Gli ultimi giorni della Serenissima in Istria - 1a parte

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pria posizione, era determinato a staccare i domini veneziani dell’Istria e destinarli all’imperatore d’Austria101. Siffatti ragionamenti contribuirono ad agitare gli strati più bassi della società e bastò una provocazione per deflagrare gli animi e sollevare le cittadine costiere, che, grazie ai collegamenti marittimi, conobbero in tempi celeri quanto stava accadendo nelle contrade circonvicine. È molto singolare che lo scoppio dei tumulti coincise proprio con la proclamazione della democratizzazione a Venezia, avvenuta il 4 giugno 1797 (i municipalisti annunciarono l’avvenuta trasformazione costituzionale già il 16 maggio, cioè quattro giorni dopo l’abdicazione dei membri del Maggior Consiglio), nella cui occasione fu innalzato l’albero della libertà102. Grazie ai contatti precedenti le unità austriache poterono penetrare nei territori dell’Istria veneta già alcuni giorni dopo i disordini, presentando quell’intervento come una sorta di operazione tesa a riportare la calma dopo le giornate che avevano sconvolto i centri urbani della penisola.

Isola La cittadina di San Mauro, situata su un territorio insulare, a metà strada tra Capodistria e Pirano, fu la prima in cui il popolo si sollevò, e quella dimostrazione, che fu considerata una sorta di esempio da emulare, rappresentò la scintilla che fece infiammare, più o meno violentemente, gli altri centri dell’Istria settentrionale. In effetti, il borgo annoverava non pochi problemi e nel corso dell’età moderna esso rispecchiava una condizione alquanto complessa. Alla caduta della Serenissima il centro urbano assommava una popolazione di 2370 anime103. Quella podesteria, a differenza delle località contermini, era piuttosto povera e la sua popolazione, destinata a vivere sovente in condizioni umili, per non dire squallide, era dedita ad attività illecite come il contrabbando dell’olio d’oliva e del pesce salato104, collocandosi di conseguenza al 101 102 103 104

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G. Quarantotti, Trieste e l’Istria cit., p. 17. Questi problemi sono presentati sommariamente anche da B. Grafenauer, Zgodovina slovenskega naroda, vol. V, Ljubljana 1974, p. 155. G. Pillinini, 1797 cit., p. 40. E. Ivetic, La popolazione dell’Istria nell’età moderna. Lineamenti evolutivi, Trieste-Rovigno 1997, p. 334, tab. 34. Il pesce salato aveva rappresentato la fortuna di alcune località della penisola, come Rovigno, ad esempio, in cui nacque una vera e propria industria. Anche altrove, inclusa la piccola cittadina di Isola, tale attività era praticata ed il prodotto nella quasi totalità alimentava il contrabbando. L’erario della Dominante guardava con interesse a tale ramo dell’economia regionale e nel 1735 il Senato con un decreto regolava che tutto il pesce salato dovesse andare a Venezia. In tale modo il governo si sarebbe assicurato delle notevoli entrate ma al contempo contribuì ad estendere il commercio abusivo. Per tale aspetto si rinvia a A. Parenzo,


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