in un disperato gesto d’affetto.

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Guardo la città dall’alto e la trovo scandalosamente squallida Delitti, lussuria e nuovi peccati difficili persino da decifrare Guardo la città dal basso e la trovo scandalosamente bella ricca di gioie a me sconosciute Guardo la città da dentro me stesso camminando nei 125


vicoli della morte nelle calli del desiderio e la trovo scandalosamente costruita a mia immagine e somiglianza Ma in questa realtà che appare che cambia, che diviene anche io mi sento osservato dall’alto, dal basso da dentro me stesso da una realtà che tocco e pur mi inganna Tradito dai sensi confuso dalla ragione che trama con l’istinto capisco che non riesco più a distinguere tra allucinazioni e percezioni L’indefinito mi inghiotte.

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Abbiamo in sorte due destini Uno terribile che ci insegue uno stupendo che tentiamo di raggiungere Abbiamo in sorte due verità La ragione che si illude di sperimentare gli opposti La passione che accarezza le cose del mondo Abbiamo in sorte due Dio (non dèi) 127


Un Dio positivo indifferente alla nostra condizione Un Dio negativo che sfida il bene, il male che ci induce in tentazioni che urta e corrompe tutto quello che vive in noi Due, sempre comunque due In ogni, in certi e in diversi luoghi Due all’infinito e per tutti i secoli a venire Tre non è il numero perfetto è solo una finzione una rappresentazione grottesca dell’Immenso un inganno matematico un’astuzia dialettica per portarci fuori strada 128


Due è il numero che accompagna i nostri giorni il fratello di ogni nostra scelta Ho deciso di vivere due volte tre sarebbe coprirsi di ridicolo.

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Passeremo da una stanza da letto ad un’altra Dalla scelta di tre cuscini all’obbligo di uno Non avvertiremo il freddo Il caldo non ci farà sudare Niente più caffè niente più appuntamenti segnati sull’agenda Non avremo più voglia di uscire non avremo più voglia nemmeno di andare a giocare forse solo di piangere 130


e ricordare SarĂ un sonno senza fine o una lunga veglia? Qualunque cosa andrĂ bene Speriamo che la morte non assomigli troppo alla vita.

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Tutto si prepara Tutto viene svolto secondo l’ordine stabilito e la prassi degli esercizi È un film senza immagini solo con qualche strip di sonoro L’apparenza sparisce L’apparire più non serve Restano gli odori i rumori è l’apocalisse delle immagini Dopo la torre di Babele 132


ci aspetta la confusione della luce Tutto, poi, diventerĂ tenebra.

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Quante parole non scritte forse le migliori Non scritte per pigrizia per articolazione di pensiero Quante parole non scritte forse le migliori perché c’era poco da mangiare o perché si era mangiato troppo perché c’era tanto da scopare o perché ci si masturbava sempre Se avessi tutti questi aborti di parole Se avessi tutte queste parole 134


mai partorite sarei il re del Limbo il principe di ciò che non è e mai sarà Sarei felice di essere un tale re Come parola LIMBO mi sembra la parola più bella Se ci fosse una classifica una hit parade un concorso “Miss Parola” di sicuro voterei per Limbo.

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È chiaro tutti vengono guardati chi più chi meno: il Colosseo il Pantheon l’Acropoli di Atene i Templi di Paestum le Piramidi il Taj Mahal e tutte le meraviglie del mondo ma resto io l’opera più guardata ammirata, fotografata, ripresa di tutti i tempi Per difendermi dall’assalto 136


dei fans mi hanno protetto con una grande muraglia di vetro Non sono d’accordo mi piace il respiro del pubblico ma il direttore ha deciso così Ho protestato con i funzionari di Stato e continuerò a farlo finché i tarli non mi consumeranno Io sono la Cornice quattro semplici pezzi di legno incollati gli uni agli altri eppure il mondo non riesce a vivere senza di me mi acclama mi applaude si commuove forse, però sarebbe ora di cambiare 137


qualcosa in quest’opera Convivere con questa scema (che dal centro mi sorride beffarda) non mi diverte affatto È bruttina non sa di sesso rovina la mia immagine e quella del museo Domani ne parlo con il direttore io sono la Cornice mi darà ascolto dovrà farlo Io sono l’opera più amata al mondo.

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Compro corpi usati hanno odori strani un concentrato di miseria un distillato di puzzoline un intruglio di porcherie Ma tant’è! Due puttane al prezzo di una non perdo di certo l’occasione Sono lercie, carne andata male ma lo stesso mi infilo con la lingua in questi corpi usati

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Lecco, ingoio, assaporo un gusto marcio che dapprima mi intristisce poi mi rende elettrico perché ho la sensazione di aver fatto un affare Ora, non temo più il bacio della morte Peggio di questo gusto marcio nulla può più stomacarmi.

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Il bello delle mani è che non sanno riposare Sempre hanno voglia di fare brigare, curiosare e a volte anche menare Tra le dita delle mani si nasconde l’eterno divenire il senso e la misura dell’anima del mondo.

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Nelle biblioteche vengono custoditi con cura tutti i libri morti Ogni autore è catalogato in stretto ordine alfabetico Scrivi pagine che tentano di raccontare l’infinito e finisci contrassegnato da un numero e da una sigla

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Su una panchina strappo le pagine che ho scritto Le regalo al vento ChissĂ se le nuvole sanno leggere.

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Le madri degli assassini sono sempre iperprotettive Amano alla follia il frutto del loro ventre che pur si è macchiato di orrendi delitti Non si arrendono alla colpa urlano l’innocenza dei figli anche davanti alle prove piĂš schiaccianti alle confessioni piĂš dettagliate Si ha voglia di diventare assassini solo per essere oggetto di un amore cosĂŹ assoluto. 144


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“La merda sempre merda resta” Non cambia da un anno all’altro Resiste il rancore brilla il livore ma restiamo fermi motori immobili abbracciati a questa vita il cui unico ideale è stabilire che nulla vogliamo cambiare in perfetta armonia con il primo verso che meglio ci descrive.

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Se questa vita fosse solo il prologo alla gioiosa commedia che ci aspetta in premio nell’al di là non si capisce il senso tragico l’opprimente infelicità che ci è toccata in sorte Anche se fossimo baciati dalla provvidenza questa vita sarebbe solo un surrogato di quello che ci aspetta Mi sa che il teatro è nato con Eschilo ed è morto con Euripide 146


In giro ascolto solo monologhi che annunciano la fine di ogni dialogo tra l’uomo e Dio.

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Due donne ed io Un club sandwich in camera da letto Tutto si spariglia Si è presenti eppure assenti attori e spettatori in quest’orgia a pagamento che mi sono regalato per il mio compleanno Però, non mi diverto Ogni carezza, ogni amplesso sa di falso una volta era diverso Solo il mio sperma che esplode sul volto delle due professioniste 148


testimonia che oggi è un inatteso giorno di festa anche se nessuno mi ha aiutato a spegnere le candeline.

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Preghiamo Tu che sei la nostra Verità Tu con cui viviamo in comunione Tu con cui dividiamo il nostro pane quotidiano Tu che racchiudi in te e dentro di noi tutto ciò che è che è stato e sarà Tu che sei Signore del tempo e dello spazio lasciaci un angolino dell’universo solo per noi dove l’inizio diventi fine senza il timore che tutto si ripeta 150


Preghiamo Tu che sei Immortale lascia a noi il dolore della morte ma anche il piacere della vita Tu che sei Perfetto hai un vuoto dentro di te: crei l’universo ma non ne godi Preghiamo che Tu non te ne accorga e ci lasci vivere senza la tua ossessiva presenza (Impara a vivere un po’ da solo) Tu che sei presente nei nostri errori nei nostri peccati preghiamo perché Tu non cada in tentazione perché noi non sapremmo come perdonarti Preghiamo perché tutto resti nell’ordine delle cose 151


Preghiamo perché ognuno resti nel proprio campo Preghiamo perché Tu capisca che siamo diversi come diversi sono l’aquila e il delfino e tali dobbiamo restare Tu sei Dio e noi siamo uomini non c’è somiglianza Convinciti fattene una ragione non sei nostro Padre e mai lo sarai non c’è tra noi connivenza non c’è passaggio di conoscenza Preghiamo perché Tu resti Onnipotente e noi limitati Preghiamo perché ogni tanto anche Tu avverta il bisogno di pregare. 152


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Ristampa 12345 Finito di stampare nel mese di gennaio 2010. Mario Calcagni ha legato i fogli nel suo atelier di Paestum.


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