Foto di Steve Vaccariello
Nell’immagine a lato, Francesca durante l’esibizione alla rassegna di Campus 2006, a Ravenna (foto di Matteo Scorza).
di Roberta Bezzi
FRANCESCA DARIO (U.S.A.) Francesca Dario ora danza per la Complexions Contemporary Ballet di New York. Ha realizzato il suo sogno di danzare in giro per il mondo, dopo anni di duri sacrifici. Eppure chi l’avrebbe mai detto che il suo destino sarebbe cambiato dall’oggi al domani prendendo un aereo per andare a seguire lezioni oltreoceano? Com’è nata la sua passione per la danza e come si è sviluppata nel tempo? «Ho preso la mia prima lezione di danza a sei anni, a Venezia, dove sono nata. Poi ho proseguito studiando parallelamente, senza mai fermarmi, danza classica e moderna/contemporanea. Mi reputo fortunata per aver avuto l’opportunità di incontrare insegnanti preparati e di grande calibro da cui ho imparato non solo le varie tecniche ma la passione e la determinazione che bisogna avere in questa arte. Senza passione per quello che faccio, senza la consapevolezza che per ottenere qualcosa di buono occorre fare tanti sacrifici, sudando senza mai demoralizzarsi, non sarei arrivata dove sono ora. Questo non è un lavoro semplice e a poco conta lamentarsi: ho versato tante lacrime ma alla fine, quando meno me lo aspettavo, è arrivato qualcosa di buono. Per questo, credo sia valsa la pena non abbattermi tutte le volte che mi hanno chiuso le porte in faccia».
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Com’è maturata la scelta di andare negli Stati Uniti? «In modo del tutto inaspettato e certamente senza sapere che il mio sogno potesse realizzarsi. un giorno ho deciso di partire da sola e andare per un mese a New York, senza aver in testa un piano preciso se non quello di studiare in diverse scuole. Mi ricordavo di quando due anni prima, avevo incontrato in Italia uno dei direttori della Complexions Contemporary Ballet, Desmond Richardson, che dopo avermi visto ballare, mi ha invitato a fare lezione con la sua compagnia. Con questo pensiero mi sono presentata da lui, chiedendo di poter dare lezione/audizione con la compagnia. E tutto è filato liscio: il giorno dopo, mi ha proposto il contratto di un anno con la Complexions Contemporary Ballet». Come la sta arricchendo questa nuova esperienza? «Questa è la mia seconda stagione con la compagnia. Ogni giorno mi guardo intorno e vedo dei ballerini con così tanto talento e umiltà che mi emoziono: solo per aver incontrato queste persone mi sento fortunata e speciale. Cambiare vita in un paese così grande mi ha molto arricchito sia a livello personale che artistico, anche se non mancano ostacoli e difficoltà».
Quali differenze ha notato fra l’Italia e gli Stati Uniti nel modo di guardare alla danza? «Non mi piace fare paragoni tra i due paesi ma una cosa che posso dire è che qui a New York ci sono persone che credono veramente in questa arte, che investono in questa arte, che investono nei giovani e di conseguenza tutti sono stimolati a fare bene il proprio lavoro, ad amarlo e a rispettarlo. Mi auguro che nel nostro paese in futuro ci siano più possibilità per tutti, che la meritocrazia acquisti un peso maggiore e che i giovani talenti non abbandonino questa passione solo perché non è facile coltivarla». Che progetti fa per il futuro? «I miei progetti e sogni sono iniziati quando ho preso l’aereo la prima volta per New York, ora aspetto e spero che si aprano altre porte, in America o in Italia o in qualsiasi parte del mondo. D’altra parte le cose più belle sono accadute proprio quando meno me lo aspettavo!».
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